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Le protesi della mano: disegno e selezione dell'impianto - Giornale ...

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<strong>Le</strong> <strong>protesi</strong> <strong>della</strong> <strong>mano</strong>prosthese: only the integration between medicine knowledge,engineering and biotechnology can lead to newthechnical improvements.Key words: implant, prosthesis, handIntroduzioneL’utilizzo delle <strong>protesi</strong> articolari è di assai più recenteintroduzione nel polso e nella <strong>mano</strong> rispetto all’artoinferiore, in quanto le ossa tubulari delle falangi e deimetacarpali tollerano male l’applicazione di un impiantometallico a cerniera fissa. Nel 1955 Batemann applicò laprima endo<strong>protesi</strong> metallica con gambo midollare allaPIP e nel 1959 Brannon 1 sviluppò una <strong>protesi</strong> metallica acerniera per le articolazioni digitali, mentre Flatt iniziò nelmedesimo anno la <strong>protesi</strong>zzazione delle metacarpo-falangeenell’artrite reumatoide; a questi tentativi seguirononegli anni Settanta numerosi modelli realizzati in varimateriali (metallo-ceramica, silicone), vincolati e caratterizzatida design a cerniera o di tipo ball-and-socket,vincolati e caratterizzati da differenti tipi di fissazione.Tali modelli ebbero breve vita per i gravi inconvenientiche produssero: riassorbimento osseo e mobilizzazione<strong>protesi</strong>ca secondaria, difficoltà di fissazione mediantecemento degli impianti nelle piccole diafisi delle ossatubulari <strong>della</strong> <strong>mano</strong> ed ampia resezione ossea che rendevadifficile una reprise chirurgica.Nel settembre 1974, in occasione del LIX congresso <strong>della</strong>SIOT, Bedeschi e Luppino 2 , hanno presentato la relazione“Endo<strong>protesi</strong> articolari del polso e <strong>della</strong> <strong>mano</strong>” cherappresenta la prima disamina critica delle caratteristichestrutturali e biomeccaniche delle varie <strong>protesi</strong> allora inuso, analizzando il loro comportamento clinico in un’applicazioneancora sperimentale.Molti progressi sono stati successivamente realizzati,anche se nella <strong>mano</strong> e nel polso, come in altri distrettischeletrici, non esistono <strong>protesi</strong> perfette e le ricerche tecnologicheed applicative sono in continua evoluzione. <strong>Le</strong>scelte terapeutiche variano tra la sostituzione articolaremediante <strong>protesi</strong> ad asse fisso o la resezione-artroplasticamediante impianti.Per quanto riguarda il materiale di costruzione, abbandonatedel tutto le <strong>protesi</strong> metalliche, attualmente vengono utilizzate<strong>protesi</strong> in silicone, polietilene, ceramica ed in pirocarbonio.Alle <strong>protesi</strong> fissate mediante cemento, vengonogeneralmente preferite quelle non cementate (Fig. 1).Impianti in siliconeNegli anni ’60 Swanson, nell’intento di migliorare irisultati <strong>della</strong> resezione-artroplastica semplice mediantel’applicazione di un impianto, propose un modelloinnovativo, caratterizzato da un monoblocco a cernieraflessibile realizzato in silicone 3 ; esso agisce comespaziatore dinamico nell’intento di realizzare questaequazione: resezione ossea + impianto = articolazionefunzionale, mantenendo uno spazio articolare nell’articolazionericostruita e stimolando lo sviluppo di unareazione connettivale di incapsulamento, che, unitamentealla ricostruzione accurata degli apparati legamentosi emuscolo-tendinei, è in grado di garantire la fissazionedell’impianto. Gli steli, non fissati nei canali midollari,rendono possibile un “effetto pistone” che ha lo scopodi distribuire le sollecitazioni meccaniche generate dallaflesso-estensione, permettendo una distribuzione delleforze, su una sezione più ampia, che consente all’impiantodi posizionarsi idealmente rispetto all’asse di rotazionedell’articolazione.L’impianto in silicone, poi, grazie al suo basso modulodi elasticità, appare in grado di assorbire le forze,favorendo nel tempo un’apposizione ossea secondaria.L’applicazione dell’impianto richiede infine un sacrificioosseo modesto che, in caso di insuccesso, rende possibilel’applicazione di un altro impianto o l’esecuzione di unaartrodesi 4 .Oziosa la discussione sul termine di “<strong>protesi</strong>” per ilmodello Swanson ed i suoi derivati, definiti più frequentemente“spaziatori dinamici”; infatti ogni <strong>protesi</strong>,vincolata, semivincolata o anatomica è uno spaziatoreche sostituisce un’articolazione al fine di riprodurne laFig. 1. Esempi di <strong>protesi</strong> di metacarpo-falangea in vari materiali e design: <strong>protesi</strong>metallica di Flatt, di Nicolle, di Niebauer-Cutter e di Swanson.230

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