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GEOmedia 2 2016

La prima rivista italiana di geomatica

La prima rivista italiana di geomatica

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Rivista bimestrale - anno XX - Numero 2/<strong>2016</strong> - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma<br />

TERRITORIO CARTOGRAFIA<br />

GIS<br />

CATASTO<br />

3D<br />

INFORMAZIONE GEOGRAFICA<br />

FOTOGRAMMETRIA<br />

URBANISTICA<br />

GNSS<br />

BIM<br />

RILIEVO TOPOGRAFIA<br />

CAD<br />

REMOTE SENSING SPAZIO<br />

EDILIZIA<br />

WEBGIS<br />

UAV<br />

SMART CITY<br />

AMBIENTE<br />

NETWORKS<br />

BENI CULTURALI<br />

LBS<br />

LiDAR<br />

Mar/Apr <strong>2016</strong> anno XX N°2<br />

La prima rivista italiana di geomatica e geografia intelligente<br />

L'esperienza<br />

immersiva di<br />

Quirinale 3D VR<br />

Considerazioni sulle nuvole di<br />

punti da scansione laser e imaging<br />

Story-telling della<br />

Geologia di Roma<br />

La scarsa attendibilità del<br />

Codice di Avviamento Postale


Sotto<br />

controllo<br />

Codevintec Italiana<br />

via Labus 13 - Milano<br />

tel. +39 02 4830.2175<br />

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del sottosuolo e dei fondali marini.<br />

Sai cosa c’è sotto?<br />

> Studio del sottosuolo<br />

georadar, sismica, geoelettrica,<br />

logger da foro.<br />

> Rappresentazione<br />

dei fondali e delle coste<br />

Multibeam, SideScanSonar,<br />

SubBottom Profiler.<br />

Photo: Sophie Hay<br />

> Vulcanologia<br />

e Monitoraggio sismico<br />

sismometri, gravimetri,<br />

inclinometri.<br />

> Monitoraggio ambientale<br />

e Ingegneria civile<br />

georadar, sismografi, laser<br />

scanner, magnetometri.<br />

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Poca fotogrammetria nei sistemi GIS<br />

Sappiamo bene che la Fotogrammetria è la scienza che consente di effettuare misurazioni da<br />

fotografie ottenendo le tre coordinate spaziali di un congruo numero di punti dell’oggetto<br />

da rilevare, attraverso misure eseguite su una o più coppie di fotogrammi. Se pensiamo che il<br />

fondamento geometrico della fotogrammetria si ritrova negli studi sulla prospettiva e nelle sue<br />

applicazioni, con primi cenni che risalgono ai Babilonesi e che la fotogrammetria aerea è oggi la<br />

procedura più utilizzata per realizzare cartografie tecniche, a media grande scala, di estese porzioni<br />

di territorio, ci si chiede come mai sia tanto sconosciuta.<br />

"Il problema è che è difficile trovare un fotogrammetrista qualificato sotto l'età di 50 anni," afferma<br />

Darryl Murdock, vice presidente della U.S. Geospatial Intelligence Foundation (http://usgif.org/)<br />

in un recente articolo apparso su Geodatapoint. "Invece, ciò che abbiamo sono molte persone che<br />

hanno un background di fondo sui sistemi informativi geografici (GIS), ma molto poca esperienza<br />

analitica e predisposizione ad altre discipline geospaziali".<br />

Nello stesso articolo si racconta la storia di un avvocato che ha difeso una persona che era stata<br />

citata in giudizio per negligenza in un esercizio commerciale. Un cliente del procuratore era<br />

scivolato su una crepa nel marciapiede di fronte all’esercizio commerciale e stava sostenendo che il<br />

suo infortunio era colpa del proprietario dell’esercizio che aveva il dovere di mantenere e rendere<br />

sicuro il marciapiede di fronte alla sua attività, in modo che i clienti non fossero esposti al rischio di<br />

inciampare ferendosi.<br />

L’esercizio commerciale ha sostenuto che era la municipalità responsabile di eseguire la<br />

manutenzione sul marciapiede e che, a causa di questo, l'attività commerciale non poteva essere<br />

ritenuta responsabile. Per la difesa ha citato un'ordinanza locale sulla riparazione dei marciapiede<br />

che specificava come le grandi crepe nella pavimentazione dovevano essere manutenute dal<br />

municipio e ha sostenuto che la crepa nel marciapiede era sufficientemente grande per rispondere ai<br />

requisiti della ordinanza citata essendo pertanto di competenza del municipio.<br />

Lo studio legale ha assunto quindi un ingegnere. Per misurare le dimensioni della crepa, che ha<br />

usato una funzione di mappatura, basata su Internet, per rilevare la strada e per prendere misure.<br />

Con questo approccio però la mappa aveva pochissime informazioni accessorie a supporto della sua<br />

accuratezza. Aveva la data delle fotografie, ma non l'ora del giorno, il punto dove la fotografia era<br />

stata scattata e l'orientamento della fotocamera.<br />

Alla fine il prodotto realizzato dall’ingegnere attraverso un GIS via Internet aveva molte interessanti<br />

caratteristiche, ma era privo dell’essenza metrica di fondo che ha la fotogrammetria.<br />

"Con l'uso corretto dei dati geospaziali, sarebbe stato possibile incorporare tutti i tipi di dati relativi<br />

a una foto per ottenere la massima precisione", spiegò Murdock allo studio legale che lo aveva<br />

consultato.<br />

Concordiamo con Murdock in questa visione e ciò che ci sforziamo di sostenere è la massima<br />

incentivazione della formazione geospaziale estesa che può arricchire le competenze GIS e di<br />

mappatura che molte persone nella professione hanno già.<br />

Buona lettura,<br />

Renzo Carlucci


In questo<br />

numero...<br />

FOCUS<br />

REPORT<br />

Nuvole di punti -<br />

fra scansione<br />

laser e imaging di<br />

prossimità<br />

qualche considerazione<br />

e riflessione<br />

di Luigi Colombo<br />

6<br />

LE RUBRICHE<br />

48 MERCATO<br />

50 AGENDA<br />

Immagine di sfondo satellitare che<br />

ricorda una pittura astratta ottenuta da<br />

Sentinel-1: mostra l’aspetto vorticoso<br />

del paesaggio di Dasht-e Kavir,<br />

deserto salato iraniano.<br />

Credits: ESA.<br />

12<br />

Raccontare la<br />

geologia attraverso<br />

le story-telling<br />

Roma dal 1820 al<br />

2008<br />

di Maria Pia Congi, Fabiana<br />

Console, Marco Pantaloni,<br />

Paolo Perini e Mauro Roma<br />

Una infrastruttura<br />

geografica europea<br />

il Progetto E.L.F.<br />

(European Location<br />

Framework)<br />

di Stefano Campus, Patrizia<br />

Nazio e Gianbartolomeo Siletto<br />

18<br />

24<br />

Il rilievo<br />

con drone<br />

nei centri<br />

storici<br />

di Zaira<br />

Baglione<br />

Pagliaroli<br />

In copertina una<br />

ricostruzione<br />

tridimensionale in<br />

realtà virtuale del<br />

Piano Nobile del<br />

Palazzo del Quirinale<br />

creata dalle società<br />

italiane Geocart e<br />

Digital Lighthouse<br />

con le più innovative<br />

tecniche del Digital<br />

Heritage.<br />

L’esperienza 26<br />

immersiva di<br />

QUIRINALE 3D VR<br />

di Federico Capriuoli, Davide<br />

Colangelo, Luca Curto, Diego<br />

Fileri, Annibale Guariglia,<br />

Vito Mario Sansanelli e Paola<br />

Santarsiero<br />

geomediaonline.it<br />

<strong>GEOmedia</strong>, bimestrale, è la prima rivista italiana di geomatica.<br />

Da 20 anni pubblica argomenti collegati alle tecnologie dei<br />

processi di acquisizione, analisi e interpretazione dei dati,<br />

in particolare strumentali, relativi alla superficie terrestre.<br />

In questo settore <strong>GEOmedia</strong> affronta temi culturali e tecnologici<br />

per l’operatività degli addetti ai settori dei sistemi informativi<br />

geografici e del catasto, della fotogrammetria e cartografia,<br />

della geodesia e topografia, del telerilevamento aereo e<br />

spaziale, con un approccio tecnico-scientifico e divulgativo.


INSERZIONISTI<br />

30 GeoDataBase<br />

geomorfologico per<br />

acquisizione dei dati<br />

tramite tecnologie<br />

mobile<br />

di Mattia De Amicis, Fabio<br />

Olivotti, Stefano Roverato,<br />

Alice Mayer e Luca Dangella<br />

Una questione di<br />

centimetri<br />

34<br />

di Fulvio Bernardini<br />

3D TARGET 52<br />

AerRobotix 10<br />

Codevintec 2<br />

Epsilon 42<br />

Esri 17<br />

Flytop 16<br />

Intergeo 29<br />

Leica 11<br />

Me.s.a 47<br />

Planetek 23<br />

Sinergis 51<br />

Sistemi territoriali 50<br />

TECHNOLOGYforALL 37<br />

Teorema 48<br />

Topcon 49<br />

Trimble 43<br />

44<br />

La scarsa<br />

attendibilità<br />

del CAP come<br />

riferimento<br />

geografico in<br />

Italia<br />

di Marianna Ronconi, Alice<br />

Pasquinelli, Anna Privitera e<br />

Franco Guzzetti<br />

38<br />

L’uso del GIS<br />

come strumento<br />

di analisi e<br />

rappresentazione<br />

del consumo di<br />

suolo<br />

di Valentina Sannicandro<br />

e Carmelo Maria Torre<br />

una pubblicazione<br />

Science & Technology Communication<br />

Direttore<br />

RENZO CARLUCCI, direttore@rivistageomedia.it<br />

Comitato editoriale<br />

Vyron Antoniou, Fabrizio Bernardini, Mario Caporale, Luigi<br />

Colombo, Mattia Crespi, Luigi Di Prinzio, Michele Dussi, Michele<br />

Fasolo, Flavio Lupia, Beniamino Murgante, Aldo Riggio, Mauro<br />

Salvemini, Domenico Santarsiero, Attilio Selvini, Donato Tufillaro<br />

Direttore Responsabile<br />

FULVIO BERNARDINI, fbernardini@rivistageomedia.it<br />

Redazione<br />

VALERIO CARLUCCI, GIANLUCA PITITTO,<br />

redazione@rivistageomedia.it<br />

Diffusione e Amministrazione<br />

TATIANA IASILLO, diffusione@rivistageomedia.it<br />

Comunicazione e marketing<br />

ALFONSO QUAGLIONE, marketing@rivistageomedia.it<br />

Progetto grafico e impaginazione<br />

DANIELE CARLUCCI, dcarlucci@rivistageomedia.it<br />

MediaGEO soc. coop.<br />

Via Palestro, 95 00185 Roma<br />

Tel. 06.62279612 - Fax. 06.62209510<br />

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ISSN 1128-8132<br />

Reg. Trib. di Roma N° 243/2003 del 14.05.03<br />

Stampa: SPADAMEDIA srl<br />

VIA DEL LAVORO 31, 00043 CIAMPINO (ROMA)<br />

Editore: mediaGEO soc. coop.<br />

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Science<br />

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&<br />

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riproduzione anche parziale del contenuto di questo numero della Rivista in<br />

qualsiasi forma e con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico, ivi inclusi i<br />

sistemi di archiviazione e prelievo dati, senza il consenso scritto dell’editore.<br />

Rivista fondata da Domenico Santarsiero.<br />

Numero chiuso in redazione il 15 maggio <strong>2016</strong>.


FOCUS<br />

NUVOLE DI PUNTI - FRA SCANSIONE<br />

LASER E IMAGING DI PROSSIMITÀ<br />

QUALCHE CONSIDERAZIONE E RIFLESSIONE<br />

di Luigi Colombo<br />

L’articolo prende in esame le tecniche automatizzate di rilevamento,<br />

senza contatto, che acquisiscono nuvole di punti sull’oggetto di interesse.<br />

Si spazia dalla scansione laser alla tecnica per immagini, che sta avendo<br />

risvegli importanti grazie al rilevamento di prossimità sviluppatosi con<br />

l’avvento dei sistemi Aerei a Pilotaggio Remoto.<br />

Una valutazione degli ambiti di applicazione, dei vantaggi-svantaggi<br />

dei processi e i necessari supporti tecnologici, telematici e informatici<br />

Fig. 1 - Griglia di campionamento corrispondente<br />

alla nuvola di punti.<br />

corredano l’analisi.<br />

La sorgente dei dati spaziali<br />

Le nuvole di punti costituiscono<br />

attualmente la principale sorgente<br />

di dati per l’informazione<br />

spaziale (anche texturizzata con<br />

il colore o l’energia riflessa).<br />

Sono generate dall’impiego di<br />

tecniche automatizzate di rilevamento<br />

(senza contatto) e costituiscono<br />

la base per la creazione<br />

di modelli 3D, i cosiddetti<br />

Digital Surface Models, da cui si<br />

possono derivare sottoprodotti<br />

metrici 2D, come piante, sezioni,<br />

prospetti e rappresentazioni<br />

per isolinee.<br />

In questi anni, i sistemi a<br />

scansione laser (terrestri e aerotrasportati)<br />

sono stati la via<br />

primaria per generare interattivamente<br />

nuvole di punti; più<br />

recentemente, la ricerca nel<br />

settore della Computer Vision ha<br />

rivoluzionato la tecnica di rilievo<br />

per immagini e reso possibile<br />

l’estrazione differita di dettagliate<br />

nuvole di punti da blocchi di<br />

immagini, normali ed oblique.<br />

Si parla in questi casi di Dense<br />

image matching, con riferimento<br />

alla procedura tecnica che ha<br />

garantito questo sviluppo tecnologico.<br />

Si sa che l’acquisizione dei punti<br />

di una nuvola (point cloud)<br />

non avviene in forma deterministica,<br />

come nel rilievo manuale<br />

(solo i punti caratteristici), bensì<br />

in modo stocastico: si tratta<br />

dei nodi di una griglia di campionamento<br />

spaziale che viene<br />

automaticamente sovrapposta<br />

all’oggetto (Fig. 1).<br />

Il valore del passo effettivo della<br />

griglia dipende non solo dal<br />

campionamento e dalla distanza<br />

di acquisizione ma anche<br />

dalle condizioni geometriche<br />

d’impatto del fascio laser con le<br />

superfici di interesse (normalità,<br />

obliquità) e dalle irregolarità<br />

morfologiche di queste ultime.<br />

Si può risalire poi dai nodi della<br />

griglia agli specifici punti di interesse<br />

tramite l’applicazione di<br />

processi interpolativi locali.<br />

Le tecniche automatizzate di<br />

rilevamento operano dunque<br />

tramite la scansione laser o la<br />

ripresa per immagini (Figg.<br />

2-3) che sono spesso opportunamente<br />

combinate fra loro.<br />

L’integrazione fra i due dataset<br />

produce un modello (denso) di<br />

punti spaziali in grado di descrivere<br />

più compiutamente ed<br />

economicamente le geometrie<br />

di un oggetto.<br />

Ben supportate dai molti software<br />

finalizzati all’elaborazione<br />

delle nuvole, le due tecniche<br />

costituiscono oggi le soluzioni<br />

attiva e passiva del processo di<br />

acquisizione automatizzata. Esse<br />

risultano più adatte, la prima<br />

nel rilevamento di interni (vista<br />

la minore dipendenza dalle<br />

condizioni di illuminazione), la<br />

seconda in quello di esterni, per<br />

la semplicità del sensore fotografico,<br />

la necessità di adeguate<br />

condizioni di luce e l’avvento<br />

dei sistemi aerei a pilotaggio remoto<br />

(SAPR).<br />

6 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>


FOCUS<br />

con la sensibilità (ISO) del<br />

sensore, così da contenere il<br />

trascinamento dS immagine [1]<br />

entro<br />

il pixel della camera e conseguentemente<br />

lo spostamento<br />

dS oggetto all’interno del parametro<br />

GSD (Ground Sampling<br />

Distance) [2].<br />

[1] dS immagine<br />

= dS oggetto<br />

* f / Q<br />

con<br />

relativa media di volo<br />

dS oggetto<br />

= V * dt<br />

Fig. 2 - La scansione laser terrestre (da RIEGL).<br />

Molto si conosce e si è scritto<br />

sui sistemi a scansione e sulle<br />

procedure operative ad essi<br />

associate, molto meno si sa,<br />

forse, della bi-centenaria tecnica<br />

per immagini e dell’uso del<br />

vettore aereo, in questi anni<br />

surclassati dallo sviluppo della<br />

scansione laser e che solo ora<br />

stanno ritornando di moda<br />

grazie ai nuovi aeromobili di<br />

uso personale (SAPR). Insieme<br />

a loro, non si possono dimenticare<br />

sia le tecnologie satellitari<br />

e non (automatizzate) di supporto<br />

al volo sia quelle digitali e<br />

telematiche per la gestione operativa<br />

dei processi. Non si tratta<br />

dunque di un ritorno al passato<br />

bensì di un ritorno al futuro<br />

(come ben ha scritto qualcuno),<br />

visto che gli scenari tecnologici<br />

degli algoritmi del rilevamento<br />

per immagini risultano significativamente<br />

cambiati.<br />

I sistemi APR<br />

I sistemi aerei di rilevamento a<br />

pilotaggio remoto, con finalità<br />

ben diverse da quelle degli aeromodelli<br />

ricreativi e sportivi,<br />

possono essere a decollo-atterraggio<br />

verticale e con funzioni<br />

di hovering (multi-rotore), oppure<br />

ad ala fissa. Questi sistemi<br />

sono dotati di un supporto stabilizzato<br />

per la compensazione<br />

delle rotazioni spaziali indotte<br />

dal volo, dalla turbolenza dell’aria<br />

e dal vento e sono in grado<br />

di trasportare un carico utile<br />

(payload), costituito dai sensori<br />

per la ripresa.<br />

I vantaggi-svantaggi funzionali,<br />

rispetto ai vettori aerei tradizionali,<br />

sono indicati nella figura 4.<br />

I SAPR consentono riprese aeree<br />

da quote relative inferiori,<br />

con conseguente aumento della<br />

scala media delle immagini (a<br />

parità di valore della focale fissa<br />

riguardante la fotocamera) e<br />

quindi del livello di dettaglio e<br />

della precisione altimetrica.<br />

Una ridotta quota relativa di<br />

volo accentua però gli effetti<br />

di trascinamento (Figg. 5-6)<br />

dell’immagine, con conseguente<br />

fenomeni di sfocatura (foto<br />

mossa): si potrà intervenire<br />

limitando la velocità di crociera<br />

(V) dell’APR e coordinando<br />

opportunamente il tempo di<br />

esposizione (dt) della ripresa<br />

Fig. 4 - Valutazione dei sistemi APR.<br />

Fig. 5 - Il trascinamento dell’immagine digitale.<br />

In senso tecnico, la scansione<br />

laser detiene comparativamente<br />

il rilevante vantaggio (disponendo<br />

del valore della distanza<br />

di posizione) che un solo raggio<br />

debba essere riflesso da un<br />

punto oggetto per la sua determinazione<br />

3D; la ripresa per<br />

immagini comporta invece la<br />

necessità di disporre di almeno<br />

due raggi (omologhi) riflessi<br />

per ciascun punto da restituire<br />

spazialmente, relativi a differenti<br />

posizioni del sensore fotografico,<br />

oltre ad informazioni<br />

Fig. 3 - Il rilievo di prossimità per immagini (Cristo<br />

Redentore a Rio de Janeiro, da Pix4D).<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 7


