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Le protesi della mano: disegno e selezione dell'impianto - Giornale ...

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<strong>Le</strong> <strong>protesi</strong> <strong>della</strong> <strong>mano</strong>Tab. I. Protesi di Swanson.Autore Anno N° casiSwanson 1972 358Swanson: revisioni critiche 3409Engleret 1973 81Gschwend 1974 200Weingarden 1974 159Allieu 1974 154Ferlic 1975 162Mannenferlt ed Anderson 1975 162Hagert 1975 104Beckenbaugh 1976 186Madden 1977 238Christie 1977 16Egloff e Verdan 1977 69Kay 1978 34Haber 1979 116Poulenas ed Egloff 1983 88Blair 1984 115Bieber 1986 210Vahvanen e Viljakka 1986 107Jensen 1986 74Hamalaimen e Raemy 1987 80Simmen e Gscwend 1988 207Klompmaker 1989 171Maurer 1990 446Stothard 1991 86Wilson 1993 185Kirschenbaum 1993 144Olsen 1994 60Vezina 1995 49Chauhan 1995 102Totale 7.554PROTESI IN TITANIOLa comparsa di reazioni siliconitiche osservate in specifichesedi anatomiche (scafoide e semilunare) o in impiantisottoposti ad attività eccessiva oppure applicati secondotecniche non corrette con errati allineamenti assiali o conimpianti sovradimensionati, ha indotto a commercializzaredal 1985 degli impianti in titanio, realizzati secondo ildesign dei corrispondenti modelli in silastic per scafoide,semilunare ed a. trapezio-metacarpale 13 .Dopo un periodo iniziale di speranza, la rigidità del materialeutilizzato, ha evidenziato la comparsa di instabilitàrotatoria e sublussazione, con progressiva evoluzioneverso instabilità e collasso carpale ed aggravamento dellealterazioni degenerative intercarpali e radio-carpiche.Minori problemi si sono presentati invece con gli impianticondilari convessi per la trapezio-metacarpale che,soprattutto negli USA, vengono ancora largamente utilizzati,in presenza di un buon stock osseo; nei casi digrave artrosi peritrapeziale si preferiscono invece altresoluzioni terapeutiche.PROTESI ANATOMICHE NON VINCOLATEIN PIROCARBONIOFin dagli anni ’70, successivamente alla introduzione degliimpianti in silastic da parte di Swanson e Neibauer, sievidenziò la necessità di disporre di un impianto con unfulcro articolare fisso; a quel tempo l’esperienza di utilizzodi <strong>protesi</strong> cementate in polietilene ed in metallo apparivapromettente, ma gravata da importanti problemi irrisolti.Nel 1983, Beckenbaugh pensò pertanto di utilizzare unmateriale di costruzione che presentasse una fissazionebiologica e con un design semplice tipo ball and socket. Ilmateriale scelto fu il pirocarbonio, prodotto dalla fissionenucleare e composto da un mix di strutture cristalline concaratteristiche proprie sia <strong>della</strong> grafite che del diamante;esso possiede proprietà di alta resistenza alla rottura eall’usura, una totale inerzia chimica che si traduce in altabiocompatibilità ed un modulo di elasticità simile a quellodell’osso corticale.Utilizzato inizialmente in chirurgia valvolare cardiaca,negli anni ’80 è avvenuta la prima applicazione ortopedicadel pirocarbonio sull’uomo con impianti MCP(1979-1987) eseguiti in via sperimentale alla Mayo Clinic(USA) 14 .Negli anni ’90 sono iniziati i primi impianti di <strong>protesi</strong>metacarpo-falangee (MCP) ed i primi impianti di <strong>protesi</strong>parziali si scafoide (APSI).Il miglioramento dei biomateriali ha portato così negli anni’80 alla concezione di un modello di artro<strong>protesi</strong> non vincolata,dal design innovativo con caratteri distintivi dai modelliprecedenti in silicone, dotato di una biomeccanica similea quella fisiologica che consente il risparmio dei legamentied una distribuzione delle forze sia sull’osso che sui legamentistessi, al fine di aumentarne il grado di articolarità;esso, dotato di un centro di rotazione prossimo a quelloarticolare fisiologico, presentava caratteri di tipo anatomicoparagonabili ad altri distretti articolari di maggiori dimensioni,ricercando una modularità negli impianti.232

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