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Ecoideare Gennaio Febbraio N27

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Il<br />

14 dicembre con un servizio provocatoriamente intitolato<br />

“Bio furbi: riso” Report -lo storico programma<br />

di approfondimento giornalistico condotto da Milena<br />

Gabanelli- partendo da pesanti e diffusi dubbi sull’utilizzo<br />

di diserbanti per combattere le erbe infestanti da parte di<br />

alcuni risicoltori biologici ha finito per mettere in discussione il<br />

corretto funzionamento del sistema dei controlli, evidenziando<br />

alcune importanti preoccupanti incongruenze riguardo le produzioni<br />

di riso biologico.<br />

Secondo i dati del Sinab, Sistema d’informazione nazionale<br />

sull’agricoltura biologica del Ministero dell’agricoltura, la produzione<br />

media di riso bio in Italia ammonta a 67,84 quintali a<br />

ettaro, la stessa media vantata dal riso convenzionale.<br />

Pochi giorni prima un articolo pubblicato su Der Spiegel dal<br />

titolo “Il biologico tradito” denunciava alcune criticità che rischiano<br />

di minare il futuro di un settore che in Germania, dal<br />

2000 al 2013, ha subito una crescita impetuosa passando dai 2<br />

miliardi di euro di inizio nuovo millennio ai 7,6 dello scorso<br />

anno (+262%).<br />

Secondo l’articolo del popolare settimanale tedesco molti problemi<br />

sembrano nascere proprio da uno slogan e da una politica<br />

di incentivazione al consumo lanciata in Germania nel 2001:<br />

“Biologico per tutti”, coniato dall’allora ministro dell’agricoltura<br />

Renate Künast. Il settore ha imboccato rapidamente la strada<br />

che conduce alla trappola della “convenzionalizzazione”.<br />

Questo perché il mercato esige un certo volume di produzione<br />

che si può ottenere solo rinunciando agli ideali del bio, nato<br />

come modello alternativo a un’industria agroalimentare che considera<br />

la terra e gli animali solo mezzi di produzione facilmente<br />

sfruttabili.<br />

Ma a fare più scalpore è stato certamente l’imbroglio che tantissimi<br />

italiani hanno visto andare in onda su “Le Iene”, programma<br />

di intrattenimento serale molto popolare per le sue provocazioni<br />

satiriche e i reportage condotti da inviati molto irriverenti<br />

e politicamente scorretti.<br />

La truffa messa in atto dalla azienda biologica veronese era semplice,<br />

addirittura banale. L’agricoltore che si presentava ai clienti<br />

del mercatino della Coldiretti come biologico e “certificatissimo”<br />

è stato colto dagli inviati del programma televisivo mentre<br />

spacciava per biologica e a km-zero frutta e verdura acquistata<br />

invece al Mercato Ortofrutticolo di Verona.<br />

Un’attività del tutto legittima se non fosse che la frutta in questione,<br />

per stessa ammissione del fornitore all’ortomercato, non<br />

era affatto biologica né necessariamente di produzione locale.<br />

La legge, infatti, permette agli agricoltori di integrare il proprio<br />

reddito derivante dalla vendita dei prodotti direttamente coltivati,<br />

anche ricorrendo alla commercializzazione di frutta e verdura<br />

acquistata e prodotta all’esterno dell’azienda.<br />

Per molti agricoltori italiani la vendita diretta in azienda o nei<br />

farmers market, il rapporto diretto con il consumatore e i gruppi<br />

di acquisto solidale sono diventati l’unica garanzia di sopravvivenza,<br />

la sola via per sfuggire alla stretta dei prezzi imposta dalle<br />

dure leggi della distribuzione globale.<br />

La caratterizzazione “bio” e “local” sta diventando fortunatamente<br />

anche motivo di successo e lauti guadagni, sempre da<br />

rapportare alla situazione di perenne crisi e bassa marginalità<br />

diventata ormai strutturale nel settore agricolo.<br />

Una volta raggiunto il consumatore diventa importante soddisfare,<br />

per quanto possibile, le sue richieste sia in termini di volumi<br />

e continuità sia di gamma di prodotti. Altrimenti si rischia che<br />

il tanto agognato acquirente sia costretto a recarsi comunque al<br />

supermercato. Ben venga quindi l’integrazione con i prodotti acquistati<br />

da fornitori esterni o, ancora meglio, la cooperazione tra<br />

agricoltori anche distanti che fanno rete per ampliare la gamma<br />

di referenze offerte ai consumatori amanti dei prodotti a filiera<br />

corta. Tutto bene dunque, a patto che l’informazione al consumatore<br />

sia corretta e, tornando al caso de “Le Iene”, a condizione<br />

che il prodotto dichiarato biologico sia veramente tale.<br />

Comportamenti isolati ed episodici come quello andato in onda<br />

nella trasmissione televisiva rischia di “mortificare” la filiera<br />

biologica che è uno dei vanti del nostro agroalimentare, né screditare<br />

le forme di vendita diretta dei prodotti agroalimentari.<br />

Pur riconoscendo i meriti del servizio televisivo di inchiesta è<br />

opportuno porre la massima attenzione ad evitare che arrivino<br />

all’opinione pubblica messaggi generalizzati che scaturiscono<br />

da informazioni parziali e riconducibili a casi isolati.<br />

I primi che oggi hanno il dovere di dare una risposta ai legittimi<br />

dubbi del cittadino che ha assistito sconcertato al servizio televisivo<br />

sono ovviamente gli Organismi di Controllo del biologico<br />

che, purtroppo, stano diventando il bersaglio di critiche facili e<br />

superficiali sia da parte dell’oppositore qualunquista che dell’agricoltore<br />

