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Dall'Intelletto all'Intuizione.pdf - Alice Bailey

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7980parte del processo evolutivo, come abbiamo visto, e come ogni altro processo naturale èlento, ma sicuro ed infallibile nei suoi risultati. Non esiste delusione per l’uomo che èdeciso a rispettare le regole ed a seguire tale metodo. La meditazione richiede autocontrolloin ogni atto, e se non è accompagnata dagli altri requisiti che fanno parte del“processo ordinato” (come appunto l’autocontrollo e il servizio attivo), non raggiungeràil suo scopo. Il fanatismo non serve. La Bhagavad-Gita è chiara a tale proposito:“Non vi è meditazione per colui che mangia troppo o troppo poco, né per coluiche è abituato a dormire troppo o troppo poco. Ma per chi è sobrio nel cibo e regolarenel lavoro, per chi è parco nel sonno come nella veglia, la meditazionedistrugge ogni sofferenza” 42La meditazione può giustamente essere considerata come appartenente al processonaturale che ha fatto finora progredire l’uomo lungo il sentiero evolutivo, da uno stadiodi poco superiore a quello animale, fino al conseguimento mentale, alle conquiste scientifichee allo stato di costante attività divina attuali. Il suo centro di coscienza si è costantementeelevato e la sua attenzione si è focalizzata su una sfera di contatti semprepiù vasta. L’uomo è ormai passato da uno stato d’esistenza puramente animale e fisico,ad una consapevolezza intensamente emotiva e sensoria, propria attualmente di milionidi esseri umani. Ma milioni di altri stanno avanzando verso un campo di consapevolezzasuperiore, che chiamiamo mentale. Un altro gruppo, molto meno numeroso, sta penetrandoin una sfera dove un ordine universale di contatti diviene possibile. Questi ultimisono i Conoscitori del genere umano. Attraverso tutti i metodi impiegati corre il filod’oro del divino proposito, e il modo di effettuare il trasferimento della coscienzadallo stadio umano a quello di realizzazione e consapevolezza dell’anima, e quello dellameditazione.Questo processo di rivelare il Sé per mezzo della negazione del lato forma della vita,e la finale incapacità dei vari involucri a nasconderlo, può essere descritto come trasmutazioneoppure come trasferimento di coscienza.La trasmutazione e il cambiamento e il riorientamento delle energie mentali, delleemozioni e della natura fisica, in modo che servano a rivelare il Sé, e non soltanto la naturapsichica e corporea.Sappiamo, per esempio, di possedere cinque istinti principali, in comune con gli a-nimali. Tali istinti, se usati per fini personali ed egoistici, aumentano la vita del corpo,rafforzano la natura formale o materiale e nascondono così sempre più il Sé, l’uomospirituale. Essi devono essere trasmutati nelle loro controparti superiori, poiché ogni caratteristicaanimale ha il suo prototipo spirituale. L’istinto di auto-conservazione deveinfine essere sostituito dalla realizzazione dell’immortalità, e “dimorando semprenell’Eterno” l’uomo allora passerà sulla terra compiendo il suo destino. L’istinto chespinge il sé inferiore a mettersi in vista e ad elevarsi dovrà essere trasformato nel dominioesercitato dal Sé superiore o spirituale. L’asserzione del sé inferiore verrà sostituitada quella del Sé Superiore. L’istinto sessuale da cui ogni forma animale è potentementedominata, cederà ad un’attrazione superiore e, nei suoi aspetti più nobili, produrrà lacosciente attrazione e l’unione fra l’anima e il suo veicolo; l’istinto gregario sarà invecetrasmutato in coscienza di gruppo. Un quinto istinto, il bisogno cioè di sapere e di indagare,che caratterizza ogni mente di livello più o meno elevato, verrà sostituito dallapercezione e dalla comprensione intuitive ed in tal modo la grande opera sarà compiutae l’uomo spirituale dominerà la sua creazione, l’essere umano, elevandone al cielo tuttigli aspetti ed attributi.Per mezzo della meditazione, cresce entro la nostra mente la conoscenza spirituale,e partendo dalla conoscenza ordinaria, espandiamo costantemente la comprensione dellanostra condizione, fino a che la conoscenza diventerà saggezza. Quest’ultima e la direttaconoscenza di Dio tramite la facoltà mentale, sì che diveniamo ciò che siamo epossiamo manifestare la nostra natura divina. In un suo brano, Tagore definisce la me-42 Bhagavad Gita, VI, 16-17.32

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