GEOmedia 2 2016
La prima rivista italiana di geomatica
La prima rivista italiana di geomatica
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Rivista bimestrale - anno XX - Numero 2/<strong>2016</strong> - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma<br />
TERRITORIO CARTOGRAFIA<br />
GIS<br />
CATASTO<br />
3D<br />
INFORMAZIONE GEOGRAFICA<br />
FOTOGRAMMETRIA<br />
URBANISTICA<br />
GNSS<br />
BIM<br />
RILIEVO TOPOGRAFIA<br />
CAD<br />
REMOTE SENSING SPAZIO<br />
EDILIZIA<br />
WEBGIS<br />
UAV<br />
SMART CITY<br />
AMBIENTE<br />
NETWORKS<br />
BENI CULTURALI<br />
LBS<br />
LiDAR<br />
Mar/Apr <strong>2016</strong> anno XX N°2<br />
La prima rivista italiana di geomatica e geografia intelligente<br />
L'esperienza<br />
immersiva di<br />
Quirinale 3D VR<br />
Considerazioni sulle nuvole di<br />
punti da scansione laser e imaging<br />
Story-telling della<br />
Geologia di Roma<br />
La scarsa attendibilità del<br />
Codice di Avviamento Postale
Sotto<br />
controllo<br />
Codevintec Italiana<br />
via Labus 13 - Milano<br />
tel. +39 02 4830.2175<br />
info@codevintec.it<br />
www.codevintec.it<br />
Strumenti per lo studio<br />
del sottosuolo e dei fondali marini.<br />
Sai cosa c’è sotto?<br />
> Studio del sottosuolo<br />
georadar, sismica, geoelettrica,<br />
logger da foro.<br />
> Rappresentazione<br />
dei fondali e delle coste<br />
Multibeam, SideScanSonar,<br />
SubBottom Profiler.<br />
Photo: Sophie Hay<br />
> Vulcanologia<br />
e Monitoraggio sismico<br />
sismometri, gravimetri,<br />
inclinometri.<br />
> Monitoraggio ambientale<br />
e Ingegneria civile<br />
georadar, sismografi, laser<br />
scanner, magnetometri.<br />
> Qualificato laboratorio di<br />
Assistenza Tecnica.<br />
> Sistemi disponibili a noleggio.<br />
> Noleggio a lungo termine.<br />
CODEVINTEC<br />
Tecnologie per le Scienze della Terra
Poca fotogrammetria nei sistemi GIS<br />
Sappiamo bene che la Fotogrammetria è la scienza che consente di effettuare misurazioni da<br />
fotografie ottenendo le tre coordinate spaziali di un congruo numero di punti dell’oggetto<br />
da rilevare, attraverso misure eseguite su una o più coppie di fotogrammi. Se pensiamo che il<br />
fondamento geometrico della fotogrammetria si ritrova negli studi sulla prospettiva e nelle sue<br />
applicazioni, con primi cenni che risalgono ai Babilonesi e che la fotogrammetria aerea è oggi la<br />
procedura più utilizzata per realizzare cartografie tecniche, a media grande scala, di estese porzioni<br />
di territorio, ci si chiede come mai sia tanto sconosciuta.<br />
"Il problema è che è difficile trovare un fotogrammetrista qualificato sotto l'età di 50 anni," afferma<br />
Darryl Murdock, vice presidente della U.S. Geospatial Intelligence Foundation (http://usgif.org/)<br />
in un recente articolo apparso su Geodatapoint. "Invece, ciò che abbiamo sono molte persone che<br />
hanno un background di fondo sui sistemi informativi geografici (GIS), ma molto poca esperienza<br />
analitica e predisposizione ad altre discipline geospaziali".<br />
Nello stesso articolo si racconta la storia di un avvocato che ha difeso una persona che era stata<br />
citata in giudizio per negligenza in un esercizio commerciale. Un cliente del procuratore era<br />
scivolato su una crepa nel marciapiede di fronte all’esercizio commerciale e stava sostenendo che il<br />
suo infortunio era colpa del proprietario dell’esercizio che aveva il dovere di mantenere e rendere<br />
sicuro il marciapiede di fronte alla sua attività, in modo che i clienti non fossero esposti al rischio di<br />
inciampare ferendosi.<br />
L’esercizio commerciale ha sostenuto che era la municipalità responsabile di eseguire la<br />
manutenzione sul marciapiede e che, a causa di questo, l'attività commerciale non poteva essere<br />
ritenuta responsabile. Per la difesa ha citato un'ordinanza locale sulla riparazione dei marciapiede<br />
che specificava come le grandi crepe nella pavimentazione dovevano essere manutenute dal<br />
municipio e ha sostenuto che la crepa nel marciapiede era sufficientemente grande per rispondere ai<br />
requisiti della ordinanza citata essendo pertanto di competenza del municipio.<br />
Lo studio legale ha assunto quindi un ingegnere. Per misurare le dimensioni della crepa, che ha<br />
usato una funzione di mappatura, basata su Internet, per rilevare la strada e per prendere misure.<br />
Con questo approccio però la mappa aveva pochissime informazioni accessorie a supporto della sua<br />
accuratezza. Aveva la data delle fotografie, ma non l'ora del giorno, il punto dove la fotografia era<br />
stata scattata e l'orientamento della fotocamera.<br />
Alla fine il prodotto realizzato dall’ingegnere attraverso un GIS via Internet aveva molte interessanti<br />
caratteristiche, ma era privo dell’essenza metrica di fondo che ha la fotogrammetria.<br />
"Con l'uso corretto dei dati geospaziali, sarebbe stato possibile incorporare tutti i tipi di dati relativi<br />
a una foto per ottenere la massima precisione", spiegò Murdock allo studio legale che lo aveva<br />
consultato.<br />
Concordiamo con Murdock in questa visione e ciò che ci sforziamo di sostenere è la massima<br />
incentivazione della formazione geospaziale estesa che può arricchire le competenze GIS e di<br />
mappatura che molte persone nella professione hanno già.<br />
Buona lettura,<br />
Renzo Carlucci
In questo<br />
numero...<br />
FOCUS<br />
REPORT<br />
Nuvole di punti -<br />
fra scansione<br />
laser e imaging di<br />
prossimità<br />
qualche considerazione<br />
e riflessione<br />
di Luigi Colombo<br />
6<br />
LE RUBRICHE<br />
48 MERCATO<br />
50 AGENDA<br />
Immagine di sfondo satellitare che<br />
ricorda una pittura astratta ottenuta da<br />
Sentinel-1: mostra l’aspetto vorticoso<br />
del paesaggio di Dasht-e Kavir,<br />
deserto salato iraniano.<br />
Credits: ESA.<br />
12<br />
Raccontare la<br />
geologia attraverso<br />
le story-telling<br />
Roma dal 1820 al<br />
2008<br />
di Maria Pia Congi, Fabiana<br />
Console, Marco Pantaloni,<br />
Paolo Perini e Mauro Roma<br />
Una infrastruttura<br />
geografica europea<br />
il Progetto E.L.F.<br />
(European Location<br />
Framework)<br />
di Stefano Campus, Patrizia<br />
Nazio e Gianbartolomeo Siletto<br />
18<br />
24<br />
Il rilievo<br />
con drone<br />
nei centri<br />
storici<br />
di Zaira<br />
Baglione<br />
Pagliaroli<br />
In copertina una<br />
ricostruzione<br />
tridimensionale in<br />
realtà virtuale del<br />
Piano Nobile del<br />
Palazzo del Quirinale<br />
creata dalle società<br />
italiane Geocart e<br />
Digital Lighthouse<br />
con le più innovative<br />
tecniche del Digital<br />
Heritage.<br />
L’esperienza 26<br />
immersiva di<br />
QUIRINALE 3D VR<br />
di Federico Capriuoli, Davide<br />
Colangelo, Luca Curto, Diego<br />
Fileri, Annibale Guariglia,<br />
Vito Mario Sansanelli e Paola<br />
Santarsiero<br />
geomediaonline.it<br />
<strong>GEOmedia</strong>, bimestrale, è la prima rivista italiana di geomatica.<br />
Da 20 anni pubblica argomenti collegati alle tecnologie dei<br />
processi di acquisizione, analisi e interpretazione dei dati,<br />
in particolare strumentali, relativi alla superficie terrestre.<br />
In questo settore <strong>GEOmedia</strong> affronta temi culturali e tecnologici<br />
per l’operatività degli addetti ai settori dei sistemi informativi<br />
geografici e del catasto, della fotogrammetria e cartografia,<br />
della geodesia e topografia, del telerilevamento aereo e<br />
spaziale, con un approccio tecnico-scientifico e divulgativo.
INSERZIONISTI<br />
30 GeoDataBase<br />
geomorfologico per<br />
acquisizione dei dati<br />
tramite tecnologie<br />
mobile<br />
di Mattia De Amicis, Fabio<br />
Olivotti, Stefano Roverato,<br />
Alice Mayer e Luca Dangella<br />
Una questione di<br />
centimetri<br />
34<br />
di Fulvio Bernardini<br />
3D TARGET 52<br />
AerRobotix 10<br />
Codevintec 2<br />
Epsilon 42<br />
Esri 17<br />
Flytop 16<br />
Intergeo 29<br />
Leica 11<br />
Me.s.a 47<br />
Planetek 23<br />
Sinergis 51<br />
Sistemi territoriali 50<br />
TECHNOLOGYforALL 37<br />
Teorema 48<br />
Topcon 49<br />
Trimble 43<br />
44<br />
La scarsa<br />
attendibilità<br />
del CAP come<br />
riferimento<br />
geografico in<br />
Italia<br />
di Marianna Ronconi, Alice<br />
Pasquinelli, Anna Privitera e<br />
Franco Guzzetti<br />
38<br />
L’uso del GIS<br />
come strumento<br />
di analisi e<br />
rappresentazione<br />
del consumo di<br />
suolo<br />
di Valentina Sannicandro<br />
e Carmelo Maria Torre<br />
una pubblicazione<br />
Science & Technology Communication<br />
Direttore<br />
RENZO CARLUCCI, direttore@rivistageomedia.it<br />
Comitato editoriale<br />
Vyron Antoniou, Fabrizio Bernardini, Mario Caporale, Luigi<br />
Colombo, Mattia Crespi, Luigi Di Prinzio, Michele Dussi, Michele<br />
Fasolo, Flavio Lupia, Beniamino Murgante, Aldo Riggio, Mauro<br />
Salvemini, Domenico Santarsiero, Attilio Selvini, Donato Tufillaro<br />
Direttore Responsabile<br />
FULVIO BERNARDINI, fbernardini@rivistageomedia.it<br />
Redazione<br />
VALERIO CARLUCCI, GIANLUCA PITITTO,<br />
redazione@rivistageomedia.it<br />
Diffusione e Amministrazione<br />
TATIANA IASILLO, diffusione@rivistageomedia.it<br />
Comunicazione e marketing<br />
ALFONSO QUAGLIONE, marketing@rivistageomedia.it<br />
Progetto grafico e impaginazione<br />
DANIELE CARLUCCI, dcarlucci@rivistageomedia.it<br />
MediaGEO soc. coop.<br />
Via Palestro, 95 00185 Roma<br />
Tel. 06.62279612 - Fax. 06.62209510<br />
info@rivistageomedia.it<br />
ISSN 1128-8132<br />
Reg. Trib. di Roma N° 243/2003 del 14.05.03<br />
Stampa: SPADAMEDIA srl<br />
VIA DEL LAVORO 31, 00043 CIAMPINO (ROMA)<br />
Editore: mediaGEO soc. coop.<br />
Condizioni di abbonamento<br />
La quota annuale di abbonamento alla rivista<br />
Science<br />
è di €<br />
&<br />
45,00.<br />
Technology Communication<br />
Il prezzo di ciascun fascicolo compreso nell’abbonamento è di € 9,00. Il prezzo di<br />
ciascun fascicolo arretrato è di € 12,00. I prezzi indicati si intendono Iva inclusa.<br />
L’editore, al fine di garantire la continuità del servizio, in mancanza di esplicita<br />
revoca, da comunicarsi in forma scritta entro il trimestre seguente alla scadenza<br />
dell’abbonamento, si riserva di inviare il periodico anche per il periodo successivo.<br />
La disdetta non è comunque valida se l’abbonato non è in regola con i pagamenti.<br />
Il rifiuto o la restituzione dei fascicoli della Rivista non costituiscono disdetta<br />
dell’abbonamento a nessun effetto. I fascicoli non pervenuti possono essere<br />
richiesti dall’abbonato non oltre 20 giorni dopo la ricezione del numero successivo.<br />
Gli articoli firmati impegnano solo la responsabilità dell’autore. È vietata la<br />
riproduzione anche parziale del contenuto di questo numero della Rivista in<br />
qualsiasi forma e con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico, ivi inclusi i<br />
sistemi di archiviazione e prelievo dati, senza il consenso scritto dell’editore.<br />
Rivista fondata da Domenico Santarsiero.<br />
Numero chiuso in redazione il 15 maggio <strong>2016</strong>.
FOCUS<br />
NUVOLE DI PUNTI - FRA SCANSIONE<br />
LASER E IMAGING DI PROSSIMITÀ<br />
QUALCHE CONSIDERAZIONE E RIFLESSIONE<br />
di Luigi Colombo<br />
L’articolo prende in esame le tecniche automatizzate di rilevamento,<br />
senza contatto, che acquisiscono nuvole di punti sull’oggetto di interesse.<br />
Si spazia dalla scansione laser alla tecnica per immagini, che sta avendo<br />
risvegli importanti grazie al rilevamento di prossimità sviluppatosi con<br />
l’avvento dei sistemi Aerei a Pilotaggio Remoto.<br />
Una valutazione degli ambiti di applicazione, dei vantaggi-svantaggi<br />
dei processi e i necessari supporti tecnologici, telematici e informatici<br />
Fig. 1 - Griglia di campionamento corrispondente<br />
alla nuvola di punti.<br />
corredano l’analisi.<br />
La sorgente dei dati spaziali<br />
Le nuvole di punti costituiscono<br />
attualmente la principale sorgente<br />
di dati per l’informazione<br />
spaziale (anche texturizzata con<br />
il colore o l’energia riflessa).<br />
Sono generate dall’impiego di<br />
tecniche automatizzate di rilevamento<br />
(senza contatto) e costituiscono<br />
la base per la creazione<br />
di modelli 3D, i cosiddetti<br />
Digital Surface Models, da cui si<br />
possono derivare sottoprodotti<br />
metrici 2D, come piante, sezioni,<br />
prospetti e rappresentazioni<br />
per isolinee.<br />
In questi anni, i sistemi a<br />
scansione laser (terrestri e aerotrasportati)<br />
sono stati la via<br />
primaria per generare interattivamente<br />
nuvole di punti; più<br />
recentemente, la ricerca nel<br />
settore della Computer Vision ha<br />
rivoluzionato la tecnica di rilievo<br />
per immagini e reso possibile<br />
l’estrazione differita di dettagliate<br />
nuvole di punti da blocchi di<br />
immagini, normali ed oblique.<br />
Si parla in questi casi di Dense<br />
image matching, con riferimento<br />
alla procedura tecnica che ha<br />
garantito questo sviluppo tecnologico.<br />
Si sa che l’acquisizione dei punti<br />
di una nuvola (point cloud)<br />
non avviene in forma deterministica,<br />
come nel rilievo manuale<br />
(solo i punti caratteristici), bensì<br />
in modo stocastico: si tratta<br />
dei nodi di una griglia di campionamento<br />
spaziale che viene<br />
automaticamente sovrapposta<br />
all’oggetto (Fig. 1).<br />
Il valore del passo effettivo della<br />
griglia dipende non solo dal<br />
campionamento e dalla distanza<br />
di acquisizione ma anche<br />
dalle condizioni geometriche<br />
d’impatto del fascio laser con le<br />
superfici di interesse (normalità,<br />
obliquità) e dalle irregolarità<br />
morfologiche di queste ultime.<br />
Si può risalire poi dai nodi della<br />
griglia agli specifici punti di interesse<br />
tramite l’applicazione di<br />
processi interpolativi locali.<br />
Le tecniche automatizzate di<br />
rilevamento operano dunque<br />
tramite la scansione laser o la<br />
ripresa per immagini (Figg.<br />
2-3) che sono spesso opportunamente<br />
combinate fra loro.<br />
L’integrazione fra i due dataset<br />
produce un modello (denso) di<br />
punti spaziali in grado di descrivere<br />
più compiutamente ed<br />
economicamente le geometrie<br />
di un oggetto.<br />
Ben supportate dai molti software<br />
finalizzati all’elaborazione<br />
delle nuvole, le due tecniche<br />
costituiscono oggi le soluzioni<br />
attiva e passiva del processo di<br />
acquisizione automatizzata. Esse<br />
risultano più adatte, la prima<br />
nel rilevamento di interni (vista<br />
la minore dipendenza dalle<br />
condizioni di illuminazione), la<br />
seconda in quello di esterni, per<br />
la semplicità del sensore fotografico,<br />
la necessità di adeguate<br />
condizioni di luce e l’avvento<br />
dei sistemi aerei a pilotaggio remoto<br />
(SAPR).<br />
6 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>
FOCUS<br />
con la sensibilità (ISO) del<br />
sensore, così da contenere il<br />
trascinamento dS immagine [1]<br />
entro<br />
il pixel della camera e conseguentemente<br />
lo spostamento<br />
dS oggetto all’interno del parametro<br />
GSD (Ground Sampling<br />
Distance) [2].<br />
[1] dS immagine<br />
= dS oggetto<br />
* f / Q<br />
con<br />
relativa media di volo<br />
dS oggetto<br />
= V * dt<br />
Fig. 2 - La scansione laser terrestre (da RIEGL).<br />
Molto si conosce e si è scritto<br />
sui sistemi a scansione e sulle<br />
procedure operative ad essi<br />
associate, molto meno si sa,<br />
forse, della bi-centenaria tecnica<br />
per immagini e dell’uso del<br />
vettore aereo, in questi anni<br />
surclassati dallo sviluppo della<br />
scansione laser e che solo ora<br />
stanno ritornando di moda<br />
grazie ai nuovi aeromobili di<br />
uso personale (SAPR). Insieme<br />
a loro, non si possono dimenticare<br />
sia le tecnologie satellitari<br />
e non (automatizzate) di supporto<br />
al volo sia quelle digitali e<br />
telematiche per la gestione operativa<br />
dei processi. Non si tratta<br />
dunque di un ritorno al passato<br />
bensì di un ritorno al futuro<br />
(come ben ha scritto qualcuno),<br />
visto che gli scenari tecnologici<br />
degli algoritmi del rilevamento<br />
per immagini risultano significativamente<br />
cambiati.<br />
I sistemi APR<br />
I sistemi aerei di rilevamento a<br />
pilotaggio remoto, con finalità<br />
ben diverse da quelle degli aeromodelli<br />
ricreativi e sportivi,<br />
possono essere a decollo-atterraggio<br />
verticale e con funzioni<br />
di hovering (multi-rotore), oppure<br />
ad ala fissa. Questi sistemi<br />
sono dotati di un supporto stabilizzato<br />
per la compensazione<br />
delle rotazioni spaziali indotte<br />
dal volo, dalla turbolenza dell’aria<br />
e dal vento e sono in grado<br />
di trasportare un carico utile<br />
(payload), costituito dai sensori<br />
per la ripresa.<br />
I vantaggi-svantaggi funzionali,<br />
rispetto ai vettori aerei tradizionali,<br />
sono indicati nella figura 4.<br />
I SAPR consentono riprese aeree<br />
da quote relative inferiori,<br />
con conseguente aumento della<br />
scala media delle immagini (a<br />
parità di valore della focale fissa<br />
riguardante la fotocamera) e<br />
quindi del livello di dettaglio e<br />
della precisione altimetrica.<br />
Una ridotta quota relativa di<br />
volo accentua però gli effetti<br />
di trascinamento (Figg. 5-6)<br />
dell’immagine, con conseguente<br />
fenomeni di sfocatura (foto<br />
mossa): si potrà intervenire<br />
limitando la velocità di crociera<br />
(V) dell’APR e coordinando<br />
opportunamente il tempo di<br />
esposizione (dt) della ripresa<br />
Fig. 4 - Valutazione dei sistemi APR.<br />
Fig. 5 - Il trascinamento dell’immagine digitale.<br />
In senso tecnico, la scansione<br />
laser detiene comparativamente<br />
il rilevante vantaggio (disponendo<br />
del valore della distanza<br />
di posizione) che un solo raggio<br />
debba essere riflesso da un<br />
punto oggetto per la sua determinazione<br />
3D; la ripresa per<br />
immagini comporta invece la<br />
necessità di disporre di almeno<br />
due raggi (omologhi) riflessi<br />
per ciascun punto da restituire<br />
spazialmente, relativi a differenti<br />
posizioni del sensore fotografico,<br />
oltre ad informazioni<br />
Fig. 3 - Il rilievo di prossimità per immagini (Cristo<br />
Redentore a Rio de Janeiro, da Pix4D).<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 7
FOCUS<br />
Fig. 6 - Ripresa nadirale da aereo e di prossimità da APR.<br />
metriche, acquisite sull’oggetto,<br />
necessarie per la ricostruzione<br />
univoca del modello di punti<br />
(Fig.7).<br />
Inoltre, se nel laser scanning<br />
emergono problemi di impiego<br />
su superfici riflettenti, trasparenti<br />
e traslucide (metalli,<br />
marmi, vernici, vetro…), nel<br />
caso della ripresa per immagini<br />
l’oggetto deve presentare altresì<br />
un’adeguata caratterizzazione<br />
geometrica e tematica (superfici<br />
non uniformi, non lisce, non<br />
monocromatiche e con poche<br />
Fig. 7 - Schema del rilevamento per immagini (da GIM International).<br />
ombre); questo perché sia consentito<br />
il riconoscimento automatico<br />
dei punti omologhi sui<br />
fotogrammi corrispondenti. Il<br />
processo di ricerca viene attuato<br />
tramite la correlazione digitale<br />
delle immagini.<br />
La correlazione digitale<br />
di immagini<br />
Le tecniche per l’individuazione<br />
dei punti omologhi su<br />
immagini sovrapposte, dette di<br />
matching, sono del tipo areabased<br />
(ABM) e feature-based<br />
(FBM): le prime si fondano sul<br />
confronto dei livelli di colore<br />
di areole poste sulle immagini<br />
di interesse, mentre le seconde<br />
pongono a raffronto primitive<br />
grafiche (punti, linee, poligoni),<br />
estratte preliminarmente dalle<br />
immagini attraverso operatori di<br />
interesse.<br />
Quando la risoluzione del<br />
matching deve scendere a livello<br />
del singolo pixel, la ricerca dei<br />
punti per correlazione diviene<br />
operativamente proibitiva:<br />
questo accade soprattutto con<br />
immagini oblique (per esempio,<br />
nel caso di riprese di facciate<br />
o prese terrestri) e quando le<br />
morfologie dell’oggetto siano<br />
altimetricamente assai irregolari<br />
(edifici alti, ecc.).<br />
Negli ultimi anni sono stati<br />
introdotti algoritmi più efficaci<br />
e veloci, come il Semi-Global-<br />
Matching (Hirschmueller,<br />
2005-2008), che si avvalgono<br />
del contributo della geometria<br />
epipolare (Fig. 8) (per limitare<br />
la ricerca dei punti omologhi a<br />
linee immagine) e consentono<br />
l’estrazione di nuvole di punti<br />
dense con campionamento (griglia)<br />
corrispondente al valore<br />
