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GEOmedia_2_2018

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Rivista bimestrale - anno XXII - Numero 2/<strong>2018</strong> - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma<br />

TERRITORIO CARTOGRAFIA<br />

GIS<br />

CATASTO<br />

3D<br />

INFORMAZIONE GEOGRAFICA<br />

FOTOGRAMMETRIA<br />

URBANISTICA<br />

GNSS<br />

BIM<br />

RILIEVO TOPOGRAFIA<br />

CAD<br />

REMOTE SENSING SPAZIO<br />

EDILIZIA<br />

WEBGIS<br />

UAV<br />

SMART CITY<br />

AMBIENTE<br />

NETWORKS<br />

LiDAR<br />

BENI CULTURALI<br />

LBS<br />

Mar/Apr <strong>2018</strong> anno XXII N°2<br />

La prima rivista italiana di geomatica e geografia intelligente<br />

Speciale 63°<br />

Convegno Nazionale SIFET<br />

Geomatica: Applicazioni<br />

ABSTRACT RELAZIONI<br />

CONVEGNO SIFET<br />

PREMIO GIOVANI<br />

AUTORI SIFET<br />

SERVIZI INNOVATIVI<br />

DI GEOWEB


Camera di Commercio<br />

Latina<br />

Via Giacomo Matteotti n°82 - 04020 Itri (LT)<br />

Tel.: 0771-730334 Fax.: 0771-728453<br />

e-mail: planet.engineering@tiscali.it


SIFET<br />

Questo numero di <strong>GEOmedia</strong> è dedicato al 63° Convegno Nazionale della SIFET, la Società<br />

Italiana di Fotogrammetria e Topografia, sulla quale troverete più avanti una dettagliata<br />

descrizione da parte della sua presidente Giuseppina Vacca.<br />

Di seguito, oltre ai sommari delle relazioni e le informazioni sul programma, riportiamo<br />

l’invito a partecipare rivolto a tutti coloro che sono impegnati nella diffusione ed uso delle<br />

discipline afferenti alla Geomatica partecipando come attori istituzionali, ricercatori della<br />

comunità scientifica o facenti parte dei professionisti praticanti che operano sul territorio.<br />

(Renzo Carlucci)<br />

63° Convegno Nazionale SIFET<br />

Gaeta, 20-22 giugno <strong>2018</strong><br />

GEOMATICA: APPLICAZIONI<br />

AMBIENTI ESTREMI - INFRASTRUTTURE - SITI DI INTERESSE CULTURALE<br />

Il Convegno si svolge presso il Castello Angioino di Gaeta<br />

Argomenti del convegno<br />

La crescita progressiva della Geomatica ha comportato lo sviluppo di tutte le discipline del<br />

rilevamento: dalla Geodesia spaziale alla Topografia di precisione, dalla Fotogrammetria al<br />

Trattamento delle osservazioni, dalla Cartografia numerica al Telerilevamento. Da qui nasce la<br />

necessità di fornire una forte motivazione culturale per la conoscenza e l’approfondimento delle<br />

discipline del rilevamento da parte non solo degli esperti di Geomatica, in senso stretto, ma anche<br />

di tutte quelle categorie professionali tecniche che, a vario titolo, assumono negli Enti e nella<br />

pratica operativa responsabilità crescenti in tale ambito. A ciò si aggiunge la necessità di interagire<br />

in modo sempre più stretto con altri specialisti che operano nell’ambito della realizzazione e<br />

della conservazione delle strutture/infrastrutture, potendo, in tal modo, offrire il contributo della<br />

Geomatica dalle fasi preliminari della progettazione fino al processo del monitoraggio e controllo<br />

nel suo complesso, nel rispetto della salvaguardia dell’efficienza e della sicurezza di un’opera. La<br />

SIFET quest’anno propone un quadro aggiornato delle attività di rilevamento e monitoraggio di<br />

ambienti naturali, strutture e infrastrutture in contesti urbani ed extra-urbani, non soltanto in<br />

condizioni ordinarie ma anche in casi particolari, difficili o in condizioni di emergenza divenute<br />

più frequenti nel nostro territorio.<br />

Programma scientifico<br />

La 63a edizione <strong>2018</strong> sarà strutturata in sessione tematiche che riguarderanno le seguenti filiere<br />

produttive e decisionali:<br />

- AMBIENTI ESTREMI - Chairman prof. Luca Vittuari<br />

- INFRASTRUTTURE - Chairman prof. Stefano Gandolfi<br />

- SITI DI INTERESSE CULTURALE - Chairman prof. Fulvio Rinaudo<br />

Accanto alle sessioni tematiche, anche quest’anno si propongono due sessioni speciali. La sessione<br />

ditte è organizzata in modo pratico-applicativo mediante un completo processo di rilevamento<br />

applicato in un’area prossima alla sede del convegno. La sessione inizia “in campo”, in cui le<br />

ditte intervenute possono applicare le tecniche e gli strumenti di cui dispongono interagendo<br />

direttamente con i partecipanti per mostrare l’efficacia delle soluzioni proposte. La sessione<br />

prosegue il giorno dopo con la fase “elaborazione” che permetterà di mostrare le soluzioni per il<br />

data processing proposte dalle ditte al fine di produrre gli elaborati finali.<br />

La sessione benchmark, quest’anno, è dedicata agli strumenti software per la modellazione,<br />

classificazione e rappresentazione di un bene architettonico. Allo scopo, il Comitato Scientifico<br />

ha predisposto un dataset completo che contiene immagini fotogrammetriche e nuvole di punti<br />

da utilizzare come dato iniziale. La partecipazione a queste attività è aperta a tutti i soci e alle ditte<br />

che sostengono l’associazione SIFET e prevede una registrazione gratuita con comunicazione del<br />

software e delle modalità che si intendono seguire.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 3


SIFET<br />

Il Convegno SIFET <strong>2018</strong>, in prosecuzione con l’esperienza positiva degli scorsi anni, propone,<br />

inoltre, dei seminari gratuiti per tutti i professionisti: un seminario di Geomatica che affronterà<br />

i concetti fondamentali delle tecniche di rilevamento, un seminario legato all’elaborazione di<br />

acquisizioni GNSS con software open source ed infine un seminario di gestione di dati geografici<br />

con software open source.<br />

Anche quest’anno, verranno proposti il premio poster e il Premio Giovani Autori provenienti dagli<br />

ambiti professionali, formativi e della ricerca, giunto ormai alla VI edizione.<br />

L’edizione <strong>2018</strong> del convegno SIFET sarà collegata ad un numero speciale sulla rivista internazionale<br />

della SIFET Applied Geomatics (SCOPUS indexed) su cui verranno pubblicati in forma di articolo<br />

scientifico, sottoposto a rigorosa revisione anonima fra pari, alcuni dei lavori presentati al convegno<br />

stesso. Il titolo dello special issue è The Impact of Innovative and Emerging Technologies on the<br />

Surveying activities.<br />

Coloro che intendono partecipare, dovranno sottomettere l’articolo direttamente alla rivista Applied<br />

Geomatics attraverso la procedure online della rivista, a partire dalla conclusione del Convegno<br />

seguendo le regole editoriali della rivista stessa (maggiori informazioni sul sito web della rivista). Il<br />

lavoro verrà quindi sottoposto al processo di revisione scientifica, a conclusione del quale potrà esser<br />

pubblicato nel numero speciale. Contestualmente alla sottomissione si chiede agli autori di inviare<br />

un estratto dell’articolo in italiano da pubblicare sul Bollettino SIFET allo scopo di permettere la<br />

divulgazione delle conoscenze tra i soci e all’interno della comunità italiana di settore.<br />

Consiglio Direttivo SIFET 2015-<strong>2018</strong><br />

Consiglieri eletti<br />

ing. Giuseppina Vacca, Presidente<br />

dott. geom. Stefano Nicolodi, Vicepresidente<br />

dott. geom. Paolo Nicolosi, Segretario<br />

prof. Fulvio Rinaudo, Tesoriere<br />

prof. Maurizio Barbarella<br />

prof. Maria Antonia Brovelli<br />

prof. Alessandro Capra<br />

prof. Alberto Cina<br />

geom. Massimiliano Currado<br />

dott. geom. Luciano Di Marco<br />

geom. Ermanno Porrini<br />

Membri di diritto<br />

Direttore IGM<br />

Direttore Agenzia delle Entrate<br />

Direttore CIGA<br />

Direttore IIM<br />

Presidente Consiglio Nazionale Ingegneri<br />

Presidente Consiglio Nazionale Architetti<br />

Presidente Consiglio Nazionale Geometri<br />

Direttore ISPRA<br />

Presidente CS SIFET<br />

Presidente Sezione SIFET di Palermo<br />

Presidente Sezione SIFET di Catania<br />

Comitato Scientifico SIFET 2015-<strong>2018</strong><br />

prof. Andrea Lingua, Presidente CS<br />

ing. Maria Grazia D’Urso<br />

geom. Giuseppe Furfaro<br />

prof. Stefano Gandolfi<br />

geom. Aldo Guastella<br />

prof. Francesco Guerra<br />

prof. Francesco Mancini<br />

prof. Marco Piras<br />

prof. Francesco Pirotti<br />

ing. Andrea Scianna<br />

prof. Giovanna Venuti<br />

Segreteria Organizzativa del Convegno<br />

Cristina Castagnetti – Università di Modena e<br />

Reggio Emilia<br />

Andreea Dessì – Università di Cagliari<br />

Comitato Organizzatore Locale<br />

Maria Grazia D’Urso - Università di Cassino e<br />

del Lazio Meridionale<br />

Antonella Gargiulo - Università di Cassino e<br />

del Lazio Meridionale<br />

Angelo Magliozzi - Comune di Gaeta<br />

Sandro Mascitti - Collegio Geometri di Latina<br />

Raffaele Ruscillo - Collegio dei Geometri di<br />

Frosinone<br />

SUITE DEDICATA ALLA GESTIONE E PUBBLICAZIONE<br />

DI PROGETTI QGIS SU SERVIZI WEBGIS<br />

- Pubblicazione autonoma di progetti QGIS per la condivisione<br />

delle proprie realizzazioni<br />

- Pubblicazione di servizi OGC WMS e WFS<br />

- Gestione degli accessi (anche con integrazione LDAP)<br />

- Creazione di gestionali cartografici web configurabili<br />

direttamente da QGIS<br />

- Creazione flussi di lavoro configurabili direttamente da QGIS<br />

- Strumenti di editing per la raccolta condivisa di dati geografici<br />

- Client dedicati all'utilizzo su tablet per il lavoro su campo<br />

CORSI SU PRINCIPALI SOFTWARE GEOGRAFICI OPEN SOURCE<br />

4 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong><br />

www.gis3w.it - info@gis3w.it - Phone +39 349 1310164


SIFET<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 5


In questo<br />

numero...<br />

SIFet<br />

REPORT<br />

SIFet <strong>2018</strong><br />

8 Terza edizione dell’esperienza condivisa<br />

BENCHMARK: “Restituzione di modelli<br />

LE RUBRICHE<br />

3D/HBIM da nuvole di punti ottenute con rilievi<br />

UAV o laser scanning terrestre”<br />

9 SIFET - Società Italiana di Fotogrammetria e Topografia<br />

36 MERCATO<br />

46 AGENDA<br />

10 Corsi di Aggiornamento Convegno SIFET<br />

12 programma Sintetico convegno SiFet<br />

14 Abstract Convegno SIFET – Relazioni invitate<br />

15 Abstract Convegno SIFET – Relazioni<br />

32 Abstract Convegno SIFET – VI Edizione<br />

Premio Giovani Autori<br />

In copertina una<br />

immagine del castello<br />

Angioino di Gaeta,<br />

scenario del 63°<br />

Convegno Nazionale<br />

della Società Italiana<br />

di Fotogrammetria e<br />

Topografia (SIFET).<br />

geomediaonline.it<br />

<strong>GEOmedia</strong>, bimestrale, è la prima rivista italiana di geomatica.<br />

Da 20 anni pubblica argomenti collegati alle tecnologie dei<br />

processi di acquisizione, analisi e interpretazione dei dati,<br />

in particolare strumentali, relativi alla superficie terrestre.<br />

In questo settore <strong>GEOmedia</strong> affronta temi culturali e tecnologici<br />

per l’operatività degli addetti ai settori dei sistemi informativi<br />

geografici e del catasto, della fotogrammetria e cartografia,<br />

della geodesia e topografia, del telerilevamento aereo e<br />

spaziale, con un approccio tecnico-scientifico e divulgativo.


INSERZIONISTI<br />

42 GeoSDH @<br />

GEOWEB 4.0 -<br />

Vi spieghiamo<br />

il futuro di<br />

GEOWEB:<br />

servizi innovativi<br />

basati su<br />

informazioni<br />

geospaziali<br />

A cura del team sviluppo<br />

di GEOWEB<br />

42<br />

3DTarget 48<br />

aerRobotix 40<br />

Epsilon 36<br />

Esri Italia 13<br />

GIS3W 4<br />

Geogrà 39<br />

Geomax 11<br />

GEOweb 44<br />

Gter 30<br />

Microgeo 5<br />

MetroArcheo 41<br />

Planetek Italia 37<br />

Stonex 35<br />

Studio SIT 38<br />

TECHNOLOGY for ALL 31<br />

Teorema 46<br />

Topcon 45<br />

Trimble 47<br />

Il Ghiacciaio Columbia<br />

Il satellite Sentinel-2B del programma europeo<br />

Copernicus ci porta in Alaska sopra il ghiacciaio<br />

Columbia, che è uno dei ghiacciai al mondo che<br />

stanno mutando più rapidamente.Il Columbia, che è visibile<br />

appena al di sotto della linea mediana dell’immagine, fluisce scendendo<br />

lingo i pendii innevati delle Chugach Mountains, all’interno dello<br />

Stretto di Prince Williams nel sud-est dell’Alaska.Nel corso degli ultimi<br />

tre decenni questo ghiacciaio mareale si è ritratto per più di 20 km ed ha perso<br />

nel complesso circa la metà del suo spessore e la metà del suo volume.Si ritiene<br />

che i cambiamenti climatici ne abbiano indotto il ritiro negli anni ’80, circostanza<br />

che ha determinate la frattura della sua parte terminale.La parte terminale era stata<br />

in precedenza sostenuta da una morena, che consiste in un accumulo di sedimenti e<br />

roccia che funge da barriera sottomarina e che permette al ghiacciaio di essere stabile<br />

e di collocarsi al di sopra dell’acqua marina. Con la scomparsa di questa barriera le<br />

dinamiche della glaciazione hanno prevalso ed il ghiacciaio ha iniziato a riversarsi<br />

velocemente nell’oceano, dando origine nello Stretto ad iceberg di grandi dimensioni.<br />

Come mostra questa immagine satellitare, nello Stretto si possono osservare molti<br />

iceberg.Questo singolo giacciaio è responsabile di circa la metà del ghiaccio andata<br />

perduto nelle Chugach Mountains. Tuttavia, i ricercatori ritengono che il ghiacciaio<br />

Columbia tornerà nuovamente a stabilizzarsi – probabilmente nel giro<br />

di alcuni anni – non appena la sua parte terminale si ritirerà in acque più<br />

basse guadagnando così trazione, fatto che ridurrà la quantità di iceberg<br />

generati.Questa immagine è stata acquisita il 5 agosto 2017.<br />

Patrocini SIFET 2<br />

Traduzione: Gianluca Pititto<br />

Crediti: European Space Agency<br />

una pubblicazione<br />

Science & Technology Communication<br />

Direttore<br />

RENZO CARLUCCI, direttore@rivistageomedia.it<br />

Comitato editoriale<br />

Vyron Antoniou, Fabrizio Bernardini, Mario Caporale,<br />

Luigi Colombo, Mattia Crespi, Luigi Di Prinzio, Michele<br />

Dussi, Michele Fasolo, Marco Lisi, Flavio Lupia, Luigi<br />

Mundula, Beniamino Murgante, Aldo Riggio, Mauro<br />

Salvemini, Domenico Santarsiero, Attilio Selvini,<br />

Donato Tufillaro<br />

Direttore Responsabile<br />

FULVIO BERNARDINI, fbernardini@rivistageomedia.it<br />

Redazione<br />

VALERIO CARLUCCI, GIANLUCA PITITTO,<br />

redazione@rivistageomedia.it<br />

Diffusione e Amministrazione<br />

TATIANA IASILLO, diffusione@rivistageomedia.it<br />

Comunicazione e marketing<br />

ALFONSO QUAGLIONE, marketing@rivistageomedia.it<br />

Progetto grafico e impaginazione<br />

DANIELE CARLUCCI, dcarlucci@rivistageomedia.it<br />

MediaGEO soc. coop.<br />

Via Palestro, 95 00185 Roma<br />

Tel. 06.64871209 - Fax. 06.62209510<br />

info@rivistageomedia.it<br />

ISSN 1128-8132<br />

Reg. Trib. di Roma N° 243/2003 del 14.05.03<br />

Stampa: SPADAMEDIA srl<br />

VIA DEL LAVORO 31, 00043 CIAMPINO (ROMA)<br />

Editore: mediaGEO soc. coop.<br />

Condizioni di abbonamento<br />

La quota annuale di abbonamento alla rivista Science è di € & 45,00. Technology Communication<br />

Il prezzo di ciascun fascicolo compreso nell’abbonamento è di € 9,00. Il prezzo di<br />

ciascun fascicolo arretrato è di € 12,00. I prezzi indicati si intendono Iva inclusa.<br />

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revoca, da comunicarsi in forma scritta entro il trimestre seguente alla scadenza<br />

dell’abbonamento, si riserva di inviare il periodico anche per il periodo successivo.<br />

La disdetta non è comunque valida se l’abbonato non è in regola con i pagamenti.<br />

Il rifiuto o la restituzione dei fascicoli della Rivista non costituiscono disdetta<br />

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richiesti dall’abbonato non oltre 20 giorni dopo la ricezione del numero successivo.<br />

Gli articoli firmati impegnano solo la responsabilità dell’autore. È vietata la<br />

riproduzione anche parziale del contenuto di questo numero della Rivista in<br />

qualsiasi forma e con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico, ivi inclusi i<br />

sistemi di archiviazione e prelievo dati, senza il consenso scritto dell’editore.<br />

Rivista fondata da Domenico Santarsiero.<br />

Numero chiuso in redazione il 25 maggio <strong>2018</strong>.


SIFET<br />

Terza edizione dell’esperienza condivisa BENCHMARK: “Restituzione di modelli<br />

3D/HBIM da nuvole di punti ottenute con rilievi UAV o laser scanning terrestre”<br />

in occasione del 63° CONVEGNO NAZIONALE SIFET - Società Italiana di<br />

Fotogrammetria e Topografia<br />

Gaeta, 20-22 Giugno <strong>2018</strong><br />

Dopo il buon successo di partecipazione e di risultati ottenuti nel 2017 con il<br />

Benchmark “Fotogrammetria con immagini oblique da drone: potenzialità e<br />

problematiche” che ha visto come caso studio la Fornace Penna di Sampieri-<br />

Scicli (RG), la SIFET ripropone anche quest’anno un test, riguardante lo<br />

stesso complesso edilizio, sul tema: derivazione di modelli 3D e/o HBIM<br />

(Historical Building Information Model) da nuvole di punti. Oggigiorno, anche<br />

grazie all’impiego diffuso di scansioni con laser scanner (TLS) e di immagini<br />

acquisite da drone (UAV), vengono prodotte agevolmente nuvole di punti che<br />

possono essere poi trasformate in modelli geometrici superficiali o volumetrici<br />

tridimensionali.<br />

Allo scopo di testare le potenzialità e le problematiche relative all’utilizzo delle<br />

nuvole di punti per la creazione di modelli 3D/HBIM, sono stati predisposti<br />

due dataset costituiti da nuvole di punti riguardanti la Fornace Penna. Tali dati,<br />

unitamente ad altre informazioni di supporto, sono condivise con gli interessati a<br />

partecipare all’iniziativa (modalità di partecipazioni riportate sul sito www.sifet.<br />

org), i quali producono il modello 3D/HBIM secondo strategie di elaborazione e<br />

software indipendenti e scelti a propria discrezione.<br />

Un gruppo di lavoro appositamente designato dal Comitato Scientifico SIFET<br />

si occuperà di recepire tutti i risultati inviati dai partecipanti e di esaminare<br />

i modelli valutando molteplici aspetti tra cui completezza geometrica,<br />

interoperabilità, modalità di strutturazione, completezza semantica, utilità e<br />

possibili applicazioni, scarti fra la nuvola di punti ed il modello finale.<br />

I risultati ottenuti e le relative valutazioni saranno presentati e discussi, con<br />

un dibattito aperto a tutti i partecipanti, in una sessione dedicata in occasione<br />

del Convegno SIFET<strong>2018</strong> di Gaeta (venerdì 22 Giugno, mattina) al fine di<br />

evidenziare le potenzialità e le criticità della costruzione di modelli 3D/HBIM da<br />

nuvole di punti rilevate.<br />

8 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>


SIFET<br />

SIFET<br />

Societa’ italiana di fotogrammetria e topografia<br />

La Società Italiana di Fotogrammetria e Topografia, fu fondata nel gennaio del<br />

1951 da un gruppo di studiosi ed esperti in topografia e fotogrammetria tra i quali<br />

il prof. Giovanni Boaga, grande geodeta che fu anche il primo presidente Sifet,<br />

l'Ing. Nistri e l'Ing Santoni grandi fotogrammetri.<br />

È una libera associazione di ricercatori, tecnici, professionisti e organizzazioni<br />

pubbliche e private interessati ai processi di acquisizione, trattamento, gestione<br />

e diffusione delle informazioni territoriali, con particolare riferimento alle<br />

metodologie e alle tecnologie geomatiche (fotogrammetriche, topografiche,<br />

geodetiche ecc.) correlate a tali processi.<br />

Gli obbiettivi che la SIFET si prefigge di raggiungere sono:<br />

• incrementare la cultura degli associati, promuovendo la reciproca collaborazione<br />

e gli scambi culturali anche in campo internazionale;<br />

• valorizzare l’importanza della fotogrammetria, della topografia e delle discipline<br />

affini (geodesia, cartografia, telerilevamento, sistemi informativi territoriali, ecc.)<br />

nel quadro della cultura nazionale;<br />

• divulgare l’apporto della cultura geomatica italiana nel quadro della collaborazione internazionale;<br />

• stimolare la partecipazione degli associati a studi e ricerche per il progresso della fotogrammetria e della<br />

topografia, patrocinando e sostenendo iniziative culturali (manifestazioni, seminari, convegni, ecc.) a livello<br />

nazionale e a livello locale (attraverso le sezioni SIFET), anche in collaborazione con il mondo accademico e<br />

con enti pubblici e privati operanti nel settore;<br />

• curare e rappresentare, nei confronti di associazioni affini od analoghe italiane, straniere ed internazionali, gli<br />

interessi culturali e scientifici nazionali nel campo della fotogrammetria e della topografia;<br />

• promuovere ed incentivare i contributi scientifici di Soci e non soci al progresso della fotogrammetria e della<br />

topografia anche attraverso l’istituzione di premi da assegnare, su proposta motivata del Comitato Scientifico<br />

o di Commissioni ad hoc istituite, a persone, enti o istituzioni pubbliche e private. La consistenza dei premi,<br />

le modalità di attribuzione e la scelta dei destinatari sono stabilite insindacabilmente dal Consiglio Direttivo.<br />

La SIFET rappresenta l'Italia in seno all'ISPRS (International Society of Photogrammetry and Remote Sensing)<br />

ed è membro associato della FIG (International Federation de Geometres).<br />

La SIFET trae stimolo, per contribuire alla crescita culturale della comunità geomatica nazionale, sia nelle<br />

occasioni dei Convegni Nazionali SIFET, i seminari ed i corsi di aggiornamento da essa organizzati sul<br />

territorio, sia attraverso le sue riviste: il Bollettino della Società Italiana di Fotogrammetria e Topografia e<br />

Applied Geomatics (edita dalla Springer).<br />

Tante le iniziative della SIFET sul territorio, tra le più importanti il convegno SIFET, divenuto ormai un<br />

appuntamento annuale per un approfondimento delle ricerche geomatiche condotte in Italia. Quello che<br />

viene presentato nelle pagine successive è il 63° Convegno SIFET che si terrà dal 20 al 22 giugno <strong>2018</strong> al<br />

Castello Angioino di Gaeta, durante il quale i ricercatori ed i professionisti si confronteranno su tematiche<br />

importanti della geomatica legate al campo delle infrastrutture, dei siti di interesse culturale e delle applicazioni<br />

geomatiche in ambienti estremi.<br />

Mi piace ricordare, inoltre, le tante attività SIFET legate ai giovani: Adottiamo i nostri monumenti, protocollo<br />

d’intesa con i gli istituti superiori CAT, per la divulgazione della geomatica tra gli studenti; Premio Scuola<br />

SIFET-MIUR-CNG per il riconoscimento dei migliori lavori geomatici svolti dagli studenti degli istituti CAT;<br />

Premio Giovani Autori indirizzato ai giovani ricercatori, al di sotto dei 30 anni, che si occupano di geomatica;<br />

il Premio Inghilleri, assegnato ogni 4 anni, ad un ricercatore che si è particolarmente evidenziato a livello<br />

internazionale per le proprie ricerche. Questa è la SIFET, un’associazione per tutti coloro che lavorano nel<br />

campo della Geomatica, e quello che leggerete più avanti è il 63° Convegno Nazionale SIFET.<br />

