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Premio di studio per tesi di laurea sull'economia bellunese 2ª edizione

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Camera <strong>di</strong> Commercio Industria Artigianatoe Agricoltura <strong>di</strong> Belluno<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong>sull’economia <strong>bellunese</strong>2ª e<strong>di</strong>zioneI Quaderni dell’economia localen. 1 / 2004Dicembre 2004


I N D I C EPresentazione del Presidente della C.C.I.A.A.comm. Paolo Terribile ………..………………………………………………………….. pag. 1I PREMIATILa gelateria artigianale delle valli zoldane e cadorine. Un approccio<strong>di</strong>strettuale alla lettura del settore <strong>di</strong> Maria Della Lucia …………………………….. » 7Immigrazione, mercati del lavoro locali e la risposta delle istituzioni.Il caso della provincia <strong>di</strong> Belluno <strong>di</strong> Elisa Salvador ………………………………… » 15Un’analisi tecnico-economica dell’allevamento ovino in Alpago <strong>di</strong>Desiré Zanon …………………………………………………………………………….. » 21GLI ALTRI PARTECIPANTITurismo sostenibile: realtà o utopia? Il caso <strong>di</strong> Cortina d’Ampezzo <strong>di</strong>Sabina Bagnara…………………………………………………………………… pag. 35Relazioni pubbliche e mete internazionali: il caso Luxottica <strong>di</strong>Francesca Bisatti ………………………………………………………………………… » 37L’emigrazione della Valle del Biois: anni trenta – anni cinquanta <strong>di</strong>Barbara Camporini………………………………………………………………………. » 39Gestione e valutazione <strong>per</strong> il bilancio d’esercizio delle rimanenze <strong>di</strong>magazzino. Un caso aziendale <strong>di</strong> Erika Cervo ………………………………………. » 41Valutazione del potenziale <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> un’azienda produttrice <strong>di</strong>astucci <strong>per</strong> occhiali <strong>di</strong> Daniela Coletti…………………………………………………. » 43Lo sviluppo delle regioni <strong>di</strong> montagna: l’opzione <strong>per</strong> valorizzare lepotenzialità strategiche della provincia <strong>di</strong> Belluno <strong>di</strong> Elisa Collazuol……………… » 45Turismo sostenibile: il progetto “Parco agricolo” nella Sinistra Piave<strong>bellunese</strong> <strong>di</strong> Giuliano Comiotto…………………………………………………………. » 47Il Basso Agor<strong>di</strong>no: analisi socio-economica <strong>di</strong> Maria Silvia Cossalter ……….……. » 50


La recente evoluzione del sistema <strong>di</strong>stributivo in Veneto e il caso dellaprovincia <strong>di</strong> Belluno <strong>di</strong> Chiara Curti…………………………………………………… pag. 53Le segherie nella provincia <strong>di</strong> Belluno: analisi dell’organizzazione edei processi produttivi <strong>di</strong> Silvia De Battista…………………………………………… » 56Museo dell’occhiale: gestione e management <strong>di</strong> Fabiola De Nar<strong>di</strong>n ……………….. » 59Pescaturismo: potenzialità <strong>di</strong> sviluppo turistico nella Valle del Mis <strong>di</strong>Guanita Fagherazzi………………………………………………………………………. » 61Lo sviluppo dei Bed & Breakfast nella provincia <strong>di</strong> Belluno <strong>di</strong> SilviaLanfranconi………………………………………………………………………………. » 63Le forme <strong>di</strong> gestione dei servizi pubblici: il caso della ComunitàMontana Feltrina <strong>di</strong> Nada Mello ………………………………………………………. » 65Turismo montano e sostenibilità: il caso del Parco Nazionale delleDolomiti Bellunesi <strong>di</strong> Raffaele Mezzomo……………………………………………… » 67I servizi internet alle imprese nei <strong>di</strong>stretti industriali <strong>di</strong> Treviso eBelluno <strong>di</strong> Anna Mon<strong>di</strong>n………………………………………………………………… » 69Turismo e ricettività nell’arco alpino interno. Il caso del Feltrino <strong>di</strong>Marta Poletti……………………………………………………………………………… » 70Longarone: nuova meta turistica <strong>di</strong> Hellen Polla ……………………………………. » 73Recente sviluppo del territorio del <strong>di</strong>stretto <strong>bellunese</strong> dell’occhiale <strong>di</strong>Christian Polli……………………………………………………………………………. » 75Prodotto agroalimentare tipico e sviluppo rurale <strong>di</strong> un’area montana:il Bellunese <strong>di</strong> Mauro Reme<strong>di</strong> ………………………………………………………….. » 78Marketing territoriale e strategie in un’area sistema del turismo. Uncaso <strong>di</strong> network analysis <strong>per</strong> la provincia <strong>di</strong> Belluno <strong>di</strong> Michela Rossano………….. » 80Il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi fra turismo e sviluppo locale.L’occasione del centro minerario della Val Im<strong>per</strong>ina <strong>di</strong> Enos Schena ……………. » 84Bisogni formativi e valori del lavoro nel <strong>di</strong>stretto industriale: unconfronto tra l’occhialeria <strong>bellunese</strong> e il settore legno-arredo <strong>di</strong>Pordenone <strong>di</strong> Michela Slongo…………………………………………………………… » 86Belluno provincia dolomitica: promozione e sviluppo turistico nelnuovo millennio <strong>di</strong> Matteo S<strong>per</strong>anza…………………………………………………… » 89


Relazioni tra agricoltura e aree naturali protette: il caso del ParcoNazionale delle Dolomiti Bellunesi <strong>di</strong> Dante Spinelli………………………………… pag. 90Joint venture, accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione e trasferimenti <strong>di</strong> tecnologia nelsettore degli occhiali <strong>di</strong> Massimo Talamini……………………………………………. » 94Evoluzione del paesaggio rurale <strong>bellunese</strong>. Quale futuro? Paesaggionaturale o paesaggio curato? <strong>di</strong> Marco Tison………………………………………… » 97Fiducia e qualità <strong>per</strong>cepita nei servizi <strong>per</strong> anziani: uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong>customer satisfaction in due case <strong>di</strong> soggiorno del Bellunese <strong>di</strong>Annalisa Tormen………………………………………………………………………… » 100Il “Patto territoriale” <strong>di</strong> Feltre <strong>di</strong> Fabio Vanzetto…………………………………… » 103La pratica dell’alpeggio in provincia <strong>di</strong> Belluno <strong>di</strong> Valeria Vedana ………………. » 105Manutenzione or<strong>di</strong>naria del territorio montano e ruolo dellapastorizia: il caso del Feltrino <strong>di</strong> Michela Zanella…………………………………… » 107Le imprese coo<strong>per</strong>ative in agricoltura. Il caso Lattebusche <strong>di</strong> LaraZanetti……………………………………………………………………………………. » 110


PRESENTAZIONEProprio in occasione della scadenza della prima e<strong>di</strong>zione del <strong>Premio</strong> <strong>di</strong>stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> aveva preso il via, nel gennaiodel 2003, l’iniziativa e<strong>di</strong>toriale camerale denominata “I Quaderni dell’economialocale”, che ha portato nei mesi successivi alla pubblicazione <strong>di</strong> altri opuscoli eche è stata adottata dalla Giunta dell’ente allo scopo <strong>di</strong> fornire materiali, datistatistici e spunti <strong>di</strong> riflessione a beneficio <strong>di</strong> quanti intendano essere informatisull’evoluzione <strong>di</strong> alcuni dei temi più significativi legati alla vita economica edalla società <strong>bellunese</strong>.La Camera <strong>di</strong> Commercio, che ho l’onore <strong>di</strong> presiedere, svolge un’attivitàistituzionale rivolta principalmente a promuovere e a sviluppare le attivitàeconomiche, la cultura del lavoro e lo spirito impren<strong>di</strong>toriale locale. Un siffattoimpegno non può dunque trascurare l’approfon<strong>di</strong>mento delle conoscenze e delleinformazioni attinenti l’economia provinciale, e ciò allo scopo <strong>di</strong> orientare almeglio le iniziative che si intendono adottare.Per questi motivi la Camera ha deciso <strong>di</strong> “investire” sugli studenti e sulleloro <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> che conserva e rende fruibili al pubblico raccogliendole in unasezione apposita della biblioteca camerale, che si arricchisce <strong>di</strong> anno in anno <strong>di</strong>nuovi contributi.Ben vengano <strong>per</strong>ciò gli stu<strong>di</strong> universitari, generali e <strong>di</strong> settore, se ciconsentono <strong>di</strong> conoscere più da vicino la provincia <strong>di</strong> Belluno con riguardo inparticolare alle sue vicissitu<strong>di</strong>ni storiche, all’andamento congiunturale e alleprospettive nel breve e lungo <strong>per</strong>iodo: gli elaborati ci sembrano un utile ausilio<strong>per</strong> stimolare il <strong>di</strong>battito su questi e altri temi e sulle potenzialità economichelocali ancora non espresse al meglio, allargandolo, se possibile, oltre la ristrettacerchia dei pubblici decisori e degli addetti ai lavori.Ci è parso <strong>per</strong>ciò opportuno accompagnare la cerimonia <strong>di</strong> consegna deipremi relativi alla seconda e<strong>di</strong>zione del premio <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia<strong>bellunese</strong> con la pubblicazione <strong>di</strong> un Quaderno che desse conto della notevole equalificata partecipazione degli studenti, bellunesi e non, a un concorso che havisto lievitare il loro numero da 26 a ben 35 neo-dottori, tutti artefici <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> <strong>di</strong>buon livello, con alcune trattazioni prossime all’eccellenza.Le ricerche sono state portate a termine dai giovani stu<strong>di</strong>osi in sette ateneinazionali (Trento, Padova, Venezia, Bologna, Milano, Roma e anche, con dueiscritti, lo IULM <strong>di</strong> Feltre) e si occupano <strong>di</strong> argomenti tra loro molto eterogenei,fornendo un mosaico piuttosto articolato dell’economia provinciale.


Se è vero infatti che un buon numero <strong>di</strong> <strong>tesi</strong> indaga sotto vari aspetti unargomento “classico” come l’occhialeria <strong>bellunese</strong>, occupandosi dei suoiproblemi <strong>di</strong> natura congiunturale e strutturale, non mancano i lavori chepropongono interessanti analisi <strong>di</strong> settore. Parecchi sono in particolare de<strong>di</strong>catiad un altro tema “caldo” come il turismo (con riferimento soprattutto al turismosostenibile ed ai parchi naturali) o al primario. E’ quest’ultimo un comparto chenon solo riveste il ruolo fondamentale nel favorire la salvaguar<strong>di</strong>a del fragileecosistema alpino, migliorando nel contempo la cura del paesaggio edell’immagine turistica provinciale, ma vanta anche tematiche che, collegate alturismo, offrono sbocchi interessanti sotto il profilo impren<strong>di</strong>toriale: pensoall’alpeggio e all’allevamento ovino, ma anche allo sviluppo dell’ospitalità “bedand breakfast” e alla commercializzazione dei prodotti tipici.Degni <strong>di</strong> nota ci sono altresì sembrati gli elaborati che hanno offerto punti<strong>di</strong> vista anche originali su settori tipici come il legno e la fabbricazione del gelatoartigianale o che hanno esplorato argomenti più “nuovi” e legati all’attualità: è ilcaso, ad esempio dell’immigrazione e dell’utilizzo delle nuove tecnologie daparte delle imprese bellunesi.Proprio <strong>per</strong> la varietà e <strong>per</strong> la qualità scientifica degli spunti offerti dalle<strong>tesi</strong> valutate dalla commissione, ci è parso utile riservare in questo opuscolo unafinestra a tutti i partecipanti al concorso, al fine <strong>di</strong> dare spazio a ciascuno <strong>per</strong>una sintetica esposizione riassuntiva dei contenuti della propria ricerca.E veniamo ora a illustrare brevemente i contenuti <strong>di</strong> questa pubblicazione,realizzata interamente in proprio dall’ente camerale.Essa si apre con i saggi nei quali le tre concorrenti premiate (ossia ledottoresse Maria Della Lucia, Elisa Salvador e Desiré Zanon) hanno delineato conuna certa ampiezza temi e problemi affrontati in ciascuna <strong>tesi</strong>, rispettivamentede<strong>di</strong>cate all’esame del <strong>di</strong>stretto <strong>bellunese</strong> del gelato, a un primo bilanciodell’immigrazione nella nostra provincia e all’allevamento della pecora alpagota.Segue poi la seconda parte che – come già abbiamo anticipato - raccoglie lesin<strong>tesi</strong> <strong>di</strong> tutti gli altri elaborati in concorso. Ad approntare tale sezione é statol’Ufficio Stu<strong>di</strong> Biblioteca dell’ente, sulla base del materiale fornito <strong>di</strong>rettamentedai partecipanti, con l’intento precipuo <strong>di</strong> presentarne il contenuto a quanti –studenti, stu<strong>di</strong>osi, o<strong>per</strong>atori economici – ne abbiano interesse.Una buona parte dei lavori <strong>di</strong> questa seconda e<strong>di</strong>zione del concorso sonosembrati alla commissione giu<strong>di</strong>catrice l’esito <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> condotti a stretto contattocon le realtà economiche descritte e brillantemente portati a termine non tantoin vista dello stanco rito della <strong>di</strong>scussione della <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong>, quanto con


l’attenzione e l’amore che solitamente vengono de<strong>di</strong>cati ad argomenti capaci <strong>di</strong>interessare e coinvolgere gli stessi <strong>laurea</strong>n<strong>di</strong> ed in qualche caso tuttora vivi esentiti anche nei loro luoghi d’origine.L’auspicio <strong>per</strong> il prossimo futuro è che l’es<strong>per</strong>ienza intellettuale <strong>di</strong> dar vita,al termine del ciclo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> universitari, ad una <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong>, cioè ad una ricercail più possibile originale, possa rimanere un momento importante e formativo <strong>per</strong>gli studenti. Fare la <strong>tesi</strong> può esser utile non soltanto <strong>per</strong> l’approfon<strong>di</strong>mentoculturale legato alla realtà locale, ma anche <strong>per</strong> tessere una rete <strong>di</strong> conoscenze erelazioni utili al momento <strong>di</strong> trovare un lavoro sod<strong>di</strong>sfacente e qualificato nellapropria terra.In chiusura <strong>di</strong> questa presentazione, ho il gra<strong>di</strong>to dovere <strong>di</strong> ringraziare <strong>per</strong>la loro solerte e qualificata collaborazione i membri esterni della Commissione, ecioè il Presidente, professor Gino Zornitta, e il dottor Maurizio Busatta. Insieme aloro ho con<strong>di</strong>viso il compito, <strong>di</strong>fficile e appassionante, <strong>di</strong> valutare gli elaborati.Ringrazio altresì, <strong>per</strong> il loro impegno con funzioni <strong>di</strong> segreteria del premio enella redazione del presente opuscolo, tutti i componenti del Servizio StatisticaStu<strong>di</strong> e Biblioteca.Belluno, <strong>di</strong>cembre 2004 I L P R E S I D E N T EComm. Paolo Terribile


LA GELATERIA ARTIGIANALEDELLE VALLI ZOLDANE E CADORINE.UN APPROCCIO DISTRETTUALEALLA LETTURA DEL SETTOREMaria Della LuciaRELATORE: Prof.ssa Mariangela FranchUniversità <strong>di</strong> Trento – Facoltà <strong>di</strong> EconomiaAnno Accademico 1999-2000


LA GELATERIA ARTIGIANALE DELLE VALLI ZOLDANE E CADORINE.UN APPROCCIO DISTRETTUALE ALLA LETTURA DEL SETTORESi tratta <strong>di</strong> un accurato lavoro <strong>di</strong> ricerca che propone un esame analitico-descrittivodel <strong>di</strong>stretto zoldano e cadorino del gelato artigianale e delle sue componenti. Si aggiungead esso una <strong>di</strong>samina teorica del concetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>stretto applicato alla realtà produttivaesaminata, caratterizzata dalla produzione <strong>di</strong> gelato all’estero (Germania) e dalla presenza,presso i luoghi <strong>di</strong> residenza dei gelatieri, d’un indotto industriale <strong>di</strong> servizio alla produzionedel gelato.La <strong>tesi</strong> delinea un secolo <strong>di</strong> attività <strong>di</strong> produzione e ven<strong>di</strong>ta del gelato artigianaleche ha generato un know how specialistico del prodotto ed ha saputo mettere ra<strong>di</strong>ci<strong>per</strong>sino in Cina e in Giappone, dove sono attive alcune gelaterie bellunesi.Questo lavoro è stato giu<strong>di</strong>cato meritevole del primo premio in quanto risulta una“<strong>tesi</strong> molto documentata anche dal punto <strong>di</strong> vista teorico che rivela profonda conoscenza delmercato <strong>di</strong> riferimento. Il lavoro si fa apprezzare anche <strong>per</strong> l’originalità del tema trattatooltre che <strong>per</strong> le proposte innovative”.Il Bellunese è stato e continua ad essere <strong>per</strong>lopiù associato all’occhialeria.Tale specializzazione, sebbene prevalente, non è la sola a connotare e a giocareun ruolo <strong>di</strong> rilievo nell’economia locale.A cavallo tra le province <strong>di</strong> Belluno e Treviso si rintraccia una micro-realtàproduttiva piuttosto originale che somma ad una corrente storica <strong>di</strong> emigrazionetemporanea un indotto industriale <strong>di</strong> più recente formazione. Il flusso migratorioè specializzato professionalmente nel gelato artigianale, concentrato <strong>per</strong> luoghi<strong>di</strong> origine e polverizzato <strong>per</strong> territorio <strong>di</strong> destinazione (Germania). L’indottoindustriale <strong>di</strong> servizio alla tra<strong>di</strong>zione produttiva medesima sorge nel bacinogeografico <strong>di</strong>rettamente circostante le zone <strong>di</strong> provenienza dei gelatieri.Il lavoro si propone <strong>di</strong> sottoporre tale sistema produttivo ad una analisi <strong>di</strong>tipo <strong>di</strong>strettuale. L’idea nasce dalla conoscenza <strong>di</strong>retta della realtà e daun’ottica interna <strong>di</strong> osservazione che suggerisce <strong>di</strong> andare oltre l’approcciosociologico al fenomeno migratorio e adottare uno stu<strong>di</strong>o multi<strong>di</strong>sciplinarecapace <strong>di</strong> leggere e combinare in maniera sistemica e strutturata aspetti socioculturalie implicazioni economiche strettamente connesse all’attività degliemigranti. Il <strong>di</strong>stretto industriale costituisce il modello <strong>per</strong> lo stu<strong>di</strong>o dellosviluppo locale. Esso si basa su concentrazioni spaziali <strong>di</strong> imprese <strong>di</strong> me<strong>di</strong>e,piccole e piccolissime <strong>di</strong>mensioni appartenenti alla stessa industria che trovanonel territorio l’unità appropriata <strong>per</strong> la loro indagine. Tale strumento <strong>di</strong> analisirisulta utile ed efficace quando il territorio, inteso come società territoriale e<strong>per</strong>tanto insieme spazio, società, storia e cultura locale, connota in manieraspecifica il processo produttivo che su <strong>di</strong> esso <strong>di</strong> svolge e il modo in cui esso èorganizzato.L’ipo<strong>tesi</strong> da validare attraverso l’indagine sul campo è che la gelateriaartigianale delle valli zoldane e cadorine verifichi tale requisito. In tal senso, laletteratura <strong>di</strong>strettuale finora prodotta viene ripresa in maniera critica econtestualizzata, allo scopo <strong>di</strong> trarne categorie analitiche, meto<strong>di</strong> e strumenti


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione_____________________________________________________________________________capaci <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminare le configurazioni spaziali che presentino la struttura e lanatura tipiche del modello <strong>di</strong>strettuale.Il metodo utilizzato <strong>per</strong> la verifica empirica si rifà alla definizione <strong>di</strong><strong>di</strong>stretto industriale dello stu<strong>di</strong>oso Giacomo Becattini (1987b), che cogliel’intuizione originaria dell’economista inglese Alfred Marshall (1980), e al robustofilone i ricerca empirica da essa originato. La definizione becattiniana 1 fornisceinfatti i presupposti <strong>per</strong> l’identificazione spaziale dell’area, gli elementicostitutivi essenziali della medesima e, implicitamente, un modellointerpretativo <strong>di</strong> tipo sociologico del tessuto delle relazioni che si instaurano alsuo interno.Il riscontro empirico si sviluppa in tal senso a due livelli, consecutivi ecomplementari. Il primo, <strong>per</strong>lopiù quantitativo, <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduazione spazialedell’area <strong>di</strong> riferimento e <strong>di</strong> successiva analisi della sua struttura produttiva esociale (Istat 1997; Sforzi 1987). Il secondo, qualitativo, <strong>di</strong> lettura della qualitàdelle relazioni che si instaurano tra i suoi o<strong>per</strong>atori (Franchi, Reiser 1991; DeiOttati 1987). L’analisi della struttura sociale costituisce un aspetto determinante<strong>per</strong> comprendere la misura in cui il sistema locale approssimi il concetto <strong>di</strong><strong>di</strong>stretto industriale al pari dell’approfon<strong>di</strong>mento della concentrazione spaziale edella specializzazione produttiva. Tuttavia, contrariamente a questi ultimiaspetti, è <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile inserimento tra i criteri quantitativi e solo a tale ragioneviene trattato in seconda battuta.Il modello <strong>di</strong>strettuale identifica nel senso <strong>di</strong> appartenenza dellapopolazione locale al territorio e al processo produttivo tipico che in essa sisvolge, la variabile <strong>di</strong> riferimento <strong>per</strong> una delimitazione dell’area geografica del<strong>di</strong>stretto che sia significativa. O<strong>per</strong>ativamente, esso viene tradotto nel criteriodell’autocontenimento degli spostamenti giornalieri <strong>per</strong> motivi <strong>di</strong> lavoro dellapopolazione residente (Istat 1997).Secondo tale criterio, lo spazio geografico naturale del <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong>vental’insieme delle località nelle quali si trova la maggior parte delle attivitàeconomiche del processo produttivo e nelle quali abitano le <strong>per</strong>sone che vilavorano, in base alla considerazione che identificazione e appartenenza sono piùfacilmente veicolate all’interno <strong>di</strong> uno spazio comune <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amentoresidenziale e produttivo (Becattini, G., 1979b, 1987b)L’identificazione dell’unità <strong>di</strong> indagine si rifà a questo metodo me<strong>di</strong>andoloattraverso la conoscenza <strong>di</strong>retta del contesto. Partendo dai sistemi locali dellavoro delle province <strong>di</strong> Belluno e Treviso, si selezionano a priori quelli chemostrano una maggiore convergenza con il caso indagato <strong>per</strong> circoscriveresuccessivamente all’interno <strong>di</strong> questi sistemi i comuni nei quali è moltosignificativo il fenomeno dell’emigrazione temporanea <strong>per</strong> l’esercizio delmestiere <strong>di</strong> gelatiere artigiano in Germania e quello connesso della nascita <strong>di</strong> unindotto industriale <strong>di</strong> servizio all’attività.1 Cfr. Becattini, 1987b , p. 47-8. Entità socio- territoriale caratterizzata dalla compresenza attiva, in unterritorio circoscritto, storicamente determinato, <strong>di</strong> una comunità <strong>di</strong> <strong>per</strong>sone e <strong>di</strong> una popolazione <strong>di</strong>imprese industriali; il tratto dominante, che lo <strong>di</strong>fferenzia da altri sistemi locali è che la comunità e leimprese tendono a compenetrarsi a vicenda


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione_____________________________________________________________________________Tali fenomeni vengono misurati in base a due variabili: l’incidenza sul totaledella popolazione attiva dei gelatieri residenti ma temporaneamente assenti daicomuni e la localizzazione della sede delle principali imprese locali <strong>di</strong> fase. Leattività che compongono la filiera sono state in<strong>di</strong>viduate attraverso una selezionemirata dei settori locali <strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente legati al processostagionale <strong>di</strong> produzione e ven<strong>di</strong>ta del gelato artigianale che si svolge sulterritorio tedesco.L’area che si giunge in tale modo a delimitare è una zona circoscritta in cuila specializzazione nella gelateria risulta prevalente. Essa è un aggregato <strong>di</strong> circa55 comuni contigui <strong>di</strong> quasi 2.000 chilometri quadrati <strong>di</strong> su<strong>per</strong>ficie che sicompone <strong>di</strong> tre zone principali. La prima è costituita da una serie <strong>di</strong> comunimontani del <strong>bellunese</strong> che sono <strong>per</strong>lopiù i luoghi <strong>di</strong> residenza dei gelatieriartigiani. La seconda è formata dall’a<strong>di</strong>acente area pedemontana a cavallo con laprovincia <strong>di</strong> Treviso che rappresenta una zona <strong>di</strong> cesura tra la tra<strong>di</strong>zioneproduttiva artigianale e l’indotto industriale. La terza è costituita da una partedella pianura trevisana in cui si localizza la quota più massiccia delle imprese <strong>di</strong>fase.L’analisi degli elementi costitutivi della nozione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stretto (popolazione <strong>di</strong>imprese, comunità <strong>di</strong> <strong>per</strong>sone e integrazione tra le medesime), rivela la presenza<strong>di</strong> un processo <strong>di</strong> <strong>di</strong>visione del lavoro che ha una forte valenza territoriale esociale dalla quale trae caratteri <strong>di</strong> forte originalità.Il gelato artigianale è il genere merceologico che identifica l’area e che,con le stesse materie prime e le macchine necessarie alla sua produzione,appartiene ai cosiddetti settori leggeri dell’alimentare e della meccanica, tipicidei <strong>di</strong>stretti storici e contrassegnati dal marchio paese “made in Italy”.Il processo produttivo tipico del prodotto è articolato a filiera ossia ètecnicamente scomponibile nel tempo e nello spazio in una serie <strong>di</strong> attivitàcomplementari, simili e sussi<strong>di</strong>arie, sia <strong>di</strong> natura industriale che artigianale, checoncorrono a vari livelli alla produzione finale. A livello locale, tale <strong>di</strong>visione dellavoro si traduce in un complesso <strong>di</strong> imprese <strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni, <strong>di</strong> proprietà <strong>di</strong>o<strong>per</strong>atori locali e a conduzione familiare, <strong>di</strong> norma monofase e che coprono ognispecializzazione della filiera.Competono alla fase finale della filiera (gelaterie artigianali) circa 4.500punti ven<strong>di</strong>ta polverizzati sul territorio tedesco <strong>per</strong> oltre 4.000 impren<strong>di</strong>tori e più<strong>di</strong> 17.000 lavoratori <strong>di</strong>pendenti, <strong>di</strong>mensioni artigianali con una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 4 addettie una struttura organizzativa elementare incentrata sul nucleo familiare e sullafigura dell’impren<strong>di</strong>tore-capo famiglia.Si riferisce invece alle fasi a monte, un sistema territorialmenteconcentrato <strong>di</strong> circa 150 società, in genere <strong>di</strong> <strong>per</strong>sone e <strong>di</strong> recente costituzione,specializzate in ogni processo produttivo del settore, <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni me<strong>di</strong>o-piccole– 15 <strong>di</strong>pendenti – ma comunque su<strong>per</strong>iori a quelle del nucleo familiare coinvoltoampiamente e a vari livelli nell’attività <strong>di</strong> impresa, e dotate alternativamente <strong>di</strong>una organizzazione semplice o <strong>di</strong>fferenziata e formale.La struttura del sistema locale ha un connotato prevalentementeproduttivo, mentre un terziario rivolto al settore <strong>di</strong> specializzazione è ancora ad


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione_____________________________________________________________________________uno sta<strong>di</strong>o embrionale. Svolge un servizio specifico <strong>di</strong> segnalazione, promozione erealizzazione <strong>di</strong> una immagine unitaria del sistema nel suo complesso la MIG, lafiera <strong>di</strong> settore <strong>per</strong> la gelateria artigianale in Germania. Realizza una attività <strong>di</strong>tutela, assistenza, consulenza e formazione professionale dei gelatieri l’UNITEIS,la relativa associazione <strong>di</strong> categoria.La modalità <strong>di</strong> nascita e crescita dell’apparato industriale-artigianale sono<strong>di</strong> tipo estensivo e seguono le vie preferenziali della vicinanza geografica allezone <strong>di</strong> residenza dei gelatieri e della filiazione, gemmazione e imitazioned’impresa. Analogamente, i processi <strong>di</strong> socializzazione al lavoro avvengonoprincipalmente all’interno della famiglia allargata, della comunità e dell’impresasecondo l’articolazione dei rapporti <strong>di</strong> parentela, amicizia e delle relazioni socialie professionali.In tal senso, lo stretto legame che esiste tra il tessuto economico e ilsistema sociale da ragione della presenza nell’area <strong>di</strong> una comune matriceculturale e sociale e <strong>per</strong>tanto <strong>di</strong> valori, significati e linguaggi con<strong>di</strong>visi. Insostanza, il primo livello <strong>di</strong> analisi, <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare un’area circoscritta incui si realizza un processo <strong>di</strong> <strong>di</strong>visione locale del lavoro relativo al prodottogelato artigianale che presenta i tratti caratteristici del modello <strong>di</strong>strettualequanto a numerosità e piccole <strong>di</strong>mensioni d’impresa e ad integrazione tra sistemaproduttivo e società locale.Il livello successivo <strong>di</strong> analisi prevede l’indagine della qualità delle relazioniche si instaurano tra gli o<strong>per</strong>atori del sistema locale. L’analisi della strutturasociale e delle sue <strong>di</strong>namiche interne rappresenta la con<strong>di</strong>zione determinante <strong>per</strong>poter attribuire ad una concentrazione spaziale <strong>di</strong> imprese specializzate nellastessa industria la qualifica <strong>di</strong> <strong>di</strong>stretto.In letteratura, la centralità dei fattori socio-culturali è stata tradotta nelmodello sociologico della comunità che interpreta in chiave non esclusivamenteeconomica le relazioni intersoggettive e tra imprese del <strong>di</strong>stretto (Franchi, Reiser1991; Dei Ottati 1987).La ricerca sul campo delle categorie critiche del modello o<strong>per</strong>ata me<strong>di</strong>antegli strumenti del questionario e dell’intervista, registra una natura del tessutorelazionale coerente con la struttura socio-economica del sistema.Informalità e imme<strong>di</strong>atezza rimangono caratteri <strong>di</strong> fondo.Essi rappresentano alternativamente i principi generali dell’organizzazioneaziendale (elementare e scarsamente <strong>di</strong>fferenziata), dei rapporti intersoggettivi(simmeci) e dell’appren<strong>di</strong>mento professionale (<strong>per</strong> es<strong>per</strong>ienza), oppure i principiparticolari della comunicazione all’interno <strong>di</strong> organizzazioni formali e trao<strong>per</strong>atori che godono <strong>di</strong> maggiori gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà economica e <strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> unpatrimonio formativo teorico.La consuetu<strong>di</strong>ne alla coo<strong>per</strong>azione si combina con una logica economicaancora fortemente in<strong>di</strong>vidualistica.A livello <strong>di</strong> sistema si manifesta <strong>per</strong>tanto come somma <strong>di</strong> una pluralità <strong>di</strong>comportamenti coo<strong>per</strong>ativi <strong>di</strong> estensione e contenuto <strong>di</strong>fforme. Essi vanno dallaforma inconsapevole e <strong>di</strong>ffusa dello scambio informale e in<strong>di</strong>retto <strong>di</strong>informazioni, alle modalità <strong>di</strong>verse <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento delle transazioni


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione_____________________________________________________________________________<strong>di</strong>mensioni e la numerosità delle imprese <strong>di</strong> fase lascia invece ampi spazi <strong>di</strong>sostituzione della controparte nel caso in cui vengano meno le con<strong>di</strong>zionifondanti del rapporto.Infine il sistema locale manifesta primi segnali <strong>di</strong> a<strong>per</strong>tura etrasformazione. L’internazionalità è una componente strutturale dell’area legataalla sua posizione <strong>di</strong> confine, alla natura <strong>di</strong> zona <strong>di</strong> forte emigrazione storica ealla circostanza che le imprese finali della filiera o<strong>per</strong>ino <strong>di</strong>rettamente sulmercato tedesco.Tale caratteristica offre l’occasione agli o<strong>per</strong>atori specializzati a monte <strong>di</strong>s<strong>per</strong>imentare e approfon<strong>di</strong>re la conoscenza <strong>di</strong> tali mercati, <strong>di</strong> allacciare esviluppare nuove relazioni e conoscenze ovvero <strong>di</strong> trasferire e capitalizzare ilpatrimonio specifico del sistema in paesi che risultano sensibili al prodotto e allasua immagine globale <strong>di</strong> italianità.In sostanza, sul lato delle relazioni tra gli o<strong>per</strong>atori del sistema emergonoaspetti <strong>di</strong> debolezza e <strong>di</strong> criticità che <strong>per</strong>mettono <strong>di</strong> avvalorare solo parzialmenteo affatto le <strong>di</strong>namiche tipiche dei rapporti nel <strong>di</strong>stretto.Di fatto l’area si configura <strong>per</strong>lopiù come una zona a specializzazioneproduttiva <strong>di</strong> piccola e me<strong>di</strong>a impresa. Tuttavia, lo stretto legame che esiste conun flusso migratorio <strong>di</strong> durata ormai secolare conferisce ad essa singolarità, forteconnotazione territoriale e pregnanza degli aspetti sociali e culturali nelle<strong>di</strong>namiche economiche.L’analisi <strong>di</strong>strettuale offre allo stu<strong>di</strong>o del caso almeno tre or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong>contributi.Primo: un approccio multi<strong>di</strong>sciplinare. Esso <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> compen<strong>di</strong>are piùlivelli <strong>di</strong> analisi che approcci specifici <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o avrebbero reso meno imme<strong>di</strong>ati(territoriale, economico, socio-culturale)Secondo: l’assunzione <strong>di</strong> un’ottica <strong>di</strong> sistema. Essa consente <strong>di</strong> cogliere ilegami <strong>di</strong> causa-effetto che esistono tra componenti <strong>di</strong>verse dell’economia localeche altrimenti potrebbero risultare e rimanere in<strong>di</strong>pendenti (i gelatieri delle vallimontane, la MIG – la fiera <strong>di</strong> settore, le singole attività produttive locali legate alsettore della gelateria). Se si adotta una prospettiva storica, il recente sviluppodei comparti industriali rappresenta una tappa evolutiva successiva allosvolgimento in maniera specializzata e impren<strong>di</strong>toriale <strong>di</strong> attività che un flussostorico <strong>di</strong> emigrazione temporanea ha intrapreso originariamente in manieraoccasionale.Terzo: la raccolta <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> dati primari sul settore della gelateria, sia<strong>di</strong> natura quantitativa che qualitativa, che potrebbero risultare utili <strong>per</strong>successive indagini.Sin<strong>tesi</strong> della <strong>tesi</strong> a cura dell’autrice Maria Della Lucia


IMMIGRAZIONE, MERCATI DEL LAVORO LOCALIE LA RISPOSTA DELLE ISTITUZIONI:IL CASO DELLA PROVINCIA DI BELLUNOElisa SalvadorRELATORE: Prof. Arrigo OpocherUniversità <strong>di</strong> Padova – Facoltà <strong>di</strong> Scienze politicheAnno Accademico 2001-2002


IMMIGRAZIONE, MERCATI DEL LAVORO LOCALI E LA RISPOSTA DELLEISTITUZIONI: IL CASO DELLA PROVINCIA DI BELLUNODando spazio alle questioni del lavoro, la <strong>tesi</strong>, <strong>di</strong> tipo analitico-descrittivo, intende<strong>di</strong>mostrare, con riferimento alla provincia <strong>di</strong> Belluno, che l’immigrato extra-comunitariorisulta un “utile invasore” in una terra come la nostra, in passato segnata dall’emigrazioneed oggi approdo <strong>di</strong> un numero crescente <strong>di</strong> immigrati. L’immigrazione è tuttora unfenomeno ancora limitato e poco stu<strong>di</strong>ato nel Bellunese, che si impone negli anni ’90, dopola guerra in Jugoslavia.Vista la <strong>di</strong>fficoltà del re<strong>per</strong>imento dati, la ricerca analizza i“<strong>per</strong>messi <strong>di</strong> soggiorno”,quasi 7mila il 21 ott. 2002. e l’anagrafe dei comuni, constatando come si sia <strong>di</strong> fronte ad unaimmigrazione soprattutto al femminile.Il lavoro propone infine una utile panoramica sulle attività regionali e provinciali proimmigrati e sugli enti pubblici e privati impegnati in questo settore.Questo elaborato è stato giu<strong>di</strong>cato meritevole del primo premio in quanto, a giu<strong>di</strong>ziodella Commissione, siamo <strong>di</strong> fronte ad una “<strong>tesi</strong> con appropriate capacità analitiche eadeguato livello <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento. Tratta un tema attuale <strong>di</strong> indubbio interesse <strong>per</strong> laprovincia <strong>di</strong> Belluno e si segnala <strong>per</strong> l’ampia bibliografia che l’accompagna”.In questi ultimi trent’anni il fenomeno migratorio è stato contrad<strong>di</strong>stinto dagran<strong>di</strong> cambiamenti, parallelamente a quelli della società industriale entrata inun nuovo <strong>per</strong>iodo della sua evoluzione, quello postindustriale o postfor<strong>di</strong>sta,caratterizzato dalla crescita dei settori dell’economia informale, dall’espansionedel terziario e dalla precarizzazione del lavoro. E mentre i mercati economici efinanziari si sono ormai <strong>di</strong>stribuiti a livello mon<strong>di</strong>ale, i <strong>di</strong>versi mercati del lavoro,sempre più ripartiti a livello internazionale, restano ancora saldamente ancoratia livello locale. In questo contesto, dunque, l’immigrazione non può cheassumere un crescente rilievo <strong>per</strong> la sua sempre più importante implicazionesull’evoluzione demografica, economica, sociale, ma anche <strong>per</strong> la suacomplessità che rende <strong>di</strong>fficili i tentativi d’interpretazione <strong>di</strong>ventando, quin<strong>di</strong>,uno dei protagonisti delle riflessioni politiche nazionali ed internazionali, edominando <strong>di</strong> conseguenza anche le cronache e le pagine dei nostri giornali.Nel corso degli anni Novanta, l’immigrazione nel nostro Paese è aumentatanotevolmente, specialmente a seguito <strong>di</strong> tre regolarizzazioni. L’Istat ha calcolatoche tra il censimento del 1991 e quello del 2001 la presenza è triplicata,arrivando a su<strong>per</strong>are il milione <strong>di</strong> presenze. Successivamente l’andamento è<strong>di</strong>ventato ancora più sostenuto e, tra il 2000 e l’inizio del 2004, si è verificato ilraddoppio con 2.600.000 immigrati regolari in Italia, inclusi 400.000 minori (iquali aumentano al ritmo <strong>di</strong> 65 mila l’anno, 35.000 come nuovi nati e 25.000come nuovi ingressi). Da una prima analisi globale dei dati, risulta evidente chesiamo <strong>di</strong> fronte ad un fenomeno strutturale e consolidato in quanto gli immigratiregolarmente soggiornanti nella nostra Penisola incidono <strong>di</strong> un 4,5% sullapopolazione complessiva (1 immigrato ogni 22 abitanti).


