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305 luglio-agosto <strong>2016</strong><br />
www.altroconsumo.it<br />
Anno XLII - <strong>Altroconsumo</strong>: via Valassina 22, 20159 Milano - Poste Italiane s.p.a. Spedizione in a.p.- D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />
In caso di mancato recapito, restituire al Cmp di Milano Roserio per la restituzione al Mittente previo pagamento resi - 11 euro<br />
IN AUTOSTRADA:<br />
LA BENZINA COSTA DI PIÙ<br />
IL DISIMPEGNO ETICO<br />
DELLE CATENE<br />
DI ARTICOLI SPORTIVI<br />
TEST<br />
H Yogurt alla fragola<br />
H Foto con il telefono<br />
H Gelatiere<br />
H Windows 10<br />
H Software e app<br />
per videochiamate<br />
LA PALMA<br />
DELLA<br />
SCONFITTA<br />
ALIMENTI CON OLIO DI PALMA PER BAMBINI<br />
E NEONATI CONTENGONO SOSTANZE TOSSICHE<br />
PERICOLOSE. NON COMPRATELI.
Sommario<br />
CHE COSA C’È DI NUOVO<br />
04 EDITORIALE<br />
La parola al direttore.<br />
04 PRIMO PIANO<br />
Dibattito, denunce, segnalazioni.<br />
A 360°, da tutto il mondo, per<br />
i nostri diritti di consumatori e<br />
cittadini. Ma anche novità, consigli e gli<br />
aggiornamenti sulle nostre attività.<br />
38 A PRIMA VISTA<br />
Impressioni e giudizi sui prodotti<br />
appena usciti sul mercato: quelli<br />
promettenti e quelli da evitare.<br />
TEST<br />
INCHIESTE<br />
10 OLIO DI PALMA<br />
Contaminanti a rischio in molti prodotti<br />
per bambini. Chiediamo regole.<br />
di Simona Ovadia<br />
14 NUOVA ECONOMIA<br />
Intervista all’esperto di sharing<br />
economy Arun Sundararajan.<br />
di Manuela Cervilli<br />
18 TELEFONO CASA<br />
Chiamare all’estero: nuove regole Ue e<br />
comportamento degli operatori italiani.<br />
di Marta Buonadonna<br />
22 PRONTO INGANNO<br />
Utenti vittime di fornitori di luce e gas:<br />
una telefonata, un contratto.<br />
di Stefania Villa<br />
10<br />
Olio di palma: nel test, trovati contaminanti<br />
potenzialmente cancerogeni.<br />
CHIEDILO A NOI<br />
62 ADESSO LO SAI<br />
Seggiolini: sai davvero tutto? - Tranquilli al sole<br />
in cinque mosse - Non scherziamo col fuoco,<br />
neanche quando facciamo il barbecue- Come<br />
farsi un selfie perfetto.<br />
64 LETTERE<br />
Testimonianze di soci che ce l’hanno fatta.<br />
Condividi con noi la tua storia.<br />
24 BENZINA E ALTRO<br />
Inchiesta in 24 aree di servizio<br />
autostradali: servizio e prezzi.<br />
di Giuseppe Aliverti<br />
28 NON È UNO SPORT<br />
I rivenditori di articoli sportivi non si<br />
preoccupano di come sono prodotti.<br />
di Matteo Metta<br />
32 ANIMALI<br />
DA COMPAGNIA<br />
Vantaggi nel possedere animali, ma<br />
anche problemi: economici e non solo.<br />
di Beba Minna<br />
64<br />
In risarcimento del<br />
danno, ha ottenuto<br />
un mobile nuovo<br />
gratuitamente<br />
66<br />
L’albergo ha un<br />
indirizzo sbagliato e<br />
non si trova: ottiene il<br />
rimborso<br />
54<br />
E se Windows 10 non lo<br />
voglio? Cosa valutare<br />
40 YOGURT<br />
Alla prova 12 yogurt alla fragola e 3<br />
yogurt greci. Qual è più sano? Quale<br />
meno calorico? La verità è che ormai<br />
tendono a contenere troppo zucchero.<br />
E a diventare piccoli dessert.<br />
di Manuela Cervilli<br />
45 FOTO SMART<br />
Valutati sette smartphone in<br />
particolare per come sanno fare foto.<br />
In più, consigli per la gestione della<br />
memoria e per sfruttare tutte<br />
le potenzialità del telefono.<br />
di Simona Ovadia<br />
2 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong> www.altroconsumo.it
luglio-agosto <strong>2016</strong><br />
www.altroconsumo.it<br />
40<br />
Troppo zucchero nei 15 yogurt<br />
alla fragola messi alla prova<br />
52 TOP 5<br />
Questa volta sono creme solari,<br />
salviettine per bimbi, tablet, ferri da<br />
stiro e lavastoviglie. Una scelta di<br />
prodotti tra i migliaia confrontati a ciclo<br />
continuo sul nostro sito.<br />
48 GELATIERE<br />
Testate 13 gelatiere, 5 autorefrigeranti<br />
e 8 non autorefrigeranti. Il gelato<br />
fatto in casa si rivela vantaggioso:<br />
ingredienti a propria scelta e un buon<br />
risparmio rispetto all’artigianale.<br />
di Elisa Gerardis<br />
54 WINDOWS 10<br />
Il nuovo sistema operativo di Microsoft<br />
è scaricabile gratuitamente fino al 28<br />
luglio. E a volte ce lo si ritrova sul pc<br />
senza averlo voluto.<br />
Ma conviene davvero installarlo?<br />
Accorgimenti e consigli.<br />
di Elisa Gerardis<br />
59 VIDEOCHIAMATE<br />
Test su 5 software/app scaricabili<br />
gratuitamente per videochiamare<br />
tramite internet. Valutate: qualità,<br />
consumi e funzionalità. Il difetto<br />
peggiore? La non compatibilità tra<br />
sistemi diversi.<br />
di Sonia Sartori<br />
45<br />
Gli smartphone<br />
migliori per fare<br />
foto e i consigli per<br />
lo scatto perfetto<br />
48<br />
Tempo di gelato: fallo in casa<br />
con la gelatiera giusta<br />
I NOSTRI<br />
VALORI<br />
INDIPENDENTI<br />
Le nostre pubblicazioni<br />
non contengono pubblicità.<br />
Non accettiamo prodotti gratuiti<br />
e non realizziamo test su richiesta<br />
dei produttori. Scegliamo solo<br />
laboratori competenti<br />
e indipendenti da qualunque<br />
interesse. L’indipendenza è totale,<br />
a garanzia di obiettività di giudizi<br />
e consigli.<br />
EFFICACI<br />
Il nostro metodo di lavoro si basa<br />
su criteri di rigore scientifico,<br />
efficienza e competenza.<br />
A test e inchieste lavorano tecnici<br />
qualificati e specialisti di settore,<br />
che mettono la loro professionalità<br />
al servizio dell’informazione,<br />
della consulenza, della risoluzione<br />
concreta dei problemi.<br />
DALLA TUA PARTE<br />
La nostra missione<br />
è esclusivamente orientata<br />
a soddisfare le necessità<br />
dei consumatori e a tutelare<br />
i loro diritti. Per questo offriamo<br />
servizi di consulenza individuale<br />
e portiamo la voce e le istanze<br />
dei consumatori presso gli<br />
interlocutori istituzionali e sociali.<br />
Per contattarci<br />
www.altroconsumo.it/contattaci<br />
tutti HEURES i numeri ET JOURS di telefono VOIR a P.67 p.65<br />
www.altroconsumo.it<br />
luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 3
EDITORIALE<br />
PRIMO PIANO<br />
Dire fare cambiare<br />
Prevenire le<br />
crisi umanitarie<br />
si deve<br />
ROSANNA MASSARENTI<br />
DIRETTORE<br />
Le ombre del palma<br />
Il maggio scorso l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa)<br />
ha quantificato la pericolosità di sostanze tossiche e potenzialmente<br />
cancerogene che si creano nel processo di raffinazione degli oli<br />
vegetali. I dati del dossier presentato a supporto sono pesantissimi<br />
per l’olio di palma. Ci saremmo aspettati che il ministero della Salute<br />
verificasse la presenza di queste sostanze nei prodotti che le persone<br />
consumano abitualmente e agisse di conseguenza, nell’interesse<br />
della salute pubblica. Non è avvenuto. Lo abbiamo fatto noi, per<br />
dare risposte concrete alle legittime domande e alle molte ansie<br />
che ci hanno raccontato i cittadini, da mesi confusi e sballottati tra<br />
notizie per niente rassicuranti e martellanti (e discutibili) campagne<br />
pubblicitarie per riabilitare questo<br />
Le nostre analisi<br />
hanno trovato molte<br />
sostanze tossiche nei<br />
prodotti per bambini<br />
olio, usatissimo dalle industrie<br />
alimentari. Così ci siamo riuniti -<br />
giornalisti, alimentaristi, analisti<br />
di mercato - e abbiamo deciso<br />
di far analizzare alcuni prodotti<br />
tra i più consumati da bambini<br />
e adolescenti. L’idea era di gettare una sonda nel mare infinito di<br />
alimenti che contengono olio di palma e verificare come i dati astratti<br />
e anonimi dei dossier scientifici si calano nella realtà, cioè nei prodotti<br />
che mangiamo. Le analisi confermano i timori: sempre presenti<br />
i contaminanti tossici (3-MCPD), che nel latte per neonati sono<br />
dieci volte superiori ai limiti di sicurezza fissati dall’Efsa. Ma, cosa<br />
gravissima, in biscotti, merendine e patatine abbiamo trovato anche<br />
i GE, contaminanti potenzialmente cancerogeni (risultati completi a<br />
pag. 10). Il problema esiste, ed è serio. Il nostro consiglio, dunque, è di<br />
evitare del tutto il consumo di alimenti con olio di palma, almeno fino a<br />
quando non ci saranno nuove regole. Abbiamo chiesto al ministero della<br />
Salute che proceda a verifiche a tappeto e intervenga con provvedimenti<br />
adeguati, anche con il ritiro dei prodotti, nel caso questi pongano a rischio<br />
la salute, soprattutto dei bimbi. Ma il problema è internazionale: il nostro<br />
Governo deve farsi promotore presso la Commissione europea di una<br />
norma che regolamenti la presenza di queste sostanze tossiche negli<br />
alimenti, in primis la definizione di limiti di sicurezza per i 3-MCPD in base<br />
alla dose giornaliera tollerabile stabilita dall’ Efsa e l’esclusione totale di<br />
GE. Firma la petizione su altroconsumo.it/oliodipalma.<br />
Il 2015 è stato un anno duro<br />
per le crisi umanitarie. Un<br />
trend negativo, che secondo il<br />
World Humanitarian Summit<br />
continuerà in modo anche<br />
più accelerato nel corso del<br />
<strong>2016</strong>. L’assistenza umanitaria<br />
richiesta dalla comunità<br />
internazionale è la più alta<br />
di sempre. Spendiamo circa<br />
25 miliardi di euro in aiuti<br />
per sostenere 125 milioni di<br />
persone colpite da conflitti e da<br />
disastri. Un sostegno, però, che<br />
si rivela insufficiente. Anche<br />
perché i fondi si investono<br />
per ristabilire un equilibrio<br />
dopo la crisi, e non per fare<br />
prevenzione. Si potrebbe<br />
fare di più. Innanzitutto si<br />
risparmierebbero vite, ma si<br />
avrebbero anche più risorse.<br />
Si stima che per ogni dollaro<br />
speso nella riduzione del<br />
rischio se ne potrebbero<br />
risparmiare 4 nell’intervento<br />
per fronteggiare l’emergenza.<br />
Perché le crisi umanitarie<br />
aumentano? Secondo gli<br />
esperti lo scenario è sempre<br />
più complesso e condizionato<br />
da aspetti diversi: oltre ai<br />
conflitti, i cambiamenti<br />
climatici e le catastrofi che ne<br />
conseguono, come inondazioni<br />
e tifoni, il terrorismo e le<br />
migrazioni. A questo si<br />
aggiunge l’aumento della<br />
popolazione mondiale, la<br />
carenza di cibo e di acqua,<br />
l’instabilità politica.<br />
Ogni dollaro<br />
speso in<br />
prevenzione<br />
può farne<br />
risparmiare 4<br />
in aiuti.<br />
4 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong><br />
www.altroconsumo.it
Product name<br />
Dieselgate,<br />
negli Usa<br />
i primi rimborsi<br />
SABRINA D’ALESSANDRO<br />
URPS - Ufficio Resurrezione Parole Smarrite<br />
La parola vacanza deriva dal latino văcāre, esser vuoto (libero da lavoro, impegni etc.). Il risquitto<br />
invece (letteralmente “requie” dopo la fatica) è pienezza di cose che rigenerano corpo e spirito.<br />
Probabilmente trae infatti origine dal latino respĕctum e in questo senso contiene l’idea del<br />
“rispetto” e della cura di sé, un ottimo modo per riempirsi le vacanze. Buon risquitto a tutti.<br />
Negli Stati Uniti Volkswagen<br />
ha presentato un piano<br />
di risarcimento per gli<br />
automobilisti nordamericani<br />
in possesso di un’auto diesel<br />
implicata nello scandalo delle<br />
emissioni truccate, le cui<br />
prove di omologazione sono<br />
state falsate ad arte. Dopo<br />
la class action a favore degli<br />
automobilisti statunitensi,<br />
Volkswagen si è dovuta<br />
impegnare a riacquistare<br />
le auto, a intervenire per<br />
renderle conformi agli<br />
standard e a risarcire migliaia<br />
di dollari. In Italia e in Europa<br />
è tutto fermo: la casa tedesca è<br />
riuscita finora ad approfittarsi<br />
di leggi meno stringenti.<br />
Ilva: il popolo inquinato si fa giustizia da solo<br />
Intervista di Beba Minna<br />
Lo Stato italiano è sotto processo di fronte alla<br />
Corte europea dei diritti umani, con l’accusa<br />
di non aver protetto la salute dei cittadini dalle<br />
emissioni dell’acciaieria Ilva. Angelo Bonelli,<br />
fino a pochi mesi fa consigliere comunale di<br />
Taranto, per anni ha collaborato con il gruppo<br />
di 182 tarantini ricorsi alla Corte di Strasburgo.<br />
Tutto è nato da un movimento dal basso?<br />
Tutto è partito dai cittadini: dalla capacità di riunirsi,<br />
fare indagini, contattare laboratori specializzati<br />
per fare analisi. Il governo è stato inerte,<br />
così un folto gruppo di cittadini si è organizzato<br />
per capire quali potessero essere le cause e gli<br />
effetti dell’inquinamento legato all’impianto.<br />
Che tipo di analisi avete fatto?<br />
Hanno analizzato il registro nazionale delle<br />
emissioni ed è emerso che nei dintorni dell’acciaieria<br />
c’era una delle più grosse concentrazioni<br />
di diossina e di altri inquinanti pericolosi.<br />
Poi nel 2005 un ex operaio dell’Ilva ebbe l’intuizione,<br />
insieme a un professore, di analizzare<br />
il formaggio prodotto dalle pecore di un amico<br />
morto di tumore, che pascolavano intorno alle<br />
ciminiere. Il responso del laboratorio fu drammatico.<br />
Partirono i primi esposti alla Procura,<br />
l’Asl iniziò a fare i controlli e alla fine 2.500 capi<br />
di bestiame furono abbattuti. Le associazioni<br />
chiesero un’indagine epidemiologica alla giunta<br />
Vendola, che mai arrivò. La fece l’autorità<br />
giudiziaria, non le istituzioni: nel 2012 la Procura<br />
aprì un fascicolo che stabilì il legame causa-effetto<br />
tra l’inquinamento prodotto dall’acciaieria,<br />
la mortalità e i danni alla catena alimentare.<br />
I cittadini, quindi, si sostituiscono allo Stato?<br />
Se non ci fosse stata la caparbietà, la tenacia<br />
di questi cittadini, che hanno saputo sostituirsi<br />
a chi li doveva tutelare, oggi molte cose non<br />
le sapremmo. Non sapremmo che la mortalità<br />
infantile a Taranto è aumentata del 21% rispetto<br />
alla media pugliese, mentre i tumori tra i<br />
bambini sono aumentati del 54%, come ha rivelato<br />
lo studio Sentieri dell’Istituto superiore<br />
di sanità, realizzato però solo dopo l’indagine<br />
della Procura di Taranto, che aveva dimostrato<br />
un alto livello di mortalità vicino all’impianto.<br />
Ma i dati di inquinamento era noti?<br />
Erano noti nel registro delle emissioni, però non<br />
si facevano i controlli ambientali e quindi per<br />
anni l’impianto è stato una sorta di isola felice<br />
per chi lo gestiva. L’Arpa fino al 2005 non aveva<br />
Non esiste solo<br />
l’Ilva, in Italia<br />
tante Taranto<br />
attendono giustizia<br />
Angelo Bonelli<br />
leader della Federazione<br />
nazionale dei Verdi<br />
nemmeno la strumentazione per il monitoraggio.<br />
L’assenza di controlli faceva parte di una<br />
strategia, come dimostra l’inchiesta giudiziaria.<br />
Come si esce dal ricatto o la salute o il lavoro?<br />
Avendo giustizia. Nel quartiere Tamburi non c’è<br />
una famiglia che non abbia avuto almeno un<br />
lutto. Se ne esce con un governo coraggioso,<br />
che riconosca che il modello Ilva appartiene<br />
al secolo scorso, che se ne può uscire con un<br />
piano di conversione industriale, come è stato<br />
fatto per esempio a Bilbao. L’economia tarantina<br />
ruota attorno all’immagine negativa dell’Ilva,<br />
che danneggia turismo, terziario, agricoltura.<br />
www.altroconsumo.it<br />
luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 5
PRIMO PIANO<br />
Notizie<br />
a cura di Beba Minna<br />
CARNE<br />
Allevamenti febbrili<br />
L’uso eccessivo di antibiotici nella carne<br />
minaccia la salute anche dell’uomo.<br />
A dispetto del tanto rinomato<br />
Made in Italy, negli allevamenti<br />
intensivi di carne nostrana si fa<br />
un uso massiccio di antibiotici.<br />
La denuncia arriva da CIWF<br />
Italia Onlus, la maggiore<br />
organizzazione internazionale<br />
per il benessere degli animali da<br />
allevamento. L’associazione ha<br />
lanciato una petizione al ministro<br />
della Salute Lorenzin, perché il<br />
nostro Paese adotti un piano<br />
obbligatorio per il monitoraggio<br />
e la riduzione dell’uso di<br />
antibiotici negli allevamenti<br />
intensivi. L’uso massiccio di<br />
questi farmaci minaccia anche<br />
la salute dell’uomo, creando la<br />
cosiddetta resistenza ai batteri,<br />
in pratica l’inefficacia della terapia.<br />
Nel mondo ogni anno muoiono<br />
5-7mila persone per l’antibioticoresistenza.<br />
Negli allevamenti<br />
intensivi mucche, polli e suini<br />
sono ammassati nei capannoni, in<br />
pessime condizioni, che rendono<br />
necessario il ricorso ai farmaci.<br />
La sospensione dei trattamenti<br />
prima della macellazione<br />
garantisce che nella carne non vi<br />
siano residui. Resta il fatto che,<br />
come denuncia la onlus, in Italia il<br />
rischio è alto perché per produrre<br />
un chilo di carne utilizziamo il<br />
doppio o il triplo dei farmaci<br />
usati in altri Paesi europei. Il 71%<br />
degli antibiotici venduti in Italia<br />
è destinato agli animali, il nostro<br />
Paese ne è il terzo maggiore<br />
utilizzatore negli allevamenti<br />
in Europa. Spiega Annamaria<br />
Pisapia, direttrice di CIWF Italia:<br />
«Lasciare, come ha fatto il<br />
Ministero, i controlli e la gestione<br />
di piani, oltretutto solo volontari,<br />
all’industria, è inaccettabile».<br />
ENERGIA<br />
Cala l’elettricità, ma cresce la bolletta<br />
La spesa per l’energia elettrica è aumentata. In<br />
realtà non è cresciuto il costo dell’elettricità,<br />
ma alcune voci fisse di non facile comprensione<br />
in bolletta. Sono le cosiddette tariffe di rete,<br />
quanto pagato per far arrivare l’energia a casa<br />
e i corrispettivi per la gestione e la lettura del<br />
contatore, a cui bisogna aggiungere gli oneri<br />
di sistema, ovvero il costo per mantenere in<br />
equilibrio il sistema elettrico, per finanziare<br />
gli incentivi alle fonti rinnovabili. Solo il costo<br />
del contatore è raddoppiato rispetto al 2015,<br />
passando da 7 a oltre 14 euro all’anno. Queste<br />
novità fanno parte di un ampio processo di<br />
trasformazione del sistema elettrico. In passato si<br />
risparmio famiglie<br />
-43 ₣<br />
6 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong><br />
rincaro single<br />
+6 ₣<br />
premiavano i consumi bassi, indipendentemente<br />
dal nucleo familiare, numeroso o no. Oggi invece<br />
l’Autorità per l’energia ha deciso di caricare<br />
buona parte dei costi sulle quote fisse e meno sul<br />
consumo. Lo scenario quindi cambia. In passato<br />
un single, magari sprecone, finiva comunque<br />
in uno scaglione basso, oggi invece si trova a<br />
pagare di più rispetto a prima. Invece le famiglie<br />
numerose sono alleggerite perché, nonostante<br />
eventuali comportamenti virtuosi, faticano a<br />
contenere i consumi complessivi.<br />
Senza scaglioni si potrà anche definire un prezzo<br />
unico per l’energia, cosa che renderà più facile<br />
confrontare le offerte dei vari provider.<br />
spesa per famiglia<br />
632 ₣<br />
VINCENTI<br />
SUL MERCATO<br />
<strong>Altroconsumo</strong> ha<br />
lanciato la quarta<br />
edizione di Abbassa<br />
la bolletta, il gruppo<br />
di acquisto per<br />
spuntare insieme<br />
il contratto più<br />
conveniente di<br />
luce e gas. Aderire<br />
è gratuito: vai sul<br />
nostro sito o chiama<br />
il numero verde<br />
800136743 (da lunedì<br />
a sabato, h 9-20).<br />
www.altroconsumo.it
Ecocentrici: il nostro impegno per l’ambiente<br />
Nel primo trimestre <strong>2016</strong> il consumo di carta nella sede di <strong>Altroconsumo</strong> è calato del 30%<br />
rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.<br />
INQUINAMENTO<br />
Milano e il distretto a zero consumi<br />
Milano, insieme a Londra e Lisbona,<br />
è stata scelta per il progetto europeo<br />
Sharing cities: con un finanziamento<br />
di 8,6 milioni di euro, l’obiettivo è la<br />
riqualificazione energetica di un’intera<br />
zona, con interventi su edilizia e mobilità.<br />
Il tempo a disposizione? Cinque anni.<br />
Il distretto pilota è Porta Romana-<br />
Vettabbia, per Londra è Greenwich, a<br />
Lisbona il centro. Gli interventi sugli<br />
edifici serviranno a renderli a basso<br />
consumo energetico. Poi sono previsti 150<br />
biciclette elettriche, 76 punti di ricarica<br />
per mezzi elettrici, 62 auto e 11 veicoli per<br />
il trasporto merci. Per rilevare il livello di<br />
inquinamento ci saranno 300 lampioni<br />
“intelligenti” dotati di sensori e wifi.<br />
LIBRI<br />
Gunter Pauli<br />
Blue Economy 2.0<br />
Edizioni Ambiente<br />
348 pagine - 25 €<br />
NATURA<br />
Buonanotte agli alberi<br />
Anche le piante si addormentano e si svegliano<br />
verso l’alba. Una fiaba? No, lo dice la scienza.<br />
Il buio concilia il sonno, anche<br />
agli alberi. Lo spiega un gruppo<br />
di ricercatori, che ha scoperto<br />
che anche le piante dormono. In<br />
questo modo si ricaricano prima<br />
di affrontare una nuova giornata.<br />
L’equilibrio degli alberi, quindi, è<br />
basato sulla regolarità del ritmo<br />
circadiano sonno-veglia, in pratica<br />
come accade per tutti gli esseri<br />
viventi, individui compresi. Studi<br />
passati hanno già dimostrato che<br />
alcuni fiori tendono a chiudersi<br />
di notte. Lo stesso Darwin aveva<br />
osservato movimenti particolari<br />
degli alberi durante le ore senza<br />
luce. Lo studio, pubblicato su<br />
Frontiers in Plant Science, ha il<br />
merito di aver analizzato il modo<br />
in cui le piante si addormentano.<br />
Grazie a un laser, capace di<br />
osservare qualsiasi movimento,<br />
si è scoperto che durante la notte<br />
gli alberi abbassano i rami di circa<br />
dieci centimetri per poi tornare<br />
nella posizione originale una volta<br />
sorto il sole.<br />
L’osservazione è avvenuta in Austria e Finlandia in condizioni climatiche uguali<br />
Ne consigliamo la lettura<br />
Perché questa nuova<br />
edizione dell’innovativo<br />
saggio, ormai un classico,<br />
riprende e aggiorna il<br />
tema dell’imitazione degli<br />
ecosistemi naturali, anche<br />
come risposta alla crisi<br />
che stringe il mondo.<br />
In tempi di diffuso pessimismo,<br />
Gunter Pauli ci invita a “non<br />
rimanere semplici cittadini<br />
preoccupati per il futuro”. La<br />
sua proposta, esemplificata<br />
in diversi casi di realizzazioni<br />
concrete, è quella di modificare<br />
profondamente il nostro<br />
modello di consumo e<br />
produzione dominante, guidato<br />
dal taglio dei costi e dalle<br />
economie di scala. Al suo posto,<br />
un modello che punta a trarre<br />
ispirazione dagli ecosistemi<br />
naturali, efficienti e in grado di<br />
creare sempre nuovo valore<br />
(invece di rifiuti). Questa è la<br />
blue economy: un modello di<br />
sviluppo non solo sostenibile,<br />
ma che imita attivamente la<br />
capacità degli ecosistemi di<br />
evolversi verso una sempre<br />
maggiore efficienza, utilizzando<br />
tutte le risorse disponibili,<br />
creando “cascate” di energia e<br />
nutrimento e coinvolgendo tutti<br />
i loro membri. Un’utopia, forse:<br />
ma anche una visione che ispira.<br />
Natalia Milazzo<br />
www.altroconsumo.it<br />
luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 7
GLIFOSATO: SERVE<br />
CHIAREZZA<br />
Secondo<br />
l’Organizzazione<br />
mondiale della sanità<br />
(Oms) il glifosato non<br />
è un pericolo per la<br />
salute. L’Agenzia per<br />
la ricerca sul cancro<br />
(Iarc), invece, aveva<br />
incluso l’erbicida tra i<br />
potenziali cancerogeni.<br />
L’incertezza del dibattito<br />
scientifico dimostra che<br />
servono ulteriori studi<br />
per escludere i rischi.<br />
ALIMENTAZIONE<br />
Origine dei prodotti: sempre<br />
più voglia di conoscerla<br />
Una risoluzione del Parlamento europeo e uno schema<br />
di decreto legge italiano chiedono più trasparenza.<br />
Non è vincolante, ma è pur sempre<br />
qualcosa. Con il voto di maggio il<br />
Parlamento europeo ha esortato la<br />
Commissione affinché si attivi per rendere<br />
obbligatorio l’inserimento in etichetta<br />
del Paese d’origine in tutti i tipi di latte,<br />
dei prodotti lattiero-caseari e dei prodotti<br />
trasformati a base di carne, tipo patè,<br />
polpettoni e simili (oggi è già obbligatoria<br />
l’indicazione di origine per la carne<br />
bovina, suina, ovina, caprina e per il<br />
pollame). Questo, sottolinea il Parlamento,<br />
renderebbe più trasparente la catena<br />
8 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong><br />
di approvvigionamento alimentare, e<br />
rafforzerebbe la fiducia dei consumatori nei<br />
prodotti alimentari.<br />
Per quanto riguarda il latte e i suoi derivati,<br />
nello stesso mese uno schema di decreto<br />
legge è stato sottoposto dal governo<br />
italiano all’approvazione di Bruxelles:<br />
chiede d’indicare nell’etichetta il Paese<br />
di mungitura, di confezionamento e di<br />
trasformazione del prodotto. I consumatori<br />
mostrano di essere sensibili: fino al 90%<br />
è favorevole all’indicazione d’origine nei<br />
prodotti trasformati.<br />
Per maggiori informazioni sulla risoluzione del PE www.europarl.europa.eu<br />
LAVORO<br />
Guerra di cifre<br />
sul Jobs act<br />
Secondo l’Istat, il mercato del<br />
lavoro dà segni di ripresa. Ad<br />
aprile scorso c’è stato un calo delle<br />
persone “inattive”, che non hanno<br />
un lavoro e nemmeno lo cercano.<br />
Come conseguenza è cresciuto<br />
il numero dei disoccupati, cioè<br />
chi il lavoro invece lo cerca,<br />
ma anche degli occupati. Il<br />
governo ha espresso entusiasmo,<br />
sottolineando che dal 2014 «ci<br />
sono 455mila posti di lavoro<br />
in più, di cui 390mila a tempo<br />
indeterminato», ed evidenziando<br />
che il Jobs act sta dando i suoi<br />
frutti. Sia la ricerca Istat che i<br />
dati Inps, però, parlano di una<br />
corposa diminuzione delle nuove<br />
assunzioni a tempo indeterminato<br />
per il <strong>2016</strong>. In sostanza, il taglio<br />
degli incentivi alle assunzioni<br />
stabili avrebbe frenato questo tipo<br />
di contratti, a favore di quelli a<br />
tempo determinato.<br />
C’è chi sostiene, come i sindacati,<br />
che attraverso il ricorso a<br />
contratti a tempo determinato<br />
il precariato stia aumentando<br />
di nuovo. Significativo in questo<br />
senso è l’aumento del ricorso ai<br />
voucher lavoro per le prestazioni<br />
occasionali (+45,6%).<br />
www.altroconsumo.it
Cambiano le regole del roaming internazionale<br />
Se quest’estate vai all’estero, informati sulle telefonate internazionali. Su Hi test 56 luglio <strong>2016</strong> trovi tutto quel che<br />
c’è da sapere per usare il telefono oltreconfine, senza spendere una follia.<br />
AUTOSTRADE<br />
VIRUS<br />
Zika non deve far<br />
paura a Rio,<br />
i giochi si fanno<br />
Pedaggio caldo per i motociclisti<br />
Una Ferrari o uno scooter, il costo al<br />
casello nelle autostrade italiane è lo<br />
stesso. Da noi, a differenza di altri Paesi<br />
europei, non si fa distinzione di pedaggio<br />
in base alla stazza del veicolo. In Francia,<br />
per esempio, le moto pagano il 40% in<br />
meno delle quattroruote. Poi ci sono<br />
Paesi che pagano un forfait annuale,<br />
come fanno gli svizzeri, che devono<br />
apporre sul parabrezza la “vignetta”<br />
che permette di circolare ovunque a un<br />
costo di 40 euro. La rivista Motociclismo<br />
ha messo a confronto i pedaggi di due<br />
importanti tratte autostradali, facendo<br />
un confronto tra Italia e Francia: Milano-<br />
Roma e Parigi-Lione. Il costo al chilometro<br />
per le auto è identico (7,4 centesimi al<br />
km), mentre è ben diverso quello per le<br />
moto. Se il motociclista francese spende<br />
4,4 centesimi/km, quello italiano paga<br />
appunto come la Ferrari. Calcolatrice alla<br />
mano, le dueruote d’Oltralpe costano il<br />
40,5% in meno di quelle nostrane.<br />
Non siamo l’unico Paese a penalizzare<br />
le moto; anche in Spagna i motociclisti<br />
pagano come gli automobilisti.<br />
In Italia per viaggiare in moto o in auto si paga lo stesso pedaggio<br />
4,4 ₣ 7,4 ₣ -40,5% 0<br />
Pedaggio al km<br />
per le moto in Francia<br />
Pedaggio al km<br />
per una moto in Italia<br />
Differenza tariffe<br />
auto e moto in Francia<br />
Differenza tariffe<br />
auto e moto in Italia<br />
Ora puoi gestire il tuo profilo di socio<br />
Se ti registri su www.altroconsumo.it, all’interno del tuo account puoi cambiare i tuoi dati,<br />
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FILM A BASSO<br />
IMPATTO<br />
AMBIENTALE<br />
Ciak, si gira, in<br />
direzione verde. Il<br />
Trentino darà priorità<br />
ai film che seguono<br />
un disciplinare<br />
per la sostenibiltà<br />
ambientale in campo<br />
cinematografico.<br />
Risparmio energetico,<br />
emissioni, cibo a km<br />
zero, rifiuti zero tra i<br />
parametri per ottenere<br />
punti e ricevere i<br />
contributi del Film<br />
Fund Trentino.<br />
Spetta poi all’Appa,<br />
l’Agenzia provinciale<br />
per la protezione<br />
dell’ambiente,<br />
verificare il rispetto<br />
degli obiettivi.<br />
Dopo l’eccitazione la paura. Per settimane<br />
si è temuto che i prestigiosi Giochi<br />
olimpici <strong>2016</strong> potessero essere traslocati<br />
da Rio de Janeiro a chissà dove, per il<br />
timore che favorissero la diffusione del<br />
virus Zika, già presente da tempo in<br />
Brasile. A chiedere lo spostamento dei<br />
Giochi alle soglie dell’estate è stato un<br />
gruppo di un centinaio di scienziati, che<br />
si è rivolto all’Organizzazione mondiale<br />
della sanità. L’Oms ha replicato che<br />
cancellare le Olimpiadi o cambiare la<br />
location «non avrà effetti significativi sulla<br />
diffusione internazionale del virus Zika.<br />
Non c’è alcun motivo di salute pubblica<br />
per una tale decisione». Di certo è vero<br />
che il Brasile è uno dei Paesi più colpiti,<br />
ma l’Oms ricorda che è «uno dei circa 60<br />
Paesi che continuano a riportare casi di<br />
Zika. Le persone continuano a viaggiare<br />
da e verso questi territori», al di la dei<br />
giochi olimpici. Dunque, «il modo migliore<br />
per ridurre il rischio di trasmissione<br />
rimane seguire le raccomandazioni di<br />
salute pubblica durante i viaggi». In<br />
particolare le donne incinte non devono<br />
partire per le aree colpite, inclusa Rio.<br />
Per gli altri si consiglia di consultare un<br />
medico prima di partire, proteggersi dalle<br />
zanzare, praticare sesso protetto, scegliere<br />
alloggi con aria condizionata.<br />
www.altroconsumo.it<br />
luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 9
INCHIESTA<br />
Olio di palma<br />
Merende indigeste<br />
Abbiamo trovato contaminanti tossici nel latte per bebè e anche<br />
potenzialmente cancerogeni nei biscotti, nelle merendine e nelle patatine<br />
con olio di palma più consumati dai nostri bambini. Firma la nostra petizione.<br />
di Simona Ovadia<br />
Non date ai bambini prodotti con olio<br />
di palma: abbiamo analizzato alcuni<br />
dei più diffusi e trovato sostanze<br />
tossiche e anche potenzialmente<br />
cancerogene. Dopo le accuse sulla scarsa<br />
sostenibilità ambientale - sarebbe responsabile<br />
della deforestazione del Sud Est asiatico<br />
- e di favorire l'insorgenza di malattie<br />
cardiovascolari per l'eccessiva presenza di<br />
grassi saturi, un recente studio dell'Autorità<br />
