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TRAKS MAGAZINE 12

TRAKS MAGAZINE cambia faccia: con il nuovo numero tutto rinnovato dal punto di vista grafico arriva anche l'edizione italiana e artisti anche stranieri o mainstream in copertina. Si (ri)parte da Zibba, TC&I, Joshua Hyslop, John Malcovitch!, Perina, Felloni, Serpe in Seno e molti altri!

TRAKS MAGAZINE cambia faccia: con il nuovo numero tutto rinnovato dal punto di vista grafico arriva anche l'edizione italiana e artisti anche stranieri o mainstream in copertina. Si (ri)parte da Zibba, TC&I, Joshua Hyslop, John Malcovitch!, Perina, Felloni, Serpe in Seno e molti altri!

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Zibba<br />

TC&I<br />

John Malcovitch!<br />

Joshua Hyslop<br />

Felloni<br />

No. <strong>12</strong> - FEBBRAIO 2018<br />

www.musictraks.com


indice<br />

editoriale<br />

4<br />

Zibba<br />

10<br />

<strong>12</strong><br />

TC&I<br />

Tour in Italy<br />

<strong>TRAKS</strong> <strong>MAGAZINE</strong> cambia faccia.<br />

Arrivati al dodicesimo numero<br />

ci siamo fatti due conti e abbiamo<br />

confini di nessun tipo, nemmeno<br />

di lingua. Quindi un disco italiano<br />

è un disco italiano in qualunque<br />

13<br />

Audio hi tech<br />

deciso di svoltare. Perché l’intuizione<br />

di pubblicare un magazine dedi-<br />

lingua sia cantato. Ma vogliamo<br />

abbattere altri steccati e dedica-<br />

14<br />

18<br />

Joshua Hyslop<br />

John Malcovitch!<br />

cato alla musica indipendente italiana<br />

in inglese poteva anche sembrare<br />

buffa, sulle prime, ma ha funzio-<br />

re attenzione anche ai dischi stranieri<br />

più interessanti del periodo,<br />

sempre con interviste, recensioni,<br />

22<br />

Perina<br />

nato. I contatti e le visualizzazioni,<br />

registrate distribuendo la rivista sui<br />

news. E lo faremo in due edizioni<br />

“gemelle”, una in inglese, una<br />

24<br />

26<br />

Insects Theory<br />

Krishna<br />

social, via mail e attraverso sistemi<br />

di pubblicazione come Issuu,<br />

Yumpu, Joomag, hanno sempre<br />

in italiano, per aumentare la fruibilità<br />

a 360°. Già che c’eravamo,<br />

abbiamo dato anche una lucidata<br />

28<br />

Video<br />

raggiunto numeri più che lusinghieri.<br />

Ma non ci basta più. E forse<br />

agli ottoni, rinfrescando la grafica.<br />

E accogliendo personaggi per noi<br />

30<br />

32<br />

Turin Brakes<br />

Eradius<br />

anche le etichette non ci bastano<br />

più: che cos’è oggi la musica indipendente?<br />

E che cos’è la musica<br />

“nuovi”, come Zibba, intervistato<br />

per la storia di copertina da Chiara<br />

Orsetti. O come Colin Moulding<br />

34<br />

Felloni<br />

<strong>TRAKS</strong> <strong>MAGAZINE</strong><br />

www.musictraks.com<br />

italiana? Noi l’abbiamo sempre intesa<br />

come “musica suonata da mu-<br />

e i suoi TC&I, Joshua Hyslop.<br />

Ma anche con molto indie, come<br />

38<br />

40<br />

Serpe in Seno<br />

Babel Fish<br />

info@musictraks.com<br />

sicisti italiani”, ovviamente senza<br />

al solito. Buona lettura!<br />

Fabio Alcini


intervista<br />

Zibba<br />

la musica mi<br />

salva da tutto<br />

Il cantautore ligure Zibba presenta<br />

il suo nuovo album, Le Cose, fresco<br />

di uscita per la neonata etichetta<br />

Platonica, frutto di un intenso<br />

lavoro di ricerca sonora, condiviso<br />

con molti artisti che sono ospiti di<br />

diverse tracce che compongono il<br />

disco.<br />

Quando un artista arriva al suo<br />

ottavo album può permettersi il<br />

lusso di scegliere di pubblicare<br />

ciò che gli piace abbandonando,<br />

almeno in parte, la paura di<br />

compiere scelte sbagliate. Nei<br />

tuoi primi dischi c’è qualcosa<br />

che, con il senno di poi, non<br />

avresti fatto allo stesso modo?<br />

Non posso saperlo. Credo di aver<br />

sempre seguito quello che avevo<br />

voglia di fare, magari forzando un<br />

po’ la forma in alcune occasioni.<br />

Quello non lo faccio più, ma non<br />

cambierei quello che ho fatto. Mi è<br />

servito molto.<br />

“Le Cose”, il tuo nuovo album,<br />

contiene duetti con artisti più o<br />

meno noti al grande pubblico.


