Editoriale Sostenibilmente a cura del Gruppo di Ricerca sullo Sviluppo Sostenibile (GRISS) dell’Università degli Studi di Milano Bicocca Il 25 maggio si vota per il Parlamento europeo. Una giornata che darà una direzione concreta ai nostri prossimi cinque anni. Il sistema elettorale è proporzionale e i cittadini possono esprimere le loro preferenze (fino a un massimo di tre) ai candidati della circoscrizione di appartenenza Il Parlamento Europeo ha un ruolo fondamentale nella nostra vita quotidiana e con il passare degli anni le sue competenze e il suo peso sono aumentati. Insieme al Consiglio discute e approva le norme europee che poi hanno effetto in tutti i paesi europei in diversi settori come l’agricoltura, la politica energetica e quella ambientale. Controlla le altre istituzioni al fine di garantire un’azione che rispetti le norme dei trattati comunitari. Le persone che comporranno il Parlamento europeo avranno molto da decidere. Io mi auguro che ce ne siano parecchie preparate sui temi della green economy. Soprattutto per diffondere un concetto chiave: la tutela dell’ambiente e delle Elezioni europee, per cosa si vota il 25 maggio risorse naturali non è un costo, ma un’enorme opportunità per uscire dalla crisi e generare occupazione qualificata, “smart”, senza devastare il territorio e rispettando la salute di ciascuno. Prodotti biologici, green building, energie rinnovabili, turismo naturalistico, mobilità sostenibile, medicine alternative, chimica verde sono solo alcune voci di questa “nuova economia” che può generare una ricchezza “pulita”, senza intossicazioni mentali e fisiche. E allora dobbiamo fare attenzione a chi delegheremo a discutere e decidere su questi temi. Non bastano più partiti e movimenti che includano un capitolo (a volte un solo paragrafo) “green” nei propri programmi, una pennellata di verde che fa fine e non impegna, secondo la peggiore tradizione del greenwashing. Serve qualcuno che faccia della concretizzazione della green economy e dei suoi benefici, in ogni ambito, la propria missione. E’ ora che un messaggio un po’ più sofisticato del generico “viva il green!” venga diffuso, con tutte le forze, da chi ci crede e ci lavora da anni. Faccio outing: a mio avviso c’è un solo movimento che porta avanti in maniera organica i concetti della green economy: i Verdi Europei. Per questo, il mio voto andrà a Green Italia - Verdi Europei. Green Italia non è né di destra né di sinistra e appartiene alla grande famiglia dei Verdi Europei, di cui fanno parte i Grünen tedeschi e Europe Écologie, terzo partito francese. Non abbiamo molto tempo. Come ha ricordato recentemente anche Barbara Spinelli, “non ci è dato di affrontare prima la recessione, e dopo il clima“. Vanno affrontati entrambi subito e insieme, grazie a una visione più ampia e lungimirante. Con un modello di sviluppo e di futuro ben chiaro in testa, non solo con triti e ritriti slogan finto-green. E non si tratta solo di clima ed energia, ma di inquinamento dell’aria, dell’acqua, della terra, elettromagnetico, da rifiuti. Si deve agire adesso, come ci spiegano gli scienziati dell’IPCC che hanno sfornato l’ennesimo preoccupante rapporto sul clima. Il futuro su cui lavorare è quello prossimo, che parte tra pochi secondi. Mandiamo in Europa solo persone che conosciamo, e che conosciamo come individui che hanno una storia di impegno serio alle spalle. Basta alle frasi retoriche buone solo per le elezioni, che vengono dimenticate il giorno successivo. Non ce lo possiamo più permettere. Edgar Meyer Sii tu il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo. Mahatma Gandhi Serenella Sala Dottore di ricerca in ecologia applicata, è ricercatore nell’ambito della scienza della sostenibilità. Una seconda vita per la sostenibilità La produzione di rifiuti è in costante crescita ormai da molti anni. Secondo una recente proiezione dell’OCSE, per il 2020 è prevista una produzione di rifiuti del 45% superiore rispetto a quella del 1995. Per far fronte a questo problema è necessario promuovere e diffondere una cultura di consumo più sostenibile, in antitesi agli attuali modelli di consumo, basati sulla cosiddetta “società