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Archeomatica 3 2017

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ivista trimestrale, Anno VIII - Numero 3 settembre <strong>2017</strong><br />

ArcheomaticA<br />

Tecnologie per i Beni Culturali<br />

BENI CULTURALI A RISCHIO<br />

Cartografia per i Beni Culturali in Emergenza<br />

Crisis Areas Archaeological Database<br />

Sperimentazione in remoto di tecnologie antisisimiche<br />

Heritage protection and disasters resilience


EDITORIALE<br />

Salvaguardia e protezione del<br />

patrimonio culturale in emergenza<br />

Dedichiamo questo numero di <strong>Archeomatica</strong> al tema della salvaguardia e protezione del patrimonio culturale<br />

in emergenza. Un tema attuale a causa di calamità naturali ma anche di tanti archi di crisi che dilaniano con<br />

conflitti distruttivi paesaggi culturali costruiti nei millenni dagli uomini.<br />

Emergenze, a volte improvvise e da gestire tumultuosamente intervenendo su uno spettro estremamente vasto,<br />

eterogeneo e problematico di beni. Ancora prima rischi da riconoscere e mitigare e catastrofi che non sono<br />

ineluttabili ma che a volte possono essere efficacemente prevenute. Il tutto all’insegna dell’incontro necessario<br />

di due realtà che chiamiamo rispettivamente Protezione Civile e Beni Culturali. Scienza e tecnologia possono<br />

rendere questo incontro di conoscenze, di competenze, di strumenti, di metodi potentemente efficace.<br />

Iniziamo dalla documentazione del patrimonio esistente. Francesca Cioè e Marzia Merlonghi illustrano nel loro<br />

contributo le potenzialità del progetto CAAD una piattaforma in grado di raccogliere e aggiornare in tempo<br />

reale grazie alla cooperazione dei saperi i dati del patrimonio culturale delle aree a rischio del Vicino e Medio<br />

Oriente. Accanto a questo articolo l’utile rassegna di Valerio Carlucci degli strumenti online che consentono<br />

una verifica preliminare degli Heritage at Risk. Quella dei database è una questione fondamentale ma ancora<br />

irrisolta. Pierluigi Cara e Cosmo Mercuri del Dipartimento della Protezione Civile a tale riguardo approfondiscono<br />

la criticità costituita dall’individuazione e localizzazione di beni culturali immobili come le chiese a seguito di<br />

eventi sismici significativi. Un fatto non scontato e per nulla semplice. I due autori propongono un metodo per<br />

l’identificazione univoca e coordinata tramite l’utilizzo della cartografia portando a esempio alcune attività di<br />

salvaguardia in occasione del sisma che ha colpito Ischia il 21 settembre <strong>2017</strong>.<br />

In Italia esiste certamente una risorsa in questo settore importante, Vincoli in rete, una piattaforma sviluppata<br />

e curata dal MIBACT che aggrega, fornendo un punto di accesso web comune, informazioni anagrafiche,<br />

amministrative e geografiche relative al patrimonio culturale immobile. E’ disponibile online in forma<br />

semplificata per tutti i cittadini e, come sistema gestionale, per i funzionari pubblici che si occupano di<br />

territorio. Tuttavia la piattaforma VIR presenta dei problemi legati all’incompletezza dei dati digitalizzati<br />

rispetto al patrimonio esistente e a quello effettivamente catalogato su carta, per quanto sia continua e<br />

in crescita la sua digitalizzazione. Un’altra criticità delle banche dati MIBACT è costituita dal fatto che la<br />

geolocalizzazione del bene spesso si riferisce genericamente al centroide del Comune di appartenenza e non<br />

all’effettiva posizione geografica. Certamente la speranza è che le emergenze possano tuttavia costituire una<br />

occasione per completare e affinare le informazioni.<br />

In Italia a seguito degli eventi sismici del 2016, in uno scenario operativo complesso e in continua modificazione<br />

per il susseguirsi di repliche importanti, si è evidenziata ancora una volta l’importanza fondamentale delle<br />

attività di messa in sicurezza e di recupero beni effettuate dal Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco nei confronti<br />

del patrimonio tutelato dal MIBACT, in emergenza e su specifica richiesta del MIBACT stesso. Un complesso<br />

di interventi che vanno dal triage speditivo, operato nella prima fase dell’emergenza e, successivamente, al<br />

recupero dei beni culturali mobili, alla messa in sicurezza dei beni culturali immobili mediante realizzazione<br />

di opere provvisionali, e non da ultimo alla partecipazione all’attività di rilevazione del danno mediante la<br />

compilazione delle schede AEDES, sotto il coordinamento del Dipartimento di Protezione Civile. A questa<br />

eccellenza dedichiamo alcune pagine.<br />

Lo svolgimento di attività congiunte delle due istituzioni MIBACT-CNVVF durante calamità ha reso evidente la<br />

necessità di una messa a punto di precisi protocolli per il flusso delle comunicazioni fra le due istituzioni e tra<br />

queste e quelle locali e in particolare la condivisione delle informazioni mediante sistemi informativi territoriali<br />

su piattaforma gis che agevoli la razionalizzazione ed il monitoraggio del flusso delle attività comuni. Soprattutto<br />

è auspicabile che in futuro si disponga di sistemi di monitoraggio real-time delle attività condotte dalle squadre<br />

VF nello scenario emergenziale, con particolar riguardo alle attività di valutazione speditiva e messa in sicurezza<br />

dei beni immobili. Soprattutto appare fondamentale ai fini dello svolgimento delle attività di messa in sicurezza<br />

degli immobili la condivisione della documentazione tecnica relativa alle attività di rilevazione e valutazione del<br />

danno, in particolare l’attività di rilievo e valutazione del danno effettuata dai tecnici MiBACT con il rilievo di I e<br />

di II livello, e le ipotesi progettuali di riduzione delle criticità strutturali.<br />

È evidente che in tale contesto la scelta degli strumenti più adatti, la valutazione delle criticità del sistema e<br />

la verifica della potenzialità delle possibili soluzioni andrebbero predisposte per tempo, non in emergenza. In<br />

questo modo si coglierebbe la duplice opportunità di verificare la funzionalità del sistema di risposta a tutte le<br />

possibili tipologie emergenziali nell’ordinario svolgimento dei compiti istituzionali e di addestrare il personale<br />

addetto all’utilizzo degli strumenti previsti.<br />

E concludiamo con un articolo sulla sperimentazione dell’Enea per la diffusione di tecnologie innovative<br />

per la protezione di strutture storiche e opere d’arte dai terremoti. Prevenire facendo ricorso alla ricerca,<br />

all’innovazione, alle tecnologie: questo l’obiettivo.<br />

Buona lettura,<br />

Michele Fasolo


IN QUESTO NUMERO<br />

DOCUMENTAZIONE<br />

6 CAAD (Crisis Areas<br />

Archaeological Database) - Un<br />

WebGIS per la salvaguardia del<br />

patrimonio archeologico a rischio<br />

nel Vicino e Medio Oriente<br />

di Francesca Cioè, Marzia Merlonghi<br />

In copertina il trattamento grafico-altimetrico<br />

di una ripresa con sistema LS Mobile di<br />

Gexcel usato in modalità NO RGB. Immagine<br />

derivata dal sistema di divulgazione dei dati<br />

Laser Scanner messi a disposizione dal portale<br />

GeoSDH di GEOWEB nella Gallery TFA<br />

relativa alle riprese effettuate durante il<br />

Technology for All <strong>2017</strong> nella Villa dei Quintili<br />

a Roma il 17 ottobre <strong>2017</strong>. Tutte le scene<br />

e i dati rilevati sono disponibili nel sistema<br />

all'URL metior.geoweb.it/gallery/tfa<br />

3D Target 2<br />

Geogrà 19<br />

10 La Cartografia degli Aggregati<br />

Strutturali a supporto della<br />

Salvaguardia dei Beni Culturali in<br />

Emergenza<br />

di Pierluigi Cara, Cosmo Mercuri<br />

14 Strumenti online per una<br />

verifica preliminare dei Beni<br />

Culturali a rischio<br />

di Valerio Carlucci<br />

Heritage 46<br />

Salone di Ferrara 45<br />

Testo 21<br />

Traiano 13<br />

Topcon 47<br />

Unesco 33<br />

VirtualGeo 48<br />

SPECIALE TFA<br />

22 Le attività dei Vigili del Fuoco<br />

in situazioni di emergenza per<br />

il recupero e la salvaguardia dei<br />

Beni Storici, Artistici e Culturali<br />

a cura della Redazione<br />

ArcheomaticA<br />

Tecnologie per i Beni Culturali<br />

Anno VIII, N° 3 - settembre <strong>2017</strong><br />

<strong>Archeomatica</strong>, trimestrale pubblicata dal 2009, è la prima rivista<br />

italiana interamente dedicata alla divulgazione, promozione<br />

e interscambio di conoscenze sulle tecnologie per la tutela,<br />

la conservazione, la valorizzazione e la fruizione del patrimonio<br />

culturale italiano ed internazionale. Pubblica argomenti su<br />

tecnologie per il rilievo e la documentazione, per l'analisi e la<br />

diagnosi, per l'intervento di restauro o per la manutenzione e,<br />

in ultimo, per la fruizione legata all'indotto dei musei e dei<br />

parchi archeologici, senza tralasciare le modalità di fruizione<br />

avanzata del web con il suo social networking e le periferiche<br />

"smart". Collabora con tutti i riferimenti del settore sia italiani<br />

che stranieri, tra i quali professionisti, istituzioni, accademia,<br />

enti di ricerca e pubbliche amministrazioni.<br />

Direttore<br />

Renzo Carlucci<br />

dir@archeomatica.it<br />

Direttore Responsabile<br />

Michele Fasolo<br />

michele.fasolo@archeomatica.it<br />

Comitato scientifico<br />

Annalisa Cipriani, Maurizio Forte,<br />

Bernard Frischer, Giovanni Ettore Gigante,<br />

Sandro Massa, Mario Micheli, Stefano Monti,<br />

Francesco Prosperetti, Marco Ramazzotti,<br />

Antonino Saggio, Francesca Salvemini<br />

Redazione<br />

redazione@archeomatica.it<br />

Giovanna Castelli<br />

giovanna.castelli@archeomatica.it<br />

Elena Latini<br />

elena.latini@archeomatica.it<br />

Valerio Carlucci<br />

valerio.carlucci@archeomatica.it<br />

Domenico Santarsiero<br />

domenico.santarsiero@archeomatica.it<br />

Luca Papi<br />

luca.papi@archeomatica.it


25 Laser Scanner in vetrina con GeoSDH di GEOWEB<br />

a cura di GEOWEB<br />

26 Beni culturali a rischio: nuove<br />

tecnologie al TFA<strong>2017</strong> -<br />

La tecnologia KAARTA Stencil: SLAM<br />

di ultima generazione<br />

a cura della Redazione<br />

INTERVISTA<br />

30 Save the Syrian Heritage:<br />

technologies to document Palmyra<br />

and endangered world heritage<br />

Interview to Yves Ubelmann, Iconem's<br />

RUBRICHE<br />

18 AGORÀ<br />

Notizie dal mondo delle<br />

Tecnologie dei Beni<br />

Culturali<br />

42 AZIENDE E<br />

PRODOTTI<br />

Soluzioni allo Stato<br />

dell'Arte<br />

46 EVENTI<br />

CEO by Redazione <strong>Archeomatica</strong><br />

RIVELAZIONI<br />

34 Sperimentazione dell’ENEA condivisa in<br />

remoto per la diffusione di tecnologie<br />

innovative di protezione antisismica<br />

di Vincenzo Fioriti, Roberto Romano, Ivan Roselli, Angelo<br />

Tatì, Alessandro Colucci, Marialuisa Mongelli, Gerardo De Canio<br />

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twitter.com/archeomatica<br />

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GUEST PAPER<br />

38 Hazards, heritage protection and disasters resilience -<br />

Competence, Liability and Culpability. Who's the blame?<br />

by Claudio Cimino<br />

una pubblicazione<br />

Science & Technology Communication<br />

Science & Technology Communication<br />

Marketing e distribuzione<br />

Alfonso Quaglione<br />

a.quaglione@archeomatica.it<br />

Diffusione e Amministrazione<br />

Tatiana Iasillo<br />

diffusione@archeomatica.it<br />

MediaGEO soc. coop.<br />

Via Palestro, 95<br />

00185 Roma<br />

tel. 06.64.87.12.09<br />

fax. 06.62.20.95.10<br />

www.archeomatica.it<br />

Progetto grafico e impaginazione<br />

Daniele Carlucci<br />

daniele@archeomatica.it<br />

Editore<br />

MediaGEO soc. coop.<br />

<strong>Archeomatica</strong> è una testata registrata al<br />

Tribunale di Roma con il numero 395/2009<br />

del 19 novembre 2009<br />

ISSN 2037-2485<br />

Stampa<br />

SPADAMEDIA S.r.l.<br />

Viale del Lavoro 31 - 0043 Ciampino (Roma)<br />

Condizioni di abbonamento<br />

La quota annuale di abbonamento alla rivista è di<br />

€ 45,00. Il prezzo di ciascun fascicolo compreso<br />

nell’abbonamento è di € 12,00.<br />

Il prezzo di ciascun fascicolo arretrato è di<br />

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abbonarsi: www.archeomatica.it<br />

Gli articoli firmati impegnano solo la responsabilità<br />

dell’autore. È vietata la riproduzione anche parziale<br />

del contenuto di questo numero della Rivista<br />

in qualsiasi forma e con qualsiasi procedimento<br />

elettronico o meccanico, ivi inclusi i sistemi di<br />

archiviazione e prelievo dati, senza il consenso scritto<br />

dell’editore.<br />

Data chiusura in redazione: 10 dicembre <strong>2017</strong>


DOCUMENTAZIONE<br />

CAAD (Crisis Areas Archaeological Database)<br />

Un WebGIS per la salvaguardia del patrimonio<br />

archeologico a rischio nel Vicino e Medio Oriente.<br />

di Francesca Cioè, Marzia Merlonghi<br />

Fig. 1: La “Scheda dei Beni Culturali Immobili in Area<br />

di Crisi” (ideata dal dott. Fabio Maniscalco) modificata<br />

ad hoc per il presente progetto.<br />

Fig.2 - Tell Beit Mirsim nel 2012. In primo piano la recinzione israeliana (doppia cortina di filo spinato<br />

e strada) separa il sito da una delle sue necropoli.<br />

Il progetto CAAD (Crisis Areas<br />

Archaeological Database) si propone di<br />

creare una piattaforma WebGIS in grado<br />

di raccogliere e aggiornare in tempo reale<br />

dati relativi al patrimonio culturale e, in<br />

particolar modo, archeologico, delle aree<br />

di crisi del Vicino e Medio Oriente.<br />

I dati raccolti saranno accessibili attraverso<br />

un database geografico on line che sarà<br />

dinamico e interattivo e che, consultato<br />

correttamente, permetterà di accedere ad<br />

una vasta gamma di informazioni. Lo scopo<br />

ultimo del progetto è la creazione di un<br />

WebGIS che sia liberamente consultabile<br />

e aggiornabile dagli studiosi che, durante<br />

le loro ricerche, constatino danni al<br />

patrimonio archeologico del Vicino Oriente.<br />

A<br />

partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, il Medio Oriente<br />

è stato teatro di numerosi conflitti e, attualmente, l’intera<br />

area – con le dovute differenze regionali – versa in una endemica<br />

condizione di crisi e instabilità. Oltre alle gravissime crisi umanitarie,<br />

uno dei problemi causati dal continuo stato di belligeranza è il danneggiamento<br />

costante del patrimonio archeologico: di fatto, siti e monumenti<br />

sono sottoposti, da quasi settant’anni, a danni, non sempre<br />

collaterali, causati dall’attività bellica, azioni di distruzione volontaria<br />

per motivazioni ideologiche – come, ad esempio, le distruzioni operate<br />

dall’ISIS - operazioni di saccheggio su larga scala. Ad un quadro già di<br />

per sè drammatico vanno spesso ad aggiungersi la negligenza e mancanza<br />

di controllo da parte degli enti locali presupposti alla tutela dei<br />

beni culturali.<br />

Tutti questi fattori, in particolare i più recenti accadimenti politici e<br />

bellici nell’area, hanno reso necessario lo sviluppo di nuovi approcci<br />

per monitorare e tutelare il patrimonio culturale.<br />

In quest’ottica, il progetto CAAD (Crisis Archaeological Area Database)<br />

si pone come obiettivo primario la realizzazione di un WebGis in cui<br />

raccogliere e rendere pubblici tutti i dati relativi ai beni archeologici<br />

dell’area del Vicino e Medio Oriente, al fine di monitorarne la situazione<br />

in tempo reale.<br />

Se comparato a progetti simili, il CAAD WebGIS presenta un importante<br />

elemento di innovazione: i dati inseriti non provengono unicamente da<br />

telerilevamento, ma sono stati anche acquisiti – e prevedono l’acquisi-<br />

6 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 7<br />

zione ove possibile –da ricognizioni dirette sul campo. CAAD<br />

si pone quindi come uno strumento utilissimo in situazione<br />

di monitoraggio e ricostruzione post-bellica.<br />

Attualmente è in fase di realizzazione una versione dimostrativa<br />

del CAAD WebGIS, in cui sono stati utilizzati una<br />

selezione di dati raccolti da Marzia Merlonghi per il suo progetto<br />

di dottorato relativo ai danni subiti dai siti pre-classici<br />

in Palestina e Israele (Merlonghi 2015). Lo sviluppo della<br />

versione dimostrativa ha permesso di mettere a punto una<br />

metodologia efficace di indagine e realizzare un framework<br />

stabile e affidabile di cui servirsi per inserire, in futuro,<br />

ulteriori dati.<br />

METODOLOGIA DI RACCOLTA DEI DATI SUL CAMPO E VA-<br />

LUTAZIONE DELL’ENTITÀ DEI DANNI AI SITI ARCHEOLOGICI<br />

NEI CONTESTI BELLICI E POST-BELLICI<br />

La metodologia per il monitoraggio dei beni archeologici in<br />

contesti bellici e post-bellici è stata sviluppata partendo dal<br />

pionieristico lavoro di Fabio Maniscalco in Albania, Kosovo e<br />

Bosnia durante le missioni di peace-keeping in cui era impegnato<br />

come ufficiale riservista dell’Esercito Italiano: la sua<br />

opera inaugurò una nuova fase nella tutela del patrimonio<br />

culturale durante e dopo i conflitti. Tra gli strumenti sviluppati<br />

da Maniscalco si è scelto in particolar modo di usare il<br />

“Form for the immovable cultural heritage in crisis areas”,<br />

in cui è possibile registrare, nel corso di una ricognizione<br />

preliminare, tutte le principali informazioni necessarie per<br />

verificare lo stato di edifici storici, monumenti e siti archeologici<br />

(Maniscalco 2007, 89) (Fig. 1).<br />

Con opportune modifiche, tale Form è stato la base per la<br />

registrazione dei dati di un campione di 101 siti archeologici<br />

pre-classici in Israele e Palestina.<br />

Il metodo di lavoro, che si è avvalso di un approccio interdisciplinare,<br />

ha previsto tre fasi principali: nella prima si sono<br />

raccolti tutti i dati relativi alle pregresse attività di ricerca<br />

archeologica nei siti prescelti attraverso lo spoglio della documentazione<br />

archeologica, fotografica e bibliografica.<br />

In seconda battuta si sono svolte le ricognizioni sul campo<br />

per valutare direttamente l’entità dei danni ai siti archeologici.<br />

Al fine di quantificare al meglio l’entità dei danni e poter<br />

estrapolare dei dati statistici quanto più precisi, è stata<br />

creata una scala numerica che assegna un valore compreso<br />

tra 0 e 5, in cui un punteggio maggiore indica migliori condizioni<br />

di conservazione:<br />

- 0: il sito non è più visibile dal piano campagna o non è<br />

accessibile perché incluso in aree militarizzate.<br />

- 1: il sito è in condizioni pessime ed esiste il rischio<br />

di distruzione dello<br />

stesso.<br />

- 2: il sito è in cattive<br />

condizioni.<br />

- 3: il sito è in condizioni<br />

adeguate, ma<br />

presenta diversi danni.<br />

- 4: il sito è in buone<br />

condizioni, nonostante<br />

l’incuria.<br />

- 5: il sito è parco archeologico<br />

o area<br />

protetta in un ottimo<br />

stato di tutela e<br />

valorizzazione.<br />

dati statistici nel campionamento<br />

dei 101 siti ottenendo<br />

i seguenti risultati:<br />

il 12% è di 0, l’11 % è di 1,<br />

il 20% è di 2, il 25 % è di 3,<br />

il 17% è di 4 e il 15% è di<br />

5. Già a partire da questa<br />

prima lettura è stato possibile<br />

notare come le condizioni<br />

di conservazione e<br />

tutela dei siti pre-classici<br />

in Israele e Palestina siano<br />

tutt’altro che buone.<br />

L’attività di ricognizione ha<br />

permesso di identificare e<br />

classificare quattro diverse<br />

tipologie di danni al patrimonio<br />

archeologico:<br />

Fig. 3 - Hebron, Tell Rumeideh (colonia israeliana)<br />

nel 2011: mura dell’età del bronzo sotto un edificio<br />

di quattro piani.<br />

1. Attività militari.<br />

Danni causati da<br />

bombardamenti aerei,<br />

colpi di artiglieria, mortaio e armi automatiche,<br />

installazioni militari realizzate all’interno di aree di<br />

interesse archeologico (Maniscalco 2006, 85 - 86).<br />

Questa tipologia di danni è ampiamente diffusa in tutto<br />

il Vicino e Medio Oriente, dal Levante fino all’Iraq<br />

e all’Afghanistan. In questa categoria rientrano anche<br />

le distruzioni volontarie messe in atto a scopo ideologico,<br />

come quelle operate negli ultimi anni in Iraq e<br />

Siria dall’ISIS.<br />

Nel Levante meridionale (Israele e Palestina) del campione<br />

dei 101 siti solo il 10% è stato danneggiato da attività<br />

militari: l’esempio più lampante sono i molti siti<br />

nelle aree a ridosso delle recinzioni militari (Fig. 2).<br />

2. Costruzioni moderne.<br />

E’ una problematica che affligge particolarmente le<br />

regioni in cui vi sia una scarsa attenzione al patrimonio<br />

culturale o dove gli enti preposti alla tutela dei<br />

Beni Culturali manchino (o siano negligenti) e vi sia un<br />

alto tasso di crescita demografica che alimenti speculazioni<br />

edilizie in territori edificabili non estesi (Iwais<br />

et al. 2010).<br />

Nell’area campione il 33% dei siti sono stati danneggiati<br />

da costruzioni moderne, come abitazioni e infrastrutture:<br />

la maggior parte di tali siti si trova a ridosso<br />

delle maggiori città della Cisgiordania e all’interno<br />

delle colonie israeliane (Fig. 3).<br />

Usando questi valori è stato<br />

possibile estrarre dei<br />

Fig. 4 - Home Page di CAAD WebGIS.