intervista<br />

Hai qualche aneddoto da raccontare<br />

su come sono nate queste<br />

collaborazioni?<br />

Di certo non le ho pensate. Non<br />

per come si potrebbe immaginare.<br />

Sono tutte arrivate da una magia,<br />

da una cosa successa magari studio<br />

che ha portato all’idea. Ci sono<br />

molti aneddoti legati alle canzoni<br />

e a come gli ospiti sono arrivati a<br />

partecipare al disco, ma il migliore<br />

direi che è il fatto che fossi partito<br />

dicendo a tutti che non avrei voluto<br />

featurings in questo disco.<br />

L’atmosfera che si respira in<br />

questo album è costante, nonostante<br />

la varietà dei pezzi che<br />

lo compongono: fotografie del<br />

quotidiano nei testi e sonorità<br />

black. Ci sono artisti a cui fai<br />

riferimento?<br />

Gli ascolti di questi ultimi due anni<br />

sono stati molti e rivolti alla ricerca<br />

e soprattutto a ciò che di internazionale<br />

sta cambiando e continua a<br />

cambiare. Mi piace questo momento,<br />

ci sono tantissime belle canzoni<br />

se le cerchi. E se ti lasci ispirare i<br />

mondi possibili sono davvero tanti.<br />

In “Un altro modo”, viene spesso<br />

ripetuta la frase “la musica ci<br />

salverà”. Da cosa ti ha salvato?<br />

Da tutto, sempre. E continua a farlo.<br />

Mi tiene alla larga.<br />

“Quando stiamo bene” è il nuovo<br />

singolo, che canti insieme a<br />

Elodie in “una camera non fumatori”.<br />

Sempre di fumo, e di<br />

portacenere nelle stanze degli<br />

alberghi, si parla nella prima<br />

traccia del disco, “Quello che si<br />

sente”. Una tematica ricorrente<br />

e... un po’ strana, se ci pensi,<br />

visto che la sigaretta non è più<br />

così trasgressiva.<br />

Il fumo è un vizio di merda. Non<br />

ci vedevo trasgressione.<br />

Fra i traguardi raggiunti nel corso<br />

della tua carriera, c’è anche<br />

una Targa Tenco per “Come il<br />

suono dei passi sulla neve”. Un<br />

premio di grande<br />

prestigio, ma che<br />

ancora non riesce ad<br />

arrivare al grande pubblico.<br />

Che valore ha avuto per<br />

te un riconoscimento di questo<br />

tipo?<br />

Al contrario il Tenco forse ora<br />

non porta al grande pubblico ma<br />

lo ha fatto in passato, ha avuto un<br />

peso importante per la musica nel<br />

suo momento. Per me è stato importante<br />

e gratificante nonché un<br />

immenso piacere il fatto di averlo<br />

condiviso con gli Afterhours.<br />

Hai presentato un brano per<br />

partecipare a Sanremo di<br />

quest’anno, ma non sei stato tra<br />

i cantanti in gara. Che pensi delle<br />

scelte del direttore artistico?<br />

Che doveva prendermi. Ma che<br />

avrà avuto i suoi buoni motivi. Felice<br />

di un paio di nomi come Lo<br />

Stato Sociale o il mio amico Diodato<br />

per esempio, e meno di altri<br />

che non muovono nemmeno nulla<br />

né sul mercato né al mio bisogno<br />

emotivamente.<br />

Chiara Orsetti<br />

6 7


intervista<br />

TC&I<br />

Quattro canzoni in un ep, Great<br />

Aspirations: questo è il (primo?)<br />

lavoro di TC&I, dove TC è il batterista<br />

Terry Chambers, e “I” è<br />

Colin Moulding: i due hanno suonato<br />

insieme in una delle band più<br />

brillanti di sempre, gli XTC.<br />

Prima di tutto, come hai di nuovo<br />

iniziato a lavorare con Terry?<br />

E cosa ne pensi di tutte le voci<br />

suscitate da questa collaborazione<br />

( tipo: “gli XTC stanno tornando!”)?<br />

Per puro caso, era venuto in Inghilterra<br />

per un matrimonio e ci siamo<br />

incontrati per un drink: era stato<br />

in Australia per 34 anni. Quindi<br />

da tanto tempo non ci si vedeva...<br />

Mi ha spiegato che aveva problemi<br />

personali e che sarebbe tornato<br />

in Inghilterra... All’improvviso gli<br />

ho detto che avevo qualche canzone<br />

e se gli sarebbe piaciuto fare un<br />

tentativo... Stanno tornando? Be’<br />

direi di no... dicono che non dovresti<br />

mai costruire un’estensione<br />

più grande della casa ... quindi non<br />

penso.<br />

Le canzoni dell’ep sono il risultato<br />

di un lungo lavoro svolto<br />

negli anni passati o sono basate<br />

su idee e registrazioni recenti?<br />

No, la maggior parte di loro erano<br />

recenti, tutti eccetto Comrades...<br />

Scatter me è stata scritto una settimana<br />

prima della sua registrazione,<br />

così decisamente up to date direi.<br />

Perché hai scelto di presentare il<br />

tuo ep con una canzone dall’umore<br />

fatalista ma felice come<br />

Scatter me?<br />

Perché pensavo che fosse la canzone<br />

migliore... e non dovresti<br />

mai nascondere le<br />

tue gemme sotto un<br />

moggio (scusami per le<br />

metafore miste) - il miglior<br />

passo avanti e tutto il resto<br />

... inoltre dovevamo avere un video<br />

per la promozione e altro, e questo<br />

sembrava il miglior candidato.<br />

Churchill, Hitchcock, Spielberg,<br />

Gershwin e McCartney. Le persone<br />

che hai citato in Greatness<br />

sono tutte indiscutibilmente<br />

grandiose, ma con una certa<br />

dose di follia dentro. Cosa ami<br />

in loro? E perché Paul e non<br />

John?<br />

Avrei potuto usare centinaia di<br />

8


intervista<br />

persone, ma è diventato principalmente<br />

un problema di quale nome<br />

si sarebbe adattato alla scansione<br />

della canzone. Volevo usare David<br />

Lean, il produttore cinematografico,<br />

ma era difficile farlo stare ...<br />

Idem, per John Lennon... McCartney<br />

ha tre sillabe. Quindi... mi dispiace<br />

essere così banale.<br />

Penso che “Kenny” sia il pezzo<br />

che farà sentire i fan degli XTC<br />

più nostalgici. Puoi dirmi qualcosa<br />

sull’idea che ti ha ispirato a<br />

scrivere questa canzone?<br />

È nata dal riff di chitarra. Ho pensato<br />

che somigliasse molto al movimento<br />

di un treno... e poi ho<br />

pensato alla poesia di Philip Larkin,<br />

The Whitsun weddings, e come descrive<br />

ciò che vede dal finestrino<br />

di un treno... “Qualcuno che va<br />

allo stadio”, come il cricket su un<br />

campo da gioco. E lì è nata l’idea ...<br />

si vedono i campi da gioco da un<br />

treno... e poi ho pensato a come<br />

stanno scomparendo... Ci stanno<br />

costruendo sopra in tutta l’Inghilterra.<br />

E’ una grande vergogna ...<br />

perché questi sono i posti che nutrono<br />

l’immaginazione dei bambini.<br />

Comrades in Pop suona come un<br />

avvertimento per i giovani musicisti.<br />

Qual è il principale pericolo<br />

che potrebbero incontrare?<br />

Le persone che sembrano essere<br />

dalla tua parte non lo sono necessariamente...<br />

Ho pensato che sarebbe<br />

stata una buona idea passare<br />

il testimone ai giovani che entravano<br />

nel settore incapsulando in una<br />

breve poesia cosa succede quando<br />

