Invisibile
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INTRODUZIONE<br />
Da Stanlio e Ollio a Ozu<br />
Flavio Vergerio<br />
Questo libro raccoglie una serie di saggi che cercano di individuare<br />
l’origine misteriosa della produzione di senso nel cinema. Secondo la mia<br />
ipotesi questo mistero costituirebbe la negazione della mera rappresentazione<br />
della realtà (o supposta tale) soggetta alle regole manipolatrici della<br />
trasparenza. Il cinema che produce pensiero non è quello che “mostra”,<br />
ma quello che occulta, che suggerisce, che interpella sull’“oltre” dell’immagine.<br />
Il cinema che invita a “vedere” fra gli interstizi della narrazione per<br />
immagini, nelle ellissi, nei falsi raccordi di montaggio, nel fuori campo,<br />
nella sospensione del racconto.<br />
Credo che per ogni giovane spettatore, ancora curioso e disponibile ad<br />
accogliere le mille invenzioni possibili del cinema, non ancora cioè reso<br />
cieco e sordo dalla omologazione linguistica mediatica, le prime esperienze<br />
di visione abbiano costituito un’immersione nella meraviglia del fantastico<br />
e del misterioso. Il senso di quanto abbiamo visto al cinema da bambini era<br />
avvolto nell’involucro affascinante e ambiguo del mistero e dell’insondabile.<br />
Questo fascino morbido ha modellato la nostra visione del cinema e<br />
del mondo in esso rappresentato. Per quanto mi riguarda (ma credo che la<br />
cosa sia valida per tutti) le mie prime visioni cinematografiche mi hanno segnato<br />
profondamente perché contenevano in sé una rappresentazione del<br />
mondo distorta, surreale, fantastica, in qualche modo sovversiva. E ciò avveniva<br />
in film apparentemente pacificati e giocosi.<br />
Pescando nel rimosso della mia memoria (visto che in età matura mi sono<br />
dedicato al cinema “serio” e rigoroso di Bergman, Bresson e Dreyer), i film<br />
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