La Presidente SIFET<br />

Giuseppina Vacca<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 9


SIFET<br />

63° Convegno Nazionale SIFET<br />

Gaeta, 20-22 giugno <strong>2018</strong><br />

CORSI DI AGGIORNAMENTO<br />

Corso ELABORAZIONE DI DATI GNSS CON STRUMENTI OPEN (4 ore)<br />

Docenti: Renzo Maseroli, Istituto Geografico Militare (prima parte – 2 ore)<br />

Paolo Dabove, Politecnico di Torino (seconda parte - 2 ore)<br />

Prima parte: I Sistemi di Riferimento Globali e il loro utilizzo nei GIS<br />

4 Sistemi di Riferimento Locali e Globali<br />

4 La geodesia satellitare e il Sistema WGS84<br />

4 Il Sistema ITRS e le sue realizzazioni<br />

4 Il Sistema Europeo ETRS89<br />

4 Le realizzazioni ETRF, la rete italiana IGM95<br />

4 La Rete Dinamica Nazionale e le reti NRTK<br />

4 Il passaggio fra Sistemi<br />

4 Il sistema Verto dell'IGM<br />

4 Le griglie NTv2<br />

4 I Sistemi Geodetici nei GIS, i codici EPSG<br />

4 I file *.prj<br />

4 Modello del geoide nazionale e conversione altimetriche<br />

Seconda parte: Elaborazione dati GNSS<br />

4 L’utilizzo di strumenti open source per il posizionamento GNSS<br />

4 L’utilizzo di RTKLIB per il posizionamento GNSS con i suoi tool:<br />

o Conversione di formati di dati differenti<br />

o Scarico prodotti per il posizionamento da internet<br />

o Il post-processamento dei dati<br />

o Il posizionamento in real-time<br />

o La visualizzazione e l’esportazione dei risultati<br />

Corso OPEN DATA e STRUMENTI GFOSS (4 ore)<br />

Docenti: Eva Malinverni, Università Politecnica delle Marche<br />

ELEMENTI INTRODUTTIVI:<br />

4 Spatial big data e open data geografici<br />

4 La geografia al servizio del pubblico a livello europeo, nazionale e regionale<br />

4 Piattaforme per spatial big data<br />

4 I GIS nell’era degli spatial big data<br />

4 L’evoluzione dell’informazione geografica e il GIS open source<br />

4 Open data e open service quali standard: come ottenere le basi dati partendo dai servizi resi disponibili.<br />

ESERCITAZIONE:<br />

4 Gestione dell’informazione territoriale attraverso strumenti GIS open<br />

Corso GEOMATICA DI BASE (4 ore)<br />

Docente: Francesco Mancini, Università di Modena e Reggio Emilia<br />

ELEMENTI INTRODUTTIVI:<br />

4 Le superfici di riferimento nelle scienze geodetico-topografiche. Coordinate sull'ellissoide. Soluzioni approssimate<br />

per le superfici di riferimento.<br />

4 Le misure topografiche tradizionali: distanze, angoli e dislivelli. Strumenti di misura e principali metodi di<br />

rilevamento. Le reti topografiche nazionali.<br />

4 Modelli altimetrici: DTM e DSM. Metodi per la produzione di modelli altimetrici. Elementi di progettazione del<br />

rilevamento fotogrammetrico aereo e terrestre. Trattamento dei dati: procedura e prodotti derivati.<br />

4 Rilevamento con laser a scansione aereo e terrestre: le nuvole di punti e loro trattamento.<br />

4 GNSS (Global Navigation Satellite System): definizioni, posizionamento assoluto, posizionamento differenziale,<br />

posizionamento relativo. Le reti GNSS. Sistemi di riferimento nel mondo dei GNSS.<br />

10 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>


SIFET<br />

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<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 11


SIFET<br />

63° Convegno Nazionale SIFET<br />

GEOMATICA: APPLICAZIONI<br />

Il Convegno si svolge presso<br />

il Castello Angioino di Gaeta<br />

Gaeta, 20-22 giugno <strong>2018</strong><br />

Programma sintetico<br />

Corsi di aggiornamento<br />

19 Giugno<br />

11.30 - 15.30 Corso Elaborazioni dati GNSS con strumenti open (4h) - ing. Maseroli, Istituto Geografico<br />

Militare; ing. Dabove, Politecnico di Torino<br />

16.00 - 20.00 Corso OPEN DATA e strumenti GFOSS (4h) - prof. Eva Malinverni, Università Politecnica<br />

delle Marche<br />

20 Giugno<br />

8.30 - 12.30 Corso Geomatica di base (4h) - prof. Francesco Mancini, Università di Modena e Reggio<br />

Emilia<br />

Convegno<br />

20 Giugno<br />

13.30 - 14.30 Inaugurazione e saluti<br />

14.30 - 16.30 Sessione Ambienti estremi - Chairman: prof. Vittuari<br />

Relazione invitata: "Mineralogical mapping of the Ceres surface derived by VIR spectrometer onboard the<br />

NASA Dawn mission" a cura di Francesca Zambon - INAF-IAPS di Roma<br />

Relazione invitata: “La geomatica applicata alla glaciologia antartica e allo studio del paleoclima”, Prof. Luca<br />

Vittuari - Università di Bologna<br />

17.00 - 19.00 Sessione Infrastrutture - Chairman: prof. Gandolfi<br />

Relazione invitata: “Base Assoluta: georeferenziazione dei tracciati ferroviari nella manutenzione del<br />

binario”, a cura di Ing. Paola Conti - Dirigente RFI<br />

Relazione invitata sul tema del rilievo e della gestione di infrastrutture<br />

19.00 - 20.20 APERIPOSTER - Cocktail di benvenuto e Sessione Poster<br />

21 Giugno<br />

9.00 - 13.00 Sessione Demo “In the field” - Chairman: prof. Piras, geom. Furfaro<br />

Parteciperanno le seguenti aziende: Geomax, IDS Ingegneria dei Sistemi, Leica Geosystems, Microgeo,<br />

Stonex<br />

13.00 Light lunch<br />

14.30 - 16.30 Siti di interesse culturale - Chairman: prof. Rinaudo<br />

Relazione invitata: “Lo Studiolo di Gubbio: nuovi strumenti di comunicazione e fruizione”, a cura di Dott.<br />

ssa Paola Mercurelli Salari - Direttore Palazzo Ducale, Gubbio (PG), Rocca Albornoz - Museo Nazionale<br />

del Ducato, Spoleto (PG), Tempietto sul Clitunno, Campello sul Clitunno (PG), Ministero dei beni e delle<br />

attività culturali e del turismo, Polo Museale dell'Umbria c/o Museo archeologico nazionale dell'Umbria<br />

Relazione invitata "Restauro e valorizzazione del patrimonio architettonico. Dalle indagini conoscitive alla<br />

pubblicizzazione degli esiti delle ricerche", a cura di Prof. Emanuele Romeo - Politecnico di Torino<br />

17.00 -19.00 Premio Giovani Autori - VI Edizione<br />

19.00 - 20.30 Assemblea dei soci SIFET<br />

21.00 - Cena sociale<br />

22 Giugno<br />

9.00 - 11.00 Sessione Demo “In processing” - Chairman: prof. Piras, geom. Furfaro<br />

Parteciperanno le seguenti aziende: Geomax, IDS Ingegneria dei Sistemi, Leica Geosystems, Microgeo,<br />

Stonex<br />

11.30 - 13.30 Sessione Benchmark - Chairman: ing. Scianna<br />

13.30 - 14.15 Chiusura del convegno e saluti<br />

12 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>


SIFET<br />

Soluzioni e Tecnologie<br />

Geografiche per<br />

la Trasformazione<br />

Digitale<br />

www.esriitalia.it<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 13


SIFET<br />

ABSTRACT SIFET <strong>2018</strong> – GAETA 20-22<br />

GIUGNO <strong>2018</strong><br />

RELAZIONI INVITATE:<br />

Base Assoluta: georeferenziazione dei tracciati ferroviari<br />

nella manutenzione del binario<br />

Ing. Paola Conti<br />

Dirigente RFI<br />

Rete Ferroviaria Italiana – Gruppo Ferrovie dello Stato – da<br />

oltre un decennio applica un nuovo modello di posizionamento<br />

del binario: Sistema Base Assoluta. Questa nuova<br />

metodologia consente di controllare la posizione del binario<br />

rispetto a dei riferimenti assoluti, opportunamente individuati<br />

con coordinate geografiche, e non a dei punti relativi<br />

alla sola sovrastruttura ferroviaria. Il Sistema Base Assoluta<br />

ha dato un’enorme spinta alla manutenzione dell’infrastruttura<br />

ferroviaria con conseguenti miglioramenti in termini<br />

di affidabilità e conservazione del binario. Dapprima sviluppato<br />

sulle linee AV per migliorare il comfort di marcia<br />

del viaggiatore, oggi è in rapida espansione anche sulle linee<br />

tradizionali. Con questo sistema, il rilievo della posizione<br />

del binario può essere effettuato sia on-track, con l’ausilio di<br />

autocarrelli opportunamente attrezzati con strumenti topografici,<br />

che off-track mediante l’utilizzo di stazioni topografiche.<br />

L’esito del rilievo determina la tipologia di intervento<br />

da porre in atto per ripristinare il corretto posizionamento<br />

del binario. Sinora l’intervento di manutenzione correttiva<br />

della posizione del binario veniva effettuato mediante l’utilizzo<br />

di particolari macchine ferroviarie dette “rincalzatrici”,<br />

che recentemente hanno ricevuto un up-grade capace di<br />

individuare direttamente in fase di intervento i riferimenti<br />

del sistema assoluto, con conseguente velocizzazione del<br />

processo manutentivo. Il Sistema Base Assoluta, quindi, ha<br />

favorito ed implementato in modo considerevole il processo<br />

di geomatizzazione all’interno di RFI.<br />

Lo Studiolo di Gubbio: nuovi strumenti di comunicazione<br />

e fruizione<br />

Dott.ssa Paola Mercurelli Salari<br />

Direttore Palazzo Ducale, Gubbio (PG)<br />

Rocca Albornoz - Museo Nazionale del Ducato, Spoleto (PG)<br />

Tempietto sul Clitunno, Campello sul Clitunno (PG)<br />

Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo<br />

Polo Museale dell’Umbria c/o Museo archeologico nazionale<br />

dell’Umbria<br />

Nella seconda metà del XV secolo Federico da Montefeltro<br />

promuove la costruzione di una residenza principesca nella<br />

seconda città del ducato, Gubbio. A costruire il palazzo,<br />

su preesistenti vestigia medievali, è il senese Francesco<br />

di Giorgio Martini; i migliori artisti si succedono per<br />

approntare gli apparati decorativi. Come già era avvenuto<br />

a Urbino, capitale del Montefeltro, anche a Gubbio<br />

Federico fa costruire uno Studiolo, un piccolo ambiente<br />

privato, destinato alla meditazione. Le pareti vengono<br />

completamente rivestite di tarsie lignee e di dipinti che<br />

illustrano un complesso programma incentrato sulla celebrazione<br />

della Filosofia e delle Arti Liberali.<br />

Passato il Palazzo in mani private, lo Studiolo e molti degli<br />

arredi vengono venduti sul finire del XIX secolo. Dopo<br />

complesse vicende l’apparato ligneo giunge nel 1939 al<br />

Metropolitan Museum di New York, mentre i dipinti si<br />

disperdono nei rivoli del mercato antiquario. A distanza<br />

di settant’anni a Gubbio viene ricollocata nell’ambiente<br />

originario una replica.<br />

Oggi, in linea anche con le aggiornate metodologie museografiche,<br />

si è sentita la necessità di comunicare al meglio<br />

l’ “oggetto” presente all’interno della residenza eugubina<br />

in relazione con l’originale a New York. Un complesso<br />

progetto dal titolo “Lo Studiolo di Gubbio: tour virtuale<br />

e ipotesi ricostruttive di un microcosmo umanistico”<br />

vede impegnati il Polo Museale dell’Umbria con il Palazzo<br />

Ducale, le Università di Bologna (Nicoletta Guidobaldi,<br />

Alessandro Iannucci, Marco Orlandi, Simone Zambruno,<br />

Federico Taverni) e Perugia (Laura Teza), il Politecnico di<br />

Torino (Francesco Paolo Di Teodoro, Fulvio Rinaudo), il<br />

Museo Galileo di Firenze (Filippo Camerota) nell’elaborazione<br />

di strategie che ne consentano la corretta comunicazione<br />

e fruizione.<br />

Grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio<br />

di Perugia, si sta realizzando un progetto di ricostruzione<br />

3D, che si propone in primo luogo di ricomporre digitalmente<br />

le diverse componenti dello Studiolo di Gubbio<br />

e di renderne accessibili i contenuti, favorendo la conoscenza<br />

e promuovendo la valorizzazione di un ambiente di<br />

straordinario pregio e interesse culturale.<br />

In sintesi, ad integrazione della visita della replica, il fruitore<br />

potrà fruire di:<br />

- Video-narrazione: illustra il progetto iconografico dello<br />

Studiolo e ripercorre le vicende storico-critiche delle tarsie<br />

e dei dipinti. Il visitatore sarà inoltre informato sulla<br />

dispersione dei quadri e sulle diverse ipotesi ricostruttive<br />

proposte per l’ordine decorativo superiore.<br />

- Sala multimediale di approfondimento: tour virtuale<br />

dello Studiolo fruibile grazie a installazioni multimediali<br />

come tavoli o schermi interattivi di grande formato e/o<br />

totem multimediali interattivi.<br />

- Web: portale Studiolo di Gubbio: Il progetto prevede<br />

l’allestimento di uno spazio web (sito/portale) dedicato al<br />

progetto e alla storia dello Studiolo, all’interno del quale<br />

si potranno trovare anche contenuti relativi al Palazzo<br />

Ducale di Gubbio e agli arredi originali oggi in altre collezioni<br />

museali.<br />

Tutti i contenuti saranno resi disponibili in italiano e in<br />

inglese e saranno messi a disposizione anche dei visitatori<br />

delle tarsie originali del Metropolitan Museum of Art di<br />

New York, creando così un legame virtuale tra contenitore<br />

e contenuto originali.<br />

La geomatica applicata alla glaciologia antartica e allo<br />

studio del paleoclima<br />

Prof. Luca Vittuari<br />

Università di Bologna<br />

L’innalzamento del livello del mare, dovuto alla fusione<br />

delle calotte polari e all’aumento della temperatura degli<br />

14 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>


SIFET<br />

oceani, è una delle principali minacce potenziali portate<br />

dai cambiamenti climatici. La calotta glaciale della<br />

Groenlandia, i ghiacciai montani e porzioni della penisola<br />

antartica mostrano oggi vulnerabilità al riscaldamento atmosferico,<br />

ai cambiamenti di temperatura e della circolazione<br />

oceanica. L’apporto di acqua di fusione proveniente<br />

da tali corpi glaciali è sufficiente per innalzare significativamente<br />

il livello del mare nei prossimi secoli. Al fine di<br />

ridurre la grande incertezza delle proiezioni future circa le<br />

variazioni globali attese, è importante studiare la composizione<br />

dell’atmosfera terrestre del passato ed in particolare<br />

la concentrazione dei gas serra. Queste informazioni sono<br />

registrate con la migliore risoluzione oggi ottenibile nei<br />

corpi glaciali terrestri, ma al fine di poter essere correttamente<br />

interpretate sono necessarie sequenze deposizionali<br />

continue nel tempo, che si estendano per il periodo più<br />

lungo possibile (anche oltre un milione di anni).<br />

Per l’individuazione di siti idonei dove realizzare carotaggi<br />

profondi in ghiaccio, sono necessari studi glaciologici<br />

multidisciplinari, con i quali realizzare modelli numerici<br />

predittivi in grado di guidare verso le aree geografiche<br />

maggiormente idonee, i rilievi geofisici e geodetici di dettaglio.<br />

La presentazione descrive alcuni importanti progetti<br />

realizzati e in corso di realizzazione in ambito internazionale<br />

in Antartide.<br />

Mineralogical mapping of the Ceres surface derived by<br />

VIR spectrometer onboard the NASA Dawn mission<br />

Dott.ssa Francesca Zambon<br />

INAF-IAPS<br />

The NASA Dawn mission, in orbit around Ceres since<br />

March 2015, acquired a considerable amount of data that<br />

improved the knowledge on its chemical and physical properties,<br />

surface composition and interior. VIR, the Visible<br />

and InfraRed spectrometer onboard Dawn is equipped<br />

with two channels: the visible which covers the wavelength<br />

range ~0.25-1.0 μm, and the infrared, which covers<br />

the wavelength range 1.0-5.1 μm. Here, we focus on<br />

the VIR dataset from the High Altitude Mapping Orbit<br />

(HAMO) mission phase, characterized by a nominal spatial<br />

resolution of ~386 m/pixel, the best available in terms<br />

of coverage and spatial resolution for the VIR spectrometer.<br />

VIR data revealed a widespread distribution of Mgand<br />

NH4-phyllosilicates mixed with low-albedo and spectrally<br />

featureless materials, and local carbonate-rich areas.<br />

Outcrops of water ice have been identified in nine cases,<br />

occurring in shad- owed regions inside specific craters.<br />

Na-carbonates rich areas and organic-rich sites also occur<br />

at local scale. The selection of specific spectral parameters,<br />

such as depth and position of the main absorption bands,<br />

spectral slopes and albedo, permitted the identification of<br />

the different compounds at global and local scale.<br />

Restauro e valorizzazione del patrimonio architettonico.<br />

Dalle indagini conoscitive alla pubblicizzazione degli esiti<br />

delle ricerche Emanuele Romeo<br />

Politecnico di Torino, Dipartimento di Architettura e Design<br />

Geomatica e Restauro: due discipline in costante sinergia<br />

che hanno come finalità la conservazione e la valorizzazione<br />

del patrimonio culturale e, in special modo quello<br />

architettonico, archeologico e paesaggistico.<br />

In effetti si tratta di competenze disciplinari differenti il<br />

cui continuo e stretto rapporto inizia già dalle fasi di conoscenza<br />

propedeutiche all’intervento; si sviluppa durante<br />

il cantiere di restauro; prosegue con la valorizzazione del<br />

bene quando è necessario divulgare in itinere le informazioni<br />

o quando è essenziale rendere accessibili e comprensibili<br />

a tutti gli esiti delle ricerche; diventa indispensabile<br />

nelle politiche di manutenzione e gestione programmata.<br />

In particolare il confronto disciplinare è fondamentale<br />

quando si interviene presso quei siti archeologici ubicati<br />

sia in contesti urbani che paesaggistici.<br />

La conoscenza del contesto, del territorio, dell’ambiente<br />

circostante il monumento archeologico, attraverso i più<br />

sofisticati sistemi di georeferenziazione e di rilevamento, è<br />

il primo passo verso una corretta interpretazione del manufatto<br />

allo stato di rudere che necessita, durante le fasi di<br />

ricognizione archeologica, di scavo e di intervento di restauro<br />

un costante monitoraggio delle strutture in elevato<br />

e delle relative caratteristiche (formali, spaziali, materiche,<br />

strutturali). I livelli di controllo possono essere gestiti attraverso<br />

differenti gradi di approfondimento e di dettaglio<br />

grazie a una banca dati in grado di restituire (in tempo reale)<br />

e di archiviare criticamente informazioni (GIS/HBIM)<br />

a supporto delle azioni soprattutto di restauro.<br />

La disciplina della Geomatica appare ancor più utile<br />

quando aiuta, durante la fase della valorizzazione, a comprendere<br />

meglio il bene archeologico (spesso ridotto in<br />

frammenti) fornendo modelli tridimensionali capaci di<br />

tramutarsi in ricostruzioni virtuali che oggi sostituiscono<br />

efficacemente (rispetto al passato) le più estese ricomposizioni<br />

meccaniche delle parti smembrate del monumento<br />

archeologico.<br />

A ciò si accompagnano altri strumenti (video-narrazioni,<br />

tour virtuali e web-portali) atti a migliorare la comprensione<br />

del valore culturale dei beni, diventando colto e indispensabile<br />

veicolo di trasmissione della memoria storica.<br />

RELAZIONI:<br />

Integrazione di dati geografici 3D multi-sorgente e<br />

multi-risoluzione per un modello di gestione delle infrastrutture<br />

ferroviarie<br />

Manuela Corongiu 1 , Grazia Tucci 2 , Enzo Santoro 3<br />

1Consorzio LaMMA, Firenze<br />

2Università di Firenze,<br />

3Istituto Geografico Militare Italiano<br />

Il passaggio che dal processo tradizionale di allestimento<br />

cartografico ha condotto alla costituzione di infrastrutture<br />

di dati territoriali è segnato in maniera significativa dalla<br />

crescente evoluzione e disponibilità di sorgenti e strumenti<br />

(telerilevati, aviotrasportati, da droni, da laser scanner<br />

terrestri etc.), per l’acquisizione di dati geografici. Ne consegue<br />

che, se con riferimento ad un processo di acquisizione<br />

di tipo tradizionale (principalmente a partire da riprese<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 15