sei in una pop band... Di solito<br />

quando la gente ascolta la parola<br />

“poesia” nel pop, corre verso l’uscita...<br />

Volevo rendere davvero facile<br />

entrare nel brano... Soltanto<br />

una semplice spiegazione del fatto<br />

che probabilmente tutte queste<br />

cose ti succederanno, ma quello<br />

che non devi fare è rimanere incasinato<br />

con i soldi.<br />

Come il Moulding degli anni<br />

‘80 e ‘90 avrebbe scritto canzoni<br />

in questa ondata di “political<br />

correctness”?<br />

Non lo so... Si sarebbe raggomitolato<br />

come tutti gli altri,<br />

suppongo.<br />

La tua pagina<br />

di Wikipedia<br />

termina<br />

con qualcosa<br />

del tipo: “Anche<br />

se meno<br />

prolifico del<br />

suo compagno<br />

di band<br />

Andy Partridge<br />

...” Questo<br />

problema di<br />

essere meno<br />

prolifico ti<br />

ha infastidito<br />

in qualche modo?<br />

Non proprio... Siamo<br />

ciò che siamo e scrivo<br />

quello che scrivo...<br />

Tutti sanno che Internet è il più<br />

grande palude di disinformazione<br />

che sia mai esistita. Ma almeno<br />

l’uomo piccolo può far conoscere<br />

anche le sue opinioni. Sto<br />

ancora scrivendo, così forse non<br />

sono così poco prolifico come la<br />

gente aveva pensato.<br />

10


live<br />

audio hi tech<br />

Musica da Las Vegas<br />

Tour in Italy<br />

Febbraio caldino per gli appassionati<br />

di metal: ci sono in giro i Sepultura<br />

(nella foto, Ciampino il 27,<br />

Milano il 28). E anche Glen Matlock,<br />

che il 14 febbraio suonerà a<br />

Padova. Belle & Sebastian saranno<br />

all’Estragon di Bologna sempre<br />

il 14. Ci sono poi i Vök a Bologna<br />

il 19 e a Milano il 20. Venendo agli<br />

italiani, c’è Dente in tour (il 15 a<br />

Roma, il 22 a Bologna, il 23 a Siena),<br />

così come Bianco (15 a Bologna,<br />

17 a Sulmona, 23 a Santa<br />

Maria a Vico, 24 a Roma, 28 a Milano).<br />

I Calibro 35 saranno a Milano<br />

l’11, a Santa Maria a Vico il 16,<br />

a Catania il 17, a Catanzaro Lido<br />

il 18, a Roma il 23, a Firenze il 24,<br />

mentre Frah Quintale sarà il 23 a<br />

Pavia e il 24 a Modena. Gli ELEM<br />

saranno a Pomigliano d’Arco il 24<br />

febbraio. Da notare anche gli Stella<br />

Maris il 17 a Torino, allo sPAZIO<br />

211 e i Julie’s Haircut al Serraglio<br />

di Milano il 24. Sempre il 24, Colapesce<br />

sarà a Taneto di Gattatico.<br />

Voglia di party? O vuoi solo fare il<br />

figo con gli amici? Sony, sempre al<br />

CES di Vegas, ha presentato nuovi<br />

sistemi High Power Audio<br />

(MHC-V41D, MHC-V71D, MHC-<br />

V81D, MHC-M60D) in grado di<br />

farti fare un figurone e far finta di<br />

essere un dj vero. Da 500 euro.<br />

In cerca di cuffie? Potrebbe interessarti<br />

la proposta che Sennheiser<br />

ha portato al CES 2018: le HD<br />

820, perfette per gli audiofili: queste<br />

cuffie dinamiche “chiuse” vantano<br />

trasduttori ricoperti di vetro<br />

che riflettono le onde sonore verso<br />

due camere assorbenti. Il costo?<br />

Altino: quasi 2400 dollari, più tasse.<br />

Costa invece 299 dollari il Mytek<br />

Clef, convertitore da digitale ad<br />

analogico ad alta risoluzione, nonché<br />

amplificatore per cuffie di precisione.<br />

In pratica il tuo streaming<br />

suonerà come il vinile, trasformando<br />

anche i dispositivi con cavo in<br />

wireless senza fatica. clefmusic<br />

<strong>12</strong><br />

13


intervista<br />

Joshua Hyslop<br />

“Un album sull’empatia”: così, in<br />

sintesi, Joshua Hyslop parla del<br />

suo nuovo Echoes. Il cantautore<br />

originario del Saskatchewan, parte<br />

molto verde e poco “urbana” del<br />

Canada, prosegue con il terzo episodio<br />

di una carriera basata su canzoni<br />

di nascita folk ma spesso con<br />

qualche retrogusto soul.<br />

Sono passati tre anni tra “In Deepest<br />

Blue” ed “Echos” e il tuo<br />

successo è diventato davvero<br />

globale. Che cosa hai imparato,<br />

da te e dalle persone intorno a<br />

te, negli ultimi tre anni?<br />

Ho imparato che sono capace di<br />

più di quanto avessi immaginato<br />

in precedenza, specialmente<br />

quando si tratta<br />

di tour e performance<br />

da solista. Questo è<br />

stato allo stesso tempo<br />

molto difficile e molto<br />

gratificante. Ma soprattutto,<br />

ho imparato che<br />

nessuno ha successo da<br />

solo. Sono davvero in<br />

grado di farlo solo grazie<br />

alla squadra che mi<br />

circonda: mia moglie, il<br />

mio manager, la mia etichetta.<br />

È molto importante avere<br />

un forte gruppo di supporto intorno<br />

a te.<br />

Perché hai scelto “Fall” e “Say<br />

it Again” per presentare il tuo<br />

album e come sono nate queste<br />

canzoni?<br />

Non sono sicuro del motivo per<br />

cui questi due sono quelli con cui<br />

abbiamo iniziato. Abbiamo anche<br />

appena rilasciato un’altra nuova<br />

canzone, Home. Penso che la speranza<br />

sia di pubblicare una canzone,<br />

o canzoni, che diano una<br />

14 15


intervista<br />

piccola istantanea di come sarà il<br />

prossimo album. Ma penso che<br />

questo album sia piuttosto vario.<br />

Ogni canzone proviene da un posto<br />

diverso. Say It Again viene dalla<br />

mia esperienza di vita, mentre Fall<br />

e Home sono racconti, o “echi” di<br />

esperienze di amici.<br />

Molte delle canzoni dell’album<br />

sono nate da storie vere che<br />

sono successe a te o alle persone<br />

vicino a te. Non hai problemi<br />

nel dare accesso a storie intime?<br />

Non è sicuramente facile. Di solito<br />

sono molto nervoso prima di uno<br />

spettacolo e penso che gran parte<br />

della ragione di ciò è la mia paura<br />

di essere così aperto e vulnerabile<br />

di fronte a un gruppo di persone.<br />

Ma anche se può essere spaventoso,<br />

penso<br />

che sia<br />

una cosa<br />

preziosa<br />

essere<br />

aperti e<br />

vulnerabili<br />

l’uno<br />

con l’altro<br />

a volte.<br />

Permettere<br />

agli altri<br />

di sapere<br />

che non<br />

sono soli nelle loro storie ne vale la<br />

pena, credo. Tutti hanno le proprie<br />

storie.<br />

Uno dei punti chiave delle tue<br />

canzoni è ricordare alle persone<br />

di trattarsi con gentilezza.<br />

E’ ancora possibile, in tempi di<br />

odio e haters a ogni livello della<br />

nostra vita?<br />

Lo spero di sicuro. Non siamo responsabili<br />

per l’odio altrui. Tutto<br />

ciò che possiamo fare è scegliere<br />

come vivere le nostre vite. Più persone<br />

scelgono la gentilezza, più<br />

gentili saremo tutti. Continuo a<br />

pensare che il mondo sia pieno di<br />

più brave persone che cattive. Le<br />

cattive notizie fanno soltanto più<br />

pressione.<br />

Suonerai in Europa,<br />

e in Italia,<br />