FOCUS<br />

Fig. 6 - Ripresa nadirale da aereo e di prossimità da APR.<br />

metriche, acquisite sull’oggetto,<br />

necessarie per la ricostruzione<br />

univoca del modello di punti<br />

(Fig.7).<br />

Inoltre, se nel laser scanning<br />

emergono problemi di impiego<br />

su superfici riflettenti, trasparenti<br />

e traslucide (metalli,<br />

marmi, vernici, vetro…), nel<br />

caso della ripresa per immagini<br />

l’oggetto deve presentare altresì<br />

un’adeguata caratterizzazione<br />

geometrica e tematica (superfici<br />

non uniformi, non lisce, non<br />

monocromatiche e con poche<br />

Fig. 7 - Schema del rilevamento per immagini (da GIM International).<br />

ombre); questo perché sia consentito<br />

il riconoscimento automatico<br />

dei punti omologhi sui<br />

fotogrammi corrispondenti. Il<br />

processo di ricerca viene attuato<br />

tramite la correlazione digitale<br />

delle immagini.<br />

La correlazione digitale<br />

di immagini<br />

Le tecniche per l’individuazione<br />

dei punti omologhi su<br />

immagini sovrapposte, dette di<br />

matching, sono del tipo areabased<br />

(ABM) e feature-based<br />

(FBM): le prime si fondano sul<br />

confronto dei livelli di colore<br />

di areole poste sulle immagini<br />

di interesse, mentre le seconde<br />

pongono a raffronto primitive<br />

grafiche (punti, linee, poligoni),<br />

estratte preliminarmente dalle<br />

immagini attraverso operatori di<br />

interesse.<br />

Quando la risoluzione del<br />

matching deve scendere a livello<br />

del singolo pixel, la ricerca dei<br />

punti per correlazione diviene<br />

operativamente proibitiva:<br />

questo accade soprattutto con<br />

immagini oblique (per esempio,<br />

nel caso di riprese di facciate<br />

o prese terrestri) e quando le<br />

morfologie dell’oggetto siano<br />

altimetricamente assai irregolari<br />

(edifici alti, ecc.).<br />

Negli ultimi anni sono stati<br />

introdotti algoritmi più efficaci<br />

e veloci, come il Semi-Global-<br />

Matching (Hirschmueller,<br />

2005-2008), che si avvalgono<br />

del contributo della geometria<br />

epipolare (Fig. 8) (per limitare<br />

la ricerca dei punti omologhi a<br />

linee immagine) e consentono<br />

l’estrazione di nuvole di punti<br />

dense con campionamento (griglia)<br />

corrispondente al valore<br />

del pixel sull’oggetto (GSD).<br />

[2] GSD = pixel immagine *<br />

quota media relativa / focale del<br />

sensore fotografico<br />

Il valore GSD definisce la scala<br />

massima della restituzione<br />

vettoriale-raster producibile dal<br />

modello:<br />

[3] 1/N R<br />

= k / GSD con k =<br />

0,1 mm oppure (0,1* 1,96) mm<br />

(incertezza grafica, al 95%).<br />

Il rilevamento di<br />

prossimità per immagini<br />

Le acquisizioni per immagini, effettuate<br />

sempre più diffusamente<br />

da SAPR, consistono in un blocco<br />

di foto oblique o normali, opportunamente<br />

sovrapposte longitudinalmente<br />

e trasversalmente<br />

(in funzione del tipo di rilievo<br />

previsto, 2D o 3D).<br />

Si tratta, in dettaglio, di riprese<br />

di tipo normale (all’oggetto)<br />

effettuate secondo strisciate orizzontali<br />

oppure di riprese di tipo<br />

obliquo spesso su strisciate verticali<br />

(modelli di facciate). Esse risultano<br />

utili per generare nuvole<br />

di punti o per estrarre elaborati<br />

2D vettoriali e raster; questi ultimi<br />

vengono ortogonalizzati, cioè<br />

corretti dalle deformazioni geometriche<br />

indotte dalla morfologia<br />

dell’oggetto, dalla geometria<br />

della ripresa e dai sistematismi<br />

del sensore (Fig. 9).<br />

Il vettore aereo dispone, oltre<br />

che di sensori di rilevamento,<br />

di sensori navigazionali per la<br />

registrazione in tempo reale<br />

del posizionamento e dell’assetto<br />

della foto-camera: questo<br />

consente l’esecuzione di voli<br />

autonomi attraverso way-points<br />

con georeferenziazione diretta<br />

8 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>


FOCUS<br />

(in modalità RTK o PPK) delle<br />

riprese (fotogrammetria diretta).<br />

In genere, però, la georeferenziazione<br />

è effettuata ancora<br />

con metodologia indiretta o<br />

mista, cioè utilizzando anche<br />

punti di controllo GCP<br />

(GroundControlPoints, premisurati<br />

topograficamente<br />

sull’oggetto), per motivi sia di<br />

costo che di affidabilità metrica.<br />

I punti di controllo sono<br />

materializzati con target o coincidono<br />

con particolari naturali<br />

ben riconoscibili e vengono<br />

distribuiti sul contorno e al centro<br />

del blocco di immagini, a<br />

quote differenti. La qualità metrica<br />

del blocco viene verificata<br />

per confronto attraverso CP<br />

(CheckPoints), scelti fra i GCP<br />

e rideterminati poi anche tramite<br />

il modello di immagini.<br />

La compensazione del blocco è<br />

effettuata con software di elaborazione<br />

digitale (produttori noti<br />

sono Agisoft, Pix4D, Menci…);<br />

vengono calcolati i parametri<br />

di orientamento esterno di ogni<br />

immagine (risoluzione del noto<br />

vertice di piramide), nonché i<br />

residui stimati sui punti di controllo<br />

(GCP).<br />

La creazione del modello di<br />

punti-oggetto (DSM), dalle<br />

singole immagini sovrapposte,<br />

è poi gestita mediante intersezione<br />

spaziale di raggi omologhi<br />

corrispondenti (restituzione<br />

3D); importante per garantire<br />

una buona precisione altimetrica<br />

risulta in questo caso il rapporto<br />

base della ripresa / quota<br />

media relativa (Fig. 9).<br />

Alla nuvola di punti, estratta<br />

automaticamente e più adatta<br />

alla descrizione di superfici semplici<br />

e a basso dettaglio, si può<br />

affiancare localmente, come per<br />

la scansione laser, l’acquisizione<br />

manuale di specifici punti<br />

oggetto (tramite osservazione<br />

monoscopica su più fotogrammi)<br />

o ancora una restituzione<br />

stereoscopica (per linee oggetto)<br />

Fig. 8 - La correlazione digitale delle immagini (da GIM International).<br />

utile su superfici pseudo-verticali<br />

(facciate) o con dettaglio<br />

complesso.<br />

È possibile, insieme al calcolo<br />

del blocco, effettuare l’autocalibrazione<br />

della foto-camera,<br />

correggere la distorsione radiale<br />

dell’obbiettivo e produrre elaborati<br />

raster di tipo ortografico.<br />

Il rilevamento per immagini<br />

utilizza nella fase di ripresa una<br />

serie di rapporti prestabiliti (di<br />

tipo sperimentale) fra la scala<br />

media dell’immagine e il<br />

successivo livello di dettaglio<br />

(cioè la scala) della restituzione<br />

(raster o vettoriale). La figura<br />

10 riporta tali rapporti, insieme<br />

ai corrispondenti livelli di precisione<br />

conseguibili. La precisione<br />

(s.q.m. o ripetibilità) è calcolata<br />

sulla reiterazione dello stesso<br />

processo di misura, mentre l’accuratezza<br />

(o RMSe) origina dal<br />

confronto del processo di misura<br />

in atto con uno più affidabile;<br />

in assenza di errori grossolani<br />

e sistematici i due parametri<br />

coinciderebbero.<br />

Sicurezza della fase di volo<br />

e ripresa<br />

L’uso dei sistemi APR a pilotaggio<br />

remoto è regolamentato<br />

in Italia dall’ENAC, l’ente di<br />

coordinamento dell’Aviazione<br />

Civile; ad esso si rimanda per i<br />

dovuti approfondimenti.<br />

Un aspetto importante, e spesso<br />

controverso, del Regolamento è<br />

Fig. 9 - Schemi per la ripresa di immagini.<br />

Fig. 10 - Rapporti di scala nel rilevamento per immagini.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 9


FOCUS<br />

quello relativo all’interpretazione<br />

delle condizioni di criticità di<br />

una ripresa, che possono condizionare<br />

o precludere le attività<br />

operative sul campo.<br />

La figura 11 riporta graficamente<br />

le prescrizioni relative ai voli<br />

professionali eseguiti di giorno e<br />

con l’operatore in contatto visivo<br />

continuo con il mezzo aereo<br />

in volo (le cosiddette operazioni<br />

VLOS).<br />

Considerazioni finali<br />

Le tecnologie innovative connesse<br />

ai sistemi esperti di rilevamento<br />

per scansione laser e per<br />

immagini, gestibili autonomamente<br />

da terra e dal cielo, stanno<br />

rivoluzionando le tecniche<br />

di acquisizione 3D, sempre più<br />

integrate fra loro e orientate<br />

alla ricostruzione spaziale, al<br />

mondo telematico-informatico<br />

e all’automazione.<br />

Tutto ciò saprà offrire certamente<br />

crescenti vantaggi operativi,<br />

semplificando significativamente<br />

le attività di misura<br />

sul campo, ma non potrà mai<br />

cancellare l’importanza di una<br />

rigorosa formazione di base<br />

unita all’esperienza professionale<br />

degli addetti ai lavori.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

F. Chiabrando, A. Lingua e M. Piras -<br />

Fotogrammetria diretta con RPAS - Geomedia,<br />

1-2015<br />

L. Colombo (<strong>2016</strong>) - Scansione laser terrestre e<br />

sensori GNSS-RTK per la creazione di modelli<br />

spaziali urbani - Geomedia, 1-<strong>2016</strong><br />

ENAC (2015) - Regolamento APR - Edizione<br />

n.2 con emendamento n.1 - www.enac.gov.it<br />

H. Hirschmueller (2011) - Semi-Global<br />

Matching - Motivation, developments and applications<br />

– Proceedings of Photogrammetric<br />

Week 2011, Stuttgart - Wichmann<br />

M. Kodde (<strong>2016</strong>) - Dense Image Matching -<br />

GIM International, 1-<strong>2016</strong><br />

M. Naumann, G. Grenzdoerffer (<strong>2016</strong>)<br />

- Reconstructing a church in 3D - GIM<br />

International, 2-<strong>2016</strong><br />

R. Pacey, P. Fricker (2005) - Forward Motion<br />

Compensation (FMC) - Photogrammetric<br />

Engineering & Remote Sensing, November<br />

2005<br />

DronEzine - Magazine & books - www.dronezine.it<br />

ABSTRACT<br />

The article deals with the automatic survey techniques<br />

which collect point clouds over the objects of interest.<br />

It ranges from laser scanning to survey for images, that<br />

is having meaningful awakenings through the proximity<br />

aerial survey after the advent of Unmanned Aircraft<br />

Systems.<br />

Assessments regarding the aim of application, the<br />

advantages-disadvantages of processes and the necessary<br />

technological support about telematics and information<br />

technology, complement the benchmarking.<br />

Fig. 11 - Operazioni critiche e non<br />

critiche nelle riprese VLOS con<br />

SAPR (da DronEzine)<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Nuvole di punti; laser scanning; rilevamento per<br />

immagini; SAPR; ENAC<br />

AUTORE<br />

Luigi Colombo<br />

Luigi.colombo@unibg.it<br />

Università di Bergamo - DISA<br />

Gruppo di Geomatica - Dalmine<br />

• Rilievi batimetrici automatizzati<br />

• Fotogrammetria delle sponde<br />

• Acquisizione dati e immagini<br />

• Mappatura parametri ambientali<br />

• Attività di ricerca<br />

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10 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>


FOCUS<br />

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e SmartLink<br />

Tracciamento di tutti i segnali GNSS di oggi e<br />

di domani<br />

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a RTKplus<br />

Efficiente in tutte le condizioni anche in ambienti<br />

sfavorevoli<br />

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<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 11


FOCUS<br />

Raccontare la geologia<br />

attraverso le story-telling<br />

Roma dal 1820 al 2008<br />

di Maria Pia Congi, Fabiana Console, Marco Pantaloni, Paolo Perini e Mauro Roma<br />

In questo lavoro viene ricostruito,<br />

attraverso l’uso degli strumenti<br />

disponibili nella piattaforma<br />

ArcGIS Online di ESRI®, un<br />

percorso scientifico-culturale<br />

che presenta i progressi di<br />

ordine tecnico e conoscitivo della<br />

geologia attraverso l’analisi della<br />

cartografia geologica realizzata<br />

nell’area romana a partire dal<br />

1820 fino ad oggi.<br />

Fig. 1 - Schema geologico di Roma realizzato da Giovanni Battista Brocchi tra il 1820 ed il 1830,<br />

disegnato a mano a due colori.<br />

La cartografia geologica<br />

rappresenta una delle<br />

più innovative “scoperte”<br />

scientifiche del XIX secolo e la<br />

stessa cartografia ha costituito<br />

l’elemento di base per lo sviluppo<br />

economico di molti paesi<br />

europei ed extraeuropei (Pantaloni,<br />

2014). In Italia, nel 1873,<br />

viene istituito il Regio Ufficio<br />

Geologico ed avviato il rilevamento<br />

geologico sistematico del<br />

territorio e la sua rappresentazione<br />

cartografica.<br />

In precedenza, però, alcuni<br />

scienziati riportarono su carta i<br />

risultati degli studi e dei rilievi<br />

eseguiti in varie parti della penisola.<br />

Tra i primi esempi va senza<br />

dubbio ricordato lo Schema<br />

geologico di Roma, realizzato da<br />

Giovanni Battista Brocchi tra il<br />

1820 e il 1830.<br />

Dopo aver analizzato la produzione<br />

scientifica e cartografica<br />

realizzata da diversi Autori<br />

nell’area romana, si è costruito<br />

un progetto di Story telling cercando<br />

di evidenziare i progressi<br />

di ordine tecnico e conoscitivo,<br />

inserendo i singoli lavori nel<br />

contesto storico e culturale del<br />

periodo.<br />

La ricostruzione di questo interessante<br />

percorso viene fatta<br />

sfruttando le potenzialità of-<br />

12 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>


FOCUS<br />

ferte dai sistemi GIS attraverso<br />

strumenti disponibili nella<br />

piattaforma ESRI ® di ArcGIS<br />

Online, tutto ciò con lo scopo<br />

di valorizzare il contenuto scientifico-culturale<br />

della cartografia<br />

e contribuire alla conoscenza<br />

dello sviluppo delle Scienze geologiche.<br />

Il patrimonio bibliografico<br />

e cartografico della Biblioteca<br />

dell’ISPRA<br />

La Biblioteca dell’ISPRA, specializzata<br />

nelle Scienze della Terra<br />

e nelle tematiche ambientali,<br />

vanta nella sua ricca consistenza<br />

l’intero patrimonio della Biblioteca<br />

del Servizio Geologico<br />

d’Italia. La biblioteca possiede,<br />

attualmente, 3.300 testate di<br />

periodici, 50.000 monografie<br />

ed una base di dati, elaborata<br />

ed arricchita costantemente dai<br />

bibliotecari, di circa 60.000<br />

contributi di periodici e di monografie.<br />

Questo patrimonio è<br />

contraddistinto da una cartoteca<br />

caratterizzata da oltre 50.000<br />

carte geologiche e geotematiche,<br />

la cui copertura territoriale<br />

interessa 170 paesi per un arco<br />

temporale di 140 anni. Delle<br />

15.000 carte italiane, circa un<br />

migliaio sono di particolare<br />

pregio e valore storico perché<br />

prime edizioni oppure originali<br />

d’autore acquerellate a mano di<br />

cui molte inedite. Per esigenze<br />

di conservazione, tutela e diffusione,<br />

la Biblioteca ha realizzato<br />

un progetto di riproduzione in<br />

formato digitale di oltre 1.500<br />

carte geologiche antiche.<br />

Materiale cartografico<br />

utilizzato<br />

La più antica carta dell’area romana<br />

con indicazioni di natura<br />

geologica è lo Schema geologico<br />

di Roma (Fig. 1) realizzato da<br />

Giovanni Battista Brocchi tra<br />

il 1820 ed il 1830, disegnato a<br />

mano a due colori sulla riduzione<br />

della “Nuova pianta di<br />

Roma” eseguita nel 1773 da<br />

Giovanni Battista Nolli.<br />

Nell’unica copia manoscritta<br />

esistente, conservata presso la<br />

Biblioteca dell’ISPRA, si legge,<br />

in basso a destra, l’indicazione<br />

di responsabilità autografa,<br />

mentre in alto a sinistra la nota<br />

“La linea rossa che attraversa il<br />

Gianicolo e il Vaticano indica<br />

la creta del colle”. La scala della<br />

carta, di 2000 palmi romani di<br />

architettura è indicata in basso<br />

a destra su un frammento architettonico.<br />

L’altro elemento studiato è la<br />

Carta geologica e idrografica della<br />

Campagna Romana alla scala<br />

1:210.000, realizzata in forma<br />

manoscritta da Paolo Mantovani<br />

nel 1870. A causa di alcuni<br />

grossolani errori interpretativi,<br />

quest’opera venne considerata<br />

di importanza minore e quindi<br />

dimenticata nelle ricostruzioni<br />

storiche della geologia romana.<br />

La conoscenza geologica dell’area<br />

di Roma subisce un profondo<br />

sviluppo subito dopo la<br />

fondazione del R. Ufficio Geologico,<br />

con l’inizio delle attività<br />

di rilevamento sistematico del<br />

territorio per la realizzazione<br />

della Carta geologica d’Italia in<br />

scala 1:100.000.<br />

Proprio a cura del R. Ufficio<br />

Geologico, nel 1888 viene<br />

pubblicata la prima edizione<br />

del Foglio geologico 150 Roma;<br />

il fattore di scala adottato, pur<br />

offrendo una importante chiave<br />

di lettura per l’inquadramento<br />

delle strutture geologiche a scala<br />

regionale, non rende questo<br />

prodotto idoneo ad attività di<br />

caratterizzazione per la piani-<br />

Fig. 2- In alto, panorama della<br />

formazione nettunica (da Degli<br />

Abbati, 1869); sullo sfondo, lo<br />

stesso panorama, oggi.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 13


FOCUS<br />

Fig. 4 - Pagina di ingresso della Story Map “Geologia di Roma (1820-2008)”;<br />

a destra, pagina descrittiva della Carta geologica di Roma realizzata nel 1915 da Antonio Verri.<br />

Fig. 3- In alto, la Via Portuense nel 1891, nell’area<br />

dell’esplosione della polveriera di Vigna Pia; in basso,<br />

la stessa strada, oggi.<br />

ficazione territoriale urbana,<br />

proprio nel periodo di massima<br />

espansione urbana immediatamente<br />

successivo al trasferimento<br />

della capitale da Firenze<br />

a Roma.<br />

Nel 1893 Achille Tellini pubblica<br />

una Carta geologica dei dintorni<br />

di Roma: regione alla destra<br />

del Fiume Tevere, in due fogli in<br />

scala di dettaglio di 1:15.000.<br />

Essendo limitata al solo settore<br />

in destra del Fiume Tevere, la<br />

carta pecca per l’incompletezza<br />

della copertura territoriale.<br />

Questa lacuna viene compensata<br />

nel 1915, quando il Tenente<br />

Generale Antonio Verri pubblica,<br />

per conto del R. Ufficio<br />

Geologico, la sua Carta geologica<br />

di Roma, anche questa a scala<br />

1:15.000. Questo è il primo<br />

esempio di rappresentazione<br />

geologica su una carta topografica<br />

di dettaglio per l’intera<br />

città che iniziava la sua moderna<br />

e ampia urbanizzazione e, a<br />

distanza di 100 anni dalla sua<br />

pubblicazione, presenta ancora<br />

oggi interessanti elementi di<br />

attualità (Pantaloni, Luberti,<br />

2015).<br />

Il nostro studio ha poi analizzato<br />

la seconda edizione del<br />

Foglio geologico 150 Roma in<br />

scala 1:100.000, realizzato dal<br />

Servizio Geologico d’Italia nel<br />

1967, sotto la direzione di E.<br />

Beneo. La completezza dell’area<br />

urbana però, essendo il “taglio”<br />

della base IGM centrato sul<br />

meridiano di Monte Mario, viene<br />

completata con il limitrofo<br />

Foglio geologico 149 Cerveteri,<br />

pubblicato nel 1963.<br />

Lo studio comparativo si conclude<br />

con la nuova cartografia<br />

geologica in scala 1:50.000<br />

(Progetto CARG) del Servizio<br />

Geologico d’Italia – ISPRA, con<br />

il Foglio geologico 374 Roma,<br />

pubblicato nel 2008 e realizzato<br />

in collaborazione con l’Università<br />

di Roma Tre.<br />

Acquisizione dei dati cartografici<br />

e georeferenziazione<br />

La ricostruzione dell’evoluzione<br />

delle conoscenze geologiche<br />

della città di Roma tramite una<br />

Story Map ha richiesto un meticoloso<br />

lavoro preparatorio sui<br />

documenti originali.<br />

Dopo la fase di scansione del<br />

documento cartaceo, effettuata<br />

con risoluzione a 300 dpi, si è<br />

proceduto ad un lavoro di accurata<br />

georeferenziazione. Essendo<br />

queste cartografie spesso prive<br />

di un sistema di riferimento, la<br />

georeferenziazione è stata effettuata<br />

attraverso l’identificazione<br />

di un discreto numero di punti<br />

omologhi utilizzati come GCP<br />

(Ground Control Point). A tal<br />

fine sono stati individuati punti<br />

di origine antropica facilmente<br />

e sicuramente riconoscibili, essendo<br />

legati a monumenti e/o<br />

edifici storici che hanno svolto<br />

la funzione di “caposaldo” topografico.<br />

Per le carte di più<br />

recente produzione, invece, l’operazione<br />

di georeferenziazione<br />

è stata facilitata grazie ai vertici<br />

delle carte con coordinate note.<br />

A tutti i file raster è stato assegnato<br />

il sistema di riferimento<br />

Web Mercator EPSG 3857.<br />

14 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>


FOCUS<br />

Acquisizione e rielaborazione<br />

dei dati iconografici<br />

Congiuntamente all’analisi della<br />

cartografia geologica, si è sviluppata<br />

una fase di raccolta di materiale<br />

iconografico, analizzando<br />

la vasta mole di pubblicazioni<br />

scientifiche disponibili presso<br />

la Biblioteca dell’ISPRA. L’arco<br />

temporale coperto spazia dal<br />

1869 con i paesaggi raffigurati<br />

nel volume di Francesco Degli<br />

Abbati, alle pubblicazioni di<br />

Alessandro Portis (1893, 1896),<br />

fino ad arrivare agli anni ’50<br />

con i numerosi lavori di Gioacchino<br />

De Angelis d’Ossat (ad<br />

es., 1945, 1956). Questi lavori<br />

contengono viste panoramiche,<br />

schemi geologici e rappresentazioni<br />

di sezioni che oggi non<br />

sono più visibili o sono pesantemente<br />

coperte dalle opere<br />

civili (Fig. 2). È stato quindi<br />

effettuato il recupero di queste<br />

informazioni ubicando con<br />

precisione il luogo dove furono<br />

eseguite e confrontando, attraverso<br />

operazioni di riposizionamento<br />

grafico, il passato con<br />

l’attuale (Fig. 3).<br />

Il lavoro è proseguito attraverso<br />

la raccolta di immagini<br />

fotografiche tratte da pubblicazioni<br />

o da archivi storici selezionando<br />

quelle immagini che<br />

offrono informazioni di natura<br />

geologica-geomorfologica<br />

dell’area urbana.<br />

Metadati e servizi<br />

Il Servizio Geologico d’Italia –<br />

ISPRA, Organo Cartografico<br />

dello Stato, ha da diversi anni<br />

concentrato una parte delle<br />

proprie attività verso la condivisione<br />

delle informazioni verso<br />

utenti esterni, in ottemperanza<br />

alla direttiva INSPIRE. Tutte<br />

le informazioni afferenti alle<br />

Scienze della Terra sono state<br />

quindi oggetto di analisi e di<br />

una successiva trasformazione<br />

verso gli standard maggiormente<br />

diffusi. Questo processo di<br />

“rinnovamento” è stato applicato<br />

anche alla cartografia storica<br />

che trova in questo progetto pilota<br />

la sua prima applicazione.<br />

Dopo la fase di georeferenziazione<br />

il materiale cartografico<br />

utilizzato è stato pubblicato sotto<br />

forma di servizi standard di<br />

tipo WMS (Web Map Service).<br />

Per ciascun servizio sono stati<br />

compilati i file di capability per<br />

definire un primo metadato. In<br />

particolare sono stati compilati<br />

tutti i campi utili al reperimento<br />

delle informazioni e dei contatti,<br />

nonché quelli relativi ai<br />

contenuti e alle funzioni abilitate<br />

sul servizio, con particolare<br />

attenzione alla licenza d’uso attribuita,<br />

in questo caso creative<br />

commons (cc-by-sa).<br />

Una volta generati, i servizi di<br />

mappa sono stati pubblicati<br />

all’interno di ArcGIS Online,<br />

che include una suite di applicazioni<br />

che permettono la diffusione<br />

di queste mappe al fine di<br />

poterle condividere all’esterno.<br />

Story Maps<br />

La metodologia sviluppata<br />

sfrutta le potenzialità offerte dai<br />

sistemi GIS con l’impiego di<br />

applicazioni WEB precostruite<br />

nella piattaforma cloud ESRI ®<br />

di ArcGIS Online attraverso alcuni<br />

modelli di Story Maps.<br />

Fig. 5- Story Map di confronto attraverso il template Swipe “spyglass” delle cartografie Foglio geologico 374 Roma<br />

(2008) in sovrapposizione alla Carta geologica di Roma di Antonio Verri (1915) all’interno della lente.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 15


