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Magazine Avventista Nº 16 Luglio / Agosto / Settembre 2018

5 - INTERVISTA : Gaël Cosendai 8 - DOSSIER Dipendenze : Quali opzioni ci sono per le nostre chiese? 13 - TESTIMONIANZA : Distribuzione di uova d’amorem Un’iniziativa sorprendente 15 - FAMIGLIA : HEI, papà... ti voglio bene ! 16 - SALUTE : Il valore della cucina casalinga 18 - NOTIZIE SVIZZERA : La chiesa “Open Door” Rut la moabita, invitata al fine settimana delle donne a Diablerets 5° congresso portoghese della Svizzera Quelques travaux dans l’église de Lugano

5 - INTERVISTA : Gaël Cosendai
8 - DOSSIER Dipendenze : Quali opzioni ci sono per le nostre chiese?
13 - TESTIMONIANZA : Distribuzione di uova d’amorem Un’iniziativa sorprendente
15 - FAMIGLIA : HEI, papà... ti voglio bene !
16 - SALUTE : Il valore della cucina casalinga
18 - NOTIZIE SVIZZERA :
La chiesa “Open Door”
Rut la moabita, invitata al fine settimana delle donne a Diablerets
5° congresso portoghese della Svizzera
Quelques travaux dans l’église de Lugano

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la paura del futuro, dall’estenuante vita<br />

esistenziale? Non è quindi la comunità<br />

di credenti il “luogo” ideale per questa<br />

esperienza?<br />

come lo dimostra la parabola del granello<br />

di senape, nessuno è inopportuno nel<br />

giardino di Dio, perchè è qui che i piccoli<br />

granelli possono diventare alberi”.<br />

CONCLUSIONE<br />

La chiesa ha bisogno di riflettere sulla sua<br />

capacitá e la sua volontà di accoglienza.<br />

Bisogna confessare il malessere generale<br />

che attacca le nostre comunità di fronte<br />

alla prospettiva di accogliere, non solo<br />

come ospiti, delle persone « diverse<br />

». Troppo spesso dimentichiamo che<br />

l’essere umano ha bisogno di essere<br />

accolto da Gesù, di lasciarsi trovare, di<br />

permettergli di indicargli il senso e la<br />

direzione mentre è intento a sforzarsi<br />

per spingere la roccia verso la cima della<br />

collina. È tempo di rendersi conto che la<br />

sofferenza- una realtà universale- in sè<br />

non produce necessariamente la pazienza<br />

nè la crescita; al contrario, può rendere<br />

più duri o annientare l’essere umano.<br />

Solo la sofferenza che è in qualche modo<br />

sostenuta e gestita con la fede produce<br />

crescita, poichè si circoscrive in una vita che<br />

ha senso e che permette di sopportare,<br />

o relativizzare, i nostri drammi. Gesù è<br />

il “luogo” di accoglienza per eccellenza,<br />

colui che può « mettere insieme » ciò che<br />

sembra essere una massa senza senso<br />

e aleatoria di briciole di vita. La Chiesa,<br />

come corpo di Cristo, deve poter osare<br />

e dire a tutti “non vi sentiate a disagio:<br />

6<br />

Kiti Freier e Todd Burley, « Knowing Better and Doing Better. The role of memory in addiction »,<br />

in Adventist Review (online edition). Nella stessa edizione si trova il libro di Johann Hari, Chasing The Scream: The<br />

First and Last Days of the War on Drugs, Ney York, Bloomsbury Circus, 2015, e troviamo un riassunto in francese in :<br />

https://www.huffingtonpost.fr/johann-hari/causes-addictions-drogues_b_6643266.html, in cui si legge:<br />

« L’aumento dei comportamenti dipendenti è il sintomo di un malessere radicato nel profondo che ci spinge a<br />

privilegiare il nuovo gadget che ci piace piuttosto che le persone che ci circondano. In uno dei suoi testi, Georges<br />

Monbiot ha qualificato la nostra epoca come « l’era della solitudine ». Secondo Bruce Alexander (…) ci preoccupiamo<br />

da troppo tempo di guarire la dipendenza caso per caso. È il momento ormai di dirigere i nostri sforzi verso una<br />

guarigione sociale: come guarire, tutti insieme, dalla malattia dell’isolamento che si è abbattuta su di noi. (…) Sono<br />

quindi tornato a casa, deciso a condividere il quotidiano dei tossicodipendenti del mio intorno, e a testimoniare un<br />

affetto incondizionale, indipendentemente dal fatto che possano smettere o meno”.<br />

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