SIFET<br />

aerofotogrammetriche) finalizzato all’allestimento cartografico<br />

ad una certa data e con certa accuratezza, i processi,<br />

i tempi e le modalità di realizzazione e validazione<br />

potevano considerarsi consolidati e standardizzati, altrettanto<br />

non può essere fatto nel caso di allestimenti multisorgente<br />

e multi-risoluzione di banche dati geografiche.<br />

In tali situazioni la fase di progettazione e di gestione dei<br />

flussi informativi risulta fondamentale per perseguire una<br />

effettiva integrazione in banche dati geografiche complesse<br />

e per articolare le corrispondenti fasi di validazione e<br />

certificazione dei dati in maniera organica e sinergica.<br />

Il caso studio presentato si riferisce al progetto, di Rete<br />

Ferroviaria Italiana (RFI S.p.A.), per la realizzazione di<br />

un Modello Unico dell’Infrastruttura Ferrovia (MUIF).<br />

L’obiettivo principale è quello di implementare un<br />

Sistema Informativo Geografico per gestire in un’unica<br />

modello dati tutte le informazioni, integrando prodotti<br />

aerofotogrammetrici e LiDAR, con prodotti fotogrammetrici<br />

e laser scanner da treno, oltre alla restituzione di<br />

dati GeoTopografici in forma di database. Su tale progetto<br />

il laboratorio Schema del Dipartimento di Ingegneria<br />

Civile e Ambientale dell’Università degli Studi di Firenze,<br />

sta svolgendo attività di ricerca ed approfondimento sui<br />

dati messi a disposizione da RFI. In particolare, le linee di<br />

ricerca che si intendono illustrare fanno riferimento alle<br />

tematiche di: integrazione e modellazione dei dati geografici<br />

con approccio semantico di tipo relation-free, elaborazione<br />

delle sorgenti di dati 3D verso una struttura spaziale<br />

del tipo B-Rep (Boundary Representation), aggiornamento<br />

in continuo dell’infrastruttura dati geografica tramite<br />

sorgenti differenti e interoperabilità nell’ottica della direttiva<br />

europea Inspire.<br />

Integrazione multi-sensore per la navigazione in miniera.<br />

Vincenzo Di Pietra 1 , Laura Ruotsalainen 2 , Marco Piras 1 ,<br />

Sanna Kaasalainen 2 , Malkamäki Tuomo 2 , Jesperi Rantanen 2<br />

1Politecnico di Torino<br />

2National Land Survey of Finland<br />

Negli ultimi anni, lo sviluppo di sistemi di posizionamento<br />

e navigazione multi-sensore è diventato di prioritaria importanza<br />

nel campo della ricerca al fine di superare i limiti<br />

che i singoli sensori incontrano nell’operare in ambienti<br />

critici. Il sistema di posizionamento satellitare GNSS negli<br />

spazi interni, i sensori di visione RGB negli ambienti bui, i<br />

sistemi di radiocomunicazione nelle aree altamente disturbate,<br />

sono esempi di limiti che questi sistemi possiedono<br />

e motivano lo sforzo della comunità scientifica in questo<br />

campo di ricerca. In particolare, la navigazione e posizionamento<br />

in ambienti chiusi, dove il segnale satellitare è<br />

schermato dall’esterno, è un campo di applicazione che ha<br />

avuto i migliori benefici dall’ibridazione di diversi sensori<br />

come ad esempio l’accoppiamento GNSS/INS.<br />

Uno degli ambenti più complessi in cui navigare sono sicuramente<br />

le miniere, cunicoli sotterranei spesso labirintici<br />

in cui mezzi di trasporto, personale lavoratore e strumenti<br />

si sovrappongono temporalmente in un ambiente<br />

buio e spesso pericoloso. Infatti, la navigazione sotterranea<br />

deve confrontarsi con l’assenza di segnale satellitare, ma<br />

anche con la presenza di polvere nell’aria, la mutevolezza<br />

dei tunnel e l’assenza di luce.<br />

Questo lavoro ha l’obiettivo di presentare un framework<br />

per l’underground navigation and positioning, connesso<br />

con obiettivi di tracciamento del personale in miniera,<br />

della navigazione metrica di mezzi di trasporto e del posizionamento<br />

accurato di un particolare laser iperspettrale<br />

per target identification. La piattaforma di sensori, composta<br />

dall’integrazione di GNSS, sistemi di navigazione<br />

inerziale (INS), rete a banda ultra larga (UWB), telecamere<br />

infrarosse e altro sarà descritta insieme all’algoritmo<br />

di fusione, concentrando principalmente l’attenzione<br />

del lavoro sui vantaggi dell’integrazione in tali ambienti.<br />

Inoltre, l’uso della monocular visual odometry sarà particolarmente<br />

evidenziato in quanto presenta il valore aggiunto<br />

della presente ricerca. Infine verranno discussi i<br />

risultati della soluzione di navigazione, sia in condizioni<br />

statiche che cinematiche.<br />

Applicazioni geomatiche in situazioni estreme: esempi<br />

di TAS - Topografia Applicata al Soccorso<br />

Maria Grazia D’Urso, Veronica Evangelista, Stefano Lucidi,<br />

Fabio Cuzzocrea<br />

Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale<br />

Le attività di rilevamento in condizioni estreme rendono<br />

necessaria l’esigenza di una conoscenza puntuale e approfondita<br />

del territorio, spesso in intervalli di tempo molto<br />

ristretti. Questo aspetto è particolarmente significativo sia<br />

che si tratti di attività di rilevamento in condizioni inaccessibili<br />

e difficoltose da ispezionare sia nella gestione delle<br />

emergenze. Basti pensare alle prime ore dopo il verificarsi<br />

di un evento disastroso, spesso caotiche e problematiche,<br />

che sono decisive per affrontare con successo le difficoltà<br />

da superare, come salvare vite umane e/o ridurre i danni<br />

sul costruito. In particolare uno dei fattori importanti in<br />

ogni operazione di risposta a un’emergenza, o in altre situazioni<br />

estreme, è proprio acquisire un’adeguata consapevolezza<br />

della situazione reale, ciò che è possibile solo dopo<br />

un’accurata analisi di tutte le informazioni disponibili ottenute<br />

tramite la Topografia Applicata al Soccorso (TAS).<br />

A tale scopo gli strumenti della Geomatica sono perfettamente<br />

adatti a creare, gestire e arricchire dinamicamente<br />

un archivio organizzato di dati per avere un accesso rapido<br />

e funzionale alle informazioni utili per analisi di vario tipo,<br />

contribuendo ad elaborare soluzioni per gestire al meglio<br />

scenari sempre più complessi ed estremi. In particolare,<br />

durante un’emergenza sismica, l’ispezione convenzionale<br />

per valutare lo stato dei danni delle costruzioni richiede<br />

mezzi speciali e molto tempo. Pertanto, dato l’elevato numero<br />

di edifici che necessitano di interventi di messa in<br />

sicurezza e di misure di riabilitazione, un efficace utilizzo<br />

di risorse limitate, quali tempo e attrezzature, nonché la<br />

sicurezza del personale coinvolto sono aspetti importanti.<br />

Le applicazioni illustrate hanno lo scopo di evidenziare<br />

come l’obiettivo sopra citato può essere raggiunto attraverso<br />

gli strumenti della Geomatica. In particolare l’impiego<br />

dei dati acquisiti da piattaforme UAV, integrati con<br />

16 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>


SIFET<br />

dati geografici archiviati su piattaforme GIS, è in grado di<br />

ottimizzare gli interventi di riabilitazione del patrimonio<br />

costruito.<br />

Casi reali di TAS, ad opera di corpi speciali dei Vigili del<br />

Fuoco che sono intervenuti con tali procedure per la prima<br />

volta su edifici ad uso abitativo inaccessibili, vengono<br />

esaminati in relazione al sisma del 2016, in Italia centrale,<br />

e del 2017, nell’ isola di Ischia. Uno degli scopi di questo<br />

lavoro è il progetto di un sistema GIS per archiviare<br />

e gestire attività di rilevamento atte ad acquisire dati utili<br />

per analisi di contesto e dettaglio in zone colpite da eventi<br />

estremi e catastrofici. In particolare l’analisi di dettaglio ha<br />

avuto come scopo un’innovazione: la compilazione della<br />

scheda Triage dell’Edificato in Emergenza (TriageEdEm),<br />

in uso al Corpo dei Vigili del Fuoco, su una struttura ordinaria<br />

mediante l’utilizzo di immagini acquisite da piattaforme<br />

UAV.<br />

Strumentazione multi-sensore per il rilievo di opere<br />

monumentali in ambienti complessi: il Sacrario<br />

Militare del Monte Grappa<br />

Caterina Balletti, Martina Ballarin, Mario Costa, Francesco<br />

Guerra, Fabio Martinello<br />

Università Iuav di Venezia<br />

In occasione delle commemorazioni per il centenario<br />

della fine della Prima Guerra Mondiale è stato delineato<br />

dal Comitato Storico Scientifico per gli Anniversari di<br />

Interesse Nazionale un programma di interventi per la costituzione<br />

di un grande Museo diffuso su tutto il territorio<br />

italiano.<br />

Parte di questo programma ha coinvolto il Sacrario militare<br />

del Monte Grappa in Provincia di Treviso, che è stato<br />

quindi oggetto di un rilievo metrico a supporto di un<br />

progetto di composizione architettonica, valorizzazione e<br />

restauro dell’intero complesso.<br />

Data l’estensione, la conformazione geografica e la complessità<br />

geometrica del sito è stato necessario da una parte<br />

utilizzare diverse tecniche di rilevamento integrate tra loro<br />

e dall’altra individuare soluzioni nuove per rispondere alle<br />

diverse problematiche riscontrate in loco.<br />

In questo lavoro sono state adoperate tutte le tecniche di<br />

rilevamento tradizionali: topografia terrestre e satellitare<br />

per la definizione di un unico sistema di riferimento in<br />

un contesto molto esteso; laser scanning per l’acquisizione<br />

di un dato metrico con una precisione adeguata alla scala<br />

nominale 1:50; fotogrammetria per ottenere un prodotto<br />

adeguato anche dal punto di vista qualitativo e descrittivo,<br />

che fornisse la base per l’indagine materica e il progetto<br />

di restauro.<br />

In parallelo alla tradizionale campagna di rilievo, sono state<br />

condotte due indagini sperimentali in ambiti differenti.<br />

Da una parte, è stato sviluppato un software ad hoc per la<br />

rappresentazione delle numerose superfici curve attraverso<br />

il metodo delle proiezioni cilindriche per sviluppo, che<br />

ha permesso di fornire un supporto metrico adeguato alla<br />

mappatura dei degradi da parte dei restauratori. Dall’altra,<br />

è stato analizzato uno strumento recentemente introdotto<br />

nel mercato (Leica Pegasus Backpack), una piattaforma di<br />

sensori indossabile che permette di acquisire dati metrici<br />

di ambienti interni ed esterni in maniera molto rapida e<br />

quasi completamente automatica. Lo strumento è stato<br />

messo a confronto con un laser scanner terrestre a differenza<br />

di fase (Faro Focus 3D) all’interno di due ambienti<br />

del Sacrario con un livello di complessità geometrica e logistica<br />

differente.<br />

Rilievo del ghiacciaio Belvedere con droni: l’esperienza<br />

del gruppo DREAM dal 2015-<strong>2018</strong><br />

C. De Michele 1 , L. Pinto 2 , A Bianchi 2 , A. Cina 1 , D. Franco 1 ,<br />

A. Godio 1 , M. Piras 1 , P. Maschio 1 , F. Avanzi 1 , R. Barzaghi 2<br />

1Politecnico di Torino<br />

2Politecnico di Milano<br />

Gli effetti del cambiamento climatico sul nostro Pianeta<br />

sono sempre più evidenti e diventa decisivo monitorare<br />

alcuni “indicatori” naturali per capire e studiare l’evolversi<br />

dei fenomeni e fare delle simulazioni sugli scenari futuri.<br />

I ghiacciai, per esempio, rappresentano un ottimo indicatore<br />

per valutare gli effetti dell’innalzamento delle<br />

temperature in ambito criosferico, inoltre sono di grande<br />

interesse perché ci consentono di stimare quali risorse<br />

“idriche” sono accumulate e quindi qual è la disponibilità<br />

annua. I moderni strumenti geomatici sono di fondamentale<br />

importanza per il monitoraggio di questi indicatori,<br />

in quanto consentono di farne un’analisi multi-temporale.<br />

I droni, per esempio, consentono di acquisire delle immagini<br />

in un ampio spettro, con GSD sino a 2-4 cm, che<br />

vengono utilizzate per generare dei Modelli Digitali della<br />

Superficie (DSM) e per la stima di variazioni di volumi e<br />

modelli idrologici.<br />

Nel 2015, sfruttando l’opportunità offerta dal progetto<br />

Alta Scuola Politecnica (ASP) dei Politecnici di Milano e<br />

di Torino, si è proposto un progetto denominato DREAM<br />

(DRone tEchnology for wAter resources and hydrologic<br />

hazards Monitoring), che aveva l’obiettivo di utilizzare i<br />

droni per il monitoraggio delle risorse idriche in ambito<br />

criosferico. Il gruppo di lavoro, guidato da docenti di<br />

idrologia, geomatica e geofisica, è riuscito a coinvolgere<br />

studenti di diversi corsi di laurea (meccanica, civile, meccatronica,<br />

matematica, ecc). Il progetto DREAM, giunto<br />

alla sua terza edizione, ha come caso studio il ghiacciaio<br />

del Belvedere (Macugnaga, Piemonte) che presenta come<br />

particolarità di essere un ghiacciaio “nero”, in quanto è<br />

coperto da detriti, e di essere uno dei ghiacciai più bassi<br />

delle Alpi. Le ricerche, effettuate inizialmente con droni<br />

commerciali, nell’edizione del 2016 sono state realizzate<br />

anche con un sistema multirotore realizzato nell’ambito<br />

del progetto. In questo anno accademico è stato messo a<br />

punto un drone ad ala fissa a basso costo predisposto per<br />

fotogrammetria diretta. I rilievi geomatici sono stati integrati<br />

con indagini geofisiche, finalizzate alla definizione<br />

dello spessore dello strato del ghiacciaio.<br />

Gli studi condotti sino ad ora da docenti e studenti, hanno<br />

permesso di stimare l’arretramento del fronte del ghiacciaio,<br />

la variazione di volume, lo spessore del ghiaccio, il cinematismo<br />

dello stesso e fare una stima delle risorse idriche<br />

disponibili.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 17


SIFET<br />

In questo contributo si vogliono riassumere i principali<br />

risultati raggiunti nell’ambito del progetto DREAM, sia<br />

sul monitoraggio del ghiacciaio sia dal punto di vista delle<br />

soluzioni tecnologiche sviluppate.<br />

Acquisizione e gestione dei dati negli edifici storici: dal<br />

rilievo alla costruzione del modello HBIM<br />

A. Scianna, G.F. Gaglio, M. La Guardia<br />

ICAR – CNR<br />

Le procedure per l’acquisizione e gestione dei dati degli<br />

edifici, in questi ultimi anni, sono state rivoluzionate sia<br />

dalle nuove possibilità offerte nel campo del rilievo che<br />

dalle nuove metodologie di progettazione e gestione dei<br />

dati. In fase di acquisizione, la topografia tradizionale è<br />

in buona parte superata dall’avvento di nuove strumentazioni<br />

quali stazioni totali, misuratori laser, laser scanner e<br />

ricevitori GNSS. Inoltre, recenti possibilità di ricostruzione<br />

fotogrammetrica digitale da immagini riprese da terra<br />

e/o da UAV permettono il rilievo e la restituzione rapida<br />

degli edifici. In fase di elaborazione, anche in tempi<br />

recenti, l’attività di modellazione (in 2D e in 3D) permetteva<br />

di ottenere un modello utile esclusivamente alla<br />

rappresentazione del manufatto architettonico (mediante<br />

l’ausilio di software CAD o di software di modellazione<br />

3D). Negli ultimi anni, invece, è sempre più diffusa la<br />

modellazione per “oggetti intelligenti” (smart objects) parametrici,<br />

che, possedendo le caratteristiche geometriche e<br />

semantiche, permettono di inglobare tutte le informazioni<br />

necessarie in un unico database di gestione del progetto<br />

edilizio. Si fa riferimento alla metodologia BIM (Building<br />

Information Management), basata sull’implementazione<br />

di librerie composte da oggetti parametrici, mediante le<br />

quali è possibile progettare e gestire un organismo edilizio<br />

nei suoi diversi aspetti. Di recente, la completezza fornita<br />

dallo standard IFC (Industry Fondation Classes), sul quale<br />

è basata la metodologia BIM, ne ha reso estremamente<br />

interessante l’applicazione per la gestione dell’edilizia esistente,<br />

e, in particolare, per l’edilizia storica, permettendo<br />

di analizzare i manufatti dal punto di vista geometrico,<br />

descrittivo e statico. I paesi europei, ed in particolare l’Italia,<br />

posseggono una grande varietà di edifici storici appartenenti<br />

a diverse epoche. Questi manufatti hanno subito<br />

nel tempo modifiche strutturali o danneggiamenti, per cui<br />

è necessario intervenire sia per il ripristino strutturale che<br />

per la conservazione del patrimonio culturale. Tali esigenze<br />

possono essere soddisfatte implementando un modello<br />

BIM del bene culturale, più specificamente un modello<br />

HBIM (Historic BIM). Nel caso specifico le attività di rilievo<br />

risultano più complesse sia per la possibile complessità<br />

delle parti che per la loro frammentazione o incompletezza<br />

e quasi sempre inesistente ricorrenza di elementi<br />

eguali all’interno dello stesso bene, aspetti che rendono<br />

più complesso lo sviluppo del modello BIM. Le modalità<br />

operative di rilievo e restituzione dipendono ancora specialmente<br />

in questo caso dalle caratteristiche architettoniche<br />

e fisiche del manufatto, dall’accessibilità del sito e dalle<br />

finalità di utilizzo del modello. Una grossa problematica<br />

dell’applicazione di tale metodologia per il patrimonio<br />

culturale è quella della parametrizzazione e dell’utilizzo di<br />

librerie standardizzati come quelle relative ai più recenti<br />

componenti edilizi, poiché la progettazione in BIM si basa<br />

sull’utilizzo di oggetti standardizzati, che, mediante parametrizzazione,<br />

possono essere plasmati di volta in volta in<br />

base alle necessità; gli edifici storici, invece, sono composti<br />

da elementi molto variabili in termini dimensionali, stilistici<br />

e costruttivi (archi, volte, murature, architravi, colonne,<br />

ecc..), riconducibili a linguaggi architettonici molto<br />

diversi fra loro, sia da un punto di vista geometrico che<br />

da un punto di vista statico. Inoltre, all’interno di uno<br />

stesso edificio, possono essere presenti discontinuità strutturali<br />

dovute a sovrapposizioni di costruzioni risalenti a<br />

diverse epoche che complicano la creazione del modello.<br />

Un’altra problematica dell’utilizzo di questa metodologia,<br />

è rappresentata dal fatto che la costruzione di un modello<br />

HBIM difficilmente è in grado di soddisfare qualsiasi esigenza<br />

progettuale e gestionale, anche se il modello HBIM<br />

dovrebbe essere adatto alla soluzione dei diversi aspetti. In<br />

realtà, esistono diverse possibilità di modellazione di uno<br />

stesso edificio ovvero delle sue parti e ciascuno può essere<br />

adatto maggiormente a determinate esigenze piuttosto di<br />

altre (computazionale, rappresentativa, strutturale, ecc..).<br />

Alla luce di queste problematiche, nel presente lavoro vengono<br />

analizzati dei metodi per l’acquisizione e gestione<br />

dei dati negli edifici storici e quindi per la modellazione<br />

HBIM. In particolare verranno scelti alcuni esempi per<br />

evidenziare le possibilità ma anche le problematiche che<br />

si riscontrano durante le procedure di ricostruzione del<br />

modello in BIM, in funzione, sempre, delle finalità di utilizzo.<br />

Infatti, la necessità di implementare librerie apposite<br />

di oggetti dovuta alla varietà degli elementi architettonici,<br />

e la complessità delle strutture, sono delle problematiche<br />

rilevanti per lo sviluppo di queste nuove metodologie.<br />

Un metodo per la correzione degli effetti atmosferici<br />

basato su DTM per il monitoraggio di grandi infrastrutture<br />

e di versanti con EDM<br />

Serena Artese 1 , Vladimiro Achilli 2 , Michele Perrelli 1 , Raffaele<br />

Zinno 1<br />

1Università della Calabria<br />

2Università di Padova<br />

Per il monitoraggio di grandi frane e di infrastrutture<br />

(dighe, ponti, ecc.), le stazioni totali equipaggiate con<br />

Electronic Distance Meter (EDM) sono ampiamente utilizzate.<br />

Per ottenere i parametri atmosferici, richiesti lungo<br />

la linea di vista di ogni misura, vengono solitamente adottati<br />

i dati raccolti da una stazione meteorologica vicina<br />

allo strumento. Anche dopo queste correzioni, i risultati<br />

ottenuti nel monitoraggio di aree con topografia complessa<br />

non raggiungono le precisioni teoricamente ottenibili<br />

dagli strumenti di fascia alta.<br />

Il lavoro propone un metodo per rimuovere gli errori dovuti<br />

all’influenza del microclima sulle misurazioni ottenute<br />

da un’EDM di fascia alta, al fine di ottenere la massima<br />

precisione ottenibile da tali strumenti. Il metodo si basa su<br />

un modello atmosferico, impostato utilizzando i dati climatici<br />

e un modello digitale del terreno (DTM) dell’area<br />

18 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>


SIFET<br />

compresa tra lo strumento e la struttura o il versante da<br />

monitorare. La metodologia è stata applicata a una frana<br />

nel sud Italia. Sono state utilizzate oltre 38.000 distanze,<br />

acquisite per ciascun punto monitorato. I risultati dimostrano<br />

l’efficacia del metodo: le deviazioni standard delle<br />

distanze dopo la loro correzione, mostrano una riduzione,<br />

che varia dal 20% al 50%, rispetto alle procedure più<br />

diffuse; inoltre, la precisione ottenuta è uguale a quella<br />

dichiarata dal produttore dello strumento per le misure in<br />

condizioni ottimali. Si illustra, inoltre, il modello ottenuto<br />

per il monitoraggio di una diga.<br />

Prime verifiche sull’uso dello scanning total station<br />

Trimble SX10 per il rilievo architettonico dei beni culturali<br />

M. Lo Brutto, G. Dardanelli, L. Fazio<br />

Università di Palermo<br />

L’utilizzo delle stazioni totali e dei laser scanner terrestri<br />

nell’ambito del rilievo dei beni culturali è oggi una pratica<br />

consolidata: I due strumenti sono spesso utilizzati in<br />

maniera complementare: la stazione totale per misurare la<br />

rete di inquadramento topografica, le coordinate di punti<br />

di dettaglio o dei target, il laser scanner per l’acquisizione<br />

di “nuvole di punti” necessarie alla modellazione e ricostruzione<br />

digitale dei manufatti. Lo sviluppo di stazioni<br />

totali che integrano anche le funzionalità di un laser<br />

scanner è comunque un obbiettivo delle principali ditte<br />

costruttrici di strumenti topografici; esempi recenti di<br />

questo sviluppo sono infatti le stazioni totali Leica MS60<br />

o Topcon IS-3 che hanno la possibilità di effettuare misure<br />

in maniera analoga ad un laser scanner, generando “nuvole<br />

di punti” più o meno dense.<br />

La più recente innovazioni, però, in questo ambito è rappresentata<br />

dalla stazione totale scanner (o scanning total<br />

station come denominato dal produttore) SX10 della<br />

Trimble. Questo strumento, immesso sul mercato nell’ottobre<br />

del 2016, coniuga la tecnologia di una stazione<br />

totale robotica di alta precisione con quella di un laser<br />

scanner terrestre e si differenzia dagli altri prodotti della<br />

stessa categoria sia per le scelte tecnologiche adottate che<br />

per la velocità di acquisizione dei punti in modalità laser.<br />

Lo scanning total station SX10 consente infatti di rilevare,<br />

in tempi relativamente rapidi se paragonati a strumenti<br />

simili, oggetti e infrastrutture anche di grandi dimensioni<br />

generando “nuvole di punti” nello stesso sistema di riferimento<br />

del rilievo topografico. Questo strumento è caratterizzato,<br />

relativamente al funzionamento come stazione<br />

totale, da una precisione delle misurazioni angolari pari a<br />

1”, una precisione nelle misure delle distanze di 1 mm +<br />

1.5 ppm con l’utilizzo del prisma, e di 2 mm + 1.5 ppm<br />

senza prima, una portata di 5500 m con un prisma e di<br />

800 m senza prisma; il funzionamento come laser scanner<br />

è invece caratterizzato da una modalità a tempo di volo<br />

per la misura della distanza, un campo visivo di 360° x<br />

300° (angolo orizzontale per angolo verticale), una portata<br />

massima di 600 m. Inoltre, la velocità di scansione consente<br />

di misurare fino a 26600 punti al secondo, con una<br />

densità di punti a 50 m variabile da 50 mm fino a 6.25<br />

mm. Una delle principali innovazioni di questo strumento<br />

è però l’assenza del cannocchiale; grazie alla presenza<br />

di tre fotocamere integrate nello strumento, due, definite<br />

rispettivamente panoramica e primaria, con asse ottico<br />

parallelo all’asse di misurazione, e una terza, definita telescopica,<br />

coassiale all’asse di misurazione, e alla tecnologia<br />

sviluppata da Trimble, definita Trimble Vision, è possibile<br />

utilizzare lo strumento ed effettuare operazioni di collimazione<br />

tramite la visualizzazione delle porzioni di oggetto<br />

inquadrate su un tablet collegato allo strumento tramite<br />

una connessione WiFi. La fotocamera panoramica (1 pixel<br />

pari a 20 mm a 50 m) e quella primaria (1 pixel pari a 4.4<br />

mm a 50 m) acquisiscono automaticamente immagini a<br />

colori delle zone di scansione, in modo che siano i pixel<br />

delle immagini a fornire il colore reale alla nuvola di punti.<br />

La fotocamera coassiale (1 pixel pari a 0.88 mm a 50<br />

m) permette di acquisire immagini ad elevata risoluzione e<br />

consente di fare collimazioni dei punti con una precisione<br />

di puntamento pari a 1” (std dev 1 sigma).<br />

Il presente lavoro si propone di eseguire alcuni test di rilievo<br />

di beni culturali tramite la stazione totale scanner<br />

Trimble SX10 e di confrontare i dati ottenuti con quelli<br />

acquisiti da un comune laser scanner terrestre (Faro Focus<br />

3D S120). Come caso studio per effettuare i confronti è<br />

stato scelto il portico principale del Duomo di Monreale.<br />

Come è noto, il Duomo di Monreale è uno dei più importanti<br />

monumenti siciliani ed è caratterizzato da un’imponente<br />

architettura in stile arabo normanno (XII-XIII sec.)<br />

e da una ricca decorazione a mosaico. Il Duomo presenta<br />

due accessi monumentali, entrambi dotati di un portico<br />

antistante; il principale di questi, aggiunto nel 1770<br />

all’edificio originario, si configura come una struttura<br />

rettangolare coperta da un soffitto in legno con motivo<br />

“a cassettoni” ed una facciata in stile barocco intervallata<br />

da quattro colonne. La struttura sovrasta il portale monumentale<br />

decorato con un mosaico di tradizione bizantina,<br />

impreziosito e quattro finte colonne ai lati dell’ingresso<br />

e la porta bronzea opera di Bonanno da Pisa (1186) con<br />

scene tratte dal Vecchio e Nuovo Testamento. Il portale<br />

monumentale e il portico principale sono tuttora oggetto<br />

di studio da parte del Laboratorio di Geomatica dell’Università<br />

di Palermo; nel 2017 è stata infatti condotta una<br />

prima campagna di rilievo fotogrammetrico del portale<br />

monumentale che ha consentito di ottenere un modello<br />

tridimensionale e una ortofoto ad alta risoluzione. Nel<br />

<strong>2018</strong> è stato invece condotta una campagna di rilievo laser<br />

scanner di tutto il portico per ottenere una ricostruzione<br />

tridimensionale di questa struttura.<br />

Al fine di effettuare i confronti tra i dati già disponibili e<br />

quelli acquisiti con il Trimble SX10 sono stati selezionati<br />

tre differenti dataset; due acquisiti con il laser scanner Faro<br />

Focus 3D all’esterno del portico principale rispettivamente<br />

da una distanza di 55 m e 15 m, uno acquisito all’interno<br />

del portico principale, sia con il laser scanner che fotogrammetricamente,<br />

e relativo soltanto al portale monumentale.<br />

Questi dataset sono stati ri-acquisiti utilizzando il Trimble<br />

SX10 in modalità laser scanner imponendo le stesse posizioni<br />

di stazione e le stesse risoluzioni della nuvola di punti.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 19