FOCUS<br />

Lo story-telling, come ESRI ®<br />

denomina questo metodo di<br />

comunicazione, rappresenta<br />

una forma di racconto tematico<br />

attraverso una videonavigazione<br />

supportata da informazioni<br />

geo-grafiche, corredata<br />

da immagini, da un testo descrittivo<br />

o da altro contenuto<br />

multimediale.<br />

La Story Map realizzata nel<br />

formato Map Journal permette<br />

di visualizzare i caratteri geologici<br />

dell’intera area romana o,<br />

alternativamente, di esplorare<br />

il dettaglio di una determinata<br />

località, svelando l’evoluzione<br />

scientifica geologico-ambientale,<br />

ampliando quindi la conoscenza<br />

del territorio anche<br />

in ordine temporale. Le pagine<br />

del Map Journal sono composte<br />

da una mappa principale<br />

e da un banner laterale che<br />

raccoglie immagini e informazioni<br />

descrittive sintetiche (Fig.<br />

4). Grazie a diverse tipologie<br />

di Story Maps, che comportano<br />

una diversa metodologia di accesso<br />

alle informazioni, si stanno<br />

organizzando altre forme<br />

di “racconto”, per un diverso<br />

approccio alla divulgazione.<br />

Ad esempio, il formato “Map<br />

Tour” consente di organizzare<br />

informazioni spot del territorio<br />

attraverso una mappa di punti<br />

opportunamente simboleggiati<br />

ai quali sono collegate<br />

informazioni alfanumeriche<br />

o fotografiche, presenti nella<br />

tabella degli attributi dei punti,<br />

che l’utente può facilmente<br />

consultare.<br />

Il formato “Swipe”, invece,<br />

permette di confrontare coppie<br />

di carte verificandone le significative<br />

differenze attraverso<br />

degli artifici grafici disponibili<br />

(scorrimento verticale o lente<br />

d’ingrandimento) (Fig. 5).<br />

Questa nuova forma di rappresentazione,<br />

che si inserisce<br />

perfettamente nell’evoluzione<br />

della gestione della cartografia<br />

storica fino ad arrivare al moderno<br />

2.0, costituisce una interessante<br />

e moderna soluzione<br />

di comunicazione in grado di<br />

fornire nuovi strumenti di consultazione<br />

e conoscenza del territorio,<br />

oltre che a permettere<br />

la condivisione dei risultati con<br />

un maggior numero di utenti<br />

anche non esperti di software<br />

GIS.<br />

La visualizzazione del prodotto<br />

realizzato è possibile all’indirizzo:<br />

http://arcg.is/1FiXreQ<br />

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI<br />

De Angelis d’Ossat G. (1945), “Aggiornamenti sulla carta geologica del Vaticano”,<br />

Bollettino della Società Geologica Italiana, 64: 9-10.<br />

De Angelis d’Ossat G. (1956), Geologia del Colle Palatino in Roma, Servizio<br />

Geologico d’Italia, Libreria dello Stato, Roma, 95 pp.<br />

Degli Abbati F. (1869), Del suolo fisico di Roma e suoi contorni: sua origine e sua<br />

trasformazione, Tip. G. Migliaccio, Cosenza, 64 pp.<br />

Pantaloni M. (2014), “15 giugno 1873, nasce il R. Ufficio Geologico. 140 anni di<br />

geologia in Italia”, Geologia Tecnica & Ambientale, 1/2014: 37-44.<br />

Pantaloni M., Congi M.P., Console F., Ercolani G., Severino F., Roma M. (2014),<br />

“La cartografia geologica storica della Biblioteca ISPRA: dall’originale cartografico<br />

alla visualizzazione su portale”, Atti 18a Conferenza Nazionale ASITA, 14 – 16<br />

ottobre 2014, Firenze.<br />

Pantaloni M., Luberti G.M. (2015), “Elementi di attualità della Carta geologica<br />

di Roma di Antonio Verri nel centenario della sua pubblicazione”, Professione<br />

Geologo, 44: 10-15.<br />

Portis A. (1893), Contribuzioni alla storia fisica del bacino di Roma e studii sopra<br />

l'estensione da darsi al Pliocene superiore, parti 4 e 5, Roux Frassati, Torino, 293<br />

pp.<br />

Portis A. (1896), Contribuzioni alla storia fisica del bacino di Roma e studii sopra<br />

l'estensione da darsi al Pliocene superiore, parti 1, 2,e 3, L. Roux, Torino, 513 pp.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Cartografia geologica; Storia della geologia; Geologia<br />

urbana; Roma<br />

ABSTRACT<br />

Geological mapping is one of the most innovative "discoveries" (in<br />

Earth Sciences development) of the 19th century and it represented<br />

the basic knowledge for the economic exploitation of many European<br />

countries. In 1873, with the foundation of the Regio Ufficio Geologico,<br />

started the systematic geological survey of the Italian territory and<br />

its cartographic representation. In the previous period some scientists<br />

reported on scientific publications the results of their studies and surveys<br />

carried out in different parts of the peninsula. Undoubtedly, the<br />

early example is the “Geological scheme of Rome”, realized by Giovanni<br />

Battista Brocchi between 1820 and 1830. The analysis of scientific<br />

and cartographic production carried out by several authors in the<br />

urban area of Rome and its surroundings permitted us to built a Story<br />

telling project finalized to highlight the progress of geological knowledge,<br />

placing the individual works in the historical and cultural context<br />

of the period. This reconstruction path is done by exploiting the potential<br />

