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Avevi detto che non saresti mai sceso a patti con<br />
il vagabondo misterioso, ma ora ti rendi conto<br />
che non vende alibi, mentre guardi nel vuoto dei<br />
suoi occhi e ti chiede «vuoi fare un patto?».<br />
Insomma, non abbiamo dato retta agli ammonimenti<br />
del vecchio zio Bob e ora siamo<br />
<strong>in</strong> un hotel per anziani e famiglie di passaggio,<br />
poco fuori l’aeroporto di Atlanta. Ancora<br />
squassati dal jet lag, <strong>in</strong> un ristorante dove siamo<br />
gli unici bianchi, a mangiare alette di pollo<br />
<strong>in</strong> salsa barbecue, guardando football-baseball-news<br />
giapponesi su venti schermi accesi<br />
<strong>in</strong> contemporanea.<br />
Ce ne siamo <strong>in</strong>fischiati degli ammonimenti di<br />
Zio Bob e siamo ancora una volta <strong>in</strong> proc<strong>in</strong>to di<br />
rotolare come sassi nel ventre molle dell’Occidente,<br />
nutrirci di cibo scadente, dormire <strong>in</strong> motel<br />
superotto con camere tutte uguali, guidare a<br />
70 miglia all’ora su auto a nolo, pisciare a turno<br />
<strong>in</strong> bottiglie di plastica per non perdere il ritmo<br />
della strada. Ché l’America è tutta lì e il resto<br />
sono solo qu<strong>in</strong>te di cartapesta.<br />
How does it feel? Non lo so, Bob. Ne riparliamo.<br />
Nella prima settimana ci sono alcune formalità<br />
da sbrigare a Knoxville, Tennessee e ad Atlanta,<br />
Georgia. Poi si va <strong>in</strong> Texas. Dobbiamo suonare<br />
mezz’ora al SXSW, un festival piuttosto<br />
importante. Tutto qua. Mezz’ora. Sarebbe anche<br />
una buona notizia, se non fosse che Aust<strong>in</strong><br />
dista circa sedici ore di auto dalle altre due città<br />
e che nessuno - almeno qui dentro la Chevrolet<br />
- ha più vent’anni, il giusto fisico e la giusta ambizione<br />
per pensare di diventare una rockstar.<br />
Ma il patto è stato fatto, e tocca partire.<br />
Il pensiero di vagare senza meta per le strade<br />
della Capitale <strong>in</strong> una giostra di coolness studiata<br />
allo specchio, sogni di gloria, giornalisti-<br />
A&R-discografici-manager f<strong>in</strong>to annoiati con il<br />
pass bene <strong>in</strong> vista, code alle toilette e ai chioschi,<br />
puzza di piscio che si mischia con l’odore<br />
dei fagioli al ristorante messicano, giovanotti<br />
con berretto e spalle larghe,<br />
studentesse <strong>in</strong> magliette aderenti<br />
reduci dallo spr<strong>in</strong>g break, è un<br />
pensiero non privo di qualche<br />
elemento apocalittico.<br />
Comunque non si poteva rifiutare.<br />
Lo dobbiamo al vecchio<br />
Stuart. Che, pure con i<br />
suoi 50 portati male, l’anca<br />
da rifare, la paranoia sempre sul<br />
punto di prendere il controllo delle<br />
operazioni, rimane uno dei motivi per<br />
cui la canzone americana si è mantenuta <strong>in</strong> salute<br />
negli ultimi ventic<strong>in</strong>que anni.<br />
Poi siamo qui anche per un altro motivo, più<br />
astratto, che riguarda pr<strong>in</strong>cipalmente me e Lo<br />
Squalo. Lo Squalo ha 40 anni, io quasi 39. Non<br />
ce lo siamo detti esplicitamente, ma <strong>in</strong> fondo è<br />
ora di capire, sul campo, se la nostra stagione<br />
«L’America vera<br />
è fatta per gente di<br />
un’altra pasta. Per chi coglie<br />
la differenza tra dormire<br />
allo Sleep Inn o <strong>in</strong><br />
un Motel 6»<br />
americana post-adolescenziale sia f<strong>in</strong>ita o abbia<br />
ancora qualche frutto da donarci. L’abbiamo<br />
molto amata, questa America. Ma quante<br />
volte puoi sognare lo stesso sogno?<br />
In fondo l’America vera, adulta, è fatta per gente<br />
di un’altra pasta. Gente che sa scendere a patti<br />
con il vagabondo misterioso, gente che<br />
capisce bene la differenza fra pranzare<br />
da Denny’s o da Arby’s, da Waffle<br />
House o altrove. Gente che coglie<br />
la differenza sostanziale fra<br />
dormire <strong>in</strong> uno Sleep Inn, <strong>in</strong><br />
un Motel 6, <strong>in</strong> un Budget Inn,<br />
<strong>in</strong> un Red Roof. Gente per<br />
cui al matt<strong>in</strong>o è importante<br />
confrontarsi con cameriere<br />
allegre d’un allegria posticcia<br />
sul come le proprie uova debbano<br />
essere cotte e disposte sul<br />
piatto, sapendo - a presc<strong>in</strong>dere -<br />
che saranno comunque <strong>in</strong>sapori.<br />
Il nostro Sogno Americano è stato un sogno<br />
romantico, da stranieri, meno pragmatico di<br />
quello, ad esempio, del pakistano di buona<br />
volontà a cui consegno il passaporto per prenotare<br />
la stanza. Lui è già americano, io non lo<br />
sarò mai.<br />
Noi qui siamo sempre solo ospiti. Ma come tali<br />