SIFET<br />

I confronti sono stati effettuati riportando tutti i dati in<br />

uno stesso sistema di riferimento e valutando sia le differenze<br />

tra le nuvole di punti che analizzando nel dettaglio<br />

sezioni longitudinali e trasversali estratte automaticamente<br />

dai vari dataset.<br />

I risultati ottenuti hanno evidenziato una buona rispondenza<br />

geometrica dei differenti dataset, anche in corrispondenza<br />

di dettagli di piccole dimensioni. Inoltre, l’utilizzo<br />

del Trimble SX10 è risultato particolarmente semplice<br />

ed intuitivo. Unico limite, per rilievi particolarmente<br />

complessi di beni culturali, potrebbe essere la velocità di<br />

acquisizione, se paragonata a quella di un laser scanner a<br />

differenza di fase come il Faro Focus 3D, anche se, dall’esperienza<br />

condotta, risulta che lo strumento abbia comunque<br />

una notevole potenzialità.<br />

Applicazioni geomatiche in aree ad elevata criticità<br />

climatica e infrastrutturale finalizzate allo sviluppo di<br />

un Early Warning System per le inondazioni del fiume<br />

Sirba nell’ambito del Progetto ANADIA II (Niger)<br />

Elena Belcore 1 , Giovanni Massazza 1 , Alessandro Pezzoli 1 ,<br />

Maurizio Tiepolo 1 , Maurizio Rosso 1 , Marco Piras 1 , Katiellou<br />

Lawan Gaptia 2 , Mohamed Housseini Ibrahim 3<br />

1Politecnico di Torino<br />

2Direction Météorologique Nationale du Niger<br />

3Direction Générale des Ressources en Eau du Niger<br />

L’intensificarsi di fenomeni naturali estremi, soprattutto<br />

nelle aree tropicali e sub-tropicali del mondo, ha fatto sì<br />

che la gestione e la mitigazione del rischio causato da fenomeni<br />

naturali abbiano assunto un ruolo centrale nella<br />

ricerca scientifica degli ultimi anni. La complessità del<br />

tema rende inevitabile l’adozione di un approccio multidisciplinare,<br />

che coinvolge esperti provenienti da diversi<br />

campi di ricerca, tra cui quello topografico. Infatti, al fine<br />

di valutare il rischio naturale, e successivamente attuare<br />

azioni mitigatrici, è necessario innanzitutto determinare<br />

con accuratezze elevate l’estensione spaziale dei fenomeni<br />

naturali e la localizzazione degli elementi esposti al rischio.<br />

Tuttavia quest’operazione può risultare difficoltosa,<br />

specialmente in zone critiche per condizioni climaticoambientali<br />

o per assenza di elementi fondamentali per<br />

la realizzazione di misure topografiche (come capisaldi e<br />

stazioni GNSS permanenti), in questo scenario gli strumenti<br />

geomatici rivestono un ruolo chiave per l’acquisizione<br />

di dati, sia per ragioni logistiche che infrastrutturali.<br />

Le criticità sopradescritte caratterizzano il sud del Niger,<br />

area studio del progetto ANADIA II (Projet AdaptatioN<br />

Au changement climatique, prévention des catastrophes<br />

et Développement agrIcole pour la sécurité Alimentaire<br />

– deuxième phase), finanziato dall’AICS (Agenzia<br />

Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo) e eseguito<br />

dal CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche-Istituto<br />

di Biometeorologia) in collaborazione con il Politecnico<br />

di Torino e il DMN Niger (Direction Météorologique<br />

Nationale du Niger). L’obiettivo principale di ANADIA<br />

II è creare un sistema locale di Early Warning per le inondazioni<br />

del fiume Sirba (SLAPIS), frequenti e distruttive<br />

nell’area in esame. Il progetto necessita di un modello<br />

idraulico di dettaglio che si sviluppi a partire da un’attenta<br />

ricostruzione della morfologia del territorio dell’area del<br />

fiume Sirba oltre che di analisi idrologiche. Per questo<br />

sono previsti dei rilievi topografici di dettaglio con GPS<br />

differenziale e con UAV (Unmanned Aerial Vehicles),<br />

oltre che l’utilizzo di immagini satellitari (elaborate con<br />

Google Earth Engine). Questo contributo vuole descrivere<br />

il ruolo fondamentale degli strumenti geomatici nella<br />

realizzazione del progetto e, in generale, nelle misure in<br />

aree critiche per caratteristiche climatiche ed infrastrutturali.<br />

A febbraio <strong>2018</strong> i ricercatori del Politecnico di Torino<br />

hanno realizzato il primo rilievo RTK lungo il fiume Sirba<br />

grazie a cui è stato possibile definire le sezioni trasversali<br />

lungo circa 100 km del corso d’acqua (1 km di distanza tra<br />

una sezione e la successiva). Il rilievo di dettaglio ha permesso<br />

di determinare con precisione la topografia del letto<br />

fluviale, di costruire su quest‘ultima il modello idraulico e<br />

stimare il limite delle inondazioni per i differenti tempi di<br />

ritorno analizzati (2, 10, 50, 200 e 500 anni). Il modello<br />

verrà opportunamente calibrato tramite misure del livello<br />

di morbida e la perimetrazione delle aree allagate, dedotta<br />

da foto aeree, che saranno oggetto del secondo rilievo lungo<br />

la Sirba. L’estensione della piena verrà misurata sul terreno<br />

durante la stagione delle piogge grazie alle immagini<br />

ad alta risoluzione ottenute da voli UAV, che permetteranno<br />

anche l’individuazione di eventuali aree di ristagno<br />

idrico nei villaggi sulle sponde del fiume Sirba. Inoltre gli<br />

stessi dati verranno utilizzati per classificare la copertura<br />

e l’uso del suolo ad alta precisione ed affinare il modello<br />

idraulico con una valutazione maggiormente accurata del<br />

coefficiente di scabrezza nelle aree golenali.<br />

Generazione di DTM/DSM in ambienti di Spazio<br />

Alpino mediante l’utilizzo di fotogrammetria con<br />

UAV-RTK: potenzialità e limiti<br />

Marco Piras 1 , Paolo Maschio 1 , Nives Grasso 1 , Bruna<br />

Comini 2 , Laura Acquafresca 3 , Emanuele Lingua 4<br />

1Politecnico di Torino<br />

2Regione Lombardia<br />

3Università di Milano, BICOCCA<br />

4Università di Padova<br />

Oggigiorno i droni (UAV) sono diventati uno strumento<br />

importante per realizzare della fotogrammetria a basso<br />

costo, su porzioni di territorio non troppo estese. Queste<br />

condizioni hanno portato a vedere un largo impiego degli<br />

UAV, in tantissimi campi di applicazioni, non solamente<br />

geomatici: geologico, forestale, agricoltura, ecc.<br />

Nell’ambito del progetto Alpine Space “ROCKTHEALPS”<br />

finalizzato all’analisi del ruolo delle foreste di protezione<br />

contro i crolli di roccia (rockfall), una parte è dedicata<br />

alla simulazione di crolli. In questa fase è fondamentale<br />

disporre di un modello DTM/DSM di dettaglio dell’area<br />

sorgente e della zona di propagazione. Solitamente i<br />

modelli a disposizione non sono aggiornati e non tengono<br />

conto del reale accrescimento della foresta. Inoltre, a<br />

causa delle forti pendenze di queste zone, che le rendono<br />

generalmente di difficile accesso e percorribilità, i rilievi<br />

richiedono un fortissimo dispendio di tempo e risorse per<br />

20 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>


SIFET<br />

la materializzazione dei punti a terra (installazione, misurazione<br />

e recupero).<br />

Proprio in quest’ottica, si è deciso di analizzare le precisioni<br />

dei DTM/DSM generati da immagini acquisite con un<br />

sistema commerciale (Ebee-PLUS-RTK), in particolare<br />

investigare le differenze tra soluzioni solo RTK a soluzione<br />

integrata con tutti i GCP installati (anche in foresta), considerando<br />

alcune soluzioni intermedie.<br />

Il sito di studio è Cevo (BS), in cui a gennaio <strong>2018</strong> è avvenuto<br />

un crollo di blocchi su una statale.<br />

Nel lavoro verranno presentate le metodologie, i risultati<br />

ottenuti con diversi schemi di disposizione dei punti<br />

di controllo e diversi software e alcune considerazioni<br />

sulle potenzialità di questi strumenti in casi come<br />

ROCKTHEALPS.<br />

La Sala Capitolare della Scuola Grande di San Rocco<br />

a Venezia: problematiche e soluzioni per il rilievo del<br />

soffitto<br />

Benedetta Bertellini, Caterina Gottardi, Gianluca Romagna,<br />

Paolo Vernier<br />

Università Iuav di Venezia<br />

Negli ultimi anni, grazie al rapido e continuo sviluppo<br />

tecnologico, hardware e software, il rilievo metrico ha avuto<br />

un notevole incremento nell’ambito della digitalizzazione<br />

e valorizzazione del Patrimonio Culturale. Da sempre,<br />

il Laboratorio di Fotogrammetria dell’Università Iuav di<br />

Venezia ha dimostrato particolare interesse per la documentazione<br />

di strutture lignee con peculiari complessità<br />

geometriche sviluppando, nel tempo e attraverso differenti<br />

casi studio, una procedura operativa per l’analisi di tali<br />

tecniche costruttive. Nello specifico, in questo lavoro di<br />

ricerca verrà descritta la metodologia utilizzata per il rilievo<br />

del soffitto della Sala Capitolare della Scuola Grande di<br />

San Rocco a Venezia.<br />

In occasione del cinquecentesimo anniversario della nascita<br />

di Tintoretto, autore del ciclo pittorico presente in loco,<br />

si è ritenuto necessario incrementare le informazioni riguardanti<br />

la Scuola Grande, realizzando un’analisi approfondita<br />

della struttura del soffitto attraverso un accurato<br />

rilievo metrico.<br />

La complessità dell’oggetto, le sue notevoli dimensioni, la<br />

ricchezza di decorazioni e le particolari condizioni di illuminazione,<br />

hanno richiesto l’integrazione di diverse tecniche<br />

di acquisizione al fine di ottenere un risultato metrico<br />

adeguato per lo studio della struttura nella sua interezza.<br />

In particolare, tale rilievo ha interessato tre parti differenti:<br />

la Sala Capitolare, uno spazio visitabile ampio e ricco<br />

di decorazioni lignee e marmoree, il sottotetto, scandito<br />

dalle numerose capriate palladiane in tre navate e lo spazio<br />

interstiziale che ne risulta, in cui prende posto tutto il<br />

sistema di sostegno del soffitto ligneo. Questi tre ambienti<br />

sono direttamente collegati tra loro solo da una stretta e<br />

ripida scala a chiocciola e da alcuni fori presenti nelle cornici<br />

decorative delle tele.<br />

Tale conformazione ha causato diverse complicazioni durante<br />

la campagna di rilevamento, comportando alcune<br />

scelte non convenzionali nelle fasi di lavoro. La ricerca qui<br />

presentata analizza le difficoltà incontrate e illustra le soluzioni<br />

adottate al fine di risolvere tali problematiche e<br />

studiare la complessità geometrica del soffitto della Sala<br />

Capitolare della Scuola Grande di San Rocco.<br />

Termografia aerea da drone per l’individuazione di<br />

perdite di biogas in discariche dismesse<br />

Irene Aicardi, Stefano Angeli, Andrea Maria Lingua, Paolo<br />

Maschio<br />

Politecnico di Torino<br />

Negli ultimi anni, si è registrato un forte interesse per i<br />

sistemi di termografia, i quali permettono di trasformare<br />

un’immagine ad infrarossi in un’immagine RGB, sulla<br />

quale è possibile leggere valori di temperatura, altrimenti<br />

invisibili all’occhio umano. L’utilizzo di questi sistemi si<br />

sta molto sviluppando nel settore ambientale e, in questo<br />

scenario, si inserisce l’attività di sperimentazione in discarica<br />

descritta nel seguente articolo.<br />

In una complessa struttura di estrazione di biogas, realizzata<br />

con l’interramento controllato di una discarica di<br />

quasi un milione di metri quadri di superficie, possono<br />

presentarsi molteplici zone critiche dalle quali potrebbero<br />

verificarsi dispersioni. Gli strumenti tradizionali con<br />

i quali si svolge tale verifica (misuratori di Composti<br />

Organici Volatili o “sniffer”), però, rendono necessaria, da<br />

parte dell’operatore, la verifica diretta sulle zone critiche.<br />

Ognuna di queste deve quindi essere accessibile o resa tale<br />

ed il personale addetto, necessariamente esposto a sostanze<br />

potenzialmente dannose, effettua indagini in modo puntuale<br />

che richiedono molto tempo. In questo scenario,<br />

l’utilizzo di camere termiche installate a bordo di droni<br />

consente, invece, di esaminare molteplici fonti di potenziali<br />

dispersioni in un breve periodo di tempo avendo una<br />

panoramica immediata sull’intera area in esame.<br />

L’utilizzo della tecnologia SLAM in ambito geologico:<br />

il caso studio delle Grotte di Bossea<br />

Bartolomeo Vigna, Paolo Dabove, Nives Grasso, Antonia<br />

Spanò, Giulia Sammartano, Paolo Maschio<br />

Politecnico di Torino<br />

Il rilievo geomatico/topografico in ambito speleologico<br />

è una delle attività principali che permette di aggiungere<br />

un valore sia scientifico che divulgativo all’esplorazione<br />

in grotta ed è di fondamentale importanza al fine di<br />

una conoscenza dettagliata della cavità ipogea: solo grazie<br />

alla ricostruzione dell’ambiente tridimensionale tramite<br />

tecniche range based, principalmente basate su tecnologia<br />

LiDAR, è infatti possibile l’orientamento, la navigazione<br />

interna, la comprensione litologica nonché una migliore<br />

organizzazione dell’esplorazione della grotta stessa.<br />

Inoltre, tale attività è fondamentale per avere una buona<br />

conoscenza geologica, geomorfologica e tettonica del sottosuolo,<br />

sia per scopi meramente speleologici o geologici<br />

sia per l’analisi di stabilità delle cavità.<br />

Il rilievo in grotta con tecnologie digitali risulta essere<br />

ancora una metodologia relativamente poco sviluppata<br />

ma che sta prendendo sempre più slancio, soprattutto a<br />

seguito dello sviluppo di tecniche SLAM (Simultaneous<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 21


SIFET<br />

Localization and Mapping). Le tecniche SLAM sono state<br />

inizialmente sviluppate nel campo della robotica ma da<br />

qualche anno vengono sempre più utilizzate nell’ambito<br />

di rilevamento e di guida autonoma. Esse infatti permettono<br />

a un dispositivo di determinare la propria posizione<br />

mentre rileva simultaneamente un ambiente sconosciuto.<br />

In tale lavoro verranno presentati i rilievi effettuati nelle<br />

Grotte di Bossea, in provincia di Cuneo, considerate tra<br />

le più suggestive e geologicamente interessanti d’Europa<br />

poiché possiedono al loro interno anche un laboratorio<br />

carsologico sotterraneo gestito dalla Stazione Scientifica di<br />

Bossea (CAI di Cuneo) e dal Dipartimento di Ingegneria<br />

dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture del<br />

Politecnico di Torino, con la collaborazione del dipartimento<br />

di Cuneo dell’ARPA Piemonte e della Sezione<br />

Radiazioni dell’ARPA Valle d’Aosta. Tale laboratorio riveste<br />

importanza a livello nazionale per lo studio delle circolazioni<br />

idriche nelle rocce carbonatiche, dell’organizzazione<br />

e dell’evoluzione degli acquiferi carsici, dei processi<br />

speleo genetici e litogenetici, dei costituenti atmosferici,<br />

del microclima e del bilancio energetico dell’ambiente<br />

sotterraneo.<br />

Il presente lavoro illustra alcune tecniche di rilievo in grotta<br />

oltre che l’analisi dati per la proiezione di mappe 2D<br />

georeferenziate e modelli 3D delle stesse. Per quanto concerne<br />

le tecniche di rilievo, verranno presentati i risultati<br />

ottenuti con tecniche topografiche tradizionali, quali stazione<br />

totale per la creazione della poligonale, laser scanner<br />

terrestre e rilievi SLAM e loro integrazione per un prodotto<br />

finale completo ed accurato. Per quanto riguarda invece<br />

l’analisi dei dati e l’elaborazione dei rilievi, si focalizzerà<br />

l’attenzione sui risultati ottenuti con l’ausilio di software<br />

specifici e open source.<br />

La fotogrammetria subacquea a supporto di indagini<br />

sullo sviluppo delle biocenosi di barriera corallina<br />

Capra Alessandro, Castagnetti Cristina, Rossi Paolo, Mancini<br />

Francesco<br />

Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia<br />

Le recenti evoluzioni nei metodi della fotogrammetria<br />

basati sugli algoritmi della Structure from Motion (SfM)<br />

e dense image matching hanno ampliato le potenzialità<br />

del rilevamento metrico anche in ambienti sommersi. La<br />

fotogrammetria subacquea ne ha giovato, consentendo la<br />

ricostruzione tridimensionale di oggetti ed aree sommerse<br />

ad elevatissima definizione spaziale e con pratiche di acquisizione<br />

dei fotogrammi, e successivo trattamento, che<br />

si sono rivelate particolarmente efficienti. Le criticità di<br />

applicazione quali quella proposta in questo lavoro risiedono<br />

nella necessità di un’elevata accuratezza metrica nella<br />

ricostruzione tridimensionale delle biocenosi. Questo per<br />

garantire la possibilità di ottenere informazioni significative<br />

sull’accrescimento dell’ambiente coralligeno, che<br />

avviene con tassi annuali di tipo centimetrico, tramite indagini<br />

multi-temporali. A tale esigenza si aggiungono le<br />

complicazioni dovute ai fenomeni di rifrazione in acqua<br />

che si sommano ai consueti effetti distorsivi introdotti dai<br />

sistemi ottici. Come avviene nelle applicazioni di controllo<br />

delle deformazioni, la creazione di una rete di punti di<br />

controllo è essenziale per garantire un sistema di riferimento<br />

comune fra i vari rilevamenti. Nel presente lavoro<br />

questo è stato ottenuto attraverso la materializzazione di<br />

caposaldi di riferimento, e successivo rilevamento della geometria<br />

di rete, che costituiscono la rete di appoggio per il<br />

rilevamento fotogrammetrico subacqueo.<br />

Il lavoro descrive nel dettaglio il rilievo e la ricostruzione<br />

fotogrammetrica eseguiti su alcuni transetti di barriera corallina<br />

con estensioni tra i 30 e100 m² presentando:<br />

- la progettazione della rete, l’installazione dei punti di<br />

controllo e le misure eseguite per il calcolo delle loro<br />

coordinate;<br />

- i risultati della compensazione di rete;<br />

- la modalità di acquisizione dei fotogrammi;<br />

- il processing delle immagini con software di SfM e la<br />

costruzione di nuvole dense di punti;<br />

- il confronto tra i risultati di due campagne successive;<br />

- comento sulle criticità e potenzialità della metodologia<br />

e delle soluzioni adottate.<br />

Il metodo proposto si presta alla ricostruzione di aree di limitata<br />

estensione e trova, quindi, applicabilità nei contesti<br />

di natura archeologica, nelle indagini su relitti e in tutte<br />

quelle applicazioni che richiedono accurate ricostruzioni<br />

tridimensionali di ambienti sommersi.<br />

Sensori GNSS a basso costo per applicazioni di monitoraggio<br />

Stefano Gandolfi, Luca Poluzzi, Luca Tavasci, Maurizio<br />

Barbarella<br />

Università di Bologna<br />

Il monitoraggio di porzioni di territorio soggette a movimenti<br />

quali frane o smottamenti è da sempre fondamentale<br />

per comprenderne la loro evoluzione. Se le<br />

informazioni legate all’evoluzione del fenomeno posto<br />

sotto osservazione vengono restituite in tempi rapidi,<br />

fino ad arrivare al tempo reale, allora tali informazioni<br />

possono essere utili anche per applicazioni di early warning.<br />

I ricevitori GNSS di classe geodetica consentono<br />

di raggiungere precisioni centimetriche in tempo reale<br />

e sub-centimetriche quando la stima della posizione<br />

avviene a partire da finestre di osservazione prolungate.<br />

Tali caratteristiche fanno sì che possano essere utilizzati<br />

per il monitoraggio del territorio anche se i costi<br />

delle strumentazioni continuano ad essere significativi.<br />

Già da anni vengono commercializzati sensori GNSS a<br />

basso costo (poche centinaia di euro) le cui prestazioni,<br />

almeno in una fase iniziale, non consentivano una loro<br />

applicazione per rilievi di alta precisione. Nell’ambito<br />

di un progetto di ricerca POR-FESR di Regione Emilia<br />

Romagna sono state condotte sperimentazioni per valutare<br />

le precisioni raggiungibili da ricevitori a basso costo<br />

di ultima generazione in diverse modalità, dal cinematico<br />

in tempo reale (RTK) al posizionamento di precisione<br />

con differenti finestre temporali di acquisizione (1, 3, 6,<br />

12, 24 ore). Sono stati condotti test accoppiando differenti<br />

tipologie di antenna, sempre a basso costo, ed è<br />

22 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>


SIFET<br />

stato implementato un sistema di gestione del dato mediante<br />

l’utilizzo di Raspberry PI e connessione con apparati<br />

di telefonia mobile 4G. In questo lavoro vengono<br />

presentati i risultati più significativi ottenuti dalle sperimentazioni<br />

eseguite. Sono stati valutati anche differenti<br />

metodi per l’elaborazione del dato utilizzando moduli di<br />

elaborazione “embedded” presenti nel ricevitore stesso e<br />

software liberi disponibili. Nel lavoro si intendono non<br />

solo presentare i risultati ottenuti ma anche una valutazione<br />

estimativa dei costi del prototipo realizzato.<br />

Monitoraggio strutturale delle vibrazioni: potenzialità<br />

e criticità del radar interferometrico terrestre<br />

Cristina Castagnetti 1 , 2 , Riccardo Rivola 2 , Francesco<br />

Mancini 1 , Alessandro Capra 1 , Fabio Giannino 3 , Sergio<br />

Padovani 3 , Loris Vincenzi 1 , Elisa Bassoli 1<br />

1DIEF, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia<br />

2GEIS – Geomatics Engineering Innovative Solutions SRL<br />

3IDS Georadar<br />

Il lavoro di ricerca nasce da una sperimentazione condotta<br />

con lo scopo di valutare le potenzialità della tecnologia<br />

radar terrestre nel monitoraggio di vibrazioni strutturali.<br />

L’occasione si è creata grazie alla necessità di valutare le vibrazioni<br />

e gli spostamenti indotti in una torre campanaria,<br />

la Torre della Basilica di San Prospero a Reggio Emilia, in<br />

occasione della “suonata distesa”, una particolare modalità<br />

di suonata delle campane che avviene nell’ambito delle celebrazioni<br />

del Santo Patrono della città ed in altri particolari<br />

eventi cittadini. Il Comitato per il Restauro della Torre<br />

ha permesso lo svolgimento della sperimentazione allo<br />

scopo di aumentare la conoscenza della struttura e di verificare<br />

l’assenza di criticità in risposta alla suonata, durante<br />

la quale vengono percepiti significativi spostamenti della<br />

struttura anche se difficili da quantificare. La sperimentazione<br />

è stata possibile grazie alla collaborazione dell’Unione<br />

Campanari Reggiani che ha effettuato una serie di<br />

suonate distese in occasione dell’esperimento secondo le<br />

modalità che usualmente vengono seguite durante le feste.<br />

La sperimentazione, organizzata e condotta da GEIS SRL,<br />

spin-off dell’Università degli Studi di Modena e Reggio<br />

Emilia, ha visto la collaborazione anche di due laboratori<br />

dello stesso Ateneo, il Laboratorio di Geomatica e il<br />

Laboratorio di Tecnica delle Costruzioni. Quest’ultimo ha<br />

installato una serie di accelerometri, sia piezoelettrici sia di<br />

tipologia MEMS, a diverse altezze e posizioni della Torre<br />

al fine di misurare le accelerazioni subite sia in condizioni<br />

ordinarie (sollecitazioni ambientali) sia in condizioni<br />

straordinarie (sollecitazioni indotte dalla suonata) e fornire<br />

misure di riferimento per i successivi confronti. La<br />

definizione delle sollecitazioni ambientali è stata possibile<br />

lasciando in acquisizione i sensori per una durata di circa<br />

tre giorni, due precedenti il test ed uno successivo. Il test<br />

in condizioni straordinarie, invece, è durato circa due ore<br />

durante le quali sono state suonate diverse melodie tutte<br />

in modalità distesa. Questa modalità consiste nel far oscillare<br />

ripetutamente la campana principale, di quasi 3 tonnellate<br />

di peso, fino a portarla al punto morto superiore<br />

(“a testa in su”) e poi farla oscillare nuovamente con ritmi<br />

e spinte diverse a seconda della melodia da suonare. La<br />

gestione della campana principale richiede la presenza di<br />

quattro campanari dedicati; la melodia poi prevede contemporaneamente<br />

anche il suono tradizionale delle due<br />

campane minori, di peso notevolmente inferiore, a cura<br />

di altri campanari.<br />

L’innovazione della sperimentazione consiste nell’utilizzo<br />

di un radar interferometrico terrestre, il modello IBIS FS<br />

di IDS Georadar che ha collaborato attivamente alla sperimentazione.<br />

Questa tecnologia permette la misura diretta<br />

delle vibrazioni, ovvero degli spostamenti, della struttura<br />

in risposta alle sollecitazioni esterne (in questo caso indotte<br />

dalla suonata delle campane), a differenza dei sensori<br />

precedentemente citati per i quali lo spostamento viene<br />

ricavato a partire dalle accelerazioni (ed è quindi affetto<br />

da incertezze dovute al procedimento matematico di doppia<br />

integrazione). Altro vantaggio della tecnologia radar<br />

consiste nell’indagine da remoto, non essendo richiesta<br />

l’installazione sulla struttura di sensori o altri apparati e<br />

nemmeno l’accesso o la presenza di operatori sulla struttura<br />

stessa (condizione a volte pericolosa). Tra le criticità del<br />

metodo radar, invece, annoveriamo la direzionalità della<br />

misura, che avviene inevitabilmente lungo la sola linea di<br />

vista. In fase di progettazione della geometria del rilevamento<br />

questo richiede la conoscenza, o almeno la stima<br />

a priori, del fenomeno e la misura da più punti di vista o<br />

la presenza contemporanea di più strumenti (condizione<br />

difficilmente sostenibile dal punto di vista economico).<br />

La sperimentazione ha quindi permesso di determinare<br />

tramite strumentazione radar gli spostamenti subiti dalla<br />

Torre, a varie quote tra le quali quella sommitale, in occasione<br />

delle suonate, di determinare le frequenze proprie<br />

della struttura (valori validati tramite il sistema di accelerometri,<br />

tecnica ormai consolidata per questo scopo) e di<br />

utilizzare tali informazioni per le simulazioni strutturali<br />

statiche e dinamiche volte a valutare il comportamento<br />

della struttura e la sicurezza della stessa. Le simulazioni<br />

agli elementi finiti sono state effettuate partendo dal modello<br />

3D geometrico ottenuto mediante rilievo laser scanning<br />

(interno ed esterno) integrato con fotogrammetria<br />

da drone per le parti sommitali. Verranno presentate nel<br />

dettaglio tutte le fasi della sperimentazione con particolare<br />

attenzione all’integrazione tra tecnologie e competenze interdisciplinari,<br />

mostrando così un esempio completo, dal<br />

rilievo alle analisi, di monitoraggio strutturale.<br />

Rilievi LiDAR per la caratterizzazione della superficie<br />

di una infrastruttura viaria<br />

Maria Rosaria De Blasiis 1 , Alessandro di Benedetto 1 ,<br />

Margherita Fiani 2<br />

1Università di Roma TRE<br />

2Università degli Studi di Salerno<br />

Il monitoraggio delle caratteristiche della pavimentazione<br />

è fondamentale ai fini della funzionalità di una infrastruttura<br />

stradale, necessario per pianificare i lavori di<br />

manutenzione e l’ottimizzazione delle risorse disponibili.<br />

La caratterizzazione tradizionale delle diverse tipologie di<br />

degrado comportano spesso complesse attività, talvolta<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 23