del pixel sull’oggetto (GSD).<br />
[2] GSD = pixel immagine *<br />
quota media relativa / focale del<br />
sensore fotografico<br />
Il valore GSD definisce la scala<br />
massima della restituzione<br />
vettoriale-raster producibile dal<br />
modello:<br />
[3] 1/N R<br />
= k / GSD con k =<br />
0,1 mm oppure (0,1* 1,96) mm<br />
(incertezza grafica, al 95%).<br />
Il rilevamento di<br />
prossimità per immagini<br />
Le acquisizioni per immagini, effettuate<br />
sempre più diffusamente<br />
da SAPR, consistono in un blocco<br />
di foto oblique o normali, opportunamente<br />
sovrapposte longitudinalmente<br />
e trasversalmente<br />
(in funzione del tipo di rilievo<br />
previsto, 2D o 3D).<br />
Si tratta, in dettaglio, di riprese<br />
di tipo normale (all’oggetto)<br />
effettuate secondo strisciate orizzontali<br />
oppure di riprese di tipo<br />
obliquo spesso su strisciate verticali<br />
(modelli di facciate). Esse risultano<br />
utili per generare nuvole<br />
di punti o per estrarre elaborati<br />
2D vettoriali e raster; questi ultimi<br />
vengono ortogonalizzati, cioè<br />
corretti dalle deformazioni geometriche<br />
indotte dalla morfologia<br />
dell’oggetto, dalla geometria<br />
della ripresa e dai sistematismi<br />
del sensore (Fig. 9).<br />
Il vettore aereo dispone, oltre<br />
che di sensori di rilevamento,<br />
di sensori navigazionali per la<br />
registrazione in tempo reale<br />
del posizionamento e dell’assetto<br />
della foto-camera: questo<br />
consente l’esecuzione di voli<br />
autonomi attraverso way-points<br />
con georeferenziazione diretta<br />
8 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>
FOCUS<br />
(in modalità RTK o PPK) delle<br />
riprese (fotogrammetria diretta).<br />
In genere, però, la georeferenziazione<br />
è effettuata ancora<br />
con metodologia indiretta o<br />
mista, cioè utilizzando anche<br />
punti di controllo GCP<br />
(GroundControlPoints, premisurati<br />
topograficamente<br />
sull’oggetto), per motivi sia di<br />
costo che di affidabilità metrica.<br />
I punti di controllo sono<br />
materializzati con target o coincidono<br />
con particolari naturali<br />
ben riconoscibili e vengono<br />
distribuiti sul contorno e al centro<br />
del blocco di immagini, a<br />
quote differenti. La qualità metrica<br />
del blocco viene verificata<br />
per confronto attraverso CP<br />
(CheckPoints), scelti fra i GCP<br />
e rideterminati poi anche tramite<br />
il modello di immagini.<br />
La compensazione del blocco è<br />
effettuata con software di elaborazione<br />
digitale (produttori noti<br />
sono Agisoft, Pix4D, Menci…);<br />
vengono calcolati i parametri<br />
di orientamento esterno di ogni<br />
immagine (risoluzione del noto<br />
vertice di piramide), nonché i<br />
residui stimati sui punti di controllo<br />
(GCP).<br />
La creazione del modello di<br />
punti-oggetto (DSM), dalle<br />
singole immagini sovrapposte,<br />
è poi gestita mediante intersezione<br />
spaziale di raggi omologhi<br />
corrispondenti (restituzione<br />
3D); importante per garantire<br />
una buona precisione altimetrica<br />
risulta in questo caso il rapporto<br />
base della ripresa / quota<br />
media relativa (Fig. 9).<br />
Alla nuvola di punti, estratta<br />
automaticamente e più adatta<br />
alla descrizione di superfici semplici<br />
e a basso dettaglio, si può<br />
affiancare localmente, come per<br />
la scansione laser, l’acquisizione<br />
manuale di specifici punti<br />
oggetto (tramite osservazione<br />
monoscopica su più fotogrammi)<br />
o ancora una restituzione<br />
stereoscopica (per linee oggetto)<br />
Fig. 8 - La correlazione digitale delle immagini (da GIM International).<br />
utile su superfici pseudo-verticali<br />
(facciate) o con dettaglio<br />
complesso.<br />
È possibile, insieme al calcolo<br />
del blocco, effettuare l’autocalibrazione<br />
della foto-camera,<br />
correggere la distorsione radiale<br />
dell’obbiettivo e produrre elaborati<br />
raster di tipo ortografico.<br />
Il rilevamento per immagini<br />
utilizza nella fase di ripresa una<br />
serie di rapporti prestabiliti (di<br />
tipo sperimentale) fra la scala<br />
media dell’immagine e il<br />
successivo livello di dettaglio<br />
(cioè la scala) della restituzione<br />
(raster o vettoriale). La figura<br />
10 riporta tali rapporti, insieme<br />
ai corrispondenti livelli di precisione<br />
conseguibili. La precisione<br />
(s.q.m. o ripetibilità) è calcolata<br />
sulla reiterazione dello stesso<br />
processo di misura, mentre l’accuratezza<br />
(o RMSe) origina dal<br />
confronto del processo di misura<br />
in atto con uno più affidabile;<br />
in assenza di errori grossolani<br />
e sistematici i due parametri<br />
coinciderebbero.<br />
Sicurezza della fase di volo<br />
e ripresa<br />
L’uso dei sistemi APR a pilotaggio<br />
remoto è regolamentato<br />
in Italia dall’ENAC, l’ente di<br />
coordinamento dell’Aviazione<br />
Civile; ad esso si rimanda per i<br />
dovuti approfondimenti.<br />
Un aspetto importante, e spesso<br />
controverso, del Regolamento è<br />
Fig. 9 - Schemi per la ripresa di immagini.<br />
Fig. 10 - Rapporti di scala nel rilevamento per immagini.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 9
FOCUS<br />
quello relativo all’interpretazione<br />
delle condizioni di criticità di<br />
una ripresa, che possono condizionare<br />
o precludere le attività<br />
operative sul campo.<br />
La figura 11 riporta graficamente<br />
le prescrizioni relative ai voli<br />
professionali eseguiti di giorno e<br />
con l’operatore in contatto visivo<br />
continuo con il mezzo aereo<br />
in volo (le cosiddette operazioni<br />
VLOS).<br />
Considerazioni finali<br />
Le tecnologie innovative connesse<br />
ai sistemi esperti di rilevamento<br />
per scansione laser e per<br />
immagini, gestibili autonomamente<br />
da terra e dal cielo, stanno<br />
rivoluzionando le tecniche<br />
di acquisizione 3D, sempre più<br />
integrate fra loro e orientate<br />
alla ricostruzione spaziale, al<br />
mondo telematico-informatico<br />
e all’automazione.<br />
Tutto ciò saprà offrire certamente<br />
crescenti vantaggi operativi,<br />
semplificando significativamente<br />
le attività di misura<br />
sul campo, ma non potrà mai<br />
cancellare l’importanza di una<br />
rigorosa formazione di base<br />
unita all’esperienza professionale<br />
degli addetti ai lavori.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
F. Chiabrando, A. Lingua e M. Piras -<br />
Fotogrammetria diretta con RPAS - Geomedia,<br />
1-2015<br />
L. Colombo (<strong>2016</strong>) - Scansione laser terrestre e<br />
sensori GNSS-RTK per la creazione di modelli<br />
spaziali urbani - Geomedia, 1-<strong>2016</strong><br />
ENAC (2015) - Regolamento APR - Edizione<br />
n.2 con emendamento n.1 - www.enac.gov.it<br />
H. Hirschmueller (2011) - Semi-Global<br />
Matching - Motivation, developments and applications<br />
– Proceedings of Photogrammetric<br />
Week 2011, Stuttgart - Wichmann<br />
M. Kodde (<strong>2016</strong>) - Dense Image Matching -<br />
GIM International, 1-<strong>2016</strong><br />
M. Naumann, G. Grenzdoerffer (<strong>2016</strong>)<br />
- Reconstructing a church in 3D - GIM<br />
International, 2-<strong>2016</strong><br />
R. Pacey, P. Fricker (2005) - Forward Motion<br />
Compensation (FMC) - Photogrammetric<br />
Engineering & Remote Sensing, November<br />
2005<br />
DronEzine - Magazine & books - www.dronezine.it<br />
ABSTRACT<br />
The article deals with the automatic survey techniques<br />
which collect point clouds over the objects of interest.<br />
It ranges from laser scanning to survey for images, that<br />
is having meaningful awakenings through the proximity<br />
aerial survey after the advent of Unmanned Aircraft<br />
Systems.<br />
Assessments regarding the aim of application, the<br />
advantages-disadvantages of processes and the necessary<br />
technological support about telematics and information<br />
technology, complement the benchmarking.<br />
Fig. 11 - Operazioni critiche e non<br />
critiche nelle riprese VLOS con<br />
SAPR (da DronEzine)<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Nuvole di punti; laser scanning; rilevamento per<br />
immagini; SAPR; ENAC<br />
AUTORE<br />
Luigi Colombo<br />
Luigi.colombo@unibg.it<br />
Università di Bergamo - DISA<br />
Gruppo di Geomatica - Dalmine<br />
• Rilievi batimetrici automatizzati<br />
• Fotogrammetria delle sponde<br />
• Acquisizione dati e immagini<br />
• Mappatura parametri ambientali<br />
• Attività di ricerca<br />
Vendita – Noleggio - Servizi chiavi in mano, anche con strumentazione cliente<br />
10 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>
FOCUS<br />
Leica Viva GS16<br />
Smartantenna GNSS con tecnologia RTKplus<br />
e SmartLink<br />
Tracciamento di tutti i segnali GNSS di oggi e<br />
di domani<br />
Antenna GNSS con auto-apprendimento grazie<br />
a RTKplus<br />
Efficiente in tutte le condizioni anche in ambienti<br />
sfavorevoli<br />
Leica Viva GS16 - Smartantenna GNSS ad auto-apprendimento<br />
Experience 3D innovation<br />
Leica Geosystems S.p.A.<br />
surveying@leica-geosystems.com<br />
www.leica-geosystems.it<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 11
FOCUS<br />
Raccontare la geologia<br />
attraverso le story-telling<br />
Roma dal 1820 al 2008<br />
di Maria Pia Congi, Fabiana Console, Marco Pantaloni, Paolo Perini e Mauro Roma<br />
In questo lavoro viene ricostruito,<br />
attraverso l’uso degli strumenti<br />
disponibili nella piattaforma<br />
ArcGIS Online di ESRI®, un<br />
percorso scientifico-culturale<br />
che presenta i progressi di<br />
ordine tecnico e conoscitivo della<br />
geologia attraverso l’analisi della<br />
cartografia geologica realizzata<br />
nell’area romana a partire dal<br />
1820 fino ad oggi.<br />
Fig. 1 - Schema geologico di Roma realizzato da Giovanni Battista Brocchi tra il 1820 ed il 1830,<br />
disegnato a mano a due colori.<br />
La cartografia geologica<br />
rappresenta una delle<br />
più innovative “scoperte”<br />
scientifiche del XIX secolo e la<br />
stessa cartografia ha costituito<br />
l’elemento di base per lo sviluppo<br />
economico di molti paesi<br />
europei ed extraeuropei (Pantaloni,<br />
2014). In Italia, nel 1873,<br />
viene istituito il Regio Ufficio<br />
Geologico ed avviato il rilevamento<br />
geologico sistematico del<br />
territorio e la sua rappresentazione<br />
cartografica.<br />
In precedenza, però, alcuni<br />
scienziati riportarono su carta i<br />
risultati degli studi e dei rilievi<br />
eseguiti in varie parti della penisola.<br />
Tra i primi esempi va senza<br />
dubbio ricordato lo Schema<br />
geologico di Roma, realizzato da<br />
Giovanni Battista Brocchi tra il<br />
1820 e il 1830.<br />
Dopo aver analizzato la produzione<br />
scientifica e cartografica<br />
realizzata da diversi Autori<br />
nell’area romana, si è costruito<br />
un progetto di Story telling cercando<br />
di evidenziare i progressi<br />
di ordine tecnico e conoscitivo,<br />
inserendo i singoli lavori nel<br />
contesto storico e culturale del<br />
periodo.<br />
La ricostruzione di questo interessante<br />
percorso viene fatta<br />
sfruttando le potenzialità of-<br />
12 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>
FOCUS<br />
ferte dai sistemi GIS attraverso<br />
strumenti disponibili nella<br />
piattaforma ESRI ® di ArcGIS<br />
Online, tutto ciò con lo scopo<br />
di valorizzare il contenuto scientifico-culturale<br />
della cartografia<br />
e contribuire alla conoscenza<br />
dello sviluppo delle Scienze geologiche.<br />
Il patrimonio bibliografico<br />
e cartografico della Biblioteca<br />
dell’ISPRA<br />
La Biblioteca dell’ISPRA, specializzata<br />
nelle Scienze della Terra<br />
e nelle tematiche ambientali,<br />
vanta nella sua ricca consistenza<br />
l’intero patrimonio della Biblioteca<br />
del Servizio Geologico<br />
d’Italia. La biblioteca possiede,<br />
attualmente, 3.300 testate di<br />
periodici, 50.000 monografie<br />
ed una base di dati, elaborata<br />
ed arricchita costantemente dai<br />
bibliotecari, di circa 60.000<br />
contributi di periodici e di monografie.<br />
Questo patrimonio è<br />
contraddistinto da una cartoteca<br />
caratterizzata da oltre 50.000<br />
carte geologiche e geotematiche,<br />
la cui copertura territoriale<br />
interessa 170 paesi per un arco<br />
temporale di 140 anni. Delle<br />
15.000 carte italiane, circa un<br />
migliaio sono di particolare<br />
pregio e valore storico perché<br />
prime edizioni oppure originali<br />
d’autore acquerellate a mano di<br />
cui molte inedite. Per esigenze<br />
di conservazione, tutela e diffusione,<br />
la Biblioteca ha realizzato<br />
un progetto di riproduzione in<br />
formato digitale di oltre 1.500<br />
carte geologiche antiche.<br />
Materiale cartografico<br />
utilizzato<br />
La più antica carta dell’area romana<br />
con indicazioni di natura<br />
geologica è lo Schema geologico<br />
di Roma (Fig. 1) realizzato da<br />
Giovanni Battista Brocchi tra<br />
il 1820 ed il 1830, disegnato a<br />
mano a due colori sulla riduzione<br />
della “Nuova pianta di<br />
Roma” eseguita nel 1773 da<br />
Giovanni Battista Nolli.<br />
Nell’unica copia manoscritta<br />
esistente, conservata presso la<br />
Biblioteca dell’ISPRA, si legge,<br />
in basso a destra, l’indicazione<br />
di responsabilità autografa,<br />
mentre in alto a sinistra la nota<br />
“La linea rossa che attraversa il<br />
Gianicolo e il Vaticano indica<br />
la creta del colle”. La scala della<br />
carta, di 2000 palmi romani di<br />
architettura è indicata in basso<br />
a destra su un frammento architettonico.<br />
L’altro elemento studiato è la<br />
Carta geologica e idrografica della<br />
Campagna Romana alla scala<br />
1:210.000, realizzata in forma<br />
manoscritta da Paolo Mantovani<br />
nel 1870. A causa di alcuni<br />
grossolani errori interpretativi,<br />
quest’opera venne considerata<br />
di importanza minore e quindi<br />
dimenticata nelle ricostruzioni<br />
storiche della geologia romana.<br />
La conoscenza geologica dell’area<br />
di Roma subisce un profondo<br />
sviluppo subito dopo la<br />
fondazione del R. Ufficio Geologico,<br />
con l’inizio delle attività<br />
di rilevamento sistematico del<br />
territorio per la realizzazione<br />
della Carta geologica d’Italia in<br />
scala 1:100.000.<br />
Proprio a cura del R. Ufficio<br />
Geologico, nel 1888 viene<br />
pubblicata la prima edizione<br />
del Foglio geologico 150 Roma;<br />
il fattore di scala adottato, pur<br />
offrendo una importante chiave<br />
di lettura per l’inquadramento<br />
delle strutture geologiche a scala<br />
regionale, non rende questo<br />
prodotto idoneo ad attività di<br />
caratterizzazione per la piani-<br />
Fig. 2- In alto, panorama della<br />
formazione nettunica (da Degli<br />
Abbati, 1869); sullo sfondo, lo<br />
stesso panorama, oggi.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 13
FOCUS<br />
Fig. 4 - Pagina di ingresso della Story Map “Geologia di Roma (1820-2008)”;<br />
a destra, pagina descrittiva della Carta geologica di Roma realizzata nel 1915 da Antonio Verri.<br />
Fig. 3- In alto, la Via Portuense nel 1891, nell’area<br />
dell’esplosione della polveriera di Vigna Pia; in basso,<br />
la stessa strada, oggi.<br />
ficazione territoriale urbana,<br />
proprio nel periodo di massima<br />
espansione urbana immediatamente<br />
successivo al trasferimento<br />
della capitale da Firenze<br />
a Roma.<br />
Nel 1893 Achille Tellini pubblica<br />
una Carta geologica dei dintorni<br />
di Roma: regione alla destra<br />
del Fiume Tevere, in due fogli in<br />
scala di dettaglio di 1:15.000.<br />
Essendo limitata al solo settore<br />
in destra del Fiume Tevere, la<br />
carta pecca per l’incompletezza<br />
della copertura territoriale.<br />
Questa lacuna viene compensata<br />
nel 1915, quando il Tenente<br />
Generale Antonio Verri pubblica,<br />
per conto del R. Ufficio<br />
Geologico, la sua Carta geologica<br />
di Roma, anche questa a scala<br />
1:15.000. Questo è il primo<br />
esempio di rappresentazione<br />
geologica su una carta topografica<br />
di dettaglio per l’intera<br />
città che iniziava la sua moderna<br />
e ampia urbanizzazione e, a<br />
distanza di 100 anni dalla sua<br />
pubblicazione, presenta ancora<br />
oggi interessanti elementi di<br />
attualità (Pantaloni, Luberti,<br />
2015).<br />
Il nostro studio ha poi analizzato<br />
la seconda edizione del<br />
Foglio geologico 150 Roma in<br />
scala 1:100.000, realizzato dal<br />
Servizio Geologico d’Italia nel<br />
1967, sotto la direzione di E.<br />
Beneo. La completezza dell’area<br />
urbana però, essendo il “taglio”<br />
della base IGM centrato sul<br />
meridiano di Monte Mario, viene<br />
completata con il limitrofo<br />
Foglio geologico 149 Cerveteri,<br />
pubblicato nel 1963.<br />
Lo studio comparativo si conclude<br />
con la nuova cartografia<br />
geologica in scala 1:50.000<br />
(Progetto CARG) del Servizio<br />
Geologico d’Italia – ISPRA, con<br />
il Foglio geologico 374 Roma,<br />
pubblicato nel 2008 e realizzato<br />
in collaborazione con l’Università<br />
di Roma Tre.<br />
Acquisizione dei dati cartografici<br />
e georeferenziazione<br />
La ricostruzione dell’evoluzione<br />
delle conoscenze geologiche<br />
della città di Roma tramite una<br />
Story Map ha richiesto un meticoloso<br />
lavoro preparatorio sui<br />
documenti originali.<br />
Dopo la fase di scansione del<br />
documento cartaceo, effettuata<br />
con risoluzione a 300 dpi, si è<br />
proceduto ad un lavoro di accurata<br />
georeferenziazione. Essendo<br />
queste cartografie spesso prive<br />
di un sistema di riferimento, la<br />
georeferenziazione è stata effettuata<br />
attraverso l’identificazione<br />
di un discreto numero di punti<br />
omologhi utilizzati come GCP<br />
(Ground Control Point). A tal<br />
fine sono stati individuati punti<br />
di origine antropica facilmente<br />
e sicuramente riconoscibili, essendo<br />
legati a monumenti e/o<br />
edifici storici che hanno svolto<br />
la funzione di “caposaldo” topografico.<br />
Per le carte di più<br />
recente produzione, invece, l’operazione<br />
di georeferenziazione<br />
è stata facilitata grazie ai vertici<br />
delle carte con coordinate note.<br />
A tutti i file raster è stato assegnato<br />
il sistema di riferimento<br />
Web Mercator EPSG 3857.<br />
14 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>
FOCUS<br />
Acquisizione e rielaborazione<br />
dei dati iconografici<br />
Congiuntamente all’analisi della<br />
cartografia geologica, si è sviluppata<br />
una fase di raccolta di materiale<br />
iconografico, analizzando<br />
la vasta mole di pubblicazioni<br />
scientifiche disponibili presso<br />
la Biblioteca dell’ISPRA. L’arco<br />
temporale coperto spazia dal<br />
1869 con i paesaggi raffigurati<br />
nel volume di Francesco Degli<br />
Abbati, alle pubblicazioni di<br />
Alessandro Portis (1893, 1896),<br />
fino ad arrivare agli anni ’50<br />
con i numerosi lavori di Gioacchino<br />
De Angelis d’Ossat (ad<br />
es., 1945, 1956). Questi lavori<br />
contengono viste panoramiche,<br />
schemi geologici e rappresentazioni<br />
di sezioni che oggi non<br />
sono più visibili o sono pesantemente<br />
coperte dalle opere<br />
civili (Fig. 2). È stato quindi<br />
effettuato il recupero di queste<br />
informazioni ubicando con<br />
precisione il luogo dove furono<br />
eseguite e confrontando, attraverso<br />
operazioni di riposizionamento<br />
grafico, il passato con<br />
l’attuale (Fig. 3).<br />
Il lavoro è proseguito attraverso<br />
la raccolta di immagini<br />
fotografiche tratte da pubblicazioni<br />
o da archivi storici selezionando<br />
quelle immagini che<br />
offrono informazioni di natura<br />
geologica-geomorfologica<br />
dell’area urbana.<br />
Metadati e servizi<br />
Il Servizio Geologico d’Italia –<br />
ISPRA, Organo Cartografico<br />
dello Stato, ha da diversi anni<br />
concentrato una parte delle<br />
proprie attività verso la condivisione<br />
delle informazioni verso<br />
utenti esterni, in ottemperanza<br />
alla direttiva INSPIRE. Tutte<br />
le informazioni afferenti alle<br />
Scienze della Terra sono state<br />
quindi oggetto di analisi e di<br />
una successiva trasformazione<br />
verso gli standard maggiormente<br />
diffusi. Questo processo di<br />
“rinnovamento” è stato applicato<br />
anche alla cartografia storica<br />
che trova in questo progetto pilota<br />
la sua prima applicazione.<br />
Dopo la fase di georeferenziazione<br />
il materiale cartografico<br />
utilizzato è stato pubblicato sotto<br />
forma di servizi standard di<br />
