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ARCHEOMATICA_1_2018

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ivista trimestrale, Anno IX - Numero 1 marzo <strong>2018</strong><br />

ArcheomaticA<br />

Tecnologie per i Beni Culturali<br />

Patrimonio a Rischio<br />

Servizi di Monitoraggio<br />

per la Salvaguardia<br />

L'avvenire<br />

è la porta,<br />

il passato<br />

è la chiave<br />

Progetti di monitoraggio in attuazione<br />

ArTeK un servizio ad integrazione avanzata<br />

Evoluzione della Carta del Rischio<br />

Fruizione Evoluta e Sostenibilità Economica


Monitoraggio e manutenzione<br />

servizi essenziali<br />

“Take proper care of your monuments and you will not need to restore them”<br />

John Ruskin (The Seven Lamps of Architecture, 1849) “Prendetevi cura dei vostri<br />

monumenti, e non avrete bisogno di restaurarli”.<br />

Una verità semplice, fondamentale, che ne implica a sua volta un’altra, impegnativa:<br />

non possono esserci valorizzazione del bene culturale e fruizione quotidiana, senza<br />

manutenzione costante.<br />

“É la manutenzione ordinaria la chiave”, sostiene perciò a ragione Tomaso Montanari,<br />

insieme - aggiungiamo noi - all’indispensabile attività di monitoraggio. Quel monitoraggio<br />

ravvicinato e tecnologicamente avanzato, che costituisce la nuova frontiera dei processi<br />

di conservazione e che tanto spazio trova sulle pagine di Archeomatica.<br />

Una nuova frontiera in cui è necessario innanzitutto valorizzare le risorse oggi disponibili,<br />

spesso faticosamente costruite nel tempo, iniziando dalle nostre piattaforme digitali,<br />

aperte a tutti, i cui dati vanno arricchiti e aggiornati con quelli provenienti da rilievi<br />

strumentali tecnologicamente più avanzati.<br />

Il programma essenziale che va intrapreso sui beni culturali consiste, dunque,<br />

nell’attivazione di un continuo monitoraggio che consenta di porre a confronto le<br />

informazioni che provengono dai processi di deteroriamento dai materiali, rilevabili<br />

attraverso i dati di cui sopra, e quelli conservati negli atti documentali storici, raccolti<br />

e immagazzinati fino ad ora. Una chiave doppia, monitoraggio e manutenzione, che può<br />

accrescersi e potenziarsi attraverso un adeguato trattamento dei dati rilevati a mezzo<br />

di servizi tecnologici in costante evoluzione.<br />

Una metodologia applicabile non soltanto ai grandi musei-aperti, inseriti in aree<br />

territoriali urbanizzate e dunque più controllate, ma anche – e soprattutto – al patrimonio<br />

diffuso, per il quale un’attenzione più mirata può costituire strumento di valorizzazione<br />

e pianificazione degli interventi.<br />

L’ambizione è, pertanto, quella di integrare le moderne attività di monitoraggio, con le<br />

informazioni reperibili nelle banche dati istituzionali; questo consentirebbe una lettura<br />

di ciascun bene sottoposto a controllo, contestualizzata allo specifico ambiente in cui<br />

è esposto, di cui sarà possibile conoscere repentinamente e con elevata accuratezza<br />

la vulnerabilità, controllarne la pericolosità e il rischio. Le informazioni discrete<br />

così ottenute, rappresenteranno la base per la redazione dei piani di manutenzione<br />

preventiva.<br />

È quanto proponiamo in questo numero di Archeomatica, dedicato a una nuova visione<br />

del monitoraggio del patrimonio, da effettuarsi attraverso tecniche che consentano<br />

l’interoperabilità tra i nuovi strumenti e le nuove tecnologie disponibili, le banche dati<br />

esistenti realizzate all’interno degli Istituti scientifici del nostro Ministero per i Beni e le<br />

Attività Culturali e del Turismo, e il monitoraggio diretto “in situ” sul bene.<br />

EDITORIALE<br />

Buona lettura,<br />

Renzo Carlucci


IN QUESTO NUMERO<br />

DOCUMENTAZIONE<br />

6 Il monitoraggio del<br />

Territorio e del Patrimonio<br />

Culturale<br />

di Renzo Carlucci<br />

10 Non solo Vincoli in Rete<br />

L’evoluzione della Carta del<br />

Rischio con le tecnologie<br />

attuali di Gisella Capponi<br />

In copertina una raffigurazione dei processi<br />

operativi attuati dal sistema ArTeK (Satellite<br />

enabled Services for Preservation and<br />

Valorisation of Cultural Heritage), un progetto<br />

sviluppato nell’ambito del programma<br />

“Business Applications” dell’Agenzia Spaziale<br />

Europea (ESA), cofinanziato e supportato<br />

dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), la cui entrata<br />

in servizio a regime è prevista alla fine<br />

del <strong>2018</strong>.<br />

3DTarget 2<br />

12 Servizi satellitari<br />

COPERNICUS e GALILEO<br />

a cura di ASI - Agenzia Spaziale Italiana<br />

aerRobotix 45<br />

Esri Italia 25<br />

Geogrà 39<br />

Geomax 13<br />

Gter 37<br />

LabTaf 23<br />

NAIS 33<br />

14 I sistemi di monitoraggio a<br />

supporto delle attività nelle aree<br />

terremotate di Annamaria Giovagnoli,<br />

Nicole Dore, Antonio Monteleone<br />

TECHNOLOGYforALL 31<br />

Teorema 46<br />

Testo 9<br />

Topcon 27<br />

Trimble 47<br />

Vector 48<br />

Virtualgeo 29<br />

16 Servizi di monitoraggio<br />

tecnologicamente<br />

sperimentati di Antonio<br />

Monteleone, Nicole Dore, Luca<br />

Benenati, Lorenzo Bernardi<br />

ArcheomaticA<br />

Tecnologie per i Beni Culturali<br />

Anno IX, N° 1 - marzo <strong>2018</strong><br />

Archeomatica, trimestrale pubblicata dal 2009, è la prima rivista<br />

italiana interamente dedicata alla divulgazione, promozione<br />

e interscambio di conoscenze sulle tecnologie per la tutela,<br />

la conservazione, la valorizzazione e la fruizione del patrimonio<br />

culturale italiano ed internazionale. Pubblica argomenti su<br />

tecnologie per il rilievo e la documentazione, per l'analisi e la<br />

diagnosi, per l'intervento di restauro o per la manutenzione e,<br />

in ultimo, per la fruizione legata all'indotto dei musei e dei<br />

parchi archeologici, senza tralasciare le modalità di fruizione<br />

avanzata del web con il suo social networking e le periferiche<br />

"smart". Collabora con tutti i riferimenti del settore sia italiani<br />

che stranieri, tra i quali professionisti, istituzioni, accademia,<br />

enti di ricerca e pubbliche amministrazioni.<br />

Direttore<br />

Renzo Carlucci<br />

dir@archeomatica.it<br />

Direttore Responsabile<br />

Michele Fasolo<br />

michele.fasolo@archeomatica.it<br />

Comitato scientifico<br />

Annalisa Cipriani, Maurizio Forte,<br />

Bernard Frischer, Giovanni Ettore Gigante,<br />

Sandro Massa, Mario Micheli, Stefano Monti,<br />

Francesco Prosperetti, Marco Ramazzotti,<br />

Antonino Saggio, Francesca Salvemini,<br />

Rodolfo Maria Strollo<br />

Redazione<br />

redazione@archeomatica.it<br />

Giovanna Castelli<br />

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Elena Latini<br />

elena.latini@archeomatica.it<br />

Valerio Carlucci<br />

valerio.carlucci@archeomatica.it<br />

Domenico Santarsiero<br />

domenico.santarsiero@archeomatica.it<br />

Luca Papi<br />

luca.papi@archeomatica.it


42 L’integrazione tra servizi di<br />

monitoraggio e fruizione evoluta,<br />

per una sostenibilità economica<br />

dei nuovi sistemi di salvaguardia<br />

e valorizzazione del patrimonio<br />

culturale di Gianfranco Corini, Antonio<br />

Monteleone, Nicole Dore<br />

INTERVISTE<br />

34 Intervista ad Annamaria Giovagnoli sul<br />

monitoraggio dell’inquinamento ambientale<br />

e il degrado dei beni culturali<br />

RUBRICHE<br />

38 AGORÀ<br />

Notizie dal mondo delle<br />

Tecnologie dei Beni<br />

Culturali<br />

40 AZIENDE E<br />

PRODOTTI<br />

Soluzioni allo Stato<br />

dell'Arte<br />

46 EVENTI<br />

A cura di Redazione Archeomatica<br />

36 Intervista a Carlo Cacace sul futuro del<br />

Sistema Informativo della Carta del Rischio<br />

del Patrimonio Culturale<br />

A Cura di Redazione Archeomatica<br />

SCHEDE TECNICHE<br />

20 ENAV<br />

22 ISCR<br />

24 ISPRA<br />

26 SUPERELECTRIC<br />

28 NAIS<br />

30 CNR-IMAA<br />

32 STRAGO<br />

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Archeomatica è una testata registrata al<br />

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del 19 novembre 2009<br />

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dell’editore.<br />

Data chiusura in redazione: 30 aprile <strong>2018</strong>


DOCUMENTAZIONE<br />

Il monitoraggio del Territorio<br />

e del Patrimonio Culturale<br />

Le azioni intraprese e le possibilità date dall’Osservazione della Terra<br />

di Renzo Carlucci<br />

Nella figura un esempio di schermata dell'attuale sistema della Carta del Rischio nel quale oltre alle<br />

informazioni generali sui monumenti sono riportati gli indici di vulnerabilità<br />

In Italia, dagli anni settanta, si è dato<br />

inizio ad un sistematico monitoraggio<br />

del patrimonio culturale utilizzando un<br />

valore di rischio come funzione della<br />

vulnerabilità, pericolosità ed esposizione,<br />

che solo oggi giunge a pratica ed effettiva<br />

valutabilità con l’ausilio dei dati di<br />

Osservazione della Terra che si stanno<br />

dimostrando adeguati, accurati ed<br />

economicamente sostenibili.<br />

Rimanere inermi nello studiare la distruzione del nostro territorio e in particolare del Patrimonio<br />

Culturale a seguito di una catastrofe è, ancora oggi, a distanza di molti anni dalla promulgazione<br />

dei primi studi sulla necessità di azioni preventive, la peggiore esperienza che si possa vivere<br />

nell’epoca dell’avanzamento tecnologico dei sensori e dei grandi sistemi di Osservazione della Terra.<br />

Gli sforzi profusi nella conoscenza e documentazione da una parte e nella sperimentazione di tecnologie<br />

per il monitoraggio dall’altra, forse non hanno trovato adeguato finanziamento fino ad oggi o forse, semplicemente,<br />

non hanno trovato fiducia e credibilità, in quanto per natura la maggior parte delle persone<br />

sono scettiche sulla possibilità di prevenire e mitigare azioni derivanti da eventi naturali classificati<br />

come “imprevedibili”.<br />

Ma ci sono azioni avviate, altre in itinere e, altre forse, ancora da venire, che serviranno a portare alla<br />

luce quegli strumenti, che da tempo aspettiamo, atti prevenire i danni e le catastrofi provocate da terremoti,<br />

frane e inondazioni. Abbiamo finalmente molti mezzi per conoscere in quali località tutto ciò<br />

può manifestarsi, basterà iniziare ad usarli sapientemente.<br />

Tra i metodi avviati a supporto della conservazione del Patrimonio Culturale, meritano attenzione per la<br />

loro organicità quelli avviati da tempo dall’ISCR, per i quali riportiamo integralmente alcune frasi scritte<br />

da Pietro Petraroia, membro del gruppo di lavoro sulle Linee guida sulla Conservazione programmata dei<br />

Beni Culturali [Petraroia14 ]:<br />

6 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 7<br />

“Sarebbe fare torto a Giovanni Urbani se gli si attribuisse<br />

l'invenzione, per dir così, di una sorta di «Carta del<br />

Rischio sismico dei monumenti». Il modello di conoscenza<br />

del territorio che egli sviluppò più di quaranta anni or<br />

sono (1976) e che trovò espressione essenzialmente nel<br />

Piano pilota per la conservazione programmata dei beni<br />

culturali in Umbria, fu invece espressione di un approccio<br />

assai articolato dell'applicazione della teoria del rischio<br />

alla conservazione del patrimonio culturale, che includeva<br />

la pericolosità sismica accanto ad altri tipi di pericolosità<br />

– idrogeologica, dell'ambiente-aria e antropica, ad<br />

esempio – per ognuna delle quali erano stati individuati<br />

indicatori, unità di misura e procedure di rilevazione. Insomma,<br />

metodiche e tecniche mai così in precedenza definite<br />

e correlate col fine di costruire uno strumento di<br />

supporto alle decisioni in materia di patrimonio culturale,<br />

ma non soltanto per la programmazione delle priorità<br />

di intervento, bensì anche per il più complessivo governo<br />

del territorio e delle attività produttive comunque impattanti<br />

sulla qualità dell'ambiente e, di conseguenza, sulla<br />

conservazione dei beni culturali… Nel 1983, proprio prima<br />

di dimettersi, Urbani volle assicurare la realizzazione e<br />

conclusione di una memorabile ricerca/mostra sul rischio<br />

sismico, nata quale essenziale e responsabile approfondimento<br />

sul tema, a fronte dei gravissimi e diffusi danni<br />

prodotti dal sisma campano di fine 1980 e dagli studi che<br />

ne derivarono: “La protezione del patrimonio monumentale<br />

dal rischio sismico” rappresentò in effetti un'apertura<br />

importante verso la modellizzazione dei fenomeni<br />

sismici afferenti gli edifici di interesse artistico e storico,<br />

anche se non vincolati, esposti alla ricorsività dei terremoti<br />

in Italia, soprattutto se nelle medesime aree: ne resta<br />

testimonianza la pubblicazione realizzata dall'ICR in<br />

quell'occasione…”<br />

In effetti, con il motto “Al tempo de’ tremuoti…” l’ICR<br />

(al tempo Istituto Centrale del Restauro) avviava la prima<br />

mostra per la protezione del patrimonio monumentale dal<br />

rischio sismico che si articolava in più sezioni programmatiche<br />

ancora oggi più che attuali.<br />

Così scriveva Giovanni Urbani nella introduzione alla mostra<br />

del 1983 inquadrando i “Termini del problema” [Urbani17]:<br />

“1. La pericolosità sismica per il patrimonio monumentale.<br />

I criteri adottati dal C.N.R. Progetto finalizzato “Geodinamica”<br />

per elaborare la “Carta della pericolosità sismica<br />

d’Italia”, così come la proposta che ne deriva di classificare<br />

come sismici circa un terzo del totale dei Comuni coi relativi<br />

territori, portano a concludere che, per l’ampiezza<br />

del fenomeno da fronteggiare, una politica di protezione<br />

dei monumenti dal rischio sismico non è realisticamente<br />

perseguibile in mancanza di un preciso quadro di priorità.<br />

Per definire questo quadro di priorità occorrono:a) una<br />

più puntuale individuazione delle aree maggiormente pericolose;b)<br />

una valutazione preventiva sia dell’entità del<br />

patrimonio presente in tali aree, sia dello stato di conservazione<br />

dei singoli monumenti che lo compongono, così da<br />

accertarne l’effettivo livello di vulnerabilità…<br />

2. La vulnerabilità del patrimonio monumentale<br />

Primo obiettivo di una linea di ricerca intesa a stabilire<br />

i criteri di priorità a cui attenersi nella programmazione<br />

degli interventi di adeguamento antisismico, dovrebbe essere<br />

la localizzazione delle aree di maggiore pericolosità<br />

sismica e di più alta vulnerabilità del patrimonio monumentale…<br />

Più problematico appare invece l’accertamento<br />

dei diversi gradi di vulnerabilità del patrimonio monumentale,<br />

dal momento che non si conoscono con sufficiente<br />

precisione né la stessa entità e distribuzione di tale patrimonio,<br />

né tanto meno l’effettivo stato di conservazione<br />

dei singoli monumenti che lo compongono…<br />

3. Rischio sismico per il patrimonio monumentale<br />

… Mentre per la valutazione del grado d’importanza storico-artistica<br />

non dovrebbero porsi particolari problemi,<br />

l’accertamento dello stato attuale di vulnerabilità è certamente<br />

un’operazione che, per il gran numero di monumenti<br />

su cui andrebbe condotta, richiede procedure e<br />

strumenti che ne garantiscano la effettuabilità in tempi<br />

relativamente brevi, e con risultati sufficientemente affidabili<br />

e omogenei da poter essere trattati al calcolatore.<br />

… Si propone un esempio di scheda con cui effettuare questo<br />

tipo di rilevamento “a tappeto”, al termine del quale<br />

si potrebbe disporre dei dati utili alla programmazione<br />

di un “Piano nazionale di protezione dei monumenti dal<br />

rischio sismico”, articolato secondo precisi criteri di priorità<br />

in programmi settoriali di:<br />

a) documentazioneb) progettazionec) interventi di adeguamento<br />

antisismico.”<br />

Lo stesso Urbani mi coinvolse all’epoca per la realizzazione<br />

di una sezione della mostra, al fine di illustrare, con<br />

qualche pannello, il processo del rilievo fotogrammetrico.<br />

E pose la questione sulla quantificazione del costo di rilievo<br />

di tutti i monumenti italiani [Carlucci83], questione<br />

alla quale ho tentato più volte di rispondere anche se la<br />

consistenza dei monumenti era ancora incerta, delineando<br />

i processi per la realizzazione di una documentazione a<br />

tappeto sul territorio che avrebbe potuto essere realizzata<br />

con una sorta di “fotogrammetria speditiva”. Operazione<br />

più volte avviata, anche limitando la fotogrammetria al<br />

solo raddrizzamento della facciata, il cui stato di conservazione<br />

sarebbe stato interpretato quale indice per l’intero<br />

monumento secondo il processo individuato nel cosiddetto<br />

modello iconometrico [Carlucci98], inizialmente proposto<br />

a corredo della documentazione di pre-catalogazione [Salvemini91].<br />

I primi modelli di una carta del Rischio di livello nazionale<br />

venivano attivati nel 1990, come ci ricorda Petraroia:<br />

“ … Per un verso, la logica è quella del censimento o della<br />

catalogazione speditiva, nel senso della rilevazione, localizzazione,<br />

descrizione e valutazione critica dei beni che<br />

si decide di ritenere significativi, tanto che ci si limiti<br />

alla selezione delle sole «emergenze» o che si aspiri alla<br />

individuazione del ben più ampio «patrimonio diffuso» su<br />

tutta la porzione di territorio considerata… Qualche anno<br />

più tardi, mentre il modello di Carta del Rischio faticosamente<br />

andava definendosi, veniva promulgata la legge<br />

19 aprile 1990, n. 84, recante «Piano organico di inventariazione,<br />

catalogazione ed elaborazione della carta del<br />

rischio dei beni culturali, anche in relazione all’entrata<br />

in vigore dell’Atto unico europeo: primi interventi». Con<br />

poco meno di un ventennio di ritardo, la legge sembrava<br />

offrire le prime risorse per realizzare qualcosa di quanto<br />

Urbani aveva da tempo progettato per l’Umbria, o, per<br />

meglio dire, di quanto l’ICR aveva elaborato nel precedente<br />

quinquennio, ideando la Carta del Rischio; in particolare<br />

veniva evidenziata la correlazione fra conoscenza<br />

e tutela, quest’ultima nella primaria accezione di salvaguardia<br />

e, dunque, conservazione.<br />

Nell’arco di alcuni anni l’ICR pervenne alla formulazione<br />

di un prototipo definitivo di Carta del Rischio, presentato<br />

pubblicamente nel 1997 …” [Petraroia14]


E ancora:<br />

“Tramite questo Sistema sono stati studiati e sperimentati<br />

importanti mezzi di documentazione e di analisi, che partendo<br />

dal dettato documentario dell’Istituto Centrale per<br />

il Catalogo e la Documentazione (ICCD), hanno integrato<br />

la documentazione di 1° e 2° livello per la dettagliata<br />

conoscenza degli elementi costruttivi dei monumenti. L’esperienza<br />

maturata durante il sisma del settembre 1997<br />

Umbria-Marche ha portato ad integrare la analisi di vulnerabilità<br />

ambientale-aria, quella antropica e quella statico-strutturale<br />

con l’analisi sismica in collaborazione con<br />

gli studi realizzati dal Gruppo Nazionale Difesa Terremoti<br />

(GNDT), uno dei Gruppi Nazionali di ricerca scientifica di<br />

cui si è avvalso il Servizio Nazionale della Protezione Civile<br />

(Legge 24 febbraio 1992, n. 225, art. 17) costituito<br />

presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche per mezzo di<br />

Decreti Interministeriali (10/02/93 e del 16/01/95)…<br />

Le risultanze di tale lavoro fornirono tutti gli strumenti<br />

per poter far interagire l’analisi di vulnerabilità sismica<br />

con l’analisi di pericolosità territoriale di tipo idrogeologico<br />

nella quale ultimamente, all’interno del sistema<br />

Carta del Rischio del Patrimonio Culturale, si stanno inserendo<br />

le risultanze dei satelliti SAR (quali Cosmo SkyMed<br />

e Copernicus Sentinel) che sono in grado di monitorare<br />

movimenti di terreno e strutture con l’approssimazione<br />

del centimetro…”[Petraroia16]<br />

L’uso dell’Osservazione della Terra, specialmente tramite<br />

le costellazioni Cosmo SkyMed e Copernicus, integrati da<br />

eventuali osservazioni al suolo consentono ora osservazioni<br />

di alta qualità e precisione. Analizzare un territorio, leggere<br />

eventuali movimenti o situazioni di tensione che preannunciano<br />

un terremoto, verificare il tempo che occorrerà<br />

per inondare una determinata area a seguito di una<br />

rilevante pioggia, pre-allertare le popolazioni o prendere<br />

misure per mitigare gli effetti.<br />

Oggi questo è possibile, ma forse ancora non ce ne rendiamo<br />

conto.<br />

Un appello a tale presa di coscienza che riporto integralmente<br />

dallo stesso scritto di Petraroia, precedentemente<br />

citato, trova continuità in quanto attuato dal Governo con<br />

gli incentivi Sismabonus e i successivi studi effettuati da<br />

Casa Italia:<br />

“Chiediamo che questo patrimonio di esperienza e di dati<br />

sia implementato e valorizzato.È pertanto evidente che<br />

non si può prescindere – tanto nella fase pre-sismica, come<br />

in quella post sismica con interventi di messa in sicurezza<br />

dell’edilizia storica – da un’azione diffusa di monitoraggio<br />

nelle zone più a rischio, applicando a tale fine le linee<br />

guida che lo Stato ha ufficializzato fra 2008 e 2011, dopo<br />

decenni di studi multidisciplinari, facendo seguire opere e<br />

connessi incentivi a tale sistematica rilevazione…<br />

Occorre, dunque, subito un’azione strategica pubblica,<br />

che sia evidente nelle leggi finanziarie attraverso incentivi<br />

attentamente mirati, ma anche in ambiti differenziati<br />

delle politiche pubbliche e della comunicazione istituzionale,<br />

con l’obiettivo di coinvolgere, per quanto possibile,<br />

le popolazioni colpite nella messa a punto e nella condivisione<br />

dei criteri di intervento.<br />

I dati dimostrano che laddove fondi o agevolazioni fiscali<br />

per il miglioramento sismico siano stati gestiti nelle comunità<br />

locali in modo che i lavori realizzati abbiano raggiunto<br />

un risultato adeguato, i danni agli edifici colpiti<br />

da agosto 2016 in poi sono stati contenuti, almeno fino a<br />

quando nuovi e più violenti episodi sismici in rapida successione<br />

abbiano reso comunque inevitabili crolli anche<br />

totali di alcuni di essi, conseguendo la tutela delle vite<br />

umane.<br />

E, peraltro, non è solo questione di finanziare le opere<br />

di messa in sicurezza del territorio rispetto al rischio sismico<br />

e idrogeologico, ma è anche fondamentale pensare<br />

al sistema dei controlli e di monitoraggio oggi del tutto<br />

inadeguato e differenziato da regione a regione.”<br />

Bibliografia<br />

[Carlucci83] Renzo Carlucci et al. La Fotogrammetria come strumento<br />

di protezione in AA.VV., La protezione del patrimonio monumentale dal<br />

rischio sismico – Termini del problema, Istituto Centrale del Restauro,<br />

Roma 1983<br />

[Salvemini91] Francesca Salvemini, Guida alla pre-catalogazione dei<br />

beni artistici, Edizioni DEI Roma 1991<br />

[Carlucci98] Pio Baldi, Renzo Carlucci, Mosè Ricci, «Il modello iconometrico:<br />

la documentazione nella Carta del Rischio», in AA.VV., Diagnosi e<br />

progetto per la conservazione dei materiali dell’architettura, Ministero<br />

BB . CC . AA – Istituto Centrale per il Restauro, De Luca, Roma 1998.<br />

[Petraroia14 ] Pietro Petraroia, Carta del Rischio: linee guida e normativa<br />

recente, in Economia della Cultura, a. XXIV, 2014, n. 3-4<br />

[Petraroia16] Pietro Petraroia, Contributo di Italia Nostra per Casa Italia,<br />