SIFET<br />

inefficienti e rischiose, in quanto interferiscono con il regolare<br />

esercizio viario. Lo scopo di questo lavoro è mettere<br />

a punto un flusso di elaborazione dei dati per individuare<br />

e quantificare alcune tipologie di irregolarità (buche<br />

e rigonfiamenti) a partire da nubi di punti molto dense<br />

acquisite con tecnologia LiDAR (Light Detection And<br />

Ranging), in particolare con il sistema di scansione mobile<br />

(LSM). La sperimentazione ha riguardato un segmento<br />

di strada urbana lungo 100 metri, la cui superficie è stata<br />

rilevata con LSM installato su un mezzo che ha percorso<br />

la strada più volte a diverse velocità. L’area test è stata<br />

scelta in modo che presentasse differenti tipi di irregolarità<br />

così da poter collaudare il processo di elaborazione.<br />

L’elaborazione dei dati si divide in tre fasi: la prima consiste<br />

nell’editare la nuvola di punti per estrarre i soli punti<br />

che appartengono alla superficie viaria, la seconda consiste<br />

nella determinazione dello scostamento in quota di ogni<br />

singolo punto della nube rispetto a una superficie ideale<br />

ricostruita della pavimentazione, l’ultima porta al calcolo<br />

dei parametri geometrici dell’ammaloramento (perimetro,<br />

area, volume e massima profondità utilizzando tecniche di<br />

elaborazione delle immagini digitali (creazione di immagine<br />

binaria e segmentazione). Tutti gli algoritmi sono stati<br />

implementati in ambiente Matlab.<br />

Da un’immagine ad una mappa attraverso un testo scritto<br />

Valentina Dante, Alessandro Mandelli, Luigi Mussio<br />

Politecnico di Milano<br />

A meno di un numero, non piccolo, di anomalie/correzioni<br />

(come altezza/profondità, inclinazioni, distorsioni, rifrazione,<br />

curvatura), un’immagine è assimilata ad una proiezione<br />

centrale (e spesso ad una prospettiva frontale) che, come<br />

tale, può essere descritta, in un testo scritto (in italiano, nel<br />

contesto di questo specifico esperimento), facendo buon<br />

uso degli strumenti, letterari e linguistici, della semantica,<br />

della sintassi e della grammatica. A tal fine, un’immagine è<br />

ripresa sulla sommità di Monte San Giorgio (nel Canton<br />

Ticino in Svizzera, nel comprensorio del Lago di Lugano),<br />

in una località sicuramente poco frequentata dal turismo<br />

milanese e lombardo, cosicché sia altamente presumibile<br />

(cosa confermata dai fatti) la non conoscenza del luogo<br />

da parte di chi ha partecipato fattivamente a questo esperimento/lavoro.<br />

Infatti il passo successivo è produrre una<br />

mappa prospettica, ovvero riprodurre l’immagine originale,<br />

a partire dal solo testo scritto, grazie agli strumenti propri<br />

della grafica informatizzata.<br />

Due precisazioni sono necessarie; la prima attiene alla forma<br />

del prodotto, in quanto è ben evidente che, con note<br />

trasformazioni prospettiche e cartografiche (come le equazioni<br />

di collinearità e le equazioni di una carta conforme<br />

od equivalente, oppure afilattica) sarebbe possibile passare<br />

dalla mappa prospettica ottenuta, ad una qualsiasi carta<br />

topografica (ovvero ad una ben definita proiezione ortogonale<br />

quotata). La seconda riguarda invece proprio la natura<br />

di questo esperimento/lavoro, in quanto serve a precisare i<br />

contenuti della suddetta descrizione, per mezzo di un testo<br />

scritto. Infatti il testo, scritto da chi ha prodotto la descrizione<br />

testuale, contiene solo indicazioni puramente geometriche<br />

e colorimetriche, a vantaggio di chi ha disegnato le<br />

ricostruzioni, senza dire nulla sui tematismi rappresentati<br />

(così ad esempio, un triangolo è un triangolo e non la punta<br />

di un comignolo, così come azzurro è azzurro e non il cielo,<br />

ecc.). In questo modo, chi disegna segue solo indicazioni,<br />

geometriche e colorimetriche, senza avere informazioni tematiche.<br />

Il risultato ottenuto è pienamente soddisfacente e ben rispondente<br />

alle attese, in quanto mostra una crescita dell’indice<br />

di verosimiglianza dal 75 %, della prima ricostruzione<br />

non-asseverata, all’89 %, della cosiddetta ricostruzione<br />

definitiva (fatta su un testo debitamente rivisto), avendo<br />

eseguito due ricostruzioni intermedie, rispettivamente<br />

dopo un’attenta asseverazione e con un’opportuna messa<br />

in scala in altezza). I due valori percentuali coincidono con<br />

due valori notevoli della Disuguaglianza di Chebychev, mostrando<br />

code piuttosto piene, come è d’attendersi a fronte<br />

di un’operazione largamente arbitraria ed abbastanza soggettiva.<br />

Come ben ovvio, il risultato dipende dal numero<br />

di parole impiegate, nella descrizione testuale (oltreché da<br />

buone proprietà della stessa, in termini di accuratezza e precisione),<br />

e la rispondenza, certamente apprezzabile, non è<br />

tuttavia completa. Del resto, anche un racconto di un testo,<br />

per quanto dettagliato sia il suo riassunto, non porterebbe<br />

alla riscrittura dello stesso testo, parola per parola.<br />

Queste considerazioni conclusive permettono di ribadire<br />

la buona riuscita dell’esperimento, data la misura della sua<br />

qualità, in termini quantitativi, tramite il raggiungimento<br />

dei limiti imposti dalla Disuguaglianza di Chebychev.<br />

Infatti la grandissima arbitrarietà (ed anche soggettività)<br />

delle ricostruzioni, molto difficilmente, avrebbero permesso<br />

di modellare il comportamento statistico con code più<br />

vuote, invece di quelle piene, date dalla suddetta disuguaglianza<br />

limite. Un’ultima considerazione riguarda il suo<br />

possibile impiego, nell’ambito della sempre maggiore automazione<br />

e digitalizzazione. Tuttavia rinviando ad altra sede<br />

ed occasione il dibattito aperto sui vantaggi ed i pericoli, ivi<br />

insiti, sembra a coloro che scrivono di poter rilevare l’inutilità<br />

della descrizione testuale di un’immagine, per poterne<br />

poi ricavare una mappa (così come si è soliti operare tradizionalmente,<br />

tanto con i vecchi strumenti analogici, quanto<br />

con i nuovi ed i nuovissimi metodi analitici e digitali).<br />

Fotogrammetria e “machine learning” con camera modificata<br />

NIR: un esercizio pratico per la didattica<br />

Francesco Pirotti, Alberto Guarnieri, Andrea Masiero, Marco<br />

Piragnolo, Francesca Fissore, Antonio Vettore<br />

Università di Padova<br />

L’elaborazione fotogrammetrica è oggi molto più accessibile<br />

di un tempo. Questo grazie ad applicativi più performanti,<br />

semplici e ad un costo accessibile, come anche grazie ad<br />

elaboratori certamente più performanti. Algoritmi più sofisticati,<br />

comunemente denominati “structure from motion”,<br />

consentono di risolvere le fasi per l’allineamento di blocchi<br />

di immagini, l’estrazione di features ed il “matching” delle<br />

stesse tra più immagini, mentre altri metodi, e.g. il “dense<br />

image matching” (DIM), consentono di estrarre nuvole 3D<br />

dense di punti. Questo viene solitamente fatto con camere<br />

24 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>


SIFET<br />

RGB, ma nulla vieta di applicare la stessa tecnica anche con<br />

immagini cosiddette “multispettrali”. Queste camere forniscono<br />

informazioni su più lunghezze d’onda dello spettro<br />

elettromagnetico, consentendo di applicare più efficacemente<br />

metodi per distinguere gli oggetti ripresi in funzione della<br />

loro riflettanza relativa nelle lunghezze d’onda registrate.<br />

La fotogrammetria, associata all’utilizzo di camere multispettrali,<br />

può dunque fornire un dato ricco di informazioni,<br />

ovvero la riflettanza nelle varie lunghezze d’onda e le informazioni<br />

tridimensionali e derivati, e.g. le normali di un<br />

punto.<br />

In questo contributo si illustra un esercizio didattico che utilizza<br />

una camera Nikon, modificata per riabilitare la sensibilità<br />

del sensore alle lunghezze d’onda dell’infrarosso vicino<br />

(NIR), per eseguire fotogrammetria terrestre con successive<br />

applicazioni di metodi di “machine learning” per la classificazione<br />

della nuvola di punti ottenuta. E’ stato utilizzato<br />

un apposito filtro (Hoya Infrared R72) e combinazioni<br />

di immagini con e senza il filtro, per fare un rilievo fotogrammetrico<br />

di una parete con vegetazione, roccia e terra.<br />

Successivamente è stata estratta la nuvola di punti con le<br />

informazioni sulla riflettanza del punto nelle 6 lunghezze<br />

d’onda (registrate con e senza filtro). Sono stati poi estratti<br />

descrittori della forma per ogni punto, e tutte le informazioni<br />

sono state utilizzate per classificare i punti dividendoli<br />

tra vegetazione e non-vegetazione. Questo esercizio fa<br />

parte della didattica della “Innsbruck Summer School of<br />

Close-Range Sensing in Alpine Terrain”, co-sponsorizzata<br />

dalla International Society of Photogrammetry and Remote<br />

Sensing (ISPRS) e finanziata in parte dall’Università di<br />

Padova.<br />

Monitoraggio di area lagunare tramite UAVS e telerilevamento<br />

multispettrale<br />

Yuri Taddia, Alberto Pellegrinelli, Paolo Russo<br />

Università di Ferrara<br />

Il rilevamento fotogrammetrico basato su sistemi UAV<br />

rappresenta da diversi anni una valida alternativa alle tecniche<br />

più tradizionali di rilievo terrestre (tramite stazione<br />

totale o GNSS), di rilievo fotogrammetrico da aereo o di<br />

rilievo satellitare. In particolare, nelle zone difficili da raggiungere,<br />

come ad esempio le aree lagunari o deltizie, i<br />

vantaggi di un sistema UAV sono soprattutto legati alla<br />

velocità di acquisizione del dato, alla precisione ed al grado<br />

di dettaglio elevati ed ai costi relativamente limitati. Gli<br />

svantaggi si possono sostanzialmente riassumere nel grande<br />

numero di immagini rapidamente acquisite e quindi nella<br />

grande mole di dati da elaborare; svantaggio che comporta<br />

spesso la riduzione delle aree rilevate soprattutto nel caso<br />

di rilievo alle grandi e grandissime scale. Nell’esempio del<br />

presente lavoro si analizzano tutti questi aspetti in alcuni<br />

case studies nella Sacca di Goro – Comacchio (Provincia<br />

di Ferrara). Si tratta di un’area lagunare di particolare interesse<br />

sia per gli aspetti naturalistici sia per gli aspetti economici<br />

(coltivazione di mitili). A causa dei continui apporti<br />

di sedimenti da parte della vicina foce del fiume Po,<br />

negli ultimi anni, sono stati realizzati numerosi rilievi di<br />

monitoraggio di alcune zone della laguna tramite immagini<br />

satellitari ad alta risoluzione oltre a rilievi batimetrici e<br />

terrestri. Nel caso specifico si sono utilizzati UAVS di tipo<br />

commerciale (Phantom 3 – PRO), con camera fotografica<br />

standard, nel rilevamento fotogrammetrico di alcune aree<br />

della Sacca di Goro che presentano una rapida evoluzione.<br />

Il rilievo è stato realizzato anche con UAVS dotato di<br />

camera multispettrale (Micasense RedEdge) utilizzata per<br />

studiare l’evoluzione della vegetazione di alcune aree interne<br />

della Sacca di Goro.<br />

Un approccio multidisciplinare per l’analisi e lo studio<br />

dello stato di salute del Santuario della Beata Vergine<br />

Assunta di Guasila (CA)<br />

Vacca G., Pilia E., Dessì A.<br />

Università di Cagliari<br />

Il Santuario della Beata Vergine Assunta di Guasila, progettato<br />

dall’Arch. Gaetano Cima tra il 1839 ed il 1849<br />

con evidente riferimento al Pantheon di Roma, è uno<br />

dei pochi esempi di chiesa neoclassica in Sardegna. Nel<br />

corso degli anni, fin dalla sua costruzione, il Santuario ha<br />

subito numerosi interventi di restauro e consolidamento<br />

volti a risolvere situazioni e problematiche strutturali che<br />

si evidenziavano con lesioni alle strutture in elevazione e<br />

infiltrazioni dalle coperture. In questi ultimi anni, la situazione<br />

di degrado è andata ulteriormente a peggiore ed<br />

è stato quindi necessario avviare un’indagine conoscitiva<br />

approfondita volta a comprendere le cause di tale decadimento.<br />

Di fronte a tale situazione, il Comune di Guasila<br />

ha incaricato un gruppo di ricercatori del DICAAR di<br />

Cagliari, per portare avanti uno studio multidisciplinare<br />

volto a definire in maniera completa ed esaustiva lo stato<br />

di salute del Santuario. Lo studio ha riguardato l’analisi<br />

storico-critica, il rilievo geometrico-architettonico, il rilievo<br />

e l’analisi strutturale, l’analisi dei materiali e lo studio<br />

sulle fondazioni e terreno di posa.<br />

Nell’articolo saranno presentati i risultati relativi al rilievo<br />

geometrico architettonico 3D mettendo a confronto diverse<br />

tecniche geomatiche che meglio si adattano al complesso<br />

architettonico del Santuario e del suo stato di degrado.<br />

In particolare sono state utilizzate le tecniche Laser<br />

Scanner Terrestre e le tecniche fotogrammetriche con l’applicazione<br />

dell’approccio Structure from Motion (SfM)<br />

per la creazione delle nuvole di punti.<br />

Il laser scanner è stato utilizzato sull’intero Santuario creando<br />

il modello 3D completo, mentre le tecniche fotogrammetriche<br />

sono state utilizzate per la generazione del<br />

modello 3D della cupola. Tale modello 3D è stato generato<br />

attraverso l’utilizzo del software Open Source VisualSfM,<br />

sviluppato da Chanchang Wu in collaborazione con l’Università<br />

di Washington e Google. I risultati ottenuti da<br />

VisualSfM sono stati validati con quelli ottenuti dal laser<br />

scanner e dal software commerciale Photoscan che applica<br />

lo stesso algoritmo.<br />

I modelli 3D del Santuario hanno costituito così la base<br />

per le successive indagini strutturali e materiche.<br />

Rilievi fotogrammetrici di un sito archeologico con sistemi<br />

UAV: il caso dell’anfiteatro di Avella<br />

Salvatore Barba1, Maurizio Barbarella2, Alessandro Di<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 25


