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area lombardo-veneta quale metafora del principe capace di unificare<br />
politicamente l’Italia. A scrivere Scanderbeg. <strong>Storia</strong> albanese del secolo XV<br />
sarà il letterato Antonio Zoncada, quasi un “riutilizzo” di quel mitico<br />
personaggio che Venezia aveva posto sul suo “Bucintoro”, quello Scanderbeg<br />
“duce” la cui memoria si aggiungeva ai precedenti elementi<br />
di propaganda nella difesa dell’Adriatico dai Turchi. Al patriottismo<br />
ottocentesco nell’Italia del nord concorse dunque anche il rilancio<br />
dell’eroe albanese.<br />
Lo spazio limitato di questo intervento costringe a comprimere e<br />
riassumere una materia assai vasta. L’Albania nelle terre della Serenissima<br />
Repubblica di Venezia riemerge in secoli di documentazioni, apre,<br />
lo si ribadisce, scenari altri rispetto a quelli più noti e studiati della<br />
realtà arbëreshë del sud Italia.<br />
L’Albania parla ancor oggi nella toponomastica della città in cui<br />
si leggono le indicazioni del tipo “Calle degli Albanesi, Ramo degli<br />
Albanesi, Campiello degli Albanesi”, che testimoniano una lunghissima,<br />
quotidiana presenza di artigiani albanesi amalgamati nell’emporio<br />
lavorativo della metropoli.<br />
E ancora tanti fondi archivistici attendono di essere consultati e<br />
studiati per indagare il settore dei traffici e dei commerci che hanno<br />
unito le due sponde adriatiche per secoli: da Scutari a Butrinto via<br />
mare giungevano a Venezia dall’Albania pellami, lane, granaglie, sale,<br />
bottarghe, tabacco. E le galee veneziane portavano all’altra sponda<br />
manufatti e quant’altro circolava nel suo mercato internazionale.<br />
Albania in Venezia e Venezia in Albania: un intreccio secolare di<br />
storia ancora aperto a inedite fonti di conoscenza.<br />
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