tipo WMS (Web Map Service).<br />
Per ciascun servizio sono stati<br />
compilati i file di capability per<br />
definire un primo metadato. In<br />
particolare sono stati compilati<br />
tutti i campi utili al reperimento<br />
delle informazioni e dei contatti,<br />
nonché quelli relativi ai<br />
contenuti e alle funzioni abilitate<br />
sul servizio, con particolare<br />
attenzione alla licenza d’uso attribuita,<br />
in questo caso creative<br />
commons (cc-by-sa).<br />
Una volta generati, i servizi di<br />
mappa sono stati pubblicati<br />
all’interno di ArcGIS Online,<br />
che include una suite di applicazioni<br />
che permettono la diffusione<br />
di queste mappe al fine di<br />
poterle condividere all’esterno.<br />
Story Maps<br />
La metodologia sviluppata<br />
sfrutta le potenzialità offerte dai<br />
sistemi GIS con l’impiego di<br />
applicazioni WEB precostruite<br />
nella piattaforma cloud ESRI ®<br />
di ArcGIS Online attraverso alcuni<br />
modelli di Story Maps.<br />
Fig. 5- Story Map di confronto attraverso il template Swipe “spyglass” delle cartografie Foglio geologico 374 Roma<br />
(2008) in sovrapposizione alla Carta geologica di Roma di Antonio Verri (1915) all’interno della lente.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 15
FOCUS<br />
Lo story-telling, come ESRI ®<br />
denomina questo metodo di<br />
comunicazione, rappresenta<br />
una forma di racconto tematico<br />
attraverso una videonavigazione<br />
supportata da informazioni<br />
geo-grafiche, corredata<br />
da immagini, da un testo descrittivo<br />
o da altro contenuto<br />
multimediale.<br />
La Story Map realizzata nel<br />
formato Map Journal permette<br />
di visualizzare i caratteri geologici<br />
dell’intera area romana o,<br />
alternativamente, di esplorare<br />
il dettaglio di una determinata<br />
località, svelando l’evoluzione<br />
scientifica geologico-ambientale,<br />
ampliando quindi la conoscenza<br />
del territorio anche<br />
in ordine temporale. Le pagine<br />
del Map Journal sono composte<br />
da una mappa principale<br />
e da un banner laterale che<br />
raccoglie immagini e informazioni<br />
descrittive sintetiche (Fig.<br />
4). Grazie a diverse tipologie<br />
di Story Maps, che comportano<br />
una diversa metodologia di accesso<br />
alle informazioni, si stanno<br />
organizzando altre forme<br />
di “racconto”, per un diverso<br />
approccio alla divulgazione.<br />
Ad esempio, il formato “Map<br />
Tour” consente di organizzare<br />
informazioni spot del territorio<br />
attraverso una mappa di punti<br />
opportunamente simboleggiati<br />
ai quali sono collegate<br />
informazioni alfanumeriche<br />
o fotografiche, presenti nella<br />
tabella degli attributi dei punti,<br />
che l’utente può facilmente<br />
consultare.<br />
Il formato “Swipe”, invece,<br />
permette di confrontare coppie<br />
di carte verificandone le significative<br />
differenze attraverso<br />
degli artifici grafici disponibili<br />
(scorrimento verticale o lente<br />
d’ingrandimento) (Fig. 5).<br />
Questa nuova forma di rappresentazione,<br />
che si inserisce<br />
perfettamente nell’evoluzione<br />
della gestione della cartografia<br />
storica fino ad arrivare al moderno<br />
2.0, costituisce una interessante<br />
e moderna soluzione<br />
di comunicazione in grado di<br />
fornire nuovi strumenti di consultazione<br />
e conoscenza del territorio,<br />
oltre che a permettere<br />
la condivisione dei risultati con<br />
un maggior numero di utenti<br />
anche non esperti di software<br />
GIS.<br />
La visualizzazione del prodotto<br />
realizzato è possibile all’indirizzo:<br />
http://arcg.is/1FiXreQ<br />
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI<br />
De Angelis d’Ossat G. (1945), “Aggiornamenti sulla carta geologica del Vaticano”,<br />
Bollettino della Società Geologica Italiana, 64: 9-10.<br />
De Angelis d’Ossat G. (1956), Geologia del Colle Palatino in Roma, Servizio<br />
Geologico d’Italia, Libreria dello Stato, Roma, 95 pp.<br />
Degli Abbati F. (1869), Del suolo fisico di Roma e suoi contorni: sua origine e sua<br />
trasformazione, Tip. G. Migliaccio, Cosenza, 64 pp.<br />
Pantaloni M. (2014), “15 giugno 1873, nasce il R. Ufficio Geologico. 140 anni di<br />
geologia in Italia”, Geologia Tecnica & Ambientale, 1/2014: 37-44.<br />
Pantaloni M., Congi M.P., Console F., Ercolani G., Severino F., Roma M. (2014),<br />
“La cartografia geologica storica della Biblioteca ISPRA: dall’originale cartografico<br />
alla visualizzazione su portale”, Atti 18a Conferenza Nazionale ASITA, 14 – 16<br />
ottobre 2014, Firenze.<br />
Pantaloni M., Luberti G.M. (2015), “Elementi di attualità della Carta geologica<br />
di Roma di Antonio Verri nel centenario della sua pubblicazione”, Professione<br />
Geologo, 44: 10-15.<br />
Portis A. (1893), Contribuzioni alla storia fisica del bacino di Roma e studii sopra<br />
l'estensione da darsi al Pliocene superiore, parti 4 e 5, Roux Frassati, Torino, 293<br />
pp.<br />
Portis A. (1896), Contribuzioni alla storia fisica del bacino di Roma e studii sopra<br />
l'estensione da darsi al Pliocene superiore, parti 1, 2,e 3, L. Roux, Torino, 513 pp.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Cartografia geologica; Storia della geologia; Geologia<br />
urbana; Roma<br />
ABSTRACT<br />
Geological mapping is one of the most innovative "discoveries" (in<br />
Earth Sciences development) of the 19th century and it represented<br />
the basic knowledge for the economic exploitation of many European<br />
countries. In 1873, with the foundation of the Regio Ufficio Geologico,<br />
started the systematic geological survey of the Italian territory and<br />
its cartographic representation. In the previous period some scientists<br />
reported on scientific publications the results of their studies and surveys<br />
carried out in different parts of the peninsula. Undoubtedly, the<br />
early example is the “Geological scheme of Rome”, realized by Giovanni<br />
Battista Brocchi between 1820 and 1830. The analysis of scientific<br />
and cartographic production carried out by several authors in the<br />
urban area of Rome and its surroundings permitted us to built a Story<br />
telling project finalized to highlight the progress of geological knowledge,<br />
placing the individual works in the historical and cultural context<br />
of the period. This reconstruction path is done by exploiting the potential<br />
of ESRI ArcGIS Online tools, with the purpose of enhancing the<br />
scientific and cultural content of the geological cartography contributing<br />
to the knowledge of Geological Sciences development.<br />
AUTORE<br />
Maria Pia Congi,<br />
Marco Pantaloni, marco.pantaloni@isprambiente.it<br />
Paolo Perini, Mauro Roma<br />
Servizio Geologico d'Italia<br />
Fabiana Console - Biblioteca<br />
Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca<br />
Ambientale (ISPRA) - via V. Brancati, 48 - 00144 Roma.<br />
16 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>
FOCUS<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 17
REPORT<br />
Una infrastruttura geografica europea<br />
il Progetto E.L.F. (European Location Framework)<br />
di Stefano Campus, Patrizia Nazio e Gianbartolomeo Siletto<br />
L’European Location Framework è<br />
un’infrastruttura tecnica che consentirà<br />
di fornire vari servizi online per<br />
l’individuazione, l’accesso e l’utilizzo di<br />
dati geografici di riferimento ufficiali di<br />
tutta Europa, attraverso un unico punto<br />
di accesso. La piattaforma E.L.F. si basa<br />
sul concetto di servizi in cascata che<br />
“raccolgono” i dati provenienti dai servizi<br />
nazionali conformi alla Direttiva IINSPIRE<br />
e li rendono disponibili come un unico<br />
servizio paneuropeo.<br />
In questa nota, verrà descritto il Progetto<br />
ed il contributo di Regione Piemonte.<br />
Fig. 1 – Schema dei contenuti della piattaforma E.L.F.<br />
Entro il Programma Competitività<br />
e Innovazione<br />
(CIP) e il Programma di<br />
sostegno alle politiche delle Tecnologie<br />
dell’Informazione e Comunicazione<br />
(ICT PSP) dell’Unione<br />
Europea è stato finanziato<br />
il Progetto European Location<br />
Framework (E.L.F.) con lo scopo<br />
di realizzare un’infrastruttura<br />
tecnica fondata su soluzioni di<br />
interoperabilità in grado di offrire<br />
dei dati e servizi geo-spaziali.<br />
Il Progetto (www.elfproject.eu)<br />
ha una durata di 36 mesi (marzo<br />
2013-marzo <strong>2016</strong>) e vede tra i<br />
suoi 30 partner la maggior parte<br />
degli Enti Cartografici Nazionali<br />
(National Mapping and Cadastral<br />
Agencies – NMCAs) degli stati<br />
membri dell’Unione, partner<br />
tecnologici e stakeholder, come<br />
ad esempio OGC. In particolare<br />
tra i suoi 30 partner, la metà<br />
sono NMCAs che forniscono<br />
l’accesso ai propri dati nazionali;<br />
il resto sono esperti di dominio<br />
nella fornitura di servizi web e di<br />
strumenti per il trattamento di<br />
dati spaziali, università e sviluppatori<br />
di applicazioni.<br />
Obbiettivi del progetto sono:<br />
4realizzare un’infrastruttura<br />
fondata su soluzioni cloud di<br />
interoperabilità per le pubbliche<br />
amministrazioni europee,<br />
in grado di offrire dati e servizi<br />
geo-spaziali affidabili (conformi<br />
alla Direttiva INSPIRE) ed<br />
armonizzati, giuridicamente e<br />
tecnicamente interoperabili;<br />
4promuovere un utilizzo più<br />
ampio dei dati territoriali da<br />
parte del settore pubblico e<br />
privato e dei cittadini, anche in<br />
linea con la Direttiva europea<br />
sul riutilizzo dell’informazione<br />
del settore pubblico (Direttiva<br />
PSI);<br />
4promuovere lo sviluppo di<br />
servizi innovativi a valore aggiunto.<br />
Attraverso l’esposizione di dati e<br />
servizi, le informazioni geografiche<br />
saranno aggiornate, ufficiali,<br />
interoperabili, armonizzate a<br />
livello transfrontaliero e paneuropeo<br />
e di riferimento per l’uso<br />
da parte del pubblico europeo<br />
(cittadini ed imprese).<br />
Le attività prevedono specifiche<br />
sulla produzione di dati e servizi,<br />
sviluppo di una piattaforma di<br />
pubblicazione cloud open source,<br />
tool per la trasformazione, verifica,<br />
generalizzazione ed armonizazione<br />
dei dati.<br />
Particolare attenzione è posta<br />
al contesto giuridico entro cui<br />
si inseriranno i dati e i servizi<br />
18 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
pubblicati dalle Autorità Nazionali<br />
nella piattaforma E.L.F.<br />
Questo per assicurare che i<br />
prodotti siano disponibili anche<br />
dopo il periodo di esecuzione<br />
del Progetto. Inoltre non<br />
dovranno esserci problemi di<br />
interpretazione delle politiche<br />
di diffusione che ogni stato<br />
membro applica ai propri<br />
prodotti, in termini di licenze,<br />
pagamenti di oneri ecc.<br />
Regione Piemonte è l’unico<br />
partner del consorzio che pur<br />
producendo dati geografici di<br />
base non è un ente cartografico<br />
nazionale.<br />
Struttura del Progetto<br />
E.L.F. è un progetto grande<br />
e complesso che richiede un<br />
lavoro coordinato di 30 partner<br />
del consorzio; a tal fine è suddiviso<br />
in 9 sotto-progetti, Work<br />
Packages (WP). Ogni pacchetto<br />
di lavoro è descritto di seguito,<br />
indicando obbiettivi e prodotti.<br />
WP1 Gestione<br />
Questo pacchetto di lavoro<br />
riguarda la gestione amministrativa<br />
e finanziaria del progetto.<br />
In particolare si occupa di: coordinare<br />
e verificare che la produzione<br />
degli elaborati avvenga nei<br />
tempi previsti ed entro il budget<br />
approvato, coerentemente con<br />
il contratto siglato con la Commissione;<br />
garantire la corretta ed<br />
efficiente gestione e il coordinamento<br />
dei partner del progetto e<br />
del loro piano di lavoro; fornire<br />
periodicamente valutazioni e<br />
feedback ai partner; fornire report<br />
finanziari e amministrativi;<br />
esaminare e valutare i risultati<br />
del progetto.<br />
WP2 Specifiche dati<br />
Questo pacchetto di lavoro prevede<br />
di fornire le specifiche per i<br />
dati del progetto, sulla base delle<br />
specifiche INSPIRE esistenti;<br />
fornire le specifiche per la manutenzione<br />
dei dati e le specifiche<br />
Fig. 2 – Schema dei flussi di alimentazione della piattaforma E.L.F.<br />
per i geo-tools; fornire le specifiche<br />
per i prodotti e i servizi forniti<br />
nella piattaforma E.L.F.<br />
WP3 Contenuto di servizi e dati<br />
Questo pacchetto di lavoro<br />
prevede di fornire i dati tramite<br />
servizi nazionali (basati sulle<br />
specifiche di progetto); elaborare<br />
i servizi di progetto E.L.F. in<br />
cascata sulla base dei servizi nazionali;<br />
fornire una piattaforma<br />
cloud open source per i servizi.<br />
WP4 Implementazione dei<br />
geo-tools E.L.F.<br />
Questo pacchetto di lavoro<br />
prevede di fornire dei geo-tools<br />
per la trasformazione, la verifica<br />
della qualità, la generalizzazione,<br />
l’armonizzazione ai confini, la<br />
visualizzazione, il rilevamento e<br />
la ricerca dei dati.<br />
WP5 Piattaforma dei servizi<br />
cloud<br />
Questo pacchetto di lavoro<br />
prevede di offrire un servizio<br />
altamente scalabile, immediatamente<br />
utilizzabile dagli sviluppatori<br />
di applicazioni e dagli utenti<br />
finali, sia che utilizzino applicazioni<br />
GIS desktop, web o mobili;<br />
raccogliere i dati dalle diverse<br />
fonti (harvesting); documentare<br />
l’architettura tecnica della piattaforma<br />
E.L.F. come attuata dal<br />
progetto.<br />
WP6 Contenuto di soggetti terzi<br />
(data provider) ed esigenze degli<br />
utenti<br />
Questo pacchetto di lavoro prevede<br />
di rilevare la disponibilità di<br />
dati tematici provenienti da fonti<br />
diverse e renderli disponibili per<br />
lo sviluppo di servizi a valore<br />
aggiunto per gli utilizzatori; incrementare<br />
l’utilizzo di dati autoritativi<br />
ed ufficiali; incrementare<br />
l’integrazione tra i servizi<br />
di soggetti terzi e derivanti dalla<br />
cooperazione transfrontaliera.<br />
WP7 Istanze dei servizi<br />
Questo pacchetto di lavoro prevede<br />
di sviluppare ed estendere le<br />
applicazioni che fanno uso della<br />
piattaforma E.L.F. e dei dati autoritativi,<br />
sia da parte dei membri<br />
del Consorzio sia da parte di<br />
soggetti terzi; in generale, stimolare<br />
l’innovazione attraverso l’uso<br />
della piattaforma E.L.F.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 19
REPORT<br />
WP8 Disseminazione<br />
Questo pacchetto di lavoro prevede<br />
di promuovere la conoscenza<br />
del progetto tra i portatori di<br />
interesse; impegnarsi ad aumentare<br />
la diffusione dei risultati del<br />
progetto; creare e implementare<br />
un piano strategico di comunicazione<br />
per il progetto; partecipare<br />
ad azioni focalizzate, seminari<br />
tematici e a gruppi di interesse<br />
specifici, per favorire l’utilizzo<br />
sostenibile della piattaforma<br />
anche oltre il periodo di realizzazione<br />
del progetto.<br />
WP9 Accesso sostenibile ed utilizzo<br />
dei servizi E.L.F.<br />
Questo pacchetto di lavoro<br />
prevede di creare regole di utilizzo<br />
della piattaforma che siano<br />
giuridicamente sostenibili e<br />
garantire che i prodotti E.L.F.<br />
siano resi disponibili per il loro<br />
uso e ri-uso anche dopo il periodo<br />
di realizzazione del progetto;<br />
assicurare che la politica definita<br />
dal progetto sia coerente con la<br />
legislazione e la politica europea,<br />
in particolare con le regole per<br />
lo scambio di dati e per i servizi<br />
previsti dalle Direttive INSPIRE<br />
e PSI; incrementare la mole di<br />
dati liberamente disponibili,<br />
incoraggiando l’istituzione di accordi<br />
quadro, licenze aperte e tariffe<br />
minime o senza alcun costo;<br />
fornire i termini di riferimento<br />
elaborati dalla piattaforma<br />
E.L.F.; mettere in atto un piano<br />
strategico di comunicazione<br />
verso i portatori di interesse per<br />
favorire l’accesso sostenibile alla<br />
piattaforma oltre il periodo di<br />
realizzazione del progetto.<br />
Prodotti e servizi<br />
La piattaforma E.L.F. fornirà<br />
l’accesso a una serie di dataset regionali<br />
e nazionali supportato da<br />
un certo numero di servizi:<br />
4E.L.F. Basemap service.<br />
Si configura come uno specifico<br />
servizio di visualizzazione<br />
multi-scala da utilizzare<br />
come sfondo di riferimento<br />
su cui rappresentare atri dati.<br />
È realizzato a partire da dati<br />
esistenti a livello globale<br />
(paneuropeo) e regionale di<br />
EuroGeographics e da dati<br />
nazionali;<br />
4E.L.F. Geo Product Finder.<br />
È un servizio per la localizzazione<br />
dei dati sulla piattaforma<br />
e delle licenze e dei<br />
contratti di utilizzo ad essi<br />
associati;<br />
4E.L.F. View and Download<br />
Services. Sono i servizi di accesso<br />
a dataset e mappe contenuti<br />
nell’infrastruttura dati di<br />
E.L.F. Permette di visualizzare<br />
e scaricare attraverso le più comuni<br />
interfacce utilizzate da<br />
applicazioni web e mobili;<br />
4E.L.F. Geolocator. È un modulo<br />
che fornirà un servizio di<br />
geocodifica in base agli indirizzi,<br />
nomi geografici (EGN)<br />
e confini amministrativi.<br />
I servizi sono implementati entro<br />
il software open source Oskari<br />
(www.oskari.org), il cui sviluppo<br />
è coordinato da National Land<br />
Survey of Finland e promosso<br />
entro il Progetto E.L.F.<br />
Oskari è una piattaforma open<br />
per esplorare, condividere ed<br />
analizzare informazioni geografiche<br />
a partire da risorse dati<br />
distribuite.<br />
La Figura 1 illustra schematicamente<br />
il livello multiscala dei<br />
dataset presenti a partire da un<br />
livello di dettaglio (LoD) globale<br />
(paneuropeo), regionale (multinazionale)<br />
e nazionale e quali<br />
servizi sono implementati per<br />
l’accesso ai dataset ed ai servizi.<br />
La Figura 2, invece, illustra tutto<br />
il processo di acquisizione, normalizzazione,<br />
armonizzazione e<br />
controllo di qualità, vestizione<br />
ed esposizione di dati e servizi.<br />
Appare chiaro allora che grazie<br />
agli strumenti messi a disposizione<br />
dai partner entro il consorzio<br />
Fig. 3 – INSPIRE Data Model Tool, sviluppato dallo<br />
Spatial DB Group del Politecnico di Milano (http://<br />
spatialdbgroup.polimi.it).<br />
(geo-tools) è possibile alimentare<br />
la piattaforma con dati (autoritativi)<br />
di Servizi Cartografici<br />
nazionali o di terze parti.<br />
Eseguendo le operazioni di trasformazione<br />
dallo schema dati<br />
di partenza a quello indicato<br />
nelle Data Specifications E.L.F./<br />
INSPIRE, omogeneizzazione,<br />
armonizzazione e verifica di<br />
20 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
qualità è possibile alimentare la<br />
piattaforma E.L.F. o attraverso<br />
Oskari oppure un’apposita istanza<br />
E.L.F. entro ArcGIS online.<br />
I dati e i servizi saranno via via<br />
disponibili al pubblico attraverso<br />
la piattaforma E.L.F.<br />
www.locationframework.eu.<br />
Licenze sui dati e<br />
servizi esposti<br />
Il WP9 è espressamente dedicato<br />
alla definizione di un modello di<br />
business e alla redazione di specifiche<br />
licenze e contratti, in virtù<br />
dei quali un’Autorità nazionale o<br />
un Ente terzo che fornisce dati e<br />
servizi alla piattaforma si tutela<br />
rispetto alle proprie politiche di<br />
diffusione.<br />
Sono previsti specifici contratti<br />
da sottoscrivere tra l’Ente fornitore<br />
dei dati e servizi ed il gestore<br />
della piattaforma E.L.F., che è<br />
stato individuato in EuroGeographics,<br />
associazione, partner<br />
del Progetto, che rappresenta e<br />
raggruppa le NMCAs europee.<br />
Viene anche immaginata la<br />
possibilità che a fornire dati e<br />
servizi non sia una NMCA; in<br />
questo caso sono previsti tre tipi<br />
di situazioni che danno origine<br />
a differenti rapporti contrattuali:<br />
1) il data provider fornisce direttamente<br />
i dati ed i servizi ad<br />
E.L.F. e regola il proprio rapporto<br />
contrattuale direttamente con<br />
il proprietario della piattaforma<br />
E.L.F., cioè EuroGeographics,<br />
2) il data provider fornisce i<br />
dati ed i servizi direttamente ad<br />
E.L.F., ma i rapporti contrattuali<br />
sono tra la NMCA (che “rappresenta”<br />
così il data provider)<br />
ed EuroGeographcs. Tra il data<br />
provider e la NMCA esistono<br />
poi rapporti contrattuali; 3) il<br />
data provider fornisce i dati alla<br />
NMCA che li espone sulla piattaforma<br />
E.L.F.; in questo caso<br />