Bollettino Italia Nostra n. 492 2016, Roma<br />

[Urbani17] Giovanni Urbani, La protezione del patrimonio monumentale<br />

dal rischio sismico, in Il Capitale Culturale n. 15, Macerata 2017 http://<br />

dx.doi.org/10.13138/2039-2362/1660<br />

Abstract<br />

Starting since the seventies, a systematic monitoring of cultural heritage has<br />

begun in Italy, using a risk value as a function of vulnerability, danger and<br />

exposure, which only today can be practiced and evaluated with the help of<br />

the Earth Observation that is proving adequate, accurate and economically<br />

sustainable data.<br />

Parole chiave<br />

rischio; vulnerabilità; pericolosità; patrimonio culturale;<br />

osservazione della Terra; monitoraggio<br />

Autore<br />

Renzo Carlucci<br />

renzocarlucci@gmail.com<br />

Archeomatica, direttore editoriale<br />

Ingegnere, esperto di tecnologie applicate al Territorio e ai Beni Culturali, è stato<br />

(1992-1996 e 2002-2006) direttore tecnico di varie fasi di realizzazione della<br />

Carta del Rischio del Patrimonio Culturale curando in particolare la fotogrammetria<br />

speditiva, l’acquisizione dei vincoli in tutte le Soprintendenze italiane e la prima<br />

georeferenziazione territoriale.<br />

8 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 9<br />

Controllo del clima<br />

in musei e archivi<br />

Il data logger WiFi testo 160 consente di monitorare, in continuo<br />

e con la massima discrezione, le condizioni climatiche delle opere<br />

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DOCUMENTAZIONE<br />

Non solo Vincoli in Rete<br />

L’evoluzione della Carta del Rischio con le tecnologie attuali<br />

di Gisella Capponi<br />

Fig. 1 - Consistenza dei beni culturali schedati<br />

Fig. 2 - Distribuzione dei beni schedati.<br />

Le potenzialità e l’evoluzione<br />

di un potente strumento<br />

informativo territoriale utile<br />

alla conoscenza, monitoraggio,<br />

conservazione, restauro e<br />

valorizzazione del Patrimonio<br />

Culturale Italiano, quale quello<br />

offerto dalla Carta del Rischio<br />

e dal portale Vincoli in Rete.<br />

L'<br />

accessibilità e l’interoperabilità dei dati diventa un<br />

elemento fondamentale laddove siano necessari interventi<br />

di emergenza che richiedono un rapido accesso<br />

alle informazioni; ma anche in fase di gestione delle<br />

informazioni a fronte di progetti di monitoraggio, conservazione,<br />

restauro e valorizzazione del bene culturale.<br />

L'indirizzo metodologico che è alla base della Carta del Rischio<br />

(CdR) è maturato nel corso degli ultimi 30 anni, grazie<br />

alle esperienze effettuate in tema di applicazione delle<br />

indagini scientifiche, del controllo ambientale e delle prove<br />

non distruttive, oltre che alla conoscenza e alla conservazione<br />

dei beni. L’origine più lontana di questo indirizzo<br />

può essere ritrovata nel "restauro preventivo", elaborato da<br />

Cesare Brandi nella "Teoria del Restauro", concetto che può<br />

avere un riscontro concreto solo nella prevenzione dei processi<br />

di degrado, mettendoli in relazione alle sollecitazioni<br />

esterne (ad esempio i fattori ambientali, gli inquinanti,<br />

etc.) e attraverso i piani di manutenzione programmata dei<br />

beni. Il primo tentativo di attuare questa strategia risale al<br />

1975, quando l'ICR elaborò il "Piano pilota per la conservazione<br />

programmata dei beni culturali in Umbria". In tempi<br />

recenti il Piano eGov 2012 del Ministero per la Pubblica Amministrazione<br />

e L'innovazione, che prevedeva un programma<br />

di interventi per l'innovazione digitale nel settore dei<br />

beni culturali (obiettivo 10, finalizzato alla realizzazione<br />

della completa digitalizzazione dei servizi e delle risorse<br />

culturali del Ministero per i beni e le attività culturali), ha<br />

immesso tra i suoi progetti strategici: "Il Portale della cultura",<br />

"Musei D'Italia", "Certificazione e vincolistica in rete" e<br />

"CulturaAmica-Espi2", azioni finalizzate a favorire la realizzazione<br />

di un programma di innovazione per lo sviluppo di<br />

servizi per gli utenti interni ed esterni del Ministero dei Beni<br />

e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT.)<br />

Il portale Vincoli in Rete, realizzato da IsCR in collaborazione<br />

con l’Istituto Centrale per la Catalogazione e la Documentazione<br />

(ICCD), rappresenta una piattaforma applicativa<br />

di condivisione di conoscenze e dati relativi alla quantità<br />

e costituzione dei beni culturali. Tale attività, inquadrata<br />

nel Piano eGov 2012 si è realizzata attraverso l’interoperabilità,<br />

che ha messo a fattor comune l’IsCR, l’ICCD e la<br />

Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del<br />

MiBACT. Ad oggi la consistenza e tipologia del patrimonio<br />

culturale schedato dai sistemi informativi territoriali cooperanti,<br />

tramite il sito vincoli in rete, è mostrato in figura 1. Il<br />

numero dei beni schedati e inseriti nella banca dati cresce<br />

con l’implementazione della schedatura su campo.<br />

Tutti i beni schedati sono stati georeferenziati, in modo tale<br />

da permette la loro distribuzione cartografica figura 2.<br />

10 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 11<br />

Fig. 3 - Sovrapposizione carta frane/beni culturali.<br />

Fig. 4 - Villa Adriana: Baffer zone e vincolo paesaggistico<br />

L’aspetto innovativo dell’utilizzo dei sistemi informativi è la<br />

possibilità di condividere strati cartografici differenti e rappresentativi<br />

di esigenze diverse di attività come ad esempio<br />

la sovrapposizione della carta della pericolosità Frana (fonte<br />

Ispra ) e quella dei beni culturali in figura 3.<br />

L’interoperabilità tra i sistemi informativi permette l’estrazione<br />

delle informazioni in tempi rapidi e aggiornati,<br />

necessità impellente ad esempio nelle attività di emergenza,<br />

come è accaduto nell’ultimo terremoto del centro Italia<br />

del 2016. Conoscere la consistenza del patrimonio, la sua<br />

localizzazione, la vulnerabilità, permette con altrettanta<br />

rapidità la precompilazione dell’anagrafica delle schede di<br />

danno (primo livello di approfondimento) e di accompagnamento<br />

dei beni mobili nei depositi attrezzati riportando le<br />

informazioni contenute ed estraibili nelle diverse banche<br />

dati cooperanti. Questo approccio di metodo permette il<br />

successivo approfondimento sulla base di dati univoci e verificati,<br />

infatti è possibile a questo punto realizzare per i<br />

beni immobili le schede di secondo livello o piani d’emergenza<br />

o di manutenzione e per i beni mobili la compilazione<br />

dei piani di pronto intervento conservativo per la messa in<br />

sicurezza delle opere.<br />

Fino ad oggi le informazioni contenute nella banca dati Carta<br />

del Rischio non erano condivise, se non con modalità complesse<br />

e poco trasferibili sul territorio, dunque si è pensata<br />

una nuova ingegnerizzazione del sistema che renda visibili<br />

in modalità automatica, ad altri sistemi, le informazioni di<br />

dettaglio ora contenute negli allegati. Ad esempio, insieme<br />

ai dati numerici di vulnerabilità sarà possibile visualizzare i<br />

danni con immagini direttamente connesse all’elemento del<br />

bene schedato che presenta il danno prevalente.<br />

IL PROGETTO ArTeK<br />

Nella reciprocità degli scambi nel progetto ArTeK si è voluto<br />

migliorare la qualità delle informazioni da archiviare,<br />

ampliare il numero di dati e mettere a disposizione dello<br />

schedatore l’utilizzo delle informazioni tecnologiche oltre<br />

che quelle rilevate dalla schedatura. Una delle possibilità<br />

previste sarà quella di individuare sull’elemento un danno<br />

e richiedere un’analisi più dettagliata con un sorvolo di un<br />

drone. Un esempio è il caso di Santa Maria Maggiore a Tivoli,<br />

un bene complesso composto da più strutture in adiacenza.<br />

Avere informazione con sorvoli di droni nei punti di attacco<br />

tra le diverse costruzioni permetterà di ottenere utili dati ai<br />

fini di una migliore compilazione della scheda nella sezione<br />

del calcolo della vulnerabilità e renderlo di conseguenza più<br />

raffinato. Infine, ma non di minore importanza, è la possibilità<br />

di incrociare le mappe con le aree sottoposte a vincolo<br />

paesaggistico e le buffer zone di rispetto realizzate per una<br />

migliore tutela dei beni e dei siti, come nell’esempio di Villa<br />

Adriana in figura 4. In questo caso la zona di rispetto rientra<br />

totalmente nell’area a vincolo paesaggistico; le informazioni<br />

potranno essere gestite direttamente dai gestori,<br />

sindaci, direttori, in generale dai responsabili che potranno<br />

attivare le procedure di controllo dell’urbanizzazione e<br />

quindi dell’impatto antropico sui beni culturali.<br />

Quanto si sta sviluppando anche sull’esperienza realizzata<br />

durante il sisma sta dimostrando che Carta del Rischio e Vincoli<br />

in Rete sono strumenti validi e dovrebbero essere usati<br />

anche e soprattutto in tempi ordinari per gestire il nostro<br />

complesso, articolato e inestimabile patrimonio culturale.<br />

Abstract<br />

The potential and evolution of a powerful territorial information tool useful for<br />

the knowledge, monitoring, conservation and enhancement of the Italian cultural<br />

heritage: La Carta del Rischio and the web-portal Vincoli in Rete. Accessibility<br />

and interoperability of data becomes a fundamental element, especially in<br />

emergency situations that require rapid access to information, but also during<br />

the normal protection of cultural heritage.<br />

Parole chiave<br />

SIT; interoperabilità; monitoraggio; rischio; emergenza<br />

Autore<br />

Gisella Capponi<br />

gisella.capponi@iscr.it<br />

Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro<br />

Via di S. Michele, 23, 00153 Roma RM


DOCUMENTAZIONE<br />

Servizi satellitari COPERNICUS e GALILEO<br />

A cura di ASI - Agenzia Spaziale Italiana<br />

ASI è impegnata con<br />

diverse iniziative<br />

nazionali, europee<br />

e internazionali, nel trasferimento<br />

tecnologico e<br />

nello sviluppo del settore<br />

downstream delle applicazioni<br />

basate sui servizi<br />

satellitari come per esempio<br />

Galileo e Copernicus.<br />

ArTeK è uno dei progetti<br />

finanziati da ASI nell’ambito<br />

del programma ESA<br />

“Business Applications”,<br />

programma specifico dell’E-<br />

SA che promuove iniziative<br />

di studio, sperimentazione<br />

e prototipizzazione di servizi<br />

innovativi abilitati dai<br />

diversi servizi satellite oggi<br />

disponibili come quelli di<br />

osservazione della terra, di<br />

navigazione e telecomunicazioni<br />

satellitari.<br />

l’Italia è il secondo contributore<br />

Europeo di questo<br />

programma avendolo considerato<br />

il “programma perfetto”<br />

rispetto alle peculiarità<br />

della propria filiera<br />

industriale “down-stream”.<br />

Una filiera caratterizzata<br />

da PMI e centri di ricerca<br />

di eccellenza che possono<br />

trovare in questi finanziamenti<br />

un supporto, non solo<br />

finanziario, per dimostrare<br />

fattivamente i vantaggi derivanti<br />

dall’uso sistematico<br />

dei servizi spaziali collaborando<br />

con nuovi utilizzatori<br />

in settori meno tradizionali.<br />

Questa obiettivo di allargamento<br />

del bacino di utenza<br />

dei servizi spaziali oltre<br />

gli “addetti ai lavori” è un<br />

contributo fondamentale<br />

nell’ambito della Space<br />

Economy, il progetto ArTeK<br />

infatti vede il tema sinergico<br />

della salvaguardia e della<br />

fruizione dei beni culturali,<br />

così importante per il nostro<br />

paese, come un bacino promettente<br />

per poter “fare di<br />

più” utilizzando meglio le<br />

risorse e le tecnologie trasformando<br />

una voce di spesa<br />

in una opportunità di business.<br />

Sul tema specifico dei<br />

droni, l’ASI ha attivato iniziative<br />

specifiche in collaborazione<br />

con ENAV per l’affidamento<br />

di attività ricerca<br />

e sviluppo per UAV/RPAS<br />

integrati nei sistemi ATM<br />

nazionali che dimostrino le<br />

prestazioni di navigazione<br />

sicura e accurata dei droni<br />

in ambiti applicativi diversi<br />

grazie all’uso dei segnali di<br />

radiolocalizzazione satellitare<br />

(Galileo e EGNOS) e le<br />

comunicazioni satellitari.<br />

In questo ambito quindi<br />

i droni sono nello stesso<br />

tempo utilizzatori di servizi<br />

satellitari ma anche contributori<br />

al servizio di monitoraggio<br />

locale ad-hoc, solitamente<br />

da realizzare sulla<br />

base di una prima analisi<br />

basata sui dati di osservazione<br />

satellitare su aree più<br />

ampie e in modo continuativo.<br />

Abstract<br />

ASI, the Italian Space Agency, is<br />

engaged with various national,<br />

European and international initiatives,<br />

in the transfer of technology<br />

and in the development of<br />

the downstream sector of applications<br />

based on satellite services<br />

such as Galileo and Copernicus.<br />

ArTeK is one of the projects funded<br />

by ASI within the ESA program<br />

"Business Applications", ESA's specific<br />

programme that promotes<br />

initiatives for the study, experimentation<br />

and prototyping of innovative<br />

services<br />

enabled by the various satellite<br />

services, today available such as<br />

earth observation, navigation and<br />

satellite telecommunications.<br />

Autore<br />

Agenzia Spaziale Italiana<br />

Via del Politecnico snc<br />

00133 Roma, Italia<br />

Tel: +39 06 8567.1<br />

Parole chiave<br />

Servizi di monitoraggio; servizi satellitari;<br />

radiolocalizzazione; GNSS; EGNOS;<br />

GALILEO; downstream; ArTeK; droni;<br />

monitoraggio ambientale<br />

12 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 13<br />

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DOCUMENTAZIONE<br />

I sistemi di monitoraggio a supporto<br />

delle attività nelle aree terremotate<br />

di Annamaria Giovagnoli, Nicole Dore, Antonio Monteleone<br />

“Insieme ai vigili del fuoco abbiamo concluso 38<br />

interventi: 16 progetti li abbiamo fatti noi, per<br />

aiutare i sindaci in queste giornate straripanti<br />

di impegni. Capisco la voglia di tornare a casa<br />

e affermazioni del tipo ‘buttiamo giù tutto<br />

e fine’. Ma, a mente lucida, sappiamo che il<br />

patrimonio culturale che andrebbe perduto<br />

sarebbe enorme e, con esso, smarriremmo<br />

anche la nostra identità e le nostre radici”.<br />

Fig. 1 - Amatrice - Chiesa di Sant'Agostino (settembre 2016).<br />

Così Carla Di Francesco, allora Direttore Regionale per i beni culturali e paesaggistici dell'Emilia Romagna<br />

parlava a Ferrara, ad un incontro promosso dalla Fondazione Ermitage Italia per fare un bilancio dei danni<br />

causati dal terremoto che colpi l’Emilia nel 2012.<br />

Le attività da svolgere in situazioni di emergenza sono moltissime: la ricognizione dei danni, la valutazione dei<br />

costi, il ricovero delle opere mobili, tutte azioni complesse da svolgersi in aree dove è difficile arrivare, dove le<br />

emergenze sono altre e molto delicate, dove dunque il lavoro sui beni culturali a volte deve attendere per fare<br />

spazio a situazioni assai più urgenti e articolate.<br />

Nelle zone terremotate molti degli edifici coinvolti presentano crolli totali, parziali o lesioni di diversa entità.<br />

Si può dunque facilmente cogliere la dimensione dell'impatto del sisma e la mole straordinaria di lavoro da<br />

svolgere, anche in considerazione del fatto che alla scossa principale spesso seguono repliche (di magnitudo non<br />

sempre inferiore) e sciami di scosse che rendono lungo e complicato il lavoro che devono svolgere le squadre<br />

congiunte del ministero dei Beni culturali insieme alla Protezione Civile, ai Vigili del Fuoco, all'Esercito e ai<br />

Carabinieri del Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale impegnate nella verifica dei danni al patrimonio<br />

culturale causati dal terremoto. Solo nelle regioni colpite dal sisma del Centro Italia del 2016, altro grave<br />

evento per il nostro patrimonio, sono stati recuperati 20.254 beni storico-artistici e archeologici, 9.780 volumi<br />

e 4.623 metri lineari di beni archivistici, ricoverati nei depositi di Celano-Paludi (Aq), Cittaducale (Ri), Spoleto<br />

(Pg), Ascoli Piceno e Ancona, mentre sono stati 1.171 gli interventi di messa in sicurezza di chiese, edifici storici<br />

e monumenti nei territori terremotati (Fig. 1).<br />

Nell’organizzazione di questi primi recuperi e/o messe in sicurezza, è risultata evidente la difficoltà di gestione<br />

sia dei tempi che della logistica, forse da imputarsi alla complessità della situazione. Particolare importanza e<br />

utilità ha avuto tutta l’attività svolta fin dai primi momenti del sisma da parte dell’ISCR (Istituto Superiore per<br />

la Conservazione ed il Restauro) insieme all’ICCD (Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione) al fine<br />

di mettere a disposizione tutta la documentazione dei beni coinvolti utilizzando i sistemi informativi integrati<br />