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione_____________________________________________________________________________Basandoci sui visti d’ingresso rilasciati nel 2003 dal Ministro degli AffariEsteri, i nuovi ingressi a carattere stabile sono stati 107.500, così ripartiti: 19.500visti <strong>per</strong> inserimento lavorativo come autonomi o <strong>di</strong>pendenti, 66.000 <strong>per</strong>ricongiungimento familiare, 18.000 <strong>per</strong> motivi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e 4.000 <strong>per</strong> motivireligiosi. Anche se non <strong>di</strong> carattere stabile, 68 mila visti sono stati inoltrerilasciati <strong>per</strong> lavoro stagionale. Per lavoro sono venuti in prevalenza dall’EstEuropa, mentre <strong>per</strong> ricongiungimento familiare sono arrivati da tutti i continenti.I nuovi ingressi hanno determinato un aumento della popolazione straniera del7%; se si tiene conto anche dei circa 650.000 regolarizzati, l’aumentocomplessivo è del 45%. Ai fini dell’integrazione, la forte tendenzaall’inserimento stabile è attestato dal fatto che i due terzi (66,1%) degliimmigrati sono venuti <strong>per</strong> lavoro e circa un quarto (24,3%) <strong>per</strong> motivi <strong>di</strong> famiglia:si nota facilmente anche un aumento delle pratiche <strong>per</strong> ricongiungimentofamiliare, guarda caso proprio in una fase in cui la macchina burocratica èsovraccaricata e sta creando gravi ritar<strong>di</strong>! Un altro 7% <strong>di</strong> <strong>per</strong>messi è rilasciato <strong>per</strong>inserimento me<strong>di</strong>o-stabile (stu<strong>di</strong>o, residenza elettiva, motivi religiosi), mentre unrimanente 2% <strong>per</strong> motivi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. Complessivamente il 97% dei <strong>per</strong>messi <strong>di</strong>soggiorno viene rilasciato <strong>per</strong> motivi <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amento e ciò relega in una<strong>di</strong>mensione decisamente anacronistica l’idea dell’immigrazione come fenomenocongiunturale 1 .Perfino la <strong>per</strong>iferica provincia <strong>di</strong> Belluno si è resa conto dell’emergenza«immigrazione», tanto che gestire questo fenomeno <strong>di</strong>venta non solo necessario,ma ad<strong>di</strong>rittura urgente. Questo territorio, infatti, ha <strong>per</strong>so le sue caratteristiche<strong>di</strong> terra d’emigrazione, scoprendosi solo recentemente meta d’immigrazione e<strong>di</strong>ventando quin<strong>di</strong> traguardo finale <strong>per</strong> numerosi extracomunitari, in cercasoprattutto <strong>di</strong> un posto <strong>di</strong> lavoro. Come rilevato dai <strong>per</strong>messi <strong>di</strong> soggiornorilasciati dalla Questura <strong>di</strong> Belluno, si tratta <strong>di</strong> un rapido incremento cheinteressa soprattutto immigrati provenienti da paesi dell’area balcanica, dall’ex-Jugoslavia e dall’Europa dell’Est, e che coinvolge sempre più donne. Questistranieri giungono principalmente nel Bellunese <strong>per</strong> motivi connessi al lavoro eattivano il meccanismo del ricongiungimento familiare <strong>per</strong> far arrivare dall’esteroanche moglie e figli; appaiono, <strong>per</strong>ò, dei casi in cui è la donna ad arrivare <strong>per</strong>prima, soprattutto se impiegata nelle famiglie dove il bisogno d’assistentidomiciliari <strong>per</strong> <strong>per</strong>sone anziane si fa sempre più urgente, a causa dellapeculiarità del territorio montano e soprattutto dei crescenti bisogni connessiall’invecchiamento della popolazione autoctona, non sod<strong>di</strong>sfatti in modosufficiente dal servizio pubblico.Ma è proprio <strong>per</strong> questa sua veloce e recente trasformazione chequest’ambito territoriale appare un interessante oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, soprattutto,in connessione al suo peculiare sviluppo economico e demografico. E il pianetaimmigrazione nel contesto locale <strong>bellunese</strong> è un fenomeno ancora poco stu<strong>di</strong>ato,ma a nostro avviso importante, non solo <strong>per</strong>ché questa provincia è appuntoinserita in un quadro generale veneto (il quale come numero <strong>di</strong> presenze1 Dati Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes 2004.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione_____________________________________________________________________________straniere si colloca al terzo posto tra le regioni italiane), ma anche <strong>per</strong>ché ilveloce incremento <strong>di</strong> presenze straniere avvenuto negli ultimi anni proprio aBelluno necessita d’idonee politiche d’accoglienza. Di queste, la stessa provinciasembra farsi carico, con l’in<strong>di</strong>spensabile e proficua sinergia degli altri enti locali,delle associazioni <strong>di</strong> categoria, d’alcuni enti no-profit e del mondo delvolontariato, soprattutto cattolico.Citta<strong>di</strong>ni stranieri <strong>per</strong> provincia. Anno 2003 2Soggiornanti%Stima DossierStatistico % %(Ministero Interno) Immigrazione Caritas donne minoriBelluno 7.059 0,3 8.574 52,4 17,7Padova 38.283 1,7 44.977 46,4 14,9Rovigo 6.572 0,3 7.812 50,1 15,9Treviso 52.449 2,4 64.440 40,7 18,6Venezia 30.260 1,4 34.353 48,5 11,9Verona 46.376 2,1 58.082 43,2 20,2Vicenza 32.799 1,5 45.836 46,2 28,4Veneto 213.798 9,7 264.074 44,9 19,0Italia 2.193.999 100,0 2.598.223 48,4 15,6L’immigrazione in Italia è, come nel Bellunese, attirata dal fattore lavoro:infatti, la sua mancanza o inadeguatezza nei paesi d’origine o, <strong>per</strong> converso, unasua domanda insod<strong>di</strong>sfatta nei paesi sviluppati continua a costituire ilfondamento o almeno l’esito della quasi totalità dei movimenti migratori.Secondo le rilevazioni dei 4 Centri <strong>per</strong> l’impiego presenti in provincia e comed’altronde rilevato dal sistema informativo Excelsior e dagli stu<strong>di</strong> condotti alivello nazionale, nel Bellunese si registra un fabbisogno <strong>di</strong> figure professionali <strong>di</strong>livello me<strong>di</strong>o-basso, sia dal punto <strong>di</strong> vista dell’inquadramento che dellaqualificazione richiesta, specialmente <strong>per</strong> quelle attività che la manovalanzalocale non è più in grado <strong>di</strong> assicurare avendo elevato i propri standardsocioculturali. Questa manodo<strong>per</strong>a extracomunitaria è principalmente impiegatanell’occhialeria, nell’industria meccanica, nell’e<strong>di</strong>lizia, soprattutto con mansionipoco qualificate e/o pesanti, e nel settore dei servizi. Sempre più importanteappare, infatti, oltre alla classica occupazione nella ristorazione e nel settorealberghiero, la figura della collaboratrice domestica e dell’assistente familiare,la cosiddetta colf o “badante”3 (messa in rilievo anche dai risultati delle denunce<strong>di</strong> regolarizzazione).2 FONTE: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Elaborazioni su dati del Ministerodell'Interno e dell'ISTAT3 Persona che si prende cura, soprattutto presso privati, d’anziani o <strong>di</strong>sabili. Il termine, documentatoinizialmente nell'ambito burocratico, è stato ripreso e utilizzato più largamente <strong>per</strong> in<strong>di</strong>care <strong>per</strong>sone, nella


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione_____________________________________________________________________________Come d’altronde rilevato dal sistema informativo Excelsior, la provincia <strong>di</strong>Belluno appare tra le prime province italiane <strong>per</strong> incidenza d’assunzionid’immigrati extracomunitari sul totale delle assunzioni previste. Quin<strong>di</strong> unfenomeno che a livello assoluto non è particolarmente rilevante, specialmente inconnessione ad altri ambiti provinciali veneti, ma che comunque a livello relativoassume un proprio valore. Anche i dati attinenti alla domanda aggiuntiva <strong>di</strong>lavoratori extracomunitari e il fabbisogno programmato dall’economia locale,così gli incrementi registrati nel settore domestico e in quello del lavoroautonomo, descrivono un fenomeno in crescita anno dopo anno, tale da <strong>di</strong>ventaresempre più importante anche nel territorio Bellunese. La presenzaextracomunitaria si colloca, allora, nel mercato del lavoro locale <strong>bellunese</strong> (allostesso modo in quello più generale italiano) come componente potenzialmenterilevante dell’offerta. Non si deve, infatti, <strong>di</strong>menticare che le imprese,soprattutto le piccole imprese, apprezzano molto le caratteristiche <strong>di</strong><strong>di</strong>sponibilità ed adattabilità della manodo<strong>per</strong>a immigrata, la quale molto spessorisponde meglio alle esigenze <strong>di</strong> flessibilità del sistema produttivo ed è portatrice<strong>di</strong> una vocazione alla mobilità.Si può quin<strong>di</strong> giungere alla conclusione che anche in questo mercato dellavoro locale, come in quello più generale veneto ed italiano, principalmente acausa della contrazione demografica e <strong>di</strong> situazioni <strong>di</strong> mismatch tra domanda eofferta, esiste un fabbisogno ormai strutturale <strong>di</strong> manodo<strong>per</strong>a immigrata.Sin<strong>tesi</strong> della <strong>tesi</strong> a cura dell’autrice Elisa Salvadormaggior parte dei casi immigrate, che si occupano <strong>di</strong> anziani o <strong>di</strong>sabili soprattutto presso privati(definizione scaricata da www.accademiadellacrusca.it)


UN’ANALISI TECNICO-ECONOMICA DELL’ALLEVAMENTOOVINO IN ALPAGODesiré ZanonRELATORE: Prof. Maurizio MerloCORRELATORI: dott. Emilio Pastori- dott. Adelfino FrisonUniversità <strong>di</strong> Padova – Facoltà <strong>di</strong> AgrariaAnno Accademico 2000-2001


UN’ANALISI TECNICO-ECONOMICA DELL’ALLEVAMENTO OVINO IN ALPAGO 1La pecora alpagota rischia l’estinzione e l’abbandono delle pratiche agrosilvopastoraliha danneggiato gravemente l’ecosistema <strong>bellunese</strong> ed in particolare la conca dell’Alpago. La<strong>tesi</strong> vuole verificare la convenienza economica dell’allevamento <strong>di</strong> una razza autoctona ecaratteristica: la pecora alpagota. Per questo viene esaminato un campione <strong>di</strong> 8 allevamentidella pecora, o, meglio, si procede alla valutazione deil bilancio <strong>di</strong> ciascuna azienda agricola,<strong>per</strong> concludere che le più red<strong>di</strong>tizie sono le imprese <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni maggiori. Il valore piùelevato lo ha la carne, la lana potrebbe esser sfruttata ed invece non viene utilizzata,mentre la produzione <strong>di</strong> latte è scarsa e non consente lo sfruttamento <strong>di</strong> una linea <strong>di</strong>formaggi, ma <strong>di</strong> integrare l’attività casearia con l’agriturismo.Si parte con una <strong>di</strong>samina dell’allevamento ovino ed un quadro statistico nazionale,veneto, provinciale e alpagoto e con un’analisi del territorio e dell’economia dell’Alpago <strong>per</strong>poi passare ad una <strong>di</strong>samina approfon<strong>di</strong>ta della contabilità aziendale del campione.Alla <strong>tesi</strong> è stato conferito il primo premio in quanto “ indaga inprofon<strong>di</strong>tà, con appropriate conclusioni, una consolidata realtàdell’agricoltura <strong>di</strong> montagna, nella quale si sottolineano le prospettive che losviluppo <strong>di</strong> tale attività potrebbe avere ai fini della salvaguar<strong>di</strong>aambientale”.Il settore primario, soprattutto in montagna, è stato <strong>per</strong> secoli uno deiprincipali elementi <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficazione e, allo stesso tempo, <strong>di</strong> equilibriodell’ecosistema naturale; esso inoltre ha contribuito in modo insostituibileall’or<strong>di</strong>nario sviluppo socio-economico ed alla corretta gestione delle risorsenaturali. L’abbandono <strong>di</strong> queste attività nelle zone marginali, ha fortementeaccelerato il fenomeno del degrado territoriale portando allo sconvolgimentodegli equilibri consolidatisi in secoli <strong>di</strong> intima relazione tra l’uomo –agricoltore/pastore/boscaiolo – e l’ambiente, favorendo in tal modo l’innescarsi<strong>di</strong> processi involutivi talvolta incontrollabili.Per dare un’idea delle <strong>di</strong>mensioni del fenomeno dell’abbandono delle zonemontane, si può osservare che, dagli anni ’70 ad oggi, si è avuta nel settoreprimario, in provincia <strong>di</strong> Belluno, una riduzione del 14% degli addetti, passandodal 17 a meno del 3% della popolazione attiva. Parallelamente si è registrata unacontrazione delle su<strong>per</strong>fici utilizzate: negli ultimi 20 anni si stima una riduzionedel 25% della SAU, del 16% dei seminativi, del 25% dei prati e dei pascoli, del 15%dei boschi gestiti, mentre si è avuta un’espansione della boscaglia(Bonsembiante, 2001).In provincia <strong>di</strong> Belluno si <strong>di</strong>stinguono realtà locali <strong>di</strong>verse; alcune, come ilCadore e l’Ampezzano, hanno saputo trovare una soluzione a questeproblematiche comuni, integrando la gestione delle aree montane, garantitadagli o<strong>per</strong>atori del settore primario, con l’inserimento <strong>di</strong> nuove attivitàcompatibili. Altre zone del Bellunese invece, non sono ancora riuscite ademergere dalla loro posizione <strong>di</strong> marginalità.1 Il presente stu<strong>di</strong>o è stato concluso nel <strong>di</strong>cembre 2001 e si riferisce a dati raccolti nello stesso anno.


Tra queste ultime vi è anche il territorio della Comunità Montanadell’Alpago, localizzato nella parte sud orientale della provincia, al confine con ilFriuli e il Trevigiano, che, sfavorito in partenza da con<strong>di</strong>zioni geo-pedologicheavverse, si trova sempre più frequentemente a dover fare i conti con gravi<strong>di</strong>ssesti <strong>di</strong> natura idrogeologica, a seguito della <strong>di</strong>minuzione delle areeattivamente gestite.In questa zona un tempo avevano un’importanza non trascurabile gliallevamenti ovini, tanto che nella conca si é evoluta una razza caratteristica, lapecora Alpagota, una razza a triplice attitu<strong>di</strong>ne che attualmente viene sfruttatasolo <strong>per</strong> la produzione <strong>di</strong> carne. Seppure a carattere prevalentemente hobbistico,l’allevamento ovino mantiene ancora oggi una certa <strong>di</strong>ffusione in Alpago. Dopo laseconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale, <strong>per</strong>ò, la consistenza della popolazione ovina autoctonaha subito una forte contrazione, tanto da far intravedere il rischio della <strong>per</strong><strong>di</strong>tadella razza locale; a questo problema si è andato sommando poi quello dellanotevole riduzione della su<strong>per</strong>ficie a prato e pascolo attivamente gestita,particolarmente preoccupante in un territorio caratterizzato da intrinsechedebolezze, sia fisiche che socio-economiche, che lo rendono ancora più sensibileal <strong>per</strong>icolo del degrado del paesaggio e dell’abbandono della montagna.Sulla base del back-ground storico-culturale <strong>di</strong> quest’area del Bellunese,sembra che la soluzione più logica ai problemi dell’esodo e dell’abbandono delterritorio debba essere cercata nel ritorno agli antichi usi, in particolare allapastorizia. Ma se in passato, in un <strong>per</strong>iodo storico caratterizzato da una grandepovertà, l’attività zootecnica praticata in queste zone aveva come prima finalitàla ren<strong>di</strong>ta economica o quantomeno la sussistenza delle famiglie allevatrici, oggidovrebbe rifiorire assumendo sfumature e <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong>verse rispetto a quelleusuali, poiché sono cambiate le esigenze <strong>di</strong> fondo. Oggi si mira a ripristinare le<strong>di</strong>mensioni della popolazione autoctona ai valori <strong>di</strong> un tempo <strong>per</strong> conservarne ilpatrimonio genetico unico, oltre che <strong>per</strong> garantire lo sfruttamento e quin<strong>di</strong> lamanutenzione <strong>di</strong> tutte le zone meno produttive della conca, attualmente a forterischio <strong>di</strong> degrado, vedendo quin<strong>di</strong> nell’allevamento ovino anche uno strumento<strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a ambientale.Ciò premesso emerge la necessità <strong>di</strong> comprendere se allo stato attualel’allevamento della pecora Alpagota è sostenibile anche sotto l’aspettoeconomico, oltre che ambientale e culturale. Infatti, nonostante le ragioniprimarie <strong>per</strong> cui si vuole <strong>di</strong>ffondere questo tipo <strong>di</strong> allevamento in questa zona delBellunese riguar<strong>di</strong>no essenzialmente la tutela della bio<strong>di</strong>versità e del territorio esolo marginalmente l’aspetto economico, al giorno d’oggi è poco verosimileriuscire a mantenere o ampliare un’attività a red<strong>di</strong>to scarso o nullo.Dei circa 1.800 capi ovini registrati in Alpago dai Servizi veterinari dell’ULS1 <strong>di</strong> Belluno a novembre del 2001, secondo l’APA 888 sono <strong>di</strong> razza Alpagota e<strong>per</strong>tanto iscritti al Registro anagrafico. Essi sono sud<strong>di</strong>visi in 33 allevamenti. Pervalutare l’attuale stato del comparto, sia dal punto <strong>di</strong> vista tecnico cheeconomico, è stata compiuta un’indagine campionaria su 8 allevamenti checomplessivamente contano 648 pecore, <strong>di</strong> cui 431 <strong>di</strong> razza Alpagota,corrispondenti a circa la metà dei capi della popolazione autoctona.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________L’indagine ha portato all’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> tre tipologie aziendali, che<strong>di</strong>fferiscono <strong>per</strong> le <strong>di</strong>mensioni, sia del gregge che della su<strong>per</strong>ficie gestita:? i piccoli allevamenti, con una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> animali su 3,4 ha, richiedonoall’incirca 1.300 ore <strong>di</strong> lavoro annue. Una porzione consistente dei terreni(48%) è <strong>di</strong> proprietà e l’allevatore <strong>di</strong>spone in genere anche <strong>di</strong> una piccolastalla;? gli allevamenti me<strong>di</strong> hanno un centinaio <strong>di</strong> pecore e una quarantina <strong>di</strong>ettari <strong>di</strong> prato-pascoli e alpeggi. Si è stimato un fabbisogno lavoro <strong>di</strong> 1,4UL. Anche in questo caso vengono usate <strong>per</strong> il ricovero degli animali e delfieno piccole stalle <strong>di</strong> proprietà o in affitto;? I gran<strong>di</strong> allevamenti, con circa duecento capi, utilizzano circa 100 ha(rappresentati <strong>per</strong> l’80% da alpeggi pubblici). La conduzione dell’attivitàrichiede poco più <strong>di</strong> una unità lavorativa. In genere <strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> ovili <strong>di</strong>nuova costruzione, visti i recenti investimenti affrontati anche grazie allapossibilità <strong>di</strong> usufruire <strong>di</strong> incentivi pubblici.Dal punto <strong>di</strong> vista zootecnico, non vi sono sostanziali <strong>di</strong>fferenze tra le varietipologie aziendali.Lo strumento utilizzato <strong>per</strong> la valutazione economica degli allevamenti ovinicampionati è il bilancio economico parziale (riferito al solo aspetto considerato,cioè all’allevamento delle pecore) redatto a consuntivo (quin<strong>di</strong> alla finedell’anno, sulla base <strong>di</strong> dati certi e non stimati, come nel caso del bilanciopreventivo), relativo al <strong>per</strong>iodo <strong>di</strong> un anno, com’è d’uso <strong>per</strong> le aziende agrarie. Inparticolare si è determinato solo il conto economico, tralasciando lo statopatrimoniale, visto che l’interesse è stato posto più sul flusso dei capitali che nonsullo stock degli stessi.Dal confronto tra i dati economici me<strong>di</strong> delle tre tipologie aziendali -Tabella 1 - emergono alcune considerazioni significative:1. Il valore unitario dei fabbricati <strong>di</strong>fferisce tra le categorie: mentre gliinvestimenti in stalle funzionali propri dei gran<strong>di</strong> allevamenti si ripartisconotra un numero considerevole <strong>di</strong> capi, il valore dei ricoveri usati nei piccoliallevamenti sud<strong>di</strong>viso tra i pochi animali che li sfruttano porta a valori unitarirelativamente alti, nonostante la modestia delle strutture. Nei me<strong>di</strong>allevamenti, invece, l’utilizzo <strong>di</strong> vecchie stalle consente una riduzione delvalore <strong>per</strong> capo dei fabbricati.2. Il processo <strong>di</strong> fienagione è quasi completamente meccanizzato in tutte letipologie aziendali. Il valore del parco macchine e le quote <strong>di</strong> spesa ad essoconseguenti risultano quin<strong>di</strong> molto più alte <strong>per</strong> gli allevatori <strong>di</strong> piccole greggiche <strong>per</strong> le gran<strong>di</strong> e me<strong>di</strong>e aziende.3. Com’era preve<strong>di</strong>bile, i costi totali risultano molto consistenti nelle piccoleaziende, dove non è possibile effettuare economie <strong>di</strong> scala, come inveceavviene (entro certi limiti nemmeno paragonabili alle realtà <strong>di</strong> pianura) nellegran<strong>di</strong> aziende: il loro ammontare è più <strong>di</strong> tre volte su<strong>per</strong>iore negliallevamenti familiari.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________4. La voce che maggiormente appesantisce i costi totali dei piccoli allevamentifa parte delle spese implicite ed è rappresentata dai salari e dagli stipen<strong>di</strong>. Ilvalore degli stipen<strong>di</strong> è <strong>di</strong>rettamente proporzionale alle ore <strong>di</strong> lavoroimpiegate in azienda che sono notevolmente su<strong>per</strong>iori nelle piccole (87 ore<strong>per</strong> capo l’anno) e me<strong>di</strong>e (30 ore <strong>per</strong> capo l’anno) realtà rispetto alle gran<strong>di</strong>aziende (11 ore <strong>per</strong> capo l’anno).5. Il costo dei capitali, rappresentato dagli interessi sugli stessi, è piuttostocontenuto nelle gran<strong>di</strong> aziende, vista la bassissima <strong>per</strong>centuale <strong>di</strong> terreni <strong>di</strong>proprietà rispetto alla su<strong>per</strong>ficie agricola utilizzata. Il minor ricorso all’affittospiega l’incremento del valore degli interessi nelle piccole imprese.6. I ricavi sono più alti <strong>per</strong> i gran<strong>di</strong> allevamenti: questi possono contare sucontributi pubblici su<strong>per</strong>iori (più del doppio) rispetto alle me<strong>di</strong>e e piccoleaziende, visto che al maggior numero <strong>di</strong> animali si accompagna anche una piùampia <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> su<strong>per</strong>ficie (i gran<strong>di</strong> allevatori affittano es<strong>tesi</strong> pascoli <strong>di</strong>proprietà pubblica). Risultano più penalizzate le me<strong>di</strong>e aziende rispetto allepiccole, che hanno ricavi maggiori del 62%.7. Per quanto riguarda i contributi, il loro peso sul totale dei ricavi èconsistente, raggiungendo il 72,2% negli allevamenti <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni, cheoltre ad avere molti animali gestiscono su<strong>per</strong>fici estese, il 58,6% in quellime<strong>di</strong> e il 56,1% nelle piccole aziende.Tabella 1 - Dati economici me<strong>di</strong> relativi alle tre tipologieaziendali considerate (euro <strong>per</strong> capo l’anno)Dati economiciTipologie aziendaliPiccola Me<strong>di</strong>a Grandevalore fabbricati 835,62 104,32 999,86valore macchine 1.097,98 88,31 139,44costi effettivi 134,28 71,27 94,00alimentazione 5,68 6,19 9,29veterinario 3,09 4,64 3,10macchine 95,54 27,37 28,41rimanenti 29,95 33,05 53,20salari e stipen<strong>di</strong> 749,90 45,45 84,70interessi sui capitali 38,73 7,08 16,68costi totali 922,91 361,00 211,75ricavi 199,87 123,43 225,18<strong>di</strong> cui contributi 112,07 72,30 162,68<strong>di</strong> cui PLV 87,80 51,13 62,49% contributi sui ricavi 56,10 58,60 72,20Fonte: elaborazione dei dati raccolti <strong>per</strong>sonalmente tramite intervista


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________Sulla base dei dati raccolti è stato quin<strong>di</strong> possibile determinare i valori<strong>di</strong>fferenziali ritenuti più in<strong>di</strong>cativi <strong>per</strong> le aziende considerate (Tabella 2).Innanzitutto si è fatto riferimento al tornaconto, o profitto, che rappresental’elemento <strong>di</strong>fferenziale <strong>per</strong> definizione essendo determinato deducendo dairicavi tutti i costi, sia quelli espliciti che quelli impliciti. Oltre a questo, ilrisultato aziendale scelto <strong>per</strong> il confronto tra le varie tipologie <strong>di</strong> allevamento è ilprodotto netto, che <strong>di</strong>fferisce dal tornaconto <strong>per</strong> le spese implicite, che quirestano incluse. In realtà, dato che gli impren<strong>di</strong>tori che o<strong>per</strong>ano nel compartoovino in Alpago sono coltivatori <strong>di</strong>retti e che quasi tutti non pagano alcun affitto<strong>per</strong> le terre in gestione che non rientrano nel patrimonio fon<strong>di</strong>ario <strong>per</strong>sonale, ilprodotto netto corrisponde, in valore, al red<strong>di</strong>to netto. Infatti, se il primorappresenta la nuova ricchezza prodotta dall’azienda, compresi i compensispettanti ai fattori produttivi interni alla stessa, il secondo li detrae invece dairicavi, considerando tra i costi espliciti anche i fattori (manodo<strong>per</strong>a e terra) chel’impren<strong>di</strong>tore deve acquistare nel mercato; in realtà quin<strong>di</strong>, nel caso in esame,le due voci <strong>di</strong>fferenziali coincidono <strong>per</strong>ché queste spese non sussistono. Rispettoal tornaconto il prodotto netto/red<strong>di</strong>to netto, risponde meglio al criterio con cuigli allevatori valutano la red<strong>di</strong>tività della propria attività, tendendo essi a nonconteggiare i costi del proprio lavoro e del capitale aziendale.Tabella 2 - I risultati aziendali delle tre tipologie <strong>di</strong>mensionaliconsiderate (euro <strong>per</strong> capo all’anno)Risultati <strong>di</strong> bilancioTipologie aziendaliPiccola Me<strong>di</strong>a GrandeProfitto -723,04 -237,57 13,43Red<strong>di</strong>to netto 65,59 52,16 131,18Red<strong>di</strong>to netto senza contributi -46,48 -20,14 -31,5Numero me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> animali <strong>per</strong> azienda 17 87 199Fonte: elaborazione dei dati raccolti <strong>per</strong>sonalmente tramite intervista? Nella tipica piccola azienda alla chiusura del bilancio l’allevatore ricava unred<strong>di</strong>to netto <strong>di</strong> circa 1.000 €; il profitto <strong>per</strong>ò è negativo e il deficitcorrisponde all’incirca al salario delle unità lavorative impiegate. Questosignifica che l’allevatore impiega gratuitamente il suo tempo nella gestionedell’azienda.? Nelle aziende <strong>di</strong> me<strong>di</strong>e <strong>di</strong>mensioni il red<strong>di</strong>to netto è <strong>di</strong> circa 5.000 €, mentreil tornaconto è <strong>di</strong> - 23.000 €. Senza i contributi, invece, nemmeno il red<strong>di</strong>tonetto sarebbe positivo.? Qualche vantaggio in più sembra contrad<strong>di</strong>stinguere le gran<strong>di</strong> aziende: ilprofitto è positivo, pari a 2.600 € e il red<strong>di</strong>to netto su<strong>per</strong>a i 26.000 €.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________L’ultima voce riportata in Tabella 2 è stata determinata supponendo cheagli allevatori non spetti alcun aiuto pubblico. Dai calcoli risulta che <strong>per</strong> tutte etre le tipologie aziendali il red<strong>di</strong>to netto sarebbe negativo, cioè che i ricaviderivanti dall’attività aziendale non basterebbero a coprire nemmeno i costieffettivi. In questi termini l’allevamento comporterebbe solo delle spese <strong>per</strong> gliimpren<strong>di</strong>tori e molto probabilmente non avrebbe la possibilità <strong>di</strong> sussistere alungo.A parte qualche appassionato, infatti, sarebbe <strong>di</strong>fficile trovare o<strong>per</strong>atori<strong>di</strong>sposti ad affrontare gli oneri <strong>di</strong> questa attività. Va detto <strong>per</strong>ò che gli aiutiprevisti dall’Unione Europea non devono essere in<strong>tesi</strong> come misureassistenzialistiche, in quanto la gestione dell’allevamento ovino in questa zonamontana apporta dei vantaggi innegabili a tutta la collettività e non solo a chio<strong>per</strong>a e vive in Alpago. Il presi<strong>di</strong>o del territorio garantito dalla presenza degliallevatori e la salvaguar<strong>di</strong>a del patrimonio genetico della razza autoctonacomportano l’insorgere <strong>di</strong> esternalità positive <strong>per</strong> le quali, vista l’attualeimpostazione del sistema economico e delle politiche agricole, l’unico compensoplausibile è quello derivante dalla contribuzione pubblica.È auspicabile <strong>per</strong>ò che a lungo andare vari la fonte <strong>di</strong> tali contributi: leminori entrate derivanti dagli alti costi <strong>di</strong> produzione e dalla minore produttivitàdegli allevamenti <strong>di</strong> montagna dovrebbero essere compensate infatti dai maggiorired<strong>di</strong>ti <strong>per</strong>cepiti dagli o<strong>per</strong>atori <strong>di</strong> altri settori (come il turismo), che in maniera<strong>di</strong>retta o in<strong>di</strong>retta sono avvantaggiati dagli effetti della zootecnia sull’ambientefisico e sociale.Essendo stata evidenziata dall’analisi dei bilanci aziendali <strong>per</strong> il compartoovino in Alpago una scarsa red<strong>di</strong>tività (soprattutto nel caso <strong>di</strong> piccoli greggi) euna sproporzionata <strong>di</strong>pendenza dagli incentivi pubblici, si è cercato <strong>di</strong> prevederein termini <strong>di</strong> risultati <strong>di</strong> bilancio, secondo il metodo degli “scenari ipotetici”,come potrebbe mo<strong>di</strong>ficarsi il sistema al variare <strong>di</strong> uno o più presupposti sui qualiesso si basa e quali stimoli dovrebbero essere apportati <strong>per</strong> migliorarne lared<strong>di</strong>tività.1. Il primo scenario valuta gli effetti della variazione degli incentivi pubblici,conseguenti al passaggio dal regime previsto dal Regolamento 2078/92 aquello in<strong>di</strong>cato nel vigente Piano <strong>di</strong> Sviluppo Rurale del Veneto, secondoquanto previsto <strong>per</strong> il 2002. Il risultato ottenuto in<strong>di</strong>ca una forte riduzionedell’incidenza dei contributi nel lato attivo del conto economico, conseguentealla consistente <strong>di</strong>minuzione del valore unitario degli incentivi prevista dallanuova normativa. Gli svantaggi maggiori sembrano essere a carico delle gran<strong>di</strong>aziende (Grafico 1).


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________Grafico 1 - Confronto tra l’entità dei profitti nella situazione attuale equelli previsti dal primo scenario, <strong>per</strong> le tre tipologie aziendali1piccola azienda me<strong>di</strong>a azienda grande azienda-migliaia <strong>di</strong> euro-1-1-2-2profitto 2001profitto 2002-3-32. Il secondo scenario valuta gli effetti dell’ampliamento della base produttiva,ossia delle <strong>di</strong>mensioni aziendali in termini <strong>di</strong> capi e <strong>di</strong> su<strong>per</strong>ficie gestita. Le<strong>di</strong>mensioni ottimali (Grafico 2) in termini <strong>di</strong> red<strong>di</strong>tività sembrano esserequelle che attualmente caratterizzano le gran<strong>di</strong> aziende: un ulterioreaumento del numero <strong>di</strong> capi allevati non risulta apportare vantaggiproporzionali al maggior impegno richiesto.Grafico 2 - Confronto dei risultati aziendali delle quattro tipologieaziendali previste dal secondo scenario40migliaia <strong>di</strong> euro302010--10-20piccola aziendame<strong>di</strong>a aziendagrande aziendaipotetica gran<strong>di</strong>ssimaazienda-30profittored<strong>di</strong>to netto


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________Grafico 4 - Confronto del valore del red<strong>di</strong>to netto senza contributi delle tretipologie aziendali, calcolato in base ai dati reali e ipotetici6,04,0migliaia <strong>di</strong> euro2,00,0-2,0-4,0red<strong>di</strong>to netto senza contributiipoteticored<strong>di</strong>to netto senza contributiattuale-6,0-8,0piccola azienda me<strong>di</strong>a azienda grande aziendaIn sin<strong>tesi</strong>, quin<strong>di</strong>, il metodo degli scenari ipotetici ha <strong>per</strong>messo <strong>di</strong>evidenziare che, dovendo in futuro sottostare al ri<strong>di</strong>mensionamento deicontributi pubblici, le aziende che sembrano essere più efficienti sono quellepiccole e quelle gran<strong>di</strong>. In entrambi i casi, <strong>per</strong> incrementare la red<strong>di</strong>tività <strong>di</strong>questo comparto e renderlo autonomo dal pubblico intervento (<strong>per</strong> altro giusto,visti gli svantaggi propri dell’ambito territoriale in cui questi impren<strong>di</strong>torio<strong>per</strong>ano e considerate le innumerevoli esternalità positive da essi apportate)sarebbe necessario valorizzare le produzioni tra<strong>di</strong>zionali, <strong>di</strong>versificare l’offerta emo<strong>di</strong>ficare la struttura <strong>di</strong> mercato alla quale attualmente sono vincolati gliallevatori della pecora Alpagota.Sin<strong>tesi</strong> della <strong>tesi</strong> a cura dell’autrice Desiré Zanon