of ESRI ArcGIS Online tools, with the purpose of enhancing the<br />

scientific and cultural content of the geological cartography contributing<br />

to the knowledge of Geological Sciences development.<br />

AUTORE<br />

Maria Pia Congi,<br />

Marco Pantaloni, marco.pantaloni@isprambiente.it<br />

Paolo Perini, Mauro Roma<br />

Servizio Geologico d'Italia<br />

Fabiana Console - Biblioteca<br />

Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca<br />

Ambientale (ISPRA) - via V. Brancati, 48 - 00144 Roma.<br />

16 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>


FOCUS<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 17


REPORT<br />

Una infrastruttura geografica europea<br />

il Progetto E.L.F. (European Location Framework)<br />

di Stefano Campus, Patrizia Nazio e Gianbartolomeo Siletto<br />

L’European Location Framework è<br />

un’infrastruttura tecnica che consentirà<br />

di fornire vari servizi online per<br />

l’individuazione, l’accesso e l’utilizzo di<br />

dati geografici di riferimento ufficiali di<br />

tutta Europa, attraverso un unico punto<br />

di accesso. La piattaforma E.L.F. si basa<br />

sul concetto di servizi in cascata che<br />

“raccolgono” i dati provenienti dai servizi<br />

nazionali conformi alla Direttiva IINSPIRE<br />

e li rendono disponibili come un unico<br />

servizio paneuropeo.<br />

In questa nota, verrà descritto il Progetto<br />

ed il contributo di Regione Piemonte.<br />

Fig. 1 – Schema dei contenuti della piattaforma E.L.F.<br />

Entro il Programma Competitività<br />

e Innovazione<br />

(CIP) e il Programma di<br />

sostegno alle politiche delle Tecnologie<br />

dell’Informazione e Comunicazione<br />

(ICT PSP) dell’Unione<br />

Europea è stato finanziato<br />

il Progetto European Location<br />

Framework (E.L.F.) con lo scopo<br />

di realizzare un’infrastruttura<br />

tecnica fondata su soluzioni di<br />

interoperabilità in grado di offrire<br />

dei dati e servizi geo-spaziali.<br />

Il Progetto (www.elfproject.eu)<br />

ha una durata di 36 mesi (marzo<br />

2013-marzo <strong>2016</strong>) e vede tra i<br />

suoi 30 partner la maggior parte<br />

degli Enti Cartografici Nazionali<br />

(National Mapping and Cadastral<br />

Agencies – NMCAs) degli stati<br />

membri dell’Unione, partner<br />

tecnologici e stakeholder, come<br />

ad esempio OGC. In particolare<br />

tra i suoi 30 partner, la metà<br />

sono NMCAs che forniscono<br />

l’accesso ai propri dati nazionali;<br />

il resto sono esperti di dominio<br />

nella fornitura di servizi web e di<br />

strumenti per il trattamento di<br />

dati spaziali, università e sviluppatori<br />

di applicazioni.<br />

Obbiettivi del progetto sono:<br />

4realizzare un’infrastruttura<br />

fondata su soluzioni cloud di<br />

interoperabilità per le pubbliche<br />

amministrazioni europee,<br />

in grado di offrire dati e servizi<br />

geo-spaziali affidabili (conformi<br />

alla Direttiva INSPIRE) ed<br />

armonizzati, giuridicamente e<br />

tecnicamente interoperabili;<br />

4promuovere un utilizzo più<br />

ampio dei dati territoriali da<br />

parte del settore pubblico e<br />

privato e dei cittadini, anche in<br />

linea con la Direttiva europea<br />

sul riutilizzo dell’informazione<br />

del settore pubblico (Direttiva<br />

PSI);<br />

4promuovere lo sviluppo di<br />

servizi innovativi a valore aggiunto.<br />

Attraverso l’esposizione di dati e<br />

servizi, le informazioni geografiche<br />

saranno aggiornate, ufficiali,<br />

interoperabili, armonizzate a<br />

livello transfrontaliero e paneuropeo<br />

e di riferimento per l’uso<br />

da parte del pubblico europeo<br />

(cittadini ed imprese).<br />

Le attività prevedono specifiche<br />

sulla produzione di dati e servizi,<br />

sviluppo di una piattaforma di<br />

pubblicazione cloud open source,<br />

tool per la trasformazione, verifica,<br />

generalizzazione ed armonizazione<br />

dei dati.<br />

Particolare attenzione è posta<br />

al contesto giuridico entro cui<br />

si inseriranno i dati e i servizi<br />

18 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

pubblicati dalle Autorità Nazionali<br />

nella piattaforma E.L.F.<br />

Questo per assicurare che i<br />

prodotti siano disponibili anche<br />

dopo il periodo di esecuzione<br />

del Progetto. Inoltre non<br />

dovranno esserci problemi di<br />

interpretazione delle politiche<br />

di diffusione che ogni stato<br />

membro applica ai propri<br />

prodotti, in termini di licenze,<br />

pagamenti di oneri ecc.<br />

Regione Piemonte è l’unico<br />

partner del consorzio che pur<br />

producendo dati geografici di<br />

base non è un ente cartografico<br />

nazionale.<br />

Struttura del Progetto<br />

E.L.F. è un progetto grande<br />

e complesso che richiede un<br />

lavoro coordinato di 30 partner<br />

del consorzio; a tal fine è suddiviso<br />

in 9 sotto-progetti, Work<br />

Packages (WP). Ogni pacchetto<br />

di lavoro è descritto di seguito,<br />

indicando obbiettivi e prodotti.<br />

WP1 Gestione<br />

Questo pacchetto di lavoro<br />

riguarda la gestione amministrativa<br />

e finanziaria del progetto.<br />

In particolare si occupa di: coordinare<br />

e verificare che la produzione<br />

degli elaborati avvenga nei<br />

tempi previsti ed entro il budget<br />

approvato, coerentemente con<br />

il contratto siglato con la Commissione;<br />

garantire la corretta ed<br />

efficiente gestione e il coordinamento<br />

dei partner del progetto e<br />

del loro piano di lavoro; fornire<br />

periodicamente valutazioni e<br />

feedback ai partner; fornire report<br />

finanziari e amministrativi;<br />

esaminare e valutare i risultati<br />

del progetto.<br />

WP2 Specifiche dati<br />

Questo pacchetto di lavoro prevede<br />

di fornire le specifiche per i<br />

dati del progetto, sulla base delle<br />

specifiche INSPIRE esistenti;<br />

fornire le specifiche per la manutenzione<br />

dei dati e le specifiche<br />

Fig. 2 – Schema dei flussi di alimentazione della piattaforma E.L.F.<br />

per i geo-tools; fornire le specifiche<br />

per i prodotti e i servizi forniti<br />

nella piattaforma E.L.F.<br />

WP3 Contenuto di servizi e dati<br />

Questo pacchetto di lavoro<br />

prevede di fornire i dati tramite<br />

servizi nazionali (basati sulle<br />

specifiche di progetto); elaborare<br />

i servizi di progetto E.L.F. in<br />

cascata sulla base dei servizi nazionali;<br />

fornire una piattaforma<br />

cloud open source per i servizi.<br />

WP4 Implementazione dei<br />

geo-tools E.L.F.<br />

Questo pacchetto di lavoro<br />

prevede di fornire dei geo-tools<br />

per la trasformazione, la verifica<br />

della qualità, la generalizzazione,<br />

l’armonizzazione ai confini, la<br />

visualizzazione, il rilevamento e<br />

la ricerca dei dati.<br />

WP5 Piattaforma dei servizi<br />

cloud<br />

Questo pacchetto di lavoro<br />

prevede di offrire un servizio<br />

altamente scalabile, immediatamente<br />

utilizzabile dagli sviluppatori<br />

di applicazioni e dagli utenti<br />

finali, sia che utilizzino applicazioni<br />

GIS desktop, web o mobili;<br />

raccogliere i dati dalle diverse<br />

fonti (harvesting); documentare<br />

l’architettura tecnica della piattaforma<br />

E.L.F. come attuata dal<br />

progetto.<br />

WP6 Contenuto di soggetti terzi<br />

(data provider) ed esigenze degli<br />

utenti<br />

Questo pacchetto di lavoro prevede<br />

di rilevare la disponibilità di<br />

dati tematici provenienti da fonti<br />

diverse e renderli disponibili per<br />

lo sviluppo di servizi a valore<br />

aggiunto per gli utilizzatori; incrementare<br />

l’utilizzo di dati autoritativi<br />

ed ufficiali; incrementare<br />

l’integrazione tra i servizi<br />

di soggetti terzi e derivanti dalla<br />

cooperazione transfrontaliera.<br />

WP7 Istanze dei servizi<br />

Questo pacchetto di lavoro prevede<br />

di sviluppare ed estendere le<br />

applicazioni che fanno uso della<br />

piattaforma E.L.F. e dei dati autoritativi,<br />

sia da parte dei membri<br />

del Consorzio sia da parte di<br />

soggetti terzi; in generale, stimolare<br />

l’innovazione attraverso l’uso<br />

della piattaforma E.L.F.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 19


REPORT<br />

WP8 Disseminazione<br />

Questo pacchetto di lavoro prevede<br />

di promuovere la conoscenza<br />

del progetto tra i portatori di<br />

interesse; impegnarsi ad aumentare<br />

la diffusione dei risultati del<br />

progetto; creare e implementare<br />

un piano strategico di comunicazione<br />

per il progetto; partecipare<br />

ad azioni focalizzate, seminari<br />

tematici e a gruppi di interesse<br />

specifici, per favorire l’utilizzo<br />

sostenibile della piattaforma<br />

anche oltre il periodo di realizzazione<br />

del progetto.<br />

WP9 Accesso sostenibile ed utilizzo<br />

dei servizi E.L.F.<br />

Questo pacchetto di lavoro<br />

prevede di creare regole di utilizzo<br />

della piattaforma che siano<br />

giuridicamente sostenibili e<br />

garantire che i prodotti E.L.F.<br />

siano resi disponibili per il loro<br />

uso e ri-uso anche dopo il periodo<br />

di realizzazione del progetto;<br />

assicurare che la politica definita<br />

dal progetto sia coerente con la<br />

legislazione e la politica europea,<br />

in particolare con le regole per<br />

lo scambio di dati e per i servizi<br />

previsti dalle Direttive INSPIRE<br />

e PSI; incrementare la mole di<br />

dati liberamente disponibili,<br />

incoraggiando l’istituzione di accordi<br />

quadro, licenze aperte e tariffe<br />

minime o senza alcun costo;<br />

fornire i termini di riferimento<br />

elaborati dalla piattaforma<br />

E.L.F.; mettere in atto un piano<br />

strategico di comunicazione<br />

verso i portatori di interesse per<br />

favorire l’accesso sostenibile alla<br />

piattaforma oltre il periodo di<br />

realizzazione del progetto.<br />

Prodotti e servizi<br />

La piattaforma E.L.F. fornirà<br />

l’accesso a una serie di dataset regionali<br />

e nazionali supportato da<br />

un certo numero di servizi:<br />

4E.L.F. Basemap service.<br />

Si configura come uno specifico<br />

servizio di visualizzazione<br />

multi-scala da utilizzare<br />

come sfondo di riferimento<br />

su cui rappresentare atri dati.<br />

È realizzato a partire da dati<br />

esistenti a livello globale<br />

(paneuropeo) e regionale di<br />

EuroGeographics e da dati<br />

nazionali;<br />

4E.L.F. Geo Product Finder.<br />

È un servizio per la localizzazione<br />

dei dati sulla piattaforma<br />

e delle licenze e dei<br />

contratti di utilizzo ad essi<br />

associati;<br />

4E.L.F. View and Download<br />

Services. Sono i servizi di accesso<br />

a dataset e mappe contenuti<br />

nell’infrastruttura dati di<br />

E.L.F. Permette di visualizzare<br />

e scaricare attraverso le più comuni<br />

interfacce utilizzate da<br />

applicazioni web e mobili;<br />

4E.L.F. Geolocator. È un modulo<br />

che fornirà un servizio di<br />

geocodifica in base agli indirizzi,<br />

nomi geografici (EGN)<br />

e confini amministrativi.<br />

I servizi sono implementati entro<br />

il software open source Oskari<br />

(www.oskari.org), il cui sviluppo<br />

è coordinato da National Land<br />

Survey of Finland e promosso<br />

entro il Progetto E.L.F.<br />

Oskari è una piattaforma open<br />

per esplorare, condividere ed<br />

analizzare informazioni geografiche<br />

a partire da risorse dati<br />

distribuite.<br />

La Figura 1 illustra schematicamente<br />

il livello multiscala dei<br />

dataset presenti a partire da un<br />

livello di dettaglio (LoD) globale<br />

(paneuropeo), regionale (multinazionale)<br />

e nazionale e quali<br />

servizi sono implementati per<br />

l’accesso ai dataset ed ai servizi.<br />

La Figura 2, invece, illustra tutto<br />

il processo di acquisizione, normalizzazione,<br />

armonizzazione e<br />

controllo di qualità, vestizione<br />

ed esposizione di dati e servizi.<br />

Appare chiaro allora che grazie<br />

agli strumenti messi a disposizione<br />

dai partner entro il consorzio<br />

Fig. 3 – INSPIRE Data Model Tool, sviluppato dallo<br />

Spatial DB Group del Politecnico di Milano (http://<br />

spatialdbgroup.polimi.it).<br />

(geo-tools) è possibile alimentare<br />

la piattaforma con dati (autoritativi)<br />

di Servizi Cartografici<br />

nazionali o di terze parti.<br />

Eseguendo le operazioni di trasformazione<br />

dallo schema dati<br />

di partenza a quello indicato<br />

nelle Data Specifications E.L.F./<br />

INSPIRE, omogeneizzazione,<br />

armonizzazione e verifica di<br />

20 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

qualità è possibile alimentare la<br />

piattaforma E.L.F. o attraverso<br />

Oskari oppure un’apposita istanza<br />

E.L.F. entro ArcGIS online.<br />

I dati e i servizi saranno via via<br />

disponibili al pubblico attraverso<br />

la piattaforma E.L.F.<br />

www.locationframework.eu.<br />

Licenze sui dati e<br />

servizi esposti<br />

Il WP9 è espressamente dedicato<br />

alla definizione di un modello di<br />

business e alla redazione di specifiche<br />

licenze e contratti, in virtù<br />

dei quali un’Autorità nazionale o<br />

un Ente terzo che fornisce dati e<br />

servizi alla piattaforma si tutela<br />

rispetto alle proprie politiche di<br />

diffusione.<br />

Sono previsti specifici contratti<br />

da sottoscrivere tra l’Ente fornitore<br />

dei dati e servizi ed il gestore<br />

della piattaforma E.L.F., che è<br />

stato individuato in EuroGeographics,<br />

associazione, partner<br />

del Progetto, che rappresenta e<br />

raggruppa le NMCAs europee.<br />

Viene anche immaginata la<br />

possibilità che a fornire dati e<br />

servizi non sia una NMCA; in<br />

questo caso sono previsti tre tipi<br />

di situazioni che danno origine<br />

a differenti rapporti contrattuali:<br />

1) il data provider fornisce direttamente<br />

i dati ed i servizi ad<br />

E.L.F. e regola il proprio rapporto<br />

contrattuale direttamente con<br />

il proprietario della piattaforma<br />

E.L.F., cioè EuroGeographics,<br />

2) il data provider fornisce i<br />

dati ed i servizi direttamente ad<br />

E.L.F., ma i rapporti contrattuali<br />

sono tra la NMCA (che “rappresenta”<br />

così il data provider)<br />

ed EuroGeographcs. Tra il data<br />

provider e la NMCA esistono<br />

poi rapporti contrattuali; 3) il<br />

data provider fornisce i dati alla<br />

NMCA che li espone sulla piattaforma<br />

E.L.F.; in questo caso<br />

il rapporto contrattuale è tra la<br />

NMCA e il proprietario della<br />

piattaforma E.L.F., cioè EuroGeographics.<br />

Tali modelli coprono<br />

Fig. 4 – WMS delle classi Hydrography su ortofoto Regione Piemonte 2010.<br />

sicuramente tutti i possibili casi<br />

di forniture di dati da parte di<br />

soggetti che non sono autorità<br />

cartografiche nazionali, e ben<br />

si potrebbero adattare alla specificità<br />

italiana, nella quale, ad<br />

esempio, le Regioni sono sì produttori<br />

di temi geografiche ma<br />

non sono autorità cartografiche<br />

nazionali.<br />

Il contributo di<br />

Regione Piemonte<br />

Regione Piemonte partecipa al<br />

Progetto E.L.F. con il Settore<br />

Sistema informativo territoriale<br />

e ambientale e fin dall’inizio del<br />

Progetto è emersa una grande<br />

differenza organizzativa e di<br />

competenze cartografiche rispetto<br />

agli altri Stati. Infatti, nella<br />

maggior parte dei casi, nei paesi<br />

europei esiste un solo ente nazionale<br />

che si occupa di cartografia e<br />

spesso anche di catasto. La realtà<br />

italiana invece vede cinque enti<br />

cartografici dello Stato assieme<br />

ai quali, come già ricordato,<br />

sono da considerare almeno le<br />

Regioni che producono cartografia<br />

di base generalmente ad una<br />

scala locale che va da 1:5000 a<br />

1:10:000. Pertanto, Regione Piemonte,<br />

non avendone la competenza.,<br />

non ha potuto operare in<br />

termini di armonizzazione geometrica<br />

ai confini (edge matching)<br />

con autorità nazionali transfrontaliere<br />

(segnatamente la Francia),<br />

poiché si richiede di esporre sulla<br />

piattaforma E.L.F. dati e servizi<br />

autoritativi. Si è quindi operato<br />

per creare dataset e servizi<br />

conformi alle specifiche E.L.F./<br />

INSPIRE a partire dal Database<br />

Topografico regionale, basato<br />

sulle specifiche tecniche di cui al<br />

DM 11 novembre 2011 (Regole<br />

tecniche per la definizione delle<br />

specifiche di contenuto dei database<br />

geotopografici), cosiddetto<br />

National Core. Sono state trasformate<br />

le classi relative all’idrografia<br />

dalla struttura National Core<br />

alla struttura E.L.F./INSPIRE e<br />

creato quindi sia nuovi dataset sia<br />

servizi WMS e WFS conformi<br />

alle specifiche E.L.F./INSPIRE.<br />

È stata eseguita la mappatura<br />

concettuale utilizzando i template<br />

in formato xml forniti dal Progetto<br />

e facendo riferimento alle<br />

definizioni contenute nel relativo<br />

Data Specification di INSPIRE.<br />

La mappatura è stata realizzata<br />

ricercando all’interno della base<br />

dati regionale, strutturata secondo<br />

National Core, la coerenza e<br />

corrispondenza tra classi NC e<br />

feature E.L.F.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 21


REPORT<br />

È stato più volte necessario<br />

far convergere oggetti e valori<br />

coerenti e collegati tra loro in<br />

differenti classi NC all’interno di<br />

un’unica feature ELF.<br />

Lo strumento utilizzato per<br />

procedere alla strutturazione dei<br />

dati, oltre ai documenti ufficiali<br />

del progetto, è stato il INSPIRE<br />

Data Model Tool, sviluppato<br />

dallo Spatial DB Group del<br />

Politecnico di Milano (http://<br />

spatialdbgroup.polimi.it), che<br />

ha lo scopo di facilitare l’esplorazione<br />

del modello dati INSPIRE<br />

(al quale il progetto E.L.F. è<br />

strettamente legato) e renderne<br />

esplicite le relazioni.<br />

Tale strumento, attualmente ancora<br />

in fase di sperimentazione<br />

da parte di un gruppo di lavoro,<br />

permette il mapping tra due specifiche<br />

concettuali per poi derivarne<br />

il relativo modello fisico.<br />

Il software contiene al proprio<br />

interno l’intero modello ed<br />

utilizzando le caratteristiche<br />

proprie di ogni oggetto, feature,<br />

relazione od associazione che sia,<br />

guida l’utente attraverso un più<br />

ristretto panorama di scelte, indirizzandone<br />

il lavoro.<br />

La trasformazione del modello<br />

fisico delle classi dell’Idrografia<br />

da National Core a E.L.F./<br />

INSPIRE è stata eseguita in ambiente<br />

FME © .<br />

Una volta eseguita la trasformazione,<br />

le attività successive<br />

riguardano la creazione di servizi<br />

OGC di esposizione delle classi<br />

Idrografia secondo le specifiche<br />

E.L.F./INSPIRE.<br />

Sono stati generati: un servizio<br />

WMS, un WFS e un WMTS in<br />

cascading sul WMS con applicazione<br />

di SLD esterno.<br />

Tali servizi sono in via di integrazione<br />

nella piattaforma E.L.F.<br />

e concorrono alla definizione<br />

dell’idrografia a livello europeo.<br />

Conclusioni<br />

E.L.F. implementa l’infrastruttura<br />

di dati spaziali europea<br />

(INSPIRE) a livello transfrontaliero<br />

ed europeo, rendendo<br />

interoperabili e di facile accesso<br />

i dati di riferimento nazionali ed<br />

altri dati. La piattaforma diventa<br />

così una risorsa per lo sviluppo<br />

di applicazioni transfrontaliere,<br />

incluse le esigenze di reporting da<br />

parte della UE.<br />

Inoltre i dati nazionali acquistano<br />

un valore aggiunto poiché<br />

sono accessibili tramite un unico<br />

servizio europeo che garantisce la<br />

conformità e la omogeneità.<br />

Gli utenti di E.L.F. accederanno<br />

così ai servizi gestiti da NMCAs<br />

ed infrastrutture spaziali nazionali<br />

tramite un unico punto<br />

di accesso, mentre le NMCAs<br />

manterranno il pieno controllo<br />

di come i loro dati e servizi sono<br />

concessi in licenza e utilizzati.<br />

Ringraziamenti<br />

Lavoro finanziato dal Programma<br />

Competitività e Innovazione<br />

(CIP) e dal Programma di sostegno<br />

alle politiche delle Tecnologie<br />

dell’Informazione e Comunicazione<br />

(ICT PSP) dell’Unione<br />

Europea nel Progetto European<br />

Location Framework (Grant n.<br />

325140).<br />

Si ringrazia il C.S.I.-Piemonte,<br />

partner tecnologico di Regione<br />

Piemonte nel campo della IT,<br />

per il contributo nelle attività<br />

previste nel Progetto E.L.F.<br />

NOTA REDAZIONE<br />

Il Presente articolo è stato presentato<br />

all 19° Conferenza ASITA<br />

2015 (Lecco). Si ringrazia la segreteria<br />

organizzativa per la cortesia e<br />

disponibilità dimostrata. Inoltre si augura la migliore<br />

riuscita per la 20° Conferenza ASITA <strong>2016</strong> (Cagliari,<br />

8-9-10 Novembre <strong>2016</strong>).<br />

PAROLE CHIAVE<br />

ELF; dati geospaziali; infrastruttura geografica;<br />

interoperabilità<br />

ABSTRACT<br />

Within the Competitiveness and Innovation Framework<br />

Programme (CIP) and the Information and<br />

Communication Technologies Policy Support Programme<br />

(ICT-PSP) of European Union was funded<br />

European Location Framework Project (E.L.F.) with<br />

the aim of creating a spatial data infrastructure framework<br />

based on interoperability solutions, able to offer<br />

data and geo-spatial services.<br />

The Project (www.elfproject.eu) has a duration of<br />

36 months (March 2013-March <strong>2016</strong>) and includes<br />

among its 30 partners most of the National Mapping<br />

Agencies of the member states and technology partners.<br />

The European Location Framework is a technical<br />

infrastructure that will deliver various online services<br />

for locating, accessing and using reference data from<br />

across Europe - via a single point of access. The E.L.F.<br />

platform is built on the concept of cascading services<br />

which harvests data from national INSPIRE services<br />

and makes it available as a single pan European service.<br />

This paper describes the Project and the contribution<br />

of the Piedmont Region.<br />

AUTORE<br />

Stefano Campus<br />

stefano.campus@regione.piemonte.it<br />

Patrizia Nazio<br />

Gianbartolomeo Siletto<br />

Regione Piemonte<br />

Settore Sistema informativo<br />

territoriale e ambientale<br />

cartografico@regione.piemonte.it<br />

22 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 23


REPORT<br />

Il rilievo con drone nei centri storici<br />

di Zaira Baglione Pagliaroli<br />

Nell’ambito di un Progetto di Ricerca Nazionale, l’Università degli Studi<br />

dell’Aquila ha avviato l’impiego della tecnologia SAPR in alcune zone<br />

colpite dal sisma del 2009. Un’indagine sinergica per evidenziare le<br />

criticità e monitorare lo stato degli edifici in ottica di prevenzione delle<br />

emergenze e di innovazione delle metodologie di telerilevamento.<br />

La testimonianza della coordinatrice Prof. Donatella Dominici che<br />

descrive i risultati della ricognizione eseguita con il multirotore nel<br />

centro storico aquilano.<br />

La fotogrammetria è stata<br />

letteralmente rivoluzionata<br />

con l’avvento della<br />

tecnologia SAPR. In quest’ultimo<br />

decennio si è affermata, di<br />

fatto, una nuova cultura per la<br />

gestione delle problematiche<br />

territoriali e ambientali.<br />

Sicuramente la possibilità di<br />

eseguire rilievi attraverso i droni,<br />

soprattutto per il monitoraggio<br />

del territorio in situazioni di<br />

emergenza, rappresenta una<br />

conquista importante ai fini<br />

non solo della stima dei danni<br />

causati da calamità naturali, ma<br />

anche nell’ottica dell’attività di<br />

prevenzione.<br />

Nei centri storici aggregati è<br />

sempre esistita un’oggettiva<br />

difficoltà nella raccolta dei dati<br />

necessari per determinare gli<br />

interventi per la messa in sicurezza<br />

di strutture ed edifici coinvolti da<br />

eventi catastrofici. Fino a poco<br />

tempo fa l’utilizzo del laser scanner<br />

ha rappresentato l’unica possibilità<br />

per fornire, in tempi celeri e<br />

con alti standard qualitativi,<br />

il quadro di deformazione<br />

delle strutture prese in esame,<br />

consentendone valutazioni mirate<br />

e precise. Tale strumento, non<br />

solo negli ambienti di ricerca,<br />

ha permesso la ricostruzione<br />

di modelli tridimensionali<br />

attraverso la registrazione di<br />

scansioni singole o multiple. I<br />

modelli tridimensionali, risultati<br />

dalla scansione, hanno formato<br />

una banca dati completa e<br />

di altissima precisione, che<br />

opportunamente impiegata ha<br />

consentito all’operatore di estrarre<br />

informazioni geometriche,<br />

morfologiche e relative alla<br />

densità dei materiali e colorazione<br />

degli stessi. La metodologia di<br />

rilievo con laser scanner, oltre<br />

che in presenza di strutture<br />

particolari come i versanti in<br />

roccia o di materiali di riporto, è<br />

facilmente applicata anche nelle<br />

aree coinvolte dal sisma. Negli<br />

anni si sono però incontrate delle<br />

difficoltà per quanto concerne<br />

la raccolta dati in situazioni di<br />

alta aderenza dei piani strutturali,<br />

fatto che ha reso non totalmente<br />

adeguata la strumentazione da<br />

terra. Tuttavia, nell’esperienza<br />

fatta nel capoluogo abruzzese<br />

tragicamente colpito dal terremoto<br />

del 2009, con l’introduzione della<br />

nuova metodologia di rilievo<br />

tramite drone è stato possibile<br />

per gli operatori raggiungere zone<br />

e punti inaccessibili, ottenendo<br />

risultati di maggiore dettaglio a<br />

completamento e integrazione<br />

delle informazioni raccolte<br />

con gli strumenti topografici<br />

tradizionali. La peculiarità del<br />

rilievo da drone è quella di<br />

produrre una rappresentazione<br />

fotografica in un periodo storico<br />

preciso, ed eventualmente ripeterla<br />

per monitorare l’evoluzione o<br />

l’arresto dei dissesti strutturali<br />

e dare così modo ai soggetti<br />

competenti di eseguire interventi<br />

di restauro puntualmente. Il<br />

valore aggiunto dei SAPR è<br />

indubbiamente rappresentato dal<br />

fatto che si è in grado di superare<br />

il limite di raggiungibilità delle<br />

zone terremotate e riportare il<br />

rilievo completo e dall’alto di<br />

tutta l’area considerata, non<br />

solo delle parti sottostanti<br />

dell’edificio. A questo proposito<br />

l’agglomerato urbano rilevato<br />

con il laser scanner è confinato<br />

alla sola forma e dimensione,<br />

mentre grazie all’utilizzo della<br />

nuvola di punti generata dalla<br />

24 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

fotogrammetria da UAV si<br />

ottengono punti già correlati<br />

con gli scatti effettuati. Pertanto<br />

la produzione della nuvola di<br />

punti e delle ortofoto avviene<br />

all’interno dello stesso processo<br />

e utilizzando la stessa fonte del<br />

dato. Si può dire, in maniera<br />

semplificata, che rilievo fatto solo<br />

con laser scanner è come avere<br />

solo una pentola, contrariamente<br />

al risultato della ripresa eseguita<br />

con il drone, unitamente al laser<br />

scanner, che è come una pentola<br />

completa di coperchio. Quindi<br />

questo determina una completa<br />

rielaborazione 3D, dell’ortofoto e<br />

di tutti i prospetti che dettagliano<br />

la situazione effettiva. Inoltre,<br />

se si considera che nel caso<br />

dei modelli multirotore con la<br />

funzione di hovering è consentito<br />

lo stazionamento a quota costante<br />

in più punti, si comprende come<br />

queste opportunità allarghino<br />

il panorama conoscitivo<br />

dell’agglomerato di edifici<br />

analizzati. In buona sostanza<br />

si arriva a una ricostruzione<br />

3D estremamente fedele che<br />

rispecchia la situazione reale sul<br />

territorio, condizione ottimale e<br />

necessaria per la predisposizione<br />

di interventi di messa in sicurezza<br />

e ripristino delle strutture<br />

danneggiate. Tutto questo<br />

azzerando eventuali rischi per<br />

l’operatore incaricato e favorendo<br />

un lavoro accurato per stabilire<br />

l’entità di danneggiamento ai fini<br />

di una totale ricostruzione o mera<br />

riqualificazione.<br />

In materia di Geomatica e<br />

tecnologia UAV, un contributo<br />

degno di nota lo riporta Donatella<br />

Dominici, docente dell’Università<br />

degli Studi dell’Aquila presso il<br />

Dipartimento di Ingegneria Civile,<br />

Edile-Architettura e Ambientale<br />

(DICEAA). La Professoressa<br />

Dominici ci descrive l’esperienza<br />

maturata come coordinatrice del<br />

progetto di topografia e APR<br />

nel centro storico aquilano.<br />

La ricerca è stata avviata nel<br />

2011 e finanziata dal Miur con<br />

l’obiettivo di definire le strategie<br />

innovative per il telerilevamento<br />

e mappatura webgis del rischio<br />

in tempo reale e la prevenzione<br />

del disastro ambientale. Diretta a<br />

livello nazionale dal Prof. Raffaele<br />

Santamaria dell’Università degli<br />

Studi di Napoli Parthenope, la<br />

ricerca ha raggruppato circa 10<br />

unità locali, in particolare l’unita<br />

dell’Aquila si è impegnata nella<br />

valutazione dell’impatto del<br />

sisma nel centro storico, nella<br />

Piazza Palazzo e nella Basilica<br />

Collemaggio e anche in altri<br />

comuni limitrofi.<br />

Prof. Dominici: “Si è trattato di<br />

un lavoro sinergico per testare<br />

i vantaggi dell’impiego degli<br />

APR al fine di monitorare lo<br />

stato delle strutture e valutarne<br />

la riqualificazione. Con l’ausilio<br />

di Flytop abbiamo svolto diversi<br />

voli per affinare la metodologia<br />

fotogrammetrica. A questo scopo<br />

è stato molto utile l’impiego<br />

dell’esacottero FlyNovex, quale<br />

autorizzato ENAC che è stato<br />

equipaggiato con fotocamera<br />

24Mpx a focale 16 mm, che ci ha<br />

permesso di ispezionare le facciate<br />

degli edifici situati nel comune di<br />

Raiano”.<br />

Z. Baglione: Come in altri ambiti<br />

di rilievo da APR anche in<br />

questo caso è fondamentale la<br />

pianificazione a terra del volo e<br />

il lavoro di post-produzione per<br />

una corretta interpretazione dei<br />

dati acquisiti in volo. Quali i passi<br />

compiuti prima del volo vero e<br />

proprio?<br />

Prof. Dominici: Il drone<br />

è un mezzo per svolgere<br />

l’aerofotogrammetria in<br />

condizioni particolari o di<br />

emergenza. Prima di iniziare la<br />

ricognizione è indispensabile<br />

eseguire un sopralluogo per<br />

ricostruire i possibili ostacoli,<br />

pianificare i punti d’appoggio<br />

e successivamente elaborare i<br />

dati con appositi software di<br />

restituzione per ottenere un<br />

overlap almeno del 70% delle<br />

strisciate. Questo progetto ha<br />

rappresentato una sfida perché,<br />

per la prima volta, in Italia un<br />

progetto di ricerca ha avuto<br />

come oggetto un centro storico<br />

cittadino. La fotogrammetria da<br />

UAV ha il vantaggio di integrarsi<br />

perfettamente con le altre tecniche<br />

di rilievo, inoltre l’applicazione<br />

di sensori diversi a seconda delle<br />

esigenze del momento può<br />

portare ad ottenere fotogrammi<br />

migliori e quindi prodotti finali di<br />

qualità ancora più alta. Nel futuro<br />

questa esperienza potrebbe essere<br />

riproposta per rilanciare l’edilizia<br />

nazionale e soprattutto dovrebbe<br />

essere estesa coinvolgendo ancora<br />

di più le istituzioni.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Droni; SAPR; APR; monitoraggio; sisma; Aquila;<br />

rilievi ambientali; aerofotogrammetria; centri urbani;<br />

topografia; cartografia; architettura; ricerca;<br />

innovazione; prevenzione<br />

ABSTRACT<br />

The survey with an UAV in the city centre for a research<br />

project of the University of L'Aquila has been started the<br />

use of UAV technology in some areas damaged by the<br />

earthquake of 2009. A synergistic survey to highlight the<br />

criticality and monitor the state of the buildings in order to<br />

prevent the emergencies and innovate the remote sensing<br />

methodologies. The testimony of the project coordinator,<br />

Prof. Donatella Dominici, describing the results of the survey<br />

carried out with the multicopter<br />

AUTORE<br />

Zaira Baglione Pagliaroli<br />

zaira@flytop.it<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 25


REPORT<br />

L’esperienza immersiva di «QUIRINALE 3D VR»<br />

La ricostruzione 3D in realtà virtuale del<br />

Piano Nobile del Palazzo del Quirinale<br />

di Federico Capriuoli,<br />

Davide Colangelo,<br />

Luca Curto, Diego Fileri,<br />

Annibale Guariglia,<br />

Vito Mario Sansanelli<br />

e Paola Santarsiero<br />

La soluzione tecnologica<br />

è stata sviluppata dalle<br />

società italiane Geocart e<br />

Digital Lighthouse per la<br />

valorizzazione del Palazzo<br />

Fig. 1 – Schermata principale del software QUIRINALE 3D VR.<br />

del Quirinale attraverso le<br />

più innovative tecniche del<br />

Digital Heritage. Il progetto,<br />

partendo dall'integrazione<br />

tra metodologie esistenti<br />

e processi inediti per<br />

la digitalizzazione del<br />

patrimonio, ha generato<br />

un risultato unico sul<br />

piano del coinvolgimento e<br />

dell'esperienza di fruizione<br />

da parte dell'utente.<br />

L’<br />

innovazione tecnologica<br />

gioca un ruolo fondamentale<br />

nella ricerca e<br />

nella sperimentazione di nuovi<br />

linguaggi e modelli per la conservazione<br />

e la valorizzazione del<br />

patrimonio culturale. Il settore<br />

del Digital Heritage, che negli<br />

ultimi anni sta conoscendo un'interessante<br />

fase di sviluppo, attinge<br />

costantemente a risorse tecnologiche,<br />

metodologiche e creative in<br />

grado di tracciare percorsi ancora<br />

inesplorati per vivere e riscoprire<br />

edifici storici e opere artistiche.<br />

In questo senso, QUIRINALE<br />

3D VR rappresenta un esempio<br />

concreto di come, partendo<br />

dall'integrazione tra tecniche<br />

esistenti e processi inediti per la<br />

digitalizzazione del patrimonio,<br />

si possa realizzare uno strumento<br />

di fruizione culturale capace di<br />

rendere accessibile al cittadino,<br />

in modo efficace e coinvolgente,<br />

beni di inestimabile valore.<br />

Il progetto di ricostruzione<br />

3D e navigazione virtuale<br />

del Palazzo del Quirinale<br />

QUIRINALE 3D VR è un software<br />

per la navigazione virtuale<br />

del Piano Nobile del Palazzo del<br />

Quirinale, risultato di un importante<br />

progetto di ricostruzione<br />

3D realizzato dalla società di ingegneria<br />

italiana Geocart S.p.A.,<br />

attraverso la sua controllata per lo<br />

sviluppo di soluzioni digitali<br />

Digital Lighthouse S.r.l. (Fig. 1).<br />

La soluzione è stata implementata<br />

adottando le più innovative<br />

tecnologie nel rispetto dei recenti<br />

standard della digitalizzazione<br />

3D e della navigazione virtuale<br />

in modalità immersiva. La ricostruzione<br />

digitale è stata realizzata<br />

grazie ai rilievi effettuati con laser<br />

scanner e fotocamere ad alta riso-<br />

26 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong><br />

Fig. 2 – Pianta e modello wireframe del Piano Nobile.