europea per la sicurezza alimentare mette in<br />
luce ulteriori rischi nell'uso di questo grasso<br />
tropicale. Secondo il corposo dossier appena<br />
pubblicato, questo olio è particolarmente<br />
ricco di sostanze contaminanti tossiche di<br />
IN SINTESI<br />
Cosa dice l'Authority<br />
europea sui<br />
contaminanti presenti<br />
negli oli vegetali<br />
Le nostre analisi sui<br />
prodotti a rischio (con<br />
olio di palma)<br />
La nostra petizione<br />
per avere subito<br />
regole chiare<br />
cui alcune potenzialmente cancerogene<br />
che si sviluppano durante la sua raffinazione<br />
ad alte temperature (sopra i 200 °C). Le<br />
sostanze in questione sono i glicidil esteri<br />
degli acidi grassi (GE) che si sviluppano dal<br />
precursore glicidolo, cancerogeno, il 3-monocloropropandiolo<br />
(3-MCPD), tossico per i<br />
reni e i testicoli e il 2-monocloropropandiolo<br />
(2-MCPD), sospettato di essere tossico, ma<br />
di cui non ci sono ancora dati sufficienti per<br />
una valutazione accurata. Bisogna precisare<br />
che il rapporto non riguarda l'olio di palma<br />
in sé ma le sostanze contaminanti di cui sopra,<br />
presenti anche in altri oli vegetali, come<br />
cocco, arachidi, colza, mais e girasole.<br />
10 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong><br />
www.altroconsumo.it
INCHIESTA<br />
Olio di palma<br />
I risultati delle analisi confermano il rischio<br />
Abbiamo cercato i contaminanti a rischio (3-MCPD e GE) in dodici prodotti che rappresentano le categorie di alimenti segnalate<br />
dall'Autorità per la sicurezza alimentare come più a rischio per bambini e adolescenti. I risultati parlano chiaro: un bimbo di 5 mesi<br />
che beve 5 biberon di latte supera la soglia di sicurezza per il 3-MCPD. I bimbi più grandi e gli adolescenti superano questa soglia non<br />
con il singolo alimento ma all'interno della dieta. Preoccupante la presenza di GE, potenzialmente cancerogeni, in parecchi prodotti.<br />
! !<br />
Superamento della soglia di sicurezza (0,8 mcg/kg di peso corporeo).<br />
La dose giornaliera, 5 biberon, la supera fino a 10 volte<br />
Superamento della soglia di sicurezza con consumi maggiori<br />
o in combinazione con altri prodotti nella giornata<br />
Soglia di sicurezza<br />
3-MCPD<br />
5 mesi<br />
5,6<br />
mcg<br />
Prodotto<br />
Contaminante<br />
3-MCPD<br />
(mcg/porzione)<br />
Contaminanti<br />
GE<br />
NESTLE' Nidina 1 Optipro 11 assenti<br />
HUMANA 1 8 assenti<br />
MELLIN 1 11 assenti<br />
!<br />
!<br />
!<br />
3 su 3<br />
tutti i latti in formula<br />
sono ad alto rischio<br />
per quanto riguarda il<br />
3-MCPD<br />
3 anni<br />
12,8<br />
mcg<br />
MULINO BIANCO Macine<br />
PAVESI Gocciole<br />
SAIWA Orosaiwa<br />
assente<br />
!<br />
!<br />
5<br />
9<br />
assenti<br />
assenti<br />
presenti<br />
1 su 3<br />
biscotti contiene i GE,<br />
potenzialmente<br />
cancerogeni e due<br />
anche il 3-MCPD<br />
8 anni<br />
23,6<br />
mcg<br />
MULINO BIANCO Tegolino<br />
KINDER PaneCioc<br />
MOTTA Buondì<br />
!<br />
!<br />
!<br />
20<br />
5<br />
23<br />
presenti<br />
assenti<br />
presenti<br />
2 su 3<br />
merendine hanno i GE,<br />
potenzialmente<br />
cancerogeni, tutte<br />
hanno 3-MCPD<br />
14 anni<br />
45,4<br />
mcg<br />
SAN CARLO Classica<br />
FONZIES Gli originali<br />
PAI Patatina<br />
!<br />
!<br />
!<br />
11<br />
19<br />
23<br />
presenti<br />
presenti<br />
presenti<br />
3 su 3<br />
patatine hanno i GE<br />
potenzialmente<br />
cancerogeni e anche il<br />
3-MCPD<br />
L'olio di palma, tuttavia, è quello maggiormente<br />
soggetto a svilupparle: secondo gli<br />
esperti dell'Efsa, la presenza di queste sostanze<br />
nel palma è fino a dieci volte superiore<br />
rispetto agli altri oli raffinati. Il dossier<br />
è quindi arrivato alla conclusione che<br />
i GE, "costituiscono un potenziale problema<br />
di salute per tutte le fasce di età più giovani e<br />
mediamente esposte, nonché per i consumatori<br />
di tutte le età con esposizione elevata".<br />
Gli studi, infatti, hanno messo in evidenza<br />
il potere genotossico e cancerogeno del glicidolo<br />
(sostanza che si forma dai GE dopo<br />
l'ingestione) nei tessuti dei ratti e dei topi e<br />
da questo si può dedurre che ci siano buone<br />
probabilità che lo sia anche nell'organismo<br />
umano. In particolare, i ricercatori hanno<br />
posto l'accento sui neonati allattati artificialmente:<br />
"l'esposizione ai GE costituisce motivo<br />
di particolare preoccupazione, in quanto è<br />
fino a dieci volte il livello considerato a basso<br />
rischio per la salute pubblica". Una vera<br />
e propria bomba contro il grasso tropicale<br />
tanto amato dall'industria alimentare. E un<br />
preoccupante campanello d'allarme per tutti<br />
noi consumatori alle prese con gli acquisti<br />
di tutti i giorni. Perché per quanto ci si sforzi<br />
in cerca di alternative più salutari, l'olio<br />
di palma è quasi dappertutto, non soltanto<br />
nelle merendine e nelle patatine, già di per<br />
sé alimenti non proprio consigliabili in una<br />
dieta equilibrata, ma anche in dadi da brodo,<br />
fette biscottate, gelati industriali e chi più<br />
ne ha più ne metta.<br />
Ci sono davvero: una foto del reale<br />
Lo studio ha stabilito per il 3-MCPD una nuova<br />
dose giornaliera ammissibile di 0,8 microgrammi<br />
per chilo di peso corporeo (mcg/kg)<br />
ridotta di più della metà rispetto a quella<br />
fissata in precedenza e ha valutato il rischio<br />
concreto per i consumatori europei sulla<br />
base delle abitudini di consumo di alimenti<br />
che lo contengono. La stima dell'esposizione<br />
a questi contaminanti attualmente è troppo<br />
www.altroconsumo.it luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 11
INCHIESTA<br />
Olio di palma<br />
IL NOSTRO<br />
ESPERTO<br />
Emanuela Bianchi<br />
Alimentazione<br />
«Sono ormai venti anni che ci<br />
occupiamo di olio di palma,<br />
chiedendo che fosse<br />
specificato in etichetta. Da<br />
quando c'è l'obbligo sono<br />
venuti a galla i problemi legati<br />
al consumo di questo grasso.<br />
Principalmente il suo profilo<br />
nutrizionale, troppo ricco di<br />
saturi e non propriamente<br />
salutare, considerato anche il<br />
livello di consumo. Adesso il<br />
rischio legato ai suoi<br />
contaminanti da processo. La<br />
questione, sollevata dal punto<br />
di vista scientifico, deve essere<br />
presa in carico dalle autorità<br />
che devono garantire la<br />
sicurezza dei prodotti in<br />
commercio. Per questo<br />
abbiamo scritto al ministero<br />
della Salute e lanciato una<br />
petizione affinché la<br />
Commissione europea affronti<br />
al più presto la questione.<br />
Chiediamo anche ai produttori<br />
di attivarsi per trovare nuove<br />
formulazioni che evitino per<br />
quanto possibile l'uso del<br />
palma, a cominciare dal latte in<br />
formula e dai prodotti per la<br />
prima infanzia. In questo<br />
momento di incertezza, visti<br />
anche i risultati delle nostre<br />
analisi, il nostro consiglio è<br />
quello di evitare per quanto<br />
possibile i prodotti con olio di<br />
palma, soprattutto se destinati<br />
ai bambini e agli adolescenti.<br />
Questa strategia non elimina<br />
completamente il problema,<br />
dato che queste sostanze si<br />
trovano anche in altri oli<br />
vegetali, ma riduce<br />
sensibilmente il rischio di<br />
sovraesposizione».<br />
elevata per le fasce di età più giovani, dai<br />
lattanti agli adolescenti. I cibi che contribuiscono<br />
in maniera maggiore alla loro assunzione<br />
sono gli alimenti per lattanti e i latti di<br />
proseguimento, biscotti dolci e merendine<br />
e le patatine fritte.<br />
Abbiamo deciso quindi di analizzare i valori<br />
di 3-MCPD e dei GE di alcuni di questi<br />
alimenti, acquistandoli tra i prodotti più<br />
consumati, per fotografare nel concreto la<br />
situazione di ciò che si trova sugli scaffali dei<br />
nostri supermercati. D'obbligo una precisazione:<br />
non si tratta di un campione esaustivo<br />
e la nostra non vuole essere un'indagine statistica<br />
del rischio in Italia, ma un'istantanea<br />
per verificare l'esistenza del problema e dare<br />
ancora più forza alla voce dei consumatori<br />
nei confronti di chi è tenuto a garantire la<br />
sicurezza dei prodotti alimentari. Non esiste<br />
ancora un limite di legge né un metodo di<br />
analisi ufficiale, tuttavia i valori riscontrati<br />
confermano l'allarme lanciato dagli scienziati<br />
Efsa. Abbiamo trovato spesso i temibili<br />
GE e praticamente sempre il 3-MCPD. Non<br />
solo: facendo i calcoli basati sui consumi<br />
e sul peso corporeo di lattanti, bambini e<br />
adolescenti la nuova dose ammissibile per<br />
il 3-MCPD viene quasi sempre superata nel<br />
contesto delle comuni abitudini di consumo<br />
di questi alimenti.<br />
Latti per l'infanzia: il caso più grave<br />
I latti in formula sono gli alimenti che destano<br />
maggiore preoccupazione, soprattutto se<br />
pensiamo al basso peso corporeo dei neonati<br />
e al fatto che, se questi non possono essere<br />
allattati al seno, sono l'unico alimento che<br />
assumono dalla nascita fino ai 6 mesi. La<br />
quantità di 3-MCPD che i neonati assumono<br />
sulla base dei valori che abbiamo riscontrato<br />
nei tre prodotti presi in esame (Nidina<br />
1, Mellin 1 e Humana 1), sono decisamente<br />
più elevati di quelli stabiliti dalla soglia di<br />
sicurezza. Se consideriamo, per esempio,<br />
un neonato di 5 mesi, che beve 5 biberon al<br />
giorno di latte (1050 ml), abbiamo calcolato<br />
che nel latte ricostituito sia presente una<br />
quantità di 3-MCPD fino a 53 mcg (calcolato<br />
dal valore nella polvere), dieci volte superiore<br />
al limite di sicurezza, che per un bimbo di<br />
7 kg è di 5,6 mcg. Consola sapere, almeno,<br />
che i contaminanti più pericolosi, i GE, sono<br />
risultati assenti.<br />
Merendine: ne mangi una e sei fuori<br />
Anche sui biscotti e sulle merendine che<br />
diamo ai nostri figli non c'è da stare troppo<br />
tranquilli. Tra i prodotti analizzati soltanto<br />
in un caso, le Macine Mulino Bianco, questi<br />
contaminanti sono assenti, cosa che non<br />
stupisce stando all'elenco degli ingredienti<br />
in cui il palma compare in fondo alla lista e<br />
quindi è poco presente (il grasso principale<br />
è l'olio di semi di girasole). In tutti gli altri<br />
prodotti abbiamo trovato il 3-MCPD e negli<br />
Oro Saiwa, nel Tegolino Mulino Bianco e nel<br />
Buondì Motta anche i più pericolosi GE. Volendo,<br />
poi, valutare la soglia di tolleranza, il<br />
panorama non è certo roseo: basta una sola<br />
merendina data a un bimbo di cinque anni<br />
per superare la dose giornaliera tollerabile di<br />
3-MCPD. Un ragazzino più grande, per esempio<br />
di otto anni, supererà facilmente la soglia<br />
anche solo mangiando 3 Gocciole Pavesi o 6<br />
Oro Saiwa a colazione oltre alla merendina<br />
di metà pomeriggio. Uno scenario più che<br />
probabile. Senza contare che questi alimenti<br />
contengono anche i GE, potenzialmente genotossici<br />
e cancerogeni. Non c'è ancora una<br />
legislazione chiara, ma siamo categorici: su<br />
queste sostanze non c'è limite né soglia che<br />
tenga. Devono essere assenti, sempre.<br />
Niente prodotti con olio<br />
di palma ai bambini,<br />
almeno fino a quando ci<br />
saranno nuove regole<br />
Patatine fritte col palma? Meglio di no<br />
Guardiamo cosa succede con le patatine,<br />
l'altro alimento considerato a rischio per gli<br />
adolescenti dal gruppo di studio dell'Autorità<br />
europea. Tutti i prodotti che abbiamo<br />
acquistato, fritti nel palma o in una miscela<br />
con palma, contengono i GE che non vorremmo<br />
mai trovare. Per il 3-MCPD abbiamo<br />
fatto i calcoli: con una porzione, indicata<br />
dai produttori in 25 gr, un adolescente di 14<br />
anni non supera la nuova dose di tolleranza<br />
per il 3-MCPD. Ma si tratta di una stima poco<br />
verosimile, dato che il tipico sacchettino del<br />
bar, per esempio, contiene in genere il doppio<br />
delle patatine. E se l'adolescente mangia<br />
nell'arco della giornata anche una merendina<br />
e qualche biscotto la soglia viene immediatamente<br />
superata, anche dai ragazzi di 17 anni.<br />
Si prende tempo, in attesa di un limite<br />
Intanto cosa fa il nostro Istituto superiore di<br />
Sanità? E cosa dicono le industrie? Abbiamo<br />
sentito entrambi. «I consumatori hanno tutto<br />
il diritto di chiedere chiarezza, ma non<br />
devono allarmarsi», spiega Marco Silano<br />
dell'Istituto superiore di sanità, «il report<br />
di Efsa è stato commissionato proprio per<br />
fare ancora più chiarezza su una questione,<br />
quella dei contaminanti di processo, nota da<br />
tempo di cui però non si conosceva l'impatto<br />
sui consumatori. Ora per la prima volta il<br />
rischio è stato quantificato: la palla passa alla<br />
12 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong><br />
www.altroconsumo.it
Firma anche tu la petizione<br />
www.altroconsumo.it/olio di palma<br />
Commissione europea che, anche grazie alla<br />
richiesta dell'Italia, ha già iniziato i lavori per<br />
dare nuove regole basate su questo parere.<br />
Devo dire una cosa molto chiara - continua<br />
Silano - i consumatori devono essere sempre<br />
garantiti, non può ricadere su di loro la<br />
responsabilità di evitare acquisti non sicuri.<br />
Qui stiamo parlando di sicurezza alimentare,<br />
non di scelte più o meno salutari. La risoluzione<br />
del problema deve essere a carico<br />
dalle autorità in primis e poi dall'industria<br />
alimentare, che si dovrà adeguare alle nuove<br />
direttive». Industrie che sembrano fare una<br />
leggera retromarcia rispetto alla posizione di<br />
difesa a spada tratta del palma presa alcuni<br />
mesi fa anche con spericolate campagne<br />
pubblicitarie sui benefici dell'olio tropicale.<br />
Aidepi, l'associazione che riunisce i più<br />
importanti produttori di prodotti da forno e<br />
dolci italiani ci risponde: «Aidepi sta seguendo<br />
con grande attenzione l'evoluzione del<br />
tema. Aspettiamo che la Commissione dia<br />
le indicazioni necessarie dal punto di vista<br />
normativo. Siamo aperti alla più totale collaborazione<br />
con le autorità per garantire la<br />
massima tutela ai consumatori». Bene, peccato<br />
però che alla domanda se le industrie<br />
sostituiranno il palma con ingredienti più<br />
salubri, l'associazione non si sbilancia. «Le<br />
alternative potenzialmente esistono ed è una<br />
scelta che ogni singola azienda può decidere<br />
di mettere in pratica - ci dicono - ma bisogna<br />
capire se queste alternative presentano complessivamente<br />
un miglioramento concreto<br />
in sicurezza alimentare, dal punto di vista<br />
nutrizionale, di sostenibilità ambientale e di<br />
accessibilità del prodotto finito».<br />
Il potere dei consumatori<br />
Nessuno si sbilancia, in attesa che qualcosa<br />
si muova dalle parti di Bruxelles. Eppure<br />
i consumatori italiani hanno già espresso<br />
chiaramente il loro volere, guardando con<br />
crescente scetticismo agli alimenti con il palma<br />
e privilegiando quelli che contengono<br />
grassi più salubri, come l'olio extra vergine<br />
d'oliva o di girasole. E molte aziende, preoccupate<br />
di un possibile calo delle vendite,<br />
stanno correndo ai ripari. Da chi lancia linee<br />
"palm free" accanto a quelle classiche a chi,<br />
con un comportamento sicuramente più<br />
apprezzabile, ha deciso di eliminare l'olio<br />
tropicale dall'intera produzione, prediligendo<br />
oli più salutari, come per esempio Coop,<br />
Colussi e Plasmon. Non basta: per questo abbiamo<br />
scritto al nostro ministero della Salute<br />
affinché faccia i dovuti controlli ed esca da<br />
questo imbarazzante silenzio. L'Italia si deve<br />
fare promotrice del cambiamento. Per questo,<br />
abbiamo anche lanciato una petizione<br />
per chiedere nuove regole sull'uso dell'olio<br />
di palma. Si può sottoscrivere sul nostro sito.<br />
Facciamo sentire la nostra voce.<br />
SCEGLI CON NOI<br />
altroconsumo.it/<br />
merendiario<br />
Se vuoi scegliere<br />
i prodotti senza<br />
olio di palma, puoi<br />
usare la nostra<br />
app, scaricandola<br />
all'indirizzo che vedi<br />
qui sopra. Abbiamo<br />
classificato più di<br />
450 merendine per<br />
rendere più facili e<br />
salutari gli acquisti.<br />
Perché il latte artificiale per<br />
lattanti contiene olio di palma?<br />
«Uno degli obiettivi dichiarati<br />
(ma sostanzialmente impossibile<br />
da realizzare) dalle industrie<br />
che producono formule<br />
per lattanti è quello di rendere<br />
la formula quanto più vicina<br />
alla composizione del latte<br />
materno. L’olio di palma, in<br />
particolare, è ricco di acido<br />
palmitico, naturalmente contenuto<br />
anche nel latte materno.<br />
Ma l’acido palmitico che<br />
si estrae dall’olio di palma è<br />
molto meno assorbibile di<br />
quello del latte umano».<br />
Dopo l'allarme sulla presenza di<br />
contaminanti tossici nel palma,<br />
dobbiamo guardare con diffidenza<br />
a questi prodotti?<br />
«Non è questa la prima e non<br />
sarà probabilmente neanche<br />
l’ultima segnalazione da parte<br />
delle agenzie regolatorie di<br />
possibili effetti avversi di singoli<br />
costituenti delle formule<br />
per lattanti e dei prodotti industriali<br />
destinati all’alimentazione<br />
dei bambini.<br />
Del resto la letteratura scientifica<br />
ha ormai ampiamente<br />
dimostrato che i bambini<br />
alimentati con formule invece<br />
che con il latte materno<br />
si ammalano di più nel breve,<br />
medio e lungo periodo,<br />
anche di malattie croniche e<br />
invalidanti. L'avvertenza della<br />
superiorità dell'allattamento<br />
al seno, del resto, seppure<br />
talmente piccola da poter<br />
essere letta quasi solo con<br />
una lente d’ingrandimento, è<br />
obbligatoriamente scritta su<br />
tutte le formule per lattanti.<br />
Andrebbe fatto ogni sforzo<br />
"LATTE IN FORMULA?<br />
MEGLIO IL SENO"<br />
SERGIO CONTI<br />
NIBALI<br />
Associazione culturale<br />
pediatri<br />
per sostenere le mamme che<br />
allattano e proteggerle dalla<br />
pubblicità ingannevole delle<br />
ditte che producono le formule.<br />
Se ci fosse una diffusa<br />
consapevolezza dei potenziali<br />
danni per la salute in seguito<br />
all’uso delle formule sarebbero<br />
probabilmente molte di più<br />
le mamme che deciderebbero<br />
di allattare i propri figli».<br />
Pensa che le aziende<br />
modificheranno la<br />
composizione dei loro latti?<br />
«Probabilmente sì, se il clamore<br />
sull’olio di palma continuerà.<br />
Tuttavia, ritengo che se<br />
fosse veramente accertato che<br />
l’olio di palma è nocivo per la<br />
salute, allora dovrebbero essere<br />
le nostre autorità regolatorie<br />
a vietarlo definitivamente<br />
nei latti in formula».<br />
Esistono alternative più salutari<br />
per chi non può allattare al seno?<br />
«Tutti i prodotti approvati per<br />
la nutrizione dei neonati e dei<br />
lattanti sono equivalenti. Non<br />
esistono studi attendibili che<br />
abbiano mai dimostrato una<br />
superiorità o una maggiore<br />
sicurezza di una formula rispetto<br />
a un’altra».<br />
Esistono sul mercato latti per<br />
lattanti che non contengono<br />
olio di palma?<br />
«Certamente, non sono molte<br />
le formule che non lo contengono,<br />
ma esistono».<br />
Sono preferibili?<br />
«Per quanto ho detto finora<br />
non esiste un motivo valido<br />
per scegliere una formula rispetto<br />
a un’altra». (S.O.)<br />
www.altroconsumo.it luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 13
ATTUALITÀ<br />
Sharing economy<br />
Io condivido<br />
Il trapano, la casa, ma anche un'idea o un principio. È un nuovo<br />
modo di vivere, come spiega lo studioso Arun Sundararajan<br />
di Manuela Cervilli<br />
IN SINTESI<br />
Un fenomeno, quello<br />
della condivisione,<br />
che diventa una nuova<br />
economia<br />
La questione della<br />
regolamentazione:<br />
necessaria, ma senza<br />
imbrigliare<br />
Il nostro Festival:<br />
un'occasione per<br />
sperimentare il nuovo<br />
P<br />
erché avere una macchina quando<br />
ne posso guidare tre? Una elettrica<br />
quando mi sposto nelle zone in città<br />
dove so di trovare le colonnine per<br />
la ricarica; una dotata di seggiolini, se devo<br />
accompagnare i bimbi a ginnastica; oppure<br />
una piccola - facile da parcheggiare - se devo<br />
entrare in area C a Milano, perché mi evita il<br />
balzello. Si chiama car sharing ed è un modo<br />
di spostarsi alternativo, ma non è l'unico.<br />
Ogni giorno nel mondo decine di migliaia di<br />
proprietari di auto scarrozzano in giro per le<br />
città clienti incontrati attraverso le piattaforme<br />
Uber, Lyft e Sidecars. Lo stesso sistema<br />
funziona per gli spostamenti fuori città attraverso<br />
per esempio BlaBlaCar e CarPooling.<br />
E la mobilità è solo uno dei tantissimi aspetti<br />
della sharing economy, l'economia personale<br />
e condivisa che si sta diffondendo a<br />
macchia d'olio un po' ovunque. Oltre alla<br />
mobilità c'è la stanza in più in casa che si<br />
può mettere in affitto, c'è la cena prenotata<br />
online, gustata (e pagata) a casa di cuochi<br />
amatoriali; c'è la badante di condominio, gli<br />
spazi di coworking, lo scambio dei vestiti per<br />
i bambini o la condivisione a pagamento di<br />
un trapano, del tagliaerba e della canoa mai<br />
usati, oppure l'app che ti segnala verso sera<br />
che il fornaio del quartiere ha ancora una<br />
teglia di pizza invenduta e tu la puoi comprare<br />
a metà prezzo. Ecco la sharing economy.<br />
In continua crescita<br />
Di questo fenomeno - inarrestabile, rivoluzionario,<br />
contagioso - parlano (ora bene, ora<br />
male) le persone, i giornali, il web e le istituzioni.<br />
Chi sulla sharing economy sembra<br />
avere le idee molto chiare è Arun Sundararajan,<br />
che la studia e ne analizza i pregi<br />
ed evidenzia gli effetti. L'abbiamo sentito<br />
nel bel mezzo di un trasloco, eppure si è<br />
dimostrato disponibile a raccontarci il suo<br />
punto di vista, che parte da un presupposto<br />
carico di entusiasmo: la sharing economy<br />
«è uno strumento importante per migliorare<br />
gli standard di vita dei consumatori nel<br />
14 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong><br />
www.altroconsumo.it
per maggiori informazioni<br />
www.altroconsumo.it/iocondivido<br />
mondo», sostiene il professore, che insegna<br />
alla New York University. In che modo? «In<br />
passato l’accesso a tutti i beni era vincolato<br />
all’acquisto e al possesso dei beni stessi - ci<br />
spiega Sundararajan - oggi i nuovi modelli<br />
peer-to-peer permettono ai consumatori di<br />
avere accesso a beni ed esperienze che altrimenti<br />
sarebbero loro negati. Pensiamo alle<br />
persone che non potrebbero permettersi<br />
una vacanza in hotel: ora possono godersi il<br />
meritato riposo grazie ad Airbnb. Ma anche a<br />
chi desidera per esempio provare l’ebbrezza<br />
di guidare una Tesla o una Lamborghini: ora<br />
può prenotare un’indimenticabile esperienza<br />
di guida di alcune ore attraverso piattaforme<br />
dedicate come Drivy e Getaround».<br />
Eccolo l'entusiasmo della sharing economy,<br />
di cui si parlava all'inizio: l'idea di potersi<br />
permettere cose che altrimenti sarebbero<br />
considerate irraggiungibili. E infatti, ci conferma<br />
il professore, «in futuro i segmenti di<br />
popolazione che trarranno maggiori benefici<br />
dall’economia di condivisione saranno quelli<br />
con reddito inferiore alla media». In poche<br />
parole un ventata d'ossigeno per chi più ne<br />
ha bisogno.<br />
Contro la disuguaglianza<br />
Arun Sundararajan non ha dubbi su questo<br />
punto: è la fascia con reddito inferiore alla<br />
media a verificare nella realtà un miglioramento<br />
degli standard di vita grazie alla sharing<br />
economy. E non solo. «Con il passare<br />
del tempo, la sharing economy ridurrà le<br />
disuguaglianze - continua lo studioso - in<br />
tre modi. Prima di tutto, aumentando la<br />
quota di popolazione che ha accesso a uno<br />
standard di vita superiore. In secondo luogo,<br />
permettendo alle persone con redditi inferiori<br />
di acquistare e affittare. Questo significa<br />
ARUN SUNDARARAJAN<br />
STERN SCHOOL ,<br />
NEW YORK UNIVERSITY<br />
@digitalarun<br />
che, per esempio, potranno acquistare un<br />
veicolo più bello perché potranno far fronte<br />
ad alcuni pagamenti affittandolo quando<br />
non lo usano, oppure abitare in una casa<br />
più carina perché potranno pagare alcune<br />
rate dell’affitto o dell’acquisto ospitando<br />
persone tramite la piattaforma Airbnb». Ma<br />
è soprattutto un altro l'aspetto che modificherà<br />
lo stile di vita delle persone e ridurrà<br />
le disuguaglianze: «La trasformazione dei<br />
lavoratori - sottolinea Sundararajan - da<br />
collaboratori a proprietari».<br />
Come cambia il mercato<br />
E se evolve il lavoratore, evolve anche il<br />
mercato? Ci chiediamo. «I cambiamenti<br />
nel mercato del lavoro saranno molto profondi<br />
- continua il professore - Cambierà il<br />
significato di “avere un lavoro”. Un numero<br />
crescente di persone al posto di lavorare per<br />
un’azienda o un’istituzione si trasformeranno<br />
in “microimprenditori” in grado di gestire<br />
piccole realtà attraverso piattaforme<br />
dedicate».<br />
Sembra quasi un sogno che si realizza, ma<br />
su molti punti bisogna tenere gli occhi aperti<br />
ed essere vigili. È davvero tutto rose e fiori?<br />
Certo, la sharing economy porterà vantaggi<br />
ai consumatori. Ma ai lavoratori? Gli autisti<br />
di Uber, per esempio, vengono pagati solo<br />
quando lavorano e devono provvedere alla<br />
propria pensione e alla propria assistenza<br />
sanitaria. Il rischio passa dall’azienda al singolo.<br />
Ma Arun Sundararajan non lo considera<br />
un pericolo, anzi. E spiega: «Il passaggio<br />
del rischio non è solo una possibilità, è una<br />
certezza per il futuro. La forza lavoro del<br />
futuro sarà rappresentata prevalentemente<br />
da liberi professionisti. Ma la risposta non è<br />
forzare e inquadrare i nuovi lavoratori nelle<br />
vecchie caselle del lavoro dipendente.<br />
Piuttosto, si devono creare nuovi modelli<br />
di condivisione di finanziamento e condivisione<br />
dei rischi che rendano questo nuovo<br />
modello di lavoro sicuro, stabile e ben tutelato,<br />
come il vecchio modello del lavoro<br />
dipendente a tempo pieno».<br />
C'è, dunque, molto lavoro da fare in termini<br />
di "diritti" prima di poter gridare al vero<br />
cambiamento. «Un centinaio di anni fa,<br />
non esistevano queste tutele o la stabilità<br />
che abbiamo vissuto, nemmeno per i lavoratori<br />
dipendenti a tempo pieno - incalza<br />
Sundararajan. Sono stati ottenuti negli anni<br />
grazie all’impegno di sindacati e attivisti. Si<br />
verificherà un’evoluzione simile per la forza<br />
lavoro rappresentata dai lavoratori autonomi».<br />
E nel frattempo? Nel frattempo la<br />
sharing economy ci fa discutere. La nuova<br />
economia è osteggiata da numerosi detrattori:<br />
istituzioni, sindacati, piccole associazioni<br />
di imprese. Che si appellano soprattutto alla<br />
mancanza di regole chiare.<br />
LIBRI<br />
Arun Sundararajan<br />
The Sharing Economy<br />
The MIT Press (in inglese)<br />
240 pagine - 19,95 £<br />
Ne consigliamo la lettura<br />
Perché spiega la nuova<br />
economia partendo dal<br />
fatto che non è nuova.<br />
C'è sempre stata. Ma è<br />
adesso che viene il bello.<br />
Sharing economy non significa<br />
solo dare un passaggio,<br />
accogliere un ospite in casa,<br />
partecipare a una cena sociale:<br />
in questo c'è poco di nuovo. La<br />
rivoluzione vera sta nel fatto<br />
che ogni cosa viene condivisa<br />
in cambio di soldi. E questo<br />
tassello in più - rispetto al<br />
passato - muove l'economia.<br />
Partendo da qui l'autore spiega<br />
quello che descrive come un<br />
capitalismo "basato sulla folla",<br />
sulla gente comune: si tratta di<br />
un nuovo modo di organizzare<br />
le attività economiche, un<br />
movimento così forte che<br />
può soppiantare nel tempo il<br />
modello tradizionale centrato<br />
sulle aziende. Il nuovo<br />
sistema - secondo l'autore -<br />
muterà il mercato e i governi<br />
dovranno essere in grado di<br />
capire, in modo da intervenire<br />
chirurgicamente su di esso e<br />
regolamentarlo. Sono molti<br />
gli esempi illustrati nel libro,<br />
tra cui Airbnb, Lyft, Uber,<br />
Etsy, Blablacar: Sundararajan<br />
parte da loro verso il nuovo<br />
capitalismo condiviso. Per lui,<br />
il futuro.<br />
www.altroconsumo.it luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 15
ATTUALITÀ<br />
Sharing economy<br />
Fragili equilibri<br />
Non serve guardare troppo lontano per capire<br />
quali equilibri intacca la nuova economia.<br />
Un esempio tipico è quanto accaduto<br />
in Italia, dove i tassisti hanno protestato<br />
contro l’implementazione del servizio taxi<br />
peer-to-peer offerto da Uber. C'era da aspettarselo<br />
o è solo una criticità di casa nostra?<br />
In realtà anche altrove i nuovi “format” professionali<br />
– di Uber o Airbnb, per esempio<br />
- faticano a trovare una collocazione nella<br />
normativa tradizionale, in Italia fortemente<br />
orientata fra le polarità di lavoro dipendente<br />
e autonomo. La questione, in tutto il mondo,<br />
è focalizzarsi sulle regole: ne servono di nuove?<br />
Ma soprattutto: a chi spetta stabilirle?<br />
«Le regole devono essere definite congiuntamente<br />
da governo, fornitori dei servizi e<br />
altri stakeholder della società - afferma Sundararajan.<br />
La regolamentazione non deve<br />
necessariamente nascere con il governo. La<br />
Nel 2020 la sharing raggiungerà i 335 miliardi di<br />
dollari, ma c'è chi dice che la Cina li ha già superati<br />
storia ci insegna che la regolamentazione<br />
può assumere forme diverse, governative<br />
o meno. La base della fiducia nel cambiamento<br />
economico è in continua evoluzione.<br />
Gli ambiti normativi sviluppati per il futuro<br />
devono essere a misura degli aspetti nuovi<br />
che caratterizzano lo scambio basato su un<br />
capitalismo nato dalla gente (crowd-based).<br />
Scala, varietà e tecnologia sono diverse. Ha<br />
poco senso provare ad adattare i vecchi regimi<br />
normativi ai nuovi modelli», sostiene<br />
convinto il professore. Forse la chiave sta in<br />
quello che nel 1993 Douglass North, in veste<br />
di economista, ha sottolineato nel proprio<br />
discorso in occasione dell’assegnazione del<br />
Premio Nobel: «Le società che rimangono<br />
“ancorate” personificano sistemi di convinzioni<br />
e istituzioni che non affrontano e non<br />
risolvono i nuovi problemi scaturiti dalla<br />
complessità della società». Affrontare è il<br />
primo passo per risolvere.<br />
Ma c'è chi è contro<br />
L'economia condivisa scardina e irrompe,<br />
ha bisogno di regole, non di briglie, suscita<br />
entusiasmo, ma anche pareri discordi.<br />
Robert Reich, per esempio, docente alla Berkeley<br />
University in California, ha definito la<br />
sharing economy "l’economia della condivisione<br />
delle briciole": i veri profitti vanno<br />