3. Scavi clandestini.<br />

Quella degli scavi clandestini<br />

è una triste consuetudine<br />

in Medio Oriente.<br />

Solitamente le attività<br />

illegali di scavo nelle<br />

aree archeologiche sono<br />

alimentate da necessità<br />

economiche (Yahiya 2008,<br />

498) cui vanno ad aggiungersi<br />

una scarsa conoscenza<br />

del patrimonio archeologico<br />

e l’assenza di<br />

attaccamento al proprio<br />

passato delle popolazioni<br />

locali. Inutile sottolineare<br />

di come tale pratica causi<br />

gravissimi e spesso definitivi<br />

danni al deposito archeologico.<br />

Nelle aree di conflitto, il<br />

traffico illecito di antichità<br />

è solitamente conseguenza della mancanza, da parte<br />

delle autorità locali, di adeguati controlli sia delle<br />

aree archeologiche che del mercato.<br />

4. Deterioramento generale.<br />

Incendi, atti di vandalismo e mancanza di adeguate<br />

misure di conservazione del patrimonio archeologico<br />

sono l’ultima tipologia di danni distinta. Per quanto<br />

riguarda il Vicino Oriente l’incuria non è solo dovuta a<br />

negligenza da parte degli enti preposti alla tutela del<br />

patrimonio culturale, ma a ben precise scelte ideologiche<br />

e politiche. Talvolta un sito viene rivestito di valori<br />

puramente ideologici o legati a una presunta “storia”<br />

del gruppo etnico dominante (Valentino e Misiani<br />

2004, 30-33). Un approccio corretto dovrebbe valorizzare<br />

il patrimonio storico come universale e veicolo<br />

di valori condivisi: in un teatro post-conflittuale, un<br />

simile approccio potrebbe scongiurare possibili atti di<br />

vandalismo condotti come ritorsione contro il patrimonio<br />

culturale del nemico (Bandarin 2011, 7-16).<br />

La terza e ultima fase consiste nella gestione ottimale<br />

di tutti i dati raccolti. La soluzione migliore per gestire<br />

l’eterogeneità e complessità delle informazioni - al<br />

fine di mettere in evidenza possibili somiglianze tra<br />

situazioni geograficamente e culturalmente lontane -<br />

è sembrata la creazione di una piattaforma WebGIS.<br />

Fig. 5 - Una semplice query in CAAD WebGIS per visualizzare il livello di danno di alcuni siti.<br />

LO SVILUPPO DEL CAAD WEBGIS.<br />

Com’è noto un WebGIS è un Sistema Informativo Geografico<br />

(Geographic Information System) pubblicato sul web. Rappresenta,<br />

quindi, un’estensione al Web di applicativi nati e<br />

sviluppati per gestire la cartografia numerica. Nello specifico,<br />

un progetto WebGIS si differenzia da un progetto GIS<br />

per le specifiche finalità di comunicazione e di condivisione<br />

delle informazioni con altri utenti attraverso il Web. Costituisce,<br />

inoltre, una piattaforma molto flessibile, del tutto<br />

adatto a scopi di ricerca e monitoraggio su larga scala come<br />

il CAAD.<br />

In primo luogo, si è ritenuto opportuno sviluppare una<br />

piattaforma che fosse accessibile a tutte le utenze, senza<br />

le restrizioni di licenza legate all’utilizzo di un software<br />

proprietario. In quest’ottica, per progettare e sviluppare il<br />

CAAD WebGIS sono state impiegate unicamente risorse open<br />

source. Questa scelta è stata fatta in conformità coi cosiddetti<br />

standard dell’Open Geospatial Consortium 1 (Castronova,<br />

Goodallb e Elag 2012) che rendono i dati liberamente<br />

accessibili e fruibili.<br />

Per realizzare il CAAD WebGIS sono stati impiegati per il<br />

lato server PHP, mentre per il lato client ci si è avvalsi di<br />

JavaScript e HTML.<br />

PHP è un linguaggio di scripting lato server progettato principalmente<br />

per lo sviluppo web. Attraverso un linguaggio<br />

lato server come PHP è possibile interrogare i database necessari<br />

per la costruzione di pagine web in modo dinamico.<br />

Invece, per il lato client, sono stati utilizzati JavaScript e<br />

HTML. Per la visualizzazione dati della mappa nei browser<br />

web, senza dipendenze sul lato server, si è optato per Open-<br />

Layers, una libreria JavaScript. Per facilitare l’interazione<br />

tra lato client e server si è usato JQuery, una libreria JavaScript<br />

progettata per semplificare la scripting HTML del<br />

lato client. Il CAAD WebGIS è stato sviluppato impiegando<br />

differenti strumenti:<br />

1) Apache HTTP Server 2.4: web server.<br />

2) MapServer 7.0 GIS engine: server per la realizzazione<br />

di mappe. Attraverso gli standard WMS (Web Map<br />

Service), WFS (Web Feature Service) e WCS (Web Coverage<br />

Service) 2 MapServer può gestire sul Web la<br />

cartografia sia raster che vettoriale.<br />

3) PostgreSQL: database relazionale a oggetti. Esso utilizza<br />

il linguaggio SQL per l’interrogazione dei dati.<br />

4) PostGIS: è un’estensione spaziale opensource per il<br />

database PostgreSQL. In particolare è un geodatabase<br />

che fornisce il sistema di gestione dati sui quali è<br />

basato un GIS.<br />

5) P.mapper: è un›applicazione che permette di controllare<br />

dinamicamente MapServer mediante la sintassi<br />

e la logica della programmazione a oggetti del<br />

linguaggio di scripting PHP.<br />

I dati inseriti nel CAAD WebGIS per ciascun sito sono:<br />

• Toponimo del sito.<br />

• Data della ricognizione sul campo.<br />

• Ultimo anno di eventuali scavi archeologici.<br />

• Tipologia del danno principale.<br />

• Altre tipologie di danno.<br />

• Livello del danno (da 0 a 5).<br />

8 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 9<br />

• Link a eventuali files multimediali e fotografici.<br />

• Link alla copia digitalizzata del Form for the immovable<br />

cultural heritage in crisis areas del sito.<br />

Dalla home page l’utente ha accesso ai files di template di<br />

MapServer, per visualizzare la mappa e procedere all’interrogazione<br />

dei dati nel WebGIS (Fig. 4).<br />

Clickando su ciascun sito sulla mappa è possibile accedere a<br />

tutte le informazioni a riguardo. Cambiando poi i parametri<br />

richiesti e i layers della mappa sarà possibile osservare i siti<br />

archeologici come puntini in scala di grigi, a seconda del<br />

livello di gravità danni, 0-5 (Fig.5).<br />

Nella versione finale del CAAD WebGIS l’interfaccia utente<br />

si svilupperà su tre differenti livelli di accesso:<br />

1) Utente occasionale: accesso pubblico. All’utente<br />

occasionale sarà consentito interrogare il database<br />

attraverso l’apposito widget, visualizzare i risultati<br />

alfanumerici e consultare i file multimediali a essi<br />

associati.<br />

2) Utente registrato: accesso privato. L’utente potrà<br />

accedere attraverso credenziali personali, salvare i<br />

report delle interrogazioni e scaricare i files multimediali.<br />

3) Ammistratore: accesso con privilegi. Attraverso le<br />

credenziali l’amministratore può gestire il database.<br />

Questa funzione non è presente nella versione dimostrativa<br />

non essendo la versione definitiva ancora on line, ma solo<br />

attiva su un server locale.<br />

CONCLUSIONI<br />

Lo sviluppo del CAAD WebGIS permette di raccogliere le informazioni<br />

su un numero crescente di siti archeologici nelle<br />

aree di crisi del Vicino e Medio Oriente e di monitorare i loro<br />

cambiamenti nel tempo.<br />

Così procedendo sarà forse possibile contribuire a rendere<br />

effettivo quanto fissato dalla Convenzione dell’Aia nel 1954,<br />

ovvero l’obbligo da parte degli Stati firmatari di tutelare il<br />

proprio patrimonio culturale in caso di coinvolgimento in<br />

conflitti 3 .<br />

La possibilità di avvalersi di tecnologie informatiche agevola<br />

questo processo di salvaguardia, permettendo, grazie<br />

alla condivisione dei dati, di coinvolgere un numero esponenziale<br />

di studiosi.<br />

Inoltre, monitorare in maniera puntuale e costante lo stato<br />

di salute del patrimonio archeologico delle aree di crisi può<br />

aiutare, nelle situazione più critiche e d’emergenza, a compiere<br />

interventi di tutela mirati.<br />

Note<br />

1 L’ Open Geospatial Consortium (OGC, in precedenza OpenGIS Consortium) è<br />

un'organizzazione internazionale no-profit, basata sul consenso volontario, che<br />

si occupa di definire specifiche tecniche per i servizi geospaziali e di localizzazione.<br />

2 http://www.opengeospatial.org/standards<br />

3 Gli Stati Parte della Convenzione sarebbero tenuti a integrare il loro diritto<br />

interno alle norme convenzionali e a praticare, in tempo di guerra, la salvaguardia<br />

e il rispetto dei beni culturali. Sfortunatamente la Convenzione dell'Aia è<br />

solo parzialmente applicabile in caso di guerre civili o di conflitti non convenzionali.<br />

Il secondo protocollo, in ogni caso, introduce il rispetto delle norme<br />

anche in caso di occupazione, guerre civili e conflitti non convenzionali (Boylan<br />

2003; Maniscalco 2002).<br />

Bibliografia<br />

BANDARIN, F., (2011). “Heritage and Dialogue” in AA.VV. Cross Cultural City:<br />

Urban Context and Cultural Diversity: 8-16, Jerusalem.<br />

BOYLAN, P., (2003). “The 1954 Hague Convention on the Protection of Cultural<br />

Property and its Protocols”, H. Schüpbach, Kulturgüterschutz betrifft uns<br />

alle: 31-49. Berna.<br />

CASTRONOVA, A.M, GOODALL, J.L., ELAG, M., (2013). “Models as web services<br />

using the Open Geospatial Consortium (OGC) Web Processing Service (WPS)<br />

standard”, in Environmental Modelling and Software, 1-30.<br />

IWAIS, M., (2011) “Conservation Policies in Palestine: a Critical Review” e-<br />

dialogos 1, 24-33.<br />

MANISCALCO, F., (2002). La tutela del patrimonio culturale in caso di conflitto,<br />

Napoli.<br />

MANISCALCO, F., (2006). “Il patrimonio culturale in medio Oriente fra Jihad,<br />

Intifada e ‘guerra al terrorismo’, www.webjournal.unior.it. Vol.2: 77-99.<br />

MANISCALCO, F., (2007). “Preventive Measures for the Safeguarding of Cultural<br />

Heritage in the Event of Armed Conflict”, www.webjournal.unior.it. Vol.3:<br />

67-96.<br />

MERLONGHI, M., (2015) Strati violati, siti negati. I danni antropici al patrimonio<br />

archeologico del Levante meridionale (Israele e Palestina) nel XXI sec: problemi,<br />

proposte e soluzioni (PhD Thesis), available at http://dspace-uniud.cineca.<br />

it/handle/10990/612.<br />

VALENTINO, P.A. and MISIANI, A., (2004). Gestione del patrimonio culturale e<br />

del territorio: la programmazione integrata nei siti archeologici nell'area euromediterranea,<br />

Roma.<br />

YAHIYA, A., (2008). “Looting and Salvaging: how the Wall, illegal digging and<br />

antiquities trade are ravaging Palestinian cultural heritage”, Jerusalem Quarterly<br />

33: 39-55.<br />

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[Accessed 13 January <strong>2017</strong>]<br />

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http://www.opengeospatial.org [Accessed 22 March <strong>2017</strong>]<br />

Pmapper.net, <strong>2017</strong>. P.Mapper Website. Available at: http://www.pmapper.net/<br />

[Accessed 22 March <strong>2017</strong>]<br />

Postgis.net, <strong>2017</strong>. PostGis Website. Available at: http://www.postgis.net [Accessed<br />

22 March <strong>2017</strong><br />

Abstract<br />

The current political instability in Near East is at the heart of complex issues of<br />

management and protection of local archaeological heritage. In fact, the loss of<br />

cultural heritage is a real prospect and, as archaeologist, we are at a crossroads<br />

for the future of our discipline. Rethinking the role of Near Eastern Archaeology<br />

means broadening knowledge of causes and consequences of heritage damage,<br />

but a coherent report using data collected on field is still missing. In this view,<br />

the Crisis Areas Archaeological Database (CAAD) aims to create a WebGIS platform,<br />

for collecting data relating archaeological heritage in Near Eastern crisis<br />

areas and monitoring its status in real time.<br />

The data collected will be accessible through a dynamic, searchable and interactive<br />

on line geographical database, which, if properly consulted, will allow access<br />

to several information. The goal of the project is the creation of a WebGIS<br />

available and updatable by all the scholars who, in their work, come across<br />

damage to the archaeological heritage of the area and in all the Near East.<br />

Parole chiave<br />

webgis; gis; patrimonio archeologico; vicino oriente; tutela; rischio<br />

Autore<br />

Francesca Cioè<br />

Francesca.cioe@gmail.com<br />

Università degli Studi di Udine<br />

Dipartimento di Storia e Tutela dei Beni Culturali<br />

Marzia Merlonghi<br />

marziamerlonghi@hotmail.it<br />

Università degli Studi di Udine<br />

Dipartimento di Storia e Tutela dei Beni Culturali


DOCUMENTAZIONE<br />

La Cartografia degli Aggregati<br />

Strutturali a supporto della Salvaguardia<br />

dei Beni Culturali in Emergenza<br />

di Pierluigi Cara, Cosmo Mercuri<br />

La cartografia degli aggregati<br />

strutturali per il censimento danni<br />

e il rilievo di agibilità post-sismica,<br />

può costituire uno strumento di<br />

supporto per la salvaguardia dei beni<br />

culturali in emergenza. Nel lavoro<br />

viene presentato un esempio della sua<br />

applicazione nel caso di alcune attività<br />

riguardanti i sopralluoghi effettuati<br />

sulle chiese a seguito del terremoto di<br />

Ischia del 21 agosto <strong>2017</strong>.<br />

Fig. 1 – Analisi sull’accuratezza dell’ubicazione delle Chiese censite nella Diocesi di Ischia. Il punto in rosso<br />

mostra la posizione iniziale e la stella in verde mostra la nuova posizione dopo l’analisi effettuata. Come si<br />

può vedere l’accuratezza del posizionamento è molto variabile e in diversi casi lo spostamento conseguente<br />

è anche di notevole entità.<br />

A<br />

seguito di un evento sismico significativo, i beni culturali<br />

immobili, come è noto, sono tra i primi manufatti<br />

a subire gravi danneggiamenti. Tra essi, in particolare,<br />

le chiese rappresentano una delle tipologie più vulnerabili.<br />

L’individuazione e localizzazione di tali beni rappresenta<br />

tuttavia un problema che solo pochi sono in grado di risolvere.<br />

Questo comporta ritardi e inefficienze che potrebbero<br />

al contrario essere evitate, con un evidente miglioramento<br />

dell’efficacia delle attività di gestione dell’emergenza.<br />

Nel lavoro si propone un metodo per l’identificazione univoca<br />

e coordinata dei beni culturali immobili tramite l’utilizzo<br />

della cartografia a supporto dell’attività di censimento dei<br />

danni e del rilievo di agibilità post-sismica. In particolare<br />

viene mostrato un esempio della sua applicazione nel caso<br />

di alcune attività di salvaguardia dei beni culturali dovute al<br />

sisma che ha colpito l’Isola di Ischia il 21 settembre <strong>2017</strong>.<br />

IL CENSIMENTO DANNI E RILIEVO DI AGIBILITÀ POST – EVENTO<br />

L’attività di censimento del danno rilievo dell'agibilità postsisma<br />

è regolata dal DPCM 8 luglio 2014, in cui l'art. 10 prevede<br />

che: “Le verifiche di danno e agibilità sugli edifici ordinari<br />

sono effettuate…attraverso la compilazione della ‘Scheda<br />

Aedes per il rilevamento dei danni, pronto intervento e<br />

agibilità per edifici ordinari nell’emergenza post-sismica’ e<br />

relativo Manuale”. L’attività si basa sulla cartografia degli<br />

aggregati strutturali 1 definiti in DPC (2014a) e DPC (2014b)<br />

ed ha come obiettivo quello di individuare all’interno di tali<br />

aggregati le unità strutturali per le quali viene rilasciato<br />

un esito di agibilità 2 . Il Manuale per la compilazione delle<br />

Schede AeDES (DPC, 2014a) specifica che gli aggregati vanno<br />

individuati “sulla cartografia disponibile”. Comunemente la<br />

base di conoscenza cartografica utilizzata è quella prodotta<br />

dalle Regioni per le loro attività di pianificazione e programmazione<br />

territoriale e per favorire l'attività di pianificazione<br />

dei propri enti territoriali, ovvero la Carta Tecnica Regionale<br />

o la sua versione più aggiornata, cioè il Database Geo Topografico.<br />

Le nuove specifiche sui Database geotopocartografici<br />

introdotte con la versione 2.0 (AgID, 2015) vanno esattamente<br />

incontro a questa esigenza, introducendo nella classe<br />

“Edificio” due nuovi attributi destinati ad identificare (e,<br />

quindi successivamente, a generare) gli aggregati strutturali<br />

(IDAG), nonché le unità strutturali al loro interno (IDED). Ma<br />

quali sono, d’altro canto, i punti di convergenza tra questo<br />

sistema di geo localizzazione e le esigenze peculiari della<br />

salvaguardia dei beni culturali?<br />

La Direttiva MiBACT (2015) stabilisce che, al fine di valutare<br />

le condizioni del patrimonio culturale mobile e immobile<br />

per poterne valutare il danno e poter procedere alla loro<br />

eventuale messa in sicurezza, dovranno essere effettuati sopralluoghi<br />

sul territorio tramite squadre specialistiche che<br />

10 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 11<br />

procederanno alla compilazione delle schede di rilevamento<br />

del danno e dell’agibilità di chiese, palazzi e beni mobili.<br />

Al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo<br />

(da ora MiBACT), spetta la pianificazione dei sopralluoghi<br />

e l’organizzazione delle squadre in coordinamento con la<br />

funzione «Censimento danni e agibilità post evento delle costruzioni»<br />

o, come avvenuto di recente, con la specifica funzione<br />

“Salvaguardia Beni Culturali”. Gli esiti dei sopralluoghi<br />

comporteranno interventi provvisionali in situ o movimentazione<br />

dei beni mobili con ricovero in depositi provvisori.<br />

Ulteriori preminenti attività che coinvolgerebbero i beni<br />

culturali riguardano i sopralluoghi urgenti mirati a garantire<br />

l’incolumità pubblica, in caso di edifici vincolati pericolanti<br />

o da demolire, e la rimozione di macerie in cui gli elementi<br />

di pregio e di interesse culturale dovranno essere selezionati<br />

e recuperati tra i rifiuti generici.<br />

Appare dunque opportuno che l’attività di censimento dei<br />

danni sugli edifici civili sia coordinata con quella di salvaguardia<br />

degli edifici di interesse culturale, per tutto ciò che<br />

concerne la sicurezza dell’abitato, in considerazione anche<br />

della dimensione progettuale della ricostruzione del tessuto<br />

urbano.<br />

ORGANIZZAZIONE DEI DATI<br />

Una attività che è stata svolta a Ischia nelle prime fasi della<br />

gestione emergenziale, ha riguardato la verifica della geo localizzazione<br />

delle 73 Chiese presenti nella Diocesi di Ischia.<br />

L’attività ha preso come input lo shapefile delle Chiese Italiane<br />

(fonte: http://www.geonue.com/le-chiese-in-italia/).<br />

Il riposizionamento è stato effettuato in base alla denominazione<br />

delle Chiese della Diocesi di Ischia unitamente ad altre<br />

informazioni tratte dal Web (http://www.ischia.it/scopriischia/cosa-vedere/chiese)<br />

e verificate con Google Map/<br />

Street View e altre fonti cartografiche eventualmente disponibili.<br />

Il riposizionamento ha comportato la collocazione del<br />

nuovo punto in corrispondenza dell’ingresso principale della<br />

chiesa entro il perimetro dell’edificio corrispondente. Nella<br />

Figura 1 è mostrato il risultato del riposizionamento.<br />

Nella gran parte dei casi si tratta di riposizionamenti di piccola<br />

entità. In diversi casi lo spostamento è stato rilevante a<br />

seguito di errore di attribuzione del comune o di spostamento<br />

all’interno del comune stesso.<br />

Facendo una intersezione con il layer degli aggregati strutturali<br />

predisposto per i rilievi di agibilità post sisma 3 , tutte<br />

le chiese si posizionano correttamente entro un singolo aggregato<br />

con l’eccezione di:<br />

1. Chiesa di Sant’Aniello (del Comune di Lacco Ameno, ma<br />

sul confine con quello di Forio)<br />

2. Chiesa di San Giuseppe e Sant’Anna (del Comune di Barano<br />

d’Ischia, ma sul confine con quello di Ischia città)<br />

3. Chiesa di San Nicola (del Comune di Serrara Fontana)<br />

4. Chiesa Collegiata di Santo Spirito e la Chiesa di Santa Maria<br />

di Costantinopoli stanno nel medesimo aggregato.<br />

aggregato due chiese (Oratorio e<br />

Chiesa di Santa Maria di Loreto a<br />

Forio e Chiesa Collegiata dello Spirito<br />

Santo e Chiesa S.M. di Costantinopoli<br />

a Ischia città). In questo caso<br />

l’identificativo è stato incrementato<br />

a 901 per la seconda chiesa.<br />

Fig. 2 – Veduta laterale della Chiesa del<br />

purgatorio nel Comune di Casamicciola<br />

Terme a Ischia con evidenzi dei danni subiti<br />

a seguito del terremoto del 21 agosto<br />

<strong>2017</strong> (Fonte: http://foto.ilmessaggero.<br />

it/italia/il_terremoto_e_i_beni_culturali_di_ischia-2630024.html).<br />

ASPETTI PRATICI LEGATI ALLA GE-<br />

OREFERENZIAZIONE E IDENTIFICA-<br />

ZIONE UNIVOCA<br />

La localizzazione univoca di un edificio<br />

tutelato nella gestione postemergenza<br />

risulta cruciale per<br />

una serie di motivazioni di seguito<br />

sintetizzate.<br />

La prima riguarda genericamente<br />

la corretta identificazione del manufatto,<br />

che non è sempre scontata.<br />

Infatti, durante l’emergenza i<br />

diversi attori coinvolti riversano la<br />

loro specifica conoscenza dei luoghi<br />

e dei manufatti, derivante proprio dai ruoli e ai profili<br />

di responsabilità assunti in ordinario, che potrebbe essere<br />

fuorviante ai fini di una identificazione univoca. Così si può<br />

verificare che il rappresentante della Curia, il funzionario<br />

di zona del MiBACT o i semplici cittadini connotano un<br />

determinato edificio di interesse culturale ciascuno con la<br />

denominazione dovuta alle codifiche afferenti alle proprie<br />

incombenze o consuetudini. Oltremodo non è raro che una<br />

identica intitolazione in una stessa località non coincida con<br />

un unico manufatto (tipicamente un edificio di culto) bensì<br />

connoti due diverse costruzioni vicine ma distinte, ovvero<br />

una stessa denominazione sdoppiata in due siti, oppure che<br />

la generica denominazione corrisponda ad un complesso edificato<br />

formato da numerosi corpi di fabbrica di differente<br />

morfologia e dimensione. Identificare univocamente significa<br />

associare a un manufatto un bene con una sua qualificazione<br />

e consistenza sottraendolo a eventuali informazioni<br />

proveniente da fonti non aggiornate o da fonti non istituzionali<br />

come, ad esempio, i social-media.<br />

La seconda motivazione consiste nel fatto che localizzare<br />

un bene significa inquadrare rapidamente e con efficacia le<br />

problematiche di accessibilità al bene stesso e gli eventuali<br />

rischi esterni indotti (frane, edifici incombenti, ecc.) in<br />

modo da prefigurare scenari utili ad azioni di salvaguardia<br />

con la pianificazione dei sopralluoghi o interventi di messa<br />

in sicurezza e, in un futuro prossimo, con la possibilità di<br />

inviare dispositivi a controllo remoto (droni) per sorvoli speditivi<br />

di monitoraggio dello stato del bene.<br />

Nei casi 2 e 4 è stato sufficiente riposizionare correttamente<br />

la Chiesa per garantire la corrispondenza con l’aggregato.<br />

Nel caso 1 mancava l’aggregato e lo si è aggiunto considerando<br />

un edificio che era stato escluso perché a “cavallo”<br />

tra i due comuni di Lacco Ameno e Casamicciola.<br />

Nel caso 3 trattasi di una Chiesa rupestre scavata nel tufo<br />

e, quindi, non esiste un vero e proprio edificio. È stato pertanto<br />

creato un aggregato “fittizio” corrispondente al sito<br />

della Chiesa per poter comunque assegnare l’identificativo<br />

alla Chiesa medesima.<br />

Alle chiese è stato attribuito l’identificativo IDED=IDAG+900.<br />

In due casi, tuttavia, sono risultate presenti nel medesimo


IL CASO DELLE CHIESE INTERESSATE DAL SISMA A ISCHIA<br />

DEL 21 AGOSTO <strong>2017</strong><br />

Nella Zona Rossa individuata dal Comune di Casamicciola<br />

Terme (http://www.comune.casamicciolaterme.na.it/<br />

OrdSisma.pdf) è collocata la Chiesa del Purgatorio detta anche<br />

Chiesa di Santa Maria del Suffragio (Fig. 2).<br />

La Chiesa non è compresa tra i beni presenti nel sistema<br />

Vincoli in rete del MiBACT (da ora in poi VIR). La Chiesa risulta<br />

invece catalogata tra i Contenitori presenti nel medesimo<br />

sistema, con una georeferenziazione sostanzialmente<br />

corrispondente a quella della Chiesa CEI riposizionata. Ha<br />

un ID_VIR=1576 (http://vincoliinrete.beniculturali.it/VincoliInRete/vir/contenitore/dettaglio?id=1576#)<br />

e un Codice<br />

Sigec= 1481694582326. L’IDED relativo all’edificio di aggregato<br />

è 15063019000000203000900 (si veda Figura 2b). Al<br />

contenitore VIR sono associate 5 schede di beni mobili. La<br />

Chiesa è stata oggetto di interventi di recupero di beni nonché<br />

di un sopralluogo.<br />

Anche la Chiesa di Santa Maria della Pietà a Casamicciola<br />

e la Chiesa di San Michele al Purgatorio a Forio sono state<br />

oggetto di sopralluogo. Nella Chiesa di San Michele al Purgatorio<br />

a Forio è stato effettuato anche un recupero di beni<br />

mobili. La prima Chiesa non è compresa negli archivi VIR<br />

ed è catalogata tra i Contenitori di VIR con una georeferenziazione<br />

sostanzialmente corrispondente a quella della<br />

Chiesa CEI riposizionata e ha un ID_VIR=1573. L’IDED relativo<br />

all’edificio di aggregato è 15063019000000196900900.<br />

La seconda Chiesa è catalogata solo tra i Contenitori di VIR<br />

con una georeferenziazione sostanzialmente corrispondente<br />

a quella della Chiesa CEI riposizionata. Il Contenitore ha<br />

un ID_VIR=1628 e un Codice Sigec= 1481813283780 ed ha 15<br />

schede di beni mobili associate. L’IDED relativo all’edificio di<br />

aggregato è 15063031000000432800900.<br />

A Casamicciola sono stati effettuati sopralluoghi anche alla<br />

Chiesa dell’Immacolata alla Sentinella ed alla Chiesa della<br />

Maddalena Penitente. In quest’ultima Chiesa è stato anche<br />

effettuato un recupero di beni mobili (Fig. 3).<br />

Negli archivi VIR non è compresa la Chiesa della Maddalena<br />

Penitente. Tra i contenitori, invece, è catalogata con<br />

una georeferenziazione sostanzialmente corrispondente<br />

a quella della Chiesa CEI riposizionata e con la denominazione<br />

di Chiesa della Maddalena. Ha un ID_VIR=1574<br />

(http://vincoliinrete.beniculturali.it/VincoliInRete/<br />

vir/contenitore/dettaglio?id=1574#) e un Codice Sigec=<br />

1481694584975. L’IDED relativo all’edificio di aggregato<br />

è 15063019000000203100900. La Chiesa dell’Immacolata<br />

alla Sentinella è catalogata sia negli Archivi VIR che tra i<br />

contenitori di VIR con due georeferenziazioni distinte e la<br />

denominazione di Chiesa dell’Immacolata. Negli archivi<br />

VIR il bene è catalogato con il codice= 138015, appartiene<br />

alla Carta del Rischio con codice= 2ICR0019842AAAA ed<br />

è geo localizzata in modo errato. Tra i contenitori, invece,<br />

è catalogata con una georeferenziazione sostanzialmente<br />

corrispondente a quella della Chiesa CEI riposizionata e<br />

con la denominazione di Chiesa dell’Immacolata. Ha un ID_<br />

VIR=1575 (http://vincoliinrete.beniculturali.it/VincoliInRete/vir/contenitore/dettaglio?id=1575#)<br />

e un Codice Sigec=<br />

1481694535809. L’IDED relativo all’edificio di aggregato è<br />

15063019000000203200900.<br />

QUESTIONI APERTE E PROSPETTIVE FUTURE<br />

La cartografia degli aggregati strutturali presenta alcune<br />

problematiche, che in parte sono anche emerse nel paragrafo<br />

che descrive l’organizzazione dei dati.<br />

Il limite comunale a cui fare riferimento spesso non coincide<br />

tra la cartografia catastale, la cartografia topografica<br />

regionale e nazionale e i limiti amministrativi ISTAT. Si tratta<br />

di un problema noto e ancora irrisolto. Dal momento che<br />

Figura 2b – Nell’immagine (Servizio WMS Ortofoto 2012 del Geoportale Cartografico<br />