nel 2018?<br />

Sì! Abbiamo appe-<br />

na<br />

annunciato alcuni spet- tacoli<br />

in Europa a febbraio. Ho il privilegio<br />

di aprire per SYML per un<br />

breve periodo di date e mi esibirò<br />

in un concerto da solo al Paradise<br />

di Amsterdam il 17. Spero di fare<br />

un altro tour più lungo attraverso<br />

l’Europa anche nel 2018, speriamo<br />

che l’Italia sia in quella lista!<br />

16 17


intervista<br />

John Malcovitch!<br />

Nato a fine 2016, John Malkovitch!<br />

è un progetto strumentale in<br />

cui ogni componente della band<br />

ha parte attiva nella creazione del<br />

sound dell’album d’esordio: The<br />

Irresistible New Cult of Selenium.<br />

Come siete arrivati all’esordio?<br />

Il gruppo nasce alla fine del 2016<br />

dalle ceneri di una band alternative-rock<br />

di cui facevano parte tre<br />

dei quattro attuali membri. La de-<br />

cisione di fare musica strumentale<br />

è stata banalmente determinata<br />

dall’assenza della figura del cantante,<br />

permettendoci così di trovare la<br />

nostra dimensione artistica. Conseguentemente<br />

i quattro pezzi che<br />

compongono il disco sono nati in<br />

modo naturale e in breve tempo.<br />

Sono stati registrati in presa diretta<br />

nell’Agosto 2017 ai Busthard Studios<br />

di Terni, con l’aiuto di Giorgio<br />

Speranza (UTO) e Mattia Laureti<br />

(<strong>12</strong>4C41+), per poi essere rilasciati<br />

il <strong>12</strong> Gennaio per Dingleberry Records,<br />

I Dischi del Minollo, Edison<br />

Box e Mehr Licht Records & False<br />

Hopes.<br />

“The Irresistible New Cult Of<br />

Selenium” è una sorta di viaggio<br />

interiore. Quali sono i punti<br />

di partenza del viaggio? E potete<br />

spiegare il titolo dell’album?<br />

All’interno del disco non vi sono<br />

concetti o messaggi prestabiliti. Il<br />

punto di partenza fondamentale<br />

del viaggio è l’ascoltatore stesso, la<br />

musica si pone l’obiettivo di essere<br />

solamente il tramite attraverso<br />

il quale il fruitore può essere sospinto<br />

in un viaggio emotivo del<br />

tutto personale. Nel nostro piccolo<br />

l’album richiama atmosfere prettamente<br />

notturne, perciò volevamo<br />

che il titolo richiamasse questo tipo<br />

di sensazioni. Da qui il riferimento<br />

al selenio, materiale che quando<br />

bruciato emette una luce simile a<br />

quella lunare.<br />

La vostra musica finisce sotto<br />

l’etichetta onnicomprensiva<br />

di “post-rock”, che<br />

di solito non piace a<br />

nessuno...<br />

Sicuramente l’influenza<br />

del cosiddetto “post-rock” è palese<br />

all’interno del disco vista la sua<br />

presenza tra gli ascolti dei membri<br />

del gruppo, ciò non nega la presenza<br />

di altre influenze quali metal,<br />

stoner e rock psichedelico, tutte influenze<br />

presenti fra le migliaia che<br />

compongono il “post-rock”, termine<br />

di vaga appartenenza visto i<br />

centinaia di diversi stili delle band<br />

catalogate come tali: dall’etereo<br />

jazz sussurrato dei Bark Psychosis<br />

al metal strumentale dei Russian<br />

Circles, passando per i tempi dispari<br />

dei Toe e l’alternative-rock sperimentale<br />

dei Mogwai e si potrebbeandare<br />

avanti per ore. Se dobbiamo<br />

dire chi per noi è veramente “postrock”,<br />

ovvero che è andato al di là<br />

del rock come il termine letteralmente<br />

suggerisce, indichiamo due<br />

gruppi che ci sono riusciti, dando<br />

una nuova voce ai strumenti classici<br />

del genere: Godspeed You! Black<br />

18<br />

19


intervista<br />

Emperor e Sigur Ròs.<br />

Quanto c’è di progettuale e<br />

quanto di improvvisato nei vostri<br />

brani?<br />

Tutto parte da un input che può<br />

provenire da ognuno dei quattro<br />

membri, questo viene poi sviluppato<br />

tramite jam sessions da cui<br />

poi vengono estrapolati i momenti<br />

salienti, da cui poi elaboriamo una<br />

struttura seguendo una logica sonora<br />

e dinamica, analizzando nel<br />

dettaglio le singole parti. Il tutto<br />

viene cementificato dall’organicità<br />

data della registrazione in diretta.<br />

Potete descrivere i vostri live?<br />

Da membri interni ci riesce difficile<br />

rispondere a questa domanda, riportiamo<br />

dunque una testimonianza<br />

di una persona che vide il nostro<br />

ultimo live, tanto breve quanto<br />

intensa: “Intensi e trascinanti. Sicuramente<br />

e giustamente musica<br />

che trova nel live la sua dimensione<br />

perfetta”. Detto ciò, tra poco ci saranno<br />

i primi concerti per promuovere<br />

l’album, speriamo vivamente<br />

che i lettori di questa intervista<br />

vengano a sentire cosa abbiamo da<br />

offrire. Pagina Facebook<br />

recensione<br />

Registrato e mixato da Giorgio<br />

Speranza e Matath Yah ai Busthard<br />

Studios di Terni in presa diretta,<br />

The Irresistible New<br />

Cult of Selenium è l’album<br />

d’esordio dei John<br />

Malcovitch! Il disco sembra<br />

prendere suoni che<br />

partono da molto lontano:<br />

Darker Underneath<br />

the Surface cresce<br />

a piccoli passi, anche se l’ingresso<br />

dei “bassi” è piuttosto consistente,<br />

improvviso e precipitato dall’alto.<br />

Poi, non inaspettatamente, arrivano<br />

le esplosioni di suono. Si può<br />

pensare ai Mogwai e ad altri giganti<br />

del post rock, per una certa qualità<br />

itinerante e narrativa dei suoni<br />

scelti. Un potente senso di spaesamento<br />

si diffonde anche all’interno<br />

di Twice in a Moment Once in a<br />

Lifetime, con chitarra e drumming<br />

che si fanno intensi e insistenti.<br />

L’insistenza viene un po’ a mancare<br />

in una seconda parte che sembra<br />

voler riposare un attimo. Ma non è<br />

così che deve finire: i colpi di coda<br />

all’interno del brano sono violentissimi.<br />

Anche la lunghissima<br />

Zenit cresce<br />

piano piano, tra drumming<br />

e risonan- ze<br />

scintillanti. L’andamento<br />

del brano è molto articolato,<br />

la narrazione si<br />

spezza, si frammenta, si<br />

ricompone, si ferma, riparte<br />

e disegna ambienti<br />

immaginifici. Da notare<br />

le code elettriche che si sviluppano<br />

con particolare abilità visionaria a<br />

metà brano. La conclusiva Nadir<br />

decide per panorami desolati, tra<br />

desert rock e psichedelia, che consentono<br />

alla mente di spaziare, ma<br />

armati di carichi di inquietudine.<br />

Poi il pezzo decolla verso lidi lontani,<br />

con forti carichi di potenza e<br />

velocità. Un disco ambizioso (in<br />

senso positivo) e di vedute molto<br />

ampie quello dei John Malcovitch!,<br />

che estremizzano le proprie posizioni<br />

e mettono sul piatto le proprie<br />

qualità. Ciò che piace di più<br />

del disco è la capacità di tenere alta<br />

