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Invisibile

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maggiore “lavora costantemente sull’invisibilità, su quanto vuole che resti<br />

dietro a quanto appare in superficie, su un superamento dell’immagine e<br />

della parola”. Il progetto visivo della serie dei Comandamenti prevedeva<br />

che l’azione venisse osservata da una persona misteriosa che osservava dietro<br />

una finestra di un grande condominio... Dice il regista “Il suo sguardo<br />

intenso rivolto a loro (i personaggi dei singoli episodi) li spinge a porsi<br />

delle domande su se stessi”. L’invisibile in Kieślowski, da progetto politico<br />

si fa interpellazione metafisica, meditazione problematica del rapporto fra<br />

l’umano e il divino.<br />

La raccolta di saggi si conclude con l’intervento di Elio Girlanda sull’attuale<br />

prospettiva dei mass-media verso le forme dell’ipervisibile. Per<br />

illustrare questa tendenza si serve dell’opera di Peter Greenaway, maestro<br />

della “rappresentazione paradossale dell’invisibile attraverso l’ipervisibile<br />

e l’iperfetazione di immagini e segni”. Servendosi dei testi teorici di Moholy-Nagy,<br />

Jean Epstein e Michel Foucault, Girlanda esplora il rapporto<br />

fra rappresentazione e soggettività, che trova nel regista inglese una manifestazione<br />

straordinaria. L’artista multimediale opera con “rappresentazioni<br />

ipervisibili, tese da una parte a moltiplicare la mise en abîme e, dall’altra,<br />

a ricomprendere il ruolo produttivo dello spettatore con cui portare alla luce<br />

fenomeni inaccessibili all’occhio umano, resi ancora più (in)visibili dal regime<br />

scopico digitale e virtuale, iperrreale e ipermediale”.<br />

Greenaway di fronte all’invasione delle nuove tecnologie cerca nuove<br />

forme di narratività e di rappresentazione. Afferma Girlanda: “il cinema è<br />

morto, il futuro è nel digitale, in un processo sottrattivo, classificatorio, enciclopedico,<br />

se non addirittura combinatorio, espanso e pre-digitale”.<br />

Con una serrata riflessione teorica, Girlanda arriva a definire l’ipervisibile<br />

una sorta di risarcimento per la censura che industria, mercato, chiese<br />

e saperi costituiti hanno imposto al visuale, limitandone tutte le potenzialità<br />

e capacità reali.<br />

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