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Venezia e le località lagunari come Chioggia, Burano e Cavazuccherina<br />
erano stati garantiti fin dal 1873 dalla Società Veneta di Navigazione a<br />
Vapore Lagunare detta Società Veneta Lagunare fondata da una vecchia<br />
conoscenza: lo svedese Teodoro Hassequilst); il gasometro era stato costruito<br />
1841 a San Francesco della Vigna dalla Societé De Frigière-Cottin-<br />
Mongolfier-Bodin che nel 1843 divenne la Società civile per l’illuminazione<br />
a Gas della città di Venezia detta La Lionese perché, appunto, francese.<br />
I motivi di questo monopolio straniero sono molteplici: prima<br />
di tutto l’abitudine secolare della Serenissima ai rapporti sociali e<br />
economici con i forestieri, poi la presenza a Venezia di alcune attività<br />
proto-industriali (Arsenale, Zecca, stamperie, vetrerie e manifatture<br />
tessili) che, sia pure sotto la direzione statale e quindi non certo di tipo<br />
capitalistico, aveva comunque creato una classe di operai in grado di<br />
poter facilmente acquisire le tecniche industriali dei moderni opifici.<br />
C’erano anche dei motivi meno nobili: la ridotta propensione dei<br />
possidenti veneziani all’imprenditoria industriale (per tradizione o<br />
inerzia abituati all’investimento immobiliare o commerciale) e una certa<br />
cultura veneziana che arrivava a dividersi in innovatori e conservatori:<br />
i primi vedevano nelle meraviglie tecnologiche delle città straniere<br />
(olandesi per il mare, tedesche per l’industria e per il porto, parigine<br />
per novità urbanistiche) la soluzione dei problemi industriali e quindi<br />
trovava naturale avvalersi dei tecnici forestieri competenti mentre i tradizionalisti,<br />
al contrario, ritenevano che occuparsi delle infrastrutture<br />
fosse un’attività rischiosa e umiliante.<br />
Punto nodale restava la costruzione di un nuovo porto moderno<br />
che consentisse il collegamento rapido e economico tra ferrovia e navi;<br />
dopo anni di polemiche sul come e dove realizzarlo, nel 1880 venne<br />
inaugurata la Stazione Marittima, come si chiamò il porto che era<br />
l’unico in Italia sotto la direzione delle Ferrovie Statali, dando il via a<br />
una nuova stagione economica della città.<br />
Venezia in quegli anni, fino alla Grande guerra, era una città molto<br />
diversa non solo da quella di oggi ma anche da quella che la letteratura<br />
gotico-romantica ha in qualche modo immortalato: «désespoir d’une<br />
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