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syndicom rivista N. 4 - Ridateci il nostro tempo!

Il periodico syndicom offre informazioni dal sindacato e dalla politica: la nostra rivista fa luce sui retroscena, mette ordine e offre spazio anche per la cultura e l’intrattenimento. La rivista cura il dialogo sui social media e informa riguardo ai più importanti eventi, servizi e offerte di formazione del sindacato e di organizzazioni vicine.

Il periodico syndicom offre informazioni dal sindacato e dalla politica: la nostra rivista fa luce sui retroscena, mette ordine e offre spazio anche per la cultura e l’intrattenimento. La rivista cura il dialogo sui social media e informa riguardo ai più importanti eventi, servizi e offerte di formazione del sindacato e di organizzazioni vicine.

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18<br />

Dalle<br />

professioni<br />

«Perché all’improvviso <strong>il</strong> modello Ats non va più bene?»<br />

Sciopero Ats: « Non siamo qui<br />

per generare profitti!»<br />

Mentre stiamo scrivendo questo articolo, lo sciopero della<br />

redazione Ats è «sospeso». Ora vi spieghiamo perché l’Agenzia<br />

telegrafica svizzera è così importante per i media, la democrazia<br />

e la popolazione di questo paese.<br />

L’inizio di questa tragedia risale a<br />

mesi fa. Anzi, è iniziata anche prima,<br />

quando le case editrici hanno deciso<br />

che in futuro avrebbero fatto grandi<br />

affari con la loro Agenzia di stampa<br />

svizzera Ats.<br />

Adesso la malagestione dei proprietari<br />

sta mettendo a rischio l’esistenza<br />

dell’ultima e più longeva agenzia<br />

di stampa. Vogliono distruggere 36<br />

impieghi su 150 a <strong>tempo</strong> pieno. Un<br />

quarto della redazione. E così l’agenzia<br />

non potrà più svolgere le sue funzioni.<br />

Chi garantirà ai media svizzeri <strong>il</strong><br />

servizio informativo universale con<br />

notizie dall’interno e dal mondo, inerenti<br />

a politica, economia, sport e cultura?<br />

Insieme ai giornalisti licenziati<br />

se ne vanno tanto sapere, know-how<br />

ed esperienza.<br />

In cima alla lista nera sono stati<br />

messi soprattutto i più anziani, che<br />

guadagnano di più dei freschi laureati.<br />

I proprietari non hanno previsto dei<br />

prepensionamenti decenti. D’altronde<br />

per anni è stata pagata l’assicurazione<br />

contro la disoccupazione, ha<br />

commentato in maniera arrogante <strong>il</strong><br />

Ceo dell’Ats Markus Schwab in un’intervista.<br />

Adesso ai licenziati ci devono<br />

pensare l’ufficio regionale di collocamento<br />

e i contribuenti. Alcuni dei<br />

giornalisti finiranno anche all’ufficio<br />

dell’assistenza sociale.<br />

La spina dorsale della libera<br />

informazione<br />

L’Agenzia telegrafica svizzera è nata<br />

quasi 125 anni fa, <strong>il</strong> 1° gennaio 1895,<br />

come reazione alle posizioni dominanti<br />

sul mercato svizzero delle agenzie<br />

di stampa estere. Essa appartiene a<br />

diverse aziende mediatiche. I maggiori<br />

azionisti sono Tamedia, <strong>il</strong> gruppo<br />

NZZ, la SSR e l’associazione degli editori<br />

romandi «Médias Suisses». I proprietari<br />

più grandi dell’Ats sono anche<br />

i suoi più importantii clienti – ed è qui<br />

che casca l’asino.<br />

Fino a poco <strong>tempo</strong> fa l’Ats era finanziariamente<br />

in salute. Con l’arrivo<br />

dei giornali gratuiti e dei media online<br />

aveva acquisito nuovi clienti. Non doveva<br />

pagare nessuna rendita. Così stava<br />

scritto nelle sue linee guida. Perché<br />