la tensione dal primo all’ultimo secondo.<br />

Dischi del Minollo<br />

20<br />

21


intervista<br />

Perina<br />

Pop curato e “d’autore” per l’esordio<br />

di Michele Perina, Seieventisette,<br />

ricco di versatilità e colori.<br />

Vuoi raccontare la tua storia?<br />

Da quando avevo 16/17 anni ho<br />

sempre suonato in ambito di band,<br />

prima con i Just Another Illusion<br />

e poi per diversi anni con i Camp<br />

Lion (un album e un ep a referto).<br />

Diciamo che lo stile è stato sempre<br />

più o meno quello, ovvero punk<br />

dalle influenze pop e alternative.<br />

Un paio d’anni fa circa ho passato<br />

un periodo di astinenza completa<br />

dalla musica e poi ripreso a scrivere<br />

e ora eccomi con il debutto solista.<br />

Che cosa significa il titolo del<br />

tuo disco?<br />

Durante la produzione del cd spesso<br />

andavo da Glauco Gabrielli, il<br />

produttore artistico, a registrare<br />

dopo il turno di lavoro della mattina,<br />

a volte ne avevo talmente le<br />

palle piene di dovermi svegliare<br />

presto che per un periodo iniziai a<br />

posticipare la sveglia fino all’inverosimile,<br />

alle sei e ventisette appunto<br />

(invece che alle sei) fu l’apice di<br />

questo... Ci mancava poco che andassi<br />

al lavoro in pigiama. Un giorno<br />

dissi a Glauco di questa cosa<br />

e decidemmo che il titolo doveva<br />

essere Seieventisette. Questo disco<br />

è nato e finito in un periodo della<br />

mia vita abbastanza delicato, bello<br />

e anche “stronzo” per certi versi, il<br />

post adolescenza, essermi sposato,<br />

avere delle responsabilità, compiere<br />

trent’anni e tutto un insieme di<br />

dubbi, paure e speranze che l’hanno<br />

segnato particolarmente e che<br />

penso un po’ tutti dobbiamo passare.<br />

Credo che le sei e ventisette sulla<br />

sveglia sia emblematico di come<br />

io abbia vissuto in parte quella<br />

fase... (“Vaffanculo i doveri, voglio<br />

solo dormire cazzo!!!”).<br />

Com’è andato il processo di realizzazione<br />

del disco?<br />

Sostanzialmente la formula<br />

a me più amica è più o<br />

meno stata sempre la stessa,<br />

voce chitarra strofe e<br />

ritornello, ma questo disco<br />

è nato e cresciuto in maniera<br />

diversa da come mi aspettavo.<br />

Succedeva che tra il materiale selezionato<br />

per comporre l’album ci<br />

fossero anche soltanto 30 secondi<br />

di una melodia che suggeriva qualcosa<br />

di buono, o una canzone più<br />

completa che poi diventava tutt’altra<br />

cosa... Poi quello stesso materiale<br />

veniva preso e sviluppato al pc.<br />

Diciamo che il processo è stato un<br />

po’ questo, e per chi lo conosce si<br />

sente appunto l’influenza del produttore<br />

e amico musicista Glauco<br />

Gabrielli, passato nel<br />

tempo da una scena<br />

rock alternativa a una<br />

più elettronica e hip hop.<br />

Puoi raccontare qualcosa della<br />

genesi di “Innegabile bravura”?<br />

“Innegabile bravura” è una canzone<br />

di cui vado particolarmente<br />

fiero, è venuta fuori di getto in 5<br />

minuti e rimasta sempre<br />

più o meno quella. In fase<br />

di produzione Glauco è<br />

riuscito a migliorarla notevolmente<br />

con l’aggiunta<br />

del piano e della drum machine...<br />

Una volta conclusa<br />

non vedevo l’ora di farci un video.<br />

È una canzone che si manifesta<br />

come un confessionale per me,<br />

parla di paure e tormenti.<br />

Se dovessi scegliere tre e soltanto<br />

tre dischi che ti hanno influenzato<br />

particolarmente, quali<br />

indicheresti?<br />

Enema of the state dei Blink 182,<br />

Siamese Dream degli Smashing Pumpkins<br />

e Morning Glory degli Oasis.<br />

Ma ne metterei dentro molti e molti<br />

di più!<br />

22 23


intervista<br />

Insects Theory<br />

Piuttosto allergici alle foto ma non<br />

alle immagini simboliche, gli Insects<br />

Theory hanno pubblicato<br />

l’ep Selftitled, da Nick Cave al trip<br />

hop e ritorno.<br />

Potete raccontare il vostro percorso<br />

fino a “Selftitled”?<br />

Selftitled è una selezione di brani del<br />

nostro repertorio che al momento<br />

della stesura dell’ep si accostavano<br />

meglio nel nostro immaginario<br />

musicale. Inizialmente avevamo<br />

in programma di fare un intero<br />

full-lenght ma poi abbiamo scelto<br />

di fare questo “esperimento”. Condensare<br />

in 5 canzoni i quasi 4 anni<br />

di attività del progetto.<br />

C’è un’aura di malinconia nel<br />

vostro ep. Con quali umori avete<br />

affrontato le lavorazioni?<br />

La malinconia e la continua presenza<br />

di qualcosa di negativo è un<br />

elemento caratteriale molto presente<br />

per noi. Ciò non significa<br />

che ci vogliamo fermare al primo<br />

ostacolo o farci scoraggiare. Per<br />

noi scavare dentro l’essere umano<br />

fino a toccare l’abisso è normale.<br />

È l’unica maniera che abbiamo di<br />

conoscerci veramente come esseri<br />

umani. Giovanni: Sono molto contento<br />

che la gente si stia accorgendo<br />

di questa peculiarità della nostra<br />

musica, mi fa capire che riesco a<br />

trasmettere ciò che sento dentro di<br />

me. La cosa divertente è che nonostante<br />

la musica non sia di un<br />

umore così rassicurante e tranquillo<br />

, suoniamo sempre molto tranquillamente,<br />

ci prendiamo i nostri spazi<br />

e i nostri tempi, al fine di elaborare<br />

al meglio le nostre canzoni.<br />

Vorrei sapere qualcosa sulla nascita<br />

di “4”<br />

“4” è una canzone metaforica dei<br />

fallimenti nella vita. “4” simboleggia<br />

il quarto posto sul podio, cioè<br />

non rientrare nemmeno nella classifica.<br />

La sensazione di sconforto<br />

che si prova in certe occasioni è<br />

comune ma non bisogna lasciarsi<br />

scoraggiare e continuare a lottare<br />

per i propri obiettivi. È stata scelta<br />

come singolo perché ci piaceva il<br />

suo suono tenue accostato a un significato<br />

così pesante.<br />

Perché la fabbrica<br />

della cover?<br />

La copertina e la grafica<br />

del cd sono state realizzate<br />

da me (Giovanni); ho attra- zione<br />

verso ciò che è post-industriale o<br />

post-umano in generale. La fabbrica<br />

è una metafora visiva del<br />

mondo, dove gli uomini vengono<br />

assemblati, forgiati per compiere il<br />

loro destino.<br />

“Selftitled” si può considerare<br />

già come l’anticipazione di un<br />

lp futuro, oppure la scansione<br />

del vostro lavoro prevedrà per<br />

ora soltanto dischi brevi?<br />

Abbiamo un full-lenght già scritto<br />

ma preferiamo concentrarci per ora<br />

sulla stesura di un ulteriore ep che<br />

parlerà della paura nelle sue forme<br />

più disparate. Inoltre abbiamo anche<br />

in mente un cd soltanto di pianoforte<br />