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________TURISMO SOSTENIBILE: REALTA’ O UTOPIA?IL CASO DI CORTINA D’AMPEZZO<strong>di</strong> SABINA BAGNARARelatore: Prof.ssa Roberta MaeranUniversità <strong>di</strong> Padova – Facoltà <strong>di</strong> PsicologiaAnno accademico 1999-2000Il turismo è un’attività multiforme e reticolare, che investe attori e settori<strong>di</strong>sparati della vita sociale ed economica mon<strong>di</strong>ale. Esso rappresenta da sempre unadelle principali fonti <strong>di</strong> ricchezza nazionale e anche i suoi riflessi in terminioccupazionali non sono certamente trascurabili. L’elevata complessità del fenomenoturistico rende ormai in<strong>di</strong>spensabile approntare un’attività <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o che si avvalga <strong>di</strong>un’ottica inter<strong>di</strong>sciplinare. In tal senso, l’apporto che può fornire la psicologia allostu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> questo fenomeno riguarda in particolar modo il campo d’indagine dellapsicologia sociale, ambientale, cognitiva e del lavoro. Attraverso queste <strong>di</strong>fferentiprospettive, possiamo avvicinarci al comportamento turistico, che risulta legato alcontesto sociale e con<strong>di</strong>zionato dai suoi mutamenti valoriali. Tali mutamentiqualitativi e quantitativi hanno caratterizzato l’evoluzione storica del turismo, inparallelo con le profonde trasformazioni conosciute dalle nostre società, che sistanno progressivamente avvicinando a nuove categorie <strong>di</strong> valori, quali l’ambientenaturale e la cultura.Lo sviluppo sostenibile appare come uno strumento <strong>di</strong> crescita necessario a<strong>per</strong>seguire la messa a punto <strong>di</strong> progetti che <strong>per</strong>mettano ai paesi ospitanti <strong>di</strong>massimizzare i profitti derivanti dal turismo, rendendo contemporaneamente minimigli impatti sull’assetto ambientale e sociale e allo stesso tempo assicurareun’es<strong>per</strong>ienza qualitativamente importante al turista. Sostenibilità è, quin<strong>di</strong>,attenzione alla rinnovabilità delle risorse turistiche, è la coscienza del limite, laconoscenza delle culture locali ed il coinvolgimento delle comunità ospitanti, inprogetti e strutture che non calpestino le loro tra<strong>di</strong>zioni.Il concetto <strong>di</strong> turismo sostenibile, dovrebbe condurre a un miglioramentogeneralizzato della qualità della vita, sia da un punto <strong>di</strong> vista sociale, cheeconomico, <strong>di</strong> coloro che vivono nelle località turistiche.Questo tipo <strong>di</strong> approccio potrebbe rappresentare una soluzione <strong>di</strong> sviluppofuturo <strong>per</strong> quelle località, come Cortina d’Ampezzo, che hanno seguito nel tempo letipiche fasi del ciclo <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> un prodotto e giunte allo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> maturità,necessitano <strong>di</strong> essere rivalorizzate.Attraverso un’accurata analisi delle caratteristiche socio-economiche delturismo all’interno della conca cortinese, si è cercato <strong>di</strong> evidenziare la necessità <strong>di</strong>adottare politiche e strategie <strong>di</strong> turismo maggiormente sostenibili <strong>per</strong> l’ambientesociale e naturale, al fine <strong>di</strong> <strong>per</strong>mettere alle generazioni future <strong>di</strong> avere almeno lestesse opportunità <strong>di</strong> cui hanno goduto la nostra e le precedenti generazioni.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________E’ stata condotta un’indagine esplorativa, utilizzando un questionariosomministrato ai visitatori della valle d’Ampezzo, con lo scopo appunto <strong>di</strong> indagarequali fossero la familiarità e la sensibilità dei turisti verso il tema della sostenibilitàe <strong>per</strong> conoscere le possibilità pratiche e non solo teoriche, dell’avvio <strong>di</strong> unarelazione tra turismo e ambiente (naturale e sociale) più sostenibile.Da quanto emerso, si presenta una situazione <strong>di</strong> generalizzata consapevolezzadel concetto <strong>di</strong> turismo sostenibile, dei suoi vantaggi e <strong>di</strong> coloro i quali potrebberoessere favorevoli o sfavorevoli all’adozione <strong>di</strong> tali politiche. Gli svantaggi in<strong>di</strong>viduatiinvece, mettono in luce possibili <strong>di</strong>fficoltà, verso la realizzazione della sostenibilità.Si evidenzia inoltre l’importanza <strong>di</strong> mantenere entro i limiti <strong>di</strong> capacità <strong>di</strong>carico il numero <strong>di</strong> turisti, pena la riduzione del piacere della visita (riscontrata daquasi metà campione, in seguito all’aver incontrato molte <strong>per</strong>sone) e quin<strong>di</strong> la<strong>per</strong><strong>di</strong>ta <strong>di</strong> attrattiva dell’ambiente stesso. A livello pratico <strong>per</strong>ò si riscontra solo inparte l’accordo a ridurre il numero <strong>di</strong> visitatori, l’idea che tutto debba essereaccessibile a tutti, è una convinzione presente.Sono state condotte inoltre delle interviste a testimoni privilegiati, che hanno<strong>per</strong>messo <strong>di</strong> conoscere l’opinione <strong>di</strong> chi è a contatto con il turismo da un punto <strong>di</strong>vista amministrativo, al fine <strong>di</strong> avere un quadro della situazione più completo.Il turismo sostenibile risulta essere sotto certi aspetti una realtà già presente aCortina, ad esempio, grazie all’esistenza <strong>di</strong> un Parco Naturale e <strong>di</strong> una gestione delterritorio come quella delle Regole d’Ampezzo (antiche comunioni familiari).D’altra parte emerge con forza la necessità <strong>di</strong> politiche e strategied’intervento più sostenibili, che contengano gli effetti indesiderati causati dalturismo e arrestino l’incessante esodo della popolazione residente.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________RELAZIONI PUBBLICHE E METE INTERNAZIONALI: IL CASO LUXOTTICA<strong>di</strong> FRANCESCA BISATTIRelatore: Prof. Mauro PeccheninoI.U.L.M. <strong>di</strong> Feltre – Facoltà <strong>di</strong> Scienza della comunicazione e dello spettacoloAnno accademico 2001-2002Capitolo 1 - Il settore dell’occhialeriaSi comincia con l’analisi del <strong>di</strong>stretto <strong>bellunese</strong> dell’occhiale all’interno delquale Luxottica svolge il ruolo <strong>di</strong> leader, osservando che nella provincia <strong>di</strong> Belluno èattivo un elevato numero <strong>di</strong> imprese, ma la maggior parte <strong>di</strong> esse ha piccole opiccolissime <strong>di</strong>mensioni e gode <strong>di</strong> un’alta specializzazione.A livello nazionale la funzione del <strong>di</strong>stretto risulta importante <strong>per</strong> migliorarel’immagine complessiva del made in Italy. L’Italia ha il primato nell’occhialeria <strong>di</strong>lusso. Basti pensare che dei 150 principali marchi commercializzati 91 sono prodottiin Italia (ricerca condotta dalla Pambianco strategie d’impresa nel 1999). Inoltre se siconsiderano solo gli occhiali <strong>di</strong> fascia alta del mercato, in Italia sono prodotti il 75%della produzione mon<strong>di</strong>ale.Il mercato internazionale è caratterizzato da due aree maggiormente produttive:1. il sud-est asiatico crea un prodotto <strong>di</strong> scarsa qualità, spesso imita il prodottoeuropeo ma ha un prezzo basso;2. l’Europa produce montature <strong>di</strong> elevata qualità, alto contenuto <strong>di</strong> design e unprezzo altrettanto alto.Capitolo 2 - Luxottica: la sua evoluzioneIl management ha puntato sull’integrazione verticale nella produzione:Luxottica possiede 6 stabilimenti produttivi in Italia in grado <strong>di</strong> progettare e produrreda sola montature <strong>di</strong> occhiali complete.Fondamentale risulta altresì l’integrazione verticale nella <strong>di</strong>stribuzione: Luxotticapossiede 29 filiali commerciali nel mondo che raggiungono 115 paesi, grazie anche ai<strong>di</strong>stributori in<strong>di</strong>pendenti (circa 90) e alle due gran<strong>di</strong> catene <strong>di</strong> negozi al dettaglio.Ciò <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> conoscere i bisogni dei consumatori e <strong>di</strong> fornire loro un serviziomigliore.Decisivo <strong>per</strong> avere successo nel mercato internazionale è stato ed é il solido legamecon le gran<strong>di</strong> griffes mon<strong>di</strong>ali, poiché gli occhiali da sole e da vista sono <strong>di</strong>venuti deiveri e propri accessori <strong>di</strong> moda. Luxottica possiede attualmente 11 marchi propri e 14marchi in licenza.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________Capitolo 3 Analisi dell’immagine <strong>di</strong> Luxottica? L’immagine <strong>di</strong> Luxottica da un lato è nota come produttrice <strong>di</strong> occhiali <strong>di</strong> altamoda, dall’altro è conosciuta <strong>per</strong> il suo marchio e la sua collezione <strong>di</strong>occhiali. Ciò che accomuna entrambe le immagini è la continua ricerca dellaqualità.? Luxottica comunica ai suoi pubblici in mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti.Attraverso la comunicazione istituzionale raggiunge soprattutto il pubblicofinanziario. Ciò è ottenuto con la trasparenza e la correttezza delle suecomunicazioni. Luxottica ad esempio si impegna a fornire i propri risultati ogni tremesi invece che semestralmente, minimo richiesto dalla legge.La comunicazione <strong>di</strong> Luxottica <strong>per</strong> i propri marchi cerca <strong>di</strong> rispettare i valori e lacultura <strong>di</strong> ogni paese, mantenendo nello stesso tempo una brand image coerente.Per raggiungere questo scopo le filiali commerciali analizzano le caratteristiche <strong>di</strong>ogni Paese e le comunicano all’ufficio marketing che in<strong>di</strong>vidua i valori con<strong>di</strong>visi alivello continentale o <strong>per</strong> “blocchi” <strong>di</strong> Paesi.Declinando le caratteristiche del marchio in base alle esigenze <strong>di</strong> ogni “blocco”,l’impresa riesce a rispondere ad entrambe le esigenze sopra citate.Analisi dei mezziL’analisi della coerenza tra l’immagine <strong>di</strong> Luxottica e quella delle due catene aldettaglio ci fa comprendere come Luxottica cerchi <strong>di</strong> acquisire aziende che abbianogià un’immagine coerente con la propria; la <strong>per</strong>fetta coincidenza delle due èottenuta attraverso alcuni cambiamenti, ad esempio nel layout del negozio o nelservizio offerto al cliente.Analisi <strong>di</strong> alcuni elementi che contribuiscono alla formazione dell’immagine <strong>di</strong>Luxottica:1) visual identity;2) missione aziendale3) museo d’impresa4) rispetto delle singole realtà locali.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________L’EMIGRAZIONE NELLA VALLE DEL BIOIS: ANNI TRENTA – ANNI CINQUANTA<strong>di</strong> BARBARA CAMPORINIRelatore: Prof.ssa Anna TrevesUniversità <strong>di</strong> Milano - Facoltà <strong>di</strong> Lettere e filosofiaAnno accademico 2001-2002Il lavoro analizza l’emigrazione nella valle del Biòis in un arcocronologico che va dagli anni Trenta agli anni Cinquanta del XX secolo.L’idea iniziale era quella <strong>di</strong> ricostruire, attraverso fonti recu<strong>per</strong>ate in archiviprivati e testimonianze orali, la vicenda migratoria <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> donne della valleche alla fine della seconda guerra mon<strong>di</strong>ale andarono a lavorare in Svizzera comeo<strong>per</strong>aie in una fabbrica tessile. Si trattava <strong>di</strong> un episo<strong>di</strong>o singolare <strong>per</strong> la modalitàcon cui avveniva ed anche <strong>per</strong>ché segnava la ripresa dell’emigrazione dopo la finedel conflitto coinvolgendo principalmente la componente femminile dellapopolazione.Procedendo nella ricerca del materiale ed approfondendo i temi strettamenteconnessi alla situazione socio-economica della valle è apparso palese che l’originedel boom migratorio non era connesso solamente alle esigenze della ricostruzionema affondava le proprie ra<strong>di</strong>ci in una crisi che aveva investito tutto la montagna<strong>bellunese</strong> a partire dagli anni Venti.La valle del Biòis infatti si era sempre retta su un sistema silvo-pastorale cheintegrava i propri red<strong>di</strong>ti con spostamenti <strong>per</strong> lo più temporanei verso i mercati dellavoro svizzero, francese, dell’area tedesca e americana; a partire dalla fine della Iguerra mon<strong>di</strong>ale questa complementarietà venne messa in <strong>di</strong>fficoltà dalle misurerestrizionistiche che molti paesi importatori <strong>di</strong> manodo<strong>per</strong>a estera aveva adottato<strong>per</strong> regolare gli flussi <strong>di</strong> lavoratori.La situazione peggiorò ulteriormente a causa della crisi economicainternazionale le cui conseguenze compromisero la fuoriuscita <strong>di</strong> forza-lavoro versoquei mercati che avevano contribuito <strong>per</strong> decenni ad assorbire la manodo<strong>per</strong>a inesubero della valle.A questi effetti bisogna aggiungere anche quelli derivanti dalle misure emanatedal regime fascista: provve<strong>di</strong>menti come la legge sul pascolo caprino e quelliriguardanti la sistemazione dei corsi d’acqua <strong>per</strong> lo sviluppo dell’industriaidroelettrica, che in linea <strong>di</strong> massima potevano essere visti come misure positive, quiregistrarono un effetto opposto determinando l’impossibilità <strong>per</strong> la popolazione <strong>di</strong>sostenersi attraverso lo sfruttamento <strong>di</strong> risorse locali come l’allevamento el’utilizzazione dei corsi d’acqua <strong>per</strong> l’industria della lavorazione del legno.Gli anni Trenta quin<strong>di</strong> possono essere visti come un momento <strong>di</strong> rotturarispetto al <strong>per</strong>iodo precedente, momento <strong>di</strong> crisi che portò ad un aumento della<strong>di</strong>soccupazione che non riuscì ad essere assorbita attraverso l’emigrazione promossadal governo verso i territori <strong>di</strong> bonifica in Italia centrale e verso le colonie in Africa,


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________e nemmeno con l’istituzione <strong>di</strong> progetti <strong>di</strong> lavori pubblici e con la chiamata allearmi.La penuria materiale si acutizzò ulteriormente a partire dall’armistizio, quandoil <strong>bellunese</strong> venne occupato dalla truppe tedesche <strong>per</strong> essere compreso, insieme alleprovincie <strong>di</strong> Trento e Bolzano, nella zone <strong>di</strong> o<strong>per</strong>azioni dell’Alpenvorland.A causa della scarsa densità abitativa, della povertà delle risorse e del terrenoim<strong>per</strong>vio, durante l’occupazione nazista la valle del Biòis non fu considerata <strong>di</strong>importanza strategica.Per gli stessi motivi <strong>di</strong>ventò un territorio <strong>di</strong> rilievo <strong>per</strong> il movimento <strong>di</strong>resistenza e questo scatenò la rappresaglia tedesca che mirò, attraverso l’episo<strong>di</strong>oconosciuto come “la strage della valle del Biòis”, a istituire un clima <strong>di</strong> terrore attoa frenare ogni azione <strong>di</strong> fiancheggiamento alla lotta partigiana. Nell’agosto 1944 seivillaggi della valle vennero <strong>di</strong>strutti, 38 <strong>per</strong>sone furono uccise, la maggior parte delbestiame venne razziato.Con la fine del conflitto ricostruzione e <strong>di</strong>slocazione della manodo<strong>per</strong>a<strong>di</strong>soccupata, come in buona parte della penisola, <strong>di</strong>vennero un problema impellente.In questo contesto l’opinione comune vedeva nell’emigrazione la soluzione alriassorbimento della <strong>di</strong>soccupazione ed alle esigenze della ricostruzione, ma questanecessità si scontrava con la reale situazione europea i cui mercati tra<strong>di</strong>zionalidell’emigrazione prebellica erano ancora chiusi. A partire dal 1946 il governoitaliano iniziò a stringere accor<strong>di</strong> con la maggior parte dei paesi del vecchiocontinente dando il via all’a<strong>per</strong>tura <strong>di</strong> canali istituzionali <strong>per</strong> il collocamento dellamanodo<strong>per</strong>a: i primi contingenti si <strong>di</strong>ressero i Belgio, poi in Francia e Svizzera.Anche nella valle del Biòis i movimenti ricalcarono questa sequenza e ingenerale ripresero seguendo le mete tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong> emigrazione. In concomitanza egrazie alla ripresa dei flussi fu possibile <strong>per</strong> la valle ricostruire le attivitàeconomiche e svilupparne delle nuove come legata al settore turistico.L’emigrazione comunque continuò ad essere il motore economico della valledel Biòis ancora negli anni Cinquanta, anche se la crescita del settore turisticocontribuì alla <strong>di</strong>minuzione del fluissi, soprattutto femminili.Tutto ciò in concomitanza con la nascita del Mercato Comune europeo e delboom economico italiano che cambiarono le mete e i mo<strong>di</strong> dell’emigrazionevalligiana.Il termine ad quem della mia ricerca è il 1957, quando il Bellunese vennecompreso nella legislazione a favore delle zone cosiddette “depresse”: sarà questo ilpunto <strong>di</strong> partenza <strong>per</strong> lo sviluppo economico e <strong>per</strong> il graduale passaggio dellaprovincia da zona economicamente sottosviluppata e territorio compreso in quelnord-est che oggi è simbolo <strong>di</strong> pros<strong>per</strong>ità e benessere.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________GESTIONE E VALUTAZIONE PER IL BILANCIO D’ESERCIZIODELLE RIMANENZE DI MAGAZZINO. UN CASO AZIENDALE<strong>di</strong> ERIKA CERVORelatore: Prof.ssa Varia FortunatiUniversità <strong>di</strong> Bologna - Facoltà <strong>di</strong> EconomiaAnno accademico 2001-2002La trattazione che segue ha lo scopo <strong>di</strong> esaminare le problematiche dellagestione e della contabilità <strong>di</strong> magazzino <strong>per</strong> le aziende che solo recentementehanno sentito la necessità <strong>di</strong> affrontare il problema, anche su pressione dellanormativa civilistico-fiscale.Una buona organizzazione del magazzino e una attenta gestione delle scortesono gli strumenti tecnici e strategici che consentono alle aziende <strong>di</strong> o<strong>per</strong>are conefficienti risultati.Il magazzino è un investimento molto oneroso che al giorno d’oggi èpreferibilmente sostituito con un bene meno costoso, “l’informazione”, che deveessere sempre accurata, tempestiva ed affidabile; è così che si può ridurrel’immobilizzo <strong>di</strong> capitali e i costi corrispondenti e si possono sod<strong>di</strong>sfare piùrapidamente i clienti, riducendo i tempi che intercorrono tra l’or<strong>di</strong>nazione e laconsegna della merce (just-in-time).Questo lavoro è affrontato innanzitutto nell’ottica gestionale, valutando glistrumenti che <strong>per</strong>mettono <strong>di</strong> razionalizzare la gestione del magazzino, esuccessivamente nell’ottica della normativa civilistico-fiscale, che oltre ad essere unobbligo <strong>di</strong> legge è fortunatamente molto vicina ai concetti aziendalistico-gestionali.L’esposizione della <strong>tesi</strong> si compone <strong>di</strong> quattro capitoli puramente a caratteretecnico ai quali si aggiunge una breve riflessione conclusiva sulla vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> unabuona gestione del magazzino ai fini dell’efficienza dell’attività aziendale.Il primo capitolo introduttivo, a carattere generale, richiama i concettifondamentali che devono essere rispettati nella redazione del bilancio d’esercizio.Il secondo capitolo affronta le problematiche prevalentemente gestionali el’organizzazione della contabilità <strong>di</strong> magazzino, soprattutto dal punto <strong>di</strong> vistastrategico; infatti il magazzino rappresenta il “volano” che consente <strong>di</strong> o<strong>per</strong>arecorrettamente tenendo conto dei tempi e delle caratteristiche degli acquisti e <strong>di</strong>quelli, <strong>di</strong>versi, dell’impiego degli articoli <strong>per</strong> la produzione e <strong>per</strong> la ven<strong>di</strong>ta.La gestione ottimale delle scorte è uno degli im<strong>per</strong>ativi della modernaeconomia d’impresa.Gestire bene il magazzino significa organizzare i movimenti in modo dagarantire la <strong>di</strong>sponibilità dei beni nella quantità, qualità e tempistica richiesti <strong>per</strong>poter sod<strong>di</strong>sfare le esigenze degli utenti, interni ed esterni, minimizzando i costi.E’ proprio la razionalizzazione dell’attività gestionale, che prevede la riduzionedelle scorte, dei rischi, dei costi e una <strong>di</strong>minuzione del capitale investito, con unmiglioramento del ren<strong>di</strong>mento del capitale stesso, a richiedere una grande


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________<strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> informazioni che vengono fornite dalla contabilità <strong>di</strong> magazzino e daaltri strumenti <strong>di</strong> supporto.Il terzo capitolo espone la normativa civilistico-fiscale, nonché i principicontabili e i criteri economico-aziendali, in tema <strong>di</strong> valutazione delle rimanenze <strong>di</strong>magazzino: infatti il problema che si pone al momento della determinazione delred<strong>di</strong>to e del corrispondente capitale <strong>di</strong> funzionamento, è l’attribuzione <strong>di</strong> un valore(VALUTAZIONE) alle rimanenze <strong>di</strong> magazzino.Sul processo valutativo esistono delle regole aziendali fatte sostanzialmenteproprie dal co<strong>di</strong>ce civile, e delle regole fiscali che verranno entrambe analizzatenella trattazione della <strong>tesi</strong>.Nel quarto capitolo vengono esaminate la gestione e la valutazione dellerimanenze <strong>di</strong> magazzino alla luce del caso aziendale specifico, relativo al Gruppo DeRigo S.p.A. che rappresenta uno dei principali produttori e <strong>di</strong>stributori <strong>di</strong> occhiali <strong>di</strong>alta qualità al mondo. Il caso aziendale è stato scelto <strong>per</strong> la tipicità dell’attivitàsvolta, caratteristica della provincia <strong>di</strong> Belluno dalla quale provengo.Con l’introduzione e la trattazione <strong>di</strong> questo caso aziendale si è potutoconstatare effettivamente che la gestione del magazzino è il cuore pulsantedell’attività dell’impresa industriale e che da essa parte poi tutta la politicagestionale e la pianificazione strategica dell’attività aziendale.La gestione del magazzino ha inizio dall’approvvigionamento delle materieprime, a cui segue l’attività produttiva <strong>di</strong> trasformazione che <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> creare ilprodotto finito.Ed è proprio dalla gestione delle rimanenze dei prodotti che prende vital’attività d’impresa. Quin<strong>di</strong> gestire bene il magazzino è veramente il punto <strong>di</strong>partenza <strong>per</strong> poter raggiungere dei vali<strong>di</strong> traguar<strong>di</strong> economici che <strong>per</strong>mettono <strong>di</strong>sod<strong>di</strong>sfare il cliente e <strong>di</strong> minimizzare i costi <strong>di</strong> gestione.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________VALUTAZIONE DEL POTENZIALE DI VENDITA DI UN’AZIENDAPRODUTTRICE DI ASTUCCI PER OCCHIALI<strong>di</strong> DANIELA COLETTIRelatore: Prof.ssa Francesca BassiUniversità <strong>di</strong> Padova - Facoltà <strong>di</strong> Scienze StatisticheAnno accademico 2001-2002Lo stu<strong>di</strong>o assume le vesti <strong>di</strong> un report su un’es<strong>per</strong>ienza <strong>di</strong> stage aziendalecondotta <strong>per</strong> tre mesi presso l’impresa Giorgio Fedon S.p.A., leader mon<strong>di</strong>ale dellafabbricazione <strong>di</strong> astucci <strong>per</strong> occhiali. Va ricordato che gli astucci: sono un benecomplementare e un prodotto <strong>di</strong> pura immagine legato alla moda che il consumatorericeve insieme agli occhiali. Il lavoro si é concretato in un’indagine <strong>di</strong> mercato che hacoinvolto gli ottici. (40% dei clienti delle province <strong>di</strong> Vicenza, Verona e Padova) cui èstato somministrato un sondaggio telefonico sui temi dell’analisi della concorrenzadel grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione del prodotto e servizio Fedon e delle esigenze easpettative degli ottici.La trattazione comprende una descrizione tecnica del database utilizzato edella costruzione del questionario, cui si aggiunge l’analisi delle risposte.Per svolgere il lavoro sono state seguite le seguenti fasi:1. OBIETTIVI – Sono state definite in modo dettagliato le domande <strong>di</strong> ricerca inriferimento al target dei clienti attuali delle province <strong>di</strong> Padova, Verona eVicenza;2. PREDISPOSIZIONE DEL PIANO DI CAMPIONAMENTO – C’è stata la valutazione dellalista <strong>di</strong> campionamento (anagrafica clienti or<strong>di</strong>nata <strong>per</strong> provincia e <strong>per</strong> città), lascelta del piano <strong>di</strong> campionamento (<strong>di</strong> tipo probabilistico: ogni elemento dellapopolazione ha una probabilità non nulla e misurabile <strong>di</strong> essere incluso nelcampione), la scelta del <strong>di</strong>segno campionario (tecnica <strong>di</strong> campionamentostatistico stratificato), la definizione della numerosità campionaria (fissata al 50%prevedendo un alto tasso <strong>di</strong> non risposte), la selezione del campione (da ciascunstrato si estrae un numero <strong>di</strong> elementi proporzionale al peso dello strato nellapopolazione) e infine la valutazione dei costi (limitati al costo delle telefonate,senza lettera <strong>di</strong> presentazione e senza omaggio ai rispondenti);3. METODOLOGIA PER LA RACCOLTA DEI DATI – In<strong>di</strong>pendentemente dalla tecnicaadottata la rilevazione ha tre obiettivi fondamentali: in<strong>di</strong>viduare l’unità <strong>di</strong>rilevazione (ottici) e convincerla a partecipare all’indagine, raccoglierel’informazione in modo neutrale, senza cioè <strong>di</strong>storcerla influenzando ilrispondente e lasciare una buona impressione <strong>per</strong> facilitare eventuali contattifuturi. Si è scelto un questionario semistrutturato o misto quin<strong>di</strong> con domandea<strong>per</strong>te (non strutturate) e chiuse (strutturate). Le domande a risposta a<strong>per</strong>ta


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________hanno dato l’opportunità al rispondente <strong>di</strong> esprimere commenti e suggerimentiutili al management dell’azienda. Per quanto riguarda le domande a rispostachiusa si è pensato ad una scala <strong>di</strong> misura con 5 items. In questo modo ilrispondente era “costretto” a dare un giu<strong>di</strong>zio e nello stesso tempo è statafacilitata la fase <strong>di</strong> co<strong>di</strong>fica in quanto si <strong>di</strong>sponeva, già dalla preparazione delquestionario, dell’elenco completo delle modalità <strong>di</strong> risposta. Per evitare risposte<strong>di</strong>storte o errate, nel formulare le domande si è tenuto conto <strong>di</strong> tre con<strong>di</strong>zionigenerali: l’intervistato deve essere in grado <strong>di</strong> comprendere la domanda, deveavere la capacità <strong>di</strong> fornire l’informazione richiesta e deve avere la volontà <strong>di</strong>rispondere;4. COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO – Il questionario è stato sud<strong>di</strong>viso in 5 sezioniriguardanti la richiesta <strong>di</strong> collaborazione, i dati del cliente attuale, l’indagine suiconcorrenti, l’indagine su prodotto – servizio – <strong>per</strong>sonale – immagine e <strong>per</strong>concludere l’indagine sulle aspettative degli ottici. Per facilitare l’analisistatistica si è scelto <strong>di</strong> costruire il questionario con Microsoft Access così darenderlo utilizzabile <strong>per</strong> l’applicazione della metodologia C.A.T.I. (ComputerAssisted Telephone Interview). In questo modo l’intervistatore legge le domande<strong>di</strong>rettamente dallo schermo del computer e co<strong>di</strong>fica le risposte attraverso latastiera (nel caso <strong>di</strong> domande a risposta a<strong>per</strong>ta) o selezionando una voce dalmenù a ten<strong>di</strong>na. Prima <strong>di</strong> effettuare l’indagine vera e propria è stata effettuataun’indagine pilota <strong>per</strong> verificare la qualità del questionario. Questa fase mi ha<strong>per</strong>messo <strong>di</strong> aggiungere in alcune domande l’alternativa <strong>di</strong> risposta che in uncerto senso <strong>per</strong>metteva all’ottico <strong>di</strong> non rispondere alla domanda in quantol’evento non si era mai verificato, arrivando così alla stesura definitiva delquestionario. L’elevata <strong>per</strong>centuale <strong>di</strong> non risposte ha inciso negativamente sullaqualità dei dati raccolti ed è stata favorita dal fatto che i rispondenti non eranostati preavvisati dell’indagine. Le informazioni raccolte nel database sono stateesportate, dalla query <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> Access, in un foglio Excel <strong>per</strong> costruire graficie presentare l’elaborazione finale. Nella presentazione dei risultati è emerso cheil tasso <strong>di</strong> risposta relativo all’indagine sulla concorrenza è stato inferiore rispettoa quello delle indagini sulla sod<strong>di</strong>sfazione prodotto – servizio – <strong>per</strong>sonale –immagine. La ragione <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>fferenza sta nel fatto che i clienti <strong>per</strong>cepisconoun’indagine sulla sod<strong>di</strong>sfazione come un modo <strong>per</strong>sonale <strong>per</strong> essere coinvoltinelle decisioni dell’impresa, mentre non avviene lo stesso quando si pongonodomande sulla concorrenza. Per quanto riguarda l’impiego della scala <strong>di</strong> misura èimportante sottolineare che non esistono concetti come la sod<strong>di</strong>sfazione ol’insod<strong>di</strong>sfazione in assoluto, ma tutta una serie <strong>di</strong> <strong>di</strong>screpanze tra ciò che uncliente si aspetta dall’acquisto <strong>di</strong> un certo prodotto o <strong>di</strong> un certo servizio e ciòche in realtà ottiene. Quin<strong>di</strong> la politica della qualità dev’essere orientata sulla<strong>per</strong>cezione del consumatore. L’orientamento al cliente richiede all’azienda una<strong>di</strong>sponibilità illimitata a migliorare continuamente i propri prodotti e servizi, leproprie procedure o<strong>per</strong>ative e la qualità del proprio <strong>per</strong>sonale, almeno fino a chetutto ciò è economicamente giustificato.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________LO SVILUPPO DELLE REGIONI DI MONTAGNA: L’OPZIONE PER VALORIZZARELE POTENZIALITA’ STRATEGICHE DELLA PROVINCIA DI BELLUNO<strong>di</strong> ELISA COLLAZUOLRelatore: Prof. Pietro NerviUniversità <strong>di</strong> Trento - Facoltà <strong>di</strong> EconomiaAnno accademico 1999- 2000Nella prima parte del lavoro si analizzano le principali caratteristichesocio-economiche della provincia attraverso una raccolta assai ampia <strong>di</strong> dati,corredata da grafici, tabelle e schemi che analizzano l’andamento dellapopolazione (in costante <strong>di</strong>minuzione), la scolarizzazione (sottolineandol’insufficienza <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> livello su<strong>per</strong>iore), i settori produttivi, l’agricoltura(con la sua importante funzione <strong>di</strong> manutenzione del territorio), il turismo(con l’offerta turistica che sembra non tenere il passo della sempre maggioredomanda <strong>di</strong> servizi) e la <strong>di</strong>soccupazione. La fonte principale della ricercarisulta essere l’“Indagine preliminare volta alla formazione del PianoTerritoriale della Provincia <strong>di</strong> Belluno” svolta nel 1993 dalla PROGET, cui siaffiancano i censimenti ISTAT della popolazione, dell’agricoltura e delleattività produttive, le statistiche demografiche ISTAT e le rilevazionidell’Ufficio Provinciale del Lavoro.La seconda parte si occupa dei soggetti che agiscono all’interno delsistema locale e in particolare della società Longarone Fiere. La sezionede<strong>di</strong>cata alle interviste a pubblici amministratori e a rappresentanti dellecategorie economiche mette a fuoco i problemi economici della provincia eoffre spunti propositivi, evidenziando sia la mancanza <strong>di</strong> integrazione tra ivari livelli <strong>di</strong> governo che l’importanza <strong>di</strong> comuni e province come agentidello sviluppo locale. In una realtà <strong>di</strong>fficile come quella <strong>bellunese</strong> ènecessaria la collaborazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi soggetti e l’utilizzo dei finanziamentiprovenienti da fonti <strong>di</strong>verse e spesso non sfruttati al meglio.La ricerca evidenzia tra i punti <strong>di</strong> forza della provincia <strong>di</strong> Belluno lavarietà ambientale e culturale che si può riscontrare al suo interno e lavivacità impren<strong>di</strong>toriale che la caratterizza, mentre l’elenco dei punti <strong>di</strong>debolezza comprende lo sfruttamento scarsamente efficiente d’un ambientenaturale unico, la carenza in loco <strong>di</strong> forza lavoro e la mancanza <strong>di</strong> unastruttura formativa in grado <strong>di</strong> fornire professionalità alle attività economichemontaneLa terza e ultima parte ha lo scopo <strong>di</strong> proporre un’opzione <strong>per</strong> valorizzare lepotenzialità strategiche delle provincia <strong>di</strong> Belluno e propone un modello <strong>di</strong> sviluppobasato sull’es<strong>per</strong>ienza svizzera, con la costituzione <strong>di</strong> sei microregioni (o meglio <strong>di</strong>unioni <strong>di</strong> comuni limitrofi che vengono così in<strong>di</strong>viduate: Cadore-Comelico; ValleAgor<strong>di</strong>na; Orientale; Valbelluna; Feltrino; Belluno). Tutte sono dotate <strong>di</strong> un centropropulsore <strong>di</strong> carattere economico-culturale posto a ridosso <strong>di</strong> importanti vie <strong>di</strong>


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________comunicazione, attorno al quale gravitano i centri più piccoli. L’attuale sistemadecisionale, essenzialmente basato sulla spinta <strong>di</strong> analisi settoriali, prevalentementeispirate ad interessi <strong>di</strong> natura corporativa, deve sottostare ad una revisionemetodologica al fine <strong>di</strong> <strong>per</strong>venire alla formazione <strong>di</strong> un piano <strong>di</strong> sviluppo globale (chetenga conto cioè <strong>di</strong> tutti i settori economici da sviluppare) ed integrato (che tengaconto <strong>di</strong> tutti i livelli <strong>di</strong> governo del territorio). Si aspira al su<strong>per</strong>amento degliinteressi corporativistici comunali e al formarsi <strong>di</strong> un piano <strong>di</strong> sviluppo globalesupportato dalla conoscenza completa del sistema delle “comunità comprensoriali”in tutte le sue componenti. A completamento del lavoro viene riportata una proposta<strong>di</strong> legge istitutiva delle comunità comprensoriali.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________TURISMO SOSTENIBILE: IL PROGETTO “PARCO AGRICOLO”NELLA SINISTRA PIAVE BELLUNESE<strong>di</strong> GIULIANO COMIOTTORelatore: Prof. Fabio LandoUniversità <strong>di</strong> Venezia - Facoltà <strong>di</strong> EconomiaAnno accademico 2001-2002La Sinistra Piave comprende i comuni <strong>di</strong> Lentiai, Limana, Mel e Trichiana, ove ilcrollo del primario ha lentamente trasformato il territorio, soprattutto nelle aree piùisolate. Dove 40 anni fa si coltivava, ora c’è prato o bosco sparso. Il mutamentodell’economia ha portato a chiudere le latterie. Il trend negativo del primario causala lenta agonia della montagna, mentre i giovani si trasferiscono presso gliinse<strong>di</strong>amenti produttivi. La Sinistra Piave è <strong>di</strong>ventata zona ad elevataindustrializzazione. La <strong>di</strong>namica demografica presenta da anni un trend negativo edun lento invecchiamento.Il Parco Agricolo serve a creare, riscoprire o potenziare l’agricoltura, <strong>per</strong>salvaguardare territorio e ambiente. Si è ipotizzato un Parco Agricolo nella SinistraPiave, nella zona interme<strong>di</strong>a del comune <strong>di</strong> Mel, tra la Strada Provinciale n°1 ed iterreni tra i 500 ed i 600 m. s.l.m.La sua gestione può essere affidata ad un consorzio tra soggetti pubblici eproduttori privati, che dovrebbe coor<strong>di</strong>nare e pubblicizzare le attività dell’area confine ultimo la ven<strong>di</strong>ta dei prodotti agroalimentari. Il Parco porterebbe alla sco<strong>per</strong>taturistica dei piccoli paesi e potrebbe creare nuovi posti <strong>di</strong> lavoro nella vigilanza, nelrecu<strong>per</strong>o del territorio, nella gestione e nell’amministrazione dello stesso. Inoltreesso porterebbe più convenienza nella coltivazione <strong>di</strong>retta dei terreni e ad unaumento delle aziende agricole, mentre le esistenti potrebbero allargare <strong>di</strong>mensionie attività.Con i finanziamenti europei, si può favorire lo sviluppo della nuovaimpren<strong>di</strong>torialità giovanile nel primario. Il Parco, con l’effetto turistico da essogenerato, può essere fonte <strong>di</strong> <strong>di</strong>versificazione della struttura economica attuale,in<strong>di</strong>rizzandola verso l’agricoltura. Inoltre si offrirebbe agli impren<strong>di</strong>tori la possibilità<strong>di</strong> integrare il red<strong>di</strong>to aprendo un agriturismo o una fattoria-scuola ecommercializzando i prodotti agroalimentari.Nell’area esaminata insistono <strong>di</strong>verse attrattive storico-artistiche che il Parcopotrebbe valorizzare, ma la situazione della ricettività è negativa, mentre è migliorela ristorazione. Turista potenziale è l’escursionista che alloggia <strong>per</strong> pochi giorni,cercando un’es<strong>per</strong>ienza che esuli dal “turismo <strong>di</strong> massa”: visita delle fattorie scuola,passeggiate a cavallo, escursioni a pie<strong>di</strong> o in mountain bike, prodotti agroalimentari<strong>di</strong> qualità e produzioni locali, come il miele, i prodotti della frutticoltura.La promozione turistica dell’area può assumere queste forme:


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________1. Creare le infrastrutture adatte al fenomeno turistico, rilanciando il settoredell’ospitalità, favorendo l’a<strong>per</strong>tura <strong>di</strong> affittacamere, <strong>di</strong> Bed & Breakfast e lariqualificazione degli alberghi dell’area;2. Attivare pubblicità ed attività <strong>di</strong> marketing, riferite al Parco e alla Sinistra Piaveattraverso capitale pubblico e/o privato, che faccia conoscere al numero piùampio <strong>di</strong> potenziali turisti l’area;3. Attivare pubblicità ed attività <strong>di</strong> marketing mirate e creazione <strong>di</strong> un marchio, cheporti alla <strong>di</strong>fferenziazione della qualità del prodotto turistico dell’area.E’ fondamentale far partecipare al processo turistico le associazioni e lemanifestazioni locali.Gli obiettivi che possono essere collegati all’istituzione del Parco Agricolo sonoi seguenti:1. Creare turismo nella Sinistra Piave <strong>per</strong> portare a migliori con<strong>di</strong>zioni del sistemaeconomico locale, con un aumento del red<strong>di</strong>to prodotto dall’area, <strong>di</strong>versificandola struttura economica e quin<strong>di</strong> le possibilità <strong>di</strong> impiego dei residenti nellaSinistra Piave;2. All’interno dell’economia locale, è prioritario migliorare le con<strong>di</strong>zioni del settoreprimario, in questo <strong>per</strong>iodo abbandonato al proprio destino;3. Il turismo può contribuire a riscoprire le frazioni e ridare linfa al piccolocommercio al dettaglio.Le esternalità negative imputabili alla creazione del parco possono essere cosìriassunte:1. Costi <strong>per</strong> allestire le infrastrutture legate al turismo, connesse alla promozione eallo sviluppo del turismo nell’area, parzialmente a carico delle amministrazionilocali;2. Costi <strong>per</strong> il mantenimento e <strong>per</strong> la tutela delle risorse non riproducibili,intendendo con questo termine l’insieme dei costi a carico della collettività <strong>per</strong>mantenere intatte o <strong>per</strong> migliorare le con<strong>di</strong>zioni del patrimonio naturale edartistico presente nell’area;3. Progettare un’attività <strong>di</strong> turismo in un’area dove non è mai stato presente è<strong>di</strong>fficile e può comportare, soprattutto nel primo sviluppo, ad uno scontro, sottoil profilo della mentalità e la cultura, tra popolazione locale e turisti.Il progetto è conforme ai canoni <strong>di</strong> sviluppo e turismo sostenibile <strong>per</strong> questeragioni:1. <strong>per</strong>ché porta migliori con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to e miglior qualitàdell’ambiente e del territorio;


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________2. l’es<strong>per</strong>ienza turistica della visita del Parco è <strong>di</strong>versa rispetto all’offerta delturismo <strong>di</strong> massa. La creazione <strong>di</strong> attività turistiche a contatto con la naturaporta ad una es<strong>per</strong>ienza turistica <strong>di</strong> qualità;3. la creazione del parco annovera, tra i fini principali, la conservazione ed ilrecu<strong>per</strong>o dell’area, causando quin<strong>di</strong> un miglioramento ambientale della SinistraPiave;4. l’area ipotizzata richiede un compartecipazione degli enti locali e delleassociazioni <strong>di</strong> categoria compartecipi al progetto <strong>di</strong> sviluppo turistico dell’area.Attivare turismo è molto più <strong>di</strong>fficile in un’area dove mai è stato presente,come la Sinistra Piave che presenta un potenziale turistico su<strong>per</strong>iore a quantoemerge nella mentalità locale, che associa alla Sinistra Piave solamente il Castello <strong>di</strong>Zumelle. Tuttavia, <strong>per</strong> cambiare questa posizione, è necessario attivare dei piani <strong>di</strong>comunicazione e <strong>di</strong> pubblicità dell’area, altrimenti conosciuta al <strong>di</strong> sotto delleproprie potenzialità. Sarà compito delle amministrazioni locali convincere dellabontà del progetto “Parco Agricolo” le comunità, le associazioni ed i produttoriagricoli, tenendo comunque conto che solo con un’azione congiunta e con obiettivicomuni si può ottenere un prodotto turistico appetibile e <strong>di</strong> sicuro impatto con ilmercato.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________IL BASSO AGORDINO: ANALISI SOCIO-ECONOMICA<strong>di</strong> MARIA SILVIA COSSALTERRelatore: Prof. Cleto CorposantoUniversità <strong>di</strong> Trento - Facoltà <strong>di</strong> SociologiaAnno accademico 2000-2001Il Basso Agor<strong>di</strong>no (formato dai quattro comuni <strong>di</strong> Agordo, Gosaldo, La Valle,Rivamonte, Taibon e Voltago) è stato a lungo terra <strong>di</strong> emigrazione, come del restol’intera provincia <strong>di</strong> Belluno.Negli ultimi decenni si è <strong>per</strong>ò assistito ad un marcato sviluppo economicodell’area e ad un <strong>di</strong>ffuso aumento del benessere, che ha trasformato l’Agor<strong>di</strong>no, giàterra <strong>di</strong> emigrazione, in zona <strong>di</strong> immigrazione. Anche nel Basso Agor<strong>di</strong>no si é avuto lospopolamento tipico delle zone <strong>di</strong> montagna:, si è infatti passati da 12.189 residentidel 1961 ai 9.915 registrati nel 1998, con una <strong>per</strong><strong>di</strong>ta del 18,66% della popolazione,contro una me<strong>di</strong>a <strong>bellunese</strong> <strong>di</strong> 10,03% <strong>di</strong> abitanti in meno.A sorprendere maggiormente è il forte <strong>di</strong>vario esistente fra i vari comuni dellazona presa in esame: Agordo registra un incremento del 23,28% della popolazione nel<strong>per</strong>iodo considerato; mentre La Valle e Voltago hanno <strong>per</strong>so circa un quarto dei loroabitanti, Gosaldo e Rivamonte hanno visto più che <strong>di</strong>mezzare la loro popolazione(rispettivamente – 60,85% e –53,77%).Il fatto che Agordo risulti in controtendenza rispetto alla me<strong>di</strong>a del BassoAgor<strong>di</strong>no, fa presupporre che vi siano attività tali da fungere da polo <strong>di</strong> attrazione<strong>per</strong> i lavoratori, oltre che una posizione geografica sicuramente più centrale rispettoalle vie <strong>di</strong> comunicazione.L’andamento delle attività produttive presenti <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> cogliere qualisettori siano <strong>di</strong>ventati trainanti e quali invece abbiano <strong>per</strong>so importanza nel tempo.I dati delle tab. 1 e 2 riassumono le <strong>per</strong>centuali <strong>di</strong> addetti <strong>per</strong> ramo <strong>di</strong> attivitàeconomica.Legenda delle tabb. 1 e 2A = Agricoltura e silvicoltura;B = Industria estrattiva e <strong>per</strong> la trasformazione <strong>di</strong> minerali;C = Industria dell’energia elettrica, gas e acqua;D = Industria manifatturiera 1 (alimentare, tessile, abbigliamento, calzature,legno, stampa, e<strong>di</strong>toria, gomma);E = Industria manifatturiera 2 (prod. in metallo, macchine e mat. mecc.,mezzi <strong>di</strong> trasporto, orologeria, occhialeria);F = Industria delle costruzioni ed e<strong>di</strong>lizia;G = Commercio;H = Alberghi e pubblici esercizi;I = Trasporti e comunicazioni;L = Cre<strong>di</strong>to e assicurazioni;