bio-onesto ma ormai disamorato.<br />

Perché è potuto succedere tutto ciò? Perché non ce ne<br />

siamo accorti prima? Che senso ha allora il nostro lavoro?<br />

Perché un cittadino telespettatore dovrebbe continuare<br />

(o iniziare) ad acquistare prodotti biologici?<br />

Sono le domande che anche noi, in coscienza, ci sentiamo rivolgere.<br />

Gli Organismi di controllo del biologico, e lo stesso vale<br />

per tutti gli altri sistemi di certificazione, non hanno poteri di<br />

Polizia e neanche possono avere la sfrontatezza e l’immediatezza<br />

della televisione che mette in onda la dichiarazione spontanea<br />

del grossista del mercato ortofrutticolo.<br />

Il lavoro degli organismi di controllo non può che basarsi su<br />

mezzi “convenzionali”: i sopralluoghi nei campi e nei magazzini,<br />

il controllo dei documenti fiscali, le analisi . Un’attività di<br />

indagine che non può che avvenire sotto gli occhi vigili dello<br />

stesso responsabile dell’azienda che deve essere messo correttamente<br />

nelle condizioni di poter accettare o contestare l’operato<br />

del tecnico ispettore.<br />

L’organismo di controllo non può inseguire di nascosto gli agricoltori,<br />

entrare alle quattro di mattina al mercato ortofrutticolo<br />

con le telecamere e non può intervistare e soprattutto registrare<br />

testimonianze da utilizzare poi come prova per l’applicazione<br />

delle sanzioni. A maggior ragione non gli è permesso interrogare<br />

testimoni, accedere ai dati contabili dei commercianti di<br />

prodotti convenzionali o utilizzare telecamere nascoste e microspie.<br />

A questo devono pensare le Autorità Pubbliche preposte<br />

che, anche nel biologico, sono chiamate a verificare il corretto<br />

operare degli agricoltori e degli enti di certificazione. Tutti certamente<br />

contribuiscono a rendere quanto più difficile la frode, a<br />

stringere il più possibile le maglie dei controlli e della giustizia.<br />

Purtroppo, come sempre accade, qualcuno riesce anche a sfuggire<br />

a queste maglie, ma il caso specifico non deve delegittimare<br />

l’intero sistema. Certamente dobbiamo metterci in discussione,<br />

perfezionare le tecniche di controllo e puntare in generale ad un<br />

miglioramento continuo.<br />

L’attività degli Organismi di controllo del biologico per esempio,<br />

da sola, ha garantito nel 2013 68.512* ispezioni e 6.302*<br />

analisi presso gli oltre 51.000* operatori certificati. Non sono<br />

mancati i casi in cui siamo riusciti a rilevare non conformità e<br />

smascherare e punire infrazioni. Le sanzioni significative che<br />

hanno determinato il declassamento del prodotto a convenzionale,<br />

la sospensione o il ritiro della certificazione sono state<br />

nell’insieme 2.415* pari al 4,7%* del totale operatori certificati,<br />

in linea con la media europea.<br />

Ai controlli degli Organismi privati si aggiungono anche quelli<br />