Nazionale del Ministero dell’Ambiente) si può vedere il posizionamento<br />

della Chiesa del Purgatorio nel Comune di Casamicciola Terme all’interno<br />

del relativo aggregato strutturale. Gli aggregati strutturali sono i poligoni<br />

con il contorno blu, per i quali è mostrata come etichetta la parte variabile<br />

del codice IDAG senza la porzione costante iniziale con il codice ISTAT<br />

(15063019000000) e la parte terminale con il sub aggregato (00). Il simbolo<br />

circolare blu rappresenta la collocazione del contenitore VIR.<br />

il manuale DPC (2014a, p.22) basa l’identificazione degli<br />

aggregati sui codici ISTAT, per la gestione emergenziale è<br />

stato preso come riferimento il limite comunale ISTAT. Questa<br />

scelta appare sensata, dal momento che il medesimo<br />

manuale prevede la possibilità di aggiungere nuovi aggregati<br />

non presenti nella mappa, come potrebbe verificarsi ad<br />

esempio nel caso di immobili ubicati nei pressi dei confini<br />

dei comuni attribuiti catastalmente ad un altro comune limitrofo.<br />

Resta invece aperta la questione dei comuni che successivamente<br />

alla realizzazione di una cartografia degli aggregati<br />

e, dunque, alla loro numerazione in base ai codici ISTAT,<br />

siano oggetto di una variazione territoriale come l’accorpamento<br />

e la cancellazione, che comporta, appunto, la modifica<br />

dei suddetti codici.<br />

E’ quello che è capitato durante la gestione emergenziale<br />

del terremoto nel Centro Italia del 2016, quando, ad esempio,<br />

i comuni di Pievebovigliana e Fiordimonte nella Provincia<br />

di Macerata della regione Marche (compresi nell’elenco<br />

dei comuni colpiti dal sisma del Decreto Legge 17 ottobre<br />

2016, n.189), sono stati soppressi per passare a costituire<br />

il nuovo comune di Fiordimonte e il comune di Acquacanina<br />

è stato soppresso e il suo territorio aggregato a quello di<br />

Fiastra. Al momento dell’applicazione delle Leggi regionali<br />

che avevano stabilito le modifiche erano già state realizzate<br />

numerose schede AeDES che avevano fatto riferimento<br />

ai codici di aggregato strutturale che contenevano i vecchi<br />

codici ISTAT. Non era possibile, dunque, modificare i codici<br />

degli aggregati. Una soluzione definitiva al problema non è<br />

stata ancora individuata e sicuramente dovrà essere pensata<br />

in relazione alla sua applicazione nell’ambito dei sistemi<br />

informativi che attualmente gestiscono i dati delle schede<br />

AeDES e della cartografia degli aggregati strutturali.<br />

CONCLUSIONE<br />

Come appare evidente da quanto esposto, l’individuazione<br />

delle Chiese costituisce una attività complessa che si presta<br />

a numerose problematiche:<br />

- Differenze e duplicazioni delle denominazioni per una singola<br />

chiesa<br />

- Assenza di una univoca identificazione per ciascuna chiesa<br />

- Duplicazione di istanze in archivi differenti, sovente con<br />

l’impossibilità di accertamento della duplicazione stessa a<br />

causa delle precedenti problematiche<br />

12 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 13<br />

- Criteri di identificazione difformi e incongruenti tra loro.<br />

Da quanto espresso appare chiaro che quando si presenta la<br />

necessità di integrare i dati fra di loro nello svolgimento di<br />

funzioni complesse e di condividerli tra più soggetti, come<br />

accade nella gestione di una emergenza, l’assenza di una<br />

identificazione unica e coerente di uno specifico bene, come<br />

pure una sua georeferenziazione assente o non accurata,<br />

comporta rallentamenti e inefficienze.<br />

Il sistema di identificazione dell’edificio “chiesa” all’interno<br />

dell’aggregato strutturale in conformità con le specifiche<br />

proposte in AgID (2015), rappresenta una soluzione efficace<br />

delle difficoltà prima evidenziate.<br />

Note<br />

1 All’interno degli aggregati strutturali si identificano gli edifici, definiti come<br />

unità strutturali omogenee e in genere distinguibili dagli edifici adiacenti per tipologia<br />

costruttiva, differenza di altezza, età di costruzione, sfalsamento dei piani, etc. Gli<br />

edifici costituiscono, quindi, organismi strutturali unici…” (DPC, 2014a, 21-22).<br />

2 Esito A = edificio agibile; Esito B = edificio temporaneamente inagibile (in tutto<br />

o in parte) ma agibile con provvedimenti di pronto intervento; Esito C = edificio<br />

parzialmente inagibile; Esito D = edificio temporaneamente inagibile da rivedere con<br />

approfondimento; Esito E = Edificio inagibile; Esito F = Edificio inagibile per rischio<br />

esterno (DPC, 2014a, 100).<br />

3 Gli aggregati strutturali sono stati elaborati dal Dott. Luciano Cavarra del Dipartimento<br />

della protezione civile, sulla base del layer dell’edificato reso disponibile<br />

dalla Regione Campania.<br />

Bibliografia<br />

Dipartimento della protezione civile (DPC) (2014a). Manuale per la compilazione<br />

della scheda di 1° livello di rilevamento danno, pronto intervento e agibilità<br />

per edifici ordinari nell’emergenza post-sismica (AeDES). [Online]. Disponibile in:<br />

http://www.protezionecivile.gov.it/resources/cms/documents/2_LRManualeAedes_31_ottobre_GU_.pdf<br />

[Accesso: 4 gennaio <strong>2017</strong>].<br />

Dipartimento della protezione civile (DPC) (2014b). Scheda di 1° livello di rilevamento<br />

danno, pronto intervento e agibilità per edifici ordinari nell’emergenza<br />

post-sismica (AeDES 07/2013). [Online]. Disponibile in: http://www.protezionecivile.gov.it/resources/cms/documents/scheda_AeDES_07_2013_corretta_.pdf<br />

[Accesso: 5 gennaio <strong>2017</strong>].<br />

Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MiBACT)(2015) Aggiornamento<br />

della direttiva 12 dicembre 2013, relativa alle «Procedure per la gestione<br />

delle attività di messa in sicurezza e salvaguardia del patrimonio culturale in caso<br />

di emergenze derivanti da calamità naturali». DIRETTIVA 23 aprile 2015. [Online].<br />

Disponibile in: http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/documents/1437986288170_DIRETTIVA_23Aprile2015.pdf<br />

[Accesso: 7 gennaio <strong>2017</strong>].<br />

Agenzia per l’Italia Digitale – Presidenza del Consiglio dei Ministri (AgID) (2015)<br />

Catalogo dei dati territoriali. Specifiche di contenuto per i Database Geotopografici.<br />

Gruppo di Lavoro 2 Database Geo Topografici. Versione 2.0 - 15 dicembre<br />

2015 [Online]. Disponibile in: http://www.rndt.gov.it/RNDT/home/images/Specifica_GdL2_09-05-2016.pdf<br />

[Accesso: 4 gennaio 2016].<br />

Abstract<br />

Because of a significant seismic event, buildings of cultural interest are one of<br />

the first artifacts to suffer serious damage. In particular, churches are among<br />

of the most vulnerable types. However, finding and locating these buildings is<br />

a problem difficult to solve. This leads to delays and inefficiencies that could<br />

otherwise be avoided.<br />

The work proposes a method for the univocal and coordinated identification of<br />

such assets by cartography used for damage evaluation and the post-seismic surveying.<br />

In particular, an example of its application is made evident in the case of<br />

certain activities for the protection of cultural properties after the earthquake<br />

that hit Ischia Island on 21 September <strong>2017</strong>.<br />

Parole chiave<br />

Terremoto; censimento danni; beni culturali; chiese; protezione civile;<br />

gestione emergenza; cartografia<br />

Autore<br />

Pierluigi Cara, pierluigi.cara@protezionecivile.it<br />

GIS Analyst Senior<br />

Cosmo Mercuri, cosmo.mercuri@protezionecivile.it<br />

Architetto<br />

Presidenza del Consiglio dei Ministri<br />

Dipartimento della protezione civile, ROMA


DOCUMENTAZIONE<br />

Strumenti online per una verifica<br />

preliminare dei Beni Culturali a rischio<br />

di Valerio Carlucci<br />

Una breve rassegna sugli strumenti online utili ad<br />

una verifica preliminare degli Heritage at Risk,<br />

sviluppati da organismi internazionali a seguito<br />

della vicende che hanno afflitto il MENA (Middle<br />

East and North Africa) a partire dalla primavera<br />

araba del 2011.<br />

Dopo l’inizio dei conflitti nel MENA, numerosi organismi<br />

nazionali e internazionali, istituzioni, fondazioni<br />

e società private sono stati coinvolti nella difesa dei<br />

beni culturali a rischio di estinzione, tra i casi più eclatanti<br />

si ricordano: il Krak des Chevaliers, la Qal’at Salah El-Din,<br />

la Cittadella di Aleppo, la Cittadella di Palmira, la Moschea<br />

Omayyade di Damasco e l’Antica città di Bosra. A seguito<br />

delle distruzioni o danneggiamenti avvenute in questi territori,<br />

numerose sono state le iniziative intraprese sul campo<br />

da attori direttamente coinvolti sul territorio afflitto dalle<br />

ostilità ed è stato fatto molto anche tramite il web.<br />

In seguito a questi eventi, quindi, sono stati sviluppati alcuni<br />

webGIS, le cui informazioni in essi presenti derivano principalmente<br />

dal bollettino dell’American Schools of Oriental<br />

Research (ASOR) o dall’UNESCO World Heritage List, le quali<br />

contengono numerose informazioni sullo stato di salute<br />

dei beni culturali distrutti o danneggiati. Tra gli strumenti<br />

più importanti sviluppati vi sono: The UNESCO World Heritage<br />

in danger List (già dal 1972), The Interactive Map of<br />

Conflicted Archaeological Sites – DGAM, The EAMANA Map,<br />

Global Heritage Network, The Culture Under Threat Map e<br />

The Culture Under Threat Smart M.App. Non solo mappe,<br />

ma anche progetti avviati per raccogliere immagini come il<br />

Million Image Database o per la digitalizzazione di monumenti<br />

a rischio, come il Progetto Cyark, il cui obiettivo è<br />

anche, la digitalizzazione dei beni culturali a rischio. Tra i<br />

vari organismi internazionali direttamente e indirettamente<br />

coinvolti nella creazione di questi strumenti, vi sono:<br />

4 American Schools of Oriental Research – Cultural Heritage<br />

Initiative (ASOR – CHI).<br />

4 World Heritage Centre UNESCO<br />

4 Global Heritage Found<br />

4 The Antiquities Coalition<br />

4 International Center for the Study of the Preservation<br />

and Restoration of the Cultural Property (ICCROM)<br />

4 International Council on Monuments and Site (ICOMOS)<br />

4 Directorate-General of Antiquities (DGAM)<br />

4 Getty Conservation Institute<br />

4 Endangered Archaeology in The Middle East and North<br />

Africa (EAMANA)<br />

Fig. 1 – Global Heritage Network<br />

Lo sviluppo di strumenti online elaborati dagli organismi<br />

internazionali nell’ambito della tutela e preservazione del<br />

patrimonio culturale a rischio, in alcuni casi, si sono tramutate<br />

in concrete realtà dalle quali poter verificare lo stato<br />

di “salute” del bene culturale e individuare informazioni<br />

preliminari utili per una ricerca o uno studio scientifico.<br />

L’elenco non è esaustivo ed è aggiornato alla data di pubblicazione<br />

del presente articolo, alcuni forse sono in via di<br />

cessazione, altri se ne aggiungeranno e gli “Heritage at Risk<br />

Inventories” su mappa sono sempre più dettagliati.<br />

LE MAPPE DEI BENI CULTURALI A RISCHIO<br />

L’impiego di database (WebGIS) ha semplificato la registrazione<br />

dei monumenti danneggiati o distrutti dalla guerra,<br />

alcuni di questi costituiscono degli utili strumenti per orientarsi<br />

fra ciò che è avvenuto in questi anni per verificare i<br />

danni subiti dai beni culturali, in alcuni casi illustrati da<br />

immagini pre e post-evento.<br />

GLOBAL HERITAGE NETWORK<br />

(HTTP://GHN.GLOBALHERITAGEFUND.ORG/)<br />

Il Global Heritage Network (GHN), realizzato dal Global Heritage<br />

Fund, venne creato in risposta ai danni e alla distruzione<br />

che subivano i beni culturali nel corso dell’evoluzione<br />

globale. GHN era una piattaforma multimediale che impiegava<br />

Google Earth e i social network per il monitoraggio e<br />

14 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 15<br />

la preservazione dei beni culturali presenti nel sito (Fig. 1).<br />

GHN disponeva di un database con all’incirca 650 record di<br />

beni culturali, ove una legenda descriveva tramite colori lo<br />

stato di essi:<br />

4 Nero: distrutto<br />

4 Rosso: livello di rischio alto<br />

4 Giallo: livello di rischio medio<br />

4 Verde: nessun livello di rischio<br />

Ogni sito conteneva informazioni basilari come foto, documenti,<br />

mappe, video e immagini satellitari. GHN invitava,<br />

tempo addietro, gli esperti di conservazione e gli stakeholders<br />

locali a divenire coordinatori di un sito che oggi non<br />

esiste più. Inoltre, GHN era composto anche da una grande<br />

comunità per il networking e la discussione di soluzioni possibili<br />

relative ai beni culturali in pericolo, metre il supporto<br />

critico e i software erano “donati” da società come Google,<br />

Autodesk, Ashtech DigitalGlobe, Exelis Visual Information<br />

e Esri. Infine dalla library di GHN, si potevano estrapolare<br />

numerosi documenti, articoli scientifici, piani di gestione,<br />

guidelines e casi studio per lo studio e l’analisi dei Beni Culturali.<br />

Ad oggi, purtroppo, questo strumento non esiste più, se non<br />

all’interno della time machine di archive.org.<br />

THE EAMENA MAP<br />

(HTTP://EAMENADATABASE.ARCH.OX.AC.UK/)<br />

Il database EAMENA costituisce uno strumento realizzato<br />

con il supporto economico dall’Arcadia Fund e sviluppato<br />

dalle Università di Oxford, Leicester e Durham. Il database<br />

è stato sviluppato mediante Arches, una piattaforma open<br />

source per la gestione dei dati nel campo dei Beni Culturali,<br />

realizzata e avviata dal Getty Conservation Institute nel<br />

2013. Arches (www.archesproject.org) è stato messo a punto<br />

per molti anni, e la società omonima si è impegnata nella<br />

realizzazione del Middle Eastern Geodatabase for Antiquities<br />

(MEGA), sia per la Giordania che per l’Iraq (Il progetto<br />

per l’Iraq è stato abbandonato a causa dei conflitti).<br />

Il database EAMENA presenta un’interfaccia intuitiva, molto<br />

semplice da utilizzare e con diversi tools e parametri di ricerca<br />

e classificazione, composto da circa 150.000 record è<br />

disponibile sia in arabo che in inglese (Fig. 2).<br />

Ogni bene culturale è schedato secondo parametri riconducibili<br />

ad alcune macroaree:<br />

4 Resource Summary;<br />

4 Classification;<br />

4 Condition.<br />

Il menu a tendina del database relativo alla funzione Search,<br />

composto da layer come Resource names, Site function,<br />

Cultural period, Assesment feature, Form feature,<br />

Interpretaion, Disturbance assesment, Threat assesment,<br />

Designation Measurements and Adresses non offre grandi<br />

possibilità di utilizzo, soprattutto perché quando si tentano<br />

di caricare le risorse in esso contenute, queste non possono<br />

essere visualizzate: se si prova a cliccare sui record non si<br />

espandano, ad eccezione di quelli più popolari (Fig. 3).<br />

Secondo le istruzioni presenti sul sito, caricando un record<br />

dovrebbe essere possibile consultare, nei casi più popolari,<br />

fotografie del territorio e report di uno specifico sito archeologico,<br />

ma non sempre è possibile: partendo dal presupposto<br />

che per una città come Damasco o Petra dovrebbero<br />

esserci centinaia di libri e articoli scientifici, nonché immagini<br />

satellitari e fotografie aeree di varia natura, nonostante<br />

siano stati effettuati numerosi tentativi, la ricerca svolta<br />

Fig. 2 – L’interfaccia del database EAMENA (Credits: EAMENA).<br />

Fig. 3 – Il parametro search (Credits: EAMENA).<br />

per questi record non ha raggiunto i risultati sperati e, anzi,<br />

le informazioni in essi presenti risultano ancora più esigue<br />

di quanto si potesse immaginare; almeno per quanto riguarda<br />

il database messo a disposizione degli utenti.<br />

Purtroppo, questo strumento dalle enormi potenzialità, al<br />

momento, in quanto si tratta di un work-in-progress, risulta<br />

carente nella velocità di utilizzo, nelle esigue informazioni<br />

presenti nella maggioranza dei record e nella modesta presenza<br />

di report pubblicati e fotografie aeree.<br />

Se fossero caricati i dati e si utilizzasse un server veloce,<br />

sarebbe forse una delle migliori piattaforme a livello mondiale<br />

per i Beni Culturali.<br />

THE CULTURE UNDER THREAT SMART M.APP<br />

(HTTPS://THEANTIQUITIESCOALITION.ORG/CULTUREUN-<br />

DERTHREAT-SMART-M-APP/)<br />

Questa piattaforma online è stata sviluppata nell’ambito<br />

della CultureUnderThreat Task Force rappresentata dall’Antiquities<br />

Coalition, l’Asia Society e il Middle East Institute.<br />

La Task Force costituisce un insieme variegato ddi militari,<br />

operatori per la sicurezza internazionale ed esperti di Beni<br />

Culturali con il comune obiettivo di salvare o preservare i<br />

Beni Culturali a rischio.<br />

Fig. 4 – La Culture Under Threat Map sviluppata da Esri (Credits: Antiquities<br />

Coalition).