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________M = ServiziTab. 1 Percentuale <strong>di</strong> addetti <strong>per</strong> ramo <strong>di</strong> attività economica (1961)COMUNI A B C D E F G H I L MAGORDO 0.28 1.32 10.69 18.07 5.96 15.04 20.62 5.87 17.79 1.51 2.84GOSALDO 5.82 12.17 0.00 13.23 1.06 19.58 22.75 19.05 4.23 0.53 1.59LA VALLE 3.03 0.00 0.00 15.15 3.03 30.30 27.27 15.15 6.06 0.00 0.00RIVAMONTE 5.62 65.46 0.00 4.02 0.40 2.01 11.65 8.43 1.61 0.00 0.80TAIBON 2.73 5.91 1.36 21.82 2.27 27.73 21.36 11.82 4.55 0.00 0.45VOLTAGO 3.60 2.88 0.72 20.86 2.88 10.07 30.22 20.14 5.04 0.00 3.60BAGORDINO2.14 11.30 6.09 16.30 4.01 15.42 20.68 9.53 11.51 0.89 2.14PROVINCIA 2.79 4.17 2.46 15.50 14.87 17.55 21.92 11.16 6.16 1.09 2.33Fonte: Istat nostra elaborazioneTab. 2 Percentuale <strong>di</strong> addetti <strong>per</strong> ramo <strong>di</strong> attività economica (1996)COMUNI A B C D E F G H I L MAGORDO 0.00 1.12 1.51 5.33 67.40 4.02 8.25 3.67 1.80 5.65 1.24GOSALDO 0.00 0.00 0.00 5.62 28.09 17.98 22.47 11.24 8.99 3.37 2.25LA VALLE 0.00 1.28 0.00 7.05 50.64 26.92 3.85 7.69 1.28 1.28 0.00RIVAMONTE 0.00 0.00 0.00 0.60 68.45 12.50 4.76 5.95 2.98 2.98 1.79TAIBON 0.00 2.04 0.00 4.08 57.65 12.07 12.07 4.25 2.72 3.06 2.04VOLTAGO 0.00 0.00 0.00 14.67 30.67 14.00 14.67 12.67 6.00 6.00 1.33BAGORDINO0.00 1.15 1.13 5.36 63.61 6.78 8.96 4.41 2.23 5.03 1.35PROVINCIA 0.00 2.90 0.95 11.10 33.25 11.06 16.13 9.67 4.80 8.12 2.00Fonte: Istat nostra elaborazione


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________Quello che emerge subito è il forte aumento degli occupati nella manifatturalegata ai prodotti in metallo e all’occhialeria. Nel 1961 il settore offriva il 4,01%(14,87% in Provincia) dei posti <strong>di</strong> lavoro nel Basso Agor<strong>di</strong>no, mentre nel 1996 si èpassati al 63,61% (33,25% in Provincia). Negli anni ‘60 i settori più importanti <strong>per</strong>l’economia del Basso Agor<strong>di</strong>no erano il commercio (20,68%) l’e<strong>di</strong>lizia (15,42%) el’industria manifatturiera (tessile, abbigliamento, alimentare: 16,30%); importanteera anche il settore estrattivo grazie alla presenza delle miniere della ValleIm<strong>per</strong>ina.Con gli anni ‘90 si assiste alla scomparsa del settore primario nell’economiaagor<strong>di</strong>na, una forte riduzione della rilevanza del settore e<strong>di</strong>le, del commercio e delturismo e dell’industria manifatturiera relativa al tessile-alimentare, sia rispetto aglianni Sessanta, ma quel che più colpisce è il <strong>di</strong>vario con la me<strong>di</strong>a dei dati provincialirelativi allo stesso <strong>per</strong>iodo. Tutto questo si spiega osservando il dato del settoremanifatturiero legato alle produzioni in metallo e all’occhialeria: come giàsottolineato ben il 63,61% dei posti <strong>di</strong> lavoro nel 1996 era offerto da questo settore.L’analisi più dettagliata delle sottocategorie del manifatturiero ha messo inrisalto la concentrazione degli addetti nel ramo della produzione <strong>di</strong> apparecchiatureottiche ed elettriche, con un rafforzamento dell’occupazione in tale settore durantegli anni ‘90, tanto che nel 1996 ben 2.555 <strong>per</strong>sone vi trovavano lavoro su 3.125addetti all’industria manifatturiera del Basso Agor<strong>di</strong>no, vale a <strong>di</strong>re l’81,76% deglioccupati dell’industria manifatturiera.Il non elevato numero <strong>di</strong> unità locali, solo 49, nell’occhialeria ci porta aconsiderare le <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> tali aziende. Ben 12 unità locali hanno un solo addetto,c’è una grande industria (la Luxottica) con 1.933 occupati e il resto comprendeaziende con meno <strong>di</strong> 100 occupati cadauna.Lo sviluppo del Basso Agor<strong>di</strong>no si può quin<strong>di</strong> ricondurre alla presenza d’unagrande industria, che nel 1996 prevedeva 1.933 dei 4.531 posti <strong>di</strong> lavoro offerti dalleaziende locali.L’analisi dettagliata <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> cogliere il vero peso che l’occhialeria, e inparticolare la Luxottica, hanno <strong>per</strong> questa zona. Un ulteriore spunto <strong>di</strong> analisipotrebbe essere il capire quanto l’occhialeria abbia invece bloccato altre attività,più legate al territorio, come ad esempio il turismo.Parte dell’analisi è stata de<strong>di</strong>cata a quest’aspetto, con interviste adamministratori locali. Il quadro emerso conferma l’importanza della Luxottica <strong>per</strong> ilbenessere della zona, ma anche la preoccupazione <strong>per</strong> la presenza <strong>di</strong> unamonocultura che non spinge gli abitanti a sfruttare altre risorse (artigianato, turismo,commercio, ecc.). Non si rileva una partecipazione attiva della popolazione a questeattività alternative consone al territorio; negli anni si è invece assistito alla chiusura<strong>di</strong> molti alberghi e locali, a causa <strong>di</strong> una mancanza <strong>di</strong> continuità nelle impresefamiliari.Numerosi sono <strong>per</strong>ò i tentativi da parte delle amministrazioni locali <strong>per</strong> farrivivere il turismo anche in collaborazione col Parco Nazionale delle DolomitiBellunesi <strong>di</strong> cui fanno parte i comuni <strong>di</strong> La Valle, Rivamonte e Gosaldo. Si auspica cheagli investimenti pubblici faccia seguito l’iniziativa privata al fine <strong>di</strong> realizzare unafattiva collaborazione.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________LA RECENTE EVOLUZIONE DEL SISTEMA DISTRIBUTIVO IN VENETO E IL CASODELLA PROVINCIA DI BELLUNO<strong>di</strong> CHIARA CURTIRelatore: Prof. Mario VolpeUniversità <strong>di</strong> Venezia - Facoltà <strong>di</strong> EconomiaAnno accademico 2000-2001Il lavoro si chiede come sia possibile far convivere da una parte la necessità <strong>di</strong>favorire un logico sviluppo del commercio moderno caratterizzato dalle gran<strong>di</strong>strutture <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta e dall’altro il bisogno <strong>di</strong> conciliare tale evoluzione con l’esigenza<strong>di</strong> mantenere sul territorio servizi fondamentali a beneficio della popolazioneresidente.La situazione del mercato è caratterizzata oggi dall’accelerazione del processo<strong>di</strong> concentrazione e da una spinta verso l’internazionalizzazione della <strong>di</strong>stribuzionecommerciale. Ci si deve chiedere come tutto questo possa realizzarsi ed esserecompatibile in un ambiente montano, dove le caratteristiche morfologiche edemografiche sono del tutto particolari.Certamente lo sviluppo e la modernizzazione nel commercio, che già si sonoverificati e che in futuro proseguiranno, sono elementi naturali ed in<strong>di</strong>spensabili <strong>per</strong>l’economia moderna. I nuovi sistemi <strong>di</strong>stributivi presentano senz’altro vantaggieconomici e sociali: tra questi, minori costi <strong>per</strong> i consumatori, ampiezzadell'assortimento che consente <strong>di</strong> ridurre i tempi necessari <strong>per</strong> gli acquisti, orari <strong>di</strong>a<strong>per</strong>tura più compatibili con le esigenze dei consumatori. Nel contempo <strong>per</strong>ò vannoconsiderati anche gli effetti negativi <strong>di</strong> tale sviluppo, quali la <strong>di</strong>minuita presenzacapillare <strong>di</strong> esercizi commerciali sul territorio, l’impoverimento dei centri urbani, ilvenir meno <strong>di</strong> un servizio essenziale vicino alle classi più svantaggiate dellapopolazione.Per le zone <strong>di</strong> montagna questo è un elemento importante in quanto il piccolonegozio spesso costituisce un servizio essenziale <strong>per</strong> la <strong>per</strong>manenza <strong>di</strong> abitanti inluoghi <strong>per</strong>iferici e <strong>di</strong>sagiati.Lo stu<strong>di</strong>o cerca <strong>di</strong> cogliere quali effetti ha avuto sull’occupazione l’evoluzionedel sistema <strong>di</strong>stributivo. I dati sembrano <strong>di</strong>mostrare che finora la grande<strong>di</strong>stribuzione non sia stata in grado <strong>di</strong> assorbire i posti <strong>di</strong> lavoro <strong>per</strong>si con la<strong>di</strong>minuzione dei piccoli esercizi.L’analisi della provincia <strong>di</strong> Belluno, svolta <strong>per</strong> Comunità Montana, ha <strong>per</strong>messo<strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare nel tempo un deciso invecchiamento della popolazione: ogni 100soggetti giovani, trent’anni fa c’erano 63 anziani, oggi ce ne sono 143. Si tratta <strong>di</strong>mo<strong>di</strong>ficazioni <strong>di</strong> forte impatto sul sistema sociale ed economico. La bassa natalità el’abbandono della montagna da parte dei più giovani hanno dato vita a un circolo


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________vizioso che, alla situazione attuale, sembra condannare la provincia a un tristedeclino demografico e a un futuro incerto.L’attuale fase <strong>di</strong> declino non può ragionevolmente far pensare ad unainversione <strong>di</strong> tendenza nel breve termine: la contrazione delle classi giovanilicontinuerà ad accompagnarsi con l’aumento dell'incidenza <strong>di</strong> quelle anziane, ed intermini territoriali, con l’ulteriore spopolamento delle zone più “alte” ed isolate.Tenendo presenti queste caratteristiche, lo stu<strong>di</strong>o esamina l’evoluzionedel sistema <strong>di</strong>stributivo nei tempi recenti sia all’interno della provincia che in ambitoregionale, le cause interne ed esterne che hanno prodotto il cambiamento, il ruolosociale che assume il piccolo commercio al dettaglio nelle zone marginali montane.Parlando delle zone bellunesi non si può non far riferimento alla risorsa delturismo che può essere elemento <strong>di</strong> sostegno al commercio, mentre nel contempo ilcommercio deve essere visto come elemento <strong>di</strong> completamento e <strong>di</strong> arricchimentodell'offerta turistica.La parte finale del lavoro esamina l'evoluzione dei vari sistemi <strong>di</strong>stributivi,partendo dal presupposto che l’obiettivo <strong>di</strong> comune interesse sia quello <strong>di</strong> garantire,anche <strong>per</strong> il futuro, la compresenza <strong>di</strong> varie tipologie <strong>di</strong>stributive: piccoli, me<strong>di</strong>,gran<strong>di</strong> esercizi commerciali.Si tenta <strong>di</strong> dare una risposta a quale potrà essere il futuro ruolo delle piccoleimprese commerciali particolarmente importanti nell’ambiente montano.L’analisi condotta ha evidenziato una situazione <strong>di</strong> grande cambiamentoall’interno del settore commerciale.Le nuove forme <strong>di</strong>stributive, che negli ultimi 20 anni si sono <strong>di</strong>ffuse soprattuttoin Veneto, come <strong>di</strong>mostrano i dati (su<strong>per</strong>ficie totale della grande <strong>di</strong>stribuzione pari a1.048.966 e densità pari a 232,5 mq. rispetto a una me<strong>di</strong>a italiana <strong>di</strong> 155 mq <strong>per</strong>1.000 abitanti), hanno assunto una posizione <strong>di</strong> anti<strong>tesi</strong> rispetto al piccolo commerciotra<strong>di</strong>zionale prima privo <strong>di</strong> concorrenti.La maggior ampiezza dell'assortimento, la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> parcheggi ed i prezzipiù contenuti attraggono notevolmente la clientela, mo<strong>di</strong>ficando <strong>di</strong> fatto icomportamenti dei consumatori, che hanno abbandonato i piccoli negozi <strong>di</strong> vicinato.Tale trasformazione é ancor più evidente nelle zone montane, ove il piccolonegozio già doveva far fronte ad un esiguo numero <strong>di</strong> clienti, allo scarso assortimento<strong>di</strong> prodotti, alle <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> trasporto <strong>per</strong> l’approvvigionamento delle merci e alconseguente aumento dei prezzi.Le particolari caratteristiche del commercio in montagna, alle quali si aggiungespesso l’anziana età dei titolari, rendono l‘attività poco produttiva e portano inmoltissimi casi alla chiusura del negozio, come evidenziato <strong>per</strong> la provincia <strong>di</strong>Belluno. In questa zona dal 1991 al 1996 sono stati chiusi 672 esercizi, con un calodel 22% delle imprese.La cessazione <strong>di</strong> un negozio nei piccoli centri é un fatto importante in quanto ilvenir meno della presenza commerciale in un paese <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a montagna puòsignificare un grave impoverimento in termini <strong>di</strong> servizi, tale da con<strong>di</strong>zionare la<strong>per</strong>manenza degli abitanti in quel territorio.Il commercio svolge nei piccoli paesi un ruolo fondamentale <strong>per</strong> lavitalizzazione della società, in quanto <strong>per</strong>mette la creazione <strong>di</strong> rapporti sociali e dà


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________<strong>di</strong>namicità alla vita della comunità: esso infatti offre un servizio in<strong>di</strong>spensabile <strong>per</strong>evitare il rischio della marginalizzazione.Da queste considerazioni nasce l’esigenza <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare strumenti <strong>tesi</strong> a far sìche il comparto <strong>di</strong>stributivo possa trovare un equilibrio e nuove prospettive <strong>di</strong>sviluppo, tali da offrire opportunità professionali ai giovani e quin<strong>di</strong> un interesse <strong>per</strong>loro a rimanere nei paesi d’origine.Nella ricerca <strong>di</strong> tali strumenti si possono ipotizzare forme <strong>di</strong> detassazione,politiche <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to, che adottino parametri particolari <strong>per</strong> la montagna e si faccianoportavoce <strong>di</strong> una programmazione che salvaguar<strong>di</strong> la presenza degli esercizi neiterritori montani.Nei casi più estremi, in cui si riconosce alla attività commerciale una funzionedeterminante a presi<strong>di</strong>o del territorio, <strong>di</strong> coesione sociale e <strong>di</strong> servizio a categorie <strong>di</strong><strong>per</strong>sone svantaggiate, quali gli anziani, sembra opportuno arrivare fino ad unintervento con contributi <strong>di</strong>retti all’attività o con integrazione al red<strong>di</strong>to deicommercianti minori.Finora la legislazione si è ado<strong>per</strong>ata <strong>per</strong> mantenere l’equilibrio tra le varieforme <strong>di</strong>stributive, con<strong>di</strong>zionando l’a<strong>per</strong>tura delle gran<strong>di</strong> strutture al rispetto <strong>di</strong>precisi criteri e <strong>di</strong> iter <strong>di</strong> autorizzazione, e liberalizzando sostanzialmente la nascitadei piccoli esercizi.Per la <strong>di</strong>fesa delle zone montane, le Regioni possono dettare apposite<strong>di</strong>sposizioni, <strong>per</strong> favorire sviluppo e riqualificazione della rete commerciale.Per ora la Regione Veneto ha in<strong>di</strong>viduato, quali strumenti <strong>di</strong> sostegno <strong>per</strong> lamontagna, la creazione dei centri polifunzionali, che <strong>per</strong>mettono <strong>di</strong> unire all’attivitàcommerciale alcuni servizi complementari, e ha incentivato la formazioneprofessionale, tralasciando <strong>per</strong>ò la possibilità, che la legge statale prevedeva, <strong>di</strong>concedere agevolazioni fiscali.In merito al commercio, nel futuro le Regioni avranno piena facoltà <strong>di</strong>legiferare. E’ auspicabile che ciò avvenga continuando a mantenere valido il principiodella compresenza tra le varie forme <strong>di</strong>stributive, in quanto ogni tipologia <strong>di</strong>esercizio ha un ruolo <strong>di</strong>verso e complementare, e solo dalla loro integrazione puòderivare un migliore servizio.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________LE SEGHERIE NELLA PROVINCIA DI BELLUNO: ANALISIDELL’ORGANIZZAZIONE E DEI PROCESSI PRODUTTIVI<strong>di</strong> SILVIA DE BATTISTARelatore: Prof. Raffaele CavalliUniversità <strong>di</strong> Padova - Facoltà <strong>di</strong> AgrariaAnno accademico 2001-2002L’indagine è stata svolta tramite interviste, realizzate <strong>di</strong>rettamente in azienda;la raccolta delle informazioni è avvenuta me<strong>di</strong>ante la compilazione <strong>di</strong> duequestionari riguardanti lo stato generale dell’azienda e la dotazione tecnologica.Il campione analizzato è composto <strong>di</strong> 23 segherie <strong>di</strong>slocate sull’interoterritorio provinciale.I contenuti dell’indagine riguardano:1. Caratteri strutturali delle aziende2. Acquisti e specie lavorate3. Processi produttivi e dotazione tecnologica4. Prodotti, servizi e qualità5. Mercato e relazioni con i clienti6. Comunicazione e informazione1. Caratteri strutturali delle aziendeOltre il 60% delle segherie ha iniziato la propria attività prima del 1970, sitratta <strong>per</strong> lo più <strong>di</strong> società tra più <strong>per</strong>sone, mentre le <strong>di</strong>tte in<strong>di</strong>viduali sono il 26% delcampione.Un dato significativo è il fatturato <strong>di</strong>chiarato <strong>per</strong> il 2001: circa la metà dellesegherie ha fatturato meno <strong>di</strong> 600 M <strong>di</strong> lire, solo il 17% ha fatturato oltre 1800 M.Il numero me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> addetti <strong>per</strong> segheria è 6.5, ma in realtà il 47% delle aziendeha un numero <strong>di</strong> addetti compreso tra 3 e 5.Le <strong>di</strong>mensioni me<strong>di</strong>e <strong>di</strong> su<strong>per</strong>ficie co<strong>per</strong>ta sono ~1500 m², <strong>di</strong> su<strong>per</strong>ficie sco<strong>per</strong>ta~8200 m², ma anche in questo caso la maggioranza delle segherie si colloca ben al <strong>di</strong>sotto <strong>di</strong> questi valori.Le segherie svolgono principalmente le attività <strong>di</strong> prima lavorazione del legno e<strong>di</strong> commercializzazione <strong>di</strong> semilavorati e prodotti finiti, solamente una parte sioccupa anche della fase <strong>di</strong> utilizzazione in bosco.Gli o<strong>per</strong>ai specializzati sono il profilo professionale più presente nelle aziende;è significativa la presenza <strong>di</strong> <strong>per</strong>sonale tecnico e amministrativo nelle aziende confatturato me<strong>di</strong>amente alto.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________2. Acquisti e specie lavorateLe segherie acquistano principalmente legname tondo e semilavorati oppureprodotti finiti. La provenienza del legname tondo è <strong>per</strong> il 44% provinciale, deisemilavorati è nel 62% dei casi extra-nazionale (l’Austria è il partner principale), deiprodotti finiti, nel 65% dei casi, regionale.Annualmente si segano 67 000 m³ <strong>di</strong> legname tondo, con una me<strong>di</strong>a <strong>per</strong> azienda<strong>di</strong> 2900 m³, ma oltre il 30% delle segherie sega annualmente un volume inferiore a1500 m³.Le specie lavorate sono in prevalenza abete bianco e rosso e larice.3. Processi produttivi e dotazione tecnologicaMacchine e impianti <strong>per</strong> la preparazione dei tronchi, quali impianti <strong>di</strong>scortecciatura o <strong>di</strong> intestatura, sono poco presenti nelle aziende che preferisconoacquistare legname tondo già scortecciato e intestarlo o sezionarlo con motosega. Gliimpianti presenti hanno un’età me<strong>di</strong>a su<strong>per</strong>iore a 20 anni.Riguardo le macchine <strong>per</strong> la segagione dei tronchi, è presente in quasi tutte leaziende le sega a nastro verticale, alcune volte affiancata da una sega alternativamultilama. Il refen<strong>di</strong>no è presente nel 65% delle aziende ma viene usato raramente,mentre la refilatrice a banco o a passaggio è sempre presente. Si tratta <strong>di</strong> macchineche <strong>per</strong> l’86% ha oltre 10 anni.Tra le macchine <strong>per</strong> le seconde lavorazioni la più <strong>di</strong>ffusa è la piallatrice (79%delle aziende) mentre significativa è la presenza <strong>di</strong> due macchine <strong>di</strong> elevato livellotecnologico acquistate da due aziende che hanno specializzato la propria produzionenel settore dei tetti in legno. Il 50% <strong>di</strong> queste macchine, rispetto alle precedenti, haun’età inferiore a 5 anni; questo è dovuto ad una serie <strong>di</strong> investimenti che moltesegherie hanno fatto negli ultimi tre anni al fine <strong>di</strong> migliorare il processo produttivo osostituire il vecchio macchinario. Inoltre le macchine <strong>per</strong> le seconde lavorazioniconsentono alle aziende <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare al meglio le richieste dei clienti e <strong>di</strong> metteresul mercato un prodotto con un maggior valore aggiunto.In segheria anche macchine e impianti <strong>per</strong> il con<strong>di</strong>zionamento del legno, pocopresenti, e macchine e attrezzature ausiliarie quali carrello elevatore, silos…4. Prodotti e serviziComponenti strutturali <strong>per</strong> l’e<strong>di</strong>lizia e prodotti <strong>per</strong> imprese e<strong>di</strong>li sono i prodottiofferti dalla quasi totalità delle aziende. quanto riguarda i servizi, l’80% dellesegherie commercializza semilavorati e prodotti finiti, mentre la progettazione deitetti in legno è appannaggio delle poche aziende che hanno in<strong>di</strong>rizzato verso questosettore la propria produzione.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________5. Mercato e relazioni con i clientiIl mercato dei prodotti offerti dalle segherie è <strong>per</strong> il 41% provinciale, 34%regionale, 23% extra-regionale, 2% extra-nazionale. Alcuni prodotti hanno un mercatopreferenziale, ad esempio le componenti strutturali <strong>per</strong> l’e<strong>di</strong>lizia sono venduteprincipalmente in regione o fuori regione, mentre i segati e manufatti <strong>per</strong> l’industriadell’arredo soprattutto fuori regione. La clientela delle segherie è composta inprevalenza da imprese e<strong>di</strong>li, clienti della seconda lavorazione e privati.6. Comunicazione e informazioneLe forme <strong>di</strong> pubblicità solitamente adottate dalle segherie <strong>per</strong> farsi conosceresono la presenza sulle Pagine Gialle, le sponsorizzazioni in occasione <strong>di</strong> eventi localioppure un proprio sito Internet. Le fonti <strong>di</strong> informazione sulle innovazionitecnologiche cui si fa riferimento sono: fiere del settore, scambio <strong>di</strong> informazioni tracolleghi e <strong>per</strong>sonale delle aziende fornitrici <strong>di</strong> macchinari.Da questa indagine è emersa quella che è la situazione attuale delle segherienella provincia <strong>di</strong> Belluno: il rilancio negli ultimi anni dell’e<strong>di</strong>lizia ha rivitalizzato ilsettore della prima lavorazione del legno, che tuttavia si è trovato a dovercompetere con i mercati <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> paesi produttori, soprattutto la vicina Austria.E’ emerso il forte legame tra la segheria, il territorio circostante e lapopolazione che vi abita.Evidenti sono le <strong>di</strong>fficoltà negli investimenti e nell’approvvigionamento <strong>di</strong>legname locale dovuto anche all’im<strong>per</strong>fetto svolgimento delle aste pubbliche.Per concludere: le segherie sono una realtà economica estremamenteimportante <strong>per</strong> la provincia <strong>di</strong> Belluno, ma devono essere sostenute <strong>per</strong> continuaread essere presenti e vitali.Il punto <strong>di</strong> forza delle segherie potrà essere il legname locale già conosciuto inpassato <strong>per</strong> la sua elevata qualità, che oggi è <strong>per</strong>ò <strong>di</strong>minuita a causa della scorrettautilizzazione dei boschi. Sarà <strong>per</strong>ciò fondamentale una riorganizzazione dellagestione del patrimonio boschivo della nostra provincia, e sarà necessario <strong>per</strong>metterealle segherie locali <strong>di</strong> acquistare e lavorare il legname locale al fine <strong>di</strong> rilanciarlo sulmercato.Tuttavia questo non consentirà alle segherie della provincia <strong>di</strong> Belluno <strong>di</strong>ottenere grossi incrementi <strong>di</strong> produzione né <strong>di</strong> profitto.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________MUSEO DELL’OCCHIALE: GESTIONE E MANAGEMENT<strong>di</strong> FABIOLA DE NARDINRelatore: Prof. Luca ZanUniversità <strong>di</strong> Bologna - Facoltà <strong>di</strong> EconomiaAnno accademico 2001-2002Il lavoro analizza la gestione ed il management <strong>di</strong> due musei aziendali: laGalleria Guglielmo Tabacchi del Gruppo Safilo e il Museo dell’Occhiale <strong>di</strong> Pieve <strong>di</strong>Cadore.Prima <strong>di</strong> affrontare il tema specifico ed i casi empirici in questione, si èritenuto opportuno partire da un <strong>di</strong>scorso più complessivo e generale inerente ilconcetto stesso <strong>di</strong> museo, le problematiche connesse con la storia, il significato, lagestione <strong>di</strong> tale istituzione.La <strong>tesi</strong> si apre quin<strong>di</strong> con una ricerca <strong>di</strong> carattere storico, intesa a definire leorigini dell’istituzione museale e il suo significato e valore nel corso dei secoli, finoalla realtà attuale, al <strong>di</strong>battito contemporaneo sul senso della conservazione, dellavalorizzazione e della amministrazione dei beni culturali.Prosegue quin<strong>di</strong> con un’analisi dei musei pubblici che ne sottolinea i problemi‘storici’ e la <strong>di</strong>s-organizzazione imputandone le cause da un lato alla natura <strong>di</strong>istituzione pubblica, tipica dei musei italiani, con le sue carenze a livello <strong>di</strong>programmazione e <strong>di</strong> gestione. In qualità <strong>di</strong> ente non-profit demandato allaconservazione e alla cura <strong>di</strong> un patrimonio <strong>di</strong> valore inestimabile, contenitore <strong>di</strong>o<strong>per</strong>e d’arte, regno dell’incanto e del compiacimento estetico oltre che dellapropagazione delle idee e della cultura, istituzione dalla mission culturalestoricamente fondata, il museo non ammette <strong>di</strong> lasciarsi gestire in termini <strong>di</strong>management, governance, marketing, ossia in quelli che in nome della formazioneumanistica dei curatori dei musei non sono altro che termini meramente economici erientrano nella sfera del negotium e non dell’otium.Nel prosieguo viene prospettata, come soluzione economicamente valida efondata in tal senso, l’ipo<strong>tesi</strong> <strong>di</strong> concepire le risorse come opportunità davalorizzare, ipo<strong>tesi</strong> tanto più valida in una situazione, quale quella italiana, che hadell’incre<strong>di</strong>bile <strong>per</strong> qualità e quantità <strong>di</strong> o<strong>per</strong>e d’arte e che costituisce un unicum alivello mon<strong>di</strong>ale.Il lavoro si occupa quin<strong>di</strong> della definizione <strong>di</strong> azienda museo, nella dupliceintenzione <strong>di</strong> teorizzare un modello ‘virtuale’ <strong>di</strong> managerializzazione delle istituzionimuseali e <strong>di</strong> concepire il museo proprio come un’azienda la quale necessita <strong>di</strong>modelli d’analisi e, <strong>per</strong> realizzare la propria mission o garantire efficacia edefficienza, deve rispondere a precisi criteri gestionali e manageriali.D’altro canto, in una prospettiva economica-gestionale, la definizione <strong>di</strong> museocome azienda, impone <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> museo anche in chiave <strong>di</strong> ambito competitivo,strategie, marketing. Questa a<strong>per</strong>tura all’economico non solo è legittima, purchénon snaturi la mission ideale <strong>di</strong> un’istituzione che rimane prioritariamente finalizzata


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________all’arte e alla cultura, ma <strong>di</strong>venta anche realizzabile attraverso l’istituzione <strong>di</strong> unamoderna figura <strong>di</strong> curator che affianchi alla ‘vecchia’ formazione umanistica, unaserie <strong>di</strong> competenze <strong>di</strong> carattere economico e manageriale: il binomioapparentemente contrad<strong>di</strong>ttorio “conservazione ed innovazione” riferito ai museiitaliani, <strong>di</strong>venta allora comprensibile, giustificato e fondato.A questo punto, <strong>per</strong> chiarire due concetti, azienda-museo e museo aziendale,che potrebbero dare l’impressione <strong>di</strong> essere sinonimi e in considerazione del fattoche i casi oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o rientrano nella seconda categoria, si passa dalladefinizione <strong>di</strong> azienda museo a quella <strong>di</strong> museo d’azienda e si è proceduto adanalizzarne sia le componenti storiche, sia quelle economico-gestionali.La valutazione degli aspetti prettamente economici invece ha riconosciuto undoppio or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> significati e valori al museo aziendale: la <strong>di</strong>rettiva del non-profit,dell’identità culturale e storica (certo in una prospettiva non evenemenziale) correparallela con la <strong>di</strong>rettiva economica, non finalizzata al profitto, maall’autovalorizzazione, al valore aggiunto in termini <strong>di</strong> immagine, comunicazione,marketing che un’impresa ottiene giocando la carta della storia, della memoria e,quin<strong>di</strong>, della sua qualità, rispettabilità, <strong>di</strong>gnità. Non si è trascurata neppure laquestione giuri<strong>di</strong>ca con la descrizione delle figure esistenti: struttura privata internaall’azienda, associazione, fondazione, e con la segnalazione <strong>di</strong> quello che, a detta <strong>di</strong>economi e giuristi, rappresenta il futuro nella gestione dei musei d’impresa, ossia laFondazione <strong>di</strong> Partecipazione.Solo nella parte finale della ricerca trova posto l’analisi empirica prospettata.La scelta <strong>di</strong> prendere in esame due casi aziendali trova fondamento nel fattoche, sebbene in entrambi i musei siano raccolti ed esposti occhiali, strumenti ottici eoggetti attinenti con il mondo dell’occhialeria cadorina e quin<strong>di</strong> sebbene analogorisulti il ‘contenuto’, tuttavia le due realtà museali corrispondono a due strutturecompletamente <strong>di</strong>verse sotto il profilo giuri<strong>di</strong>co: la Galleria Guglielmo Tabacchi èuna struttura interna all’azienda, il Museo dell’Occhiale <strong>di</strong> Pieve <strong>di</strong> Cadore, invece,è una fondazione pubblico-privata <strong>di</strong> proprietà <strong>di</strong> una società consortile aresponsabilità limitata che ha in corso l’iter <strong>per</strong> <strong>di</strong>ventare ONLUS. Divergenze ancorapiù sostanziali si riscontrano poi a livello tipologico (la Galleria Tabacchi è unacollezione privata, quello <strong>di</strong> Pieve il modello esemplare <strong>di</strong> museo territoriale) esoprattutto in relazione alle finalità, al valore culturale, alla gestione economica, al<strong>di</strong>verso modo <strong>di</strong> interpretare la mission e <strong>di</strong> concepire l’istanza non-profit checaratterizza le due istituzioni a priori.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________PESCATURISMO: POTENZIALITA’ DI SVILUPPO TURISTICONELLA VALLE DEL MIS<strong>di</strong> GUANITA FAGHERAZZIRelatore: Prof.ssa Giovanna TrevisanUniversità <strong>di</strong> Venezia – Facoltà <strong>di</strong> EconomiaAnno accademico 2001-2002L’evolversi delle circostanze economiche, lo sviluppo tecnologico, ilcambiamento degli stili <strong>di</strong> vita e, conseguentemente, delle esigenze <strong>di</strong> consumo,hanno contribuito a mo<strong>di</strong>ficare nel tempo il prodotto turistico da offrire ed ilcomportamento turistico in generale. Questa situazione ha condotto verso la ricerca<strong>di</strong> forme <strong>di</strong> turismo considerate “alternative”, a basso impatto ambientale, attenteall’integrità delle risorse attraverso un contatto “particolare” con il contestonaturale, economico e storico-culturale. In questo scenario <strong>di</strong>namico e sostenibile sicolloca il pescaturismo, che può rappresentare congiuntamente, un’attivitàcompatibile ed una possibilità <strong>di</strong> sviluppo locale. Le comunità locali, infatti,beneficiano dello sviluppo delle attività turistiche, raggiungendo risultati rilevanti intermini <strong>di</strong> rafforzamento dell’economia locale, impiego <strong>di</strong> <strong>per</strong>sonale residente epromozione dei prodotti tipici e delle tra<strong>di</strong>zioni.Nello specifico, il pescaturismo sembra possedere caratteristiche interessanti<strong>per</strong> la valorizzazione turistica della Valle del Mis, e più in generale del territorio <strong>di</strong>Sospirolo.Da un’analisi del contesto ambientale e geografico, la Valle del Mis risultaessere, storicamente e quasi spontaneamente, un luogo <strong>di</strong> passaggio, un crocevia <strong>di</strong><strong>per</strong>sone, oltre che un sito adatto ad inse<strong>di</strong>amenti umani <strong>per</strong> interessi economici,caratteristiche molto interessanti <strong>per</strong> un progetto <strong>di</strong> sviluppo turistico.Nel corso degli anni, si sono sviluppate, attorno al Lago del Mis, forme <strong>di</strong>turismo pendolare o <strong>di</strong> “escursionismo” concentrate in particolare nei mesi estivi piùcal<strong>di</strong>. Il totale delle presenze ammonta a circa 60.000 unità all’anno. Questi numerisi spiegano con la posizione geografica della valle, con la motivazione che è a montedelle scelte del turista, ma, anche e soprattutto, con l’assenza <strong>di</strong> strutture ricettivee ricreative adeguate, che <strong>per</strong>metterebbero al visitatore <strong>di</strong> rimanere più a lungo nelluogo.L’offerta della Valle del Mis, piuttosto modesta, si adatta soltanto ad unturismo “mor<strong>di</strong> e fuggi”, un’attività sicuramente poco remunerativa e tra le menosostenibili, considerando che ben l’80% dei visitatori sceglie <strong>di</strong> raggiungere la vallecon l’auto (scelta poco felice <strong>per</strong> l’inquinamento atmosferico).A tutte queste considerazioni, e ad altre, segue un <strong>per</strong>sonale piano <strong>di</strong>valorizzazione turistica (P.A.T. Pesca Ambiente e Turismo 2002), il quale nasceproprio dall’esigenza <strong>di</strong> proporre una soluzione <strong>per</strong> lo sviluppo <strong>di</strong> questo territorio e,più in generale del Comune <strong>di</strong> Sospirolo.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________Il piano interessa tutta la zona della Falcina, ma anche le aree a<strong>di</strong>acenti comela Val Brentón e la Val Soffia e tenta <strong>di</strong> coinvolgere congiuntamente gli enti locali, ilParco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi e la comunità sospirolese, <strong>per</strong> unaripartizione equa delle competenze e degli interessi.Viste le caratteristiche geomorfologiche del lago e <strong>di</strong> tutto il contestoambientale (la fauna ittica è presente con la trota Fario, la Mormorata e suoi ibri<strong>di</strong>),l’attività <strong>di</strong> pescaturismo o, in sostituzione, <strong>di</strong> pesca sportiva, sembrerebbe adattarsial meglio ad uno sviluppo intelligente, regolamentato, e a scopo turistico.Al pescaturismo, infatti, sono collegate tutta una serie <strong>di</strong> attività a bassoimpatto ambientale (come la possibilità <strong>di</strong> salvaguardare gli stock ittici), turisticoricreative(come la creazione <strong>di</strong> ristoranti tipici, piccoli alloggi <strong>per</strong> il <strong>per</strong>nottamento,escursioni in barca, ecc.), commerciali e culturali (punti <strong>di</strong> ristoro, ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong>attrezzature <strong>per</strong> la pesca, prodotti tipici, <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> informazioni varie…).Questo piano intende proporre un prodotto <strong>di</strong>versificato, costruito in base allenuove domande sul mercato turistico, e costituito <strong>per</strong>ciò, da un insieme integrato <strong>di</strong>beni e servizi.Lo scopo principale risulta essere, <strong>per</strong>tanto, quello <strong>di</strong> suggerire una forma <strong>di</strong>turismo alternativo, possibilmente responsabile.Il pescaturismo, assieme alla pesca sportiva nella valle, se monitorati e gestitiadeguatamente, potrebbero rappresentare attività sostenibili ed in grado <strong>di</strong>preservare nel tempo le risorse <strong>per</strong> la fruizione futura.L’implementazione del piano <strong>di</strong> valorizzazione turistica P.A.T. 2002 potràrappresentare <strong>per</strong> la comunità sospirolese un’occasione valida <strong>di</strong> sviluppo locale,grazie alla nascita <strong>di</strong> esternalità positive come occupazione, red<strong>di</strong>to ed immaginepositiva <strong>di</strong> Sospirolo, con<strong>di</strong>zioni necessarie <strong>per</strong> svincolare il paese dalla sua realtà <strong>di</strong>area poco conosciuta.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________LO SVILUPPO DEI BED AND BREAKFAST NELLA PROVINCIA DI BELLUNO<strong>di</strong> SILVIA LANFRANCONIRelatore: Prof. Ulderico Bernar<strong>di</strong>Università <strong>di</strong> Venezia - Facoltà <strong>di</strong> EconomiaAnno accademico 2001-2002Il lavoro è nato dall’intento <strong>di</strong> cercare nuove forme <strong>di</strong> promozione del turismonel Bellunese. L’evoluzione in provincia <strong>di</strong> una storica tra<strong>di</strong>zione anglosassone comequella dei bed and breakfast è sembrata un’ottima occasione <strong>per</strong> mettere in luce unquadro d’insieme della situazione o<strong>di</strong>erna nell’area considerata.L’introduzione presenta un panorama storico del “fare turismo in montagna”, apartire dai primi pionieri, gli alpinisti inglesi, ospitati inizialmente presso il parrocodel paese e poi anche dalle famiglie residenti, senza <strong>per</strong>ò alcuna inclinazioneimpren<strong>di</strong>toriale. L’inclinazione turistica delle Dolomiti comincia con questiavventurieri e si sviluppa grazie alla ferrovia, alla costruzioni <strong>di</strong> strade a partiredalla metà dell’800 che vede anche la nascita dei primi alberghi. Il turismo a Cortinasi presenta come “turismo sportivo” fin dagli albori e ha mantenuto questa suacaratteristica negli anni. E’ soprattutto un turismo in<strong>di</strong>rizzato a fasce me<strong>di</strong>o-alte chenegli anni ha avvertito un declino, dovuto alla concorrenza, all’invecchiamento dellestrutture e ai prezzi troppo elevati. Da qui la necessità <strong>di</strong> rinvigorire il turismomontano valorizzando altre aree della provincia che <strong>per</strong> le caratteristichepaesaggistiche, artistiche e storiche ben si adattano a proporsi come stazionituristiche alternative.Nel primo capitolo si affronta il tema dell’evoluzione dei B&B da fenomenonord europeo a realtà locale. Nati come promozione dell’impren<strong>di</strong>toria femminile, iB&B si stanno rivelando un’ottima alternativa alle strutture ricettive tra<strong>di</strong>zionalisoprattutto nelle aree marginali e fonte <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to a livello familiare. Le corsiste del“Progetto Bed and Breakfast O<strong>per</strong>ator” promosso nel 1999 in provincia <strong>di</strong> Bellunohanno <strong>di</strong>mostrato entusiasmo e capacità manageriale proponendo le propriestrutture anche a mezzo internet.A questa prima iniziativa ne sono seguite altre ad o<strong>per</strong>a <strong>di</strong> Enti e Associazioni<strong>di</strong> categoria. L’intento è <strong>di</strong> offrire un turismo casereccio, ma non <strong>per</strong> questo menoprofessionale e più attento alle esigenze del cliente che desidera un contattoprivilegiato con la natura e la gente del posto.L’analisi del questionario somministrato a 7 gestori <strong>di</strong> B&B della Val Belluna edella Vallata Feltrina ha messo in evidenza come i maggiori fruitori <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong>turismo siano <strong>per</strong> la maggior parte degli stranieri, desiderosi <strong>di</strong> conoscere leDolomiti, le vicende del Vajont, il monte Grappa, il Parco Nazionale, alla ricercadella cultura e della tra<strong>di</strong>zione locale, che hanno conosciuto il B&B soprattuttoattraverso internet. I turisti arrivano già con conoscenze del luogo, sanno doveandare e cosa fare. I gestori si <strong>di</strong>chiarano sod<strong>di</strong>sfatti dell’attività intrapresa, non