il rapporto contrattuale è tra la<br />
NMCA e il proprietario della<br />
piattaforma E.L.F., cioè EuroGeographics.<br />
Tali modelli coprono<br />
Fig. 4 – WMS delle classi Hydrography su ortofoto Regione Piemonte 2010.<br />
sicuramente tutti i possibili casi<br />
di forniture di dati da parte di<br />
soggetti che non sono autorità<br />
cartografiche nazionali, e ben<br />
si potrebbero adattare alla specificità<br />
italiana, nella quale, ad<br />
esempio, le Regioni sono sì produttori<br />
di temi geografiche ma<br />
non sono autorità cartografiche<br />
nazionali.<br />
Il contributo di<br />
Regione Piemonte<br />
Regione Piemonte partecipa al<br />
Progetto E.L.F. con il Settore<br />
Sistema informativo territoriale<br />
e ambientale e fin dall’inizio del<br />
Progetto è emersa una grande<br />
differenza organizzativa e di<br />
competenze cartografiche rispetto<br />
agli altri Stati. Infatti, nella<br />
maggior parte dei casi, nei paesi<br />
europei esiste un solo ente nazionale<br />
che si occupa di cartografia e<br />
spesso anche di catasto. La realtà<br />
italiana invece vede cinque enti<br />
cartografici dello Stato assieme<br />
ai quali, come già ricordato,<br />
sono da considerare almeno le<br />
Regioni che producono cartografia<br />
di base generalmente ad una<br />
scala locale che va da 1:5000 a<br />
1:10:000. Pertanto, Regione Piemonte,<br />
non avendone la competenza.,<br />
non ha potuto operare in<br />
termini di armonizzazione geometrica<br />
ai confini (edge matching)<br />
con autorità nazionali transfrontaliere<br />
(segnatamente la Francia),<br />
poiché si richiede di esporre sulla<br />
piattaforma E.L.F. dati e servizi<br />
autoritativi. Si è quindi operato<br />
per creare dataset e servizi<br />
conformi alle specifiche E.L.F./<br />
INSPIRE a partire dal Database<br />
Topografico regionale, basato<br />
sulle specifiche tecniche di cui al<br />
DM 11 novembre 2011 (Regole<br />
tecniche per la definizione delle<br />
specifiche di contenuto dei database<br />
geotopografici), cosiddetto<br />
National Core. Sono state trasformate<br />
le classi relative all’idrografia<br />
dalla struttura National Core<br />
alla struttura E.L.F./INSPIRE e<br />
creato quindi sia nuovi dataset sia<br />
servizi WMS e WFS conformi<br />
alle specifiche E.L.F./INSPIRE.<br />
È stata eseguita la mappatura<br />
concettuale utilizzando i template<br />
in formato xml forniti dal Progetto<br />
e facendo riferimento alle<br />
definizioni contenute nel relativo<br />
Data Specification di INSPIRE.<br />
La mappatura è stata realizzata<br />
ricercando all’interno della base<br />
dati regionale, strutturata secondo<br />
National Core, la coerenza e<br />
corrispondenza tra classi NC e<br />
feature E.L.F.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 21
REPORT<br />
È stato più volte necessario<br />
far convergere oggetti e valori<br />
coerenti e collegati tra loro in<br />
differenti classi NC all’interno di<br />
un’unica feature ELF.<br />
Lo strumento utilizzato per<br />
procedere alla strutturazione dei<br />
dati, oltre ai documenti ufficiali<br />
del progetto, è stato il INSPIRE<br />
Data Model Tool, sviluppato<br />
dallo Spatial DB Group del<br />
Politecnico di Milano (http://<br />
spatialdbgroup.polimi.it), che<br />
ha lo scopo di facilitare l’esplorazione<br />
del modello dati INSPIRE<br />
(al quale il progetto E.L.F. è<br />
strettamente legato) e renderne<br />
esplicite le relazioni.<br />
Tale strumento, attualmente ancora<br />
in fase di sperimentazione<br />
da parte di un gruppo di lavoro,<br />
permette il mapping tra due specifiche<br />
concettuali per poi derivarne<br />
il relativo modello fisico.<br />
Il software contiene al proprio<br />
interno l’intero modello ed<br />
utilizzando le caratteristiche<br />
proprie di ogni oggetto, feature,<br />
relazione od associazione che sia,<br />
guida l’utente attraverso un più<br />
ristretto panorama di scelte, indirizzandone<br />
il lavoro.<br />
La trasformazione del modello<br />
fisico delle classi dell’Idrografia<br />
da National Core a E.L.F./<br />
INSPIRE è stata eseguita in ambiente<br />
FME © .<br />
Una volta eseguita la trasformazione,<br />
le attività successive<br />
riguardano la creazione di servizi<br />
OGC di esposizione delle classi<br />
Idrografia secondo le specifiche<br />
E.L.F./INSPIRE.<br />
Sono stati generati: un servizio<br />
WMS, un WFS e un WMTS in<br />
cascading sul WMS con applicazione<br />
di SLD esterno.<br />
Tali servizi sono in via di integrazione<br />
nella piattaforma E.L.F.<br />
e concorrono alla definizione<br />
dell’idrografia a livello europeo.<br />
Conclusioni<br />
E.L.F. implementa l’infrastruttura<br />
di dati spaziali europea<br />
(INSPIRE) a livello transfrontaliero<br />
ed europeo, rendendo<br />
interoperabili e di facile accesso<br />
i dati di riferimento nazionali ed<br />
altri dati. La piattaforma diventa<br />
così una risorsa per lo sviluppo<br />
di applicazioni transfrontaliere,<br />
incluse le esigenze di reporting da<br />
parte della UE.<br />
Inoltre i dati nazionali acquistano<br />
un valore aggiunto poiché<br />
sono accessibili tramite un unico<br />
servizio europeo che garantisce la<br />
conformità e la omogeneità.<br />
Gli utenti di E.L.F. accederanno<br />
così ai servizi gestiti da NMCAs<br />
ed infrastrutture spaziali nazionali<br />
tramite un unico punto<br />
di accesso, mentre le NMCAs<br />
manterranno il pieno controllo<br />
di come i loro dati e servizi sono<br />
concessi in licenza e utilizzati.<br />
Ringraziamenti<br />
Lavoro finanziato dal Programma<br />
Competitività e Innovazione<br />
(CIP) e dal Programma di sostegno<br />
alle politiche delle Tecnologie<br />
dell’Informazione e Comunicazione<br />
(ICT PSP) dell’Unione<br />
Europea nel Progetto European<br />
Location Framework (Grant n.<br />
325140).<br />
Si ringrazia il C.S.I.-Piemonte,<br />
partner tecnologico di Regione<br />
Piemonte nel campo della IT,<br />
per il contributo nelle attività<br />
previste nel Progetto E.L.F.<br />
NOTA REDAZIONE<br />
Il Presente articolo è stato presentato<br />
all 19° Conferenza ASITA<br />
2015 (Lecco). Si ringrazia la segreteria<br />
organizzativa per la cortesia e<br />
disponibilità dimostrata. Inoltre si augura la migliore<br />
riuscita per la 20° Conferenza ASITA <strong>2016</strong> (Cagliari,<br />
8-9-10 Novembre <strong>2016</strong>).<br />
PAROLE CHIAVE<br />
ELF; dati geospaziali; infrastruttura geografica;<br />
interoperabilità<br />
ABSTRACT<br />
Within the Competitiveness and Innovation Framework<br />
Programme (CIP) and the Information and<br />
Communication Technologies Policy Support Programme<br />
(ICT-PSP) of European Union was funded<br />
European Location Framework Project (E.L.F.) with<br />
the aim of creating a spatial data infrastructure framework<br />
based on interoperability solutions, able to offer<br />
data and geo-spatial services.<br />
The Project (www.elfproject.eu) has a duration of<br />
36 months (March 2013-March <strong>2016</strong>) and includes<br />
among its 30 partners most of the National Mapping<br />
Agencies of the member states and technology partners.<br />
The European Location Framework is a technical<br />
infrastructure that will deliver various online services<br />
for locating, accessing and using reference data from<br />
across Europe - via a single point of access. The E.L.F.<br />
platform is built on the concept of cascading services<br />
which harvests data from national INSPIRE services<br />
and makes it available as a single pan European service.<br />
This paper describes the Project and the contribution<br />
of the Piedmont Region.<br />
AUTORE<br />
Stefano Campus<br />
stefano.campus@regione.piemonte.it<br />
Patrizia Nazio<br />
Gianbartolomeo Siletto<br />
Regione Piemonte<br />
Settore Sistema informativo<br />
territoriale e ambientale<br />
cartografico@regione.piemonte.it<br />
22 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 23
REPORT<br />
Il rilievo con drone nei centri storici<br />
di Zaira Baglione Pagliaroli<br />
Nell’ambito di un Progetto di Ricerca Nazionale, l’Università degli Studi<br />
dell’Aquila ha avviato l’impiego della tecnologia SAPR in alcune zone<br />
colpite dal sisma del 2009. Un’indagine sinergica per evidenziare le<br />
criticità e monitorare lo stato degli edifici in ottica di prevenzione delle<br />
emergenze e di innovazione delle metodologie di telerilevamento.<br />
La testimonianza della coordinatrice Prof. Donatella Dominici che<br />
descrive i risultati della ricognizione eseguita con il multirotore nel<br />
centro storico aquilano.<br />
La fotogrammetria è stata<br />
letteralmente rivoluzionata<br />
con l’avvento della<br />
tecnologia SAPR. In quest’ultimo<br />
decennio si è affermata, di<br />
fatto, una nuova cultura per la<br />
gestione delle problematiche<br />
territoriali e ambientali.<br />
Sicuramente la possibilità di<br />
eseguire rilievi attraverso i droni,<br />
soprattutto per il monitoraggio<br />
del territorio in situazioni di<br />
emergenza, rappresenta una<br />
conquista importante ai fini<br />
non solo della stima dei danni<br />
causati da calamità naturali, ma<br />
anche nell’ottica dell’attività di<br />
prevenzione.<br />
Nei centri storici aggregati è<br />
sempre esistita un’oggettiva<br />
difficoltà nella raccolta dei dati<br />
necessari per determinare gli<br />
interventi per la messa in sicurezza<br />
di strutture ed edifici coinvolti da<br />
eventi catastrofici. Fino a poco<br />
tempo fa l’utilizzo del laser scanner<br />
ha rappresentato l’unica possibilità<br />
per fornire, in tempi celeri e<br />
con alti standard qualitativi,<br />
il quadro di deformazione<br />
delle strutture prese in esame,<br />
consentendone valutazioni mirate<br />
e precise. Tale strumento, non<br />
solo negli ambienti di ricerca,<br />
ha permesso la ricostruzione<br />
di modelli tridimensionali<br />
attraverso la registrazione di<br />
scansioni singole o multiple. I<br />
modelli tridimensionali, risultati<br />
dalla scansione, hanno formato<br />
una banca dati completa e<br />
di altissima precisione, che<br />
opportunamente impiegata ha<br />
consentito all’operatore di estrarre<br />
informazioni geometriche,<br />
morfologiche e relative alla<br />
densità dei materiali e colorazione<br />
degli stessi. La metodologia di<br />
rilievo con laser scanner, oltre<br />
che in presenza di strutture<br />
particolari come i versanti in<br />
roccia o di materiali di riporto, è<br />
facilmente applicata anche nelle<br />
aree coinvolte dal sisma. Negli<br />
anni si sono però incontrate delle<br />
difficoltà per quanto concerne<br />
la raccolta dati in situazioni di<br />
alta aderenza dei piani strutturali,<br />
fatto che ha reso non totalmente<br />
adeguata la strumentazione da<br />
terra. Tuttavia, nell’esperienza<br />
fatta nel capoluogo abruzzese<br />
tragicamente colpito dal terremoto<br />
del 2009, con l’introduzione della<br />
nuova metodologia di rilievo<br />
tramite drone è stato possibile<br />
per gli operatori raggiungere zone<br />
e punti inaccessibili, ottenendo<br />
risultati di maggiore dettaglio a<br />
completamento e integrazione<br />
delle informazioni raccolte<br />
con gli strumenti topografici<br />
tradizionali. La peculiarità del<br />
rilievo da drone è quella di<br />
produrre una rappresentazione<br />
fotografica in un periodo storico<br />
preciso, ed eventualmente ripeterla<br />
per monitorare l’evoluzione o<br />
l’arresto dei dissesti strutturali<br />
e dare così modo ai soggetti<br />
competenti di eseguire interventi<br />
di restauro puntualmente. Il<br />
valore aggiunto dei SAPR è<br />
indubbiamente rappresentato dal<br />
fatto che si è in grado di superare<br />
il limite di raggiungibilità delle<br />
zone terremotate e riportare il<br />
rilievo completo e dall’alto di<br />
tutta l’area considerata, non<br />
solo delle parti sottostanti<br />
dell’edificio. A questo proposito<br />
l’agglomerato urbano rilevato<br />
con il laser scanner è confinato<br />
alla sola forma e dimensione,<br />
mentre grazie all’utilizzo della<br />
nuvola di punti generata dalla<br />
24 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
fotogrammetria da UAV si<br />
ottengono punti già correlati<br />
con gli scatti effettuati. Pertanto<br />
la produzione della nuvola di<br />
punti e delle ortofoto avviene<br />
all’interno dello stesso processo<br />
e utilizzando la stessa fonte del<br />
dato. Si può dire, in maniera<br />
semplificata, che rilievo fatto solo<br />
con laser scanner è come avere<br />
solo una pentola, contrariamente<br />
al risultato della ripresa eseguita<br />
con il drone, unitamente al laser<br />
scanner, che è come una pentola<br />
completa di coperchio. Quindi<br />
questo determina una completa<br />
rielaborazione 3D, dell’ortofoto e<br />
di tutti i prospetti che dettagliano<br />
la situazione effettiva. Inoltre,<br />
se si considera che nel caso<br />
dei modelli multirotore con la<br />
funzione di hovering è consentito<br />
lo stazionamento a quota costante<br />
in più punti, si comprende come<br />
queste opportunità allarghino<br />
il panorama conoscitivo<br />
dell’agglomerato di edifici<br />
analizzati. In buona sostanza<br />
si arriva a una ricostruzione<br />
3D estremamente fedele che<br />
rispecchia la situazione reale sul<br />
territorio, condizione ottimale e<br />
necessaria per la predisposizione<br />
di interventi di messa in sicurezza<br />
e ripristino delle strutture<br />
danneggiate. Tutto questo<br />
azzerando eventuali rischi per<br />
l’operatore incaricato e favorendo<br />
un lavoro accurato per stabilire<br />
l’entità di danneggiamento ai fini<br />
di una totale ricostruzione o mera<br />
riqualificazione.<br />
In materia di Geomatica e<br />
tecnologia UAV, un contributo<br />
degno di nota lo riporta Donatella<br />
Dominici, docente dell’Università<br />
degli Studi dell’Aquila presso il<br />
Dipartimento di Ingegneria Civile,<br />
Edile-Architettura e Ambientale<br />
(DICEAA). La Professoressa<br />
Dominici ci descrive l’esperienza<br />
maturata come coordinatrice del<br />
progetto di topografia e APR<br />
nel centro storico aquilano.<br />
La ricerca è stata avviata nel<br />
2011 e finanziata dal Miur con<br />
l’obiettivo di definire le strategie<br />
innovative per il telerilevamento<br />
e mappatura webgis del rischio<br />
in tempo reale e la prevenzione<br />
del disastro ambientale. Diretta a<br />
livello nazionale dal Prof. Raffaele<br />
Santamaria dell’Università degli<br />
Studi di Napoli Parthenope, la<br />
ricerca ha raggruppato circa 10<br />
unità locali, in particolare l’unita<br />
dell’Aquila si è impegnata nella<br />
valutazione dell’impatto del<br />
sisma nel centro storico, nella<br />
Piazza Palazzo e nella Basilica<br />
Collemaggio e anche in altri<br />
comuni limitrofi.<br />
Prof. Dominici: “Si è trattato di<br />
un lavoro sinergico per testare<br />
i vantaggi dell’impiego degli<br />
APR al fine di monitorare lo<br />
stato delle strutture e valutarne<br />
la riqualificazione. Con l’ausilio<br />
di Flytop abbiamo svolto diversi<br />
voli per affinare la metodologia<br />
fotogrammetrica. A questo scopo<br />
è stato molto utile l’impiego<br />
dell’esacottero FlyNovex, quale<br />
autorizzato ENAC che è stato<br />
equipaggiato con fotocamera<br />
24Mpx a focale 16 mm, che ci ha<br />
permesso di ispezionare le facciate<br />
degli edifici situati nel comune di<br />
Raiano”.<br />
Z. Baglione: Come in altri ambiti<br />
di rilievo da APR anche in<br />
questo caso è fondamentale la<br />
pianificazione a terra del volo e<br />
il lavoro di post-produzione per<br />
una corretta interpretazione dei<br />
dati acquisiti in volo. Quali i passi<br />
compiuti prima del volo vero e<br />
proprio?<br />
Prof. Dominici: Il drone<br />
è un mezzo per svolgere<br />
l’aerofotogrammetria in<br />
condizioni particolari o di<br />
emergenza. Prima di iniziare la<br />
ricognizione è indispensabile<br />
eseguire un sopralluogo per<br />
ricostruire i possibili ostacoli,<br />
pianificare i punti d’appoggio<br />
e successivamente elaborare i<br />
dati con appositi software di<br />
restituzione per ottenere un<br />
overlap almeno del 70% delle<br />
strisciate. Questo progetto ha<br />
rappresentato una sfida perché,<br />
per la prima volta, in Italia un<br />
progetto di ricerca ha avuto<br />
come oggetto un centro storico<br />
cittadino. La fotogrammetria da<br />
UAV ha il vantaggio di integrarsi<br />
perfettamente con le altre tecniche<br />
di rilievo, inoltre l’applicazione<br />
di sensori diversi a seconda delle<br />
esigenze del momento può<br />
portare ad ottenere fotogrammi<br />
migliori e quindi prodotti finali di<br />
qualità ancora più alta. Nel futuro<br />
questa esperienza potrebbe essere<br />
riproposta per rilanciare l’edilizia<br />
nazionale e soprattutto dovrebbe<br />
essere estesa coinvolgendo ancora<br />
di più le istituzioni.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Droni; SAPR; APR; monitoraggio; sisma; Aquila;<br />
rilievi ambientali; aerofotogrammetria; centri urbani;<br />
topografia; cartografia; architettura; ricerca;<br />
innovazione; prevenzione<br />
ABSTRACT<br />
The survey with an UAV in the city centre for a research<br />
project of the University of L'Aquila has been started the<br />
use of UAV technology in some areas damaged by the<br />
earthquake of 2009. A synergistic survey to highlight the<br />
criticality and monitor the state of the buildings in order to<br />
prevent the emergencies and innovate the remote sensing<br />
methodologies. The testimony of the project coordinator,<br />
Prof. Donatella Dominici, describing the results of the survey<br />
carried out with the multicopter<br />
AUTORE<br />
Zaira Baglione Pagliaroli<br />
zaira@flytop.it<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 25
REPORT<br />
L’esperienza immersiva di «QUIRINALE 3D VR»<br />
La ricostruzione 3D in realtà virtuale del<br />
Piano Nobile del Palazzo del Quirinale<br />
di Federico Capriuoli,<br />
Davide Colangelo,<br />
Luca Curto, Diego Fileri,<br />
Annibale Guariglia,<br />
Vito Mario Sansanelli<br />
e Paola Santarsiero<br />
La soluzione tecnologica<br />
è stata sviluppata dalle<br />
società italiane Geocart e<br />
Digital Lighthouse per la<br />
valorizzazione del Palazzo<br />
Fig. 1 – Schermata principale del software QUIRINALE 3D VR.<br />
del Quirinale attraverso le<br />
più innovative tecniche del<br />
Digital Heritage. Il progetto,<br />
partendo dall'integrazione<br />
tra metodologie esistenti<br />
e processi inediti per<br />
la digitalizzazione del<br />
patrimonio, ha generato<br />
un risultato unico sul<br />
piano del coinvolgimento e<br />
dell'esperienza di fruizione<br />
da parte dell'utente.<br />
L’<br />
innovazione tecnologica<br />
gioca un ruolo fondamentale<br />
nella ricerca e<br />
nella sperimentazione di nuovi<br />
linguaggi e modelli per la conservazione<br />
e la valorizzazione del<br />
patrimonio culturale. Il settore<br />
del Digital Heritage, che negli<br />
ultimi anni sta conoscendo un'interessante<br />
fase di sviluppo, attinge<br />
costantemente a risorse tecnologiche,<br />
metodologiche e creative in<br />
grado di tracciare percorsi ancora<br />
inesplorati per vivere e riscoprire<br />
edifici storici e opere artistiche.<br />
In questo senso, QUIRINALE<br />
3D VR rappresenta un esempio<br />
concreto di come, partendo<br />
dall'integrazione tra tecniche<br />
esistenti e processi inediti per la<br />
digitalizzazione del patrimonio,<br />
si possa realizzare uno strumento<br />
di fruizione culturale capace di<br />
rendere accessibile al cittadino,<br />
in modo efficace e coinvolgente,<br />
beni di inestimabile valore.<br />
Il progetto di ricostruzione<br />
3D e navigazione virtuale<br />
del Palazzo del Quirinale<br />
QUIRINALE 3D VR è un software<br />
per la navigazione virtuale<br />
del Piano Nobile del Palazzo del<br />
Quirinale, risultato di un importante<br />
progetto di ricostruzione<br />
3D realizzato dalla società di ingegneria<br />
italiana Geocart S.p.A.,<br />
attraverso la sua controllata per lo<br />
sviluppo di soluzioni digitali<br />
Digital Lighthouse S.r.l. (Fig. 1).<br />
La soluzione è stata implementata<br />
adottando le più innovative<br />
tecnologie nel rispetto dei recenti<br />
standard della digitalizzazione<br />
3D e della navigazione virtuale<br />
in modalità immersiva. La ricostruzione<br />
digitale è stata realizzata<br />
grazie ai rilievi effettuati con laser<br />
scanner e fotocamere ad alta riso-<br />
26 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong><br />
Fig. 2 – Pianta e modello wireframe del Piano Nobile.