SIFET<br />

Benedetto3, Margherita Fiani1, Marco Limongiello1<br />

1Università di Salerno<br />

2Università di Bologna<br />

3 Università di Roma TRE<br />

Per il rilievo di siti archeologici sono ormai molto utilizzate<br />

le riprese fotogrammetriche da camere montate su<br />

Aeromobili a Pilotaggio Remoto (APR), noti anche come<br />

UAV (Unmanned Aerial Vehicles). In particolare, questo<br />

nuovo caso studio riguarda un anfiteatro Romano situato<br />

nel comune di Avella (in Provincia di Avellino): tra i più<br />

antichi presenti in Campania, molto simile per geometria,<br />

dimensioni’ e composizione a quello più noto di Pompei.<br />

Il rilevamento è stato effettuato utilizzando due diversi<br />

UAV: un esacottero assemblato e un DJI Phantom 3<br />

Professional. Sono state effettuate sia prese fotogrammetriche<br />

nadirali con piano di volo automatico (con entrambi<br />

gli UAV) sia oblique (con l’esacottero) per riprendere i<br />

paramenti verticali ed eventuali sottosquadri, in modalità<br />

manuale. Le prese fotogrammetriche sono state appoggiate<br />

a terra con ricevitori GNSS, misurando sia target naturali<br />

sia artificiali in differenti modalità: statico-rapida e<br />

nRTK.<br />

Utilizzando i diversi set di GCP (Ground Control Points,<br />

punti di appoggio) sono stati generate le nuvole di punti e<br />

i modelli 3D texturizzati dell’Anfiteatro e ne state analizzate<br />

le differenze, in termini di accuratezza. In particolare<br />

sono stati calcolati gli errori di retro-proiezione sui singoli<br />

punti di appoggio.<br />

Per le elaborazioni delle immagini provenienti dall’esacottero,<br />

si è osservato che anche con un numero minore di<br />

GCP, ma misurati in modalità statico-rapida, l’errore di<br />

retro-proiezione medio risultava inferiore rispetto all’elaborazione<br />

delle stesse immagini con GCP in numero<br />

maggiore e provenienti da misurazioni nRTK (ciò sia nel<br />

caso di ricorso a punti naturali sia a target fotogrammetrici).<br />

Per le elaborazioni delle immagini provenienti dal<br />

Phantom, invece, al variare della modalità di rilievo dei<br />

GCP, l’errore di retro-proiezione medio è risultato pressoché<br />

costante.<br />

Uso di DEM e di mappe derivate da immagini satellitari<br />

ad alta risoluzione e da laser scanner terrestre per<br />

lo studio di un versante in frana<br />

1Maurizio Barbarella, 2 Alessandro Di Benedetto 2,<br />

Margherita Fiani 2 , Domenico Guida 2 , Andrea Lugli 1<br />

1Università di Bologna<br />

2Università di Salerno<br />

Questa nota tratta i problemi derivanti dall’uso di dati<br />

provenienti da due diverse tecniche di Telerilevamento:<br />

immagini satellitari ad alta risoluzione e laser scanner terrestre<br />

(LST) per l’estrazione di modelli digitali delle altezze<br />

(DEM) utilizzati nell’analisi geomorfologica e per il<br />

riconoscimento delle frane, tenendo conto delle incertezze<br />

associate alla produzione dei DEM. Al fine di ottenere<br />

una nuvola di punti editata e georeferenziata, i due set di<br />

dati richiedono differenti elaborazioni, più complesse per<br />

le immagini satellitari che per i dati LST. Entrambe le tecniche<br />

sono state usate per lo studio di un versante in frana.<br />

La prima fase del trattamento dei dati è orientata all’ottenimento,<br />

in entrambi i casi, di nuvole di punti editate<br />

e georeferenziate. Alle nuvole è stato applicato lo stesso<br />

algoritmo per estrarre un DEM a passo di 1m; l’algoritmo<br />

di interpolazione usato è il Kriging, allo scopo di realizzare<br />

una mappa d’errore associata alle quote stimate. Dai<br />

DEM sono stati calcolati grigliati di pendenze e di esposizione<br />

ai quali sono state associate le corrispondenti mappe<br />

di indeterminazione applicando la legge di propagazione<br />

della varianza. Le correlazioni tra i nodi del grigliato<br />

necessarie al calcolo sono state stimate dai variogrammi<br />

derivanti dai due tipi di dati. L’analisi comparativa delle<br />

mappe ha consentito il riconoscimento delle componenti<br />

di frana mentre le mappe di errore hanno consentito di<br />

individuare le aree nelle quali una fonte di dati è stata in<br />

grado di fornire risultati più affidabili di un’altra.<br />

Fotogrammetria da drone, modellazione 3D e analisi<br />

geomeccanica per valutare l’instabilità di falesie rocciose<br />

Francesco Mancini 1 , Cristina Castagnetti 1 , Paolo Rossi 1 ,<br />

Marco Dubbini 2 , Nunzio Luciano Fazio 3 , Michele Perrotti, 3<br />

Piernicola Lollino 3<br />

1Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia<br />

2Università di Bologna<br />

3CNR-IRPI<br />

Il lavoro di ricerca esplora la combinazione di tecniche<br />

fotogrammetriche di prossimità attraverso Sistemi<br />

Aeromobili a Pilotaggio Remoto (SAPR) e strategie di<br />

modellistica geomeccanica tridimensionale nell’indagine<br />

dei processi di instabilità di lunghe pareti rocciose<br />

costiere. La necessità di una ricostruzione geometrica affidabile<br />

e dettagliata delle superfici rocciose, unitamente<br />

alla caratterizzazione geomeccanica dei materiali rocciosi,<br />

rappresenta un requisito estremamente impegnativo per<br />

le falesie costiere sub-verticali che si affacciano sul mare.<br />

Molto spesso, a causa dell’assenza di punti di vista idonei<br />

al rilevamento e del rischio per gli operatori di lavorare sul<br />

campo, non è possibile acquisire informazioni con metodologie<br />

di rilevamento alternative.<br />

Il caso di studio è rappresentato da una scogliera di 600 m<br />

di lunghezza situata a Sant’Andrea (Melendugno, Puglia).<br />

La scogliera è caratterizzata da un geometria molto complessa<br />

con una suggestiva alternanza di pareti verticali alte<br />

dai 10 ai 20 metri, con frequenti grotte, archi e rocce.<br />

Inizialmente, la superficie rocciosa della scogliera è stata<br />

ricostruita ad elevata risoluzione spaziale grazie all’acquisizione<br />

di immagini aeree nadirali ed oblique acquisite da<br />

SAPR. Successivamente, è stata selezionata un’area limitata<br />

per svolgere ulteriori indagini volte a definire le migliori<br />

strategie di ricostruzione delle superfici. In particolare, è<br />

stata approfondita la procedura di refinement e decimazione<br />

dei dati al fine di ottenere un modello tridimensionale<br />

idoneo per la successiva fase di simulazione geomeccanica<br />

agli elementi finiti che garantisse l’assenza di<br />

perdita di informazioni sulla complessità della superficie.<br />

Infine, per sperimentare la procedura integrata, sono stati<br />

determinati i potenziali modi di rottura della porzione<br />

studiata.<br />

26 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>


SIFET<br />

I risultati indicano che il meccanismo di rottura più probabile<br />

per il tratto di falesia costiera esaminato è rappresentato<br />

dalla possibile propagazione di fratture da taglio o<br />

cedimenti di trazione lungo tratti di concavità o di pendenza<br />

eccessiva dovuti a precedenti collassi o erosioni dei<br />

volumi rocciosi sottostanti. L’approccio proposto per la<br />

valutazione dell’instabilità di scogliere rocciose costiere si<br />

è dimostrato essere un possibile e flessibile strumento di<br />

valutazione nella mappatura rapida e altamente automatizzata<br />

dei rischi di instabilità nelle zone costiere.<br />

Verifiche di precisione su modelli ottenuti in tempo<br />

reale mediante algoritmi SLAM<br />

Gabriella Caroti, Andrea Piemonte, Yari Pieracci<br />

Università di Pisa<br />

Le camere RGB-D, attive o passive, consentono la costruzione<br />

in real-time del modello tridimensionale<br />

dell’ambiente circostante. Grazie al principio di visione<br />

stereoscopica abbinato ad algoritmi di tipo Simultaneous<br />

Localization and Mapping (SLAM), consentono di determinare<br />

l’orientamento della camera e la nuvola di punti<br />

3D dell’ambiente allo stesso tempo.<br />

In architettura e nel campo dei rilievi delle infrastrutture<br />

civili, le applicazioni di tale tecnologia risulta essere ancora<br />

agli albori data la sua recente diffusione dal campo<br />

della robotica e dell’informatica. Tuttavia, le potenzialità<br />

rendono tali dispositivi molto interessanti per il rilievo in<br />

tempo reale di opere e manufatti in condizioni di emergenza.<br />

Infatti la conoscenza delle caratteristiche dello stato<br />

aggiornato delle infrastrutture è particolarmente utile per<br />

stime e per monitoraggi finalizzati alla determinazione<br />

della resilienza.<br />

Nell’articolo vengono presentati dei test e delle applicazioni<br />

in ambito civile ed architettonico della camera<br />

ZED della StereoLabs (camera RGB-D passiva low-cost).<br />

Questi test sono finalizzati alla valutazione della proprietà<br />

metriche del modello e alla valutazione dell’efficienza della<br />

metodologia. Vengono riportati i risultati dei confronti tra<br />

modelli tridimensionali e nuvole di punti ottenuti tramite<br />

la camera e quelli ottenuti da strumentazioni e metodologie<br />

di precisione nota, come laser scanner e fotogrammetria.<br />

Definizione di una procedura standardizzata per la<br />

gestione di infrastrutture viarie mediante rilievo 3D e<br />

modellazione BIM as-built<br />

Cristina Castagnetti 1,2 , Riccardo Rivola 2 , Marco Dubbini 3 , 4<br />

1Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia<br />

2Geomatics Engineering Innovative Solutions SRL<br />

3Università di Bologna<br />

4SAL Engineering SRL<br />

L’attività si inserisce all’interno della crescente e stringente<br />

domanda di controllo e verifica dello stato di fatto di infrastrutture<br />

viarie al fine di garantirne la funzionalità e la<br />

sicurezza per la comunità. Il focus del lavoro riguarda la<br />

definizione e l’implementazione di una procedura operativa<br />

standardizzata che sia scalabile e replicabile in maniera<br />

rapida su un elevato numero di strutture simili tra loro.<br />

Tale esigenza nasce dall’interazione con i progettisti e i gestori<br />

delle infrastrutture a cui è affidato il delicato compito<br />

di mantenere e manutenere nel tempo estese reti viarie ed<br />

infrastrutturali.<br />

Il lavoro presenta i principali step di questa metodologia<br />

andando a descrivere: 1. l’approccio di rilievo 3D seguito,<br />

basato sull’integrazione di fotogrammetria da drone e laser<br />

scanning al fine di ridurre al minimo l’interferenza con<br />

il regolare utilizzo dell’infrastruttura; 2. la modellazione<br />

BIM (Building Information Model) as-built per la creazione<br />

del modello architettonico geometrico pari al LOD<br />

F; 3. la creazione del modello BIM di tipo strutturale e<br />

l’impostazione dell’analisi strutturale statica; 4. l’impostazione<br />

di una metodologia di mappatura del degrado superficiale.<br />

Diverse problematiche di natura tecnica e scientifica sono<br />

state affrontate e verranno illustrate tra cui in primis la<br />

creazione delle famiglie parametriche degli elementi costitutivi<br />

dell’infrastruttura viaria (tali famiglie non sono<br />

ancora presenti nei più comuni software di modellazione<br />

BIM in quanto la gestione 3D di infrastrutture è ancora<br />

poco diffusa o è limitata a software specialistici che ancora<br />

non operano in modalità tridimensionale). Tutte le famiglie<br />

sviluppate sono state verificate in termini di interoperabilità<br />

(esportabilità e leggibilità) nel formato standard IFC<br />

(openBIM). In questo modo, definite le modalità di acquisizione<br />

ed ottenuta la nuvola di punti 3D integrata è possibile<br />

costruire il modello geometrico architettonico a partire<br />

dalle famiglie in maniera molto agevole e rapida.<br />

Altre problematiche affrontate riguardano le possibilità di<br />

utilizzare il modello BIM per effettuare analisi statiche e di<br />

vulnerabilità sismica, oltre alla modalità di assegnazione del<br />

degrado superficiale a porzioni limitate, ovvero a frazioni<br />

di famiglia/elemento. Con l’informatizzazione del modello<br />

BIM risulta possibile ed efficiente effettuare computi metrici<br />

e cronoprogrammi per i lavori di manutenzione ed intervento<br />

necessari al risanamento dell’infrastruttura.<br />

Tutte le attività verranno descritte su un caso reale: il<br />

ponte “Casetta” nel comune di Mercato Saraceno (FC); il<br />

ponte in cemento armato situato lungo la Strada Europea<br />

E45 è oggetto di imminenti interventi manutentivi. La<br />

suite software utilizzata è quella Autodesk (in particolare<br />

ReCap, Revit e Infraworks).<br />

La cultura nel III millennio: tecnologica, inclusiva e<br />

multisensoriale<br />

Cristina Castagnetti 1,2 , Riccardo Rivola 2<br />

1Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia<br />

2GEIS, Geomatics Engineering Innovative Solutions SRL<br />

Con il contributo di:<br />

Francesca Piccinini, Luana Ponzoni e Simona Pedrazzi,<br />

Musei Civici di Modena<br />

Ivan Galiotto e Nadia Luppi, Unione Italiana Ciechi<br />

Carlo Palmieri e Gianguido Palazzolo, JustPrint 3D<br />

Giulio Bigliardi, 3D Archeolab<br />

Giacomo Guaraldi e Elisabetta Genovese, Università di<br />

Modena e Reggio Emilia - Servizio accoglienza studenti con<br />

disabilità e DSA<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 27


SIFET<br />

“A portata di mano - Percorso tattile per il Sito Unesco<br />

di Modena” è un progetto realizzato dai Musei Civici di<br />

Modena e svolto in collaborazione fra vari enti e aziende<br />

che ha portato alla realizzazione del percorso tattile di<br />

Modena Piazza Grande, da vent’anni patrimonio dell’Umanità<br />

Unesco. Il percorso è costituito da una riproduzione<br />

materica in scala 1:100 dell’intero sito, costituito dal<br />

Duomo di Modena, dalla Torre Ghirlandina e da Piazza<br />

Grande.<br />

I due monumenti principali sono stati riprodotti in resina<br />

con tecnologia additiva SLA (StereoLithography<br />

Apparatus) in grado di riprodurre dettagli architettonici e<br />

artistici con accuratezza micrometrica e sono scomponibili<br />

al fine di poter apprezzare e “toccare” anche l’interno degli<br />

edifici (il Duomo è costituito da due porzioni separate<br />

secondo una sezione longitudinale, la Torre Ghirlandina<br />

separata in due porzioni secondo una sezione in mezzeria<br />

mentre la parte sommitale, a partire dalla sezione in<br />

pianta ottagonale, costituisce un’ulteriore porzione). Il<br />

modello 3D per la riproduzione materica è stato ottenuto<br />

dal rilievo laser scanning sia degli ambienti interni sia degli<br />

esterni, effettuato con strumentazione a tempo di volo<br />

Leica ScanStation 2 e Leica ScanStation C10. Tale riproduzione<br />

consente di apprezzare i dettagli geometrici delle<br />

strutture; la percezione del materiale invece è resa tramite<br />

un pannello a cui sono installati quattro campioni delle<br />

pietre principali che costituiscono i monumenti, al fine di<br />

permettere anche la percezione del materiale. A completamento<br />

dell’intero sito, sono stati realizzati i profili degli<br />

edifici circostanti e Piazza Grande. Questi solidi sono stati<br />

realizzati in modalità semplificata, al solo fine di descrivere<br />

gli ingombri e il contesto attorno ai due monumenti<br />

principali, tramite fresatura di polistirene ad alta densità<br />

trattato e colorato in maniera omogenea.<br />

Il percorso tattile è poi arricchito dalle riproduzioni a scala<br />

reale di quattro sculture, due della Torre e due del Duomo.<br />

I modelli 3D delle sculture sono stati ottenuti grazie ad<br />

un rilievo ad alta risoluzione svolto tramite laser scanner<br />

a triangolazione, Konica Minolta Range 7 e Romer<br />

Absolute Arm di Hexagon Metrology, successivamente<br />

modellati al fine di produrre file idonei alla stampa 3D.<br />

Le riproduzioni sono ottenute tramite stampo in gomma<br />

siliconica (negativo) creato a partire da una riproduzione<br />

in stampa 3D a filamento plastico additivato con polvere<br />

di gesso (positivo). Lo stampo è stato poi usato per la riproduzione<br />

finale in gesso sintetico particolarmente duro,<br />

che può essere post lavorato e colorato per ottenere l’effetto<br />

della pietra antica. Grazie a questa scelta, le sculture<br />

del percorso, oltre a permettere la comprensione delle<br />

geometrie e dei dettagli artistici delle opere, permettono<br />

anche una percezione più reale sia del materiale sia della<br />

temperatura delle opere originali.<br />

Aggiunge valore al percorso un kit didattico per le scuole<br />

composto dalle riproduzioni a filamento plastico additivato<br />

con polvere di gesso in scala 1:2 di cinque raffigurazioni<br />

presenti su Porta della Pescheria del Duomo, realizzato<br />

grazie al contributo di Soroptimist Club di Modena.<br />

Tutte le opere si possono toccare, ammirare e conoscere<br />

da vicino e hanno una didascalia in nero e in braille;<br />

inoltre, sul sito www.unesco.modena.it, si può accedere<br />

a brevi schede e audio di approfondimento. “A portata di<br />

mano” rappresenta quindi un nuovo servizio di assistenza<br />

culturale e un’opportunità in più non solo per un pubblico<br />

con deficit visivo, che ne rappresenta il destinatario privilegiato,<br />

ma per un pubblico più ampio alla ricerca di un<br />

nuovo approccio con l’arte, quello della multisensorialità,<br />

una dimensione culturale che garantisce una fruizione più<br />

completa del patrimonio.<br />

L’ideazione del progetto è a cura del Coordinamento Sito<br />

Unesco di Modena; la realizzazione è stata possibile grazie<br />

al contributo finanziario del Ministero delle Belle Arti<br />

della cultura e del Turismo - Legge 20 febbraio 2006, n.77<br />

“Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse<br />

culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella<br />

lista del patrimonio mondiale, posti sotto la tutela dell’Unesco”<br />

E.F.2016.<br />

Identificazione di cropmark tramite l’utilizzo di immagini<br />

multispettrali acquisite da drone<br />

Vittorio Casella, Marica Franzini<br />

Università di Pavia<br />

Le immagini acquisite dall’alto, tradizionalmente da piattaforme<br />

satellitari o aeree e più recentemente da drone,<br />

sono particolarmente utili per l’identificazione di resti archeologici<br />

sepolti. La metodologia si fonda essenzialmente<br />

sull’individuazione di cropmark, ovvero di variazioni nel<br />

colore e nella crescita della vegetazione causate dalla presenza<br />

di elementi antropici che nel corso dei secoli sono<br />

stati ricoperti da strati più o meno spessi di terreno.<br />

Il presente contributo riguarda l’individuazione di<br />

cropmark in un’area situata poco fuori il limite occidentale<br />

di Pavia, in prossimità di Ticino. Quest’area, data la<br />

vicinanza con il fiume, è ritenuta dagli archeologi il luogo<br />

in cui sorgeva storicamente l’antico porto della città.<br />

Il Laboratorio di Geomatica dell’Università di Pavia ha<br />

effettuato nella zona numerosi voli con drone equipaggiato<br />

sia con tradizionale camera ottica (Sony A6000) sia<br />

con camera multispettrale (Parrot Sequoia). Il legame tra<br />

la crescita vegetativa e gli elementi sepolti rende particolarmente<br />

interessante l’utilizzo di quest’ultimo sensore<br />

capace di acquisire immagini anche nella banda dell’infrarosso<br />

vicino e produrre indici vegetativi come NDVI. Il<br />

contributo illustrerà i rilevamenti effettuati, le immagini<br />

prodotte e i principali risultati ottenuti nell’identificazione<br />

dei cropmark.<br />

Un database europeo per migliorare la resilienza dei<br />

beni culturali agli eventi catastrofici<br />

F. Chiabrando, E. Colucci, A. Lingua, F. Matrone, F.<br />

Noardo, A. Spanò, M. Migliorini, F. Moretti, S. Olivero<br />

Politecnico di Torino<br />

L’insieme di leggi, azioni e organizzazioni per la tutela dei<br />

Beni Culturali (Cultural Heritage) nasce nei diversi paesi<br />

dell’Unione Europea dalle situazioni culturali locali, dove<br />

la capacità di far fronte all’emergenza è sicuramente diversa.<br />

Oltre ai danni che possono verificarsi ai beni culturali<br />

28 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>


SIFET<br />

dopo un disastro, un intervento di emergenza inadeguato<br />

può a volte causare ulteriori perdite al CH. L’efficacia della<br />

risposta dipende dall’adeguatezza dell’approfondimento in<br />

fase di pianificazione. Alcuni paesi hanno progettato piani<br />

di emergenza ma i loro database (DB) sono frammentati,<br />

incompleti e non standardizzati. È quindi necessario<br />

stabilire un DB per l’assistenza di emergenza e mappe di<br />

CH a rischio da confrontare con mappe di rischi e rischi<br />

naturali, al fine di adottare misure preventive e operative,<br />

nonché concordare una terminologia comune e standard<br />

internazionali. Il progetto mira a migliorare la capacità<br />

della Protezione Civile di prevenire gli impatti dei disastri<br />

sul CH implementando una banca dati europea interoperabile<br />

(European Interoperable Database, EID) come<br />

strumento di supporto alle decisioni per comprendere il<br />

rischio di danni ai beni culturali. L’EID, a partire dagli<br />

standard internazionali per rappresentare gli oggetti della<br />

mappa (CityGML, INSPIRE), la classificazione di CH in<br />

Europa (UNESCO), in Italia (MiBACT), in Germania e<br />

in Francia e dall’analisi dei rischi e dei disastri, ha progettato,<br />

con il suo modello concettuale di dati, un’estensione<br />

del modello UML di INSPIRE. Questo DB supporterà<br />

anche modelli 3D per aiutare a trovare e riconoscere le<br />

opere disperse e facilitare un restauro post-emergenza, preservando<br />

così una memoria digitale in caso di distruzione.<br />

Ricostruzione 3D di oggetti vicini: confronto tra stereoscopia<br />

da smartphone e sensore kinect<br />

Andrea Masiero, Francesco Pirotti, Francesca Fissore, Marco<br />

Piragnolo, Alberto Guarnieri, Antonio Vettore<br />

Università di Padova<br />

Il rapido sviluppo di sensori ottici e di posizionamento ha<br />

permesso la realizzazione di sistemi di mappatura mobile<br />

(mobile mapping systems - MMS), ovvero sistemi in grado<br />

di acquisire, in modo efficiente, dati tridimensionali<br />

utilizzando sensori mobili. Nonostante la maggior parte<br />

dei sistemi di mappatura mobile si basassero sull’uso di<br />

veicoli terrestri, oggigiorno sono disponibili soluzioni diverse,<br />

e.g. piattaforme aeree, marine e attrezzature trasportate<br />

dall’uomo. Grazie alla disponibilità di tali sistemi e<br />

alla diffusione di numerosi servizi basati sulla geo-localizzazione,<br />

la creazione di modelli 3D accurati e ubiquitari<br />

della realtà è in continuo aumento, rendendo indispensabile<br />

la rapida raccolta di dati geospaziali per un’ampia<br />

gamma di applicazioni basate sull’uso delle informazioni<br />

geografiche. Grazie alla loro capacità di raccogliere rapidamente<br />

enormi quantità di dati e di analizzare in modo<br />

efficiente aree piuttosto ampie, i sistemi di mappatura<br />

mobile rappresentano una soluzione ideale per la ricostruzione<br />

accurata di modelli 3D. Sta aumentando<br />

oggi anche la richiesta di servizi basati sulla localizzazione<br />

relativa all’interno di strutture per consentire la<br />

mappatura interna e la navigazione (indoor mapping).<br />

Diversamente dai rilievi esterni, gli spazi degli ambienti<br />

interni sono limitati, rendendo posizionamento e navigazione<br />

particolarmente difficili rispetto le soluzioni<br />

precedentemente menzionate.<br />

La necessità di dispositivi molto portatili, la crescente<br />

potenza computazionale e la disponibilità di sensori<br />

già incorporati nel dispositivo stanno rendendo gli<br />

smartphone soluzioni molto interessanti per applicazioni<br />

indoor. Oggigiorno, gli smartphone standard sono<br />

dotati di diversi sensori e.g. accelerometro, giroscopio,<br />

magnetometro, barometro, WiFi e ricevitori Bluetooth.<br />

Diverse tecniche per la fusione delle misure fornite da<br />

tali sensori sono già state analizzate, dimostrando che la<br />

loro combinazione può abilitare il posizionamento all’interno<br />

con una ragionevole accuratezza. Inoltre, come già<br />

considerato in diversi lavori, la fotocamera standard per<br />

smartphone può essere convenientemente utilizzata per<br />

ottenere modelli fotogrammetrici 3D dell’area di interesse.<br />

Tuttavia, alcune informazioni esterne sono necessarie<br />

per ottenere una ricostruzione metrica. Diversi modelli<br />

di smartphone recenti sono dotati di due fotocamere<br />

posteriori, consentendo, teoricamente, la ricostruzione<br />

3D da stereocoppie. La difficoltà si trova nel fatto che la<br />

maggior parte dei produttori ha limitato l’accesso della<br />

doppia fotocamera agli sviluppatori.<br />

Considerati i limiti di cui sopra, si propone di valutare i<br />

risultati della ricostruzione stereoscopica ottenuta utilizzando<br />

uno smartphone LG G6. In effetti, per quanto a<br />

nostra conoscenza, LG è l’unico produttore che attualmente<br />

consente agli sviluppatori di accedere completamente<br />

alla doppia fotocamera. Poiché le due fotocamere<br />

sono molto vicine tra loro, la ricostruzione 3D può essere<br />

eseguita solo per oggetti abbastanza vicini. Inoltre,<br />

poiché hanno una lunghezza focale molto diversa, non è<br />

possibile eseguire la corrispondenza dei pixel tra le due<br />

immagini sfruttando tutti i pixel del sensore. Un chiaro<br />

vantaggio dell’utilizzo di una doppia visione stereo della<br />

fotocamera invece della fotogrammetria di una singola<br />

telecamera è chiaramente la possibilità di una ricostruzione<br />

metrica 3D senza la necessità di alcuna informazione<br />

esterna.<br />

Negli ultimi anni sono stati anche sviluppati diversi sensori<br />

di profondità, che possono essere utilizzati per la<br />

mappatura degli interni e la modellazione 3D degli oggetti.<br />

Questo documento mette a confronto la capacità<br />

di ricostruzione 3D di uno smartphone con le prestazioni<br />

di modellazione 3D che può essere ottenuta mediante<br />

un sensore di profondità Microsoft Kinect, che è già stato<br />

ampiamente utilizzato in letteratura per la mappatura<br />

di interni.<br />

Mappatura di aree alluvionate mediante elaborazione<br />

di immagini multispettrali Landsat 8 OLI<br />

Pasquale Maglione, Claudio Parente, Andrea Vallario<br />

Università degli Studi di Napoli “Parthenope”<br />

Negli ultimi anni, fenomeni meteorologici, quali le<br />

piogge incessanti o anche brevi, ma di elevata intensità,<br />

spesso unite ad una incuria del territorio ed ad una eccessiva<br />

impermeabilizzazione dei suoli, hanno determinato<br />

alluvioni di elevata pericolosità, in grado sia di provocare<br />

vittime, sia di arrecare ingenti danni al patrimonio<br />

naturale ed antropico. L’apporto meteorico superiore a<br />

quello che un bacino idrico è in grado di far defluire<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 29


SIFET<br />

normalmente, determina un eccessivo innalzamento del<br />

livello delle acque dei fiumi che, non più trattenute dalle<br />

sponde, si riversano sulle zone circostanti: la stima del<br />

danno diviene fondamentale e il primo passo da compiere<br />

è la corretta mappatura delle aree alluvionate. Un ausilio<br />

in tal senso è fornito dalle immagini telerilevate che,<br />

acquisite dopo il verificarsi dell’alluvione e prima che le<br />

zone cessino di essere invase dall’acqua, permettono una<br />

perimetrazione delle aree colpite. La presenza di immagini<br />

telerilevate multispettrali consente di eseguire una<br />

mappatura automatica delle zone alluvionate, evitando<br />

un approccio più laborioso e lungo, con ampi margini di<br />

discrezionalità, basato sulla fotointerpretazione.<br />

Questo lavoro illustra la procedura eseguita per mappare<br />

le aree alluvionate, agli inizi di Maggio 2017, dal fiume<br />

Mississippi (USA) in una zona situata tra gli stati Illinois<br />

e Missouri, a partire da immagini multispettrali Landsat<br />

8 OLI (Operational Land Imager): l’applicazione si basa<br />

sull’impiego di un indice ben noto in letteratura, detto<br />

NDWI (Normalized Difference Water Index), particolarmente<br />

efficace per il riconoscimento di corpi idrici.<br />

L’utilizzo di un primo dataset antecedente all’evento<br />

permette di individuare, nella scena considerata, i pixel<br />

relativi al Mississippi e ai suoi affluenti; attraverso un secondo<br />

dataset immediatamente successivo al verificarsi<br />

dell’alluvione, si individuano tutte le aree ricoperte da<br />

acqua. La comparazione tra le due immagini riclassificate<br />

(Change detection), opportunamente supportata<br />

da considerazioni sulla morfologia del territorio e da<br />

operazioni di analisi spaziale eseguite in ambiente GIS,<br />

permette la mappatura delle aree alluvionate.<br />

Lo studio è completato da una analisi della accuratezza<br />

dei risultati basata sulla comparazione con quanto<br />

dedotto da una attenta fotointerpretazione, supportata<br />

dalla composizione RGB a colori veri e dal layer pancromatico<br />

di ciascun dataset Landsat, eseguita su aree test<br />

all’interno della zona considerata.<br />

COME ARRIVARE AL CONVEGNO<br />

30 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong><br />

GIS E WEBGIS<br />

GNSS<br />

MONITORAGGIO 3D<br />

FORMAZIONE<br />

TELERILEVAMENTO<br />

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2<br />

RICERCA E INNOVAZIONE


018<br />

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Tecnologie per il Territorio, il Patrimonio Culturale e le Smart City<br />

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Science & Technology Communication<br />