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________solo <strong>per</strong> il riscontro economico, ma anche e soprattutto <strong>per</strong> i contatti umani che sisono stabiliti con i clienti.Il capitolo II offre un’analisi della normativa <strong>di</strong> riferimento del B&B. Esso èvisto come un’attività ricettiva a conduzione familiare, e non realtà impren<strong>di</strong>toriale.I servizi minimi da garantire riguardano la presenza <strong>di</strong> un bagno che può coinciderecon l’abitazione, la fornitura <strong>di</strong> biancheria da letto e da bagno e il cambio dellastessa due volte la settimana, fornitura <strong>di</strong> luce, acqua calda e fredda, cibi e bevande<strong>per</strong> la prima colazione. La parte riguardante il cibo è quella che, a causa dellenorme igieniche, risulta essere più rigida, poiché le somministrazioni devono esserepreconfezionate (i turisti sono <strong>di</strong>spiaciuti <strong>di</strong> non poter assaggiare prodotti locali).Sono state raccolte ampie informazioni sulla nascita della prima coo<strong>per</strong>ativa <strong>di</strong>bed and breakfast <strong>bellunese</strong> sia attraverso la presenza ai vari convegni tenuti intema, sia attraverso lo spoglio <strong>di</strong> articoli <strong>di</strong> giornali e la somministrazione <strong>di</strong> unquestionario sottoposto <strong>di</strong>rettamente ad alcuni gestori <strong>di</strong> B & B.Il questionario analizza <strong>di</strong>verse realtà unite dal gesto comune <strong>di</strong> accogliereturisti in casa propria, offrendo loro camere e colazione. Il suo scopo è scoprire cosasignifichi <strong>per</strong> le famiglie bellunesi, storicamente note <strong>per</strong> la loro <strong>di</strong>ffidenza verso gliestranei, aprire le porte <strong>di</strong> casa a chiunque ne faccia richiesta. E’ stato interessantedesumere che la nostra mentalità timorosa sta man mano cedendo il passo ad unamentalità più <strong>di</strong>sponibile verso gli altri. Il bisogno economico, il desiderio <strong>di</strong>sod<strong>di</strong>sfazione professionale, un’antica tra<strong>di</strong>zione turistica in famiglia: sono questialcuni dei motivi che hanno spinto <strong>di</strong>verse <strong>per</strong>sone ad aprire un b & b, ma ce ne sonomolti altri. Le risposte al questionario hanno messo in luce realtà economicaprovinciale fino a oggi poco indagata.Il lavoro analizza inoltre la normativa <strong>di</strong> riferimento, allegando gli estrattidelle leggi unitamente all’elenco <strong>di</strong> tutti gli esercizi a<strong>per</strong>ti in provincia (aggiornatoal maggio 2002).L’autrice evidenzia come i B&B, se ben pubblicizzati, possano <strong>di</strong>ventare unaforma ricettiva allettante <strong>per</strong> il nuovo turista, soprattutto nelle aree marginali doveil richiamo turistico è più scarso e collegato a occasioni particolari qualimanifestazioni fieristiche e sportive.Il B&B viene visto come un red<strong>di</strong>to aggiuntivo senza grosse complicazioni fiscalie burocratiche e anche come possibilità <strong>per</strong> la gente locale <strong>di</strong> avere rapportiinterattivi gratificati con i clienti sia italiani che stranieri.La ricerca suggerisce infine che la gestione dei B&B risulta particolarmenteadatta a <strong>per</strong>sone sole, donne e anziani.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________LE FORME DI GESTIONE DEI SERVIZI PUBBLICI:IL CASO DELLA COMUNITA’ MONTANA FELTRINA<strong>di</strong> NADA MELLORelatore: Prof. Andrea FrancesconiUniversità <strong>di</strong> Trento - Facoltà <strong>di</strong> EconomiaAnno accademico 2001-2002Tra le scelte <strong>di</strong> natura strutturale, destinate ad incidere in modo profondo sullatrasformazione del ruolo e dell’assetto complessivo degli enti locali, un posto senzadubbio importante è rico<strong>per</strong>to dalla definizione della forma più conveniente dellagestione dei servizi.L’ente locale, sgravato delle responsabilità relative alla <strong>di</strong>retta erogazione deiservizi, dovrebbe concentrarsi su funzioni relative alle scelte fondamentali <strong>di</strong>governo e <strong>di</strong> sviluppo del sistema e <strong>di</strong> “garanzia” nei confronti del citta<strong>di</strong>no.La Comunità Montana Feltrina ha avviato in questo senso un settore <strong>di</strong> attivitàche si occupa della gestione <strong>di</strong> servizi associati <strong>per</strong> conto dei comuni. In particolare,in questo nuovo rapporto tra comunità montana e comuni, tre erano gli obbiettiviprincipali che avrebbero dovuto essere conseguiti:1. avere servizi più efficienti;2. ridurre sensibilmente i costi <strong>di</strong> gestione della macchina comunale;3. dare risposte adeguate ed imme<strong>di</strong>ate al citta<strong>di</strong>no.Relativamente agli ambiti entro cui poteva esercitarsi la funzione dei serviziassociati, il legislatore regionale li ha <strong>per</strong> lo più in<strong>di</strong>viduati nell’agricoltura, nelturismo e nella tutela ambientale.Attualmente la Comunità Montana Feltrina gestisce <strong>per</strong> conto dei comuni<strong>di</strong>versi servizi tecnici e amministrativi associati, in quanto vi sono alcune funzionicomunali che <strong>per</strong> loro natura possono beneficiare, sia in termini <strong>di</strong> efficacia che <strong>di</strong>efficienza, <strong>di</strong> una gestione sovracomunale.Ciò in quanto le strutture e gli uffici associati offrono la garanzia <strong>di</strong>attrezzature adeguate e <strong>di</strong> <strong>per</strong>sonale qualificato nelle <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>scipline.Mentre ha senso, sotto il profilo tecnico ed economico, associare taluni servizie funzioni a livello <strong>di</strong> Comunità Montana e altri a un livello territoriale ancora piùampio (ad esempio provinciale), ve ne sono alcuni che, <strong>per</strong> loro natura e anche <strong>per</strong> illoro legame <strong>di</strong>retto con territorio e citta<strong>di</strong>ni, possono raggiungere un equilibratolivello <strong>di</strong> gestione unitaria solo in un ambito gestionale più ristretto, quale adesempio l’Unione <strong>di</strong> Comuni. Così l’Unione è stata valutata non come unasovrapposizione alla Comunità Montana, ma come un completamento <strong>di</strong> quelprocesso <strong>di</strong> associazioni <strong>di</strong> funzioni e <strong>di</strong> servii comunali avviato proprio dallaComunità Montana e dal quale proprio non si può prescindere.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________Tempo fa la Comunità Montana Feltrina ha avviato un’attività <strong>di</strong>sensibilizzazione e <strong>di</strong> informazione ai propri comuni <strong>per</strong> la realizzazione <strong>di</strong> progettiintegrati pubblico-privato all’interno <strong>di</strong> misure regionali a sostegno delle piccoleimprese commerciali <strong>per</strong> la sistemazione dei locali e/o l’acquisto <strong>di</strong> attrezzature. Ciòal fine <strong>di</strong> fornire ad un territorio soggetto a continuo spopolamento un servizio <strong>di</strong>carattere economico e sociale soprattutto a vantaggio degli anziani.Questi gli obbiettivi principali degli interventi progettati:1. aiutare i piccoli esercizi commerciali;2. migliorare l’offerta <strong>di</strong> strutture varie che consentano ai citta<strong>di</strong>ni l’accesso aiservizi e lo sviluppo delle attività del mondo produttivo;3. potenziare la ricettività turistica del territorio col sostegno ai servizi <strong>di</strong>ristorazione e alle attività commerciali e alberghiere attraverso la realizzazione<strong>di</strong> strutture <strong>di</strong> base (parcheggi, strade, marciapie<strong>di</strong>, illuminazione, ecc.);4. aumentare la capacità <strong>di</strong> richiamo turistico del territorio me<strong>di</strong>ante lamanutenzione e la rivitalizzazione dei centri storici.Un importante fattore che ha portato al successo <strong>di</strong> questi servizi è stato ilclima <strong>di</strong> collaborazione e fiducia gradualmente creatosi a livello amministrativo cheha consentito <strong>di</strong> realizzare numerose iniziative, sollevando i Comuni da taloragravose incombenze.E’ la strategia del servizio, quin<strong>di</strong> che <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> promuovere una riflessionesulle risorse presenti e necessarie, sulle modalità <strong>di</strong> sviluppo delle professionalità esul processo <strong>di</strong> adeguamento.La ricerca <strong>di</strong> modalità <strong>di</strong> gestione innovative orientate all’economicitàcomporta lo sviluppo <strong>di</strong> una ampia <strong>di</strong>fferenziazione <strong>di</strong> forme nella gestione dei servizipubblici.L’ente locale è una realtà molto complessa, è una realtà autonoma chiamata ao<strong>per</strong>are con economicità. Non è possibile ridurre l’ente locale alla gestione <strong>di</strong> servizie non è possibile pensare un ente locale come ente pubblico che <strong>per</strong>segua finalitàsociali senza rilievo economico. Va quin<strong>di</strong> ricordato che l’ente locale è un’azienda ela migliore conoscenza dei fenomeni <strong>di</strong> funzionamento <strong>per</strong>metterà <strong>di</strong> <strong>per</strong>seguire piùefficacemente la ricerca dell’economicità.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________TURISMO MONTANO E SOSTENIBILITA’: IL CASO DEL PARCO NAZIONALEDELLE DOLOMITI BELLUNESI<strong>di</strong> RAFFAELE MEZZOMORelatore: Prof. Umberto MartiniUniversità <strong>di</strong> Trento - Facoltà <strong>di</strong> EconomiaAnno accademico 2000-2001Il lavoro si propone <strong>di</strong> coniugare due fenomeni solo apparentementeincompatibili, ossia lo sviluppo turistico e la sostenibilità, attraverso una concretaapplicazione al caso del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi.Il fenomeno turistico e le problematiche legate alla sostenibilità vengonoanalizzate inizialmente da un punto <strong>di</strong> vista teorico, attraverso i principali contributiespressi dalla letteratura specifica (in particolare le riviste Journal of SostainableTourism, Annals of Tourism Research, Journal of Tourism Management), poi con lostu<strong>di</strong>o del caso in esame.Dopo un breve excursus che introduce il concetto <strong>di</strong> “sviluppo sostenibile” ealtri concetti e definizioni ad esso collegati, l’elaborato, nella sua prima parte, sisviluppa attraverso i seguenti punti:? Un inquadramento generale del fenomeno turistico, in modo particolare nella suaconnotazione <strong>di</strong> sistema e <strong>di</strong> “industria trasversale”.? Stu<strong>di</strong>o delle tendenze del turismo attuale.? Stu<strong>di</strong>o della figura del turista: analisi dell’evoluzione della figura del turistao<strong>di</strong>erno.? Analisi delle possibili conseguenze <strong>di</strong> uno sviluppo turistico dai <strong>di</strong>versi punti <strong>di</strong>vista: quello economico, ecologico e antropologico – culturale, con particolareriferimento al caso concreto delle Alpi.? L’approfon<strong>di</strong>mento del concetto <strong>di</strong> “turismo sostenibile” e dei concetti ad essocollegati: turismo <strong>di</strong> massa e alternativo, capacità <strong>di</strong> portata, zonizzazione,funzioni dell’attore pubblico, evoluzione negli anni del concetto <strong>di</strong> turismosostenibile, i soggetti <strong>per</strong> la pianificazione del T.S., gli strumenti <strong>per</strong> una politica<strong>di</strong> sostenibilità.? Lo stu<strong>di</strong>o della “Legge Quadro” sui Parchi, <strong>per</strong> capire quali sono le prerogative, ifini da <strong>per</strong>seguire, e soprattutto i poteri detenuti dagli enti preposti alla gestionedelle aree protette quale l’Ente Parco.? L’approfon<strong>di</strong>mento dell’attuale situazione italiana <strong>per</strong> quanto riguarda turismomontano, turismo rurale e soprattutto turismo nei Parchi Nazionali, in modo daapprofon<strong>di</strong>re il contesto competitivo del nuovo prodotto turistico “PNDB”.Questa prima parte, sebbene più teorica e generale, ha fornito le rispostein<strong>di</strong>spensabili <strong>per</strong> poter calare i concetti e le conclusioni tratte alla situazionespecifica del PNDB analizzata nel proseguo: dal confronto tra i requisiti teorici del


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________turismo sostenibile e l’analisi del territorio della zona del Parco si è giunti infatti a<strong>di</strong>potizzare che un certo tipo <strong>di</strong> turismo rurale e sostenibile nel Parco possatrasformarsi da utopia a realtà.Dallo stu<strong>di</strong>o dell’attuale domanda turistica, ossia dalle tendenze in atto delcomportamento dei consumatori, si è notato come non manchino in<strong>di</strong>catoriimportanti da sfruttare: la sempre crescente richiesta <strong>di</strong> “verde” da parte <strong>di</strong> turististanchi e impoveriti da ritmi frenetici delle città, un ritrovato “desiderio <strong>di</strong> cultura”nelle vacanze <strong>di</strong> una larga fetta <strong>di</strong> popolazione, la <strong>per</strong><strong>di</strong>ta <strong>di</strong> fascino delladestinazione turistica tra<strong>di</strong>zionale, tipicamente monotematica (sole, spiagge, sci,ecc…), l’esplosione <strong>di</strong> nicchie <strong>di</strong> mercato legate allo sport, alla cultura, allagastronomia.Dal lato dell’offerta, tuttavia, a fronte <strong>di</strong> una domanda sempre crescente, si ènotato come le destinazioni turistiche “rurali” in Italia siano una realtà pocosviluppata, <strong>di</strong>sorganica e localizzata in poche zone.Proprio l’incapacità <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare le esigenze <strong>di</strong> questo “turista nuovo”, daparte <strong>di</strong> molte mete turistiche tra<strong>di</strong>zionali, costituisce ai nostri occhi la premessanaturale <strong>per</strong> ipotizzare una nuova destinazione turistica legata al nostro territorio. Inquesto contesto la sostenibilità ovviamente avrà n ruolo centrale, ma non verràconsiderata una fonte <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>menti coercitivi quanto una nuova opportunità <strong>di</strong>sviluppo da valorizzare.L’elaborato quin<strong>di</strong> prende in rassegna le principali <strong>di</strong>rezioni nelle quali sireputa necessario intervenire <strong>per</strong> poter garantire una solida base strutturale ad unsistema turistico nel Parco, mettendo al centro del modello proprio l’Ente Parco,ritenuto il soggetto giuri<strong>di</strong>co più idoneo (in collaborazione con gli altri entiterritoriali) a promuovere, incentivare, informare, educare popolazione e produttoriall’economia sostenibile, nonché a promuovere il territorio all’esterno.Riman<strong>di</strong>amo al testo originale <strong>per</strong> il dettaglio degli interventi ritenuti necessari<strong>per</strong> lo sviluppo <strong>di</strong> un turismo sostenibile nel territorio in questione, ricordando inquesta sede solamente le <strong>di</strong>rettive generali e i binari da seguire: l’incentivazionedello sviluppo <strong>di</strong> un’economia rurale locale, lo sviluppo dei prodotti biologici e deiprocessi eco – compatibili, un’offerta <strong>di</strong> servizi <strong>per</strong> il turismo ampia ma coerente coni principi <strong>di</strong> sostenibilità, il potenziamento responsabile e compatibile delle strutturericettive, la comunicazione all’esterno e la promozione del territorio, e non ultimi, losviluppo <strong>di</strong> un’identità locale da contrapporre alla globalizzazione, l’identificazionedella popolazione nel patrimonio naturale e culturale della propria realtà.Pertanto il sistema turistico in questione non è stato immaginato come entitàartificiale stu<strong>di</strong>ata ad uso e consumo del turista, ma come naturale a<strong>per</strong>turaall’esterno conseguente ad un’adeguata valorizzazione del territorio, nelle suecaratterizzazioni naturali, culturali, tra<strong>di</strong>zionali, e soprattutto nelle produzioni e neiprocessi eco – compatibili.Tutto questo sempre nel segno <strong>di</strong> una stretta con<strong>di</strong>visione con la popolazioneresidente, soggetto da rendere protagonista e non spettatore passivo del fenomenoturistico.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________I SERVIZI INTERNET ALLE IMPRESE NEI DISTRETTI INDUSTRIALIDI TREVISO E BELLUNO<strong>di</strong> ANNA MONDINRelatore: Prof. Roberto Moro ViscontiUniversità Cattolica del Sacro Cuore <strong>di</strong> Milano - Facoltà <strong>di</strong> Economia e CommercioAnno accademico 2001-2002Il fenomeno dei <strong>di</strong>stretti industriali, inteso come agglomerazione territoriale <strong>di</strong>produttori specializzati e tra loro integrati lungo intere filiere produttive, nonostan<strong>tesi</strong>a un’”invenzione” organizzativa e impren<strong>di</strong>toriale degli italiani e rappresenti unapositiva ed importante peculiarità del modello italiano (modello da sempreconsiderato “anomalo” rispetto a quello degli altri Paesi industrializzati), non è né unfenomeno recente né solo italiano. Simili fenomeni sono stati registrati in Francia,Inghilterra, Giappone, Germania anche se all’estero, i <strong>di</strong>stretti e le catene <strong>di</strong>fornitura si sono meno sviluppate che in Italia, <strong>per</strong>ché richiedono una forte <strong>di</strong>ffusionedello spirito impren<strong>di</strong>toriale, basse barriere all'ingresso in termini finanziari etecnologici ed un’elevata capacità <strong>di</strong> ”copiare” dagli altri o <strong>di</strong> acquistare i loroservizi (terzisti).Nonostante tutti i cambiamenti che ci sono stati e che si verificano tuttora(globalizzazione, rivoluzione dei sistemi <strong>di</strong> comunicazione...), i <strong>di</strong>stretti italianicontinuano a rappresentare il motore dello sviluppo.Difatti il censimento conferma il ruolo <strong>di</strong> punta dei <strong>di</strong>stretti industriali nei qualil’incremento degli addetti è stato del 9,1% rispetto al 1991. In forte espansioneappaiono soprattutto quelli del Sud (<strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Melfi).Vi sono <strong>di</strong>versi fattori che hanno apportato e stanno apportando tuttoracambiamenti nell’ambiente economico e sociale tra cui Internet.Inizialmente la Pmi aveva rinviato l’investimento in tecnologie <strong>di</strong> rete , spessoincompatibili con i suoi tratti caratteristici, in quanto non vedeva un ritornoeconomico e ne intuiva le incertezze a livello organizzativo. Ora <strong>per</strong>ò si rileva unprofondo cambiamento <strong>di</strong> tendenza che non si deve ad una tar<strong>di</strong>va adesione al credodell’economia <strong>di</strong>gitale, ma alla consapevolezza <strong>di</strong> un quadro competitivo mutato.Anche se e-mail, Corporate Banking, l’Erp navigano su <strong>per</strong>centuali elevate, una<strong>per</strong>formance più contenuta è stata fatta registrare nel <strong>per</strong>iodo degli E<strong>di</strong>, sistemio<strong>per</strong>ativi standard con<strong>di</strong>visi. Una conferma in tal senso, viene dalla <strong>di</strong>fficoltàincontrata nella realizzazione del progetto Optoidx nel <strong>di</strong>stretto <strong>bellunese</strong>dell’occhiale, che comporta l’adozione <strong>di</strong> uno standard comune <strong>per</strong> tutti i documenticommerciali che le aziende si scambiano.Questi e altri servizi Internet de<strong>di</strong>cati alle imprese, in questo scenario semprepiù competitivo e sempre più soggetto a continui cambiamenti, sono visti comestrumenti <strong>di</strong> supporto molto importante <strong>per</strong> tutte le società già esistenti, ma anche<strong>per</strong> tutti soggetti che vogliono iniziare un’attività in proprio.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________TURISMO E RICETTIVITA’ NELL’ARCO ALPINO INTERNO.IL CASO DEL FELTRINO<strong>di</strong> MARTA POLETTIRelatore: Prof. Luciano BuzzettiUniversità <strong>di</strong> Trento - Facoltà <strong>di</strong> EconomiaAnno accademico 2001-2002Il lavoro analizza il turismo sia dal punto <strong>di</strong> vista economico e ricettivo che dalpunto <strong>di</strong> vista geografico e focalizza l’attenzione sulla zona alpina italiana e le suepeculiarità, valutando l’influsso che un ambiente ha sulle forme <strong>di</strong> turismo che sisviluppano e sulle forme <strong>di</strong> ospitalità.I soggetti della domanda turistica sono i protagonisti <strong>di</strong> uno spostamento nellospazio, fattore che si colloca alla base del turismo. Tali spostamenti provocano lanascita <strong>di</strong> infrastrutture e attrezzature varie e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> accoglienza <strong>di</strong> variogenere (ristoranti, alberghi).Il turista, che è un <strong>per</strong>sonaggio “sui generis” con ruoli e motivazioni sempre piùarticolati e complessi, ricerca, nella località meta del suo soggiorno, con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>accoglienza ed intrattenimento che rispecchino e sod<strong>di</strong>sfino le sue aspettative. Dallacostante esigenza <strong>di</strong> far combaciare offerta e domanda turistica emergono <strong>per</strong>ò delle<strong>di</strong>fficoltà.Più volte, infatti, si sottolinea la complessità e la mutevolezza della domandache richiede risposte imme<strong>di</strong>ate e <strong>di</strong>fferenziate a sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> tutte le richieste.L’offerta è <strong>per</strong>ciò costretta a frantumare i suoi punti più rigi<strong>di</strong> a favore <strong>di</strong> una<strong>di</strong>versificazione sempre maggiore delle proposte. Inoltre, essa non è composta da ununico produttore e la sua analisi e gestione deve partire da un approccio aggregatoche assembla tutti gli attori che intervengono nei processi <strong>di</strong> offerta anche seagiscono su piani <strong>di</strong>versi.La globalizzazione e la progressiva democratizzazione dei vettori veloci hannoreso più accessibili le mete lontane, favorite dal buon rapporto qualità prezzo, dalclima e dalle bellezze naturali. Tali fattori sono alla base <strong>di</strong> una concorrenza semprepiù alta tra destinazioni turistiche, favorendo lo spostamento degli “assi turistici” dalMe<strong>di</strong>terraneo alle aree esotiche ed orientali.Le sfide che il turismo si troverà ad affrontare saranno legate alla rivalità tralocalità turistiche, alla garanzia <strong>di</strong> un servizio <strong>di</strong> qualità (il turista ne fa unacaratteristica <strong>di</strong>scriminante) e alla valutazione degli impatti ambientali con maggioreattenzione <strong>per</strong> il rispetto del paesaggio.La ricettività si trova <strong>di</strong>rettamente coinvolta in tutti questi cambiamenti,poiché essa è parte determinante del successo turistico <strong>di</strong> un’area. Interpretare nelmodo migliore le necessità del turista in primo luogo, della collettività e degliimpren<strong>di</strong>tori turistici in secondo luogo, implica il raggiungimento <strong>di</strong> unacombinazione pressoché ottimale tra domanda e offerta.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________La pianificazione delle strutture ricettive, alberghiere o extra-alberghiere,<strong>di</strong>pende dall’ambiente in cui si collocano, dal tipo <strong>di</strong> turismo da cui sono interessate,dalla sostenibilità della creazione <strong>di</strong> un comparto turistico e dall’analisi a priori delleesigenze della domanda.Quin<strong>di</strong>, le strutture che vengono proposte devono essere innanzitutto flessibilie duttili alle mutazioni delle richieste, devono essere adattate alle esigenzeprevalenti e devono giocare sulla leva della qualità anche se sono strutture <strong>di</strong> piccole<strong>di</strong>mensioni o <strong>di</strong> tipo complementare.Attualmente le forme ricettive che interessano i due comparti si trovano<strong>di</strong>stribuite in <strong>per</strong>centuali variabili su tutto il territorio italiano, con concentrazionipiù forti nel Nord Est.Le strutture alberghiere sono in genere imprese me<strong>di</strong>o-piccole, caratterizzateda forte in<strong>di</strong>vidualismo o<strong>per</strong>ativo che rallenta il processo <strong>di</strong> concentrazione instrutture maggiori.Le strutture extra-alberghiere sono numerose data la massiccia presenza <strong>di</strong>seconde case ed appartamenti. Le statistiche non sempre riescono a registrare inmodo corretto tali esercizi a causa della loro <strong>di</strong>somogeneità strutturale e della<strong>di</strong>versità <strong>di</strong> gestione.Di recente l’extra-alberghiero ha aggiunto nuove forme <strong>di</strong> ospitalità, qualil’agriturismo e il Bed & Breakfast, legate al successo del turismo verde e al concetto<strong>di</strong> “ospitalità familiare”.L’agriturismo è una forma che ben si adatta a territori rurali o <strong>di</strong> montagnadove ci sia l’opportunità <strong>di</strong> conoscere l’ambiente, i prodotti tipici e le tra<strong>di</strong>zionilocali. Può essere realizzata solo dall’impren<strong>di</strong>tore agricolo e deve rimanereun’attività sussi<strong>di</strong>aria all’interno dell’azienda agricola stessa. Anche il Bed &Breakfast ha buone potenzialità <strong>di</strong> sviluppo poiché si presenta come una forma moltosemplice, senza particolari obblighi amministrativi che offre la possibilità <strong>di</strong> ospitareil turista in un ambiente familiare ed informale.Per quanto riguarda le seconde case e gli appartamenti, la situazione ècomplessa. Da un lato, queste strutture abitative, utilizzate solo <strong>per</strong> pochi giorniall’anno, sono uno spreco <strong>di</strong> risorse, un costo <strong>per</strong> l’amministrazione locale e spesso,se abbandonate o trascurate, <strong>di</strong>ventano un danno <strong>per</strong> la comunità. Dall’altro lato,esse sono una fonte <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to <strong>per</strong> i commercianti dei piccoli centri o delle localitàturistiche minori, dato che le seconde case registrano un numero <strong>di</strong> presenze che glialberghi o le altre strutture non riescono mai a raggiungere.La montagna italiana ha la necessità <strong>di</strong> realizzare nuove proposte turistiche chene rinnovino l’immagine e ne migliorino la capacità <strong>di</strong> attrazione. La gestione delturismo non è semplice: la montagna è un contesto fragile, con con<strong>di</strong>zionimorfologiche e geografiche che influiscono su tutte le attività economiche, nonfacilitandone lo sviluppo. Tuttavia, la pratica turistica rimane la leva economica piùimportante poiché può fungere da sostegno e da stimolo <strong>per</strong> altre attività.Per lo sviluppo turistico montano non è possibile adottare una ricetta unica<strong>per</strong>ché esistono <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>fficoltà legate prevalentemente alla concorrenza dellealtre mete, agli alti costi del turismo invernale, all’appannamento <strong>di</strong> immagine delturismo estivo. Si dovrà <strong>per</strong>ciò adottare una nuova politica dei prezzi che renda la


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________montagna più competitiva; valorizzare l’ambiente, il paesaggio e l’arredo urbano;incentivare il recu<strong>per</strong>o dell’agricoltura e dell’artigianato integrandoli con il turismo;allungare la stagionalità ai <strong>per</strong>io<strong>di</strong> primaverile ed autunnale; proporre un’offerta più<strong>di</strong>versificata puntando su strutture <strong>di</strong> tipo low price.Considerando l’arco alpino italiano, la ricettività turistica si presenta con unanetta prevalenza delle strutture extra-alberghiere, costituite <strong>per</strong> la quasi totalità daseconde case ed appartamenti, e da un numero minore <strong>di</strong> esercizi alberghieri che siconcentra in prevalenza nella parte orientale. Esistono marcate <strong>di</strong>fferenze tra leregioni, ma si può in genere affermare che a fronte <strong>di</strong> un elevato numero <strong>di</strong> arrivi nelcomparto alberghiero, non si registra un equivalente numero <strong>di</strong> presenze: i turistiinfatti tendono a soggiornare meno tempo negli alberghi, mentre trascorrono piùtempo nelle strutture complementari che sono più flessibili e meno care.A verifica delle tendenze rilevate è stato analizzato un caso specifico, quellodel Feltrino, che non ha ancora sviluppato una precisa vocazione turistica edeconomica.Per tale comprensorio il turismo è una variabile importante; tuttavia <strong>per</strong>riuscire a considerare un territorio come un prodotto turistico si deve partire dalrispetto della sua specificità caratterizzata dalla posizione geografica, dallecaratteristiche morfologiche, dalla storia, dall’assetto economico, dal patrimonioculturale e civile.Il territorio considerato ha le potenzialità <strong>per</strong> essere prodotto da offrire:ambiente, tra<strong>di</strong>zione, cultura e può <strong>per</strong>ciò <strong>di</strong>venire sede <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> turismo(turismo verde, culturale, sportivo, turismo gastronomico e climatismo). Tuttavia visono dei no<strong>di</strong> critici che devono essere su<strong>per</strong>ati <strong>per</strong> configurare turisticamente ilterritorio e renderlo attrattivo. L’accessibilità che va ampliata e migliorata.Collegamenti efficienti e buone vie <strong>di</strong> comunicazione sono variabili fondamentali <strong>per</strong>lo sviluppo turistico <strong>di</strong> una zona. La ricettività è limitata: l’apparato alberghiero èridotto e poco qualificato, mentre il settore extra-alberghiero è ancora <strong>di</strong> bassolivello e poco organizzato, con forti con<strong>di</strong>zionamenti alla fruibilità e alla funzionalità<strong>di</strong> tali strutture rispetto alle attrattive turistiche dell’area. Gli interventi <strong>per</strong>migliorare l’offerta mirano ad una maggiore qualità degli alberghi e ad unaorganizzazione sistematica della ricettività extra-alberghiera, puntando su strutture<strong>di</strong>versificate, flessibili, ma <strong>di</strong> qualità e a prezzi contenuti. L’importanza <strong>di</strong> fornireun’offerta migliorata nei suoi aspetti più critici è legata alla necessità <strong>di</strong> dare alFeltrino un’immagine nuova: non più solo località <strong>di</strong> transito, ma anche metaturistica vera e propria dove si possa effettuare un soggiorno piacevole e<strong>di</strong>versificato nelle proposte.Si potranno così sfruttare al meglio tutte le opportunità offerte dal territoriocome il Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi, e valorizzare al meglio anche leazioni previste dagli Enti che si occupano dello sviluppo della zona come il Gruppo <strong>di</strong>Azione Locale n. 2 che incentiva, attraverso i finanziamenti dell’Unione Europea,progetti <strong>di</strong> tutela e promozione dei territori rurali con particolare attenzione alleopportunità offerte dal turismo.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________LONGARONE: NUOVA META TURISTICA<strong>di</strong> HELEN POLLARelatore: Prof. Fabio LandoUniversità <strong>di</strong> Venezia - Facoltà <strong>di</strong> EconomiaAnno accademico 2001-2002Il lavoro si occupa <strong>di</strong> una iniziativa <strong>per</strong> lo sviluppo turistico dell’arealongaronese (comprendente Longarone ed alcuni comuni limitrofi) ed é sortoall’interno del Progetto Informatori Turistici, un servizio <strong>di</strong> guide volontarie nato <strong>per</strong>accompagnare i turisti e quanti siano interessati a conoscere più da vicino i luoghiche furono teatro dei tragici avvenimenti del Vajont.A seguito dell’impatto della <strong>per</strong>formance televisiva <strong>di</strong> Marco Paolini de<strong>di</strong>cataalla genesi della trage<strong>di</strong>a ed al buon successo al cinema della pellicola “Vajont” delregista Martinelli, si è andato sviluppando, specie nei fine settimana e durantel’estate, un fenomeno turistico spontaneo e <strong>di</strong> passaggio che da alcuni anni interessaLongarone, la <strong>di</strong>ga e le zone limitrofe, al quale vanno offerti servizi e che può<strong>di</strong>ventare una opportunità economica <strong>per</strong> i residenti.L’idea <strong>di</strong> base del progetto è quella <strong>di</strong> creare un’organizzazione stabile cheoffra e promuova delle visite guidate e dei servizi tali non solo da renderequalitativamente migliore l’es<strong>per</strong>ienza turistica, ma, anche e soprattutto, al fine <strong>di</strong>aumentare in tutti la consapevolezza dell’importanza della salvaguar<strong>di</strong>adell’ambiente e <strong>di</strong> tutte le risorse non producibili.Sarà necessario pianificare correttamente il turismo sostenibile, analizzando edecidendo le modalità e le strategie del suo sviluppo, considerando tutte le <strong>di</strong>versevariabili positive e negative che caratterizzano il fenomeno turistico.Inoltre, nel tracciare i piani <strong>di</strong> una corretta politica turistica, Longarone, comeogni istituzione locale, dovrebbe concentrarsi sull’intero patrimonio culturaledell’area e quin<strong>di</strong>, in questa prospettiva, avvalersi <strong>di</strong> ogni risorsa offerta dai singoli edagli associati: le organizzazioni Pro Loco, i cultori <strong>di</strong> storia e folclore locale, i club<strong>di</strong> escursionisti, i centri culturali, ecc.Formulare e comunicare un’offerta turistica integrata e legata all’immaginedell’intera zona, con tutte le opportunità che questa propone al visitatore,<strong>per</strong>metterà non solo <strong>di</strong> ampliare ed articolare sia l’offerta che la domanda sfruttandoal meglio le risorse, ma anche <strong>di</strong> mantenere in loco i proventi.La <strong>tesi</strong> ri<strong>per</strong>corre la storia <strong>di</strong> Longarone prima e dopo il <strong>di</strong>sastro del 9 ottobre1963 e descrive quin<strong>di</strong> come si presenta oggi Longarone, analizzandone laconformazione territoriale, la popolazione, la vita economica e l’assetto urbanistico.Viene lasciato spazio anche ad una rapida guida all’offerta culturale del capoluogo edelle frazioni.Si passa quin<strong>di</strong> ad analizzare il fenomeno turistico prima e dopo il 9 ottobre1963 e vengono presentati i siti internet del comune <strong>di</strong> Longarone(www.longarone.net)e quello ufficiale del Vajont (www.vajont.net).


