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Livorno non stop Dicembre 2018

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LIVORNOnonstop è...<br />

5<br />

storia<br />

Filippo Filippetti, i fratelli Gigli ed altri protagonisti furono uccisi nel contrastare la violenza dello squadrismo fascista<br />

Gli Arditi del Popolo<br />

e gli scontri dell'estate 1921<br />

di Michela Gini<br />

Personalmente, prima di un’accurata<br />

documentazione ispirata<br />

da una visita guidata nei luoghi<br />

della resistenza labronica, sugli<br />

Arditi del Popolo avevo notizie<br />

più mitiche che storiche ma<br />

soprattutto mi sono resa conto<br />

di quanto ignorassi circa le vicende<br />

di coloro che si opposero<br />

da subito al regime. Il movimento<br />

degli Arditi del Popolo,<br />

nato nell’estate del 1921 da una<br />

scissione della sezione romana<br />

degli Arditi d’Italia, sorse con<br />

lo scopo, appunto, di opporsi<br />

alle spedizioni punitive fasciste<br />

e creò vere e proprie milizie per<br />

la protezione dei quartieri e dei<br />

centri oggetto di attacchi armati<br />

da parte delle “squadracce”<br />

nere.<br />

Anche a Livorno l’attività degli<br />

Arditi, alla quale aderirono soprattutto<br />

anarchici, comunisti<br />

e socialisti, fu molto intensa e<br />

raggiunse la sua massima energia<br />

durante l’estate del 1921<br />

quando i militanti si resero protagonisti<br />

di svariati conflitti con<br />

i fascisti e la forza pubblica che<br />

costarono la vita a numerose<br />

persone. Tanto che la nostra città<br />

venne menzionata come esempio<br />

da seguire nel manifesto nazionale<br />

rivolto dall’Associazione<br />

Arditi del Popolo ai lavoratori<br />

italiani.<br />

Continue guerriglie ebbero luogo<br />

in città, soprattutto nel quartiere<br />

S.Marco e nella limitrofa via<br />

Garibaldi, zone in cui l’attivismo<br />

fu fortemente sentito e in cui<br />

avevano sede i più popolari ritrovi<br />

antifascisti come il Bar Bizzi<br />

di via Solferino.<br />

Tra i personaggi di spicco vi furono<br />

gli anarchici ardenzini Nardi<br />

e Baldasseroni, Filippo Filip-<br />

Lapide posta in via Provinciale Pisana a ricordo<br />

della barbara uccisione di Filippo Filippetti.<br />

Lapide posta in via Santo Stefano a ricordo dell'eccidio<br />

nella propria abitazione dei fratelli Gigli.<br />

Lapide posta all'interno dell'atrio del Palazzo Comunale<br />

che ricorda Pietro Gigli e Luigi Geminiani.<br />

petti, muratore e attivista dell’USI<br />

(Unione Sindacale Italiana),<br />

Gilberto Catarsi e Pilade Gigli<br />

uccisi durante gli scontri con<br />

i fascisti.<br />

In riferimento a quest’ultimo, il 2<br />

agosto 1922, durante l’occupazione<br />

militare della città per reprimere<br />

uno sciopero generale,<br />

una squadra fascista fece irruzione<br />

nella casa della famiglia<br />

Gigli, in via Santo Stefano n 20,<br />

uccidendo Pietro Gigli, consigliere<br />

comunale comunista e il<br />

fratello Pilade, tranviere libertario,<br />

in quel momento militare in<br />

licenza, mentre Armando Gigli,<br />

figlio di Pietro, riuscì a fuggire<br />

insieme allo zio Manlio. La madre<br />

Giulia Cantini,<br />

invece,<br />

venne gravemente<br />

ferita da<br />

un colpo di pistola<br />

perdendo<br />

la vista. L’episodio,<br />

ben noto<br />

ai nostri progenitori,<br />

viene ricordato<br />

come<br />

l’eccidio di via<br />

S. Stefano ed<br />

ebbe grande risonanza<br />

nel popolo<br />

labronico.<br />

L’ardito del popolo<br />

Filippo Filippetti,<br />

muratore<br />

anarchico,<br />

cadde invece in<br />

uno scontro a<br />

fuoco nei pressi<br />

di via Provinciale<br />

Pisana.<br />

Nel primo dopoguerra<br />

la presenza<br />

anarchica<br />

in città era<br />

notevole, al<br />

punto da mettere<br />

in difficoltà il<br />

neonato Partito<br />

Comunista che, almeno per i primi<br />

anni, dovette accontentarsi di<br />

un’unica federazione provinciale<br />

insieme a Pisa. Gli Arditi, dunque,<br />

ben prima dei partigiani,<br />

misero in campo una vera e propria<br />

guerriglia contro le provocazioni<br />

e le violenze dei fascisti<br />

che indubbiamente godettero<br />

dell’appoggio dei ceti medi, delle<br />

forze dell’ordine e della Chiesa.<br />

Tale resistenza prese le sembianze<br />

di una vera e propria guerra<br />

civile, tanto che nell’estate del<br />

1922 vi furono forti tensioni e<br />

scontri a cui seguirono violente<br />

repressioni da parte delle forze<br />

dell’ ordine.<br />

Altro nome noto del locale antifascismo<br />

è quello di Ilio “Dario”<br />

Barontini, operaio comunista<br />

che appena tredicenne fu attivo<br />

nel movimento anarchico<br />

livornese. Nel 1921 fu uno dei<br />

protagonisti della scissione comunista<br />

divenendo segretario<br />

della Federazione interprovinciale<br />

Livorno- Pisa del PCI. Fu<br />

più volte arrestato in quanto ritenuto<br />

“capace di commettere<br />

ed organizzare atti terroristici”.<br />

Certo, l’esperienza degli Arditi<br />

del Popolo fu breve, in quanto<br />

furono subito messi fuori legge<br />

e combattuti con la repressione<br />

e il confino ma non per questo<br />

meritano di essere dimenticati,<br />

avendo il merito di aver messo<br />

in atto la prima lotta armata contro<br />

il fascismo nel biennio 1921-<br />

22. Così come non è da dimenticare<br />

l’apporto fondamentale<br />

delle donne che si adoperarono<br />

attivamente durante quegli<br />

anni sostenendo una doppia<br />

lotta contro il fascismo e le violenze<br />

sessiste che da esso si<br />

generavano. Una delle ragazze<br />

di via Pellettier, certa Silvana<br />

Simonetti, ostetrica, partigiana<br />

in Emilia Romagna nella 36 a Brigata<br />

Bianconcini, di famiglia<br />

antifascista, intervistata nel<br />

2004 da un giornalista che le<br />

chiese se avrebbe rifatto la Resistenza<br />

rispose: “Si sì, anche<br />

ora guardi, se un fossi vecchia,<br />

l’ardore lo sento ancora, le rifarei<br />

le rivolverate io…”.<br />

Voglio riportare una citazione<br />

storica, a conclusione di questo<br />

mio modesto apporto alla<br />

memoria degli arditi, che racchiude<br />

in poche parole l’anima<br />

del pensiero che alimentò tanto<br />

coraggio: “(...) fieri del nostro<br />

orgoglio di razza, consci che<br />

la nostra Patria è ovunque siano<br />

popoli oppressi: Operai,<br />

Masse Lavoratrici, Arditi del<br />

Popolo, A noi!”.

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