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IL CALITRANO N. 40.qxd - Ilcalitrano.it

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N. 40 n.s. – Gennaio-Aprile 2009 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong>segue da pag. 10ne edilizia e che erano state una dellecause dell’entrata in crisi della giuntaDemocristiana) furono l’inizio di unastagione pol<strong>it</strong>ico-amministativa esaltanteed allo stesso tempo travagliata. Intornoa lui si coagulò un gruppo abbastanzafolto di giovani e giovanissimi, uomini edonne, che per circa 15 anni diresse lasezione del P.C.I. portandolo da un ruolomarginale, quale egli aveva agli inizi deglianni settanta, ad uno di primissimopiano nel nostro comune ed in provinciaraddoppiando, ed in alcuni casi triplicando,consensi ed eletti.Ma la sua non fu una scelta dogmatica oacr<strong>it</strong>ica, nella sua lunga mil<strong>it</strong>anza ebbe crisie delusioni dal suo Part<strong>it</strong>o, come d’altrondemolti di noi (basti pensare a tutta lafase del compromesso storico 1973/80),ma mai ripensamenti o abbandoni.Le crisi ed i travagli li viveva in modomolto personale (come d’ab<strong>it</strong>udine per imil<strong>it</strong>anti e dirigenti del PCI) e mai esternatipubblicamente. A questi travagli pol<strong>it</strong>icisi aggiungevano altri di tipo personale:la frustrazione di non trovare lavorostabile pur avendo consegu<strong>it</strong>o giovanissimouna laurea in Sociologia; le porte diun lavoro stabile e sicuro gli restavanochiuse. Allora l’emigrazione in Inghilterraagli inizi del 1979, dove fece il camerieree approf<strong>it</strong>tò dell’occasione perperfezionare l’inglese, o come nel sub<strong>it</strong>odopo terremoto quando si adattò con uncerto entusiasmo a fare il manovale conl’impresa edile che urbanizzava l’areadestinata alla sistemazione dei prefabbricati(mi ricordo, perché anch’io feciquell’esperienza insieme a lui, che il capo-cantierelo chiamava “o’Professore”),se per lui a volte era frustrante, contribuivaad accrescere nell’opinione pubblicae nella c<strong>it</strong>tadinanza quel rispetto equel carisma, che amici ed avversari gliriconoscevano.Poi l’incarico per l’insegnamento a Lecco,il matrimonio,la nasc<strong>it</strong>a delle figlie.Tutto questo però non raffreddarono ilsuo impegno pol<strong>it</strong>ico qui a Cal<strong>it</strong>ri.Rieletto consigliere comunale nel 1980,fu attore principale di tutta la part<strong>it</strong>a pol<strong>it</strong>icoaministrativa del dopo-terremoto,che volle continuare a svolgere anche dopoil suo trasferimento a Lecco nel 1982.Ricordo ancora oggi le lunghe telefonatenotturne pre-consiliari in occasionedi importanti consigli comunali, e sì cheallora erano tutti importanti ed affollati iconsigli comunali, a cui seguivano i lunghissimiviaggi in treno, -quel maledettotreno su cui c’era la morte che loaspettava,- che sosteneva per essere presentee portare il suo importante e personalecontributo per la risoluzione degliinnumerevoli e controversi problemidel post-terremoto.Infine il suo ultimo impegno pol<strong>it</strong>ico, acui tutti noi compagni ed amici, non solodel P.C.I., lo chiamammo, fu la partecipazionealla campagna elettorale perle amministrative del 1985.Non nascondo, e credo che farà lo stessoeffetto ad altri compagni protagonistidi quella esaltante esperienza, una certaemozione a ricordare le vicende di quellatarda primavera dell’85.A Donato chiedemmo di guidare la listainsieme al compagno March<strong>it</strong>to, candidatoalla provincia, e come suo unicoimpegno quello di svolgere il comiziodi chiusura.La sera del venerdì al P.C.I. toccò, persorteggio, l’ultima ora dalle 22 alle 23.Un po’ di timori sulla presenza dellagente li avevamo, non più di tanto però,visto l’esperienza fatta la domenica precedentequando il compagno March<strong>it</strong>totenne un comizio all’aperto sotto unapioggia battente a cui parteciparono lostesso moltissime persone.Lo scenario in cui si tenevano i