GEOmedia_5_2018
La prima rivista italiana di geomatica.
La prima rivista italiana di geomatica.
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Rivista bimestrale - anno XXII - Numero 5/<strong>2018</strong> - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma<br />
TERRITORIO CARTOGRAFIA<br />
GIS<br />
CATASTO<br />
3D<br />
INFORMAZIONE GEOGRAFICA<br />
FOTOGRAMMETRIA<br />
URBANISTICA<br />
GNSS<br />
BIM<br />
RILIEVO TOPOGRAFIA<br />
CAD<br />
REMOTE SENSING SPAZIO<br />
EDILIZIA<br />
WEBGIS<br />
UAV<br />
SMART CITY<br />
AMBIENTE<br />
NETWORKS<br />
LiDAR<br />
BENI CULTURALI<br />
LBS<br />
Sett/Ott <strong>2018</strong> anno XXII N°5<br />
La prima rivista italiana di geomatica e geografia intelligente<br />
Tecnologie Geospaziali per la<br />
lotta agli Incendi Boschivi<br />
ANALISI SATELLITARE<br />
DELL’INCENDIO DEL<br />
VESUVIO LUGLIO 2017<br />
SUPPORTO ALLE DECISIONI<br />
PER LA SICUREZZA A SCALA<br />
TERRITORIALE<br />
QUESTIONI SULLA<br />
SICUREZZA DEI<br />
SISTEMI GNSS
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Quintilioni di dati nel mondo del geospatial<br />
L'industria mondiale del geospatial continua a crescere e non ci sono segni al momento di una<br />
probabile recessione. Contemporaneamente cresce la quantità di dati che produciamo ogni giorno,<br />
raggiungendo numeri sbalorditivi.<br />
Ci sono 2,5 quintilioni di byte di dati creati ogni giorno, ma questo numero è destinato a crescere<br />
con l'Internet of Things (IoT). Bernard Marr su Forbes, poco tempo fa diceva che solo negli ultimi<br />
due anni è stato generato il 90% dei dati nel mondo. E i quintilioni nel gergo di Forbes dovrebbero<br />
corrispondere a 10 elevato alla 30a potenza e non alla 18a potenza, come invece si usa in Italia<br />
definendo un quintilione uguale a miliardo di miliardi. Un numero talmente grande che si stenta<br />
anche a definire in modo univoco.<br />
Oltre 3,7 miliardi di esseri umani utilizzano Internet con un tasso di crescita annuo del 7,5%. In<br />
tutto il mondo ci sono 5 miliardi di ricerche al giorno. In media, Google elabora più di 40.000<br />
ricerche ogni secondo (3,5 miliardi di ricerche al giorno). Mentre il 77% delle ricerche sono<br />
condotte su Google, sarebbe trascurato non ricordare che anche altri motori di ricerca stanno<br />
contribuendo alla nostra generazione quotidiana di dati.<br />
Per non parlare dei social, tra i quali non possiamo non notare l’impressionante crescita di<br />
Instagram di proprietà ora del grande social network Facebook (2 miliardi di utenti attivi) che ha<br />
superato i 600 milioni di utenti attivi, definiti Instagrammers, 400 milioni di persone che ogni<br />
giorno condividono su Instagram 95 milioni di foto e video.<br />
L'Internet of Things con i suoi dispositivi "intelligenti" connessi, sta esplodendo passando da 2<br />
miliardi di dispositivi nel 2006 a 200 miliardi previsti entro il 2020.<br />
Tutto il flusso dei dati è relazionato al “dove”, in un modo approssimato o preciso in funzione della<br />
situazione governata dal geospatial. Un mondo i cui attori hanno business evoluti, come abbiamo<br />
visto nell'ultima fiera INTERGEO che ha raggruppato oltre 20.000 partecipanti provenienti da<br />
oltre 100 paesi del mondo, o come ha dimostrato recentemente a Las Vegas la Trimble Dimensions<br />
<strong>2018</strong> User Conference, che con un evento di tre giorni ha riunito oltre 4.400 partecipanti. Oltre<br />
18.000 persone hanno partecipato alla recente Esri User Conference negli USA con il motto diffuso<br />
“Science of Where”.<br />
La richiesta di mappe dettagliate, aggiornate e tridimensionali di città, strade e grandi strutture è in<br />
costante crescita. Questa domanda è anche alimentata dalla continua diminuzione esponenziale del<br />
costo della raccolta di nuvole di punti raccolte da sistemi di mappatura mobile, solitamente montati<br />