l’Ats era un servizio comune che garantiva<br />

un flusso d’informazione indipendente.<br />

Una forma di servizio pubblico<br />

di cruciale importanza per la<br />

formazione dell’opinione pubblica in<br />

una democrazia. Siccome l’Ats non<br />

doveva versare dividendi, durante vari<br />

decenni è riuscita ad accumulare venti<br />

m<strong>il</strong>ioni di franchi di riserve.<br />

230m<strong>il</strong>a comunicati l’anno<br />

L’importanza di questo servizio informativo<br />

è cresciuta insieme al calo della<br />

stampa di qualità. Dove gli editori<br />

rimpiccioliscono, accorpano e riducono<br />

all’osso le loro redazioni, è chiaro<br />

che diminuiscono le prestazioni dei<br />

relativi giornali. I buchi vengono colmati<br />

con materiale d’agenzia. L’Ats divulga<br />

230m<strong>il</strong>a comunicati all’anno,<br />

L’importanza del<br />

servizio informativo<br />

è cresciuta<br />

insieme al calo<br />

della stampa di qualità<br />

prodotti con accurate ricerche, plurigarantiti<br />

e ove possib<strong>il</strong>e neutrali.<br />

In questo modo formano <strong>il</strong> servizio<br />

universale della Svizzera con notizie<br />

e approfondimenti. Circa <strong>il</strong> 30 per<br />

cento della corrispondenza nei quotidiani<br />

si basa su testi dell’Ats integrati<br />

o leggermente ritoccati. Nei giornali<br />

gratuiti come «Le Matin» e «20 minutes»,<br />

appartenenti a Tamedia, nella<br />

Svizzera francese rappresentano addirittura<br />

<strong>il</strong> 50 per cento degli articoli.<br />

Online viene caricato tanto materiale<br />

Ats tale quale. Tranne la sigla dell’autore<br />

(Ats) che spesso viene «dimenticata».<br />

Gli editori continuano a risparmiare.<br />

Ma perché all’improvviso <strong>il</strong><br />

modello Ats non va più bene? Appunto<br />

perché le case editrici sono allo stesso<br />

<strong>tempo</strong> sue proprietarie e clienti.<br />

In qualità di proprietari da anni conoscono<br />

soltanto un’unica strategia<br />

per i loro mezzi di informazione: licenziare<br />

giornalisti, ridurre i compensi<br />

dei fotografi, accorpare giornali e ut<strong>il</strong>izzare<br />

gli articoli due, tre, quattro o se<br />

possib<strong>il</strong>e dieci volte senza passare alla<br />

cassa. Loro lo chiamano «content management».<br />

E in qualità di clienti<br />

dell’Ats fanno la stessissima cosa: rifiutano<br />

di pagare le nuove tariffe.<br />

Grandi canti bulgari<br />

Senza sconti fonderebbero una nuova<br />

agenzia meno cara, la «Bulgaria». Ecco<br />

le minacce soprattutto dei media NZZ<br />

e AZ-Medien. L’idea era di esternalizzare<br />

<strong>il</strong> lavoro a «ex profughi che hanno<br />

vissuto abbastanza a lungo in Germania<br />

per sapere la lingua e che ora sono<br />

tornati a casa loro nell’Europa<br />

dell’Est», queste le voci alla correzione<br />

di bozze del gruppo NZZ che già pratica<br />

questo modo di lavorare.<br />

Ma di quest’agenzia concorrenziale<br />

probab<strong>il</strong>mente non se ne farà più<br />

nulla. Il 30 ottobre 2017 è stata annunciata<br />

la fusione con l’agenzia fotografica<br />

Keystone – in con<strong>tempo</strong>ranea con<br />

le dimissioni del redattore capo dell’Ats<br />

Bernard Maissen.<br />

Il Ceo, Markus Schwab, all’improvviso<br />

ha cominciato a parlare di 1,8 m<strong>il</strong>ioni<br />

di franchi di deficit, accumulatisi<br />

a causa degli sconti concessi ai clienti<br />

l’anno passato. E ha messo in guardia

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