ai proprietari di software e piattaforme, le<br />
briciole ai lavoratori. Ne parliamo con Sundararajan:<br />
«Reich è un pensatore raffinato e<br />
rispetto il suo lavoro. Ma non sono d’accordo<br />
con lui su questo punto. La sharing economy<br />
è sinonimo di coinvolgimento, infatti, sposta<br />
il ruolo del singolo da “fornitore di lavoro”<br />
a proprietario. Parallelamente, però, la società<br />
ha bisogno di prendere quella rete di<br />
sicurezza sviluppata per un mondo di lavoratori<br />
dipendenti a tempo pieno e di adattarla<br />
a un mondo di microimprenditori. Il<br />
problema - conclude il professore - non è il<br />
modello della sharing economy in sé e per<br />
sé. È con il suo essere novità assoluta». Novità,<br />
che affascina e spaventa, aggiungiamo<br />
noi. Lasciamo Arun Sundararajan al suo trasloco.<br />
Ma lo aspettiamo al nostro Festival per<br />
continuare la chiacchierata. Insieme a voi.<br />
PROVA LA SHARING AL FESTIVAL<br />
Come si fa a capire la sharing economy? La si usa, la si fa. Ecco l'obiettivo del nostro Festival:<br />
farti "provare" i tanti aspetti della sharing economy in modo semplice e pratico. Divertendoci.<br />
Per due giorni il Castello Sforzesco di<br />
Milano sarà la casa della sharing economy.<br />
Il nostro Festival #Iocondivido ospiterà le<br />
grandi piattaforme protagoniste della<br />
nuova economia condivisa, ma anche le<br />
piccole idee rivoluzionarie che possono<br />
cambiare in meglio la nostra vita . E poi ci<br />
saremo noi, con la nostra informazione , i<br />
servizi e le consulenze. Non mancare!<br />
È tutto gratuito, tutto per te.<br />
I GRANDI TEMI Il guru della sharing<br />
economy Arun Sundararajan la spiegherà<br />
con parole nuove, ma si discuterà anche<br />
con altri esperti di prospettive e minacce,<br />
di regole che servono e barriere che<br />
limitano la nuova economia.<br />
LE AREE SHARING Ci sarà quella sul<br />
Condominio che mostra quali risorse<br />
possono essere condivise a beneficio di<br />
tutti; quella sulla Mobilità con le biciclette<br />
protagoniste (dai servizi di bikesharing,<br />
alla prova delle bici pieghevoli...) e le auto<br />
alternative. E poi l'area Cucina, con gli<br />
incontri antispreco e foodblogger e<br />
nutrizioniste per costruire la dieta ideale.<br />
Ci sarà anche l'area dedicata alle Mamme<br />
per parlare di modi di lavorare 2.0 mentre<br />
i bambini partecipano ai nostri laboratori.<br />
IL CROWDFUNDING Mettere insieme le<br />
forze per far vivere un progetto che<br />
condividi: ecco il senso del crowdfunding.<br />
Al Festival ne proporremo uno: restaurare<br />
il Coretto di Torchiara, un pezzo unico<br />
custodito nel museo del Castello<br />
Sforzesco. Unisciti alla nostra raccolta<br />
fondi per fare un regalo a Milano.<br />
DIVERTIMENTO Vieni domenica con il tuo<br />
cestino al social pic -nic al parco Sempione<br />
oppure visita la mostra interattiva di<br />
<strong>Altroconsumo</strong>. E se sei socio puoi fare una<br />
pausa nella zona riservata.<br />
Scopri tutte le sorprese che abbiamo<br />
per te: altroconsumo.it/iocondivido<br />
16 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong><br />
www.altroconsumo.it
PER OGNI TIPO<br />
DI IMPREVISTO<br />
ASSICURATI UNA BUONA TUTELA PER VIAGGI<br />
E VACANZE O SOGGIORNI ALL’ESTERO<br />
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e altro ancora. Agevolazioni estese ai familiari.<br />
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Abbasso<br />
le tariffe!<br />
L’Europa vuole eliminare i costi di roaming<br />
entro giugno 2017. Ecco a che punto siamo.<br />
di Marta Buonadonna<br />
CHIAMATE<br />
EFFETTUATE<br />
6,10 cent/min<br />
oltre alla tariffa<br />
in uso in Italia<br />
Fino a un massimo di<br />
23,18<br />
cent/min<br />
iva inclusa<br />
CHIAMATE<br />
RICEVUTE<br />
Fino a un massimo di<br />
1,39<br />
cent/min<br />
iva inclusa<br />
LIMITI PER LE TARIFFE DI ROAMING<br />
PREVISTI DAL REGOLAMENTO UE<br />
(Fonte: Commissione Europea)<br />
MESSAGGI<br />
2,44 cent/sms<br />
oltre alla tariffa<br />
in uso in Italia<br />
Fino a un massimo di<br />
7,32<br />
cent/sms<br />
iva inclusa<br />
TRAFFICO DATI<br />
6,10 cent/MB<br />
oltre alla tariffa<br />
in uso in Italia<br />
Fino a un massimo di<br />
24,40<br />
cent/MB<br />
iva inclusa<br />
18 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong><br />
www.altroconsumo.it
INCHIESTA<br />
Tariffe di roaming<br />
IN SINTESI<br />
Cosa prevede<br />
la nuova<br />
regolamentazione<br />
sulle tariffe telefoniche<br />
da applicare all’interno<br />
dell’Ue.<br />
Come si comportano<br />
gli operatori italiani e<br />
quali tariffe offrono.<br />
Consigli per<br />
risparmiare quando<br />
si usa lo smartphone<br />
all’estero.<br />
Le nostre vacanze all'estero non saranno<br />
più quelle di prima? I costi di<br />
roaming - ovvero le tariffe maggiorate<br />
finora previste per telefonare<br />
quando siamo all'estero - sono appena stati<br />
abbattuti da una nuova regolamentazione<br />
europea che prevede, almeno in teoria, la<br />
loro totale cancellazione a partire dal mese<br />
di giugno del 2017. Lo scopo è andare gradualmente<br />
verso un mercato unico della<br />
telefonia mobile all’interno dell’Unione.<br />
Quando la transizione sarà completata, un<br />
cittadino europeo dovrebbe pagare per una<br />
telefonata, un sms o un megabyte (MB) di<br />
traffico fuori dai confini nazionali la stessa<br />
cifra che paga quando è nel proprio paese.<br />
Nuovi limiti da rispettare<br />
Come passaggio intermedio la Ue ha fissato<br />
dei limiti, entrati in vigore il 30 aprile scorso:<br />
sono illustrati nella pagina a lato. Cosa vogliono<br />
dire queste cifre? Che il nostro operatore<br />
telefonico, una volta scavalcate le Alpi,<br />
potrà - per esempio - già da oggi applicare<br />
alle nostre chiamate in uscita un sovrapprezzo<br />
di 6,10 centesimi iva inclusa alla tariffa<br />
al minuto che già usiamo in Italia, fino a un<br />
costo massimo di 23,18 centesimi. Ma non<br />
deve farci pagare più di questo, altrimenti<br />
viola la regolamentazione europea.<br />
Operatori furbetti<br />
Siamo andati a vedere come si comportano<br />
realmente i principali operatori italiani<br />
e abbiamo trovato un panorama alquanto<br />
variegato e non consolante. Prima di tutto si<br />
conferma una generale opacità delle tariffe:<br />
non è sempre facile trovare informazioni a<br />
riguardo né sui siti né sul materiale fornito<br />
dai negozi. Nelle schede alle pagine seguenti<br />
trovate riassunte le condizioni delle tariffe<br />
standard e di quelle speciali (a giugno <strong>2016</strong>),<br />
cioè i vari forfait offerti a chi va in viaggio e<br />
alcune nostre considerazioni puntuali.<br />
Abbiamo constatato che l’applicazione della<br />
tariffa europea è stata in grande prevalenza<br />
interpretata come un’applicazione dei massimali,<br />
senza tenere in alcun conto la tariffa<br />
già in uso. Mediamente, quindi, gli operatori<br />
non hanno semplicemente aggiunto il sovrapprezzo<br />
alla loro tariffa, cosa che avrebbe<br />
in alcuni casi dato luogo a costi più bassi del<br />
massimo ammesso: hanno invece applicato<br />
direttamente il costo massimo previsto dalla<br />
regolamentazione. E questo non solo gli<br />
operatori leader di mercato come Tim, Wind<br />
e Tre, ma anche operatori virtuali molto gettonati<br />
come CoopVoce, PosteMobile e Lyca-<br />
Mobile. Abbiamo segnalato i comportamenti<br />
scorretti sia all’Antitrust sia al Garante per le<br />
Comunicazioni, che ha già fatto partire due<br />
diffide per Tim e Wind. I due operatori entro<br />
il 30 giugno dovrebbero avere adeguato la<br />
Come siamo arrivati a queste<br />
nuove regole sul roaming in<br />
Europa?<br />
«È un lavoro cominciato nel<br />
2005. Allora le istituzioni<br />
si sono rese conto che non<br />
esisteva davvero un mercato<br />
unico all’interno del quale<br />
telefonare e scambiare<br />
messaggi fosse abbordabile<br />
per tutti: i prezzi erano<br />
troppo alti. Perciò si è deciso<br />
di mettere dei limiti, per<br />
abbassare i prezzi sempre<br />
più col passare del tempo. Poi<br />
l’Ue si è dovuta occupare dei<br />
prezzi all’ingrosso, quello che<br />
le compagnie telefoniche si<br />
pagano tra di loro per usare le<br />
reti una dell’altra. È un punto<br />
cruciale per poter rendere<br />
il prezzo finale più basso e<br />
al contempo proteggere la<br />
concorrenza.<br />
Un’importanza decisiva<br />
l’hanno avuta le associazioni<br />
di consumatori che hanno<br />
sempre sostenuto che i costi<br />
di roaming non hanno senso<br />
all’interno di un mercato<br />
unico».<br />
Come si stanno comportando<br />
gli operatori nei vari paesi?<br />
«C’è chi già offre il roaming<br />
incluso nel forfait ai propri<br />
clienti, il che dimostra che è<br />
possibile farlo, mentre altre<br />
aziende si comportano in<br />
modo poco trasparente.<br />
La normativa Ue lascia la<br />
possibilità agli operatori di<br />
offrire pacchetti tariffari<br />
diversi da quello europeo,<br />
ma la tariffa base predefinita<br />
deve essere quella con i<br />
limiti previsti dalla nuova<br />
regolamentazione. Esistono<br />
poi anche operatori che<br />
GUILLERMO<br />
BELTRÀ<br />
Beuc - Organizzazione<br />
dei consumatori europei,<br />
Dipartimento legale ed<br />
economico<br />
hanno chiesto all’autorità di<br />
regolamentazione nazionale<br />
di concedere loro una deroga,<br />
una possibilità aggiunta nelle<br />
fasi finali della negoziazione<br />
sulle nuove regole che non<br />
sappiamo ancora come sarà<br />
messa in pratica».<br />
Chi non si allinea cosa<br />
rischia?<br />
«In Italia è l’Agcom (Autorità<br />
per le garanzie nelle<br />
comunicazini, ndr) ad avere il<br />
potere di multare gli operatori<br />
se violano le regole europee<br />
o italiane. Per i consumatori,<br />
la prima cosa da fare è<br />
conoscere i propri diritti. Se<br />
si rendono conto di pagare<br />
più del dovuto possono<br />
protestare con il proprio<br />
operatore, poi rivolgersi alle<br />
associazioni di consumatori e<br />
all’Agcom».<br />
Cosa cambierà davvero da<br />
giugno 2017?<br />
«Il roaming sarà abolito nei<br />
paesi UE, ma solo se per<br />
allora le istituzioni europee<br />
avranno riformato il mercato<br />
all’ingrosso abbassando<br />
il più possibile i costi tra<br />
operatori. In caso contrario<br />
continueranno a essere<br />
applicate le tariffe con le<br />
attuali maggiorazioni. Anche<br />
una volta abolito il roaming<br />
è possibile che gli operatori<br />
possano porre dei limiti<br />
temporali alle tariffe nazionali<br />
usate all’estero, consentendo<br />
per esempio l’uso del telefono<br />
a prezzi italiani solo per<br />
qualche settimana all’anno.<br />
In questo caso la promessa<br />
dell’abolizione del roaming<br />
sarebbe disattesa». (M.B.)<br />
www.altroconsumo.it luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 19
INCHIESTA<br />
Tariffe di roaming<br />
CON TIM PAGO 3 EURO PER UN SMS<br />
La nuova tariffa base per l’estero si attiva in automatico all’insaputa<br />
dell’utente e non rispetta le regole Ue. Un lettore ce lo ha segnalato.<br />
«TIm, con una visione fantasiosa, ha voluto<br />
recepire la direttiva europea sul roaming<br />
nell’Unione attivando indiscriminatamente e<br />
senza alcuna comunicazione un’opzione e<br />
considerandola tariffa base (Roaming<br />
Europa daily basic). Ora per il solo<br />
fatto di inviare un sms mi ritrovo a<br />
dover spendere 3 euro anziché i 7<br />
cent che spendevo in precedenza.<br />
La direttiva europea era volta a<br />
ridurre i costi che dovevamo<br />
sostenere non a farli lievitare del<br />
5000%. L'interpretazione corretta<br />
della normativa avrebbe voluto che<br />
io usassi il traffico della mia offerta in<br />
Italia col solo sovraprezzo stabilito a<br />
loro offerta a quanto previsto dalla regolamentazione<br />
europea. L'Agcom ha chiarito<br />
inoltre che applicare direttamente i massimali<br />
è un abuso: vanno aggiunte alle tariffe<br />
italiane solo le maggiorazioni previste. La<br />
situazione che denunciamo dovrebbe dunque<br />
essere presto sanata: se così non fosse,<br />
segnalatecelo.<br />
Tim e Vodafone agli opposti<br />
Meritano evidenza due casi estremi, uno in<br />
negativo e uno in positivo. Tim prevede addirittura<br />
una tariffa con costo fisso giornaliero<br />
di 3 euro, che prevede un forfait di telefonate,<br />
sms e MB di dati; superato il forfait, il costo<br />
fisso viene riapplicato automaticamente<br />
per ben tre volte, con la riproposizione delle<br />
stesse soglie, prima di passare alla tariffa<br />
massima prevista dal regolamento europeo.<br />
Sul fronte opposto troviamo Vodafone, che<br />
è l’unico operatore italiano ad attenersi pienamente<br />
alla regolamentazione europea,<br />
consentendo ai propri clienti di utilizzare le<br />
soglie di traffico nazionale anche all’estero<br />
e applicando non direttamente i massimali,<br />
ma, correttamente, le maggiorazioni previste<br />
rispetto alla tariffa nazionale.<br />
Tariffe speciali: coperta corta<br />
La tendenza prevalente è di offrire a chi va<br />
all'estero tariffe speciali giornaliere, che garantiscono<br />
all’operatore un introito minimo.<br />
L’opzione giornaliera più economica è quella<br />
di Wind, ma il traffico reso disponibile è<br />
molto inferiore a quello offerto dagli altri<br />
operatori: più che sufficiente nella maggior<br />
parte dei casi, molto probabilmente, ma<br />
livello europeo (come fa Vodafone). Oltretutto<br />
questa opzione non può essere disattivata in<br />
alcun modo. E non avendo dato nessuna<br />
comunicazione, a quante persone non informate<br />
del fatto sono stati sottratti 3 euro<br />
al giorno in questo modo?»<br />
IL NOSTRO PARERE<br />
Questa segnalazione non fa che<br />
confermare i risultati della nostra<br />
inchiesta, che ci hanno spinto a<br />
inviare una segnalazione<br />
all’Agcom, che peraltro sta già<br />
intervenendo per diffidare e<br />
sanzionare gli operatori che si<br />
comportano in maniera scorretta.<br />
prima di sottoscrivere questa tariffa vale la<br />
pena valutare bene che uso si intende fare<br />
del telefono in vacanza. Per tutti gli operatori<br />
vale il consiglio di chiedersi se è davvero<br />
necessario attivare queste tariffe prima di<br />
andare all’estero e di misurarle con l’effettiva<br />
necessità che si avrà di usare il telefono una<br />
volta arrivati a destinazione. Probabilmente<br />
questo dipenderà in parte anche dal motivo<br />
del viaggio: chi si muove per lavoro avrà<br />
senz’altro più bisogno di minuti di chiamate<br />
e MB di traffico rispetto a chi si accinge a<br />
passare due settimane su una spiaggia.<br />
Consigli per le vacanze<br />
Anche decidendo di acquistare una tariffa<br />
speciale per l’estero prima di partire, il rischio<br />
di sforare, soprattutto nell’uso di internet, è<br />
consistente. Non sempre gli operatori avvertono<br />
per tempo i propri clienti del raggiungimento<br />
della soglia inclusa nel forfait, per<br />
questo è utile qualche strategia che consenta<br />
di risparmiare MB di traffico. Questo mese<br />
ne parliamo nella nostra rivista dedicata alla<br />
tecnologia (Hitest 56 luglio <strong>2016</strong>), di cui riportiamo<br />
qui alcuni consigli.<br />
Prima di tutto disattiva l’aggiornamento automatico<br />
delle app, che comporta continui<br />
collegamenti a internet, dei quali spesso<br />
non si è consapevoli. Chi ha un iPhone può<br />
selezionare a quali app negare l’accesso alla<br />
rete, solo per il periodo di permanenza all’estero<br />
(Impostazioni > Cellulare, scorrere la<br />
schermata verso il basso e deselezionare le<br />
app che non si vuole far collegare). Verifica<br />
anche eventuali app di navigazione e scegli<br />
quelle che funzionano off-line.<br />
QUANTO<br />
COSTA<br />
IL TELEFONO<br />
ALL’ESTERO<br />
Alcuni operatori prevedono un<br />
costo fisso anche nelle tariffe<br />
standard, altri consentono di<br />
utilizzare minuti e MB del proprio<br />
pacchetto italiano anche all’estero,<br />
applicando i sovrapprezzi previsti.<br />
Per le tariffe speciali la durata è<br />
spesso giornaliera, le tariffe<br />
variano da un operatore all’altro,<br />
ma cambiano anche la quantità di<br />
chiamate, messaggi e traffico a<br />
disposizione.<br />
Occorre valutare attentamente le<br />
proprie reali necessità, altrimenti si<br />
rischia di pagare per telefonate e<br />
sms che poi non si sfrutteranno.<br />
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cellulare adatta alle tue<br />
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domande che ci<br />
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sul mercato, in base alle<br />
tue abitudini.<br />
20 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong><br />
www.altroconsumo.it
INCHIESTA<br />
Tariffe di roaming<br />
TARIFFA STANDARD<br />
costo giornaliero<br />
chiamate in uscita<br />
chiamate in entrata<br />
SMS<br />
traffico dati<br />
Tim<br />
3 euro<br />
100 minuti<br />
100 minuti<br />
100 sms<br />
300 MB<br />
IL NOSTRO PARERE Quella di Tim è la tariffa<br />
standard che più si discosta dalla normativa Ue.<br />
Impone infatti un importo giornaliero di 3 euro<br />
che, se si superano le soglie previste, si rinnova<br />
per tre volte (con nuove soglie) prima di arrivare<br />
all’applicazione dei massimali europei.<br />
TIM IN VIAGGIO PASS<br />
costo/durata<br />
chiamate in uscita<br />
chiamate in entrata<br />
SMS<br />
traffico dati<br />
20 euro/10 giorni<br />
250 minuti<br />
250 minuti<br />
500 sms<br />
1 GB<br />
PRO In caso di soggiorni all’estero per tempo<br />
prolungato, può valere la pena di attivare la<br />
tariffa, purché si ritenga di aver bisogno di un<br />
discreto traffico telefonico.<br />
CONTRO Il costo è tra i più elevati, dunque il suo<br />
prezzo diventa interessante solo se si ha bisogno<br />
di effettuare molto traffico. È davvero<br />
necessario attivare questa tariffa invece di<br />
utilizzare quella base?<br />
TIM IN VIAGGIO FULL<br />
costo/durata<br />
chiamate<br />
in uscita e in entrata<br />
SMS<br />
traffico dati<br />
4 euro/ 1 giorno<br />
200 minuti<br />
100 sms<br />
500 MB<br />
PRO Si paga solo quando si ha effettivamente<br />
bisogno del traffico, ma la tariffa è pensata per un<br />
uso sostenuto del telefono, altrimenti il prezzo è<br />
davvero esorbitante.<br />
CONTRO Con 3 euro Tim offre una tariffa<br />
standard che consente già di disporre di 100<br />
minuti, 100 sms e 300 MB: siamo sicuri che le<br />
nostre esigenze di utilizzo rendano necessario<br />
spendere quell’euro in più?<br />
Tre Vodafone Wind<br />
TARIFFA STANDARD TARIFFA STANDARD TARIFFA STANDARD<br />
costo giornaliero 0 euro costo giornaliero 0 euro Costo giornaliero<br />
0 euro<br />
chiamate in uscita<br />
0,211 euro al min<br />
chiamate in uscita<br />
tariffa italiana<br />
+ 6,10 cent al minuto<br />
chiamate in uscita<br />
0,231 euro al minuto<br />
chiamate in entrata 0,014 euro al min chiamate in entrata 0,0139 euro al min chiamate in entrata<br />
0,061 euro al minuto<br />
SMS<br />
0,0732 euro a sms<br />
SMS<br />
tariffa italiana<br />
+ 2,44 cent per SMS<br />
SMS<br />
0,073 euro a sms<br />
traffico dati 0,244 euro a MB traffico dati tariffa italiana<br />
+ 6,10 a MB<br />
traffico dati<br />
0,244 euro a MB<br />
IL NOSTRO PARERE Il costo per le chiamate<br />
effettuate è lievemente inferiore al massimale<br />
stabilito. In tutti gli altri casi Tre applica alla lettera<br />
i massimali, alzando a volte le proprie tariffe di<br />
ben più dei 5 centesimi suggeriti.<br />
IL NOSTRO PARERE Vodafone è l’unico operatore<br />
che si comporta correttamente e consente di<br />
utilizzare anche all’estero il proprio traffico<br />
disponibile, applicando le sole maggiorazioni<br />
previste dalla normativa europea.<br />
IL NOSTRO PARERE L’opzione Eurotariffa<br />
applica alla lettera i massimali, quindi in qualche<br />
caso i clienti Wind pagano anche molto più di quel<br />
che potrebbero pagare se l’operatore si limitasse<br />
ad aggiungere le maggiorazioni previste.<br />
EUROPE PASS PASSPORT EUROPA, USA,CANADA ALL INCLUSIVE TRAVEL EUROPA & USA<br />
costo/durata 0 euro/7 giorni costo/durata 3 euro/1 giorno costo/durata<br />
2,5 euro/1 giorno<br />
chiamate<br />
in uscita e in entrata<br />
costo SMS<br />
traffico dati<br />
500 min + scatto alla chiamate in uscita<br />
30 minuti chiamate<br />
30 minuti<br />
risposta 0,30 euro<br />
chiamate in entrata<br />
30 minuti<br />
in uscita e in entrata<br />
come piano in uso<br />
500 MB + scatto<br />
SMS<br />
60 sms SMS<br />
30 sms<br />
connessione 0,30 traffico dati<br />
200 MB traffico dati<br />
50 MB<br />
PRO Che la tariffa non abbia costo di attivazione<br />
è certamente apprezzabile, ma è meglio della<br />
standard soprattutto se si fanno poche chiamate<br />
di durata ragionevolmente lunga.<br />
CONTRO Sconsigliabile superare la soglia. Se nel<br />
corso della navigazione il telefonino cambia<br />
operatore di appoggio, Tre applica nuovamente<br />
lo scatto alla risposta, all’insaputa dell’utente.<br />
PRO L’opzione si attiva solo nei giorni in cui si<br />
utilizza; la navigazione internet, se si supera la<br />
soglia, si limita a rallentare. Consigliabile per chi<br />
non vuole esagerare con l’uso del telefonino.<br />
CONTRO Il traffico disponibile è limitato. Per i<br />
clienti della tariffa in abbonamento Relax ne<br />
esiste una versione che, allo stesso costo<br />
giornaliero, offre minuti e sms illimitati.<br />
PRO Nel caso di superamento delle soglie si<br />
applica la tariffa standard. Ne esiste anche una<br />
versione per chi intende solo navigare, che allo<br />
stesso costo giornaliero consente di disporre di<br />
100 MB ma senza traffico telefonico.<br />
CONTRO Il costo giornaliero è più basso rispetto<br />
a quello di altri operatori, ma anche le soglie di<br />
traffico sono molto più contenute.<br />
www.altroconsumo.it luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 21
IL CASO<br />
Luce e gas senza consenso<br />
Una telefonata<br />
e mi ritrovo un contratto<br />
Si spacciano per l'attuale fornitore di luce e gas o come Autorità per l'Energia, ma in realtà<br />
sono operatori che attivano i servizi di Green Network a clienti ignari.<br />
di Stefania Villa<br />
nipote Luca, per disdire tutto, i termini per<br />
il ripensamento scadono e le prime bollette<br />
intanto arrivano.<br />
Rosanna è una signora di 77 anni che<br />
un giorno riceve la telefonata di una<br />
persona che dice di essere di Enel,<br />
il suo fornitore di energia elettrica.<br />
L'operatore le comunica che, dal momento<br />
che suo marito è deceduto, deve passare a<br />
un nuovo contratto.<br />
Le chiedono di leggere alcuni dati sulla sua<br />
bolletta, lei si fida del “suo” fornitore e lo fa.<br />
Dopo un po’, però, l’addetto inizia a diventare<br />
insistente: continua a fare domande, a<br />
chiedere informazioni, tanto che Rosanna<br />
si insospettisce e riaggancia. La questione<br />
non finisce lì, perché poco dopo qualcuno<br />
richiama ed esige che si concluda ciò che è<br />
stato iniziato, quasi mettendola sul piano<br />
personale: "Lei non può riagganciare così!”.<br />
La signora non si è resa conto di aver aderito<br />
a qualcosa, ma sta di fatto che, dopo un po’,<br />
arriva una lettera di Green Network Luce &<br />
Gas, di “Conferma sottoscrizione del contratto<br />
per la fornitura di energia elettrica sul<br />
libero mercato”. Una lettera di benvenuto<br />
che – oltretutto – è stata anche intestata al<br />
marito scomparso.<br />
In sostanza Rosanna, senza aver dato consapevolmente<br />
alcun consenso, si è ritrovata<br />
con un nuovo operatore. Certo, se avesse<br />
avuto la possibilità di sapere di aver aderito<br />
a un'offerta avrebbe anche potuto esercitare<br />
il suo diritto di ripensamento. Ma la registrazione<br />
della telefonata o il contratto cartaceo,<br />
che per legge avrebbe dovuto ricevere subito<br />
dopo la telefonata, non sono mai arrivati. La<br />
signora ha potuto sapere del cambio solo nel<br />
momento in cui le viene dato il "più cordiale<br />
benvenuto" da parte di Green Network. E<br />
così, mentre si organizza grazie all'aiuto del<br />
Contratti intestati anche a defunti<br />
Rosanna non è l’unica a essersi ritrovata con<br />
questo nuovo fornitore di energia senza neanche<br />
rendersene conto. La sua è solo una<br />
delle decine di segnalazioni che gli avvocati<br />
di <strong>Altroconsumo</strong> hanno ricevuto su Green<br />
Network da circa un anno a questa parte:<br />
al ritmo di almeno tre al giorno, ci dicono<br />
i nostri legali. E molte riguardano persone<br />
di età avanzata.<br />
Edwin è un signore di 90 anni «vigile, ma<br />
con un’innata cortesia», che - racconta suo<br />
figlio Andrea - non gli permette di chiudere<br />
il telefono in faccia a nessuno. All’altro capo<br />
c’è una donna, dal tono deciso e dall’accento<br />
straniero (è pratica piuttosto comune per<br />
le aziende avvalersi di agenzie di vendita<br />
all’estero, in paesi in cui gli stipendi dei<br />
dipendenti dei call center sono molto più<br />
bassi). Il figlio Andrea, scoperta casualmente<br />
l’attivazione di un contratto con Green<br />
Network, vuole vederci chiaro e richiede la<br />
registrazione della telefonata in cui, secondo<br />
la società, il papà ha espresso il consenso<br />
all’attivazione del servizio.<br />
Ma sembra esserci qualcosa di strano nella<br />
registrazione: si tratta di un file audio di quasi<br />
dieci minuti in cui l'operatrice sommerge<br />
di domande il signor Edwin, citando alla velocità<br />
della luce leggi che una persona comune<br />
non può conoscere. E i “sì”, a parere<br />
del figlio, sembrano presi da altre risposte<br />
e “riappiccicati” dopo le domande a cui si<br />
richiede un consenso.<br />
La possibile manipolazione delle registrazioni<br />
telefoniche ci viene segnalata in tanti altri<br />
casi. Emilio, ad esempio, riceve un contratto<br />
di fornitura gas di Green Network che suo<br />
padre avrebbe stipulato telefonicamente nel<br />
settembre del 2015. Peccato che il suo papà<br />
sia deceduto nel 2007. Dalla registrazione<br />
di cui fa richiesta “si desume chiaramente<br />
22 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong><br />
www.altroconsumo.it
IL CASO<br />
Luce e gas senza consenso<br />
che si tratta di un falso”, racconta, visto che<br />
la voce che dice di voler stipulare il contratto<br />
afferma anche di essere Ugo, suo padre<br />
scomparso. C'è anche chi era consapevole<br />
di parlare con Green Network: Marco aveva<br />
detto all’operatore di voler semplicemente<br />
ricevere a casa il contratto, per leggerlo<br />
e vedere – prima di decidere - se le tariffe<br />
proposte erano effettivamente convenienti<br />
oppure no.<br />
Ma quello che gli viene spedito è - direttamente<br />
- la solita lettera di benvenuto nel<br />
servizio e solo dopo, su sua richiesta, il<br />
contratto. Finalmente un po' di trasparenza,<br />
verrebbe da dire. Ma non è così. Il contratto<br />
arriva a casa di Marco, sì, ma già firmato.<br />
“La firma c’era ma non era la mia! L’hanno<br />
falsificata!”, ci dice.<br />
Come si difende Green Network<br />
Firme false, telefonate ingannevoli, informazioni<br />
approssimative, registrazioni manipolate,<br />
attivazione di forniture realizzata<br />
spacciandosi per Enel, per Acea Energia o<br />
addirittura per l'Autorità dell’Energia Elettrica.<br />
Le tecniche segnalate dagli utenti sono<br />
al limite dell’inverosimile.<br />
Eppure Green Network non è una società<br />
fantasma o di cui si sa poco. Non solo è vera,<br />
ma è anche piuttosto competitiva sul mercato<br />
con le sue tariffe e sembra inoltre una<br />
realtà solida: nata nel 2003, con un fatturato<br />
annuo che - si legge sul suo sito - supera i<br />
due miliardi di euro, 150 dipendenti, una<br />
sede a Londra e addirittura un asilo aziendale.<br />
La società si difende dalle segnalazioni<br />
dicendo che il servizio di vendita contratti<br />
è in carico ad agenzie esterne, alcune delle<br />
quali controllano a loro volta altre agenzie,<br />
magari all'estero e che quindi non è in grado<br />
di vigilare su una filiera diventata così<br />
lunga; ma aggiunge che - quando è riuscita<br />
a rintracciare le agenzie responsabili - ha<br />
chiuso con loro ogni rapporto.<br />
Impegno annunciato, ma insufficiente<br />
In realtà, una società che fornisce un servizio,<br />
che lo faccia tramite agenzie o meno, è<br />
responsabile di fronte agli utenti di ciò che<br />
offre e non può lavarsene le mani, dando colpe<br />
ad agenti che essa stessa sceglie e paga.<br />
Di sicuro, comunque, non possono essere gli<br />
utenti a doverne pagare le spese. E a poco<br />
sono servite - evidentemente - iniziative che,<br />
a distanza di tempo, non hanno portato a<br />
una soluzione: dichiarandosi vittima delle<br />
sue agenzie così come gli utenti, Green<br />
Network ha annunciato a giugno 2015, ormai<br />
più di un anno fa, di aver attivato una serie<br />
di canali sul proprio sito per la segnalazione<br />
dei contratti e delle telefonate indesiderate.<br />
Bugie, registrazioni manipolate e firme falsificate:<br />
le segnalazioni che riceviamo su Green Network<br />
riguardano spesso persone anziane.<br />
Doppia segnalazione e diffida<br />
La società è stata segnalata all'Autorità Garante<br />
della Concorrenza e del Mercato più<br />
volte dall'anno scorso a questa parte; anche<br />
<strong>Altroconsumo</strong> l'ha denunciata all’Antitrust<br />
per pratica commerciale scorretta, chiedendo<br />
una sanzione e un intervento per mettere<br />
fine a queste pratiche.<br />
Nel novembre del 2015 è arrivata la sanzione<br />
di 340mila euro: l'Autorità nella sua delibera<br />
sostiene che gli incentivi alla buona condotta<br />
delle agenzie da parte di Green Network non<br />
erano sufficienti, che la formazione fornita<br />
sui diritti dei consumatori era "quasi inesistente",<br />
così come le indicazioni sulle basilari<br />
norme comportamentali, tra cui quella di<br />
non assumere atteggiamenti aggressivi e<br />
pressanti e, infine, che "(...) tardiva appare<br />
l'iniziativa di risolvere il contratto con uno dei<br />
procacciatori al quale Green Network attribuisce<br />
la maggior parte dei casi denunciati<br />
dai clienti finali (...)". Nonostante il provvedimento<br />
sanzionatorio, le denunce dei<br />
soci sono continuate, per questo lo scorso<br />
febbraio abbiamo inviato una seconda segnalazione<br />
all'Antitrust per inottemperanza,<br />
denunciando il fatto che Green Network non<br />
aveva risolto il problema. Nel momento in<br />
cui scriviamo - giugno <strong>2016</strong> - continuano<br />
ad essere attivati contratti all'insaputa dei<br />
clienti. Un socio ci ha persino segnalato di<br />
aver ricevuto chiamate da persone con accento<br />
dell’Est che si sono presentate come<br />
consulenti di <strong>Altroconsumo</strong> chiedendo di<br />
rinunciare al recesso a Green Network. Abbiamo<br />
inviato una diffida alla società, chiedendo<br />
anche un incontro, per trovare una<br />
soluzione più veloce possibile nell'interesse<br />
degli utenti. Vi terremo aggiornati.<br />
L'AIUTO DI 80 AVVOCATI<br />