(Vincoli In Rete, ecc.) che hanno offerto un supporto di grande importanza all’individuazione dei beni e alle<br />

stime preliminari della consistenza dei danni.<br />

14 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 15<br />

Fig. 2 - Amatrice - perimetrazione delle aree danneggiate nei centri abitati<br />

colpiti dal sisma del sisma dell'Italia centrale (2016). Contiene dati<br />

Copernicus Sentinel-1 e Sentinel-2 rielaborati (2016).<br />

Il lavoro di ricognizione, seppur ben supportato da sistemi<br />

inter-operativi, prevede tempi abbastanza lunghi, revisioni,<br />

controllo e valutazioni successive e spesso le squadre<br />

di rilevamento danni del MiBACT devono, anche a seguito<br />

degli ulteriori crolli intercorsi o dei danni causati dalle nuove<br />

scosse, rivalutare tutte le attività di monitoraggio e di<br />

primo intervento già effettuate. Inoltre, per poter fare un<br />

buon lavoro di ricostruzione dei Beni Culturali danneggiati o<br />

distrutti è necessario correre contro il tempo e attivarsi già<br />

nella fase di rimozione delle macerie: le macerie di edifici<br />

di valore culturale sono infatti indispensabili per il loro restauro<br />

e contengono spesso opere d'arte, ed è fondamentale<br />

che vengano rimosse e conservate adeguatamente nel più<br />

veloce tempo possibile, invece di essere frettolosamente rimosse<br />

e disperse durante la necessaria fase di risposta e di<br />

attivazione dei servizi di emergenza.<br />

Un lavoro oneroso, complesso, dettagliato e lungo. È possibile<br />

supportare queste attività con un servizio di monitoraggio<br />

dedicato?<br />

La risposta a questa domanda è ancora una volta affidata<br />

al supporto che le attività di osservazione della terra, da<br />

satellite e da drone, possono offrire sia nei momenti immediatamente<br />

successivi all’evento disastroso, ottenendo<br />

una “fotografia” della situazione che consenta una prima<br />

valutazione dei danni preliminare e speditiva, sia nei periodi<br />

successivi all’emergenza vera e propria per valutazioni<br />

complessive.<br />

Il servizio “ArTeK Emergency” intende porsi a supporto delle<br />

istituzioni sopra citate attraverso l’impiego di strumenti e<br />

tecniche del settore aerospaziale che vanno ad alimentare<br />

la conoscenza e la precisione delle informazioni già disponibili<br />

in Vincoli in Rete. La finalità è quella di consegnare dei<br />

validi strumenti per l’analisi del contesto post emergenza<br />

per un subitaneo e quanto più oggettivo supporto alle autorità<br />

coinvolte nella gestione delle attività di messa in sicurezza<br />

e salvaguardia del patrimonio culturale.<br />

L’impiego dei satelliti e dei droni deve essere, per via della<br />

natura stessa degli strumenti messi in campo, di tipo gerarchico.<br />

Questa gerarchia di impiego permette di intervenire<br />

su due livelli che forniscono sia informazioni di contesto,<br />

per ciò che è derivato dai primi, sia informazioni di dettaglio,<br />

per i secondi.<br />

Nello specifico, l’osservazione della Terra da satellite fornisce<br />

supporto attraverso l’identificazione e la delineazione<br />

dei macro cambiamenti avvenuti sul territorio. Come noto,<br />

la copertura areale di una singola immagine satellitare permette<br />

una visione di insieme che, grazie alla loro ormai adeguata<br />

risoluzione spaziale, permette di delineare con buona<br />

precisione le aree di cambiamento (ad es. edifici crollati,<br />

strade occluse dai crolli, ecc.) (Fig. 2). Inoltre, l’impiego<br />

degli archivi storici permette di analizzare retrospettivamente<br />

il territorio colpito, per derivare mappe dei cambiamenti<br />

dovuti sia all’azione contingente del sisma, sia alle<br />

operazioni di ripristino successive a questo.<br />

Dall’altro lato, droni equipaggiati con sensori specifici, proprio<br />

in virtù della loro maneggevolezza e delle loro caratteristiche<br />

tecniche (ad es. altissima risoluzione spaziale),<br />

permettono di procedere velocemente alla valutazione dei<br />

danni degli edifici grazie ad una osservazione “da vicino”. Il<br />

loro impiego rende possibile una conoscenza dettagliata dei<br />

danni subiti dalle strutture, nonché l’ispezione di porzioni di<br />

queste altrimenti non raggiungibili a causa dei crolli che ne<br />

ostruiscono le vie di accesso o a causa dell’instabilità dell’edificio<br />

gravemente danneggiato, che renderebbe rischiosa<br />

ogni attività al suo interno o nelle sue vicinanze.<br />

Da quanto detto, risulta evidente il supporto che le tecnologie<br />

aerospaziali possono fornire per quegli scenari “fragili”.<br />

Non deve essere sottovalutato l’apporto che queste tecnologie<br />

possono fornire anche in termini di sicurezza per gli<br />

operatori coinvolti, specialmente nelle primissime fasi operative.<br />

Infatti, la campagna di misura a terra per le prime<br />

constatazioni dei danni, oltre a richiedere tempi inevitabilmente<br />

lunghi legati all’orografia del territorio, alla presenza<br />

di macerie di edifici crollati o seriamente danneggiati e<br />

dunque inaccessibili, potrebbe costituire un inaccettabile<br />

rischio di perdite di vita degli operatori coinvolti nelle attività<br />

di rilievo. Si aggiunga a ciò anche la precisione del dato<br />

geospaziale dei satelliti e dei droni, che contribuisce ad una<br />

maggiore precisione e velocità sia dei rilievi, sia della pianificazione<br />

di alcune delle operazioni.<br />

Infine l'utilizzo di tecnologie di telecomunicazione satellitari,<br />

basate sul sistema Athena-Fidus, permetterà di scambiare<br />

dati (ad es. rilievi con UAV), in near real-time, con il<br />

Centro di Controllo ArTeK per una pronta analisi, da remoto,<br />

dei danni ai beni.<br />

È dunque proprio questo il grande valore aggiunto dei sistemi<br />

aerospaziali, ovvero quello di dare in tempi brevi una<br />

visione di insieme del territorio, per apprezzare i danni, i<br />

cambiamenti e fare valutazioni preliminari di insieme (satelliti)<br />

che rappresentano la base per la pianificazione delle<br />

attività di dettaglio (drone), il tutto finalizzato a fornire<br />

un ulteriore supporto ai dati già in possesso del Ministero e<br />

degli organi che hanno competenza in materia.<br />

Abstract<br />

The "ArTeK Emergency" service intends to put itself in support of the institutions<br />

through the use of tools and techniques of the aerospace sector that<br />

feed the knowledge and accuracy of the information already available in Vincoli<br />

in Rete. The purpose of the service is to deliver the risks for the analysis<br />

of the post-emergency context for an objective support to the authorities<br />

involved in the management of safety activities and the safeguarding of cultural<br />

heritage.<br />

Parole chiave<br />

Sistemi di monitoraggio; emergenza; terremoto; droni; satelliti; telerilevamento;<br />

ArTeK<br />

Autore<br />

Annamaria Giovagnoli, annamaria.giovagnoli@gmail.com<br />

RUP del progetto ArTeK<br />

Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, MiBACT, Roma<br />

Nicole Dore, nicole.dore@nais-solutions.it<br />

ArTeK deputy project manager,<br />

Antonio Monteleone, antonio.monteleone@nais-solutions.it<br />

ArTeK project manager,<br />

NAIS, Nextant Applications and Innovative Solutions


DOCUMENTAZIONE<br />

Servizi di monitoraggio tecnologicamente sperimentati<br />

di Antonio Monteleone, Nicole Dore,<br />

Luca Benenati, Lorenzo Bernardi<br />

I Beni Culturali, siano essi<br />

archeologici, architettonici o<br />

paesaggistici, costituiscono un<br />

patrimonio di inestimabile valore che<br />

è necessario tutelare, preservare e<br />

valorizzare. l’Italia è tra i principali<br />

detentori di tale tipo di beni e la loro<br />

eccezionale importanza è ampiamente<br />

riconosciuta anche dall’UNESCO, nella<br />

cui lista sono presenti 53 siti italiani.<br />

Fig. 1 - Il workflow di ArTeK.<br />

Il patrimonio culturale è però in molti casi estremamente<br />

fragile e continuamente esposto a molteplici fattori di<br />

degrado che ne minacciano l’incolumità, anche a causa<br />

della mancanza di adeguate forme di conservazione preventiva.<br />

Tra i fenomeni che rappresentano un rischio di potenziale<br />

degrado dei beni si possono annoverare i fenomeni di natura<br />

idrogeologica, quali calamità naturali (ad es. i terremoti),<br />

deformazioni del suolo (con ripercussioni sulla staticità delle<br />

strutture), fenomeni atmosferici particolarmente violenti<br />

e i cambiamenti climatici, nonché i fenomeni di natura<br />

antropica quali l’urbanizzazione non controllata, l’inquinamento<br />

e i massicci flussi turistici che rappresentano un serio<br />

problema per i beni se non mitigati attraverso l’adozione di<br />

appropriate misure di controllo. A tal proposito un rapporto<br />

dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca<br />

Ambientale), pubblicato nel 2015, fornisce un quadro ben<br />

preciso, quanto critico, del rischio idrogeologico dei beni in<br />

Italia. In tale rapporto si parla, infatti, di circa 29.000 monumenti<br />

compresi in uno scenario di alluvione considerato a<br />

medio rischio, mentre 40.000 sono compresi in uno scenario<br />

soggetto ad eventi meno probabili ma ben più gravi.<br />

Le attuali politiche di conservazione dei beni, nella maggior<br />

parte dei casi, sono oggi affidate a grandi interventi di restauro<br />

e trascurano invece investimenti nella conservazione<br />

preventiva.<br />

L’esecuzione, su base sistematica e continua, di attività di<br />

monitoraggio del territorio e dei beni, abilitata dalle nuove<br />

tecnologie di telerilevamento, fornirebbe una risposta efficace<br />

alle crescenti necessità di salvaguardia del settore,<br />

apportando benefici conoscitivi, conservativi ed economici<br />

utili ad una migliore e più attenta gestione del patrimonio<br />

culturale. L’innovazione tecnologica (nuove tecniche e sistemi<br />

di rilevamento e monitoraggio), unita a quella di processo<br />

(nuovi approcci di gestione e prevenzione), permetterebbe<br />

inoltre di ridurre, ritardare e prevenire il degrado,<br />

contribuendo, allo stesso tempo, alla diminuzione del costo<br />

degli interventi di manutenzione e restauro.<br />

La condizione di instabilità di molti dei nostri beni, ampiamente<br />

evidenziata dal rapporto ISPRA sopra citato, e la necessità<br />

di prevenire il deterioramento e l’insorgere di danni,<br />

rendono opportuna la creazione di un servizio integrato,<br />

ad oggi mancante, che offra strumenti in grado di valutare,<br />

costantemente e su larga scala, lo “stato di salute” e<br />

il rischio di degrado di siti ritenuti di interesse culturale.<br />

La conoscenza della precarietà della condizione dei beni e<br />

delle minacce del territorio, permettono infatti di mettere<br />

in atto azioni di conservazione preventiva, garantendo una<br />

efficace salvaguardia e un considerevole risparmio economico<br />

nel lungo periodo.<br />

IL PROGETTO ArTeK<br />

È nel complesso quadro appena descritto che si inserisce il<br />

progetto ArTeK (Satellite enabled Services for Preservation<br />

16 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 17<br />

and Valorisation of Cultural Heritage), un progetto sviluppato<br />

nell’ambito del programma “Business Applications”<br />

dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), cofinanziato e supportato<br />

dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e le cui attività termineranno<br />

alla fine del <strong>2018</strong>.<br />

ArTeK parte dall’esperienza acquisita nell’ambito di precedenti<br />

progetti che hanno permesso alla NAIS di mettere<br />

a punto procedure, di sviluppare prototipi di catene di<br />

elaborazione di dati satellitari e di individuare, sempre di<br />

più, le specifiche necessità degli utenti finali. Il crescente<br />

sviluppo delle tecnologie satellitari ha infatti permesso di<br />

realizzare, negli ultimi anni, progetti aventi come focus la<br />

sperimentazione sul campo di servizi innovativi a supporto<br />

della salvaguardia del patrimonio culturale. È dunque anche<br />

attraverso progetti come WHERE (World HEritage monitoring<br />

by REmote sensing, progetto cofinanziato dall’Agenzia<br />

Spaziale Italiana (ASI) nell’ambito del Secondo Bando PMI<br />

Tematica “Osservazione della Terra”) e VIDEOR (progetto<br />

autofinanziato con meccanismi di accesso al credito agevolato<br />

del Ministero dello Sviluppo Economico) che è stato<br />

possibile arrivare alla proposizione dei maturi servizi di Ar-<br />

TeK. Ulteriori progetti, quali SIBILLA (Fondo per la Crescita<br />

Sostenibile - Bando “HORIZON 2020” PON I&C 2014-2020),<br />

permetteranno, nell’immediato futuro, di estendere il portfolio<br />

di prodotti ArTeK con indagini rilevanti per la salvaguardia<br />

di siti sommersi, inizialmente applicate e sperimentate<br />

sul parco archeologico sommerso di Baia.<br />

ArTeK si propone come uno strumento avanzato, rivolto ai<br />

responsabili dei siti, a supporto di diversi aspetti, quali:<br />

4la salvaguardia, il servizio core, attraverso un monitoraggio<br />

continuo basato sull’analisi di dati acquisiti su più<br />

livelli (dal satellite ai sensori in loco);<br />

4 la gestione, attraverso la messa in opera di meccanismi<br />

di controllo del sito e analisi del flusso di visitatori<br />

(controllo di attività atipiche nel sito mediante recinzioni<br />

virtuali, analisi dei tempi di sosta presso ciascun monumento<br />

da cui derivare statistiche sul comportamento e<br />

sulle preferenze dei visitatori, ad es. utili a valorizzare<br />

siti archeologici di notevoli dimensioni);<br />

4e la valorizzazione, attraverso la messa in opera di strumenti<br />

avanzati di fruizione, sia in modalità immersiva, su<br />

postazione fissa, che su dispositivi mobili per un supporto<br />

al turismo culturale all’interno del sito.<br />

Fig. 2 - (pag. 18) Civita di Bagnoregio - classificazione della stabilità<br />

degli edifici ottenuta da analisi interferometriche da satellite.<br />

Elaborazione fatta a partire da dati COSMO-SkyMed.<br />

ii) Tecnologie di comunicazione satellitare (SAT-COM):<br />

permettono, in assenza di copertura terrestre, la<br />

trasmissione, al centro di monitoraggio e controllo<br />

ArTeK, dei dati provenienti dalle reti di sensori dislocate<br />

sul campo.<br />

iii) Tecnologie di navigazione satellitare (SAT-NAV):<br />

sono alla base del monitoraggio del flusso dei visitatori.<br />

Inoltre i dati di posizionamento preciso, provenienti<br />

da reti ad hoc o reti GNSS permanenti (ad<br />

esempio la rete GNSS permanente RING dell’INGV o<br />

quelle manutenute dalle diverse Regioni) vengono<br />

assimilate nella catena di elaborazione interferometrica<br />

SAR per migliorarne le prestazioni.<br />

iv) Sensoristica montata su sistemi UAV (Unmanned<br />

Aerial Vehicle): offre vantaggi legati alla flessibilità<br />

di utilizzo e all’altissima risoluzione spaziale che è<br />

possibile raggiungere (dell’ordine di pochi centimetri),<br />

indispensabile laddove la risoluzione spaziale<br />

dei satelliti risulti essere inadeguata. I sensori da<br />

equipaggiare possono inoltre essere scelti sulla base<br />

della specificità della missione (ad esempio sensori<br />

multispettrali).<br />

La piattaforma ArTeK permette l’erogazione di servizi<br />

specifici nel settore dei Beni Culturali basati sull’utilizzo<br />

congiunto di tecnologie spaziali (Osservazione della Terra,<br />

Telecomunicazione, Navigazione) e sui recenti progressi<br />

nel settore ICT, in particolare nelle tecnologie e nelle<br />

applicazioni web orientate ai servizi basate su piattaforme<br />

“cloud”. Grazie all’utilizzo di tali tecnologie sono offerte<br />

nuove possibilità di servizi innovativi, efficaci e integrati<br />

per monitorare, gestire e valorizzare i beni culturali (Fig. 1).<br />

Più in dettaglio, ArTeK utilizza in modo integrato diverse<br />

tecnologie, qui di seguito riportate:<br />

i) tecnologie di osservazione della terra da sensori<br />

satellitari (SAT-EO), sia ottici che radar, con risoluzioni<br />

spaziali adeguate al dominio in questione (sia<br />

VHR – Very High Resolution - che HR - High Resolution):<br />

sono usate per identificare e monitorare molti<br />

fenomeni di degrado che insistono sui beni e valutare<br />

le minacce specifiche oltre che per identificare i<br />

cambiamenti intercorsi nel tempo ed effettuare valutazioni<br />

circa le condizioni dei siti.<br />

Fig.3 - (pag. 18) Tivoli - esempio di classificazione del suolo mediante<br />

dati satellitari. Elaborazione fatta a partire da dati Pléiades.


Fig. 4 - Villa Adriana - WebGIS. Visualizzazione di foto geotaggate e<br />

del layer di vulnerabilità globale dei monumenti archeologici.<br />

v) Strumentazione in situ: sensori installati in loco per<br />

un monitoraggio su scala locale di edifici, complessi<br />

ed aree (ricevitori GNSS, accelerometri, inclinometri,<br />

fessurimetri, pluviometri, stazioni di qualità<br />

dell’aria, ecc.) che vengono utilizzati in caso di criticità<br />

che richiedono un monitoraggio continuo (ad<br />

esempio con misurazioni a frequenze giornaliere) e<br />

puntuale.<br />

Il telerilevamento, da satellite o drone, così come l’integrazione<br />

con informazioni provenienti da sensori installati<br />

in loco, ha dimostrato di essere un eccellente strumento a<br />

supporto delle più tradizionali attività di salvaguardia, normalmente<br />

basate su ispezioni visive condotte sul campo da<br />

esperti. La principale differenza tra l’impiego delle tecnologie<br />

satellitari da una parte, e i più tradizionali approcci<br />

dall’altra, è in primo luogo legata alla possibilità di ottenere,<br />

attraverso l’uso dei primi, informazioni oggettive su più<br />

vaste aree, rispetto alle più puntuali informazioni fornite<br />

dai secondi.<br />

Le diverse coperture spaziali delle tre tipologie di osserva-<br />

Fig. 5 - Villa Adriana - Piccole Terme. Identificazione della firma spettrale delle patine biologiche sulle<br />

coperture a partire da sensore multispettrale montato su drone.<br />

zione usata da ArTeK (da coperture di vaste aree a informazioni<br />

puntuali), congiuntamente a ispezioni effettuate in<br />

loco per il monitoraggio di alcuni parametri ambientali (ad<br />

esempio variazioni colorimetriche delle superfici dei monumenti<br />

dovute alla presenza di particolato nell’aria) o per<br />

la registrazione dello stato di conservazione dei singoli monumenti<br />

(calcolo della loro vulnerabilità), hanno condotto<br />

alla definizione di una metodologia che permette di affidare<br />

nelle mani del gestore di un sito preziose informazioni sia a<br />

livello territoriale, sia a livello degli elementi costituenti il<br />

singolo monumento.<br />

La molteplicità di dati acquisiti su più livelli (satellite, UAV,<br />

sensori in situ, ispezioni visive e diagnostiche) è inoltre supportata<br />

dall’integrazione con dati provenienti da database<br />

istituzionali certificati, conferendo alle informazioni gestite<br />

e divulgate da ArTeK un ulteriore valore aggiunto.<br />

ArTeK, in virtù dell’interoperabilità con il Sistema Informativo<br />

Territoriale “Carta del Rischio”, gestito dall’ISCR (Istituto<br />

Superiore per la Conservazione ed il Restauro), consente<br />

infatti di correlare dati e informazioni di varia natura in<br />

modo più completo al fine di gestire il patrimonio nazionale<br />

attraverso un più accurato ed efficiente monitoraggio e<br />

controllo dell’integrità dei beni.<br />

IL MODELLO DI FUNZIONAMENTO<br />

Il modello operativo alla base di ArTeK associa a un dato<br />

sito culturale un certo numero di minacce specifiche del<br />

sito stesso. Le minacce vengono selezionate di concerto con<br />

il gestore del sito o proposte dal team ArTeK sulla base di<br />

analisi preliminari. A ciascuna minaccia è associato un certo<br />

numero di tipi di indagine che possono essere richieste per<br />

valutare e monitorare nel tempo lo stato della minaccia.<br />

Il portfolio di tipi di indagini correntemente supportate da<br />

ArTeK è ispirato ai fenomeni specificati nei tre domini di<br />

pericolosità (statico-strutturale, ambiente-aria e antropico)<br />

della Carta del Rischio e prevede l’uso integrato di dati<br />

satellitari ad alta e altissima risoluzione, sia ottici che radar,<br />

per l’analisi del cambiamento su larga scala e di dati<br />

multispettrali da drone per il supporto alla valutazione del<br />

danno dei monumenti.<br />

Nel dominio statico-strutturale viene<br />

valutato l’impatto da attività<br />

franose, la perimetrazione di aree<br />

soggette a movimento del terreno e<br />

l’individuazione degli edifici instabili<br />

e della relativa criticità (Fig. 2),<br />

mappe di danno in seguito ad eventi<br />

catastrofici (terremoti, mareggiate,<br />

tempeste, trombe d’aria, ecc.),<br />

l’impatto delle variazioni della linea<br />

costiera sui beni culturali.<br />

Nel dominio ambiente aria viene valutata<br />

la pericolosità territoriale e rischio<br />

individuale legata ai fenomeni<br />

di annerimento, recessione superficiale<br />

e stress-fisico.<br />

Infine, nel dominio antropico, viene<br />

effettuata la mappatura di nuovi<br />

edifici per monitorare fenomeni<br />

di urbanizzazione non controllata,<br />

la valutazione del cambio d’uso<br />

del suolo per valutare eventuali<br />

cambiamenti di destinazione<br />

del territorio circostante (Fig. 3)<br />

il sito e la pressione antropica.<br />

Il progetto, oltre a sviluppare prodotti<br />

e tipologie di analisi specificamente<br />

dedicate alla salvaguardia dei beni<br />

18 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 19<br />

culturali, ha messo a punto una piattaforma web, organizzata<br />

in due sezioni principali rispettivamente dedicate<br />

alla Salvaguardia e alla Fruizione.<br />

La piattaforma rende possibili alcune operazioni, fra cui<br />

la richiesta di specifiche indagini da attivare sul sito di<br />

propria competenza, sia già presenti nel portfolio ArTeK<br />

sia create ad hoc sulla base delle specificità dell’area.<br />

Tale piattaforma permette non solo di visualizzare i report<br />

contenenti il risultato derivato dalle indagini che<br />

sono state richieste, ma permette anche di visualizzare<br />

tali risultati attraverso uno strumento web GIS. La piattaforma<br />

permette perciò di visualizzare, gestire, interrogare<br />

e condividere (tra utenti della stessa organizzazione<br />

e tra coloro che ne hanno l’autorizzazione) informazioni<br />

e documenti su luoghi e beni di propria competenza<br />

e, in virtù dell’interoperabilità con il sistema “Carta del<br />

Rischio” permette l’accesso ad informazioni relative alla<br />

vulnerabilità di ciascun singolo bene (Fig.4) e ai danni ad<br />

esso associati, contribuendo, dunque, alla pianificazione<br />

di campagne specifiche via drone o di ulteriori analisi da<br />

satellite, queste ultime finalizzate alla comprensione delle<br />

possibili cause del fenomeno di degrado osservato su<br />

uno specifico bene. Si pensi ad esempio alla presenza di<br />

quadri fessurativi sulle coperture o sulle pareti, le cui possibili<br />

cause potrebbero essere rintracciate nei fenomeni di<br />

instabilità del terreno con ripercussioni sul bene medesimo,<br />

la cui lettura può quindi essere resa possibile grazie<br />

ad indagini su ampia scala sia spaziale sia temporale.<br />

I SITI ATTUALMENTE MONITORATI<br />

I siti che attualmente sono sottoposti al monitoraggio di<br />

ArTeK sono stati selezionati sulla base delle specifiche<br />

minacce di ciascuno di questi. Ciò permette di testare il<br />

sistema in molteplici scenari, qui di seguito brevemente<br />

presentati:<br />

4 Tivoli: identificazione della variazione delle coperture<br />

dei tetti nel centro storico e individuazione di nuove<br />

costruzioni sul territorio comunale;<br />

4 Villa Adriana: individuazione di vegetazione infestante<br />

sulle coperture dei monumenti archeologici, analisi<br />

della stabilità strutturale di questi, mappatura del<br />

relativo quadro fessurativo, e individuazione di patine<br />

biologiche (Fig.5);<br />

4 Civita di Bagnoregio: movimenti del terreno e relativa<br />

stabilità degli edifici della rocca. In questo sito è<br />

stata installata una sensoristica per la registrazione dei<br />

dati di scivolamento del terreno (argille), registrazione<br />

dei parametri ambientali e installazioni di fessurimetri<br />

(banco tufaceo) e inclinometri (ponte di accesso alla<br />

rocca) (Fig.6);<br />

4 Matera: monitoraggio dei versanti del torrente Gravina,<br />

stabilità strutturale dei Sassi;<br />

4 Gianola: monitoraggio della variazione della linea di<br />

costa ed impatto sui resti archeologici prossimi al mare<br />

e all’azione di questo, e quadro fessurativo;<br />

4 Baia: monitoraggio del fenomeno del bradisismo e ripercussioni<br />

dei movimenti del terreno sugli edifici per l’area<br />

di Baia-Terme e Baia-Castello. Anche in questi due siti<br />

sono stati installati fessurimetri e inclinometri, oltre a<br />

una stazione di monitoraggio di qualità dell’area.<br />

Per concludere, a fronte dell’attuale situazione nella<br />

quale operano gli utenti finali, caratterizzata da approcci<br />

piuttosto frammentati di intervento, l’elemento innovativo<br />

dei tre servizi di ArTeK consiste nel rendere possibili attività<br />

periodiche e sistematiche di rilevamento e monitoraggio<br />

di fenomeni dannosi e rilevare quindi, prontamen-<br />

Fig. 6 - Civita di Bagnoregio - WebGIS. Interrogazione, direttamente sul GIS,<br />