- La Culture Under Threat Smart M.App di Hexagon Geospatial<br />

è una piattaforma dinamica, cloudbased che<br />

impiega immagini ad alta risoluzione e mappe su cui<br />

vengono disposte informazioni in real-time. Queste informazioni<br />

possono essere analizzate e visualizzate per<br />

avere una idea di quanto accade in uno specifico luogo in<br />

un determinato momento. Inoltre, la Smart M.App aiuta<br />

a sviluppare analisi di possibili scenari futuri sulla base di<br />

quanto accaduto in passato.<br />

Fig. 5 – La Culture Under Threat Smart M.App di Hexagon Geospatial<br />

(Credits: Antiquities Coalition).<br />

Per avere una rappresentazione geografica dei crimini culturali<br />

commessi nei territori del MENA (Middle East and<br />

North Africa) dalle organizzazione estremiste, la Antiquities<br />

Coalition ha collaborato assieme ad Hexagon Geospatial<br />

ed Esri per la realizzazione di due strumenti online:<br />

The CultureUnderThreat Map (Fig. 4) and The Culture Under<br />

Threat Smart M.App (Fig. 5).<br />

La Smart M.App mappa interattiva che include immagini<br />

satellitari ad alta risoluzione e i luoghi delle distruzioni<br />

dei beni culturali avvenute in questi ultimi anni, disponibili<br />

anche secondo una sequenza temporale che consente<br />

di effettuare analisi in un determinato periodo di tempo,<br />

appare come uno strumente potente in grado di effettuare<br />

maggiori operazioni rispetto al suo predecessore sviluppato<br />

dalla Esri. Questo servizio dinamico di informazioni, conosciuto<br />

come Hexagon Smart M.App, combina assieme dati<br />

provenienti da diverse fonti, precedentemente non gestibili<br />

attraverso le classiche mappe GIS (Nel 2016).<br />

Aspetti principali della Culture Under Threat Smart M.App:<br />

- The Antiquites Coalition Interactive Map include i siti a<br />

rischio designati dall'UNESCO, le cui informazioni sono<br />

pubblicamente disponibili;<br />

- Le analisi condotte nei paesi del MENA hanno rivelato<br />

oltre 230 siti danneggiati o distrutti dalle organizzazioni<br />

estremiste;<br />

- La mappa rivela all’incirca 700 siti presenti nei 22 stati<br />

della Lega Araba, di cui 209 facenti parte della UNESCO<br />

World Heritage Tentative Lists, 230 siti danneggiati o<br />

distrutti e 277 musei.<br />

Fig. 6 - Mappa dei danni del terremoto di Qasr-e-Shirin, Kermanshah,<br />

Iran (Credits: National Centre for Earth Observation, Iranian Space<br />

Agency; link alla mappa: https://goo.gl/go9bt8).<br />

La Culture Under Threat Smart M.App è navigabile tramite<br />

diversi layer, le informazioni in essi presenti sono state<br />

fornite da vari istituti internazionali che lavorano sia per la<br />

difesa del territorio che dei beni culturali. Ogni layer consta<br />

di una specifica area o tema di interesse:<br />

4 LAYER: Terror Controlled<br />

4 LAYER: Incidents<br />

4 LAYER: Heritage Sites<br />

4 LAYER: Museums Locations<br />

4 LAYER: Hotspot<br />

Entrambe le piattaforme online proposte da The Antiquities<br />

Coalition quali Culture Under Threat Smart M. App di Hexagon<br />

e Culture Under Threat Map di Esri, allo stato attuale,<br />

non sono più fruibili online.<br />

LE UNOSAT-UNISTAR MAPS<br />

(HTTP://WWW.UNITAR.ORG/UNOSAT/)<br />

UNOSAT è un programma tecnologicamente avanzato che<br />

fornisce analisi e soluzioni territoriali tramite immagini satellitari<br />

alle organizzazioni di soccorso, consentendo alle<br />

Nazioni Unite di sviluppare piani di intervento durante le<br />

situazioni di emergenza. In particolare tale strumento è diretto<br />

agli aiuti umanitari, la sicurezza dell’individuo e la<br />

pianificazione territoriale strategica. Tuttavia queste mappe<br />

possono tornare utili anche per l’individuazione di Beni<br />

Culturali a rischio.<br />

Lo United Nations Institute for Training and Research (UNI-<br />

TAR) attraverso il programma UNOSAT ospita sul proprio<br />

sito web, a partire dal 2004, mappe e report analitici di<br />

supporto alle operazioni internazionali, per rispondere alle<br />

situazioni di crisi causate da calamità naturali, conflitti e<br />

situazioni di emergenza. Le mappe si suddivodono principalmente<br />

in due tipi: mappe in formato pdf, shapefile e mappe<br />

esri oppure live maps. Quest’ultime hanno il pregio di poter<br />

essere aggiornate e integrate liberamente, con fotografie e<br />

altre tipologie di dati. Questo significa che, molto spesso,<br />

sono in esse documentati i danni relativi ai Beni Culturali.<br />

Inoltre possono anche essere utilizzate come BaseMaps per<br />

GIS o WebGIS di archeologia. Le mappe che interessano i<br />

Beni Culturali sono principalmente quelle relative a Buildings<br />

Damage Assasment, Damages Assesment, Potentially<br />

Damaged Structures. Ad esempio, Il recente sisma che ha<br />

colpito la provincia del Kermanshah in Iran ha danneggiato<br />

la città di Qasr-e-Shirin, al confine tra l’Iran e l’Iraq. Il<br />

nome della città deriva da un sito archeologico nei pressi<br />

della città, Qasr-e-Shirin, famoso per le narrazioni circa la<br />

sposa di Cosroe II, l’armena Shirin, e per le rappresentazioni<br />

cartografiche degli orientalisti Jacques De Morgan, Gertrude<br />

Bell e Oscar Reuther. Nonostante il terremoto, la mappa<br />

UNOSAT di Qasr-e-Shirin evidenzia come le strutture costruite<br />

da Cosroe II, non siano state intaccate dai movimenti<br />

tellurici (Fig. 6).<br />

16 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 17<br />

INTERACTIVE MAP OF CONFLICTED ARCHAEOLOGICAL<br />

SITES – DGAM<br />

Questa mappa interattiva è stata sviluppata dagli uffici<br />

regionali del Directorate-General of Antiquities and Museums<br />

of Syria – sezione gestione dei siti e dell’information<br />

technology. In quanto sviluppata dagli organi regionali siriani<br />

si limita a catalogare i Beni Culturali siriani a rischio,<br />

suddivisi per governatorati. Come è possibile osservare in<br />

figura 7, a sinistra si trova il classico elenco a tendina di<br />

ogni webGIS, in questa mappa suddiviso per regioni e per<br />

sito danneggiato. A destra, sulla mappa, lungo lo scroll<br />

down, sono riportati i tre parametri principali:<br />

4 Identificazione del bene culturale e luogo<br />

4 Descrizione breve del bene culturale<br />

4 Danni subiti durante i conflitti<br />

4 Immagini dei danni subiti 1<br />

Forse il meno ambizioso tra gli strumenti presi in considerazione<br />

in questo contesto, ma costituisce un ottimo<br />

esempio nonostante la mappa non presenti molti tools se<br />

non quelli essenziali: luogo, tipo di monumento, tipo di<br />

danno subito dal bene culturale e, in alcuni casi, immagini<br />

pre e post evento.<br />

UNESCO LIST OF WORLD HERITAGE IN DANGER<br />

(HTTP://WHC.UNESCO.ORG/EN/DANGER/)<br />

La mappa dell’UNESCO List of World Heritage in Danger<br />

comprende attualmente 54 siti del patrimonio culturale<br />

mondiale, inclusi in questo lista in linea con l’articolo 11<br />

(4) della Convenzione di Parigi del 1972 sulla Protezione<br />

dei Beni Ambientali e Culturali Mondiali. Per essere inclusi<br />

in questa lista i Beni Ambientali e Culturali devono<br />

incontrare almeno uno dei criteri di selezione stabiliti<br />

dalle Operational Guidelines for the Implementation<br />

of the World Heritage Convention. Sin dal 2004 i siti dei<br />

Beni Mondiali sono stati selezionati secondo sei parametri<br />

culturali e quattro naturali. Tali criteri possono essere<br />

modificati dal Comitato Internazionale in ragione dell’evoluzione<br />

del concetto di Bene Mondiale. Ogni pagina web<br />

relativa al singolo monumento, disponibile in otto lingue<br />

diverse, comprende le sezioni:<br />

4 Description<br />

4 Maps<br />

4 Documents<br />

4 Gallery<br />

4 Indicators<br />

4 Assistance<br />

I report SOC (State of Conservation) forniscono utili informazioni<br />

per una verifica preliminare dei Beni Culturali a<br />

rischio, in quanto evidenziano le attività di monitoraggio,<br />

conservazione, restauro e gestione del sito svolte dagli<br />

stati interessati.<br />

Fig. 7 – Mappa interattiva dei siti archeologici colpiti dai conflitti.<br />

Nell’immagine è visibile la città di Damasco al cui centro vi è la moschea<br />

omayyade di Abd al-Malik realizzata nel 715 d.c. (Governatorato di Damasco,<br />

Siria).<br />

Webgrafia<br />

https://www.asor.org<br />

http://www.hexagongeospatial.com<br />

https://www.monumentsmanfoundation.org<br />

https://theantiquitiescoalition.org<br />

www.dgam.gov.sy<br />

http://whc.unesco.org/en/danger/<br />

http://www.globalheritagefund.org<br />

http://eamena.arch.ox.ac.uk/<br />

http://www.cartadelrischio.it<br />

http://www.ourplaceworldheritage.com<br />

Approfondimenti<br />

GDACS<br />

http://portal.gdacs.org/data<br />

GMES ESA<br />

http://www.esa.int/ita/Our_Activities/Observing_the_Earth/Copernicus<br />

ERS overview<br />

http://www.esa.int/ita/Our_Activities/Observing_the_Earth/ERS_overview<br />

International Charter<br />

http://www.disasterscharter.org<br />

Copernicus Emergency<br />

http://emergency.copernicus.eu/<br />

CNES SPOT<br />

http://www.cnes.fr/web/1415-spot.php<br />

TerraSAR-X mission site<br />

http://wwwserv2.go.t-systems-sfr.com/tsx/start_en.htm<br />

USGS<br />

http://www.usgs.gov/<br />

EC GMES site<br />

http://ec.europa.eu/gmes/index_en.htm<br />

UNOSAT<br />

http://www.unosat.org<br />

DLR Center for Satellite Based Crisis Information (ZKI)<br />

http://www.zki.caf.dlr.de/intro_en.html<br />

NOAA<br />

http://www.noaa.gov/<br />

Centre National d'Etudes spatiales (CNES)<br />

http://www.cnes.fr/web/455-cnes-en.php<br />

ISRO<br />

http://www.isro.gov.in/<br />

CONAE<br />

http://www.conae.gov.ar/<br />

JAXA (Japan Aerospace Exploration Agency)<br />

http://www.jaxa.jp/index_e.html<br />

CNSA<br />

http://www.cnsa.gov.cn<br />

Abstract<br />

A brief review of useful online tools for a preliminary verification of Heritage<br />

at Risk, developed by international organizations following the affairs of MENA<br />