REPORT<br />
luzione e con avanzate tecniche di<br />
computer grafica applicate ai dati<br />
rilevati (Fig. 2).<br />
Si differenzia rispetto a quelle già<br />
disponibili in quanto permette di<br />
superare i limiti fisici e tecnici imposti<br />
dalle metodologie e tecnologie<br />
più comunemente utilizzate.<br />
L’utente, infatti, può decidere<br />
con maggiore autonomia quali<br />
ambienti esplorare e su quali<br />
particolari concentrare la propria<br />
attenzione, potendo compiere<br />
liberamente azioni nello spazio<br />
tridimensionale:<br />
• posizionarsi in un qualsiasi punto<br />
delle aree rilevate;<br />
• scegliere la prospettiva di osservazione<br />
a lui più congeniale;<br />
• interagire con gli oggetti e le<br />
opere d'arte presenti nelle stanze;<br />
• accedere a contenuti multimediali<br />
e interattivi di approfondimento.<br />
L’integrazione di immagini e modelli<br />
tridimensionali ad altissima<br />
risoluzione (Fig. 3), realizzata con<br />
tecniche e metodologie appositamente<br />
studiate e implementate da<br />
Geocart e Digital Lighthouse, garantiscono<br />
un’esperienza realistica<br />
di navigazione che consente al<br />
visitatore di visualizzare qualsiasi<br />
dettaglio degli ambienti e degli<br />
oggetti e, cosa non possibile nella<br />
realtà, di ammirare da vicino soffitti<br />
e lampadari.<br />
La fruizione degli ambienti del<br />
Quirinale è assicurata attraverso<br />
una duplice modalità: l’utente<br />
può effettuare la navigazione virtuale<br />
3D attraverso pc desktop o<br />
mediante esperienza immersiva,<br />
nel caso in cui disponga dei visori<br />
di ultima generazione Oculus<br />
Rift. Il risultato finale è un'esperienza<br />
di navigazione immersiva<br />
di grande suggestione.<br />
Il software QUIRINALE 3D VR<br />
è reso disponibile attraverso il sito<br />
web istituzionale del Palazzo del<br />
Quirinale (palazzo.quirinale.it).<br />
L'installazione dell’applicativo sul<br />
computer consente all’utente la<br />
Fig. 3 – Ricostruzione 3D della Biblioteca del Piffetti.<br />
navigazione virtuale all’interno<br />
degli ambienti del Quirinale.<br />
La ricostruzione 3D in realtà virtuale<br />
del Piano Nobile del Palazzo<br />
del Quirinale è un’opera donata<br />
al Segretariato Generale della Presidenza<br />
della Repubblica Italiana.<br />
Dal rilievo all’elaborazione<br />
dei dati<br />
La complessità degli ambienti da<br />
rilevare, la presenza di fregi, stucchi<br />
e affreschi ad altezze anche<br />
considerevoli (fino a 21 metri), i<br />
frequenti cambiamenti di luce e<br />
la necessità di limitare l’invasività<br />
nelle fasi di acquisizione di dati<br />
ed immagini all'interno del Palazzo,<br />
hanno richiesto l’integrazione<br />
di diverse tecniche di rilievo per<br />
garantire la qualità geometrica,<br />
fotografica e artistica della restituzione<br />
3D del Piano Nobile del<br />
Quirinale (Fig. 4).<br />
La pianificazione delle attività si<br />
è preposta il raggiungimento dei<br />
seguenti obiettivi tecnici:<br />
Peculiarità della soluzione<br />
QUIRINALE 3D VR<br />
• Esperienza di navigazione estremamente dinamica<br />
e confortevole grazie all'utilizzo delle più evolute<br />
tecniche di game design ed entertainment a<br />
vantaggio del coinvolgimento dell'utente;<br />
• Completa libertà di movimento negli ambienti<br />
non vincolato a punti di presa, potendo osservare<br />
elementi ed oggetti da vicino o da una qualsiasi<br />
prospettiva;<br />
• Fruizione interattiva attraverso l’utilizzo di appositi<br />
comandi e funzionalità;<br />
• Altissima risoluzione della ricostruzione 3D che<br />
consente di osservare da vicino e zoomare sui<br />
particolari di affreschi, quadri, statue, pareti e<br />
altri elementi architettonici;<br />
• Fedele ricostruzione virtuale 3D degli ambienti<br />
e degli oggetti che assicurano una visione realistica,<br />
evitando le distorsioni tipiche dei tour fotografici<br />
virtuali più comunemente implementati;<br />
• Duplice possibilità di navigazione attraverso pc o<br />
in modalità immersiva con visori Oculus Rift;<br />
• Espandibilità della soluzione ad ulteriori funzionalità<br />
ed estensione dell’utilizzo anche a<br />
smartphone e tablet attraverso il rilascio della<br />
versione mobile app;<br />
• Crossmedialità dello strumento grazie al costante<br />
collegamento tra l'applicativo e i contenuti<br />
multimediali di approfondimento disponibili<br />
anche via web.<br />
Fig. 4 – Ricostruzione 3D della Loggia d’Onore.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 27
REPORT<br />
4 acquisizione della geometria<br />
dettagliata di ogni singolo ambiente<br />
ad alta risoluzione;<br />
4 acquisizione del dato fotografico<br />
e colorimetrico;<br />
4 digitalizzazione di oggetti, statue,<br />
busti e altri elementi artistici<br />
presenti nelle singole sale.<br />
L'attività di rilievo è stata eseguita<br />
con l'utilizzo di laser scanner e<br />
camere fotografiche di ultima generazione:<br />
ogni ambiente è stato<br />
ricostruito con precisione e accuratezza<br />
millimetrica.<br />
La complessa attività di restituzione<br />
colorimetrica degli ambienti<br />
è stata gestita attraverso la stretta<br />
collaborazione tra la componente<br />
tecnica e quella artistica presenti<br />
in Digital Lighthouse. Questa<br />
collaborazione ha portato allo<br />
sviluppo di soluzioni ad hoc per<br />
l'illuminazione di ogni singolo<br />
ambiente, alla personalizzazione<br />
delle configurazioni delle camere<br />
e delle relative ottiche impiegate e<br />
all'implementazione di una catena<br />
di software dedicata alla post elaborazione.<br />
La mole di dati gestita per sviluppare<br />
la soluzione QUIRINALE<br />
3D VR è enorme. Questi i numeri<br />
dell'attività di rilevazione e<br />
ricostruzione digitale del Piano<br />
Nobile:<br />
4 780 scansioni laser;<br />
4 120.000 fotogrammi;<br />
4 15TB di dati.<br />
La vera sfida è stata trasformare<br />
un prodotto complesso, che gestisce<br />
enormi quantità di informazioni,<br />
in una soluzione facilmente<br />
fruibile sui computer domestici.<br />
È il risultato di un processo che<br />
parte dall'integrazione di tecniche<br />
di rilievo con laser scanner<br />
e camere fotogrammetriche e si<br />
completa con lo sviluppo e l'implementazione<br />
di un software di<br />
navigazione virtuale in real time.<br />
Digital Lighthouse per l’Industria<br />
Culturale e Creativa<br />
Digital Lighthouse è una Entertainment<br />
& Media House italiana<br />
specializzata nella realizzazione di<br />
prodotti audiovisivi, effetti visivi<br />
digitali, ricostruzioni virtuali,<br />
animazioni grafiche, applicazioni<br />
software e mobile per l'Industria<br />
Culturale e Creativa (Fig. 5).<br />
La società è nata da un progetto<br />
di ricerca e sviluppo nel campo<br />
della computer grafica 3D<br />
promosso nel 2013 da Geocart,<br />
società di ingegneria all’avanguardia<br />
nei settori del telerilevamento<br />
aereo e terrestre, delle tecnologie<br />
aerospaziali, dell’ICT e nella progettazione<br />
multidisciplinare.<br />
In ambito Digital Heritage, la società<br />
sviluppa soluzioni basate su<br />
un modello di valorizzazione dei<br />
beni culturali che, sfruttando le<br />
potenzialità delle nuove tecnologie,<br />
è in grado di offrire all'utente<br />
strumenti e modalità innovative<br />
per vivere e riscoprire il patrimonio<br />
culturale.<br />
Le applicazioni e i contenuti realizzati<br />
vanno ben oltre la semplice<br />
digitalizzazione del bene: attraverso<br />
l'integrazione tra le moderne<br />
tecniche di gamification e di<br />
entertainment realizza esperienze<br />
immersive di grande coinvolgimento.<br />
I servizi offerti, inoltre, sono in<br />
grado di fornire i dati tecnici con<br />
cui è possibile ricostruire lo stato<br />
del patrimonio storico, architettonico<br />
e culturale per pianificare<br />
interventi di conservazione<br />
programmata o di restauro straordinario,<br />
offrendo informazioni<br />
integrative sulle condizioni di<br />
opere d’arte, affreschi, dipinti e<br />
oggettistica di pregio.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Realtà Virtuale; palazzo del Quirinale; esperienza<br />
immersiva; ricostruzione 3D; digital heritage; laser<br />
scanner; fotogrammetria; computer grafica<br />
ABSTRACT<br />
QUIRINALE 3D VR is a software for the navigation in<br />
virtual reality of the Quirinale Palace. It is the result of an<br />
innovative 3D reconstruction project developed by the Italian<br />
companies Geocart and Digital Lighthouse aiming to the<br />
enhancement of the Quirinale through the most innovative<br />
techniques of Digital Heritage field. The project, based on<br />
the integration of existing methodologies and novel processes<br />
for cultural heritage digitization supported by computer<br />
graphics, has created a unique result in terms of user involvement,<br />
also by means of immersive experience.<br />
AUTORE<br />
Federico Capriuoli<br />
f.capriuoli@digitallighthouse.it<br />
Davide Colangelo<br />
d.colangelo@digitallighthouse.it<br />
Luca Curto<br />
l.curto@digitallighthouse.it<br />
Diego Fileri<br />
d.fileri@digitallighthouse.it<br />
Digital Lighthouse S.r.l.,<br />
Viale del Basento 120, Potenza<br />
www.digitallighthouse.it<br />
info@digitallighthouse.it<br />
Annibale Guariglia<br />
a.guariglia@geocart.net<br />
Vito Mario Sansanelli<br />
v.sansanelli@geocart.net<br />
Paola Santarsiero<br />
p.santarsiero@geocart.net<br />
28 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong><br />
Fig. 5 – Sala di post produzione degli Studios di Digital Lighthouse.<br />
Geocart S.p.A.,<br />
Viale del Basento 120, Potenza<br />
www.geocart.net<br />
geocart@geocart.net
REPORT<br />
SMART GEODATA –<br />
SMART CITIES<br />
GEOSPATIAL 4.0 –<br />
BIG DATA<br />
GEOBIM –<br />
DIGITAL CONSTRUCTION<br />
JOIN US NOW!<br />
WWW.INTERGEO.DE<br />
UK<br />
PARTNER COUNTRY <strong>2016</strong><br />
Host: DVW e.V.<br />
Conference organiser: DVW GmbH<br />
Trade fair organiser: HINTE GmbH<br />
SPONSORS:<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 29
REPORTS<br />
GeoDataBase geomorfologico per acquisizione<br />
dei dati tramite tecnologie mobile<br />
di Mattia De Amicis, Fabio Olivotti, Stefano Roverato, Alice Mayer e Luca Dangella<br />
Con questo lavoro è stato predisposto un Geodatabase (GDB) in grado di archiviare, tramite tablet e smartphone,<br />
tutti i dati che descrivono la geomorfologia di un territorio, secondo la struttura e la classificazione fornita dal<br />
Servizio Geologico Nazionale (S.G.N.) per la redazione della Carta Geomorfologica.<br />
La penisola italiana è caratterizzata,<br />
dal punto di<br />
vista geomorfologico, da<br />
una grande varietà di fenomeni<br />
e di processi che la rendono un<br />
territorio unico al mondo. La<br />
possibilità di descriverne e classificarne<br />
gli elementi direttamente<br />
sul campo e in formato digitale è<br />
dunque un passo di fondamentale<br />
importanza per un tipo di<br />
lavoro scientifico atto a migliorare<br />
la conoscenza del nostro Paese.<br />
Al giorno d’oggi, l’uso delle tecnologie<br />
digitali nella creazione,<br />
elaborazione e gestione di dati in<br />
sostituzione alla documentazione<br />
cartacea permette una notevole<br />
riduzione dei costi e dei tempi di<br />
analisi, di gestione e di interrogazione<br />
dei dati. Qualsiasi tipo<br />
di dato spaziale può essere infatti<br />
raccolto non più su semplici<br />
supporti cartacei, ma in formato<br />
digitale e archiviato all’interno di<br />
un geodatabase.<br />
L’obiettivo del presente lavoro è<br />
stata quindi la creazione un sistema<br />
di acquisizione di dati geomorfologici<br />
sul terreno mediante<br />
tecnologie mobile, come tablet<br />
e smartphone, classificando gli<br />
elementi ed i processi geomorfologici<br />
secondo lo standard della<br />
Carta Geomorfologica d’Italia<br />
1:50.000, pubblicata dal Servizio<br />
Geologico Nazionale (S.G.N).<br />
La Carta Geomorfologica<br />
La carta geomorfologica rappresenta<br />
in modo dettagliato la<br />
tipologia delle forme del rilievo<br />
terrestre, compreso quello sottomarino,<br />
ne interpreta l’origine in<br />
funzione dei processi geomorfici<br />
(endogeni ed esogeni), passati e<br />
presenti, che le hanno generate, e<br />
ne individua la sequenza cronologica<br />
con una particolare distinzione<br />
fra le forme attive e quelle<br />
non attive. Essa consente quindi<br />
di delineare un quadro completo<br />
delle caratteristiche geomorfologiche<br />
del territorio studiato<br />
e offre le basi per prevederne<br />
l’evoluzione futura. A livello nazionale<br />
le linee guida per la redazione<br />
della carta geomorfologica<br />
sono descritte nel dettaglio nei<br />
Periodici Tecnici “I Quaderni”<br />
(serie III), n°4 e n°10, relativi alla<br />
Carta Geomorfologica d’Italia<br />
1:50.000, pubblicati dall’S.G.N.<br />
Il Quaderno n°4 in particolare,<br />
comprende le linee guida per<br />
il rilevamento degli elementi<br />
geomorfologici, la simbologia<br />
per la loro rappresentazione cartografica<br />
e le note per l’uso della<br />
simbologia e la classificazione<br />
tassonomica di tutti gli elementi<br />
e processi suddivisi per classe e<br />
sottoclasse. Il Quaderno n°10 è<br />
invece composto dalla guida alla<br />
rappresentazione cartografica,<br />
dalle note sull’inquadratura marginale<br />
dei fogli geomorfologici,<br />
dalle note illustrative e l’aggior-<br />
30 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
non più in evoluzione e non più<br />
riattivabili. Elementi identici<br />
ma che si originano da processi<br />
geomorfologici differenti hanno<br />
lo stesso simbolo geometrico<br />
ma si differenziano per il colore;<br />
esempi classici possono essere<br />
le scarpate (di origine tettonica,<br />
gravitativa, glaciale) e le linee di<br />
cresta (strutturali, gravitative).<br />
Fig. 2 – La suddivisione delle Feature Classes in subtypes e domains.<br />
namento delle norme e infine<br />
dalla libreria dei simboli con i codici<br />
relativi e i segni convenzionali<br />
della carta geomorfologica.<br />
La classificazione tassonomica<br />
prevista dal Quaderno n°4<br />
suddivide gli elementi geomorfologici<br />
in 13 classi mentre<br />
nel Quaderno n°10 ne viene<br />
riportata la simbologia, che dal<br />
punto di vista geometrico può<br />
essere di tipo puntuale, lineare o<br />
areale. Per ogni simbolo è inoltre<br />
presente una relativa scheda<br />
descrittiva composta da undici<br />
attributi: numero progressivo del<br />
segno convenzionale, codifica<br />
S.G.N. del quaderno n°4, identificativo<br />
cartografia numerica,<br />
descrizione del simbolo, rappresentazione<br />
alla scala della carta,<br />
geometria dei segni e specifiche<br />
dimensionali, dettagli delle trame<br />
e ancoraggi nella carta, sigle<br />
dei colori per le forme attive,<br />
sigle dei colori per le forme non<br />
attive, sigle dei colori per altre<br />
forme e note per l’applicazione<br />
in carta (Figura 1).<br />
I primi attributi contengono<br />
le informazioni più importanti<br />
ai fini della strutturazione del<br />
geodatabase: il codice S.G.N.,<br />
l’identificativo cartografico, la<br />
breve descrizione e la geometria<br />
dell’elemento. Le colonne<br />
centrali riguardano invece caratteristiche<br />
di tipo grafico per la<br />
rappresentazione dei simboli e<br />
sono state prese in considerazione<br />
per la successiva fase di creazione<br />
della simbologia. Le ultime<br />
colonne determinano infine il<br />
colore del simbolo che indica la<br />
genesi prevalente del elemento<br />
considerato. Le diverse tonalità<br />
dello stesso colore precisano lo<br />
stato di attività del processo:<br />
tonalità più accese vengono attribuite<br />
alle forme in evoluzione<br />
per processi attivi o riattivabili<br />
e tonalità più tenui alle forme<br />
Fig. 1 –<br />
Estratto delle<br />
simbologie di<br />
tipo puntuale,<br />
lineare e areale<br />
tratto dai Periodici<br />
Tecnici<br />
“I Quaderni”<br />
(serie III) n°10<br />
del Servizio<br />
Geologico Nazionale.<br />
La struttura del<br />
Geodatabase<br />
Il primo passo per la predisposizione<br />
del Geodatabase è stata<br />
l’identificazione di tutti i possibili<br />
elementi geomorfologici<br />
potenzialmente cartografabili e la<br />
loro relativa classificazione, organizzando<br />
gli elementi individuati<br />
all’interno di un’unica tabella.<br />
Per la strutturazione delle tabelle<br />
del GDB sono stati estrapolati<br />
dal Quaderno 4 solo i dati necessari<br />
al raggiungimento degli<br />
obiettivi di progetto. Si è quindi<br />
costruito un GDB contente le<br />
seguenti informazioni:<br />
4“classe”, corrisponde alla classificazione<br />
tassonomica degli<br />
elementi in 13 classi relative ai<br />
processi geomorfologici;<br />
4“n°classe”, ossia il numero<br />
identificativo della classe di<br />
appartenenza da 1 a 13;<br />
4“sottoclasse”, descrizione della<br />
sottoclasse di appartenenza se<br />
previsto;<br />
4“n°prog”, corrisponde al numero<br />
progressivo dell’elemento<br />
all’interno della libreria dei<br />
simboli del Quaderno n°10<br />
del S.G.N.;<br />
4“codice s.g.n.”, corrisponde al<br />
codice identificativo definito<br />
nel Quaderno n°4 del S.G.N.;<br />
4“identificativo requisiti<br />
cartografici”, identifica la<br />
nuova codifica introdotta nel<br />
Quaderno n°10 del S.G.N.;<br />
4“geometria”, definisce la geometria<br />
dell’elemento (puntuale,<br />
lineare o poligonale);<br />
4“descrizione”, descrive il tipo<br />
di elemento;<br />
4“cod_processo”, identifica<br />
il codice del processo geo-<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 31
REPORT<br />
morfologico di appartenenza<br />
secondo il Quaderno n°4 del<br />
S.G.N.;<br />
4“modifiche”, con la lettera “v”<br />
si identifica una variazione<br />
grafica del simbolo mentre<br />
con la lettera “i” si identifica<br />
l’aggiunta di un nuovo elemento<br />
rispetto a quelli previsti<br />
nel Quaderno n°4;<br />
4”stato”, indica se l’elemento<br />
è in forma attiva o non attiva<br />
(quando previsto).<br />
Nella tabella degli elementi geomorfologici<br />
ogni elemento è<br />
stato duplicato per ognuna delle<br />
tipologie geometriche con le<br />
quali può essere rappresentato<br />
e, successivamente, per ognuna<br />
delle forme previste (attiva o<br />
inattiva). In questo modo i record<br />
contenuti nella tabella rappresentano<br />
una tipologia di elemento<br />
univoca: ogni elemento<br />
possiede degli attributi univoci<br />
che lo descrivono.<br />
Oltre agli attributi già definiti<br />
in precedenza nella tabella sono<br />
stati creati tre nuovi attributi per<br />
ogni elemento:<br />
4l’attributo “Codice stato” che<br />
contiene le iniziali dello stato<br />
di un elemento. Viene visualizzata<br />
la lettera “a” se l’elemento<br />
si trova nella sua forma<br />
attiva mentre la lettera “i” se<br />
si trova in forma non attiva<br />
(inattiva);<br />
4l’attributo “Codice simbologia”<br />
che rappresenta la somma<br />
dell’attributo “identificativo<br />
requisiti cartografici” con<br />
l’attributo “Codice stato” (Es:<br />
CN102128a/CN102128i).<br />
Questo attributo è di fondamentale<br />
importanza poiché<br />
definisce dei codici univoci<br />
per ogni elemento geomorfologico.<br />
Ad ogni codice corrisponde<br />
una sola tipologia di<br />
elemento con una geometria<br />
ed uno stato di attivazione<br />
ben definito;<br />
4l’attributo “descrizione con<br />
stato” che rappresenta l’unione<br />
del testo contenuto nel<br />
campo “descrizione” con il<br />
testo del campo “stato” separati<br />
da un trattino “ – “ (Es:<br />
Superficie a suoli striati - stato<br />
attivo, Superficie a suoli striati<br />
- stato inattivo).<br />
Nel GDB sono stati identificati<br />
come attributi primari per la<br />
classificazione degli elementi geomorfologici,<br />
quelli relativi alla<br />
classe geomorfologica di appartenenza<br />
(campo “classe”) e quelli<br />
che ne identificano la geometria<br />
dell’elemento (campo “geometria”).<br />
Costruendo la nuova banca dati<br />
secondo le classi geomorfologiche<br />
di appartenenza sarebbe stato<br />
necessario creare, per ognuna<br />
delle 13 classi geomorfologiche,<br />
tre Feature Classes per le tre<br />
diverse geometrie, ottenendo<br />
un totale di 39 diverse Feature<br />
Classes. Classificando invece i<br />
dati secondo la loro geometria<br />
si creano 3 sole Feature Class,<br />
una per ogni geometria, ed è così<br />
possibile classificare successivamente<br />
gli elementi sulla base delle<br />
13 classi geomorfologiche utilizzando<br />
i sottotipi ed i domini<br />
nel GDB. È stata scelta la seconda<br />
ipotesi in quanto l’operatore<br />
può più facilmente identificare<br />
un elemento da mappare sulla<br />
base della sua geometria per poi<br />
classificarlo successivamente in<br />
base al processo geomorfologico<br />
di appartenenza. Inoltre il geodatabase<br />
cosi strutturato risulta più<br />
semplice e più facilmente interrogabile<br />
poiché contiene meno<br />
oggetti.<br />
Si è proceduto quindi alla creazione<br />
delle tre classi di oggetti<br />
con differente geometria: puntuale,<br />
lineare e areale. Il sistema<br />
di riferimento utilizzato è il<br />
Monte Mario - Gauss Boaga<br />
fuso Ovest (EPSG 3003).<br />
Il passo successivo è stato di<br />
creare dei “subtypes” (sottotipi)<br />
per l’ulteriore classificazione<br />
sulla base della geomorfologia.<br />
I sottotipi sono dei sottoinsiemi<br />
di funzioni in una Feature<br />
Class o oggetti in una tabella che<br />
condividono gli stessi attributi<br />
e vengono usati per classificare i<br />
dati. Sono stati in seguito creati<br />
dei domains (domini) contenenti<br />
la descrizione e la relativa codifica<br />
degli elementi appartenenti<br />
ad ogni sottotipo e geometria. Il<br />
dominio utilizzato per il nuovo<br />
geodatabase è di tipo “Coded<br />
Value” che permette di definire<br />
un elenco di valori ai quali viene<br />
associata una codifica.<br />
Fig. 3 – Esempio di raccolta dati tramite smartphone con l’App ESRI Collector. A sinistra<br />
l’interfaccia che permette di georeferenziare una nuova feature, a destra la form che consente<br />
di specificarne gli attributi.<br />
32 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
Ad ognuno dei 13 sottotipi delle<br />
tre differenti Feature Classes<br />
(geometria puntuale, lineare e<br />
poligonale) è stato associato un<br />
dominio, per un totale di 39<br />
domini. Il dominio che verrà<br />
visualizzato per classificare i dati<br />
dipenderà quindi dal subtype<br />
selezionato e dalla geometria della<br />
Feature Class in cui verranno<br />
archiviati i dati. Di conseguenza<br />
il geodatabase è composto da un<br />
totale di 39 tabelle: 13 tabelle<br />