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________Prima <strong>di</strong> articolare la proposta <strong>per</strong> un piano <strong>di</strong> sviluppo turistico dell’area,l’elaborato presenta un bilancio in chiaroscuro delle strutture turistiche esistenti edelenca i possibili nuovi interventi migliorativi dell’amministrazione comunale.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________RECENTE SVILUPPO DEL TERRITORIO NEL DISTRETTOBELLUNESE DELL’OCCHIALE<strong>di</strong> CHRISTIAN POLLIRelatore: Prof. Marco CostaUniversità <strong>di</strong> Trento - Facoltà <strong>di</strong> EconomiaAnno accademico 2001-2002Basandosi sulla Legge 317/1991 e le successive mo<strong>di</strong>ficazioni, con la delibera n.79 del 22 novembre 1999 il Consiglio regionale ha in<strong>di</strong>viduato 15 <strong>di</strong>stretti industrialinel Veneto, tra cui il <strong>di</strong>stretto dell’occhialeria Bellunese e Trevigiana. La contiguitàterritoriale non è stata considerata fra gli elementi determinanti nell’in<strong>di</strong>viduazionedei <strong>di</strong>stretti e l’area dell’occhialeria, sebbene <strong>di</strong>stinta in due zone <strong>di</strong>fferenti,appartenenti una alla parte settentrionale della provincia <strong>di</strong> Belluno e l’altra al bassoFeltrino ed alla provincia <strong>di</strong> Treviso, è stata definita come unica. Il <strong>di</strong>strettodell’occhiale così delimitato comprende 47 comuni, che rappresentano l’80% delfatturato nazionale nell’occhialeria ed occupano oltre il 60% degli addetti al settorein Italia.Dal punto <strong>di</strong> vista geografico, il <strong>di</strong>stretto è contrad<strong>di</strong>stinto da quattro aree <strong>di</strong>forza: il Cadore, zona d’origine storica, l’Agor<strong>di</strong>no, sede della prima azienda nellaclassifica mon<strong>di</strong>ale, il basso Feltrino e il Longaronese, ricchi d’inse<strong>di</strong>amenti che sisono sviluppati sia spontaneamente sia usufruendo della legislazione seguita allatrage<strong>di</strong>a del Vajont.I comuni nei quali si concentrano maggiormente le attività dell’occhialeria sonoin<strong>di</strong>viduabili analizzando la <strong>di</strong>stribuzione territoriale degli addetti al settore; Agordoraggruppa nel suo territorio 3.075 addetti, il 25,8% del totale, mentre a Longaroneo<strong>per</strong>ano 1.959 addetti, il 16,4% del totale: insieme occupano oltre il 40% degliaddetti nel <strong>di</strong>stretto e costituiscono dei poli attrattori <strong>per</strong> i comuni circostanti e <strong>per</strong>l’intera Val Belluna, facilitati dalla maggior accessibilità rispetto ai centri del Cadoree dalla presenza del trasporto pubblico che prevede corse ad hoc <strong>per</strong> i pendolaridelle occhialerie. La <strong>di</strong>stribuzione degli addetti è più eterogenea nel Cadore, cheraduna complessivamente oltre il 30% del totale, ma si <strong>di</strong>stingue <strong>per</strong> la presenza <strong>di</strong>11 comuni con più <strong>di</strong> 100 addetti. I centri del basso Feltrino <strong>di</strong>mostrano d’essere subarea<strong>di</strong> una certa vitalità riunendo in 5 comuni quasi il 15% degli addetti del<strong>di</strong>stretto.In merito alla concentrazione territoriale delle unità locali oltre il 50% deltotale <strong>di</strong>strettuale è localizzato in Cadore, in particolare nei comuni <strong>di</strong> Calalzo,Domegge e Lozzo che su<strong>per</strong>ano le 60 cada uno ed ospitano complessivamente il 33%delle unità locali nel <strong>di</strong>stretto. Il basso Feltrino si conferma zona ad altaimpren<strong>di</strong>torialità e raggruppa il 14% del totale.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________L’Evoluzione del <strong>di</strong>stretto. Effetti sul territorioIl <strong>di</strong>battito sulla capacità d’integrazione sociale del <strong>di</strong>stretto, da cui <strong>di</strong>pende lasua riproducibilità sociale e <strong>di</strong> conseguenza la sua competitività in ambitoeconomico, è il cuore dell’analisi <strong>di</strong>strettuale. La misura in cui il <strong>di</strong>stretto industrialeriesce a tenere occupati i suoi membri nella produzione del prodotto <strong>di</strong>strettuale, inun dato ambito territoriale, determina le con<strong>di</strong>zioni dell’integrazione sociale locale.L’analisi <strong>di</strong> modelli territoriali delle variazioni demografiche ed occupazionalinell’area dell’occhialeria <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> verificare l’influenza del settore nello spazioconsiderato e <strong>di</strong> comparare lo sviluppo in ambiti territoriali strettamente connessi.Allo scopo d’in<strong>di</strong>viduare le principali <strong>di</strong>namiche evolutive nel <strong>di</strong>stretto dell’occhialesono state considerati i tre intervalli temporali relativi agli ultimi censimentidell’industria e dei servizi - ’81-’91, ’91-’96, '96-’01 – utilizzando come dati <strong>per</strong> ilconfronto i tassi me<strong>di</strong> annui <strong>di</strong> variazione demografica ed occupazionale, rilevati condettaglio comunale.In termini occupazionali spicca l’importanza dell’occhialeria nelle aree con unelevato grado <strong>di</strong> specializzazione nel settore. Nel Cadore la crisi <strong>di</strong> tale industria hasignificato tassi me<strong>di</strong> annui <strong>di</strong> variazione degli addetti negativi; la presenza <strong>di</strong> tassid’impren<strong>di</strong>torialità che su<strong>per</strong>ano la me<strong>di</strong>a provinciale rappresenterebbe la base <strong>per</strong>non impoverire un territorio tuttora ancorato al settore secondario, anche se sono <strong>di</strong>vecchia data i numerosi casi d’impren<strong>di</strong>tori cadorini che hanno cercato fortunaaltrove. Nell’Agor<strong>di</strong>no e nel Longaronese la presenza della grande impresa integrata,pur oscurando in parte il <strong>di</strong>stretto in quanto tale, ha continuato a generare neltempo posti <strong>di</strong> lavoro non solo nelle aree imme<strong>di</strong>atamente circostanti. Il bassoFeltrino rappresenta un’area a forte connotazione settoriale, dove l’occhialeriasvolge un ruolo importante in ambito occupazionale, ma la scarsa consistenzademografica e territoriale impe<strong>di</strong>scono <strong>di</strong> tracciare linee <strong>di</strong> sviluppo socioeconomicoin<strong>di</strong>pendenti.In merito alle <strong>di</strong>namiche demografiche, l’industria dell’occhiale s’inserisce inun contesto, quello della provincia <strong>di</strong> Belluno, caratterizzata, in particolare le areedel <strong>di</strong>stretto, da: una <strong>di</strong>minuzione costante e lenta della popolazione e dallatendenza ad abbandonare le zone più <strong>di</strong>sagiate, dove risulta ancora <strong>di</strong>fficile<strong>di</strong>ffondere la cosiddetta “qualità <strong>di</strong> vita urbana”. L’analisi dei modelli territorialidelle variazioni demografiche rivela che non sono mancati, proprio nelle zonemaggiormente legate alla produzione <strong>di</strong> occhiali e tendenti all’autosufficienza intermini <strong>di</strong> spostamenti pendolari – Cadore, Agor<strong>di</strong>no –, timi<strong>di</strong> segnali <strong>di</strong> ripresa negliandamenti della popolazione, o <strong>per</strong> lo meno situazioni <strong>di</strong> stabilità. Alla luce dellarichiesta <strong>di</strong> manodo<strong>per</strong>a specializzata, in un settore che mantiene intatta lamanualità <strong>di</strong> molti processi, e della necessità – soprattutto <strong>per</strong> il Cadore – <strong>di</strong> formuleimpren<strong>di</strong>toriali innovative, che <strong>per</strong>mettano <strong>di</strong> uscire dalla crisi senza impoverire ilterritorio, il quadro demografico non è certo confortante.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________Fenomeni <strong>di</strong> delocalizzazioneIn merito alle <strong>di</strong>namiche del <strong>di</strong>stretto dell’occhiale le attuali con<strong>di</strong>zioniprecarie del mercato ed i mutamenti in ambito competitivo hanno messo in luce lacapacità <strong>di</strong> sopravvivere delle aziende leader e le <strong>di</strong>fficoltà delle piccole imprese,prive <strong>di</strong> una struttura integrata ed orientate esclusivamente alla produzione. Nellanuova geografia competitiva i vantaggi dell’o<strong>per</strong>are come <strong>di</strong>stretto sono più legati aicomportamenti che alla localizzazione fisica: se non si sfrutta la <strong>di</strong>visione del lavoronon serve organizzare la produzione in spazi contigui ed il <strong>di</strong>stretto non ha ragione <strong>di</strong>esistere, <strong>per</strong>ché non conduce a vantaggi competitivi e può essere sostituito dallagrande impresa della produzione <strong>di</strong> massa che assegna a ciascuno il suo compitopreciso e co<strong>di</strong>ficato e realizza la con<strong>di</strong>visione <strong>per</strong> via gerarchica. I problemirelazionali all’interno del <strong>di</strong>stretto e la crescente necessità <strong>di</strong> ricercare mo<strong>di</strong> <strong>per</strong>comprimere i costi come risposta naturale ad una caduta dei margini <strong>di</strong> caratterestrutturale, hanno avviato un lento ma progressivo trasferimento della manifattura,<strong>per</strong> le attività più semplici, verso paesi a più basso costo del lavoro. Alcune aziendeleader hanno avviato processi d’internazionalizzazione aprendo impianti <strong>di</strong>produzione in aree geografiche caratterizzate da un costo del lavoro notevolmentepiù basso e penetrando in parte nella rete commerciale <strong>di</strong> alcuni paesi. Finora ilsu<strong>per</strong>amento dei confini locali del <strong>di</strong>stretto ha riguardato prevalentemente prodotti abasso valore aggiunto.I numeri dell’occupazione locale testimoniano che non c’è ragione <strong>di</strong> temere lospettro <strong>di</strong> una delocalizzazione rapida, che spiazzi completamente la produzione<strong>di</strong>strettuale e il decentramento <strong>di</strong> alcune attività non va necessariamente contro lasopravvivenza del <strong>di</strong>stretto <strong>bellunese</strong> a lungo termine. Perché le delocalizzazioni noncon<strong>di</strong>zionino la sopravvivenza del <strong>di</strong>stretto, sono necessari investimenti e<strong>di</strong>nnovazioni che <strong>per</strong>mettano <strong>di</strong> “attrarre” o generare al suo interno attivitàintelligenti, in modo da compensare quelle povere che si allontanano.E’ importante rilevare che i fondatori <strong>di</strong> tante aziende nate al <strong>di</strong> fuori delnucleo storico del Cadore e dei confini bellunesi sono impren<strong>di</strong>tori cadorini, attrattida aree che presentano oltre che costi del lavoro più bassi, anche vantaggi legati alminor isolamento geografico e culturale. Se i fattori localizzativi del <strong>di</strong>strettocominciano a declinare, è <strong>di</strong>fficile che le imprese me<strong>di</strong>o-piccole, nate in Cadore econtrad<strong>di</strong>stinte da questa localizzazione, riescano a trasferire la produzione odorganizzare una rete mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> fornitura, contrastando la concorrenza a bassocosto praticata da altri paesi.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________PRODOTTO AGROALIMENTARE TIPICO E SVILUPPO RURALEDI UN’AREA MONTANA: IL BELLUNESE<strong>di</strong> MAURO REMEDIRelatore: Prof.ssa Giovanna TrevisanUniversità <strong>di</strong> Venezia - Facoltà <strong>di</strong> EconomiaAnno accademico 2000-2001Lo stu<strong>di</strong>o si propone <strong>di</strong> capire quali siano le potenzialità inespressedell'agricoltura <strong>bellunese</strong>, vista la loro importanza strategica <strong>per</strong> la <strong>per</strong>manenza nelterritorio, soprattutto in quota, delle attività umane.Tutta la provincia porta evidenti i segni del degrado ambientale, dal semprepiù grave <strong>di</strong>ssesto idrogeologico all’avanzamento dei boschi dovuto alla loro mancatacoltivazione.Non potendo contare su un’elevata produttività, l’agricoltura montana, <strong>per</strong>garantirsi una <strong>di</strong>gnitosa sopravvivenza deve puntare sul segmento dei prodotti tipici e<strong>di</strong> qualità, abbinandoli, <strong>per</strong> valorizzarli, al turismo (del Parco Nazionale delleDolomiti Bellunesi in particolare).Un tempo la cura del territorio era garantita dallapresenza omogenea e capillare <strong>di</strong> attività agricole e pastorali che, a partire dalsecondo dopoguerra, sono venute quasi del tutto a mancare in pochi decenni ed oggisono ridotte al lumicino, con un migliaio <strong>di</strong> addetti.Se durante gli anni dell'industrializzazione si sono ignorate le ri<strong>per</strong>cussioni cheavrebbe generato l'abbandono dell'agricoltura, ora la necessità <strong>di</strong> rivedere certelogiche <strong>di</strong> sviluppo rappresenta una scelta obbligata.Attraverso un lavoro d'indagine sul territorio sono state in<strong>di</strong>viduate leproduzioni agricole <strong>per</strong> cui la provincia risulta particolarmente vocata e quin<strong>di</strong> ipunti <strong>di</strong> forza su cui si dovrà basare il rilancio delle produzioni agricole.La ricerca descrive quin<strong>di</strong> - con molti riferimenti storici e culturali - le possibiliproduzioni tipiche della provincia <strong>di</strong> Belluno, in<strong>di</strong>cando, a cominciare dal settorelattiero-caseario, quali siano i prodotti <strong>di</strong> nicchia che occorre, sull’esempio delfagiolo <strong>di</strong> Lamon, proporre al mercato, non soltanto locale.La <strong>tesi</strong> inizia passando in rassegna le principali risorse fisiche, demografiche edeconomiche della provincia <strong>di</strong> Belluno ed in particolare del settore primario.Nel secondo capitolo sono presentate le politiche comunitarie, ideate dallaComunità Europea <strong>per</strong> favorire lo sviluppo rurale. Si passa poi a definire il concetto<strong>di</strong> prodotto tipico in stretto legame con il territorio e le varie forme <strong>di</strong> protezione deiprodotti.Il quarto capitolo è de<strong>di</strong>cato al fagiolo <strong>di</strong> Lamon che, assieme ai formaggi, èuna delle due produzioni tipiche principali. Il quinto e sesto sono il risultato <strong>di</strong>un'indagine approfon<strong>di</strong>ta sul comparto lattiero - caseario che ho effettuatointervistando numerosi o<strong>per</strong>atori del settore. Il settimo capitolo completa ilpanorama delle produzioni locali con le descrizioni <strong>di</strong> alcuni altri prodotti ra<strong>di</strong>cati


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________nella tra<strong>di</strong>zione(bevande, carni, frutta, gelati, ecc.), facendo la storia della lorocoltivazione.In chiusura viene sottolineata l'importanza del marketing collettivo e <strong>di</strong> quelloterritoriale che rappresentano dei nuovi approcci relativamente alla valorizzazionecommerciale dei prodotti tipici e della gestione del territorio. Pur nella limitatezzadella quantità prodotta, lo strumento <strong>per</strong> meglio valorizzare i prodotti è statoin<strong>di</strong>viduato in appositi consorzi che riuniscano i coltivatori.In chiusura del lavoro non mancano le notizie <strong>di</strong> alcune recenti iniziative localifinalizzate allo sviluppo integrato del territorio in cui il fulcro è rappresentato dalleproduzioni agroalimentari tipiche.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________MARKETING TERRITORIALE E STRATEGIEIN UN’AREA SISTEMA DEL TURISMO.UN CASO DI NETWORK ANALYSIS PER LA PROVINCIA DI BELLUNO<strong>di</strong> MICHELA ROSSANORelatore: Prof. Luciano PilottiUniversità <strong>di</strong> Padova - Facoltà <strong>di</strong> Scienze statisticheAnno accademico 2001-2002Il turismo e la gestione del tempo libero ricoprono un ruolo sempre piùimportante nella società o<strong>di</strong>erna. Fin dagli anni ‘70 esisteva una chiara <strong>di</strong>visionedelle definizioni del turismo tra definizioni <strong>di</strong> tipo tecnico e definizioni <strong>di</strong> tipoconcettuale La prima considera il turista come oggetto, cioè come unità <strong>di</strong> spesacaratterizzata da precisi fattori spaziali e temporali, e il turismo come un'industriacaratterizzata, dal punto <strong>di</strong> vista dell'offerta, da un insieme <strong>di</strong> componenti utilizzati<strong>per</strong> sod<strong>di</strong>sfare i bisogni <strong>di</strong> quegli in<strong>di</strong>vidui che si spostano dalla loro comunità <strong>di</strong>appartenenza. Questa definizione <strong>di</strong> turismo comprende al suo interno lo stu<strong>di</strong>o deltrasporto, del settore alberghiero, i tour o<strong>per</strong>ator, le agenzie <strong>di</strong> viaggio, il catering etutti gli altri settori che concorrono alla sod<strong>di</strong>sfazione delle esigenze del turista. Laseconda classificazione, invece, considera il turista come soggetto che assume <strong>per</strong> uncerto <strong>per</strong>iodo un ruolo sociale e prende decisioni, . derivanti dal bisogno <strong>di</strong> evasionedalla quoti<strong>di</strong>anità, su attività da svolgere al <strong>di</strong> fuori del suo solito ambiente.Le aree coinvolte nel turismo vedono mo<strong>di</strong>ficare in continuazione il proprioruolo in conseguenza del forte livello <strong>di</strong> a<strong>per</strong>tura, <strong>di</strong> complessità, <strong>di</strong> conflittualità delsistema e della sua continua evoluzione competitiva. Il sistema, infatti, interagiscecon i fattori ambientali e i fattori strumentali presenti sul territorio: i primi sonorappresentati dall'insieme delle attrattive materiali ed immateriali che una data areageografica fornisce e da quello che il turista si aspetta <strong>di</strong> ricevere da esse in termini<strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione psicofisiologica, i secon<strong>di</strong>, sono invece composti da tutti i servizi residalle imprese turistiche attive <strong>per</strong> consentire al turista il go<strong>di</strong>mento delle attrattive.Sono i turisti che decidono <strong>di</strong> effettuare una vacanza e lo fanno in base al tipo<strong>di</strong> attività che desiderano fare e all'immagine che una certa località prescelta hasaputo dare <strong>di</strong> sé. É sotto questo punto <strong>di</strong> vista che i fattori ambientali e strumentalimo<strong>di</strong>ficano e vengono mo<strong>di</strong>ficati dal sistema; quando, infatti, un turista non gra<strong>di</strong>sceun certo fattore, <strong>per</strong>ché lo ritiene insod<strong>di</strong>sfacente, la sua decisione sarà quella <strong>di</strong>trascorrere le proprie vacanze in un paese concorrente.Nel sistema sono coinvolte organizzazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa tipologia sia <strong>per</strong><strong>di</strong>mensione che <strong>per</strong> funzione; inoltre si è in presenza <strong>di</strong> una <strong>di</strong>versa tipologia <strong>di</strong>connessione tra gli elementi e una variabilità <strong>di</strong> tali connessioni; infine è presenteuna variabilità dei ruoli assunti dai singoli elementi all'interno del sistema. Tuttoquesto è in<strong>di</strong>cativo della complessità del sistema. Un esempio può essere rilevato nelmarketing turistico pubblico: esso non può semplicemente limitarsi al solo scopo <strong>di</strong>ottenere alti profitti come invece ci si aspetta che faccia una impresa privata, il


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________compito delle aziende pubbliche è quello <strong>di</strong> fare in modo che tutte le classi <strong>di</strong>citta<strong>di</strong>ni, poveri o ricchi, ovunque risiedono sul territorio possano godere dei beneficiderivanti dalla loro politica <strong>di</strong> marketing. Il loro compito è quello <strong>di</strong> tutelare i deboli,ma anche i forti.Sorge poi la necessità <strong>di</strong> conciliare i bisogni del turista con quelli dei residenti:questi a volte mal tollerano la presenza, che in alcuni momenti <strong>di</strong>venta ancheconsistente, <strong>di</strong> estranei.L'ultima caratteristica è la competitività. Da parte dei produttori risulta unascarsa abitu<strong>di</strong>ne a trattare con le esigenze sempre più elevate dei turisti e ado<strong>per</strong>are all'interno <strong>di</strong> un mercato ad alta intensità concorrenziale. Il forte aumentodell'offerta, rispetto alla domanda, ha portato i produttori ad o<strong>per</strong>are all'interno <strong>di</strong>un complesso sistema che <strong>per</strong> sua natura è considerato ad alto rischio <strong>per</strong> via dellastagionalità, degli elevati costi fissi e spesso della vali<strong>di</strong>tà della domanda.I cambiamenti economici e sociali hanno fatto emergere dei nuovi modelli <strong>di</strong>comportamento della domanda che a volte non vengono recepiti da quelle impreseche cercano <strong>di</strong> o<strong>per</strong>are sulla standar<strong>di</strong>zzazione. In questo modo non si fa cheaumentare la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> rischio creando un forte livello <strong>di</strong> in<strong>di</strong>fferenziazione e <strong>di</strong>rigi<strong>di</strong>tà del prodotto a fronte <strong>di</strong> mercati instabili.In contrapposizione ad un mercato che tende a rimanere in<strong>di</strong>fferenziato,troviamo invece un turista che sembra sempre più correlare la propria sod<strong>di</strong>sfazionealla <strong>per</strong>sonalizzazione, alla varietà dell'offerta e alla valutazione della qualitàprezzo.Un turista che, grazie alle migliori con<strong>di</strong>zioni economiche raggiunte in questianni, può <strong>per</strong>mettersi <strong>di</strong> viaggiare molto e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> accumulare un bagaglio <strong>di</strong>es<strong>per</strong>ienze che gli <strong>per</strong>mettono <strong>di</strong> fare un confronto con ciò che gli viene offerto equin<strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminare le scelte <strong>di</strong> una vacanza anche in base ad es<strong>per</strong>ienze passate.Un aspetto che il turista tiene sempre più in considerazione grazie alle suees<strong>per</strong>ienze passate è la qualità del prodotto; grazie al fatto <strong>di</strong> aver effettuato uncerto numero <strong>di</strong> viaggi, il turista è in grado <strong>di</strong> riconoscere e apprezzare livelli<strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong> servizi.L'avvento delle nuove tecnologie informatiche ha reso possibile una imme<strong>di</strong>ataconoscenza dei servizi <strong>di</strong>sponibili e quin<strong>di</strong> ha accresciuto la possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>versificarele scelte da parte del turista, infatti, una località non è importante solo <strong>per</strong> laposizione e <strong>per</strong> le bellezze paesaggistiche ma, soprattutto, <strong>per</strong> quello che offre e <strong>per</strong>il suo grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziazione da località concorrenti.Per far fronte a questo problema alcuni o<strong>per</strong>atori turistici si sono uniti consuccesso <strong>per</strong> una comune promozione e coo<strong>per</strong>azione.Ai mutamenti della geografia turistica si accompagnano anche importantivariazioni nelle preferenze e nei comportamenti della stessa domandainternazionale. Cresce l'abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuire in più riprese le occasioni <strong>di</strong> vacanza<strong>di</strong>sponibili anche se questo non riesce ancora a contrastare l'opposta tendenza allaconcentrazione stagionale delle presenze turistiche in quanto il maggior numero <strong>di</strong>spostamenti comporta anche un aumento dei costi <strong>di</strong> trasporto e <strong>per</strong> la presenza <strong>di</strong>vincoli quali, ad esempio, il lavoro <strong>di</strong>pendente o le vacanze scolastiche .L'elevarsi degli standard <strong>di</strong> vita, gli accresciuti livelli <strong>di</strong> mobilità consentiti dallamotorizzazione privata, l'evolversi dei gusti e delle preferenze turistiche, la


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________ripetizione dei <strong>per</strong>io<strong>di</strong> <strong>di</strong> vacanza, la pluristagionalità degli stessi, concorrono negliultimi anni in forma sempre più forte a mutare le coor<strong>di</strong>nate del fenomeno turistico.Dal punto <strong>di</strong> vista del consumatore esiste un numero infinitamente grande <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>nei quali i singoli prodotti turistici possono combinarsi.Come tutti i problemi <strong>di</strong> gestione, anche in quella turistica, la strategia deveconsiderarsi volta all'ottenimento del profitto me<strong>di</strong>ante azioni <strong>di</strong> marketing chetengono presente quali sono i caratteri reali del territorio su cui si agisce e, su <strong>di</strong>essi, basare la forza e la competitività dell'intera area. Il tutto comportal'acquisizione <strong>di</strong> una quota <strong>di</strong> mercato stabile e il suo successivo ampliamento.Un'adeguata formazione ed informazione degli o<strong>per</strong>atori alla coo<strong>per</strong>azione edal network <strong>per</strong>metterà <strong>di</strong> su<strong>per</strong>are le varie forme <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidualismo impren<strong>di</strong>torialeportando al coor<strong>di</strong>namento delle attività con conseguente riduzione <strong>di</strong> molte voci <strong>di</strong>costo interno delle imprese e facilitando l'accesso all'innovazione e a reticommerciali moderne. Spetta alle pubbliche amministrazioni locali il ruolo <strong>di</strong>integrare e coor<strong>di</strong>nare le risorse con i progetti e con le altre istituzioni; la gestionepiù efficiente della promozione; la creazione <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> relazioni all'interno <strong>di</strong>territori dove convivono realtà <strong>di</strong>verse e con una forte componente campanilistica.Lo stu<strong>di</strong>o ha evidenziato aspetti interessanti del tessuto relazionale tra gliattori del sistema turistico della provincia <strong>di</strong> Belluno, elaborati dalle informazioniottenute <strong>per</strong> mezzo del questionario somministrato a tutti i soggetti in analisi. Ci si èresi conto delle <strong>di</strong>fficoltà che si presentano ai responsabili delle amministrazionilocali che devono avere a che fare con <strong>di</strong>verse categorie <strong>di</strong> <strong>per</strong>sone e attivitàcoinvolte nella vita <strong>di</strong> tutti i giorni (citta<strong>di</strong>ni, lavoratori, turisti, attività produttive ecommerciali ...). Cercare <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare le esigenze delle <strong>di</strong>verse categorie significatenere testa al continuo evolversi <strong>di</strong> tutti i campi della vita sociale ed economica, equin<strong>di</strong> affrontare i continui cambiamenti posti da fattori quali le nuove tecnologie, laglobalizzazione dei mercati, la deindustrializzazione, la maggior attenzione dellapopolazione alla qualità della vita e dell'ambiente.Si è formato un contesto complesso e competitivo in cui gli enti locali hannodovuto imparare a muoversi, ma anche a concorrere tra loro <strong>per</strong> assicurarsi le risorseumane e materiali in<strong>di</strong>spensabili alla loro sopravvivenza.Solo un'azione congiunta e coor<strong>di</strong>nata può innescare il meccanismo che porta alsuccesso della Provincia tramite l’uniformità <strong>di</strong> obiettivi tra tutti gli enti, sia pubbliciche privati e quin<strong>di</strong> la possibilità <strong>di</strong> fornire all’esterno un’immagine forte earmoniosa. L'obiettivo <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o era <strong>di</strong> descrivere l'attività relazionaleesistente tra gli attori che costituiscono il sistema turistico della provincia <strong>di</strong> Bellunoutilizzando, <strong>per</strong> questo, la network analysis. Chiaramente questa si sviluppa tramiteuna schematizzazione della realtà: rende facilmente osservabili le relazioni esistentitra un gruppo <strong>di</strong> attori e tutte le loro caratteristiche ma <strong>per</strong> cui bisogna tener conto ilimiti che una schematizzazione della realtà porta con sé.Nonostante questo tipo <strong>di</strong> schematizzazione non comprenda tutto l'ambienteesterno, che comunque entra in relazione con gli attori considerati, nella definizione<strong>di</strong> confini del sistema, questo modello ha valenza strategica nel <strong>di</strong>scriminare icomportamenti degli attori: risulta, infatti, chiaro quali sono gli attori del sistemache svolgono una più intensa attività relazionale, a livello <strong>di</strong> informazioni o <strong>di</strong>


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________progetti, quali quelli con le maggiori potenzialità <strong>di</strong> controllo delle relazioni esistentitra gli altri e quali quelli con cui risulta più facile mettersi in relazione <strong>per</strong> scambiareinformazioni o realizzare progetti.L'attività relazionale rappresenta la capacità dei soggetti <strong>di</strong> collaborare nellosvolgimento del loro lavoro ed è un'attività sulla quale investire <strong>per</strong> ottenere unsistema turistico più omogeneo e compatto e quin<strong>di</strong> che dà migliori risultati; l'attivitàcomunicativa è ovviamente essenziale <strong>per</strong> instaurare rapporti che devono esistere tratutti i soggetti che appartengono al sistema e anche tra questi soggetti e il mondoesterno; l'attività progettuale rappresenta gli effetti visibili del lavoro svolto ed ècaratterizzata dalla frequenza delle relazioni e dai vantaggi che queste relazioniportano ai soggetti ed è proprio su queste caratteristiche che è necessario puntare<strong>per</strong> realizzare non necessariamente più progetti, ma sicuramente progetti piùvantaggiosi <strong>per</strong> tutta l’area.Essendo la collaborazione una delle attività <strong>di</strong> maggiore importanza ènecessario che si investa prima <strong>di</strong> tutto nella collaborazione all'interno dei singolisottoinsiemi ed anche con località <strong>di</strong>verse, creando così un network <strong>di</strong> networks, che<strong>per</strong>metta una conoscenza reciproca degli investimenti <strong>di</strong> ogni singolo soggetto graziead una più adeguata <strong>di</strong>visione del lavoro.Questo processo non è sicuramente facile ma le località devono seguire <strong>di</strong> paripasso l'evoluzione culturale dei loro citta<strong>di</strong>ni <strong>per</strong> poterli sod<strong>di</strong>sfare e <strong>per</strong> rendersicompetitive rispetto alle altre località nell'attirare nuovi citta<strong>di</strong>ni, nuove aziende,nuovi investitori e nuovi turisti.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________IL PARCO NAZIONALE DOLOMITI BELLUNESI FRA TURISMO E SVILUPPOLOCALE. L’OCCASIONE DEL CENTRO MINERARIO DELLA VAL IMPERINA<strong>di</strong> ENOS SCHENARelatore: Prof.ssa Fiorella DallariUniversità <strong>di</strong> Bologna - Facoltà <strong>di</strong> EconomiaAnno accademico 2001-2002Il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi (P.N.D.B.) nasce come una realtà viva edeconomicamente forte, tale da creare nuove occasioni <strong>di</strong> sviluppo locale collegate siaal livello turistico, sia al livello delle piccole attività artigiane.Questo lavoro si apre con una succinta descrizione dell’aspetto fisico del Parco,che mette in luce i suoi elementi naturali <strong>di</strong> pregio quali la flora e la fauna, i fiori e iboschi, e si propone quin<strong>di</strong> una dettagliata zonizzazione che <strong>di</strong>vide il territorio delP.N.D.B. in cinque <strong>di</strong>stinte zone con <strong>di</strong>versi scopi e funzioni.Vengono poi analizzati i quin<strong>di</strong>ci comuni appartenenti al territorio del Parco,<strong>di</strong>videndoli <strong>per</strong> le quattro rispettive Comunità Montane ed evidenziando in breve laloro storia e il loro patrimonio artistico e culturale.Segue poi un breve cenno alla sezione puramente gestionale del Parco, con isuoi organi e gli strumenti <strong>di</strong> governo, valorizzando la connessione turistica dei suoiprogetti.Il quarto capitolo tenta <strong>di</strong> definire statisticamente il turismo nel Parco, conun’ampia raccolta <strong>di</strong> quanto viene classificato come offerta ricettiva e <strong>di</strong> dati chetestimoniano l’evoluzione dell’andamento turistico negli ultimi sette anni, dal 1995al 2001.Il lavoro cerca inoltre <strong>di</strong> dare una identificazione della domanda del“prodotto” Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi.Il capitolo riguardante il recu<strong>per</strong>o del Centro Minerario della Val Im<strong>per</strong>ina,situato nella zona nord del Parco nei pressi <strong>di</strong> Agordo, mette in risalto il lavoro fattoin questo ultimo decennio da vari Enti pubblici <strong>per</strong> riportare alla luce il sito, lasciatoa sè stesso <strong>per</strong> oltre trent’anni. Saccheggiato dall’alluvione del 1966, rovinato dagliagenti naturali, fu abbandonato e ridotto alla rovina. Grazie all’intervento <strong>di</strong> trestudenti in architettura, con l’appoggio della Comunità Montana Agor<strong>di</strong>na, si èriusciti a dare inizio al recu<strong>per</strong>o con un primo notevole contributo della ComunitàEuropea.Sono già stati recu<strong>per</strong>ati cinque fabbricati, tra cui l’importante Forno Fusorio,coor<strong>di</strong>nato con altri notevoli lavori <strong>di</strong> sistemazione <strong>di</strong> strade inghiottite dal bosco e ilrifacimento dei ponti da tempo crollati. E’ già o<strong>per</strong>ativo l’ostello della gioventù,ricavato dal restauro del fabbricato un tempo a<strong>di</strong>bito a magazzino.Il progetto prevederà quin<strong>di</strong> un afflusso turistico non solo culturale e storico,ma anche naturalistico, essendo il Centro Minerario una delle cinque porte d’ingressoal P.N.D.B.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________I lavori verranno ultimati con la creazione <strong>di</strong> musei e punti d’informazione eaccoglienza turistica, cercando <strong>di</strong> ampliare il gettito economico anche ad altrisettori: <strong>per</strong>corsi viari con guide, <strong>per</strong>corsi a cavallo e mountain bike, artigianato,accoglienza in strutture private a gestione familiare, enogastronomia locale.La ricerca analizza inoltre una corretta azione pubblicitaria e infine unconfronto <strong>di</strong> settore con altri siti geo-minerari italiani, cercando <strong>di</strong> creare un nuovomodello <strong>di</strong> riferimento, esportabile anche all’estero, <strong>di</strong> recu<strong>per</strong>o in chiave storicoculturale,abbinato con il settore naturalistico, al fine <strong>di</strong> <strong>per</strong>mettere uno sviluppoeconomico ecosostenibile al vecchio Centro Minerario alle porte del Parco NazionaleDolomiti Bellunesi.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________BISOGNI FORMATIVI E VALORI DEL LAVORO NEL DISTRETTO INDUSTRIALE:UN CONFRONTO TRA L’OCCHIALERIA BELLUNESE E IL SETTORE LEGNO-ARREDO DI PORDENONE<strong>di</strong> MICHELA SLONGORelatore: Prof. Michele NicolettiUniversità <strong>di</strong> Padova - Facoltà <strong>di</strong> Scienze della formazioneAnno accademico 2000-2001Il lavoro è nato dalla curiosità <strong>di</strong> cercare <strong>di</strong> capire se ci fossero delle <strong>di</strong>fferenzetra due realtà produttive economicamente simili, vale a <strong>di</strong>re il <strong>di</strong>stretto <strong>bellunese</strong>degli occhiali e quello pordenonese del settore legno-arredo. Nell’esaminare questatematica è stata inizialmente svolta una ricerca bibliografica generale e poi eseguitauna parte s<strong>per</strong>imentale attraverso l’applicazione <strong>di</strong> un questionario alle <strong>di</strong>verseaziende delle due realtà territoriali. La trattazione rispecchia questa logicaprocedurale.Il primo capitolo tende ad analizzare il <strong>di</strong>stretto in sé come strutturaeconomico-sociale caratterizzante delle realtà territoriali. Ne sono stati esaminati lastoria economica, i caratteri salienti che lo caratterizzano e le <strong>di</strong>namicheeconomiche e sociali in esso presenti. Si accenna anche al bisogno <strong>di</strong> cambiamento,o meglio <strong>di</strong> adeguamento dello stesso, alle nuove situazioni <strong>di</strong> mercato attraversol’utilizzazione delle nuove tecnologie informatiche che possono rappresentare inquesto momento un fattore <strong>di</strong> successo importante.Nel secondo capitolo è stato brevemente trattato il tema dell’etica del lavoro,in coerenza con questa trattazione, in quanto i valori professionali scaturisconoproprio dalla particolare concezione lavorativa presente nell’in<strong>di</strong>viduo. In seguito adun esame della storia dell’etica in Italia e delle posizioni della Chiesa a riguardo,sono stati esaminati dei modelli ideali <strong>di</strong> lavoro, cogliendo gli elementi salienti <strong>di</strong>ognuno. L’ultima parte del capitolo è stata assegnata all’esame dell’etica d’impresaed in particolar modo alla cultura aziendale, elemento determinante <strong>per</strong> definirel’identità <strong>di</strong> un’impresa.I due capitoli successivi entrano nello specifico del tema, stu<strong>di</strong>ando i singoli<strong>di</strong>stretti presi in considerazione. Ne viene fornita un’interpretazione storica,cercando <strong>di</strong> capire le origini e lo sviluppo <strong>di</strong> queste realtà attraverso un riesame deidati economico-quantitativi ad essi riferiti, analizzando soprattutto il numero degliaddetti, i dati relativi al fatturato, alla <strong>di</strong>mensione aziendale e all’export. E’ statainoltre stu<strong>di</strong>ata la situazione attuale con i fattori <strong>di</strong> cambiamento che lacaratterizzano, cercando <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare delle proposte risolutive dei problemiincontrati in questo <strong>per</strong>iodo dalle realtà <strong>di</strong>strettuali. Una parte importante è stataattribuita all’indagine sulla cultura del lavoro e sugli elementi che hanno portato allasua formazione e al suo mantenimento nel <strong>di</strong>stretto.Il capitolo IV, segna l’inizio della parte s<strong>per</strong>imentale, consistente nell’analisidei dati raccolti con il questionario somministrato alle aziende. Lo strumento


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________utilizzato è un test denominato WIS/SVP- SCALA DEI VALORI PROFESSIONALI,completato con un set <strong>di</strong> 12 affermazioni riguardanti la <strong>di</strong>mensione più prettamenteformativa delle aziende. I dati raccolti sono stati elaborati attraverso la messa apunto <strong>di</strong> un programma con l’applicativo Excel del pacchetto Office <strong>di</strong> Windows, cheha <strong>per</strong>messo l’interpolazione e la correlazione delle variabili ritenute <strong>di</strong>scriminantinell’elaborazione dei dati. Sono stati in particolare analizzati i singoli valoripredominanti nei <strong>di</strong>stretti e nei segmenti <strong>di</strong> campione, gli orientamenti e la tipologialavorativa. Per quanto riguarda la parte formativa sono state indagate quattro<strong>di</strong>mensioni, importanti nel successo aziendale: organizzazione, interazione,comunicazione, lavoro <strong>di</strong> gruppo.E’ stata poi introdotta una parte nella quale si sono correlate le <strong>di</strong>versetipologie lavorative con le <strong>di</strong>mensioni formative, allo scopo <strong>di</strong> evidenziare in manierapiù precisa la presenza <strong>di</strong> carenze in queste variabili fondamentali <strong>per</strong> lacompetitività aziendale.Dall’analisi strutturale emerge che il settore dell’occhiale è compostoprincipalmente da donne e che il livello <strong>di</strong> istruzione è relativamente basso. Siriscontra infatti la stessa <strong>per</strong>centuale <strong>di</strong> lavoratori in possesso del <strong>di</strong>ploma su<strong>per</strong>ioree della licenza me<strong>di</strong>a, con una presenza della licenza elementare in tutte le fasce <strong>di</strong>età nella categoria degli o<strong>per</strong>ai.Il settore del mobile, invece, è un <strong>di</strong>stretto prevalentemente costituito damaschi, con un livello <strong>di</strong> scolarità su<strong>per</strong>iore. Il titolo prevalente in questo caso, è il<strong>di</strong>ploma su<strong>per</strong>iore e la licenza me<strong>di</strong>a è presente negli o<strong>per</strong>ai solo nella fascia d’etàcompresa tra i 46 e i 55 anni.I valori del lavoro analizzati sono 21, nell’occhiale quelli maggiormenterappresentativi sono i guadagni economici, la sicurezza economica, la capacità fisica,l’avanzamento e il rischio, denotando una concezione lavorativa fondataessenzialmente sullo sforzo sull’audacia e sulla fatica ed improntata sostanzialmentead ambizioni <strong>di</strong> tipo economico.Nel mobile, i valori più presenti sono il raggiungimento dei risultati, l’identitàculturale, la sicurezza economica e l’utilizzo delle proprie capacità, a conferma <strong>di</strong>un’idea del lavoro non solo dominata da bisogni economici ma anche ad esempiodall’identità culturale, elemento essenziale <strong>per</strong> il mantenimento della realtà<strong>di</strong>strettuale.Gli orientamenti caratteristici dell’occhialeria risultano essere quellomaterialistico e alla sfida in linea con quanto emerso dall’analisi dei singoli valori;nel mobile, invece, pur rimanendo forte l’orientamento materialistico è presenteanche quello al sé e agli altri.Le tipologie lavorative rilevate sono quella del duro e del rampantenell’occhiale, che mostra una concezione strumentale del lavoro atta a sod<strong>di</strong>sfare ibisogni <strong>di</strong> tipo primario e <strong>di</strong> sicurezza, del rampante e del sociale nel mobile,confermando una concezione sia strumentale sia espressiva che mira anche allasod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> bisogni su<strong>per</strong>iori <strong>di</strong> filiazione e autorealizzazione.Sul piano delle variabili formative analizzate, organizzazione, comunicazione,interazione e lavoro <strong>di</strong> gruppo non si riscontrano particolari mancanze in quanto illivello <strong>per</strong> ciascuna non scende mai sotto la soglia del 40%, ma bisogna tener


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________presente che livelli non ottimali <strong>di</strong> questi fattori pregiu<strong>di</strong>cano un funzionamentocompletamente efficace ed efficiente dell’attività d’impresa. Si può osservare comead una maggior scolarità corrisponda un più alto punteggio attribuito a ciascunavariabile e con l’aumentare dell’età <strong>di</strong>minuisca sensibilmente il livello <strong>di</strong> interazionea conferma della <strong>tesi</strong> secondo cui il luogo <strong>di</strong> lavoro è visto solo come ambiente <strong>per</strong> losviluppo dell’attività professionale.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________BELLUNO PROVINCIA DOLOMITICA: PROMOZIONE E SVILUPPO TURISTICONEL NUOVO MILLENNIO<strong>di</strong> MATTEO SPERANZARelatore: Prof. Ulderico Bernar<strong>di</strong>Università <strong>di</strong> Venezia - Facoltà <strong>di</strong> EconomiaAnno accademico 2001-2002Il lavoro illustra e analizza rapidamente la situazione attuale e le potenzialità<strong>di</strong> un prodotto ancora poco sfruttato rispetto alle sue attrattive come quello turisticoin provincia <strong>di</strong> Belluno, considerando le numerose problematiche che interessano talesettore.Tra i temi trattati sono stati privilegiati quelli relativi all’inadeguatezza dellestrutture ricettive e organizzative che caratterizzano la maggior parte delle localitàturistiche della Provincia e, quin<strong>di</strong> la necessità <strong>di</strong> valorizzare maggiormente ilturismo magari anche legato agli aspetti culturali.E’ stato inoltre illustrato l’apporto degli enti locali e delle associazioni <strong>di</strong>categoria nella promozione e nello sviluppo turistico.Le possibili soluzioni alle problematiche del prodotto vacanze possono derivaredai nuovi mercati: il Bed & Breakfast, l’agriturismo e il turismo termale, quest’ultimorecentemente reintrodotto in Provincia.Per adeguare l’offerta turistica alle necessità del mercato globale del nuovomillennio gli o<strong>per</strong>atori turistici e le varie istituzioni hanno utilizzato le potenzialitàdella rete telematica e creato dei portali che promuovono il prodotto turistico piùesclusivo del <strong>bellunese</strong>: le Dolomiti. Questo è solo il punto <strong>di</strong> partenza <strong>di</strong> un futuroche sta arrivando.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________RELAZIONI TRA AGRICOLTURA E AREE NATURALI PROTETTE: IL CASO DELPARCO NAZIONALE DELLE DOLOMITI BELLUNESI<strong>di</strong> DANTE SPINELLIRelatore: Prof. Guido SaliCorrelatore: Alessandro Ol<strong>per</strong>Università <strong>di</strong> Milano - Facoltà <strong>di</strong> AgrariaAnno accademico 2001-2002“Il parco è una risorsa <strong>per</strong> l’agricoltura, l’agricoltura è una risorsa <strong>per</strong> ilparco”.La <strong>tesi</strong> è stata eseguita con la finalità <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare come il PNDB sia unarisorsa <strong>per</strong> le popolazioni locali e come possa incidere sullo sviluppo agricolo,evidenziando l’importanza che hanno gli agricoltori nella gestione e conservazionedel territorio, tenendo presente che il parco ha una su<strong>per</strong>ficie <strong>di</strong> 32.000 ha e laSu<strong>per</strong>ficie Agricola Totale dei 15 comuni che lo formano è <strong>di</strong> 44.000 ha, che il parcogenera una ricaduta economica e <strong>di</strong> sviluppo all’esterno dello stesso arrivando anchead incentivare le funzioni ambientali dell’agricoltura.METODOLOGIALo stu<strong>di</strong>o è stato effettuato nell’anno 2002 sull’area dei 15 comuni che formanoil parco e si è svolto in tre fasi <strong>di</strong>stinte: inizialmente si è stu<strong>di</strong>ata la legislazionenazionale riguardante le aree protette con lo scopo <strong>di</strong> rilevare le modalità con cui siè arrivati all’attuale normativa e come sia regolata la gestione <strong>di</strong> un Parco Nazionaleattraverso l’analisi degli strumenti legislativi del parco: Regolamento, Piano, PPSE,in<strong>di</strong>viduando sia gli attori che partecipano alla realizzazione e alla gestione sia lelimitazioni e gli sviluppi possibili <strong>di</strong> tale soggetto.Di fondamentale importanza è constatare come il parco sia l’unico in Italia adavere approvati gli strumenti previsti dalla legge quadro, è stata interessantel’analisi del PPSE nei risvolti che questo strumento prende nei confronti delle attivitàagricole e turistiche.Nella seconda fase si sono analizzati i dati riguardanti i censimenti ISTATdell’agricoltura riferiti agli anni ’60, ’70, ’80, ’90, 2000 successivamente integrati dadati provenienti dall’IRA e dalla CCIAA <strong>di</strong> Belluno. Sono stati analizzati e confrontati idati totali dei quin<strong>di</strong>ci comuni e quelli <strong>di</strong>saggregati <strong>per</strong> ogni singolo comune, ciò haportato a formare la base <strong>di</strong> analitica <strong>di</strong> dati <strong>per</strong> descrivere la situazione attuale delcomparto agricolo.Nella terza fase è stato sottoposto un questionario ad un campione <strong>di</strong>agricoltori, scelto in maniera casuale su <strong>di</strong> una lista fornita dalle associazioni <strong>di</strong>categoria (CIA, Col <strong>di</strong>retti, UPA); il questionario era composto da domande sullecaratteristiche strutturali e produttive dell’azienda e da domande sulle interazioniesistenti o attese tra il parco e gli agricoltori.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________Sono stati compilati 60 questionari, numero ritenuto sufficiente ai finidell’analisi successiva, analisi che ha riguardato una stima <strong>per</strong> ogni azienda rilevatapartendo dai dati strutturali, <strong>per</strong> determinare le PLV unitarie o i red<strong>di</strong>ti lor<strong>di</strong> delle<strong>di</strong>verse tipologie aziendali.Infine si sono valutate le risposte “qualitative” della seconda parte delquestionario ad aziende quasi tutte ubicate nei comuni della Val Belluna <strong>per</strong> poterchiarire il grado <strong>di</strong> conoscenza, le attività e le aspettative nei confronti del Parco.L’AGRICOLTURAL’immagine macroscopica dell’area che si è ricavata non è delle migliori, ilsettore è in un’apparente depressione, con una riduzione drastica del numero <strong>di</strong>aziende (40% in meno dal ’90 al 2000) e con una SAU provinciale che è appena il 6%della SAU veneta, le caratteristiche tipicamente montane del territorio sonoevidenziate dal fatto che il 50% della SAT è a boschi e che l’87% della SAU è a prati epascoli.Per quanto riguarda i 15 comuni dell’Area stu<strong>di</strong>o si è rilevata una <strong>di</strong>visione trale aree più vallive (Agor<strong>di</strong>no, Zoldano) rispetto ai comuni della Val Belluna.Nei primi l’agricoltura è ormai <strong>di</strong>ventata una attività relittuale se non <strong>per</strong>spora<strong>di</strong>che ma significative attività (apicoltura, caseificio), nella valle del Piaveinvece <strong>per</strong>mane un’agricoltura <strong>di</strong> chiaro stampo zootecnico con una variabilitàelevata <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni produttive: dalle aziende ad alte produzioni (9% <strong>di</strong> aziende con80% SAT dell’area) alle piccolo – me<strong>di</strong>e aziende a carattere famigliare o part time(80% <strong>di</strong> aziende con il 13% della SAT dell’area).Al <strong>di</strong> fuori del comparto zootecnico si hanno delle interessanti produzioni <strong>di</strong>nicchia: orticoltura (fagiolo <strong>di</strong> Lamon) apicoltura, coltivazione <strong>di</strong> melo, piccoli frutti,florivivaismo e produzione <strong>di</strong> funghi.L’analisi dei dati dei questionari ha portato ad una successiva sud<strong>di</strong>visionedell’area della Valbelluna in due fasce.La fascia pedemontana, che copre i comuni più a ridosso del Parco (S.Gregorio,Cesiomaggiore, Sovramonte, ecc.) caratterizzata da aziende me<strong>di</strong>o – piccole conpochi seminativi (5 ha <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a), principalmente ad allevamento bovino <strong>per</strong>produzione <strong>di</strong> latte, con 9 vacche <strong>per</strong> azienda e la prevalenza <strong>di</strong> alimentazione afieno (1 ha <strong>di</strong> silomais), con numerose produzioni minori, cioè aziende ad in<strong>di</strong>rizzofrutticolo, orticolo o che praticano l’agriturismo.La fascia <strong>di</strong> fondovalle presenta aziende con allevamento bovino <strong>per</strong> laproduzione <strong>di</strong> latte e <strong>di</strong> carne, con strutture maggiori: 13 ha seminativi, 7 hasilomais, 27 vacche/azienda; abbiamo anche la presenza <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzi produttivi adalto red<strong>di</strong>to come il vivaismo e l’orticoltura su grande scala produttiva.Questo ci è servito <strong>per</strong> evidenziare come nella fascia più vicina al parco(pedemontana) è presente un metodo <strong>di</strong> agricoltura a basso impatto ambientale, lepiccole aziende zootecniche che si basano sul ciclo produttivo: fieno – animale –letame – prato, e con una variabilità produttiva maggiore che porta anche a sfruttarela risorsa agrituristica (ristorazione, <strong>per</strong>nottamento, ven<strong>di</strong>ta prodotti).