(Middle East and North Africa) since the Arab spring of 2011.<br />

Parole chiave<br />

Beni Culturali; rischio; emergenza; webGIS; mappe; heritage at risk<br />

Note<br />

1 Questo parametro solitamente non è riportato.<br />

Autore<br />

Valerio Carlucci<br />

valerio.carlucci@gmail.com


AGORÀ<br />

Tutela del Patrimonio Artistico<br />

e Culturale: le attività dell’Ente<br />

Italiano di Normazione (UNI)<br />

A Roma dal 26 novembre al 2 dicembre<br />

si è tenuto il World Engineering<br />

Forum: tema centrale del<br />

forum è stato la salvaguardia del<br />

patrimonio artistico-culturale,<br />

ambito in cui l’Ente Italiano di<br />

Normazione è da sempre attivo<br />

con la pubblicazione di oltre 70<br />

documenti normativi.<br />

“Salvaguardare il patrimonio<br />

dell’umanità: una sfida per l’ingegneria”<br />

è infatti il tema intorno<br />

a cui sono ruotati i lavori del<br />

WEF <strong>2017</strong>, inaugurati lunedì 27<br />

novembre dalla relazione Philippe<br />

Pypaert – Programme Specialist<br />

UNESCO – intitolata “Safeguarding<br />

humankid’s heritage: the<br />

great challenge”.<br />

L’attività UNI in questo settore -<br />

Il nostro Paese ha un’eredità di<br />

inestimabile valore da preservare<br />

e tutelare, e alcuni recenti episodi<br />

come il crollo di un frammento<br />

dal soffitto della basilica di Santa<br />

Croce a Firenze, che ha causato<br />

la morte di un turista, hanno riaperto<br />

il dibattito sull’incuria nazionale.<br />

UNI, l’Ente Italiano di Normazione,<br />

che da quasi cento anni elabora<br />

e pubblica norme tecniche<br />

volontarie in tutti i settori industriali,<br />

commerciali e del terziario,<br />

è da sempre impegnato attivamente<br />

nella conservazione e<br />

nella salvaguardia del patrimonio<br />

culturale attraverso la pubblicazione<br />

di numerose norme tecniche.<br />

Sono oltre 70 le norme che<br />

UNI ha pubblicato inizialmente a<br />

seguito di un accordo siglato con<br />

l’Istituto Superiore per la Conservazione<br />

e il Restauro e successivamente<br />

con il Ministero dei beni<br />

e delle attività culturali e del<br />

turismo, tutte volte al miglioramento<br />

della tutela del patrimonio<br />

artistico nazionale.<br />

Le norme UNI - Fra le norme<br />

pubblicate dall’Ente nell’ambito<br />

della conservazione dei beni culturali,<br />

va ricordata quella sulla<br />

prestazione energetica degli edifici<br />

storici (UNI EN 16883), che<br />

fornisce tutte le linee guida per<br />

il miglioramento sostenibile della<br />

prestazione energetica di edifici<br />

di interesse storico, architettonico<br />

o culturale. DI grande rilievo<br />

sono anche le linee guida sui metodi<br />

di campionamento dei materiali<br />

(UNI EN 16085), sui metodi di<br />

trasporto e imballaggio dei beni<br />

culturali (UNI EN 16648 e UNI<br />

EN 15946), sul rilevamento della<br />

carica microbica dell’aria in ambienti<br />

interni (UNI 11527). E ancora:<br />

le norme sulle tecniche di<br />

pulitura laser per i beni culturali<br />

(UNI EN 16782), quelle sui requisiti<br />

di manufatti lignei, materiali<br />

lapidei naturali e artificiali, malte<br />

storiche e da restauro…<br />

Recentemente UNI si sta occupando<br />

del tema dell’illuminazione<br />

dei beni culturali in ambito<br />

museale: è stato infatti attivato<br />

un gruppo misto, che studia il<br />

possibile impatto di questo fattore<br />

sui manufatti in ambito museale,<br />

con l’obiettivo di definire<br />

le procedure per realizzare una<br />

adeguata illuminazione che tenga<br />

conto della corretta conservazione<br />

delle opere.<br />

La protezione del patrimonio a<br />

livello nazionale e europeo – UNI<br />

è membro dello European Committee<br />

for Standardization (CEN),<br />

l’ente europeo che sviluppa norme<br />

anche nel settore dei beni culturali.<br />

Il presidente del comitato<br />

tecnico CEN che si occupa della<br />

conservazione dei beni culturali è<br />

dal 2004 l’italiano Vasco Fassina,<br />

che sottolinea il ruolo propulsivo<br />

del nostro Paese nell’uniformare<br />

le norme a livello comunitario:<br />

“su proposta dell’UNI, nel 2004 è<br />

iniziata l’attività normativa a livello<br />

europeo con la costituzione<br />

del CEN TC 346 ‘Conservation of<br />

Cultural Heritage’ avente lo scopo<br />

di armonizzare le varie metodologie<br />

di studio, conservazione<br />

e restauro adottate dai singoli<br />

paesi membri. Tale necessità,<br />

avvertita a livello italiano, era<br />

legata alla liberalizzazione, introdotta<br />

dall’Unione Europea nel<br />

settore del restauro, che avrebbe<br />

permesso ai restauratori e alle<br />

imprese di restauro di tutta Europa<br />

di operare in qualsiasi paese<br />

membro dell’UE. Il comitato tecnico<br />

era stato proposto dall’Italia<br />

nell’intento di salvaguardare<br />

i principi fondamentali che sono<br />

alla base di una corretta conservazione<br />

del bene culturale.”<br />

In tredici anni di attività sotto<br />

la presidenza e segreteria italiana<br />

sono state prodotte più di 30<br />

norme in vari ambiti legati alla<br />

conservazione. UNI ribadisce il<br />

suo impegno per la tutela di un<br />

patrimonio artistico vasto, antico<br />

e prezioso come quello italiano,<br />

che necessita di procedure chiare<br />

che vengano recepite dal più ampio<br />

numero possibile di istituzioni<br />

e enti museali.<br />

Ente Italiano di Normazione<br />

18 18 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali<br />

19<br />

Il ruolo di Wikimedia Italia nel progetto<br />

Connected Open Heritage - Ad<br />

aprile 2016 Wikimedia Italia ha attivato<br />

una collaborazione per la realizzazione<br />

di Connected Open Heritage<br />

(COH), un progetto di Wikimedia Svezia<br />

nato con l’obiettivo di tutelare e<br />

diffondere, grazie alla preservazione<br />

digitale, la conoscenza del patrimonio<br />

culturale internazionale a rischio.<br />

Sono tantissimi infatti i siti e i beni<br />

culturali nel mondo che – a causa di<br />

guerre, fenomeni naturali o della semplice<br />

incuria umana – sono in pericolo<br />

e rischiano di essere persi per sempre.<br />

Nell’ambito del progetto, Wikimedia<br />

Italia ha raccolto e rilasciato con licenza<br />

libera su Wikimedia Commons<br />

oltre 1.000 immagini di beni culturali<br />

che – da ora in avanti – saranno accessibili<br />

a tutti e liberamente riutilizzabili<br />

per ogni scopo.<br />

Le fotografie “liberate” sono state<br />

scattate da archeologi e volontari<br />

italiani impegnati in studi sul campo<br />

in Siria e in Giordania tra il 1993 e il<br />

2000: grazie al loro lavoro di documentazione<br />

oggi possiamo conservare una<br />

testimonianza del patrimonio culturale<br />

locale, compresi beni parzialmente<br />

o completamente distrutti a causa dei<br />

conflitti e delle incursioni dell’ISIS.<br />

Tutto ciò non sarebbe stato possibile<br />

senza Virgina Cirilli, che ha curato<br />

i rapporti con il GAR (Gruppo Archeologico<br />

Romano), e Marina Milella,<br />

presidente di DecArch (Decorazione<br />

Architettonica Romana), entrambe archeologhe<br />

e socie di Wikimedia Italia:<br />

grazie al loro operato sono state rilasciate<br />

1021 immagini, 483 fornite dal<br />

GAR – già scansionate – e 538 diapositive<br />

messe a disposizione da DecArch,<br />

che le ha digitalizzate per l’occasione.<br />

Sebbene si sia iniziato a lavorare al<br />

progetto sin da subito, i rappresentanti<br />

di Wikimedia Italia e Wikimedia<br />

Svezia si sono incontrati a luglio 2016 a<br />

Wikimania Esino Lario, dove è avvenuto<br />

simbolicamente il passaggio di consegna<br />

delle fotografie: nei cinque mesi<br />

successivi l’associazione svedese ha<br />

lavorato al caricamento massivo degli<br />

scatti su Wikimedia Commons.A ogni<br />

immagine è stato associato un template<br />

creato appositamente, che attribuisce<br />

la provenienza degli scatti al GAR o<br />

a DecArch; inoltre, anche grazie all’aiuto<br />

e alle conoscenze approfondite<br />

di Marina Milella, per ogni scatto sono<br />

stati inseriti metadati specifici riguardanti<br />

il bene rappresentato.<br />

Le informazioni disponibili sono soprattutto<br />

in italiano, ma è già in programma<br />

la traduzione dei dati in inglese,<br />

con l’obiettivo di aumentarne la<br />

diffusione e renderle accessibili a un<br />

numero ancora più ampio di persone.<br />

Una delle immagini digitalizzate, che<br />

raffigura il sito archeologico di Palmira<br />

prima della sua distruzione per mano<br />

dell’ISIS è stata scelta per rappresentare<br />

la Siria nella mostra fotografica<br />

sul patrimonio culturale a rischio<br />

“Journeys Through Our Fragile Heritage:<br />

discover, preserve, transmit” ,<br />

esposta presso la sede UNESCO di Parigi.<br />

Le immagini di Connected Open<br />

Heritage sono state inoltre esposte<br />

in Svezia, in Canada (nell’ambito di<br />

Wikimania Montréal <strong>2017</strong>) e in Italia,<br />

parte integrante della mostra “Opera<br />

Libera” inaugurata a Roma, presso il<br />

Museo nazionale etrusco di Villa Giulia<br />

in collaborazione con il MiBACT, quindi<br />

a Reggio Calabria e a Rossano Calabro.<br />

L’esperienza di Connected Open Heritage<br />

attesta il grande valore della<br />

collaborazione tra i capitoli nazionali<br />

e dimostra le grandi potenzialità dei<br />

progetti Wikimedia – non solo Wikipedia<br />

ma anche i progetti fratelli, come<br />

Wikimedia Commons – nel favorire la<br />

libertà di accesso, la visibilità e la tutela<br />

del nostro patrimonio culturale<br />

mondiale, sensibilizzando e coinvolgendo<br />

la comunità in tal senso, prima<br />

linea di difesa e di valorizzazione del<br />

proprio patrimonio.<br />

Via Indipendenza, 106<br />

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AGORÀ<br />

La collezione di mummie animali del<br />

Museo Egizio di Torino: diagnostica, restauro<br />

e conservazione - La collezione<br />

del Museo Egizio di Torino raccoglie al<br />

suo interno un ampio numero di mummie<br />

animali. Si tratta di manufatti complessi,<br />

costituiti principalmente da materiali di<br />

natura organica, quali tessuti (principalmente<br />

lino), resti scheletrici e talvolta<br />

tessuti molli e residui di sostanze impiegate<br />

per la mummificazione, oltre a<br />

materiale estraneo utilizzato per l'imbottitura<br />

(canne, bastoncini di legno, foglie<br />

di palma, sabbia, etc.).<br />

Il progetto di studio e conservazione di<br />

tale collezione, promosso e finanziato<br />

dal Museo Egizio, sotto la tutela della<br />

Soprintendenza Archeologia, Belle Arti,<br />

Paesaggio per la Città Metropolitana di<br />

Torino, è stato affidato per le diverse fasi<br />

a TecnArt Srl (diagnostica), Cinzia Oliva<br />

(restauro) e Consorzio Croma (realizzazione<br />

dei supporti). Esso mira ad aumentare<br />

la conoscenza di questa particolare<br />

categoria di manufatti e applicare strategie<br />

di conservazione utili a migliorare<br />

gli aspetti legati alla valorizzazione di<br />

questa significativa collezione. Lo studio<br />

convoglierà infine in un catalogo redatto<br />

dalla professoressa Salima Ikram.<br />

Inizialmente gran parte dei reperti sono<br />

stati sottoposti ad indagini radio/tomografiche,<br />

che hanno permesso di conoscere<br />

e studiare in modo non invasivo i<br />

contenuti degli involti. Nel caso di resti<br />

animali presenti all’interno di essi, lo<br />

studio verrà approfondito in modo tale<br />

da riuscire ad identificare le specie animali.<br />

Successivamente, il piano diagnostico<br />

è stato orientato per ottenere informazioni<br />

utili su diversi aspetti, attualmente<br />

ancora poco studiati per le mummie<br />

animali. L’impiego di differenti tecniche<br />

scientifiche, permetteranno ad esempio<br />

di approfondire lo studio delle diverse tipologie<br />

di bendaggio, la conoscenza dei<br />

materiali e delle tecniche impiegate per<br />

la realizzazione delle decorazioni, così<br />

come dei materiali impiegati nel processo<br />

di imbalsamazione e di migliorare le<br />

informazioni in merito alla cronologia di<br />

questi reperti.<br />

La seconda fase di questo progetto consiste<br />

nell’intervento di manutenzione e<br />

restauro, attualmente in corso in un laboratorio<br />

allestito all’interno del percorso<br />

museale, di un centinaio di manufatti<br />

che presentavano condizioni conservative<br />

particolarmente precarie. Su tali reperti,<br />

infatti, si può riscontrare un collasso<br />

della struttura, del modulo decorativo<br />

e dei tessuti esterni. Si notano quasi sempre<br />

lacune del tessuto, con conseguente<br />

fuoriuscita delle fibre vegetali, sovente<br />

utilizzate nell’imbottitura, o anche dei<br />

frammenti organici dell’animale conservati<br />

all’interno dell’involucro. Questi<br />

fattori rendono la fase di restauro particolarmente<br />

complessa: sarà necessario<br />

ridare solidità alla struttura e ripristinare<br />

la corretta lettura dei reperti, in vista<br />

della loro futura collocazione espositiva<br />

e/o di immagazzinaggio.<br />

Una volta terminato il restauro, infatti,<br />

la maggior parte delle mummie animali<br />

troverà posto nelle vetrine dedicate ai<br />

magazzini visitabili, all’interno del nuovo<br />

percorso espositivo.<br />

TecnArt<br />

Imaging multimodale<br />

a macroscala<br />

rivela l'antica tecnologia<br />

di produzione<br />

della pittura<br />

e la moda nell'Egitto<br />

greco-romano<br />

- In questo articolo,<br />

pubblicato su Nature<br />

Scientific reports (vedi citazione in fondo)<br />

si presenta la prima applicazione di<br />

imaging chimico multimodale per analizzare<br />

la tecnologia di produzione di un<br />

dipinto di 1800 anni fa su uno dei più antichi<br />

dipinti di encausto ("bruciato") sopravvissuti<br />

al mondo. La co-registrazione<br />

dei cubi di dati da queste tre modalità<br />

di imaging iperspettrale ha consentito il<br />

confronto di spettri di riflettanza, luminescenza<br />

e XRF su ogni pixel dell'immagine<br />

per l'intero dipinto.<br />

Confrontando le firme spettrali molecolari<br />

ed elementali di ciascun pixel, questa<br />

fusione di dati ha permesso una più<br />

completa identificazione e mappatura<br />

dei materiali organici e inorganici costituenti<br />

della pittura, rivelando informazioni<br />

chiave sulla selezione delle materie<br />

prime, sulla sequenza di produzione e<br />

sull'estetica della moda e le arti chimiche<br />

praticate in Egitto nel secondo secolo<br />

d.C.I recenti avanzamenti in tecnologia<br />

e miniaturizzazione delle tecnologie<br />

di imaging chimico - adattate principalmente<br />

da scanner a bordo di aerei - compresa<br />

la riflettanza hyperspectral imaging<br />

(HSI) nella regione infrarossa visibile<br />

e onde corte (VSWIR, ~ 400 a 2500 nm) e<br />

la scansione spettroscopica macroscala a<br />

fluorescenza a raggi X (MA-XRF), hanno<br />

consentito il loro impiego sul campo e nei<br />

musei, facendo enormi passi avanti per<br />

la caratterizzazione non invasiva in situ<br />

e l'analisi di importanti opere d'arte che<br />

vanno dai dipinti degli antichi maestri e<br />

moderni, alle pitture murali e ai reperti<br />

archeologici policromi.<br />

La riflettanza diffusa HSI nella regione<br />

VSWIR fornisce informazioni sulla struttura<br />

molecolare di materiali inorganici<br />

e organici sulla base di transizioni elettroniche<br />

e vibrazionali (sovratoni e bande<br />

di combinazione). La luminescenza<br />

HSI (400-1000 nm) offre informazioni<br />

complementari sulle molecole e più specificamente<br />

i luminofori intrinseci nei<br />

materiali analizzati, in base alla loro<br />

emissione di luce caratteristica (luminescenza)<br />

dopo l'assorbimento di fotoni<br />

avviati dalla fotoeccitazione a specifiche<br />

lunghezze d'onda. La MA-XRF (da 2 a 25<br />

keV) contribuisce con i dati iperspettrali<br />

(immagini di distribuzione elementare) a<br />

fornire informazioni generali con emissioni<br />

di fotoni di raggi X caratteristici.<br />

Per l'analisi di dipinti antichi, la spettroscopia<br />

con imaging multimodale offre un<br />

potenziale ineguagliabile nell'identificazione<br />

di materiali sia organici che inorganici,<br />

fino ad ora impossibili senza campionamento<br />

e microanalisi. Permette inoltre<br />

la mappatura di dati sia molecolari che<br />

elementali per ogni pixel dell'immagine<br />

attraverso l'intera superficie del dipinto,<br />

aiutando così nel realizzare accurate attribuzioni<br />

e interpretazioni e fornendo<br />

informazioni sulla tecnologia di produzione<br />

e sulla selezione delle materie prime.<br />

Per approfondire l'articolo descritto:<br />

John K. Delaney, Kathryn A. Dooley, Roxanne<br />

Radpour e Ioanna Kakoulli, Macroscale<br />

multimodal imaging reveals<br />

ancient painting production technology<br />

and the vogue in Greco-Roman Egypt,<br />

Scientific Reports Nature<br />

è disponibile Open Access su: https://<br />

goo.gl/emdq5y<br />

20 20 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 21<br />

Controllo del clima<br />

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TECHNOLOGYforALL<br />

TFA<br />

Le attività dei Vigili del Fuoco in situazioni di emergenza per il<br />

TECHNOLOGYforALL<br />

recupero e la salvaguardia dei Beni Storici, Artistici e Culturali<br />

A cura della redazione<br />

Le ragioni della cooperazione tra<br />

i Vigili del Fuoco e il MiBACT sono<br />

state istituite per consentire agli organi<br />

competenti di assolvere alcune attività<br />

di emergenza per la prevenzione<br />

degli incendi e per salvaguardare<br />

l’incolumità delle persone e dei beni<br />

culturali architettonici, artistici, ambientali<br />

e storici, quale inestimabile<br />

testimonianza della nostra civiltà.<br />

Nel corso di quest’ultimo ventennio, il<br />

MiBAC e i Vigili del Fuoco hanno avviato<br />

una lunga cooperazione per tutelare<br />

i beni culturali, mediante l’istituzione<br />

di organi nazionali e regionali di competenza,<br />

da attivarsi solo in casi di<br />

emergenza. Numerosi nuclei operativi<br />

si sono trasformati nel corso del<br />

tempo, perfezionandosi sia dal punto<br />

di vista metodologico che organizzativo,<br />

nonché nell'impiego delle nuove<br />

tecnologie (droni, multistation, emermappe,<br />

servizi tecnici di emergenza).<br />

La nascita di questi organi competenti<br />

è la naturale conseguenza di quanto<br />

accaduto in territorio italiano, a partire<br />

dalla fine degli anni ‘90. Tali gruppi<br />

di lavoro sono stati realizzati per migliorare<br />

la pianificazione delle attività<br />

di recupero e salvataggio degli esseri<br />

umani e dei beni culturali, entrambi<br />

vittime delle catastrofi naturali. Di seguito<br />

sono ripercorsi gli avvenimenti<br />

principali.<br />

CENNI STORICI<br />

A seguito del sisma umbro-marchigiano<br />

del 26 settembre del 1997 furono<br />

stabiliti i primi contatti tra i funzionari<br />

del MiBAC e i Vigili del Fuoco, i<br />

quali fornirono assistenza tecnica per<br />

il recupero di beni culturali dispersi e<br />

la messa in sicurezza di edifici, come<br />

torri e campanili; il personale proveniva<br />

dal nucleo SAF (Speleo Alpino Fluviale).<br />

Tra dicembre 2008 e la fine del 2012 la<br />

città dell’Aquila è stata colpita da tragici<br />

eventi sismici con epicentri in tutta<br />

la città, la scossa principale si è verificata<br />

il 6 aprile del 2009 alle ore 3:32.<br />

Conseguentemente a questi drammatici<br />

episodi, si strinsero intese tecniche<br />

tra l’allora ufficio del Vice Commissario<br />

delegato per i Beni Culturali e il nucleo<br />

NCP (Nucleo Coordinamento delle<br />

opere Provvisionali) per la realizzazione<br />

di “opere provvisionali” come progettazione<br />

condivisa e ad elevata standardizzazione:<br />

le cosiddette schede<br />

STOP elaborate sotto la supervisione<br />

tecnico-scientifica dell’Università di<br />

Udine (Vademecum S.T.O.P: [1]). Sulla<br />

base della validità del protocollo aquilano,<br />

il 17 ottobre del 2010, prese il via<br />

la fase operativa del progetto europeo<br />

D.R.H.O.U.S.E. (Development of Rapid<br />

Highly-specialized Operative Units for<br />

Structural Evaluations). Tale progetto<br />

prevedeva l’organizzazione di corsi di<br />

formazione destinati a 110 nuclei operativi<br />

del Corpo Nazionale dei Vigili del<br />

Fuoco, finalizzati alla standardizzazione<br />

delle procedure operative presenti<br />

nel vademecum S.T.O.P. [2]. Tali attività<br />

ebbero risvolti anche in scenari<br />

internazionali.<br />

Le attività di emergenza svoltesi a seguito<br />

dei movimenti tellurici verificatisi<br />

in Emilia Romagna nel 2012 e nella<br />

Lunigiana nel 2014, confermarono la<br />

validità delle soluzioni realizzate con<br />

le schede S.T.O.P e dell’impiego di<br />

squadre specialistiche per il recupero<br />

di Beni Culturali in scenari critici<br />

(cosiddette squadre D.R.H.O.U.S.E.).<br />

Inoltre fu introdotto un nuovo importante<br />

cambiamento come il passaggio<br />

dal Nucleo Coordinamento Opere<br />

Provvisionali (NCP) al nuovo sistema<br />

organizzativo denominato Short Term<br />

Countermeasures System - STCS (Sistema<br />

Trattamento Criticità Strutturali),<br />

secondo logiche di gestione della criticità<br />

basate su metodologie scientifiche[3].<br />

Tale sistema è riassumibile in<br />

alcuni punti principali:<br />

4 Introduzione della scheda TRIAGE<br />

per la valutazione speditiva della<br />

criticità, tra cui la fruibilità di manufatti;<br />

4 Istituzione della fase preliminare<br />

di Ricognizione preliminare Esperta<br />

e Caratterizzazione Strategica<br />

(RECS), già dal 2012 [4] 1 ;<br />

4 Introduzione delle Emermappe, per<br />

la caratterizzazione dei siti e l'individuazione<br />

dei punti di criticità:<br />

ordinari o speciali.<br />

Nel corso della missione in Nepal nel<br />

2015, il sistema STCS è stato applicato<br />

anche in ambito internazionale,<br />

con risvolti positivi. In loco sono state<br />

svolte attività RECS e, ai fini della tutela<br />

del territorio, attività preliminari<br />

volte alla messa in sicurezza degli edifici<br />

(Keshav Narayan Temple, Krishna<br />

Temple, Patan Museum, Vishveshvara<br />

Temple), elaborazione di emermappe<br />

locali e realizzazione di opere provvisionali<br />

per il Keshav Narayan Temple;<br />

i dati ottenuti durante i rilievi sono<br />

stati successivamente elaborati presso<br />

il back-office in Italia, coordinato<br />

1 La Ricongnizione Esperta per Caratterizzazione Strategica è una attività preliminare di ricongizione volta all’individuazione dei luoghi e punti di criticità<br />

tramite elicotteri, droni e altri mezzi. Tutti quanti i dati ottenuti sono conivogliati all’interno delle Emermappe.<br />

22 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali<br />

23<br />

dall’Università degli Studi di Udine e<br />

dai Vigili del Fuoco, (Romano G: 2015<br />

[6]; [7]).<br />

Il sisma in Centro Italia del 2016 ha<br />

definitivamente confermato l’efficacia<br />

del sistema STCS, il quale è stato,<br />

però, messo a dura prova visto il coinvolgimento<br />

di quattro regioni italiane,<br />

che ha reso la gestione dell’emergenza<br />

e il coordinamento delle attività piuttosto<br />

complessa e macchinosa.<br />

NORMATIVA E ARCHITETTURA DEGLI<br />

ORGANI COMPETENTI ALLA SALVA-<br />

GUARDIA DEL PATRIMONIO CULTURALE<br />

L’esigenza sempre più forte di un organo<br />

centrale per la gestione dell’emergenza<br />

relativa ai Beni Culturali, capace<br />

di attivare operazioni di salvataggio<br />

e messa in sicurezza in tempi brevi,<br />

ha portato gli organi competenti a sviluppare<br />

misure d’intesa volte all’organizzazione<br />

nazionale e regionale delle<br />

squadre di soccorso in caso di calamità<br />

naturali.<br />

Protocollo di intesa del 7 marzo 2012<br />

Con il Protocollo di intesa del 7 marzo<br />

2012 il Ministero dell’Interno – Dipartimento<br />

dei Vigili del Fuoco, del Soccorso<br />

Pubblico e della Difesa Civile e<br />

il Ministero dei Beni e delle Attività<br />

Culturali hanno istituito una comissione<br />

paritetica di sei membri designati<br />

dalle rispettive Amministrazioni.<br />

Le attività della Commissione sono riassumibili<br />

nei seguenti punti:<br />

4 Analisi del rischio incendi nei siti<br />

culturali e pianificazioni di emergenza;<br />

4 Formazione di dipendenti MiBACT;<br />

4 Esercitazioni per migliorare i modelli<br />

di intervento integrato;<br />

4 Attività ricognitive presso i siti culturali,<br />

secondo i modelli operativi<br />

condivisi;<br />

4 Predisposizione dei protocolli di<br />

comunicazione per lo scambio efficace<br />

di informazioni, inerenti sia<br />

le problematiche di prevenzione<br />

incendi che la gestione delle fasi<br />

emergenziali;<br />

4 Analisi e studio della normativa di<br />

settore [8];<br />

4 Monitoraggio relativo all'applicazione<br />

delle procedure di prevenzione<br />

incendi dei i siti culturali.<br />

Decreto del Segretariato Generale Mi-<br />

BAC del 25 maggio 2012<br />

Il decreto del Segretariato Generale<br />

MiBAC del 25 maggio 2012 istituisce la<br />

struttura organizzativa del MiBAC per<br />

il coordinamento e il monitoraggio delle<br />

fasi emergenziali. Presso il Segretariato<br />

Generale è stata istituita l’Unità<br />

di Coordinamento Nazionale UCCN-Mi-<br />

BAC, tale unità si attiva solo in occasione<br />

di emergenze e provvede a:<br />

4 Garantire il necessario coordinamento<br />

tra le strutture esterne<br />

al MiBAC (Vigili del Fuoco, Forze<br />

dell’ordine, volontari, ...) e tra le<br />

strutture centrali e periferiche del<br />

Ministero;<br />

4 Verificare l'applicazione delle procedure<br />

operative che le squadre di<br />

intervento devono attuare in operazioni<br />

che interessano il patrimonio<br />

culturale (verfica dei danni, schedatura,<br />

messa in sicurezza di beni<br />

immobili, etc.);<br />

4 Monitorare gli interventi di messa in<br />

sicurezza, consolidamento statico e<br />

restauro;<br />

4 Individuare gli strumenti informatici<br />

da impiegare per la gestione delle<br />

attività di monitoraggio: verifica<br />

sismica, gestione dell'emergenza,<br />

restauro e ricostruzione.<br />

Invece, presso le Direzioni Regionali<br />

per i Beni Culturali e Paesaggistici sono<br />

state istituite le Unità di Crisi - Coordinamento<br />

Regionale UCCR-MiBAC, che<br />

si attivano in occasione delle situazioni<br />

di emergenza riscontrate nei territori<br />

di competenza. I compiti dell’Unità<br />

di Crisi Regionali sono:<br />

4 Coordinare le attività sul territorio<br />

del personale MiBAC e le altre strutture<br />

che operano in emergenza;<br />

4 Individuare e gestire le squadre di<br />

rilievo che verificano i danni subiti<br />

dal patrimonio culturale;<br />

4 Individuare i luoghi di ricovero dei<br />

beni culturali che richiedono una<br />

spostamento per la messa in sicurezza;<br />

4 Garantire le funzioni di vigilanza e<br />

supporto nelle fasi di rilievo, messa<br />

in sicurezza e ricostruzione del patrimonio<br />

culturale.<br />

Le Unità Operative istituite dall’Unità<br />

di Coordinamento Regionale UCR-<br />

MiBAC, i cui coordinatori e referenti<br />

sono nominati dal Direttore Regionale,<br />

sono:<br />

4 Unità di rilievo danni al patrimonio<br />

culturale;<br />

4 Unità di coordinamento tecnico degli<br />

interventi per la messa in sicurezza<br />

del patrimonio culturale e lo<br />

spostamento di beni architettonici,<br />

storico-artistici, archeologici, archivistici<br />

e librari;<br />

4 Unità depositi temporanei e laboratori<br />

di primo intervento sui beni<br />

immobili.<br />

LA NECESSITÀ DEI BENI CULTURALI IN<br />

EMERGENZA<br />

Le operazioni di soccorso e gli interventi<br />

di sicurezza messi in atto dopo<br />

le catastrofi naturali, necessitano particolari<br />

requisiti che consentano l'e-


TECHNOLOGYforALL<br />

TFA<br />

TECHNOLOGYforALL<br />

spletamento delle attività di recupero<br />

e riabilitazione dei beni culturali in totale<br />

sicurezza. A seguito delle calamità<br />

naturali sono soliti verificarsi fenomeni<br />

meteorici, repliche sismiche, demolizioni<br />

intenzionali, inadeguati interventi<br />

di protezione, che possono aumentare<br />

il rischio cui sono sottoposti i beni<br />

culturali più vulnerabili.<br />

Per evitare che questo succeda è necessario<br />

che gli interventi di recupero<br />

siano:<br />

4 Condivisi ed autorizzati dal MiBAC;<br />

4 Compatibili ed a basso impatto;<br />

4 Reversibili;<br />

4 Efficaci e “realizzabili” in sicurezza.<br />

Per aumentare la sicurezza degli operatori,<br />

le attività sono suddivise in tre<br />

azioni distinte, quali:<br />

- Valutazione preliminare delle criticità<br />

esistenti, quali il contesto<br />

territoriale (cioè se il bene è raggiungibile),<br />

il contesto territoriale<br />

esterno all'edificio (cioè se il bene è<br />

avvicinabile) e all'interno dell'edificio<br />

(cioè se il bene è ispezionabile);<br />

- Pianificazione degli interventi e definizione<br />

delle aree di lavoro, scaletta<br />

delle operazioni, risorse necessarie<br />

e valutazione di procedure operative<br />

standard o specifiche;<br />

- Valutazione delle contromisure<br />

tecniche necessarie da realizzare<br />

secondo gli standard delle schede<br />

S.T.O.P., che assicurano buoni livelli<br />

di sicurezza.<br />

TECNICHE E MODALITÀ DI INTERVEN-<br />

TO DEI VIGILI DEL FUOCO<br />

I vigili del fuoco che lavorano per la<br />

messa in sicurezza e il rinforzo degli<br />

edifici, operano sia dall'alto che di lato<br />

con procedure proprie in posizioni sicure<br />

fuori dalle traiettorie di caduta<br />

di elementi pericolosi. Prima dello<br />

spostamento dei Beni Culturali verso i<br />

depositi temporanei e i laboratori dei<br />

Vigili del Fuoco, sono individuati accessi<br />

rapidi e via di fuga, veri e propri<br />

percorsi di esodo per ridurre al minimo<br />

i tempi di permanenza degli operatori<br />

nelle aree a rischio. In caso di circostanze<br />

particolari con un alto rischio<br />

di pericolo sono realizzati veri e propri<br />

piani di evacuazione o predisposte<br />

aree di ricovero al di fuori dell’edificio.<br />

Gli accessi con protezione come i tunnel<br />

protettivi fissi o mobili, il rinforzo<br />

o la stabilizzazione di elementi precari<br />

mediante rinzaffi, sbadacchiature,<br />

cerchiature, graticci, puntellamenti<br />

anche in sequenza “progressiva”, consentono<br />

agli operatori di lavorare in<br />

sicurezza. La messa in sicurezza dei<br />

beni culturali con finalità di rinforzo<br />

strutturale avviene tramite la stabilizzazione<br />

delle membrature, l’aggiunta<br />

di elementi di rinforzo, sigillature e<br />

sbatacchiature, cerchiature e tirature,<br />

graticci di contenimento e strutture di<br />

ausilio.<br />

Il trasferimento del patrimonio artistico<br />

in aree sicure è svolto sia in modalità<br />

“semplice” che con opere provvisionali<br />

oppure con tecniche particolari.<br />

In tutti questi anni, le attività svolte<br />

dai Vigili del Fuoco e le collaborazioni<br />

istituite con gli organi territoriali,<br />

guidati da un organo centrale che<br />

presiede alle attività di pianificazione<br />

e gestione dell'emergenza, hanno<br />

permesso di migliorare notevolmente<br />

gli interventi volti al recupero e alla<br />

messa in sicurezza dei beni culturali a<br />

rischio, nonché di aumentare la sicurezza<br />

degli operatori.<br />

Riferimenti Bibliografia<br />

[1] Vademecum STOP - Schede Tecniche delle opera provvisionali<br />

per la messa in sicurezza post-sisma da parte dei<br />

vigili del fuoco, Università degli Studi di Udine (http://<br />

www.vigilfuoco.it/aspx/download_file.aspx?id=8746)<br />

[2]http://www.vigilfuoco.it/aspx/isaViewDoc.<br />

aspx?id=168&t=1<br />

[3]http://www.vigilfuoco.it/aspx/isaViewDoc.<br />

aspx?id=180&t=1<br />

[4]http://www.vigilfuoco.it/aspx/isaViewDoc.<br />

aspx?id=174&t=1<br />

[5] Atti del Convegno "Gestione delle Criticità Strutturali<br />

in Emergenza” (http://www.vigilfuoco.it/aspx/isaAtti-<br />

ConvegniDett.aspx?id=361)<br />

[6] Romano G & Grimaz S et alii (2015) “ L’utilizzo di<br />

strumenti innovativi da parte del Corpo Nazionale dei Vigili<br />

del Fuoco in occasione del terremoto del Nepal 2015<br />

per la rapida stima dei danni e il supporto alle decisioni<br />

per la messa in sicurezza di edifici strategici monumentali<br />

( http://conference.ing.unipi.it/vgr2016/images/<br />

papers/282.pd"<br />

[7]http://elearning.humnet.unipi.it/pluginfile.<br />

php/82203/mod_folder/content/0/Nepal.pdf?<br />

[8]http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/SG-<br />

MiBAC/documents/1348142845637_Protocollo_intesa_Mi-<br />

BAC_2012.pdf<br />

[9]http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/Mi-<br />

BAC/documents/1338454424863_allegato1.pdf<br />

Abstract<br />

The article highlights the activities of Vigili del Fuoco<br />

related with Cultural Heritage, damaged by natural disasters.<br />

In particular, are highlighted the collaborations<br />

activated with the Ministero dei Beni e delle Attività<br />

Culturali (MiBAC) and the method of intervention of the<br />

Vigili del Fuoco for the safeguarding and safety of Cultural<br />

Heritage.<br />

Keywords<br />

Beni culturali; rischio, vigili del fuoco; salvaguardia; MiBAC<br />

Author<br />

Redazione <strong>Archeomatica</strong><br />

redazione@archeomatica.it<br />

24 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali<br />

25<br />

TFA - Laser Scanner in vetrina con GeoSDH di GEOWEB<br />

Il Forum TECHNOLOGY for<br />

ALL è una delle poche vetrine<br />

per le tecnologie geomatiche<br />

di ultima generazione.<br />

Tecnologie che spesso<br />

presentano la difficoltà di<br />

poter essere presentate o<br />

dimostrate al largo pubblico,<br />

in quanto il più delle<br />

volte la quantità di dati è<br />

notevole e di natura per cosi<br />

dire "speciale", cosi come lo<br />

sono le nuvole di punti derivate<br />

attraverso le ultime<br />

tecnologie dei laser scanner<br />

tradizionali e mobile. Basandosi<br />

su questo paradigma<br />

di usabilità del dato, l'opera<br />

divulgativa di TFA ha scelto<br />

di appoggiarsi a chi come<br />

GEOWEB (www.geoweb.it)<br />

è in linea con le esigenze<br />

dei professionisti, di accesso<br />

alle tecnologie complesse,<br />

e che trova la risposta<br />

nell'innovativo progetto<br />

GeoSDH (www.geosdh.it), il<br />

cui obbiettivo è appunto lo<br />

storage intelligente di dati<br />

geospaziali.<br />

La gallery dei dati laser<br />

scanner del workshop in<br />

campo della giornata del 17<br />

Ottobre <strong>2017</strong> è stata realizzata<br />

dalle aziende che hanno<br />

partecipato al forum, e<br />

le cui risultanze parziali delle<br />

acquisizioni, sono quindi<br />

disponibile al seguente link<br />

web: https://metior.geoweb.it/gallery/tfa.<br />

Puntando<br />

il mouse al link potrete<br />

accedere a diverse scansioni,<br />

e per navigare basta cliccare<br />

sul simbolo "?" in alto a<br />

sinistra e guardarsi il video<br />

di help, mentre per saperne<br />

di più sulla gallery e sulle<br />

diverse nuvole di punti, basta<br />

puntare il mouse in alto<br />

a destra sulla scritta "COME<br />

E PERCHÉ DELLA GALLERY<br />

TFA".<br />

Una immagine con setting ad hoc dei dati laser scanner di Trimble di Villa dei Quintili. Hosting Intelligente via web sul portale GeoSDH di GEOWEB (metior.geoweb.<br />

it/gallery/tfa).


TECHNOLOGYforALL<br />

TFA<br />

Beni culturali a rischio: nuove tecnologie al TFA<strong>2017</strong><br />

TECHNOLOGYforALL<br />

La tecnologia KAARTA Stencil: SLAM di ultima generazione.<br />

A cura della redazione<br />

La tecnologia SLAM è incentrata<br />

sulla determinazione metrica<br />

di uno spazio non noto tramite l’utilizzo<br />

di una IMU, associata a un<br />

sensore laser scanner, che costruisce<br />

il contesto man mano che lo<br />

percorre. Il principio del processo<br />

è di utilizzare il contesto/ambiente<br />

per aggiornare di continuo la<br />

posizione del sensore: durante la<br />

fase di acquisizione vengono infatti<br />

estratte features dallo spazio<br />

misurato riosservate più volte<br />

quando il robot si muove al suo<br />

interno.<br />

Il motore KAARTA aggiunge qualcosa<br />

in più rispetto alla normale tecnologia<br />

SLAM, avvalendosi delle<br />

immagini per aumentare l’accuratezza<br />

del posizionamento non più<br />

basata solo sui Landmark derivati<br />

da laser scanner.<br />

Il processo utilizzato è illustrato<br />

nel diagramma.<br />

Ove alla predizione della posizione<br />

derivata da un sensore IMU, si<br />

aggiungono processi fotogrammetrici<br />

di restituzione 3D, e quindi<br />

derivazione del punto di presa dei<br />

fotogrammi, ai processi di triangolazione<br />

resi possibili dal laser<br />

scanner in funzione del riconoscimento<br />

di alcuni landmark.<br />

Il risultato è nel sistema rappresentabile<br />

con i tre elementi interagenti<br />

come da figura.<br />

Il risultato è una registrazione della<br />

nuvola di punti dell’ambiente<br />

che ci circonda ottenuta in tempo<br />

reale nel mentre ci si muove intorno<br />

all’oggetto.<br />

Nelle immagini seguenti l’area del<br />

Colosseo a Roma rilevata con una<br />

“passeggiata” intorno all’Anfiteatro<br />

Flavio della durata di circa 15<br />

minuti.<br />

Nel mentre i classici sistemi SLAM<br />

soffrono di errori che si propagano<br />

durante il rilievo, il sistema KAAR-<br />

TA Kaarta Engine ha un errore di<br />

deriva 10 volte più basso.<br />

Nelle figure alcune catture di<br />

schermo dei dati rilevato col siste-<br />

26 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali<br />

27<br />

a)<br />

b)<br />

a) Rlevamento dimostrativo<br />

del Colosseo a nuvola<br />

di punti, realizzato in<br />

15 minuti, il tempo di<br />

percorrere passeggiando il<br />

perimetro del monumento<br />

a distanza anche ravvicinata,<br />

come mostrano le<br />

pathway colorate dell'immagine<br />

di destra.<br />

b) Rilievo a nuvola di<br />

punti realizzato durante<br />

il TFA<strong>2017</strong> nella Villa dei<br />

Quintili a Roma.<br />

ma KAARTA nella Villa dei Quintili durante<br />

il workshop sul campo del TFA.<br />

L’acquisizione è durata solo il tempo<br />

necessario a percorrere le aree rilevate.<br />

La successiva elaborazione tramite<br />

il sistema Metior della GeoWeb<br />

consente di visualizzare i dati direttamente<br />

dal web e utilizzare tools di<br />

misura come quello mostrato.<br />

KAARTA è stato presentato da Microgeo<br />

nell’ambito delle molteplici suite<br />

promosse.<br />

Nell'immagine<br />

uno<br />

screenshot<br />

del sistema<br />

di Hosting<br />

sul portale<br />

GeoSDH di<br />

GEOWEB.<br />

Abstract<br />

An application of Kaarta Stencil System – Slam technology<br />

for the quick survey of the cultural heritage at risk<br />

during TECHNOLOGYforALL<strong>2017</strong> at Villa dei Quintili.<br />

Keywords<br />

Microgeo; tecnologia slam; sistema kaarta stencil; rischio;<br />

beni culturali<br />

Author<br />

Redazione <strong>Archeomatica</strong><br />

redazione@archeomatica.it


TECHNOLOGYforALL<br />

TFA<br />

TECHNOLOGYforALL<br />

Alcuni momenti del<br />

Technology for All<br />

<strong>2017</strong>. Il workshop<br />

in campo tenutosi<br />

alla Villa dei Quintili<br />

sull'Appia Antica<br />

e la mostra strumentale<br />

durante la<br />

conferenza alla Biblioteca<br />

Nazionale<br />

centrale di Roma.<br />

2<br />

TECHNO<br />

0<br />

TECHNO<br />

28 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali<br />

29<br />

LOGYforALL<br />

LOGYforALL<br />

7<br />

1


INTERVISTA<br />

Save the Syrian Heritage:<br />

technologies to document Palmyra<br />

and endangered world heritage<br />

Interview to Yves Ubelmann, Iconem's CEO<br />

By Redazione <strong>Archeomatica</strong><br />

Fig. 1 - Yves Ubelmann and Philippe Barthélémy<br />

Iconem is a French start-up created in 2013 by Yves<br />

Ubelmann, an architect specialized in archaeology,<br />

and Philippe Barthélémy, an aeroplane and helicopter<br />

pilot. The company is involved into the documentation<br />

of major archaeological sites in the middle-east. The<br />

Iconem's team is composed by architects, engineers and<br />

graphic artists which are specialized in 3D production.<br />

The french start-up has made a name for itself by taking<br />

on unprecedented technological challenges, including<br />

the complete modelling of Pompeii as well as scanning<br />

archaeological sites in Syria, Afghanistan, Iraq and Haiti.<br />

All of these plans will soon be available for the general<br />

public online on a special platform which will constitute<br />

a unique virtual archaeological encyclopaedia.<br />

Using the latest technologies and procedures, drone photography<br />

and photogrammetry, Iconem works to preserve<br />

unique archaeological heritage sites worldwide, with the<br />

aim of keeping their memory alive for future generations.<br />

Recently, Iconem has been working with the DGAM (Direction<br />

Générale des Antiquités et des Musées – the Syrian<br />

Directorate- General of Antiquities and Museums) to digitally<br />

reconstruct Palmyra as part of “Syrian Heritage”<br />

Fig. 2 - Theater of Palmyra_IconemDGAM.<br />

30 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 31<br />

Fig. 3 - Citadel of Palmyra.<br />

project. The project intended to create an extensive database<br />

of 3D archaeological information on threatened<br />

Syrian heritage sites. Just a few days after the liberation<br />

of Palmyra, Iconem visited the devastated ancient city to<br />

carry out the first 3D survey of the damages.<br />

Iconem realized survey to produce 3D models of the site<br />

in order to help scientists from all over the world to study<br />

and understand the ancient city damages. Iconem has<br />

already produced an initial 3D model of the temple of Bel<br />

which shows the damage suffered by the building, available<br />

online on Sketchfab.com.<br />

We asked Yves Ubelmann, Iconem's CEO, few questions<br />

about the Palmyra project.<br />

A - How did the project come about? Why did you<br />

choose to focus on that region?<br />

When the conflict in Syria started, foreign archaeological<br />

missions had to leave the country. I was really sad to see<br />

syrian archaeologists left behind. They operate with very<br />

limited resources, trying to protect heritage sites from<br />

destruction. As an architect specialized in archaeology,<br />

I have been working in the Middle East for quite a long<br />

time and I tightened close relationships with the Syrian<br />

Directorate-General of Antiquities & Museums (DGAM).<br />

Thus I really felt the necessity to bring all the support<br />

and expertise I could. Iconem proposes a very efficient<br />

tool to save the memory of archaeological sites through<br />

3D scanning. We use a process called photogrammetry,<br />

where thousands of pictures are taken and then processed<br />

by computers to create 3D model of an archaeological<br />

site.<br />

Y.U. - It was simply natural for us to share this technology<br />

with syrian archaeologists. In 2014, we launched a first<br />

project with the DGAM, helping archaeologists to digitalize<br />

the “Krak des Chevaliers” (a massive citadel on the<br />

UNESCO World Heritage list) which had been damaged by<br />

war. Since fights were ongoing, we helped DGAM from Paris,<br />

and provided them with instructions about the photo<br />

shooting protocol. DGAM members sent us the pictures<br />

through web servers and we start to process them using<br />

our algorithms. After this first step, Iconem's team went<br />

to Syria in December 2015 to extend the project. The<br />

Fig. 4 - Citadel of Palmyra, comparison from January 2009 and April 2016.