su un'automobile, un furgone o altro veicolo che può viaggiare alla normale velocità del traffico<br />
su strade e autostrade. Inoltre la continua miniaturizzazione di sensori ed elettronica connessa sta<br />
portando alla costruzione di scanner laser che sono abbastanza leggeri da essere montati su sistemi<br />
aerei senza equipaggio, ma anche su zaini o aste tenute in mano per catturare stanze, corridoi e<br />
molti altri spazi interni o esterni.<br />
Oggi il rilievo, con l'acquisizione di nuvole di punti, non è più un dominio esclusivo degli<br />
specialisti della geomatica. La chiave di questa evoluzione è nei sensori affidabili e facili da usare,<br />
accompagnati da software sempre più intelligenti. Di conseguenza il ruolo dello specialista<br />
geomatico si sta spostando da operatore a consulente e sviluppatore di software.<br />
Lo spettro delle conoscenze riguarda la comprensione del nocciolo dei dati geospaziali, la loro<br />
fusione con altri dati e le esigenze di archiviazione delle grandi moli di dati.<br />
Una corretta analisi di questi dati, può servire certamente a direzionare flussi commerciali,<br />
rispondere ad esigenze della popolazione, indirizzare la necessaria pianificazione del territorio, oltre<br />
che a rispondere alla primaria esigenza di analisi per la prevenzione e la difesa della popolazione<br />
dagli eventi catastrofici.<br />
Buona lettura,<br />
Renzo Carlucci
In questo<br />
numero...<br />
FOCUS<br />
REPORT<br />
LE RUBRICHE<br />
Tecnologie<br />
geospaziali per<br />
l’ottimizzazione della<br />
DISTRIBUZIONE di<br />
risorse (squadre a terra<br />
e Dos) per la lotta agli<br />
incendi boschivi nella<br />
rete delle sedi del<br />
Corpo Nazionale dei<br />
Vigili del Fuoco<br />
di Michele Fasolo<br />
6<br />
46 AGENDA<br />
Nello sfondo vediamo Città<br />
del Messico ripresa dalla<br />
missione Sentinel-1 del<br />
programma europeo Copernicus.<br />
Questa capitale<br />
intensamente popolata e di<br />
grandi dimensioni si può riconoscere<br />
nella parte in alto a<br />
destra dell’immagine. Ospita<br />
quasi 9 milioni di abitanti,<br />
con l’area metropolitana circostante<br />
- chiamata Greater<br />
Mexico City - in cui si registra<br />
una popolazione di oltre 21<br />
milioni di individui. Questa<br />
circostanza la rende la città di<br />
lingua ispanica più grande al<br />
mondo. (Credits ESA)<br />
16<br />
Studio<br />
comparativo tra<br />
lo stato dei luoghi<br />
prima e dopo<br />
l’incendio del<br />
Vesuvio tramite<br />
analisi satellitare<br />
di Massimiliano Moraca,<br />
Antonio Pepe<br />
In copertina, la mappa di<br />
valutazione dei danni "damage<br />
grade assesment" nell'area del<br />
Vesuvio derivata da immagini<br />
satellitare GeoEye Pre-event<br />
image: GeoEye © Digital Globe,<br />
Inc. (2016) (26/04/2016 at 10:01,<br />
GSD 0.5 m, 21.8° off-nadir angle)<br />
fornita in COPERNICUS by the<br />
European Union and ESA.<br />
Post-event image: WorldView-2<br />
© Digital Globe, Inc. (2017)<br />
(16/07/2017 at 09:49, GSD 0.5<br />
m, 26.6° off-nadir angle) fornita in<br />
COPERNICUS by the European<br />
Union and ESA.<br />
30<br />
Sicurezza a scala<br />
territoriale: il ruolo<br />
degli strumenti<br />
di supporto alle<br />
decisioni<br />
di Stefano Marsella,<br />
Marcello Marzoli<br />
geomediaonline.it<br />
<strong>GEOmedia</strong>, bimestrale, è la prima rivista italiana di geomatica.<br />
Da 20 anni pubblica argomenti collegati alle tecnologie dei<br />
processi di acquisizione, analisi e interpretazione dei dati,<br />
in particolare strumentali, relativi alla superficie terrestre.<br />
In questo settore <strong>GEOmedia</strong> affronta temi culturali e tecnologici<br />
per l’operatività degli addetti ai settori dei sistemi informativi<br />
geografici e del catasto, della fotogrammetria e cartografia,<br />
della geodesia e topografia, del telerilevamento aereo e<br />
spaziale, con un approccio tecnico-scientifico e divulgativo.