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Samanta Russo<br />
Avvocato<br />
Si possono stipulare contratti<br />
per luce e gas via telefono,<br />
senza firmare nulla?<br />
«Si, la legge lo prevede ma con<br />
una certa procedura.<br />
L’operatore deve fornire in<br />
primis informazioni sulla<br />
società di vendita e sull’offerta.<br />
Entro 10 giorni lavorativi, il<br />
fornitore deve confermarla<br />
inviando il contratto cartaceo<br />
all'utente, che è vincolato solo<br />
dopo averlo firmato. Tali<br />
conferme però - se si<br />
acconsente - possono<br />
effettuarsi anche solo<br />
verbalmente su supporto<br />
durevole (ad es. registrazione<br />
della telefonata), che andrà poi<br />
inviato all’utente. Da quando si<br />
dà il consenso alla conclusione<br />
del contratto, si hanno 14 giorni<br />
solari per esercitare il diritto di<br />
ripensamento. Green Network<br />
invece, spesso, non ha inviato<br />
né contratto né registrazione,<br />
comunicando anche un<br />
termine per il ripensamento<br />
errato, di 10 giorni».<br />
Cosa fare per difendersi?<br />
«Sconsiglio di attivare<br />
contratti al telefono quando si<br />
riceve la chiamata<br />
dell'operatore, visto che non si<br />
può essere sicuri di chi sia. Se<br />
siamo nel dubbio di aver fornito<br />
dati importanti (ad es. il codice<br />
POD della bolletta, ndr), meglio<br />
mandare subito una<br />
raccomandata alla società che<br />
ci ha chiamato e all'attuale<br />
fornitore disconoscendo ogni<br />
cambio. Ogni caso, poi, è a sé:<br />
se c'è una falsificazione di firma<br />
o registrazione suggeriamo<br />
anche una denuncia penale».<br />
www.altroconsumo.it luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 23
INCHIESTA<br />
Aree di servizio<br />
On the road<br />
Occhio alle aree di servizio delle autostrade: la benzina è più cara e i prezzi cambiano<br />
molto da una all'altra. Mentre un rabbocco dell'olio ci è costato fino a 17 euro.<br />
di Giuseppe Aliverti<br />
Estate, andiamo: è tempo d’autostrada.<br />
Tra casa nostra e il traguardo<br />
delle vacanze, lei – l’autostrada – è<br />
spesso di mezzo. Assolata, affollata,<br />
insidiosa. Tra i riti propiziatori per un viaggio<br />
scorrevole e sicuro il posto d’onore va<br />
in genere alla scelta dell’orario di partenza<br />
intelligente. Ma il classico check up dal concessionario<br />
o dal meccanico è consigliabile<br />
prima di un lungo spostamento: perché nelle<br />
aree di servizio può costare caro.<br />
A caccia di soste convenienti<br />
Com’è meglio organizzarsi, una volta stipati<br />
i viveri di prima sopravvivenza, tra panini,<br />
biscotti, frutta, acqua e bibite? Dato<br />
IN SINTESI<br />
Inchiesta in 24<br />
aree di servizio<br />
dell'Autostrada del<br />
sole: quanto costa<br />
riempire la vaschetta<br />
del liquido lavavetri?<br />
Se l'olio è a posto,<br />
come si comporta<br />
l'addetto a una<br />
richiesta di controllo?<br />
Rilevazione dei<br />
prezzi della benzina e<br />
confronto con quelli<br />
nella città più vicina<br />
che l’esodo estivo riscalda sempre i prezzi<br />
della benzina, ci siamo chiesti: si possono<br />
pianificare le tappe del viaggio vacanziero<br />
andando a colpo sicuro in aree di servizio<br />
autostradali convenienti e accoglienti? Dove<br />
cioè il carburante costa meno e gli eventuali<br />
controlli e interventi di emergenza (per<br />
esempio, liquido lavavetri, olio, pressione<br />
pneumatici, cambio fari...) hanno prezzi<br />
accettabili e con quell’attenzione e cortesia<br />
che non guastano mai? La pratica è sempre<br />
meglio della teoria, e in fatto di sorprese –<br />
belle e brutte – il mondo reale batte ancora<br />
le promesse digitali.<br />
Perciò un nostro rilevatore s’è imbarcato su<br />
una Toyota Auris ibrida – tagliando appena<br />
24 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong><br />
www.altroconsumo.it
per maggiori informazioni<br />
www.altroconsumo.it/auto-e-moto<br />
fatto, in perfette condizioni – per affrontare<br />
uno special tour di 24 aree di servizio (15<br />
all’andata, 9 al ritorno) tra Milano e Napoli<br />
sull’A1, prima e incontrastata regina delle<br />
autostrade italiane.<br />
Test sul servizio: liquido tergicristalli<br />
Giù e su per l’Italia, quindi, con un semplice<br />
e doppio obiettivo: verificare sul campo<br />
sia il livello dei prezzi dei carburanti sia il<br />
costo e la qualità del servizio offerto nelle<br />
stazioni di rifornimento, che abbiamo voluto<br />
esemplificare focalizzandoci sull’operazione<br />
di riempimento della vaschetta del<br />
detergente lavavetri. La scelta di effettuare<br />
il viaggio a inizio aprile ha permesso di trovare<br />
i distributori in situazioni di relativa<br />
tranquillità: nulla a che vedere con il flusso<br />
abnorme degli esodi d’agosto, quando il caos<br />
regna sovrano e può diventare la motivazione<br />
numero uno per disguidi, disservizi,<br />
sovrapprezzi inspiegabili, scontrini mancati<br />
e quant’altro. Da Nord a Sud e viceversa, per<br />
24 volte, quindi, il nostro collaboratore ha fedelmente<br />
eseguito questa procedura: prima<br />
d’imboccare la deviazione per il distributore<br />
prescelto per il test, s’è fermato nell’area<br />
precedente per svuotare il serbatoio da tre<br />
litri con una pompa tira-liquidi e riversare<br />
il detergente in un’apposita tanica, in modo<br />
da arrivare dal benzinaio successivo con la<br />
vaschetta vuota.<br />
La richiesta fatidica<br />
Una volta entrato nella stazione di servizio,<br />
prima di fare rifornimento, il nostro rilevatore<br />
ha trascritto diligentemente i prezzi di<br />
tutti i carburanti. Alla pompa della benzina<br />
servita, s’è poi presentato all’addetto con<br />
una formula di rito: una richiesta uguale per<br />
tutti e 24 i benzinai incontrati: «Ho terminato<br />
il liquido tergicristalli, lo può rabboccare?<br />
Già che c’è, mi dà una controllatina anche<br />
agli altri liquidi?».<br />
Prima constatazione: non esiste una procedura<br />
univoca, se non proprio standard. In<br />
ogni stazione – anche quando gestite dalla<br />
stessa compagnia petrolifera – ha potuto notare<br />
una serie di piccole – a volte significative<br />
– differenze nella scelta del prodotto utilizzato,<br />
nel prezzo finale del liquido e dell’operazione,<br />
nell’emissione dello scontrino.<br />
E proprio la fase scontrino s’è rivelata quella<br />
in genere più delicata: solo un terzo dei<br />
benzinai lo ha spontaneamente emesso e<br />
consegnato. Ai restanti due terzi è stato necessario<br />
richiederlo, in alcuni casi con una<br />
certa decisione.<br />
Il caso più singolare, in materia di scontrini,<br />
è capitato all’area Bisenzio est (gestore<br />
Agip), dove per il liquido Est Veroglass da<br />
250 ml al nostro collaboratore è stato chiesto<br />
di pagare 4 euro, magicamente calati a 3 alla<br />
IL NOSTRO<br />
ESPERTO<br />
Marco Bulfon<br />
Inchieste<br />
Il carburante in autostrada costa<br />
notoriamente di piùrispetto ai<br />
centri urbani equesta inchiesta<br />
lo conferma: <strong>Altroconsumo</strong> ha<br />
calcolato che i prezzi delle<br />
stazioni autostradali sono<br />
mediamente più alti dell’11%<br />
rispetto a quelli praticati nelle<br />
città limitrofe Inoltre, i prezzi<br />
variano molto anche tra una<br />
stazione di servizio e l'altra.<br />
Perciò consigliamo:<br />
- in primo luogo, di partire con il<br />
pieno già fatto;<br />
- in secondo luogo, di<br />
pianificare con attenzione in<br />
quali stazioni fermarsi per fare<br />
rifornimento lungo il viaggio; il<br />
costo del pieno in questo modo<br />
può ridursi fino a un terzo.<br />
L'INCHIESTA<br />
SVUOTATO IL LIQUIDO Prima di ogni<br />
ispezione, abbiamo svuotato la vaschetta<br />
del liquido lavavetri.<br />
richiesta dello scontrino. Il prezzo chiaro,<br />
del resto, non è propriamente uno standard:<br />
a La Macchia est (Shell) viene fatta pagare<br />
5,90 euro una bottiglia di Autofà da 1 litro,<br />
che il benzinaio usa solo a metà e poi allunga<br />
con acqua, consegnando l’altra metà per un<br />
utilizzo successivo. E poi sulla bottiglia si leggono<br />
due etichette con prezzi diversi: 3,90<br />
e 4,90. Discutibile anche il comportamento<br />
dell’addetto Agip dell’area di servizio San<br />
Nicola est, che ha chiesto 3 euro per una<br />
boccetta di 300 ml di Carplan da diluire:<br />
prezzo onestissimo, peccato che nel market<br />
dell'area fosse 1,50 euro…<br />
Maglia nera del nostro circuito va comunque<br />
all’area di servizio San Zenone ovest, gestita<br />
da Q8: qui sono stati chiesti 12,30 euro per la<br />
ricarica Autofà da 2 litri, più 0,50 euro per<br />
l’operazione di riempimento. Totale: 12,80<br />
euro. Prezzi alti anche a Badia ovest (Tamoil)<br />
e Arda ovest (Totalerg) rispettivamente con<br />
6,50 e 7 euro.<br />
E se a guidare l’auto (sempre la Toyota<br />
Auris) fosse stata una donna? Per diradare<br />
ogni dubbio, abbiamo ripetuto una piccola<br />
parte dell'inchiesta con una rilevatrice<br />
donna: solo quattro stazioni, ma da sola. A<br />
San Zenone ovest, con il maggior candore<br />
possibile di autista ingenua, presenta la richiesta<br />
di riempire la vaschetta e controllare<br />
l’olio. L’addetto si muove rapido e deciso:<br />
non infastidisce la nostra autista neppure<br />
per chiederle il tipo di detergente preferito<br />
né dirle il prezzo. Poi sentenzia: “Signora,<br />
manca l’olio” (che avevamo ricontrollato la<br />
mattina stessa). Lo aggiunge, chiede 23,40<br />
CONTROLLATO L'OLIO Prima di iniziare<br />
l'inchiesta l'auto ha fatto il tagliando, con<br />
tutti i controlli: non serviva nulla.<br />
www.altroconsumo.it luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 25
INCHIESTA<br />
Aree di servizio<br />
CARA AUTOSTRADA<br />
La classifica dei distributori, basata sulla media dei prezzi dei carburanti ad aprile <strong>2016</strong>: benzina e<br />
gasolio, sia serviti sia self, gpl e metano (se presenti). Il più economico è l’Agip di Fabro ovest.<br />
Benzina in calo,<br />
ma in autostrada risale<br />
Dal 4 al 7 aprile scorsi, il nostro<br />
rilevatore ha percorso la A1 tra Milano<br />
e Napoli visitando 24 aree di servizio:<br />
15 all’andata e 9 al ritorno. Un pieno da<br />
60 euro fatto in città, in autostrada<br />
costa mediamente 67 euro (+11%).<br />
Olio, il rabbocco arriva<br />
anche se non necessario<br />
L’auto utilizzata per il test era una Toyota<br />
Auris ibrida, in perfette condizioni: prima di<br />
partire, abbiamo effettuato un tagliando<br />
completo, per cui anche il livello dell’olio era<br />
ok. Ciononostante, sono stati eseguiti due<br />
rabbocchi di olio, da 11 e 17 euro.<br />
MILANO- NAPOLI : IL NOSTRO VIAGGIO NELLE AREE DI SERVIZIO<br />
Milano<br />
+3%<br />
+13%<br />
+2%<br />
+4%<br />
+4%<br />
+7%<br />
+4%<br />
+3%<br />
Q8<br />
Zenone<br />
Totalerg<br />
Arda<br />
QUANTO COSTA<br />
IN PIÙ IL PIENO<br />
RISPETTO ALL'AREA<br />
PIÙ ECONOMICA<br />
Esso<br />
Secchia<br />
Tamoil<br />
Badia<br />
Esso<br />
Chianti<br />
Ip<br />
Arno<br />
Totalerg<br />
Badia al Pino<br />
LA BENZINA<br />
MENO CARA:<br />
1,448 ₣/l<br />
Totalerg<br />
Montepulciano<br />
+3%<br />
+10%<br />
+6%<br />
+3%<br />
+34%<br />
+4%<br />
+1%<br />
+5%<br />
Totalerg<br />
Somaglia<br />
Agip<br />
Martino<br />
Tamoil<br />
Roncobilaccio<br />
Agip<br />
Bisenzio<br />
Agip<br />
Lucignano<br />
IL PIÙ CARO<br />
Benzina: 1,931 ₣/l<br />
Diesel:1,786 ₣/l<br />
Totalerg<br />
Giove<br />
Esso<br />
Mascarone<br />
Shell<br />
La macchia<br />
IL DIESEL<br />
MENO CARO:<br />
1,259₣/l<br />
Milano<br />
RISPARMIO MEDIO %<br />
NON FACENDO IL PIENO<br />
IN AUTOSTRADA<br />
MA NELLA CITTÀ<br />
PIÙ VICINA<br />
Milano<br />
Bologna<br />
Firenze<br />
9%<br />
6% 11%<br />
26 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong><br />
www.altroconsumo.it
INCHIESTA<br />
Aree di servizio<br />
AREA PIÙ<br />
ECONOMICA<br />
A Lucignano est il pieno<br />
costa il 34% in più<br />
Il distributore più oneroso è risultato<br />
l’Agip di Lucignano est (+34%): un pieno<br />
da 60 euro nell’area più economica qui lo<br />
pagheresti quasi 85. Finendo dai benzinai<br />
più cari da Milano a Napoli si<br />
spenderebbero quasi 50 euro in più tra<br />
andata e ritorno.<br />
Agip<br />
Fabro<br />
+12% +8%<br />
Q8<br />
Tevere<br />
+15%<br />
Agip<br />
S.Nicola<br />
Roma<br />
Agip<br />
Flaminia<br />
+3%<br />
Tamoil<br />
Masseria<br />
+8%<br />
Shell<br />
Prenestina<br />
+10%<br />
Totalerg<br />
Teano<br />
Napoli<br />
7% 12%<br />
+13%<br />
Agip<br />
Casilina<br />
25₣<br />
quanto può costarti<br />
in più il pieno<br />
se sbagli area<br />
Napoli<br />
Napoli<br />
PIÙ INFO<br />
autostrade.it<br />
I prezzi dei carburanti (non sempre aggiornati)<br />
delle aree di servizio delle autostrade italiane<br />
carburanti.mise.gov.it/OssPrezziSearch<br />
è il sito del Ministero dello Sviluppo Economico<br />
con i prezzi nei distributori in tutta Italia.<br />
euro, si complimenta per l’auto nuova e<br />
augura buon viaggio. “Ma… e lo scontrino?”<br />
domanda la nostra collaboratrice. “Ah… deve<br />
farselo fare in negozio… dica un cambio lavavetro<br />
da 6.40 e una lattina di olio da 17”. “Ma<br />
allora la lattina me la posso tenere?”, chiede<br />
la nostra inviata, che giusto poco prima è stata<br />
congedata senza il prezioso olio. “Certo,<br />
certo, la prenda”, è la concessione. Morale:<br />
a San Zenone ovest, i prezzi sono sensibili al<br />
genere dell’autista: 12,80 euro se uomo, 23,40<br />
se donna. La palma delle pari opportunità – e<br />
della correttezza professionale – va invece a<br />
Somaglia est (gestore Erg), che fa spendere<br />
a maschi e femmine la stessa cifra di 4 euro<br />
per lo stesso detergente antimoscerini, segnalando<br />
spontaneamente che per lo scontrino<br />
si deve andare in negozio. Prezzi alti a San<br />
Zenone est: il liquido lavavetri - da acquistare<br />
in negozio - costa ben 8,60 euro (il benzinaio<br />
ha consigliato di usare la versione pronta -<br />
oltretutto invernale, a maggio - che costava<br />
quasi il triplo di quella da diluire).<br />
D'altra parte la richiesta di una controllatina<br />
generale aveva causato un (unico) intervento<br />
superfluo anche al nostro rilevatore maschio:<br />
nell’area di servizio Chianti ovest, gestita da<br />
Esso, tra le due uscite Firenze Sud e Incisa-Reggello.<br />
Qui il rifornimento della vaschetta<br />
del liquido lavavetri avviene nel migliore<br />
dei modi: economico e veloce. L’addetto,<br />
gentilissimo, correttamente accompagna per<br />
la scelta del detergente nel market il nostro<br />
rilevatore – che gli dà carta bianca, fingendo<br />
totale inesperienza in materia – e prende uno<br />
dei prodotti più economici: una bottiglietta<br />
da 20 ml di Arexons DP1, da allungare con<br />
acqua. Gli chiede solo 1,30 euro – il prezzo più<br />
basso in assoluto – per tutta l’operazione. Si<br />
sta già meritando l’applauso, quando si mette<br />
a controllare l’olio e parte la domanda “Va a<br />
Napoli?”. “Sì”, è la risposta. Lattina d’olio in<br />
mano, inizia il rabbocco e spiega: “Fosse stato<br />
Roma, no. Ma per Napoli, ci vuole. Così viaggia<br />
più tranquillo”. Costo dell’operazione:<br />
11 euro per un litro d’olio Mobil super 1000<br />
15w-40. Il prezzo della lattina è ok, in linea col<br />
mercato. Gli lascia la lattina, per utilizzarne<br />
il resto. Peccato, però, che il rabbocco non<br />
fosse necessario. Eccesso di scrupolo? Lettura<br />
errata dell’asticella dell’olio? Fatto sta che così<br />
s’è giocato l’applauso finale.<br />
www.altroconsumo.it luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 27
INCHIESTA<br />
Etica & abbigliamento sportivo<br />
Campioni di<br />
disimpegno<br />
IN SINTESI<br />
La responsabilità<br />
sociale e ambientale<br />
delle catene di<br />
articoli sportivi<br />
Il ruolo della<br />
strategia conosciuta<br />
come "Cina più uno"<br />
Le condizioni<br />
di lavoro e di vita<br />
nelle fabbriche<br />
di abbigliamento<br />
sportivo in Cambogia<br />
Nella partita dei diritti, le catene di abbigliamento sportivo<br />
restano a guardare. E ci vendono capi prodotti in condizioni<br />
disumane e in fabbriche in cui si muore di sfinimento.<br />
di Matteo Metta<br />
Gli indumenti sportivi ci attirano<br />
come calamite. I colori sgargianti,<br />
gli effetti fluo, i tocchi argentati, i<br />
dettagli tecnici, i tagli aerodinamici<br />
ci proiettano verso un ideale di benessere e<br />
forma fisica che ben ci predispone verso una<br />
vita più attiva. Verso una vita a colori che è<br />
agli antipodi rispetto a quella nera, nerissima<br />
delle fabbriche del Sud-Est asiatico, da<br />
cui quei prodotti sono usciti. Se quelle t-shirt<br />
e quei legging potessero parlare, racconterebbero<br />
perlopiù storie di soprusi, di illegalità,<br />
di sfruttamento. Storie di violazione dei<br />
diritti umani che si fa fatica a immaginare.<br />
Forme moderne di servaggio da cui è possibile<br />
affrancarsi in due modi: la morte per<br />
troppa fatica o il licenziamento.<br />
«Lo sport ha il potere di cambiare il mondo.<br />
Di unire la gente. Parla una lingua che tutti<br />
capiscono. Lo sport può creare la speranza<br />
laddove prima c’era solo disperazione». Le<br />
parole di Nelson Mandela sono sacrosante.<br />
Ma lo sport tradisce i suoi valori se si veste<br />
di ingiustizie, se indossa abiti macchiati di<br />
disperazione. Le catene di abbigliamento<br />
sportivo non se ne curano, sembrano non essere<br />
sfiorate da preoccupazioni etiche quando<br />
scelgono cosa proporre sugli scaffali dei<br />
loro punti vendita. È una sfida che non solo<br />
non vogliono vincere, ma a cui non vogliono<br />
nemmeno partecipare, come dimostrano i<br />
risultati di questa inchiesta. Non seguono<br />
l’esempio di altre catene di abbigliamento<br />
che, sulla scorta delle richieste dell'opinione<br />
pubblica, stanno dimostrando impegno nel<br />
rendere più giusto il mondo della produ-<br />
28 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong><br />
www.altroconsumo.it
INCHIESTA<br />
Etica & abbigliamento sportivo<br />
Fai sentire<br />
la tua voce<br />
I risultati dell'inchiesta non lasciano dubbi sul<br />
disinteresse che i rivenditori di articoli sportivi<br />
hanno nei confronti dei temi etici. Denunciare il<br />
loro disimpegno è il primo passo per spingerli a<br />
fare di più. Ma è altrettanto importante che i<br />
consumatori, scegliendo cosa acquistare e<br />
facendo sentire la loro voce, siano da stimolo<br />
per produttori e distributori. Per protestare, fare<br />
segnalazioni o dare suggerimenti si possono<br />
contattare le aziende attraverso l'indirizzo email<br />
sul loro sito o utilizzare i social network.<br />
Ecco, in ordine di risultato, le cinque catene (alle<br />
quali fanno capo nove insegne) che sono state<br />
oggetto dell'indagine.<br />
Decathlon: stupisce che un colosso di queste<br />
proporzioni, che ha un codice etico e pubblica un<br />
bilancio sociale, dichiari di essere in grado di<br />
controllare solo una parte della filiera.<br />
JD Sports, Size (entrambe gruppo JD Sports),<br />
Cisalfa Sport, Longoni Sport, Germani ed Este<br />
(insegne di Intersport Italia) e Footlocker: hanno<br />
aderito ad alcune iniziative etiche, ma mancano i<br />
dati sui risultati ottenuti.<br />
Universo Sport: non dimostra alcuna forma di<br />
impegno su questi temi, nemmeno a parole.<br />
"Mio marito,<br />
dopo aver<br />
lavorato<br />
per 15 ore<br />
al giorno<br />
per cinque<br />
giorni<br />
di fila, il sesto<br />
giorno è<br />
morto per<br />
troppa fatica"<br />
Un Sok - operaia cambogiana<br />
zione. Nulla di perfetto, c’è ancora tanto da<br />
fare, però intanto hanno adottato codici di<br />
condotta seri e cercano di far rispettare in<br />
tutta la catena di fornitori i requisiti sociali<br />
richiesti. Fanno controlli nelle fabbriche e li<br />
fanno fare anche da enti indipendenti. Tutti<br />
impegni che le catene di articoli sportivi<br />
sono invece ben lungi dal prendere. E siccome<br />
tutte hanno preferito restare in panchina<br />
mentre si gioca la partita sulla responsabilità<br />
sociale, i consumatori non hanno garanzie<br />
che i capi sportivi che acquistano nei loro<br />
punti vendita siano prodotti nel rispetto dei<br />
lavoratori e dell’ambiente.<br />
La stategia "Cina più uno"<br />
Invece questo sarebbe il momento giusto<br />
per farlo, dal momento che la strategia d’investimento<br />
comunemente conosciuta come<br />
“Cina più uno” non lascia presagire nulla<br />
di buono. Al momento le multinazionali<br />
dell’abbigliamento si riforniscono perlopiù<br />
nel Paese del Dragone. Poiché detiene ancora<br />
una quota di mercato che è di oltre<br />
il 50% di tutte le esportazioni di abbigliamento<br />
e calzature a livello mondiale, la Cina<br />
rimane per il momento il gigante indiscusso<br />
della produzione di abbigliamento. Continua<br />
però a perdere attrattività per gli investitori,<br />
a causa di una manodopera dalla disponibilità<br />
sempre più limitata e dai costi crescenti.<br />
Inoltre i suoi assetti economici sono in rapido<br />
cambiamento.<br />
Per questo, il settore dell’abbigliamento e<br />
delle scarpe, e non solo questo, per equilibrare<br />
rischi economici e geopolitici, alla<br />
Cina aggiunge almeno un altro Paese come<br />
fonte di approvvigionamento: ecco perché<br />
questa strategia è definita “Cina più uno”. È<br />
normale che Paesi vicini come la Cambogia<br />
o confinanti come il Vietnam siano considerati<br />
i primi candidati a ricoprire il ruolo<br />
di quell'uno in più. Si calcola che dal 2011<br />
ad oggi oltre cinquemila imprese si siano<br />
trasferite in Vietnam e che molte stiano guardando<br />
alla Cambogia, nuova frontiera delle<br />
produzioni a basso costo.<br />
Vite da incubo<br />
Ed è proprio la situazione in questo Stato<br />
della penisola indocinese che <strong>Altroconsumo</strong><br />
insieme con altre associazioni di consumatori<br />
europee ha voluto investigare. Le<br />
fabbriche di abbigliamento in Cambogia<br />
forniscono posti di lavoro per la parte più<br />
povera della popolazione. Su 16 milioni di<br />
abitanti, sono già 600mila i lavoratori tessili.<br />
Quella dell’abbigliamento e delle calzature<br />
è un'economia che vale 5 miliardi di euro<br />
ed è pertanto diventata vitale per il Paese.<br />
I politici locali incentivano gli investimenti<br />
dall'estero e guardano con favore alla crescita<br />
economica che tutto questo sta portando.<br />
Però dietro le alte e spesse mura delle fabbriche<br />
di abbigliamento sono tanti i lavoratori<br />
che vivono sulla loro pelle condizioni da<br />
autentico incubo.<br />
Human Rights Watch, ong internazionale<br />
che si occupa di diritti umani, ha documentato<br />
nel rapporto Work Faster or Get Out<br />
("Lavora più velocemente o sei fuori") che<br />
nel settore dell'abbigliamento in Cambogia<br />
gli operai sono costretti a straordinari<br />
forzati talmente estenuanti da portarli alla<br />
perdita dei sensi e in certi casi perfino alla<br />
morte. Chi chiede di essere esentato dal<br />
lavoro straordinario è oggetto di discriminazioni,<br />
che sono l’anticamera del licenziamento.<br />
Cosa tra l'altro molto facile, dato l'uso<br />
indiscriminato delle forme di contratto a<br />
termine e la maggiore ricattabilità che queste<br />
comportano. La giornata lavorativa non<br />
prevede pause, le assenze per malattia sono<br />
negate, l'attività dei sindacati indipendenti<br />
è contrastata, il ricorso al lavoro minorile è<br />
normale prassi. Inoltre, le donne, che costituiscono<br />
l'85% della forza lavoro in questo<br />
www.altroconsumo.it luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 29
INCHIESTA<br />
Etica & abbigliamento sportivo<br />
I SALARI NON COPRONO LE NECESSITÀ<br />
In Asia i governi hanno fissato un salario minimo (in giallo) che le imprese sono<br />
tenute a rispettare. Una cifra lontana dal salario dignitoso (in grigio), che<br />
invece sarebbe sufficiente per coprire le necessità basilari di una famiglia.<br />
Fonte: Clean Clothes Campaign<br />
25%<br />
CAMBOGIA<br />
72,64 ₣<br />
285,83 ₣<br />
26% 45%<br />
INDIA<br />
51,70 ₣<br />
195,30 ₣<br />
INDONESIA<br />
82,14₣<br />
266,85₣<br />
31%<br />
CINA<br />
174,60 ₣<br />
376,07 ₣<br />
46%<br />
19%<br />
BANGLADESH<br />
49,56 ₣<br />
259,80 ₣<br />
19%<br />
SRI LANKA<br />
50,31 ₣<br />
259,46 ₣<br />
MALESIA<br />
196,06 ₣<br />
361,21₣<br />
54%<br />
LEGENDA<br />
Il salario dignitoso<br />
è stato calcolato<br />
da Asia Floor Wage<br />
e si riferisce ai bisogni<br />
mensili di una famiglia<br />
di quattro persone<br />
Salario minimo mensile<br />
fissato dalla legge<br />
Salario mensile dignitoso<br />
Percentuale di salario<br />
dignitoso coperta<br />
da quello minimo<br />
Infografica di Matteo Scarduelli<br />
30 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong><br />
www.altroconsumo.it
INCHIESTA<br />
Etica & abbigliamento sportivo<br />
comparto, subiscono molestie sessuali e<br />
sono discriminate in caso di gravidanza.<br />
Nuove schiavitù<br />
Danwatch, organizzazione danese indipendente<br />
che si occupa di giornalismo investigativo<br />
sui diritti umani e sull’ambiente,<br />
ha svolto per noi un'inchiesta sul campo,<br />
intervistando lavoratori e rappresentanti<br />
di sindacati e di organizzazioni per i diritti<br />
umani che operano in Cambogia. Le fabbriche<br />
che offrono prodotti di alto profilo a<br />
marchi sportivi e rivenditori come Adidas<br />
e Decathlon si rivolgono davvero a fornitori<br />
che lavorano in queste condizioni? È da<br />
questa domanda che è partita Danwatch.<br />
«Sì», risponde Bent Gert, membro del<br />
Worker Rights Consortium (Wrc), organizzazione<br />
indipendente di monitoraggio del<br />
rispetto dei diritti del lavoro. Gert segue da<br />
quindici anni gli sviluppi nel settore degli<br />
articoli sportivi e parla con cognizione di<br />
causa. «Nel corso delle nostre ispezioni nelle<br />
fabbriche troviamo costantemente casi di<br />
violazioni delle leggi locali e delle convenzioni<br />
internazionali sul lavoro, compresi l'uso<br />
eccessivo dei contratti di lavoro a breve termine,<br />
le discriminazioni contro le lavoratrici<br />
in stato di gravidanza e le violazioni della<br />
libertà di associazione, solo per citarne alcuni<br />
— continua Bent Gert —. Queste e altre<br />
violazioni si riscontrano sia nelle fabbriche<br />
che riforniscono i rivenditori sportivi come<br />
Cisalfa Sport e Decathlon sia in quelle che<br />
servono i principali marchi sportivi, come<br />
Adidas, Nike e Puma».<br />
"Ero esausta,<br />
ma non mi<br />
hanno voluto<br />
concedere<br />
una pausa.<br />
Quando sono<br />
svenuta mi<br />
hanno portato<br />
in infermeria.<br />
Il tempo di<br />
riprendermi<br />
e sono stata<br />
rispedita<br />
al lavoro"<br />
Than Mak - operaia cambogiana<br />
60<br />
Sono le ore di lavoro<br />
massime alla<br />
settimana previste<br />
dalle convenzioni<br />
internazionali: 48 ore<br />
più 12 di straordinari<br />
15<br />
Le ore di lavoro al<br />
giorno cui gli operai<br />
sono illegalmente<br />
costretti, pena<br />
il mancato rinnovo<br />
del loro contratto<br />
I lavoratori crollano<br />
Il terrore di perdere l'impiego in fabbrica,<br />
che spesso è l'unica fonte di reddito e di sostentamento<br />
della propria famiglia, induce<br />
i lavoratori a sopportare l'intollerabile.<br />
Secondo un rapporto del Fondo nazionale<br />
di previdenza sociale (Nssf ), un'istituzione<br />
pubblica indipendente e autonoma che gestisce<br />
sistemi di protezione sociale in conformità<br />
con la legge cambogiana, l'anno scorso<br />
nelle fabbriche di abbigliamento e calzature<br />
sono svenuti 1.806 lavoratori. Sono numeri<br />
che con tutta probabilità sottostimano il dato<br />
reale, ma che comunque la dicono lunga su<br />
quali sono le conseguenze di una lavoro che<br />
si protrae per un numero eccessivo di ore, al<br />
caldo, senza fare pause, senza acqua, esposti<br />
ai vapori chimici.<br />
Tra coloro che hanno perso i sensi per il<br />
troppo lavoro c’è Than Mak, un'operaia addetta<br />
allo stiraggio delle magliette. Passa la<br />
giornata con la testa china sull’asse da stiro<br />
a una temperatura di 30 gradi. Il giorno in<br />
cui è svenuta aveva chiesto poco prima delle<br />
quattro del pomeriggio una pausa (era al<br />
lavoro dalle sette del mattino), perché aveva<br />
difficoltà a respirare. Il responsabile del reparto<br />
però non gliel’ha concessa: «Mi sono<br />
sentita rispondere "Non c’è nessuno che può<br />
sostituirti. Devi rimanere al tuo posto"». Poco<br />
dopo si sente il tonfo del ferro da stiro che<br />
cade a terra e il corpo di Than che si piega<br />
indietro. L’ultima cosa che ricorda è il viso<br />
dei colleghi che accorrono verso di lei. «Mi<br />
hanno portato in infermeria dove mi hanno<br />
lasciato riposare — racconta Than —. Quando,<br />
dopo un paio d’ore, hanno visto che mi stavo<br />
riprendendo, sono stata rispedita alla mia<br />
postazione di lavoro. La mattina dopo ero di<br />
nuovo lì». Scontata la risposta alla domanda<br />
sul perché non abbia preso qualche giorno<br />
di congedo dal lavoro: «Se non si accettano<br />
gli straordinari o si sta a casa uno due giorni<br />
lavorativi, si è destinati a non veder più<br />
rinnovato il proprio contratto».<br />
Senza via di scampo<br />
C’è chi non ha resistito ed è morto di sfinimento.<br />
È successo a Vahn Tha, marito di Un<br />
Sok, anche lei operaia in una ditta tessile.<br />
L’ultima volta che ha visto vivo il marito<br />
aveva lavorato 15 ore al giorno per cinque<br />
giorni di fila, non aveva più un briciolo di<br />
forze. Era un venerdì, gli ha chiesto di tornare<br />
a casa con lei. «Sai che devo rimanere.<br />
Finirò domani pomeriggio alle quattro, poi<br />
passeremo la domenica con i bambini» le ha<br />
risposto. Si salutano, Un Sok sale sul camion<br />
che la porterà a casa, insieme a un’ottantina<br />
di lavoratori. Non sospetta che sta dicendo<br />
addio per sempre al marito, che morirà<br />
mentre produce l’abbigliamento sportivo<br />
che uno di noi sta indossando oggi.<br />
www.altroconsumo.it luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 31
INCHIESTA<br />
Animali domestici<br />
ESPERIENZE<br />
E PROBLEMI<br />
1.150₣<br />
il costo medio pagato all'anno<br />
per mantenere il proprio cane<br />
(940 euro per un gatto)<br />
1 su 10<br />
è bassa la percentuale di<br />
padroni che hanno preso<br />
il cane al canile<br />
La voce del padrone<br />
Proprietari di cani e gatti si raccontano: grande gratificazione, ma diversi<br />
problemi. Anche economici: mantenerli può costare parecchio.<br />
di Beba Minna<br />
C<br />
hi è il padrone, in realtà? Noi o loro,<br />
gli animali? Secondo il nuovissimo<br />
saggio di Richard C. Francis Addomesticati:<br />
la strana evoluzione degli<br />
animali che vivono accanto all'uomo, da un<br />
punto di vista evoluzionistico agli animali<br />
conviene lasciarsi addomesticare dall'uomo:<br />
è una specie di assicurazione contro l'estinzione.<br />
La docilità degli animali domestici<br />
quindi non sarebbe casuale, ma il prezzo<br />
da pagare per avere un pasto sicuro e un<br />