Fig. 5 - 3D Model of the Citadel of Palmyra on Sketchfab.<br />

“Syrian Heritage” project was born. We could provide a<br />

more thorough training to our DGAM counterparts. We<br />

were able to digitalize 11 sites. Their memories are now<br />

saved forever. If they are damaged or destroyed, our tool<br />

will make restorations easier, and will make sure their<br />

knowledge is not reduced to ashes.<br />

A - We all know about the Million Images Database, for<br />

example, as well as New Palmyra, and a few more digital<br />

archaeological projects. Could you tell us why Syrian<br />

Heritage is such a unique project?<br />

Y.U. - It is great to see all these initiatives, people working<br />

hard to preserve sites under threat of disappearance. To<br />

protect archaeology in this part of the world, there must<br />

be as many organizations as possible working towards this<br />

common goal. It is also important to see a wide array of<br />

different approaches, all characterized by their own features.<br />

Now, if we have to differentiate “Syrian Heritage”<br />

from other initiatives, I would say that "New Palmyra"<br />

and “Million Images Database” are “remotely supervised”<br />

programs, while we are present on the spot, in Syria.<br />

Besides asking general public to collaborate and provide<br />

images, we are present on the ground among archaeologists.<br />

Our experience taught us that results are often<br />

better when the mission is achieved by a small number of<br />

very well trained and equipped professionals, rather than<br />

by a large number of contributors, who may not have the<br />

same level of equipment and expertise. One single person<br />

during the fieldwork can accomplish true miracles –<br />

capturing a wide area in a record time - when equipped<br />

with the right tools. We are also blessed with our own<br />

proprietary technology, which is a result of a partnership<br />

with a large French research center INRIA. This strategic<br />

partnership provides us a technological advance in the<br />

field of “image based modeling”.<br />

A - Nowadays, in this threatening climate for cultural<br />

heritage and world monuments, which is the role of<br />

digital archaeology? And which are the limit of these<br />

technologies?<br />

Y.U. The unquestionable strength of digital archaeology is<br />

its capability to save the knowledge and memory of an archaeological<br />

site. This ensure an unvaluable tool for researchers,<br />

historians and archeologists, and beyond them,<br />

for the general public. It is also a great way to make sure<br />

that their memory will be passed on from generation to<br />

generation. Modern tools such as drones dramatically reduces<br />

the time allowed to fieldwork and make us capable<br />

to capture various scales of a site simultaneously, while<br />

our brand new computer provide incredibly precise resolutions,<br />

often accurate to the millimeter. Digital archaeology<br />

has recently made light-year jumps and is about<br />

to make new ones in the coming years. However, digital<br />

archaeology cant accomplish miracles. If a scanned<br />

monument that is reduced to, its digitalization may not<br />

be enough to reconstruct it. Indeed, a digitalization only<br />

captures the “outer envelope” of the monument, and not<br />

the inner materials’ composition. Again, technologies are<br />

continuously improving, and I am sure groundbreaking<br />

and disruptive advances await us!<br />

For further information about ICONEM visit: www.iconem.com<br />

Abstract<br />

An interview to ICONEM on the role of digital technologies used to preserve<br />

endangered cultural heritage, with a particular eye on syrian cultural heritage.<br />

Still at the moment the French start-up is working directly on the field to<br />

preserve monuments from destructive madness of the war. In order to pursue<br />

its goals, ICONEM has gained profitable relations with Directorate General of<br />

Antiquities Museum (DGAM), which provide them all the necessary support on<br />

the territory.<br />

Keywords<br />

Digital archaeology, documentation, heritage in danger, drones,<br />

photogrammetry<br />

Author<br />

Redazione <strong>Archeomatica</strong><br />

redazione@archeomatica.it<br />

Credits images: ICONEM/DGAM<br />

32 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 33<br />

TO DONATE<br />

and for more information<br />

www.unesco.org/donate/hef<br />

UNESCO HERITAGE EMERGENCY FUND<br />

In armed conflict or natural disaster situations, culture is particularly at risk, owing<br />

to its inherent vulnerability and tremendous symbolic value. UNESCO works with<br />

the international community to protect culture and harness its power as a positive<br />

force to prevent conflicts and facilitate peace-building and recovery, as well as its<br />

potential to reduce negative impacts on lives, property, and livelihoods in case of a<br />

catastrophic event.<br />

The Heritage Emergency Fund is a multi-donor fund for the protection of heritage<br />

in emergency situations. It was created by UNESCO to finance activities and<br />

projects that enable the Organization to assist its Member States in protecting<br />

natural and cultural heritage from disasters and conflicts by more effectively<br />

preparing for and responding to emergencies.<br />

“Everybody’s cooperation is vital.<br />

There is no limit to what we can do<br />

when we stand together to defend heritage<br />

and protect our shared history.<br />

The stakes are high -- but we can act,<br />

as we have in the past.”<br />

Irina Bokova, Director-General of UNESCO<br />

Photo credits<br />

Front: Umayyad Mosque, Aleppo, Syria (2013) © UNESCO<br />

Back: Debris from a collapsed temple in the UNESCO World Heritage Site of Bhaktapur, Nepal (2015) © Omad Havana, Getty Images


RIVELAZIONI<br />

Sperimentazione dell’ENEA condivisa in remoto per la<br />

diffusione di tecnologie innovative di protezione antisismica<br />

di Vincenzo Fioriti, Roberto Romano, Ivan Roselli, Angelo Tatì, Alessandro Colucci, Marialuisa Mongelli, Gerardo De Canio<br />

Fig. 1 - Le due tavole vibranti presso il<br />

Centro Ricerche ENEA Casaccia.<br />

L’adeguamento del laboratorio delle tavole vibranti del Centro<br />

Ricerche ENEA di Casaccia all’interno del progetto CO.B.R.A.<br />

finanziato dalla Regione Lazio permette di migliorare la<br />

diffusione e la condivisione da remoto della sperimentazione di<br />

tecnologie antisismiche per la protezione di strutture storiche e<br />

opere d’arte dai terremoti<br />

Il laboratorio del Centro di Ricerca ENEA Casaccia è dotato<br />

di due tavole vibranti a 6 gradi di libertà fra le più grandi<br />

d’Europa, che consentono di effettuare prove sismiche<br />

triassiali. Le prove su tavola vibrante hanno una decisiva<br />

importanza ai fini della comprensione del comportamento<br />

dinamico delle strutture sotto l’azione dei carichi sismici<br />

(De Canio et al. 2016), consentendo anche la validazione<br />

dei modelli numerici, poiché forniscono misure atte a calcolare<br />

gli smorzamenti, le frequenze critiche ed i principali<br />

modi di vibrazione. Nell’ambito del progetto CO.B.R.A. per<br />

lo sviluppo e la diffusione di metodi, tecnologie e strumenti<br />

avanzati per la COnservazione dei Beni culturali, basati<br />

sull’applicazione di Radiazioni e di tecnologie Abilitanti, il<br />

laboratorio (Figura 1) è stato aggiornato con l’adeguamento<br />

di un innovativo sistema optoelettronico di motion capture<br />

3D, in grado di inseguire gli spostamenti di singoli punti<br />

della superficie dei campioni, punti identificati da appositi<br />

marker (Roselli et al. 2015, Mongelli et al. 2011). Tramite<br />

tale sistema di misura, denominato 3DVision, il primo al<br />

mondo ad essere stato istallato in un laboratorio per prove<br />

dinamiche in ambito sismico, è possibile visualizzare i dati di<br />

vibrazione e i video del provino per trasmetterli in tempo reale su<br />

una piattaforma per la condivisione di tali informazioni che costituisce<br />

un vero e proprio laboratorio virtuale accessibile<br />

tramite un portale web.<br />

Oltre alle tecniche più consolidate per l’analisi dei dati di<br />

vibrazione in queste prove sperimentali è stata esplorata<br />

anche la fattibilità di una innovativa tecnica di processamento<br />

di sequenze video, denominata analisi del Moto Magnificato<br />

(MM), che permette di visualizzare e analizzare<br />

minimi movimenti che non sono visibili a occhio nudo al fine<br />

di monitorare e comprendere il comportamento vibrazionale<br />

degli oggetti.<br />

Nel seguito vengono descritte le prove su tavola vibrante<br />

effettuate su due pannelli in muratura tipica del patrimo-<br />

nio edificato storico italiano e su un piedistallo isolato per<br />

statue a prevalente sviluppo verticale dotato di dispositivi<br />

elettromagnetici di blocco-sblocco attivabile da un segnale<br />

proveniente da un sistema di allerta tempestivo (early warning)<br />

in caso di terremoto, nonché i sistemi e le tecniche di<br />

misura e analisi dati che sono stati impiegati al fine di una<br />

sperimentazione il più possibile condivisibile e fruibile anche<br />

a distanza al fine della diffusione e formazione sui temi<br />

della protezione sismica del patrimonio culturale.<br />

ADEGUAMENTO DELLA STRUMENTAZIONE OPTOELETTRO-<br />

NICA DEL 3DVISION<br />

Nell’ambito delle prove sismiche su tavola vibrante nel progetto<br />

CO.B.R.A. i dati sono stati acquisiti mediante un sistema<br />

di tipo motion capture 3D passivo, denominato 3DVision,<br />

adeguato tramite l’acquisto all’interno del progetto di nuova<br />

strumentazione istallata nel marzo 2016 con la quale il<br />

laboratorio ENEA è il primo in Italia ad aver istallato la versione<br />

più avanzata di questo tipo di strumentazione optoelettronica<br />

basata su tecnologia Vicon.<br />

Tale sistema impiega una costellazione di 10 telecamere<br />

all’infrarosso vicino (NIR) che svolgono una funzione analoga<br />

ai satelliti dei sistemi di posizionamento globale (ad<br />

esempio il GPS). Si tratta, cioè, di un sistema di posizionamento<br />

“locale” in cui le telecamere, una volta fissate alle<br />

pareti o montate su appositi tripodi, illuminano il volume di<br />

misura con appositi led a luce infrarossa e acquisiscono la<br />

radiazione retro riflessa da marcatori (marker) passivi fissati<br />

nei punti di cui si vuole misurare il moto. Il dato di base è<br />

costituito dalla traiettoria nello spazio di speciali marcatori<br />

con cui è possibile ricavare il moto completo dei punti<br />

selezionati (spostamenti, velocità e accelerazioni), nonché<br />

effettuare misure della distanza tra due punti o dell’angolo<br />

formato dalle rette congiungenti tre punti.<br />

Trattandosi di un sistema di visione 3D, la risoluzione geo-<br />

34 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 35<br />

Fig. 2 - Visualizzazione delle misure di vibrazione tramite 3DVision del basamento isolato dotato di sistema di blocco-sblocco (early warning).<br />

metrica raggiungibile dipende da una serie di fattori tra i<br />

quali: la configurazione adottata, cioè dalla posizione reciproca<br />

delle telecamere; la visibilità dei marker; e la qualità<br />

della calibrazione dinamica, che consiste in una procedura<br />

di acquisizione effettuata con uno strumento di calibrazione<br />

che si muove all’interno del volume di misura. In pratica sul<br />

modello della struttura da testare, posto sulle tavole sismiche,<br />

vengono posizionati dei marker sferici del diametro di<br />

25-40 mm che riflettono la radiazione che le camere irraggiano<br />

nel loro campo visivo per mezzo di LED che emettono<br />

nel vicino infrarosso (NIR).<br />

Il sistema 3DVision consente, inoltre, di realizzare filmati<br />

dei test con la sovrapposizione di un modello schematico che<br />

permette di visualizzare la effettiva posizione dei marker.<br />

In questa ottica è integrato nel laboratorio virtuale DYSCO<br />

(structural DYnamics, numerical Simulation, qualification<br />

tests and vibration COntrol), che consente la messa in rete<br />

e la condivisione a distanza delle attività sperimentali condotte<br />

presso il C.R. ENEA Casaccia (De Canio et al. 2013).<br />

Dopo l’acquisizione i dati vengono pre-processati, triangolando<br />

la posizione dei marker, e successivamente post-processati<br />

con particolari tecniche che, attraverso la riduzione<br />

del rumore di misura, permettono di raggiungere una precisione<br />

inferiore al 0.01 mm in termini di errore quadratico<br />

medio. Con le suddette tecniche si possono a sottoporre tali<br />

dati a successive operazione di derivazione numerica per<br />

una ricostruzione del moto completo dei punti di misura,<br />

ottenendo quindi, una stima della velocità ed delle accelerazioni<br />

di ogni marcatore.<br />

APPLICAZIONE DELL’ANALISI DEL MOTO MAGNIFICATO (MM)<br />

L’idea di sfruttare registrazioni video per analizzare strutture,<br />

ponti, edifici non è nuova, ma fino a pochissimi anni<br />

fa non si erano ottenuti risultati apprezzabili, soprattutto a<br />

causa delle difficoltà connesse alla elaborazione delle immagini.<br />

Tuttavia di recente sono stati compiuti grandi progressi<br />

grazie a nuovi algoritmi sviluppati presso il Massachusetts<br />

Institute of Technology di Boston dal gruppo di lavoro<br />

di Freeman (Wadhwa et al. <strong>2017</strong>). Tali algoritmi, denominati<br />

moto magnificato (MM) od aumentato (MA), sono in grado<br />

di amplificare i piccoli e piccolissimi spostamenti che una<br />

struttura subisce a seguito di una qualche sollecitazione e<br />

che in genere non sono rilevabili. In un certo senso, i piccoli<br />

moti presenti nel video originale vengono amplificati nel<br />

video processato come se si disponesse di un microscopio.<br />

Il video, preferibilmente ma non necessariamente registrato<br />

con videocamere ad alta velocità ed alta risoluzione, è<br />

apparentemente statico, cioè non vi si discerne alcun movimento,<br />

ma una volta elaborato mette in mostra una serie<br />

di evidenti movimenti. Inizialmente il MM è stato impiegato<br />

per visualizzare fenomeni della fisiologia umana, in seguito<br />

ci si è resi conto delle potenzialità in altri ambiti, quali<br />

la meccanica e l’ingegneria civile. Per validare il MM sono<br />

stati effettuati confronti fra i segnali estratti con metodi<br />

tradizionali da elementi semplici come la sbarra vincolata,<br />

elementi piani risonanti o strutture complesse come il ponte<br />

ed i segnali ricavati dal moto magnificato (Davis et al.<br />

2016), ottenendo buoni risultati qualitativi e quantitativi.<br />

Per estendere tali risultati al settore dell’ingegneria sismica,<br />

presso il laboratorio del C. R. ENEA Casaccia sono stati<br />

intrapresi degli esperimenti di MM nell’ambito del Progetto<br />

CO.B.R.A., finanziato dalla regione Lazio con lo scopo di<br />

propagare tecniche innovative al patrimonio culturale. Pertanto,<br />

anche in considerazione dei presumibili sviluppi che il<br />

MM potrà apportare nell’ingegneria civile e particolarmente<br />

in quella sismica, abbiamo sperimentato la nuova metodologia<br />

sulla vibrazione indotta sui pannelli murari dai test su<br />

tavola vibrante del C. R. ENEA Casaccia. Un primo evidente<br />

vantaggio consiste nella possibilità di evitare l’esecuzione<br />

della caratterizzazione dinamica a livelli di accelerazione<br />

elevate, con possibile danneggiamento dei campioni prima<br />

ancora di sottoporli ai test sismici. Infatti, grazie al MM se<br />

nei test sismici non ci si discosta troppo dal regime di linearità,<br />

già nelle prime fasi della sperimentazione con test<br />

sismici scalati a livelli di accelerazione molto bassi, è possibile<br />

osservare quali sarebbero gli effetti di scosse estremamente<br />

forti pur somministrando in realtà delle sollecitazioni<br />

di bassa intensità. I campioni quindi rimangono intatti<br />

e riutilizzabili, con notevole risparmio di tempo e risorse.<br />

Un altro non meno rilevante vantaggio consiste nell’utilizzo<br />

della superficie ripresa dalla videocamera come matrice di<br />

“sensori virtuali”. In pratica ogni pixel è interpretato come<br />

un sensore che produce un segnale lungo quanto il video,<br />

frame dopo frame. Il segnale è dato dalla variazione di intensità<br />

del pixel o della media di un gruppo di pixel ed è<br />

trattato tramite l’analisi in frequenza tradizionale.<br />

PROVE SU TAVOLA VIBRANTE<br />

Una prima dimostrazione di sperimentazione condivisione<br />

è stata eseguita in occasione del secondo workshop del progetto<br />

CO.B.R.A. tenutosi a gennaio del <strong>2017</strong>, nel quale è stata<br />

testata l’efficacia della condivisione con la nuova strumentazione<br />

istallata.


Nei giorni dal 21 al 24 febbraio <strong>2017</strong> è stata allestita ed eseguita<br />

una dimostrazione di sperimentazione internazionale<br />

condivisa a distanza. I test sismici effettuati su tavole vibranti<br />

hanno riguardato l’efficacia di un basamento dotato<br />

di isolamento antisismico di tipo a pendolo a rotolamento,<br />

prototipo per la progettazione di quelli allestiti per i Bronzi<br />

di Riace presso il Museo Archeologico Nazionale di Reggio<br />

Calabria (De Canio et al. 2012). La condivisione remota è<br />

stata realizzata nell’ambito dello “Smart City Summit” di<br />

Taipei con collegamento diretto al laboratorio delle tavole<br />

vibranti del Centro di Ricerca ENEA Casaccia. Grazie al sistema<br />

DYSCO, gli utenti collegati in remoto presso l’Università<br />

di Taipei ed in altre località hanno assistito ai test sismici<br />

e sono intervenuti tramite il collegamento chat, previa<br />

registrazione. Tramite tecnologia Adobe Connect, DYSCO ha<br />

consentito il collegamento video/audio con le telecamere<br />

poste intorno alla tavola ed i microfoni a numerosi fruitori,<br />

oltre ad una chat gestita dall’amministratore che controlla i<br />

collegamenti dal laboratorio ed illustra i dettagli degli esperimenti.<br />

Contemporaneamente, agli utenti è stato anche<br />

possibile vedere i tracciati e le elaborazioni realizzati dal<br />

sistema 3DVision che insegue gli spostamenti della struttura<br />

in esame, così come li osserva l’operatore in laboratorio.<br />

In modo del tutto analogo è stato ripetuta la condivisione<br />

della sperimentazione su tavola vibrante in occasione<br />

del quarto workshop CO.B.R.A. del 13 settembre <strong>2017</strong>. In<br />

quest’ultima occasione il basamento isolato è stato dotato<br />

anche di dispositivi di blocco-sbocco di tipo elettromagnetico<br />

per l’integrazione in un sistema di allerta precoce<br />

(early warning) in caso di terremoto (fig.2). Tale soluzione<br />

consente di mantenere ancorato il basamento superiore a<br />

quello inferiore in assenza di terremoto, mentre, nel momento<br />

in cui appositi sensori rilevano le prime vibrazioni<br />

del terremoto, viene inviato il segnale di warning al sistema<br />

che sblocca il basamento superiore e consente l’attivazione<br />

dell’isolamento sismico prima che giungano le vibrazioni più<br />

forti e distruttive del sisma che hanno generalmente alcuni<br />

secondi ritardo rispetto all’inizio della scossa.<br />

Un’altra attività sperimentale eseguita su tavola vibrante<br />

è stata sviluppata per testare l’efficacia di interventi di ripristino<br />

e rinforzo di due pannelli in pietra e tufo, secondo<br />

delle tipologie di muratura tipiche delle costruzioni storiche<br />

del centro-sud italiano. Tale territorio è spesso colpito da<br />

terremoti che hanno effetti distruttivi su queste tipologie<br />

costruttive, ed è quindi naturale la ricerca di tecniche per<br />

aumentare la resistenza della muratura ad un costo contenuto.<br />

Tutto il processo, dalla progettazione dei pannelli e<br />

della struttura in acciaio, alle prove sismiche ed alle valutazioni<br />

comparative dei risultati sono stati oggetto di due<br />

tesi di laurea presso l’Università Roma Tre (Fantauzzi <strong>2017</strong>,<br />

Focaccetti <strong>2017</strong>).<br />

Una prima sessione di test è stata effettuata nel dicembre<br />

2016 sui due muri senza rinforzo fino a rottura. La sequenza<br />

sismica a cui sono stati sottoposti i muri includeva i principali<br />

terremoti italiani registrati dalle stazioni sismiche presenti<br />

sul nostro territorio. In particolare:<br />

Fig. 3 – Dettaglio dello stato di danneggiamento<br />

del pannello in pietra rinforzato<br />

a fine prova (riquadro a destra) e<br />

zona evidenziata dall’analisi del moto<br />

magnificato (MMA, riquadro rosso).<br />

lato da un test di identificazione dinamica di tipo random<br />

che serve ad analizzare lo stato di integrità strutturale dei<br />

muri, in modo da poter seguire gradualmente il processo di<br />

danneggiamento dei provini.<br />

La condivisione a distanza della sperimentazione ha coinvolto<br />

partner di ricerca e end-user in ambito nazionale o<br />

internazionale. Nello specifico i test sono stati condivisi con<br />

il gruppo di ricerca della University of Miami (Coral Gables,<br />

Miami, FL, USA) guidata dal prof. Antonio Nanni, che è partner<br />

nell’ambito di un progetto di ricerca dal titolo “Composites<br />

with inorganic matrix for sustainable strengthening<br />

of architectural heritage”, coordinato dall’Università degli<br />

Studi Roma Tre (principal investigator: prof. Gianmarco de<br />

Felice) e cofinanziato dal Ministero degli Affari Esteri (MAE-<br />

CI). Queste prove hanno avuto anche notevole riscontro da<br />

parte della stampa nazionale con servizi televisivi (RAI2<br />

e Repubblica TV), dirette su social network (sull’account<br />

facebook di La Repubblica), articoli su quotidiani (La Repubblica,<br />

ILSOLE24ORE) e su siti web di professionisti del<br />

settore (www.ingegneri.info, www.cngeologi.it).<br />

Successivamente, i due muri sono stati riparati e rinforzati<br />

per poi essere risottoposti alla stessa sequenza di test sismici<br />

su tavola vibrante (fig. 3) al fine di fare un confronto<br />

del comportamento strutturale dopo l’intervento, il quale si<br />

compone di due fasi:<br />

1. realizzazione di un cordolo sommitale in muratura armata,<br />

rinforzato mediante messa in opera di un tessuto<br />

in trefoli di acciaio ad alta resistenza nei giunti di<br />

letto, e collegato alle murature sottostanti per messo<br />

di connettori o barre di acciaio. L’intervento ha la fun-<br />

4Irpinia 1980;<br />

4Umbria-Marche 1997;<br />

4L’Aquila 2009;<br />

4Emilia 2012;<br />

42016.<br />

Le suddette registrazioni sono state scalate e somministrate<br />

tramite la tavola vibrante a intensità via via crescente fino<br />

alla rottura dei provini. Ogni test sismico è stato interca-<br />

Fig. 4 - Risposta in frequenza del pannello murario in pietra calcolata con<br />

l’analisi del moto magnificato (MMA, linea rossa) e con i dati dei marker del<br />

