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TRAKS MAGAZINE #19

Nuovo numero per TRAKS MAGAZINE: in copertina Johnny Casini, poi spazio per MAC, Progetto Panico, Francesco Mascio, Umberto Ti., Frances P, Mico Argirò, Canecapovolto, Fab, Zuin, Elena Sanchi e molti altri

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FAB<br />

Un disco “americano” ma anche cpm un’anima romantica tutta italiana<br />

che dà forma a pensieri intimi e introspettivi, racchiusi in otto brani inediti:<br />

ecco “Maps for Moon Lovers<br />

Che cosa è cambiato dal tuo<br />

esordio e che panorami nuovi<br />

hanno fatto da sfondo a queste<br />

tue “mappe per amanti della<br />

Luna”?<br />

Bless è stato un luogo perfetto<br />

per mettermi alla prova, un’ottima<br />

“palestra” per sondare la mia<br />

capacità di scrivere canzoni. E di<br />

farlo per la prima volta in qualità<br />

di cantautore. Ho ricevuto ottimi<br />

riscontri e bellissime soddisfazioni,<br />

un incentivo a scrivere da subito<br />

nuovi brani. Maps for Moon<br />

lovers è nato già ai tempi dei primi<br />

live di Bless e alcuni testi, come<br />

per esempio The lazy one, li ho<br />

composti durante il primo tour.<br />

In quel frangente ho avvertito la<br />

necessità di rinvenire nuovi suoni,<br />

l’esigenza di dirigermi verso altri<br />

territori ed esplorarli senza timore.<br />

È stata una ricerca molto lunga,<br />

durata circa un anno e mezzo.<br />

Non ho avuto alcuna fretta. Ho<br />

ascoltato tanta musica nuova (abitudine<br />

che in realtà ho da sempre)<br />

tentando di individuare le<br />

sonorità più adatte per un nuovo<br />

disco. Quanto ai testi mi sono<br />

spinto in una direzione differente<br />

e ho costruito otto storie per otto<br />

protagonisti differenti, scenari totalmente<br />

diversi rispetto a Bless,<br />

che da questo punto di vista può<br />

considerarsi un album più intimo<br />

e autobiografico. I panorami di<br />

Maps for Moon lovers nascono da<br />

un’operazione “descrittiva”, il tentativo<br />

di raccontare le singole vite<br />

di personaggi moderni illuminati<br />

dal chiarore della luna.<br />

Benché buona parte del tuo disco<br />

suoni “analogico”, a volte<br />

perfino “old style”, tutto è partito<br />

dal loop sintetico di “Shoreditch<br />

girl”, a quanto ho letto…<br />

Assolutamente sì! Un loop venuto<br />

fuori quasi per caso con il microkorg,<br />

una nenia creata in studio<br />

da Alex Tolomeo (suo il piano<br />

e le parti elettroniche del disco).<br />

Quel suono, quel carillon dal sapore<br />

anni 80, un po’ “Gameboy”,<br />

mi ha affascinato molto e mi ha<br />

convinto a coniugare suoni elettronici<br />

con chitarre brit. Ed ecco<br />

questi pad ampi, rotondi, estremamente<br />

riverberati, suoni che non è<br />

stato facile costruire ma che, una<br />

volta “messi al guinzaglio”, hanno<br />

segnato la svolta. Con il “tappeto<br />

sonoro” giusto è stato agevole disegnare<br />

le melodie che mi giravano<br />

in testa da mesi, sostenute da<br />

un hammond piuttosto che da un<br />

piano Rhodes, suoni decisamente<br />

vintage che a mio avviso si sposano<br />

alla perfezione con un synth. E<br />

questa la strada da battere, anche<br />

per il futuro. È una sintesi che mi<br />

affascina enormemente.<br />

Come nasce How High the Moon<br />

e perché l’hai scelta come singolo?<br />

Nasce dall’idea di affrontare il<br />

tema dell’amore da un punto di<br />

vista differente. L’amore sa essere<br />

fatto anche di urla e bugie, così<br />

come alle volte può risultare talmente<br />

ingombrante da risultare<br />

ingestibile e pericoloso. Il video è<br />

28<br />

29

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