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Dicembre 17

Livorno non stop Dicembre 2018

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LIVORNOnonstop è...<br />

7<br />

amarcord<br />

da pag. 6<br />

pografia di Francesco Vigo, e<br />

qui presentò per la prima volta<br />

“Primavere Elleniche”.<br />

Altri versi comparvero sui volumetti<br />

“Estate”, che uscirono<br />

dal 1882 al 1890.<br />

Ne era editore Raffaello Giusti<br />

che con il ricavato dei volumetti<br />

invitava a pranzo i collaboratori<br />

ai Pancaldi e al “Maccheroni”,<br />

celebre trattoria sulla Spianata<br />

dei Cavalleggeri. I commensali<br />

si recavano poi sulla rotonda<br />

dei bagni Acquaviva dove<br />

una volta il Carducci esclamò:<br />

“Qui è un gran bello stare”.<br />

Al Carducci furono letti dal Chiarini<br />

alcuni versi di un suo giovane<br />

ammiratore, a quel tempo<br />

alunno del Liceo e questi lo<br />

ascoltò con attenzione, dando<br />

incoraggiamento e consigli. Il<br />

giovanetto in questione si chiamava<br />

Giovanni Marradi. In seguito<br />

il Carducci disse di lui: “Ha<br />

il verso dal pieno petto” e<br />

“l’ispirazione della melodia” . E<br />

ancora: “Canta le intuizioni profonde<br />

della vita e della storia”.<br />

Sul Carducci anche due notizie<br />

curiose. Tra gli amici che lo ospitarono<br />

a Livorno ci fu anche il<br />

giornalista Averardo Borsi, il<br />

quale, nel maggio 1888, gli chiese<br />

di tenere a battesimo un suo<br />

figlio che di lì a poco sarebbe<br />

nato , promettendo di dargli il<br />

suo nome se maschio. Il Carducci<br />

accettò, ma non poté tenere<br />

fede all’impegno a causa degli<br />

esami. Al bambino fu ugualmente<br />

imposto il nome di Giosuè e il<br />

padre telegrafò al Carducci: il più<br />

piccolo dei Giosuè saluta il più<br />

grande dei Giosuè d’Italia.<br />

Una sera passeggiando con Ottaviano<br />

Targioni Tozzetti in via<br />

Grande il Carducci ebbe quasi a<br />

cadere per aver inciampato nei<br />

gradini della chiesa della Misericordia,<br />

che allora sporgevano<br />

su quasi tutto il marciapiede.<br />

Giovanni Pascoli e Giosuè Carducci in una fiaschetteria.<br />

Nanni, che era assessore all’istruzione,<br />

appresa la notizia<br />

dell’incidente dal babbo, intervenne<br />

presso il sindaco Costella<br />

e gli assessori alla Polizia e ai<br />

Lavori e non ebbe pace fino a<br />

che una ordinanza impose l’arretramento<br />

di questa e di altre<br />

gradinate sporgenti.<br />

Tre locali pubblici potevano<br />

vantare di avere ospitato spesso<br />

il Carducci e i suoi illustri amici<br />

che non disdegnavano gli allegri<br />

simposi. Il suo nome compariva,<br />

infatti insieme a quelli di<br />

Ottaviano Targioni Tozzetti,<br />

Giuseppe Chiarini e altri frequentatori<br />

del locale in una piccola<br />

lapide all’interno del Caffè della<br />

Posta, diventato poi Caffè-Teatro<br />

Lazzeri, ristrutturato negli<br />

anni scorsi, trasformato in libreria<br />

a due piani con bar, ma poi<br />

chiuso definitivamente.<br />

Altra iscrizione marmorea si trovava<br />

in una fiaschetteria di via<br />

Maggi, al numero 6, ma con targa<br />

ricordo in una stanza diventata<br />

ripostiglio, titolare Pilade<br />

Cipriani, dove il Carducci e il Pascoli<br />

pare trovassero spesso “la<br />

invocata ora tranquilla” e “la ispirazione<br />

per i loro carmi nel rubino<br />

frizzante del bicchiere toscano”.<br />

Il buon vino che forse il Carducci<br />

apprezzava assai. Ne fa<br />

fede una lettera del 30 giugno<br />

1895 indirizzata al genero Carlo<br />

Bevilacqua contenente un vaglia<br />

di 40 lire e 30 centesimi con il<br />

poscrtitto: “Che mi farai il piacere<br />

di passare a Pilade Cipriani.”<br />

Questa la lapide posta all'interno<br />

della Fiaschetteria<br />

Cipriani (oggi ristorante) di<br />

via Maggi:<br />

GIOSUÈ CARDUCCI<br />

GIOVANNI PASCOLI<br />

POETI SOMMI DELLA RINASCEN-<br />

TE ITALIA / L'UNO AUDACE E<br />

SUBLIME NEL RITMO D'ORAZIO /<br />

L'ALTRO VIRGINIAMENTE ISPI-<br />

RATO E MITE / QUI / TRA GLI<br />

ANNI 1890 - 1897 / TROVARO-<br />

NO SPESSO / LA INVOCATA ORA<br />

TRANQUILLA / NELL'OSPITALE<br />

BRIO DI GENTE LIVORNESE / E /<br />

LA ISPIRAZIONE PER I LORO CAR-<br />

MI / NEL RUBINO FRIZZANTE /<br />

DEL / BICCHIERE TOSCANO (CIPPI)<br />

Il terzo esercizio era il ristorante<br />

“La Rondinella” situato in via<br />

Verdi 1. Oggi il locale ha l’insegna:<br />

“Attrazioni”.<br />

Qui nel luglio 1890 al termine di<br />

un allegro simposio il Marradi<br />

volle leggere ai convitati l’ode<br />

“Piemonte” e quando giunse ai<br />

versi “…..rendi la Patria, Dio,<br />

rendi l’Italia agli italiani”, tutti<br />

si alzarono in piedi applaudendo.<br />

Il Carducci, commosso per<br />

l’anelito di libertà, che sentiva<br />

sgorgare dal cuore dei presenti<br />

abbracciò il Marradi.<br />

Queste testimonianze di vita di<br />

Carducci a Livorno, contenute<br />

in una ricerca diffusa per la celebrazione<br />

del primo centenario<br />

della morte del poeta su iniziativa<br />

dell’Associazione Ex Studenti<br />

del Liceo Niccolini Guerrazzi<br />

il 6 marzo 2007, aiutano a<br />

meglio comprendere perché<br />

l’Amministrazione comunale nel<br />

1957 in occasione del cinquantesimo<br />

della morte abbia voluto<br />

degnamente commemorare il<br />

Poeta con una serie di conferenze<br />

tenute dagli illustri docenti<br />

Augusto Mancini, Raffaello<br />

Ramat e Francesco Flora, quest’ultimo<br />

autore della monumentale<br />

“Storia della Letteratura<br />

Italiana”, in cinque volumi,<br />

impressa nel mese di maggio del<br />

1957 nelle Officine Grafiche Veronesi<br />

dell’editore Arnoldo<br />

Mondadori. Giosuè Carducci è<br />

stato il primo italiano a ricevere,<br />

nel 1906, il Premio Nobel della<br />

letteratura.

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