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SERVITÙ MILITARI<br />
E IMPATTO<br />
AMBIENTALE<br />
di Andrea Alessandro Muntoni<br />
…la Sardegna è anche al centro degli interessi militari della NATO,<br />
che nell’Isola ha stabilito moltissime basi militari, sia a terra sia a mare,<br />
nelle quali si svolgono, quotidianamente, attività addestrative…<br />
regione a statuto speciale condivide l’idea dei comitati contro<br />
le basi, oggi più attive che mai. I comitati contro la militarizzazione<br />
e per la smilitarizzazione del territorio isolano lamentano<br />
l’uso indebito e soprattutto inopportuno di aree che altrimenti<br />
sarebbero destinate ad altre attività (culturali, ambientali, di<br />
valorizzazione del patrimonio storico-artistico-archeologico) e,<br />
generalmente, contestano l’inquinamento dell’aria, delle acque,<br />
del suolo e del sottosuolo conseguenti alle attività militari che<br />
si svolgono in mare, sulle coste, sulle sponde di laghi e nei cieli<br />
dell’Isola. In alcuni poligoni sono stati per decenni (dagli anni<br />
settanta del XX secolo alla rima decade del XXI secolo) testati<br />
ordigni con testate esplodenti, che hanno presumibilmente dato<br />
luogo a forme di inquinamento che sarebbe opportuno conoscere<br />
approfonditamente e i cui risultati dovrebbero essere resi pubblici,<br />
a garanzia della salute della popolazione e al fine di poter, laddove<br />
se ne ravvisa la necessità, poter provvedere alle necessarie<br />
opere di bonifica ambientale. Perché ciò accada è necessario che<br />
all’interno delle basi militari vengano effettuati regolarmente dei<br />
monitoraggi ambientali, i cui protocolli dovrebbero esser concordati<br />
tra il Ministero della Difesa e il Ministero dell’Ambiente,<br />
che agirebbe per mezzo dell’ISPRA e dell’ARPA.<br />
I dati dovrebbero essere resi disponibili alla Regione Autonoma<br />
della Sardegna attraverso l’interfaccia con il progetto del Sistema<br />
informativo regionale ambientale (SIRA), che nasce con l’obiettivo<br />
di diffondere l’informazione ambientale sia ai diversi<br />
livelli della Pubblica Amministrazione, sia alle diverse categorie<br />
di soggetti privati (stakeholder) e prevede la gestione di un’unica<br />
banca dati che accoglie le informazioni ambientali organizzate<br />
secondo le direttive Sinanet. I parametri da monitorare, sia<br />
per mezzo di installazioni fisse sia utilizzando mezzi mobili attrezzati,<br />
dovrebbero riguardare, quanto meno, gli analiti chimico-fisici<br />
già contemplati dal decreto legislativo n. 152 del 2006<br />
(recante norme in materia ambientale). Il piano di indagine (condiviso<br />
e reso noto) dovrebbe essere orientato alla ricerca di eventuali<br />
contaminazioni nelle matrici ambientali e dovrebbe quindi<br />
essere volto ad accertare l’eventuale superamento delle concentrazioni<br />
soglia di contaminazione (CSC), riportate in Allegato<br />
5 al D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. e, in aggiunta, i seguenti: nano<br />
particelle, composti inorganici, idrocarburi policiclici aromatici<br />
(IPA), policlorobifenili, nitrobenzeni, difenilammine, uranio, torio,<br />
radionuclidi naturali ed artificiali che emettono radiazioni α,<br />
radiazioni β e radiazioni γ, tungsteno, perclorati, composti della<br />
nitro derivanti dal brillamento degli esplosivi.<br />
La trasparenza da parte del Ministero della Difesa relativamente<br />
all’affidamento delle gare per l’erogazione dei servizi di monitoraggio<br />
e analisi e per la diffusione dei dati dovrebbe, nell’interesse<br />
della collettività, superare i vincoli di segretezza che, in<br />
molti casi, hanno impedito all’opinione pubblica di formarsi una<br />
chiara, precisa e corretta idea delle problematiche ambientali e<br />
sanitarie connesse con l’esercizio delle attività addestrative militari<br />
nell’Isola.<br />
Tra l’altro questa richiesta è stata avanzata in più di una occasione,<br />
negli ultimi anni, anche dai sindaci di Villaputzu, Perdasdefogu,<br />
Arbus, Teulada e La Maddalena.<br />
Vale la pena sottolineare, a riguardo, che di fronte all’aumento<br />
dell’incidenza di talune malattie che hanno colpito alcuni militari<br />
operanti nelle basi o che hanno partecipato a missioni all’estero<br />
e ai risultati (parziali) relativi allo stato dell’ambiente nei<br />
poligoni e nelle aree contermini sono state aperte delle indagini<br />
da parte della Procura della Repubblica e sono in corso i lavori<br />
di una commissione parlamentare.■<br />
AMBIENTE E TERRITORIO<br />
di Sardegna si trova al centro del Mar Mediterraneo<br />
ed è dal tempo dei fenici prima e dei romani poi, sempre<br />
stata considerata in posizione strategica per intercettare<br />
L’Isola<br />
le rotte dei traffici commerciali che si svolgono via mare<br />
(il porto di Caralis lo era per i romani mentre il porto canale<br />
di Cagliari lo è oggi) sia per accogliere, nelle proprie coste e<br />
montagne, i flussi turistici nazionali e internazionali attratti dai<br />
parchi regionali, dalle riserve naturali, dalle zone di protezione<br />
speciale per gli uccelli, dai siti di interesse comunitario.<br />
Ma, a onor del vero, la Sardegna è anche al centro degli interessi<br />
militari della NATO, che nell’Isola ha stabilito moltissime<br />
basi militari, sia a terra sia a mare, nelle quali si svolgono,<br />
quotidianamente, attività addestrative da molti eserciti, marine e<br />
aviazioni di paesi “amici”: Capo Frasca, nella Sardegna occidentale,<br />
dove si svolgono attività di tiro aria-terra e aria-acqua,<br />
con aerei militari che partono dalla base aerea di Decimomannu,<br />
vicino a Cagliari; Perdas de Fogu, nell’interno dell’Isola, dove<br />
si sperimentano missili di ultima generazione e si svolgono altre<br />
esercitazioni; Salto di Quirra e Capo San Lorenzo, sulla costa<br />
orientale della Sardegna, il cui Poligono Sperimentale Interforze<br />
è utilizzato per esercitazioni e prove balistiche; Teulada, sul<br />
mare e nella costa sud occidentale dell’Isola; La Maddalena,<br />
sede del parco nazionale dell’omonimo arcipelago, la cui Isola<br />
di santo Stefano è ancora, di fatto, utilizzata come deposito di<br />
armi, già sede dei sommergibili nucleari della marina degli Stati<br />
Uniti d’America; Decimomannu ed Elmas, aeroporti militari.<br />
La lista sarebbe un po’ più lunga, soprattutto se arricchita dai<br />
vari depositi di armi e alte strutture logistiche, radar e altri “bersagli”<br />
sparsi ovunque nell’Isola e delimitati da rete, filo spinato<br />
e cartelli monitori quasi ovunque. I poligoni militari e le basi<br />
aeronavali hanno dato da lavorare a molte persone, hanno creato<br />
un indotto e, pertanto, non tutta la popolazione residente nella<br />
40 ecoIDEARE - Settembre / Ottobre 2014<br />
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