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Invisibile

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sentimento umano e, nel contempo, indurre lo spettatore, mediante una<br />

pausa, a cogliere il carattere universale di quel sentimento di dolore che<br />

ogni distacco porta con sé” (pag. 103).<br />

Ma c’è di più. Ancora Bruno Fornara nel suo Geografia del cinema<br />

(Scuola Holden, BUR, 2001) rintraccia un vaso negli scritti di Lao-Tzu, fondatore<br />

del taoismo, la filosofia cinese fondata sul concetto di continuo divenire<br />

e di rapporto armonico fra gli opposti. In un passaggio sapienziale del<br />

Libro della Via e della Virtù Lao-tzu afferma: “Si ha un bel lavorare l’argilla<br />

per fare vasellame, l’utilità del vasellame dipende da ciò che non è”. Chiosa<br />

Fornara: “È vero che ci vuole l’argilla per fare un vaso ma è lo spazio vuoto<br />

all’interno del vaso a renderlo utile. Utilità del mu, il vuoto produttivo”.<br />

Si parla di vasi anche nella filosofia occidentale. Nota Giuseppe Ardrizzo,<br />

teorico della conoscenza, che oggi abbiamo il “vizio” cognitivo partorito<br />

troppo sbrigativamente dalla modernità di andare troppo velocemente<br />

sugli oggetti, siano essi oggetti mentali come i concetti, siano oggetti materiali,<br />

gli stessi che passano sotto il nome di cose. E questo nostro andare<br />

troppo velocemente sugli oggetti (“contro” gli oggetti) implica il nostro<br />

non vederne l’essenza, nell’abituale presunzione di sapere di primo acchito<br />

che cosa essi siano.<br />

Heidegger, nel suo saggio su La questione della cosa si domanda “Che<br />

cos’è una cosa?”. Per rispondere, H. prende in considerazione una “cosa”<br />

comunemente conosciuta come brocca. Ne ricava che la cosalità della<br />

brocca non consiste tanto nella sua superficie-involucro - quell’immediatamente<br />

visibile inviluppo esternale -, bensì nel suo essere recipiente. Recipere<br />

significa ricevere, accogliere, accettare. Nello riempimento della<br />

brocca, noi facciamo fluire il fluido nella brocca, che è vuota e che ora riceve,<br />

accoglie, accetta. “Il vuoto, questo nulla della brocca, è ciò che la<br />

brocca è come recipiente che contiene”.<br />

Emerge così la cosalità della brocca che “non consiste affatto nel materiale<br />

di cui esso consiste, ma nel Vuoto, che contiene”. L’approccio scientifico<br />

ci dice che la brocca non è vuota: è piena di aria. Ma la riflessione<br />

scientifica ci porta a oscurare l’essenza stessa della cosa, cioè in che cosa<br />

consiste l’esser-brocca della brocca. Nell’abbandonarci al percorso scientifico,<br />

insomma, “non abbiamo lasciato che il vuoto della brocca fosse davvero<br />

il suo vuoto”. In questa direzione non percepiamo che l’esser-brocca della<br />

brocca trovi una propria consistenza nell’offrire: “L’essenza del vuoto con-<br />

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