#TECHFORALL


SIFET<br />

63° Convegno Nazionale SIFET<br />

Gaeta, 20-22 giugno <strong>2018</strong><br />

VI Edizione Premio Giovani Autori<br />

In continuità con le edizioni precedenti, anche quest’anno<br />

SIFET propone un concorso dedicato ai giovani, professionisti<br />

e ricercatori, coinvolti nelle tematiche affini alla geomatica.<br />

Tale concorso richiede l’invio da parte dei giovani partecipanti,<br />

di età inferiore a 30 anni, di un articolo, a nome singolo, contenete<br />

una descrizione dettagliata relativa all’attività svolta, in<br />

termini di metodologia, tecnologia e risultati ottenuti.<br />

Un’apposita commissione giudicatrice, nominata dal Comitato<br />

Scientifico, si occuperà di valutare i contributi ricevuti e stilare<br />

una graduatoria di merito. I primi 6 partecipanti saranno selezionati<br />

per concorrere al premio finale partecipando al convegno<br />

annuale SIFET per esporre oralmente il proprio lavoro<br />

in una sessione speciale dedicata al concorso (che quest’anno<br />

si terrà giovedì 21 Giugno, tardo pomeriggio). Tutti gli altri<br />

partecipanti sono comunque invitati a partecipare al convegno<br />

e presentare il proprio lavoro in forma di poster. Durante la<br />

sessione orale la commissione individuerà, considerando sia la<br />

qualità della presentazione orale sia il punteggio del contributo<br />

scritto, i tre migliori partecipanti a cui verrà assegnato un<br />

premio in denaro. Con questa iniziativa SIFET intende motivare<br />

e stimolare i giovani coinvolti nel settore della geomatica,<br />

coinvolgendoli nella società attraverso la partecipazione al<br />

convegno e favorendo la conoscenza reciproca, l’interazione e<br />

la creazione di una relazione di contatti proficua per la futura<br />

generazione di operatori del settore. L’edizione <strong>2018</strong> ha visto la<br />

partecipazione di 10 giovani autori.<br />

ABSTRACT<br />

Fotogrammetria da UAV per l’ispezione visiva e l’identificazione<br />

automatica dei difetti sul paramento di una diga<br />

a gravità<br />

Stefano Angeli<br />

Politecnico di Torino<br />

In questo articolo viene descritta l’implementazione di una<br />

soluzione basata sull’analisi automatica dei dati estratti da un<br />

rilievo fotogrammetrico. L’attività descritta è collegata alla<br />

nuova tipologia di industria 4.0 consolidata negli ultimi anni,<br />

la quale indica una tendenza verso l’automazione dei processi<br />

industriali con l’introduzione di nuove tecnologie a supporto<br />

della produzione sia di beni che servizi di ogni genere. Per<br />

lo svolgimento dell’attività presentata è stato utilizzato un sistema<br />

UAV a basso costo e, nelle sezioni seguenti, vengono<br />

descritte tutte le analisi coinvolte nella pianificazione della fase<br />

di acquisizione dei dati, della loro gestione nel flusso di lavoro<br />

ed elaborazione all’interno del sistema informativo geografico<br />

(GIS). Durante la fase di acquisizione sul campo sono state<br />

acquisite differenti tipologie di dati, utilizzando svariate tecniche:<br />

registrazione video 4K ed acquisizione immagini ad<br />

alta risoluzione. Il test presentato è stato effettuato sulla diga<br />

del Serrù, struttura situata nel comune di Ceresole Reale, nei<br />

pressi di Torino (Piemonte, Italia). Della diga in questione è<br />

stato realizzato un modello tridimensionale sul quale è stato<br />

eseguito un controllo dello stato di conservazione ed integrità<br />

relativo al paramento murario di monte.<br />

Potenzialità e limiti dei servizi PPP online per la stima di<br />

stazioni master RTK: caso studio sul fiume Sirba in Africa<br />

sub-sahariana<br />

Elena Belcore<br />

Politecnico di Torino<br />

L’utilizzo di ricevitori GNSS a doppia frequenza è ormai molto<br />

comune e consolidato in molti settori e negli ultimi anni<br />

è cresciuto l’impiego di queste tecnologie anche per i servizi<br />

di emergenza, modelli di rischio e il monitoraggio ambientale.<br />

La diffusione dell’impiego di tecniche GNSS è cresciuta<br />

sia grazie all’aumento del numero di satelliti in funzione, sia<br />

delle nuove infrastrutture (reti di stazioni permanenti) sia alla<br />

qualità dei nuovi segnali. Questi fattori hanno portato nuovamente<br />

in auge i ricevitori a singola frequenza, ma consentono<br />

anche di poter sfruttare in maniera più intensa il Precise<br />

Point Positioning (PPP), tecnica che sino a qualche anno fa<br />

richiedeva lunghe sessioni di misure e particolari accorgimento<br />

per raggiungere precisioni centimetriche, mentre oggi tali<br />

precisioni sono raggiungibili in maniera molto più semplice.<br />

Il PPP permette si stimare una posizione senza l’ausilio<br />

di stazioni permanenti utilizzando un solo ricevitore GNSS.<br />

Tale approccio è particolarmente interessante proprio in zone<br />

povere di infrastrutture. Inoltre, fino a qualche anno fa l’utilizzo<br />

delle tecniche PPP era complesso e limitato all’utilizzo<br />

di software specifici, la nascita di servizi PPP online gratuiti<br />

ha permesso più ampio accesso all’utilizzo di questa tecnica<br />

(Yigit 2017). In questo contributo si analizzano servizi PPP<br />

online come soluzione per la realizzazione di rilievi GNSS in<br />

aree svantaggiate per assenza di stazioni master, infrastrutture<br />

e per condizioni climatiche avverse. In particolare, si confrontano<br />

tre servizi PPP online gratuiti, Canadian Spatial<br />

Reference System Precise Point Positioning tool (CSRS-PPP);<br />

Automatic Precise Positioning Service (APPS); Online GPS<br />

processing service (AUSPOS), analizzandone le caratteristiche<br />

principali, e la capacità di elaborazione a tempi di rilievo pari<br />

a 3 ore, 1 ora e 0.5 ore. I dati utilizzati sono stati raccolti nel<br />

sud-ovest del Niger lungo il fiume Sirba, affluente del fiume<br />

Niger. I risultati ottenuti dai tre i servizi sono soddisfacenti<br />

e dimostrano la validità del PPP come modalità di analisi di<br />

dati RTK raccolti in ambienti estremi.<br />

py2DIC: un nuovo software di digital image correlation<br />

per la misura di campi di spostamento<br />

Valeria Belloni<br />

Università di Roma “La Sapienza”<br />

Di recente si è assistito ad un crescente interesse nei confronti<br />

delle tecniche di misura senza contatto per la misura di deformazioni<br />

e spostamenti. Nell’ambito della fotogrammetria,<br />

la tecnica Digital Image Correlation (DIC) ha assunto un<br />

ruolo fondamentale grazie ai recenti sviluppi nel campo delle<br />

camere low-cost ad alta risoluzione e alla crescente capacità<br />

di calcolo. La DIC è infatti una tecnica non di contatto in<br />

grado di misurare spostamenti e deformazioni a tutto campo<br />

confrontando immagini digitali relative alla superficie di un<br />

provino acquisite a diversi livelli di deformazione.<br />

Per tutte queste ragioni, tale tecnica riveste un ruolo fondamentale<br />

nel campo del monitoraggio strutturale e un nuovo<br />

software gratuito e open source, chiamato py2DIC, è stato sviluppato<br />

dall’Area di Geodesia e Geomatica del Dipartimento<br />

32 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>


SIFET<br />

di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale (DICEA) dell’Università<br />

di Roma “La Sapienza”. Il software, interamente implementato<br />

in Python, sfruta il metodo del template matching<br />

per il calcolo dei campi di spostamento e deformazione.<br />

Le potenzialità di py2DIC sono state valutate processando<br />

immagini acquisite durante alcune prove a trazione eseguite<br />

nel Laboratorio di Ingegneria Strutturale su tre diversi provini<br />

realizzati in Glass Fiber Reinforced.<br />

I risultati sono stati confrontati con quelli misurati indipendentemente<br />

da alcuni estensimetri fissati sulle superfici dei<br />

provini. Tali risultati dimostrano la possibilità di caratterizzare<br />

con successo il meccanismo deformativo del materiale investigato.<br />

py2DIC risulta infatti in grado di evidenziare spostamenti al<br />

livello di pochi micron, in buon accordo con il riferimento sia<br />

in termini di spostamenti che di modulo di Poisson.<br />

La super risoluzione su immagini termiche<br />

Francesco Corsini<br />

Università di Bologna<br />

Dall’implementazione della fotografia digitale la ricerca<br />

sull’aumento della risoluzione spaziale delle immagini, ovvero<br />

sul livello di dettaglio presente all’interno delle stesse, ha<br />

portato continui miglioramenti. È proprio in questo ambito<br />

che da pochi decenni, parallelamente alla ricerca tecnologica<br />

sui sensori, sono nati gli algoritmi di super risoluzione,<br />

utilizzati per aumentare la risoluzione spaziale di immagini.<br />

Sull’argomento è presente una vasta letteratura prevalentemente<br />

applicata a immagini nello spettro del visibile; lo stesso<br />

non si può dire della termografia, che nasce per natura stessa<br />

con una risoluzione spaziale minore e difficilmente aumentabile<br />

con miglioramenti tecnologici, a causa di limitazioni ottiche.<br />

La disponibilità di immagini termiche ad alta risoluzione<br />

consentirebbe di essere più accurati nelle analisi ed aumentare<br />

al contempo anche il numero di applicazioni. È stato quindi<br />

sviluppato a tale proposito un algoritmo di super risoluzione<br />

per la ricostruzione, a partire da più immagini a bassa risoluzione<br />

leggermente differenti l’una dall’altra, di una singola<br />

immagine contenente le informazioni radiometriche di tutte.<br />

L’algoritmo è stato per prima cosa sperimentato su immagini<br />

nel campo del visibile, in modo da testare e calibrare progressivamente<br />

il suo funzionamento e valutarne i risultati, e successivamente<br />

applicata all’ambito termico. La miglior qualità<br />

delle immagini costruite con la metodologia sviluppata, oltre<br />

ad essere intuitivamente visibile dal confronto con le immagini<br />

di partenza, è stata confermata oggettivamente dal calcolo<br />

di indici statistici tradizionali e sviluppati ad hoc.<br />

Un’innovativa strategia per accuratezza centimetrica con<br />

tecnica PPP e ricevitori GNSS a singola frequenza<br />

Marco Fortunato<br />

Università di Roma “La Sapienza”<br />

I ricevitori GNSS low-cost sono diventati sempre più diffusi<br />

sul mercato grazie al loro molto limitato costo e alle elevate<br />

prestazioni confrontabili con quelle di ricevitori di classe<br />

geodetica nelle ipotesi di basi corte. Tuttavia, non essendo<br />

applicabile la combinazione ionosphere-free, usualmente tali<br />

ricevitori non possono essere utilizzati nel posizionamento<br />

assoluto tramite Precise Point Positioning (PPP). Questo articolo<br />

descrive e valida una metodologia innovativa che permette<br />

di ottenere un’accuratezza centimetrica lavorando con<br />

PPP e ricevitori a singola frequenza. L’algoritmo, partendo<br />

dalle osservazioni acquisite da un unico ricevitore a doppia<br />

frequenza, permette di ricostruire un’osservazione sintetica<br />

L2 per un ricevitore a singola frequenza posizionato nelle<br />

sue vicinanze. Sotto questa ipotesi, la metodologia originale<br />

proposta estende pertanto l’applicazione della combinazione<br />

ionosphere-free ai ricevitori low-cost a singola frequenza.<br />

Le analisi di ripetibilità giornaliera delle coordinate, eseguite<br />

utilizzando ricevitori localizzati nell’Italia centrale, mostrano<br />

un RMSE inferiore a 1.5 cm per le componenti orizzontali<br />

e 3 cm in direzione verticale anche a distanze di 30 km dalla<br />

stazione di riferimento a doppia frequenza. In aree ad elevata<br />

attività ionosferica, l’accuratezza in direzione verticale risente<br />

maggiormente della distanza dalla stazione di riferimento a<br />

doppia frequenza: differenze con le coordinate di riferimento<br />

inferiori a 18 cm si osservano con distanze di 70 km. La stima<br />

assoluta di Zenith Tropospheric Delay (ZTD) rispecchia l’accuratezza<br />

ottenuta per le coordinate in direzione verticale. In<br />

aree caratterizzate da normale attività ionosferica, RMSE inferiori<br />

a 0.75 cm sono ottenuti anche a distanza dalla stazione<br />

di riferimento a doppia frequenza pari a 50 km.<br />

Confronto fra nuvole di punti da rilevi laser scanning e<br />

fotogrammetria digitale – il caso di studio del museo archeologico<br />

di Cividale<br />

Andrej Labiani<br />

Università degli Studi di Trieste<br />

Le nuvole di punti dense rappresentano la base per la realizzazione<br />

di modelli tridimensionali; sono inoltre di fondamentale<br />

importanza se lo scopo dei modelli è quello di essere metricamente<br />

accurati e affidabili. Esse possono essere successivamente<br />

gestite per ottenere elaborati grafici in scala opportuna.<br />

In questo articolo è stata analizzata l’accuratezza di una nuvola<br />

di punti densa ottenuta da immagini digitali relativa alla<br />

facciata principale del Museo Archeologico di Cividale, utilizzando<br />

il software fotogrammetrico di tipo Structure from<br />

Motion, Agisoft Photoscan. Avendo a disposizione un’ulteriore<br />

nuvola di punti densa ottenuta dal rilievo laser scanning<br />

della medesima facciata è stato possibile eseguire un confronto<br />

mediante il software open source CloudCompare; la nuvola<br />

di punti ottenuta dal rilievo laser scanning è stata considerata<br />

come riferimento per il confronto con quella derivante da<br />

Photoscan.<br />

I risultati mostrano la grande efficacia del software Agisoft<br />

Photoscan: le accuratezze e precisioni raggiungibili sono adatte<br />

per ottenere elaborati nelle scale più opportune per fini architettonici<br />

e di restauro.<br />

Fotogrammetria a quota molto bassa e UAV. Analisi a<br />

grande scala con modellazione 3D in ambito urbano<br />

Nicola Liscia<br />

Università di Sassari<br />

La relazione illustra l’importanza che hanno le applicazioni<br />

fotogrammetriche nelle discipline legate allo studio del territorio,<br />

e dell’ambiente urbano, sperimentando alcune applicazioni<br />

per valutare il grado di accuratezza raggiungibile<br />

con riprese a quota molto bassa, e sensori ad alta risoluzione,<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 33


SIFET<br />

effettuate da UAV. Queste tecniche di rilievo low cost,<br />

economicamente sostenibili anche per modeste estensioni<br />

territoriali, permettono di generare strati informativi 3D<br />

aggiornati utili ai tecnici, agli amministratori, ai progettisti<br />

e in generale a tutti coloro che, impegnati nella pianificazione<br />

territoriale, richiedono la definizione di interventi<br />

progettuali sia a scala territoriale che di dettaglio.<br />

Lo sviluppo delle procedure fotogrammetriche presentate<br />

si è svolto nel Laboratorio GIS per la Pianificazione<br />

Ambientale e la Storia del Territorio (ProSIT) del<br />

Dipartimento di Architettura Design e Urbanistica di<br />

Alghero (SS) e comprende un’analisi tridimensionale di<br />

dettaglio in ambito urbano (rilievo 3D e restituzione vettoriale)<br />

le cui finalità sono legate principalmente allo studio<br />

delle volumetrie del costruito, alla costruzione delle<br />

sezioni altimetriche, agli studi vegetazionali per le aree a<br />

verde.<br />

Nella presentazione del caso studio verranno inoltre descritte<br />

le metodologie di progetto e di rilievo, con acquisizioni<br />

da UAV, esaminando tutti gli aspetti procedurali di<br />

questa disciplina (dalla fase di pianificazione del volo, di<br />

gestione ed elaborazione dei dati, fino a quella di restituzione<br />

in stereoscopia e di produzione cartografica secondo<br />

le norme INSPIRE) e valutando le potenzialità e le criticità<br />

degli strumenti e delle procedure considerate. Appare<br />

interessante il confronto fra le procedure classiche della<br />

ripresa e restituzione digitale fotogrammetrica e quelle<br />

odierne basate su procedure semi-automatiche.<br />

Modelli HBIM da nuvola di punti: la verifica metrica<br />

dei dati e la valutazione dei risultati<br />

Francesca Matrone<br />

Politecnico di Torino<br />

L’innovazione tecnologica degli ultimi anni che ha investito<br />

il settore dell’architettura, dell’ingegneria e delle costruzioni<br />

ha permesso di sviluppare e sperimentare nuove<br />

metodologie di rilievo a supporto della gestione del patrimonio<br />

edilizio esistente. All’interno di questo contributo<br />

verranno trattate alcune metodologie di rilievo integrato<br />

quali fotogrammetria terrestre e aerea tramite APR<br />

(Aeromobili a Pilotaggio Remoto) e tecnica laser scanner<br />

ai fini della costruzione di modelli architettonici tridimensionali.<br />

L’obiettivo di questa ricerca è dunque legato<br />

alla realizzazione di nuvole di punti georiferite, che forniscano<br />

la base per la definizione di geometrie e componenti<br />

in modelli tridimensionali object-oriented quali l’HBIM<br />

(Historical Building Information Modeling).<br />

Il caso studio del Sacro Monte di Varallo (VC), un complesso<br />

devozionale del XV secolo dichiarato Patrimonio<br />

Mondiale dell’Umanità nel 2003, fornisce qui il campo<br />

di prova per l’applicazione di tale metodologia e per la<br />

successiva analisi e valutazione dei dati del modello parametrico<br />

realizzato. Questo confronto è condotto valutando<br />

la deviazione delle geometrie costruite nel modello<br />

HBIM dalla nuvola di punti, qui utilizzata come dato di<br />

riferimento.<br />

Rilievo e monitoraggio di una cava di marmo<br />

con tecniche fotogrammetriche da drone<br />

Paolo Rossi<br />

Università degli studi di Modena e Reggio Emilia<br />

La fotogrammetria da drone permette di eseguire rilievi in<br />

ambienti ostili, come le cave, garantendo operazioni veloci<br />

ed in condizioni di sicurezza, la creazione di prodotti dettagliati<br />

ed accurati che migliorano la gestione dell’attività<br />

estrattiva e consentono il monitoraggio dei quantitativi<br />

dei materiali cavati. Il caso analizzato è rappresentato da<br />

una cava di marmo del distretto di Carrara, un ambiente<br />

difficile da rilevare con tecniche tradizionali a causa delle<br />

sue dimensioni, caratteristiche morfologiche e specificità.<br />

In particolare, lo studio riguarda l’analisi dei dati multitemporali<br />

raccolti dopo rilevamento fotogrammetrico<br />

eseguito per scopi professionali ed esamina le strategie<br />

adottate oltre alle potenzialità di tale metodologia ed alle<br />

criticità emerse. Inoltre sono illustrati alcuni dei prodotti<br />

di maggiore utilità nel contesto ambientale del presente<br />

studio, ottenibili dopo ricostruzione tridimensionale: ortofoto,<br />

mappe, assetto dei pendi e dei fronti di scavo, linee<br />

di frattura, analisi di volume; in particolare sono state<br />

analizzate le variazioni volumetriche relative a due rilievi<br />

successivi.<br />

Analisi di immagini multispettrali per la valutazione e<br />

la pianificazione del verde urbano<br />

Aldo Zoccheddu<br />

Università degli Studi di Sassari<br />

Per molto tempo il ruolo del verde urbano è stato banalizzato<br />

come un unico elemento ornamentale e accessorio<br />

delle città. Attualmente ci sono studi e opere in tutto il<br />

mondo che parlano dei valori del verde urbano come una<br />

risorsa che offre un’ampia varietà di risposte alle esigenze<br />

dell’uomo. Alberi e spazi verdi aiutano a pulire l’aria<br />

rimuovendo inquinanti durante il processo di traspirazione;<br />

possono alleviare il problema dell’effetto di isola<br />

di calore urbano, abbassando le temperature percepite<br />

grazie all’ombreggiamento e mitigazione del calore; e in<br />

generale, contribuiscono a mitigare l’impatto ambientale<br />

dell’attività cittadina sul territorio. Una corretta pianificazione<br />

e gestione del verde, è di conseguenza fondamentale<br />

per preservare le funzioni ecologiche della natura in città,<br />

pertanto, le informazioni quantificabili sulla disponibilità,<br />

distribuzione e monitoraggio del verde, risultano essere<br />

necessarie ed essenziali per raggiungere tale obiettivo. A<br />

questo scopo, il presente lavoro, servendosi dei principi<br />

e delle tecniche di acquisizione e di analisi di immagini<br />

multispettrali, sempre più spesso integrate nei Sistemi<br />

Informativi Territoriali, propone un approccio alternativo<br />

per la mappatura avanzata della copertura vegetale, in una<br />

zona campione del centro urbano della città di Alghero.<br />

L’applicazione del metodo fa uso del calcolo dell’indice<br />

di vegetazione NDVI, che registrando l’elevata risposta<br />

spettrale della clorofilla, permette di conseguenza la localizzazione<br />

puntuale e la quantificazione del contenuto<br />

vitale della vegetazione.<br />

34 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>


SIFET<br />

S800A<br />

Ricevitore GNSS con 394 canali e<br />

alte prestazioni<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 35


MERCATO<br />

IN MOSTRA AL CONVEGNO SIFET DI GAETA LA PRE-<br />

STIGIOSA COLLEZIONE APRILE DI STRUMENTI TO-<br />

POGRAFICI<br />

Se è vero che Il Geoportale Nazionale si rinnova e rivolge la<br />

sua attenzione ai Comuni La collezione APRILE, che sarà<br />

visitabile all’interno del 63° Convegno Nazionale SIFET<br />

nel Castello Angioino di Gaeta dal 20 al 22 Giugno <strong>2018</strong>,<br />

comprende alcuni degli strumenti di misurazione più comuni<br />

usati nel passato ad opera dei geometri e topografi.<br />

I geometri si trovavano spesso a lavorare in territori ostili e<br />

a trascorrere mesi sul campo misurando montagne, fiumi,<br />

coste e altri elementi topografici con i loro fidati strumenti<br />

di misurazione.<br />

Fino all’avvento della Rivoluzione Industriale nella seconda<br />

parte del XIX secolo, questi strumenti erano realizzati<br />

da artigiani che, di frequente, erano anche inventori autodidatti.<br />

I pezzi venivano spesso rifiniti con particolari e intagli<br />

raffinati che variavano a seconda di chi li aveva commissionati.<br />

Anche in seno a piccole serie di 10-20 pezzi, ogni<br />

strumento poteva essere considerato un pezzo unico per<br />

via delle diverse rifiniture che lo contraddistinguevano<br />

dagli altri.<br />

I migliori strumenti di misurazione facevano parte dell’attrezzatura<br />

scientifica più avanzata dell’epoca, essendo<br />

estremamente ricercati e di immenso valore, non solo per<br />

i livelli di precisione mai raggiunti prima di allora, ma<br />

anche per la maestria artigianale e l’estetica sublime che<br />

emanavano.<br />

Nella collezione APRILE fanno capolino strumenti realizzati<br />

da illustri artigiani del XIX secolo, come Troughton<br />

& Simms di Londra, creatori di strumenti per gli osservatori<br />

di Greenwich e Melbourne.<br />

Un altro celebre artigiano britannico presente nella collezione<br />

è Thomas Jones, la cui importanza gli è valsa la nomina<br />

a Membro della Royal Society of London nel 1835.<br />

La Salmoiraghi gia La filotecnica di Milano, del prof.<br />

Porro e Ing. Angelo Salmoiraghi. Spanò meccanica di<br />

precisione di Napoli. Kern, Wild, Zeiss Jena.<br />

Oltre ai costruttori europei, la collezione vanta anche pezzi<br />

realizzati da società americane, come la Young & Sons<br />

di Filadelfia e la Keuffel & Esser di New York.<br />

Sia le società europee, sia quelle americane presenti nella<br />

collezione fornivano strumenti alla U.S. Coastal Survey,<br />

istituita nel 1807 per realizzare la mappatura geodetica<br />

della linea costiera degli Stati Uniti.<br />

36 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong><br />

C’è vita nel nostro mondo.<br />

Realizzazione di infrastrutture<br />

dati territoriali (SDI) conformi a INSPIRE<br />

Formazione specialistica su tecnologie<br />

GIS Open Source<br />

INSPIRE Helpdesk<br />

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Epsilon Italia S.r.l.<br />

Via Pasquali, 79<br />

87040 Mendicino (CS)<br />

Tel. e Fax (+39) 0984 631949<br />

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MERCATO<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 37


MERCATO<br />

LA RELEASE TOPCON MAGNET ENTERPRISE COMPRENDE L'INTEGRAZIONE DI AUTODESK BIM 360<br />

Topcon Positioning Group annuncia che il sistema software MAGNET® Enterprise è stato aggiornato al fine di estendere l'integrazione<br />

con le soluzioni Autodesk mediante una nuova connessione cloud Autodesk BIM 360.<br />

L'integrazione con BIM 360 è stata studiata per dare agli utenti di MAGNET Enterprise (https://www.topconpositioning.com/it-it/<br />

magnet-productivity-suite/magnet-enterprise-solutions/magnet-enterprise) la possibilità di gestire piani 2D, modelli 3D e qualsiasi<br />

altro documento di progetto negli ambienti BIM 360 o Autodesk A360 Drive. Il software è progettato per semplificare la gestione<br />

dei documenti in senso bidirezionale fra gli operatori sul campo e l’ufficio e per fornire una posizione dedicata per condividere e<br />

salvare i file di progetto più recenti.<br />

"L'integrazione di BIM 360 consente ai team di lavoro di eseguire tracciamenti di cantiere dai progetti memorizzati nel cloud<br />

Autodesk o raccogliere dati di rilievo e posizionamento che possono essere caricati direttamente su BIM 360", ha affermato David<br />

Ahl, direttore del dipartimento di gestione dei prodotti software. "Inoltre, gli utenti dei sistemi di automazione delle macchine possono<br />

accedere ai documenti Autodesk tramite Enterprise e Sitelink3D."<br />

"La connettività cloud è un altro esempio di come Topcon e Autodesk lavorino insieme per offrire ai nostri utenti un flusso di lavoro<br />

conciso e sintetico al massimo, mediante la collaborazione e l’impegno all’apertura del nostro software", ha proseguito Ahl.<br />

Per ulteriori informazioni, visitare topconpositioning.com.<br />

L’eccellenza dei dati geografici<br />

Toponomastica e numerazione civica<br />

A beneficio degli ambiti di utilizzo più maturi ed esigenti, per la gestione e per la pianificazione geografica e quotidiana<br />

delle reti e delle utenze, della grande e media distribuzione, della raccolta RSU, dei sistemi navigazionali e del car-sharing,<br />

per l’attività politica e per quella amministrativa. www.studiosit.it • info@studiosit.it<br />

38 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>


MERCATO<br />

LA NUOVA GENERAZIONE DI SENSORI TERMI-<br />

CI DJI ZENMUSE XT2<br />

Le nuove Zenmuse XT2: si tratta di camere termiche basate<br />

su un design a doppio sensore, per una visione simultanea dei<br />

dati RGB e termici.<br />

Per aiutare nell’interpretazione dei dati, l'XT2 ha nuove opzioni<br />

che semplificano l’estrazione delle informazioni da entrambi<br />

i flussi di dati, la tecnologia FLIR MSX e nuove funzioni di<br />

tracciamento e avviso, oltre a quelle standard presenti nell'XT<br />

originale. 3D TARGET è lieta di presentare le nuove Zenmuse<br />

XT2: si tratta di camere termiche basate su un design a doppio<br />

sensore, per una visione simultanea dei dati RGB e termici. Per<br />

aiutare nell’interpretazione dei dati, l'XT2 ha nuove opzioni<br />

che semplificano l’estrazione delle informazioni da entrambi<br />

i flussi di dati, la tecnologia FLIR MSX e nuove funzioni di<br />

tracciamento e avviso, oltre a quelle standard presenti nell'XT<br />

originale.<br />

Le principali caratteristiche di questa nuova soluzione sono:<br />

4Configurazione a doppio sensore: sensore termico Tau 2 e fotocamera digitale RGB da 12 MP. XT2 utilizza i sensori Tau 2 di<br />

fascia alta, disponibili con varie combinazioni di risoluzione e lente, ma tutti con la funzione radiometrica – per consentire la<br />

memorizzazione dei dati di temperatura in ogni pixel - e un frame rate massimo di 30 Hz.<br />

4Flir MSX: Multi Spectral Dynamic Imaging, migliora la nitidezza termica integrando i dettagli della fotocamera digitale nei video<br />

e negli scatti termici.<br />

4Temp Check: Possibilità di impostare delle soglie di temperature limite oltre le quali il sistema invia un allarme.<br />