dell’usa e getta”. La Direttiva quadro sui rifiuti, lanciata dalla Commissione Europea nel 2008, prevede una gerarchia di interventi per la gestione, che mette al primo posto la prevenzione, ovvero la riduzione dei rifiuti generati, attraverso comportamenti e strategie che ottimizzino l’uso delle risorse per la produzione di beni e servizi e nuove forme di consumo che permettano di allungare la vita utile degli oggetti, riducendo il ricorso alla modalità “usa e getta”. Tra queste, il passaggio dalla vendita di beni alla fornitura di servizi ed il riutilizzo nelle sue diverse forme, stanno diventando soluzioni sempre più popolari. Sono state condotte indagini sul comportamento d’acquisto dei consumatori nonché sulla quantità e tipologie di beni. Queste indagini confermano l’importanza di entrambi i canali, formali e informali, per la circolazione dei beni di seconda mano. Un rapporto Eurobarometro del 2011 dimostra che, ad esempio, il 72% degli austriaci sono disposti ad acquistare prodotti di seconda mano, e lo scambio online è in pieno boom.Nel mondo esistono da anni diverse realtà, come associazioni di volontariato e di beneficenza, che promuovono il riutilizzo in svariate forme, prevalentemente con finalità sociali (ad esempio, con mercatini di oggetti di seconda mano i cui proventi sono utilizzati per finanziare progetti di aiuto in diverse aree del mondo. Negli ultimi anni, in aggiunta a queste realtà il numero di attività economiche, sia formali o informali, relative al riuso è in costante aumento, e comprende: negozi di abbigliamento e accessori vintage; catene di negozi con merce di seconda mano in conto vendita, sia nel settore dell’abbigliamento (es. Secondamanina, Mercatopoli, ecc) che dello svago (es: Il Libraccio, Gamestop, ecc); aste online tra privati (es. E-bay). Dottore di ricerca in scienze ambientali, è ricercatore nell’ambito della scienza della sostenibilità. Valentina Castellani L’impatto, non solo in termini economici ma anche ambientali, di questo genere di attività, sta quindi crescendo ed è importante sviluppare metodologie per valutarlo e quantificarlo. Negli ultimi anni sono stati condotti alcuni tentativi di valutare i benefici ambientali del riutilizzo. Finora, gli studi esistenti si basano prevalentemente su quattro tipologie di approccio. 1) la valutazione basata sul bilancio di massa, ovvero sulle quantità di oggetti per i quali è stato evitato lo smaltimento attraverso il riuso. 2) il bilancio energetico e la valutazione dell’impronta di carbonio; 3) l’utilizzo indicatori compositi (l’impronta ecologica); 4) la valutazione del cic Finora, gli che utilizzano la LCA sono ancora molto pochi, tra questi, si segnala l’iniziativa WRAP, sviluppata nel Regno Unito. Gli studi basati sulle quantità sono i più diffusi. Il GRISS dell’Università degli Studi di Milano- Bicocca, in collaborazione con la Cooperativa Mani Tese, ha condotto uno studio per quantificare i benefici ambientali di un mercatino dell’usato, prendendo ad esempio il mercatino dell’usato di Gorgonzola gestito dalla Cooperativa. Per lo studio sono stati considerati gli impatti evitati (tutto il ciclo di vita) garantiti dalla mancata produzione di alcuni oggetti rappresentativi delle categorie merceologiche presenti nel mercatino (ad esempio, maglietta, un divano eco) e le quantità di oggetti venduti dal mercatino in un anno. I risultati sui potenziali impatti evitati per le tipologie di articoli considerati suggerirebbero di promuovere la vendita di oggetti più grandi, come i mobili, che generano i maggiori benefici per singolo pezzo venduto. Questa scelta, tuttavia, potrebbe creare problemi di gestione (uno spazio più grande per lo stoccaggio) e potrebbe limitare le vendite totali del negozio (Mani Tese hanno dimostrato che gli oggetti piccoli si vendono più facilmente) e quindi ridurre i benefici complessivi. Inoltre, i risultati cumulati circa un anno di attività del negozio testimoniano che, se gli articoli più piccoli (come ad esempio l’abbigliamento) sono venduti in grandi quantità possono fornire benefici rilevanti in termini assoluti. 4 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2014 5