di uno dei sensori installati sul sito (fessurimetro).<br />

te, alcuni fenomeni potenzialmente latori di gravi danni sui<br />

beni sotto osservazione. La visione globale del territorio sul<br />

quale il bene è collocato, nonché la piena consapevolezza<br />

dello stato di conservazione di un bene, permette inoltre<br />

ad ArTeK di proporre piani di manutenzione preventiva dei<br />

siti. Attività conservative condotte a regolari cadenze temporali<br />

(sulla base della ripetitività del fenomeno dannoso)<br />

permettono infatti di preservare quanto più a lungo possibile<br />

il bene stesso ed evitare, quindi, l’attività di restauro<br />

di per sé invasiva. Quest’ultima comporta, infatti, non solo<br />

un enorme dispendio in termini di costi di pianificazione e<br />

di esecuzione dell’intervento, ma anche una perdita di introiti<br />

per via della diminuzione del numero dei visitatori del<br />

sito durante il periodo dei lavori, nonché di altri valori non<br />

quantificabili ma identificabili nella mancata fruizione dei<br />

visitatori e nei conseguenti costi di “rilancio” dell’immagine<br />

del sito/monumento.<br />

Abstract<br />

ArTeK starts from the experience gained in previous projects that allowed NAIS<br />

to develop procedures, develop prototypes of satellite data processing chains<br />

and to identify, more and more, the specific needs of end users. The growing development<br />

of satellite technologies has in fact allowed to realize, in the last few<br />

years, projects focusing on experimentation on the field of innovative services<br />

to support the safeguarding of cultural heritage.<br />

Parole chiave<br />

Servizi di monitoraggio; ArTeK; tecnologie geospaziali; patrimobio culturale;<br />