REPORT<br />

luzione e con avanzate tecniche di<br />

computer grafica applicate ai dati<br />

rilevati (Fig. 2).<br />

Si differenzia rispetto a quelle già<br />

disponibili in quanto permette di<br />

superare i limiti fisici e tecnici imposti<br />

dalle metodologie e tecnologie<br />

più comunemente utilizzate.<br />

L’utente, infatti, può decidere<br />

con maggiore autonomia quali<br />

ambienti esplorare e su quali<br />

particolari concentrare la propria<br />

attenzione, potendo compiere<br />

liberamente azioni nello spazio<br />

tridimensionale:<br />

• posizionarsi in un qualsiasi punto<br />

delle aree rilevate;<br />

• scegliere la prospettiva di osservazione<br />

a lui più congeniale;<br />

• interagire con gli oggetti e le<br />

opere d'arte presenti nelle stanze;<br />

• accedere a contenuti multimediali<br />

e interattivi di approfondimento.<br />

L’integrazione di immagini e modelli<br />

tridimensionali ad altissima<br />

risoluzione (Fig. 3), realizzata con<br />

tecniche e metodologie appositamente<br />

studiate e implementate da<br />

Geocart e Digital Lighthouse, garantiscono<br />

un’esperienza realistica<br />

di navigazione che consente al<br />

visitatore di visualizzare qualsiasi<br />

dettaglio degli ambienti e degli<br />

oggetti e, cosa non possibile nella<br />

realtà, di ammirare da vicino soffitti<br />

e lampadari.<br />

La fruizione degli ambienti del<br />

Quirinale è assicurata attraverso<br />

una duplice modalità: l’utente<br />

può effettuare la navigazione virtuale<br />

3D attraverso pc desktop o<br />

mediante esperienza immersiva,<br />

nel caso in cui disponga dei visori<br />

di ultima generazione Oculus<br />

Rift. Il risultato finale è un'esperienza<br />

di navigazione immersiva<br />

di grande suggestione.<br />

Il software QUIRINALE 3D VR<br />

è reso disponibile attraverso il sito<br />

web istituzionale del Palazzo del<br />

Quirinale (palazzo.quirinale.it).<br />

L'installazione dell’applicativo sul<br />

computer consente all’utente la<br />

Fig. 3 – Ricostruzione 3D della Biblioteca del Piffetti.<br />

navigazione virtuale all’interno<br />

degli ambienti del Quirinale.<br />

La ricostruzione 3D in realtà virtuale<br />

del Piano Nobile del Palazzo<br />

del Quirinale è un’opera donata<br />

al Segretariato Generale della Presidenza<br />

della Repubblica Italiana.<br />

Dal rilievo all’elaborazione<br />

dei dati<br />

La complessità degli ambienti da<br />

rilevare, la presenza di fregi, stucchi<br />

e affreschi ad altezze anche<br />

considerevoli (fino a 21 metri), i<br />

frequenti cambiamenti di luce e<br />

la necessità di limitare l’invasività<br />

nelle fasi di acquisizione di dati<br />

ed immagini all'interno del Palazzo,<br />

hanno richiesto l’integrazione<br />

di diverse tecniche di rilievo per<br />

garantire la qualità geometrica,<br />

fotografica e artistica della restituzione<br />

3D del Piano Nobile del<br />

Quirinale (Fig. 4).<br />

La pianificazione delle attività si<br />

è preposta il raggiungimento dei<br />

seguenti obiettivi tecnici:<br />

Peculiarità della soluzione<br />

QUIRINALE 3D VR<br />

• Esperienza di navigazione estremamente dinamica<br />

e confortevole grazie all'utilizzo delle più evolute<br />

tecniche di game design ed entertainment a<br />

vantaggio del coinvolgimento dell'utente;<br />

• Completa libertà di movimento negli ambienti<br />

non vincolato a punti di presa, potendo osservare<br />

elementi ed oggetti da vicino o da una qualsiasi<br />

prospettiva;<br />

• Fruizione interattiva attraverso l’utilizzo di appositi<br />

comandi e funzionalità;<br />

• Altissima risoluzione della ricostruzione 3D che<br />

consente di osservare da vicino e zoomare sui<br />

particolari di affreschi, quadri, statue, pareti e<br />

altri elementi architettonici;<br />

• Fedele ricostruzione virtuale 3D degli ambienti<br />

e degli oggetti che assicurano una visione realistica,<br />

evitando le distorsioni tipiche dei tour fotografici<br />

virtuali più comunemente implementati;<br />

• Duplice possibilità di navigazione attraverso pc o<br />

in modalità immersiva con visori Oculus Rift;<br />

• Espandibilità della soluzione ad ulteriori funzionalità<br />

ed estensione dell’utilizzo anche a<br />

smartphone e tablet attraverso il rilascio della<br />

versione mobile app;<br />

• Crossmedialità dello strumento grazie al costante<br />

collegamento tra l'applicativo e i contenuti<br />

multimediali di approfondimento disponibili<br />

anche via web.<br />

Fig. 4 – Ricostruzione 3D della Loggia d’Onore.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 27


REPORT<br />

4 acquisizione della geometria<br />

dettagliata di ogni singolo ambiente<br />

ad alta risoluzione;<br />

4 acquisizione del dato fotografico<br />

e colorimetrico;<br />

4 digitalizzazione di oggetti, statue,<br />

busti e altri elementi artistici<br />

presenti nelle singole sale.<br />

L'attività di rilievo è stata eseguita<br />

con l'utilizzo di laser scanner e<br />

camere fotografiche di ultima generazione:<br />

ogni ambiente è stato<br />

ricostruito con precisione e accuratezza<br />

millimetrica.<br />

La complessa attività di restituzione<br />

colorimetrica degli ambienti<br />

è stata gestita attraverso la stretta<br />

collaborazione tra la componente<br />

tecnica e quella artistica presenti<br />

in Digital Lighthouse. Questa<br />

collaborazione ha portato allo<br />

sviluppo di soluzioni ad hoc per<br />

l'illuminazione di ogni singolo<br />

ambiente, alla personalizzazione<br />

delle configurazioni delle camere<br />

e delle relative ottiche impiegate e<br />

all'implementazione di una catena<br />

di software dedicata alla post elaborazione.<br />

La mole di dati gestita per sviluppare<br />

la soluzione QUIRINALE<br />

3D VR è enorme. Questi i numeri<br />

dell'attività di rilevazione e<br />

ricostruzione digitale del Piano<br />

Nobile:<br />

4 780 scansioni laser;<br />

4 120.000 fotogrammi;<br />

4 15TB di dati.<br />

La vera sfida è stata trasformare<br />

un prodotto complesso, che gestisce<br />

enormi quantità di informazioni,<br />

in una soluzione facilmente<br />

fruibile sui computer domestici.<br />

È il risultato di un processo che<br />

parte dall'integrazione di tecniche<br />

di rilievo con laser scanner<br />

e camere fotogrammetriche e si<br />

completa con lo sviluppo e l'implementazione<br />

di un software di<br />

navigazione virtuale in real time.<br />

Digital Lighthouse per l’Industria<br />

Culturale e Creativa<br />

Digital Lighthouse è una Entertainment<br />

& Media House italiana<br />

specializzata nella realizzazione di<br />

prodotti audiovisivi, effetti visivi<br />

digitali, ricostruzioni virtuali,<br />

animazioni grafiche, applicazioni<br />

software e mobile per l'Industria<br />

Culturale e Creativa (Fig. 5).<br />

La società è nata da un progetto<br />

di ricerca e sviluppo nel campo<br />

della computer grafica 3D<br />

promosso nel 2013 da Geocart,<br />

società di ingegneria all’avanguardia<br />

nei settori del telerilevamento<br />

aereo e terrestre, delle tecnologie<br />

aerospaziali, dell’ICT e nella progettazione<br />

multidisciplinare.<br />

In ambito Digital Heritage, la società<br />

sviluppa soluzioni basate su<br />

un modello di valorizzazione dei<br />

beni culturali che, sfruttando le<br />

potenzialità delle nuove tecnologie,<br />

è in grado di offrire all'utente<br />

strumenti e modalità innovative<br />

per vivere e riscoprire il patrimonio<br />

culturale.<br />

Le applicazioni e i contenuti realizzati<br />

vanno ben oltre la semplice<br />

digitalizzazione del bene: attraverso<br />

l'integrazione tra le moderne<br />

tecniche di gamification e di<br />

entertainment realizza esperienze<br />

immersive di grande coinvolgimento.<br />

I servizi offerti, inoltre, sono in<br />

grado di fornire i dati tecnici con<br />

cui è possibile ricostruire lo stato<br />

del patrimonio storico, architettonico<br />

e culturale per pianificare<br />

interventi di conservazione<br />

programmata o di restauro straordinario,<br />

offrendo informazioni<br />

integrative sulle condizioni di<br />

opere d’arte, affreschi, dipinti e<br />

oggettistica di pregio.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Realtà Virtuale; palazzo del Quirinale; esperienza<br />

immersiva; ricostruzione 3D; digital heritage; laser<br />

scanner; fotogrammetria; computer grafica<br />

ABSTRACT<br />

QUIRINALE 3D VR is a software for the navigation in<br />

virtual reality of the Quirinale Palace. It is the result of an<br />

innovative 3D reconstruction project developed by the Italian<br />

companies Geocart and Digital Lighthouse aiming to the<br />

enhancement of the Quirinale through the most innovative<br />

techniques of Digital Heritage field. The project, based on<br />

the integration of existing methodologies and novel processes<br />

for cultural heritage digitization supported by computer<br />

graphics, has created a unique result in terms of user involvement,<br />

also by means of immersive experience.<br />

AUTORE<br />

Federico Capriuoli<br />

f.capriuoli@digitallighthouse.it<br />

Davide Colangelo<br />

d.colangelo@digitallighthouse.it<br />

Luca Curto<br />

l.curto@digitallighthouse.it<br />

Diego Fileri<br />

d.fileri@digitallighthouse.it<br />

Digital Lighthouse S.r.l.,<br />

Viale del Basento 120, Potenza<br />

www.digitallighthouse.it<br />

info@digitallighthouse.it<br />

Annibale Guariglia<br />

a.guariglia@geocart.net<br />

Vito Mario Sansanelli<br />

v.sansanelli@geocart.net<br />

Paola Santarsiero<br />

p.santarsiero@geocart.net<br />

28 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong><br />

Fig. 5 – Sala di post produzione degli Studios di Digital Lighthouse.<br />

Geocart S.p.A.,<br />

Viale del Basento 120, Potenza<br />

www.geocart.net<br />

geocart@geocart.net


REPORT<br />

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<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 29


REPORTS<br />

GeoDataBase geomorfologico per acquisizione<br />

dei dati tramite tecnologie mobile<br />

di Mattia De Amicis, Fabio Olivotti, Stefano Roverato, Alice Mayer e Luca Dangella<br />

Con questo lavoro è stato predisposto un Geodatabase (GDB) in grado di archiviare, tramite tablet e smartphone,<br />

tutti i dati che descrivono la geomorfologia di un territorio, secondo la struttura e la classificazione fornita dal<br />

Servizio Geologico Nazionale (S.G.N.) per la redazione della Carta Geomorfologica.<br />

La penisola italiana è caratterizzata,<br />

dal punto di<br />

vista geomorfologico, da<br />

una grande varietà di fenomeni<br />

e di processi che la rendono un<br />

territorio unico al mondo. La<br />

possibilità di descriverne e classificarne<br />

gli elementi direttamente<br />

sul campo e in formato digitale è<br />

dunque un passo di fondamentale<br />

importanza per un tipo di<br />

lavoro scientifico atto a migliorare<br />

la conoscenza del nostro Paese.<br />

Al giorno d’oggi, l’uso delle tecnologie<br />

digitali nella creazione,<br />

elaborazione e gestione di dati in<br />

sostituzione alla documentazione<br />

cartacea permette una notevole<br />

riduzione dei costi e dei tempi di<br />

analisi, di gestione e di interrogazione<br />

dei dati. Qualsiasi tipo<br />

di dato spaziale può essere infatti<br />

raccolto non più su semplici<br />

supporti cartacei, ma in formato<br />

digitale e archiviato all’interno di<br />

un geodatabase.<br />

L’obiettivo del presente lavoro è<br />

stata quindi la creazione un sistema<br />

di acquisizione di dati geomorfologici<br />

sul terreno mediante<br />

tecnologie mobile, come tablet<br />

e smartphone, classificando gli<br />

elementi ed i processi geomorfologici<br />

secondo lo standard della<br />

Carta Geomorfologica d’Italia<br />

1:50.000, pubblicata dal Servizio<br />

Geologico Nazionale (S.G.N).<br />

La Carta Geomorfologica<br />

La carta geomorfologica rappresenta<br />

in modo dettagliato la<br />

tipologia delle forme del rilievo<br />

terrestre, compreso quello sottomarino,<br />

ne interpreta l’origine in<br />

funzione dei processi geomorfici<br />

(endogeni ed esogeni), passati e<br />

presenti, che le hanno generate, e<br />

ne individua la sequenza cronologica<br />

con una particolare distinzione<br />

fra le forme attive e quelle<br />

non attive. Essa consente quindi<br />

di delineare un quadro completo<br />

delle caratteristiche geomorfologiche<br />

del territorio studiato<br />

e offre le basi per prevederne<br />

l’evoluzione futura. A livello nazionale<br />

le linee guida per la redazione<br />

della carta geomorfologica<br />

sono descritte nel dettaglio nei<br />

Periodici Tecnici “I Quaderni”<br />

(serie III), n°4 e n°10, relativi alla<br />

Carta Geomorfologica d’Italia<br />

1:50.000, pubblicati dall’S.G.N.<br />

Il Quaderno n°4 in particolare,<br />

comprende le linee guida per<br />

il rilevamento degli elementi<br />

geomorfologici, la simbologia<br />

per la loro rappresentazione cartografica<br />

e le note per l’uso della<br />

simbologia e la classificazione<br />

tassonomica di tutti gli elementi<br />

e processi suddivisi per classe e<br />

sottoclasse. Il Quaderno n°10 è<br />

invece composto dalla guida alla<br />

rappresentazione cartografica,<br />

dalle note sull’inquadratura marginale<br />

dei fogli geomorfologici,<br />

dalle note illustrative e l’aggior-<br />

30 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

non più in evoluzione e non più<br />

riattivabili. Elementi identici<br />

ma che si originano da processi<br />

geomorfologici differenti hanno<br />

lo stesso simbolo geometrico<br />

ma si differenziano per il colore;<br />

esempi classici possono essere<br />

le scarpate (di origine tettonica,<br />

gravitativa, glaciale) e le linee di<br />

cresta (strutturali, gravitative).<br />

Fig. 2 – La suddivisione delle Feature Classes in subtypes e domains.<br />

namento delle norme e infine<br />

dalla libreria dei simboli con i codici<br />

relativi e i segni convenzionali<br />

della carta geomorfologica.<br />

La classificazione tassonomica<br />

prevista dal Quaderno n°4<br />

suddivide gli elementi geomorfologici<br />

in 13 classi mentre<br />

nel Quaderno n°10 ne viene<br />

riportata la simbologia, che dal<br />

punto di vista geometrico può<br />

essere di tipo puntuale, lineare o<br />

areale. Per ogni simbolo è inoltre<br />

presente una relativa scheda<br />

descrittiva composta da undici<br />

attributi: numero progressivo del<br />

segno convenzionale, codifica<br />

S.G.N. del quaderno n°4, identificativo<br />

cartografia numerica,<br />

descrizione del simbolo, rappresentazione<br />

alla scala della carta,<br />

geometria dei segni e specifiche<br />

dimensionali, dettagli delle trame<br />

e ancoraggi nella carta, sigle<br />

dei colori per le forme attive,<br />

sigle dei colori per le forme non<br />

attive, sigle dei colori per altre<br />

forme e note per l’applicazione<br />

in carta (Figura 1).<br />

I primi attributi contengono<br />

le informazioni più importanti<br />

ai fini della strutturazione del<br />

geodatabase: il codice S.G.N.,<br />

l’identificativo cartografico, la<br />

breve descrizione e la geometria<br />

dell’elemento. Le colonne<br />

centrali riguardano invece caratteristiche<br />

di tipo grafico per la<br />

rappresentazione dei simboli e<br />

sono state prese in considerazione<br />

per la successiva fase di creazione<br />

della simbologia. Le ultime<br />

colonne determinano infine il<br />

colore del simbolo che indica la<br />

genesi prevalente del elemento<br />

considerato. Le diverse tonalità<br />

dello stesso colore precisano lo<br />

stato di attività del processo:<br />

tonalità più accese vengono attribuite<br />

alle forme in evoluzione<br />

per processi attivi o riattivabili<br />

e tonalità più tenui alle forme<br />

Fig. 1 –<br />

Estratto delle<br />

simbologie di<br />

tipo puntuale,<br />

lineare e areale<br />

tratto dai Periodici<br />

Tecnici<br />

“I Quaderni”<br />

(serie III) n°10<br />

del Servizio<br />

Geologico Nazionale.<br />

La struttura del<br />

Geodatabase<br />

Il primo passo per la predisposizione<br />

del Geodatabase è stata<br />

l’identificazione di tutti i possibili<br />

elementi geomorfologici<br />

potenzialmente cartografabili e la<br />

loro relativa classificazione, organizzando<br />

gli elementi individuati<br />

all’interno di un’unica tabella.<br />

Per la strutturazione delle tabelle<br />

del GDB sono stati estrapolati<br />

dal Quaderno 4 solo i dati necessari<br />

al raggiungimento degli<br />

obiettivi di progetto. Si è quindi<br />

costruito un GDB contente le<br />

seguenti informazioni:<br />

4“classe”, corrisponde alla classificazione<br />

tassonomica degli<br />

elementi in 13 classi relative ai<br />

processi geomorfologici;<br />

4“n°classe”, ossia il numero<br />

identificativo della classe di<br />

appartenenza da 1 a 13;<br />

4“sottoclasse”, descrizione della<br />

sottoclasse di appartenenza se<br />

previsto;<br />

4“n°prog”, corrisponde al numero<br />

progressivo dell’elemento<br />

all’interno della libreria dei<br />

simboli del Quaderno n°10<br />

del S.G.N.;<br />

4“codice s.g.n.”, corrisponde al<br />

codice identificativo definito<br />

nel Quaderno n°4 del S.G.N.;<br />

4“identificativo requisiti<br />

cartografici”, identifica la<br />

nuova codifica introdotta nel<br />

Quaderno n°10 del S.G.N.;<br />

4“geometria”, definisce la geometria<br />

dell’elemento (puntuale,<br />

lineare o poligonale);<br />

4“descrizione”, descrive il tipo<br />

di elemento;<br />

4“cod_processo”, identifica<br />

il codice del processo geo-<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 31


REPORT<br />

morfologico di appartenenza<br />

secondo il Quaderno n°4 del<br />

S.G.N.;<br />

4“modifiche”, con la lettera “v”<br />

si identifica una variazione<br />

grafica del simbolo mentre<br />

con la lettera “i” si identifica<br />

l’aggiunta di un nuovo elemento<br />

rispetto a quelli previsti<br />

nel Quaderno n°4;<br />

4”stato”, indica se l’elemento<br />

è in forma attiva o non attiva<br />

(quando previsto).<br />

Nella tabella degli elementi geomorfologici<br />

ogni elemento è<br />

stato duplicato per ognuna delle<br />

tipologie geometriche con le<br />

quali può essere rappresentato<br />

e, successivamente, per ognuna<br />

delle forme previste (attiva o<br />

inattiva). In questo modo i record<br />

contenuti nella tabella rappresentano<br />

una tipologia di elemento<br />

univoca: ogni elemento<br />

possiede degli attributi univoci<br />

che lo descrivono.<br />

Oltre agli attributi già definiti<br />

in precedenza nella tabella sono<br />

stati creati tre nuovi attributi per<br />

ogni elemento:<br />

4l’attributo “Codice stato” che<br />

contiene le iniziali dello stato<br />

di un elemento. Viene visualizzata<br />

la lettera “a” se l’elemento<br />

si trova nella sua forma<br />

attiva mentre la lettera “i” se<br />

si trova in forma non attiva<br />

(inattiva);<br />

4l’attributo “Codice simbologia”<br />

che rappresenta la somma<br />

dell’attributo “identificativo<br />

requisiti cartografici” con<br />

l’attributo “Codice stato” (Es:<br />

CN102128a/CN102128i).<br />

Questo attributo è di fondamentale<br />

importanza poiché<br />

definisce dei codici univoci<br />

per ogni elemento geomorfologico.<br />

Ad ogni codice corrisponde<br />

una sola tipologia di<br />

elemento con una geometria<br />

ed uno stato di attivazione<br />

ben definito;<br />

4l’attributo “descrizione con<br />

stato” che rappresenta l’unione<br />

del testo contenuto nel<br />

campo “descrizione” con il<br />

testo del campo “stato” separati<br />

da un trattino “ – “ (Es:<br />

Superficie a suoli striati - stato<br />

attivo, Superficie a suoli striati<br />

- stato inattivo).<br />

Nel GDB sono stati identificati<br />

come attributi primari per la<br />

classificazione degli elementi geomorfologici,<br />

quelli relativi alla<br />

classe geomorfologica di appartenenza<br />

(campo “classe”) e quelli<br />

che ne identificano la geometria<br />

dell’elemento (campo “geometria”).<br />

Costruendo la nuova banca dati<br />

secondo le classi geomorfologiche<br />

di appartenenza sarebbe stato<br />

necessario creare, per ognuna<br />

delle 13 classi geomorfologiche,<br />

tre Feature Classes per le tre<br />

diverse geometrie, ottenendo<br />

un totale di 39 diverse Feature<br />

Classes. Classificando invece i<br />

dati secondo la loro geometria<br />

si creano 3 sole Feature Class,<br />

una per ogni geometria, ed è così<br />

possibile classificare successivamente<br />

gli elementi sulla base delle<br />

13 classi geomorfologiche utilizzando<br />

i sottotipi ed i domini<br />

nel GDB. È stata scelta la seconda<br />

ipotesi in quanto l’operatore<br />

può più facilmente identificare<br />

un elemento da mappare sulla<br />

base della sua geometria per poi<br />

classificarlo successivamente in<br />

base al processo geomorfologico<br />

di appartenenza. Inoltre il geodatabase<br />

cosi strutturato risulta più<br />

semplice e più facilmente interrogabile<br />

poiché contiene meno<br />

oggetti.<br />

Si è proceduto quindi alla creazione<br />

delle tre classi di oggetti<br />

con differente geometria: puntuale,<br />

lineare e areale. Il sistema<br />

di riferimento utilizzato è il<br />

Monte Mario - Gauss Boaga<br />

fuso Ovest (EPSG 3003).<br />

Il passo successivo è stato di<br />

creare dei “subtypes” (sottotipi)<br />

per l’ulteriore classificazione<br />

sulla base della geomorfologia.<br />

I sottotipi sono dei sottoinsiemi<br />

di funzioni in una Feature<br />

Class o oggetti in una tabella che<br />

condividono gli stessi attributi<br />

e vengono usati per classificare i<br />

dati. Sono stati in seguito creati<br />

dei domains (domini) contenenti<br />

la descrizione e la relativa codifica<br />

degli elementi appartenenti<br />

ad ogni sottotipo e geometria. Il<br />

dominio utilizzato per il nuovo<br />

geodatabase è di tipo “Coded<br />

Value” che permette di definire<br />

un elenco di valori ai quali viene<br />

associata una codifica.<br />

Fig. 3 – Esempio di raccolta dati tramite smartphone con l’App ESRI Collector. A sinistra<br />

l’interfaccia che permette di georeferenziare una nuova feature, a destra la form che consente<br />