INSERZIONISTI<br />
34 "...IN ERRORE<br />
PERSEVERARE"<br />
di Attilio Selvini<br />
aerRobotix 26<br />
Epsilon 41<br />
Esri Italia 37<br />
Geogrà 29<br />
3DTarget 27<br />
Geomax 2<br />
GIS3W 33<br />
Gter 24<br />
Planetek Italia 15<br />
Elaborazione di<br />
Piattaforma GIS<br />
sul fattore di<br />
Rischio alluvionale<br />
nel comprensorio<br />
del Comune di<br />
Sora (Fr)<br />
di Fabio Cuzzocrea,<br />
38<br />
Stonex 47<br />
Studio SIT 36<br />
Teorema 46<br />
Topcon 48<br />
Stefano Lucidi<br />
42<br />
Aspetti di sicurezza<br />
nell'utilizzo dei<br />
sistemi di navigazione<br />
satellitare<br />
di Mauro Leonardi<br />
28<br />
L'aerofototeca<br />
nazionale racconta…<br />
la telefotografia,<br />
prima della Grande<br />
Guerra<br />
di Elizabeth J. Shepherd<br />
ERRATA CORRIGE<br />
Nel numero precedente <strong>GEOmedia</strong> 4 <strong>2018</strong> a pag. 5 nel sommario invece<br />
di "Giovanni Nicolai” si legga “Francesca Pompilio” come autore nella<br />
rubrica l'aerofototeca nazionale racconta...<br />
una pubblicazione<br />
Science & Technology Communication<br />
Direttore<br />
RENZO CARLUCCI, direttore@rivistageomedia.it<br />
Comitato editoriale<br />
Vyron Antoniou, Fabrizio Bernardini, Mario Caporale,<br />
Luigi Colombo, Mattia Crespi, Luigi Di Prinzio, Michele<br />
Dussi, Michele Fasolo, Marco Lisi, Flavio Lupia, Luigi<br />
Mundula, Beniamino Murgante, Aldo Riggio, Mauro<br />
Salvemini, Domenico Santarsiero, Attilio Selvini,<br />
Donato Tufillaro<br />
Direttore Responsabile<br />
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Redazione<br />
VALERIO CARLUCCI, GIANLUCA PITITTO,<br />
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Reg. Trib. di Roma N° 243/2003 del 14.05.03<br />
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sistemi di archiviazione e prelievo dati, senza il consenso scritto dell’editore.<br />
Rivista fondata da Domenico Santarsiero.<br />
Numero chiuso in redazione il 5 Dicembre <strong>2018</strong>.
FOCUS<br />
FOCUS<br />
Tecnologie geospaziali per<br />
l’ottimizzazione della<br />
distribuzione<br />
distribuione di risorse (squadre<br />
a terra e Dos) per la lotta agli<br />
incendi boschivi nella rete<br />
delle sedi del Corpo<br />
Nazionale dei Vigili del Fuoco<br />
di Michele Fasolo<br />
Fig. 1 - Territorio del comune di Patti (ME) percorso dal<br />
fuoco nell’incendio del 30.06.2017 (rielaborazione in falsi<br />
colori immagine Sentinel 2A del 03.08.2017 con combinazione<br />
di bande nell’infrarosso. Aree percorse dal fuoco in<br />
verde scuro).<br />
Negli ultimi decenni la<br />
letteratura sui sistemi di<br />
soccorso ha registrato<br />
un grandissimo numero<br />
di contributi che hanno<br />
utilizzato, pur declinandola<br />
secondo prospettive<br />
differenti, la Teoria delle code<br />
per approntare procedure e<br />
modelli utili a comprenderne<br />
il comportamento, misurare<br />
e ottimizzare le prestazioni<br />
in termini di efficienza del<br />
servizio reso nel territorio da<br />
queste particolari strutture<br />
sistemiche così importanti<br />
sotto il profilo sociale. Si<br />
tratta di strutture molto<br />
complesse a causa dei fattori<br />
prevedibili e imprevedibili di<br />
variabilità che vi intervengono<br />
sia a livello di numero di<br />
richieste che di tempo<br />
Il problema fondamentale<br />
che si pone nell’analisi e<br />
nella modellazione teorica è<br />
proprio il loro essere caratterizzate<br />
dall’irrompere casuale nel<br />
loro sistema di quegli eventi che<br />
determinano la loro attivazione,<br />
con la possibilità di formazione<br />
di una coda (o fila) in attesa,<br />
quando il numero di eventi diviene<br />
troppo elevato o troppo<br />
concentrato nell’unità di tempo<br />
in rapporto alle risorse operative<br />
disponibili per lo svolgimento<br />