salvaguarda; gestione; valorizzazione<br />

Autore<br />

Antonio Monteleone, antonio.monteleone@nais-solutions.it<br />

ArTeK project manager,<br />

Nicole Dore, nicole.dore@nais-solutions.it<br />

ArTeK deputy project manager,<br />

Luca Benenati, luca.benenati@nais-solutions.it<br />

EO data analyst,<br />

Lorenzo Bernardi, lorenzo.bernardi@nais-solutions.it<br />

EO data analyst,<br />

NAIS, Nextant Applications and Innovative Solutions


SCHEDA TECNICA<br />

L’utilizzo dei droni nel<br />

settore dei Beni Culturali<br />

e loro integrazione nello<br />

Spazio Aereo Nazionale<br />

Il ruolo di Enav nel progetto<br />

L’<br />

utilizzo integrato delle<br />

tecnologie aerospaziali<br />

e dei droni rappresentano<br />

oggi uno<br />

strumento molto efficace per<br />

il monitoraggio ed il telerilevamento<br />

su larga scala del nostro<br />

patrimonio storico e culturale.<br />

Tuttavia, per rendere<br />

sempre più efficiente e sicuro<br />

il loro utilizzo, le operazioni<br />

relative al monitoraggio di<br />

prossimità condotte con l’uso<br />

dei droni devono essere regolamentate<br />

ed integrate in maniera<br />

idonea nel cosiddetto<br />

U-Space nazionale. Negli ultimi<br />

anni, grazie anche a un<br />

impulso derivante dalle attività<br />

di Ricerca e Sviluppo,<br />

sono state messe a punto<br />

nuove tecnologie e sistemi<br />

in grado di rispondere più<br />

efficacemente ed efficientemente<br />

ai requisiti del settore<br />

dei BBCC soprattutto<br />

in materia di salvaguardia<br />

e conservazione del patrimonio<br />

culturale. In questo<br />

contesto l’utilizzo integrato<br />

di tecnologie aerospaziali<br />

ha iniziato a giocare un ruolo<br />

sempre più importante.<br />

Esse rappresentano oggi uno<br />

strumento molto efficace<br />

per il monitoraggio ed il telerilevamento<br />

su larga scala<br />

del nostro patrimonio storico<br />

e culturale permettendoci<br />

di costruire e manutenere<br />

(con dati già in formato digitale)<br />

un quadro completo<br />

e costantemente aggiornato<br />

sullo “stato di salute” e il<br />

rischio di danneggiamento e<br />

deterioramento dei diversi<br />

siti/aree ritenuti di interesse.<br />

Tra queste nuove tecnologie<br />

applicative, disponibili<br />

anche per il settore dei beni<br />

culturali, si evidenzia l’utilizzo<br />

sempre più diffuso di<br />

piattaforme e dati derivanti<br />

da sensori e servizi satellitari<br />

di ultima generazione<br />

e, soprattutto negli ultimi<br />

anni, sempre più anche dal<br />

“monitoraggio di prossimità”<br />

effettuato con l’uso dei<br />

cosiddetti “droni” o “APR”<br />

(Aeromobili a Pilotaggio Remoto).<br />

Queste piattaforme<br />

sono in pratica dei velivoli<br />

privi di pilota a bordo, generalmente<br />

comandati a<br />

distanza, che stanno rivoluzionando<br />

l’indagine archeologica<br />

con applicazioni<br />

sempre più sofisticate nel<br />

dominio del cosiddetto “archaeological<br />

remote sensing<br />

and close range digital photogrammetry”.<br />

Utilizzati in<br />

origine maggiormente per<br />

le operazioni di ricognizione<br />

e sorveglianza militare,<br />

oggi l’impiego dei droni<br />

interessa molteplici ambiti<br />

applicativi, quali per esempio:<br />

agricoltura, salvaguardia<br />

dell’ambiente, operazioni<br />

di forze dell’ordine e<br />

protezione civile, monitoraggio<br />

delle infrastrutture<br />

critiche, ricerca e soccorso,<br />

cinema e molti altri ancora.<br />

Nel campo d’interesse storico<br />

e archeologico, il drone,<br />

è già oggi adoperato secondo<br />

diverse modalità, in base<br />

alle specifiche esigenze e<br />

finalità di studio. Può essere<br />

impiegato, per esempio,<br />

per mappare siti remoti per<br />

ricostruire immagini tridimensionali<br />

o per monitorare<br />

alcune aree archeologiche<br />

e, ancora, per individuare e<br />

monitorare siti difficilmente<br />

raggiungibili. Più in generale<br />

il drone è uno strumento<br />

che, in archeologia, facilita<br />

enormemente le operazioni<br />

di ricognizione aerea, una<br />

fase fondamentale del lavoro<br />

sul campo dell’archeologo<br />

ma anche di chi lavora<br />

nel settore della conservazione<br />

e salvaguardia, che<br />

permette di ottenere una<br />

quantità di informazioni utili,<br />

sul sito d’interesse, con<br />

l’impiego di diverse tecniche<br />

di prospezione non invasive<br />

e scalabili in funzione<br />

delle specifiche esigenze<br />

ed obiettivi.<br />

A partire da questo tipo di<br />

utilizzo già consolidato,<br />

negli ultimi anni sono state<br />

ulteriormente sviluppate<br />

tutta una serie di tecnologie<br />

innovative e di nuovi<br />

sensori che rendono queste<br />

piattaforme ancora più<br />

interessanti ed in grado di<br />

condurre tutta una serie di<br />

analisi più specializzate che<br />

possono fornire un’incredibile<br />

quantità di ulteriori<br />

informazioni derivanti da<br />

rilievi “di prossimità”.<br />

Controllati da terra (anche<br />

attraverso sistemi di controllo<br />

del volo automatizzati),<br />

questi velivoli possono<br />

registrare immagini ad alta<br />

risoluzione con la strumentazione<br />

fotogrammetrica<br />

più classica o raccogliere<br />

dati con molti altri tipi di<br />

sensori di nuova generazione<br />

(e.g. thermal, infrared,<br />

multispectral/hyperspectral<br />

sensors etc.) in grado<br />

di acquisire, sulla base delle<br />

specifiche e sempre più<br />

raffinate esigenze, dati di<br />

diversa natura attraverso<br />

sistemi sempre più sofisticati<br />

e miniaturizzati. Il vantaggio<br />

principale di questa<br />

nuova generazione di strumenti<br />

è insito anche nel poter<br />

ottenere dati di estremo<br />

dettaglio con tempi di elaborazione<br />

e costi notevolmente<br />

ridotti rispetto alle<br />

tecniche di rilievo/monitoraggio<br />

più tradizionali. Ed<br />

infatti, il sempre maggiore<br />

utilizzo dei droni sta favorendo,<br />

parallelamente, lo<br />

sviluppo di software applicativi<br />

per l’elaborazione<br />

dei dati ricavati attraverso<br />

tecniche di “remote sensing<br />

and close range digital photogrammetry”<br />

sempre più<br />

sofisticate, avanzate ed, al<br />

contempo, fruibili ed a basso<br />

costo.<br />

Ma se per cogliere tutte<br />

queste opportunità offerte<br />

dalle nuove tecniche di remote<br />

sensing and close range<br />

digital photogrammetry<br />

non c’è più bisogno di forti<br />

investimenti economici, per<br />

operare questi nuovi strumenti<br />

è però necessario un<br />

adeguato bagaglio di conoscenze<br />

tecnico-scientifiche<br />

ed anche operative che necessita<br />

di skill appropriati e<br />

formazione. La conoscenza<br />

della collegata normativa,<br />

con tutti gli aggiornamenti<br />

che si susseguono, è inevitabile,<br />

così come l’assolvimento<br />

di tutte le procedure<br />

ENAC (Ente Nazionale Avia-<br />

20 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 21<br />

zione Civile), per l’iscrizione<br />

nel registro nazionale<br />

degli operatori APR. I droni,<br />

da un punto di vista legislativo,<br />

sono infatti classificati<br />

come mezzi aerei e<br />

pertanto, come tutti gli<br />

aeromobili, sono soggetti ai<br />

codici della navigazione ed<br />

alle norme e regolamenti<br />

emessi dall’ENAC. In questo<br />

contesto l’Italia rappresenta,<br />

nel quadro europeo, una<br />

eccezione positiva dal momento<br />

che sin dal 2013, anticipando<br />

le iniziative degli<br />

altri paesi della UE, l’ENAC<br />

ha emesso un regolamento<br />

specifico (aggiornato poi<br />

negli anni successivi) che<br />

definisce i requisiti da soddisfare<br />

per l’impiego degli<br />

APR per consentire operazioni<br />

sicure e favorire una<br />

sperimentazione adeguata<br />

nell’ottica di supportare lo<br />

sviluppo di questa nuova<br />

tecnologia e delle sue applicazioni<br />

nei diversi domini.<br />

Per poter consentire delle<br />

operazione di volo in aree<br />

sensibili o critiche, a livello<br />

nazionale l’ENAC sta supportando<br />

l’implementazione<br />

di un sistema di registrazione<br />

che individua le caratteristiche<br />

tecniche dei droni<br />

operanti nello spazio aereo<br />

nazionale, di un sistema di<br />

sorveglianza, monitoraggio<br />

e perimetrazione delle<br />

traiettorie di volo (detto<br />

geo-fencing), dei collegati<br />

servizi di gestione delle<br />

operazioni, dei sistemi di<br />

separazione con altri aeromobili<br />

e della infrastruttura<br />

tecnologica a supporto.<br />

L’insieme delle componenti<br />

tecnologiche menzionate<br />

e dei correlati servizi sono<br />

denominati a livello internazionale<br />

Unmanned Aerial<br />

Vehicle Traffic Management<br />

(UTM) o U-Space a livello<br />

europeo.<br />

In forza della convenzione<br />

nazionale recentemente<br />

sottoscritta fra ENAC ed<br />

ENAV, quest’ultima si è impegnata<br />

a definire e porre<br />

in essere le modalità di<br />

erogazione dei servizi UTM,<br />

mediante lo sviluppo di<br />

una innovativa piattaforma<br />

tecnologica che consenta<br />

l’integrazione di molteplici<br />

e articolate tecnologie abilitanti<br />

il volo degli APR nello<br />

spazio aereo nazionale per<br />

far si che le operazioni collegate<br />

possano svolgersi in<br />

sicurezza e in conformità ai<br />

regolamenti vigenti.<br />

Sulla base di quanto sancito<br />

nell’ambito della Convenzione<br />

sottoscritta con<br />

ENAC, il Gruppo ENAV sarà<br />

il fornitore e l’esercente<br />

del servizio UTM nazionale<br />

e di tutte le sue componenti<br />

infrastrutturali e tecnologiche<br />

incluse le attività<br />

propedeutiche all’avvio del<br />

servizio al fine di consentire<br />

ad ENAC la regolamentazione<br />

delle operazioni APR.<br />

Attraverso lo sviluppo di una<br />

piattaforma ad hoc, ENAV<br />

integrerà tutte le tecnologie<br />

necessarie per fornire i<br />

servizi UTM per tutti gli APR<br />

cooperanti (i.e. registrati,<br />

autenticati e identificati)<br />

nei volumi di spazio aereo<br />

aperti al traffico dei droni<br />

secondo la regolamentazione<br />

vigente.<br />

La capacità di fornire il<br />

servizio UTM rappresenta,<br />

a livello nazionale, anche<br />

il presupposto per la rimozione<br />

dei limiti normativi<br />

attualmente vigenti che impediscono<br />

il volo autonomo<br />

e le cosiddette operazioni<br />

«Beyond Visual Line of Sight<br />

(BVLOS).<br />

L’utenza di riferimento del<br />

sistema UTM nazionale sarà<br />

dunque rappresentata da<br />

tutti quegli operatori che<br />

utilizzano droni di piccole<br />

dimensioni (i.e. sotto i<br />

25Kg). Ad oggi, oltre ai beni<br />

culturali, sono particolarmente<br />

interessati a questi<br />

sviluppi importanti operatori<br />

nei settori della logistica<br />

e nel monitoraggio di grandi<br />

infrastrutture distribuite sul<br />

territorio quali Energy, Oil<br />

& Gas, Communication eccetera.<br />

L’utilizzo dei droni per uso<br />

professionale è in grande<br />

sviluppo e le stime sui prossimi<br />

anni evidenziano una<br />

crescita davvero importante.<br />

Il livello di penetrazione che<br />

possiamo aspettarci dunque<br />

per l’utilizzo sempre più<br />

esteso dei droni per il monitoraggio<br />

e la salvaguardia<br />

dei BBCC dipende da un certo<br />

numero di fattori, tra cui<br />

la disponibilità di sensori<br />

e servizi a valore aggiunto<br />

in corrispondenza con l’evoluzione<br />

tecnologica dei<br />

mezzi ed in anticipo rispetto<br />

alla domanda di mercato<br />

per missioni sempre più<br />

lunghe e complesse, ad un<br />

costo sostenibile in base ai<br />

profili d’utenza. Il tutto in<br />

stretto coordinamento con<br />

il regolatore, che progressivamente<br />

rimuoverà i vincoli<br />

oggi definiti per garantire la<br />

conduzione delle operazioni<br />

in piena sicurezza.<br />

In questo scenario, a partire<br />

dalla fine del <strong>2018</strong> è prevista<br />

in Italia la registrazione<br />

obbligatoria dei droni di<br />

peso superiore ai 250 grammi<br />

(anche quelli usati per<br />

hobby/divertimento).<br />

L’Italia sarà probabilmente<br />

fra i primi paesi europei a<br />

dotarsi di un sistema nazionale<br />

di gestione del traffico<br />

di droni (UTM). Con questa<br />

piattaforma sarà possibile<br />

offrire agli operatori un<br />

accesso sicuro ai cieli nazionali<br />

ed il cosiddetto U-<br />

Space italiano avrà un ruolo<br />

di catalizzatore importante<br />

per l’ulteriore sviluppo<br />

nell’uso dei droni in Italia<br />

e sarà la chiave per migliorare<br />

le operazioni dei droni<br />

garantendo una coesistenza<br />

sicura con l’aviazione commerciale.<br />

Per raggiungere<br />

questi obiettivi, una collaborazione<br />

perfetta tra tutti<br />

gli stakeholder coinvolti<br />

sarà fondamentale.<br />

Autore<br />

ENAV S.p.A.<br />

Via Salaria, 716 – 00138 Roma<br />

Tel. +39 06 81661<br />

www.enav.it<br />

Parole chiave<br />

Apr; droni; monitoraggio di prossimità;<br />

remote sensing; servizi UTM; patrimonio<br />

culturale


SCHEDA TECNICA<br />

Il sistema informativo<br />

territoriale della Carta<br />

del Rischio del Patrimonio<br />

Monumentale<br />

Il ruolo di ISCR nel progetto ArTeK<br />

L’<br />

Istituto Superiore per<br />

la Conservazione ed<br />

il Restauro (ISCR),<br />

istituito con DM del 7<br />

ottobre 2008, è organo tecnico<br />

del Ministero dei beni e<br />

delle attività culturali e del<br />

turismo ed afferisce alla Direzione<br />

Generale Educazione<br />

e Ricerca; è specializzato nel<br />

campo del restauro e della<br />

conservazione delle opere<br />

d’arte e del patrimonio culturale.<br />

Presso I’ISCR opera la<br />

Scuola di Alta Formazione,<br />

denominata SAF, di cui all’articolo<br />

9 del decreto legislativo<br />

20 ottobre 1998, n. 368 e<br />

successive modificazioni. Alla<br />

SAF compete l’attività formativa<br />

dei futuri restauratori<br />

secondo quanto riportato nel<br />

D. Lgs 42 del 22 gennaio 2004<br />

“Codice dei beni culturali e<br />

del paesaggio”. L’importanza<br />

dell’Istituto consiste nell’unicità<br />

di un organismo in cui<br />

si svolgono contemporaneamente<br />

la ricerca, la formazione<br />

e l’attività sistematica<br />

e continua di restauro e di<br />

sperimentazione.<br />

Nell’ambito del progetto Ar-<br />

TeK, l’IsCR ha messo a disposizione<br />

il Sistema Informativo<br />

Territoriale della “Carta<br />

del rischio del Patrimonio<br />

Monumentale”, un insieme<br />

di banche dati (GIS) che documenta<br />

la vulnerabilità del<br />

patrimonio, monumentale e<br />

archeologico, distribuito nelle<br />

città storiche e nel territorio<br />

italiano in relazione ai<br />

principali fenomeni di rischio<br />

naturale (terremoti, frane,<br />

alluvioni, condizioni meteoclimatiche,<br />

inquinamento)<br />

e antropico (furti, incendi,<br />

abuso turistico). Scopo della<br />

Carta del Rischio è la definizione<br />

di una politica programmata<br />

di interventi conservativi,<br />

di manutenzione e<br />

di restauro, che tenga conto<br />

delle risorse economiche<br />

disponibili in rapporto alle<br />

necessità di prevenzione e<br />

di intervento nei musei, nelle<br />

chiese, nei palazzi storici<br />

e nelle aree archeologiche.<br />

Carta del Rischio è anche<br />

parte integrante del progetto<br />

Vincoli in rete, il progetto,<br />

che si basa sulle applicazioni<br />

informatiche esistenti nel Mi-<br />

BAC, consente l’accesso, ad<br />

utenti autorizzati e a diverse<br />

tipologie di professionisti, in<br />

consultazione e gestione degli<br />

atti di tutela dei beni culturali<br />

a partire dai Beni Architettonici<br />

e Archeologici per<br />

proseguire con i Beni Paesaggistici.<br />

Infine saranno implementate<br />

campagne di schedatura<br />

in siti architettonici<br />

e archeologici per valutarne<br />

lo stato di conservazione<br />

ovvero al loro vulnerabilità.<br />

Per ArTeK sono stati sviluppati<br />

servizi di consultazione/<br />

visualizzazione, sia cartografiche<br />

che alfanumeriche, dei<br />

dati delle schede di vulnerabilità<br />

(classica – stato di conservazione)<br />

di 1° e 2° livello.<br />

I servizi cartografici sono<br />

pubblicati attraverso Geoserver<br />

con standard OGC, WMS/<br />

WFS; la rappresentazione dei<br />

beni immobili è puntuali, con<br />

le informazioni relative alle<br />

schede di:<br />

4Vulnerabilità A: globale,<br />

strutturale, superficiale<br />

4Vulnerabilità MA: globale<br />

In totale ci sono 4 layer puntuali:<br />

1 Vulnerabilità A globale<br />

2 Vulnerabilità A strutturale<br />

3 Vulnerabilità A superficiale<br />

4 Vulnerabilità MA globale<br />

Tematizzati in base alle classi<br />

di vulnerabilità nella tabella<br />

in basso.<br />

Schede A<br />

Schede MA<br />

Classe Indice Min Indice Min Indice Max Indice Max Colore<br />

Bassa -0,5 0 2 Verde<br />

Media -0,5 1,5 2 3,5 Giallo<br />

Alta 1,5 3,5 Rosso<br />

Autore<br />

Istituto Superiore per la<br />

Conservazione ed il Restauro<br />

is-cr.segreteria@beniculturali.it<br />

Via di SaIn Michele, 25<br />

00153 Roma<br />

Tel. 06 67236300<br />

Fax 06 67236409<br />

Parole chiave<br />

ArTeK; Carta del Rischio; servizi cartografici;<br />

GIS; Beni culturali; Beni architettonici;<br />

Beni archeologici; Beni paesaggistici;<br />

rischio; vulnerabilità<br />

22 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 23


SCHEDA TECNICA<br />

Integrazione di dati ambientali<br />

per monitorare lo stato di<br />

conservazione e il rischio di<br />

degrado dei beni culturali<br />

Il ruolo di ISPRA nel progetto ArTeK<br />

Recessione superficiale (μm) stimata per Villa Adriana.<br />

L’<br />

ISPRA, istituito con<br />

legge n 112 del 25<br />

giugno 2008, è un<br />

ente pubblico di ricerca,<br />

dotato di personalità giuridica,<br />

autonomia tecnica,<br />

scientifica, organizzativa,<br />

finanziaria, gestionale, amministrativa,<br />

patrimoniale e<br />

contabile.<br />

I principali compiti attribuiti<br />

ad ISPRA riguardano<br />

tra gli altri il monitoraggio<br />

dello stato dell’ambiente,il<br />

controllo delle fonti e dei<br />

fattori di inquinamento,<br />

nonché la raccolta, l’organizzazione<br />

e la diffusione<br />

dei dati ambientali.<br />

Il ruolo di ISPRA nell’ambito<br />

del progetto ArTeK è di<br />

garantire l’integrazione dei<br />

dati ambientali presenti su<br />

banche dati nazionali e regionali,<br />

al fine di monitorare<br />

lo stato di conservazione<br />

e il rischio di degrado di<br />

quei beni potenzialmente<br />

sottoposti ad una maggiore<br />

aggressione ambientale naturale<br />

e/o antropica.<br />

In particolare, all’interno<br />

del sistema ArTeK, sono stati<br />

analizzati gli effetti delle<br />

deposizioni di particolato<br />

atmosferico, degli inquinanti<br />

gassosi e dei parametri<br />

climatici sui beni culturali<br />

nei cinque siti pilota considerati<br />

nel progetto.<br />

Sono stati raccolti i dati registrati<br />

dalle centraline di<br />

monitoraggio della qualità<br />

dell’aria e dalle stazioni<br />

meteorologiche presenti sul<br />

territorio nazionale e, con<br />

la collaborazione di ARPA<br />

Lazio e ARPA Campania, anche<br />

i dati prodotti dai modelli<br />

FARM e CHIMERE. Le<br />

concentrazioni di biossido<br />

di azoto (NO 2<br />

), ozono (O 3<br />

),<br />

biossido di zolfo (SO 2<br />

), particolato<br />

atmosferico (PM 10<br />

)<br />

e i dati climatici (temperatura,<br />

umidità relativa e<br />

precipitazioni) sono stati<br />

utilizzati per l’elaborazione<br />

della pericolosità territoriale<br />

associata al fenomeno di<br />

recessione superficiale (Fig.<br />

1), applicando la specifica<br />

funzione dose-risposta fornita<br />

dalla letteratura.<br />

Le concentrazioni di PM10<br />

sono state inoltre utilizzate<br />

per la stima del potenziale<br />

sporcamento superficiale<br />

dei beni esposti in ciascun<br />

sito.<br />

I dati di pericolosità sono<br />

stati successivamente correlati<br />

alla distribuzione dei<br />

beni architettonici ed archeologici<br />

presenti nei siti<br />

di interesse e contenuti<br />

nella banca dati VIR (Vincoli<br />

in Rete) per la stima del<br />

rischio territoriale. Il potenziale<br />

rischio individuale<br />

di un singolo bene è stato<br />

invece valutato attraverso<br />

la correlazione tra la pericolosità<br />

stimata e le informazioni<br />

sullo stato di conservazione<br />

dei beni stessi,<br />

ottenute sulla base dei dati<br />

rilevati attraverso le schede<br />

di vulnerabilità del Sistema<br />

Informativo Territoriale della<br />

Carta del Rischio del Patrimonio<br />

Culturale.<br />

Per quanto riguarda il rischio<br />

derivante da attività<br />

antropiche sono state fornite<br />

la localizzazione degli<br />

Impianti a Rischio di incidente<br />

Rilevante (D.Lgs 105<br />

del 26/6/2015) e le relative<br />

aree di danno dichiarate dai<br />

gestori degli stabilimenti.<br />

Infine all’interno del progetto,<br />

ISPRA si è anche occupata<br />

della identificazione<br />

e valutazione dei natural<br />

hazard che interessano i siti<br />

culturali oggetto di studio,<br />

mediante la creazione di<br />

mappe tematiche: di pericolosità<br />

per frane, estratte<br />

dai dati dell’Inventario dei<br />

Fenomeni Franosi in Italia<br />

(Progetto IFFI) e dai Piani di<br />

Assetto idrogeologico (PAI);<br />

di pericolosità idraulica,<br />

aree cioè che potrebbero<br />

essere interessate da alluvioni<br />

secondo gli scenari<br />

previsti dal D.Lgs. 49/2010<br />

di recepimento della Direttiva<br />

Alluvioni 2007/60/<br />

CE; di pericolosità sismica,<br />

(Classificazione Sismica nazionale,<br />

2015) ed il relativo<br />

valore di PGA (Peak Ground<br />

Acceleration) dalla griglia<br />

INGV.; di pericolosità vulcanica<br />

fornita in tre distinte<br />

classi (bassa, media, elevata).<br />

Autore<br />

Istituto Superiore per la Protezione<br />

e la Ricerca Ambientale - ISPRA<br />

http://www.isprambiente.gov.it<br />

Parole chiave<br />

Monitoraggio ambientale; Beni culturali;<br />

conservazione; rischio; degrado<br />

24 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 25<br />

Soluzioni e Tecnologie<br />

Geografiche per<br />

la Trasformazione<br />

Digitale<br />

www.esriitalia.it


SCHEDA TECNICA<br />

Monitoraggio multispettrale del<br />

territorio da aereo, elicottero e droni<br />

Il ruolo di SUPERELECTRIC nel progetto ArTeK<br />

Fondata nel 1989, SUPE-<br />

RELECTRIC S.r.l. opera<br />

da oltre 15 anni nel<br />

settore del monitoraggio<br />

multispettrale del territorio<br />

da aereo ed elicottero. SU-<br />

PERELECTRIC produce spettrometri<br />

ad alta risoluzione<br />

specificatamente sviluppati<br />

per Droni (POLIFEMO). Gli<br />

spettrometri prodotti da SU-<br />

PERELECTRIC soddisfano le<br />

attuali richieste di monitoraggio<br />

multispettrale dell’Agricoltura<br />

di Precisione,<br />

delle applicazioni per la Tutela<br />

e la Protezione dei Beni<br />

Culturali e del Monitoraggio<br />

Ambientale in genere.<br />

Nell’ambito del progetto<br />

ArTeK, a SUPERELECTRIC è<br />

affidato il compito di produrre<br />

i dati georeferenziati<br />

ad alta risoluzione (immagini<br />

iperspettrali<br />

e termiche) da<br />

fornire alla catena<br />

di processamento<br />

dati, che<br />

li userà assieme<br />

ai dati satellitari<br />

(Copernicus,<br />

Sentinel, Cosmo-<br />

SkyMed, ecc.) e<br />

ai dati provenienti dai sensori<br />

distribuiti per generare<br />

le mappe di rischio con cui<br />

alimentare il portale di IsCR<br />

(Vincoli in Rete).<br />

I dati da produrre sono relativi<br />

ai siti di test del Progetto<br />

ArTeK (Villa Adriana, Tivoli,<br />

Gianola, Matera, Civita Di<br />

Bagno Regio, Baia) per i quali<br />

SUPERELECTRIC ha il compito<br />

di progettare e realizzare<br />

sia la strumentazione iperspettrale<br />

che un Drone dedicato<br />

con cui realizzare le attività<br />

di sorvolo e di ripresa.<br />

Per poter assolvere al proprio<br />

compito, SUPERELECTRIC:<br />

1) Ha sviluppato un nuovo<br />

strumento di ripresa iperspettrale<br />

ad alta risoluzione<br />

per Droni specificatamente<br />

progettato per la realizzazione<br />

di servizi di monitoraggio<br />

per la tutela dei Beni Culturali.<br />

Questo sensore iperspettrale,<br />

denominato “systemO-<br />

NE”, è dotato di 12 canali di<br />

ripresa a 16 bit a banda stretta<br />

(VIS/NIR 380nm – 950nm @<br />

10nm) e di un canale termico<br />

a 16 bit (7-14 micron), ed è<br />

stato progettato in modo da<br />

essere quanto più compatto<br />

e leggero (circa 1,8 Kg) e<br />

con consumi ridotti per poter<br />

essere integrato su Droni. Al<br />

fine di ottenere dati georeferenziati<br />

utilizzabili dai motori<br />

GIS nel formato GeoTIFF<br />

Multibanda e dagli algoritmi<br />

di classificazione multispettrale,<br />

tutti i dati immagine<br />

prodotti dai vari canali di<br />

systemONE sono acquisiti<br />

simultaneamente assieme<br />

ai dati di posizione e assetto<br />

generati della piattaforma<br />

inerziale integrata nello<br />

spettrometro. Il minispettrometro<br />

è stato concepito per<br />

essere autonomo grazie alla<br />

sua alimentazione a batterie<br />

e il salvataggio dei dati “onboard”<br />

su dischi SSD estraibili.<br />

Il minispettrometro systemONE<br />

è dotato di sistemi<br />

di comunicazione RF per il<br />

telecontrollo e la telemetria.<br />

2) Ha realizzato, partendo da<br />

una piattaforma commerciale,<br />

un Drone dotato di una<br />

piattaforma di stabilizzazione<br />

(Gimbal) specificatamente<br />

destinati a poter integrare<br />

e trasportare lo spettrometro<br />

systemONE;<br />

3) Ha realizzato una libreria<br />

SW dedicata per il controllo<br />

missione (Mission Planner), e<br />

il pre-processing (correzioni<br />

geometriche e radiometriche)<br />

dei dati acquisiti;<br />

4) Ha collaborato all’integrazione<br />

delle proprie librerie e<br />

del flusso dati con il sistema<br />

di processamento centrale di<br />

ArTeK;<br />

5) Ha certificato presso ENAC<br />

le attrezzature sviluppate<br />

per poter operare in scenari<br />

critici;<br />

I dati GeoTIFF vengono utilizzati<br />

anche per la ricostruzione<br />

di modelli virtuali 3D dei<br />

siti sorvolati: tali modelli 3D<br />

sono utilizzabili sia per attività<br />

di fruizione multimediale<br />

che per una nuova modalità<br />

di analisi multispettrale 3D<br />

dei beni culturali: in tal senso,<br />

SUPERELECTRIC ha inoltre<br />

il compito di sperimentare<br />

una piattaforma di fruizione<br />

itinerante dei contenuti<br />

multimediali georeferenziati<br />

prodotti (MiniVan dotato di<br />

sala di visione)<br />

Autore<br />

Superelectric<br />

Via Giacomo Peroni 104, 00131 – Roma<br />

http://superelectric.it<br />

Parole chiave<br />

Droni; proximal semsing; geotiff multibanda;<br />

modelli 3D; minispettrometro<br />

26 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 27<br />

The Intersection of<br />

Infrastructure<br />

and Technology<br />

I passi da gigante nelle tecnologie di comunicazione e misurazione stanno trasformando<br />

il modo in cui le infrastrutture sono costruite. Creando soluzioni che abbracciano questi<br />

progressi, lavoriamo per aiutarvi a stare al passo con gli sviluppi di oggi e di domani.<br />

La nostra integrazione di posizionamento ad alta precisione, imaging ad alta velocità,<br />

gestione delle informazioni basata su cloud e semplificazione dei processi, crea maggiore<br />