di specificarne gli attributi.<br />

32 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

Ad ognuno dei 13 sottotipi delle<br />

tre differenti Feature Classes<br />

(geometria puntuale, lineare e<br />

poligonale) è stato associato un<br />

dominio, per un totale di 39<br />

domini. Il dominio che verrà<br />

visualizzato per classificare i dati<br />

dipenderà quindi dal subtype<br />

selezionato e dalla geometria della<br />

Feature Class in cui verranno<br />

archiviati i dati. Di conseguenza<br />

il geodatabase è composto da un<br />

totale di 39 tabelle: 13 tabelle<br />

per la geometria puntuale, 13<br />

per quella lineare e 13 per la<br />

poligonale (cfr. Figura 2).<br />

L’ultima fase per l’organizzazione<br />

delle tabelle ha previsto la creazione<br />

di tre “relationship class”<br />

in modo da poter legare ulteriori<br />

informazioni all’elemento geomorfologico<br />

analizzato. Pertanto<br />

sono state costruite delle relazioni<br />

tra la tabella della raccolta dei dati<br />

e le Feature Classes utilizzando<br />

l’attributo “codice simbologia”<br />

come Primary Key delle relazioni<br />

poiché rappresenta un attributo<br />

univoco che individua ogni elemento<br />

senza ambiguità. Lo stesso<br />

codice è stato poi utilizzato nella<br />

fase della simbologia per assegnare<br />

ogni segno convenzionale al<br />

relativo elemento geomorfologico.<br />

In questo modo è possibile<br />

ottenere una tabella degli attributi<br />

completa, per ogni elemento<br />

o processo analizzato, di tutte le<br />

informazioni presenti nei documenti<br />

del S.G.N.<br />

Il GDB così creato è stato installato<br />

su una macchina server<br />

di tipo Mapserver che consente<br />

la scrittura e la lettura in remoto<br />

dei dati. Tramite Arcgis Server<br />

è stato attivato e reso pubblico<br />

un servizio di Feature Access,<br />

che viene richiamato in Arcgis<br />

Online con una mappa dedicata<br />

condivisa con tutti gli utenti<br />

abilitati. Tale mappa può infine<br />

essere aperta con un tablet o<br />

smartphone attraverso l’applicativo<br />

mobile ESRI Collector.<br />

Seguendo questo schema di lavoro<br />

è possibile instaurare una<br />

connessione in tempo reale tra<br />

l’operatore sul campo e il geodatabase,<br />

che consente di archiviare<br />

velocemente e facilmente i<br />

dati territoriali rilevati.<br />

La raccolta dati sul campo<br />

L’operatore che si troverà sul<br />

campo a raccogliere ed elaborare<br />

i dati attraverso il proprio<br />

smartphone o tablet si collegherà<br />

al geodatabase su server tramite<br />

l’applicativo ESRI Collector ed<br />

archivierà i dati definendone<br />

in primo luogo la geometria ed<br />

identificando in secondo luogo<br />

il processo geomorfologico a cui<br />

appartengono. Il primo passo<br />

nella raccolta dei dati è quindi<br />

la selezione della Feature Class<br />

di appartenenza dell’elemento<br />

da mappare (lineare, puntuale<br />

o areale); l’operatore selezionerà<br />

poi la classe geomorfologica<br />

dell’elemento mediante l’uso<br />

dei subtypes (es: Elementi geologico-strutturali)<br />

e infine potrà<br />

scegliere la descrizione che identifica<br />

l’elemento da mappare,<br />

fornita dal dominio (es: Rocce<br />

prevalentemente dolomitiche,<br />

cfr. Figura 3).<br />

All’interno di quest’ultimo campo<br />

è già prevista una distinzione<br />

tra quegli elementi che si possono<br />

presentare in forma attiva o<br />

in forma non attiva, solo per le<br />

classi che ne prevedono la suddivisione.<br />

Questo procedimento<br />

potrà essere ripetuto per qualsiasi<br />

elemento geomorfologico<br />

analizzato e per le tre differenti<br />

tipologie di geometrie a cui appartengono.<br />

Poiché la banca dati rispetta<br />

le direttive fornite dal Servizio<br />

Geologico Nazionale, sia in<br />

termini di struttura che a livello<br />

di simbologia, ai dati geomorfologici<br />

archiviati al suo interno è<br />

stata infine collegata una libreria<br />

di simboli (style) che permettono<br />

immediatamente agli oggetti<br />

mappati di essere visualizzati<br />

con i simboli corretti, secondo<br />

quanto riportato nel Quaderno<br />

n°10 dell’S.G.N. In tal modo<br />

si può passare direttamente<br />

dall’acquisizione dei dati sul<br />

campo alla stampa della Carta<br />

Geomorfologica dal desktop<br />

senza dover effettuare ulteriori<br />

interventi sulla banca dati.<br />

Conclusioni<br />

Questo lavoro ha dimostrato<br />

come l’utilizzo di strumenti versatili<br />

come i geodatabase consenta<br />

di semplificare e velocizzare<br />

notevolmente l’attività di rilievo<br />

sul campo che, fino all’introduzione<br />

dei moderni sistemi informativi<br />

territoriali, richiedeva un<br />

notevole dispendio di tempo e<br />

di energie. Questa capacità, unita<br />

alla possibilità di classificare<br />

i dati rilevati secondo le specifiche<br />

previste dalla normativa<br />

nazionale, pongono il sistema<br />

qui analizzato come modello per<br />

una funzionale ed efficace organizzazione<br />

dei dati provenienti<br />

dai rilievi geomorfologici sul<br />

campo.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Servizio Geologico Nazionale (1994), “Carta Geomorfologica d’Italia in<br />

scala 1:50000 - Guida al rilevamento, Quaderno III Serie n°4”.<br />

Servizio Geologico Nazionale (1997), “Carta geologica d’Italia 1:50.000 -<br />

Banca dati geologici, Quaderno III Serie n°6”.<br />

Servizio Geologico Nazionale (2007), “Carta Geomorfologica d’Italia in<br />

scala 1:50.000 - Guida alla rappresentazione cartografica, Quaderno III<br />

Serie n°10”.<br />

MacDonald A. (1999), “Building a Geodatabase, GIS by Esri, ESRI”<br />

De Amicis et al., “Gestione di dati tramite dispositivi mobili per la pianificazione<br />

di emergenza” - <strong>GEOmedia</strong> n.1, 2015.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Geodatabase; geomorfologia; simboli; collector; tablet;<br />

smartphone<br />

ABSTRACT<br />

Among the creation of geomorphological maps the data collection of elements<br />

and features is one of the most important steps. The most relevant<br />

information to be collected are not only their position (geolocalization) but<br />

also their classification and properties according to the official encoding:<br />

within this context the Italian National Geologic Service (SGN) set up data<br />

collection and data storing standards through a focused documentation,<br />

the “I Quaderni” (series III), n.4 e n.10. In this paper we describe a new<br />

system to collect these kind of data directly on the field through the most<br />

commonly used tablets and smartphones. This system is based on an ESRI<br />

Geodatabase Enterprise installed on a server, an ArcGIS Online account and<br />

the ESRI Collector App for smartphones. Data collected by operators on<br />

the field are directly sent to the Geodatabase on server using mobile internet<br />

connection; data structure and format follow the national standards, so they<br />

are ready to be added into a geomorphological map.<br />

AUTORE<br />

Mattia De Amicis, mattia.deamicis@unimib.it<br />

Fabio Olivotti, fabio.olivotti@unimib.it<br />

Stefano Roverato, stefano.roverato@unimib.it<br />

Alice Mayer, alice.mayer@unimib.it<br />

Luca Dangella<br />

l.dangella@campus.unimib.it<br />

Università degli Studi di Milano Bicocca, Dipartimento<br />

di Scienze dell’Ambiente e del Territorio e di Scienze<br />

della Terra, Laboratorio di Geomatica<br />

Geomatic Laboratory - Earth and Environmental<br />

Sciences Department, University of Milano Bicocca,<br />

Piazza della Scienza 1 - 20126 Milano, Italy, geomatica.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 33<br />

ambientale@unimib.it


REPORTS<br />

Una questione di centimetri<br />

di Fulvio Bernardini<br />

Prima dell’annessione della regione della Savoia,<br />

nel 1860, la Barre des Écrins, con i suoi 4102 metri,<br />

era la cima più alta di Francia. La montagna fa parte<br />

della regione francese della Provenza-Alpi-Costa<br />

Azzurra (PACA) e fu scalata per la prima volta da un<br />

gruppo di alpinisti britannici nel 1864.<br />

La Barre des Écrins – che, assieme con i vicini Pic<br />

Lory e Dôme de Neige, va a formare il Massiccio<br />

degli Écrins – rimane oggi una montagna dall’alto<br />

valore simbolico: si tratta infatti dell’unica cima<br />

superiore ai 4000 metri che risiede interamente<br />

in territorio francese e rappresenta una sfida per i<br />

molti alpinisti che ogni anno provano a scalarla.<br />

Nell’estate del 2014,<br />

in concomitanza con<br />

le celebrazione per il<br />

150° anniversario della prima<br />

ascesa della Barre, l’Union<br />

Nationale des Géomètre-Experts<br />

(UNGE) e i suoi partner<br />

Geotopo e Geomesure, hanno<br />

organizzato una spedizione<br />

volta a misurare precisamente<br />

tramite GPS le tre sommità del<br />

massiccio. Le misure sarebbero<br />

servite per determinare, a<br />

livello centimetrico, l’elevazione<br />

delle tre cime e avrebbero<br />

al contempo fornito dei<br />

dati di controllo utili per il<br />

monitoraggio e la valutazione<br />

diacronica dei fenomeni di<br />

surrezione alpina. La spedizione<br />

era aperta a tutti i topografi<br />

appartenenti alla regione PACA.<br />

34 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

Michel Baud, uno degli<br />

organizzatori della spedizione,<br />

ricorda: “La scalata del<br />

Massiccio degli Écrins è<br />

un’iniziativa complessa, difficile<br />

in circostanze normali ma<br />

comunque fattibile con la<br />

giusta preparazione. La nostra<br />

spedizione, nello specifico, ha<br />

avuto a che fare con condizioni<br />

meteo estreme, le peggiori<br />

registrate negli ultimi anni.<br />

Nonostante ciò, era per noi<br />

molto importante riuscire<br />

nell’impresa: per raggiungere gli<br />

obiettivi scientifici, certamente,<br />

ma anche per una questione<br />

personale. Eravamo infatti tutti<br />

topografi della PACA che si<br />

cimentavano sulle montagne della<br />

regione. Insomma, il tutto era<br />

profondamente simbolico.”<br />

La spedizione<br />

La spedizione si è svolta in due<br />

fasi e in due diverse scalate.<br />

La prima fase contemplava<br />

l’installazione di piccoli<br />

supporti metallici nei pressi<br />

della cima della Barre des<br />

Écrins, del Pic Lory e del Dôme<br />

de Neige; questi supporti in<br />

acciaio inox, del diametro<br />

di 20 millimetri e lunghi 10<br />

centimetri, avevano un’estremità<br />

filettata adattata al passo degli<br />

strumenti che sarebbero poi<br />

stati usati durante la seconda<br />

fase. I supporti dovevano essere<br />

posizionati all’interno di tre<br />

fori che sarebbero stati creati<br />

in quota tramite un martello<br />

pneumatico a batteria.<br />

L’ascesa relativa alla ‘fase<br />

1’ si è svolta il 26 giugno e<br />

ha coinvolto 6 membri tra<br />

ingegneri, geologi e topografi, i<br />

quali hanno installato i supporti<br />

metallici sulla sommità della<br />

Barre des Écrins e del Pic Lory.<br />

Già durante questa spedizione<br />

preliminare, le condizioni<br />

meteorologiche cominciavano<br />

a creare difficoltà alla cordata:<br />

le operazioni si sono rivelate<br />

molto dispendiose in termini<br />

di tempo e, a causa delle<br />

condizioni che si facevano man<br />

mano più difficili, non è stato<br />

possibile installare il supporto<br />

sulla sommità del Dôme de<br />

Neige. Il supporto mancante<br />

è stato quindi installato il<br />

successivo 13 agosto durante<br />

una spedizione ad hoc.<br />

La ‘fase 2’ è iniziata il 27<br />

agosto e prevedeva l’esecuzione<br />

delle misure GPS in modo<br />

da garantire una base di dati<br />

utile per il monitoraggio<br />

della surrezione alpina e,<br />

contemporaneamente, fornire<br />

la prima misura centimetrica<br />

del massiccio. Per eseguire il<br />

lavoro, il team ha scelto dei<br />

ricevitori GNSS Trimble®<br />

R10 e dei controller Trimble<br />

TSC3. Arnaud Ollivier, che<br />

ha partecipato alla spedizione,<br />

spiega: “Oltre alla precisione,<br />

avevamo bisogno di strumenti<br />

che fossero leggeri, resistenti<br />

e facili da trasportare: con le<br />

condizioni che ci siamo trovati<br />

ad affrontare, non potevamo<br />

permetterci di portare nessun<br />

peso in eccesso.” Al fine di avere<br />

un maggior controllo sul<br />

calcolo e guadagnare quindi in<br />

precisione, il team ha scelto la<br />

post-elaborazione come metodo<br />

di calcolo finale.<br />

Il gruppo che ha partecipato<br />

alla ‘fase 2’ comprendeva<br />

20 partecipanti e 5 guide<br />

d’alta montagna ed era<br />

equipaggiato con ramponi,<br />

corde, moschettoni oltre che<br />

computer portatili, quattro<br />

ricevitori GNSS Trimble R10<br />

e tre controller Trimble TSC3.<br />

Il primo giorno contemplava<br />

l’installazione di uno dei<br />

ricevitori Trimble R10 sul tetto<br />

di un rifugio di montagna<br />

situato a 3175 metri di<br />

altitudine, appena sotto le tre<br />

cime; questo ricevitore avrebbe<br />

fornito un punto di controllo<br />

per le misurazione del giorno<br />

dopo, una volta che i rimanenti<br />

tre ricevitori fossero stati<br />

montati, tramite delle apposite<br />

paline, sui supporti metallici<br />

posizionati su ciascuna delle<br />

tre cime. Al fine di fornire un<br />

riferimento geodetico accurato,<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 35


REPORT<br />

il rilievo è stato svolto usando<br />

la rete GNSS dell’Institut<br />

Géographique National (IGN)<br />

francese.<br />

La salita verso il rifugio si è<br />

svolta senza imprevisti: uno<br />

splendido sole alpino ha<br />

accompagnato gli scalatori i<br />

quali, una volta raggiunto il<br />

rifugio, hanno installato sul<br />

tetto un ricevitore Trimble R10,<br />

come previsto. Durante la fase<br />

di misurazione, infatti, questo<br />

ricevitore sarebbe servito da<br />

punto di controllo al fine di<br />

ridurre gli errori: ciò a causa<br />

della notevole differenza di<br />

altitudine (circa 3000 metri) tra<br />

le stazioni dell’IGN e i ricevitori<br />

sulle vette del massiccio.<br />

La mattina del 28 agosto,<br />

verso le 3.30, le cordate si sono<br />

lanciate dunque verso i rispettivi<br />

obiettivi. Ciascuna cordata era<br />

equipaggiata con un ricevitore<br />

R10, la relativa palina di<br />

supporto e un controller TSC3.<br />

Al fine di limitare gli interventi<br />

sui dispositivi in tali condizioni<br />

estreme, i ricevitori sono stati<br />

configurati per raccogliere dati<br />

in automatico una volta al<br />

secondo non appena il gruppo<br />

fosse partito. I controller TSC3<br />

servivano per verificare che<br />

l’acquisizione dei dati si stesse<br />

svolgendo correttamente.<br />

Dopo tre ore d’ascesa, i gruppi<br />

hanno incontrato condizioni<br />

estremamente complicate.<br />

Le cordate dirette al Pic Lory<br />

e al Dôme de Neige sono<br />

state costrette a fermarsi a<br />

metà strada e a tornare verso<br />

il rifugio. La neve e il ghiaccio<br />

hanno reso la scalata troppo<br />

pericolosa e hanno impedito al<br />

gruppo di proseguire oltre.<br />

Pur con estrema difficoltà, la<br />

cordata diretta alla Barre des<br />

Écrins ha raggiunto invece<br />

il suo obiettivo: dopo aver<br />

montato l’R10 sulla palina<br />

che, a sua volta, è stata<br />

fissata al supporto metallico<br />

precedentemente installato,<br />

il ricevitore ha inviato dati<br />

simultaneamente al ricevitore<br />

sul tetto del rifugio per circa<br />

un’ora.<br />

“La squadra ha incontrato<br />

delle condizioni proibitive ma,<br />

nonostante questo e nonostante il<br />

fatto che le altre due cordate siano<br />

dovute tornare indietro, la cima<br />

della Barre è stata raggiunta.<br />

Faceva freddo e c’era parecchio<br />

umidità, ma la strumentazione<br />

Trimble si è comportata<br />

egregiamente.”<br />

Dopo aver acquisito i dati,<br />

il gruppo è ridisceso verso<br />

il rifugio; e da qui, dopo<br />

un meritato riposo, tutti i<br />

componenti della spedizione<br />

sono tornati alla base.<br />

Misure accurate<br />

Di ritorno dalla spedizione,<br />

i tecnici hanno intrapreso la<br />

fase di post elaborazione con<br />

Trimble Business Center, al<br />

fine di confermare l’integrità<br />

dei dati e produrre dei risultati<br />

preliminari. I dati sono stati poi<br />

inviati all’IGN, che ha verificato<br />

e corretto i dati acquisiti<br />

in quota tenendo conto di<br />

variabili quali l’atmosfera<br />

o gli scarti nelle orbite dei<br />

satelliti. I tecnici hanno così<br />

determinato che l’altezza della<br />

Barre des Ècrins è di 4102,10<br />

metri. È prevista una nuova<br />

campagna di validazione<br />

volta a portare a termine la<br />

misurazione delle rimanenti<br />

due cime. Altre spedizioni<br />

scientifiche si occuperanno poi<br />

di eseguire le misurazioni utili<br />

alla valutazione dei fenomeni di<br />

surrezione alpina.<br />

Nonostante le difficoltà<br />

climatiche, la spedizione può<br />

considerarsi un successo: oltre<br />

ad aver acquisito la prima<br />

misura centimetrica della Barre<br />

des Écrins, l’intera impresa<br />

ha finito per rappresentare<br />

una vera e propria avventura,<br />

ha poi attirato l’attenzione<br />

del pubblico sul lavoro del<br />

topografo e ha svolto una<br />

funzione associativa, avendo<br />

riunito molti tra i migliori<br />

professionisti dei distretti<br />

PACA attorno a un obiettivo<br />

comune. E, ultimo ma non<br />

meno importante, ha fornito<br />

agli scienziati un strumento<br />

fondamentale per monitorare i<br />

movimenti alpini nel tempo.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Barre des Écrins; Trimble; rilievo<br />

