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PINOLO

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questi non devono possibilmente essere più trapiantati. Prima<br />

dell’impianto il terreno deve essere sottoposto a lavori<br />

preparatori (aratura profonda, frangi-zollatura), dopodiché<br />

sono opportune lavorazioni superficiali che impediscano la formazione<br />

di uno strato di terreno compatto. Durante l’impianto è importante<br />

ricordarsi di aggiungere dei funghi micorrizici raccolti da<br />

sotto altri pini, dato che, in loro assenza, la pianta potrebbe soffrire<br />

di carenza di fosforo e crescere male.<br />

Per i primi due inverni trascorsi all’aperto bisogna aver cura di proteggere<br />

le piantine dal freddo e di pacciamare l’area circostante<br />

per scoraggiare la competizione delle infestanti: tale operazione<br />

si effettua ricoprendo il terreno con uno strato di materiale, al fine<br />

di impedire la crescita delle malerbe, mantenere l’umidità nel suolo,<br />

proteggere il terreno dall’erosione e dall’azione della pioggia<br />

battente, evitare la formazione della cosiddetta crosta superficiale,<br />

diminuire il compattamento, mantenere la struttura e innalzare la<br />

temperatura del suolo.<br />

Impianto del bosco<br />

Dove il bosco non esiste, o perché non c’è mai stato o perché la<br />

fustaia preesistente è stata utilizzata col taglio raso, si deve procedere<br />

ad un nuovo impianto. Questo può essere effettuato in<br />

due modi: con la semina o con la piantagione. Con condizioni<br />

favorevoli la semina può essere adottata con buone probabilità di<br />

successo; ma la piantagione, che garantisce un risultato migliore e<br />

più sicuro è di solito preferita. Per la piantagione si adoperano<br />

per lo più piantine allevate in vivaio per 1-3 anni e<br />

messe a dimora possibilmente col pane di terra (radici<br />

ricoperte da una zolla di terreno) impiegando le fitocelle oppure a<br />

radici nude.<br />

Preparazione del terreno<br />

L’impianto del bosco è condizionato dall’esecuzione di alcune<br />

operazioni indispensabili quali: la rimozione della vegetazione esistente<br />

(con decespugliatori) e di altri ostacoli (come massi e ceppaie)<br />

e la lavorazione del terreno con aratri e scarificatori.<br />

Vivai forestali<br />

Per le piante forestali, così come per i fruttiferi, il vivaio è costituito<br />

da due parti: semenzaio e piantonaio.<br />

Il semenzaio è quella parte del vivaio in cui avviene la semina.<br />

Questo dev’essere preparato in posizione riparata dai venti, con<br />

esposizione a sud o sud-ovest e terreno preferibilmente sciolto e<br />

fresco. Dopo 1 o 2 anni le piantine sono trapiantate nel piantonaio.<br />

All’età di 3-5 anni sono pronte per il collocamento a dimora. A<br />

volte, anche le piantine provenienti dal semenzaio possono essere<br />

collocate direttamente a dimora. Alle piante poste a dimora<br />

viene dato il nome di postime e sono chiamate semenzali, se<br />

provengono direttamente dal semenzaio; o di trapianto, se provengono<br />

dal piantonaio. Inoltre prendono il nome di novellame<br />

le piante nate nei boschi per disseminazione naturale; le piante<br />

del novellame utilizzate per il trapianto a dimora (previa o meno la<br />

messa in piantonaio) sono chiamate selvaggioni.<br />

Le piante devono essere tolte dal terreno con un buon<br />

pane di terra attorno alle radici. Oggi anche per l’impianto<br />

dei boschi si va diffondendo l’uso delle fitocelle: cilindri o sacchetti<br />

di plastica (polietilene nero), provvisti di numerosi fori laterali, nei<br />

quali, dopo averli riempiti di terra, si trapiantano le piantine provenienti<br />

dal semenzaio o, più spesso, si esegue direttamente in essi<br />

la semina. Quando le piantine sono pronte per il collocamento a<br />

dimora si interra l’intera fitocella, evitando così alle piantine di essere<br />

estratte dal terreno. Le radici fuoriescono dai buchi esistenti<br />

nelle pareti delle fitocelle che, in seguito, si lacerano completamente.<br />

A causa dei gravi pericoli di erosione a cui potrebbe essere sottoposto,<br />

il suolo può essere lavorato anziché totalmente in maniera<br />

parziale con le seguenti modalità: a strisce (strisce di varia larghezza<br />

lavorate con aratri o scarificatori), a piazzette (piccole<br />

aree quadrate o rettangolari), a gradoni (piccole terrazze seguenti<br />

le curve di livello con contropendenza a monte), a piazzole<br />

(sono segmenti di gradone) oppure, quasi sempre, a buche o<br />

formelle (buche cubiche o cilindriche di 30-40 cm di lato o di<br />

diametro e altrettanto profonde).<br />

Nel collocamento a dimora (scasso a buche) si procede nella seguente<br />

maniera: si getta terra nella buca dello scasso fino a circa<br />

metà della buca stessa (previa concimazione organica sul fondo<br />

qualora sia possibile); nella buca, semi-riempita di terra, si colloca<br />

la piantina, in modo che la zona del colletto risulti al livello del terreno<br />

e le radici siano bene adagiate sul fondo; si riempie la buca con<br />

la terra residua; si costipa leggermente la terra smossa a fianco<br />

della piantina.<br />

La piantagione si fa generalmente con un numero<br />

molto elevato di piante (da 2.000 fino a 10.000 piante<br />

per ettaro, secondo la natura del suolo, il vigore dei<br />

soggetti e la specie stessa), assai superiore al numero<br />

di quelle che costituiranno il popolamento definitivo<br />

del bosco. Infatti è della massima importanza per la più rapida e<br />

regolare crescita degli alberi che questi siano molto fitti nella fase<br />

giovanile, in modo che siano favoriti l’allungamento in altezza, la<br />

forma diritta e la precoce caduta di rami più bassi (così da non<br />

avere grossi nodi sul tronco).<br />

N/18

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