produttività, qualità avanzata e sostenibilità migliorata.<br />

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The Intersection of<br />

Infrastructure and Technology


SCHEDA TECNICA<br />

Le attività di NAIS e la piattaforma<br />

Web sviluppata per il progetto ArTeK<br />

Il ruolo di NAIS nel progetto ArTeK<br />

NAIS (Nextant Applications<br />

and Innovative<br />

Solutions), fondata<br />

nel 2005, ha come missione<br />

aziendale la progettazione<br />

di applicazioni innovative<br />

nei mercati dell'Aerospazio<br />

e della Difesa basati su infrastrutture<br />

ICT evolute e<br />

sulle tecnologie e servizi<br />

satellitari di Navigazione,<br />

Osservazione della Terra e<br />

Telecomunicazioni.<br />

NAIS è l’ideatrice e la capofila<br />

del progetto, nonché<br />

l’erogatrice dei servizi Ar-<br />

TeK sui cinque siti pilota,<br />

selezionati, con il supporto<br />

dell’ISCR, sulla base di proprie<br />

specificità.<br />

Nella prima fase del progetto<br />

ha condotto, mediante<br />

questionari e interviste<br />

dedicate, la raccolta dei<br />

bisogni utente, collezionando<br />

informazioni dettagliate<br />

e formulando i relativi<br />

requisiti utente.<br />

Le attività NAIS in ArTeK si<br />

focalizzano principalmente<br />

su tre macro aree di progetto:<br />

i) elaborazione di<br />

dati di osservazione della<br />

terra (da satelliti e da<br />

sistemi UAV); ii) sviluppo<br />

della piattaforma web di<br />

gestione ed erogazione dei<br />

servizi; iii) sviluppo di strumenti<br />

per la fruizione dei<br />

siti culturali mediante dispositivi<br />

mobili personali e<br />

l’analisi dei flussi di visita.<br />

Nello specifico, la NAIS ha<br />

sviluppato catene di processamento<br />

per la produzione<br />

di mappe tematiche<br />

da dati di telerilevamento,<br />

satellitare e da drone, con<br />

l’obbiettivo di identificare<br />

e monitorare i fenomeni di<br />

degrado e lo stato delle minacce<br />

specifiche dei beni.<br />

I dati di osservazione della<br />

terra vengono ad esempio<br />

utilizzati per: i) il rilevamento<br />

e la classificazione<br />

della vegetazione infestante<br />

sulle coperture di edifici<br />

storici/archeologici con<br />

elevazione tale da non poter<br />

essere eseguita mediante<br />

ispezione visiva; ii) l’analisi<br />

di movimenti del terreno<br />

e dei possibili effetti<br />

sulle strutture antiche; iii)<br />

l’identificazione di cambiamenti<br />

antropici, quali<br />

ad esempio l’analisi delle<br />

variazioni delle coperture<br />

e delle superfetazioni nei<br />

centri storici o le attività di<br />

antropizzazione all’interno<br />

delle zone di rispetto dei<br />

siti, iv) l’esame di quadri<br />

fessurativi ed attacchi biologici<br />

(ad esempio licheni)<br />

mediante l’analisi di immagini<br />

multi-spettrali (12 bande)<br />

acquisite da drone e a<br />

risoluzione centimetrica.<br />

La piattaforma web, sviluppata<br />

da NAIS, è organizzata<br />

in due sezioni dedicate alla<br />

Salvaguardia e alla Fruizione,<br />

quest’ultima intesa<br />

nell’accezione di monitoraggio<br />

in near real time e<br />

analisi del flusso turistico.<br />

La sezione di Salvaguardia<br />

permette l’accesso ad<br />

informazioni provenienti<br />

dalle diverse componenti<br />

del sistema (indagini da<br />

satellite, dati da sensori in<br />

loco, dati di vulnerabilità e<br />

dei danni, in virtù dell’interoperabilità<br />

con Carta<br />

del Rischio) e che possono<br />

essere visualizzati, consultati<br />

e stampati. La piattaforma<br />

ArTeK permette anche<br />

la visualizzazione dei<br />

dati acquisiti da satellite,<br />

da drone e proveniente da<br />

sensoristica, su un WebGIS.<br />

Per l’aspetto di fruizione,<br />

la NAIS ha inoltre sviluppato<br />

una APP mobile che<br />

permette l’invio dei dati<br />

dell’utilizzatore (violazione<br />

di aree, tempi di permanenza<br />

in aree, ecc.) alla<br />

piattaforma, la cui lettura<br />

permette al gestore di<br />

monitorare trasgressioni<br />

di aree e di analizzare il<br />

flusso dei turisti (con dati<br />

statistici a corredo), importante<br />

per la valutazione<br />

dell’impatto di questi sui<br />

monumenti o in zone ritenute<br />

maggiormente vulnerabili.<br />

Autore<br />

NAIS – Nextant Applications<br />

and Innovative Solutions<br />

Via Albenga 33, 00183 – Roma<br />

Parole chiave<br />

Monitoraggio satellitare; Beni Culturali;<br />

mappe tematiche; dati da telerilevamento;<br />

sensori; piattaforma ArTeK<br />

28 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 29


SCHEDA TECNICA<br />

Metodologie per il processamento di dati e analisi<br />

multitemporali, multispettrali e multisensore per il<br />

monitoraggio ambientale e dei rischi naturali ed antropici<br />

Il ruolo di CNR-IMAA nel progetto ArTeK<br />

L’<br />

Istituto di Metodologie<br />

per l'Analisi Ambientale<br />

(IMAA) afferisce<br />

al Dipartimento<br />

Terra ed Ambiente del Consiglio<br />

Nazionale delle Ricerche<br />

(CNR) ed è attualmente<br />

l’unico istituto del CNR con<br />

sede principale nella Regione<br />

Basilicata (Area di Ricerca di<br />

Potenza e Polo distaccato di<br />

Marsico Nuovo in Val d’Agri).<br />

Sin dalla sua nascita le attività<br />

di ricerca dell’IMAA sono<br />

state rivolte allo sviluppo ed<br />

all’integrazione di tecnologie<br />

di “Osservazioni della Terra”<br />

da satellite, da aereo e dal<br />

suolo finalizzate allo studio<br />

di processi geofisici ed ambientali.<br />

Le principali attività attribuite<br />

nell’ambito del progetto<br />

ArTeK al CNR-IMAA sono relative<br />

alla (i) definizione delle<br />

metodologie per il processamento,<br />

analisi, integrazione<br />

ed interpretazione dei dati<br />

telerilevati (ii) analisi multitemporali,<br />

multispettrali,<br />

e multisensore per il monitoraggio<br />

ambientale e dei<br />

rischi naturali ed antropici.<br />

Nello specifico, particolare<br />

attenzione è stata rivolta dal<br />

gruppo di ricerca del laboratorio<br />

ARGON del CNR-IMAA<br />

al monitoraggio ambientale,<br />

(i) in termini di urban<br />

sprawl, analisi dello stato<br />

della vegetazione, qualità<br />

delle acque superficiali), (ii)<br />

all’analisi multitemporale<br />

dei parametri (ottenuti dai<br />

dati satellitari) utili alla stima<br />

del degrado materico,<br />

quali temperature, umidità,<br />

PM 10, e dati relativi agli<br />

inquinanti quali, CO, SO2,<br />

NO2 che saranno presto forniti<br />

dalla piattaforma satellitare<br />

Sentil 5, (iii) alle serie<br />

storiche dei dati relativi agli<br />

inquinanti stimati da dati<br />

satellitari (resi disponibili<br />

dalle agenzie spaziali nazionali<br />

ed internazionali), (iv)<br />

alle previsioni dei dati relativi<br />

agli inquinanti disponibili<br />

nell’ambito del sistema Copernicus,<br />

(v) alla stima del<br />

rischio incendi e mappatura<br />

delle aree interessate da<br />

eventi calamitosi, con particolare<br />

alle aree percorse dal<br />

fuoco.<br />

In particolare, all’interno del<br />

sistema ArTeK, sono state:<br />

(i)mappate ed analizzate le<br />

dinamiche degli insediamenti<br />

urbani e modifiche del paesaggio<br />

utilizzando i dati Sentinel<br />

e lunghe serie storiche<br />

di dati satellitari inclusi i dati<br />

Landsat TM , Corona<br />

(ii) Stimate le dinamiche del<br />

particolato atmosferico (PM<br />

10), utilizzando serie storiche<br />

di dati Landsat TM,<br />

(iii) mappate, a partire dai<br />

dati satellitari MODIS, temperature,<br />

umidità<br />

(iv) realizzate analisi in situ<br />

per (i) la verifica dei risultati<br />

ottenuti dalle analisi dei<br />

dati satellitari e (ii) qualità<br />

delle acque superficiali per il<br />

caso di Studio di Matera<br />

(v) acquisite le serie storiche<br />

dei dati relativi agli inquinanti<br />

resi disponibili da NASA,<br />

ESA,<br />

(vi) rese fruibili per gli utenti<br />

di ArTeK le previsioni dei dati<br />

relativi agli inquinanti (forecasting<br />

Copernicus),<br />

(vii) realizzate stime del rischio<br />

incendi (boschivi) a<br />

partire dai dati MODIS<br />

(viii) realizzate mappature<br />

delle aree percorse dal fuoco<br />

utilizzando i dati Sentinel<br />

con particolare riferimento<br />

ad alcuni eventi relativi all’estate<br />

2017 in aree all’interno<br />

delle province dei siti pilota<br />

2<br />

Autore<br />

Istituto di Metodologie per l'Analisi Ambientale<br />

(IMAA)<br />

Dipartimento di Terra ed Ambiente del Consiglio<br />

Nazionale delle ricerche<br />

Parole chiave<br />

ArTeK; telerilevamento; processamento;<br />

analisi;; dati telerilevati; analisi multitemporali;<br />

analisi multispettrali; anilisi multisensore;<br />

monitoraggio ambientale; rischi naturali<br />

ed antropici.<br />

30 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 31<br />

018<br />

ROMA 3-5 OTTOBRE<br />

Tecnologie per il Territorio, il Patrimonio Culturale e le Smart City<br />

www.technologyforall.it<br />

Science & Technology Communication<br />

#TECHFORALL


SCHEDA TECNICA<br />

Progetto ArTeK:<br />

monitoraggio strutturale<br />

e territoriale con i sensori<br />

Il ruolo di STRAGO nel progetto ArTeK<br />

La STRAGO S.p.A. opera<br />

dal 1981 sviluppando<br />

tecnologie innovative<br />

di diagnostica, sensori e reti<br />

di monitoraggio nel campo<br />

geotecnico e strutturale.<br />

Nelle attività del progetto<br />

ArTeK è particolarmente attenta<br />

alla progettazione ed<br />

alla realizzazione di sistemi<br />

di monitoraggio strumentale<br />

non invasivi, fornendo un<br />

utile supporto alla programmazione<br />

delle misure di<br />

prevenzione ed alla gestione<br />

di interventi di manutenzione,<br />

restauro e tutela dei<br />

Beni Culturali in funzione<br />

della loro vulnerabilità.<br />

Nell’ambito del progetto<br />

ArTeK, la STRAGO ha concepito<br />

una rete di sensori<br />

funzionali autonomi, con<br />

trasmissione dei dati tramite<br />

comunicazione wireless.<br />

I sensori sono di dimensioni<br />

compatte e le installazioni<br />

risultano poco, o per<br />

niente, impattanti. Ciascun<br />

nodo-sensore acquisisce e<br />

trasmette i dati ad un nodo-acquisitore<br />

centralizzato<br />

che si interfaccia con il<br />

preposto centro funzionale<br />

operativo creando, in remoto,<br />

un database sincronizzato<br />

con le misure registrate<br />

sul database in locale.<br />

Queste reti di strumenti,<br />

così progettate, sono in<br />

grado di fornire un monitoraggio<br />

delle strutture e<br />

del territorio a larga scala,<br />

e comprendono sensori accelerometrici,<br />

inclinometri,<br />

misuratori di fessure, sensori<br />

di umidità del suolo,<br />

ricevitori GPS, centraline<br />

meteo ed ambientali. Con<br />

questi sensori è possibile<br />

monitorare il territorio, la<br />

stabilità di versanti in frana<br />

e le condizioni statiche e di<br />

degrado del patrimonio culturale,<br />

per fornire elementi<br />

di valutazione sul loro stato<br />

di conservazione e di<br />

rischio. A seconda dei casi,<br />

delle situazioni particolari<br />

e dei parametri da monitorare,<br />

i sensori prevedono<br />

delle soglie diversificate<br />

per inviare messaggi di allarme<br />

in caso di attivazione<br />

di evento o di fenomeno in<br />

corso.<br />

Con il proprio contributo la<br />

STRAGO ha consentito ad<br />

ArTeK di dotarsi di una larga<br />

gamma di sensori per poter<br />

rispondere alle più importanti<br />

richieste dei gestori<br />

dei siti in cui necessitano<br />

monitoraggi di questo tipo.<br />

Il supporto di STRAGO ad Ar-<br />

TeK, fruibile quindi dall’utilizzatore<br />

finale, prevede la<br />

realizzazione di un protocollo<br />

per il trattamento e<br />

l’interpretazione dei dati<br />

provenienti dai sensori e<br />

dagli allarmi di soglia impostati<br />

che, ovviamente, non<br />

può essere univocamente<br />

definito, ma deve delinearsi,<br />

e configurarsi su misura,<br />

per ciascun sito in esame ed<br />

a seconda delle problematiche<br />

esistenti.<br />

Lo sviluppo del progetto<br />

prevede l’installazione di<br />

sensori e reti di monitoraggio<br />

presso 2 dei siti pilota<br />

inseriti nel programma:<br />

A Civita di Bagnoregio sono<br />

stati installati un gran numero<br />

di sensori per il monitoraggio<br />

dei versanti in<br />

frana, dell’umidità del<br />

suolo, dell’inclinazione del<br />

ponte di accesso al borgo,<br />

delle fessure in roccia e dei<br />

parametri meteo. In totale<br />

oltre 50 sensori sono stati<br />

distribuiti sul territorio per<br />

controllare, in tempo reale,<br />

la dinamica dei versanti<br />

in frana e la staticità delle<br />

strutture presenti.<br />

A Baia è prevista l’installazione<br />

di due reti di sensori<br />

distinte: una, da installare<br />

al Castello di Baia, per controllare<br />

la staticità dell’edificio<br />

museale in considerazione<br />

dell’erosione<br />

della falesia sottostante e<br />

dell’aggressione ambientale<br />

sulle murature; l’altra viene<br />

installata nel Parco Archeologico<br />

delle Terme, la cui<br />

stabilità risente principalmente<br />

dei fenomeni bradisismici.<br />

Inoltre, una centralina<br />

di monitoraggio dei<br />

parametri di inquinamento<br />

dell’aria misurerà la concentrazione<br />

dei principali<br />

gas di inquinamento e delle<br />

polveri sottili che investono<br />

il sito e le stesse strutture<br />

archeologiche.<br />

Autore<br />

STRAGO S.p.a.<br />

Via Campana, 233(NA)<br />

80078 - Pozzuoli,Italy.<br />

+39.081.5240611<br />

info@strago.it<br />

www.strago.it/it/<br />

Parole chiave<br />

tecnologie innovative; sensori; reti di monitoraggio;<br />

sistemi di monitoraggio non invasivi;<br />

trasmissione dati wireless<br />

32 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 33


INTERVISTA<br />

Intervista ad Anna Maria Giovagnoli<br />

sul monitoraggio dell’inquinamento<br />

ambientale e il degrado dei beni culturali<br />

A cura della Redazione Archeomatica<br />

Annamaria Giovagnoli è conservation scientist presso<br />

l’Istituto Superiore per la Conservazione dei Beni<br />

Culturali; da anni si occupa delle vaire forme di<br />

degrado dei beni culturali e di come contenere i fattori<br />

ambientali. L’intervista sottolinea l’importanza dei dati<br />

rilevati da satellite per il monitoraggio dei fattori di<br />

rischio ambientale e la vulnerabilità delle opere esposte<br />

in un museo soggette al rischio di bassa qualità dell’aria.<br />

<strong>ARCHEOMATICA</strong>: L’inquinamento ambientale è uno<br />

dei fattori più importanti del degrado dei beni culturali,<br />

quali tra tutte le cause quelle più temibili?<br />

AMG: Dalla fine degli anni ottanta, l’ISCR ha effettuato studi<br />

sugli effetti dell’inquinamento sui beni culturali esposti<br />

all’aperto. Il confronto tra quanto rilevato sulle superfici dei<br />

monumenti studiati in zone urbane, extraurbane e/o rurali,<br />

ha messo in luce che l’impatto antropico e, in particolare,<br />

il riscaldamento domestico e il traffico autoveicolare, sono<br />

le cause prevalenti dei danni e delle diverse forme di degrado<br />

correlabili a livelli di inquinamento elevati, soprattutto<br />

nei centri storici delle nostre città, dove è concentrato il<br />

maggior numero di beni culturali. Siamo oramai abituati a<br />

vedere le facciate dei nostri edifici storici o le superfici dei<br />

monumenti coprirsi di polveri nere e annerirsi piano piano<br />

nel tempo. Ma così ci abituiamo anche a non apprezzarne<br />

più la completezza e bellezza. Azioni come la realizzazione<br />

di zone a traffico limitato sono state senza dubbio efficaci,<br />

un esempio per tutti: durante l’intervento di restauro della<br />

Fontana dei quattro fiumi di Bernini a Piazza Navona, fu<br />

effettuato un monitoraggio ambientale, che mise infatti in<br />

evidenza che la realizzazione della zona di rispetto realizzata<br />

nella piazza contribuì notevolmente al miglioramento<br />

della qualità dell’aria, se confrontata con quanto fu rilevato<br />

nel vicino Corso Vittorio Emanuele II, dove i livelli di inquinamento<br />

risultavano assai più elevati di quelli rilevati in<br />

prossimità della Fontana. Ma questo è solo uno degli esempi<br />

che mi viene in mente, e dagli studi ed esperienze fatte negli<br />

anni, mi sento di poter dire che questi interventi da soli<br />

non sono sufficienti per una buona conservazione del nostro<br />

patrimonio culturale. Le buone pratiche, la manutenzione,<br />

il lavoro di squadra fanno senza dubbio la differenza.<br />

<strong>ARCHEOMATICA</strong>: Quali sono le forme di degrado dei materiali?<br />

AMG: I fattori ambientali (pioggia, vento, sole ecc) e gli inquinanti<br />

atmosferici, sono generalmente i responsabili della<br />

perdita e dell’allontanamento di materiale lapideo dalla<br />

superficie dei monumenti; questo fenomeno viene definito<br />

come erosione.<br />

Le forme di degrado sulle superfici dipendono strettamente<br />

dalla natura dei materiali costitutivi.<br />

Nel caso di beni culturali a composizione calcarea, una delle<br />

tipologie di degrado più diffusa è la perdita di materiale<br />

causata dal vento o dall’azione sinergica delle precipitazioni<br />

e dell’inquinamento atmosferico. Sui manufatti metallici<br />

esposti all’aperto, invece, i fenomeni di corrosione riscontrabili<br />

sono preferenzialmente determinati da meccanismi<br />

di natura elettrochimica. La formazione dei prodotti di corrosione<br />

è, in questi casi, accelerata dalla presenza di acqua<br />

di condensa (che si genera sulla superficie del metallo in<br />

determinate condizioni meteoclimatiche) e dalle deposizioni<br />

di alcuni inquinanti atmosferici.<br />

In entrambi i casi, il danno prodotto dall’interazione tra le<br />

superfici e l’ambiente viene espresso in termini di recessione<br />

superficiale. La recessione superficiale viene stimata<br />

applicando un algoritmo specifico per i diversi materiali.<br />

L’algoritmo consente di quantificare, in prima approssimazione,<br />

il danno in funzione di quei parametri meteoclimatici<br />

(precipitazioni, temperatura e umidità) e ambientali (concentrazione<br />

di biossido di zolfo e di particolato atmosferico)<br />

ritenuti tra i principali responsabili delle alterazioni delle<br />

superfici.<br />

34 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 35<br />

<strong>ARCHEOMATICA</strong>: Quali provvedimenti possono essere attuati<br />

per la protezione anche in zone in cui sia difficile<br />

ridurre nel breve termine l’inquinamento?<br />

AMG: Questa è una domanda alla quale è difficile rispondere.<br />

Dei problemi derivanti dall’inquinamento ambientale<br />

si parla da molto tempo, ma l’attenzione maggiore,<br />

come evidente, d’altra parte, è rivolta alla salute umana,<br />

e molto poco viene fatto invece per i beni culturali. Per le<br />

opere esposte all’ambiente esterno, dove l’impatto degli<br />

inquinanti non può essere controllato, una buona pratica<br />

è quella della manutenzione programmata delle superfici.<br />

Tale approccio permette, infatti, con costi sostenibili, di<br />

migliorare nel tempo la resistenza del materiale all’ambiente,<br />

rendere leggibili /godibili le superfici delle opere senza<br />

la necessità di interventi conservativi massicci che, seppur<br />

fondamentali, hanno come controindicazione quella di<br />

esporre all’aggressività ambientale una superficie “vergine”<br />

e quindi assai reattiva all’ambiente e alle sue variazioni.<br />

<strong>ARCHEOMATICA</strong>: Nel sistema della Carta del Rischio del<br />

Patrimonio Culturale dell’ISCR quali parametri ambientali<br />

vengono considerati?<br />

AMG: Nel sistema Carta del Rischio, per quantificare il rischio<br />

è stato utilizzato l’approccio proposto dall’Unesco riguardante<br />

i fenomeni franosi, per cui il rischio è calcolato<br />

come prodotto della vulnerabilità e della pericolosità.<br />

Nel SIT CdR il rischio viene espresso come una funzione generale<br />

delle componenti di vulnerabilità, relative ad ogni<br />

unità di bene preso in esame, e di pericolosità, relative ad<br />

ogni unità territoriale in cui il bene è presente. Il dominio<br />

ambientale–aria, per cui vengono valutati sia la vulnerabilità<br />

che la pericolosità, considera la vulnerabilità attraverso<br />

il rilevamento dei danni che possono modificare l’aspetto<br />

della superficie esposta e la pericolosità viene espressa attraverso<br />

la risoluzione di funzioni di danno e di algoritmi<br />

che tengono in considerazione i fattori climatici, microclimatici,<br />

e gli inquinanti dell’aria.<br />

<strong>ARCHEOMATICA</strong>: L’introduzione di dati rilevati da satelliti<br />

può portare contributo al monitoraggio dei fattori di<br />

rischio ambientale?<br />

AMG: È a questo tema che, negli ultimi anni della mia carriera,<br />

ho posto particolare attenzione. Le potenzialità del<br />

settore osservazione della Terra sono molte, ed oggi la disponibilità<br />

di dati è abbastanza ampia. Quello che mi preme<br />

puntualizzare però è che, a mio giudizio, risulta cruciale<br />

che l’offerta di dati di osservazione della terra sia guidata<br />

dall’utenza in modo che vengano forniti/erogati servizi utili<br />

fornendo agli utenti istituzionali, della ricerca e dell’industria,<br />

informazioni affidabili e aggiornate attraverso una<br />

serie di servizi che attengono all’ambiente, al territorio ed<br />

alla sicurezza. Ma come vede parlo di osservazione della<br />

Terra e non solo di satelliti. I dati satellitari sono infatti<br />

l’inizio di una filiera che comprende l’analisi dello stato di<br />

conservazione dei beni, gli studi mirati e la pianificazione<br />

degli interventi. I dati satellitari infatti possono essere la<br />

guida e il campanello d’allarme per una successiva verifica<br />

più mirata con droni e sensori in-situ. Le esperienze che<br />

stiamo facendo in questo senso nel progetto ArTeK, ci confortano<br />

ed incoraggiano a proseguire nello sviluppo di sistemi<br />

integrati la cui efficacia si sta già valutando.<br />

<strong>ARCHEOMATICA</strong>: È lecito pensare che anche gli elementi<br />

presenti in un museo possano essere vulnerabili al rischio<br />

di bassa qualità dell’aria?<br />

AMG: Assolutamente sì. Negli anni l’ISCR ha svolto numerosi<br />

studi in musei pubblici e privati con l’obiettivo di comprendere<br />

quanto fosse rilevante l’impatto dell’ambiente esterno<br />

sulla conservazione di manufatti esposti. Il problema maggiore,<br />

in Italia in particolare, è che la maggior parte dei<br />

musei sono in edifici storici, dove migliorie, interventi di<br />

adeguamento ambientale, risultano complessi a causa di<br />

vincoli e limitazioni di legge.<br />

I manufatti che si trovano in un museo sono esposti in misura<br />

potenzialmente minore all’aggressività dei fattori ambientali.<br />

Il museo non può però essere considerato a priori<br />

come un luogo perfetto per la conservazione. Poiché non<br />

è scontato che i valori delle grandezze ambientali di sale<br />

espositive e depositi siano adatti alla conservazione e visto<br />

che i manufatti rimangono comunque esposti all’interazione<br />

con l’ambiente che li circonda indipendentemente dal<br />

suo livello di pericolosità, anche i beni musealizzati sono<br />

soggetti a deterioramento e bisognosi di attenzioni conservative.<br />

E’ per tale ragione che nell’”Atto di indirizzo sui<br />

criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento<br />

e sviluppo dei musei” - che ancora oggi rappresenta in Europa<br />

uno dei documenti maggiormente analitici e completi<br />

in merito alle problematiche di gestione e organizzazione<br />

di musei e mostre - viene stabilito, all’interno dell’Ambito<br />

VI - Sottoambito I, la necessità di adottare politiche di<br />

prevenzione dei rischi che possono interessare le raccolte,<br />

sia nel corso di esposizioni permanenti che temporanee. In<br />

questo documento il museo viene, dunque, invitato a dotarsi<br />

di un piano di prevenzione nei confronti dei fattori<br />

umani, ambientali e strutturali, che deve riguardare tutte<br />

le possibili situazioni in cui le opere vengono esposte al<br />

pubblico, conservate nei depositi, nei laboratori di restauro<br />

o movimentate all’interno o all’esterno del museo. Nel documento,<br />

si stabilisce che la prevenzione si deve concretizzare,<br />

tra l’altro, attraverso il monitoraggio delle condizioni<br />

ambientali e si individua, inoltre, la necessità di sviluppare<br />

una scheda ambientale per raccogliere dati riguardanti il<br />

microclima, l’illuminazione, la qualità dell’aria e le condizioni<br />

operative di gestione, in analogia con quanto viene<br />

normalmente fatto con le schede per il rilevamento dello<br />

stato di conservazione del manufatto. Sta qui, certamente,<br />

l’elemento determinante ed innovativo: ambiente e manufatto<br />

vengano posti su piani paritetici e le azioni sull’uno e<br />

sull’altro vengono discusse parallelamente.<br />

Parole chiave<br />

Monitoraggio ambientale; beni culturali; degrado; dati satellitari; musei<br />

Abstract<br />

Interview with Annamaria Giovagnoli: she worked as a conservation scientist at the<br />

Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro for over 35 years, numerous<br />

teaching assignments at the Universities and various international missions complete<br />

her work experience. For many years she dealed with the various forms of degradation<br />

of cultural heritage and environmental factors, with particular attention to<br />

the importance of satellite data for monitoring environmental risk factors and the<br />

vulnerability of artworks in museums, exposed to the risk of low air quality.<br />

Autore<br />

Redazione Archeomatica<br />

redazione@archeomatica.it


INTERVISTA<br />

Intervista a Carlo Cacace sul futuro<br />

del Sistema Informativo della Carta<br />

del Rischio del Patrimonio Culturale<br />

A cura della Redazione Archeomatica<br />

Carlo Cacace è Direttore del Servizio Sistemi<br />

Informativi Automatizzati, responsabile del<br />

Sistema Informativo Territoriale Carta del Rischio e<br />

responsabile del Sistema Informativo Vincoli in Rete<br />

presso l’Istituto Superiore per la Conservazione e il<br />

Restauro del MIBACT.<br />

<strong>ARCHEOMATICA</strong>: che cos’è il Sistema Informativo Territoriale<br />

Vincoli in Rete?<br />

CC: Il sistema Vincoli in Rete (VIR) è stato realizzato nell’ambito<br />

del Piano eGov 2012 per l’innovazione digitale nel settore<br />

dei Beni Culturali, finalizzato alla realizzazione della<br />

completa digitalizzazione dei servizi e delle risorse culturali<br />

del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. La realizzazione<br />

di questo progetto “Certificazione e Vincolistica in<br />

Rete” è stata affidata dal Segretario Generale del MIBACT<br />

all’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, in<br />

quanto all’interno di questa istituzione era stata sviluppata<br />

nel tempo la banca dati “Carta del Rischio del Patrimonio<br />

Culturale” poggiata su una acquisizione puntuale di tutti i<br />

decreti di vincolo realizzati dalle Soprintendenze italiane e<br />

una analisi della vulnerabilità dei monumenti rispetto alla<br />

pericolosità del territorio e dell’ambiente.<br />

La realizzazione è stata basata sull’unificazione di applicazioni<br />

informatiche esistenti all’interno dell’amministrazione<br />

dei beni culturali e oggi consente a diverse tipologie di professionisti<br />

e utenti autorizzati l’accesso alla consultazione<br />

e alla gestione degli atti di tutela dei Beni Culturali, quali:<br />

Beni Architettonici, Archeologici e Paesaggistici. Nello specifico<br />

sono state integrate le procedure di aggiornamento<br />

dei vincoli presenti nel sistema originario di base, verificate<br />

le banche dati esistenti presso il Ministero per tutti i vincoli<br />

già emessi e, realizzato un accesso alle funzionalità del sistema<br />

basato sulla Cartografia, attraverso una interfaccia<br />

WebGIS.<br />

All’interno di Vincoli in Rete, quindi, cooperano più sistemi<br />

informativi territoriali che riguardano i Beni Culturali.<br />

<strong>ARCHEOMATICA</strong>: qual è l’origine dei dati che confluiscono<br />

all’interno di VIR? E come si accede ad essi?<br />

CC: I dati utilizzati per l’attuazione del progetto, presenti<br />

presso Soprintendenze, Segretariati Regionali e, a livello<br />

centrale del MIBACT, si trovano all’interno di diverse banche<br />

dati. Tra queste annoveriamo il Sistema informativo<br />

Carta del Rischio contenente tutti i decreti di vincolo su<br />

beni immobili emessi dal 1909 al 2003 (ex leges 364/1909,<br />

1089/1939, 490/1999) attivato presso l'Istituto Superiore<br />

per la Conservazione ed il Restauro, il Sistema Informativo<br />

Beni Tutelati e il Sistema informativo SITAP presso la Direzione<br />

Generale Belle Arti e Paesaggio e, infine, il Sistema<br />

Informativo SIGEC Web presso l'Istituto Centrale per il Catalogo<br />

e la Documentazione.<br />

Il Sistema Vincoli in Rete visualizza la tutela dei Beni Culturali<br />

attraverso gli atti di vincolo del Sistema informativo<br />

Carta del Rischio e le verifiche di interesse della Direzione<br />

Generale Belle Arti e Paesaggio, il numero di catalogo unico<br />

dei beni mobili e immobili rilasciato dall’Istituto Centrale<br />

per il Catalogo e la Documentazione (SIGEC Web) e lo stato<br />

di conservazione dei beni immobili e loro vulnerabilità ai<br />

rischi antropici e naturali (ma anche a situazioni di emergenza)<br />

fornito dal Sistema informativo Carta del Rischio<br />

dell’Istituto Superiore per la Conservazione e Restauro. Il<br />

sistema entra in funzione, in particolar modo, durante le situazioni<br />

di pericolosità esistenti sul territorio italiano, come<br />

ad esempio durante le distruzioni che avvengono nel corso<br />

delle catastrofi naturali.<br />

È possibile accedere alle informazioni di VIR grazie all’integrazione<br />

dei sistemi d’origine, ai servizi di interoperabilità<br />

dei sistemi informativi (realizzati dall’amministrazione<br />

36 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>


TELERILEVAMENTO<br />

Tecnologie per i Beni Culturali 37<br />

dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro)<br />

e attraverso dati alfanumerci e cartografici. I dati inseriti<br />

all’interno del sistema VIR ottenuti attraverso flussi di<br />

interoperabilità sono stati estratti da fonti di acquisizione<br />

con forti disparità e, quindi, allo stato attuale, presentano<br />

alcune lacune, che sono tuttavia in corso di risoluzione.<br />

All’interno della parte riservata è presente una sezione<br />

denominata lista gruppi. Il criterio, con cui è stata realizzata<br />

la lista gruppi è stato quello di raggruppare schede<br />

anagrafiche che potrebbero appartenere ad uno stesso bene<br />

presenti contemporaneamente nei sistemi di provenienza.<br />

Questa sezione permetterà al funzionario di selezionare, tra<br />

quelle presenti, la scheda anagrafica ritenuta esaustiva e<br />

completa inserendola nel sistema vincoli in rete cancellando<br />

da VIR le altre collegate allo scopo di evitare schede doppie<br />

e sovrapposizioni cartografiche. Tale operazione agisce<br />

esclusivamente sul database di VIR e non produce nessuna<br />

modifica nei sistemi di provenienza. Nel sistema è anche<br />

possibile creare/associare bene/i in gruppo/i se nell’elenco<br />

dei risultati delle ricerche alfanumeriche sono evidenti<br />

ripetizioni di beni identici che per errore sono stati schedati<br />

come beni differenti. Inoltre nella sezione cartografica sono<br />

disponibili funzioni per inserire/o modificare le coordinate<br />

dei beni inseriti che risultassero erroneamente georiferiti.<br />

<strong>ARCHEOMATICA</strong>: abbiamo accennato alle catastrofi naturali,<br />

qual'è il supporto di VIR in queste circostanze?<br />

CC: Il sistema VIR supporta le squadre di recupero che intervengono<br />

durante le catastrofi naturali per recuperare<br />

e verificare lo stato di salute dei Beni Culturali, a seguito<br />

dell’evento catastrofico. Tali squadre di recupero lavorano<br />

con protocolli di intervento standardizzati e coordinati<br />

che facilitano le modalità di gestione e recupero dei beni<br />

culturali. In particolare il sistema fornisce elenchi di beni<br />

mobili e immobili delle zone colpite dai disastri, attraverso<br />

le quali avviene il riconoscimento immediato del bene e relativo<br />

numero di catalogo, che consente di poterli “gestire”<br />

attraverso azioni di recupero o intervento mirate. Questo<br />

protocollo di intervento, che migliora non solo la fase emergenziale<br />

di recupero, ma anche quella post-emergenziale,<br />

si compone di alcune fasi specifiche: recupero del bene e<br />

fase di schedatura delle informazioni principali (posizione,<br />

stato di salute, etc…), collocazione all’interno di un deposito<br />

di emergenza, conclusione della fase di schedatura,<br />

realizzazione dell’intervento di restauro vero e proprio e,<br />

infine, ricollocazione nel luogo di provenienza.<br />

<strong>ARCHEOMATICA</strong>: Il sistema informativo territoriale della<br />

Carta del Rischio del Patrimonio Culturale. Quali le recenti<br />

innovazioni?<br />

CC: Stiamo procedendo in questi giorni all’informatizzazione<br />

della scheda ambientale. L’Istituto Superiore per la<br />

Conservazione e il Restauro di Roma (ISCR) ha sviluppato, a<br />

partire dal 2001, un protocollo di monitoraggio ambientale<br />

seguendo le indicazioni del documento “Atto di indirizzo sui<br />

criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento<br />

e sviluppo dei musei” (D. Lgs. n. 112/98 art. 150 comma 6).<br />

La metodologia, sperimentata in numerosi musei italiani,<br />

è stata messa a punto per ambienti adibiti ad esposizione<br />

(esposizioni permanenti e temporanee) e per ambienti adibiti<br />

a deposito di beni di interesse culturale. Le informazioni<br />

raccolte permettono all’istituto incaricato della conservazione<br />

dei beni di individuare i principali fattori di pericolosità<br />

ambientale e di elaborare strategie per migliorare le<br />

condizioni degli ambienti in cui sono conservati i beni stessi.<br />

Il Il concetto di vulnerabilità, pericolosità e rischio continua<br />

ad essere l’indirizzo metodologico con cui utilizziamo il sistema<br />

di carta del rischio.<br />

Parole chiave<br />

Monitoraggio ambientale; beni culturali; degrado; dati satellitari; musei<br />

Abstract<br />

Interview with Carlo Cacace. He is actually the director of the Automation and Information<br />