3DVision (linea blu). Sono evidenziati i picchi che identificano il primo modo<br />

di vibrare della struttura.<br />

36 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 37<br />

zione di costituire un vincolo alla sommità della parete,<br />

impedendo l’innesco di meccanismi di ribaltamento per<br />

effetto di azioni sismiche ortogonali al piano;<br />

2. applicazione sulla superficie dei pannelli di muratura<br />

di compositi a matrice inorganica (Textile Reinforced<br />

Mortar, TRM) costituiti da un tessuto unidirezionale in<br />

trefoli di acciaio ad alta resistenza (per il campione in<br />

muratura di tufo) e una rete bidirezionale in fibra di<br />

basalto e acciaio inox (per il campione in muratura di<br />

pietrame), applicati per mezzo di malte a base di calce<br />

idraulica maturale. L’intervento ha la funzione di migliorare<br />

la resistenza flessionale delle pareti sollecitate<br />

fuori dal piano;<br />

Gli esperimenti condotti hanno dimostrato l’efficacia delle<br />

tecniche di rinforzo a cui sono stati sottoposti i pannelli,<br />

che sono stati in grado di sostenere scosse di intensità molto<br />

più elevata che senza rinforzo.<br />

Nell’ambito di questi ultimi test sono state testate le innovative<br />

tecniche di analisi visiva delle vibrazioni dei pannelli<br />

tramite algoritmi di analisi del moto magnificato (MMA). In<br />

particolare, questa tecnica è stata applicata sui test di tipo<br />

random. Infatti, trattandosi di una procedura necessaria<br />

all’identificazione dinamica della struttura e al tuning dei<br />

parametri di controllo della tavola, l’input vibrazionale a<br />

cui è sottoposto il provino è di intensità molto bassa e, quindi,<br />

le vibrazioni del pannello nei video originali sono praticamente<br />

impossibili da notare a occhio nudo. La strumentazione<br />

utilizzata per acquisire i dati è un tablet commerciale,<br />

la cui risoluzione (720 x 1280 pixel) e la velocità delle<br />

riprese video (28 fps) è piuttosto modesta. Questo al fine<br />

di esplorare l’efficacia del metodo con strumenti di bassa<br />

gamma, se non low-cost, che sarebbe uno degli aspetti più<br />

interessanti di questa tecnica, la cui efficacia è stata già<br />

dimostrata con costose videocamere ad altissima velocità<br />

(500-2000 fps).<br />

Effettivamente, una volta settati in modo ottimale i parametri<br />

dell’algoritmo implementato per l’elaborazione dei<br />

video acquisiti, il moto magnificato è stato in grado di rivelare<br />

i movimenti del pannello, con oscillazioni concentrate<br />

in specifiche zone del provino. Quando, successivamente,<br />

il pannello è stato sottoposto all’equivalente della scossa<br />

del terremoto di Amatrice, si sono prodotte delle fratture<br />

nell’area evidenziate dalla MMA, corrispondenti al riquadro<br />

indicata in Figura 3.<br />

La MMA si è rivelato, quindi, in grado di fornire visivamente<br />

indicazioni predittive sulle zone più critiche e sull’integrità<br />

della struttura muraria prima che si concretizzasse il danneggiamento<br />

palese del muro.<br />

È stato anche eseguito il calcolo della funzione di risposta in<br />

frequenza (FRF) sulla base di dati ottenuti tramite i “sensori<br />

virtuali” del MM. I sensori virtuali sono costituiti dall’insieme<br />

di 1580 pixel localizzati nel riquadro rosso in figura 4, i<br />

cui valori nel tempo sono a loro volta l’analogo dei segnali<br />

ottenibili da strumenti collocati a contatto sulla struttura<br />

sottoposta ai test sismici. Avendo acquisito i video a 28 fps<br />

(che rappresenta la frequenza di campionamento della misura)<br />

l’analisi tramite MM non può estendersi oltre il limite<br />

massimo teorico di 14 Hz (per il noto teorema di Nyquist-<br />

Shannon) e comunque l’identificazione delle frequenze risulta<br />

tanto più difficile quanto più ci si avvicina a tale limite.<br />

Conseguentemente, la sperimentazione effettuata con<br />

la strumentazione di modeste prestazioni utilizzata mirava<br />

a verificare se si riusciva a identificare le frequenze modali<br />

della struttura al di sotto dei 10-12 Hz.<br />

Gli stessi calcoli sono stati eseguiti anche con dati misurati<br />

contemporaneamente con sensori accelerometrici convenzionali<br />

o provenienti dal sistema 3DVision in modo da avere<br />

dei termini di confronto per verificare i risultati ottenuti<br />

con il metodo MM. In Figura 4 si mostra che la frequenza<br />

del primo picco di risonanza rilevata con la MM (pari a 7.9<br />

Hz) sia molto vicina alla frequenza del primo picco ottenuto<br />

con l’analisi dei dati dei marcatori del 3DVision (pari a 7.8<br />

Hz), che a sua volta è pressoché coincidente con i risultati<br />

ottenuti con accelerometri convenzionali.<br />

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Ambiente e Innovazione, Speciale: Knowledge, Diagnostics and Preservation<br />

of Cultural Heritage.<br />

[8] Fantauzzi, D. (<strong>2017</strong>) Prove su tavola vibrante di pareti in muratura sollecitate<br />

fuori dal piano. Tesi di Laurea, Università Roma Tre.<br />

[9] Focaccetti, E. (<strong>2017</strong>) Prove su tavola vibrante di pareti in muratura rinforzate<br />

con materiali compositi a matrice inorganica comprendenti tessuti in<br />

acciaio e reti in fibra di basalto applicate con malte a base di calce idraulica<br />

naturale. Tesi di Laurea, Università Roma Tre, <strong>2017</strong>.<br />

Abstract<br />

Within the framework of the CO.B.R.A. project for the development and dissemination<br />

of methods, technologies and advanced tools for the conservation<br />

of cultural heritage, data and experimental results of several shaking table<br />

tests were remotely shared. Through the upgrading of the laboratory with<br />

new optoelectronic instrumentation and the application of innovative video<br />

processing techniques, the vibrations induced to two typical Italian historic<br />

masonry walls and to an isolated pedestal provided with early-warning system<br />

for delicate statues were measured and analyzed.<br />

Parole chiave<br />

Protezione antisismica, sperimentazione condivisa in remoto, motion capture 3D,<br />

moto magnificato, allerta tempestiva<br />

Autore<br />

Vincenzo Fioriti<br />

Roberto Romano<br />

Ivan Roselli<br />

ivan.roselli@enea.it<br />

Angelo Tatì<br />

Alessandro Colucci<br />

Marialuisa Mongelli<br />

Gerardo De Canio<br />

GERARDO.DECANIO@enea.it<br />

ENEA, Via Anguillarese 301, 00123, S. Maria di Galeria, Roma


GUEST PAPER<br />

Hazards, heritage protection<br />

and disasters resilience<br />

Competence, Liability and Culpability. Who's the blame?<br />

by Claudio Cimino<br />

Looking back at the past seventy or so years, it is hard to remember of a time when culture<br />

and cultural heritage have been more threatened. The third most important economic<br />

resource in Europe is seriously threatened in spite of the increased efforts made to protect it.<br />

Responsibility, Liability and Culpability. Who's the blame?<br />

CULTURAL HERITAGE AND TOURISM,<br />

A SOMETIMES UNCOMFORTABLE LIAISON<br />

Tourism is today considered the third most important sector<br />

in the European economy. During the last decades, tourism<br />

confirmed to be a a strong source of employment giving a<br />

significant contribution to the generation of the overall EU<br />

GDP. The sector kept growing significantly in Europe also<br />

during the severe economic conditions suffered as a result<br />

of the financial crisis started in 2007. Tourism, directly and<br />

indirectly generates over 17 million jobs in the EU with operators<br />

engaged in a broad range of economic areas.<br />

Based on the current trends, tourism worldwide is expected<br />

to further grow during the coming decades, although under<br />

a variety of geographic, socio-economic, cultural, etc. declinations,<br />

which are also connected to travellers age range,<br />

social access and economic status.<br />

In 2012 the tourist expenditure in the EU registered an increase<br />

reaching 291 € billions (EU 28) compared to the 265<br />

€ billions of the prior period (EU 27) 1 . The UNWTO 2 reported<br />

a similar general tendency with international tourism breaking<br />

for the first time in history the one billion tourists in<br />

2012 with a worldwide growth rate ranging between 3-5%<br />

yearly during the same period, although several regions of<br />

the world registered an even better overall performance.<br />

During the last few decades, the World Bank group and international<br />

donors’ programmes accompanied the positive<br />

trend focusing on tourism as a catalyst to promote socioeconomic<br />

development for the improvement of living conditions<br />

and social stability of local communities. A process<br />

that involved and still involves public and private investors<br />

and stakeholders with the participation of big investment<br />

groups but also small ones, often including little individual<br />

investors who are able to detect very interesting investment<br />

opportunities. Such a composite investors’ portfolio is the<br />

main reason why any estimate provided about the effective<br />

investment made in this sector risks to underscore the<br />

actual figures.<br />

To meet the needs of the very articulated tourist market,<br />

several countries adopted specific policies making significant<br />

investments to develop and innovate structures and<br />

infrastructures to preserve and promote their natural and<br />

cultural heritage acknowledging the immense intrinsic values<br />

and high economic potentials of these non-renewable<br />

resources.<br />

TOURISM, CLIMATE CHANGE & GLOBAL WARMING,<br />

URBAN DEVELOPMENT, NEGLIGENCE, CONFLICTS<br />

AND OTHER THREATS. CULTURAL HERITAGE IS AT RISK!<br />

However, in spite of the several recommendations issued by<br />

UNESCO, UNWTO, ICCROM and other specialised organisations,<br />

often investments on tourism development programmes<br />

neglect to introduce mechanisms for the protection of<br />

natural and cultural heritage sites from all sort of hazards,<br />

including those posed by the same visitors. Considered the<br />

current large numbers of tourists and those expected in the<br />

near future, it is imperative that stricter regulatory policies<br />

and DRR plans are introduced to help mitigate the impact<br />

of the heavy anthropic action on natural and cultural sites<br />

aware that tourism represents just one of the sources of<br />

threat for natural and cultural heritage.<br />

Actually, major natural and man-made disasters in the past<br />

were relatively sporadic if compared to the current dynamics.<br />

We assist today to natural events marked by unprecedented<br />

violence and frequency that are often associated<br />

to global warming and climate change. Not less violent are<br />

the events caused by terrorism, armed conflicts, neglect<br />

and/or mismanagement. Combinations of major natural<br />

and anthropogenic events with a domino effect like in the<br />

dramatic disaster of Fukushima are also frequent.<br />

Although a few political leaders deny the evidence, the<br />

hazards posed by global warming and climate change are<br />

acknowledged by most world leaders, especially considering<br />

that 170 over a total of 197 States Parties to the United<br />

Nations Framework Convention on Climate Change ratified<br />

38 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 39<br />

2015 Paris Agreement, confirming that significant policies<br />

are necessary worldwide to attempt reduce the trend 3 .<br />

Meanwhile, projections issued by the United Nations in<br />

2014 estimate that the world urban population will sensibly<br />

grow passing from 54% in 2013 to 66% in 2050 4 . An increased<br />

consumption of territory should be expected as a result in<br />

most regions of the world while the highest concentrations<br />

of population will be reached in Europe, the USA and Asia<br />

where over 80% of the population will be settled in densely<br />

inhabited cities while the remaining 20% will be living in a<br />

practically emptied countryside. For opposite reasons, this<br />

split human settlement model introduces new factors of threat<br />

on both rural and urban heritage.<br />

In fact, in areas characterised by a low density of population<br />

the risks are associated to a reduced territorial control<br />

including for the protection of natural and cultural heritage,<br />

resulting in lower security conditions and relatively<br />

limited capacity to manage major events such as fires, landslides,<br />

erosion, earthquakes, floods, etc. according to a<br />

sadly well known pattern.<br />

In cities exposed rapidly growing population and higher<br />

density, instead, the fast urban development or/and the<br />

regeneration of the built stocks available, leaves room for<br />

typical speculative models, often imposed by groups of (financial)<br />

interest pressing on regional and local authorities,<br />

resulting in interventions that involve heavy land use, soil<br />

erosion, destruction of historic townscapes, gentrification<br />

and loss of authenticity, directly and indirectly exposing heritage<br />

at risk from a variety of threats that jeopardise the<br />

whole conservation of historic cities, archaeological sites<br />

and their surrounding cultural landscapes and natural environment.<br />

Heavy land use, promotion of intensive urban development<br />

and lack of proper regional planning instruments<br />

leave always visible signs of their impact on heritage and<br />

environment. That is why a proper planning and monitoring<br />

of these activities should be methodically conducted<br />

starting with a making Impact Assessment. The introduction<br />

of this instrument would be extremely useful to inform<br />

the whole chain of decisions making in urban and regional<br />

planning, however, unfortunately it is not sufficiently widespread<br />

yet.<br />

There is an increased institutional awareness today of the<br />

widespread contingent situations threatening natural and<br />

cultural heritage wherever located in urban or open rural<br />

areas and of the need to adopt appropriate disaster risk reduction<br />

measures to prevent, mitigate and respond to every<br />

sort of threat. Several EU H2020 DRS research projects are<br />

currently studying the problems connected to urban and rural<br />

heritage protection in areas affected by climate change,<br />

global warming and subject to natural and anthropogenic<br />

events.<br />

However, cultural heritage today is also increasingly exposed<br />

to the risk from the effects of social unrest, symmetric<br />

and asymmetric armed conflicts, terrorism, sacking, looting,<br />

illicit trafficking, and other threats of anthropogenic<br />

nature that are frequently reported within the daily news.<br />

The 2016 edition of the Conflict Barometer states that 226<br />

violent conflicts occurred in 2015 and during the same period<br />

38 conflicts were classified as highly violent 5 . Millions<br />

of civilians are forced out of their endangered homes every<br />

year and most of them leave their countries in search for<br />

safer environments bringing with them only fragments of<br />

their often rich cultural legacies.<br />

It is evident that natural and cultural heritage worldwide<br />

are exposed to all sorts of threat. Phenomena of huge magnitude<br />

that severely hit vast portions of territory, causing<br />

disastrous effects on structures, infrastructures as well as<br />

on heritage, clearly jeopardising the chances of a socioeconomic<br />

benefit in return from the public and private investments<br />

made.<br />

The concerned specialised community worldwide search for<br />

alternative and more advanced solutions for different types<br />

of threats, a better understanding of the causes of threats<br />

and to propose alternative methods to improve the level of<br />

protection of natural and cultural heritage at risk.<br />

Several international and national Agencies and Research<br />

Centres developed studies and applied with important investments<br />

to help the concerned authorities protect cultural<br />

heritage with adequate measure in response to the<br />

multiple hazards threatening its resilience.<br />

In the attempt to contribute find scientific and technological<br />

solutions, since several years the EU launched a series<br />

of calls for proposals for research projects especially but<br />

not solely within the EU Framework Programme and some<br />

relevant research projects are currently ongoing within the<br />

Horizon 2020 and the JPI CH programmes.<br />

On December 7, 2016, the EU DG RTD organised an experts<br />

meeting held in Brussels (B) with the participation of several<br />

international agencies and experts of various disciplines<br />

engaged in the protection of cultural heritage worldwide.<br />

A number of queries were posed for the development of a<br />

comprehensive European approach and find possible solutions<br />

for the implementation of concrete measures to protect<br />

threatened natural and cultural heritage 6 .<br />

It is expected that further research and international cooperation<br />

projects will be promoted through all the available<br />

instruments within the EU 2014-2020 programmes and<br />

given the complexity of the problematic to be addressed,<br />

probably also the next seven years and innovation for the<br />

period 2021-2027 will promote research and innovation for<br />

the concrete development of cultural heritage protection<br />

policy.<br />

The need to protect cultural heritage at risk has been lately<br />

addressed also within the Council of Europe Convention on<br />

Offences relating to Cultural Property (Nicosia, 19/05/<strong>2017</strong><br />

Treaty No. 221). The Convention aims to prevent and combat<br />

the illicit trafficking and destruction of cultural property,<br />

in the framework of the Organisation’s action to fight<br />

terrorism and organised crime. A very necessary convention<br />

keeping in mind that the European zone is considered one<br />

of the regions of the world most affected by international<br />

art crime.<br />

STATE OF THE ART IN CH PROTECTION AND INPUTS NEEDED<br />

As mentioned, several international organisations and state<br />

agencies are currently working at the definition of strategies<br />

and models to respond in case of major natural and<br />

man-made events however, so far only few countries have<br />

been able to develop properly designed progressive plans<br />

for the protection of natural and cultural heritage. In spite<br />

of their commitment to the UNESCO Conventions, in case of<br />

major events States Parties are often caught unprepared as<br />

they lack of adequate Disasters Risk Reduction (DRR) policies<br />

and adequate measures to secure heritage resilience.<br />

Apart from a few exceptions, state agencies and local authorities<br />

are aggravated in their ordinary of maintenance,<br />

monitoring and conservation tasks and most cultural heritage<br />

sites lack of properly designed management plans (if<br />

any) while based on international conventions they are expected<br />

to also deploy proper risk preparedness plans providing<br />

also measures to reduce the effects and, respond to all<br />

sort of extreme events cultural heritage.<br />

Fig. 9 - Sezione - prospetto elaborata con 3DReshaper.


Budget restrictions, lack of trained personnel and means,<br />

absence of emergency plans, weak or no cooperation<br />

between national agencies. These are usually claimed to be<br />

the main reasons for failure vis-à-vis events that find the<br />

concerned authorities widely unprepared to protect natural<br />

and cultural heritage when major events happen. The consequences<br />

are under our eyes.<br />

However, waiting for the development of scientific and<br />

technological research and innovation to be available and<br />

facilitate their tasks, a preventive heritage conservation<br />

and protection is possible by adopting an integrated regional<br />

management approach within an inter-agency cooperation<br />

framework. An approach that would permit to maximise<br />

the use of financial, structural and human resources available<br />

for the development of early detection strategies to<br />

identify different sources of threat and for the deployment<br />

of preventive DRR measures designed for the protection of<br />

natural and cultural heritage an evident beneficial effect<br />

also for the local communities.<br />

Innovative, efficient and operative cooperation agreements<br />

between agencies are necessary and could be sufficient to<br />

deploy and implement proper risk preparedness plans at a<br />

territorial scale. However, inter-agency cooperation in most<br />

cases is still far from becoming a widespread reality often<br />

due to guilty neglect or worse to internal political hostility<br />

between parties in constant competition. It is a global<br />

phenomenon that affects several countries and confirms a<br />

tendency to breach the Sendai Framework 7 .<br />

There are however, a few countries where promising experiences<br />

of inter-agency cooperation are implemented for<br />

the protection of cultural heritage and DRR policies are set<br />

with the direct involvement of concerned public and private<br />

stakeholders. For the time being these cases represent an<br />

exception rather that a common practice.<br />

I like to mention here the case of the War Free World Heritage<br />

Listed Cities, a 46 months project completed in December<br />

2013 thanks to an EU grant within the ENPI CIUDAD<br />

programme. The project was coordinated by WATCH 8 in<br />

partnership with the Council of the United Municipalities of<br />

Byblos (Lebanon) and the Municipality of Mtskheta (Georgia)<br />

in Association with NEREA (Italy) and FOCUH (Turkey), with<br />

backstopping from UNESCO, ICCROM, IIHL, ICOM and the Austrian<br />

Army and with the participation of international experts<br />

of various disciplines from ICOMOS ICORP, Securcomp<br />

and several other organisations (info in: www.warfreeheritage.net).<br />

Main objective of the project was to develop models of<br />

good urban Governance by planning and implementing<br />

comprehensive Risk Preparedness Plans for the Enhanced<br />

Protection of two world heritage sites according to the Second<br />

Protocol to the UNESCO 1954 Convention of The Hague<br />

(Convention) 9 .<br />

Thanks to the multidisciplinary, inter-sectorial approach<br />

adopted in the project a methodology was established for<br />

the implementation of the Convention with an urban and<br />

regional planning approach looking at cultural heritage risk<br />

management as a matter of Good Governance at territorial<br />

level taking into account all types of threats.<br />

The methodology was tested in Georgia and Lebanon and<br />

apart from achieving the set objectives, the sustainability<br />

of the action was confirmed when, after two more years of<br />

cooperation between, a draft dossier for the nomination of<br />

the Historical Monuments of Mtskheta and the surrounding<br />

protection zone prepared within the project framework was<br />

further developed and finally submitted in March 2015 by<br />

the Government of Georgia to UNESCO for approval by the<br />

International Committee for the Protection of Cultural Property<br />

in the Event of Armed Conflict.<br />

The dossier was finally approved in December 2016 and Enhanced<br />

Protection was granted to the Historic Monuments<br />

of Mtskheta that became the 11 th heritage site listed in this<br />

list, and now the site is placed under the highest level of<br />

protection possible according to international law.<br />

A conclusion sealing an experience and a track record of<br />

achievements that can now be replicated in support to any<br />

other State Party of the Convention and UN Member States<br />

at large. This especially based on art. 20 of the UN Resolution<br />

2347 (<strong>2017</strong>) adopted by the Security Council at its<br />

7907 th meeting, on 24 March <strong>2017</strong> calling ‘upon UNESCO,<br />

UNODC, INTERPOL, WCO and other relevant international<br />

organizations, as appropriate and within their existing mandates,<br />

to assist Member States in their efforts to prevent<br />

and counter destruction, looting and trafficking of cultural<br />

property in all forms’.<br />

However, in spite of being an important achievement Enhanced<br />

Protection actually represents the beginning of an<br />

itinerary. In fact, like in any other UNESCO Conventions,<br />

State Parties are requested to maintain, continuously improve<br />

and update the level of site management described<br />

in the nomination dossier and to abide also with the recommendations<br />

received from UNESCO to ensure the respect of<br />

the prescribed conditions.<br />

COMPETENCE, LIABILITY AND CULPABILITY.<br />

WHO’S THE BLAME?<br />

Is there a chance to turn threats to natural and cultural<br />

heritage into opportunities for a good regional Governance?<br />

The experience made so far demonstrated that costs associated<br />

to design and concretely deploy dynamic risk<br />

preparedness measures on the territory to prevent/mitigate<br />

the impact of major events on natural and cultural<br />

heritage can be relatively contained. As mentioned, this is<br />

possible thanks to the maximisation and harmonised use of<br />

resources normally available under countries under various<br />

declinations (e.g. State agencies, Civil protection, Fire departments,<br />

Police, Army, ICRC, Specialised Civil Society Organisations,<br />

Universities and Research centres) resulting in<br />

the optimization of the institutional efforts needed.<br />

Any responsible executive wishing to develop a DRR plan<br />

for the protection of natural and/or cultural heritage from<br />

the existing intrinsic and territorial hazards should consider<br />

to use urban/regional planning approach and models of<br />

good Governance, following UNESCO and/or ICCROM recommendations/guidelines<br />

for risk assessment, mitigation and<br />

response adapted to the heritage context of application.<br />

To prevent duplication of efforts and overlapping, before<br />

undertaking the endeavour s/he should try to verify the following<br />

prerequisites:<br />

1. Is there any DRR Plan to protect your cultural heritage<br />

in place?<br />

2. Has an inter-agency risk management committee for<br />

the protection of cultural heritage under extreme<br />

events been set? Were the respective referent persons<br />

identified and were contacts with/between them<br />

established?<br />

3. Has a 24/7 early risk management plan been prepared<br />

and tested to secure the timely implementation of the<br />

set emergency measures within whatever context?<br />

4. How many persons are available and which duties are<br />

they assigned? Have they been properly (re)trained,<br />

organised and equipped during the last 12 months to<br />

40 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 41<br />

be ready to implement DRR for the protection of the<br />

selected heritage site whatever the type of natural/<br />

man-made disaster?<br />

5. How many public awareness campaigns on the heritage<br />

sites values and policies for their protection were<br />

promoted locally/nationally to promote widespread<br />

information to various age target groups and stakeholders?<br />

As mentioned Conventions, International Law, Directives<br />

and a wealth of Recommendations and Guidelines are there.<br />

Some good practice now exist and also a quite widespread<br />

literature produced by UNESCO, ICCROM, and several other<br />

specialised international organisations are now available.<br />

The responsible officers should take the time to reply to the<br />

above and other questions of the type at least twice a year,<br />

search for answers to questions that have not an immediate<br />

answer. May answers remain pending a proper verification<br />

of existing DRR plans should be conducted and, if needed,<br />

plans should be further developed and enforced.<br />

The promotion of preventive measures for the protection of<br />

heritage sites at risk with an urban / regional planner approach<br />

has a positive impact at a territorial level since the<br />

risk assessment and DRR measures studied for natural and<br />

cultural heritage would would apply also to structures, infrastructures<br />

and areas of interest for the whole community<br />

of the analysed territory. As said, the all process of planning<br />

and deployment of dynamic DRR measures for the protection<br />

of natural and cultural heritage from disasters can be<br />

realised at a relatively contained cost by maximising the use<br />

of available human resources and budgets, promoting interagency<br />

cooperation and involving specialised no-profit civil<br />

society organisations. An approach repeatedly suggested in<br />

several conference, reccommendations and publications<br />

(10).<br />

There is a very thin difference in a choice between possible<br />

and not possible in the domain of heritage protection and it<br />

can be very well linked to the difference between ‘will or<br />

not’ of the responsible executive.<br />

In fact, similarly to any good manager in a SWOT analysis,<br />

the competent executive officer should be able to transform<br />

a threat into an opportunity and, a weakness into a<br />

of strength.<br />

A competent executive officer would also be re-liable and<br />

could easily set the most appropriate scenario to initiate,<br />

gradually develop and implement an exhaustive risk assessment<br />

and early detection plan and deploy the relative DRR<br />

measures necessary for the protection of the heritage site<br />

and its surrounding area/territory. Any responsible executive<br />

unable to set the necessary plan should question whether<br />

s/he has got the required competence, and/or in case,<br />

consider if appropriate to involve an external supporting<br />

expertise. An executive who denies the need of establishing<br />

properly designed risk preparedness measures and leaves<br />

the site exposed to threats should be considered guilty in<br />

case of disaster and should be blamed for any consequences<br />

caused to people and heritage site s/he is responsible for.<br />

Notes<br />

1 Source EUROSTAT http://ec.europa.eu/eurostat/web/tourism/statisticsillustrated<br />

2 Source UNWTO Highlights, 2013 Edition. http://www.e-unwto.org/doi/<br />

book/10.18111/9789284415427<br />

3 The Agreement builds on the 1992 United Nations Framework Convention<br />

on Climate Change Agreement see: http://unfccc.int/paris_<br />

agreement/items/9485.php<br />

4 United Nations. Department of Economic and Social Affairs. World Urbanization<br />

Prospects, 2014 revision. https://esa.un.org/unpd/wup/<br />

5 Conflict Barometer is published at the Heidelberger Institut für<br />

Internationale Konfliktforschung (HIIK). https://www.hiik.de/en/konfliktbarometer/<br />

pdf/ConflictBarometer_2016.pdf<br />

6 Cultural heritage, disaster resilience and climate change: the contribution<br />

of EU research and innovation. https://europa.eu/newsroom/events/<br />

cultural-heritage-disaster-resilience-and-climate-change-contribution-euresearch-and_en<br />