rifugio. Il libro avanza anche un'affascinante<br />
teoria, ovvero che noi umani ci saremmo autoaddomesticati,<br />
selezionando in noi stessi<br />
la docilità necessaria e accelerando così la<br />
nostra evoluzione. Che ci si creda o no, il<br />
IN SINTESI<br />
Come cambia la vita<br />
se si convive<br />
con animali domestici<br />
Quanto costa<br />
mantenerli e curarli<br />
I problemi del mondo<br />
animale: a casa,<br />
in condominio,<br />
in vacanza<br />
saggio è un'ulteriore occasione per fare luce<br />
sulla complessa dinamica di relazione tra<br />
persone e animali. Al punto che ormai siamo<br />
abituati a parlare anche di umanizzazione<br />
(in certi casi pure eccessiva) delle bestioline<br />
che girano per casa, come ci spiega la veterinaria<br />
Laura Torriani a pagina 22.<br />
Una convivenza molto diffusa<br />
Abbiamo interpellato un folto numero di<br />
proprietari di cani e gatti, 1.741 cittadini<br />
italiani, e ci siamo fatti raccontare la loro<br />
esperienza con i pets, gli animali da compagnia<br />
(l'indagine è stata fatta a novembre<br />
2015). Gli intervistati, di età compresa tra i<br />
18 e i 74 anni, distribuiti su tutto il territorio<br />
32 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong><br />
www.altroconsumo.it
INCHIESTA<br />
Animali domestici<br />
15%<br />
gli intervistati che non vogliono un<br />
animale domestico soprattutto per<br />
non condizionare vacanze o viaggi<br />
79%<br />
ritiene che cani e gatti non<br />
identificati e randagi<br />
andrebbero sterilizzati<br />
78%<br />
pensa che il gatto<br />
migliori la qualità della vita<br />
20 min<br />
la camminata media con Fido<br />
66%<br />
coloro che pensano che avere un<br />
cane migliori la loro vita sociale e<br />
favorisca i contatti umani<br />
28%<br />
i casi di lamentele arrivate da<br />
altre persone per colpa del<br />
comportamento del cane<br />
nazionale, hanno confidato le difficoltà, i<br />
problemi e i benefici della convivenza con<br />
gli animali. Uno è particolarmente sentito in<br />
questa stagione: come gestirli al momento<br />
delle vacanze. Il 61% del campione di questa<br />
inchiesta internazionale (che annovera,<br />
oltre all'Italia, Belgio, Brasile, Portogallo e<br />
Spagna) possiede un animale da compagnia.<br />
Facendo le debite proporzioni, ciò significa<br />
che più di 15 milioni di famiglie italiane hanno<br />
un animale. Circa un terzo delle famiglie<br />
ha a casa un gatto, mentre sono più numerose<br />
quelle che possiedono cani, a dispetto<br />
dell'impegno che comportano (38%).<br />
Non posso permettermelo<br />
Un quarto del campione ha avuto nella vita<br />
un animale, ma non ce l'ha tuttora. Mentre<br />
una persona su cinque, tra quelle che non<br />
hanno un animale da compagnia, sta pianificando<br />
di prenderne uno in futuro.<br />
Del resto, perché rinunciare agli occhi dolci<br />
di Fido o alle rassicuranti fusa di Romeo?<br />
Innanzitutto per problemi di spazio: il 29%<br />
indica come ragione principale che la propria<br />
casa non è adatta a ospitare un animale.<br />
Molto spesso è anche la mancanza di tempo<br />
(23%), così come il bisogno di pianificare liberamente<br />
le vacanze o i viaggi (15%). Chi ce<br />
l'ha, in compenso, ne è entusiasta. I motivi di<br />
attaccamento sono soprattutto l'amore per<br />
gli animali e l'appagamento ricevuto. Solo<br />
un padrone su dieci rivela un certo altruismo:<br />
ha preso il cane nel canile, quindi ha<br />
salvato un animale abbandonato. Ma sono<br />
ancora tanti coloro disposti a comprarlo,<br />
spendendo non poco: in media 600 euro.<br />
Un comportamento che deve far riflettere,<br />
visto lo stato di sovraffollamento dei canili.<br />
Gioie e dolori<br />
Quasi tutti si dichiarano fortemente legati<br />
al proprio animale da compagnia, lo considerano<br />
obbediente, di rado aggressivo con<br />
gli altri e c'è addirittura chi trae un senso di<br />
protezione dal possedere un micio.<br />
Il 66% ritiene che Fido abbia migliorato la<br />
vita sociale e i contatti con le altre persone. Il<br />
68% pensa che più in generale sia migliorata<br />
la propria qualità della vita. Un toccasana<br />
non solo affettivo: tanti ritengono che la salute<br />
sia migliorata e riconoscono di fare più<br />
movimento. Infatti in molti portano fuori il<br />
cane almeno tre volte al giorno, facendo in<br />
Nella convivenza con<br />
gli animali, anche gli<br />
esseri umani si sono<br />
autoaddomesticati,<br />
senza volerlo. Lo<br />
racconta Richard C.<br />
Francis, l'autore di<br />
Addomesticati, in<br />
uscita in settembre<br />
in Italia per Bollati<br />
Boringhieri.<br />
media 20 minuti di passeggiata ogni volta.<br />
Ma c'è anche un 23% che dichiara di non<br />
portare mai fuori il cane. Si tratta di persone<br />
che abitano in campagna o hanno un<br />
giardino dove Fido può fare corse e bisogni.<br />
I costi sono elevati<br />
Convivere con gli animali non riserva solo<br />
vantaggi, bisogna anche occuparsi della salute<br />
del proprio compagno di casa.<br />
C'è un 5% che confessa di non aver mai fatto<br />
(o quanto meno non ancora) una vaccinazione<br />
al cane, ancora più spesso succede con i<br />
www.altroconsumo.it luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 33
INCHIESTA<br />
Animali domestici<br />
Quanto è diffuso il randagismo<br />
in Italia? Si fa prevenzione?<br />
«Il problema esiste ma è<br />
sommerso, i numeri reali non<br />
sono noti. Il problema non è<br />
gestito adeguatamente, ecco<br />
perché non è facile tenerlo<br />
sotto controllo. Il randagismo<br />
comporta un costo alto per la<br />
collettività. Ogni cane detenuto<br />
nei canili costa ai comuni dai<br />
3-4 euro al giorno solo per<br />
l'alimentazione. Si stima che<br />
siano 700mila i cani in canile,<br />
ciò significa che servono<br />
2milioni 400mila euro al<br />
giorno per mantenerli. I cani<br />
abbandonati, invece, si stima<br />
che siano 100mila l'anno. Ma<br />
non è questo all'origine del<br />
randagismo».<br />
Se il problema non è<br />
l'abbandono, qual è allora?<br />
«Si è creata una popolazione<br />
canina parallela, che vive<br />
in contatto con l'uomo<br />
(vicino alle discariche, alle<br />
pattumiere...) ma non si<br />
tratta di animali domestici<br />
abbandonati, si tratta di<br />
colonie semiselvatiche, anche<br />
pericolose. Il problema è molto<br />
diffuso al Sud, ma non solo ed è<br />
causato soprattutto dalla poca<br />
diffusione della sterilizzazione<br />
in quei casi in cui gli animali<br />
sono a rischio di riproduzione<br />
incontrollata. Stiamo parlando<br />
di realtà rurali in cui il rapporto<br />
con gli animali è ben diverso da<br />
quello che abbiamo in città».<br />
In effetti in altre realtà si tende<br />
a umanizzare gli animali...<br />
«Dipende spesso da fattori<br />
emotivi, accade quando<br />
l'animale diventa un sostituto<br />
"UMANIZZARE TROPPO<br />
GLI ANIMALI<br />
È DANNOSO"<br />
LAURA TORRIANI<br />
VICEPRESIDENTE<br />
DELL'ORDINE DEI<br />
VETERINARI DELLA<br />
PROVINCIA DI MILANO<br />
di qualcosa che non c'è. Per<br />
l'animale però è un dramma:<br />
considerarlo come un bambino<br />
o comunque in maniera non<br />
adatta alla sua psicologia è<br />
una forma di maltrattamento<br />
vero e proprio. Tenere il cane<br />
sempre in braccio o nella borsa<br />
gli impedisce di mettere in atto<br />
comportamenti istintivi».<br />
Questo spinge a rivolgersi a<br />
"psicologi" o addestratori?<br />
«Un conto è l'educatore<br />
cinofilo, che insegna il buon<br />
comportamento all'animale in<br />
modo da favorirne la socialità<br />
e l'interazione anche con gli<br />
individui. La buona educazione<br />
è fondamentale, e non sempre<br />
il proprietario è in grado di<br />
garantirla da solo. Diverso è il<br />
caso di animali problematici,<br />
ansiosi o aggressivi, che<br />
andrebbero seguiti da<br />
un medico veterinario<br />
specializzato».<br />
Però per il costo del veterinario<br />
alla fine si rinuncia...<br />
«Le prestazioni di buon livello<br />
costano. Se faccio un'anestesia<br />
approssimativa, non sterilizzo<br />
bene i ferri, perché tanto<br />
poi somministro una forte<br />
dose di antibiotico, il costo<br />
dell'intervento è basso, ma è<br />
bassa anche la prestazione.<br />
Se ho l'autoclave, uso solo fili<br />
sterili, collaboro con un collega<br />
per interventi più complessi,<br />
non posso scendere sotto certe<br />
tariffe. Le uniche prestazioni con<br />
ticket sono quelle obbligatorie,<br />
per esempio l'antirabbica. In<br />
caso di emergenza, le Asl si<br />
accollano le spese per fare<br />
prevenzione». (B.M.)<br />
Età<br />
del cane<br />
gatti (14%). La sterilizzazione è molto diffusa<br />
tra i gatti (83%), meno tra i cani (40%).<br />
Negli ultimi dodici mesi il 45% dei cani ha<br />
avuto un problema di salute e l'80% del campione<br />
che possiede Fido si è rivolto a un<br />
veterinario. Capita, invece, meno spesso a<br />
chi possiede un gatto.<br />
In generale gli utenti sono soddisfatti del<br />
servizio ricevuto, alcuni lamentano però<br />
i costi eccessivi (lo denuncia il 16%). Oltre<br />
alle spese veterinarie, incombe il costo per<br />
nutrire l'amato compagno. Per mantenere<br />
un cane la spesa media annua dichiarata si<br />
aggira sui 1.150 euro, meno per i gatti (circa<br />
940 euro all'anno). Il budget include tutto<br />
il necessario: vaccinazioni, antiparassitari,<br />
farmaci, trattamenti e prodotti per l'igiene,<br />
esami e cure veterinarie, il cibo. Solo per<br />
nutrire l'animale servono in media 42 euro<br />
al mese nel caso del cane, 40 euro per i gatti.<br />
In realtà la spesa dipende molto dal tipo<br />
cane<br />
da 1 a 9<br />
kg<br />
CONFRONTO TRA ETÀ<br />
cane<br />
da 9 a 23<br />
kg<br />
cane<br />
da 23 a 41<br />
kg<br />
cane<br />
oltre 41<br />
kg<br />
Corrispondente età umana<br />
1 7 7 8 9<br />
2 13 14 16 18<br />
3 20 21 24 26<br />
4 26 27 31 34<br />
5 33 34 38 41<br />
6 40 42 45 49<br />
7 44 47 50 56<br />
8 48 51 55 64<br />
9 52 56 61 71<br />
10 56 60 66 78<br />
11 60 68 72 86<br />
12 64 69 77 93<br />
13 68 74 82 101<br />
14 72 78 88 108<br />
15 76 83 93 115<br />
16 80 87 99 123<br />
17 84 92 104 131<br />
18 88 96 109 139<br />
giovane<br />
adulta<br />
matura<br />
anziana<br />
34 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong><br />
www.altroconsumo.it
INCHIESTA<br />
Animali domestici<br />
di animale che si possiede: «Per un cane di<br />
grossa taglia - spiega Laura Torriani, intervistata<br />
nella pagina a fianco - solo per il cibo<br />
(se di buona qualità) si possono spendere<br />
dai 3-4 euro al giorno, sempre che non ci<br />
siano patologie particolari che richiedono<br />
una dieta specifica. La spesa veterinaria in<br />
genere è solo un decimo rispetto al costo del<br />
mantenimento: siamo nell'ordine dei 100-150<br />
euro l'anno per un animale in buona salute».<br />
Oltre al nutrimento e alle cure, le spese includono<br />
i costi di villeggiatura, in realtà quella<br />
del padrone che nel periodo estivo lascia<br />
in affido l'animale a una pensione. Quanto<br />
costa questo servizio? Chi vi fa ricorso,<br />
spende in media quasi 200 euro l'anno per<br />
il cane. Questa cifra dipende ovviamente dal<br />
numero dei giorni di pensione.<br />
Se nel condominio qualcuno si lamenta<br />
Chi non ha avuto esperienza con un vicino<br />
intollerante? I motivi di attrito condominiale<br />
sono tanti, ma ci sono vicini che in particolare<br />
tollerano poco gli animali. Allora scattano<br />
le liti se Fido abbaia più del lecito o se<br />
Romeo passeggia tra i terrazzi, occupando<br />
un territorio di proprietà altrui.<br />
Grazie al cane si cammina anche un'ora al giorno,<br />
si incontrano persone e la vita sociale migliora<br />
Come fare a evitare discussioni se non vere e<br />
proprie liti con il vicino? «Il cane deve essere<br />
sempre educato - spiega Torriani - c'è chi è<br />
fortunato e ha un animale che non dà problemi,<br />
chi non ha questa fortuna deve impegnarsi<br />
a educare l'animale, quindi a non sporcare<br />
nei luoghi pubblici, a non mordere, a non<br />
abbaiare inutilmente. La buona educazione è<br />
una grande responsabilità del proprietario, la<br />
cattiva educazione produce solo divieti». Un<br />
intervistato su cinque in ogni caso qualche<br />
grana l'ha avuta. I problemi di comportamento<br />
riguardano soprattutto i cani, in particolare<br />
il rumore legato all'abbaiare continuo. Ci<br />
sono anche inconvenienti igienici che disturbano<br />
i condomini e di questo sono colpevoli<br />
pure i gatti. Diciamo che segnare il territorio<br />
è una pratica poco gradita agli abitanti di città.<br />
Non piace neppure l'invasione domestica<br />
da parte di estranei pelosi e più serio ancora<br />
è il tentativo di alcuni cani di attaccare altri<br />
animali: il 23% lo ha fatto con altri simili.<br />
Nonostante i problemi e le difficoltà denunciate<br />
dagli intervistati (economici, di salute,<br />
di condominio) la gratificazione complessiva<br />
è molto elevata.<br />
Se si vive in condominio è bene informarsi<br />
sul regolamento a proposito degli animali.<br />
Per legge l’animale è definito una "cosa", alla<br />
stregua di un bene mobile. Il regolamento<br />
condominiale non può vietarne il possesso,<br />
ma solo stabilire delle regole per la convivenza<br />
civile. Per vivere in pace, la strada migliore<br />
è educare il proprio animale e sperare di<br />
avere vicini altrettanto educati.<br />
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con un rumore quasi continuo. Succede<br />
spesso e ha difficoltà a portare con<br />
nel residence in cui vive da quando è<br />
sé il cane, che non può entrare nel<br />
arrivato un cane che abbaia.<br />
trasportino.<br />
«Abito in un residence al primo piano. Da circa 7 «Paga metà biglietto e deve trovare spazio tra i<br />
anni al pianterreno è venuta ad abitare una<br />
piedi della gente, anche sulle Frecce. Acquistare il<br />
famiglia con un beagle. Di giorno, quando i<br />
biglietto online tra l'altro non è possibile. Prima del<br />
padroni escono e lo lasciano nel loro giardino, problema delle pulci sui treni, i cani viaggiavano<br />
guaisce e abbaia per ore, anche dalla mattina fino con 5 euro. Non si può tornare al passato?».<br />
alla sera. Di questo si lamentano altre due<br />
famiglie. C'è una via legale per uscire dal<br />
problema?».<br />
Può rivolgersi<br />
alla Polizia<br />
locale, a cui<br />
compete il<br />
controllo dei<br />
rumori anomali e<br />
le problematiche<br />
legate agli<br />
animali in città.<br />
Purtroppo queste sono le nuove tariffe di<br />
Trenitalia. Se può consolare la socia, per<br />
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Maria Cristina Spagnoli, da Ostia (con<br />
Jodie, nella foto), racconta perché è<br />
molto utile rivolgersi a un educatore.<br />
«Un cane di taglia grande è più difficile da gestire.<br />
L'educatore a cui mi sono rivolta mi ha insegnato<br />
molte cose. Di fatto è un lavoro più sul padrone<br />
che sul cane. Ho imparato a portarla al guinzaglio<br />
senza farla tirare, i comandi di base e il richiamo<br />
da lontano. Soprattutto ho capito come<br />
comunicare con Jodie e questo rende il nostro<br />
rapporto più sereno. Credo che ogni cane<br />
andrebbe educato<br />
perché è<br />
socialmente<br />
corretto. Oggi<br />
posso portarla al<br />
ristorante, in un<br />
negozio o anche<br />
lasciarla a casa da<br />
sola: non abbaia<br />
e non disturba gli<br />
altri».<br />
www.altroconsumo.it luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 35
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stessa tecnologia, cioè il sistema<br />
NFC (Near Field Communication<br />
- Comunicazione in prossimità),<br />
che consente lo scambio di dati in<br />
modalità wireless a corto raggio<br />
(a 4 cm) tra smartphone e lettore<br />
Pos del negozio. Basta solo<br />
avvicinare il telefono. Esistono<br />
anche sistemi per trasferire<br />
denaro tra smartphone, come<br />
Jiffy Pay e Hype Start (vedi<br />
l'analisi su Hitest di luglio <strong>2016</strong>).<br />
IL NOSTRO PARERE Comode, ma<br />
i negozi in cui si possono usare<br />
sono ancora troppo pochi.<br />
COSTOSO,<br />
NON MIRACOLOSO<br />
Pane Primus<br />
€ 39 (CESTA DA 4 KG)<br />
Pane integrale molto<br />
costoso con farine di<br />
legumi e semi. Sul sito,<br />
prima della nostra<br />
segnalazione, si vantava<br />
di avere efficacia contro<br />
le sindromi intestinali.<br />
Ma gli alimenti non<br />
possono attribuirsi virtù<br />
preventive né curative.<br />
Meglio una dieta sana.<br />
Un tergivetro elettrico<br />
VILEDA WINDO MATIC - ASPIRAGOCCE € 59,90<br />
Potrebbe sembrare un prodotto per<br />
lavare i vetri, ma in realtà è un aspiragocce<br />
elettrico, con una batteria da circa 40<br />
minuti e un serbatoio che raccoglie 100 ml<br />
di acqua. I vetri vanno quindi prima lavati<br />
e poi asciugati con questo strumento<br />
che - dice Vileda - non lascia aloni. In<br />
realtà, la differenza rispetto a un normale<br />
tergivetro, da questo punto di vista, non è<br />
molta, più che altro elimina meglio i rivoli<br />
d’acqua che si formano con un tergivetro<br />
tradizionale. L’aspirazione dell’acqua,<br />
comunque, non è totale e per una perfetta<br />
asciugatura non si può fare a meno di un<br />
panno. Può essere passato sia sul vetro in<br />
verticale sia in orizzontale, ad esempio su<br />
un tavolo. La parte superiore è flessibile<br />
per adattarsi alle superfici.<br />
IL NOSTRO PARERE È piuttosto costoso<br />
e, anche se rende l'asciugatura un po’ più<br />
comoda, qualche goccia rimane comunque.<br />
È comunque semplice da usare, anche se<br />
un po’ ingombrante.<br />
38 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong> www.altroconsumo.t
Edison Luce Leggera<br />
Un'offerta per l'energia che compensa il canone Rai con un bonus annuale di 100 euro:<br />
allettante, ma solo se si consuma poco. Leggi su www.altroconsumo.it<br />
Climatizzatori a confronto<br />
I PROSSIMI<br />
TEST<br />
BICI PIEGHEVOLI<br />
Nel prossimo numero i risultati<br />
su performance, resistenza,<br />
sicurezza, facilità d’uso di una<br />
decina di modelli tra i più venduti.<br />
MITSUBISHI ELECTRIC<br />
MSZ-FH25VE/<br />
MUZ-FH25VE<br />
€ 980 - 1.3019<br />
È un buon prodotto, ma adatto ad ambienti di<br />
non più di 25 mq. Riscalda e rinfresca bene e<br />
a costi bassi, garantendo buone prestazioni<br />
sia d’inverno che d’estate: solo in condizioni<br />
di poco freddo (12° C) non è al massimo<br />
dell’efficienza e anche la deumidificazione, in<br />
generale, non va oltre il giudizio sufficiente. Il<br />
consumo è molto basso anche in stand-by ed<br />
è poco rumoroso. Le tante funzioni accessorie<br />
non sono chiarissime.<br />
DAIKIN<br />
FTXM35M2V1B/<br />
RXM35M2V1B<br />
€ 979 - 1.009<br />
Piuttosto potente: adatto a stanze anche di 35<br />
mq. Alte le prestazioni sia nel rinfrescare sia<br />
nel riscaldare, con un costo annuo piuttosto<br />
conveniente. Durante l’estate vi permetterà<br />
di risparmiare, visto che ha un’efficienza<br />
superiore alla media, soprattutto intorno ai<br />
30° C, meno - invece - a temperature più alte.<br />
Sufficiente la funzione di deumidificazione e<br />
poco rumoroso. Le funzioni accessorie sono<br />
molte, ma non sempre chiare.<br />
PELLICOLA<br />
PER ALIMENTI<br />
Test su varie marche di pellicole<br />
per alimenti, adatte per la<br />
conservazione in frigo e per<br />
il microonde. Ne valuteremo<br />
qualità e sicurezza.<br />
IL NOSTRO PARERE Sono entrambi buoni prodotti. Valutate le<br />
dimensioni della stanza che volete rinfrescare o riscaldare: se è<br />
più grande, meglio il modello di Daikin.<br />
Fa pane, yogurt e formaggio<br />
PAIN & DÉLICES DI MOULINEX da € 120 - 160<br />
STUFE A PELLET<br />
Non solo pane: Pain &<br />
Délices di Moulinex oltre<br />
alle normali funzioni<br />
che permettono di fare<br />
diversi tipi di pagnotte<br />
e a quelle ormai<br />
consolidate di fare<br />
marmellata ed impasti<br />
lievitati e non lievitati,<br />
offre anche la possibilità<br />
di preparare yogurt,<br />
formaggio fresco in<br />
fiocchi e di cuocere<br />
cereali. La macchina è<br />
dotata di una caraffa<br />
apposita che va<br />
posizionata all’interno<br />
del cestello. Promossa<br />
per yogurt e formaggio,<br />
la cottura dei cereali,<br />
invece, non ha dato<br />
risultati particolarmente<br />
brillanti: il riso risultava<br />
molto appiccicoso<br />
e la cottura non era<br />
omogenea.<br />
IL NOSTRO PARERE<br />
Facile da usare e<br />
versatile. Potrebbe<br />
anche sostituire una<br />
yogurtiera e, in generale,<br />
è piuttosto interessante<br />
la possibilità di utilizzarla<br />
per altre funzioni.<br />
Migliorabile.<br />
Nelle ultime prove di novembre<br />
2015 avevamo trovato cinque<br />
stufe a pellet pericolose. Chissà<br />
cosa ci riserverà il prossimo test<br />
quanto a sicurezza e prestazioni.<br />
www.altroconsumo.it<br />
luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 39
COME TESTIAMO<br />
Marche e modelli sono selezionati<br />
in modo da coprire il più possibile il<br />
mercato. Tutti i campioni sono<br />
acquistati nei normali punti<br />
vendita, inviati ai laboratori e<br />
testati in forma anonima.<br />
Svolgono le prove laboratori ed<br />
esperti indipendenti da qualsiasi<br />
tipo di interesse commerciale.<br />
COME VALUTIAMO<br />
La qualità è indicata con un numero<br />
di stelle, da uno (pessimo) a cinque<br />
(ottimo). La qualità globale è<br />
espressa da una valutazione in<br />
centesimi. Se un prodotto non<br />
supera le nostre prove di sicurezza<br />
riceve una valutazione pari a zero.<br />
Il colore azzurro nelle tabelle indica<br />
i prodotti di qualità globale buona, il<br />
grigio media, il nero insufficiente.<br />
MIGLIORE DEL TEST<br />
Migliore qualità globale del test, a<br />
prescindere dal prezzo<br />
IN SINTESI<br />
Confronto di qualità<br />
e caratteristiche di 12<br />
yogurt alla fragola e<br />
tre yogurt greci<br />
I vari tipi di yogurt e<br />
le calorie per vasetto<br />
Consumare lo<br />
yogurt oltre la data di<br />
scadenza?<br />
LA DOLCEZZA<br />
NON È VIRTÙ<br />
MIGLIOR ACQUISTO<br />
Qualità globale buona e il prezzo<br />
o il costo d’uso più conveniente<br />
MIGLIOR PREZZO<br />
Qualità globale media e un prezzo<br />
o costo d’uso particolarmente<br />
conveniente<br />
DA EVITARE<br />
Il prodotto non ha superato le<br />
nostre prove di sicurezza<br />
Migliaia di prodotti e<br />
aggiornamenti continui<br />
su www.altroconsumo.it<br />
di Manuela Cervilli<br />
A forza di mettere<br />
zucchero, oggi si<br />
contano anche tre<br />
zollette a vasetto.<br />
Peccato: il buono<br />
dello yogurt era<br />
proprio il gusto<br />
acidulo.<br />
Per tutti i gusti: fragola, pesca, ma<br />
anche pistacchio e stracciatella.<br />
Per tutte le tasche: dal discount a<br />
quello costosissimo al latte di soia.<br />
Per tutte le esigenze: dai mix con confetti<br />
di cioccolato e granella per bambini a<br />
quelli da bere per aiutare l’intestino. Basta<br />
guardare lo scaffale per accorgersene: lo<br />
yogurt si è fatto in quattro. E poi in otto<br />
e anche di più. In effetti sono tantissime<br />
le varianti nuove di un alimento classico<br />
lanciate sul mercato. Nel nostro test<br />
abbiamo scelto di occuparci di un grande<br />
classico della versione tradizionale, quello<br />
intero alla fragola: ne abbiamo portati<br />
www.altroconsumo.it
TEST<br />
Yogurt alla fragola<br />
PREZZI CARATTERISTICHE RISULTATI<br />
Yogurt<br />
In euro (min - max)<br />
a confezione, aprile<br />
<strong>2016</strong><br />
medio a vasetto<br />
Formato (g)<br />
% di fragole dichiarate<br />
Etichetta<br />
Qualità<br />
degli ingredienti<br />
Zuccheri aggiunti<br />
Fermenti lattici<br />
Trattamento termico<br />
Assaggio<br />
QUALITÀ GLOBALE %<br />
Yogurt alla fragola<br />
MÜLLER Yogurt con frutta in pezzi - I love fragola 0,54 - 0,70 0,59 125 12,8 C B D C B A 63<br />
GRANAROLO Yogurt cremoso con fragola in pezzi 0,85 - 0,99 0,48 2x125 9,3 B D B A C C 60<br />
COOP Yogurt intero cremoso con fragola in pezzi 0,77 - 0,98 0,43 2x125 9,6 B D C B C B 59<br />
CARREFOUR Yogurt con fragole cremoso 0,79 - 0,89 0,43 2x125 8,6 B D C C A B 59<br />
LAND (EUROSPIN) Fragola 0,22 - 0,24 0,23 150 6 C E C C C B 58<br />
YOMO 100% alla fragola 1,05 - 1,39 0,63 2x125 11,7 B A B C C C 56<br />
ESSELUNGA Yogurt intero fragola in pezzi 0,82 - 0,82 0,41 2x125 8,6 B D C C A C 56<br />
PARMALAT Yogurt cremoso alla fragola 0,91 - 1,19 0,53 2x125 6 C E C B A C 54<br />
CONAD I cremosi fragola 0,64 - 0,88 0,36 2x125 7,5 C D C C C B 51<br />
MILA Qualità classica fragola 0,95 - 0,99 0,49 2x125 6,8 B E C C C C 51<br />
COOP BIO Yogurt fragola biologico 0,97 - 1,29 0,58 2x125 11 B B D C E D 40<br />
VIPITENO Yogurt fragola 0,79 - 1,09 0,49 2x125 8 B D D C B D 39<br />
Yogurt Greco<br />
DELTA YOMO Yogurt Greco Autentico fragola 1,19 - 1,59 1,43 170 7,8 C D B C B B 60<br />
MÜLLER Passione alla greca alla fragola 1,05 - 1,19 1,14 125 10 C C B B B C 57<br />
FRUJO Yogurt greco 0% fragola 1,30 - 1,69 1,52 170 9 C D D C B B 56<br />
Risultati completi su www.altroconsumo.it/yogurt qualità media qualità insufficiente<br />
in laboratorio 12, acquistati in modo<br />
anonimo in vari supermercati, ipermercati<br />
e discount. Tempo fa (<strong>Altroconsumo</strong> 217,<br />
luglio/agosto 2008) avevamo già parlato<br />
di yogurt alla fragola: questa è stata,<br />
dunque, un’occasione per verificare se le<br />
formulazioni dei produttori sono cambiate<br />
con il passare degli anni. In più, in questo<br />
test, abbiamo aggiunto una delle versioni<br />
che sta scalando maggiormente le vendite<br />
del settore: lo yogurt greco.<br />
Più semplice è, meglio è<br />
Del primo yogurt moderno, venduto<br />
all’inizio del Novecento solo in farmacia<br />
(per via degli effetti benefici allora molto<br />
declamati) non c’è quasi più traccia. Gli<br />
yogurt che riempiono i banchi frigorifero<br />
della grande distribuzione sono simili a<br />
dolcetti: zuccherati e cremosi, ricordano<br />
poco l’acidità della ricetta originale e<br />
hanno non poche calorie. A furia di<br />
addolcirli, ormai si possono contare anche<br />
tre zollette di zucchero aggiunto per<br />
confezione.<br />
Ecco il motivo per cui non abbiamo potuto<br />
evidenziare, tra i tanti prodotti testati, un<br />
Miglior Acquisto da consigliarvi.<br />
La tabella dà comunque una classifica,<br />
e poi c’è la regola - quella sempre valida<br />
della nonna e del buon senso - che un<br />
prodotto più semplice è, meglio è.<br />
Tanti, tantissimi prodotti<br />
Una famiglia numerosa, quella dello<br />
yogurt, che sta decisamente bene. Lo<br />
dimostrano i dati di vendita: durante<br />
l’ultimo anno questo mercato ha mosso<br />
quasi un miliardo e 400 milioni di<br />
euro, con più di 345mila tonnellate<br />
prodotte. Ma guardando con attenzione<br />
il dettaglio delle cifre si scopre che<br />
quelli classici (il tradizionale intero,<br />
il magro...) quest’anno non sono stati<br />
proprio tra i preferiti dai consumatori (le<br />
vendite sono in diminuzione), mentre<br />
impennano le vendite dello yogurt da<br />
bere (+20%), di quello di soia (+30,5%)<br />
e di quello greco (+54%). Tradotto in<br />
parole, lo yogurt tradizionale ha un po’<br />
stancato i consumatori, che cercano<br />
prodotti - sempre sani - ma più golosi<br />
(soprattutto per i bambini) o con più<br />
benefici per la salute (per lo meno così<br />
dice la pubblicità). E questa richiesta<br />
così variegata è un’opportunità da non<br />
perdere per le aziende. Così - voilà - i<br />
banchi frigo si riempiono di prodotti<br />
nuovi, con vaschette separate da unire,<br />
girare, mischiare, bere, strizzare. E gli<br />
yogurt tradizionali? Cambiano anche<br />
quelli: diventano più dolci, modificano<br />
gli ingredienti per continuare a piacere<br />
a consumatori ormai poco abituati<br />
all’acidulo, il sapore che una volta era<br />
tipico dello yogurt.<br />
Tanto, troppo zucchero<br />
Zucchero, zucchero e ancora zucchero.<br />
Nello yogurt ce ne può essere quanto<br />
in una merendina. E anche di più. Oltre<br />
a quello già presente per natura (nel<br />
latte) lo zucchero si aggiunge altre due<br />
volte nello yogurt: se si legge l’etichetta<br />
lo si individua sia tra gli ingredienti, sia<br />
nella composizione di frutta. Ma a volte<br />
sembra non bastare ancora: Mila, Coop,<br />
Vipiteno e Conad usano anche lo sciroppo<br />
di glucosio-fruttosio; Coop aggiunge<br />
anche lo zucchero d’uva; Delta Yomo<br />
il fruttosio. I più parchi, invece, sono<br />
Yomo e Granarolo; Delta Yomo e Müller<br />
tra i greci. Bravi loro, ma lo zucchero - in<br />
generale - è davvero tanto: la media in<br />
un vasetto è circa 16 g. A conti fatti si<br />
tratta di un quantitativo anche superiore<br />
a quello presente nelle merendine tanto<br />
www.altroconsumo.it luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 41
TEST<br />
Yogurt alla fragola<br />
IN CENTO AD ASSAGGIARLI<br />
criticate (un Pan Gocciolo del Mulino<br />
Bianco ne ha 7,8 g). Questa tendenza -<br />
rendere dolce un prodotto che di natura<br />
non lo è - era già emersa nello scorso test.<br />
Rispetto ai dati raccolti in quell’occasione,<br />
in alcuni casi lo zucchero è addirittura<br />
aumentato (Esselunga e Vipiteno), in altri<br />
è leggermente diminuito (Yomo, Müller,<br />
Mila, Granarolo, Land, e Coop). Se si vuole<br />
mangiare uno yogurt che sia davvero uno<br />
yogurt - un po’ acido, con frutta vera e<br />
senza zucchero aggiunto - l’unica cosa<br />
da fare è sceglierlo bianco e aggiungere<br />
il proprio ingrediente preferito (fragole,<br />
albicocche... ) e se si vuole zucchero, ma<br />
non più di un cucchiaino da caffè.<br />
TUTTI ANONIMI Gli yogurt sono stati<br />
proposti agli assaggiatori in bicchierini<br />
anonimi per nascondere la marca.<br />
IL PROFUMO È uno degli aspetti<br />
valutati nella prova di assaggio: si<br />
deve sentire l’odore di fragola.<br />
TI PIACE? Nella degustazione gli<br />
assaggiatori hanno preferito e<br />
premiato gli yogurt più dolci.<br />
43 ANNI È l’età media dei nostri<br />
assaggiatori: il 27% lo consuma<br />
almeno una volta al giorno.<br />
IL GUSTO Perché risulti buono l’aroma<br />
di fragola deve essere piacevole al<br />
palato. Ma conta anche l’aspetto.<br />
ACIDULO Gli yogurt classici, cioè<br />
aciduli non sono piaciuti: è la prova che<br />
i gusti delle persone sono cambiati.<br />
Fa bene, ma non miracoli<br />
Nonostante oggi sia diventato quasi un<br />
piccolo dessert, lo yogurt resta, nella<br />
considerazione comune, un alimento<br />
sano. Che fa bene. Ma a che cosa di<br />
preciso? In realtà l’unico vantaggio<br />
scientificamente provato è che può<br />
facilitare la digestione del lattosio,<br />
diminuendo i disturbi nelle persone<br />
che mal tollerano questo zucchero. Non<br />
c’è nulla di provato invece sull’effetto<br />
benefico che i due fermenti aggiunti allo<br />
yogurt (il Lactobacillus bulgaricus e lo<br />
Streptococcus thermophilus) avrebbero<br />
a livello intestinale. Gli studi su questo<br />
argomento sono pochi e con risultati<br />
contraddittori, soprattutto per quanto<br />
riguarda la sopravvivenza dei fermenti<br />