Systems service of Italian Ministry of Cultural Heritage (MiBACT). He is also responsible for GIS<br />

system Risk Map and for the Information System "Vincoli in Rete" at the Istituto Superiore per la<br />

Conservazione e il Restauro.<br />

Autore<br />

Redazione Archeomatica<br />

redazione@archeomatica.it<br />

MONITORAGGIO 3D<br />

GIS E WEBGIS<br />

www.gter.it<br />

info@gter.it<br />

GNSS<br />

FORMAZIONE<br />

RICERCA E INNOVAZIONE


AGORÀ<br />

Archeomatica 3/<strong>2018</strong> - Tecnologie<br />

per la documentazione, conservazione,<br />

restauro, tutela, disseminazione<br />

e fruizione del Patrimonio Archeologico<br />

Sommerso - L’innovazione tecnologica<br />

che si è sviluppata in questi<br />

ultimi dieci anni sta giocando un ruolo<br />

fondamentale nell’ambito della promozione,<br />

disseminazione e valorizzazione<br />

del patrimonio culturale. Sotto<br />

la spinta di questa innovazione, i Beni<br />

Culturali del Bel Paese godono di una<br />

nuova fase di vitalità: infatti, oggi, le<br />

nuove tecnologie consentono di rendere<br />

più flessibili, versatili ed eterogenei<br />

gli approci, i metodi e gli studi<br />

rivolti al patrimonio culturale. Sebbene<br />

questa innovativa fase conoscitiva<br />

consenta, da una parte, di migliorare<br />

la comprensione del patrimonio culturale<br />

e, dall’altra, renda più accessibile<br />

e fruibile i monumenti italiani, alcuni<br />

filoni di studio faticano a stare al passo<br />

con l’evoluzione tecnologica, come<br />

ad esempio quello dell’Archeologia<br />

Subacquea, in particolar modo quando<br />

si parla di disseminazione, fruizione<br />

e valorizzazione del patrimonio sommerso.<br />

Nonostante ciò non mancano le<br />

iniziative in questo ambito: negli ultimi<br />

anni sono stati numerosi gli sforzi<br />

di individui chiave per lo studio e la<br />

conoscenza del Patrimonio sommerso,<br />

personaggi che hanno dedicato la<br />

propria vita con passione e dedizione<br />

al mare; e in particolare a ciò che si<br />

trova sotto di esso.<br />

Sono passati all’incirca settant’anni<br />

dal primo intervento di archeologia subacquea<br />

con finalità scientifiche in Italia,<br />

quando, sotto la direzione di Nino<br />

Lamboglia negli anni 50’, si esplorava<br />

la famosa nave romana di Albenga, con<br />

una strumentazione allora rivoluzionaria:<br />

l’autorespiratore.<br />

Da quel periodo, le strumentazioni<br />

tecnologiche impiegate nell’ambito<br />

dell’archeologica subacquea hanno<br />

raggiunto livelli allora impensabili,<br />

permettendo ai professionisti del settore<br />

di lavorare sempre più in sicurezza,<br />

autonomia e con maggior dettaglio<br />

conoscitivo. Ai giorni nostri, le tecnologie<br />

a disposizione degli “archeologi<br />

del mare” per la conoscenza, la tutela<br />

e la salvaguardia del patrimonio<br />

archeologico sommerso, sono di gran<br />

lunga più versatili, accessibili e di facile<br />

impiego, nonché promettenti per la<br />

promozione rivolta al grande pubblico,<br />

basti pensare alla recente creazione di<br />

un tablet ad uso marino.<br />

I numerosi progetti avviati in quest’ultimo<br />

ventennio in seno all’archeologia<br />

subacquea hanno messo in luce<br />

non solo la bellezza di un patrimonio<br />

inestimabile che giace sul fondo del<br />

mare, ma anche la condizione latente<br />

in cui versa quest’ultimo: molto spesso<br />

indagato, documentato, analizzato,<br />

preservato e tutelato, ma senza essere<br />

pienamente valorizzato. L’assenza di<br />

un organo centrale che organizzasse<br />

queste attività fortunatamente non ha<br />

impedito a ricercatori, studiosi, scienziati<br />

e istituzioni di avviare i numerosi<br />

progetti sino ad ora realizzati, ad<br />

esempio: Archeomar, Arrows, Restaurare<br />

sott’acqua, Sesmap, Thesaurus,<br />

Blumed, PortusLimen Project, Carta<br />

Archeologica del Salento, Visas, Cosmap<br />

e tanti altri.<br />

La mediaGEO, editrice delle riviste<br />

GEOmedia e Archeomatica magazine<br />

trimestrale open access dedicato alla<br />

tecnologie per i beni culturali, vuole<br />

riflettere assieme ai principali esponenti<br />

del settore circa le potenzialità<br />

delle nuove tecnologie applicate al<br />

Patrimonio sommerso, con un numero<br />

interamente dedicato alle tecnologie<br />

più innovative applicate alla ricerca<br />

archeologica subacquea per il rilievo,<br />

la documentazione, la diagnostica, la<br />

conservazione in situ, la tutela e la<br />

valorizzazione dei beni archeologici<br />

sommersi.<br />

L’auspicio principale di questo numero<br />

tematico è la creazione di nuove sinergie<br />

che riflettano sulle nuove possibilità<br />

di comunicazione dell’archeologia<br />

subacquea, sulle opportunità e i limiti<br />

attuali della fruibilità del patrimonio<br />

sommerso, sull’uso delle tecnologie<br />

applicate all’archeologia subacquea e<br />

sulle prospettive future offerte dalle<br />

nuove possibilità di fruizione digitale<br />

del patrimonio sommerso.<br />

Temi della proposta editoriale<br />

• Nuove tecnologie per la prospeziona<br />

archeologica subacquea: Echosounders<br />

idrografici - Sonar a scansione<br />

laterale (SSL), Sub Bottom<br />

Profiler (SBP), Multi Beam Echosounder<br />

(MBES)<br />

• Tecnologie digitali per il rilievo dei<br />

beni archeologici sommersi<br />

• Rilievi fotogrammetrici e videometrici<br />

digitali dei siti archeologici<br />

sommersi<br />

• Strumenti, dispositivi e software per<br />

la ricostruzione 3D di oggetti, manufatti<br />

e paesaggi sommersi<br />

• Trattamento e analisi del dato digitale<br />

per l’elaborazione di cartografia<br />

tematica<br />

• Mappatura, Cartografia, DEM, DEF,<br />

GIS, georeferenziazione e posizionamento<br />

dei beni sommersi<br />

• Sperimentazione di strumenti, materiali,<br />

metodologie e tecniche per<br />

la conservazione e il restauro in situ<br />

• Interventi di recupero, conservazione<br />

e restauro del patrimonio sommerso<br />

• Osservazione da satellite per l’individuazione<br />

di evidenze archeologiche<br />

sommerse<br />

• Robotica: ROV, DPV, AUV e droni per<br />

l’archeologia subacquea<br />

• Tecnologie per la fruizione, valorizzazione<br />

e esplorazione virtuale dei<br />

siti archeologici sommersi<br />

• Turismo archeologico: percorsi, musei<br />

e parchi archeologici sommersi<br />

Informazioni<br />

4 Deadline estesa invio abstract: 30<br />

Giugno <strong>2018</strong><br />

4 Deadline invio articoli: 15 settembre<br />

<strong>2018</strong><br />

Gli interessati possono scrivere direttamente<br />

a redazione@archeomatica.<br />

it per conoscere le modalità di pubblicazione.<br />

Si ricorda che la rivista è open access.<br />

38 38 ArcheomaticA N°1 N°1 gennaio marzo <strong>2018</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali<br />