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________INTERAZIONI PARCO - AGRICOLTURANella gestione <strong>di</strong> un sistema così ampio (il territorio complessivo risulterebbe <strong>di</strong>circa 75.000 ha) gli agricoltori sono importanti <strong>per</strong> gli apporti che possono dare alParco, la presenza fissa <strong>di</strong> <strong>per</strong>sone su <strong>di</strong> una parte del territorio può portare a uncontrollo abbastanza <strong>di</strong>screto dell’ambiente <strong>per</strong> quanto riguarda l’assettoidrogeologico ed in conseguenza <strong>di</strong> attività produttive effettuate con tecnicherispettose degli equilibri naturali, migliorare le con<strong>di</strong>zioni ecologiche del territorio,le azioni principali sono: gli sfalci <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ci delle estensioni prative, l’uso dei pascoli<strong>di</strong> alta quota, la manutenzione dei boschi, le produzioni biologiche.Nella situazione economica sopra descritta la presenza del Parco può <strong>di</strong>ventarefondamentale <strong>per</strong> gli agricoltori, incentivando tramite investimenti mirati,ponderando le scelte verso in<strong>di</strong>rizzi compatibili con l’ambiente e legati ad aspettiterritoriali e culturali dell’area.La fascia pedemontana e le valli interne (Agor<strong>di</strong>no, Zoldano) <strong>per</strong> lecaratteristiche evidenziate dall’analisi economica, devono avere priorità nelle azionidel parco.A livello generale il Parco ha già messo in o<strong>per</strong>a una delle funzioni definitedalla legge quadro: la creazione <strong>di</strong> un marchio <strong>di</strong> qualità che interessa e produzioniagricole che sono soggette a certificazione biologica o che possono essere definitecome produzioni con denominazione <strong>di</strong> origine (Reg. CE 2081/92 e 2082/92) oppurecome prodotti ritenuti tra<strong>di</strong>zionali (D.M. 350/99).Questo comporta <strong>per</strong> l’agricoltore che ne fa uso <strong>di</strong> poter proporre dei prodotticon una garanzia maggiore a riguardo dei consumatori, <strong>di</strong> conseguenza poteraccedere ad un circuito pubblicitario legato al Parco, con questa azione il parcoincentiva l’utilizzo <strong>di</strong> tecnologie soft <strong>per</strong> l’ambiente e produzioni tipiche.L’ostacolo più grosso è la carenza <strong>di</strong> quantitativi produttivi tali da potersod<strong>di</strong>sfare la richiesta <strong>di</strong> mercati esterni all’area <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o.Dal questionario è emerso che il 61% degli intervistati conosce questo progettoe che il 65 % del campione sia interessato a farne richiesta.Nel campo zootecnico il Parco ha sviluppato principalmente due progetti affini:il primo riguarda il recu<strong>per</strong>o strutturale e produttivo <strong>di</strong> 4 complessi malghiviricadenti nell’area protetta, questo ha <strong>per</strong>messo <strong>di</strong> potere tornare a produrre instrutture tecnologicamente migliori e a basso impatto ambientale, mantenendo unallevamento in alta quota che garantisce la preservazione del paesaggio a pascolo ela produzione <strong>di</strong> derivati del latte con un’alta qualità determinata dalle ottimecon<strong>di</strong>zioni ambientali.Lo sviluppo futuro <strong>di</strong> quest’azione è legato all’incremento delle strutturemalghive recu<strong>per</strong>ate, con la creazione <strong>di</strong> una linea <strong>di</strong> prodotti <strong>di</strong> alta quota.Il limite attuale è nella bassa richiesta <strong>di</strong> malghe e alpeggi <strong>per</strong> la zootecnia dalatte a fronte <strong>di</strong> una richiesta in aumento <strong>per</strong> quella da carne, sostenuta dafinanziamenti comunitari, la quale <strong>per</strong>ò non riesce ad evidenziare l’aumento <strong>di</strong>qualità a livello del prodotto finale.Un aspetto secondario assume la reintroduzione della razza “grigia alpina”come razza tipica <strong>per</strong> l’allevamento in quota.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________Il secondo progetto è uno stu<strong>di</strong>o delle aree prative del parco effettuato tramiteun censimento con l’intenzione <strong>di</strong> arrivare ad una corretta gestione e mantenimento<strong>di</strong> queste aree, importanti sia dal punto <strong>di</strong> vista paesaggistico e floristico sia <strong>per</strong> lafauna che le utilizza come aree trofiche e lek (arene nuziali).Negli ultimi anni la gestione dei prati è <strong>di</strong>ventata problematica, attualmente gliagricoltori mantengono l’attività <strong>di</strong> sfalcio <strong>per</strong> <strong>per</strong>cepire i relativi finanziamenticomunitari (Piano <strong>di</strong> Sviluppo Rurale) senza i quali non avrebbero interessi economiciad effettuarla, il mancato sfalcio <strong>di</strong> un prato provoca nel lungo <strong>per</strong>iodo laricolonizzazione da parte del bosco o degli arbusteti, con <strong>per</strong><strong>di</strong>ta <strong>di</strong> su<strong>per</strong>fici prative.Il censimento <strong>per</strong>metterà <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere le <strong>di</strong>fferenti aree <strong>per</strong> poter adottarestrategie conservative <strong>di</strong>verse.Per le produzioni minori il Parco sia con azioni <strong>di</strong>rette che con attività <strong>di</strong>corollario cerca <strong>di</strong> sviluppare coltivazioni tipiche come ad esempio il Fagiolo <strong>di</strong>Lamon IGP e la Mela Prussiana <strong>di</strong> Sovramonte cercando <strong>di</strong> favorirne la produzione e lapubblicizzazione a livello locale come a livello nazionale. L’agriturismo come attivitàè ancora poco <strong>di</strong>ffusa ma può <strong>di</strong>ventare una importante risorsa <strong>per</strong> le piccole – me<strong>di</strong>oaziende, è rilevante il fatto che il 38% degli intervistati sia intenzionato ad iniziarequesta attività.Nella gestione dei boschi <strong>di</strong> proprietà privata il parco dovrebbe riuscire adotarsi <strong>di</strong> procedure burocratiche semplificate tali da rendere più rapida la richiestae l’accertamento delle o<strong>per</strong>azioni <strong>di</strong> taglio, favorendo l’utilizzo <strong>di</strong> combustibile nonfossile <strong>per</strong> riscaldamento e una migliore sistemazione <strong>di</strong> alcuni boschi.A rafforzare queste considerazioni si è rilevato che sul campione <strong>di</strong> agricoltoriintervistati il 42% attua agricoltura biologica, il 57% effettua lo sfalcio <strong>di</strong> prati ed il37% svolge la manutenzione del bosco, oltretutto gli agricoltori sono consapevolidell’importanza <strong>di</strong> queste azioni nei confronti dell’ambiente.CONCLUSIONIIn conclusione possiamo <strong>di</strong>re che tra il parco e gli agricoltori vi sono leprerogative <strong>per</strong> delle azioni comuni, alcune delle quali si stanno già attuando.Bisognerà verificare nel me<strong>di</strong>o – lungo <strong>per</strong>iodo l’ottenimento degli obbiettiviprefissati.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________JOINT VENTURE, ACCORDI DI DISTRIBUZIONE E TRASFERIMENTI DITECNOLOGIA NEL SETTORE DELL’OCCHIALE<strong>di</strong> MASSIMO TALAMINIRelatore: Prof. Marco BonoraUniversità <strong>di</strong> Bologna - Facoltà <strong>di</strong> EconomiaAnno accademico 2000-2001Dopo una fase <strong>di</strong> marcata crescita, l’occhialeria sta attraversando da qualcheanno un <strong>per</strong>iodo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà. Gli attori del sistema hanno quin<strong>di</strong> dovuto adattarsialla nuova, in parte inaspettata situazione <strong>di</strong> mercato. Solo le gran<strong>di</strong> imprese del<strong>di</strong>stretto sono state in grado <strong>di</strong> “tirare” il settore, avendo i mezzi <strong>per</strong> affrontare ilnuovo scenario con soluzioni innovative. Queste imprese leader sono tuttora allaricerca <strong>di</strong> ulteriori conferme alla strategia <strong>di</strong> integrazione verticale che da tempo<strong>per</strong>seguono o che stanno implementando con massicci investimenti nelle griffe, neicanali <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta, nella logistica e nell’integrazione tecnologica del ciclo produttivo.L’occhiale non è più solo una pro<strong>tesi</strong> sanitaria, ma è <strong>di</strong>venuto un mezzo <strong>di</strong>espressione, un oggetto <strong>di</strong> abbigliamento, un modo <strong>per</strong> <strong>di</strong>stinguersi e comunicare. Faparte dei segni che contrad<strong>di</strong>stinguono uno stile <strong>di</strong> vita: come l’orologio, la collana, iblue jeans, le scarpe. E l’occhiale, in più, è uno dei pochi oggetti che, grazie alle sueascendenze “sanitarie”, è legittimato ad incorniciare il volto senza involgarirlo conuna sottolineatura eccessiva. Grazie a questa funzione, si apre davanti all’occhialeriauna prospettiva <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziazione crescente del prodotto sul piano espressivocomunicativo.E’ evidente che la parte più interessante dell’evoluzione futura sigioca nel rapporto col consumatore e col suo modo <strong>di</strong> dare significato agli occhiali,attraverso la me<strong>di</strong>azione dello stile, del design, della griffe, che creano formericonoscibili. La moda non è solo creatività, artistica o commerciale che sia. E’ ancheun problema <strong>di</strong> manifattura. Che consiste, soprattutto, nella possibilità <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficarepiccoli, ma significativi, particolari del prodotto a costi bassi in tempi rapi<strong>di</strong>ssimi, inmodo da poter aderire alle preferenze che, <strong>di</strong> giorno in giorno, emergono sulmercato.Il rapporto moda-occhiale sembra sia il miglior modo, se non l’unico, <strong>per</strong> farfronte all’ingresso nel mercato mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> quei paesi che chiamiamo emergenti, inparticolare la Cina. Alla minaccia che deriva dall’enorme potenziale <strong>di</strong> questi paesi,le gran<strong>di</strong> imprese hanno, infatti, cercato <strong>di</strong> proteggersi attraverso nuovi accor<strong>di</strong> con imarchi più conosciuti, cercando anche tipologie contrattuali che in precedenza eranostate prese in considerazione.Si analizza la creazione <strong>di</strong> joint-venture tra produttore e griffe, fornendo unapprofon<strong>di</strong>to esempio <strong>di</strong> come la De Rigo sia riuscita ad ottenere il marchio Pradaattraverso questa inusuale (<strong>per</strong> il settore dell’occhiale) forma societaria.Ma le imprese del <strong>di</strong>stretto, se da un lato sono attratte da un’integrazione amonte, dall’altro non <strong>per</strong>dono <strong>di</strong> vista l’integrazione a valle verso la <strong>di</strong>stribuzione. Le


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________mo<strong>di</strong>fiche verifica<strong>tesi</strong> a livello <strong>di</strong> struttura e <strong>di</strong> strategie all’interno del sistema<strong>di</strong>stributivo hanno avuto un forte impatto su tutto il <strong>di</strong>stretto dell’occhiale.Tuttavia le reazioni registrate fra le imprese del sistema non sono stateuniformi. Mentre la maggior parte <strong>di</strong> esse ha reagito passivamente, subendo lecrescenti pressioni dei <strong>di</strong>stributori e continuando a tenere in vita il rapporto <strong>di</strong><strong>di</strong>pendenza che <strong>per</strong> anni li ha tenuti legati, senza cercare soluzioni alternative, unesiguo numero <strong>di</strong> imprese leader ha reagito scegliendo <strong>di</strong> acquisire una maggioreautonomia in ambito <strong>di</strong>stributivo e <strong>di</strong> puntare all’integrazione verticale verso valle.Si analizza la decisione <strong>di</strong> alcuni gran<strong>di</strong> produttori che, dopo avere espanso inmodo rilevante la produzione, sono entrati massicciamente nella <strong>di</strong>stribuzione,spingendosi fino al dettaglio e cercando un rapporto sempre più <strong>di</strong>retto colconsumatore finale. Negli ultimi anni, la penetrazione sul mercato <strong>di</strong>stributivo hasubito una forte accelerazione, <strong>di</strong>ventando un elemento chiave del successo dellegran<strong>di</strong> imprese sul mercato <strong>di</strong>strettuale ed internazionale.Per quanto la domanda rivolta verso il <strong>di</strong>stretto sia stata <strong>per</strong> lungo tempo incostante aumento, la sua ripartizione all’interno dello stesso non è stata altrettantocostante; anche questo ha portato le imprese a subentrare al grossista, tramiteproprie filiali o accor<strong>di</strong> in joint-venture con <strong>di</strong>stributori locali, e, negli ultimi anni,anche al dettagliante. All’inizio, infatti, i produttori italiani hanno rafforzato il lorocontrollo sulla <strong>di</strong>stribuzione aprendo filiali commerciali in tutte le aree critiche(Europa, Far East, Giappone e U.S.A.). Una presenza locale <strong>per</strong>mette ai gruppi <strong>di</strong>controllare <strong>di</strong>rettamente la propria forza <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta (gli agenti) e monitorare lepolitiche <strong>di</strong> prezzo dei conti più importanti senza dover <strong>di</strong>pendere dall’importatorelocale.Tramite questo processo le aziende hanno ottenuto notevoli vantaggi quali lapossibilità <strong>di</strong> acquisire in modo <strong>di</strong>retto informazioni relative al mercato finale e conesse una maggiore conoscenza delle esigenze della domanda; l’ottenimento <strong>di</strong> unamaggiore stabilità e preve<strong>di</strong>bilità degli or<strong>di</strong>ni; la riduzione dei costi <strong>di</strong> transazionederivanti dalla contrattazione con i <strong>di</strong>stributori in<strong>di</strong>pendenti; l’appropriazione deimargini <strong>di</strong> profitto prima lasciati al <strong>di</strong>stributore; l’innalzamento delle barriered’entrata <strong>per</strong> le imprese <strong>di</strong> settore che intendono seguire la loro stessa strada e,dunque, un presi<strong>di</strong>o maggiore della posizione conquistata sul mercato.Con la volontà <strong>di</strong> scendere sempre più a valle, dando meno peso alle imprese<strong>di</strong>stributive, c’è anche un altro motivo <strong>per</strong> cui gli accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione risultanoessere sempre meno importanti <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori principali del settore, al punto cheil loro utilizzo <strong>di</strong>venterà sempre più marginale. Negli ultimi anni i produttori si sonoaffidati sempre <strong>di</strong> più alla produzione <strong>di</strong> linee griffate; il mercato mon<strong>di</strong>ale richiede,infatti, soprattutto occhiali “firmati”. Per la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> queste linee sono staticreati nuovi accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione più dettagliati <strong>di</strong> quelli abbastanza generici usati<strong>per</strong> la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> prodotti “<strong>per</strong> categorie”. Nel case study analizzato, gli accor<strong>di</strong><strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione sono integrati nell’ambito <strong>di</strong> un più generale contratto <strong>di</strong> jointventure.Non si può fare a meno <strong>di</strong> relazionare sulle joint-venture che caratterizzanol’occhialeria ai trasferimenti <strong>di</strong> tecnologia. Quando, 20 anni fa, alcuni paesi orientaliiniziarono a produrre occhiali, non possedevano tecnologia, in mano soprattutto ai


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________produttori occidentali. Gli impren<strong>di</strong>tori europei, americani e giapponesi capirono chele enormi aziende cinesi, potevano <strong>di</strong>ventare le loro riserve <strong>di</strong> produzione, ma <strong>per</strong>questo si imponeva un trasferimento <strong>di</strong> tecnologie, atto a far sì che la qualità delprodotto <strong>di</strong>ventasse “accettabile” senza aspettare molti anni.Cominciò così un trasferimento <strong>di</strong> tecnici e maestranze specializzate <strong>per</strong>insegnare la “mentalità dell’occhiale” e la sua realizzazione pratica; materie primecome la plastica o prodotti finiti come particolari componenti, profili e stampi;tecnologie <strong>per</strong> creare impianti <strong>per</strong> la colorazione, costruire macchine <strong>per</strong> saldature emacchine <strong>per</strong> asportare le im<strong>per</strong>fezioni; tecnologie <strong>per</strong> produrre in loco la plasticaed i vari componenti <strong>per</strong> gli occhiali. Vennero, in un intervallo <strong>di</strong> 2/3 anni, trasferitetutte le tecnologie necessarie <strong>per</strong> poter fare in loco tutte le produzioni necessariealla realizzazione completa dell’occhiale. A questo punto ai produttori occidentali <strong>di</strong>alto livello serviva un accordo con le nuove realtà competitive. Il trasferimento <strong>di</strong>tecnologia fu abbastanza facile; <strong>di</strong>fficile era creare in queste <strong>di</strong>tte la mentalità delproduttore. Una mentalità commerciale che era praticamente inesistente e cheimpose la creazione imme<strong>di</strong>ata <strong>di</strong> joint-venture tra i leader occidentali e partnerorientali. Questo tipo <strong>di</strong> società è stato a volte richiesto dallo stesso partner cinese osi è sviluppato da semplici rapporti <strong>di</strong> collaborazione. La società mista <strong>di</strong>venta lostrumento che consente il migliore controllo commerciale e tecnico dell’unitàproduttiva e spesso è l’unico mezzo <strong>per</strong> realizzare gli investimenti tecnologicinecessari a migliorare e ampliare la produzione. Senza contare la possibilità <strong>di</strong>sfruttare leggi nazionali, locali e comunitarie che offrono supporti <strong>di</strong>retti alla jointventurestessa.L’occhialeria non è poi così <strong>di</strong>versa da qualsiasi altro settore nel quale sipossono attuare dei trasferimenti <strong>di</strong> conoscenze tecniche da un’impresa all’altra e daun mercato all’altro. Anche <strong>per</strong> quanto riguarda le modalità <strong>di</strong> penetrazione inmercati come quello asiatico, ad esempio, i produttori italiani non hanno fatto altroche seguire le orme <strong>di</strong> società <strong>di</strong> comparti commerciali che non hanno niente a chefare con il loro.I fattori caratterizzanti sono il fatto che i trasferimenti <strong>di</strong> tecnologia non sonopoi così importanti <strong>per</strong> l’occhialeria, dato che si tratta d’un prodotto a scarsacomponente tecnologica, che non necessita <strong>di</strong> investimenti rilevanti <strong>per</strong> esserefabbricato, aggiornato o mo<strong>di</strong>ficato. Oltretutto, le conoscenze si trasferisconoautomaticamente e senza grossi ostacoli all’interno del <strong>di</strong>stretto e quin<strong>di</strong> possonosod<strong>di</strong>sfare i bisogni delle <strong>di</strong>verse imprese che non avranno più la necessità, salvo casiparticolari, <strong>di</strong> stipulare accor<strong>di</strong> e <strong>di</strong> affidarsi a possessori <strong>di</strong> know-how stranieri ocomunque esterni al <strong>di</strong>stretto stesso.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________EVOLUZIONE DEL PAESAGGIO RURALE BELLUNESE. QUALE FUTURO?PAESAGGIO NATURALE O PAESAGGIO CURATO?<strong>di</strong> MARCO TISONRelatore: Prof. Pietro NerviUniversità <strong>di</strong> Trento - Facoltà <strong>di</strong> EconomiaAnno accademico 2001-2002L’abbandono dei gran<strong>di</strong> pascoli, la scomparsa <strong>di</strong> estese su<strong>per</strong>fici a prati<strong>per</strong>manenti, la caduta del numero dei capi bovini e <strong>di</strong> aziende conta<strong>di</strong>nerappresentano processi che si sono esplicati con forza soprattutto negli ultimidecenni. Come risvolto, il paesaggio stesso <strong>di</strong> questa provincia montana è andando <strong>di</strong>pari passo mutando. Ambienti nuovi sono nati, e stanno nascendo tuttora, dallerovine <strong>di</strong> un settore primario non più fulcro economico e sociale.E’ lecito affermare che purtroppo un identico destino ha accomunatol’incessante esodo dei residenti (fra loro soprattutto conta<strong>di</strong>ni) e degli allevamentibovini dalle zone più alte e svantaggiate della provincia, e ciò ha contribuito adacuire il <strong>di</strong>sagio <strong>di</strong> quella parte <strong>di</strong> territorio che sicuramente più <strong>di</strong> altre abbisogna <strong>di</strong>questo prezioso binomio, <strong>di</strong> questa preziosa presenza, visto che quasi sempre sipresenta come unico vero presi<strong>di</strong>o del territorio. L’allevamento in una provinciaprevalentemente montana <strong>per</strong>mette un uso completo ed efficiente dei pochi fattoriproduttivi presenti, in particolare dell’abbondante foraggio rappresentato da prati epascoli. Fra tutti l’allevamento bovino è principe <strong>per</strong> quanto riguarda il contestoalpino, visto che spesso ad esso si associa nell’immaginario collettivo, e giocoforzavorrà che le alterne vicende del primo si ri<strong>per</strong>cuotano inevitabili sul secondo.Esiste un legame stretto e antico tra questo tipo <strong>di</strong> allevamento e losfruttamento dei fattori produttivi locali, e il venire meno <strong>di</strong> quest’unione assumequasi dei caratteri drammatici poiché inevitabilmente comporta l’innescarsi <strong>di</strong>processi che alla lunga portano ad un degrado ambientale i cui segni sonochiaramente visibili in vaste aree della provincia <strong>bellunese</strong>.Nostro malgrado la natura e l’entità dei fenomeni innescati sono <strong>di</strong>fficilmentequantificabili, anche se con un certo grado <strong>di</strong> approssimazione possono esseresintetizzati nel seguente modo:1. forte espansione delle su<strong>per</strong>fici boschive come contrappeso al mancatosfruttamento delle aree agricole;2. colonizzazione degli alvei fluviali da parte <strong>di</strong> specie vegetali, che nonconsentono un adeguato deflusso idrico comportando spesso situazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssestoidrogeologico;3. mancata manutenzione <strong>di</strong> o<strong>per</strong>e umane quali terrazzamenti, argini o o<strong>per</strong>e <strong>di</strong>viabilità “minore” (sentieri, strade interpoderali);4. cessazione della cura del bosco che ne causa la <strong>per</strong><strong>di</strong>ta <strong>di</strong> produttività.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________La somma <strong>di</strong> tali fenomeni a livello globale comporta la rapida mo<strong>di</strong>fica dellaconfigurazione del paesaggio, con un generale sca<strong>di</strong>mento dello stesso.Se è vero che il secolare lavoro dei montanari trasformò un inospitale ambientein un paesaggio coltivato (riconoscendo come fu proprio la cultura tra<strong>di</strong>zionaleconta<strong>di</strong>na, sapendo delle peculiarità della montagna, delle colline e delle varievallate, ad intuire quei meccanismi <strong>di</strong> funzionamento dei sistemi ecologici, agricoli oforestali, mettendo a punto interventi e cure atte a mantenere la stabilità deglistessi), è anche vero che oggi in un’area caratterizzato da un’accentuata instabilità<strong>per</strong> motivi climatici e morfologici l’agricoltore assume un ruolo <strong>di</strong> stabilizzatoreecologico presi<strong>di</strong>ando il territorio, modellando il paesaggio.Ma e andato mutando il rapporto dei bellunesi con la propria provincia, inseguito alla profonda evoluzione socio-economica che ha caratterizzato tutta laseconda metà del secolo scorso.Situazioni <strong>di</strong> degrado ambientale e paesaggistico <strong>di</strong>verranno problemi semprepiù pressanti. Non in secondo piano è da intendere la scomparsa <strong>di</strong> o<strong>per</strong>atori eprofessionalità in seno al settore primario, che <strong>di</strong>viene elemento ancora piùvincolante <strong>per</strong> consentire o<strong>per</strong>e che arricchiscano la varietà del paesaggio. Ma èforse proprio quest’ultima che s’è <strong>per</strong>sa con l’esodo della gente dalle aree piùsvantaggiate e con la fuoriuscita <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>toria agro-forestale.Ri<strong>di</strong>mensionare <strong>di</strong> circa <strong>di</strong>eci volte (dal 34% al 3%) la popolazione attiva nelsettore agro-silvo-pastorale in meno <strong>di</strong> quaranta anni e una bassa ricomposizionefon<strong>di</strong>aria comporta inevitabilmente che si salvino dall’abbandono soprattutto queiterritori esenti da rischi non controllabili da azioni umane. Auspicabile è una ra<strong>di</strong>caleinversione <strong>di</strong> tendenza: la professionalità, se ancora esiste, dovrebbe esseremantenuta, stimolata, e laddove serve creata con idonei incentivi su<strong>per</strong>iori a quelliche possono essere messi in campo oggi.Certo esiste una sensibilità verso la salvaguar<strong>di</strong>a del paesaggio tra<strong>di</strong>zionale, edè tanto della gente del luogo che del turista, ma se è vero che il coltivatore èsicuramente o<strong>per</strong>atore attivo verso la tutela e le o<strong>per</strong>e che evitino il degrado delproprio capitale fon<strong>di</strong>ario, è anche vero che rappresenta una professionalità chevede drasticamente ridurre il suo numero nel tempo, e quei pochi che rimangono nonsempre sono supportati da un adeguato ricambio generazionale.Diminuisce la popolazione attiva nel primario e questa va incontro ad un rapidoprocesso <strong>di</strong> invecchiamento; ma se la strada che si vuole <strong>per</strong>correre è quella <strong>di</strong> unpaesaggio curato, non ci si può più <strong>per</strong>mettere <strong>di</strong> lasciare soli gli o<strong>per</strong>atori agropastorali,poiché la tutela deve essere sentita come dovere dall’intera comunità.L’agricoltura <strong>di</strong> montagna non può essere rivolta soltanto al “prodotto”, ma adessa si richiede sempre più <strong>di</strong> svolgere una funzione <strong>di</strong> tutela del territorio e <strong>di</strong>conseguenza del paesaggio: in un’unica parola <strong>di</strong> garantire un servizio.Ma <strong>per</strong> questo inevitabili sono gli incentivi, soprattutto economici che servono<strong>per</strong> vincere la sfiducia degli agricoltori verso scenari programmati e stu<strong>di</strong>ati a livelloamministrativo (sfiducia tra l’altro avvertita solitamente anche dalla gente comune).Incentivi inevitabili poiché non è sempre automatico quel semplice binomioagricoltore uguale giar<strong>di</strong>niere della montagna!


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________Nuovi strumenti sono stati messi in campo negli ultimi anni (legislativi,istituzionali), soprattutto <strong>per</strong> evitare che il paesaggio tra<strong>di</strong>zionale, fonte <strong>di</strong> richiamoturistico <strong>per</strong> ampie zone del Bellunese, vada irrime<strong>di</strong>abilmente <strong>per</strong>duto. Altresì sirendono necessari <strong>per</strong> limitare il rischio <strong>di</strong> eventi calamitosi e il <strong>di</strong>ssestoidrogeologico a cui può andare incontro un territorio in passato “gestito” e che oggiviene abbandonato.Il territorio, come la maggior parte dei beni, abbisogna <strong>di</strong> una manutenzione, enella fattispecie deve essere continua. Ma tale obbiettivo si <strong>per</strong>segue tramite:1. Una manutenzione straor<strong>di</strong>naria, che viene svolta in quei territori non piùsottoposti alla manutenzione or<strong>di</strong>naria o in quelle aree colpite da calamitànaturali. Situazioni queste che possono presentarsi assieme, o essere l’una<strong>di</strong>pendente dall’altra.2. Una manutenzione or<strong>di</strong>naria, che si presenta fondamentale tanto <strong>per</strong> le aree chericoprono ancora una funzione produttiva, tanto <strong>per</strong> quelle aree che negli annisono state lasciate a loro stesse.Sicuramente sarà <strong>di</strong>fficile continuare sulla strada <strong>per</strong>corsa fino a pochi decennifa, cioè garantire al territorio o<strong>per</strong>e <strong>di</strong> manutenzione or<strong>di</strong>naria oltre che capillari,poiché ciò si era concretizzato in un mondo fortemente rurale e che oggi sicuramentenon c’è più.In futuro saranno sempre più frequenti gli interventi <strong>di</strong> manutenzionestraor<strong>di</strong>naria: <strong>di</strong> riparazione in seguito a eventi calamitosi in costante aumento.Ripensare alla gestione del nostro territorio? Quante volte si è sentito porrequesto quesito, ma dovrà continuare ad essere posto visto che le nuove generazioniche avanzato ignorano (volontariamente?) i precari equilibri che governano lastabilità ecologica della provincia, e così nel fondovalle si arano i prati fino ai bor<strong>di</strong>delle strade e nelle zone pedemontane si spianano i canali <strong>di</strong> drenaggio, impedendoin entrambi i casi il deflusso idrico. E come conseguenza ad ogni pioggia intensa siinterrompono centinaia <strong>di</strong> piccole e gran<strong>di</strong> strade invase in più punti dall’acqua.A fronte <strong>di</strong> risorse scarse si deve senz’altro rispondere selezionando gliinterventi <strong>di</strong> tutela, cercando <strong>di</strong> rendere più armonico quest’inevitabile ritorno deipaesaggi curati verso la loro <strong>di</strong>mensione naturale.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________FIDUCIA E QUALITÀ PERCEPITA NEI SERVIZI PER ANZIANI: UNO STUDIO DICUSTOMER SATISFACTION IN DUE CASE DI SOGGIORNO DEL BELLUNESE<strong>di</strong> ANNALISA TORMENRelatore: Prof. Giulio VidottoI.U.L.M. <strong>di</strong> Feltre - Facoltà <strong>di</strong> Scienze delle comunicazioni e dello spettacoloAnno accademico 2001-2002Diversi fattori demografici, economici e culturali portano oggi e in modosempre crescente nei decenni futuri ad una forte domanda <strong>di</strong> servizi <strong>per</strong> anziani. Atale crescita non corrisponde un aumento parallelo dell’offerta <strong>di</strong> tali servizi: la crisidello stato sociale e le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> gestione economica nelle strutture fanno sì che laspesa sociale sia <strong>di</strong> anno in anno oggetto <strong>di</strong> “tagli”, <strong>di</strong> certo non compatibili conl’espansione dei servizi che il contesto richiederebbe. Le leggi dell’ultimoquinquennio impongono ai servizi pubblici un approccio “aziendale”, che sia in grado<strong>di</strong> gestire al meglio le scarse risorse <strong>di</strong>sponibili con una costante attenzione allaqualità, intesa come sod<strong>di</strong>sfazione del citta<strong>di</strong>no. I piani <strong>di</strong> gestione della qualitàattuati in questo tipo <strong>di</strong> servizi quin<strong>di</strong> hanno il duplice scopo <strong>di</strong> riuscire a gestire conefficacia ed efficienza maggiori il budget messo a <strong>di</strong>sposizione delle strutture cheo<strong>per</strong>ano nei servizi <strong>di</strong> interesse pubblico e <strong>di</strong> garantire al citta<strong>di</strong>no un servizio cherisponda veramente ai suoi bisogni.Questo lavoro è uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione del cliente in due Case <strong>per</strong> Anzianinel Bellunese. Si <strong>di</strong>vide in due parti: la prima, (capp. 1-3)i, è descrittiva e circoscriveil contesto teorico e ambientale <strong>di</strong> riferimento; la seconda invece si occupa dellaricerca svolta e dei suoi risultati.Il primo capitolo contiene una breve sin<strong>tesi</strong> storica dell’evoluzione delleproblematiche sociali legate all’invecchiamento, nonché della loro gestione fino allanascita delle strutture residenziali <strong>per</strong> anziani. In Europa alcuni cambiamenti in talsenso portarono dal XIII secolo d.C. in poi ad una dapprima lenta, poi dal XIX secolopiù accelerata, progressiva amplificazione del problema, che portò alla nascita <strong>di</strong>varie forme <strong>di</strong> assistenza: strutture gestite da Enti religiosi (XVI secolo), beneficenzaprivata e società <strong>di</strong> Mutuo Soccorso (XIX secolo). Nel XX secolo l’assistenza sociale<strong>di</strong>venta un <strong>di</strong>ritto sancito dalla Costituzione Italiana e <strong>per</strong>ciò gestita e regolamentatadallo Stato. Il susseguirsi delle leggi statali e regionali in proposito rispecchial’evoluzione dei Servizi Sociali, <strong>di</strong> cui l’assistenza agli anziani fa parte, dalla fine delXIX secolo ai nostri giorni. Ciò consente <strong>di</strong> comprendere l’origine <strong>di</strong> alcunepeculiarità del settore economico delle strutture residenziali <strong>per</strong> anziani: esso sicolloca parte nel settore sanitario, parte in quello dei servizi sociali. Le <strong>di</strong>versecompetenze assegnate dalla legge agli organi locali fanno sì che una strutturaresidenziale <strong>per</strong> anziani debba <strong>di</strong>alogare con una molteplicità <strong>di</strong> soggetti, quali iComuni e le Regioni, le U.S.S.L., senza <strong>di</strong>menticare le coo<strong>per</strong>ative convenzionate <strong>per</strong>la fornitura dei servizi. Tale <strong>di</strong>alogo è interno alla struttura stessa, poiché il<strong>per</strong>sonale che vi lavora è <strong>di</strong> fatto <strong>di</strong>pendente <strong>di</strong> entità economiche <strong>di</strong>stinte. È poi