al passaggio nello stomaco. Più certezze<br />
invece ci sono a proposito dei probiotici,<br />
microrganismi in grado di passare indenni<br />
dallo stomaco e arrivare vivi e vitali<br />
nell’intestino: ne parleremo sul prossimo<br />
numero di Test Salute (agosto <strong>2016</strong>).<br />
Con il test sullo yogurt tradizionale,<br />
abbiamo voluto misurare la quantità di<br />
fermenti presenti nel vasetto il giorno<br />
della scadenza, anche se, in realtà, non<br />
esiste una legge (ma solo linee guida) che<br />
specifica qual è il quantitativo minimo<br />
di batteri che deve contenere. Sebbene<br />
in alcuni casi la quantità di uno dei due<br />
batteri fosse piuttosto bassa, in generale<br />
sul numero complessivo non abbiamo<br />
riscontrato problemi. Lo yogurt Granarolo<br />
è quello che ne ha di più.<br />
Gli altri ingredienti<br />
Yogurt, zucchero e frutta: gli ingredienti<br />
principali dello yogurt dovrebbero<br />
essere tre. In realtà solo Yomo ha una<br />
lista degli ingredienti così stringata: gli<br />
altri aggiungono molte cose, come gli<br />
aromi - a volte naturali, a volte no - e<br />
l’amido oppure usano non frutta, ma<br />
una preparazione a base di frutta. Che<br />
42 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong><br />
www.altroconsumo.it
TEST<br />
Yogurt alla fragola<br />
LE TRASFORMAZIONI DELLO YOGURT<br />
Dal latte intero o parzialmente scremato lo yogurt può prendere molte strade e diventare un prodotto<br />
diverso: ecco come si trasforma per stare al passo con le esigenze e i gusti dei consumatori.<br />
In base al tipo di latte In base ai fermenti Tipo di processo Ingredienti vari<br />
INTERO<br />
Prodotto a partire da latte<br />
con un contenuto di grassi<br />
minimo dello 3,5%. Il<br />
contenuto di grassi finale<br />
nello yogurt sarà di 3,5-4%<br />
MAGRO<br />
Prodotto a partire da latte<br />
scremato, ovvero latte da<br />
cui la componente grassa è<br />
stata allontanata per<br />
centrifuga. Generalmente il<br />
contenuto di grassi finale<br />
dello yogurt magro sarà<br />
dello 0,1%<br />
LATTE DI…<br />
Se è usato un latte diverso<br />
da quello di vacca, deve<br />
essere specificato<br />
YOGURT<br />
Streptococcus<br />
thermophilus e<br />
Lactobacillus bulgaricus<br />
sono i due fermenti<br />
esclusivi dello yogurt<br />
LATTE FERMENTATO<br />
Sono presenti anche altri<br />
batteri, i cosiddetti<br />
probiotici: Bifidobacterium,<br />
Lactobacillus casei,<br />
Lactobacillu rhamnosus…..<br />
KEFIR<br />
Il latte viene fermentato a<br />
partire da granuli<br />
contenenti microrganismi<br />
diversi come batteri lattici,<br />
acetici e lieviti<br />
LE CALORIE A VASETTO<br />
58 Yogurt bianco magro<br />
75 Da bere (probiotico)<br />
89 Yogurt magro alla fragola<br />
95 Yogurt bianco intero<br />
130 Yogurt intero alla fragola<br />
140 Yogurt greco magro alla fragola<br />
156 Mix: composta di frutta da aggiungere allo yogurt<br />
A COAGULO ROTTO<br />
È di consistenza<br />
semiliquida perché la<br />
fermentazione avviene in<br />
grossi serbatoi e la massa<br />
viene rotta e infine<br />
confezionata<br />
A COAGULO INTERO<br />
Più diffuso all’estero, si<br />
presenta in forma<br />
compatta perché la fase di<br />
fermentazione avviene<br />
direttamente nel vasetto<br />
GRECO<br />
Detto anche “colato”<br />
perché subisce una<br />
filtrazione per allontanare il<br />
siero, cosa che incide sulla<br />
consistenza (più denso) e<br />
sui valori nutrizionali (più<br />
ricco in proteine)<br />
NATURALE<br />
Solo latte e fermenti<br />
ZUCCHERATO<br />
Viene aggiunto zucchero<br />
per addolcire sia in alcuni<br />
yogurt bianchi sia in tutti<br />
quelli alla frutta, ad<br />
eccezione di quelli che si<br />
presentano in versione<br />
“light” e che contengono<br />
edulcoranti<br />
FRUTTA<br />
Deve essere indicata (in %)<br />
nella lista degli ingredienti;<br />
quando è indicato<br />
“preparazione di frutta” può<br />
essere più difficile risalire a<br />
quel valore<br />
ADDITIVI<br />
Possono essere aggiunti<br />
addensanti per dare<br />
cremosità; in molti prodotti<br />
si trovano anche aromi e<br />
concentrati vegetali che<br />
sebbene non siano<br />
formalmente degli additivi,<br />
servono per dare il colore<br />
della frutta<br />
www.altroconsumo.it<br />
luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 43
TEST<br />
Yogurt alla fragola<br />
Si può mangiare<br />
dopo la scadenza?<br />
GLI ALIMENTI CHE DURANO Alcuni<br />
alimenti si possono mangiare anche dopo<br />
la scadenza: sono quelli che sull’etichetta<br />
riportano la scritta “da consumarsi<br />
preferibilmente entro” . Questi cibi sono<br />
ancora commestibili (a volte per mesi):<br />
mangiandoli non si va incontro ad alcun mal<br />
di pancia. Potrebbe invece risentirne<br />
gusto, aroma, colore e consistenza del<br />
prodotto. Anche l’apporto dei nutrienti<br />
potrebbe diminuire, ma il prodotto rimane<br />
comunque sicuro.<br />
A PROVA DI RESISTENZA Sulla<br />
confezione c’è scritto che “si<br />
mantiene fuori dal frigorifero fino<br />
a un massimo di quattro ore”. È<br />
vero? Abbiamo tenuto Yomino<br />
in condizioni estreme, a 30°C,<br />
per quattro ore e poi lo abbiamo<br />
analizzato in laboratorio.<br />
Tutto bene: lo yogurt è rimasto<br />
inalterato e i fermenti vivi in numero<br />
adeguato, nonostante il caldo.<br />
QUELLI NO Al contrario gli alimenti con<br />
l’indicazione “da consumarsi entro il” non<br />
vanno mangiati oltre la scadenza. Si tratta<br />
infatti di prodotti deperibili dal punto di<br />
vista microbiologico: si potrebbe creare un<br />
problema di sicurezza alimentare.<br />
IL BELLO DELL’ACIDITÀ Pur avendo come<br />
indicazione “da consumarsi entro il “ lo<br />
yogurt dura qualche giorno di più. Il motivo<br />
sta nella sua acidità: questa caratteristica,<br />
infatti, lo protegge dall’attacco dei batteri<br />
dannosi. Ma più ci si allontana dalla data di<br />
produzione, più diminuisce il numero di<br />
batteri vivi presenti. Lo yogurt può essere<br />
consumato anche dopo la scadenza, entro<br />
6-7 giorni. Attenzione però se il coperchio<br />
appare rigonfio: è sintomo di produzione di<br />
gas, meglio non rischiare e non<br />
consumarlo.<br />
OCCHIO ALLA REFRIGERAZIONE Lo<br />
yogurt può durare qualche giorno di più<br />
dopo la scadenza, ma la catena del freddo<br />
deve essere rispettata in tutte le sue fasi,<br />
dai banchi frigo della grande distribuzione<br />
al frigorifero di casa.<br />
cosa c’è dentro questa preparazione?<br />
Fragole, zucchero (lo troviamo ancora...)<br />
e altri ingredienti, come sciroppo di<br />
glucosio-fruttosio, pectina, amido,<br />
acido citrico come correttore di acidità<br />
e succhi concentrati vari, dal ribes nero<br />
al sambuco, fino alle barbabietole rosse<br />
per accentuare il colore dello yogurt. Per<br />
scegliere cosa acquistare, bisogna evitare<br />
di credere agli slogan sulle confezioni:<br />
piuttosto è fondamentale leggere la lista<br />
degli ingredienti. Più è semplice, meglio<br />
è. Attenzione poi a non confondersi<br />
sull’ingrediente principale (lo yogurt), che<br />
viene riportato in vari modi: per alcuni è<br />
solo yogurt; altri specificano tutti i tipi di<br />
fermenti contenuti nel vasetto. In realtà<br />
non cambia nulla. Nella nostra tabella -<br />
nella colonna “qualità degli ingredienti”<br />
- abbiamo valutato sia la percentuale<br />
di fragola presente nel vasetto sia gli<br />
ingredienti; abbiamo premiato i prodotti<br />
che hanno solo latte, fermenti, zucchero e<br />
penalizzato in modo proporzionale quelli<br />
che hanno uno o più ingredienti inutili.<br />
Un prodotto che ci ha deluso? Lo yogurt<br />
Frujo, che nella lista degli ingredienti<br />
dichiara di contenere “aromi naturali”: le<br />
nostre analisi di laboratorio dicono invece<br />
che l’aroma non è ottenuto dalla fragola,<br />
ma è un composto sintetico. Non va bene:<br />
chiediamo al produttore di essere più<br />
trasparente.<br />
Furosina, non va bene se è tanta<br />
La furosina è una sostanza che si forma<br />
durante il riscaldamento del latte: più<br />
questo procedimento è protratto,<br />
maggiore è la sua quantità nello yogurt. È<br />
vero che il trattamento termico serve - tra<br />
le altre cose - a sanificare il latte, ma se<br />
è troppo spinto (ad alte temperature) la<br />
perdita dal punto di vista nutrizionale è<br />
notevole. In questa prova gli yogurt del<br />
test se la cavano bene, ad eccezione di<br />
Coop Bio che merita un pessimo.<br />
Quello greco è diverso<br />
Molto apprezzato, lo yogurt greco è<br />
uno degli ultimi prodotti lanciati sul<br />
mercato. Che cos’ha di diverso rispetto<br />
a quello tradizionale? Non sono certo gli<br />
ingredienti di base a cambiare (si tratta<br />
sempre di latte con gli stessi fermenti<br />
lattici), ma il processo di produzione:<br />
lo yogurt greco viene filtrato; quello<br />
tradizionale no. Con questo procedimento<br />
si allontana una parte di liquido e<br />
la consistenza risulta più compatta.<br />
Questa corposità però comporta anche<br />
un aumento delle calorie. E i grassi?<br />
Sono tanti, ma non molti di più di quelli<br />
presenti negli yogurt bianchi tradizionali<br />
(comunque i più venduti sono quelli<br />
magri). Un’altra curiosità: non sempre<br />
lo yogurt greco viene dalla Grecia. Il<br />
richiamo al paese ellenico sulla confezione<br />
a volte viene usato esclusivamente per<br />
questioni di marketing: non è detto che<br />
la produzione avvenga in quei luoghi.<br />
L’origine può variare: molti sono prodotti<br />
in Francia e Austria per esempio.<br />
Per scoprirlo non bisogna basarsi su<br />
illustrazioni e disegni sulla confezione,<br />
si deve guardare il bollo ovale: le prime<br />
lettere della sigla (Fr, At, per esempio)<br />
identificano il paese in cui si trova lo<br />
stabilimento di produzione.<br />
44 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong><br />
www.altroconsumo.it
TEST<br />
Fotocamere dello smartphone<br />
UN CLIC SEMPRE<br />
PIÙ “SMART”<br />
I telefonini offrono fotocamere di livello sempre più alto.<br />
Ne valutiamo sette, per foto e selfie che non temono rivali.<br />
di Simona Ovadia<br />
Non è un caso che Apple abbia<br />
invaso le città di cartelloni<br />
pubblicitari del nuovo iPhone<br />
6S Plus puntando sulla qualità<br />
fotografica dell’apparecchio. O che la<br />
meravigliosa attrice Scarlett Johansson<br />
venga immortalata mentre scatta un<br />
selfie per sponsorizzare il suo nuovissimo<br />
Huawei P9. Le grandi aziende di telefonini<br />
(e i creativi preposti alle loro campagne<br />
pubblicitarie) hanno capito che ormai, per<br />
battere la concorrenza e offrire “qualcosa<br />
in più” che possa allettare il consumatore,<br />
devono puntare sulla qualità delle<br />
fotocamere dei loro prodotti. Chi conosce<br />
bene il mondo delle tecnologie di largo<br />
IN SINTESI<br />
I migliori<br />
smartphone per gli<br />
amanti delle fotografie<br />
Consigli per scattare<br />
sfruttando tutte<br />
le potenzialità del<br />
telefono<br />
Come gestire lo<br />
spazio nella memoria<br />
consumo ci scommette: tra qualche anno<br />
le fotocamere compatte scompariranno<br />
dal mercato, sostituite da smartphone<br />
sempre più orientati alla qualità<br />
fotografica. Ecco perché tra le diverse<br />
prove a cui sottoponiamo gli smartphone<br />
in vendita, non mancano mai quelle sulla<br />
qualità della loro fotocamera. Per questo<br />
abbiamo selezionato i sette smartphone<br />
più in voga del momento, includendo i<br />
principali marchi presenti sul mercato,<br />
e ci siamo focalizzati esclusivamente<br />
sulle caratteristiche tecniche e sulle<br />
prove riguardanti la loro fotocamera. Ma<br />
abbiamo lasciato in tabella (alla pagina<br />
seguente) anche il giudizio globale, che<br />
www.altroconsumo.it luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 45
TEST<br />
Fotocamere dello smartphone<br />
PREZZI CARATTERISTICHE RISULTATI<br />
Smartphone<br />
In euro min-max<br />
(maggio <strong>2016</strong>)<br />
Dimensioni sensore<br />
Risoluzione<br />
fotocamera<br />
(principale/frontale)<br />
Dimensioni pixel<br />
Apertura<br />
Funzione panoramica<br />
Funzione HDR<br />
Qualità fotocamera<br />
principale<br />
Qualità fotocamera<br />
frontale<br />
Facilità d’uso<br />
della fotocamera<br />
Video<br />
QUALITÀ GLOBALE%<br />
APPLE iPhone 6S Plus (64 GB) 762 - 1.082 1/3’’ 12-5 Mpixels 1,22 μm f/2.2 G G B B A A 80<br />
SAMSUNG Galaxy S7 Edge (32 GB) 609 - 839 1/2.6’’ 12-5 MPixels 1,4 μm f/1.7 G G B B A B 80<br />
LG G5 519 - 699 1/2.6’’ 16-8 MPixels 1,12 μm f/1.8 G G B B B B 77<br />
SONY Xperia Z5 E6653 439 - 692 1/2.3’’ 23-5 MPixels 1,12 μm f/2.0 G G B C B B 75<br />
HUAWEI P9 459 - 621 n.d. 12-8 MPixels 1,25 μm f/2.2 G G C C B C 75<br />
HUAWEI Google Nexus 6P (32GB) 445 - 699 1/2.3’’ 12-8 MPixels 1,55 μm f/2.0 G G C C B C 74<br />
MICROSOFT Lumia 950 410 - 649 1/2.4’’ 20-5 MPixels 1,12 μm f/1.9 B C C A 68<br />
Risultati completi su www.altroconsumo.it/cellulari qualità buona qualità media<br />
prende in considerazione la qualità<br />
complessiva dell’apparecchio. iPhone<br />
6S Plus di Apple e Samsung Galaxy S7<br />
Edge sono indubbiamente i vincitori<br />
per quanto riguarda sia la qualità<br />
globale dell’apparecchio, sia quella della<br />
macchina fotografica, con un leggero<br />
vantaggio per il melafonino nella qualità<br />
delle riprese video.<br />
Prove al passo con i tempi<br />
I nostri giudizi sono frutto di test che<br />
anno dopo anno prevedono prove sempre<br />
più severe, che possano far emergere<br />
anche i più piccoli dettagli e aspetti<br />
critici, in un contesto che diventa sempre<br />
più sofisticato e preciso. Per esempio,<br />
per valutare questi sette telefoni sono<br />
state effettuate diverse prove in varie<br />
condizioni di luce; abbiamo scattato<br />
con entrambe le fotocamere (sia quella<br />
posta sul dorso dell’apparecchio sia<br />
quella frontale) e aggiunto alcuni test<br />
che di solito utilizziamo esclusivamente<br />
per valutare la qualità delle macchine<br />
fotografiche classiche.<br />
Sebbene alcuni smartphone abbiano<br />
anche la possibilità di scattare<br />
selezionando manualmente alcune<br />
LA GUIDA PER FOTO IMPECCABILI<br />
Con la nostra guida imparerai a fare foto impeccabili<br />
con lo smartphone. La puoi avere con un contributo<br />
spese di 1,95 euro telefonando allo 02.6961506<br />
I parametri tecnici pubblicizzati<br />
non bastano a garantire foto di qualità<br />
funzioni, in formato Raw - cioè con<br />
l’immagine ancora nel suo aspetto<br />
“grezzo” non elaborato - i nostri giudizi si<br />
sono basati sulla qualità delle fotografie<br />
scattate in modalità completamente<br />
automatica ed elaborate in formato<br />
Jpeg, quello comunemente più usato.<br />
Per giudicare le immagini le abbiamo<br />
trasferite sullo schermo di un computer,<br />
così da eliminare la variabile della qualità<br />
dello schermo del telefonino dal giudizio<br />
sulla fotografia e sottoposte sia a una<br />
analisi elettronica (grazie a un software<br />
che analizza una serie di parametri come<br />
l’uniformità dei colori, il contrasto, la<br />
nitidezza...) sia a un giudizio soggettivo da<br />
parte di un esperto.<br />
I pixel non fanno la qualità<br />
Come si fa a individuare lo smartphone<br />
con la fotocamera migliore? Quali sono<br />
i fattori che determinano la qualità di<br />
una fotocamera? Sono ancora molti a<br />
pensare che sia il numero di pixel a fare<br />
la differenza, complice la spinta del<br />
marketing nell’evidenziare la risoluzione<br />
del sensore. In realtà un numero elevato<br />
di pixel può essere utile solo in due<br />
situazioni: quando si vuole stampare in<br />
formati molto grandi e quando si vuole<br />
usare lo zoom digitale. Più pixel ci sono,<br />
poi, più risulteranno piccoli e meno<br />
sensibili alla luce, e l’immagine sarà più<br />
scura. Per questo, i produttori sono alla<br />
perenne ricerca di un compromesso tra<br />
quantità e qualità, che sembra essere<br />
stato trovato nella quantità massima di<br />
12-14 MPixel (fatte alcune eccezioni). Un<br />
aspetto invece che può essere indicativo<br />
della qualità fotografica del telefono è,<br />
per esempio, la grandezza dell’apertura<br />
(quella che viene indicata con la sigla<br />
f/...). Stiamo parlando dell’apertura del<br />
diaframma, che controlla la quantità di<br />
luce che raggiunge il sensore durante<br />
il tempo di esposizione, ovvero nel<br />
tempo in cui l’otturatore resta aperto.<br />
Maggiore sarà l’apertura, più luce entrerà<br />
nella fotocamera, minore sarà il tempo<br />
necessario all’esposizione e quindi il<br />
rischio di fare foto mosse. Samsung<br />
Galaxy S7 ha l’apertura di diaframma<br />
maggiore tra gli smartphone attualmente<br />
sul mercato, ovvero f/1.7 (maggiore è<br />
l’apertura, più basso sarà il numero<br />
46 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong><br />
www.altroconsumo.it
TEST<br />
Fotocamere dello smartphone<br />
che segue la “f”). Apertura e velocità<br />
dell’otturatore sono altri due elementi da<br />
considerare, insieme alla qualità ottica<br />
delle lenti.<br />
Può essere utile anche valutare la facilità<br />
d’uso, per esempio se lo smartphone<br />
permette di scattare usando un bottone<br />
“fisico” e non solo il touch screen, cosa<br />
che garantisce una presa più stabile e<br />
sicura. In tabella indichiamo i giudizi sulla<br />
facilità d’uso, con una avvertenza: non si<br />
tratta di un voto complessivo assegnato<br />
al telefono, ma soltanto di quello relativo<br />
all’uso della fotocamera, come la<br />
velocità di partenza della app “macchina<br />
fotografica”, la rapidità dell’autofocus<br />
nella messa a fuoco, la facilità delle<br />
impostazioni e così via.<br />
I trucchi per migliorare le foto<br />
La qualità dell’apparecchio conta. Ma conta anche la mano del fotografo<br />
e alcune conoscenze di base che possono essere d’aiuto per scatti<br />
più soddisfacenti.<br />
Meglio fare qualche prova<br />
In generale, consigliamo di non fare<br />
troppo affidamento sulle caratteristiche<br />
tecniche pubblicizzate dai produttori,<br />
perché non influenzano più di tanto la<br />
qualità delle fotografie. Se si vuole andare<br />
sul sicuro, la cosa migliore è provare il<br />
modello, perché quello che conta davvero<br />
è il cosiddetto “post processing” cioè<br />
come la foto viene processata elaborando<br />
il segnale luminoso. Ne è un esempio<br />
l’iPhone 6 Plus: le caratteristiche tecniche<br />
non sono tra le più innovative, eppure<br />
resta lo smartphone con la migliore<br />
qualità fotografica tra quelli testati.<br />
Le foto e lo spazio in memoria<br />
Le fotografie occupano parecchio spazio<br />
nella memoria del telefono. È, quindi,<br />
importante imparare a gestirlo nel modo<br />
più efficiente possibile. Anche perchè<br />
capita che lo spazio di memoria dichiarato<br />
dal produttore non corrisponda a quello<br />
effettivamente utilizzabile, perché parte di<br />
esso è già occupato dal sistema operativo,<br />
come nel caso dei telefonini Apple e<br />
Samsung oggetto della nostra class action<br />
(si può ancora aderire per farsi rimborsare<br />
i giga di memoria dichiarati, ma già<br />
occupati, iscrivendosi sul nostro sito).<br />
Se si scattano tante fotografie la memoria<br />
dello smartphone molto probabilmente<br />
sarà insufficiente per contenerle tutte.<br />
Il nostro consiglio è di salvarle su una<br />
scheda di memoria Sd che si inserisce<br />
nell’apposito alloggiamento (assente<br />
in iPhone e Google Nexus 6P). E fare<br />
regolarmente un backup sul computer di<br />
casa, cosa che mette in sicurezza i ricordi<br />
anche in caso di perdita o furto dello<br />
smartphone. Oppure salvare le foto su un<br />
servizio di cloud come iCloud, Dropbox,<br />
Google Drive, One Drive: i telefoni attuali<br />
lo fanno anche in automatico.<br />
HDR Questa funzione (presente su molti<br />
telefoni) utilizza per la stessa immagine<br />
diversi scatti successivi, con livelli di<br />
illuminazione molto vari, creando così una<br />
gamma di sfumature di colore più elevata.<br />
Uso dello zoom Sconsigliamo l’uso dello<br />
zoom digitale, perché la foto perde<br />
moltissimo in qualità. Meglio “ritagliare”<br />
il particolare desiderato dopo lo scatto<br />
dell’immagine complessiva.<br />
Uso dei filtri Una foto con una luce non<br />
ottimale o una messa a fuoco non perfetta<br />
possono essere corrette grazie all’uso<br />
dei filtri. Per esempio, virando al seppia o<br />
usando il bianco e nero.<br />
Uso del flash Il flash deve essere usato con<br />
parsimonia e se scatta significa che la luce<br />
d’ambiente non è ottimale. Rischia anche<br />
di creare macchie bianche di luce sulla foto.<br />
Mai usarlo per le lunghe distanze.<br />
Fotografare in orizzontale La maggior<br />
parte di noi scatta le sue foto in orizzontale.<br />
Questo è preferibile: il nostro campo visivo<br />
comprende 180 gradi circa in orizzontale,<br />
mentre in verticale solo 130 gradi circa.<br />
Selfie L’autoscatto (selfie) ha bisogno di<br />
qualche piccolo trucco per realizzarlo al<br />
meglio. Il più importante: scattare sempre<br />
dall’alto verso il basso per un profilo perfetto.<br />
Altri consigli per realizzare un selfie a pag. 63.<br />
www.altroconsumo.it luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 47
TEST<br />
Gelatiere<br />
GELATO FATTO IN CASA<br />
Con il fai da te usi gli ingredienti che preferisci<br />
e risparmi. Ecco i modelli promossi dalle nostre prove.<br />
di Elisa Gerardis<br />
IN SINTESI<br />
Risultati delle prove<br />
su 13 gelatiere, 5<br />
autorefrigeranti e 8<br />
non autorefrigeranti<br />
Risposte alle<br />
domande più diffuse<br />
su come scegliere<br />
il gelato badando<br />
alla qualità degli<br />
ingredienti<br />
Fare il gelato in casa può essere<br />
una gran comodità: ci si sceglie<br />
da soli gli ingredienti, per venire<br />
incontro a chi ha allergie o<br />
intolleranze o semplicemente per poter<br />
stabilire da sé la qualità di quello che si<br />
mangia. La gelatiera può essere quindi<br />
un elettrodomestico molto utile. Ne<br />
esistono di due tipi: le autorefrigeranti,<br />
con meccanismo di congelamento<br />
integrato, e le non-autorefrigeranti, che<br />
invece richiedono il pre-raffredamento del<br />
recipiente nel freezer.<br />
Le abbiamo messe alla prova con test di<br />
laboratorio: anche i modelli più economici<br />
hanno dato risultati quantomeno<br />
accettabili.<br />
Autorefrigeranti: per un uso intensivo<br />
Il principio di funzionamento, comune a<br />
tutti i tipi di gelatiere, è molto semplice:<br />
il recipiente raffredda gli ingredienti<br />
e la paletta, ruotando, li manteca<br />
fino ad ottenere il gelato. Le gelatiere<br />
autorefrigeranti sono dotate di un<br />
compressore che le rende un po’ più<br />
ingombranti e pesanti.<br />
La produzione del gelato tuttavia è<br />
più semplice: è possibile preparare<br />
gusti diversi uno dopo l’altro, perché il<br />
GELATIERE: AUTOREFRIGERANTI<br />
QUALITÀ<br />
QUALITÀ<br />
80 BUONA<br />
70 BUONA<br />
De’ Longhi ICK5000<br />
Melchioni Family<br />
Creamy<br />
225 - 301 € 183 - 197 €<br />
PRO Buona qualità di gelati e<br />
sorbetti. Poco rumorosa.<br />
CONTRO Lunghi tempi di<br />
preparazione, prezzo alto.<br />
IL NOSTRO PARERE La migliore<br />
gelatiera dei nostri test. È facile da<br />
pulire e ha un buon design.Peccato<br />
per il costo elevato e i tempi di<br />
preparazione (circa 50 minuti).<br />
PRO Facile da usare, ha un cestello<br />
capiente.<br />
CONTRO Lunghi tempi di<br />
preparazione.<br />
IL NOSTRO PARERE Buona qualità<br />
a un prezzo interessante. Fra le<br />
autorefrigeranti è la gelatiera più<br />
semplice da utilizzare. Può produrre<br />
fino a 900 grammi di gelato.<br />
48 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong><br />
www.altroconsumo.it
TEST<br />
Gelatiere<br />
PREZZI CARATTERISTICHE RISULTATI<br />
Gelatiere<br />
In euro min - max<br />
(maggio <strong>2016</strong>)<br />
Ore di raffreddamento<br />
del recipiente in freezer<br />
(dichiarato)<br />
Dimensioni del recipiente<br />
refrigerante<br />
(diametro x altezza) in cm<br />
Qualità gelato alla vaniglia<br />
Qualità sorbetto al limone<br />
Qualità gelato allo yogurt<br />
Tempo di preparazione<br />
(escluso il raffreddamento<br />
del recipiente)<br />
Facilità d’uso<br />
Facilità della pulizia<br />
QUALITÀ GLOBALE %<br />
Autorefrigerante<br />
F DE’ LONGHI ICK5000 225 - 301 n.d. n.d. A A A D C B 80<br />
PRINCESS 282601 210 -265 n.d. n.d. A A A D C D 77<br />
ARIETE 693 Gran Gelato metal 208 - 264 n.d. n.d. A B A C C D 75<br />
F MELCHIONI FAMILY Creamy 183 - 197 n.d. n.d. A A B C B D 70<br />
NEMOX Gelato Grand 191 - 234 n.d. n.d. A B B C C D 60<br />
Non autorefrigerante<br />
F NEMOX Harlequin 63 - 79 10 14 x 15 A B C B B C 70<br />
DE’ LONGHI IC8500 46 - 60 10 20 x 15 B A B B C D 69<br />
SEVERIN EZ7402 49 - 51 8 18 x 19 A B B B B D 68<br />
CUSINART XL - ICE30BCE 110 - 150 12 20 x 17 B A B A C C 67<br />
F TERMOZETA 75104 La Gelatiera 29 - 30 8 19 x 14 C B A B B D 66<br />
PRINCESS 282602 Ice cream maker 50 - 60 12 18 x 15 C C A A C D 64<br />
ARIETE 638 Gran Gelato 35 - 48 24 20 x 15 C C A B C E 55<br />
ARIETE 635 Ice cream & Yogurt maker 51 - 62 12 18 x 14 D D B B C C 50<br />
n.d. non disponibile<br />
Risultati completi su www.altroconsumo.it/elettrodomestici<br />
qualità buona<br />
qualità media<br />
recipiente si raffredda da solo ad ogni<br />
utilizzo. Le gelatiere autorefrigeranti sono<br />
in media più care rispetto alle altre (vedi<br />
tabella in alto).<br />
Questo tipo di gelatiera è consigliato<br />
a chi pensa di farne un uso intensivo,<br />
o per preparare tanti gusti di gelato<br />
rapidamente. Se non hai queste esigenze,<br />
e ti dedichi alla preparazione del gelato<br />
solo in estate o di rado, meglio puntare<br />
a un modello non autorefrigerante, più<br />
economico e leggero.<br />
Non autorefrigeranti: più pratiche<br />
Più piccole, meno ingombranti e meno<br />
care: le gelatiere non autorefrigeranti<br />
possiedono tutte queste caratteristiche,<br />
e tra quelle testate alcuni modelli hanno<br />
dato buoni risultati. Con una gelatiera non<br />
autorefrigerante è essenziale il calcolo<br />
totale dei tempi di preparazione.<br />
Se per preparare gelati e sorbetti<br />
l’elettrodomestico impiega in media tra 30<br />
e 50 minuti, infatti, con un modello non<br />
dotato della capacità di autorefrigerarsi<br />
bisogna calcolare anche il tempo di<br />
raffreddamento del cestello, che prima va<br />
NON AUTOREFRIGERANTI<br />
QUALITÀ<br />
QUALITÀ<br />
70 BUONA<br />
66 BUONA<br />
Nemox Harlequin Termozeta 75104<br />
La Gelatiera<br />
63 - 79 € 29 - 30 €<br />
PRO Il gelato alla vaniglia è venuto<br />
molto bene nelle prove.<br />
CONTRO I tempi di preparazione<br />
sono piuttosto lunghi, il gelato allo<br />
yogurt delude.<br />
IL NOSTRO PARERE È un prodotto<br />
abbastanza caro, ma la qualità è<br />
buona e il cestello della versione che<br />
abbiamo testato è capiente.<br />
PRO Tempi di preparazione rapidi,<br />
prezzo conveniente.<br />
CONTRO Non è semplice da pulire.<br />
IL NOSTRO PARERE Qualità nel<br />
complesso soddisfacente, è stata<br />
una delle migliori gelatiere nella<br />
preparazione del gelato allo yogurt.<br />
www.altroconsumo.it<br />
luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 49
TEST<br />
Gelatiere<br />
“congelato” in freezer per diverse ore.<br />
Inoltre, al contrario di quanto avviene con<br />
quelle autorefrigeranti, con questo tipo<br />
di gelatiere non è possibile preparare più<br />
gusti di gelato in sequenza: sarà sempre<br />
necessario congelare di nuovo il cestello.<br />
I nostri test le promuovono<br />
Abbiamo portato in laboratorio 5 modelli<br />
autorefrigeranti e 8 non autorefrigeranti,<br />
sottoponendoli a diverse prove: le<br />
immagini qui in basso ne mostrano alcuni<br />
passaggi. Con ciascuna gelatiera abbiamo<br />
preparato tre ricette classiche: gelato alla<br />
vaniglia, sorbetto al limone e gelato allo<br />
yogurt. Innanzitutto, abbiamo valutato la<br />
durata della preparazione, misurando il<br />
tempo necessario per la realizzazione del<br />
gelato dal momento in cui gli ingredienti<br />
vengono inseriti nel cestello fino a quando<br />
viene raggiunta la giusta consistenza.<br />
In generale, le gelatiere non<br />
autorefrigeranti completano la<br />
preparazione in mezz’ora, le<br />
autorefrigeranti in 40-50 minuti.<br />
Abbiamo quindi esaminato la facilità<br />
d’uso e di pulizia, entrambi aspetti da non<br />
sottovalutare per utilizzare la gelatiera con<br />
piacere e senza stancarsi troppo. Tutte le<br />
gelatiere si sono rivelate piuttosto semplici<br />
da utilizzare, alcune meno semplici da<br />
pulire dopo l’utilizzo.<br />
Infine - ma importantissimo - abbiamo<br />
verificato la qualità del gelato e del<br />
sorbetto prodotti, sottoponendoli a una<br />
giuria di assaggiatori che ne ha valutato la<br />
consistenza, il gusto e l’aspetto.<br />
Da cosa dipende il gusto del gelato?<br />
Come mostra la tabella, tutte le gelatiere<br />
hanno ottenuto risultati almeno<br />
accettabili: nessun prodotto è stato<br />
bocciato dai nostri test. La differenza<br />
tra una valutazione buona e un’altra<br />
meno buona di una gelatiera è data<br />
dalla consistenza e dall’aspetto del<br />
gelato o del sorbetto prodotto. Il gusto<br />
del gelato dipende dagli ingredienti<br />
scelti: il vantaggio di possedere una<br />
gelatiera è proprio poter scegliere con<br />
cosa preparare il proprio gelato. Non<br />
aspettatevi un risultato uguale a quello<br />
del gelato artigianale, in cui sono presenti<br />
anche addensanti e additivi; il gelato<br />
casalingo preparato con le gelatiere non è<br />
adatto a una lunga conservazione: appena<br />
uscito dal cestello sarà molto cremoso, ma<br />
dopo qualche giorno di conservazione in<br />
freezer la consistenza risulterà deteriorata<br />
dalla formazione di cristalli di ghiaccio.<br />
Il risparmio c’è<br />
Quanto si risparmia preparando il gelato<br />
in casa? Abbiamo calcolato il costo medio<br />
al chilogrammo del gelato alla crema<br />
artigianale acquistato in gelateria: circa<br />
Le prove del test<br />
LA QUALITÀ DEL<br />
FACCIAMO IL GELATO Abbiamo<br />
preparato tre gusti diversi: crema,<br />
yogurt e sorbetto al limone.<br />
QUANTO TEMPO CI VUOLE? Con<br />
un timer è stato misurato il tempo di<br />
preparazione del gelato.<br />
Quali sono le principali differenze tra un<br />
gelato fatto in casa, uno industriale e<br />
uno artigianale?<br />
Gli ingredienti: il gelato casalingo è preparato con<br />
materie prime fresche come latte, panna,<br />
zucchero, uova, frutta... Nel gelato industriale,<br />
invece, troviamo latte in polvere (per i gelati alla<br />
crema), zuccheri di vario tipo e talvolta anche<br />
grassi estranei, necessari a dare cremosità al<br />
prodotto. Per il confronto con il gelato artigianale,<br />
non è facile dare indicazioni precise: in teoria la<br />
sua composizione dovrebbe essere simile a<br />
quella del gelato fatto in casa, ma moltissime<br />
gelaterie aggiungono additivi. Un’altra differenza<br />
