<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 40 n.s. – Gennaio-Aprile 2009CONCETTA ZARR<strong>IL</strong>L<strong>IL</strong>’altare e la Chiesadell’Immacolata Concezione di Cal<strong>it</strong>riIII – L’altare “alla Paolina” Fig. 1.Fig. 2. altare maggiore in legno di tiglioL’ che si trova nella Chiesa dell’ImmacolataConcezione di Cal<strong>it</strong>ri, esempiomeraviglioso dell’arte ebanistica barocca,nei documenti antichi 1 che riportanole spese affrontate per la sua realizzazioneè detto “Altare alla Paolina”. Iltermine è piuttosto inconsueto, noncompare in nessun manuale di storiadell’arte, non l’ho rinvenuto in nessundocumento d’archivio dell’area napoletano-avellinese,mentre ricorre in piùdocumenti storici lucani 2 . Non a casol’altare di Cal<strong>it</strong>ri fu disegnato e progettatoda un “Mastro Scultore di Forenza”,paese in provincia di Potenza; talescultore rimane purtroppo anonimo,perché non è mai c<strong>it</strong>ato con le sue general<strong>it</strong>ànelle cedole di pagamento, edopo aver progettato l’altare non fecepiù r<strong>it</strong>orno a Cal<strong>it</strong>ri, comparendo neidocumenti sempre un suo collaboratore,anch’egli anonimo. L’altare cal<strong>it</strong>ranostilisticamente è molto vicino ad ungruppo di opere lucane degli stessi anni,che comprende l’altare del Santuario diMonteforte di Abriola (fig. 1), e l’altareMaggiore della chiesa di Santa Crocedi Mol<strong>it</strong>erno (fig.2), quest’ultimo attribu<strong>it</strong>oda Nuccia Barbone Pugliese 3 alloscultore Antonio Paradiso da Picerno,sulla scorta del confronto con le operenote di questo scultore: l’altare maggioredell’Immacolata della chiesa di SanMichele di Pomarico (Mt), e l’altaremaggiore della chiesa di Santa Chiara diFerrandina (Mt). Il catalogo viene arricch<strong>it</strong>ocon gli altari della chiesa deiRiformati di Avigliano (di San PasqualeBaylon e di San Giovanni della Croce)e della chiesa del Crocifisso di Forenza;poiché queste opere, insieme ad ungruppo di arredi molto simili, sono conservateper la maggior parte in chiesefrancescane, la studiosa ipotizza ancheche Antonio Paradiso da Picerno sia statoun frate specializzato nella tecnicadell’intaglio. Il nostro misterioso scultoredi Forenza progettando l’altare diCal<strong>it</strong>ri ebbe sicuramente come modellie punti di riferimento gli altari lucaniche ho c<strong>it</strong>ato, come dimostrano moltiparticolari comuni nelle volute di sostegno,nella realizzazione di colonne, fregi,timpani, insieme alla ricercata ricchezzadel disegno e degli ornati. Forseera un collaboratore del Paradiso.Nel cercare di spiegarmi il significatodel termine “alla Paolina”, ho consideratol’analogia con i termini “alla Bernina”,“alla Borromina” che spessocompaiono nei documenti antichi perindicare opere che si rifanno alla manieradei due famosi scultori, concludendoche “alla Paolina” indicasse: allamaniera di Paolo, o Paolina; l’aggettivo“Paolina” si presta meglio per un confrontodi stili, in quanto può essere ricondottoad alcuni edifici di Roma, realizzatidurante la pol<strong>it</strong>ica di rinnovamentourbanistico promossa da diversipontefici tra la seconda metà del ’500 ela prima metà del ’600:– la Sala Paolina in Castel Sant’Angelo,realizzata dal 1542 per voleredi papa Paolo III Farnese durante ilavori di ristrutturazione diretti dall’arch<strong>it</strong>ettoRaffaello Sinibaldi daMontelupo