e voce,<br />

e con il tempo<br />

vedremo<br />

cosa decidere<br />

di mettere per<br />

primo.<br />

24 25


intervista<br />

Krishna<br />

Quali sono le ispirazioni e le<br />

idee su cui è nato “Panir”?<br />

Le motivazioni, le idee e le ispirazioni<br />

sono legati al desiderio<br />

di aderenza a me stesso. Sia negli<br />

ascolti sia nella proposta personale<br />

musicale la selezione musicale è tarata<br />

su parametri di accettazione di<br />

territori più o meno vicini a quelli<br />

che sento essere i più familiari o<br />

stimolanti. La ricerca di uno stile<br />

musicale personale lo sento come<br />

un dovere verso la parte che credo<br />

migliore di me, tributo e celebrazione<br />

del mondo interiore che<br />

è motore di tutto ciò che avviene<br />

all’esterno. Panir nel dettaglio è un<br />

lavoro che ho concepito con un ordine<br />

tale da permettere anche a chi<br />

non fosse pronto a un ascolto im-<br />

pegnativo di avere comunque una<br />

possibilità di ingresso misurata su<br />

brani brevi e cesellati in modo tale<br />

da non perdere di spessore e peso<br />

specifico.<br />

Il lavoro è articolato su differenze<br />

di accordature e di “colori”.<br />

Quali criteri hai seguito?<br />

Un elemento caratteristico di Panir<br />

è la presenza di tre suite che comprendono<br />

quattro brani ciascuna,<br />

due più di movimento e due più<br />

riflessivi. Questa logica d’insieme<br />

è legittimata da una tematica narrativa<br />

comune, da una accordatura<br />

peculiare che differenzia le suite tra<br />

di loro e da un colore. Le tematiche<br />

narrative di cui un indizio emerge<br />

dai titoli dei pezzi sono per la verde<br />

persone influenti nel mio mondo<br />

interiore, esistenti o di fantasia, per<br />

la rossa gruppi musicali o esperienze<br />

legate alla composizione di brani<br />

mentre per la nera delle ricette culinarie<br />

indiane.<br />

Per incidere hai scelto di lavorare<br />

in presa diretta. Da dove nasce<br />

questa scelta?<br />

Ho scelto di registrare<br />

in presa diretta e senza<br />

cosmesi del suono per<br />

un desiderio di vicinanza<br />

alla realtà dell’esecuzione dal vivo<br />

e ai suoni esistenti in natura. Tutta<br />

la poetica musicale che presento<br />

ha come perno la timbrica schietta<br />

e bronzea delle corde di metallo<br />

che vibrano nel legno, staffetta leale<br />

della cura e dell’amore speso<br />

per tradurre i mondi presenti nella<br />

mente in suono. Non è la prima<br />

esperienza con questa formula; ho<br />

alle spalle altri due dischi registrati<br />

così, ovvero Resilienza e aRnonauta.<br />

Vorrei sapere di più sulla nascita<br />

di “Atreyu” e sul suo titolo<br />

Un brano per celebrare la parte che<br />

alberga nell’uomo e che lo rende<br />

pronto a spendersi con generosità<br />

in azioni rischiose, indipendentemente<br />

dall’esito. Un eroe come<br />

Atreyu si presta bene a questo<br />

ruolo così delicato che richiede sia<br />

forza sia una spregiudicata distanza<br />

dall’attaccamento ai benefici del<br />

successo.<br />

26 27


video<br />

Vox Kernel, “L’assalto al domani può portare illusione”<br />

Wemen, “Contagious kiss”<br />

Firebase Project, “Norjak”<br />

Le madri degli orfani, “Largo alla retroguardia”<br />

28<br />

29


ecensione<br />

Turin Brakes<br />

Il vostro anziano redattore non è<br />

abituato all’attitudine da blogger,<br />

cioè usare le recensioni per infilarci<br />

ricordi personali. Tuttavia ogni<br />

tanto si fa un’eccezione: i Turin<br />

Brakes evocano memorie personali<br />

di un concerto a Milano, al<br />

Tunnel, nel lontano 2001, di spalla<br />

ai Kings Of Convenience, dopo<br />

l’esordio con The Optimist LP. All’epoca<br />

i ragazzi erano due, l’aria un<br />

po’ spersa, ma già un buon carico<br />

di canzoni pop ben fatte, eseguite<br />

in acustico, per lo più semplici<br />

ma di ottimo impatto. È perciò<br />

con una piccola fitta di nostalgia<br />

che ci si mette a recensire questo<br />

nuovo Invisible Storm, che vede<br />

la band (ormai di band vera si tratta,<br />

un quartetto ben oliato), ottavo<br />

disco di una carriera che ha visto<br />

anche successi “da classifica” tipo<br />

Painkiller, nonché tour mondiali<br />

e riconoscimenti internazionali.<br />

Partono forte con Would You Be<br />

Mine appiccicano a un titolo stile<br />

Guns’n’Roses una sezione ritmica<br />

che tira il gruppo con potenza e<br />

“tiro” insospettabile per una band<br />

famosa per essere soft. Incisi di<br />

fiati fanno pensare a band indie coetanee,<br />

tipo i Gomez. Il discorso<br />

ritmico prosegue intenso ma i toni<br />

si ammorbidiscono con Wait, il<br />

primo singolo, che parte come Hey<br />

Ya degli OutKast ma poi cambia.<br />

Always sceglie un registro giocoso<br />

ma morbido, più vicino alle canzoni<br />

da pomeriggi assolati a cui ci<br />

avevano abituato. Anche Lost in<br />

the Wood sembra non aver voglia<br />

di litigare, ma rivela aspetti più incisivi,<br />

con qualche ricciolo aggiuntivo<br />

di chitarra. Ci si tuffa in profondità<br />

con Deep Sea Diver, ballad<br />

con risonanze country che riporta<br />

a galla tutto il romanticismo pop<br />

che la band sa esprimere, coretti<br />

compresi. Life Forms si risolleva<br />

in fretta, rimettendo al centro voce<br />

e chitarra. Ma con Invisible Storm<br />

si torna all’oscuro, anche se l’incipit<br />

è molto più tetro di<br />

quanto poi la canzone<br />

riveli di essere. Giro<br />

cattivo e acido, nonché<br />

“echeggiato” elettronica- mente,<br />

con un beat quasi dance: tutto<br />

questo arriva con Everything All<br />

At Once, canzone più di risentimento<br />

che di sentimento. Tomorrow<br />

gira intorno alla ripetizione del<br />

concetto, rafforzato da strutture<br />

sonore rock. Smoke & Mirrors<br />

invece la prende alla larga, poi sussurrae<br />

chiude in modo morbido. E<br />

ancor più sul morbido si va verso<br />

il finale, con Don’t Know Much.<br />

Tolta qualche accelerazione, Knight<br />

e Paridjanian sembrano, nella<br />

sostanza, essere ancora quelli di<br />

quella sera al Tunnel: capaci di dare<br />

il meglio soprattutto quando le luci<br />

sono un po’ soffuse, le idee confuse<br />

e la bottiglia sembra voler finire<br />

troppo in fretta. E in più, la maestria<br />

nel costruire canzoni-canzoni,<br />

che niente chiedono ma molto riescono<br />

a dare, soprattutto se sei in<br />

cerca di qualche consolazione pop.<br />

30<br />

31


intervista<br />

Eradius<br />

Basso e batteria e uno spirito affine<br />

allo stoner: ecco gli Eradius e il<br />

loro disco in uscita, Democrazy.<br />

Potete raccontare la storia degli<br />

Eradius fin qui?<br />

Il progetto Eradius nasce due anni<br />

