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Ass. cult. IL CENTRO STORICO

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<strong>IL</strong> <strong>CENTRO</strong> <strong>STORICO</strong> DI SAN FELICE CIRCEO PAG. 5TERRITORIOAgricolturaEconomia agricolaL’agricoltura a San Felice CirceoBrevi cenni storici. La liquidazione dei poderi dell’ONC e la nuova migrazione –parte seconda.di Carlo Saverio Zanni“Nel 1941 l’ONC assegna definitivamentei poderi a riscatto““Sul numero di Agosto 2004 vi ho parlatodi cosa accadde agli abitanti storicie ai coloni del Circeo nel periodo cheva dalla bonifica alla fine della guerra. Riprendiamoil discorso, questa volta focalizzandolosui rapporti tra coloni e ONC e sulle nuove migrazioni.Nel 1941, a causa della particolare situazionepolitica del Paese coinvolto nel conflitto mondiale,l’ONC muta i suoi piani e passa prematuramenteall’assegnazione definitiva dei poderia riscatto. E’ una decisione affrettata, dettatapiù da esigenze propagandistiche che per unaeffettiva autonomia economica raggiunta dallefamiglie (dagli stessi dati dell’ONC risulta chei poderi che possono garantire l’autosufficienzadei coloni sono 400 su 2.943, appena il13,5% del totale). I rapporti ONC-coloni vengonodisciplinati secondo tre diversi tipi dicontratti:A, compromesso di vendita con pagamento rateale.B, compromesso di vendita con pagamento deisoli interessi nei primi anni differendo ad epocasuccessiva l’ammortamento del prezzo di riscatto.C, contratto di affitto a miglioria con promessadi compravendita dopo cinque anni.Vengono firmati solo 471 contratti di riscattodel tipo A e B; quasi l’84% dei coloni firma perun contratto d’affitto riscattabile a partire dal1946. I coloni che hanno firmato i contratti di riscattonel ’41 si ritrovano, nel dopoguerra, grazieall’inflazione, a pagare un prezzo irrisorio.La grande maggioranza, che si trova soprattuttonei terreni meno fertili,firma il contratto di riscattoa partire dal 1946e si trova così a pagareun prezzo spesso troppoalto rispetto alle disponibilitàeconomiche. Tra il1946 ed il 1948, tutti i coloni firmano il contrattodi riscatto del podere, un passo non certobene accetto dall’ONC sia perché i coloni nonsono nelle condizioni economiche più propiziesia perché viene a cadere così la ragione dell’esistenzastessa dell’Opera nell’Agro. L’ONC cercadi ricavare il più possibile.Inoltre, l’ONC, su richiesta delle organizzazionisindacali, dà la possibilità di pagare il riscatto indenaro oppure in grano.Chi sceglie il pagamento ingrano vede, anno per anno,aumentare i costi di produzioneed il prezzo di mercato,mentre la quantità dapagare rimane sempre lastessa. Solo nel 1951,l’ONC concede una riduzionedel 40% della rata annualein grano. Non va meglioper i concessionari chedecidono di pagare in denaro:al periodo di inflazionedegli anni della guerrasuccede, dal ’47 al ’62, unperiodo di stabilità monetariache mantiene grave ilpeso del riscatto. Molti nonce la fanno e sono costretti ad abbandonare laterra.Tra il 1943 ed il 1946, i prezzi agricoli salgonomolto più di quelli industriali e i contadini possonocosì finanziare la ripresa nelle campagne.Già dal 1947, però, la posizione dell’agricolturaperde punti rispetto all’industria e la situazioneeconomica nelle campagne diventa sempre piùdifficile. Intanto, sotto la direzione dell’ONC, ancoralegalmente proprietaria della maggior partedei poderi, sono iniziati i lavori per la ricostruzione.I finanziamenti arrivano come minimotre anni dopo la fine della guerra; ancora nel1961 risultano aperti alcuni contenziosi circa lesovvenzioni.L’abbandono forzato o volontario dei poderiinizia praticamente dal momento dell’arrivodella massa degli emigranti nell’Agro ma è daldopoguerra in poi che questo fenomeno, e laconseguente emigrazione dall’Agro e dall’Italia,cresce notevolmente. Intanto, sempre neglianni Cinquanta, i poderi lasciati liberi da queiIl riscatto è da pagare in denaro o in grano.Molti non ce la fanno e sono costrettiad abbandonare la terra“coloni che, per mancanzadi capitali econoscenze tecnichecolturali, non sonoriusciti a farli fruttarevengono venduti dall’ONCa immigrati provenienti dalla Campania eai profughi italiani della Tunisia, di origine siciliana.I contadini campani impiantano coltureorticole protette e a pieno campo; i “tunisini”,invece, piantano vigne di uva da tavola e da vinocol sistema a tendone servendosi delle conoscenzetecniche utilizzate nei terreni delNord-Africa e costituiscono cooperative vitivinicoleche si occupano della raccolta dell’uva daiCase Coloniche - strada del Pigneto - anno 1936soci, della produzione e della commercializzazionedel vino. L’agricoltura pontina si trova,così, divisa tra grandi e medie aziende vitivinicoleed orticole molto produttive ed aziendecondotte stentatamente. I contadini veneti edemiliani, ancora legati ad una visione tradizionaledella campagna, ad una produzione legataalla <strong>cult</strong>ura del grano per il pagamento dellarata di riscatto dei poderi, alla zootecnia e adun’economia in gran parte diretta all’autoconsumo,o imitano i vicini nelle nuove colture o“I poderi lasciati liberi vengono venduti oa immigrati dalla Campania o a profughiitaliani della Tunisia“sono destinati ad essere progressivamente sostituitida contadini più capaci.Sulla vendita dei poderi dell’ONC ai coloni, infine,occorre distinguere diversi momenti. Inuna prima fase (1946-1951) vengono vendutii poderi situati in zone meno fertili ed i cuiconcessionari-proprietari si sono indebitati oltreche per la bassa produttività dei terreni,anche per la loro scarsa capacità conduttivadel fondo; non tutti i coloni immigrati, infatti,sono pratici di colture. Tra il 1951 ed il 1960,i poderi ai margini delle città di Aprilia, Latinae Pomezia incominciano a diventare edificabilie per tali venduti, altri vengono ceduti per insediamentiindustriali. Dal 1960 in poi, il fenomenosi accentua ed investe tutta la fascia costiera,dove sorgono i primi insediamenti turisticibalneari. Dei 5.000 poderi dell’ONC,2.000 cambiano di proprietà e di destinazione,mentre altri vengono frazionati fra i singolicomponenti familiari. ■

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