Premio di studio per tesi di laurea sull'economia bellunese 2ª edizione

UN’ANALISI TECNICO-ECONOMICA DELL’ALLEVAMENTO OVINO IN ALPAGO 1La pecora alpagota rischia l’estinzione e l’abbandono delle pratiche agrosilvopastoraliha danneggiato gravemente l’ecosistema bellunese ed in particolare la conca dell’Alpago. Latesi vuole verificare la convenienza economica dell’allevamento di una razza autoctona ecaratteristica: la pecora alpagota. Per questo viene esaminato un campione di 8 allevamentidella pecora, o, meglio, si procede alla valutazione deil bilancio di ciascuna azienda agricola,per concludere che le più redditizie sono le imprese di dimensioni maggiori. Il valore piùelevato lo ha la carne, la lana potrebbe esser sfruttata ed invece non viene utilizzata,mentre la produzione di latte è scarsa e non consente lo sfruttamento di una linea diformaggi, ma di integrare l’attività casearia con l’agriturismo.Si parte con una disamina dell’allevamento ovino ed un quadro statistico nazionale,veneto, provinciale e alpagoto e con un’analisi del territorio e dell’economia dell’Alpago perpoi passare ad una disamina approfondita della contabilità aziendale del campione.Alla tesi è stato conferito il primo premio in quanto “ indaga inprofondità, con appropriate conclusioni, una consolidata realtàdell’agricoltura di montagna, nella quale si sottolineano le prospettive che losviluppo di tale attività potrebbe avere ai fini della salvaguardiaambientale”.Il settore primario, soprattutto in montagna, è stato per secoli uno deiprincipali elementi di modificazione e, allo stesso tempo, di equilibriodell’ecosistema naturale; esso inoltre ha contribuito in modo insostituibileall’ordinario sviluppo socio-economico ed alla corretta gestione delle risorsenaturali. L’abbandono di queste attività nelle zone marginali, ha fortementeaccelerato il fenomeno del degrado territoriale portando allo sconvolgimentodegli equilibri consolidatisi in secoli di intima relazione tra l’uomo –agricoltore/pastore/boscaiolo – e l’ambiente, favorendo in tal modo l’innescarsidi processi involutivi talvolta incontrollabili.Per dare un’idea delle dimensioni del fenomeno dell’abbandono delle zonemontane, si può osservare che, dagli anni ’70 ad oggi, si è avuta nel settoreprimario, in provincia di Belluno, una riduzione del 14% degli addetti, passandodal 17 a meno del 3% della popolazione attiva. Parallelamente si è registrata unacontrazione delle superfici utilizzate: negli ultimi 20 anni si stima una riduzionedel 25% della SAU, del 16% dei seminativi, del 25% dei prati e dei pascoli, del 15%dei boschi gestiti, mentre si è avuta un’espansione della boscaglia(Bonsembiante, 2001).In provincia di Belluno si distinguono realtà locali diverse; alcune, come ilCadore e l’Ampezzano, hanno saputo trovare una soluzione a questeproblematiche comuni, integrando la gestione delle aree montane, garantitadagli operatori del settore primario, con l’inserimento di nuove attivitàcompatibili. Altre zone del Bellunese invece, non sono ancora riuscite ademergere dalla loro posizione di marginalità.1 Il presente studio è stato concluso nel dicembre 2001 e si riferisce a dati raccolti nello stesso anno.