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________presentato l’elenco delle figure professionali previste nei servizi sociali <strong>per</strong> anziani.Sono infine descritti dal punto <strong>di</strong> vista demografico, economico ed organizzativo ilsistema locale, la U.S.S.L. n° 1 della Provincia <strong>di</strong> Belluno e le due Case <strong>per</strong> Anzianiindagate, la Casa <strong>di</strong> Soggiorno <strong>per</strong> Anziani <strong>di</strong> Limana e la Casa <strong>di</strong> Riposo <strong>per</strong> Anziani<strong>di</strong> Ponte nelle Alpi.Il secondo capitolo si occupa del ruolo della fiducia all’interno delle Case <strong>per</strong>Anziani. La fiducia è definita come il tratto <strong>di</strong>stintivo <strong>di</strong> chi si affida a un'altra<strong>per</strong>sona <strong>per</strong> il raggiungimento dei propri obiettivi. Si tratta <strong>di</strong> un concettomulti<strong>di</strong>mensionale, come hanno evidenziato <strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong>osi che ne hanno esaminatole componenti. I suoi antecedenti <strong>di</strong> base sono: la presenza <strong>di</strong> due soggetti, lavolontà <strong>di</strong> uno <strong>di</strong> essi <strong>di</strong> affidarsi all’altro <strong>per</strong> il raggiungimento <strong>di</strong> obiettivi a cui nonpuò arrivare da solo, una certa reciprocità. Nell’anziano, alcune con<strong>di</strong>zioni derivantidall’invecchiamento presentano similitu<strong>di</strong>ni con componenti della fiducia: rischio,vulnerabilità, inter<strong>di</strong>pendenza. Ci si chiede quin<strong>di</strong> se nel caso dell’anzianoistituzionalizzato, si possa davvero parlare <strong>di</strong> fiducia. Dal punto <strong>di</strong> vista dell’impresa,la fiducia è una risorsa collegata alla sod<strong>di</strong>sfazione del cliente.Il terzo capitolo vuole essere una breve trattazione del tema della qualità neiservizi, nonché del suo rapporto con la sod<strong>di</strong>sfazione del cliente. Si apre conun’introduzione riguardante gli aspetti che rendono oggigiorno sempre piùimportante la sod<strong>di</strong>sfazione del cliente in ambito economico, quale fattoredeterminante <strong>per</strong> il mantenimento della sua fedeltà. Seguono poi alcune definizionidel concetto <strong>di</strong> qualità, una sintetica descrizione dell’evoluzione <strong>di</strong> tale concetto edelle sue principali caratteristiche. Il paragrafo successivo mette in luce lapeculiarità dei prodotti ad alto contenuto <strong>di</strong> servizio (chiamati comunemente servizi)rispetto a quelli ad alto contenuto materiale (detti, nel linguaggio comune, beni): ilprodotto è concreto, mentre il servizio è intangibile, ne consegue che nel caso deiservizi la proprietà non è solitamente trasferibile, che un servizio <strong>di</strong> fatto non esisteprima dell’erogazione e <strong>per</strong>ciò non può essere adeguatamente mostrato,immagazzinato, trasportato, esportato. Sono quin<strong>di</strong> proposti due modelli <strong>di</strong> gestione<strong>di</strong> tali prodotti. Infine viene introdotto il concetto <strong>di</strong> qualità totale e le criticità nellasua gestione, tramite il modello dei gap (Busacca, 1994). In chiusura un esempio <strong>di</strong>applicazione della gestione della qualità ai servizi residenziali <strong>per</strong> anziani, con ladescrizione del piano <strong>di</strong> gestione della qualità <strong>di</strong> una delle strutture stu<strong>di</strong>ate.Il quarto capitolo presenta il progetto <strong>di</strong> ricerca nei suoi aspetti salienti:finalità, ipo<strong>tesi</strong>, partecipanti, materiale. La finalità è la misurazione dellasod<strong>di</strong>sfazione del cliente delle due strutture in oggetto. Vengono poste alcune ipo<strong>tesi</strong><strong>di</strong> lavoro: il livello <strong>di</strong> fiducia e il livello <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione del cliente ospite <strong>di</strong> unastruttura residenziale <strong>per</strong> anziani sono correlati; le <strong>per</strong>sone vedove ospiti <strong>di</strong> struttureprotette hanno un minor livello <strong>di</strong> fiducia nei confronti dell’organizzazione rispettoalle <strong>per</strong>sone sole, coniugate o separate; le <strong>per</strong>sone ospiti <strong>di</strong> strutture protette cheabbiano un titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o hanno un maggior livello <strong>di</strong> fiducia nei confrontidell’organizzazione rispetto alle <strong>per</strong>sone che ne sono sprovviste; gli ospiti <strong>di</strong>strutture protette che abbiano trascorso almeno 10 anni all’estero o in un’altraregione come emigranti hanno un maggior livello <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione nei confronti deivari aspetti dei servizi offerti rispetto agli ospiti che non sono emigrati o sono


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________emigrati <strong>per</strong> un tempo inferiore; c’è una correlazione positiva tra la frequenza <strong>di</strong>visite ricevute dall’ospite e il suo livello <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione nei confronti dei variaspetti dei servizi offerti; c’è una correlazione positiva tra la frequenza <strong>di</strong> visitericevute dall’ospite e il suo livello <strong>di</strong> fiducia nei confronti dell’organizzazione; c’èrelazione tra il livello <strong>di</strong> fiducia nell’organizzazione <strong>per</strong>cepito dall’ospite e quello<strong>per</strong>cepito dal suo familiare <strong>di</strong> riferimento; c’è relazione tra il livello <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazionedell’ospite nei confronti dei vari aspetti del servizio e il livello <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione delparente <strong>di</strong> riferimento. Hanno partecipato alla ricerca 32 ospiti della Casa <strong>di</strong>Soggiorno <strong>di</strong> Limana e 9 ospiti della casa <strong>di</strong> Riposo <strong>di</strong> Ponte nelle Alpi; 52 familiari <strong>di</strong>ospiti della Casa <strong>di</strong> Soggiorno <strong>di</strong> Limana e 30 familiari <strong>di</strong> ospiti della Casa <strong>di</strong> Riposo <strong>di</strong>Ponte nelle Alpi; sono infine state prese in considerazione 24 coppie ospite-parente.Il materiale <strong>per</strong> la ricerca è un questionario sud<strong>di</strong>viso in 4 parti: dati anagrafici,organizational Trust Inventory, Sod<strong>di</strong>sfazione del cliente, commenti e osservazioni. Idati raccolti sono stati trattati con l’ausilio del programma statistico SPSS.Il quinto capitolo contiene i risultati della ricerca, mentre il sesto e ultimo traele conclusioni e suggerisce modalità <strong>di</strong> intervento. Solo due delle ipo<strong>tesi</strong> <strong>di</strong> lavorosono state convalidate: la verifica ha evidenziato che all’aumentare della frequenzadelle visite incrementava l’opinione che la struttura mantenesse gli impegni presi;inoltre esiste un’elevata correlazione tra ospite e familiare <strong>per</strong> quanto riguarda una<strong>di</strong>mensione (commitment) della fiducia: ciò significa che essi hanno la stessaopinione riguardo il mantenimento degli impegni da parte dell’organizzazione. Inentrambe le strutture il livello <strong>di</strong> fiducia è buono sia <strong>per</strong> quanto riguarda l’ospite che<strong>per</strong> quanto riguarda la famiglia, mentre la ricerca sulla sod<strong>di</strong>sfazione del cliente,associata ai risultati della domanda libera, ha evidenziato quali siano le areeproblematiche <strong>per</strong> ciascuna struttura.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________IL “PATTO TERRITORIALE” DI FELTRE<strong>di</strong> FABIO VANZETTORelatore: Prof. Leonardo AstaUniversità <strong>di</strong> Padova - Facoltà <strong>di</strong> Scienze politicheAnno accademico 2000-2001Il lavoro esamina in particolare quel particolare istituto della«programmazione negoziata» denominato “patto territoriale”.Vengono dapprima analizzati in modo dettagliato il quadro normativo <strong>di</strong>riferimento, i presupposti <strong>di</strong> applicabilità e le fasi <strong>di</strong> attuazione dell’iter <strong>di</strong> un patto.Successivamente l’attenzione è stata rivolta al comprensorio feltrino, descrivendo ilprogetto <strong>di</strong> Patto territoriale ed inserendolo nella realtà locale, con tutte lecaratteristiche, i soggetti pubblici e privati coinvolti, le finalità, gli obiettivi e leproblematiche che ne sono derivate.La parte forse più interessante dell’elaborato è la risultante della conoscenza<strong>di</strong>retta della realtà impren<strong>di</strong>toriale locale. Conoscenza che è stata acquisitame<strong>di</strong>ante una serie <strong>di</strong> interviste «sul campo» alle imprese ed alle istituzioniprotagoniste del Patto territoriale <strong>di</strong> Feltre.Le conclusioni a cui é giunto lo stu<strong>di</strong>o spesso hanno smentito i progetti e gliobiettivi fissati in sede <strong>di</strong> programmazione. Innanzitutto è stato possibile delinearecon precisione la figura del piccolo impren<strong>di</strong>tore tipico del Comprensorio feltrino, ecioè un soggetto che non è minimamente interessato al processo <strong>di</strong> concertazione, apartecipare a conferenze, incontri e ad unire i propri sforzi a quelli delle altreaziende <strong>per</strong> lo sviluppo <strong>di</strong> una data zona.L’impren<strong>di</strong>tore tipico proviene dal mondo del lavoro, si occupa dellaproduzione fino do<strong>di</strong>ci ore giornaliere ed il Patto territoriale è stato solamente unostrumento <strong>per</strong> ottenere un vantaggio finanziario. Non fa parte della culturadell’impren<strong>di</strong>tore feltrino sfruttare aiuti o agevolazioni, preferendo egli investire ilproprio denaro, rischiare, non chiedere l’aiuto <strong>di</strong> nessuno.Va inoltre sottolineato che <strong>per</strong> l’impren<strong>di</strong>tore feltrino è molto importanteintrattenere <strong>di</strong>rettamente e <strong>per</strong>sonalmente i rapporti con i vari enti (ad es. Vigili delfuoco, Enel, Ulss, Comune, Catasto, ecc.) in quanto ciò costituisce la capacità <strong>di</strong>trattativa tipica del suo ruolo a livello locale. Questa è anche la ragione <strong>per</strong> la qualelo “sportello unico”, finalizzato alla costruzione <strong>di</strong> un unico referente pubblico alquale le imprese partecipanti al Patto territoriale <strong>di</strong> Feltre potevano rivolgersi <strong>per</strong>ottenere <strong>per</strong>messi, licenze, autorizzazioni non è praticamente mai stato utilizzato,lasciando quin<strong>di</strong> solo sulla carta uno degli obiettivi principali del Patto stesso e cioèquello <strong>di</strong> snellire e accelerare le pratiche burocratiche.Passando ad un’analisi critica dei patti territoriali, si può concludere <strong>di</strong>cendoche essi hanno alimentato un’enorme macchina burocratica. Si immagini voler gestireun patto territoriale che prevede 50 nuove aziende <strong>di</strong> cui si deve in teoria controllaredall'alto ogni contratto ed ogni fattura; poi bisogna moltiplicare questo <strong>per</strong> tutti i


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________patti esistenti. Ovviamente, è impossibile farlo. Però si è tentato ugualmente,costruendo una rete interminabile <strong>di</strong> enti, organismi, leggi e decreti, <strong>per</strong> <strong>di</strong> più incontinuo mutamento ed eternamente in "fase s<strong>per</strong>imentale". In questa burocraziasono naufragati i primi patti. Inoltre sembra sia risultato praticamente impossibilequantificare i risultati macroeconomici dei patti, soprattutto in termini <strong>di</strong>occupazione, data anche la gigantesca macchina procedurale <strong>di</strong> verifica che dovevacoinvolgere il Dipartimento <strong>per</strong> le politiche <strong>di</strong> sviluppo e coesione (DPSC) del Tesoro,il soggetto responsabile dei patti, il Ministero dell’Industria, il Comitatointerministeriale <strong>per</strong> la programmazione economica (CIPE), le Unità <strong>di</strong> verifica degliinvestimenti pubblici, centrale e regionali, il Sistema <strong>di</strong> monitoraggio degliinvestimenti pubblici, la Sezione centrale dell’osservatorio degli investimentipubblici e infine le Amministrazioni centrale e regionali.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________LA PRATICA DELL’ALPEGGIO IN PROVINCIA DI BELLUNO<strong>di</strong> VALERIA VEDANARelatore: Gino De VecchisCorrelatore: dott. Roberto RebernigUniversità <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”- Facoltà <strong>di</strong> Lettere e filosofiaAnno accademico 2000-2001Questo lavoro <strong>di</strong> <strong>tesi</strong>, aggiornato al 2001, si concreta in una monografiamulti<strong>di</strong>sciplinare che traccia un quadro dell’alpeggio in provincia, analizzandopartitamente i vari aspetti (storico, economico, sociale, vegetazionale, geografico,ecc.) <strong>di</strong> un’attività fondamentale nel sistema economico <strong>bellunese</strong> del passato.L’alpeggio, definito pascolo estivo del bestiame in montagna, è una tra<strong>di</strong>zioneculturale che deriva dalla necessità economica <strong>di</strong> sopravvivenza della popolazione<strong>bellunese</strong>, basata sull'equilibrio tra le risorse naturali e i primari bisogni quoti<strong>di</strong>ani.Ma l'alpeggio è oggi una realtà in trasformazione, una tra<strong>di</strong>zione che pursparendo nelle sue motivazioni sta "ritornando <strong>di</strong> moda" talvolta adattandosi, talvoltascontrandosi con le esigenze moderne del nostro tempo.In questo stu<strong>di</strong>o non si è voluto giu<strong>di</strong>care tale cambiamento, ma fornire unquadro generale sia della passata situazione che <strong>di</strong> quella attuale, <strong>di</strong> valutare qualisiano le moderne esigenze dell'alpeggio, <strong>di</strong> comprendere quali siano gli aspetti cherendono ancora oggi attuale e viva la sua pratica, nonché <strong>di</strong> fornire finalmente unelenco completo <strong>di</strong> tutte le malghe presenti in provincia <strong>di</strong> Belluno. Elenco chevorrebbe costituirsi come punto d'avvio d'un vero e proprio archivio delle malghebellunesi, più ampio e approfon<strong>di</strong>to sia in termine <strong>di</strong> dati che <strong>di</strong> informazioniconcernenti in particolare il numero dei capi e lo stato delle strutture.Lo stu<strong>di</strong>o è stato sud<strong>di</strong>viso in due parti: una iniziale in cui si è provveduto afornire la panoramica generale dell'intera situazione provinciale, ed una successiva incui si è esaminata più concretamente e con maggior dettaglio una zona specificaall'interno del territorio <strong>bellunese</strong>.Nella prima parte del lavoro è stata quin<strong>di</strong> focalizzata la situazione attualedelle malghe presenti a livello territoriale, prendendo in considerazione sia quelleancora in attività, sia quelle abbandonate che conservano la loro struttura esternasia quelle ancora visibili ma oramai solo sotto forma <strong>di</strong> rudere.A tale scopo sono stati presi in considerazione informazioni e dati forniti dalServizio Forestale Regionale <strong>di</strong> Belluno, dall'Ispettorato <strong>per</strong> l'Agricoltura, dal ServizioVeterinario delle Ulss n. 1 e 2; in più sono state vagliate fonti complementari come laCarta Regionale delle Malghe, alcune pubblicazioni scientifiche, svariatecomunicazioni <strong>per</strong>sonali, memorie storiche ricevute attraverso colloqui con la gentedel posto.Si è giunti così alla definizione <strong>di</strong> un elenco <strong>di</strong> tutte le malghe presenti nellaprovincia <strong>di</strong> Belluno, corredato <strong>di</strong> informazioni quali Comune d'appartenenza,proprietà, stato d'attività o inattività (facendo riferimento agli anni 2000 e 2001),


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________estensione dei pascoli e quota dell'e<strong>di</strong>ficio (queste ultime due voci sono stateaggiunte solo <strong>per</strong> le malghe ancora in attività), ed alla redazione <strong>di</strong> una CARTA che lein<strong>di</strong>vidua sul territorio provinciale in scala 1: 100.000.Successivamente sono stati presi in considerazione due anni <strong>di</strong> osservazione(2000 e 2001) in modo da evidenziare la <strong>di</strong>namica <strong>di</strong> questa pratica attraverso duevariabili: numero <strong>di</strong> malghe monticate e bestiame caricato.La seconda parte, vista la necessità <strong>di</strong> o<strong>per</strong>are un'indagine più approfon<strong>di</strong>ta econcreta, ha portato come logica conseguenza all'in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> una zona limitataall'interno del territorio provinciale. Tale scelta è caduta sull'Agor<strong>di</strong>no, in quantopresentava le caratteristiche più idonee <strong>per</strong> la stesura del lavoro: presenza <strong>di</strong> tutti etre i settori bioclimatici esalpico, endalpico, e mesalpico, presenza sia <strong>di</strong> roccevulcaniche che calcaree, forte tra<strong>di</strong>zione agricola, zootecnica e alpicolturale(malgari agor<strong>di</strong>ni erano e sono presenti in tutto il territorio <strong>bellunese</strong>), il gravosoproblema dell'emigrazione, soprattutto nel passato, e le mo<strong>di</strong>fiche attuali recatedallo sviluppo turistico e industriale.Lo stu<strong>di</strong>o si è fatto così più puntuale, visto che si è analizzata, comune <strong>per</strong>comune, la situazione del passato attraverso la preziosa ed esclusiva fonte dellamemoria storica, e quella del presente con uno schedario della malghe in attività.Va precisato che lo schedario è stato realizzato raccogliendo un questionario,ideato dall’autrice, e da lei consegnato e compilato durante i mesi estivi dai gestoridelle varie malghe .Per una migliore comprensione, si è ritenuto opportuno fornire un quadrogenerale dei caratteri fisici e antropici presenti sul territorio Bellunese (Terzocapitolo), <strong>di</strong> esplicare i tratti principali della pratica dell'alpeggio e <strong>di</strong> come essi sisiano mo<strong>di</strong>ficati nel corso degli anni (Quarto capitolo), <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le specificità,le esigenze, i valori dell'alpeggio, tra<strong>di</strong>zione che si sta scontrando sempre più con ibisogni moderni e che <strong>per</strong>tanto si ritrova a mettersi nuovamente in <strong>di</strong>scussione(Quinto capitolo). Infine è stato fornito, <strong>per</strong> dovere <strong>di</strong> completezza, un compen<strong>di</strong>ogiuri<strong>di</strong>co sulle leggi che interessano <strong>di</strong>rettamente e in<strong>di</strong>rettamente l'alpeggio (Sestocapitolo).


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________MANUTENZIONE ORDINARIA DEL TERRITORIO MONTANOE RUOLO DELLA PASTORIZIA: IL CASO DEL FELTRINO<strong>di</strong> MICHELA ZANELLARelatore: Prof. Pietro NerviUniversità <strong>di</strong> Trento - Facoltà <strong>di</strong> EconomiaAnno accademico 2001-2002Nel Feltrino, a partire dagli anni 50, si è verificata una contrazione delleattività agro-silvo-pastorali. Lo attestano i censimenti dell’agricoltura, evidenziandoun calo degli occupati nel settore e delle su<strong>per</strong>fici utilizzate. E’ mutato anchel’aspetto del Feltrino: prima le su<strong>per</strong>fici coltivate si spingevano fino a quote elevate,le frazioni erano numerose, popolate e dotate <strong>di</strong> servizi, mentre ora popolazione eattività si concentrano nel fondovalle con conseguente abbandono dei centri<strong>per</strong>iferici dove rimangono gli anziani e dove non si verifica o è minimo il ricambiogenerazionale.Pertanto nelle aree <strong>per</strong>iferiche le tra<strong>di</strong>zionali attività agro-silvo-pastorali nonvengono più praticate, le risorse del territorio non sono più utilizzate ed esso èlasciato alla naturalità incontrollata. Le suddette attività <strong>per</strong> poter essere svolterichiedevano una costante manutenzione or<strong>di</strong>naria che oggi è venuta meno conmaggior aggravio della manutenzione straor<strong>di</strong>naria che sempre più spesso deveintervenire <strong>per</strong> sanare i <strong>di</strong>sagi originatisi dall’assenza della prima. La scomparsa <strong>di</strong>questi interventi, all’apparenza piccoli ma costanti, ha portato a problemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssestoidrogeologico, a favorire il propagarsi degli incen<strong>di</strong>, ad abbandonare definitivamentearee più isolate e ostili e a creare seri problemi <strong>di</strong> sicurezza <strong>per</strong> il fondovalle la cuitutela richiede sempre più frequenti e costosi interventi <strong>di</strong> manutenzionestraor<strong>di</strong>naria che è soluzione quando il <strong>per</strong>icolo si palesa ma non può svolgere ilmonitoraggio implicito <strong>di</strong> quella or<strong>di</strong>naria. Questo squilibrio fra le forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa delterritorio è una delle componenti della <strong>per</strong><strong>di</strong>ta <strong>di</strong> qualità del paesaggio, specchiodell’equilibrio fra uomo e ambiente. Tale equilibrio si esplica anche nel giustorapporto tra aree coltivate, antropiche e fortemente naturali cioè in un paesaggioor<strong>di</strong>nato come è emerso dalla convenzione sulla qualità del paesaggio, ma nelFeltrino i cambiamenti d’uso del territorio e le nuove esigenze dell’uomo hanno datovita ad un paesaggio <strong>di</strong> costruzioni circondate da vaste aree a bosco e incolto cheerano precedentemente gestiti delle attività agro-silvo-pastorali. La scelta <strong>di</strong>viene,allora, o affidare il territorio alla sola manutenzione attraverso o<strong>per</strong>e <strong>di</strong> genio-ruralee alla naturalità, ricordando che l’evoluzione naturale ha bisogno <strong>di</strong> più <strong>di</strong> cento anni<strong>per</strong> trovare un proprio equilibrio, o cercare <strong>di</strong> ristabilire una manutenzione or<strong>di</strong>nariache sottende un ritorno dell’agricoltura <strong>di</strong> montagna in montagna e con essadell’uomo quale premessa in<strong>di</strong>spensabile <strong>per</strong> la salvaguar<strong>di</strong>a dell’ambiente ma cheha bisogno <strong>di</strong> una sicurezza <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to che lo porti a riconsiderare le aree oraabbandonate come qualcosa <strong>di</strong> valido in cui investire. La soluzione, in tal senso, la sipuò trovare nella zootecnia ma scegliendo un animale che si accontenti <strong>di</strong> pascoli


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________magri inutilizzati da anni e circondati da boscaglia, che sappia adattarsi a terreniim<strong>per</strong>vi e ad un clima <strong>di</strong>fficile, che non danneggi ulteriormente il territorio, che nonabbia bisogno <strong>di</strong> particolari cure e che sia remunerativo. La scelta non può chericadere sugli ovi-caprini, che fino agli anni 30 garantivano la sopravvivenza dellepopolazioni locali e la fama <strong>di</strong> Feltre <strong>per</strong> le sue lane in tutta Italia e anche fuori, ilcui allevamento offre vantaggi da due punti <strong>di</strong> vista:1. tutela dell’ambiente: gli ovi-caprini, date le contenute <strong>di</strong>mensioni, non arrecanodanno al cotico, non richiedono <strong>di</strong>sboscamenti <strong>per</strong> garantire prati-pascoli,mangiano tutto mantenendo così la vegetazione spontanea e ripuliscono esgombrano alvei e boschi. Forniscono una concimazione anche delle areeriservate ai bovini con maggior ren<strong>di</strong>mento nella produzione del foraggio. Inoltre itempi <strong>di</strong> pascolo e le poche cure richieste da questi animali consentono alpastore <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> uno spazio proprio che può venir usato <strong>per</strong> apportarepiccole o<strong>per</strong>e <strong>di</strong> manutenzione, mantenimento e conservazione del territorio,o<strong>per</strong>e che, pur essendo minuti passi, sono comunque importanti <strong>per</strong> prevenire<strong>di</strong>ssesti; il pastore <strong>di</strong>viene inoltre presenza fondamentale <strong>per</strong> la cura e lavalorizzazione del bosco ma anche <strong>per</strong> il suo <strong>di</strong>retto controllo;2. economico: utilizzano <strong>di</strong>rettamente i foraggi, risorsa oggi abbondante e pocofruita, me<strong>di</strong>ante pascolamento poiché la grande rusticità, robustezza, capacità <strong>di</strong>adattamento ad ambienti <strong>di</strong>fficili e a tutte le vicissitu<strong>di</strong>ni, li rende adatti sia alpascolo libero che alla stabulazione. Le capre e le pecore richiedono una spesa <strong>di</strong>acquisto, mantenimento e cura decisamente inferiore rispetto ai bovini; inoltresono animali a triplice attitu<strong>di</strong>ne (carne, latte e lana/pelli; le carni fornisconoun’alternativa a quelle bovine e sono eccellenti, il latte non è soggetto a quotelimitanti ed è adatto in casi <strong>di</strong> intolleranza alimentare, lana e pelli possonoessere utilizzati in più comparti produttivi anche innovativi) molto prolifici conconseguente rapido raddoppiamento del capitale bestiame. Per l’impegno cherichiedono, il loro allevamento può affiancarsi ad altre attività svoltedall’allevatore così <strong>di</strong>viene occasione interessante anche <strong>per</strong> giovani, donne epensionati attivi. Richiedono poca manodo<strong>per</strong>a e la strutturazione in micro-filieredegli allevamenti rende il comparto particolarmente vocato all’adesione alsistema qualità e alla conseguente certificazione.L’allevamento ovi-caprino rappresenta uno strumento efficace e poco costosoin grado <strong>di</strong> assicurare, favorendo la <strong>per</strong>manenza dell’uomo sul territorio, unamanutenzione or<strong>di</strong>naria <strong>di</strong> questo e dare origine al contempo ad un paesaggio curato,espressione d’or<strong>di</strong>ne, <strong>di</strong> funzionalità e <strong>di</strong> bellezza.A testimonianza che quest’attività funziona si possono richiamare non solo itrascorsi della pastorizia del Feltrino ma esempi attuali dove l’allevamento ovicaprinoè ancora importante: i comuni della Sinistra Piave, <strong>di</strong> Se<strong>di</strong>co e soprattuttodell’Alpago. Sebbene molto <strong>di</strong>versi territorialmente, economicamente e socialmentedall’area considerata sono riferimento importante poiché lì la pastorizia è statamantenuta e costituisce oggetto <strong>di</strong> miglioramento, <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> sviluppo.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________Sulla pastorizia si possono innestare due filiere: quella della carne con recu<strong>per</strong>o<strong>di</strong> una razza ovina autoctona (Lamon che la Commissione Europea ha messo a premio<strong>per</strong> il Veneto) e quella del latte con una razza caprina ad alta produttività(Camosciata delle Alpi) L’allevamento misto ha lo scopo <strong>di</strong> ricavare un red<strong>di</strong>to daiprodotti lattiero-caseari mentre si ricostruisce il patrimonio da carne. Il tipo <strong>di</strong>allevamento auspicabile, in base all’esigenza <strong>di</strong> passare da una transumanza estintaad una zootecnia specializzata, alle caratteristiche e necessità del territorio ed allerichieste <strong>di</strong> mercato, è quello stanziale, semibrado <strong>di</strong> tipo biologico, che vuole porsiin alternativa e non in competizione con la zootecnia convenzionale ben ra<strong>di</strong>cata inpianura. Esso prevede l’utilizzazione razionale dei pascoli naturali e artificiali,attraverso la <strong>di</strong>visione dei terreni a <strong>di</strong>sposizione, in parcelle pascolive ben definite edelimitate <strong>per</strong> mezzo <strong>di</strong> recinti mobili elettrificati, con un carico <strong>di</strong> bestiame semprerapportato alle possibilità del pascolo stesso e mai comunque in soprannumero (cosaparticolarmente importante soprattutto in occasione degli alpeggi), in quasi tutto il<strong>per</strong>iodo dell’anno (ciò rappresenta uno dei vantaggi economici <strong>di</strong> questi animalirispetto agli altri), con una alimentazione in stalla solo nei <strong>per</strong>io<strong>di</strong> <strong>di</strong> forti avversitàatmosferiche (<strong>per</strong> la salute degli animali e <strong>per</strong> evitare <strong>di</strong> rovinare il suolo colcalpestio).Per questo tipo <strong>di</strong> allevamento, il numero dei capi sarà necessariamentecontenuto: 50-60 caprini e 5 pecore più 1 montone (<strong>per</strong>ché la razza, in via <strong>di</strong>estinzione, deve essere ricomposta). Queste consistenze sono adatte ad unaconduzione <strong>di</strong> tipo famigliare, i cui componenti possono essere impiegati anche inaltri settori. Sulla base <strong>di</strong> caratteristiche e necessità degli ovi-caprini, all’attività èpossibile avvicinarsi in due forme a seconda delle possibilità (numero componentifamigliari, tempo, capitali, terreno) e delle esigenze (tempo libero, altro lavoro,interessi, salute):a) part-time con o senza trasformazione;b) tempo pieno con trasformazione.L’obiettivo della produzione sarà la qualità e non la quantità in risposta alleattuali esigenze <strong>di</strong> mercato volte verso il gusto originario e normale degli alimenti ela forma <strong>di</strong> commercializzazione numero uno che si propone è quella dell’adozione.L’idea è anche quella <strong>di</strong> inserire la pastorizia in un’ottica <strong>di</strong> integrazione con leattività turistiche, artigianali (da pecore e capre alimenti ma non solo), escolastiche.La pastorizia non deve quin<strong>di</strong> essere affidata al pastore così come concepitofino a poco tempo fa ma a una nuova figura agricola stabile sul territorio,impren<strong>di</strong>trice accorta <strong>di</strong> una attività aggiornata ai tempi che si ripaga dei servizi cheoffre all’ambiente con i red<strong>di</strong>ti che da questa attività può trarre come <strong>di</strong>mostranobilanci <strong>di</strong> aziende già avviate in località consimili al Feltrino.


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________LE IMPRESE COOPERATIVE IN AGRICOLTURA. IL CASO LATTEBUSCHE<strong>di</strong> LARA ZANETTIRelatore: Prof.ssa Maria Bruna ZolinUniversità <strong>di</strong> Venezia - Facoltà <strong>di</strong> EconomiaAnno accademico 1999-2000Le imprese coo<strong>per</strong>ative sono una realtà presente in molti settori, e, inparticolare, nell’agro-alimentare. Per l’or<strong>di</strong>namento giuri<strong>di</strong>co, le coo<strong>per</strong>ative sonosocietà caratterizzate dallo scopo mutualistico e da un particolare tipod’organizzazione che, <strong>per</strong> la loro funzione sociale, godono d’agevolazioni <strong>di</strong> varianatura, <strong>per</strong> lo più tributaria, e sono soggette a specifici controlli. Tali controllivengono posti in essere <strong>per</strong> tutelare l’assenza <strong>di</strong> fini speculativi, la realizzazionedella funzione sociale così come stabilito dalla costituzione all’art. 45 e lapresenza della mutualità, vero elemento che caratterizza e definisce questo tipod’impresa. Lo scopo mutualistico delle coo<strong>per</strong>ative consiste in una reciprocità <strong>di</strong>prestazioni, in un vincolo giuri<strong>di</strong>co tra la società e i soci, cui emerge l’idea chequesto scopo imponga alla società coo<strong>per</strong>ativa un obbligo nell’eserciziodell’attività d’impresa, proiettata alla sod<strong>di</strong>sfazione dei bisogni economici <strong>di</strong>retti especifici dei soci.Nella Relazione ministeriale al co<strong>di</strong>ce civile n. 1025 la <strong>di</strong>stinzione tracoo<strong>per</strong>ative e società propriamente “si fonda sullo scopo prevalentementemutualistico delle coo<strong>per</strong>ative consistente nel fornire beni o servizi od occasioni <strong>di</strong>lavoro <strong>di</strong>rettamente ai membri dell’organizzazione a con<strong>di</strong>zioni più vantaggiose <strong>di</strong>quelle che otterrebbero nel mercato”, mentre le società in senso mirano aconseguire gli utili.Le coo<strong>per</strong>ative devono comunque avere un’efficiente gestione e minimizzarei costi, come le imprese private. La <strong>di</strong>fferenza tra impresa or<strong>di</strong>naria e coo<strong>per</strong>ativasta nella destinazione del profitto: la prima lo assegna ai soci, in relazione al grado<strong>di</strong> utilizzo della struttura societaria, e non in base alle quote <strong>di</strong> capitale socialepossedute come fa, invece, l’impresa or<strong>di</strong>naria.Come case study, si parla della latteria della vallata feltrina, Lattebusche,nata nel 1954 <strong>per</strong> volontà <strong>di</strong> 36 soci fondatori che apportarono un capitale sociale<strong>di</strong> 18.000 lire con l’obbiettivo primario <strong>di</strong> raccogliere, lavorare ed eventualmentecollocare e vendere il latte conferito dai produttori aderenti e dei sottoprodottidella lavorazione della stessa.Si descrive la situazione, attraverso l’analisi dei bilanci, <strong>per</strong> il <strong>per</strong>iodo ‘95-’99, <strong>di</strong> una coo<strong>per</strong>ativa <strong>per</strong> la trasformazione e commercializzazione <strong>di</strong> unparticolare prodotto agricolo e dei suoi derivati conferito dai soci della stessa.Attualmente l’attività produttiva è organizzata in tre stabilimenti localizzati:a Busche <strong>di</strong> Cesiomaggiore, in provincia <strong>di</strong> Belluno, a Chioggia, nel Veneziano, e aSandrigo, nel Vicentino. Quello <strong>di</strong> Busche è il più importante, sia <strong>per</strong> quantità <strong>di</strong>


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________latte lavorato sia <strong>per</strong> gamma <strong>di</strong> produzione, e soprattutto <strong>per</strong>ché qui vi è la sedecentrale.Nel 1999 si sono avuti 101 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> fatturato. Vi sono, poi, 1.837 ettolitri <strong>di</strong>latte lavorati giornalmente <strong>per</strong> un totale annuo <strong>di</strong> 670.378 ettolitri <strong>di</strong> cui il 97%conferito dai soci situati nelle province <strong>di</strong> Belluno, Vicenza, Venezia, Treviso aseguito <strong>di</strong> numerose fusioni tra cui le più importanti sono quelle con la Clo<strong>di</strong>ense,con Brega e con Sambruson. Ci sono, infine, 750 produttori soci che, <strong>per</strong> far partedella coo<strong>per</strong>ativa, devono essere produttori <strong>di</strong> latte e devono assumersi l’obbligo,previsto nello statuto, del conferimento, che rappresenta la base essenziale <strong>per</strong> lavita della coo<strong>per</strong>ativa agricola.Sempre nello statuto, si prevede, che il socio, produttore e conferente <strong>di</strong>latte, abbia il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> ottenere <strong>per</strong>io<strong>di</strong>camente un acconto in denaro,proporzionalmente a quanto conferito e, alla chiusura dell’esercizio, l’eventualeconguaglio.Nella determinazione dell’acconto e dell’eventuale conguaglio, Lattebuschetiene, poi, conto dei possibili premi o delle eventuali penalità relativi alla qualitàdel latte. Dal 1982, Lattebusche ha istituito, infatti, un sistema <strong>di</strong> pagamento dellatte in base alla sua qualità, <strong>per</strong> stimolare, nei produttori, l’impegno ad uncostante miglioramento della materia prima.Queste scelte sono state formalizzate da Lattebusche in una politica <strong>per</strong> laqualità, consentendole <strong>di</strong> ottenere nel 1995 la certificazione del Sistema <strong>di</strong>gestione <strong>per</strong> la Qualità Uni En Iso 9002 <strong>per</strong> lo stabilimento <strong>di</strong> Busche; alloraottenuta solo da altre 4 aziende agro-alimentari.Ad essa ha fatto seguito, nel 1997, la certificazione <strong>per</strong> lo stabilimento <strong>di</strong>Chioggia, primo in Italia a conseguirla fra i produttori <strong>di</strong> gelato, secondo le normeUni En Iso 9001 Negli ultimi 5 anni Lattebusche ha presentato valori <strong>di</strong> bilancio cuisi sono riscontrati alcuni in<strong>di</strong>ci finanziari in leggera crescita, come l’elasticità degliinvestimenti o il grado <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>tà del capitale investito, altri, in<strong>di</strong>canti l’equilibriofinanziario <strong>di</strong> breve, in <strong>di</strong>minuzione e rapporti economici che hanno assunto via viavalori <strong>di</strong> minore grandezza, mettendo in evidenza una situazione <strong>di</strong> sofferenza,limitata e probabilmente temporanea, dato il sentore <strong>di</strong> ripresa del mercatolattiero caseario, <strong>per</strong> il 2000-2001, dovuto alla rivalutazione del prezzo del latte, aseguito della sua carenza a livello comunitario. Dal 1997 il fatturato <strong>di</strong> Lattebuscheè in calo, quando in precedenza aveva avuto <strong>per</strong> molti anni andamenti in salita,anche se il latte conferito dai soci è aumentato, e la stessa resa <strong>per</strong> litro <strong>di</strong> latteconferito dai soci, come si può vedere dal grafico che segue, ha riscontrato unandamento decrescente. La resa dei soci in questo quinquennio è <strong>di</strong>minuita, anno<strong>per</strong> anno, sino ad una <strong>per</strong>centuale totale del 12,5% in meno. La minor resa incide<strong>di</strong>rettamente sul risultato ottenuto dai soci e sulla convenienza, o il vantaggio, chegli stessi hanno nel partecipare all’attività coo<strong>per</strong>ativa, conferendo la materiaprima al processo produttivo.Lattebusche ha raggiunto gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni, in seguito a fusioni eincorporazioni d’altre latterie, con una <strong>di</strong>versificazione produttiva che le consente<strong>di</strong> affermare la presenza del proprio marchio su larga parte del mercato dell’Italia


<strong>Premio</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> sull’economia <strong>bellunese</strong> - 2ª e<strong>di</strong>zione___________________________________________________________________________settentrionale. Ma, proprio <strong>per</strong> questo essa risente <strong>di</strong>rettamente della crisi delsettore agro-alimentare e dell’andamento del mercato nazionale.La latteria si trova a competere con le maggiori imprese agroalimentari,soprattutto estere, che si sono affacciate a questo settore dopo la globalizzazionedei mercati e l’omogeneizzazione dei gusti dei consumatori e che, grazie ai minoricosti sostenuti <strong>per</strong> l’acquisto della materia prima e alle strutture <strong>di</strong> maggiori<strong>di</strong>mensioni capaci <strong>di</strong> realizzare economie <strong>di</strong> scala, offrono prodotti i cui prezzisono molto più competitivi rispetto a quelli delle aziende e coo<strong>per</strong>ative italiane.Lattebusche cerca, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> consolidare la sua posizione <strong>di</strong> nicchia che leconsente <strong>di</strong> stare sul mercato, collocazione sempre più <strong>di</strong>fficile da <strong>di</strong>fendere senon si pre<strong>di</strong>spongono dei piani atti ad innovare alcuni aspetti che devononecessariamente seguire le richieste e le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> concorrenza del mercato.La sua sopravvivenza è garantita dalle scelte che consentono una sempremaggiore ampiezza della gamma dei prodotti offerti ai consumatori ed alledecisioni che producono, come risultato, l’allargamento dell’area <strong>di</strong> produzione edelle zone <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta, attraverso nuove acquisizioni e fusioni, <strong>per</strong> rispondere alleconcertazioni d’offerta in atto nel mercato.Per su<strong>per</strong>are rapidamente l’attuale situazione che riguarda l’intero settorelattiero caseario, Lattebusche deve proseguire nella strada intrapresa, attuando gliaggiornamenti tecnologici richiesti dal mercato e dall’Unione Europea,continuando a porre la qualità quale punto fondamentale dell’intero sistemaproduttivo, realizzata attraverso la <strong>di</strong>fferenziazione nel pagamento del latte <strong>per</strong>stimolare gli allevatori al continuo miglioramento, ottenendo la certificazione <strong>per</strong>tutti i propri stabilimenti, quale garanzia <strong>di</strong> qualità e <strong>di</strong> costanza della produzione,e cercando <strong>di</strong> seguire il più possibile le esigenze dei consumatori. Sono, proprio, lerichieste dei consumatori che la coo<strong>per</strong>ativa deve esau<strong>di</strong>re, adottando unorientamento, non marcatamente produttivo ma, più rivolto al mercato, alla suaconoscenza ed allo sfruttamento delle occasioni che esso può presentare.Ponendo come punto fondamentale dell’attività, il socio, il suoconferimento, i suoi <strong>di</strong>ritti ma, anche, i suoi obblighi verso la coo<strong>per</strong>ativa,precisamente menzionati nello statuto, Lattebusche si concentra verso ilraggiungimento della migliore remunerazione del latte apportato, facendoopportune scelte che siano appropriate e necessarie alla continuazione della suapresenza nell’attuale situazione <strong>di</strong> mercato, decisioni come la qualità,l’adeguamento tecnologico, l’attenzione all’immagine ed alle esigenze deiconsumatori, l’espansione territoriale della base sociale e dell’influenza dellacoo<strong>per</strong>ativa, la <strong>di</strong>fferenziazione e l’innovazione dei prodotti, con la produzione <strong>di</strong>nuove gamme, la conoscenza dei mercati ed il fidarsi delle opinioni <strong>di</strong> un gruppo<strong>di</strong>rigenziale competente, professionale, con la piena conoscenza sia delle leggi <strong>di</strong>mercato sia, prima <strong>di</strong> tutto, dei principi mutualistici e delle caratteristicheintrinseche delle coo<strong>per</strong>ative, <strong>per</strong> non rimanere in una nicchia <strong>di</strong> mercato, sempremeno remunerativa, meno ampia, meno <strong>di</strong>fen<strong>di</strong>bile dai concorrenti e con menoconsumatori, <strong>per</strong>ché attirati in altri comparti a causa <strong>di</strong> nuovi gusti ed esigenze.

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