7 EU priorities in the context of the Sendai Framework: (1) Building risk<br />

knowledge in EU policies; (2) An all-of-society approach in disaster risk management;<br />

(3) Promoting EU risk informed investments; and (4) Supporting the<br />

development of a holistic disaster risk management approach<br />

8 World Association for the Protection of Tangible and Intangible Cultural<br />

Heritage in times of armed conflicts<br />

9 The 1999 Second Protocol to the (1954) UNESCO Convention of The Hague<br />

for the Protection of Cultural Property in the Event of Armed<br />

(10) H. Stovel, ‘Risk Preparedness: A Management Manual for World Cultural<br />

Heritage’ ed. ICCROM et al. in 1998.<br />

Abstract<br />

In ordinary circumstances managing cultural heritage is not any easy, yet,<br />

lately it turned into a much more challenging job. During the last few decades<br />

we assisted to an increased number of disasters caused by events of<br />

unprecedented frequency and dimensions with significant losses of human<br />

lives, devastated territories and heritage. This article analyses the reasons<br />

why in spite of their commitment to UNESCO Conventions in case of disaster<br />

States Parties are often caught unprepared due to lack of concrete Disasters<br />

Risk Reduction (DRR) measures to secure heritage resilience.<br />

Keywords<br />

Disaster Risk Reduction, Regional/Urban Governance, Enhanced Protection,<br />

UNESCO Conventions, Heritage Impact Assessment.<br />

Author<br />

Vincenzo Fioriti<br />

Claudio Cimino<br />

c.cimino@eyeonculture.net<br />

Secretary General, WATCH (World Association for the Protection of<br />

Tangible<br />

and Intangible Cultural Heritage in times of armed conflict);<br />

Board of Architects, Urban planners, Landscape designers and Conservators<br />

of Rome; Founder of Alchemia Project Associates (Italy)<br />

Conflict


AZIENDE E PRODOTTI<br />

TUTELA DEI BENI CULTURALI<br />

TECNOLOGIA WIRELESS PER IL CONTROLLO DEL<br />

MICROCLIMA NEGLI AMBIENTI CONSERVATIVI<br />

A dicembre <strong>2017</strong> è iniziata una campagna di monitoraggio<br />

microclimatico, utilizzando per la prima volta<br />

presso un importante museo di Roma, una rete di monitoraggio<br />

con sistema Wireless e di ridotte dimensioni.<br />

La sperimentazione per la valutazione del microclima<br />

durerà diversi mesi, e verrà condotta dai professionisti<br />

di Ascisse S.r.l., azienda specializzata nel settore degli<br />

strumenti di misura e dei sistemi di controllo ambientale<br />

complessi.<br />

Attualmente, è sempre più diffusa la consapevolezza<br />

che il controllo del microclima rappresenti negli ambienti<br />

espositivi e conservativi un’esigenza irrinunciabile<br />

per la corretta gestione delle opere d’arte: la conservazione<br />

del patrimonio culturale oggi deve essere infatti<br />

affrontata non solo mediante interventi e restauri<br />

d’urgenza, ma preferibilmente in maniera preventiva:<br />

il controllo in continuo dei parametri ambientali, si colloca<br />

di fatto tra le principali attività preventive, ed è<br />

regolamentato da normative e linee guida tecniche,<br />

leggi (vedi il D.M. n. 10 Maggio 2001), finalizzate a stabilire<br />

i criteri di base circa l’esecuzione delle misure,<br />

ed a fornire indicazioni sui livelli e sui limiti di variabilità<br />

cui attenersi.<br />

In questo senso, la tecnologia Wireless viene incontro<br />

alle necessità conservative degli ambienti museali,<br />

spesso costituiti da un elevato numero di sale espositive<br />

dislocate su vari livelli. Infatti, rispetto ai sistemi di<br />

monitoraggio oggi già molto diffusi con sensori Standalone,<br />

una rete Wireless offre molteplici vantaggi, mantenendo<br />

elevati gli standard qualitativi:<br />

4 La possibilità di gestire completamente i dati acquisiti<br />

dai sensori posizionati in diversi punti da un’unica<br />

postazione: configurazione del sistema, scarico<br />

dei dati, impostazione delle soglie di allarme in<br />

funzione degli oggetti da conservare, controllo del<br />

segnale radio.<br />

4 I dati potranno essere fruibili in qualsiasi momento<br />

ed in qualsiasi parte del mondo grazie all’accesso a<br />

piattaforme web o Cloud.<br />

4 Si eviterà il rischio di mancata registrazione dati (a<br />

causa per esempio dello scarico delle batterie dei<br />

sensori).<br />

Il sistema di acquisizione sarà formato da diverse parti<br />

trasmittenti (Sensori ambientali) e da una parte ricevente<br />

(Unità di base). I sensori verranno posizionati<br />

in diverse sale del museo: i dati acquisiti vengono<br />

trasmessi tramite segnale RF all’Unità di base, che a<br />

sua volta trasmetterà i dati direttamente al PC. I dati<br />

registrati vengono in seguito archiviati in una banca<br />

dati fruibile in qualsiasi momento tramite un apposito<br />

software. L’unità di base potrà essere collegata al PC<br />

tramite USB, WiFi, moduli Ethernet o modem GSM. Inoltre,<br />

nelle situazioni di difficile trasmissione del segnale<br />

radio, appositi ripetitori consentiranno di espandere il<br />

segnale virtualmente all’infinito, garantendo sempre<br />

una copertura ottimale.<br />

Il progetto prevede, oltre alla promozione di una affidabile<br />

rete di monitoraggio senza fili, un’approfondita<br />

analisi statistica ed interpretazione dei dati acquisiti,<br />

con riferimento sia alla vasta letteratura internazionale<br />

disponibile, che alle specifiche contenute nelle attuali<br />

normative e linee guida di settore. L’obiettivo è quello<br />

di definire migliori strategie di controllo per la tutela<br />

del Patrimonio Culturale, nell’ottica di costruire in<br />

futuro un’unica rete di sistemi per il monitoraggio e la<br />

valutazione microclimatica di svariate tipologie di ambienti<br />

conservativi.<br />

Per maggiori informazioni sui sistemi e servizi offerti<br />

consultare il sito www.ascisse.it<br />

CON HERON LITE IL RILIEVO<br />

3D DIVENTA ANCORA PIÙ RA-<br />

PIDO, PROFESSIONALE E VER-<br />

SATILE<br />

HERON LITE è la miglior soluzione<br />

per effettuare la mappatura<br />

3D di edifici antichi,<br />

costruito storico, monumenti,<br />

parchi e siti archeologici in<br />

tempi estremamente ridotti,<br />

risultando perfettamente operativo anche in zone con<br />

assenza di ricezione del segnale GPS. E’ un laser scanner<br />

professionale portatile, in grado di catturare dati<br />

LiDAR in movimento e generare una nuvola di punti 3D.<br />

Questa innovativa modalità di rilevamento mobile consente<br />

di visualizzare il dato in tempo reale ed ottenere<br />

la nuvola di punti 3D in tempi rapidissimi per poter così<br />

passare velocemente ad una fase di valutazione preprogettuale<br />

di fattibilità e verifica. Volendo considerare<br />

analisi più specifiche, la mappa 3D ottenuta in modo<br />

speditivo può essere molto utile per effettuare un confronto<br />

tra il costruito (as-built) e il progetto BIM (asdesigned),<br />

operando di fatto una verifica del corretto<br />

svolgimento dei lavori.<br />

HERON LITE è composto da un sensore Velodyne Puck<br />

VLP-16 LITE, da una IMU compatta e da una robusta<br />

unità di controllo da cui gestire tutte le attività di rilievo.<br />

HERON LITE è in grado di generare mappe 3D in<br />

tempo reale, è facilmente trasportabile e assai versatile.<br />

L›operatore può infatti optare tra diverse configurazioni:<br />

ad esempio, il sensore laser può essere montato<br />

su supporto impugnabile o fissato su apposito caschetto<br />

per una libertà di movimento ancora maggiore. In entrambi<br />

i casi, la modalità di utilizzo risulta immediata e<br />

semplice: basta infatti avviare il sistema dall’apposito<br />

pannello di controllo ed iniziare a camminare.<br />

HERON LITE è in grado di superare la classica tecnologia<br />

SLAM, introducendo algoritmi brevettati di ottimizza-<br />

42 ArcheomaticA N°3 3 settembre <strong>2017</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 43<br />

zione del rilevamento e drastiche riduzioni degli effetti<br />

di sbandamento. Il dato di HERON LITE è inoltre completamente<br />

compatibile con JRC 3D Reconstructor, software<br />

diffuso in tutto il mondo in grado di gestire nuvole<br />

di punti e immagini provenienti da diverse piattaforme<br />

LiDAR e imaging.<br />

E qualora sorgesse la necessità di effettuare operazioni<br />

di monitoraggio dei cambiamenti in tempo reale<br />

(Real Time Change Detection) o di verificare lo stato di<br />

avanzamento lavori, sarà sempre possibile effettuare<br />

l›aggiornamento di HERON LITE ai modelli HERON AC-1<br />

o MS-1.<br />

www.gexcel.it<br />

HERITAGE LANCIA SCRIPTUM, UN NUOVO SOFTWA-<br />

RE PER LA TRASCRIZIONE E LA VISUALIZZAZIONE DI DO-<br />

CUMENTI ANTICHI E MANOSCRITTI<br />

validazione / pubblicazione. Infine, attraverso un sistema<br />

di codificazione univoca, Scriptum permette di<br />

“agganciarsi” direttamente a strutture archivistiche o<br />

documentali anche molto complesse.<br />

Il software è pensato come modulo a parte integrabile in<br />

differenti programmi di schedatura. Attraverso il sistema<br />

di codifica, l’utente o l’operatore potrà consultare<br />

l’archivio documentale secondo la sua propria gerarchia<br />

e struttura e al tempo stesso, al livello dell’unità oggetto<br />

del lavoro di digitalizzazione e trascrizione, accedere<br />

alla visualizzazione della pagina trascritta, con visione a<br />

fianco del testo originale.<br />

Il progetto Scriptum è stato realizzato mediante l'utilizzo<br />

delle più moderne tecnologie, sia per la gestione<br />

delle funzionalità di back-end sia per quelle di frontend.<br />

Le librerie applicative utilizzate per la realizzazione<br />

del progetto sono NodeJs per la parte server-side e<br />

AngularJS per la versione client-side.La complessità che<br />

queste librerie hanno permesso di risolvere sono legate<br />

a vari aspetti di natura tecnica: mediante un lavoro di<br />

integrazione di API Heritage è stato sviluppato un sistema<br />

di autenticazione Single Sign-on che permette<br />

la comunicazione fra il gestionale dove risiede l'alberatura<br />

e la classificazione dei documenti con quello di<br />

Scriptum. Mediante questo scambio di informazioni,<br />

gli utenti che accedono al software possono ricercare<br />

ed elaborare i documenti effettuando un processo di<br />

trascrizione del PDF/immagine in testo formattato.Il<br />

documento, una volta finita la trascrizione, viene etichettato<br />

come elaborato e questo dato viene passato<br />

al sistema Heritage che ne salva i parametri sul proprio<br />

database.<br />

Il prodotto nasce dalla attività di Ricerca e Sviluppo della<br />

PMI torinese in ambito Heritage Content Management,<br />

ovvero la creazione di modelli di esplorazione dei contenuti<br />

culturali che, a partire da database conformi agli<br />

standard nazionali e internazionali di documentazione e<br />

archiviazione, offrano una fruizione intuitiva, partecipata<br />

e modulare ai contenuti.<br />

Scriptum è una Web Application che permette la visualizzazione<br />

della pagina digitalizzata del documento<br />

originale e, in parallelo, la pagina di lavoro bianca su cui<br />

trascrivere il testo. All’interno della sezione di trascrizione,<br />

è possibile codificare la scrittura secondo alcune<br />

modalità classiche dei più comuni editor testuali (grassetto,<br />

corsivo, sottolineato, etc.), oltre a effettuare<br />

comodamente operazioni di selezione, copia e incolla,<br />

ecc.<br />

L’accesso al software avviene con differenti livelli di accesso<br />

a seconda dei permessi che si vuole dare all’utente:<br />

inserimento e modifica / validazione / sola consultazione.<br />

Inoltre, Scriptum gestisce il flusso di lavoro da<br />

parte di operatori e supervisori con funzioni di verifica e<br />

EASYCUBE PRO:<br />

TECNOLOGIA IN-<br />

NOVATIVA PER I<br />

BENI ARCHITET-<br />

TONICI<br />

La società Virtualgeo<br />

di Sacile (PN)<br />

ha messo a disposizione<br />

del Corso<br />

di Laurea Magistrale<br />

in Architettura<br />

dell'Università<br />

degli Studi di<br />

Trieste le proprie<br />

tecnologie per per<br />

la conservazione e<br />

la valorizzazione<br />

dei beni architettonici.<br />

L’attività formativa<br />

prevede anche<br />

un’esperienza sul campo durante la quale saranno individuate<br />

e mappate le diverse forme di degrado presenti<br />

nel sito archeologico. Un modello 3D aiuterà gli studenti<br />

a individuare le tecniche d’intervento più idonee alla<br />

conservazione dei materiali sui quali insistono le patologie<br />

di degrado.


AZIENDE E PRODOTTI<br />

Il corso, che consiste in un vero e proprio progetto di<br />

ricerca, alterna attività pratiche sul campo e lezioni in<br />

aula e coinvolge 36 studenti; coordinato dal prof. Sergio<br />

Pratali Maffei è stata avviato lo scorso ottobre <strong>2017</strong> e<br />

proseguirà fino alla fine del primo semestre accademico.<br />

A rendere ancora più interessante l’esperienza è stata<br />

la scelta dell’area oggetto di studio: il porto fluviale di<br />

Aquileia, uno degli esempi meglio conservati di struttura<br />

portuale del mondo romano.<br />

Virtualgeo ha realizzato la campagna di rilievo dell'area<br />

interessata utilizzando il laser scanner terrestre<br />

per l'acquisizione dei resti architettonici e del terreno<br />

circostante. Attraverso una campagna di rilievo fotografico,<br />

sia terrestre che con drone, sono state create<br />

ed applicate le texture fotogrammetriche al modello<br />

3D. Utilizzando le tecnologie dell'ecosistema proprietario<br />

Geomaticscube e a partire dai dati ottenuti dalla<br />

campagna di rilievo, Virtualgeo ha realizzato il modello<br />

Advanced 3D del sito archeologico.<br />

L'Advanced 3D è una tipo di modello che, in linea con le<br />

direttive della Commissione Europea 2013 del progetto<br />

Reflective 7 - Horizon 2020, oltre ad essere fedele al<br />

reale in termini morfometrici e fotogrammetrici, risulta<br />

essere organizzato, informativo e semantico.<br />

L'individuazione e la mappatura delle zone geolocalizzate<br />

di degrado è stata eseguita utilizzando il software<br />

EasyCUBE PRO, pensato e rivolto al mondo professionale<br />

che consente di gestire, interrogare e sviluppare i modelli<br />

Advanced 3D.<br />

EasyCUBE PRO è composto da vari strumenti che si possono<br />

raggruppare nelle seguenti macrocategorie: gestione<br />

del progetto, modalità di visualizzazione, strumenti<br />

di navigazione, strumenti di visualizzazione, strumenti<br />

per l'analisi e le indagini metrologiche, diagnostiche,<br />

as-buit e multimedia, simulazioni visive e rendering di<br />

immagini ad alta risoluzione.<br />

Nel caso specifico di Aquileia è stato impiegato principalmente<br />

lo strumento di segmentazione, che ha consentito<br />

anche di creare un glossario specifico per l’analisi<br />

del degrado e le indicazioni di intervento, mediante<br />

una mappatura tridimensionale e geolocalizzata dettagliata.<br />

L'area archeologica rilevata è stata suddivisa in<br />

settori contigui, ciascuno dei quali assegnato a piccoli<br />

gruppi di studenti, che hanno impiegato una copia del<br />

software per eseguire la mappatura dei degradi presenti<br />

nel proprio settore e definire la localizzazione e l’estensione<br />

degli interventi previsti.<br />

www.virtualgeo.eu<br />

CENTIMETRI SU SMARTPHONE PER IL MAPPING<br />

TOPOGRAFICO ARCHEOLOGICO<br />

Uno dei sogni dell'archeologo topografo fin dai primi<br />

giorni del posizionamento satellitare, è stato quello di<br />

utilizzare il GPS (oggi GNSS) per ottenere un posizionamento<br />

accurato dappertutto. L'accuratezza al centimetro<br />

è il must del momento tra gli ingegneri e gli scienziati<br />

che lavorano per sviluppare la tecnologia GNSS<br />

capace di consentire di lavorare con posizionamento ad<br />

alta precisione ovunque e dove necessario.<br />

Tale visione sta diventando realtà e questo può aprire<br />

nuove possibilità per qualificare e rendere speditivo il<br />

rilievo topografico e di mappatura GIS per l'aecheologia.<br />

I problemi tradizionali del posizionamento preciso,<br />

tra cui il costo, il tempo e i flussi di lavoro complessi,<br />

stanno rapidamente svanendo. Grazie a un pacchetto di<br />

nuove tecnologie, è possibile ottenere un'accuratezza<br />

di pochi centimetri utilizzando uno smartphone, ovviamente<br />

avendo familiarità con applicazioni di tipo consumer.<br />

Il nuovo approccio, su cui stanno cimentandosi molti<br />

fornitori, consente agli sviluppatori e agli utenti, di<br />

operare a livelli di precisione e fiducia precedentemente<br />

raggiunti solo da professionisti altamente qualificati<br />

e ben attrezzati. Uno dei produttori che ha raggiunto<br />

tale livello è Trimble, che Trimble Catalyst, sta portando<br />

alta precisione, flessibilità e efficienza dei costi alle<br />

applicazioni, tra cui GIS, utilità, asset management e<br />

molti altri. Con Catalyst, gli utenti possono ottenere<br />

posizioni con precisione che vanno da 1 metro a qualche<br />

centimetro.<br />

La soluzione Catalyst è costituita da un'antenna piccola<br />

e leggera che si collega ai tablet Android o smartphone,<br />

insieme ad un abbonamento al servizio di posizionamento<br />

Catalyst. L'antenna palmare fornisce segnali dai<br />

satelliti GNSS al software che funzionano dietro le quinte<br />

del tablet o dello smartphone. Il software combina i<br />

dati GNSS con le informazioni provenienti dal servizio di<br />

correzione Catalyst che, in base alla propria posizione,<br />

provengono da satelliti o connessioni Internet wireless.<br />

La soluzione consente di produrre posizioni precise<br />

in tempo reale. Le sottoscrizioni mensili sono basate<br />

sull'accuratezza - gli utenti pagano solo per la precisione<br />

di cui hanno bisogno e quando ne hanno bisogno.<br />

Attualmente in Italia è possibile avere fino a 50 cm di<br />

precisione da satellite. Le soluzioni sub-decimetriche<br />

con trasmissione di correzione via IP, sono disponbili solamente<br />

in alcune regioni del Nord Europa.<br />

catalyst.trimble.com<br />

C<br />

M<br />

Y<br />

CM<br />

MY<br />

CY<br />

CMY<br />

K<br />

44 ArcheomaticA N°3 3 settembre <strong>2017</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 45


EVENTI<br />

31 JANUARY – FEBRUARY 2<br />

2018<br />

AIUCD 2018 Conference -<br />

Associazione per l’Informatica<br />

Umanistica e le Culture Digitali<br />

(AIUCD)<br />

Bari (Italy)<br />

Website: http://www.<br />

aiucd2018.<br />

uniba.it/<br />

25 – 27 GENNAIO 2018<br />

International Symposium<br />

Consolidation & Communication<br />

Materials and Methods for<br />

the Consolidation of Cultural<br />

Heritage: an Interdisciplinary<br />

Dialogue<br />

Hildesheim (Germany)<br />

https://goo.gl/Z8TPEb<br />

14 – 17 FEBBRAIO 2018<br />

X Congresso Internazionale<br />

dell'Associazione Nazionale di<br />

Archeometria<br />

Torino (Italy)<br />

https://goo.gl/KWwC79<br />

15 - 18 FEBBRAIO 2018<br />

tourismA - Salone Archeologia e<br />

Turismo Culturale<br />

Firenze (Italy)<br />

Website: www.tourisma.it<br />

14 - 17 MARZO 2018<br />

XXIV Colloquio<br />

dell’Associazione per lo Studio<br />

e la Conservazione del Mosaico<br />

(AISCOM)<br />

Este (Italy)<br />

Website: www.aiscom.it<br />

21 – 23 MARZO 2018<br />

XXV edizione del Salone del<br />

Restauro dei Musei e delle<br />

Imprese Culturali<br />

Ferrara (Italy)<br />

Website: http://www.<br />

salonedelrestauro.com<br />

26 – 29 MARZO 2018<br />

3rd International Conference<br />

on Innovation in Art Research<br />

and Technology - inArt 2018<br />

Parma (Italy)<br />

Website: www.inart2018.unipr.it<br />

17 – 20 APRILE 2018<br />

Archiving 2018: Digitization,<br />

Preservation, and Access<br />

Washington (USA)<br />

Website: https://goo.gl/<br />

SpnVFm<br />

16 - 18 MAGGIO 2018<br />

Salone Biennale dell'Arte e del<br />

Restauro di Firenze<br />

Firenze (Italy)<br />

Website: www.<br />

salonerestaurofirenze.com<br />

23 – 25 MAGGIO 2018<br />

YOCOCU 2018 – Dialogues in<br />

Cultural Heritage<br />

Matera (Italy)<br />

website: www.yococu2018.com/<br />

18 – 20 GIUGNO 2018<br />

Museum Next Europe 2018<br />

Londra (United Kingdom)<br />

Website: www.museumnext.com<br />

3 – 6 LUGLIO 2018<br />

34° Convegno Internazionale<br />

Scienza e Beni Culturali<br />

Bressanone (Italy)<br />

www.scienzaebeniculturali.it<br />

22 - 27 LUGLIO 2018<br />

Scientific Methods in Cultural<br />

Heritage Research - Gordon<br />

Research Conference<br />

Castelldefels (Spain)<br />

www.grc.org/scientificmethods-in-cultural-heritageresearch-conference/2018/<br />

26 – 28 SETTEMBRE 2018<br />

XXI NKF Congress – Cultural<br />

heritage facing catastrophe:<br />

prevention and recoveries<br />

https://www.nkf2018.is/<br />

ReyKjavik (Iceland)<br />

46 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 47<br />

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