per la geometria puntuale, 13<br />
per quella lineare e 13 per la<br />
poligonale (cfr. Figura 2).<br />
L’ultima fase per l’organizzazione<br />
delle tabelle ha previsto la creazione<br />
di tre “relationship class”<br />
in modo da poter legare ulteriori<br />
informazioni all’elemento geomorfologico<br />
analizzato. Pertanto<br />
sono state costruite delle relazioni<br />
tra la tabella della raccolta dei dati<br />
e le Feature Classes utilizzando<br />
l’attributo “codice simbologia”<br />
come Primary Key delle relazioni<br />
poiché rappresenta un attributo<br />
univoco che individua ogni elemento<br />
senza ambiguità. Lo stesso<br />
codice è stato poi utilizzato nella<br />
fase della simbologia per assegnare<br />
ogni segno convenzionale al<br />
relativo elemento geomorfologico.<br />
In questo modo è possibile<br />
ottenere una tabella degli attributi<br />
completa, per ogni elemento<br />
o processo analizzato, di tutte le<br />
informazioni presenti nei documenti<br />
del S.G.N.<br />
Il GDB così creato è stato installato<br />
su una macchina server<br />
di tipo Mapserver che consente<br />
la scrittura e la lettura in remoto<br />
dei dati. Tramite Arcgis Server<br />
è stato attivato e reso pubblico<br />
un servizio di Feature Access,<br />
che viene richiamato in Arcgis<br />
Online con una mappa dedicata<br />
condivisa con tutti gli utenti<br />
abilitati. Tale mappa può infine<br />
essere aperta con un tablet o<br />
smartphone attraverso l’applicativo<br />
mobile ESRI Collector.<br />
Seguendo questo schema di lavoro<br />
è possibile instaurare una<br />
connessione in tempo reale tra<br />
l’operatore sul campo e il geodatabase,<br />
che consente di archiviare<br />
velocemente e facilmente i<br />
dati territoriali rilevati.<br />
La raccolta dati sul campo<br />
L’operatore che si troverà sul<br />
campo a raccogliere ed elaborare<br />
i dati attraverso il proprio<br />
smartphone o tablet si collegherà<br />
al geodatabase su server tramite<br />
l’applicativo ESRI Collector ed<br />
archivierà i dati definendone<br />
in primo luogo la geometria ed<br />
identificando in secondo luogo<br />
il processo geomorfologico a cui<br />
appartengono. Il primo passo<br />
nella raccolta dei dati è quindi<br />
la selezione della Feature Class<br />
di appartenenza dell’elemento<br />
da mappare (lineare, puntuale<br />
o areale); l’operatore selezionerà<br />
poi la classe geomorfologica<br />
dell’elemento mediante l’uso<br />
dei subtypes (es: Elementi geologico-strutturali)<br />
e infine potrà<br />
scegliere la descrizione che identifica<br />
l’elemento da mappare,<br />
fornita dal dominio (es: Rocce<br />
prevalentemente dolomitiche,<br />
cfr. Figura 3).<br />
All’interno di quest’ultimo campo<br />
è già prevista una distinzione<br />
tra quegli elementi che si possono<br />
presentare in forma attiva o<br />
in forma non attiva, solo per le<br />
classi che ne prevedono la suddivisione.<br />
Questo procedimento<br />
potrà essere ripetuto per qualsiasi<br />
elemento geomorfologico<br />
analizzato e per le tre differenti<br />
tipologie di geometrie a cui appartengono.<br />
Poiché la banca dati rispetta<br />
le direttive fornite dal Servizio<br />
Geologico Nazionale, sia in<br />
termini di struttura che a livello<br />
di simbologia, ai dati geomorfologici<br />
archiviati al suo interno è<br />
stata infine collegata una libreria<br />
di simboli (style) che permettono<br />
immediatamente agli oggetti<br />
mappati di essere visualizzati<br />
con i simboli corretti, secondo<br />
quanto riportato nel Quaderno<br />
n°10 dell’S.G.N. In tal modo<br />
si può passare direttamente<br />
dall’acquisizione dei dati sul<br />
campo alla stampa della Carta<br />
Geomorfologica dal desktop<br />
senza dover effettuare ulteriori<br />
interventi sulla banca dati.<br />
Conclusioni<br />
Questo lavoro ha dimostrato<br />
come l’utilizzo di strumenti versatili<br />
come i geodatabase consenta<br />
di semplificare e velocizzare<br />
notevolmente l’attività di rilievo<br />
sul campo che, fino all’introduzione<br />
dei moderni sistemi informativi<br />
territoriali, richiedeva un<br />
notevole dispendio di tempo e<br />
di energie. Questa capacità, unita<br />
alla possibilità di classificare<br />
i dati rilevati secondo le specifiche<br />
previste dalla normativa<br />
nazionale, pongono il sistema<br />
qui analizzato come modello per<br />
una funzionale ed efficace organizzazione<br />
dei dati provenienti<br />
dai rilievi geomorfologici sul<br />
campo.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Servizio Geologico Nazionale (1994), “Carta Geomorfologica d’Italia in<br />
scala 1:50000 - Guida al rilevamento, Quaderno III Serie n°4”.<br />
Servizio Geologico Nazionale (1997), “Carta geologica d’Italia 1:50.000 -<br />
Banca dati geologici, Quaderno III Serie n°6”.<br />
Servizio Geologico Nazionale (2007), “Carta Geomorfologica d’Italia in<br />
scala 1:50.000 - Guida alla rappresentazione cartografica, Quaderno III<br />
Serie n°10”.<br />
MacDonald A. (1999), “Building a Geodatabase, GIS by Esri, ESRI”<br />
De Amicis et al., “Gestione di dati tramite dispositivi mobili per la pianificazione<br />
di emergenza” - <strong>GEOmedia</strong> n.1, 2015.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Geodatabase; geomorfologia; simboli; collector; tablet;<br />
smartphone<br />
ABSTRACT<br />
Among the creation of geomorphological maps the data collection of elements<br />
and features is one of the most important steps. The most relevant<br />
information to be collected are not only their position (geolocalization) but<br />
also their classification and properties according to the official encoding:<br />
within this context the Italian National Geologic Service (SGN) set up data<br />
collection and data storing standards through a focused documentation,<br />
the “I Quaderni” (series III), n.4 e n.10. In this paper we describe a new<br />
system to collect these kind of data directly on the field through the most<br />
commonly used tablets and smartphones. This system is based on an ESRI<br />
Geodatabase Enterprise installed on a server, an ArcGIS Online account and<br />
the ESRI Collector App for smartphones. Data collected by operators on<br />
the field are directly sent to the Geodatabase on server using mobile internet<br />
connection; data structure and format follow the national standards, so they<br />
are ready to be added into a geomorphological map.<br />
AUTORE<br />
Mattia De Amicis, mattia.deamicis@unimib.it<br />
Fabio Olivotti, fabio.olivotti@unimib.it<br />
Stefano Roverato, stefano.roverato@unimib.it<br />
Alice Mayer, alice.mayer@unimib.it<br />
Luca Dangella<br />
l.dangella@campus.unimib.it<br />
Università degli Studi di Milano Bicocca, Dipartimento<br />
di Scienze dell’Ambiente e del Territorio e di Scienze<br />
della Terra, Laboratorio di Geomatica<br />
Geomatic Laboratory - Earth and Environmental<br />
Sciences Department, University of Milano Bicocca,<br />
Piazza della Scienza 1 - 20126 Milano, Italy, geomatica.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 33<br />
ambientale@unimib.it
REPORTS<br />
Una questione di centimetri<br />
di Fulvio Bernardini<br />
Prima dell’annessione della regione della Savoia,<br />
nel 1860, la Barre des Écrins, con i suoi 4102 metri,<br />
era la cima più alta di Francia. La montagna fa parte<br />
della regione francese della Provenza-Alpi-Costa<br />
Azzurra (PACA) e fu scalata per la prima volta da un<br />
gruppo di alpinisti britannici nel 1864.<br />
La Barre des Écrins – che, assieme con i vicini Pic<br />
Lory e Dôme de Neige, va a formare il Massiccio<br />
degli Écrins – rimane oggi una montagna dall’alto<br />
valore simbolico: si tratta infatti dell’unica cima<br />
superiore ai 4000 metri che risiede interamente<br />
in territorio francese e rappresenta una sfida per i<br />
molti alpinisti che ogni anno provano a scalarla.<br />
Nell’estate del 2014,<br />
in concomitanza con<br />
le celebrazione per il<br />
150° anniversario della prima<br />
ascesa della Barre, l’Union<br />
Nationale des Géomètre-Experts<br />
(UNGE) e i suoi partner<br />
Geotopo e Geomesure, hanno<br />
organizzato una spedizione<br />
volta a misurare precisamente<br />
tramite GPS le tre sommità del<br />
massiccio. Le misure sarebbero<br />
servite per determinare, a<br />
livello centimetrico, l’elevazione<br />
delle tre cime e avrebbero<br />
al contempo fornito dei<br />
dati di controllo utili per il<br />
monitoraggio e la valutazione<br />
diacronica dei fenomeni di<br />
surrezione alpina. La spedizione<br />
era aperta a tutti i topografi<br />
appartenenti alla regione PACA.<br />
34 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
Michel Baud, uno degli<br />
organizzatori della spedizione,<br />
ricorda: “La scalata del<br />
Massiccio degli Écrins è<br />
un’iniziativa complessa, difficile<br />
in circostanze normali ma<br />
comunque fattibile con la<br />
giusta preparazione. La nostra<br />
spedizione, nello specifico, ha<br />
avuto a che fare con condizioni<br />
meteo estreme, le peggiori<br />
registrate negli ultimi anni.<br />
Nonostante ciò, era per noi<br />
molto importante riuscire<br />
nell’impresa: per raggiungere gli<br />
obiettivi scientifici, certamente,<br />
ma anche per una questione<br />
personale. Eravamo infatti tutti<br />
topografi della PACA che si<br />
cimentavano sulle montagne della<br />
regione. Insomma, il tutto era<br />
profondamente simbolico.”<br />
La spedizione<br />
La spedizione si è svolta in due<br />
fasi e in due diverse scalate.<br />
La prima fase contemplava<br />
l’installazione di piccoli<br />
supporti metallici nei pressi<br />
della cima della Barre des<br />
Écrins, del Pic Lory e del Dôme<br />
de Neige; questi supporti in<br />
acciaio inox, del diametro<br />
di 20 millimetri e lunghi 10<br />
centimetri, avevano un’estremità<br />
filettata adattata al passo degli<br />
strumenti che sarebbero poi<br />
stati usati durante la seconda<br />
fase. I supporti dovevano essere<br />
posizionati all’interno di tre<br />
fori che sarebbero stati creati<br />
in quota tramite un martello<br />
pneumatico a batteria.<br />
L’ascesa relativa alla ‘fase<br />
1’ si è svolta il 26 giugno e<br />
ha coinvolto 6 membri tra<br />
ingegneri, geologi e topografi, i<br />
quali hanno installato i supporti<br />
metallici sulla sommità della<br />
Barre des Écrins e del Pic Lory.<br />
Già durante questa spedizione<br />
preliminare, le condizioni<br />
meteorologiche cominciavano<br />
a creare difficoltà alla cordata:<br />
le operazioni si sono rivelate<br />
molto dispendiose in termini<br />
di tempo e, a causa delle<br />
condizioni che si facevano man<br />
mano più difficili, non è stato<br />
possibile installare il supporto<br />
sulla sommità del Dôme de<br />
Neige. Il supporto mancante<br />
è stato quindi installato il<br />
successivo 13 agosto durante<br />
una spedizione ad hoc.<br />
La ‘fase 2’ è iniziata il 27<br />
agosto e prevedeva l’esecuzione<br />
delle misure GPS in modo<br />
da garantire una base di dati<br />
utile per il monitoraggio<br />
della surrezione alpina e,<br />
contemporaneamente, fornire<br />
la prima misura centimetrica<br />
del massiccio. Per eseguire il<br />
lavoro, il team ha scelto dei<br />
ricevitori GNSS Trimble®<br />
R10 e dei controller Trimble<br />
TSC3. Arnaud Ollivier, che<br />
ha partecipato alla spedizione,<br />
spiega: “Oltre alla precisione,<br />
avevamo bisogno di strumenti<br />
che fossero leggeri, resistenti<br />
e facili da trasportare: con le<br />
condizioni che ci siamo trovati<br />
ad affrontare, non potevamo<br />
permetterci di portare nessun<br />
peso in eccesso.” Al fine di avere<br />
un maggior controllo sul<br />
calcolo e guadagnare quindi in<br />
precisione, il team ha scelto la<br />
post-elaborazione come metodo<br />
di calcolo finale.<br />
Il gruppo che ha partecipato<br />
alla ‘fase 2’ comprendeva<br />
20 partecipanti e 5 guide<br />
d’alta montagna ed era<br />
equipaggiato con ramponi,<br />
corde, moschettoni oltre che<br />
computer portatili, quattro<br />
ricevitori GNSS Trimble R10<br />
e tre controller Trimble TSC3.<br />
Il primo giorno contemplava<br />
l’installazione di uno dei<br />
ricevitori Trimble R10 sul tetto<br />
di un rifugio di montagna<br />
situato a 3175 metri di<br />
altitudine, appena sotto le tre<br />
cime; questo ricevitore avrebbe<br />
fornito un punto di controllo<br />
per le misurazione del giorno<br />
dopo, una volta che i rimanenti<br />
tre ricevitori fossero stati<br />
montati, tramite delle apposite<br />
paline, sui supporti metallici<br />
posizionati su ciascuna delle<br />
tre cime. Al fine di fornire un<br />
riferimento geodetico accurato,<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 35
REPORT<br />
il rilievo è stato svolto usando<br />
la rete GNSS dell’Institut<br />
Géographique National (IGN)<br />
francese.<br />
La salita verso il rifugio si è<br />
svolta senza imprevisti: uno<br />
splendido sole alpino ha<br />
accompagnato gli scalatori i<br />
quali, una volta raggiunto il<br />
rifugio, hanno installato sul<br />
tetto un ricevitore Trimble R10,<br />
come previsto. Durante la fase<br />
di misurazione, infatti, questo<br />
ricevitore sarebbe servito da<br />
punto di controllo al fine di<br />
ridurre gli errori: ciò a causa<br />
della notevole differenza di<br />
altitudine (circa 3000 metri) tra<br />
le stazioni dell’IGN e i ricevitori<br />
sulle vette del massiccio.<br />
La mattina del 28 agosto,<br />
verso le 3.30, le cordate si sono<br />
lanciate dunque verso i rispettivi<br />
obiettivi. Ciascuna cordata era<br />
equipaggiata con un ricevitore<br />
R10, la relativa palina di<br />
supporto e un controller TSC3.<br />
Al fine di limitare gli interventi<br />
sui dispositivi in tali condizioni<br />
estreme, i ricevitori sono stati<br />
configurati per raccogliere dati<br />
in automatico una volta al<br />
secondo non appena il gruppo<br />
fosse partito. I controller TSC3<br />
servivano per verificare che<br />
l’acquisizione dei dati si stesse<br />
svolgendo correttamente.<br />
Dopo tre ore d’ascesa, i gruppi<br />
hanno incontrato condizioni<br />
estremamente complicate.<br />
Le cordate dirette al Pic Lory<br />
e al Dôme de Neige sono<br />
state costrette a fermarsi a<br />
metà strada e a tornare verso<br />
il rifugio. La neve e il ghiaccio<br />
hanno reso la scalata troppo<br />
pericolosa e hanno impedito al<br />
gruppo di proseguire oltre.<br />
Pur con estrema difficoltà, la<br />
cordata diretta alla Barre des<br />
Écrins ha raggiunto invece<br />
il suo obiettivo: dopo aver<br />
montato l’R10 sulla palina<br />
che, a sua volta, è stata<br />
fissata al supporto metallico<br />
precedentemente installato,<br />
il ricevitore ha inviato dati<br />
simultaneamente al ricevitore<br />
sul tetto del rifugio per circa<br />
un’ora.<br />
“La squadra ha incontrato<br />
delle condizioni proibitive ma,<br />
nonostante questo e nonostante il<br />
fatto che le altre due cordate siano<br />
dovute tornare indietro, la cima<br />
della Barre è stata raggiunta.<br />
Faceva freddo e c’era parecchio<br />
umidità, ma la strumentazione<br />
Trimble si è comportata<br />
egregiamente.”<br />
Dopo aver acquisito i dati,<br />
il gruppo è ridisceso verso<br />
il rifugio; e da qui, dopo<br />
un meritato riposo, tutti i<br />
componenti della spedizione<br />
sono tornati alla base.<br />
Misure accurate<br />
Di ritorno dalla spedizione,<br />
i tecnici hanno intrapreso la<br />
fase di post elaborazione con<br />
Trimble Business Center, al<br />
fine di confermare l’integrità<br />
dei dati e produrre dei risultati<br />
preliminari. I dati sono stati poi<br />
inviati all’IGN, che ha verificato<br />
e corretto i dati acquisiti<br />
in quota tenendo conto di<br />
variabili quali l’atmosfera<br />
o gli scarti nelle orbite dei<br />
satelliti. I tecnici hanno così<br />
determinato che l’altezza della<br />
Barre des Ècrins è di 4102,10<br />
metri. È prevista una nuova<br />
campagna di validazione<br />
volta a portare a termine la<br />
misurazione delle rimanenti<br />
due cime. Altre spedizioni<br />
scientifiche si occuperanno poi<br />
di eseguire le misurazioni utili<br />
alla valutazione dei fenomeni di<br />
surrezione alpina.<br />
Nonostante le difficoltà<br />
climatiche, la spedizione può<br />
considerarsi un successo: oltre<br />
ad aver acquisito la prima<br />
misura centimetrica della Barre<br />
des Écrins, l’intera impresa<br />
ha finito per rappresentare<br />
una vera e propria avventura,<br />
ha poi attirato l’attenzione<br />
del pubblico sul lavoro del<br />
topografo e ha svolto una<br />
funzione associativa, avendo<br />
riunito molti tra i migliori<br />
professionisti dei distretti<br />
PACA attorno a un obiettivo<br />
comune. E, ultimo ma non<br />
meno importante, ha fornito<br />
agli scienziati un strumento<br />
fondamentale per monitorare i<br />
movimenti alpini nel tempo.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Barre des Écrins; Trimble; rilievo<br />
ABSTRACT<br />
In the summer of 2014, concurrently with the 150th anniversary<br />
celebrations of the first ascent of the Barre des Écrins,<br />
the Union Nationale des Géomètre Experts (UNGE) with<br />
his partners Geotopo and Geomesure organized an expedition<br />
to the Massif des Écrins to make precise GPS measurements<br />
of its three summits. The expedition turned out to<br />
be an adventure and provided scientists with the first ever<br />
centimeter-level measurement of the Barre.<br />
AUTORE<br />
Fulvio Bernardini<br />
fbernardini@rivistageomedia.it<br />
36 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 37
REPORT<br />
L’uso del GIS come strumento di analisi e<br />
rappresentazione del consumo di suolo<br />
di Valentina Sannicandro<br />
e Carmelo Maria Torre<br />
L’intreccio tra la morfologia<br />
territoriale e l’analisi basata<br />
sull’informazione geografica<br />
supporta chiavi interpretative<br />
plurime del consumo di suolo<br />
che corrispondono a quadri la<br />
cui variabilità è ampia, come<br />
trattato in questo articolo.<br />
Fig. 1 - Mappatura della superficie urbanizzata<br />
(Comune di Bari, località Ceglie del Campo).<br />
Definizione dell’ambito di<br />
riferimento: il consumo di<br />
suolo<br />
L’intensità e la continuità dei<br />
processi di consumo di suolo impongono<br />
la necessità di un intervento<br />
articolato ed efficace, sia di<br />
livello legislativo, statale e regionale,<br />
sia nella ridefinizione mirata<br />
di contenuti e strategie degli strumenti<br />
di governo del territorio a<br />
scala locale e territoriale.<br />
La domanda crescente di suoli<br />
disponibili è imputabile allo sviluppo<br />
delle aree urbane ed alle<br />
relative infrastrutture (Rapporto<br />
CRCS, 2010); non solo si costruisce<br />
tanto ma anche al di fuori<br />
dei centri abitati, erodendo quel<br />
territorio agricolo che è fondamentale<br />
per garantire la produzione<br />
di cibo ma anche per regolare<br />
il clima e il ciclo dell’acqua<br />
(Pileri 2007); tanto che lo sfruttamento<br />
e la continua sottrazione<br />
di suolo dai contesti tipicamente<br />
naturali e rurali sta determinando<br />
cambiamenti radicali non solo<br />
per l’ecosistema e per l’ambiente,<br />
ma anche per il paesaggio, urbano<br />
ed agrario.<br />
L’impermeabilizzazione, ovvero la<br />
realizzazione di una “membrana”<br />
che sigilla il suolo e lo separa fisicamente<br />
dai comparti ambientali,<br />
ha l’effetto di ostacolare il passaggio<br />
di acqua, aria e sostanze organiche,<br />
determinando l’alterazione<br />
definitiva delle normali funzioni<br />
chimiche, fisiche e biologiche<br />
del suolo, che non è più in grado<br />
di svolgere alcune funzioni (approvvigionamento,<br />
regolazione,<br />
supporto).<br />
In particolar modo, la rilevanza<br />
degli impatti determinati dal<br />
fenomeno del “consumo di suolo”,<br />
inteso più in generale come<br />
la perdita definitiva di una o<br />
più delle funzioni che il suolo<br />
svolge nell’ecosistema e nella<br />
regolazione dell’equilibrio tra<br />
capitale naturale e attività antropiche,<br />
alla scala locale e globale,<br />
spinge a riflettere sulla necessità<br />
di acquisire una metodologia<br />
di analisi che tenga conto della<br />
complessità del problema, dettata<br />
dalle caratteristiche intrinseche e<br />
non del contesto geografico, dagli<br />
attori coinvolti nei processi di<br />
pianificazione territoriale, dagli<br />
interessi talvolta sinergici e talvolta<br />
conflittuali, dai molteplici impatti<br />
diretti e indiretti sul sistema<br />
ambientale, urbano, sociale ed<br />
economico.<br />
L’efficacia di qualsiasi politica<br />
di contenimento delle trasformazioni<br />
d’uso che determinano<br />
degrado e/o perdita dei suoli,<br />
ad oggi, è stata affrontata con la<br />
valutazione ex-post, ovvero da<br />
un punto di vista meramente<br />
quantitativo. Nella maggior parte<br />
dei casi, infatti, le politiche di<br />
governo del territorio sono state<br />
analizzate rispetto alla misura del<br />
suolo impermeabilizzato, non<br />
considerando, tra le altre, la questione<br />
distributiva.<br />
Trattandosi di un processo di<br />
trasformazione del territorio, la<br />
dimensione spaziale è una va-<br />
38 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
riabile imprescindibile, per cui<br />
la disponibilità di dati di uso e<br />
di copertura dei suoli su base<br />
cartografica che siano aggiornati,<br />
confrontabili e scalabili ai diversi<br />
livelli entro cui operano le scelte<br />
di governo territoriale (Rapporto<br />
CRCS 2009) costituisce il punto<br />
di partenza per la valutazione ed<br />
il monitoraggio del fenomeno del<br />
consumo di suolo.<br />
Tuttavia, in Italia, con i dati a<br />
disposizione può essere effettuata<br />
una valutazione del consumo<br />
di suolo attraverso la foto-interpretazione<br />
e la classificazione di<br />
immagini satellitari incrociata<br />
ai dati provenienti da indagini<br />
censuarie o da statistiche socioeconomiche,<br />
poiché non sono<br />
disponibili dati omogenei e attendibili<br />
su tutto il territorio nazionale.<br />
Gran parte delle basi di dati<br />
utilizzate per le analisi spaziali<br />
sono nate per rispondere a esigenze<br />
specifiche aventi la necessità di<br />
definire alcuni sistemi di classificazione,<br />
come il Rapporto Land<br />
Cover vs. Lans Use, poco adatte a<br />
fornire uno scenario completo,<br />
contraddistinto da omogeneità,<br />
accuratezza tematica e unità di<br />
rilevazione.<br />
Verso la costruzione di<br />
un modello di analisi<br />
quantitativa e distributiva<br />
del fenomeno<br />
Trasformare un’area “consumata”,<br />
con l’intento di ripristinare lo<br />
stato dei suoli, innovare la città<br />
e salvaguardare l’ambiente ed il<br />
paesaggio, è un’azione complessa,<br />
forse perché, ad oggi, ancora<br />