ABSTRACT<br />

In the summer of 2014, concurrently with the 150th anniversary<br />

celebrations of the first ascent of the Barre des Écrins,<br />

the Union Nationale des Géomètre Experts (UNGE) with<br />

his partners Geotopo and Geomesure organized an expedition<br />

to the Massif des Écrins to make precise GPS measurements<br />

of its three summits. The expedition turned out to<br />

be an adventure and provided scientists with the first ever<br />

centimeter-level measurement of the Barre.<br />

AUTORE<br />

Fulvio Bernardini<br />

fbernardini@rivistageomedia.it<br />

36 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 37


REPORT<br />

L’uso del GIS come strumento di analisi e<br />

rappresentazione del consumo di suolo<br />

di Valentina Sannicandro<br />

e Carmelo Maria Torre<br />

L’intreccio tra la morfologia<br />

territoriale e l’analisi basata<br />

sull’informazione geografica<br />

supporta chiavi interpretative<br />

plurime del consumo di suolo<br />

che corrispondono a quadri la<br />

cui variabilità è ampia, come<br />

trattato in questo articolo.<br />

Fig. 1 - Mappatura della superficie urbanizzata<br />

(Comune di Bari, località Ceglie del Campo).<br />

Definizione dell’ambito di<br />

riferimento: il consumo di<br />

suolo<br />

L’intensità e la continuità dei<br />

processi di consumo di suolo impongono<br />

la necessità di un intervento<br />

articolato ed efficace, sia di<br />

livello legislativo, statale e regionale,<br />

sia nella ridefinizione mirata<br />

di contenuti e strategie degli strumenti<br />

di governo del territorio a<br />

scala locale e territoriale.<br />

La domanda crescente di suoli<br />

disponibili è imputabile allo sviluppo<br />

delle aree urbane ed alle<br />

relative infrastrutture (Rapporto<br />

CRCS, 2010); non solo si costruisce<br />

tanto ma anche al di fuori<br />

dei centri abitati, erodendo quel<br />

territorio agricolo che è fondamentale<br />

per garantire la produzione<br />

di cibo ma anche per regolare<br />

il clima e il ciclo dell’acqua<br />

(Pileri 2007); tanto che lo sfruttamento<br />

e la continua sottrazione<br />

di suolo dai contesti tipicamente<br />

naturali e rurali sta determinando<br />

cambiamenti radicali non solo<br />

per l’ecosistema e per l’ambiente,<br />

ma anche per il paesaggio, urbano<br />

ed agrario.<br />

L’impermeabilizzazione, ovvero la<br />

realizzazione di una “membrana”<br />

che sigilla il suolo e lo separa fisicamente<br />

dai comparti ambientali,<br />

ha l’effetto di ostacolare il passaggio<br />

di acqua, aria e sostanze organiche,<br />

determinando l’alterazione<br />

definitiva delle normali funzioni<br />

chimiche, fisiche e biologiche<br />

del suolo, che non è più in grado<br />

di svolgere alcune funzioni (approvvigionamento,<br />

regolazione,<br />

supporto).<br />

In particolar modo, la rilevanza<br />

degli impatti determinati dal<br />

fenomeno del “consumo di suolo”,<br />

inteso più in generale come<br />

la perdita definitiva di una o<br />

più delle funzioni che il suolo<br />

svolge nell’ecosistema e nella<br />

regolazione dell’equilibrio tra<br />

capitale naturale e attività antropiche,<br />

alla scala locale e globale,<br />

spinge a riflettere sulla necessità<br />

di acquisire una metodologia<br />

di analisi che tenga conto della<br />

complessità del problema, dettata<br />

dalle caratteristiche intrinseche e<br />

non del contesto geografico, dagli<br />

attori coinvolti nei processi di<br />

pianificazione territoriale, dagli<br />

interessi talvolta sinergici e talvolta<br />

conflittuali, dai molteplici impatti<br />

diretti e indiretti sul sistema<br />

ambientale, urbano, sociale ed<br />

economico.<br />

L’efficacia di qualsiasi politica<br />

di contenimento delle trasformazioni<br />

d’uso che determinano<br />

degrado e/o perdita dei suoli,<br />

ad oggi, è stata affrontata con la<br />

valutazione ex-post, ovvero da<br />

un punto di vista meramente<br />

quantitativo. Nella maggior parte<br />

dei casi, infatti, le politiche di<br />

governo del territorio sono state<br />

analizzate rispetto alla misura del<br />

suolo impermeabilizzato, non<br />

considerando, tra le altre, la questione<br />

distributiva.<br />

Trattandosi di un processo di<br />

trasformazione del territorio, la<br />

dimensione spaziale è una va-<br />

38 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

riabile imprescindibile, per cui<br />

la disponibilità di dati di uso e<br />

di copertura dei suoli su base<br />

cartografica che siano aggiornati,<br />

confrontabili e scalabili ai diversi<br />

livelli entro cui operano le scelte<br />

di governo territoriale (Rapporto<br />

CRCS 2009) costituisce il punto<br />

di partenza per la valutazione ed<br />

il monitoraggio del fenomeno del<br />

consumo di suolo.<br />

Tuttavia, in Italia, con i dati a<br />

disposizione può essere effettuata<br />

una valutazione del consumo<br />

di suolo attraverso la foto-interpretazione<br />

e la classificazione di<br />

immagini satellitari incrociata<br />

ai dati provenienti da indagini<br />

censuarie o da statistiche socioeconomiche,<br />

poiché non sono<br />

disponibili dati omogenei e attendibili<br />

su tutto il territorio nazionale.<br />

Gran parte delle basi di dati<br />

utilizzate per le analisi spaziali<br />

sono nate per rispondere a esigenze<br />

specifiche aventi la necessità di<br />

definire alcuni sistemi di classificazione,<br />

come il Rapporto Land<br />

Cover vs. Lans Use, poco adatte a<br />

fornire uno scenario completo,<br />

contraddistinto da omogeneità,<br />

accuratezza tematica e unità di<br />

rilevazione.<br />

Verso la costruzione di<br />

un modello di analisi<br />

quantitativa e distributiva<br />

del fenomeno<br />

Trasformare un’area “consumata”,<br />

con l’intento di ripristinare lo<br />

stato dei suoli, innovare la città<br />

e salvaguardare l’ambiente ed il<br />

paesaggio, è un’azione complessa,<br />

forse perché, ad oggi, ancora<br />

pochi sono gli studi e i centri<br />

di ricerca finalizzati a mettere a<br />

punto metodologie in grado di<br />

supportare la scelta degli interventi<br />

da realizzare nei progetti di<br />

rigenerazione urbana.<br />

Lo schema di riferimento per la<br />

costruzione del modello di analisi<br />

quantitativa e distributiva è stato<br />

quello utilizzato dal Piano Territoriale<br />

di Coordinamento Provinciale<br />

di Torino (provincia.torino.it),<br />

uno dei pochi piani provinciali a<br />

carattere prescrittivo.<br />

Il Piano si serve di un sistema di<br />

norme rivolte a recuperare e riutilizzare<br />

il patrimonio edilizio esistente<br />

e contemporaneamente a<br />

penalizzare i Comuni che hanno<br />

consumato più suolo negli anni<br />

passati assumendo il principio<br />

che il suolo “libero” ha un alto<br />

valore ed è pertanto inedificabile.<br />

Il modello di densità proposto<br />

dal PTCP per classificare le aree<br />

in “dense”, “di transizione” e<br />

“libere”, è caratterizzato dalle seguenti<br />

fasi:<br />

1. acquisizione dell’impronta<br />

vettoriale dell’urbanizzato;<br />

2. conversione dell’immagine da<br />

vettoriale a raster, a cui associare<br />

una matrice quadrata;<br />

3. calcolo dell’indice di densità e<br />

attribuzione del codice binario<br />

0-1 per ogni cella;<br />

4. calcolo del valore medio degli<br />

indici da attribuire a ciascuna<br />

finestra (operazione di smoothing)<br />

circoscrivendo un’area<br />

buffer.<br />

Le “aree dense” sono costituite<br />

dalle porzioni di territorio urbanizzato<br />

aventi un impianto<br />

urbanistico significativo, ovvero<br />

caratterizzate da un indice di copertura<br />

elevato.<br />

Le “aree di transizione” sono caratterizzate<br />

da porzioni di territorio<br />

di limitata estensione con un<br />

indice di copertura medio.<br />

Le “aree libere” si contraddistinguono<br />

per la prevalente funzione<br />

agricola, per la presenza di<br />

insediamenti minori o sparsi,<br />

generalmente esterne al tessuto<br />

densificato e aventi un indice di<br />

copertura basso.<br />

L’obiettivo della tecnica smoothing<br />

è quello di fornire un’idea sulla<br />

variazione della densità tra due<br />

aree limitrofe, mediante una<br />

compensazione tra il valore esatto<br />

e il valore medio (Castiglioni et<br />

al. 2011). Per l’applicazione si<br />

utilizza una finestra simmetrica<br />

centrata sul punto di interesse,<br />

che può essere circolare o quadrata,<br />

ipotizzando implicitamente<br />

una condizione di isotropia.<br />

Questa applicazione ha raggiunto<br />

nel caso di Torino le finalità per<br />

le quali è stata concepita, tuttavia,<br />

se trasposta ad un nuovo contesto<br />

urbano, presenta alcuni limiti. Il<br />

modello non fornisce una stima<br />

dell’errore e si applica su superfici<br />

piane; non tiene conto della<br />

volumetria dell’edificato, la quale<br />

produce un consumo di suolo<br />

dipendente da più fattori indotti<br />

come la pressione antropica e la<br />

superficie destinata al rispetto<br />

degli standard urbanistici, in più<br />

Fig. 2 - Smoothing della distribuzione dell’indice di densità (Comune di Bari, località Ceglie del Campo).<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 39


REPORT<br />

lo stato della vegetazione non<br />

viene né approfondito né valutato.<br />

Inoltre, non vi è univocità<br />

nella dimensione della maglia da<br />

utilizzare ed anche il perimetro<br />

dell’area buffer che smorzi il valore<br />

esatto in maniera graduale, non è<br />

definito.<br />

Per le ragioni suddette, è stata<br />

condotta un’analisi rivolta a calcolare<br />

l’indice di densità della<br />

perdita di suolo naturale cioè della<br />

superficie urbanizzata, basata non<br />

su una logica binaria (0-1) ma sulla<br />

gradazione reale della superficie<br />

degli elementi geografici minimi<br />

di supporto.<br />

È opportuno precisare che per<br />

superficie urbanizzata si intende la<br />

somma della superficie edificata e<br />

della superficie occupata dall’infrastruttura<br />

per la viabilità, per<br />

indice di densità si intende il rapporto<br />

tra la superficie urbanizzata<br />

e la superficie della cella, scelta<br />

pari ad un quadrato di lato 50m.<br />

Infine, oltre alla quantificazione<br />

del consumo di suolo, l’analisi<br />

evidenzia la distribuzione della<br />

densità del suolo consumato; in<br />

particolar modo si nota come la<br />

componente infrastrutturale sia<br />

quella che incide maggiormente<br />

sul territorio e come il rispetto<br />

delle aree tutelate e soprattutto<br />

vincolate possa ridurre notevolmente<br />

il consumo di suolo “vergine”.<br />

In sintesi, questa metodologia<br />

si propone come un primo<br />

contributo all’approfondimento<br />

degli elementi da individuare<br />

all’interno di un’area e delle condizioni<br />

da valutare nel contesto,<br />

per tracciare le possibili azioni di<br />

trasformazione in grado di innescare<br />

dei processi di mitigazione<br />

della problematica e riqualificazione<br />

del territorio più ampi.<br />

Applicazione del modello<br />

L’introduzione al caso di studio<br />

consiste nella scelta del Provincia<br />

“Campione” da osservare, analizzare<br />

e sul quale si è elaborata una<br />

mappa territoriale che consente<br />

facilmente di codificare l’uso del<br />

suolo. Il caso studio selezionato<br />

per la fase di test è la provincia di<br />

Bari della regione Puglia.<br />

Il percorso metodologico, per<br />

grandi linee, si articola nel modo<br />

seguente:<br />

I. analisi approfondita delle<br />

aree interessate dal consumo<br />

di suolo;<br />

II. individuazione e caratterizzazione<br />

della superficie urbanizzata;<br />

III. elaborazione di una mappatura<br />

dell’uso del suolo rispetto<br />

all’indice di densità;<br />

IV. sovrapposizione del livello<br />

dei vincoli e delle tutele;<br />

V. classificazione.<br />

La prima fase della ricerca consiste<br />

nel focalizzare le aree interessate<br />

da questo fenomeno. Gli<br />

elementi investigati sono stati:<br />

4Viabilità urbana: il cui maggiore<br />

fattore strutturale è legato ai<br />

cambiamenti della morfologia<br />

urbana e alle modifiche dell’intero<br />

sistema urbano. Rientrano<br />

in questo ambito: le strade e le<br />

infrastrutture annesse, i sistemi<br />

di trasporto pubblico e privato,<br />

la mobilità delle persone e<br />

delle merci ed i parcheggi.<br />

4Agricoltura: si considerano<br />

appartenenti a questo ambito<br />

tutti i suoli agricoli coltivati e<br />

non, le aree destinate a verde,<br />

i parchi urbani, i corridoi ecologici.<br />

4Paesaggio (vincoli e tutele):<br />

“il paesaggio rappresenta un<br />

elemento chiave del benessere<br />

individuale e sociale, e la sua<br />

salvaguardia, la sua gestione e<br />

la sua pianificazione comportano<br />

diritti e responsabilità per<br />

ciascun individuo” (Convenzione<br />

Europea sul Paesaggio, Firenze<br />

2000). In questa categoria<br />

sono compresi tutti i beni<br />

architettonici, storici, culturali<br />

e paesaggistici vincolati dalla<br />

legge, le zone di protezione<br />

speciale e i siti di interesse comunitario,<br />

i parchi nazionali e<br />

le Important Birds Areas.<br />

4Residenze e servizi annessi: si<br />

indaga lo sprawl urbano ovvero<br />

la crescita disordinata e rapida<br />

della città soprattutto nelle<br />

zone periferiche, il mercato<br />

dell’edilizia residenziale e delle<br />

opere di urbanizzazione primaria<br />

e secondaria in nuove aree<br />

di espansione.<br />

4Terziario: costituito dalla<br />

presenza di aree industriali<br />

e/o commerciali dismesse o<br />

sottoutilizzate, dalla quantità<br />

di mq occupati dai centri commerciali,<br />

dalle infrastrutture<br />

turistiche.<br />

Per indagare l’assetto del territorio<br />

in ognuno di questi ambiti,<br />

si è ritenuto opportuno condurre<br />

Fig. 3 - Classificazione delle aree rispetto al livello dei vincoli e delle tutele (Comune di Bari, località Ceglie del Campo).<br />

40 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

questo studio attraverso l’interpretazione<br />

e le elaborazioni della<br />

Carta Tecnica e della Carta di<br />

Uso del Suolo della Regione Puglia,<br />

cartografie georeferenziate<br />

disponibili sul portale SIT-Puglia<br />

(www.sit.punglia.it), dalle quali<br />

è possibile individuare tutte le<br />

caratteristiche tecniche, fisiche e<br />

ambientali del territorio in questione.<br />

La seconda fase è costituita dall’elaborazione<br />

dei dati, finalizzata a<br />

calcolare:<br />

4Superficie urbanizzata: data<br />

dalla somma della superficie<br />

edificata e della superficie per<br />

la viabilità, qualsiasi superficie<br />

antropizzata non classificabile<br />

come suolo agricolo o naturale;<br />

4Superficie permeabile: ogni<br />

superficie, sgombra da costruzioni<br />

sopra o sotto il suolo, in<br />

grado di garantire l’assorbimento<br />

delle acque e in grado<br />

di favorire la produttività del<br />

suolo;<br />

4Superficie impermeabile: ogni<br />

superficie cementificata, utilizzata<br />

e ricoperta da qualsiasi<br />

tipo di struttura;<br />

4Superficie tutelata: un luogo<br />

pubblico o privato di grande<br />

interesse naturalistico, storico<br />

o artistico che lo Stato, o un<br />

altro ente o associazione, protegge<br />

allo scopo di impedire<br />

che venga rovinato o distrutto;<br />

4Superficie vincolata: ogni<br />

zona in cui l’inserimento di<br />

opere edilizie e infrastrutture<br />

risulta vincolato ad un parere<br />

sovraordinato, rendendo il più<br />

possibile compatibili le attività<br />

dell’uomo con la bellezza e il<br />

pregio di questi posti.<br />

L’output è una “mappatura dello<br />

stato del suolo”, che consiste nella<br />

suddivisione del territorio comunale<br />

in n particelle utilizzando<br />

un’apposita matrice (50m).<br />

Data la difficile quantificazione,<br />

l’obiettivo della “mappatura”<br />

consiste nella catalogazione e<br />

monitoraggio dei dati; in questo<br />

modo i dati possono essere utilizzati<br />

anche in altri contesti con lo<br />

stesso metodo semplice, ordinato<br />

e univoco e quindi si possono<br />

confrontare le diverse situazioni<br />

con le mappe della densità dei<br />

vari comuni (fig.1).<br />

Per proseguire l’analisi rispetto<br />

allo stato di fatto del “suolo<br />

consumato” si investiga nello<br />

specifico sulla densità territoriale,<br />

ritenuta in letteratura la principale<br />

causa del consumo di suolo.<br />

Il modello analitico sperimentato<br />

per la classificazione delle aree<br />

in “dense”, “di transizione” e “libere"<br />

rinviene dalla best-practice<br />

torinese, per quanto afferisce al<br />

PTCP (II edizione), costruito<br />

sulla misura esatta della superficie<br />

urbanizzata, data dalla superficie<br />

occupata dal tessuto edificato e<br />

dalla rete infrastrutturale, ricadente<br />

in una particella e di conseguenza<br />

sulla media dei valori<br />

attribuiti ad ogni cella dell’area<br />

buffer, pari a 150 m. Dunque,<br />

“l’indice di densità dell’impermeabilizzazione”<br />

è dato dal rapporto<br />

tra l’area urbanizzata e l’area della<br />

cella (fig.2).<br />

Infine, la cartografia elaborata<br />

con la tecnica smoothing rispetto<br />

all’indice di densità, che esprime<br />

la quantificazione del consumo<br />

di suolo, è stata incrociata con il<br />

livello dei vincoli e il livello delle<br />

tutele (costituite dal Piano Paesaggistico<br />

Territoriale della Regione<br />

Puglia), da cui emerge la distribuzione<br />

sul territorio delle aree<br />

precedentemente classificate per<br />

delineare le aree effettivamente<br />

“libere” e “di transizione” rispetto<br />

alle quali muovere proposte di<br />

pianificazione urbanistica (fig.3).<br />

Tempi di monitoraggio dei dati<br />

Il presente studio si è maturato<br />

nell’ambito dell’Osservatorio<br />

sul risparmio di suolo, uno dei<br />

“progetti pilota” del Laboratorio<br />

MITO (Multimedia Information<br />

for Territorial Objects) del Dipartimento<br />

di Scienza dell’Ingegneria<br />

Civile e dell’Architettura<br />

del Politecnico di Bari, avviato a<br />

settembre 2014.<br />

La ricerca, a partire da precedenti<br />

sperimentazioni inerenti l’analisi<br />

del consumo di suolo, si inserisce<br />

in un filone che l’Osservatorio<br />

intende proseguire, oltre la chiusura<br />

del progetto prevista nel<br />

<strong>2016</strong>.<br />

L’analisi è stata espletata attraverso<br />

l’utilizzo del software ArcGIS,<br />

per le potenzialità che offre un<br />

Sistema Informativo Territoriale.<br />

Il GIS rappresenta un’innovazione<br />

epocale per la pianificazione<br />

urbanistica nella gestione e nella<br />

produzione cartografica (Borrough<br />

1986).<br />

Difatti, con questo modello si<br />

intende studiare e realizzare uno<br />

Spatial Decision Support System<br />

che contenga una legenda strutturata<br />

in modo gerarchico, con<br />

la finalità di sostenere la pianificazione<br />

territoriale a vari livelli,<br />

in funzione delle caratteristiche<br />

specifiche di ciascuna area di applicazione.<br />

Stato di avanzamento<br />

lavori<br />

La ricerca basata sulla misura<br />

del consumo di suolo, di cui il<br />

presente contributo rappresenta<br />

una minima parte, è in corso d’opera.<br />

Si ritiene di aver raggiunto<br />

notevoli traguardi in seguito a<br />

questa sperimentazione, tuttavia<br />

sviluppando il modello si nota<br />

che il valore massimo ottenuto<br />

dallo smoothing si basa sulla dimensione<br />

dell’intorno; inoltre, la<br />

scala di valori si riflette sulla scelta<br />

degli intervalli, per cui la classificazione<br />

deve necessariamente<br />

essere sottoposta ad una analisi<br />

preliminare.<br />

Pertanto, la prospettiva della<br />

ricerca si prefigge di associare<br />

ulteriori elaborazioni preparatorie<br />

per la fase di classificazione delle<br />

aree e di approfondire le indagini<br />

rispetto alla mappatura, affinché<br />

si possa non solo quantificare il<br />

consumo di suolo ma anche qualificarne<br />

gli usi.<br />

Conclusioni<br />

L’attenzione all’ambiente, alla politica<br />

ecologica e ai valori del paesaggio<br />

è da considerarsi l’opzione<br />

prioritaria rispetto ad ogni altra<br />

politica e in particolare a quelle<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 41


REPORT<br />

42 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong><br />

economiche e territoriali: è sul<br />

territorio che si svolge pressoché<br />

totalmente l’attività umana dalla<br />

quale provengono le interazioni<br />

con l’ambiente, che mettono<br />

spesso a rischio i suoi fragili<br />

equilibri.<br />

Risulta evidente che la pianificazione<br />

dell’uso del suolo e<br />

dell’organizzazione delle azioni<br />

che su di esso si svolgono, se<br />

si fa carico di valutazioni ambientali<br />

divenga uno strumento<br />

regolatore fondamentale per la<br />

salvaguardia della intera sfera<br />

ecologica.<br />

L’integrazione tra il GIS e i<br />

diversi metodi di valutazione<br />

(Malczewski 1999), costituisce<br />

un supporto fondamentale in<br />

quanto permette di catalizzare<br />

i processi metodologici e di ripetere<br />

le operazioni per tutto il<br />

territorio in qualsivoglia istante,<br />

costituendo una risorsa importante<br />

nella costruzione di uno<br />

Spatial Decision Support System,<br />

nel quale la varietà dell’informazione<br />

territoriale, determinata<br />

da elementi sociali, economici e<br />

ambientali, può essere facilmente<br />

combinata con le differenti<br />

alternative di uso del territorio.<br />

Le parole chiave sono divenute:<br />

partecipazione, negoziazione,<br />

redistribuzione, costruzione del<br />

consenso, risoluzione dei conflitti<br />

(Couclelis 1991). In questo<br />

senso, la possibilità di realizzare,<br />

con il supporto delle moderne<br />

tecnologie, nuovi approcci alla<br />

valutazione, consente di costruire<br />

una pianificazione aperta<br />

(Nedović-Budić 2000) a diversi<br />

punti di vista ed inclusiva.<br />

Ringraziamenti<br />

Gli autori sono grati al gruppo<br />

di lavoro del progetto MITO<br />

(Multimedia Information for Territorial<br />

Objects) del Politecnico<br />

di Bari; in particolar modo, si<br />

ringraziano: Raffaele Attardi,<br />

Alessandro Bonifazi, Pasquale<br />

Balena, i collaboratori dell’Osservatorio<br />

del risparmio di suolo<br />

e i consulenti tecnico-scientifici<br />

della società REDO.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Arcidiacono, A., Di Simine, D.,<br />

Oliva, F., Pareglio, S., Pileri, P. e<br />

Salata, S. (2009, 2010), Rapporto<br />

sul Consumo di suolo, Centro di<br />

Ricerca sul Consumo di Suolo, (a<br />

cura di) INU Legambiente, Dipartimento<br />

di Architettura e Pianificazione<br />

del Politecnico di Milano,<br />

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Borrough, P.A. (1986), Principles of<br />

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land resource assessment, Clarendon<br />

Press, Oxford, UK, p. 194.<br />

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low-flow indices: physiographical<br />

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70, n. 1, pp. 9-20.<br />

Krige, D.G. (1984), Geostatistics<br />

and the definition of uncertainty,<br />

Inst. Min. Met. Trans., 93-A, pp.<br />

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Multicriteria Decision Analysis, John<br />

Wiley, ISBN9780471329442,<br />

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Nedović-Budić, Z. (2000),<br />

Geographic information science<br />

implications for urban and regional<br />

planning, Journal of the Urban and<br />

Regional Information Systems Association,<br />

12, n. 2, pp. 81-93.<br />

Pileri, P. (2007), Compensazione<br />

ecologica preventiva, Carocci, Roma.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

land take and soil sealing;<br />

saving soil; spatial analysis;<br />

focal statistics<br />

ABSTRACT<br />

Soil Framework Directive COM(2006)<br />

232 stated that soil, fairly recognizable<br />

as an ecosystem structure, can be considered<br />

essentially as a non-renewable<br />

resource.<br />

In this perspective, the aim of the present<br />

research is to quantify land take<br />

and soil sealing and to suggest actions<br />

for its mitigation in land-use policies.<br />

Land take and soil sealing quantifies the<br />

land-use change from natural land uses<br />

to artificial ones for urban and infrastructure<br />

development. In order to calculate<br />

the extension of areas concerned<br />

by the land take and soil sealing, this<br />

paper proposes a methodological approach<br />

for the construction of the density<br />

index of impervious areas through<br />

specific spatial analysis, namely the<br />

focal statistics, performed in a GIS<br />

environment.<br />

The experimentation is conducted in<br />

the MITO (Multimedia Information<br />

of Territorial Objects) Laboratory of<br />

the Technical University of Bari (Italy)<br />

in order to launch a regional observatory<br />

for land-use change.<br />

AUTORE<br />

Valentina Sannicandro<br />

valentina.sannicandro@unina.it<br />

Università degli Studi<br />

Federico II di Napoli<br />

Carmelo Maria Torre<br />

carmelomaria.torre@poliba.it<br />

Politecnico di Bari


REPORT<br />

Transforming The way The worLd works<br />

Le soLuzioni TrimbLe favoriscono<br />

fLussi di Lavoro sempLici, precisi e inTegraTi<br />

La tecnologia VISION TM e il software Trimble access a bordo<br />

dell’imaging rover Trimble v10 vi permettono di catturare<br />

immagini digitali panoramiche a 360° e generare nuvole di<br />

punti per una accurata rappresentazione 3D dell’area rilevata.<br />

In combinazione con un ricevitore GNSS o una Stazione Totale,<br />

Trimble v10 integra le immagini con la posizione geospaziale<br />

di ogni punto.<br />

In tre edizioni scalabili, la suite Trimble business center ne<br />

rappresenta il miglior completamento software, per elaborare<br />

e restituire i dati acquisiti.<br />

dall’immagine georiferita al modello 3d<br />

spektra srl, a Trimble company<br />

039.625051 | info@trimble-italia.it | www.trimble-italia.it<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 43


REPORT<br />

La scarsa attendibilità del CAP come<br />

riferimento geografico in Italia<br />

di Marianna Ronconi,<br />

Alice Pasquinelli,<br />

Anna Privitera e<br />

Franco Guzzetti<br />

Nell’ambito degli studi legati all’analisi dei grandi rischi territoriali è possibile,<br />

a livello internazionale, trovare applicativi che utilizzano come riferimento<br />

geografico il Codice di Avviamento Postale (CAP). Sul territorio italiano risulta<br />

tuttavia inadatto l’impiego del CAP come elemento di valenza territoriale, se<br />

non si considerano le logiche di assegnazione e la specifica distribuzione.<br />