con la collaborazione diAntonio da Sangallo Il Giovane, chedal 1520 era arch<strong>it</strong>etto-capo dellafabbrica di San Pietro; la sala fu affrescatanegli anni 1545-1547 da Perindel Vaga ed aiuti 4 ;– la Cappella Paolina dei Palazzi Vaticani,costru<strong>it</strong>a anch’essa per voleredi Paolo III negli anni 1537-1540,progettata da Antonio da Sangallo ilGiovane, ed affrescata da Michelangelo;– la Cappella Paolina in Santa MariaMaggiore, realizzata per volere dipapa Paolo V Borghese negli anni1606-1612 su disegno dell’arch<strong>it</strong>ettoFlaminio Ponzio;– la Cappella Paolina nel Palazzo delQuirinale 5 , costru<strong>it</strong>a per volere sempredi Paolo V, insieme ai nuovi appartamentipapali, da Carlo Maderno,che subentrò a Flaminio Ponzioalla morte di questi nel 1613.Guardando la suddivisione degli spazinegli affreschi della parete nord dellaSala Paolina di Castel Sant’Angelo (fig.3), non si può non notare che essa èmolto simile alla suddivisione presente6
N. 40 n.s. – Gennaio-Aprile 2009 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong>nell’altare cal<strong>it</strong>rano: un riquadro centraleè affiancato da due nicchie di minoridimensioni dalle quali è diviso dacolonne, su un alto zoccolo con riquadrocentrale raffigurato (che corrisponderebbeal paliotto), e con l’arch<strong>it</strong>ravesuperiore lungo cui nell’affresco correun’iscrizione, con cornici decorate adentelli. La stessa suddivisione spazialeè stata largamente impiegata dagli artistiche lavorarono negli anni successivi aRoma alla corte pontificia di Paolo V:da Carlo Rainaldi, nella facciata absidaledi Santa Maria Maggiore (che osp<strong>it</strong>aall’interno la suddetta Cappella Paolina)e nella parte alta della facciata dellaChiesa di Sant’Andrea della Valle,realizzata ampliando l’originario progettodel Maderno; proprio il Madernoaveva per primo adottato questa soluzionegià nel 1603, nei due livelli dellafacciata della chiesa di Santa Susanna(fig. 4), continuando ad utilizzarla nellafacciata della Basilica di San Pietro,nella parte superiore della facciata dellachiesa di San Giovanni dei Fiorentini,nelle logge del Palazzo Mattei e di VillaAldobrandini di Frascati, mentre il suoaiutante, già ebanista, Giovanni Vasanzio,la riproponeva nella loggia del Casinodell’Aurora Pallavicino.Un recente contributo di A.C. Gamppdell’Univers<strong>it</strong>à di Basilea 6 ha messo inevidenza l’importanza degli altari diCarlo Maderno in Santa Susanna, poiché,non essendo più addossati al muro,ma “concep<strong>it</strong>i come un<strong>it</strong>à inser<strong>it</strong>a nellospazio della chiesa”, con colonne e fregi,preannunciavano gli altari barocchisontuosi di fine Seicento e Settecento.All’arch<strong>it</strong>etto ticinese, nipote di DomenicoFontana, è anche riconosciuto ilmer<strong>it</strong>o di aver dato origine a questonuovo “Spiel-im-Spiel”, “gioco nel gioco”7 , confer<strong>it</strong>o dalla struttura delle colonneche delim<strong>it</strong>ano i riquadri (o lenicchie), dando l’illusione di vedere unquadro (o una scultura) dentro un altro,che è l’insieme della facciata dell’altare,o del prospetto della chiesa. Anche FlaminioPonzio, allievo del Fontana, progettagli altari della Cappella Paolina diSanta Maria Maggiore adottando le soluzioniche Maderno aveva sperimentatoin Santa Susanna, riproponendo oltreal “gioco nel gioco”, anche gli arch<strong>it</strong>ravispezzati con le cornici decorate adentelli, proprio come quelli dell’altaredell’Immacolata Concezione di Cal<strong>it</strong>ri,e come quelli dipinti da Perin del Vagaa Castel Sant’Angelo. Credo che questasia stata l’origine del tipo di altare “allaPaolina”. L’anello di congiunzione trale soluzioni di Maderno e Ponzio e lasuddivisione spaziale della Sala PaolinaFig. 