fa, quando a Edoardo e Richard<br />

(batterista e bassista della Triple<br />

Rock band) viene voglia di scrivere<br />

e suonare musica originale, un po’<br />

per fuggire dal circolo vizioso delle<br />

cover band, un po’ per nostalgia<br />

di quella musica che faceva da padrona<br />

negli anni ‘90 ma allo stesso<br />

tempo con l’intenzione di creare<br />

qualcosa di nuovo. Inizialmente la<br />

band doveva essere un quartetto,<br />

ma si vedono subito le divergenze<br />

di pensiero, e incoraggiati dalla<br />

ascesa imponente dei Royal Blood,<br />

decidiamo di provare in due. Senza<br />

grosse aspettative ma pieni di entusiasmo<br />

ci chiudiamo in sala prove a<br />

sperimentare, capiamo quasi subito<br />

la strada da prendere avvantaggiati<br />

da gusti musicali molto simili. A<br />

settembre 2016 ci si presenta l’occasione<br />

di suonare per la prima<br />

volta sul palco di un festival per le<br />

vittime del terremoto ad Amatrice,<br />

e da lì in poi abbiamo colto ogni<br />

occasione, partecipando a diversi<br />

contest e cominciando addirittura a<br />

vincerli! Anche il disco nasce senza<br />

pretese: ci siamo trovati sotto<br />

l’occhio del produttore Tommaso<br />

Canazza e grazie a questo incontro<br />

decidiamo di incidere tutte le dodici<br />

tracce che avevamo in cantiere.<br />

Da cosa traete spunto per i vostri<br />

testi?<br />

Il tema principale della maggior<br />

parte dei testi è di protesta verso<br />

qualsiasi cosa che ci sembra sbagliata<br />

all’interno della nostra società.<br />

Un paio di canzoni invece<br />

(Black Queen e Medusa) parlano di<br />

due donne in due relazioni diverse,<br />

una positiva, l’altra un po’ meno.<br />

Infine abbiamo dedicato un pezzo<br />

(Desert) agli artisti che ci hanno aiutato<br />

nel nostro progetto.<br />

Vorrei saperne di più sulla genesi<br />

di “Democrazy” e “Medusa”<br />

Democrazy è stato il primo brano<br />

che è nato in sala prove, abbiamo<br />

costruito il brano attorno<br />

al riff, il quale<br />

nasce molti anni prima<br />

dal primo gruppo di Edoardo<br />

(gli Arenanera), ripescato da<br />

vecchi file audio e poi riadattato<br />

fino a quello che sentite oggi. Nel<br />

testo prendiamo di mira l’ipocrisia<br />

che a volte fa da padrona nella<br />

democrazia odierna, invitando l’ascoltatore<br />

ad abbracciare la nostra<br />

“pazza” democrazia. Medusa parla<br />

di una relazione finita male con una<br />

donna, in generale descrive quando<br />

la femmina si prende gioco del maschio,<br />

ingannandolo e usandolo per<br />

i propri interessi per poi abbandonarlo<br />

come se niente fosse.<br />

Il vostro 2017 è stato costellato<br />

di concerti: come andrà il 2018?<br />

Lo scorso anno ci siamo dati da<br />

fare allargando i gomiti cercando di<br />

farci spazio su qualsiasi palco fosse<br />

disponibile, anche quando un vero<br />

palco non c’era. Per il 2018 puntiamo<br />

al salto di qualità. Il 24 febbraio<br />

ci sarà il release party con la successiva<br />

uscita dell’album.<br />

32 33


intervista<br />

Felloni<br />

Il punto di non ritorno è l’esordio<br />

discografico come cantautore per<br />

Felloni. L’album racchiude la contaminazione,<br />

tra scuola cantautorale<br />

italiana e il sapore folk/rock di<br />

matrice anglosassone.<br />

Partiamo dalla cover: che cosa<br />

rappresenta la poltrona vuota?<br />

Quella poltrona vuota rappresenta<br />

per me il luogo in cui l’album ha<br />

preso vita, il luogo dove ho concepito<br />

questo lavoro e da dove proseguire<br />

verso nuove destinazioni. La<br />

poltrona vuota quindi in un certo<br />

senso rappresenta la staticità, l’immobilismo<br />

vissuto negli anni precedenti<br />

e durante la realizzazione di<br />

questo mio primo lavoro ufficiale;<br />

l’inizio del viaggio, il punto di partenza,<br />

il luogo dove non fare più<br />

ritorno.<br />

“Il punto di non ritorno” è il tuo<br />

esordio come cantautore: che<br />

cosa rappresenta per te e con<br />

quali ispirazioni ti sei accostato<br />

al lavoro sul disco?<br />

Credo che ogni uomo abbia l’esigenza<br />

di esprimere se stesso, i propri<br />

sentimenti e il proprio<br />

vissuto, nel mio caso ho<br />

trovato in questo album<br />

e soprattutto nella scrittura<br />

il modo migliore per<br />

farlo. Senza dubbio l’ispirazione<br />

maggiore che ha<br />

contribuito alla realizzazione<br />

dei brani sono state<br />

le mie tempeste interiori;<br />

Le notti insonni dove<br />

le parole tappezzavano<br />

le pareti della mia mente<br />

fino a uscire e prendere forma<br />

davanti a me, il non sapere cosa<br />

fare della propria vita. Un lavoro di<br />

introspezione alla ricerca di una via<br />

di uscita dall’ombra di me stesso.<br />

Nei miei brani parlo dei sentimenti<br />

che ogni essere umano deve affrontare<br />

ogni giorno della sua vita,<br />

sentimenti che possono unire tanto<br />

quanto dividere.<br />

Le atmosfere del disco sono<br />

piuttosto morbide: costruzione<br />

spontanea delle canzoni oppure<br />

modo per fare emergere meglio<br />

i contenuti dei testi?<br />

34 35


intervista<br />

Durante tutto l’arco evolutivo della<br />

scrittura dei brani, le parole hanno<br />

sempre avuto un peso di primaria<br />

importanza, sia nel momento<br />

iniziale quando nascono nella mia<br />

stanza,con la chitarra acustica, sia<br />

nella fase successiva dell’arrangiamento<br />

finale.Nel primo caso si tratta<br />

di una costruzione spontanea,<br />

perché le parole e musica nascono<br />

ispirandosi a vicenda, mentre la<br />

fase successiva di arrangiamento,<br />

è un lavoro più di ricerca stilistica<br />

ed estetica, ma che non perde mai<br />

di vista l’importanza del significato<br />

narrativo, anzi cerca oltremodo di<br />

enfatizzare il contenuto dei miei<br />

testi.<br />

Qual è stata la fase più difficile<br />

nella costruzione<br />

del disco?<br />

La fase sicuramente<br />

più<br />

difficile è stata<br />

quella di trovare<br />

musicisti<br />

adatti a comprendere<br />

il<br />

mio mondo;<br />

Questo ha portato<br />

via molto<br />

tempo alla realizzazione<br />

del<br />

progetto. Ma<br />

il tempo speso non è stato invano<br />

perché mentre stavamo ancora cercando,<br />

alcuni professionisti si sono<br />

avvicinati spontaneamente appoggiando<br />

e comprendendo il mio<br />

progetto. I musicisti in questione<br />

sono Ronny Aglietti, Daniele<br />

Cerofolini, Andrea Neri, Alessandro<br />

De Crescenzo, Cosimo Zannelli,<br />

Manuel Schicchi, Alessandro<br />

Ciciliani, Alessandro Spadini. Credo<br />

inoltre che l’aspetto più importante<br />

durante la creazione dell’album<br />

sia stato il legame che si è<br />

creato tra di noi.<br />