importante tra gelato casalingo, artigianale e<br />
industriale riguarda la quantità di aria presente.<br />
Nella produzione artigianale e in quella casalinga<br />
l’aria viene inglobata naturalmente durante la<br />
fase di mescolamento dell’impasto,<br />
determinando un aumento del volume<br />
dell’impasto massimo del 30 per cento. Al<br />
contrario, nella produzione del gelato industriale,<br />
l’aria viene insufflata artificialmente durante la<br />
fase di congelamento dell’impasto per far<br />
raddoppiare il suo volume.<br />
EMERGONO I DIFETTI È stata<br />
valutata la densità e la compattezza<br />
del gelato, difetti inclusi.<br />
USO FACILE? Abbiamo valutato sia<br />
la facilità d’uso (giudizio in tabella), sia<br />
se il gelato si travasa senza impicci.<br />
Ci sono ingredienti da evitare?<br />
In generale, gli additivi che vengono aggiunti nel<br />
gelato non rappresentano un rischio per la salute.<br />
Aromi e coloranti, però, servono a compensare la<br />
scarsità degli ingredienti più nobili, come per<br />
50 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong><br />
www.altroconsumo.it
TEST<br />
Gelatiere<br />
16 euro. La stessa quantità di gelato<br />
confezionato (le vaschette acquistabili al<br />
supermercato) costa in media 6 euro al<br />
chilo. Il nostro gelato fatto in casa con la<br />
gelatiera, invece, costerà circa 4,50 euro<br />
al chilo. A questo importo, ovviamente,<br />
bisognerà aggiungere i costi della<br />
gelatiera, il cui ammortamento dipende<br />
da quanti gelati si fanno durante la vita<br />
dell’elettrodomestico. Ipotizzando di<br />
utilizzarlo per 5 anni per 20 gelati all’anno<br />
(circa 60 chili di gelato in totale), usando i<br />
nostri Migliori Acquisti al prezzo minimo<br />
rilevato indicativamente spenderemmo<br />
7,6 euro al chilo con una gelatiera<br />
autorefrigerante e 5 euro al kg con un<br />
modello non auto refrigerante.<br />
In conclusione, se si utilizza la gelatiera<br />
come alternativa al gelato confezionato,<br />
il risparmio è irrisorio. Se invece il gelato<br />
fatto in casa sostituisce quello artigianale,<br />
si può risparmiare parecchio.<br />
15 Kg<br />
È il consumo annuale pro capite<br />
di gelato artigianale degli italiani,<br />
detentori del primato mondiale<br />
di mangiatori di gelato<br />
5 ₧<br />
Costo al chilo del gelato alla<br />
crema fatto in casa con il Miglior<br />
Acquisto non autorefrigeranti<br />
comprato al prezzo minimo<br />
87%<br />
Le famiglie italiane che<br />
consumano gelati confezionati:<br />
si tratta di un alimento<br />
stagionale, acquistato<br />
soprattutto nei mesi estivi<br />
16 ₧<br />
Costo medio al chilo del gelato di<br />
gelateria. Il prezzo, però, è molto<br />
variabile soprattutto<br />
da Nord (fino a 25₧/kg)<br />
a Sud (fino a 11₧/kg)<br />
GELATO LA RICONOSCI COSÌ<br />
esempio la frutta. Nelle preparazioni industriali,<br />
poi, è molto diffuso l’uso dell’olio di cocco, ricco di<br />
acidi grassi saturi, che è meglio evitare. È sempre<br />
utile leggere l’etichetta: anche i gelati artigianali<br />
per legge devono essere accompagnati da<br />
informazioni relative agli ingredienti.<br />
Ha senso sostituire un pasto con il<br />
gelato, come vorrebbero le diffuse<br />
diete del gelato?<br />
No. Il gelato, come ogni altro alimento, non è<br />
completo dal punto di vista nutrizionale.<br />
Mancano ad esempio le fibre, diverse vitamine e i<br />
sali minerali: per questo motivo non può<br />
sostituire un pasto completo<br />
Da quali elementi si può riconoscere un<br />
gelato di qualità?<br />
Sicuramente dall’elenco degli ingredienti, da<br />
controllare non solo quando si compra il gelato<br />
industriale, ma anche quando si entra in una<br />
gelateria. Non sempre, infatti, l’immagine di un<br />
negozio, magari pieno di cassette di frutta fresca,<br />
corrisponde alla genuinità del prodotto venduto.<br />
Per esempio, un colore molto acceso, come il<br />
rosa intenso, di un gelato alla fragola, deve farci<br />
insospettire: dimostra che la qualità degli<br />
ingredienti non è eccelsa. La presenza di<br />
coloranti, aromi o grassi di scarsa qualità (come<br />
l’olio di cocco) indica che il prodotto non contiene<br />
ingredienti di pregio.<br />
Di gelati ce n’è per tutti i gusti. Anche chi deve stare attento ai grassi e alle<br />
calorie può gustarselo, a patto che sia a base di acqua e frutta.<br />
GELATO ALLA CREMA Indicativamente 100<br />
g di un gelato alla crema possono contenere<br />
6-7 g di grassi, prevalentemente saturi, e<br />
circa 25 g di zuccheri. Le calorie fornite da<br />
una coppetta piccola (120 g) di gelato alla<br />
crema possono variare, dunque, tra 200 e<br />
230, a seconda del tipo di miscela.<br />
SORBETTO AL LIMONE Nel caso di un<br />
sorbetto al limone, grassi e proteine sono<br />
presenti solo in tracce, mentre gli zuccheri<br />
rappresentano circa un terzo. Una coppetta<br />
piccola di sorbetto al limone (ovviamente se<br />
preparato senza latte) risulta quindi meno<br />
calorica di una alla crema e fornisce,<br />
indicativamente, 150-160 kcal.<br />
STECCO AL CIOCCOLATO In media pesa<br />
intorno agli 80 g e apporta circa 250 kcal.<br />
Circa un quarto (20 g) sono zuccheri, mentre<br />
poco meno, ovvero circa 16 g, sono grassi, di<br />
cui la maggior parte saturi (11 g circa), cioè<br />
quelli che già generalmente tendono a essere<br />
in eccesso nella nostra dieta.<br />
www.altroconsumo.it<br />
luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 51
DAL SITO www.altroconsumo.it<br />
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CREME SOLARI<br />
GARNIER AMBRE SOLAIRE<br />
Kids advanced sensitive 50+<br />
PRO Buona l’efficacia contro i raggi Uva e Uvb.<br />
Il panel di consumatori si è detto soddisfatto, in<br />
particolare per la facilità di applicazione e per<br />
l’assenza del classico effetto bianco.<br />
CONTRO L’etichetta fornisce molte<br />
informazioni importanti per il consumatore,<br />
ma è criticabile la presenza di claim, presenti<br />
in quasi tutti i prodotti di questo tipo.<br />
IL NOSTRO PARERE Si trova al supermercato,<br />
non contiene ingredienti critici, il prezzo è tra i<br />
più bassi tra i solari testati, per tutto questo è<br />
Migliore Acquisto , ma la sua qualità l’ha<br />
portato a essere anche il Migliore del Test.<br />
SALVIETTINE PER BIMBI<br />
QUALITÀ<br />
QUALITÀ<br />
70 BUONA<br />
66 BUONA<br />
AUCHAN<br />
Baby salviettine<br />
Da 13,99 € per 200 ml Da 0,99 €<br />
PRO Le mamme del nostro panel hanno<br />
apprezzato la capacità di pulire bene, la<br />
morbidezza e il formato. Noi abbiamo valutato<br />
gli ingredienti: non ci sono allergeni<br />
nonostante la salvietta sia profumata né altre<br />
sostanze sconsigliate per la pelle dei bambini.<br />
CONTRO Alcune mamme hanno segnalato<br />
che estrarre salviettine dalla confezione non è<br />
molto agevole. L’imballaggio potrebbe essere<br />
migliorato riducendolo. Due sostanze (un<br />
silicone e un solvente) sono poco ecologiche.<br />
IL NOSTRO PARERE Apprezzato dalle<br />
mamme, buoni ingredienti e prezzo<br />
imbattibile.<br />
“Un solare affidabile<br />
per i bambini<br />
a un prezzo giusto”<br />
“Sono apprezzate<br />
dalle mamme<br />
e costano poco”<br />
TRA GLI ALTRI PRODOTTI CONFRONTA<br />
TRA GLI ALTRI PRODOTTI CONFRONTA<br />
NIVEA Sun kids Protect & Sensitive<br />
Spray solare 50+<br />
68<br />
COOP Crescendo Salviettine detergenti 75<br />
EUCERIN Kids Sun Spray 50+ 68<br />
FRIA Baby Sensation 64<br />
LA ROCHE POSAY Anthelios dermo-pediatrics<br />
SPF 50+<br />
CHICCO Baby Moments Latte Solare<br />
SPF 50+<br />
66<br />
65<br />
ESSELUNGA Baby Salviettine 67<br />
NATURAVERDE Bio Baby salviettine<br />
delicate umidificate<br />
65<br />
PREZZI AL 10/06/<strong>2016</strong><br />
APTONIA (Decathlon) 50+ Kids 65<br />
HUGGIES Everyday On the Go 62<br />
MIGLIAIA DI PRODOTTI A CONFRONTO www.altroconsumo.it/miglioracquisto<br />
52 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong> www.altroconsumo.it
TABLET<br />
FERRI DA STIRO<br />
LAVASTOVIGLIE INCASSO<br />
73 QUALITÀ<br />
QUALITÀ<br />
QUALITÀ<br />
BUONA 74 BUONA<br />
62 BUONA<br />
LENOVO<br />
PHILIPS GC7011/20<br />
INDESIT<br />
Tab 2 A10-30F 16GB<br />
PerfectCare Viva<br />
DISR16M19A<br />
Da 160€<br />
Da 120 € Da 282 €<br />
PRO Ottima durata della batteria: una ricarica<br />
da 30 minuti consente un utilizzo di oltre due<br />
ore. Inserendo una scheda di memoria si può<br />
ottenere più spazio per salvare i dati.<br />
CONTRO La qualità delle foto con la<br />
fotocamera posteriore é appena sufficiente.<br />
IL NOSTRO PARERE Buone prestazioni per<br />
questo tablet con sistema operativo Android.<br />
Combina una buona qualità dello schermo con<br />
una lunga durata della batteria.<br />
S’impara in fretta ad usarlo grazie ai comandi<br />
molto intuitivi.<br />
PRO Ottimo flusso di vapore e buone le<br />
prestazioni di stiratura. Il modello con caldaia<br />
è comodo da usare: si riempie e si svuota il<br />
serbatoio con facilità.<br />
CONTRO Il modello ha un ingombro non<br />
trascurabile. Le prestazioni di stiratura su<br />
cotone e jeans sono sufficienti.<br />
IL NOSTRO PARERE Ferro da stiro con caldaia<br />
dalle prestazioni più che soddisfacenti,<br />
A una buona facilità di utilizzo e un basso<br />
consumo energetico unisce un prezzo e un<br />
costo annuo molto competitivi.<br />
PRO Consumi elettrici e di acqua inferiori alla<br />
media. Il modello, largo solo 45 cm, è perfetto<br />
se si hanno problemi di spazio in cucina.<br />
CONTRO Il programma Eco rimuove con<br />
difficoltà lo sporco molto incrostato su pentole<br />
e tegami. Non c’è un indicatore che segnali a<br />
che punto è il ciclo di lavaggio.<br />
IL NOSTRO PARERE Ha il pregio di consumare<br />
poco. Il difetto maggiore è che non se la cava<br />
bene con lo sporco incrostato su padelle e<br />
pirofile. La rumorosità è accettabile. I modelli<br />
selezionati qui sotto per il confronto sono tutti<br />
ad incasso e larghi 45 cm.<br />
“Ottima la durata<br />
della batteria<br />
e facile da usare”<br />
“Tanto vapore, facile<br />
da usare, stira bene”<br />
“Consuma poco<br />
e toglie lo sporco<br />
più comune”<br />
TRA GLI ALTRI PRODOTTI CONFRONTA TRA GLI ALTRI PRODOTTI CONFRONTA TRA GLI ALTRI PRODOTTI CONFRONTA<br />
SAMSUNG Galaxy Tab S2 9.7 32GB LTE 85<br />
TEFAL GV7630C0 Express Compact<br />
Easy Control 7630<br />
81<br />
MIELE G4860SCVi 69<br />
APPLE iPad Pro 9.7 128GB 83<br />
SAMSUNG Galaxy Tab Pro S 128GB 80<br />
GOOGLE Pixel C 32GB 79<br />
AMAZON Fire HDX 8.9 2014 32GB 4G 77<br />
TEFAL GV7310 Express Compact 78<br />
PHILIPS GC8638/20 Perfect Care Aqua 75<br />
PHILIPS GC 7015/20 Perfect Care Viva 75<br />
PHILIPS GC 6605/20 SpeedCare 74<br />
BEKO DIS1520 67<br />
BOSCH SPV53M40EU 66<br />
WHIRLPOOL ADG402 63<br />
HOTPOINT-ARISTON<br />
LSTF9M124CEU<br />
61<br />
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luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 53
GUIDA ALLA SCELTA<br />
Sistema operativo<br />
IN SINTESI<br />
Il nuovo sistema<br />
operativo Windows<br />
10: a chi conviene e a<br />
chi no<br />
I pro e i contro del<br />
nuovo sistema<br />
Come configurarlo<br />
al meglio se lo hai già<br />
installato<br />
WINDOWS 10?<br />
SÌ, MA NON PER FORZA<br />
C’è tempo fino<br />
al 28 luglio per<br />
scaricare gratis<br />
il nuovo sistema<br />
operativo di Microsoft.<br />
Ma quanto ci conviene<br />
installarlo?<br />
di Elisa Gerardis<br />
Se Windows è il sistema operativo<br />
del tuo computer ne avrai<br />
sicuramente sentito parlare: il 29<br />
luglio scorso è uscito Windows 10,<br />
il nuovo aggiornamento rilasciato dalla<br />
Microsoft.<br />
Fino al 28 luglio <strong>2016</strong> sarà possibile<br />
installarlo sul proprio computer<br />
gratuitamente: conviene davvero farlo?<br />
Se in questo momento possiedi Windows<br />
7 o 8 e stai valutando se sia il caso di<br />
passare a Windows 10 abbiamo valutato<br />
per te i pro e i contro di questo upgrade.<br />
Qualora invece tu abbia da poco<br />
acquistato un pc nuovo con Windows 10<br />
già installato oppure se semplicemente<br />
hai già effettuato l’aggiornamento del<br />
sistema operativo, a pagina 6 puoi trovare<br />
un ventaglio di informazioni utili sulle<br />
migliori impostazioni per tutelare la tua<br />
privacy. Quello della privacy, infatti,<br />
sembra essere il problema principale di<br />
Windows 10. Meglio sapere un po’ di cose.<br />
Tutte le novità<br />
Più che un sistema operativo (nel senso<br />
in cui siamo ormai abituati a intenderlo),<br />
Windows 10 segna il passaggio a una vera<br />
e propria piattaforma in grado di offrire<br />
prodotti e servizi. L’interfaccia è nuova e<br />
diversa rispetto ai predecessori Windows<br />
7 e 8, anche perché è pensata sia per<br />
mouse sia per touchscreen (esigenza dei<br />
laptop covertibili che hanno entrambi i<br />
sistemi). Windows 10 inoltre è disponibile<br />
sia per la versione desktop, sia per tablet<br />
e smartphone che lo supportano, con il<br />
vantaggio di poter scaricare e utilizzare<br />
alcune app su tutti e tre i dispositivi. Tra le<br />
novità più interessanti segnaliamo anche<br />
il nuovo browser Edge, che sostituisce<br />
Internet Explorer, il Centro notifiche,<br />
con il compito di raccogliere in un unico<br />
posto le notifiche di email e messaggi<br />
provenienti da app e programmi, e<br />
Cortana, un’assistente virtuale che<br />
risponde a comandi sia vocali sia scritti.<br />
54 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong><br />
www.altroconsumo.it
Per maggiori informazioni<br />
www.altroconsumo.it/hi-tech<br />
Installare Windows 10 è particolarmente<br />
consigliato a chi non è soddisfatto del suo<br />
attuale sistema operativo. Il ritorno al<br />
menù Start, presente in tutte le versioni<br />
di Windows dal ’95 in poi, potrebbe<br />
soddisfare quanti non apprezzavano<br />
l’assenza di un menù di avvio in Windows<br />
8. Da ricordare, inoltre, che il passaggio<br />
è gratuito solo fino al prossimo 28<br />
luglio: una volta acquisita, la licenza per<br />
Windows 10 sarà valida a vita.<br />
A chi non conviene<br />
Se sei soddisfatto del tuo sistema<br />
operativo, ovvero di Windows 7 o 8, e<br />
sul tuo hard disk sono presenti numerosi<br />
programmi, probabilmente passare<br />
adesso a Windows 10 non è la scelta più<br />
indicata.<br />
Innanzitutto, come già accennato,<br />
l’interfaccia è diversa dai precedenti<br />
sistemi operativi: il nuovo menù Start<br />
non segue più la classica struttura<br />
presente fino a Windows 7 e non tutti<br />
amano cambiare abitudini. Per chi<br />
usa programmi datati, che potrebbero<br />
non funzionare sotto Windows 10,<br />
l’aggiornamento non è consigliabile.<br />
Da tenere presente che anche i driver<br />
di alcune periferiche potrebbero non<br />
funzionare (vedi anche il riquadro sulla<br />
stampante a pag. 57): questo può mettere<br />
in crisi l’audio, il touchpad, la stampante<br />
o altro. Inoltre, almeno in teoria, è<br />
possibile effettuare l’aggiornamento a<br />
Windows 10 senza dover riformattare il<br />
pc e reinstallare tutto, ma l’esperienza<br />
ha dimostrato spesso il contrario. Allo<br />
stato attuale, infatti, l’operazione non<br />
va sempre a buon fine: in questi casi,<br />
c’è il rischio di dover reinstallare tutto<br />
daccapo. Come vedremo più avanti, uno<br />
dei grossi problemi di Windows 10 è che<br />
non consente di scegliere se installare<br />
gli aggiornamenti di sistema oppure no<br />
e trasmette dati degli utenti a Microsoft<br />
senza che sia possibile impedirlo. Per<br />
questo motivo, almeno fino a quando<br />
questi due problemi non saranno risolti,<br />
non ci sentiamo di consigliarlo.<br />
Chi possiede già Windows 7 o 8, ed<br />
è soddisfatto, tra l’altro, può stare<br />
tranquillo ancora un bel po’: Microsoft si<br />
è impegnata a rilasciare gli aggiornamenti<br />
di sicurezza fino al 2020 per Windows 7<br />
e fino al 2023 per la versione 8. Quindi<br />
non ci sono rischi dal punto di vista di<br />
una maggior vulnerabilità del sistema<br />
operativo a virus o attacchi informatici.<br />
La privacy è il vero punto debole<br />
Il passaggio dal tradizionale sistema<br />
operativo a una piattaforma che offre<br />
prodotti e servizi è una caratteristica che<br />
rende Windows 10 poco rispettoso della<br />
privacy di chi lo utilizza. Uno dei punti<br />
Capita a molti di ritrovarsi il nuovo sistema<br />
installato senza averlo voluto: ecco che fare<br />
critici riguarda proprio la capacità del<br />
sistema di trasmettere alcuni nostri dati a<br />
Microsoft. La cosa più grave è che l’utente<br />
(almeno per ora) non può disabilitare<br />
del tutto questa funzionalità, né è chiaro<br />
cosa venga effettivamente inviato. Inoltre,<br />
al momento è impossibile disattivare gli<br />
aggiornamenti automatici di Windows<br />
10: questo è antipatico, perché, benché<br />
gli aggiornamenti siano utili, ci sono<br />
situazioni in cui è meglio non installarli<br />
subito, per esempio se si è nel pieno di un<br />
lavoro importante o urgente. E poi non è<br />
certo raro che un aggiornamento appena<br />
rilasciato presenti problemi, che verranno<br />
sistemati solo in seguito. Se l’installazione<br />
di Windows 10 è già stata effettuata,<br />
meglio prendere qualche accortezza sulle<br />
impostazioni “manuali” della privacy, per<br />
i limitare i rischi visti. Su Hitest di questo<br />
mese (HT 56, luglio <strong>2016</strong>) parliamo proprio<br />
di questo: con il nostro “Come fare” potrai<br />
trovare indicazioni più precise su come<br />
proteggere i tuoi dati e la tua privacy dopo<br />
l’installazione di Windows 10.<br />
E se l’aggiornamento non è richiesto?<br />
Se tra le impostazioni del tuo attuale<br />
sistema operativo hai attivato gli<br />
aggiornamenti automatici potrebbe<br />
capitare di ritrovarti Windows 10<br />
installato sul tuo pc, anche senza una<br />
chiara richiesta di aggiornamento. Quello<br />
del passaggio automatico a Windows 10<br />
sta diventando un problema piuttosto<br />
comune, riscontrato da numerosi utenti.<br />
A nostro parere, considerare Windows<br />
10 come un semplice aggiornamento di<br />
Windows 7 o 8 è una forzatura: si tratta<br />
di un sistema completamente diverso<br />
dai precedenti, che per questo potrebbe<br />
creare problemi di usabilità a chi lo<br />
utilizza. Abbiamo inviato una segnalazione<br />
del problema all’Autorità garante della<br />
concorrenza e del mercato, perché questa<br />
pratica commerciale scorretta di Microsoft<br />
venga verificata e sanzionata.<br />
Ad oggi, l’unico modo per difendersi<br />
da questo passaggio automatico è non<br />
aver effettuato gli aggiornamenti dei<br />
mesi scorsi. Se così non è stato, e ci<br />
si è trovati con Windows 10 installato<br />
senza volerlo, è possibile tentare la<br />
procedura di ripristino. Innanzitutto, è<br />
importante salvare tutti i dati sensibili,<br />
che andrebbero persi. Bisogna accedere<br />
quindi al menù Start, selezionare<br />
“Impostazioni” e poi “Aggiornamenti e<br />
sicurezza”.<br />
Nella finestra successiva apparirà la<br />
scheda “Ripristino”: un semplice pulsante<br />
attiverà la procedura per tornare a<br />
Windows 7 o 8.<br />
Se invece ancora non si è stati coinvolti<br />
nell’aggiornamento automatico, per<br />
non rischiare di subirlo si possono<br />
scaricare programmi come Never 10 (vedi<br />
l’immagine qui in basso), che bloccano<br />
l’installazione automatica di Windows 10,<br />
senza tuttavia precludere il passaggio in<br />
un eventuale momento successivo.<br />
Never 10 è un programma che, una<br />
volta installato sul pc, permette di<br />
bloccare l’aggiornamento automatico<br />
del sistema operativo. Una volta<br />
scaricato Never 10 (dall’indirizzo<br />
https://www.grc.com/files/<br />
never10.exe) apparirà questa<br />
finestra. Cliccando su “Disable Win<br />
10” l’aggiornamento automatico di<br />
Windows 10 sarà bloccato. Never 10<br />
non disabilita gli altri aggiornamenti<br />
(utili per la sicurezza del pc) e non<br />
preclude la possibilità di passare a<br />
Windows 10 in un secondo momento.<br />
www.altroconsumo.it luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 55
GUIDA ALLA SCELTA<br />
Sistema operativo<br />
SE HAI GIÀ INSTALLATO WINDOWS 10<br />
Possiedi un pc nuovo oppure sei già passato a Windows 10? Ecco alcuni suggerimenti<br />
su come configurarlo per ottimizzare l’uso del nuovo sistema operativo di Microsoft.<br />
PRIVACY<br />
Vai su Start, Impostazioni,<br />
Privacy.<br />
In questo menù potrai<br />
modificare alcune importanti<br />
impostazioni per la tua<br />
sicurezza, controllando le<br />
autorizzazioni delle applicazioni<br />
Windows.<br />
Ricorda che, una volta negate<br />
le autorizzazioni, alcune<br />
applicazioni potrebbero non<br />
funzionare più. Ad esempio,<br />
l’app “Calendario” scaricata dal<br />
Windows Store non funzionerà<br />
più dopo che si è bloccato<br />
l’accesso alle informazioni del<br />
proprio calendario personale.<br />
Ecco qualche suggerimento<br />
pratico per potenziare la tua<br />
privacy su Windows 10.<br />
• Alla voce “Generale”, disattiva<br />
tutte le opzioni disponibili.<br />
• Clicca su “Gestisci le mie<br />
preferenze per la pubblicità<br />
Microsoft e altre informazioni<br />
di personalizzazione”: si aprirà<br />
una pagina web. Clicca in alto<br />
a destra su “Accedi”, inserendo<br />
le credenziali del tuo account<br />
Microsoft; disattiva quindi le due<br />
opzioni di questa pagina.<br />
• Alla voce “Riconoscimento<br />
vocale, input penna e<br />
digitazione” disattiva l’opzione<br />
“Interrompi info su di me”.<br />
• Alla voce “Informazioni<br />
account” disattiva l’opzione<br />
“Consenti alle app di accedere<br />
al mio nome, all’immagine e ad<br />
altre info sull’account”.<br />
• Nelle sezione “Feedback<br />
e diagnostica” alla voce<br />
“Frequenza di feedback”<br />
seleziona “Mai”, e l’opzione<br />
“Di base” alla voce “Dati di<br />
diagnostica e di utilizzo”.<br />
Rete e web<br />
Per proteggere i propri dati<br />
presenti sul computer è<br />
importante verificare che<br />
esso si connetta soltanto a<br />
reti Wi-Fi sicure. Il sistema<br />
consente di evitare connessioni<br />
a reti indesiderate, impedendo<br />
l’accesso automatico a reti Wi-<br />
Fi aperte. Alla voce del menù<br />
Rete e Internet (aprendo Start,<br />
Impostazioni, Rete e Internet)<br />
è possibile disattivare questa<br />
opzione. Alla voce Wi-Fi, clicca<br />
su “Gestisci le impostazioni<br />
Wi-Fi” e disattiva tutte le<br />
impostazioni già attivate di<br />
default.<br />
Personalizzare<br />
Dal menù Personalizzazione<br />
(Start, Impostazioni,<br />
Personalizzazione) è<br />
possibile modificare l’aspetto<br />
dell’interfaccia grafica del<br />
sistema, lo sfondo del desktop,<br />
i colori e personalizzare il menù<br />
d’avvio.<br />
Sempre da questa voce di menù<br />
si possono scaricare nuovi temi<br />
grafici.<br />
Alla voce “Start”, disattiva<br />
l’opzione “Mostra<br />
occasionalmente suggerimenti<br />
in Start”: potrai così bloccare la<br />
pubblicità di applicazioni che<br />
appare nel menù principale.<br />
56 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong><br />
www.altroconsumo.it
GUIDA ALLA SCELTA<br />
Sistema operativo<br />
Se la stampante<br />
non funziona più<br />
Sistema<br />
Apri Start, Impostazioni,<br />
Sistema. Alla voce “Schermo”<br />
puoi modificare la dimensioni<br />
di testo, app e altri elementi<br />
presenti sulla barra delle<br />
applicazioni. Una volta<br />
apportate le modifiche, clicca<br />
su “Applica” per confermare le<br />
nuove impostazioni.<br />
Alla voce “App predefinite”<br />
puoi selezionare i programmi<br />
Edge: il browser<br />
Edge è il nuovo browser di<br />
Windows 10, che sostituisce<br />
Internet Explorer. Ecco come<br />
personalizzarlo.<br />
• Per aprire Edge, clicca<br />
sull’icona presente sulla<br />
barra delle applicazioni.<br />
Clicca in alto a destra della<br />
finestra su “Altro”, quindi su<br />
“Impostazioni”.<br />
Da qui potrai scegliere<br />
la tua pagina iniziale di<br />
navigazione. Alla voce “Una o<br />
più pagine specifiche” scegli<br />
“Personalizzato” dal menù a<br />
tendina. Puoi selezionare una<br />
o più pagine che si apriranno<br />
automaticamente all’avvio del<br />
browser.<br />
predefiniti per riprodurre video,<br />
musica e visualizzare foto.<br />
Clicca su “Scegli<br />
un’impostazione predefinita”<br />
per selezionare il programma<br />
desiderato.<br />
Per associare un’applicazione<br />
specifica a un tipo di file, clicca<br />
alla fine della schermata sulla<br />
voce “Scegli app predefinite per<br />
tipo di file”.<br />
• Vai su “Impostazioni<br />
avanzate” per selezionare il<br />
motore di ricerca da utilizzare<br />
con Edge. Per sceglierlo, clicca<br />
su “Modifica”, selezionandolo<br />
alla voce “Ricerca nella barra<br />
degli indirizzi con”. Si aprirà<br />
una lista di motori di ricerca.<br />
Scegli il tuo preferito, quindi<br />
clicca su “Imposta come<br />
predefinito”. Attenzione:<br />
nella lista appaiono soltanto i<br />
motori di ricerca già utilizzati<br />
in precedenza. Se il tuo<br />
motore di ricerca preferito non<br />
appare, cercalo sul web: sarà<br />
riconosciuto automaticamente<br />
dal sistema affinché tu possa<br />
selezionarlo come predefinito.<br />
Dopo l’installazione, lascia qualche ora di<br />
tempo a Windows 10 per scaricare tutti gli<br />
aggiornamenti. Una volta completati, la<br />
stampante dovrebbe continuare a<br />
funzionare normalmente.<br />
Se non è questo il caso, cerca il tuo<br />
modello di stampante sul sito del<br />
produttore, quindi scarica i cosiddetti<br />
“driver”: si tratta di software di terze parti<br />
che permettono alla stampante di<br />
connettersi al sistema operativo<br />
installato sul pc (di solito si trovano sul sito<br />
web del produttore, alla voce “Supporto”).<br />
Se la stampante ha più di 5 - 6 anni è però<br />
probabile che non esista un nuovo driver<br />
per Windows 10. In tal caso, installa i driver<br />
di Windows 8.1.<br />
Se non dovesse funzionare nemmeno<br />
con questa soluzione, non resta che<br />
tornare alla precedente versione di<br />
Windows oppure acquistare una nuova<br />
stampante (in questo caso non<br />
dimenticarti di consultare il test sul nostro<br />
sito, nella sezione dedicata all’hi-tech<br />
trovi oltre cento modelli a confronto).<br />
HITEST 56, LUGLIO <strong>2016</strong><br />
Sul numero di questo mese della nostra rivista<br />
dedicata alla tecnologia pubblichiamo una guida<br />
pratica alla difesa della privacy con Windows 10<br />
www.altroconsumo.it luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 57
Un’auto solo quando serve, viaggiare<br />
dividendo le spese, guadagnare un po’<br />
affittando quello che hai, che sia una stanza<br />
o un trapano. Ma anche la baby sitter<br />
o gli spazi di lavoro: tutto si può condividere.<br />
È la sharing, bellezza!<br />
Il nostro festival<br />
a Milano.<br />
Io ci vado. E tu?<br />
24 e 25 settembre <strong>2016</strong><br />
Milano, Castello Sforzesco<br />
altroconsumo.it/iocondivido
TEST<br />
Videochiamate<br />
CI VEDIAMO SU SKYPE?<br />
Le videochiamate sono gratuite, offrono una buona qualità<br />
video per vedere amici e parenti lontani. E non c’è solo Skype.<br />
di Sonia Sartori<br />
Bastano un computer o uno<br />
smartphone, una webcam, un<br />
collegamento internet e il gioco è<br />
fatto: ci si può mettere in contatto<br />
visivo con amici che abitano dall’altra<br />
parte del mondo, ma anche organizzare<br />
una riunione di lavoro visualizzando più<br />
persone contemporaneamente. Inoltre<br />
scaricare un software sul computer<br />
e/o una app sul telefono per attivare le<br />
videochiamate è gratuito. Lo è anche<br />
videochiamare da casa o dall’ufficio con<br />
un collegamento a tariffa flat (wifi o con<br />
cavo ethernet).<br />
Se però si fa o si riceve una<br />
videochiamata, ad esempio, mentre si<br />
è per strada, meglio fare attenzione ai<br />
IN SINTESI<br />
A confronto cinque<br />
software/app per<br />
videochiamare tramite<br />
internet, scaricabili<br />
gratuitamente.<br />
Consigli sulle<br />
funzioni più utili<br />
e verifica in laboratorio<br />
sulla qualità video<br />
e dei consumi.<br />
costi, perché si rischia di consumare<br />
molti megabyte del traffico internet<br />
del proprio abbonamento. Questo se si<br />
usano app che sfruttano il sistema VoIP<br />
(Voice over IP, voce tramite protocollo<br />
internet) come le cinque descritte nelle<br />
schede alle pagine seguenti. Se invece si<br />
vogliono fare videochiamate tradizionali<br />
tramite la normale rete telefonica mobile<br />
(sistema PSTN, Public switched telephone<br />
network), allora si consumerà traffico<br />
telefonico in base alla tariffa applicata: e<br />
anche questo può rivelarsi dispendioso.<br />
Per dare una valutazione non solo sui<br />
consumi, ma anche sui pro e contro,<br />
abbiamo “portato” in laboratorio cinque<br />
software/app che usano il sistema VoIP.<br />
www.altroconsumo.it luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 59
TEST<br />
Videochiamate<br />
COSTI E FUNZIONI<br />
A CONFRONTO<br />
Microsoft Skype<br />
Facebook Messenger<br />
Abbiamo messo a confronto in laboratorio<br />
cinque app e relativi software per pc su<br />
funzionalità, qualità video e consumi di<br />
megabyte per un minuto di videochiamata,<br />
se si usa il traffico internet (non gratuito).<br />
Le prove sono state condotte sia con telefoni<br />
che utilizzano il sistema operativo iOS (quello<br />
per iPhone) sia con quelli che usano Android<br />
(molte altre marche di smartphone)<br />
e con due diversi operatori telefonici.<br />
Il vero limite è che si possono chiamare solo<br />
persone con lo stesso software/app.<br />
Oltre che con i sistemi VoIP (cioè tramite<br />
internet) di cui trovate le cinque app qui a<br />
fianco, c’è la possibilità, se supportata dal<br />
proprio smartphone, di effettuare<br />
videochiamate tramite la normale rete di<br />
telefonia mobile.<br />
Abbiamo condotto alcune prove di<br />
videochiamata con questo sistema: la qualità<br />
non è la stessa dei sistemi VoIP. Ovviamente<br />
è utile se non volete o non potete consumare<br />
dati internet.<br />
Prima di utilizzare questo sistema di<br />
videochiamate, però, è bene capire quanto vi<br />
costa in base al piano tariffario: si può<br />
arrivare anche a 1,50 euro al minuto, tariffa<br />
con la quale una videochiamata di 15 minuti<br />
costa circa 23 euro. Non poco.<br />
SMARTPHONE SU HITEST<br />
Nel numero di luglio della nostra rivista<br />
Hitest, dedicata al mondo digitale (HT 56,<br />
luglio <strong>2016</strong>) c’è una guida semplice e chiara<br />
per utilizzare al meglio uno smartphone;<br />
inoltre, in vista delle vacanze, anche un test<br />
per scoprire quale è il più resistente in caso<br />
di urti o cadute nell’acqua.<br />
skype.com/it<br />
CONSUMI MEDI TRAFFICO INTERNET<br />
DA MOBILE: 2,5 MB al minuto<br />
Skype è il mezzo più diffuso per chi fa<br />
videochiamate. Si può scaricare come app sullo<br />
smartphone oppure come software su pc.<br />
Sulla homepage di Skype si trovano le istruzioni<br />
per l’uso, spiegate in modo chiaro, anche con<br />