svolti dalle autorità pubbliche. I programmi televisivi, probabilmente<br />

aiutati da qualche segnalazione, hanno messo in luce un<br />

pericolo che noi certificatori ben conosciamo e temiamo, che<br />

ogni giorno cerchiamo di scongiurare con tutte le forze e risorse<br />

a nostra disposizione.<br />

Ora sarà l’Organismo di Controllo che deve intervenire nei confronti<br />

dell’azienda con la oggettività delle regole di certificazione<br />

che lasciano anche all’operatore la possibilità di difendersi<br />

con tutti i mezzi e le tutele ammesse dalla legge (fatto salvo che<br />

l’assalto e le minacce all’inviato non sono difendibili).<br />

Purtroppo in Italia la “segnalazione” viene troppo spesso confusa<br />

con la “delazione” e il suo utilizzo giudicato come un segnale<br />

di debolezza e di impotenza del controllore.<br />

Questo non succede nei paesi del Nord Europa dove qualsiasi<br />

irregolarità o esito non regolare alle analisi sul prodotto biologico<br />

viene segnalato agli Organismi di Controllo e alle Autorità<br />

Pubbliche dagli stessi utenti e operatori della filiera produttiva<br />

e commerciale.<br />

Stiamo parlando di un sistema di regole e comportamenti che<br />

determina il cosiddetto “Controllo Sociale”, lo stesso che ci costringe<br />

a non buttare la cicca per terra o a parcheggiare in doppia<br />

fila per evitare i rimproveri (se non la denuncia) del primo cittadino<br />

che passa per strada e non solo del vigile. La denuncia e<br />

la segnalazione di comportamenti scorretti deve diventare un’abitudine,<br />

un dovere per tutti, anche per gli agricoltori seri che di<br />

vedono sorpassati a destra dai furbacchioni. Non deve rimanere<br />

prerogativa di programmi e spettacoli televisivi come Le Iene,<br />

Striscia la Notizia o Report che, per quanto utili, rappresentano<br />

sempre un momento straordinario di spettacolo e informazione e<br />

non un approccio culturale della società.<br />

I certificatori si considerano parte lesa dal comportamento scorretto<br />

dell’agricoltore certificato che non rispetta le regole “spacciando<br />

per biologico” ciò che non lo è. Ci sentiamo danneggiati<br />

tanto quanto la grande maggioranza degli agricoltori biologici<br />

che ogni giorno coltivano i loro campi rispettando rigidamente<br />

le regole di produzione biologica e, se costretti, acquistano<br />

dall’esterno solo ed esclusivamente prodotti biologici certificati.<br />

Per questo anche noi tecnici ispettori ci sentiamo in diritto e in<br />

dovere di protestare insieme a loro contro il falso bio ma anche<br />

contro la dilagante diffidenza e qualunquismo che, stigmatizzando<br />

casi isolati, mettono in discussione la serietà di un intero<br />

settore, compreso quello dei controlli.■<br />

*Dati elaborati da ICEA<br />

ALIMENTAZIONE<br />

10 ecoIDEARE - Settembre / Ottobre 2014<br />

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