possiamo concederci dei lussi. Ad esempio<br />
giocare ancora alla conquista dell’Ovest, dritto<br />
per dritto sulla I-10, fare a gara con il sole<br />
diretto al Pacifico cercando di farci superare il<br />
più tardi possibile, poi svoltare repent<strong>in</strong>amente<br />
a destra, tagliare il Texas <strong>in</strong> diagonale, sbucare<br />
ad Aust<strong>in</strong> appena qualche miglio a nord di<br />
downtown, gustarsi il tramonto.<br />
Cose così, <strong>in</strong>somma.<br />
In mezzo a tutti i teoremi, io e Diego suoniamo<br />
anche. Lo Squalo e il Bomber - <strong>in</strong>tanto - forniscono<br />
supporti tecnici e psicologici.<br />
Dan, JD e Adrian viaggiano su un altro mezzo.<br />
Le serate di Knoxville e Atlanta passano<br />
senza sussulti. Questa band è an-<br />
cora <strong>in</strong> divenire. Sta cercando sé<br />
stessa, con s<strong>in</strong>cerità. Quando si<br />
trova, sa come mediare la rug-<br />
g<strong>in</strong>e e la poesia. Quando non<br />
si trova, barcolla <strong>in</strong> alto sul filo<br />
e offre al pubblico il brivido del<br />
funambolo sul punto di schiantarsi.<br />
Anche le d<strong>in</strong>amiche <strong>in</strong>terne seguono<br />
questa logica. Dopo la data<br />
di Atlanta si guida f<strong>in</strong>o ad Aust<strong>in</strong>, mille<br />
miglia a Ovest. Gli americani non vanno neppure<br />
a letto e la fanno tutta d’un fiato, noi ci<br />
prendiamo un giorno a New Orleans.<br />
Quando ci si ritrova al sole texano, la città è già<br />
<strong>in</strong>vasa dalle truppe para-musicali di tutt’America.<br />
E non solo d’America, visto che sullo stesso<br />
palco dello Yard Dog suonano anche i Cali-<br />
Il me-stesso di 15<br />
anni fa avrebbe fatto<br />
carte false per trovarsi <strong>in</strong><br />
una situazione così. Qu<strong>in</strong>di, mi<br />
dico, cerchiamo di onorare<br />
il corso degli eventi<br />
bro 35. Poi tocca a noi.<br />
A vedere il ritorno <strong>in</strong> scena del vecchio Stuart,<br />
del quasi-leggendario produttore JD Foster e<br />
dei due italians ci sono anche un po’ di facce<br />
note. Qualcuno degli Yo La Tengo, Peter Buck<br />
e Mike Mills dei Rem, John Stirratt e Pat Sansone<br />
dei Wilco. C’è John Dee Graham, c’è James<br />
Mc Murtry, c’è Jon Langford, c’è<br />
Steve Wynn, qualcuno dei Silos e<br />
altra gente con i capelli t<strong>in</strong>ti. Proprio<br />
John Dee il giorno prima,<br />
dal palco, ha detto che se<br />
avesse dovuto scegliere di<br />
vedere un concerto solo, <strong>in</strong><br />
tutto il festival, avrebbe scelto<br />
il nostro.<br />
Il me-stesso di 15 anni fa<br />
avrebbe fatto carte false per<br />
trovarsi <strong>in</strong> una situazione così.<br />
Qu<strong>in</strong>di, mi dico, cerchiamo di onorare<br />
il corso degli eventi che ci hanno<br />
portati f<strong>in</strong> qua, di non fare troppo i filosofi e di<br />
suonare qualcosa che somigli a della musica.<br />
Il concerto funziona bene. Stuart si commuove<br />
<strong>in</strong> mezzo a un pezzo, e buona parte del pubblico<br />
con lui.<br />
Raccogliamo complimenti e pacche vip sulle<br />
spalle, vendiamo dischi e magliette, beviamo<br />
Sh<strong>in</strong>er Bock, facciamo quel che va fatto <strong>in</strong> queste<br />
occasioni, ce ne andiamo a dormire a Dripp<strong>in</strong>’<br />
Spr<strong>in</strong>gs, 30 miglia fuori, nel ranch di Daren,<br />
seguendo il profilo dei cavalli davanti alla luna<br />
più grande degli ultimi 18 anni. Se il senso più<br />
<strong>in</strong>timo dell’esperienza americana è fare la cosa<br />
giusta, forse stavolta l’abbiamo fatta.<br />
La sera dopo, un set fra amici sopra il Cont<strong>in</strong>ental<br />
Club. Sotto suona Alejandro Escovedo.<br />
La serata culm<strong>in</strong>a con JD Foster, Charlie Sexton<br />
e Luc<strong>in</strong>da Williams a f<strong>in</strong>ire tutti i dr<strong>in</strong>k del<br />
bar.<br />
Noi a quel punto siamo già a Tuscaloosa, Alabama,<br />
nel solito motel superotto. Il cartello sulla<br />
Interstate dice East. Che, <strong>in</strong> un modo o nell’altro,<br />
significa già tornare a casa.<br />
ecologismo estremo<br />
TENDAGGIO IN BOTTIGLIA<br />
L’<strong>in</strong>nalzamento delle temperature vi fa bere più acqua<br />
con il conseguente aumento di antiecologiche bottiglie<br />
di plastica da smaltire? Al di là della raccolta differenziata,<br />
si può dare nuova vita alle bottiglie facendone<br />
delle tende da appartamento, seguendo l’esempio<br />
dell’artista Michelle Brand. Non ci credete? Sul sito<br />
apartmenttherapy.com trovate anche le istruzioni per<br />
un vostro eventuale art attack. (al.lo.)<br />
4/11 gagar<strong>in</strong> n. 4<br />
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