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LIVORNOnonstop è...<br />
7<br />
amarcord<br />
da pag. 6<br />
pografia di Francesco Vigo, e<br />
qui presentò per la prima volta<br />
“Primavere Elleniche”.<br />
Altri versi comparvero sui volumetti<br />
“Estate”, che uscirono<br />
dal 1882 al 1890.<br />
Ne era editore Raffaello Giusti<br />
che con il ricavato dei volumetti<br />
invitava a pranzo i collaboratori<br />
ai Pancaldi e al “Maccheroni”,<br />
celebre trattoria sulla Spianata<br />
dei Cavalleggeri. I commensali<br />
si recavano poi sulla rotonda<br />
dei bagni Acquaviva dove<br />
una volta il Carducci esclamò:<br />
“Qui è un gran bello stare”.<br />
Al Carducci furono letti dal Chiarini<br />
alcuni versi di un suo giovane<br />
ammiratore, a quel tempo<br />
alunno del Liceo e questi lo<br />
ascoltò con attenzione, dando<br />
incoraggiamento e consigli. Il<br />
giovanetto in questione si chiamava<br />
Giovanni Marradi. In seguito<br />
il Carducci disse di lui: “Ha<br />
il verso dal pieno petto” e<br />
“l’ispirazione della melodia” . E<br />
ancora: “Canta le intuizioni profonde<br />
della vita e della storia”.<br />
Sul Carducci anche due notizie<br />
curiose. Tra gli amici che lo ospitarono<br />
a Livorno ci fu anche il<br />
giornalista Averardo Borsi, il<br />
quale, nel maggio 1888, gli chiese<br />
di tenere a battesimo un suo<br />
figlio che di lì a poco sarebbe<br />
nato , promettendo di dargli il<br />
suo nome se maschio. Il Carducci<br />
accettò, ma non poté tenere<br />
fede all’impegno a causa degli<br />
esami. Al bambino fu ugualmente<br />
imposto il nome di Giosuè e il<br />
padre telegrafò al Carducci: il più<br />
piccolo dei Giosuè saluta il più<br />
grande dei Giosuè d’Italia.<br />
Una sera passeggiando con Ottaviano<br />
Targioni Tozzetti in via<br />
Grande il Carducci ebbe quasi a<br />
cadere per aver inciampato nei<br />
gradini della chiesa della Misericordia,<br />
che allora sporgevano<br />
su quasi tutto il marciapiede.<br />
Giovanni Pascoli e Giosuè Carducci in una fiaschetteria.<br />
Nanni, che era assessore all’istruzione,<br />
appresa la notizia<br />
dell’incidente dal babbo, intervenne<br />
presso il sindaco Costella<br />
e gli assessori alla Polizia e ai<br />
Lavori e non ebbe pace fino a<br />
che una ordinanza impose l’arretramento<br />
di questa e di altre<br />
gradinate sporgenti.<br />
Tre locali pubblici potevano<br />
vantare di avere ospitato spesso<br />
il Carducci e i suoi illustri amici<br />
che non disdegnavano gli allegri<br />
simposi. Il suo nome compariva,<br />
infatti insieme a quelli di<br />
Ottaviano Targioni Tozzetti,<br />
Giuseppe Chiarini e altri frequentatori<br />
del locale in una piccola<br />
lapide all’interno del Caffè della<br />
Posta, diventato poi Caffè-Teatro<br />
Lazzeri, ristrutturato negli<br />
anni scorsi, trasformato in libreria<br />
a due piani con bar, ma poi<br />
chiuso definitivamente.<br />
Altra iscrizione marmorea si trovava<br />
in una fiaschetteria di via<br />
Maggi, al numero 6, ma con targa<br />
ricordo in una stanza diventata<br />
ripostiglio, titolare Pilade<br />
Cipriani, dove il Carducci e il Pascoli<br />
pare trovassero spesso “la<br />
invocata ora tranquilla” e “la ispirazione<br />
per i loro carmi nel rubino<br />
frizzante del bicchiere toscano”.<br />
Il buon vino che forse il Carducci<br />
apprezzava assai. Ne fa<br />
fede una lettera del 30 giugno<br />
1895 indirizzata al genero Carlo<br />
Bevilacqua contenente un vaglia<br />
di 40 lire e 30 centesimi con il<br />
poscrtitto: “Che mi farai il piacere<br />
di passare a Pilade Cipriani.”<br />
Questa la lapide posta all'interno<br />
della Fiaschetteria<br />
Cipriani (oggi ristorante) di<br />
via Maggi:<br />
GIOSUÈ CARDUCCI<br />
GIOVANNI PASCOLI<br />
POETI SOMMI DELLA RINASCEN-<br />
TE ITALIA / L'UNO AUDACE E<br />
SUBLIME NEL RITMO D'ORAZIO /<br />
L'ALTRO VIRGINIAMENTE ISPI-<br />
RATO E MITE / QUI / TRA GLI<br />
ANNI 1890 - 1897 / TROVARO-<br />
NO SPESSO / LA INVOCATA ORA<br />
TRANQUILLA / NELL'OSPITALE<br />
BRIO DI GENTE LIVORNESE / E /<br />
LA ISPIRAZIONE PER I LORO CAR-<br />
MI / NEL RUBINO FRIZZANTE /<br />
DEL / BICCHIERE TOSCANO (CIPPI)<br />
Il terzo esercizio era il ristorante<br />
“La Rondinella” situato in via<br />
Verdi 1. Oggi il locale ha l’insegna:<br />
“Attrazioni”.<br />
Qui nel luglio 1890 al termine di<br />
un allegro simposio il Marradi<br />
volle leggere ai convitati l’ode<br />
“Piemonte” e quando giunse ai<br />
versi “…..rendi la Patria, Dio,<br />
rendi l’Italia agli italiani”, tutti<br />
si alzarono in piedi applaudendo.<br />
Il Carducci, commosso per<br />
l’anelito di libertà, che sentiva<br />
sgorgare dal cuore dei presenti<br />
abbracciò il Marradi.<br />
Queste testimonianze di vita di<br />
Carducci a Livorno, contenute<br />
in una ricerca diffusa per la celebrazione<br />
del primo centenario<br />
della morte del poeta su iniziativa<br />
dell’Associazione Ex Studenti<br />
del Liceo Niccolini Guerrazzi<br />
il 6 marzo 2007, aiutano a<br />
meglio comprendere perché<br />
l’Amministrazione comunale nel<br />
1957 in occasione del cinquantesimo<br />
della morte abbia voluto<br />
degnamente commemorare il<br />
Poeta con una serie di conferenze<br />
tenute dagli illustri docenti<br />
Augusto Mancini, Raffaello<br />
Ramat e Francesco Flora, quest’ultimo<br />
autore della monumentale<br />
“Storia della Letteratura<br />
Italiana”, in cinque volumi,<br />
impressa nel mese di maggio del<br />
1957 nelle Officine Grafiche Veronesi<br />
dell’editore Arnoldo<br />
Mondadori. Giosuè Carducci è<br />
stato il primo italiano a ricevere,<br />
nel 1906, il Premio Nobel della<br />
letteratura.