Nell’articolo sono riportati una serie di esempi.<br />

La necessità di porre<br />

l’attenzione sul tema<br />

trattato nel presente<br />

articolo, ha origine nell’ambito<br />

di un progetto di ricerca,<br />

tra il Dipartimento ABC<br />

del Politecnico di Milano e<br />

un’importante compagnia<br />

assicurativa, che mira alla<br />

realizzazione di analisi<br />

territoriali relative alla<br />

distribuzione della pericolosità<br />

sismica nel territorio italiano,<br />

rispetto al portafoglio<br />

assicurato, con la finalità<br />

di implementare un webgis<br />

per la gestione dei rischi<br />

assicurativi, inizialmente<br />

realizzato per l’analisi del rischio<br />

idrogeologico [Guzzetti et al,<br />

2014]. Nel corso di svolgimento<br />

di tale ricerca ci si è resi conto<br />

di come, all’interno della società<br />

assicurativa committente, sia<br />

in uso un software che può<br />

utilizzare come informazione<br />

geografica per le analisi<br />

territoriali relative alla<br />

pericolosità sismica, il Codice<br />

di Avviamento Postale (CAP),<br />

metodologia ammissibile nello<br />

Stato di produzione del software<br />

(USA), ma assolutamente<br />

scorretta in un paese come<br />

l’Italia, dove le geometrie che<br />

costituiscono tale informazione<br />

risultano inadatte a qualsiasi<br />

tipo di analisi territoriale.<br />

Origine e scopo del Codice<br />

di Avviamento Postale<br />

Il Codice di Avviamento<br />

Postale, generalmente chiamato<br />

Codice Postale o ancora<br />

CAP, viene introdotto in<br />

Italia a partire dal 1967, ai<br />

fini di facilitare le operazioni<br />

di smistamento e recapito<br />

postale. È formato da una<br />

serie di cinque cifre a ognuna<br />

delle quali viene attribuito un<br />

significato ben preciso.<br />

Come riportato nella tabella<br />

soprastante (Fig.1) le prime due<br />

cifre indicano rispettivamente<br />

la regione postale e la provincia<br />

e presentano una certa logicità<br />

geografica: infatti, analizzando<br />

i confini delle regioni postali<br />

(non corrispondenti a quelle<br />

amministrative) e della<br />

successiva sotto-articolazione in<br />

province è possibile rilevare una<br />

rigorosa continuità territoriale.<br />

Le ultime tre cifre individuano<br />

invece le località provinciali<br />

(compresi i capoluoghi<br />

di provincia) e, andando<br />

sempre più nello specifico, la<br />

penultima e l’ultima cifra fanno<br />

riferimento alle informazioni<br />

di un particolare stradario, lo<br />

stradale provinciale, in uso alle<br />

Poste Italiane.<br />

Fig. 1 – Significato di ognuna delle cifre del CAP (dalla pagina web http://www.poste.<br />

it/postali/cap.shtml).<br />

44 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

Fig. 2 - Esempio di CAP che<br />

comprendono più comuni nella<br />

regione Friuli Venezia Giulia.<br />

La continuità territoriale<br />

sopracitata viene meno nel<br />

momento in cui si scende nel<br />

dettaglio delle singole località<br />

servite dal recapito postale. I<br />

CAP infatti, sono stati attribuiti<br />

progressivamente alle diverse<br />

zone dove opera il servizio<br />

postale e, se da un lato sono<br />

stati identificati CAP specifici<br />

per i comuni maggiori (con<br />

addirittura suddivisioni di<br />

maggior dettaglio nelle grandi<br />

città), in alcuni casi i comuni<br />

meno popolosi (e non sempre<br />

contigui tra loro) sono stati<br />

aggregati sotto un unico CAP:<br />

il criterio di aggregazione è<br />

costituito dalle infrastrutture<br />

viarie che collegano le diverse<br />

località, per cui, per esempio,<br />

a più comuni ricadenti in<br />

una valle montana può essere<br />

attribuito il medesimo CAP,<br />

se le località sono servite dalla<br />

medesima strada principale. Ciò<br />

in linea con lo scopo originario<br />

del CAP, cioè di facilitare il<br />

recapito postale, ma poco utile<br />

quando si tratta di localizzare<br />

geograficamente un comune.<br />

Ne consegue che nelle zone<br />

meno densamente abitate, ci<br />

si ritrova spesso con codici<br />

di avviamento postale che<br />

identificano più comuni, che in<br />

alcuni casi non sono nemmeno<br />

contigui tra di loro.<br />

A livello internazionale<br />

[INSPIRE, 2014], il CAP<br />

costituisce un dato integrante<br />

delle stringhe di testo relative<br />

agli indirizzi (insieme a<br />

Comune, via e numero<br />

civico) ed è utilizzato anche<br />

a scopi di geolocalizzazione;<br />

nel documento citato, viene<br />

riconosciuto che non<br />

esiste un’uniformità<br />

di costruzione di tale<br />

codice né della qualità<br />

dell’informazione che vi è<br />

associata nei diversi Stati<br />

europei.<br />

Problematiche legate<br />

alle analisi territoriali<br />

Per meglio specificare<br />

ciò che è stato accennato<br />

fin qui, verranno<br />

ora analizzate alcune<br />

delle problematiche<br />

che rendono inadatto<br />

l’uso del CAP come<br />

riferimento geografico<br />

per le analisi territoriali.<br />

Il primo problema<br />

evidenziato è la<br />

discontinuità territoriale<br />

dei CAP.<br />

Postal Descriptor<br />

5.3.1.1.17. Postal Descriptor - The address<br />

component subtype “postal descriptor”<br />

represents the identification of a subdivision of<br />

addresses and postal delivery points created for<br />

postal purposes. The most common example<br />

of a postal descriptor is a post code associated<br />

with the name of the post office, town or area.<br />

Even though the original purpose of post codes<br />

was sorting and delivery of mail, the usage<br />

of post codes has been extended into many<br />

other sectors and applications. The concept,<br />

structure and formats of national postal<br />

descriptor systems are different. For example<br />

in some countries post codes are seen as a<br />

proper geographic subdivision of the country,<br />

in other countries the post code is regarded<br />

only as an attribute that characterizes a small<br />

number of adjacent postal delivery points and<br />

addresses. Sometimes the post code itself is<br />

the only information required for a complete<br />

address; in other situations both the post code<br />

and the associated name of post office or town<br />

is required. Sometimes there is a simple 1:1<br />

relationship between the code and the name; in<br />

other situations a set of postcodes are associated<br />

with a single post office or town. In some<br />

countries such as The Republic of Ireland, no<br />

post code system currently exists; therefore the<br />

postal descriptor is only represented by the<br />

name of the post town.<br />

(Estratto dalle specifiche INSPIRE sull’Address)<br />

Fig. 3 - Distribuzione della<br />

continuità territoriale dei CAP.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 45


REPORT<br />

L’entità che serve per<br />

identificare un determinato<br />

Codice Postale può infatti essere<br />

un poligono multipart, ovvero<br />

formato da più geometrie<br />

non contigue, associate a un<br />

unico record tabellare. Come<br />

si nota dalla Fig. 3, in alcuni<br />

casi si arriva a superare le 15<br />

porzioni, che corrispondono<br />

ad un equivalente numero di<br />

raggruppamenti di comuni,<br />

facenti parti della geometria<br />

dello stesso CAP.<br />

Prendendo poi in<br />

considerazione i confini<br />

comunali, si evidenzia<br />

che possono verificarsi tre<br />

situazioni: il CAP coincide col<br />

Comune; il CAP è associato<br />

a più comuni (arrivando a<br />

essere attribuito anche a più<br />

di 30 comuni); un comune<br />

può essere suddiviso in più<br />

zone postali, a ognuna delle<br />

quali è associato un CAP<br />

differente (generalmente è il<br />

caso delle grandi città; in Italia<br />

ciò capita in circa 40 città).<br />

Anche in questo caso si nota<br />

la discontinuità territoriale e<br />

la mancanza di uniformità di<br />

attribuzione rispetto ai confini<br />

comunali.<br />

Fig. 4 - Aggregazione dei<br />

comuni per CAP di riferimento.<br />

Un’altra problematica che<br />

è importante ricordare<br />

riguarda la mutevolezza<br />

dell’informazione legata al<br />

Codice di Avviamento Postale.<br />

Nel corso degli anni, infatti,<br />

hanno subito variazioni sia le<br />

modalità di attribuzione del<br />

codice (ad esempio i codici<br />

generici in uso fino al 2006<br />

nelle città suddivise in più<br />

zone postali non sono più<br />

in uso), sia la sussistenza di<br />

alcuni CAP, che possono essere<br />

eliminati o aggiunti seguendo<br />

le evoluzioni amministrative,<br />

che prevedono l’istituzione o<br />

l’accorpamento di comuni,<br />

province ecc., oppure ancora<br />

per un’ulteriore suddivisione di<br />

una città in più zone postali.<br />

Dal 2009 tali modifiche<br />

avvengono con cadenza annuale<br />

e l’ultima è entrata in vigore<br />

ad aprile 2015; dunque, vista<br />

la velocità con cui avvengono<br />

le modifiche dei Codici<br />

Postali, questa informazione<br />

risulta poco adatta ad analisi<br />

territoriali che possono restare a<br />

lungo stabili nel tempo.<br />

Problematiche legate ai<br />

rischi catastrofali<br />

Gli aspetti presentati<br />

acquisiscono notevole<br />

rilevanza nel momento<br />

in cui i CAP sono<br />

utilizzati come<br />

riferimento geografico<br />

per la valutazione della<br />

distribuzione di rischi<br />

catastrofali, in particolare<br />

con riferimento a quei<br />

fenomeni che hanno una<br />

diffusione omogenea e<br />

graduale sul territorio<br />

(come i terremoti, gli<br />

eventi meteorici e le<br />

relative previsioni).<br />

L’identificazione<br />

geografica di un’area<br />

attraverso il CAP non<br />

consente di valutare con<br />

precisione se e con quale<br />

Fig. 5 - Sovrapposizione della mappa di pericolosità<br />

sismica INGV 2004 con le geometrie dei CAP della<br />

regione Friuli Venezia Giulia.<br />

intensità tale area è soggetta<br />

al fenomeno catastrofale,<br />

dato che due punti inclusi<br />

nella medesima geometria<br />

che rappresenta un CAP,<br />

possono essere molto distanti<br />

tra loro e avere caratteristiche<br />

morfologiche molto differenti.<br />

Ad esempio, andando a<br />

sovrapporre le geometrie dei<br />

CAP con le informazioni<br />

riguardanti il livello di<br />

pericolosità sismica del<br />

territorio italiano (espresso<br />

in termini di accelerazione<br />

massima del suolo - ag),<br />

secondo la mappa prodotta<br />

nel 2004 (in riferimento<br />

all’Ordinanza PCM del 28<br />

aprile 2006 n.3519, All.1b)<br />

dall’Istituto Nazionale di<br />

Geofisica e Vulcanologia<br />

(INGV), si può notare come<br />

comuni che si riferiscono al<br />

medesimo CAP sono interessati<br />

da livelli di pericolosità sismica<br />

anche molto differenti tra<br />

loro. Nella figura 5, vediamo<br />

un esempio significativo della<br />

regione Friuli Venezia Giulia,<br />

regione che presenta sia una<br />

forte variabilità a livello sismico,<br />

sia dei Codici Postali costituiti<br />

da geometrie complesse.<br />

Nell’ultima immagine della<br />

sequenza, relativa al CAP<br />

33030 si può notare come<br />

46 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>


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questo sia attraversato da 5<br />

livelli di pericolosità sismica<br />

e da come si possa passare<br />

da un punto che ricade<br />

nell’intervallo massimo di<br />

ag compreso tra 0,275 e<br />

0,300 a uno molto più lieve<br />

compreso tra 0,100 a 0,125,<br />

in una scala nazionale<br />

compresa tra 0,025 e<br />

0,300g.<br />

Conclusioni<br />

Gli esempi riportati<br />

nell’articolo a supporto della<br />

tesi che considera il CAP<br />

un’informazione inadatta<br />

a essere utilizzata come<br />

riferimento geografico,<br />

dimostrano come sia errato,<br />

in un paese come l’Italia,<br />

l’uso di questo dato come<br />

identificatore geografico.<br />

Come già sostenuto in altre<br />

occasioni [Guzzetti et al,<br />

2014] la tendenza dev’essere<br />

quella di strutturare le<br />

analisi territoriali, in<br />

particolare quelle in cui uno<br />

dei termini di paragone sia<br />

costituito da elementi che<br />

possano essere identificati<br />

puntualmente, come<br />

può essere un portafoglio<br />

assicurativo, utilizzando le<br />

coordinate spaziali degli<br />

oggetti.<br />

Questa soluzione<br />

consente, all’interno<br />

di un determinato<br />

sistema di riferimento, la<br />

precisa e inequivocabile<br />

identificazione degli<br />

oggetti in esame, posizione<br />

immutabile nel tempo<br />

e oggettiva. Inoltre<br />

permette di attribuire<br />

ogni elemento in esame<br />

a una determinata classe<br />

di pericolosità, nel caso<br />

legato alla ricerca presentata<br />

rispetto alle catastrofi<br />

naturali, utilizzabile come<br />

informazione per impostare<br />

ulteriori approfondimenti e<br />

indagini.<br />

NOTA REDAZIONE<br />

Il REPORT Presente<br />

articolo è<br />

stato presentato<br />

all 19°<br />

Conferenza<br />

ASITA 2015<br />

(Lecco). Si ringrazia la segreteria<br />

organizzativa per la cortesia e<br />

disponibilità dimostrata. Inoltre si<br />

augura la migliore riuscita per la 20°<br />

Conferenza ASITA <strong>2016</strong> (Cagliari,<br />

8-9-10 Novembre <strong>2016</strong>).<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Address Service Centre (2015),<br />

Il codice di avviamento postale,<br />

http://www.address-service-center.<br />

it/ (Retrieved: 03.09.2015).<br />

Istituto Nazionale di Geofisica<br />

e Vulcanologia - INGV (2015),<br />

Pericolosità sismica, http://www.<br />

mi.ingv.it/pericolosita-sismica/<br />

(Retrieved: 03.09.2015).<br />

Poste Italiane (2015), Il servizio<br />

CAP, http://www.poste.it/<br />

postali/cap.shtml (Retrieved:<br />

03.09.2015).<br />

Guzzetti F., Pasquinelli A.,<br />

Privitera A., Ronconi M.<br />

(2014) Test metrico sulla ricerca<br />

automatica della posizione degli<br />

indirizzi, 18^ Conferenza<br />

Nazionale Asita, Firenze.<br />

Guzzetti F., Pasquinelli A.,<br />

Viskanic P., (2014) L’informazione<br />

geografica nella gestione dei rischi<br />

catastrofali, 18^ Conferenza<br />

Nazionale Asita, Firenze.<br />

INSPIRE Thematic Working<br />

Group Addresses (2014),<br />

D2.8.I.5 Data Specification on<br />

Addresses - Technical Guidelines,<br />

INSPIRE Infrastructure for<br />

Spatial Information in Europe.<br />

Thompson, S. (2013). Be insured<br />

with risk mapping, in Geospatial<br />

World Magazine.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Codice di avviamento postale;<br />

CAP; Postal Descriptor;<br />

riferimenti geografici; rischi<br />

territoriali<br />

ABSTRACT<br />

Many software made in the USA for<br />

analyzing big territorial risks use Post<br />

Code (P.C.) as a geographical reference.<br />

However, if those software are used in<br />

Italy, the purpose of the Post Code as<br />

territorial reference results unsuitable.<br />

In fact, in Italy the P.C. was created to<br />

facilitate the processes of mail delivery.<br />

It is made up of a five numbers code<br />

and the level of information contained<br />

decreases the deeper the code is analyzed<br />

and the more their territorial continuity<br />

fails. Moreover, at times a single<br />

Post Code refers to multiple towns, at<br />

others a single town can be divided in<br />

various P.C.<br />

This article shows some examples on<br />

how the Post Code can not be used in<br />

Italy for analyze territorial distribution<br />

of natural disasters.<br />

AUTORE<br />

Marianna Ronconi,<br />

marianna.ronconi@polimi.it<br />

Alice Pasquinelli,<br />

alice.pasquinelli@polimi.it<br />

Anna Privitera,<br />

anna.privitera@polimi.it<br />

Franco Guzzetti,<br />

ranco.guzzetti@polimi.it<br />

Dipartimento ABC –<br />

Politecnico di Milano<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 47


MERCATO<br />

Remtech <strong>2016</strong>: bonifiche<br />

dei siti contaminati,<br />

protezione<br />

e riqualificazione del<br />

territorio<br />

Dal 21 al 23 settembre <strong>2016</strong>,<br />

a Ferrara, appuntamento con<br />

la X edizione di RemTech<br />

Expo, il punto di riferimento<br />

più specializzato, in Italia,<br />

sui temi della bonifica, della<br />

riqualificazione, della tutela e<br />

del recupero.<br />

I suoi quattro eventi paralleli<br />

– RemTech, Coast,<br />

Esonda e Inertia – presentano<br />

diverse novità, che contribuiscono<br />

a consolidare il<br />

prestigio sempre più internazionale<br />

della manifestazione<br />

organizzata da Ferrara<br />

Fiere Congressi (partner, la<br />

Regione Emilia-Romagna).<br />

Le bonifiche dei siti contaminati,<br />

la protezione e la riqualificazione<br />

del territorio<br />

– temi portanti di RemTech<br />

– sono al centro di un’area<br />

espositiva e di un programma<br />

congressuale di elevato profilo.<br />

In agenda, tavole rotonde,<br />

approfondimenti tecnici<br />

e dibattiti multidisciplinari<br />

su casi di studio ed esperienze<br />

reali, B2B tra espositori e<br />

delegazioni straniere, corsi di<br />

formazione e momenti di confronto<br />

particolarmente significativi<br />

e attesi, quali gli Stati<br />

Generali delle Bonifiche, la<br />

Conferenza Nazionale dell’Industria<br />

sull’Ambiente e sulle<br />

Bonifiche (in collaborazione<br />

con Confindustria e patrocinata<br />

dal Ministero dell’Ambiente),<br />

e la RemTech Europe<br />

International Conference,<br />

con la partnership della<br />

Commissione europea.<br />

La II Conferenza Nazionale<br />

dei Porti, cui partecipano<br />

alcune delle principali<br />

Autorità Portuali straniere,<br />

e la presentazione dei lavori<br />

del Tavolo Nazionale sull’Erosione<br />

Costiera, promosso<br />

dal Ministero dell’Ambiente<br />

e della Tutela del Territorio e<br />

del Mare, insieme alle quindici<br />

Regioni costiere italiane,<br />

sono tra gli eventi clou di<br />

Coast che, con il contributo<br />

di Assoporti, approfondirà<br />

le opere di difesa, i dragaggi,<br />

la gestione dei sedimenti,<br />

i porti e la Marine Strategy.<br />

A Esonda, riflettori puntati<br />

sul dissesto idrogeologico,<br />

la direttiva alluvioni e<br />

la manutenzione del territorio,<br />

grazie al contributo<br />

dei Distretti Idrografici, dei<br />

Consorzi di Bonifica e delle<br />

imprese ad alto contenuto<br />

tecnologico, e alla fruttuosa<br />

sinergia con #italiasicura, la<br />

Struttura di missione presso<br />

la Presidenza del Consiglio<br />

dei Ministri. Da segnalare,<br />

la Conferenza Nazionale<br />

sul Dissesto Idrogeologico<br />

e la Smart Rivers Network<br />

International Conference.<br />

Nel calendario di Inertia spicca,<br />

invece, la tavola rotonda<br />

sulla Sostenibilità Ambientale<br />

delle Grandi Opere, che<br />

coinvolgerà i maggiori player<br />

internazionali. Stazioni appaltanti,<br />

general contractor,<br />

strade, autostrade e ferrovie<br />

saranno protagonisti dell’esposizione<br />

e di convegni sulle<br />

demolizioni, gli impianti per<br />

la selezione, il riciclaggio, la<br />

certificazione e la marcatura<br />

CE, l’attività estrattiva, le infrastrutture.<br />

(Fonte:<br />

http://www.remtechexpo.com)<br />

48 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong>


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<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2016</strong> 49


AGENDA<br />

30 maggio 2 giugno <strong>2016</strong><br />

<strong>2016</strong> European Navigation<br />

Conference<br />

Helsinki (Finland)<br />

www.geoforall.it/kawf9<br />

30 maggio - 3 Giugno <strong>2016</strong><br />

European Space Solution<br />

L'Aia (Olanda)<br />

www.geoforall.it/kawf9<br />

8-10 giugno <strong>2016</strong><br />

Convegno SIFET<br />

Lecce<br />

www.geoforall.it/kax4h<br />

13-17 giugno <strong>2016</strong><br />

6th International Conference<br />

on Cartography & GIS<br />

Albena (Bulgaria)<br />

www.geoforall.it/kawfw<br />

20-24 Giugno <strong>2016</strong><br />

36th EARSeL Symposium<br />

Bonn (Germany)<br />

www.geoforall.it/kawfw<br />

22-24 Giugno<br />

VIII CONVEGNO AIT<br />

Associazione Italiana di<br />

telerilevamento<br />

Palermo<br />

www.geoforall.it/kax4q<br />

12-19 Luglio <strong>2016</strong><br />

23rd ISPRS Congress<br />

Praga (Czech Republic)<br />

www.geoforall.it/k3fcd<br />

24-26 agosto <strong>2016</strong><br />

FOSS4G <strong>2016</strong><br />

Bonn (Germania)<br />

www.geoforall.it/kaxry<br />

14-16 settembre <strong>2016</strong><br />

GEOBIA <strong>2016</strong><br />

Enschede (The Netherlands)<br />

www.geoforall.it/ka9ur<br />

20-21 settembre <strong>2016</strong><br />

<strong>2016</strong> DGON Inertial Sensors<br />

and Systems (ISS)<br />

Karlsruhe (Germany)<br />

www.geoforall.it/kawfx<br />

26-30 settembre <strong>2016</strong><br />

INSPIRE Conference <strong>2016</strong><br />

Barcelona (Spain)<br />

www.geoforall.it/kauk3<br />

29-30 settembre <strong>2016</strong><br />

Malaga (Spain)<br />

EUROGEO <strong>2016</strong><br />

www.geoforall.it/kawfk<br />

4-6 ottobre <strong>2016</strong><br />

TECHNOLOGY for ALL<br />

<strong>2016</strong><br />

Roma<br />

www.technologyforall.it<br />

11-13 ottobre<br />

INTERGEO <strong>2016</strong><br />

Hamburg (Germania)<br />

www.geoforall.it/kaxhh<br />

12-14 ottobre <strong>2016</strong><br />

Perugia<br />

Open Source Geospatial<br />

Research Education<br />

Symposium #OGRS<strong>2016</strong><br />

www.geoforall.it/kauka<br />

19-21 ottobre <strong>2016</strong><br />

GEOMETOC Workshop:<br />

Geospatial, Hydrometerological<br />

and GNSS<br />

Prague (Czech Republic)<br />

www.geoforall.it/kaxhc<br />

20-21 ottobre <strong>2016</strong><br />

5th International FIG 3D<br />

Cadastre Workshop<br />

Atene (Grecia)<br />

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20-21 ottobre <strong>2016</strong><br />

11th 3D Geoinfo Conference<br />

Atene (Grecia)<br />

www.geoforall.it/kaxqw<br />

26-30 Ottobre <strong>2016</strong><br />

TOPCART <strong>2016</strong> XI Congreso<br />

Internacional de Geomática y<br />

Ciencias de La Tierra<br />

Toledo (Spagna)<br />

www.geoforall.it/k3ydc<br />

16-17 novembre <strong>2016</strong><br />

ITSNT <strong>2016</strong> International<br />

Technical Symposium on<br />

Navigation and Timing<br />

Toulose (France)<br />

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FIBER MANAGER ®<br />

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