pochi sono gli studi e i centri<br />
di ricerca finalizzati a mettere a<br />
punto metodologie in grado di<br />
supportare la scelta degli interventi<br />
da realizzare nei progetti di<br />
rigenerazione urbana.<br />
Lo schema di riferimento per la<br />
costruzione del modello di analisi<br />
quantitativa e distributiva è stato<br />
quello utilizzato dal Piano Territoriale<br />
di Coordinamento Provinciale<br />
di Torino (provincia.torino.it),<br />
uno dei pochi piani provinciali a<br />
carattere prescrittivo.<br />
Il Piano si serve di un sistema di<br />
norme rivolte a recuperare e riutilizzare<br />
il patrimonio edilizio esistente<br />
e contemporaneamente a<br />
penalizzare i Comuni che hanno<br />
consumato più suolo negli anni<br />
passati assumendo il principio<br />
che il suolo “libero” ha un alto<br />
valore ed è pertanto inedificabile.<br />
Il modello di densità proposto<br />
dal PTCP per classificare le aree<br />
in “dense”, “di transizione” e<br />
“libere”, è caratterizzato dalle seguenti<br />
fasi:<br />
1. acquisizione dell’impronta<br />
vettoriale dell’urbanizzato;<br />
2. conversione dell’immagine da<br />
vettoriale a raster, a cui associare<br />
una matrice quadrata;<br />
3. calcolo dell’indice di densità e<br />
attribuzione del codice binario<br />
0-1 per ogni cella;<br />
4. calcolo del valore medio degli<br />
indici da attribuire a ciascuna<br />
finestra (operazione di smoothing)<br />
circoscrivendo un’area<br />
buffer.<br />
Le “aree dense” sono costituite<br />
dalle porzioni di territorio urbanizzato<br />
aventi un impianto<br />
urbanistico significativo, ovvero<br />
caratterizzate da un indice di copertura<br />
elevato.<br />
Le “aree di transizione” sono caratterizzate<br />
da porzioni di territorio<br />
di limitata estensione con un<br />
indice di copertura medio.<br />
Le “aree libere” si contraddistinguono<br />
per la prevalente funzione<br />
agricola, per la presenza di<br />
insediamenti minori o sparsi,<br />
generalmente esterne al tessuto<br />
densificato e aventi un indice di<br />
copertura basso.<br />
L’obiettivo della tecnica smoothing<br />
è quello di fornire un’idea sulla<br />
variazione della densità tra due<br />
aree limitrofe, mediante una<br />
compensazione tra il valore esatto<br />
e il valore medio (Castiglioni et<br />
al. 2011). Per l’applicazione si<br />
utilizza una finestra simmetrica<br />
centrata sul punto di interesse,<br />
che può essere circolare o quadrata,<br />
ipotizzando implicitamente<br />
una condizione di isotropia.<br />
Questa applicazione ha raggiunto<br />
nel caso di Torino le finalità per<br />
le quali è stata concepita, tuttavia,<br />
se trasposta ad un nuovo contesto<br />
urbano, presenta alcuni limiti. Il<br />
modello non fornisce una stima<br />
dell’errore e si applica su superfici<br />
piane; non tiene conto della<br />
volumetria dell’edificato, la quale<br />
produce un consumo di suolo<br />
dipendente da più fattori indotti<br />
come la pressione antropica e la<br />
superficie destinata al rispetto<br />
degli standard urbanistici, in più<br />
Fig. 2 - Smoothing della distribuzione dell’indice di densità (Comune di Bari, località Ceglie del Campo).<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 39
REPORT<br />
lo stato della vegetazione non<br />
viene né approfondito né valutato.<br />
Inoltre, non vi è univocità<br />
nella dimensione della maglia da<br />
utilizzare ed anche il perimetro<br />
dell’area buffer che smorzi il valore<br />
esatto in maniera graduale, non è<br />
definito.<br />
Per le ragioni suddette, è stata<br />
condotta un’analisi rivolta a calcolare<br />
l’indice di densità della<br />
perdita di suolo naturale cioè della<br />
superficie urbanizzata, basata non<br />
su una logica binaria (0-1) ma sulla<br />
gradazione reale della superficie<br />
degli elementi geografici minimi<br />
di supporto.<br />
È opportuno precisare che per<br />
superficie urbanizzata si intende la<br />
somma della superficie edificata e<br />
della superficie occupata dall’infrastruttura<br />
per la viabilità, per<br />
indice di densità si intende il rapporto<br />
tra la superficie urbanizzata<br />
e la superficie della cella, scelta<br />
pari ad un quadrato di lato 50m.<br />
Infine, oltre alla quantificazione<br />
del consumo di suolo, l’analisi<br />
evidenzia la distribuzione della<br />
densità del suolo consumato; in<br />
particolar modo si nota come la<br />
componente infrastrutturale sia<br />
quella che incide maggiormente<br />
sul territorio e come il rispetto<br />
delle aree tutelate e soprattutto<br />
vincolate possa ridurre notevolmente<br />
il consumo di suolo “vergine”.<br />
In sintesi, questa metodologia<br />
si propone come un primo<br />
contributo all’approfondimento<br />
degli elementi da individuare<br />
all’interno di un’area e delle condizioni<br />
da valutare nel contesto,<br />
per tracciare le possibili azioni di<br />
trasformazione in grado di innescare<br />
dei processi di mitigazione<br />
della problematica e riqualificazione<br />
del territorio più ampi.<br />
Applicazione del modello<br />
L’introduzione al caso di studio<br />
consiste nella scelta del Provincia<br />
“Campione” da osservare, analizzare<br />
e sul quale si è elaborata una<br />
mappa territoriale che consente<br />
facilmente di codificare l’uso del<br />
suolo. Il caso studio selezionato<br />
per la fase di test è la provincia di<br />
Bari della regione Puglia.<br />
Il percorso metodologico, per<br />
grandi linee, si articola nel modo<br />
seguente:<br />
I. analisi approfondita delle<br />
aree interessate dal consumo<br />
di suolo;<br />
II. individuazione e caratterizzazione<br />
della superficie urbanizzata;<br />
III. elaborazione di una mappatura<br />
dell’uso del suolo rispetto<br />
all’indice di densità;<br />
IV. sovrapposizione del livello<br />
dei vincoli e delle tutele;<br />
V. classificazione.<br />
La prima fase della ricerca consiste<br />
nel focalizzare le aree interessate<br />
da questo fenomeno. Gli<br />
elementi investigati sono stati:<br />
4Viabilità urbana: il cui maggiore<br />
fattore strutturale è legato ai<br />
cambiamenti della morfologia<br />
urbana e alle modifiche dell’intero<br />
sistema urbano. Rientrano<br />
in questo ambito: le strade e le<br />
infrastrutture annesse, i sistemi<br />
di trasporto pubblico e privato,<br />
la mobilità delle persone e<br />
delle merci ed i parcheggi.<br />
4Agricoltura: si considerano<br />
appartenenti a questo ambito<br />
tutti i suoli agricoli coltivati e<br />
non, le aree destinate a verde,<br />
i parchi urbani, i corridoi ecologici.<br />
4Paesaggio (vincoli e tutele):<br />
“il paesaggio rappresenta un<br />
elemento chiave del benessere<br />
individuale e sociale, e la sua<br />
salvaguardia, la sua gestione e<br />
la sua pianificazione comportano<br />
diritti e responsabilità per<br />
ciascun individuo” (Convenzione<br />
Europea sul Paesaggio, Firenze<br />
2000). In questa categoria<br />
sono compresi tutti i beni<br />
architettonici, storici, culturali<br />
e paesaggistici vincolati dalla<br />
legge, le zone di protezione<br />
speciale e i siti di interesse comunitario,<br />
i parchi nazionali e<br />
le Important Birds Areas.<br />
4Residenze e servizi annessi: si<br />
indaga lo sprawl urbano ovvero<br />
la crescita disordinata e rapida<br />
della città soprattutto nelle<br />
zone periferiche, il mercato<br />
dell’edilizia residenziale e delle<br />
opere di urbanizzazione primaria<br />
e secondaria in nuove aree<br />
di espansione.<br />
4Terziario: costituito dalla<br />
presenza di aree industriali<br />
e/o commerciali dismesse o<br />
sottoutilizzate, dalla quantità<br />
di mq occupati dai centri commerciali,<br />
dalle infrastrutture<br />
turistiche.<br />
Per indagare l’assetto del territorio<br />
in ognuno di questi ambiti,<br />
si è ritenuto opportuno condurre<br />
Fig. 3 - Classificazione delle aree rispetto al livello dei vincoli e delle tutele (Comune di Bari, località Ceglie del Campo).<br />
40 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
questo studio attraverso l’interpretazione<br />
e le elaborazioni della<br />
Carta Tecnica e della Carta di<br />
Uso del Suolo della Regione Puglia,<br />
cartografie georeferenziate<br />
disponibili sul portale SIT-Puglia<br />
(www.sit.punglia.it), dalle quali<br />
è possibile individuare tutte le<br />
caratteristiche tecniche, fisiche e<br />
ambientali del territorio in questione.<br />
La seconda fase è costituita dall’elaborazione<br />
dei dati, finalizzata a<br />
calcolare:<br />
4Superficie urbanizzata: data<br />
dalla somma della superficie<br />
edificata e della superficie per<br />
la viabilità, qualsiasi superficie<br />
antropizzata non classificabile<br />
come suolo agricolo o naturale;<br />
4Superficie permeabile: ogni<br />
superficie, sgombra da costruzioni<br />
sopra o sotto il suolo, in<br />
grado di garantire l’assorbimento<br />
delle acque e in grado<br />
di favorire la produttività del<br />
suolo;<br />
4Superficie impermeabile: ogni<br />
superficie cementificata, utilizzata<br />
e ricoperta da qualsiasi<br />
tipo di struttura;<br />
4Superficie tutelata: un luogo<br />
pubblico o privato di grande<br />
interesse naturalistico, storico<br />
o artistico che lo Stato, o un<br />
altro ente o associazione, protegge<br />
allo scopo di impedire<br />
che venga rovinato o distrutto;<br />
4Superficie vincolata: ogni<br />
zona in cui l’inserimento di<br />
opere edilizie e infrastrutture<br />
risulta vincolato ad un parere<br />
sovraordinato, rendendo il più<br />
possibile compatibili le attività<br />
dell’uomo con la bellezza e il<br />
pregio di questi posti.<br />
L’output è una “mappatura dello<br />
stato del suolo”, che consiste nella<br />
suddivisione del territorio comunale<br />
in n particelle utilizzando<br />
un’apposita matrice (50m).<br />
Data la difficile quantificazione,<br />
l’obiettivo della “mappatura”<br />
consiste nella catalogazione e<br />
monitoraggio dei dati; in questo<br />
modo i dati possono essere utilizzati<br />
anche in altri contesti con lo<br />
stesso metodo semplice, ordinato<br />
e univoco e quindi si possono<br />
confrontare le diverse situazioni<br />
con le mappe della densità dei<br />
vari comuni (fig.1).<br />
Per proseguire l’analisi rispetto<br />
allo stato di fatto del “suolo<br />
consumato” si investiga nello<br />
specifico sulla densità territoriale,<br />
ritenuta in letteratura la principale<br />
causa del consumo di suolo.<br />
Il modello analitico sperimentato<br />
per la classificazione delle aree<br />
in “dense”, “di transizione” e “libere"<br />
rinviene dalla best-practice<br />
torinese, per quanto afferisce al<br />
PTCP (II edizione), costruito<br />
sulla misura esatta della superficie<br />
urbanizzata, data dalla superficie<br />
occupata dal tessuto edificato e<br />
dalla rete infrastrutturale, ricadente<br />
in una particella e di conseguenza<br />
sulla media dei valori<br />
attribuiti ad ogni cella dell’area<br />
buffer, pari a 150 m. Dunque,<br />
“l’indice di densità dell’impermeabilizzazione”<br />
è dato dal rapporto<br />
tra l’area urbanizzata e l’area della<br />
cella (fig.2).<br />
Infine, la cartografia elaborata<br />
con la tecnica smoothing rispetto<br />
all’indice di densità, che esprime<br />
la quantificazione del consumo<br />
di suolo, è stata incrociata con il<br />
livello dei vincoli e il livello delle<br />
tutele (costituite dal Piano Paesaggistico<br />
Territoriale della Regione<br />
Puglia), da cui emerge la distribuzione<br />
sul territorio delle aree<br />
precedentemente classificate per<br />
delineare le aree effettivamente<br />
“libere” e “di transizione” rispetto<br />
alle quali muovere proposte di<br />
pianificazione urbanistica (fig.3).<br />
Tempi di monitoraggio dei dati<br />
Il presente studio si è maturato<br />
nell’ambito dell’Osservatorio<br />
sul risparmio di suolo, uno dei<br />
“progetti pilota” del Laboratorio<br />
MITO (Multimedia Information<br />
for Territorial Objects) del Dipartimento<br />
di Scienza dell’Ingegneria<br />
Civile e dell’Architettura<br />
del Politecnico di Bari, avviato a<br />
settembre 2014.<br />
La ricerca, a partire da precedenti<br />
sperimentazioni inerenti l’analisi<br />
del consumo di suolo, si inserisce<br />
in un filone che l’Osservatorio<br />
intende proseguire, oltre la chiusura<br />
del progetto prevista nel<br />
<strong>2016</strong>.<br />
L’analisi è stata espletata attraverso<br />
l’utilizzo del software ArcGIS,<br />
per le potenzialità che offre un<br />
Sistema Informativo Territoriale.<br />
Il GIS rappresenta un’innovazione<br />
epocale per la pianificazione<br />
urbanistica nella gestione e nella<br />
produzione cartografica (Borrough<br />
1986).<br />
Difatti, con questo modello si<br />
intende studiare e realizzare uno<br />
Spatial Decision Support System<br />
che contenga una legenda strutturata<br />
in modo gerarchico, con<br />
la finalità di sostenere la pianificazione<br />
territoriale a vari livelli,<br />
in funzione delle caratteristiche<br />
specifiche di ciascuna area di applicazione.<br />
Stato di avanzamento<br />
lavori<br />
La ricerca basata sulla misura<br />
del consumo di suolo, di cui il<br />
presente contributo rappresenta<br />
una minima parte, è in corso d’opera.<br />
Si ritiene di aver raggiunto<br />
notevoli traguardi in seguito a<br />
questa sperimentazione, tuttavia<br />
sviluppando il modello si nota<br />
che il valore massimo ottenuto<br />
dallo smoothing si basa sulla dimensione<br />
dell’intorno; inoltre, la<br />
scala di valori si riflette sulla scelta<br />
degli intervalli, per cui la classificazione<br />
deve necessariamente<br />
essere sottoposta ad una analisi<br />
preliminare.<br />
Pertanto, la prospettiva della<br />
ricerca si prefigge di associare<br />
ulteriori elaborazioni preparatorie<br />
per la fase di classificazione delle<br />
aree e di approfondire le indagini<br />
rispetto alla mappatura, affinché<br />
si possa non solo quantificare il<br />
consumo di suolo ma anche qualificarne<br />
gli usi.<br />
Conclusioni<br />
L’attenzione all’ambiente, alla politica<br />
ecologica e ai valori del paesaggio<br />
è da considerarsi l’opzione<br />
prioritaria rispetto ad ogni altra<br />
politica e in particolare a quelle<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 41
REPORT<br />
42 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong><br />
economiche e territoriali: è sul<br />
territorio che si svolge pressoché<br />
totalmente l’attività umana dalla<br />
quale provengono le interazioni<br />
con l’ambiente, che mettono<br />
spesso a rischio i suoi fragili<br />
equilibri.<br />
Risulta evidente che la pianificazione<br />
dell’uso del suolo e<br />
dell’organizzazione delle azioni<br />
che su di esso si svolgono, se<br />
si fa carico di valutazioni ambientali<br />
divenga uno strumento<br />
regolatore fondamentale per la<br />
salvaguardia della intera sfera<br />
ecologica.<br />
L’integrazione tra il GIS e i<br />
diversi metodi di valutazione<br />
(Malczewski 1999), costituisce<br />
un supporto fondamentale in<br />
quanto permette di catalizzare<br />
i processi metodologici e di ripetere<br />
le operazioni per tutto il<br />
territorio in qualsivoglia istante,<br />
costituendo una risorsa importante<br />
nella costruzione di uno<br />
Spatial Decision Support System,<br />
nel quale la varietà dell’informazione<br />
territoriale, determinata<br />
da elementi sociali, economici e<br />
ambientali, può essere facilmente<br />
combinata con le differenti<br />
alternative di uso del territorio.<br />
Le parole chiave sono divenute:<br />
partecipazione, negoziazione,<br />
redistribuzione, costruzione del<br />
consenso, risoluzione dei conflitti<br />
(Couclelis 1991). In questo<br />
senso, la possibilità di realizzare,<br />
con il supporto delle moderne<br />
tecnologie, nuovi approcci alla<br />
valutazione, consente di costruire<br />
una pianificazione aperta<br />
(Nedović-Budić 2000) a diversi<br />
punti di vista ed inclusiva.<br />
Ringraziamenti<br />
Gli autori sono grati al gruppo<br />
di lavoro del progetto MITO<br />
(Multimedia Information for Territorial<br />
Objects) del Politecnico<br />
di Bari; in particolar modo, si<br />
ringraziano: Raffaele Attardi,<br />
Alessandro Bonifazi, Pasquale<br />
Balena, i collaboratori dell’Osservatorio<br />
del risparmio di suolo<br />
e i consulenti tecnico-scientifici<br />
della società REDO.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Arcidiacono, A., Di Simine, D.,<br />
Oliva, F., Pareglio, S., Pileri, P. e<br />
Salata, S. (2009, 2010), Rapporto<br />
sul Consumo di suolo, Centro di<br />
Ricerca sul Consumo di Suolo, (a<br />
cura di) INU Legambiente, Dipartimento<br />
di Architettura e Pianificazione<br />
del Politecnico di Milano,<br />
Fondazione Cariplo.<br />
Borrough, P.A. (1986), Principles of<br />
geographical information systems for<br />
land resource assessment, Clarendon<br />
Press, Oxford, UK, p. 194.<br />
Castiglioni, S., Castellarin, A.,<br />
Montanari, A., Skoien, J.O.,<br />
Laaha, G. and Blosch, G. (2011),<br />
Smooth regional estimation of<br />
low-flow indices: physiographical<br />
space based Interpolation and topkriging,<br />
Hydrology and Earth System<br />
Sciences.<br />
Craglia, M. and Wise, S. (2007),<br />
GIS and Evidence- Based Policy<br />
Making, Innovations in GIS, CRC<br />
Press Inc.<br />
Couclelis, H. (1991), Requirements<br />
for planning-relevant GIS: a<br />
spatial perspective, Regional Science,<br />
70, n. 1, pp. 9-20.<br />
Krige, D.G. (1984), Geostatistics<br />
and the definition of uncertainty,<br />
Inst. Min. Met. Trans., 93-A, pp.<br />
A41-47.<br />
Malczewski, J. (1999), GIS and<br />
Multicriteria Decision Analysis, John<br />
Wiley, ISBN9780471329442,<br />
NewYork, USA.<br />
Nedović-Budić, Z. (2000),<br />
Geographic information science<br />
implications for urban and regional<br />
planning, Journal of the Urban and<br />
Regional Information Systems Association,<br />
12, n. 2, pp. 81-93.<br />
Pileri, P. (2007), Compensazione<br />
ecologica preventiva, Carocci, Roma.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
land take and soil sealing;<br />
saving soil; spatial analysis;<br />
focal statistics<br />
ABSTRACT<br />
Soil Framework Directive COM(2006)<br />
232 stated that soil, fairly recognizable<br />
as an ecosystem structure, can be considered<br />
essentially as a non-renewable<br />
resource.<br />
In this perspective, the aim of the present<br />
research is to quantify land take<br />
and soil sealing and to suggest actions<br />
for its mitigation in land-use policies.<br />
Land take and soil sealing quantifies the<br />
land-use change from natural land uses<br />
to artificial ones for urban and infrastructure<br />
development. In order to calculate<br />
the extension of areas concerned<br />
by the land take and soil sealing, this<br />
paper proposes a methodological approach<br />
for the construction of the density<br />
index of impervious areas through<br />
specific spatial analysis, namely the<br />
focal statistics, performed in a GIS<br />
environment.<br />
The experimentation is conducted in<br />
the MITO (Multimedia Information<br />
of Territorial Objects) Laboratory of<br />
the Technical University of Bari (Italy)<br />
in order to launch a regional observatory<br />
for land-use change.<br />
AUTORE<br />
Valentina Sannicandro<br />
valentina.sannicandro@unina.it<br />
Università degli Studi<br />
Federico II di Napoli<br />
Carmelo Maria Torre<br />
carmelomaria.torre@poliba.it<br />
Politecnico di Bari
REPORT<br />
Transforming The way The worLd works<br />
Le soLuzioni TrimbLe favoriscono<br />
fLussi di Lavoro sempLici, precisi e inTegraTi<br />
La tecnologia VISION TM e il software Trimble access a bordo<br />
dell’imaging rover Trimble v10 vi permettono di catturare<br />
immagini digitali panoramiche a 360° e generare nuvole di<br />
punti per una accurata rappresentazione 3D dell’area rilevata.<br />
In combinazione con un ricevitore GNSS o una Stazione Totale,<br />
Trimble v10 integra le immagini con la posizione geospaziale<br />
di ogni punto.<br />
In tre edizioni scalabili, la suite Trimble business center ne<br />
rappresenta il miglior completamento software, per elaborare<br />
e restituire i dati acquisiti.<br />
dall’immagine georiferita al modello 3d<br />
spektra srl, a Trimble company<br />
039.625051 | info@trimble-italia.it | www.trimble-italia.it<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 43
REPORT<br />
La scarsa attendibilità del CAP come<br />
riferimento geografico in Italia<br />
di Marianna Ronconi,<br />
Alice Pasquinelli,<br />
Anna Privitera e<br />
Franco Guzzetti<br />
Nell’ambito degli studi legati all’analisi dei grandi rischi territoriali è possibile,<br />
a livello internazionale, trovare applicativi che utilizzano come riferimento<br />
geografico il Codice di Avviamento Postale (CAP). Sul territorio italiano risulta<br />
tuttavia inadatto l’impiego del CAP come elemento di valenza territoriale, se<br />
non si considerano le logiche di assegnazione e la specifica distribuzione.<br />
Nell’articolo sono riportati una serie di esempi.<br />
La necessità di porre<br />
l’attenzione sul tema<br />
trattato nel presente<br />
articolo, ha origine nell’ambito<br />
di un progetto di ricerca,<br />
tra il Dipartimento ABC<br />
del Politecnico di Milano e<br />
un’importante compagnia<br />
assicurativa, che mira alla<br />
realizzazione di analisi<br />
territoriali relative alla<br />
distribuzione della pericolosità<br />
sismica nel territorio italiano,<br />
rispetto al portafoglio<br />
assicurato, con la finalità<br />
di implementare un webgis<br />
per la gestione dei rischi<br />
assicurativi, inizialmente<br />
realizzato per l’analisi del rischio<br />
idrogeologico [Guzzetti et al,<br />
2014]. Nel corso di svolgimento<br />
di tale ricerca ci si è resi conto<br />
di come, all’interno della società<br />
assicurativa committente, sia<br />
in uso un software che può<br />
utilizzare come informazione<br />
geografica per le analisi<br />
territoriali relative alla<br />
pericolosità sismica, il Codice<br />
di Avviamento Postale (CAP),<br />
metodologia ammissibile nello<br />
Stato di produzione del software<br />
(USA), ma assolutamente<br />
scorretta in un paese come<br />
l’Italia, dove le geometrie che<br />
costituiscono tale informazione<br />
risultano inadatte a qualsiasi<br />
tipo di analisi territoriale.<br />
Origine e scopo del Codice<br />
di Avviamento Postale<br />
Il Codice di Avviamento<br />
Postale, generalmente chiamato<br />
Codice Postale o ancora<br />
CAP, viene introdotto in<br />
Italia a partire dal 1967, ai<br />
fini di facilitare le operazioni<br />
di smistamento e recapito<br />
postale. È formato da una<br />
serie di cinque cifre a ognuna<br />
delle quali viene attribuito un<br />
significato ben preciso.<br />