39<br />

Adriano, preservare le memorie. Una<br />

mostra a Tivoli sulle tecnologie per la<br />

salvaguardia e fruizione - A 1900 anni<br />

dalla nomina ad imperatore di Adriano,<br />

che Tertulliano definì omnium curiositatum<br />

explorator, sarà ospitata dal comune<br />

di Tivoli una mostra con l’obiettivo<br />

di presentare la metodologia sviluppata<br />

nell’ambito delle attività di salvaguardia<br />

e di conservazione del patrimonio<br />

storico-archeologico di Villa Adriana e<br />

della città di Tivoli.<br />

Le attività sono state rese possibili grazie<br />

a progetti portati avanti anche grazie<br />

al cofinanziamento dell’Agenzia Spaziale<br />

Italiana (ASI), nell’ambito di programmi<br />

dell’Agenzia Spaziale Europea<br />

(ESA). Ciò ha permesso la realizzazione<br />

di servizi e l’applicazione di soluzioni innovative<br />

basate sui dati di Osservazione<br />

della Terra da satellite e drone e sulla<br />

localizzazione satellitare di precisione,<br />

soluzioni tecnologiche innovative a supporto<br />

delle attività su campo per la conservazione<br />

dei beni culturali.<br />

I promotori della mostra sono la NAIS<br />

(Nextant Applications and Innovative Solutions),<br />

l’ISCR (Istituto Superiore per la<br />

Conservazione ed il Restauro), il Comune<br />

di Tivoli e l’Istituto di Villa Adriana<br />

e Villa d’Este, che da diversi anni collaborano<br />

attivamente sulle tematiche<br />

presentate nel percorso espositivo.<br />

Le tecnologie aerospaziali vengono illustrate<br />

attraverso la presenza di modelli<br />

in scala ridotta di satelliti concessi da<br />

ESA, da video volti a illustrarne il funzionamento<br />

e da pannelli che mostrano i risultati<br />

di alcune delle analisi realizzate<br />

nel corso degli anni attraverso l’impiego<br />

delle tecnologie satellitari. L’obiettivo è<br />

quello di sensibilizzare il pubblico e di<br />

condurre l’attenzione sul valido e ormai<br />

accertato supporto che le tecnologie di<br />

osservazione della terra offrono nell’individuazione<br />

di problematiche presenti<br />

sul territorio (frane, inondazioni, nuove<br />

costruzioni, ecc.), in particolare legate<br />

ai beni culturali, per coadiuvare l’operato<br />

delle autorità competenti.<br />

Le tecnologie aerospaziali preposte alla<br />

salvaguardia del territorio e dei beni<br />

supportano, nel percorso espositivo così<br />

come nella metodologia sviluppata, le<br />

attività di conservazione in situ; queste<br />

attività sono mostrate per mezzo di installazioni<br />

audiovisive e pannelli relativi<br />

al lavoro svolto per la valutazione dello<br />

stato di conservazione dei singoli monumenti,<br />

della loro vulnerabilità e della<br />

pericolosità del territorio circostante,<br />

con la finalità di garantirne la preservazione.<br />

L’esposizione propone anche esempi di<br />

soluzioni di fruizione moderna, tra cui<br />

ricostruzioni 3D di monumenti presenti<br />

nel sito di Villa Adriana e un allestimento<br />

in video-mapping incentrato sulla figura<br />

di Adriano e su Villa Adriana, con<br />

esperienza immersiva, in cui viene data<br />

particolare enfasi all’aspetto di edutainment<br />

(imparare divertendosi).<br />

L’aspetto più prettamente storico-archeologico<br />

è rappresentato dall’esposizione<br />

di reperti archeologici, costituiti<br />

da teste provenienti dall’Antiquarium<br />

di Villa Adriana, rappresentanti l’imperatore<br />

Adriano, secondo un’iconografia<br />

poco nota dell’Hadrianus<br />

renatus, la<br />

moglie Sabina ed<br />

Antinoo, il giovane<br />

schiavo amato<br />

dall’imperatore.<br />

La testa di Antinoo,<br />

nello specifico,<br />

consiste in un<br />

calco in polvere<br />

di nylon realizzato<br />

con stampante<br />

3D, mentre per ciò<br />

che riguarda Sabina,<br />

oltre ad un suo<br />

ritratto, è proposto<br />

un frammento<br />

completato attraverso<br />

una soluzione di ricostruzione che<br />

ne garantisce la lettura complessiva.<br />

Le scelte espositive proposte nel percorso<br />

mirano, così, a mostrare il collegamento<br />

che può e che deve esistere<br />

tra l’antico e il moderno, finalizzato<br />

alla salvaguardia, alla tutela e alla valorizzazione<br />

dei beni culturali il cui scopo<br />

è quello di far perdurare la loro memoria<br />

grazie anche all’impiego delle moderne<br />

tecnologie.<br />

Adriano, preservare le memorie<br />

Tecnologie al servizio della salvaguardia<br />

e della fruizione del patrimonio storico<br />

21 giugno – 15 settembre <strong>2018</strong><br />

Museo della città di Tivoli<br />

Palazzo della Missione, Tivoli<br />

Fonte: Comune di Tivoli (RM)<br />

Via Indipendenza, 106<br />

46028 Sermide - Mantova - Italy<br />

Phone +39.0386.62628<br />

info@geogra.it<br />

www.geogra.it


AZIENDE E PRODOTTI<br />

BIM – con una particolare attenzione al laser scannere<br />

alla fotogrammetria, che costituiscono il primo passo<br />

per la digitalizzazione della realtà che ci circonda, le<br />

cui caratteristiche storiche inducano ad introdurre il<br />

termine HBIM (Heritage Building Information Modeling),<br />

particolarmente finalizzato alla manutenzione programmata,<br />

elemento essenziale per una gestione intelligente<br />

del futuro.<br />

LASER SCANNER – in continua evoluzione verso sistemi di<br />

auto localizzazione, che consentano anche la ricostruzione<br />

in tempo reale di uno spazio circostante, finalizzata<br />

a soddisfare esigenze tecnologiche prima inimmaginabili,<br />

come quella dell’orientamento da remoto della<br />

guida autonoma per mezzi terrestri o aerei.<br />

TECHNOLOGY FOR ALL <strong>2018</strong> SARÀ ALL'ISTITUTO SUPE-<br />

RIORE ANTINCENDI DEL CORPO NAZIONALE DEI VIGILI<br />

DEL FUOCO PER DIFFONDERE LE TECNOLOGIE DEDICA-<br />

TE AL TERRITORIO, AI BENI CULTURALI E ALLE SMART<br />

CITY.<br />

Dal 3 al 5 ottobre a Roma presso l'Istituto Superiore<br />

Antincendi si svolgerà la quinta edizione dell’evento<br />

TECHNOLOGY for ALL dedicato alla diffusione di tecnologie<br />

per il territorio, i beni culturali e le smart city.<br />

Le tecnologie al centro dell’evento consentono di conoscere,<br />

documentare, proteggere e monitorare il nostro<br />

ambiente sia dal punto di vista territoriale che dal punto<br />

di vista del costruito, con un particolare riguardo a<br />

tutte quelle manifestazioni rappresentative emergenti,<br />

in cui, indipendentemente dall’epoca, dall’ubicazione<br />

e dalle caratteristiche tecniche e strutturali, si possa<br />

riconoscere la testimonianza di un’identità materiale<br />

trasmissibile alle generazioni future, sopravveniente<br />

anche nella semplificazione dei processi infrastrutturali<br />

delle nostre città storiche intelligenti.<br />

In questa edizione dell’evento oltre all’interesse generale<br />

con cui il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco segue<br />

l’innovazione tecnologica e le sue applicazioni per<br />

migliorare il soccorso e la prevenzione incendi, alcuni<br />

argomenti saranno di particolare attualità per le prospettive<br />

di utilizzo immediato nelle sue attività istituzionali.<br />

L’uso del BIM applicato agli impianti a rischio di<br />

incidente rilevante, l’impiego di tecnologie di scansione<br />

e monitoraggio delle strutture per la messa in sicurezza<br />

del patrimonio culturale danneggiato dai terremoti<br />

ed il monitoraggio satellitare di infrastrutture, edifici e<br />

della vegetazione per la gestione degli incendi boschivi,<br />

infatti, sono di estrema attualità per le attività di controllo<br />

e di soccorso svolte dal CNVVF.<br />

Il programma di convegni, conferenze e workshop è in<br />

corso di definizione. Esso riguarderà l'intero processo<br />

di utilizzo delle tecnologie innovative, dall'acquisizione<br />

dei dati alla loro elaborazione fino la diffusione agli<br />

utenti finali e prevederà anche attività dimostrative sul<br />

campo delle più sofisticate strumentazioni disponibili.<br />

L’elenco non esaustivo delle tecnologie di cui si parlerà<br />

vede:<br />

SATELLITI – tramite i loro Big e Open Data, quale quelli<br />

provenienti dalle costellazioni Copernicus e Landsat,<br />

ora volti ad integrare i più sofisticati e precisi sensori<br />

commerciali per produrre finalmente un’analisi della<br />

Terra dallo Spazio di portata rivoluzionaria nella prevenzione<br />

dei grandi rischi.<br />

DRONI – rappresentati da sistemi a pilotaggio remoto o<br />

automatico che sfruttano la fotogrammetria per fornire<br />

informazioni geometriche accurate, ravvicinate o a<br />

bassa quota, anche utilizzando sensori sofisticati o sistemi<br />

LiDAR per produrre elaborati molto accurati in<br />

zone inaccessibili o troppo ristrette per i costi del volo<br />

aereo tradizionale.<br />

GEODATI – in un processo continuo di standardizzazione,<br />

uniformazione e integrazione, per i quali i due ambiti<br />

della Geodesia e della Geoinformatica, si stanno fondendo<br />

a seguito di un’onda inarrestabile intrapresa e<br />

guidata dalla digitalizzazione come fenomeno regolato<br />

dai mass media e dallo sviluppo deisocial network.<br />

PNT – un acronimo per individuare l’integrazione di tre<br />

processi, positioning, navigation, e timingdei molteplici<br />

usi, cui sono oggi destinati, tra i quali i sistemi di navigazione<br />

quando applicati congiuntamente ai geodati<br />

(cartografie, meteo, traffico, etc) o i sistemi di navigazione<br />

cosiddetta autonoma sicura, sia in campo terrestre<br />

che aereo a bassa quota.<br />

AR, VR, MR – tre acronimi che sono sinonimi rispettivamente<br />

di realtà aumentata, virtuale e mista, volendo<br />

significare la volontà di proporre informazioni digitali<br />

relazionate alla posizione dell’osservatore e alla sensorialità<br />

reattiva a situazioni determinate.<br />

IMAGING – andare oltre il visibile con analisi basate sullo<br />

studio delle immagini con sistemi multispettrali, laser,<br />

SAR, LiDAR, o altro per analizzare profondamente gli<br />

elementi che normalmente non sono direttamente interpretabili<br />

o facilmente classificabili, sia per il territorio,<br />

che per i beni culturali e l’ambiente.<br />

AnD– le Analisi non Distruttive consentono di conoscere<br />

le caratteristiche strutturali dei materiali sottoposti a<br />

indagine senza alterarne l’integrità, mantenendo intat-<br />

40 ArcheomaticA N°1 N°1 gennaio marzo <strong>2018</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 41<br />

ta la loro funzionalità. Strumento di diagnostica per eccellenza,<br />

trovano particolare applicazione per conoscere in<br />

anticipo le cause di guasti e malfunzionamenti delle opere<br />

realizzate dall’uomo e in particolare per il Patrimonio Culturale.<br />

Le future smart city baseranno la maggior parte della loro<br />

funzionalità sul posizionamento di precisione e sull’infrastruttura<br />

geografica di dato territoriale, soggetta ad aggiornamento<br />

periodico, tanto per consentire il flusso informativo<br />

dai sensori quanto dagli oggetti monitorati collegabili<br />

e resi interattivi attraverso la rete Internet. I Big Data<br />

sono in continua evoluzione, inoltre, verso l’accumulo e<br />

l’aggregazione per mezzo dell’intelligenza artificiale dedicata,<br />

istantanea nell’apprendimento sia dalla risposta che<br />

dall’interrogativo umano, elaborando l’una e l’altro quantitativamente<br />

e serialmente.<br />

La manifestazione offrirà momenti informativi e formativi<br />

ed occasioni di confronto tra le Pubbliche Amministrazioni,<br />

il mondo accademico delle Università e della Ricerca, con<br />

l’industria specializzata nei seguenti settori:<br />

4Architettura, Edilizia e Costruzioni<br />

4Rilievo e Cartografia<br />

4Infrastrutture e trasporti<br />

4Impianti / Facility Management<br />

4Process, Power & Utilities<br />

4Posizionamento e guida autonoma<br />

4Forze di polizia / Forense<br />

4Patrimonio Culturale / Conservazione /<br />

4Digitalizzazione<br />

4Assicurazioni e Beni Immobili<br />

4Musei e Cultura<br />

In questa fucina tecnologica l’applicazione industriale italiana<br />

si sta muovendo con proposizione convincente, non<br />

del tutto favorevole la domanda interna, soprattutto se<br />

considerata sul piano massivo a costo contenuto della produzione,<br />

ma non senza competitività verso l’andamento<br />

positivo delle innovazioni registrato sul mercato mondiale,<br />

orientato al nostro trading dai paesi che nell’immediato<br />

traggano il maggior vantaggio dall’avanzamento anche<br />

prototipale apportato dall’Italia.<br />

TECHNOLOGY for ALL <strong>2018</strong><br />

Data: 3 - 5 Ottobre <strong>2018</strong><br />

Luogo:<br />

ISA – Istituto Superiore Antincendio,<br />

Via del Commercio 13 – 00153 Roma<br />

Organizzatore:<br />

mediaGEO società cooperativa,<br />

Via Palestro 95 00185 Roma, Tel 06 64871209<br />

info@mediageo.it<br />

ECOSCANDAGLIO MULTIBEAM PORTA-<br />

TILE AD ALTISSIMA RISOLUZIONE PER<br />

L'ARCHEOLOGIA SUBACQUEA<br />

La qualità dei dati è senza precedenti<br />

ed è perfetta per coprire la più ampia<br />

gamma di applicazioni, dal dragaggio<br />

all'archeologia, dalla geologia alle ispezioni<br />

di manufatti, fino alle operazioni<br />

di soccorso in mare, con una ricaduta<br />

positiva anche per i tempi di elaborazione.<br />

Operando nelle frequenze tra 190 e 420<br />

kHz e con dimensioni dei beam di soli<br />

0.5°x 1°, T50-P consente di migliorare<br />

le prestazioni e ridurre i tempi di rilievo<br />

a tutte le profondità, anche in condizioni<br />

di lavoro impossibili per un normale<br />

Multibeam.<br />

Il T50-P è stato pensato e progettato<br />

per una veloce installazione anche su<br />

piccole imbarcazioni: il processore portatile<br />

e la testa del sonar formano un<br />

sistema compatto, le interfacci sono ridotte<br />

al minimo e l'interfaccia utente è<br />

semplice e intuitiva.<br />

SeaBat T50-P fornisce i rilievi 3D subacquei<br />

più spettacolari mai prodotti da<br />

Reson, la società dal 1976 leader negli<br />

ecoscandagli Multibeam.<br />

Codevintec Italiana<br />

www.codevintec.it<br />

Ufficio Stampa:<br />

Mediarkè srl, Via Pistoia 7 – 00182 Roma,<br />

Tel 06 45476584 info@mediarke.it


DOCUMENTAZIONE<br />

L’integrazione tra servizi di monitoraggio e fruizione<br />

evoluta, per una sostenibilità economica dei nuovi sistemi<br />

di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale<br />

di Gianfranco Corini, Antonio Monteleone,<br />

Nicole Dore<br />

Realizzare servizi di monitoraggio integrati e di<br />

fruizione evoluta significa rendere disponibili<br />

servizi economicamente sostenibili a chi<br />

gestisce il patrimonio culturale, favorendone<br />

anche la valorizzazione e la fruizione stessa,<br />

secondo l'idea che il monitoraggio, la tutela e la<br />

salvaguardia partecipano a questo processo di<br />

miglioramento.<br />

xxx<br />

Un aspetto fondamentale del progetto ArTeK è<br />

costituito dall’erogazione congiunta di servizi rivolti<br />

alla salvaguardia, gestione e fruizione dei beni.<br />

Si tratta di elementi che, seppur differenti tra loro (per tipologia<br />

di mercato, modello di business, etc.), è opportuno<br />

mettere a sistema, onde evitare il rischio di porre in essere<br />

interventi solo parziali, non correlati con altri aspetti importanti<br />

dello scenario complessivo e dunque fini a sé stessi<br />

ed economicamente non vantaggiosi.<br />

L’obiettivo dell’impostazione “integrata” di ArTeK consiste<br />

dunque nel rendere disponibili servizi a basso costo, dunque<br />

sostenibili dai gestori del patrimonio culturale, adattati alle<br />

esigenze specifiche di ciascun sito, per monitorare e dunque<br />

meglio conservare il bene, ma anche per valorizzarlo e renderlo<br />

più fruibile, secondo un circolo virtuoso in cui la salvaguardia<br />

del sito ne facilita la valorizzazione e la fruizione<br />

ne sostiene la salvaguardia.<br />

GLI STRUMENTI OFFERTI<br />

Nello specifico, ArTeK offre strumenti in grado di facilitare<br />

l’adozione di politiche di conservazione preventiva attraverso<br />

l’utilizzo di tecnologie avanzate per il monitoraggio<br />

continuo dei siti e il supporto alla programmazione degli<br />

interventi di manutenzione; inoltre, strumenti avanzati di<br />

fruizione in grado di costituire una fonte ricavi tale anche<br />

da coprire parte dei costi di salvaguardia.<br />

L’importanza del monitoraggio dei beni e della loro conservazione<br />

preventiva è dettata dalle criticità ambientali alle<br />

quali sono soggette le aree archeologiche e i luoghi storici,<br />

in uno scenario operativo in cui le organizzazioni responsabili<br />

della gestione dei beni affrontano quotidianamente<br />

difficoltà legate a:<br />

• budget finanziario limitato, prevalentemente speso<br />

per interventi post-emergenza, piuttosto che preventivi;<br />

• costo elevato per le azioni di indagine solitamente effettuate<br />

in modo sporadico;<br />

• assenza di un servizio che offra strumenti in grado<br />

di monitorare costantemente vaste aree e valutare<br />

lo “stato di salute” del bene culturale e il rischio di<br />

degrado/perdita di monumenti, complessi e aree di<br />

riconosciuto valore culturale;<br />

Infine è bene sottolineare come la valorizzazione di un sito<br />

e dei suoi monumenti possa essere facilitata da un’accresciuta<br />

conoscenza del comportamento dei visitatori (percorsi<br />

seguiti, monumenti visitati, tempi di visita del sito e<br />

dei singoli monumenti); tale conoscenza infatti permette di<br />

progettare e proporre percorsi di visita atti a diversificare<br />

l’offerta culturale all’interno del sito e stimolare la visita<br />

di monumenti solitamente trascurati, il tutto a beneficio di<br />

una migliore esperienza di visita.<br />

42 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 43<br />

I “NUMERI” DEL MERCATO POTENZIALE<br />

Il mercato considerato per una valutazione del ritorno economico<br />

dei servizi ArTeK è costituito dal patrimonio culturale<br />

Nazionale, anche se analoghe esigenze esistono in altri<br />

paesi facenti parte dell’Europa ed anche fuori dell’Europa.<br />

Secondo il Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Mi-<br />

BACT), le aree italiane di particolare valore soggette alle<br />

norme speciali di tutela regolamentate dal Codice Nazionale<br />

dei Beni Culturali e del Paesaggio coprono quasi la metà<br />

del territorio nazionale (46,9%, circa 33 beni culturali ogni<br />

100 km 2) e il numero di beni culturali registrati da MiBACT<br />

è di circa 200.000 unità (considerando beni archeologici,<br />

architettonici e musei).<br />

Solo per fissare alcune cifre, l’elenco seguente riporta alcuni<br />

risultati dell’analisi di mercato effettuata nella prima<br />

fase del progetto illustrando le dimensioni del mercato del<br />

patrimonio culturale italiano, sia totale che relativo ai soli<br />

beni culturali a rischio:<br />

- 190.931 beni culturali immobili (fonte: banca dati VIR -<br />

MiBACT);<br />

- 46.025 proprietà architettoniche vincolate (Fonte, Federculture);<br />

- 5.668 proprietà archeologiche vincolate (Fonte, Federculture);<br />

- 240 siti archeologici gestiti direttamente dallo Stato (Fonte:<br />

MiBACT);<br />

- 48 siti culturali UNESCO, di cui 7 sono paesaggi culturali,<br />

oltre a 5 siti naturali (fonte: UNESCO);<br />

- 22.000 centri storici (Fonte: ICCD);<br />

- 12.000 case storiche (Fonte: ADSI);<br />

- 27 aree marine protette e due parchi sommersi che proteggono<br />

un totale di circa 222,44 mila ettari di mare e circa<br />

652 chilometri di costa, compreso il patrimonio culturale<br />

subacqueo (antichi relitti, relitti della prima guerra<br />

mondiale e siti archeologici sommersi) (Fonte: MiBACT).<br />

I NUMERI DEL PATRIMONIO CULTURALE A RISCHIO<br />

Ai numeri precedenti, che danno un’idea dell’estensione<br />

del mercato potenziale, si possono altresì applicare ulteriori<br />

considerazioni legate alla criticità ambientale in cui<br />

si trovano molti beni. In Italia, dove la situazione idrogeologica<br />

è particolarmente delicata, è stato infatti calcolato<br />

che molti beni archeologici, architettonici e monumentali<br />

sono esposti a rischi geologici come frane e alluvioni. Da tali<br />

considerazioni risulta in particolare che:<br />

- 34.651 beni culturali immobili (18,1% dell’intero patrimonio)<br />

sono esposti a frane (10.000 di questi sono inclusi in<br />

aree ad alto / altissimo rischio) (Rapporto 2015, ISPRA,<br />

Rapporti 233/2015);<br />

- Circa 29.000 monumenti sono compresi in uno scenario<br />

di alluvione considerato a medio rischio (Rapporto 2015,<br />

ISPRA, Rapporti 233/2015).<br />

- Dei 10.170 monumenti archeologici registrate nella piattaforma<br />

Vincoli in Rete, 1.747 sono esposti a calamità naturali<br />

(frane, alluvioni, terremoti) (fonte: ISCR).<br />

-<br />

Da questi numeri è evidente che esiste una significativa<br />

opportunità di fornire, ai gestori del Patrimonio Culturale,<br />

servizi per una verifica periodica dello “stato di salute”,<br />

una altrettanto periodica valutazione dei rischi di degrado<br />

e l’attivazione di monitoraggi specifici, alla scala spaziale<br />

ritenuta più opportuna (ossia a livello di sito o di singolo<br />

monumento o parte di esso), dei fenomeni ritenuti più pericolosi.<br />

I NUMERI DEL TURISMO CULTURALE<br />

Alcuni dati numerici, a supporto di una più completa valutazione<br />

economica del settore del turismo culturale, sono<br />

190.931<br />

Beni<br />

culturali immobili<br />

(fonte: banca dati<br />

vir - mibact)<br />

46.025<br />

proprietà<br />

architettoniche<br />

vincolate<br />

(Federculture)<br />

Foto di Carlo Pelagalli, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/<br />

index.php?curid=53216333<br />

Foto di Francesco Bandarin - CC BY-SA 3.0-igo, https://commons.wikimedia.<br />

org/w/index.php?curid=45802568<br />

5.668 proprietà<br />

archeologiche<br />

vincolate<br />

(Federculture)<br />

48<br />

siti culturali<br />

UNESCO, di<br />

cui 7 sono paesaggi<br />

culturali, oltre a 5<br />

siti naturali<br />

Foto di Palickap - Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.<br />

org/w/index.php?curid=66221245<br />

Foto di trolvag, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.<br />

php?curid=59076791


derivabili dai seguenti dati che se anche riferiti in alcuni<br />

casi a qualche anno fa, forniscono comunque un elemento<br />

dimensionale significativo:<br />

- 229 aree archeologiche e monumenti oggi aperti al pubblico<br />

(Sorgente: MiBACT 2014);<br />

- 50 milioni di visitatori nel 2017 di 437 musei statali, monumenti<br />

e siti archeologici (Sorgente: MiBACT 2017), che<br />

hanno generato circa 200 milioni di euro di incassi<br />

- Il turismo culturale nel suo complesso rappresenta in Italia<br />

il 30% di tutto il flusso turistico.<br />

-<br />

Inoltre, considerando in particolare il segmento di turismo<br />

originato dai paesi europei, il 52% risulta particolarmente<br />

interessato a visite artistiche ed archeologiche, a testimonianza<br />

del grande attrattore costituito dalle vestigia storiche<br />

(Sorgente: Io Sono Cultura, 2015).<br />

Ad oggi gli introiti di tale turismo sono costituiti prevalentemente<br />

dalla bigliettazione.<br />

D’altro canto le potenzialità delle nuove tecnologie (in parte<br />

sviluppati nel progetto ArTeK per mostrarne la potenzialità)<br />

consentono di incrementare l’offerta destinata al turismo<br />

culturale, con la proposizione di componenti innovativi<br />

di “edutainment” in grado di “educare divertendo”.<br />

A parità di numero di visitatori culturali, quindi, è possibile<br />

prevedere un consistente aumento degli introiti derivanti<br />

dal turismo culturale grazie all’offerta di nuovi servizi di<br />

fruizione ad alto valore aggiunto.<br />

BENEFICI ECONOMICI INDOTTI DAL<br />

MODELLO DI LAVORO DI ArTeK<br />

La continuità del monitoraggio degli specifici fattori di rischio<br />

di ciascun sito, alla base del modello di lavoro di Ar-<br />

TeK, consentirà di pianificare ed attivare interventi di conservazione<br />

preventiva, assicurando così l’integrità del bene<br />

per le future generazioni, e al tempo stesso realizzando un<br />

importante risparmio rispetto ad interventi effettuati a valle<br />

di eventi dannosi.<br />

Questo effetto è ben illustrato nel diagramma in Fig.1 dove<br />

sono comparati i costi cumulati di interventi di manutenzione<br />

(CC), nei due casi (i) “intervento a seguito di evento<br />

dannoso” (Reactive Maintenance), ed (ii) “intervento preventivo”<br />

(Preventive Conservation).<br />

Gli interventi di tipo “Reactive”, seppur sporadici e ridotti<br />

in numero, sono estremamente costosi, non valutabili né<br />

pianificabili in alcun modo; inoltre spesso portano ad altri<br />

effetti aventi impatti piuttosto negativi, come ad es. la riduzione<br />

del numero di visitatori del sito durante i periodi<br />

di restauro, solitamente più lunghi rispetti a interventi di<br />

manutenzione programmata.<br />

Entrando più nel merito, l’adozione di politiche di intervento<br />

preventivo, rese possibile da ArTeK, richiederà un costo<br />

iniziale per l’attivazione del servizio (valutazione accurata<br />

del rischio territoriale del sito e del rischio individuale dei<br />

singoli monumenti secondo le metodologie della Carta del<br />

Rischio, raccolta strutturata di dati storici, installazione<br />

eventuale di sensori fissi etc.) e un costo periodico legato<br />

all’utilizzo degli strumenti messi a disposizione da ArTeK.<br />

240 siti<br />

archeologici<br />

gestiti direttamente<br />

dallo Stato<br />

(MiBACT)<br />

22.000 centri<br />

storici (ICCD)<br />

Foto di Livioandronico2013 - CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.<br />

org/w/index.php?curid=34369709<br />

Foto di Davide Papalini - CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/<br />

index.php?curid=10581791<br />

12.000 case<br />

storiche (ADSI);<br />

27 aree marine<br />

protette<br />

Foto di Associazione Dimore Storiche Italiane<br />

44 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 45<br />

Per inciso è bene sottolineare come la continuità del servizio<br />

di monitoraggio, e la sua specializzazione sul sito specifico,<br />

siano considerati come elementi di garanzia molto<br />

importanti per il gestore.<br />

CONCLUSIONI FINALI SULLA SOSTENIBILITÀ<br />

Con riferimento alle considerazioni fatte in precedenza, e<br />

considerando una loro proiezione sugli anni futuri, i servizi<br />

ArTeK, agendo in modo specifico sugli interventi di manutenzione<br />

preventiva, potranno portare a significativi risparmi<br />

nelle attività di salvaguardia dei siti.<br />

Ai volumi così risparmiati, che potranno essere valutati con<br />

maggiore precisione man mano che i servizi verranno erogati,<br />

potranno essere aggiunti gli introiti aggiuntivi derivanti<br />

dall’offerta di nuovi servizi di fruizione ad alto valore aggiunto.<br />

In particolare questo effetto potrà essere ottenuto anche<br />

su siti, quelli facenti parte del cosiddetto “patrimonio diffuso”,<br />

che sono oggi poco esposti sia a meccanismi di manutenzione<br />

preventiva che di fruizione turistica.<br />

Altri interessanti elementi, che potranno favorire un incremento<br />

importante dei ritorni economici del settore, e dunque<br />

costituire così un interessante punto a favore delle tecnologie<br />

e dei servizi innovativi di ArTeK, sono costituiti da:<br />

4 Importanti modifiche delle strutture organizzative e di<br />

governo del MIBACT che, per quanto di nostro specifico<br />

interesse sul tema, premiano gestioni più oculate e<br />

profittevoli dei siti.<br />

4 Ingresso più significativo di finanziatori privati (prevalentemente<br />

per opere di restauro su monumenti<br />

“visibili”).<br />

4 Un approccio sistemico più consolidato a tutto il settore:<br />

Salvaguardia e Conservazione, Comunicazione,<br />

Fruizione<br />

Infine alcune considerazioni sul ritorno degli investimenti<br />

di ArTeK.<br />

Seppure non sia possibile valutare in dettaglio i costi di ”assessment”<br />

iniziale di un sito (documentazione disponibile,<br />

eventuali dati e strumentazione in situ e loro eventuale riutilizzo,<br />

analisi dello stato corrente etc.), e del numero di<br />

sorvoli di droni necessari a causa dell’intrinseca eterogeneità<br />

dei siti in gioco, stime prudenziali in eccesso di tali costi<br />

e dei costi operativi affrontati nel corso dell’erogazione del<br />

servizio portano ad identificare un “break-even” in termini<br />

di numero di siti posti sotto osservazione, e che quindi ne<br />

ripaga i costi (industriali), che oscilla tra 15 e 20, su periodi<br />

contrattuali di base pari a tre anni. Inoltre queste valutazioni<br />

non considerano, per prudenza, i probabili minori costi di<br />

acquisizione dei dati satellitari prevista per i prossimi anni.<br />

Abstract<br />

We present the purposes of the ArTeK Project – Satellite enabled Services<br />

for Preservation and Valorization of Cultural Heritage which aims to develop<br />

services based on space and ICT technologies for the monitoring of Cultural<br />

Heritage. A fundamental aspect of the ArTeK project consist in the joint provision<br />

of services provided to the safeguarding, management and use of the<br />

cultural heritage.<br />

These are elements that, although different from each other (by type of<br />

market, business model, etc.), should be put in place, in order to avoid the<br />

risk of carrying out only partial interventions, not correlated with other important<br />

aspects of the scenario overall and therefore ends in themselves and<br />

economically not advantageous.<br />

Parole chiave<br />

Servizi satellitari; ArTeK; monitoraggio beni culturali; tutela; salvaguardia;<br />

fruizione;<br />

Autore<br />

Gianfranco Corini, gianfranco.corini@nais-solutions.it<br />

Amministratore unico,<br />

Antonio Monteleone, antonio.monteleone@nais-solutions.it<br />

ArTeK project manager,<br />

Nicole Dore, nicole.dore@nais-solutions.it<br />

ArTeK deputy project manager,<br />

NAIS, Nextant Applications and Innovative Solutions<br />

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EVENTI<br />

3-7 GIUGNO <strong>2018</strong><br />

ISPRS Symposium "Towards<br />

Photogrammetry 2020"<br />

Riva del Garda (Italy)<br />

https://goo.gl/1c5muu<br />

18 – 20 GIUGNO <strong>2018</strong><br />

Museum Next Europe <strong>2018</strong><br />

Londra (United Kingdom)<br />

Website: www.museumnext.<br />

com<br />

20 - 22 GIUGNO <strong>2018</strong><br />

63° Convegno Nazionale SIFET<br />

Gaeta (Italy)<br />

https://bit.ly/2x5booi<br />

24 - 27 GIUGNO <strong>2018</strong><br />

SALENTO AVR <strong>2018</strong><br />

Otranto (Italy)<br />

www.salentoavr.it<br />

3 – 6 LUGLIO <strong>2018</strong><br />

34° Convegno Internazionale<br />

Scienza e Beni Culturali<br />

Bressanone (Italy)<br />

www.scienzaebeniculturali.it<br />

4 - 6 LUGLIO <strong>2018</strong><br />

IX Convegno Internazionale AIT<br />

<strong>2018</strong><br />

Firenze (Italy)<br />

https://bit.ly/2KDV27V<br />

22 - 27 LUGLIO <strong>2018</strong><br />

Scientific Methods in Cultural<br />

Heritage Research - Gordon<br />

Research Conference<br />

Castelldefels (Spain)<br />

www.grc.org/<br />

scientificmethodsin-cultural-heritageresearchconference/<strong>2018</strong>/<br />

5 - 8 SETTEMBRE <strong>2018</strong><br />

3DV <strong>2018</strong> - 6th<br />

International Conference on<br />

3DVision<br />

Verona (Italy)<br />

http://www.3dv.org<br />

10 - 13 SETTEMBRE<br />

SPIE <strong>2018</strong> - Remote Sensing<br />

Symposium<br />

Berlino (Germany)<br />

www.geoforall.it/kwuxx<br />

12 - 14 SETTEMBRE <strong>2018</strong><br />

Geosciences for the<br />

environment, natural hazard<br />

and cultural heritage<br />

Catania (Italy)<br />

http://www.sgicatania<strong>2018</strong>.it<br />

26 – 28 SETTEMBRE <strong>2018</strong><br />

XXI NKF Congress – Cultural<br />

heritage facing catastrophe:<br />

prevention and recoveries<br />

ReyKjavik (Iceland)<br />

https://www.nkf<strong>2018</strong>.is/<br />

3 - 5 OTTOBRE <strong>2018</strong><br />

TECHNOLOGY for ALL <strong>2018</strong><br />

Roma (Italy)<br />

https://www.technologyforall.<br />

it/<br />

25 - 28 OTTOBRE <strong>2018</strong><br />

ICOMOS-ICAHM Annual Meeting<br />

Montalabano Elicona, Messina<br />

(Italy)<br />

https://bit.ly/2Iy9GRv<br />

12 - 15 NOVEMBRE <strong>2018</strong><br />

VISUAL HERITAGE - CHNT <strong>2018</strong><br />

Vienna, (Austria)<br />

http://<strong>2018</strong>.visualheritage.<br />

org/<br />

http://www.chnt.at/form_<br />

registration/<br />

21 - 24 NOVEMBRE <strong>2018</strong><br />

Image and Research <strong>2018</strong> - 15th<br />

International Conference<br />

Girona (Spain)<br />

https://bit.ly/2IAbPMz<br />

27 - 29 NOVEMBRE<br />

XXII Conferenza Nazionale<br />

ASITA<br />

Bolzano (Italy)<br />

http://www.asita.it/<br />

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