4PiP: Picture in Picture permette di visualizzare contemporaneamente l’immagine termica e quella visibile sovrapposte.<br />

4Quick track e Heat track: Possibilità di tracciare e seguire l’oggetto a temperatura più alta (o quello scelto).<br />

4Involucro resistente alle intemperie con livello di protezione IP44.<br />

4XT2 sfrutta le funzioni di computer vision di DJI e strumenti di interpretazione dei dati termici, permettendo di sfruttare al<br />

massimo i dati durante l’acquisizione sul campo.<br />

Zenmuse XT2 può essere impiegata in un'ampia gamma di applicazioni, tra gli altri ricordiamo i settori della pubblica sicurezza e<br />

dell'energia.<br />

3D Target srl, importatore unico in Italia, accetta ordini per la serie DJI ZENMUSE XT2, offerti a partire da 6.499,00 € (IVA<br />

esclusa).<br />

Visitate la pagina dedicata per maggiori dettagli: http://zenmusext2-it.3dtarget.it<br />

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Via Indipendenza, 106<br />

46028 Sermide - Mantova - Italy<br />

Phone +39.0386.62628<br />

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www.geogra.it<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 39


MERCATO<br />

4 Valutare l'impatto delle nuove costruzioni per la pianificazione urbana<br />

4 Fornire documentazione della città per la gestione delle risorse<br />

4 Fornire analisi dei trasporti per ridurre la congestione<br />

4 Monitoraggio del flusso di persone per aumentare la sicurezza<br />

NCTECH PRESENTA ISTAR PULSAR: UN NUOVO SISTEMA<br />

PER CATTURARE LA REALTÀ IN MOVIMENTO<br />

L'azienda introduce un nuovo sistema di acquisizione dati progettato per catturare<br />

la realtà in movimento: iSTAR Pulsar<br />

iSTAR Pulsar è progettato per acquisire dati a 360 gradi mentre è montato su<br />

un veicolo, un drone o in spalla ad un pedone. Il sistema è disegnato per facilità<br />

d'uso e non richiede alcuna esperienza di fotografia. L'app iSTAR Pulsar<br />

offre la possibilità di pianificare percorsi, nonché di visualizzare e condividere<br />

i contenuti online.<br />

iSTAR Pulsar è progettato specificamente per acquisire dati a 360° in movimento<br />

ed è stato sviluppato in collaborazione con Sony e Intel. Il sistema può<br />

essere utilizzato in una serie di applicazioni industriali e smart city, come ad<br />

esempio:<br />

Neil Tocher, co-fondatore e Chief Technical Officer di NCTech ha dichiarato: “With just a tap, iSTAR Pulsar provides fully automated<br />

360° panoramic image capture. It’s not a camera in a traditional sense – it is capturing huge amounts of high resolution data<br />

that is connected to our vast cloud processing pipeline, offering a fully automatic workflow from capture to delivery.”<br />

iSTAR Pulsar offre una soluzione edge-to-cloud completamente autonoma per l'acquisizione di immagini panoramiche a 360 gradi<br />

fino a 7 fotogrammi al secondo. iSTAR Pulsar offre la massima qualità possibile dell'immagine con la semplice pressione di un<br />

pulsante.<br />

Dettagli del prodotto<br />

4 La risoluzione sferica ad 11K senza precedenti fornisce ad iSTAR Pulsar una risoluzione pari al doppio di quella dei sistemi sferici<br />

standard da 8K, offrendo un'immagine panoramica da 60,5 megapixel.<br />

4 Pre-calibrazione a livello sub-pixel con un'analisi approfondita avanzata.<br />

4 Ottimizzato per piattaforme mobili, iSTAR Pulsar regola la velocità di acquisizione durante l'elaborazione per fornire una distanza<br />

dell'intervallo coerente, riducendo al minimo i requisiti di archiviazione e elaborazione dei dati.<br />

4 L'analisi di misurazione ponderata garantisce che le zone di maggior interesse siano perfettamente esposte.<br />

4 La pipeline di post-elaborazione completamente automatica include una funzione opzionale di stabilizzazione dell'orizzonte<br />

automatica per rettificare qualsiasi inclinazione e ancheggiamento indotti durante l'acquisizione a piedi.<br />

4 Design robusto, resistente alle intemperie e agli urti, con sensori GPS e IMU ad alta precisione integrati per garantire un'integrazione<br />

diretta senza sforzo con i sistemi GIS.<br />

4 Le tecnologie avanzate di crittografia simmetrica e asimmetrica garantiscono la sicurezza dei dati end-to-end dall'acquisizione alla<br />

consegna.<br />

Sarà possibile provare iSTAR Pulsar direttamente dal vivo a SPAR 3D Expo a giugno.<br />

Droni Idrografici polivalenti<br />

• Rilievi batimetrici automatizzati<br />

• Acquisizione dati e immagini<br />

• Mappatura parametri ambientali<br />

• Ispezione fondali<br />

Dighe, laghi, cave in falda, bacini, fiumi e<br />

canali fino a 15 4 m/s. Km/h. Insensibili ai bassi ai bassi<br />

fondali e alla presenza di alghe e detriti<br />

40 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong><br />

Vendita - Noleggio - Servizi chiavi in mano,<br />

anche con strumentazione cliente


4 th INTERNATIONAL CONFERENCE ON<br />

METROLOGY FOR ARCHAEOLOGY<br />

AND CULTURAL HERITAGE<br />

CASSINO, ITALY | 22 - 24 OCTOBER <strong>2018</strong><br />

ORGANIZERS<br />

GENERAL CHAIRS<br />

Pasquale Daponte<br />

University of Sannio, Italy<br />

Marilena Maniaci<br />

University of Cassino, Italy<br />

TECHNICAL PROGRAM CHAIRS<br />

Francesco Fontanella<br />

Marco Laracca<br />

Cristina Corsi<br />

Elena Garcea<br />

PUBLICATION CHAIR<br />

Lucio Del Corso<br />

SPECIAL SESSION CHAIRS<br />

Assunta Pelliccio<br />

Eugenio Polito<br />

AWARD CHAIR<br />

Maria Grazia D’Urso<br />

TREASURY CHAIR<br />

Sergio Rapuano<br />

IMPORTANT DATES<br />

CALL FOR<br />

PAPERS<br />

You are invited to submit papers for the 4 th International Conference on Metrology for Archaeology and<br />

Cultural Heritage to be held in Cassino, Italy.<br />

MetroArchaeo brings together researchers and operators in the enhancement, characterization and<br />

preservation of archaeological and cultural heritage with the main objective of discussing production,<br />

interpretation and reliability of measurements and data.<br />

The conference is conceived to foster exchanges of ideas and information, create collaborative<br />

networks and update innovations on “measurements” suitable for cultural heritage for archaeologists,<br />

conservators and scientists.<br />

PAPER SUBMISSION<br />

Authors are invited to submit an original extended abstract (4 pages), reporting original research of a<br />

theoretical or applied nature using the Open Conference System. The paper should explain the<br />

significance of the contribution and contain a list of key references. All papers must be written in<br />

English according to the guidelines provided on the MetroArchaeo <strong>2018</strong> website:<br />

http://www.metroarcheo.com<br />

All Accepted Papers will be submitted for publication to IEEE Xplore.<br />

SPECIAL SESSIONS<br />

Special sessions will be organized on specific topics, see online at<br />

http://www.metroarcheo.com/special-session<br />

AWARDS<br />

The best contributions will be awarded, including the Best Student Paper Award, the Best Paper<br />

authored and presented by a woman, the Best Poster and the Best Demonstration.<br />

MARCH 30, <strong>2018</strong><br />

Special Session Proposal<br />

JULY 10, <strong>2018</strong><br />

Extended Abstract Submission<br />

AUGUST 30, <strong>2018</strong><br />

Notification of Acceptance<br />

OCTOBER 1, <strong>2018</strong><br />

Full Paper Submission<br />

LOCAL ARRANGEMENTS<br />

TOPIC AREAS<br />

• Methodologies and measurements for<br />

diagnostics and conservation<br />

• Geomatics for Cultural Heritage research and<br />

management<br />

• Non-destructive techniques for archaeological<br />

diagnostics<br />

• 3D recording and modelling for Cultural Heritage<br />

• Metrology in landscape archaeology<br />

• Metrological approaches to the study of written<br />

Heritage<br />

• Metrological approaches in architecture and<br />

visual arts<br />

• Bioarchaeology and palaeodiet<br />

measurements<br />

• Archaeometry<br />

• Archaeozoology<br />

• Archaeobotany<br />

• Metrological analyses of raw materials<br />

• Computer science and 3D survey<br />

• Metadata and digital management in<br />

archaeology<br />

• Ancient scientific instruments<br />

www.athenaconsulting.eu<br />

www.metroarcheo.com<br />

metroarchaeo@unisannio.it


REPORT<br />

GeoSDH @ GEOWEB 4.0<br />

Vi spieghiamo il futuro di GEOWEB:<br />

servizi innovativi basati su informazioni geospaziali<br />

“Non è la<br />

conoscenza, ma l’atto<br />

dell’apprendimento<br />

e del raggiungere<br />

la meta, che ci<br />

garantisce il maggior<br />

godimento” -<br />

Carl Friedrich Gauss<br />

A cura del team di<br />

sviluppo di GEOWEB<br />

Fig.2 - Aprile 2017. Nasce il concetto di Geospatial Smart Data Hosting @(at) GEOWEB, o<br />

semplicemente i servizi GeoSDH, che comprendono 6 aree di sviluppo di servizi basati sul cloud.<br />

L’<br />

innovazione corre veloce<br />

sul filo del cloud<br />

computing, e così si<br />

adeguano i servizi di<br />

GEOWEB, azienda leader nei<br />

servizi per i professionisti, nata<br />

negli anni 2000 sulla scia del<br />

catasto digitale e dei servizi<br />

telematici per i geometri, periti<br />

industriali, periti agrari e dottori<br />

chimici/fisici.<br />

La maggiore complessità di<br />

dati nell’era del digital sensing e<br />

dei big data, impone a tutta la<br />

società civile un cambio di paradigma<br />

che sposta l’attenzione<br />

verso il Cloud come risorsa a<br />

tutto tondo, in grado di supportare<br />

operazioni in tempo<br />

reale e dare risposta all’esigenza<br />

di storage di dati ormai troppo<br />

onerosi per risiedere sui<br />

PC degli studi professionali.<br />

La fase della società mobile o<br />

ubiquitous in cui viviamo, impone<br />

sistemi non più centrati<br />

sui personal computer, ma sui<br />

dispositivi di convergenza digitale<br />

oggi disponibili (tablet e<br />

smartphone) che ci accompagnano<br />

a casa, in campagna, in<br />

ufficio (smart working). I portali<br />

informativi della prima era<br />

internet si sono trasformati in<br />

sistemi collaborativi, e incombe<br />

l’AI (Artificial Intelligence)<br />

che sta prendendo possesso<br />

dei nostri dati, integrando<br />

funzioni complesse di analisi,<br />

potendo, in tempo reale, ricostruire<br />

“frame dimensionali”<br />

che l’intelligenza umana può<br />

comprendere ma che difficilmente<br />

saprebbe computare.<br />

Questo oggi, è quanto disponibile<br />

via ‘rete’ ed è in questi<br />

termini che continueremo ad<br />

usarla, come già facciamo da<br />

molto tempo con i portali cartografici,<br />

con i dati ambientali<br />

e meteo. In conclusione, la<br />

maggior parte dei servizi, soprattutto<br />

quelli di ausilio alle<br />

professioni, stanno passando<br />

dalla fase di servizi dedicati a<br />

quella di servizi di Community<br />

di tipo “SaaS”, ma anche<br />

“RaaS” 1 , che rappresentano<br />

la punta dell’iceberg di come<br />

la nostra società digitale stia<br />

spostando il focus dalla natura<br />

computazionale del nostro<br />

dominio personale, alla natura<br />

partecipativa della rete (condivisione<br />

multi-professionale).<br />

I servizi cloud based<br />

di GeoSDH<br />

Il complesso dei servizi che<br />

popoleranno l’offerta GeoSDH<br />

spaziano nell’ambito delle tecniche<br />

e dei dati del mondo geo-<br />

42 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>


REPORT<br />

spatial, il che vuol dire che l’utente<br />

potrà accedere a sistemi<br />

di gestione di nuvole di punti<br />

generati dai sistemi laser scanner<br />

e LIDAR, oppure a sistemi<br />

di fotogrammetria di supporto<br />

alle nuove tecnologie APR, ma<br />

anche a sistemi con i quali sia<br />

possibile, in pochi passaggi,<br />

creare il proprio microGIS 3D.<br />

Il ventaglio applicativo sarà<br />

popolato attraverso la localizzazione<br />

di precisione GNSS,<br />

da dati SAR per il calcolo della<br />

stabilità dei pendii o dei fabbricati<br />

e per la valutazione del<br />

rischio sismico. Una visione di<br />

sintesi dei servizi GeoSDH è<br />

quella disegnata in fig.1, con<br />

i primi servizi già operativi e<br />

disponibili per gli utenti Premium<br />

di GEOWEB.<br />

GeoDaC (Geospatial Data<br />

Cloud) - Con questo servizio<br />

l’utente può trasferire le cospicue<br />

moli di dati provenienti<br />

da tecnologie Laser Scanner,<br />

e sfruttare immediatamente le<br />

potenzialità dei servizi di smart<br />

data hosting in modalità ubiquitous<br />

(su tablet, smartphone,<br />

PC). Il mondo del geospatial<br />

è caratterizzato da tipologie di<br />

dati che richiedono grossa potenza<br />

di archiviazione e di data<br />

processing. Tutte caratteristiche<br />

che la piattaforma GeoSDH<br />

con la sua architettura, mette a<br />

disposizione di chi lavora con<br />

le ‘nuvole di punti’.<br />

per avere un modello 3D<br />

idoneo ad essere misurato, a<br />

produrre documentazione, ad<br />

essere condiviso in rete (es,<br />

preview di un lavoro) con<br />

il committente o con altre<br />

professionalità coinvolte nel<br />

progetto. Stereo modelli fruibili<br />

via web per misure di precisione<br />

fotogrammetrica, Ortofoto,<br />

microGIS 3D, questi alcuni<br />

dei prossimi rilasci del progetto.<br />

Prodotti che andranno ad<br />

alimentare altre filiere digitali<br />

e che serviranno a produrre i<br />

dati necessari per i 3D City<br />

model di prossima diffusione.<br />

Il mondo del 3D capturing<br />

fa parte del nuovo modo di<br />

impiegare i sistemi UAV nei<br />

settori dell’ispezione di impianti/cantieri/infrastrutture,<br />

in agricoltura di precisione e in<br />

molte altre attività umane che<br />

le tecnologie innovative delle<br />

immagini digitali e del volo ci<br />

stanno già offrendo. I servizi<br />

3DCapture rappresentano una<br />

prima ricaduta del lavoro congiunto<br />

tra GEOWEB, che ha<br />

curato gli aspetti del Cloud, e<br />

Menci Software che ha fornito<br />

la tecnologia fotogrammetrica<br />

(APSWeb).<br />

DecoSEL (Decostruzione Selettiva)<br />

- Un servizio dedicato<br />

all’integrazione del Piano di<br />

Smaltimento dei Rifiuti in un<br />

contesto di integrazione piena<br />

di un nuovo workflow digitale.<br />

Anche per questo processo sarà<br />

necessario operare un passaggio<br />

che, dall’attuale dematerializzazione<br />

degli atti porti ad una<br />

vera Digital Transformation. E’<br />

lo stesso processo che gli utenti<br />

di GEOWEB hanno condotto<br />

insieme all’Amministrazione<br />

(catasto - AdE) perseguendo,<br />

negli ultimi 20 anni, il passaggio<br />

dal catasto analogico con<br />

procedure manuali al catasto<br />

numerico con aggiornamento<br />

cartografico automatico passando<br />

da PREGEO a WEGIS<br />

e GEOPOI.<br />

La necessità è quella di andare<br />

verso la la numerizzazione degli<br />

atti, ovvero la smaterializzazione<br />

a favore del tutto digitale,<br />

che prelude alla vera trasformazione<br />

digitale della società del<br />

terzo millennio. Città digitali<br />

e smart supportate dalla cartografia<br />

dei 3D city model. Ciclo<br />

di vita del fabbricato e delle<br />

infrastrutture gestiti attraverso<br />

l’uso massivo del BIM e dei<br />

sistemi di CAD management<br />

basati su applicazioni web,<br />

cloud e mobile. E’ questo il<br />

mainstream in cui si pone il<br />

progetto di ricerca applicata<br />

Metior di GEOWEB, nel cui<br />

contesto vive la soluzione<br />

GeoSDH.<br />

3DCapture – Quando a catturare<br />

la realtà fisica e tradurla<br />

in digitale, con metodo fotogrammetrico,<br />

è il professionista<br />

stesso, lo fa attraverso questo<br />

servizio che raccoglie in sé la<br />

sfida del 3D Imaging (sistemi<br />

APR con sensori standard<br />

come camere fotogrammetriche<br />

e tradizionali, e/o con sensori<br />

termici).<br />

3DCapture è fruibile, su tutte<br />

le piattaforme web desktop o<br />

mobile, e bastano pochi click<br />

La gallery GeoSDH derivata da dati laser scanner e fotogrammetrici.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 43


REPORT<br />

Nell'immagine una porzione del castello di Castelferretti (in prima di copertina) rilevata attraverso immagini<br />

con camera full frame, ed elaborate a nuvola di punti sul sistema 3DCapture. GeoDaC e 3DCapture<br />

possono convivere attraverso il visualizzatore GeoAV in una unica sessione di lavoro o di rappresentazione.<br />

Conclusioni<br />

Lo scopo di questo processo di innovazione<br />

è quello di porsi al fianco<br />

degli utenti, in un momento non<br />

facile dell’evoluzione sociale e di<br />

mercato, introducendo il professionista<br />

classico (misuratore di punti e<br />

poligonali, redattore di DOCFA e<br />

fondamentalmente catasto-centrico)<br />

al mondo delle ‘nuvole di punti’,<br />

alla realtà virtuale ed aumentata,<br />

ai prossimi workflow digitali della<br />

società del futuro. Lo facciamo<br />

con il necessario supporto della<br />

formazione che, passo dopo passo,<br />

introduce all’uso delle diverse tecnologie<br />

e servizi, in un viaggio dove<br />

è proprio l’atto dell’apprendimento<br />

e del raggiungere la meta, che, come<br />

afferma Gauss, garantisce il maggior<br />

godimento.<br />

NOTE<br />

1 SaaS (Software as a Service), e RaaS (Robotics<br />

as a System): Il primo è in uso nella terminologia<br />

del mondo IT per indicare il passaggio da software<br />

basati sui nostri PC, a quelli di nuova generazione<br />

basati per lo più su piattaforme remote (cloud).<br />

Il secondo è un concetto espresso da una azienda<br />

leader nel proprio segmento di mercato, la quale<br />

basa le sue attività sui sistemi robotici come i Droni,<br />

la documentazione dei complessi edili o delle infrastrutture,<br />

per lo più con immagini e sistemi<br />

LIDAR, che producano dati e modelli 3D da utilizzare<br />

con sistemi assimilabili a quelli proposti in<br />

ambito GeoSDH.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

GeoSDH; GeoDaC; 3DCapture; DecoSEL;<br />

Laser Scanner; Fotogrammetria<br />

Una PMU per i fondi FESR<br />

Oltre ai progetti e alle soluzioni in ambito<br />

GeoSDH, GEOWEB nella stessa scia<br />

di innovazione e supporto ai propri iscritti<br />

PREMIUM, ha attivato il servizio PMU<br />

(Project Management Unit), la cui genesi<br />

è legata alla equiparazione dei professionisti<br />

con le PMI. Dal 2016 quindi, gli stessi<br />

possono accedere alle forme di sostegno<br />

previste nel quadro della programmazione<br />

2014-20 del Fondo Europeo di Sviluppo<br />

Regionale (FESR). GEOWEB attraverso il<br />

servizio PMU fornisce quindi assistenza tecnica<br />

specialistica per l’accesso agli strumenti<br />

di incentivazione per lo sviluppo di impresa.<br />

Il servizio end-to-end erogato prevede:<br />

• monitoraggio, identificazione e selezione<br />

delle opportunità di finanziamento.<br />

• analisi di finanziabilità.<br />

• supporto alla presentazione delle proposte<br />

progettuali.<br />

Il servizio è disponibile all'urlª<br />

pmu.geoweb.it<br />

ABSTRACT<br />

Innovation runs fast on the edge of the cloud<br />

computer science and GEOWEB, company<br />

born in the 2000s following the digital cadastre<br />

and telematics services for surveyors,<br />

industrial surveyors, agricultural surveyors,<br />

adapt its services to the needs of professionals.<br />

Infact GEOWEB proposes in this article all its<br />

new cloud based GeoSDH services: GeoDaC<br />

(Geospatial Data Cloud) - DecoSEL (Selective<br />

Deconstruction) - 3DCapture and Project<br />

Management Unit Service.<br />

AUTORE<br />

Team di sviluppo di GEOWEB<br />

info@geoweb.it<br />

Viale Luca Gaurico 9/11<br />

00143 Roma<br />

44 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>


REPORT<br />

The Intersection of<br />

Infrastructure<br />

and Technology<br />

I passi da gigante nelle tecnologie di comunicazione e misurazione stanno trasformando<br />

il modo in cui le infrastrutture sono costruite. Creando soluzioni che abbracciano questi<br />

progressi, lavoriamo per aiutarvi a stare al passo con gli sviluppi di oggi e di domani.<br />

La nostra integrazione di posizionamento ad alta precisione, imaging ad alta velocità,<br />

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The Intersection of<br />

Infrastructure and Technology<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 45


AGENDA<br />

3-7 GIUGNO <strong>2018</strong><br />

ISPRS Symposium "Towards<br />

Photogrammetry 2020"<br />

Riva del Garda (Italy)<br />

https://goo.gl/1c5muu<br />

12 Giugno <strong>2018</strong><br />

Barcellona<br />

Photoconsortium Annual Event<br />

www.geoforall.it/ku888<br />

18 – 20 GIUGNO <strong>2018</strong><br />

Museum Next Europe <strong>2018</strong><br />

Londra (United Kingdom)<br />

Website: www.museumnext.com<br />

20 - 22 GIUGNO <strong>2018</strong><br />

63° Convegno Nazionale SIFET<br />

Gaeta (Italy)<br />

https://bit.ly/2x5booi<br />

24 - 27 GIUGNO <strong>2018</strong><br />

SALENTO AVR <strong>2018</strong><br />

Otranto (Italy)<br />

www.salentoavr.it<br />

3 – 6 LUGLIO <strong>2018</strong><br />

34° Convegno Internazionale<br />

Scienza e Beni Culturali<br />

Bressanone (Italy)<br />

www.scienzaebeniculturali.it<br />

4 - 6 LUGLIO <strong>2018</strong><br />

IX Convegno Internazionale AIT<br />

<strong>2018</strong><br />

Firenze (Italy)<br />

https://bit.ly/2KDV27V<br />

22 - 27 LUGLIO <strong>2018</strong><br />

Scientific Methods in Cultural<br />

Heritage Research - Gordon<br />

Research Conference<br />

Castelldefels (Spain)<br />

www.grc.org/scientificmethodsin-cultural-heritageresearchconference/<strong>2018</strong>/<br />

5 - 8 SETTEMBRE <strong>2018</strong><br />

3DV <strong>2018</strong> - 6th<br />

International Conference on<br />

3DVision<br />

Verona (Italy)<br />

http://www.3dv.org<br />

10 - 13 SETTEMBRE<br />

SPIE <strong>2018</strong> - Remote Sensing<br />

Symposium<br />

Berlino (Germany)<br />

www.geoforall.it/kwuxx<br />

12 - 14 SETTEMBRE <strong>2018</strong><br />

Geosciences for the environment,<br />

natural hazard and cultural<br />

heritage<br />

Catania (Italy)<br />

http://www.sgicatania<strong>2018</strong>.it<br />

26 – 28 SETTEMBRE <strong>2018</strong><br />

XXI NKF Congress – Cultural<br />

heritage facing catastrophe:<br />

prevention and recoveries<br />

ReyKjavik (Iceland)<br />

https://www.nkf<strong>2018</strong>.is/<br />

3 - 5 OTTOBRE <strong>2018</strong><br />

TECHNOLOGY for ALL <strong>2018</strong><br />

Roma (Italy)<br />

https://www.technologyforall.it/<br />

25 - 28 OTTOBRE <strong>2018</strong><br />

ICOMOS-ICAHM Annual<br />

Meeting<br />

Montalabano Elicona, Messina<br />

(Italy)<br />

https://bit.ly/2Iy9GRv<br />

12 - 15 NOVEMBRE <strong>2018</strong><br />

VISUAL HERITAGE - CHNT<br />

<strong>2018</strong><br />

Vienna, (Austria)<br />

http://<strong>2018</strong>.visualheritage.org/<br />

http://www.chnt.at/form_<br />

registration/<br />

21 - 24 NOVEMBRE <strong>2018</strong><br />

Image and Research <strong>2018</strong> - 15th<br />

International Conference<br />

Girona (Spain)<br />

https://bit.ly/2IAbPMz<br />

27 - 29 NOVEMBRE<br />

XXII Conferenza Nazionale<br />

ASITA<br />

Bolzano (Italy)<br />

http://www.asita.it/<br />

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coppia di punti da una sola posizione.<br />

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