3.di Castel Sant’Angelo è secondo menelle ered<strong>it</strong>à stilistiche lasciate dal primogruppo di artisti che ruotarono intornoa Paolo III sui cantieri di lavoro incui furono attivi; un esempio è dato dallacostruzione della chiesa di San Giovannidei Fiorentini di Roma, nella cuirealizzazione Carlo Maderno proposel’attuale soluzione per la facciata, succedendoalla direzione dei lavori a distanzadi anni proprio ad Antonio daSangallo il Giovane, il quale oltre che aCastel Sant’Angelo aveva diretto i lavorinella fabbrica di San Pietro, dovepoi avrebbe prestato la sua opera ancoralo stesso Maderno 8 , seguace di Michelangelo,che a sua volta aveva decoratola Cappella Paolina dei Palazzi Vaticanirealizzata da Antonio da Sangallo ilGiovane. Gli artisti di Paolo V trasformaronoin volumetrie le “quadrature”dei dipinti manieristici, ottenute ricreandoscenograficamente con l’usoFig. 4.della finta prospettiva frontale gli apparatiarch<strong>it</strong>ettonici classici 9 , ed aprironole porte al dilatarsi delle forme nellospazio delle più sontuose opere barocche.L’altare di Cal<strong>it</strong>ri in tal modo riassumein sé l’innovazione dei modelliche contribuirono al “volto barocco dellaC<strong>it</strong>tà Eterna” 10 , interpretati da validissimiartisti lucani, e messi in operada ancora più abili artigiani cal<strong>it</strong>rani enapoletani. Una tale sintesi non potevache dar luogo alla meravigliosa operache continuiamo ad ammirare nellachiesa dell’Immacolata, e che non haeguali in tutta la provincia.NOTE1 Registro dei Conti dei Procuratori (sec. XVIII),conservato nell’Archivio della Chiesa dell’ImmacolataConcezione di Cal<strong>it</strong>ri.2 Platea dei beni della cappella di S.Maria di Costantinopoli,redatta nel 1734, conservata nell’Archiviodella Chiesa Madre del paese.3 Nuccia Barbone Pugliese, in “Ferrandina, recuperodi una ident<strong>it</strong>à culturale”, Catalogo della Mostra,maggio-luglio 1987, Galatina, pp. 247-2504 Cfr. Eraldo Gaudioso “Paolo III Farnese e la pol<strong>it</strong>icadelle arti” in “Gli affreschi di Paolo III aCastel Sant’Angelo”, Catalogo Mostra pp. 23-295 Il Quirinale fino al 1870 fu residenza papale,poi residenza della famiglia reale dei Savoia.6 “Carlo Maderno (1556-1629). Arch<strong>it</strong>etto eingegnerenella Roma barocca/Arch<strong>it</strong>ekt und Ingenieurim barocken Rom” Atti del Convegno internazionale,a cura del PD Dott. Axel ChristophGampp (Univers<strong>it</strong>à di Basilea), Roma, Ist<strong>it</strong>utoSvizzero, 30 novembre-1 dicembre 2006.7 Come avveniva nel teatro di Shakespeare e Calderon.8 Carlo Maderno non ha mai ricevuto commentifavorevoli dalla cr<strong>it</strong>ica dal Seicento all’Ottocento,che lo considerava un “reo di lesa arch<strong>it</strong>ettura”(parole di Francesco Milizia), perché nella costruzionedella Basilica di San Pietro non aveva rispettatoil progetto di Michelangelo, pur essendoun suo devoto seguace.9 Come ad esempio gli archi di trionfo romani.10 A.C. Gampp c<strong>it</strong>.7