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34slatore voleva raggiungere era non solo e non tanto fornireal Parlamento e al Governo elementi di <strong>info</strong>rmazione aggiornatasu un territorio così vasto e così importante per gliequilibri sociali, economici e ambientali del nostro Paese,ma soprattutto organizzare questa <strong>info</strong>rmazione nell’intentodi ricavarne suggerimenti concreti per l’attivazione di politichemirate, per spostare risorse verso le zone piùsvantaggiate, per individuare i processi in corso da aiutare,e per stimolarne di nuovi in chiave di crescita economica.Se questo era l’obiettivo, si può affermare che con la XIIIRelazione se ne è raggiunta solo la prima parte, mentre risultasempre più indispensabile, anche alla luce del nuovoquadro istituzionale, sviluppare la seconda finalità.Avere a disposizione ordinati flussi <strong>info</strong>rmativi (raccolta, elaborazione,analisi e distribuzione) costituisce un supportoconoscitivo indispensabile per il monitoraggio delle dinamicheevolutive del “sistema montagna” e per contribuire auna visione organica e condivisa in grado di indirizzare inmodo coordinato le scelte politiche e programmatorie.La diversità delle montagne italiane – dovuta al loro assettogeografico e idrogeologico che ne costituisce l’attrattiva principale– va a sommarsi, in ragione del mutato quadro istituzionale,alle differenziazioni regionali e locali rispetto all’approccioprogrammatico e amministrativo, determinando lanecessità di compiere un maggior sforzo di illustrazione eanalisi di dati e <strong>info</strong>rmazioni aggiornate per offrire un quadrosintetico, ma al tempo stesso esaustivo, delle realtà regionalie locali.Occorre pertanto sviluppare un percorso di sistematizzazionedei flussi <strong>info</strong>rmativi orientato verso un duplice obiettivo:1. a livello nazionale, disporre di una base conoscitiva il piùpossibile omogenea, offrendo un quadro sistematico, integratoe armonizzato dei dati e delle <strong>info</strong>rmazioni provenientida fonti diverse per consentire l’individuazione dilinee guida e politiche di rete e di sistema (interventi strutturalie di settore);2. a livello territoriale, offrire una base conoscitiva il più possibiledisaggregata rispetto al dato regionale e nazionale,sviluppando analisi territoriali con il coinvolgimento deglienti locali, delle parti sociali e degli altri attori dello sviluppolocale per consentire l’individuazione di interventi miratisul territorio.A tal fine, è opportuno porre correttivi agli elementi di criticitàche si frappongono all’individuazione di un coordinamentostrategico capace di dare conto delle diversità presenti sulterritorio, offrendo, al tempo stesso, un quadro organico delsistema montagna e tenendo conto delle interferenze edesternalità con altri settori e territori.Dal punto di vista metodologico, occorre evidenziare elementidi rilevazione univoci volti a offrire un quadro dinamicodella montagna nelle diverse realtà territoriali e di coglierei mutamenti in corso rispetto all’assetto istituzionale e alledinamiche sociali, economiche e ambientali.Si presenta allora la necessità di arrivare a una puntualedefinizione di:· fonti di dati dirette (fonti amministrative; analisi di settore;Istat; indagini mirate etc.) e indirette;· periodizzazione (in raccordo con le fonti di dati istituzionali,con la programmazione regionale e locale etc.);· elementi di tipo istituzionale/amministrativo quali:- l’assetto istituzionale/amministrativo (competenze dell’assessoratoregionale/provinciale; altri organismi preposti);- la legislazione regionale(livello di decentramento delle funzioni);- il ruolo-funzioni e consistenza delle comunità montane alivello regionali:- gli atti di programmazione( regionale – provinciale);- gli elementi di bilancio (fondi regionali, nazionali, investimentiprivati/banche etc.);· indicatori sociali, economici e ambientali (es. montagna/distretti industriali; montagna/turismo; montagna/energia;ruolo multifunzionale e integrato);· esternalità negative a carico della collettività (es. dissestoidrogeologico/spopolamento; perdita di identità culturale,del valore patrimoniale locale/piccole comunità locali; mestieri/artigianatoe grande impresa; agricoltura-pesca;degrado ambientale/qualità della vita; energia)Una volta stabilite le tipologie di dati necessarie e il grado didisaggregazione “possibile” oltre che auspicabile, andrebberoidentificati i soggetti responsabili della raccolta deidati sul territorio e quelli responsabili dell’elaborazione edel monitoraggio, pervenendo così pienamente all’obiettivovoluto dal legislatore, come già sottolineato.A opinione del CNEL, il CTIM potrebbe prevedere un Gruppodi lavoro per elaborare uno schema univoco dei dati chesarebbe opportuno raccogliere, avendo al suo interno lecompetenze statistiche (ISTAT) e quelle “istituzionali” (Amministrazionicentrali, Regioni, Uncem) necessarie allo scopo.Il CTIM potrebbe, poi intervenire nella fase dimonitoraggio offrendo proprio attraverso la Relazione annualedati confrontabili di anno in anno, dai quali ricavare<strong>info</strong>rmazioni circa i trend in corso, la distribuzione delle risorse,il loro utilizzo, i progetti attivi sul territorio, gli organismie gli strumenti adottati per rendere più produttivi gli interventi.Uno schema, che organizzi i dati e le <strong>info</strong>rmazioni, consentirebbeal Parlamento di discutere di eventuali linee guida edi indirizzo avendo chiari i flussi di risorse che vanno allamontagna italiana, i settori sui quali intervenire e i settori daabbandonare. Se il Parlamento assumerà questo impegno,probabilmente potrà assumersi più agevolmente anche ilcompito di mettere ordine nel coordinamento delle politichedi e per la montagna.Il metodo della concertazione sociale e la nuova programmazioneregionale europeaLa connessione tra realtà montane e sostenibilità dello sviluppofa emergere elementi di “modernizzazione” della risorsamontagna che rafforzano la necessità di una più stringenterelazione con le politiche di coesione sociale e territorialeorientate verso un processo di sviluppo globale piùconsono alla situazione attuale, riconoscendo lamultifunzionalità e il carattere polisettoriale e diversificatodell’economia montana.Com’è noto, anche per la montagna si assiste a una inversionedel modello che non favorisce più l’irradiazione dell’altodelle politiche, ma richiede una spinta dal basso perfar funzionare la complessa macchina delle sinergie tramontagna e altri ambiti di intervento per lo sviluppo economicoe sociale del territorio (dal modello top-down al modellobottom-up).Questo nuovo approccio è stato peraltro fatto proprio dallaprogrammazione regionale europea 2007-2013, che ha invitatotutti gli Stati a presentare il Quadro Strategico Nazionale(QSN) orientato al pieno riconoscimento evalorizzazione del territorio come risorsa da esaltare, potenziaree su cui investire. Un cambiamento di tendenza,che incardina gli strumenti di politica economica nei sistemiterritoriali; una rinnovata centralità delle risorse territoriali,che poggia sulla capacità di ogni realtà locale di perseguiregli obiettivi programmatici.

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