Come nasce “Mare d’incanto”?<br />

Mare d’incanto nasce da un amore<br />

talmente profondo da far sembrare<br />

tutto quello che avevamo intorno<br />

una totale desolazione. La sensazione<br />

che si sia fermato il tempo, il<br />

silenzio di un paesaggio innevato,<br />

il sentirsi sospesi sopra un mare<br />

sconfinato, nel momento in cui due<br />

amanti si uniscono e consumano<br />

il loro amore. Lo stesso amore che<br />

rimane intatto nel gelo. Come due<br />

stelle cadute in un mare profondo.<br />

In questa storia d’amore non esiste<br />

abisso che scalfisca il calore di<br />

quell’attimo, lo stesso attimo che<br />

può incantare quel mare.<br />

tre brani di artisti che ti hanno<br />

“segnato”?<br />

Suzanne Vega -<br />

Luka; Tom Petty -<br />

Learning to fly; Grant<br />

Lee Buffalo - Honey<br />

don’t think Mi hanno sempre<br />

trasmesso fin dal primo<br />

ascolto la sensazione di camminare<br />

staccato da terra, un senso<br />

di leggerezza, di libertà e voglia di<br />

essere parte di tutto ciò che mi circonda;<br />

le stesse emozioni che vorrei<br />

trasmettere con le mie canzoni.<br />

36 37


intervista<br />

Serpe in seno<br />

Arrivate dalla periferia di Treviso<br />

e amate molto i suoni pesanti,<br />

sporchi e cattivi. Potete<br />

raccontare qualcos’altro a proposito<br />

dei Serpe in Seno?<br />

Non abbiamo tatuaggi. Non siamo<br />

contrari, forse, non abbiamo bisogno<br />

di tatuaggi. Siamo persone più<br />

o meno semplici, piuttosto opposti<br />

fra di noi in tutto. Non ascoltiamo<br />

la stessa musica e quando non suoniamo<br />

facciamo cose diverse. Ridiamo.<br />

Capita sia difficile trovarsi<br />

d’accordo, si scende a compromessi.<br />

Parliamo. Tre è un numero che<br />

permette una maggioranza veloce,<br />

vige la democrazia, così è più facile<br />

scrollarsi delle responsabilità. Cospiriamo.<br />

La maggioranza non raggiunge<br />

mai l’unanimità, voto unanime?<br />

Scelta sbagliata. Fine del gioco.<br />

Inserire una moneta. Non abbiamo<br />

tatuaggi.<br />

Leggo dalla presentazione del<br />

vostro disco: “l’attività live comincia<br />

dopo diversi mesi di<br />

lisergica sperimentazione sui<br />

suoni sui ritmi e sulle vibrazioni,<br />

e sul loro effetto sul fisico<br />

umano”. Che effetti ha sul fisico<br />

la vostra musica?<br />

Stiamo facendo dei test su alcune<br />

persone, cavie per esperimenti, ma<br />

è ancora presto per parlare di risultati<br />

certi. Alcune prove sono state<br />

eseguite invano su degli scimpanzè<br />

provenienti da Camerun e Nigeria,<br />

dove la musica già ce l’avevano,<br />

ma qui preferiscono Netflix. Per<br />

migliori risultati, forse la domanda<br />

andrebbe fatta a chi ha ascoltato il<br />

disco, tuttavia, su di noi che la facciamo,<br />

be’, ci lascia piacevolmente<br />

stanchi. Espelliamo tossine. Il fischio<br />

nelle orecchie sfuma nell’arco<br />

della notte. La voce e le vesciche<br />

si rimarginano. E’ un allenamento<br />

come un altro. Mantiene un filo di<br />

elettricità nel corpo.<br />

Vorrei sapere qualcosa di più<br />

della genesi de “La Ballata del<br />

Vile”<br />

La ballata del vile,<br />

dapprima “la ballata<br />

dell’oste e del vile” e da<br />

bozza “canzone dell’ubriacone”,<br />

è un pezzo intriso<br />

di vino fino ai vari significati. E’<br />

un percorso sfocato nell’eccesso di<br />

alcool. Spalla a spalla con il muro.<br />

E’ vagare senza meta né orologio<br />

da un’insegna accesa a un’altra,<br />

scherzando con chi ti piace, urlando<br />

contro a chi non ti piace. Nella<br />

maggior parte di entrambi i casi, le<br />

stesse persone. La ballata è ridere<br />

di qualcuno che vomita. E’ pisciare<br />

in un vicolo o pisciarsi addosso.<br />

E’ la consapevolezza del maledirsi<br />

il mattino che segue, e il conforto<br />

di ritrovare lo stesso sgabello, sedercisi,<br />

e ordinare il primo giro col<br />

sorriso sfacciato. La ballata è rollìo<br />

e residuo d’equilibrio. E’ l’attimo di<br />

lucidità alle quattro del mattino. La<br />

ballata, è il tempo che ti serve. Viviamo<br />

in un paese coltivato a nebbie<br />

e vigneti dove la tradizione è<br />

cultura. Ti aspettavi qualcos’altro?<br />

Chi io? No.<br />

38 39


intervista<br />

Babel Fish<br />

Qual è la storia dei Babel Fish<br />

fino a oggi?<br />

Ci siamo formati nel novembre<br />

del 2015 ed esattamente un anno<br />

dopo abbiamo registrato il nostro<br />

primo ep, uscito nel febbraio 2017.<br />

In seguito abbiamo iniziato a suonare<br />

live, anche partecipando ad<br />

alcuni concorsi. La vittoria al concorso<br />

“let’s rumble”, organizzato<br />

dal Centro musica di Modena, ci ha<br />

permesso di registrare, a settembre<br />

2017, “Follow Me When I Leave”,<br />

che uscirà il 2 marzo. Nell’ultimo<br />

periodo abbiamo avuto l’occasione<br />

di suonare in situazioni molto interessanti,<br />

come l’apertura al concerto<br />

dei Totorro alla Tenda a Modena<br />

l’11 dicembre scorso.<br />

Il vostro ep contiene quattro<br />

brani ricchi di influenze internazionali,<br />

vicini alle atmosfere del<br />

post rock nordeuropeo. Avete<br />

qualche modello di riferimento<br />

oppure l’ispirazione è tutta vostra?<br />

Di influenze ce ne sono parecchie,<br />

sia per quanto riguarda il post rock<br />

che altri generi. Per esempio, i Tides<br />

From Nebula e i Mogwai, ma<br />

anche Radiohead e i Motorpsycho.<br />

Poi ovviamente in sala prove si crea<br />

un’alchimia molto personale.<br />

Potete raccontare in breve qualcosa<br />

sulla genesi dei quattro<br />

brani?<br />

I 4 brani sono stati composti in<br />

momenti differenti nell’arco di due<br />

anni. Abbiamo scritto<br />

“Veins” e “Morning<br />

Birds” prima di registrare<br />

il primo ep, ma li pubblichiamo<br />

assieme a “Follow<br />

Me When I Leave” e “TGD” a distanza<br />

di quasi due anni. Il motivo<br />

è che sono tutti brani che si concentrano<br />

sul concetto di assenza e<br />

di vuoto apparente, sia nelle atmosfere<br />

che si creano con la musica,<br />

sia nei testi.<br />

Avete già sviluppato una consistente<br />

esperienza dal vivo. Che<br />

cosa si deve aspettare chi vi viene<br />

a vedere dal vivo?<br />

Nei nostri live a noi piace creare<br />

uno spettacolo che non coinvolga<br />

soltanto la musica. I brani sono accompagnati<br />

da video che proiettiamo<br />

sul palco. Alcuni astratti, altri<br />

sono spezzoni di film muti in bianco<br />

e nero. In generale, ogni video<br />

è costruito sullo specifico brano,<br />

come se fosse una colonna sonora<br />

al contrario. In questo modo si<br />

genera uno spettacolo audiovisivo,<br />

non più un semplice concerto.<br />

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