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Un nuovo procedimento per la diversa finitura delle pietre.progettazione degli interni, siamo arrivati a desiderare chele superfici avessero una maggiore matericità; in questo sensoil brevetto messo a punto dalla Tenax (che ho avuto l’onoredi presentare con i miei più vicini collaboratori della Facoltàdi Architettura dell’Università degli studi di Firenze) è appuntoun procedimento che consente di ottenere dalla pietratutto ciò che la storia ci ha consigliato di evidenziare ma oltrea questo esso consente di portare alla luce, di far emergeree leggere l’indole della pietra, la sua intima natura. Ilprocedimento di cui sto parlando (come lei stessa ha riferitonel suo intervento durante il convegno) ha la capacità di conferireuna ulteriore desiderabile “tattilità” al materiale lapideoche, così facendo, perde un po’ della sua tradizionale erazionalistica freddezza per acquisire invece una palpabilitàevidente, una aperta ostentazione della sua struttura interna.Questo risultato, <strong>natural</strong>mente, è stato possibile grazie alleintelligenti intuizioni degli esperti della Tenax che hanno concepitoil procedimento brevettato in questione: essi sono riuscitia incorporare (in modo “bilanciato”) delle polveri di diamanteindustriale all’interno di un materiale resiliente e, soprattutto,con questa plastica sono riusciti a realizzare dellespeciali spazzole le cui setole avrebbero “accarezzato” lelastre di materiale lapideo nelle ultime fasi della loro rifinitura.In realtà la rifinitura dei componenti predisposti agli usiedilizi e architettonici è un aspetto particolarmente importanteche oggi non è né può essere più lasciato al caso oalla semplice sensibilità del marmista ma è, o meglio, dovrebbeessere deciso e verificato dal progettista. In questosenso le lavorazioni in linea che consentono di passare dallelastre grezze di pietra segata agli elementi finiti e prontialla posa (come di volta in volta occorre nei diversi cantieri esecondo i diversi progetti degli architetti) viene sottopostaad alcuni dei trattamenti preliminari caratteristici di quasi tuttele lavorazioni di questo tipo ma, a un certo punto, subentranodelle lavorazioni alternative che riguardano l’aspettovoluto (satinato, levigato, lucidato, ecc).Nel caso del brevetto Tenax, le ultime mole tradizionali vengonosostituite dalle spazzole brevettate che hanno la capacitàdi accarezzare fortemente la superficie delle lastre inmodo tale da asportare le parti meno dure lucidando (o levigando)il tutto e, in particolare il materiale più resistente. Inaltri termini, nel tradizionale passaggio attraverso le diversemole con funzione variamente abrasiva le ultime cheoccorrevano tradizionalmente per ottenere le suddette finiturevengono sostituite da un’unica spazzola la quale ottiene,senza additivi chimici o trattamenti particolari (piombatura,trattamento con l’ossalato di calcio) una perfetta lucidaturadella superficie accompagnata dalla formazione di unamicrospazialità che racconta all’esterno la struttura internadel materiale.Le pietre che sono composte da diversi elementi chimici piùo meno cristallizzati si prestano particolarmente bene a questotipo di trattamento.B. T.:Professore, ci dica più in particolare a quale tipo dimateriale verrà preferibilmente riservato questo tipo di lavorazione.A.U.: Questa domanda mi permette di dire fin d’ora che praticamentetutte le pietre si avvantaggeranno di questo simpaticotrattamento che ho chiamato “a carezza” (fra l’altro, itecnici della Tenax hanno voluto brevettare anche questaespressione particolarmente efficace proprio perché è utileper raccontare l’effetto prodotto da quel trattamento); i materialiadatti allo scopo sono quelli che hanno una strutturainterna riconoscibilmente diversa nelle sue parti. Il diamantefinemente macinato ha infatti la capacità di asportare praticamentesolo le parti relativamente tenere della materialucidando la superficie sulla quale esso passa fino al puntodi evidenziare la conformazione interna del materiale.B. T.: Professore quale potrebbero essere le prospettive diquesto tipo di trattamento in seno al più ampio problemadelle finiture che già si conoscono? Le sembra che fossenecessario un nuovo tipo di trattamento?A.U.: A mio modo di vedere, ben venga qualunque procedimentoche si aggiunge ai precedenti conosciuti ampliandole possibilità di scelta per il progettista. Nello specifico caso,siamo di fronte a un procedimento che si distingue fortementeda quelli precedenti introducendo una vera e propriainnovazione nel settore, una diversa tipologia di prodotti utiliad arricchire la tastiera a disposizione dei progettisti. Se èvero che, in ogni caso, qualsiasi evoluzione, qualsiasi miglioramentodei procedimenti è auspicabile, l’introduzionedi un nuovo procedimento che raggiunge ulteriori obbiettivie comunque complementari a quelli noti aumenta efficacementele valenze del progetto inteso come strumento atto adare risposte corrette ai bisogni dell’essere umano.B.T.: Professore, mi racconti qualcosa di più circa il motivoper cui la Tenax ha voluto affidare all’Università il compito diraccontare questo tipo di ritrovato, di nuovo procedimentoper la finitura della pietra.A.U.: Effettivamente, la scelta fatta da Tenax di rivolgersi aun personaggio come il sottoscritto (che è un buon conoscitoredel settore lapideo) ma, soprattutto, a una struttura universitariadel progetto, a me è sembrato metodologicamentemolto virtuosa e significativa.Credo che, così facendo, questo gruppo multinazionale abbiaavuto la sensazione di poter essere più autorevole anchenei confronti dei suoi interlocutori tradizionali.Esso ha scelto l’università per comunicare il suo brevetto inmodo colto; ha cioè voluto valorizzare il suo brevetto e larelativa portata. In effetti credo che a pochi altri esperti delsettore sarebbe stato altrettanto facile raccontare, circostanziandoloe conferendogli la dovuta contestualizzazione culturale,quel procedimento: infatti noi viviamo all’interno delletecnologie e ci occupiamo proprio della valorizzazione diqueste con una prospettiva necessariamente avanzata diqualche lustro. In verità, secondo l’antica tradizione dellaScuola cui appartengo, credo che l’Università debba avereun rapporto strategico, attivo e fecondo con le Industrie.In quella interazione ciascuno può e deve trovare il propriocompito: l’Industria presiede alla lavorazione del prodotto el’Università si occupa della concettualizzazione di alcuni problemima anche della formazione di quei tecnici che sarannoa loro volta necessari all’interno dell’azienda, in un processoda sempre virtuoso di mutuo scambio e di reciprocainterazione.25

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