videotutorial. Oltre che per le videochiamate è<br />
possibile utilizzare Skype anche per effettuare<br />
normali telefonate a numeri fissi e cellulari alle<br />
tariffe indicate sul sito. Per verificare se i propri<br />
amici usano Skype e inserirli così nella propria<br />
rubrica, c’è un’apposita funzione di ricerca.<br />
Si possono importare anche i contatti su<br />
Facebook che utilizzano Skype.<br />
La versione di Skype per computer offre una<br />
traduzione simultanea che funziona sia per i<br />
messaggi sia per le videochiamate: funziona solo<br />
per messaggi inviati da computer e non per quelli<br />
dall’app e in questo caso è soddisfacente.<br />
PRO<br />
Alta diffusione.<br />
Molte opzioni disponibili durante le<br />
videochiamate.<br />
Buona qualità dell’immagine.<br />
Molte funzioni extra.<br />
Sulla pagina web di Skype, le istruzioni d’uso<br />
sono molto chiare.<br />
Traduttore simultaneo sia per la chat sia per le<br />
videochiamate.<br />
CONTRO<br />
Gestire i contatti da Facebook è un’operazione<br />
che andrebbe resa più semplice.<br />
La lista dei contatti può creare confusione: non è<br />
facile capire quali persone siano online collegate<br />
a Skype.<br />
Alcune volte ci sono problemi con la versione iOS<br />
nel ricevere le chiamate se l’app sul telefonino<br />
non è aperta almeno in background.<br />
IL NOSTRO PARERE<br />
È risultata la più completa dal punto di vista delle<br />
opzioni e delle funzionalità disponibili. Inoltre la<br />
qualità video è buona ed è l’app che consuma<br />
meno megabyte durante le videochiamate da<br />
mobile.<br />
messenger.com<br />
CONSUMI MEDI TRAFFICO INTERNET<br />
DA MOBILE: 8,6 MB al minuto<br />
Messenger è molto diffuso, anche perché è<br />
collegato a Facebook. Infatti lo si può usare solo<br />
se si ha un account sul social network.<br />
Dalla barra di ricerca si può cercare contatti in<br />
tutto il mondo, ma devono essere pur sempre<br />
persone iscritte a Facebook. La videochiamata<br />
può essere lanciata direttamente da Facebook<br />
con il quale Messenger è integrato molto bene.<br />
Durante le videochiamate sul computer, il layout<br />
è molto essenziale e non offre particolari<br />
funzionalità. La versione iOS consente di<br />
utilizzare la chat durante la videochiamata,<br />
mostrando un piccolo riquadro della<br />
videochiamata nella schermata della chat.<br />
Per computer non esiste una versione installabile<br />
di Messenger, ma una web version<br />
(raggiungibbile all’indirizzo indicato qui sopra).<br />
PRO<br />
Homepage chiara e semplice.<br />
Avere un account su Facebook, diventa più<br />
semplice e comodo.<br />
I contatti di Facebook si integrano perfettamente<br />
con Messanger.<br />
CONTRO<br />
Si può videochiamare solo se si ha un account<br />
Facebook.<br />
Non ci sono funzioni extra.<br />
Non si può chattare o videochiamare in più<br />
persone.<br />
Per ricevere chiamate con la versione iOS,<br />
l’applicazione deve essere aperta almeno in<br />
background.<br />
IL NOSTRO PARERE<br />
L’integrazione con Facebook è il suo punto di<br />
forza, ma allo stesso tempo il suo limite, dal<br />
momento che si può usarla solo con chi ha un<br />
account Facebook. Layout minimale e poche<br />
funzioni, ma molto semplice da utilizzare. Buona<br />
qualità video.<br />
60 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong><br />
www.altroconsumo.it
TEST<br />
Videochiamate<br />
Google Hangouts<br />
Viber Media<br />
Apple Facetime<br />
hangouts.google.com<br />
CONSUMI MEDI TRAFFICO INTERNET<br />
DA MOBILE: 19 MB al minuto<br />
Google Hangouts è di Google ed è integrato in<br />
Gmail e in Google+.<br />
Come per Messenger, non c’è una versione<br />
installabile per computer, ma bisogna utilizzare la<br />
web version raggiungibile all’indirizzo indicato qui<br />
sopra. Per utilizzare la versione web si deve<br />
installare un’estensione (plug-in) per browser:<br />
farlo è comunque molto facile.<br />
Le persone che volete videochiamare devono<br />
avere un account Google.<br />
Esiste una versione semplificata di Hangouts<br />
(meno funzioni) già integrata in Gmail: nella<br />
pagina principale della posta elettronica , in basso<br />
a sinistra c’è l’icona della videocamera,<br />
cliccandoci sopra si possono chiamare i contatti<br />
della propria rubrica.<br />
Da computer, Hangouts offre un buon numero di<br />
opzioni, come la possibilità di mostrare in tempo<br />
reale ciò che abbiamo sullo schermo del<br />
computer ai nostri interlocutori.<br />
PRO<br />
Integrato in Gmail: se hai spesso la pagina di<br />
posta elettronica aperta, è sicuramente comodo<br />
e utile.<br />
Qualità video buona sulla rete 4G.<br />
CONTRO<br />
Si possono chiamare solo le persone con un<br />
account Google (che però sono numerose).<br />
Con la versione per smartphone si consumano<br />
molti megabyte.<br />
Qualità bassa del video con l’adsl.<br />
Nessun collegamento con la rubrica Facebook.<br />
IL NOSTRO PARERE<br />
È integrata in Gmail, quindi è molto comoda per<br />
chat e videochiamate fra utenti Gmail.<br />
Inoltre offre un discreto numero di funzioni ed è<br />
semplice da utilizzare. Da smartphone su reti<br />
mobili, il nostro laboratorio ha verificato che il<br />
consumo di traffico dati è elevato.<br />
viber.com/it<br />
CONSUMI MEDI TRAFFICO INTERNET<br />
DA MOBILE: 9,2 MB al minuto<br />
Fra tutti i prodotti testati, Viber è quello<br />
maggiormente incentrato sull’utilizzo da mobile.<br />
Infatti, non solo richiede di inserire il proprio<br />
numero di telefono per registrarsi (mentre per<br />
tutti gli altri è sufficiente l’email), ma deve anche<br />
essere installato sul proprio smartphone per<br />
poter essere utilizzato su computer. Il file di<br />
installazione di Viber per computer è piuttosto<br />
grande(105MB), se quindi avete una connessione<br />
lenta può servire parecchio tempo. Le versioni<br />
per mobile (sia iOS sia Android) si sincronizzano<br />
bene con la rubrica dello smartphone, mostrando<br />
in modo chiaro quali contatti hanno Viber.<br />
Una funzione interessante di Viber è la possibilità<br />
di “passare” la videochiamata da computer a<br />
smartphone e viceversa, tramite un apposito<br />
tasto: si può quindi ad esempio dare il via a una<br />
videochiamata dal computer e, mentre è in corso,<br />
proseguire su smartphone.<br />
PRO<br />
Non è necessario avere un account di posta<br />
elettronica per registrarsi.<br />
Si può passare la videochiamata dal computer al<br />
telefono e viceversa.<br />
Buona integrazione con la rubrica del telefono.<br />
CONTRO<br />
Per usare Viber da computer, si deve avere l’app<br />
sul telefono.<br />
Non è possibile fare videochiamate di gruppo.<br />
Da mobile, è migliorabile l’integrazione tra la chat<br />
e le videochiamate (non è facile passare da una<br />
all’altra ed è difficile leggere i messaggi mentre si<br />
sta videochiamando).<br />
Scarsa integrazione con i social network.<br />
IL NOSTRO PARERE<br />
È l’unica che per essere utilizzata da computer<br />
richiede l’app installata sullo smartphone: non è<br />
comodo e non abbiamo capito per quale ragione.<br />
Il vantaggio è che non è richiesta una email per<br />
registrarsi, ma solo il numero di telefono.<br />
Discreta la qualità video.<br />
apple.com/it/mac/facetime/<br />
CONSUMI MEDI TRAFFICO INTERNET<br />
DA MOBILE: 3,3 MB al minuto<br />
FaceTime è disponibile solo per dispositivi Apple<br />
ed è facilissima da aprire su iPhone e iPad: basta<br />
andare in “Impostazioni “ poi aprire “FaceTime” e<br />
attivarla. “Utilizza dati cellulare” è fondamentale<br />
invece per usare il servizio anche su rete dati<br />
mobile per avere FaceTime in 3G /4G.<br />
Solo l’attivazione di questa funzione ha un costo<br />
pari a circa 30 centesimi.<br />
Il limite di FaceTime è che si possono<br />
videochiamare solo persone con dispositivi<br />
Apple: questo lo rende meno universale degli<br />
altri.<br />
Effettuare una videochiamata richiederà<br />
soltanto l’apertura dell’app e la scelta di un<br />
contatto tra quelli in rubrica (l’interlocutore deve<br />
avere FaceTime attivo). Su Mac, una volta aperta<br />
l’applicazione FaceTime, sarà visualizzata la lista<br />
dei contatti. Aprendo un contatto e cliccando sul<br />
numero (o la email) associato a FaceTime partirà<br />
la chiamata. L’applicazione segnala se l’utente cui<br />
si telefona ha la stessa app e può ricevere la<br />
videochiamata.<br />
PRO<br />
La versione per smartphone consuma poco.<br />
Qualità video eccellente.<br />
Chiara e semplice la grafica sul telefono.<br />
Non c’è bisogno di registrarsi.<br />
CONTRO<br />
Si può utilizzare solo con i dispositivi Apple.<br />
La versione per Mac costa 0,99 centesimi.<br />
Non è possibile né chattare né mandare file e non<br />
c’è integrazione con Facebook.<br />
Non si possono fare videochiamate di gruppo.<br />
Nessuna funzione extra.<br />
IL NOSTRO PARERE<br />
La semplicità e la perfetta integrazione tra<br />
iPhone rendono FaceTime la migliore app per<br />
videochiamare fra persone che utilizzano lo<br />
smartphone Apple. Eccellente qualità video. Il<br />
rovescio della medaglia è la mancanza di opzioni<br />
e funzioni extra.<br />
www.altroconsumo.it luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 61
ADESSO LO SAI<br />
HELPDESK<br />
A cura di Natalia Milazzo<br />
Con l’aiuto dei nostri esperti<br />
rispondiamo a dubbi e domande. Scrivici.<br />
Seggiolini: sai davvero tutto?<br />
Anche se li usi da anni, qualcosa potrebbe ancora sfuggirti.<br />
Ecco come assicurare al meglio la protezione di tuo figlio.<br />
DA USARE<br />
SEMPRE<br />
Silvia Bollani<br />
Sicurezza<br />
«Il seggiolino per garantire<br />
al meglio la sicurezza del<br />
bambino deve essere<br />
installato bene. Va usato<br />
sempre con le cinture ben<br />
regolate e per qualsiasi<br />
spostamento, anche il più<br />
breve»<br />
Spesso i seggiolini auto sono denominati<br />
“universali” o “semi-universali”, ma non è<br />
sempre detto che siano davvero adatti a<br />
tutte le auto. Meglio verificare sulle istruzioni<br />
o sul sito del produttore o meglio ancora<br />
provarli sull’auto al momento dell’acquisto.<br />
In particolare:<br />
- attenzione ai seggiolini con base isofix:<br />
sono consigliabili, ma non tutte le auto hanno<br />
il punto di aggancio posteriore o la possibilità<br />
di appoggiare il piede delle basi isofix;<br />
controlla sul manuale dell’auto e prova;<br />
- attenzione ai seggiolini che si fissano con<br />
le cinture: quelli più voluminosi non possono<br />
essere montati su alcuni sedili se le cinture<br />
dell’auto sono troppo corte;<br />
- se devi montare più seggiolini, verifica che<br />
possano essere installati correttamente tutti<br />
insieme: non è sempre facile posizionarne tre<br />
sui sedili posteriori.<br />
Non è consigliabile cambiare troppo presto il<br />
seggiolino: i bambini sono meglio protetti dai<br />
seggiolini dei gruppi inferiori, quindi meglio<br />
passare a quello successivo solo quando si<br />
siano davvero raggiunti i limiti di peso (o di<br />
altezza per gli i-size). In particolare i neonati e<br />
i bambini più piccoli hanno la testa pesante in<br />
proporzione al corpo, quindi in caso di frenate<br />
brusche il collo rischia un contraccolpo<br />
pericoloso: è importante farli viaggiare il più<br />
a lungo possibile in senso opposto a quello di<br />
marcia (seggiolini gruppo 0, 0+ o i-size).<br />
Qualsiasi seggiolino omologato è meglio di<br />
nessun seggiolino, ma sul nostro sito ce ne<br />
sono più di cento a confronto: scegli tra quelli<br />
che hanno superato al meglio le nostre prove.<br />
Tranquilli al sole in cinque mosse<br />
MAGLIETTA Sotto il<br />
sole più caldo, indossa una<br />
maglietta di cotone<br />
1<br />
Proteggiti anche<br />
con gli abiti<br />
Se passi molto tempo al sole,<br />
per esempio se fai una lunga<br />
passeggiata, evita di stare a torso<br />
nudo. In linea di massima, qualsiasi<br />
stoffa asciutta offre protezione<br />
contro il sole, assorbendo i<br />
raggi UV. Attenzione invece alla<br />
maglietta bagnata, se indossata<br />
per esempio durante il bagno, che<br />
diventa trasparente e quindi non è<br />
più protettiva. Sono in commercio<br />
anche vestiti studiati apposta per<br />
proteggere dai raggi ultravioletti: in<br />
passato ne abbiamo testati alcuni<br />
(AC 282, giugno 2014), verificando<br />
che non tutti sono affidabili,<br />
CREMA Non dimenticare<br />
la crema da sole, da<br />
riapplicare più volte<br />
specialmente dopo diversi lavaggi,<br />
che fanno calare la protezione<br />
promessa. In ogni caso, non si deve<br />
pensare che creino uno schermo<br />
totale. Per chi vuole ricorrere a<br />
questi capi, il consiglio è scegliere<br />
quelli che in etichetta indicano una<br />
protezione alta (almeno UPF 50) e<br />
comunque non trascurare le altre<br />
cautele.<br />
2<br />
Usa la crema, sempre<br />
Una buona crema da sole con<br />
un fattore di protezione adeguato<br />
(il ministero della Salute consiglia<br />
almeno un fattore protettivo SPF<br />
30) è la nostra migliore alleata<br />
contro il sole. Su Test Salute trovi il<br />
CAPPELLO Non<br />
trascurarlo, meglio se a<br />
tesa larga<br />
nostro test più recente e i consigli<br />
per l’uso (TS 122, giugno <strong>2016</strong>).<br />
Importante applicarla in quantità<br />
sufficiente (almeno sei cucchiaini<br />
da tè per un adulto) e riapplicarla<br />
spesso, in particolare dopo ogni<br />
bagno: “water resistant” significa<br />
infatti che protegge anche in acqua,<br />
ma non dopo che si è usciti.<br />
62 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong> www.altroconsumo.it<br />
3<br />
OMBRA Stai il più<br />
possibile sotto l’ombrellone<br />
o sotto un albero<br />
Porta il cappello<br />
La tesa larga consente<br />
di proteggere anche la parte<br />
posteriore del collo, punto molto<br />
esposto e delicato per bambini e<br />
adulti. In mancanza, puoi applicare<br />
un fazzoletto di cotone chiaro alla<br />
parte posteriore del berretto.<br />
4<br />
Stai al riparo<br />
Non bisognerebbe cercare<br />
di prendere più sole possibile, ma<br />
proprio il contrario: anche all’ombra<br />
ci si abbronza. Una normale vita<br />
con del tempo trascorso all’aperto<br />
consente di prendere tutto il sole di<br />
cui abbiamo bisogno: stare distesi a<br />
prenderlo apposta per abbronzarsi,<br />
benché sia un comportamento<br />
diffuso, non è consigliabile.<br />
5<br />
OCCHIALI Fondamentali<br />
per proteggere<br />
gli occhi<br />
Usa gli occhiali<br />
Tutelano la salute degli occhi.<br />
Il nostro ultimo test (TS 117, agosto<br />
2015) ha mostrato che un buon paio<br />
di occhiali da sole si può comprare<br />
anche a partire da 10 euro.
Contattaci<br />
www.altroconsumo.it/contattaci<br />
www.facebook.com/altroconsumo<br />
twitter.com/altroconsumo<br />
Non scherziamo col fuoco,<br />
neanche quando facciamo il barbecue<br />
IL MODELLO<br />
IDEALE<br />
Ben piantato e non<br />
traballante; semplice<br />
da smontare e pulire;<br />
spostabile anche quando<br />
è in uso senza rischio di<br />
scottarsi.<br />
La grigliata è uno dei classici piaceri<br />
dell’estate. Qui qualche consiglio<br />
per goderla senza rischi; la guida<br />
all’acquisto sul nostro sito.<br />
Il barbecue deve essere posizionato in un luogo<br />
stabile, lontano da materiali infiammabili, meglio<br />
se al riparo da correnti d’aria.<br />
Attenzione alle piante: nel raggio di qualche<br />
metro dal barbecue non devono esserci<br />
piante che rilasciano foglie, pollini e fiori che<br />
possono cadere sulla griglia. Attenzione anche<br />
alla legna con cui lo alimenti, che può essere<br />
velenosa: da evitare tasso, cipresso, eucalipto<br />
e in particolare oleandro, molto velenoso: ogni<br />
estate capita che qualcuno finisca all’ospedale<br />
per aver mangiato alimenti cotti su barbecue<br />
contaminati dall’oleandro. Evita anche scarti di<br />
legno verniciato, truciolato o compensato. Per<br />
aiutarti ad accendere il fuoco eventualmente<br />
usa tavolette apposite per carbonella. Alla<br />
larga dall’alcol denaturato liquido, che è<br />
estremamente pericoloso in prossimità delle<br />
fiamme: mai spruzzare alcol sulla brace anche se<br />
sembra spenta.<br />
Aspetta che la fiamma si sia spenta e cuoci<br />
esclusivamente sulla brace, mai sul fuoco vivo.<br />
Come farsi un selfie perfetto<br />
QUALE MODELLO<br />
SCELGO?<br />
A pag. 45 di questo<br />
numero a confronto gli<br />
smartphone, proprio dal<br />
punto di vista della qualità<br />
delle foto.<br />
Ormai la qualità delle foto che si possono<br />
realizzare con uno smartphone è tale da<br />
soddisfare la maggior parte degli utilizzatori.<br />
Una volta scelto l’apparecchio, però, la palla<br />
passa al fotografo. Per realizzare una bella<br />
inquadratura è indispensabile un display ampio,<br />
chiaro e ben leggibile, anche all’aperto e in<br />
condizioni di forte luce (il che con molti modelli<br />
non accade). L’altro aspetto importante, di cui<br />
teniamo conto nei nostri test, è la facilità d’uso,<br />
per esempio la rapidità con cui si accede alla<br />
macchina fotografica tra le altre funzioni, la<br />
comodità del pulsante di scatto, la presenza di<br />
autofocus ed esposizione automatica. Detto<br />
questo, ecco alcuni trucchi per un selfie ben<br />
riuscito. Al momento dello scatto apparire al<br />
meglio è quello che ciascuno desidera. Per<br />
riuscirci, possono aiutare alcune semplici regole:<br />
- meglio fotografarsi leggermente dall’alto: gli<br />
occhi sembreranno più grandi, gli zigomi più<br />
pronunciati e il viso più snello;<br />
- una luce diffusa e uniforme, frontale, aiuta ad<br />
addolcire i tratti del viso e a minimizzare i difetti;<br />
evita il flash e l’illuminazione laterale;<br />
- prima di scattare, fai caso anche allo sfondo,<br />
per evitare elementi di disturbo o imbarazzo<br />
(e non metterti in pericolo, i casi di persone<br />
cadute mentre tentavano di scattarsi un selfie in<br />
situazioni improbabili ormai si moltiplicano);<br />
- rilassati: le foto digitali si possono ritoccare o<br />
cancellare, e soprattutto puoi fare più prove e<br />
scegliere con calma la migliore;<br />
- se la qualità della fotocamera frontale non<br />
ti soddisfa, prova con quella principale (anche<br />
aiutandoti con uno specchio, se c’è).<br />
Ti serve un bastone da selfie? Nei negozi o per<br />
strada costa tra i 5 e i 15 euro, nei luoghi turistici<br />
si trova dappertutto.<br />
Ci sono con pulsante nel manico, che funzionano<br />
tramite cavetto da inserire nel cellulare, e<br />
collegabili allo smartphone tramite bluetooth.<br />
Sono ugualmente comodi, ma occhio che al<br />
bluetooth serve la ricarica della batteria.<br />
www.altroconsumo.it<br />
luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 63
LETTERE<br />
Condividi le tue esperienze<br />
Le tue domande, i nostri consigli<br />
Un altro letto<br />
per risarcire il danno<br />
Durante il montaggio si rovina<br />
il parquet. Insiste ed è risarcita.<br />
Il letto acquistato da Grancasa ha<br />
un difetto: il cassettone cade e<br />
danneggia il parquet. La nostra<br />
socia non si lascia prendere dallo<br />
sconforto e chiede che le venga<br />
risarcito il danno.<br />
Il montaggio dei mobili è un<br />
momento molto delicato.<br />
Soprattutto se il pavimento è<br />
sensibile alle sollecitazioni, come<br />
può essere un parquet di legno. E<br />
così può capitare che si danneggi<br />
anche sotto le mani esperte di chi<br />
è avvezzo a brugole e avvitatori.<br />
A giugno 2015, la signora Paola<br />
Campanini ha acquistato un letto<br />
singolo al mobilificio Grancasa di<br />
Pero, ma durante il montaggio<br />
i tecnici inviati dalla ditta rovinano<br />
il parquet della camera da letto a<br />
causa della caduta accidentale di un<br />
cassettone difettoso.<br />
La nostra socia chiede subito al<br />
mobilificio il risarcimento del danno,<br />
che tenta di liquidare bonariamente<br />
la questione offrendo la cifra di 100<br />
euro. Ma la signora Campanini non<br />
ci sta: il preventivo del parquettista<br />
parla di un lavoro da quasi 800<br />
euro per riportare il pavimento allo<br />
stato originario. Comincia così una<br />
lunga trattativa con Grancasa, che<br />
si risolve quasi un anno dopo con<br />
l’invio da parte del mobilificio di<br />
un secondo letto identico a quello<br />
acquistato dalla nostra socia.<br />
IN CONCLUSIONE<br />
In tema di risarcimento del danno<br />
non si può mai dare nulla per<br />
scontato. Di solito, in casi come<br />
questi, il nostro consiglio è quello<br />
di tenere duro e di non accettare<br />
la prima proposta che arriva, se<br />
non è consona al danno subìto.<br />
In questo caso la transazione<br />
è avvenuta con reciproca<br />
soddisfazione, attraverso l’invio<br />
di un mobile di valore certamente<br />
superiore ai 100 euro proposti in<br />
prima battuta.<br />
L’intervento di un avvocato del<br />
nostro servizio ha sicuramente<br />
facilitato le cose alla nostra<br />
socia, che si è affidata a noi per la<br />
trattativa con Grancasa.<br />
Il tempo scorre,<br />
ma l’acqua no<br />
Cinque mesi di solleciti per<br />
ottenere la sostituzione di un<br />
lavello acquistato difettoso. Ma<br />
alla fine la perseveranza ha dato<br />
buoni frutti.<br />
Era arrivato il momento di<br />
cambiare i mobili della cucina. E<br />
così, la nostra socia Rossana Favaro<br />
di Nichelino, un paese alle porte di<br />
Torino, decide di recarsi nel negozio<br />
di arredamento Arredissima (una<br />
catena presente nelle principali<br />
Regioni italiane) per acquistare<br />
un arredamento completo per<br />
la sua cucina. Una volta scelto il<br />
modello, aiutata da un’arredatrice<br />
del negozio, torna a casa e aspetta<br />
la consegna. Che arriva puntuale.<br />
Peccato però per quel lavandino<br />
arrivato difettoso: “imbarcato”,<br />
secondo quanto riporta la scheda<br />
dell’installatore. La nostra socia<br />
non si perde d’animo: avvisa<br />
subito il negozio e chiede la celere<br />
sostituzione del lavabo difettoso. Il<br />
tempo passa e, dopo diversi solleciti<br />
telefonici, finalmente la chiamano<br />
per la consegna del nuovo<br />
lavandino. Siamo già a fine gennaio<br />
e sono già passati più di due mesi<br />
dall’acquisto della cucina. Anche il<br />
secondo lavandino però presenta<br />
lo stesso problema e viene<br />
rispedito indietro. E qui comincia<br />
una nuova lunga attesa, un gioco<br />
al rimpallo delle responsabilità,<br />
indugi incomprensibili sul da<br />
farsi (cambiare il modello?).<br />
Fino a quando interveniamo<br />
con una lettera in cui chiediamo<br />
la risoluzione del problema: un<br />
lavandino adeguato, installato<br />
e allacciato da un idraulico<br />
competente a spese del mobilificio,<br />
così come era stato concordato<br />
nel contratto. Cosa che avviene<br />
il 7 aprile, ben cinque mesi dopo<br />
l’acquisto dell’arredamento.<br />
IN CONCLUSIONE<br />
La garanzia in caso di merce<br />
difettosa non si discute. La nostra<br />
socia aveva pieno diritto a farsi<br />
sostituire il lavandino a spese del<br />
mobilificio. Ma che pazienza!<br />
Dopo mesi di solleciti la signora<br />
Favaro ottiene il nuovo lavandino.<br />
64 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong> www.altroconsumo.it
A cura di Simona Ovadia<br />
IL NOSTRO<br />
ESPERTO<br />
Daniela Klun<br />
Responsabile del servizio soci<br />
di <strong>Altroconsumo</strong><br />
«Sono molte le segnalazioni di<br />
inconvenienti durante viaggi e<br />
vacanze. Ecco alcuni consigli :<br />
• se acquisti un volo online,<br />
attenzione che il prezzo finale non<br />
includa costi e oneri aggiuntivi<br />
dovuti al metodo di pagamento;<br />
• quando prenoti l’albergo, stampa<br />
la prenotazione con la conferma<br />
del pagamento;<br />
• in aereoporto, hai diritto<br />
all’assistenza della compagnia<br />
aerea in caso di ritardo del volo e al<br />
rimborso spese in caso di<br />
cancellazione, overbooking,<br />
smarrimento o danneggiamento<br />
del bagaglio;<br />
• conserva: email, foto, video,<br />
scontrini e qualsiasi altra possibile<br />
prova di disservizi».<br />
Per le tue domande<br />
e segnalazioni<br />
www.altroconsumo.it/contattaci<br />
è il canale attraverso il quale<br />
rispondiamo online. Per chi<br />
preferisce chiamare, ecco i numeri<br />
delle consulenze (rispondiamo dal<br />
lunedì al venerdì h. 9/13 -14/18<br />
salvo diversa indicazione)<br />
Giuridica<br />
02 69 61 550<br />
Fiscale<br />
02 69 61 570 (h. 14/18)<br />
Economica<br />
02 69 61 580 (h. 9/13)<br />
Farmaci<br />
02 69 61 555<br />
“Miglior Acquisto”<br />
02 69 61 560<br />
Tariffe Rc auto e moto<br />
02 69 61 566<br />
Tariffe telefoniche<br />
02 69 61 590<br />
Gianni Gravinese con la moglie Antonia.<br />
Viaggiatori alle prese con ritardi e disguidi.<br />
“Una alzataccia inutile<br />
per un volo in ritardo”.<br />
E la coincidenza salta.<br />
Un volo di rientro da una vacanza in Grecia si trasforma<br />
in un’odissea fatta di ritardi epocali, coincidenze perse,<br />
assenza di qualunque supporto, spese mai risarcite.<br />
Quasi un anno dopo la risposta di Aegean Airlines.<br />
Il viaggio in terra greca ha poco da invidiare<br />
al poema epico di Omero. Come novello<br />
Ulisse, infatti, il signor Gianni Gravinese si<br />
è ritrovato a vagare per aeroporti e stanze<br />
d’albergo in attesa di trovare un volo che lo<br />
riportasse in Italia. Ma raccontiamo con ordine:<br />
il 3 settembre 2015 il nostro socio all’alba si<br />
presenta con la moglie all’aeroporto di Limnos<br />
per imbarcarsi su un volo Aegean Airlines diretto<br />
ad Atene, dove qualche ora più tardi avrebbe<br />
preso la coincidenza per Milano. Peccato che<br />
il volo è in ritardo, e di parecchio: ben cinque<br />
ore, quanto basta per far perdere a lui e alla<br />
moglie l’aereo che da Atene lo doveva riportare<br />
a Milano. Niente da fare: nessun volo era più<br />
disponibile per quel giorno e i nostri sfortunati<br />
viaggiatori si sono dovuti accollare la spesa di<br />
un pernottamento ad Atene non preventivato<br />
(80 euro) e il costo di un nuovo biglietto aereo<br />
per il giorno successivo alla cifra tutt’altro che<br />
modica di 840 euro. Il tutto senza ricevere<br />
alcun supporto dalla compagnia aerea greca<br />
responsabile del ritardo e della conseguente<br />
catena di disguidi subiti. Il signor Gravinese,<br />
tornato in Italia, scrive subito alla Aegean Airlines<br />
per ottenere il risarcimento di quanto speso.<br />
Purtroppo senza ottenere, per mesi e mesi, alcun<br />
riscontro positivo. Decide quindi di rivolgersi ai<br />
nostri avvocati che non soltanto sollecitano la<br />
Aegean a rimborsare il socio di quanto ha dovuto<br />
pagare per il ritardo del volo, ma anche a fornire<br />
una compensazione pecuniaria di 200 euro a<br />
passeggero prevista per questo tipo di disguidi.<br />
IN CONCLUSIONE<br />
C’è voluto quasi un anno di tempo ma, alle<br />
porte della nuova stagione turistica estiva,<br />
ecco che Aegean risponde al nostro socio in<br />
maniera positiva, rassicurandolo sulla volontà<br />
di rimborsarlo di tutto e di pagare la giusta<br />
compensazione. Alla buon’ora.<br />
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luglio-agosto <strong>2016</strong> • 305 <strong>Altroconsumo</strong> 65
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Inutili bussole e gps:<br />
l’albergo non si trova<br />
Un viaggio a Malta si trasforma per la nostra socia in una caccia al tesoro alla ricerca<br />
dell’albergo prenotato con Booking, ma mai trovato: era su un’altra isola.<br />
A poco sono serviti il navigatore satellitare e ore di<br />
peregrinazione tra le strade di Malta e di Gozo. L’albergo<br />
prenotato con Booking era davvero introvabile. E così la nostra<br />
socia Roberta Pavinato stremata da una giornata passata a<br />
girovagare tra le due isole Calipsee ha abbandonato la ricerca,<br />
per rifugiarsi in un altro albergo da lei contattato, che avrebbe<br />
dovuto ospitarla la notte successiva. Il residence “Il Girna”,<br />
infatti, che aveva scelto in base alla localizzazione fornita dal<br />
sito di prenotazioni Booking.com non era dove veniva indicato<br />
dalla mappa. Doveva trovarsi a Gozo, mentre Google maps<br />
lo situava a Malta. E così non c’è stato verso di arrivarci. Alla<br />
sera la nostra socia contatta la struttura, riferendo il disguido<br />
e l’impossibilità di arrivarci dato che a quel punto si trovava<br />
a Malta e non c’erano più traghetti per Gozo. Chiede quindi<br />
che non le addebitino il costo del soggiorno, dato che il suo<br />
mancato arrivo era da imputarsi a un’impossibilità oggettiva<br />
e non a una decisione personale. Le forniscono tutte le<br />
rassicurazioni del caso, ma una volta rientrata in Italia la<br />
signora Pavinato trova comunque l’addebito sulla sua carta di<br />
credito. Chiede quindi il nostro supporto affinché le vengano<br />
riaccreditati i 55 euro della prenotazione.<br />
Per un errore di indicazione non riesce<br />
a raggiungere l’hotel. Rimborsata.<br />
IN CONCLUSIONE<br />
Analizziamo il caso e ci rendiamo conto che il reclamo della<br />
signora Pavinato nei confronti di Booking è fondato. L’hotel<br />
infatti viene indicato come una struttura di Malta, quando<br />
invece si trova sulla vicina isola di Gozo. La sua collocazione<br />
sbagliata ha indotto in errore la nostra socia. Inoltre, il sito<br />
avrebbe dovuto segnalare il fatto che la localizzazione della<br />
struttura è difficoltosa.<br />
Mandiamo quindi una lettera a Booking per chiedere il<br />
rimborso della notte non usufruita nella struttura. Booking<br />
accetta il reclamo e rimborsa la nostra socia.<br />
ERRATA CORRIGE<br />
SCRIVICI<br />
Nell’articolo sull’etica della<br />
filiera della pasta “Grano: pulito<br />
e giusto?” apparso su AC 303,<br />
maggio <strong>2016</strong>, abbiamo<br />
commesso un errore<br />
sull’origine della materia prima<br />
di Alce Nero. L’azienda ci aveva<br />
comunicato, infatti, che utilizza<br />
100% grano italiano, mentre<br />
l’avevamo inserita tra le<br />
aziende che non ci aveva<br />
fornito informazioni in merito.<br />
Ce ne scusiamo con l’azienda e<br />
con i lettori.<br />
Inoltre, ci preme correggere<br />
due inesattezze riguardanti<br />
l’azienda Rummo.<br />
Contrariamente a quanto<br />
indicato, infatti, Rummo usa<br />
grano italiano al 100% soltanto<br />
nel caso della sua pasta<br />
biologica integrale, non per<br />
tutti i suoi prodotti. L’azienda<br />
beneventana, infine, ha<br />
partecipato in maniera<br />
completa alla nostra inchiesta<br />
senza omettere alcuna delle<br />
informazioni da noi richieste,<br />
come erroneamente avevamo<br />
indicato nell’infografica.<br />
Ti abbiamo aiutato e ti<br />
piacerebbe raccontare la tua<br />
storia? Vorresti condividere il<br />
tuo caso? Quando scrivi<br />
specifica che dai il tuo consenso<br />
alla pubblicazione e che puoi<br />
mandare una foto: ti<br />
contatteremo comunque se il<br />
tuo caso sarà selezionato.<br />
66 <strong>Altroconsumo</strong> 305 • luglio-agosto <strong>2016</strong> www.altroconsumo.it
24 e 25 settembre <strong>2016</strong><br />
Milano, Castello Sforzesco<br />
altroconsumo.it/iocondivido