Come riportato nella tabella<br />
soprastante (Fig.1) le prime due<br />
cifre indicano rispettivamente<br />
la regione postale e la provincia<br />
e presentano una certa logicità<br />
geografica: infatti, analizzando<br />
i confini delle regioni postali<br />
(non corrispondenti a quelle<br />
amministrative) e della<br />
successiva sotto-articolazione in<br />
province è possibile rilevare una<br />
rigorosa continuità territoriale.<br />
Le ultime tre cifre individuano<br />
invece le località provinciali<br />
(compresi i capoluoghi<br />
di provincia) e, andando<br />
sempre più nello specifico, la<br />
penultima e l’ultima cifra fanno<br />
riferimento alle informazioni<br />
di un particolare stradario, lo<br />
stradale provinciale, in uso alle<br />
Poste Italiane.<br />
Fig. 1 – Significato di ognuna delle cifre del CAP (dalla pagina web http://www.poste.<br />
it/postali/cap.shtml).<br />
44 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
Fig. 2 - Esempio di CAP che<br />
comprendono più comuni nella<br />
regione Friuli Venezia Giulia.<br />
La continuità territoriale<br />
sopracitata viene meno nel<br />
momento in cui si scende nel<br />
dettaglio delle singole località<br />
servite dal recapito postale. I<br />
CAP infatti, sono stati attribuiti<br />
progressivamente alle diverse<br />
zone dove opera il servizio<br />
postale e, se da un lato sono<br />
stati identificati CAP specifici<br />
per i comuni maggiori (con<br />
addirittura suddivisioni di<br />
maggior dettaglio nelle grandi<br />
città), in alcuni casi i comuni<br />
meno popolosi (e non sempre<br />
contigui tra loro) sono stati<br />
aggregati sotto un unico CAP:<br />
il criterio di aggregazione è<br />
costituito dalle infrastrutture<br />
viarie che collegano le diverse<br />
località, per cui, per esempio,<br />
a più comuni ricadenti in<br />
una valle montana può essere<br />
attribuito il medesimo CAP,<br />
se le località sono servite dalla<br />
medesima strada principale. Ciò<br />
in linea con lo scopo originario<br />
del CAP, cioè di facilitare il<br />
recapito postale, ma poco utile<br />
quando si tratta di localizzare<br />
geograficamente un comune.<br />
Ne consegue che nelle zone<br />
meno densamente abitate, ci<br />
si ritrova spesso con codici<br />
di avviamento postale che<br />
identificano più comuni, che in<br />
alcuni casi non sono nemmeno<br />
contigui tra di loro.<br />
A livello internazionale<br />
[INSPIRE, 2014], il CAP<br />
costituisce un dato integrante<br />
delle stringhe di testo relative<br />
agli indirizzi (insieme a<br />
Comune, via e numero<br />
civico) ed è utilizzato anche<br />
a scopi di geolocalizzazione;<br />
nel documento citato, viene<br />
riconosciuto che non<br />
esiste un’uniformità<br />
di costruzione di tale<br />
codice né della qualità<br />
dell’informazione che vi è<br />
associata nei diversi Stati<br />
europei.<br />
Problematiche legate<br />
alle analisi territoriali<br />
Per meglio specificare<br />
ciò che è stato accennato<br />
fin qui, verranno<br />
ora analizzate alcune<br />
delle problematiche<br />
che rendono inadatto<br />
l’uso del CAP come<br />
riferimento geografico<br />
per le analisi territoriali.<br />
Il primo problema<br />
evidenziato è la<br />
discontinuità territoriale<br />
dei CAP.<br />
Postal Descriptor<br />
5.3.1.1.17. Postal Descriptor - The address<br />
component subtype “postal descriptor”<br />
represents the identification of a subdivision of<br />
addresses and postal delivery points created for<br />
postal purposes. The most common example<br />
of a postal descriptor is a post code associated<br />
with the name of the post office, town or area.<br />
Even though the original purpose of post codes<br />
was sorting and delivery of mail, the usage<br />
of post codes has been extended into many<br />
other sectors and applications. The concept,<br />
structure and formats of national postal<br />
descriptor systems are different. For example<br />
in some countries post codes are seen as a<br />
proper geographic subdivision of the country,<br />
in other countries the post code is regarded<br />
only as an attribute that characterizes a small<br />
number of adjacent postal delivery points and<br />
addresses. Sometimes the post code itself is<br />
the only information required for a complete<br />
address; in other situations both the post code<br />
and the associated name of post office or town<br />
is required. Sometimes there is a simple 1:1<br />
relationship between the code and the name; in<br />
other situations a set of postcodes are associated<br />
with a single post office or town. In some<br />
countries such as The Republic of Ireland, no<br />
post code system currently exists; therefore the<br />
postal descriptor is only represented by the<br />
name of the post town.<br />
(Estratto dalle specifiche INSPIRE sull’Address)<br />
Fig. 3 - Distribuzione della<br />
continuità territoriale dei CAP.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 45
REPORT<br />
L’entità che serve per<br />
identificare un determinato<br />
Codice Postale può infatti essere<br />
un poligono multipart, ovvero<br />
formato da più geometrie<br />
non contigue, associate a un<br />
unico record tabellare. Come<br />
si nota dalla Fig. 3, in alcuni<br />
casi si arriva a superare le 15<br />
porzioni, che corrispondono<br />
ad un equivalente numero di<br />
raggruppamenti di comuni,<br />
facenti parti della geometria<br />
dello stesso CAP.<br />
Prendendo poi in<br />
considerazione i confini<br />
comunali, si evidenzia<br />
che possono verificarsi tre<br />
situazioni: il CAP coincide col<br />
Comune; il CAP è associato<br />
a più comuni (arrivando a<br />
essere attribuito anche a più<br />
di 30 comuni); un comune<br />
può essere suddiviso in più<br />
zone postali, a ognuna delle<br />
quali è associato un CAP<br />
differente (generalmente è il<br />
caso delle grandi città; in Italia<br />
ciò capita in circa 40 città).<br />
Anche in questo caso si nota<br />
la discontinuità territoriale e<br />
la mancanza di uniformità di<br />
attribuzione rispetto ai confini<br />
comunali.<br />
Fig. 4 - Aggregazione dei<br />
comuni per CAP di riferimento.<br />
Un’altra problematica che<br />
è importante ricordare<br />
riguarda la mutevolezza<br />
dell’informazione legata al<br />
Codice di Avviamento Postale.<br />
Nel corso degli anni, infatti,<br />
hanno subito variazioni sia le<br />
modalità di attribuzione del<br />
codice (ad esempio i codici<br />
generici in uso fino al 2006<br />
nelle città suddivise in più<br />
zone postali non sono più<br />
in uso), sia la sussistenza di<br />
alcuni CAP, che possono essere<br />
eliminati o aggiunti seguendo<br />
le evoluzioni amministrative,<br />
che prevedono l’istituzione o<br />
l’accorpamento di comuni,<br />
province ecc., oppure ancora<br />
per un’ulteriore suddivisione di<br />
una città in più zone postali.<br />
Dal 2009 tali modifiche<br />
avvengono con cadenza annuale<br />
e l’ultima è entrata in vigore<br />
ad aprile 2015; dunque, vista<br />
la velocità con cui avvengono<br />
le modifiche dei Codici<br />
Postali, questa informazione<br />
risulta poco adatta ad analisi<br />
territoriali che possono restare a<br />
lungo stabili nel tempo.<br />
Problematiche legate ai<br />
rischi catastrofali<br />
Gli aspetti presentati<br />
acquisiscono notevole<br />
rilevanza nel momento<br />
in cui i CAP sono<br />
utilizzati come<br />
riferimento geografico<br />
per la valutazione della<br />
distribuzione di rischi<br />
catastrofali, in particolare<br />
con riferimento a quei<br />
fenomeni che hanno una<br />
diffusione omogenea e<br />
graduale sul territorio<br />
(come i terremoti, gli<br />
eventi meteorici e le<br />
relative previsioni).<br />
L’identificazione<br />
geografica di un’area<br />
attraverso il CAP non<br />
consente di valutare con<br />
precisione se e con quale<br />
Fig. 5 - Sovrapposizione della mappa di pericolosità<br />
sismica INGV 2004 con le geometrie dei CAP della<br />
regione Friuli Venezia Giulia.<br />
intensità tale area è soggetta<br />
al fenomeno catastrofale,<br />
dato che due punti inclusi<br />
nella medesima geometria<br />
che rappresenta un CAP,<br />
possono essere molto distanti<br />
tra loro e avere caratteristiche<br />
morfologiche molto differenti.<br />
Ad esempio, andando a<br />
sovrapporre le geometrie dei<br />
CAP con le informazioni<br />
riguardanti il livello di<br />
pericolosità sismica del<br />
territorio italiano (espresso<br />
in termini di accelerazione<br />
massima del suolo - ag),<br />
secondo la mappa prodotta<br />
nel 2004 (in riferimento<br />
all’Ordinanza PCM del 28<br />
aprile 2006 n.3519, All.1b)<br />
dall’Istituto Nazionale di<br />
Geofisica e Vulcanologia<br />
(INGV), si può notare come<br />
comuni che si riferiscono al<br />
medesimo CAP sono interessati<br />
da livelli di pericolosità sismica<br />
anche molto differenti tra<br />
loro. Nella figura 5, vediamo<br />
un esempio significativo della<br />
regione Friuli Venezia Giulia,<br />
regione che presenta sia una<br />
forte variabilità a livello sismico,<br />
sia dei Codici Postali costituiti<br />
da geometrie complesse.<br />
Nell’ultima immagine della<br />
sequenza, relativa al CAP<br />
33030 si può notare come<br />
46 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>
ZEB 1 | SURVEY IN MOTION<br />
Arriva in Italia il primo laser scanner<br />
handheld per il mobile mapping.<br />
Basato su tecnologia SLAM,<br />
rappresenta la soluzione ideale<br />
per il rilievo 3D rapido e accurato<br />
di realtà complesse.<br />
Forestale, underground mining,<br />
immobiliare:<br />
rivoluziona il tuo modo di<br />
lavorare!<br />
Presentazione ufficiale del prodotto<br />
a settembre 2015.<br />
Seguirà un programma di roadshow<br />
in Italia nei mesi successivi.<br />
Per maggiorni informazioni scrivere a<br />
info@mesasrl.it.<br />
Il tuo partner ideale per il rilievo 3D<br />
ME.S.A. srl (Metrology & Survey<br />
Application) già partner esclusivo in<br />
Italia della Faro Technologies e della<br />
GeoSLAM UK, rinforza la gamma di<br />
tecnologie d'avanguardia presenti a<br />
livello mondiale nel campo<br />
dell'architettura del survey e della<br />
metrologia. ME.S.A. srl si propone sul<br />
mercato nazionale con uno sguardo<br />
all'Europa come supporto<br />
d'eccellenza a tutte quelle aziende<br />
che, resistenti agli anni della crisi,<br />
fanno dell'innovazione il loro cavallo<br />
di battaglia per rendersi altamente<br />
competitive.<br />
ME.S.A. s.r.l. a Socio Unico<br />
P.IVA 11315870011- Cap. Soc. € 500.000,00<br />
Strada Antica di None 2 - 10092 BEINASCO (TO)<br />
Tel +39 011 3971937 Fax +39 011 3972614<br />
info@mesasrl.it www.mesasrl.it<br />
questo sia attraversato da 5<br />
livelli di pericolosità sismica<br />
e da come si possa passare<br />
da un punto che ricade<br />
nell’intervallo massimo di<br />
ag compreso tra 0,275 e<br />
0,300 a uno molto più lieve<br />
compreso tra 0,100 a 0,125,<br />
in una scala nazionale<br />
compresa tra 0,025 e<br />
0,300g.<br />
Conclusioni<br />
Gli esempi riportati<br />
nell’articolo a supporto della<br />
tesi che considera il CAP<br />
un’informazione inadatta<br />
a essere utilizzata come<br />
riferimento geografico,<br />
dimostrano come sia errato,<br />
in un paese come l’Italia,<br />
l’uso di questo dato come<br />
identificatore geografico.<br />
Come già sostenuto in altre<br />
occasioni [Guzzetti et al,<br />
2014] la tendenza dev’essere<br />
quella di strutturare le<br />
analisi territoriali, in<br />
particolare quelle in cui uno<br />
dei termini di paragone sia<br />
costituito da elementi che<br />
possano essere identificati<br />
puntualmente, come<br />
può essere un portafoglio<br />
assicurativo, utilizzando le<br />
coordinate spaziali degli<br />
oggetti.<br />
Questa soluzione<br />
consente, all’interno<br />
di un determinato<br />
sistema di riferimento, la<br />
precisa e inequivocabile<br />
identificazione degli<br />
oggetti in esame, posizione<br />
immutabile nel tempo<br />
e oggettiva. Inoltre<br />
permette di attribuire<br />
ogni elemento in esame<br />
a una determinata classe<br />
di pericolosità, nel caso<br />
legato alla ricerca presentata<br />
rispetto alle catastrofi<br />
naturali, utilizzabile come<br />
informazione per impostare<br />
ulteriori approfondimenti e<br />
indagini.<br />
NOTA REDAZIONE<br />
Il REPORT Presente<br />
articolo è<br />
stato presentato<br />
all 19°<br />
Conferenza<br />
ASITA 2015<br />
(Lecco). Si ringrazia la segreteria<br />
organizzativa per la cortesia e<br />
disponibilità dimostrata. Inoltre si<br />
augura la migliore riuscita per la 20°<br />
Conferenza ASITA <strong>2016</strong> (Cagliari,<br />
8-9-10 Novembre <strong>2016</strong>).<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Address Service Centre (2015),<br />
Il codice di avviamento postale,<br />
http://www.address-service-center.<br />
it/ (Retrieved: 03.09.2015).<br />
Istituto Nazionale di Geofisica<br />
e Vulcanologia - INGV (2015),<br />
Pericolosità sismica, http://www.<br />
mi.ingv.it/pericolosita-sismica/<br />
(Retrieved: 03.09.2015).<br />
Poste Italiane (2015), Il servizio<br />
CAP, http://www.poste.it/<br />
postali/cap.shtml (Retrieved:<br />
03.09.2015).<br />
Guzzetti F., Pasquinelli A.,<br />
Privitera A., Ronconi M.<br />
(2014) Test metrico sulla ricerca<br />
automatica della posizione degli<br />
indirizzi, 18^ Conferenza<br />
Nazionale Asita, Firenze.<br />
Guzzetti F., Pasquinelli A.,<br />
Viskanic P., (2014) L’informazione<br />
geografica nella gestione dei rischi<br />
catastrofali, 18^ Conferenza<br />
Nazionale Asita, Firenze.<br />
INSPIRE Thematic Working<br />
Group Addresses (2014),<br />
D2.8.I.5 Data Specification on<br />
Addresses - Technical Guidelines,<br />
INSPIRE Infrastructure for<br />
Spatial Information in Europe.<br />
Thompson, S. (2013). Be insured<br />
with risk mapping, in Geospatial<br />
World Magazine.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Codice di avviamento postale;<br />
CAP; Postal Descriptor;<br />
riferimenti geografici; rischi<br />
territoriali<br />
ABSTRACT<br />
Many software made in the USA for<br />
analyzing big territorial risks use Post<br />
Code (P.C.) as a geographical reference.<br />
However, if those software are used in<br />
Italy, the purpose of the Post Code as<br />
territorial reference results unsuitable.<br />
In fact, in Italy the P.C. was created to<br />
facilitate the processes of mail delivery.<br />
It is made up of a five numbers code<br />
and the level of information contained<br />
decreases the deeper the code is analyzed<br />
and the more their territorial continuity<br />
fails. Moreover, at times a single<br />
Post Code refers to multiple towns, at<br />
others a single town can be divided in<br />
various P.C.<br />
This article shows some examples on<br />
how the Post Code can not be used in<br />
Italy for analyze territorial distribution<br />
of natural disasters.<br />
AUTORE<br />
Marianna Ronconi,<br />
marianna.ronconi@polimi.it<br />
Alice Pasquinelli,<br />
alice.pasquinelli@polimi.it<br />
Anna Privitera,<br />
anna.privitera@polimi.it<br />
Franco Guzzetti,<br />
ranco.guzzetti@polimi.it<br />
Dipartimento ABC –<br />
Politecnico di Milano<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 47
MERCATO<br />
Remtech <strong>2016</strong>: bonifiche<br />
dei siti contaminati,<br />
protezione<br />
e riqualificazione del<br />
territorio<br />
Dal 21 al 23 settembre <strong>2016</strong>,<br />
a Ferrara, appuntamento con<br />
la X edizione di RemTech<br />
Expo, il punto di riferimento<br />
più specializzato, in Italia,<br />
sui temi della bonifica, della<br />
riqualificazione, della tutela e<br />
del recupero.<br />
I suoi quattro eventi paralleli<br />
– RemTech, Coast,<br />
Esonda e Inertia – presentano<br />
diverse novità, che contribuiscono<br />
a consolidare il<br />
prestigio sempre più internazionale<br />
della manifestazione<br />
organizzata da Ferrara<br />
Fiere Congressi (partner, la<br />
Regione Emilia-Romagna).<br />
Le bonifiche dei siti contaminati,<br />
la protezione e la riqualificazione<br />
del territorio<br />
– temi portanti di RemTech<br />
– sono al centro di un’area<br />
espositiva e di un programma<br />
congressuale di elevato profilo.<br />
In agenda, tavole rotonde,<br />
approfondimenti tecnici<br />
e dibattiti multidisciplinari<br />
su casi di studio ed esperienze<br />
reali, B2B tra espositori e<br />
delegazioni straniere, corsi di<br />
formazione e momenti di confronto<br />
particolarmente significativi<br />
e attesi, quali gli Stati<br />
Generali delle Bonifiche, la<br />
Conferenza Nazionale dell’Industria<br />
sull’Ambiente e sulle<br />
Bonifiche (in collaborazione<br />
con Confindustria e patrocinata<br />
dal Ministero dell’Ambiente),<br />
e la RemTech Europe<br />
International Conference,<br />
con la partnership della<br />
Commissione europea.<br />
La II Conferenza Nazionale<br />
dei Porti, cui partecipano<br />
alcune delle principali<br />
Autorità Portuali straniere,<br />
e la presentazione dei lavori<br />
del Tavolo Nazionale sull’Erosione<br />
Costiera, promosso<br />
dal Ministero dell’Ambiente<br />
e della Tutela del Territorio e<br />
del Mare, insieme alle quindici<br />
Regioni costiere italiane,<br />
sono tra gli eventi clou di<br />
Coast che, con il contributo<br />
di Assoporti, approfondirà<br />
le opere di difesa, i dragaggi,<br />
la gestione dei sedimenti,<br />
i porti e la Marine Strategy.<br />
A Esonda, riflettori puntati<br />
sul dissesto idrogeologico,<br />
la direttiva alluvioni e<br />
la manutenzione del territorio,<br />
grazie al contributo<br />
dei Distretti Idrografici, dei<br />
Consorzi di Bonifica e delle<br />
imprese ad alto contenuto<br />
tecnologico, e alla fruttuosa<br />
sinergia con #italiasicura, la<br />
Struttura di missione presso<br />
la Presidenza del Consiglio<br />
dei Ministri. Da segnalare,<br />
la Conferenza Nazionale<br />
sul Dissesto Idrogeologico<br />
e la Smart Rivers Network<br />
International Conference.<br />
Nel calendario di Inertia spicca,<br />
invece, la tavola rotonda<br />
sulla Sostenibilità Ambientale<br />
delle Grandi Opere, che<br />
coinvolgerà i maggiori player<br />
internazionali. Stazioni appaltanti,<br />
general contractor,<br />
strade, autostrade e ferrovie<br />
saranno protagonisti dell’esposizione<br />
e di convegni sulle<br />
demolizioni, gli impianti per<br />
la selezione, il riciclaggio, la<br />
certificazione e la marcatura<br />
CE, l’attività estrattiva, le infrastrutture.<br />
(Fonte:<br />
http://www.remtechexpo.com)<br />
48 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>
MERCATO<br />
With you all the way<br />
Le innovative soluzioni Geospaziali Topcon<br />
ed un pieno supporto forniscono una precisione senza precedenti<br />
ed incrementi di efficienza in ogni progetto.<br />
experience how ...<br />
www.topconpositioning.it<br />
Tokyo · San FranciSco · MoSca · roTTerdaM · BriSBane<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 49
AGENDA<br />
30 maggio 2 giugno <strong>2016</strong><br />
<strong>2016</strong> European Navigation<br />
Conference<br />
Helsinki (Finland)<br />
www.geoforall.it/kawf9<br />
30 maggio - 3 Giugno <strong>2016</strong><br />
European Space Solution<br />
L'Aia (Olanda)<br />
www.geoforall.it/kawf9<br />
8-10 giugno <strong>2016</strong><br />
Convegno SIFET<br />
Lecce<br />
www.geoforall.it/kax4h<br />
13-17 giugno <strong>2016</strong><br />
6th International Conference<br />
on Cartography & GIS<br />
Albena (Bulgaria)<br />
www.geoforall.it/kawfw<br />
20-24 Giugno <strong>2016</strong><br />
36th EARSeL Symposium<br />
Bonn (Germany)<br />
www.geoforall.it/kawfw<br />
22-24 Giugno<br />
VIII CONVEGNO AIT<br />
Associazione Italiana di<br />
telerilevamento<br />
Palermo<br />
www.geoforall.it/kax4q<br />
12-19 Luglio <strong>2016</strong><br />
23rd ISPRS Congress<br />
Praga (Czech Republic)<br />
www.geoforall.it/k3fcd<br />
24-26 agosto <strong>2016</strong><br />
FOSS4G <strong>2016</strong><br />
Bonn (Germania)<br />
www.geoforall.it/kaxry<br />
14-16 settembre <strong>2016</strong><br />
GEOBIA <strong>2016</strong><br />
Enschede (The Netherlands)<br />
www.geoforall.it/ka9ur<br />
20-21 settembre <strong>2016</strong><br />
<strong>2016</strong> DGON Inertial Sensors<br />
and Systems (ISS)<br />
Karlsruhe (Germany)<br />
www.geoforall.it/kawfx<br />
26-30 settembre <strong>2016</strong><br />
INSPIRE Conference <strong>2016</strong><br />
Barcelona (Spain)<br />
www.geoforall.it/kauk3<br />
29-30 settembre <strong>2016</strong><br />
Malaga (Spain)<br />
EUROGEO <strong>2016</strong><br />
www.geoforall.it/kawfk<br />
4-6 ottobre <strong>2016</strong><br />
TECHNOLOGY for ALL<br />
<strong>2016</strong><br />
Roma<br />
www.technologyforall.it<br />
11-13 ottobre<br />
INTERGEO <strong>2016</strong><br />
Hamburg (Germania)<br />
www.geoforall.it/kaxhh<br />
12-14 ottobre <strong>2016</strong><br />
Perugia<br />
Open Source Geospatial<br />
Research Education<br />
Symposium #OGRS<strong>2016</strong><br />
www.geoforall.it/kauka<br />
19-21 ottobre <strong>2016</strong><br />
GEOMETOC Workshop:<br />
Geospatial, Hydrometerological<br />
and GNSS<br />
Prague (Czech Republic)<br />
www.geoforall.it/kaxhc<br />
20-21 ottobre <strong>2016</strong><br />
5th International FIG 3D<br />
Cadastre Workshop<br />
Atene (Grecia)<br />
www.geoforall.it/kaxq9<br />
20-21 ottobre <strong>2016</strong><br />
11th 3D Geoinfo Conference<br />
Atene (Grecia)<br />
www.geoforall.it/kaxqw<br />
26-30 Ottobre <strong>2016</strong><br />
TOPCART <strong>2016</strong> XI Congreso<br />
Internacional de Geomática y<br />
Ciencias de La Tierra<br />
Toledo (Spagna)<br />
www.geoforall.it/k3ydc<br />
16-17 novembre <strong>2016</strong><br />
ITSNT <strong>2016</strong> International<br />
Technical Symposium on<br />
Navigation and Timing<br />
Toulose (France)<br />
www.geoforall.it/kaxhy
FIBER MANAGER ®<br />
TUTTA LA TUA RETE A PORTATA DI MANO<br />
GESTISCI L’INFRASTRUTTURA CON UN SOLO GEODATABASE INTEGRATO<br />
Con FiberManager® puoi gestire le reti di telecomunicazione con un unico geodatabase che consente la<br />
visione globale ed integrata dell’intera infrastruttura di rete. In questo modo hai a disposizione uno strumento<br />
di business intelligence geografica centralizzato, da cui puoi estrarre tutti i report, gli schemi e i documenti<br />
necessari a progettare, costruire, sviluppare e gestire la tua rete nel modo più efficace possibile.<br />
FiberManager® mette a fattor comune la piattaforma GIS leader nel mondo con il modello dati e le funzionalità<br />
smart implementate da una community network di aziende di telecomunicazioni operanti in vari paesi nel<br />
mondo.<br />
FiberManager® è una verticalizzazione della suite ArcFM® di Schneider Electric, di cui Sinergis è rivenditore<br />
esclusivo in Italia.<br />
www.sinergis.it