comizielettorali, almeno per la sinistra, eraPiazza Scoca che dalle 21 in poi si andavaman mano riempiendo fino a raggiungereil culmine poco dopo l’iniziodel comizio di Donato. C’erano centinaiadi persone, uomini e donne, giovanied anziani, intere famiglie, alcuni sierano persino portati le sedie da casacome nella sera della festa del Santo Patrono.Tutto questo clima di esaltazioneinfluì e non poco anche su Donato cheper natura era un tipo schivo e molto riservato.Ebbene quella sera alla fine delcomizio, quando alcuni vecchi compagnireduci di rivolte post-fasciste ed occupazionidelle terre degli anni 50, lopresero sulle spalle nello scendere dalpalco da cui aveva parlato, vidi i suoiocchi lucidi di gioia e di emozione, checredo lo abbia accompagnato per il restodella sua pur breve v<strong>it</strong>a. Ma anche inquel frangente così intenso ed emozionanteseppe essere lo stesso lucido e comesempre lungimirante; dopo essereriusc<strong>it</strong>o a farmi largo in quella indicibilecalca riuscii anch’io ad abbracciarlo, unlungo interminabile abbraccio senza parole,ad un certo punto mi sussurrò conuna voce rotta dall’emozione che maigli avevo sent<strong>it</strong>o: “Ricordati che questaè la volta in cui piglieremo più voti, dopodi che ci sarà il declino.”Così fu: al comune sfiorammo i 1200voti, mentre alla provincia superammo i1700.Un patrimonio cospicuo che nel giro dialcuni anni, in modo più o meno scellerato,disperdemmo con scissioni e passiindietro vari, favorendo società civilimai ben identificate o ridando ossigenoa part<strong>it</strong>i e pol<strong>it</strong>ici che sembravano ormaisul viale del tramonto.Ma Donato non era solo il pol<strong>it</strong>ico lucidoe lungimirante, moralmente ed eticamenteirreprensibile, fino a farlo sembrareschivo e scostante, ma era soprattutto,per usare un temine molto in vogain questi anni, “una punta di eccellenza”,con una cultura enciclopedica formatasicon la lettura di centinaia e centinaiadi libri custod<strong>it</strong>i nelle sue sterminatebiblioteche (a propos<strong>it</strong>o mi è giuntanotizia, proprio mentre sto scrivendo,che il 2 Maggio scorso, nel giornodel decimo anniversario,l’I.T.C. Parini di Lecco, ist<strong>it</strong>uto in cuiinsegnava Donato, ha deciso di int<strong>it</strong>olarglila biblioteca della scuola, iniziativache fa segu<strong>it</strong>o a quella di dieci annifa, quando colleghi ed alunni con unasottoscrizione aprirono una scuola perbambini a lui int<strong>it</strong>olata in Niger).Donato spaziava dalla musica alla matematica,dalla botanica all’astronomia evia dicendo, parlava e scriveva correttamentel’Inglese, il Francese ed il Tedesco;in gioventù aveva praticato il calcio- non aveva una tecnica sopraffina ma visopperiva con un agonismo invidiabile -diventando ben presto il cap<strong>it</strong>ano dellasquadra del Cal<strong>it</strong>ri; e per ultimo era uneccellente giocatore di “Tressette” e “Calabresella”:memorabili alcune part<strong>it</strong>econtro V<strong>it</strong>o March<strong>it</strong>to ed il compianto(anche lui) rag. Franchino Paolantonionel Bar Cola, part<strong>it</strong>e a cui assistevano,estasiati, decine di spettatori.Ecco chi era R’nat R’Patrnett, ne hoesaltato pregi e qual<strong>it</strong>à per dare una risposta,a dieci anni dalla sua morte, alledue domande che prima mi sono posto.Perché un intero paese lo pianse?Che cosa rappresentò per la sinistra eper il suo paese?Voglio però concludere questo mio ricordocon un’altra domanda: cosa mi direbbeoggi Donato se avesse la possibil<strong>it</strong>àdi leggere questo mio articolo? Io credo,anzi ne sono sicuro, che beffardamente,con una c<strong>it</strong>azione latina, mi avrebbe lasciatocome suo sol<strong>it</strong>o di stucco:“SOLEM LUCERNA,QUOD AIUNT, OSTENDERE”.“TU VUOI <strong>IL</strong>LUMINARE <strong>IL</strong> SOLECON UNA LANTERNA”.Con immutato affettoAntonio Lamparielloantoniolampariello@gmail.com15

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