del servizio richiesto. L’obiettivo<br />
dello studio di questi sistemi è<br />
dunque finalizzato all’analisi dei<br />
regimi di servizio per dimensionare<br />
correttamente le risorse al<br />
fine di far fronte alle richieste<br />
nella misura più efficace possibile,<br />
nel rispetto dei vincoli<br />
complessivi (quali p.e. il numero<br />
complessivo di risorse impiegabili<br />
o il livello minimo accettabile<br />
della qualità di risposta che il<br />
sistema deve poter garantire) .<br />
Sorge dunque la necessità di<br />
calcolare su base probabilistica<br />
una distribuzione ottima delle<br />
risorse tra i vari nodi della rete in<br />
modo che queste non risultino<br />
carenti laddove sarebbero previsionalmente<br />
più necessarie e,<br />
al contrario, poi effettivamente<br />
sottoutilizzate laddove alla luce<br />
delle probabili esigenze si presentino<br />
sovrabbondanti. Una distribuzione<br />
ottima basata in ogni<br />
caso su criteri oggettivi, razionali<br />
e scientifici. e supportata da consolidati<br />
modelli matematici.<br />
necessario a soddisfarle.<br />
Figg. 2,3 - Patti (ME) incendio boschivo del 30.06.2017.<br />
6 6 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> n°4-<strong>2018</strong>
FOCUS<br />
Una possibile soluzione è<br />
quella di costruire un modello<br />
matematico (analitico) di ottimizzazione,<br />
di tipo stocastico,<br />
attraverso variabili e relazioni<br />
logico–matematiche che siano<br />
corrispondenti alle relazioni del<br />
modo reale, in grado di descrivere<br />
in modo semplificato ma<br />
soddisfacente il funzionamento<br />
e i fenomeni che lo influenzano<br />
e supportare le eventuali decisioni<br />
a riguardo.<br />
La teoria delle code con l’applicazione<br />
del tipo di modello di<br />
file d’attesa (c.d. a code) risponde<br />
con risultati convincenti a<br />
tali esigenze. Consente infatti di<br />
misurare le prestazioni in termini<br />
di efficienza del servizio reso<br />
nel territorio di competenza da<br />
ciascun nodo della rete.<br />
Tra i metodi possibili si propone<br />
qui e si valuta un procedimento<br />
dedicato di ottimizzazione fondato<br />
sulla “Teoria delle Code”,<br />
formulato come problema di<br />
Programmazione Lineare, .denominato<br />
dal suo autore Fabrizio<br />
Di Liberto, “Metodo delle<br />
Code”.<br />
Il metodo è stato applicato nel<br />
contesto della lotta attiva agli<br />
incendi boschivi per affrontare<br />
il problema della dotazione<br />
operativa ottimale delle sedi del<br />
Corpo nazionale dei vigili del<br />
fuoco (CNVVF) esistenti sul<br />
territorio italiano, in termini di<br />
squadre antincendio boschivo<br />
(AIB) e di direttori delle operazioni<br />
di spegnimento (DOS), in<br />
base alle necessità di copertura<br />
operativa conseguenti alla analisi<br />
di rischio di incendio nel<br />
territorio e delle capacità di servizio<br />
delle sedi, entrambe elaborate<br />
utilizzando le statistiche del<br />
fenomeno negli ultimi anni.<br />
zionalmente è stato utilizzato<br />
dall’uomo per sfruttare l’ambiente<br />
naturale modificandolo a<br />
proprio vantaggio.<br />
Anche il territorio italiano è<br />
afflitto ogni anno da incendi<br />
devastanti che interessano decine<br />
di migliaia di ettari di zone<br />
boscate e in generale vegetate,<br />
costituendo una tra le più impegnative<br />
criticità ambientali con<br />
cui devono confrontarsi i cittadini<br />
e le istituzioni.<br />
Un’emergenza che va affrontata<br />
su più piani, da quello sociale<br />
ed economico, a quello della<br />
repressione criminale per i tantissimi<br />
eventi dolosi e le attività<br />
delle ecomafie, con il concorso<br />
sinergico di più attori istituzionali<br />
con il rafforzamento delle<br />
attività di programmazione e di<br />
prevenzione.<br />
Quadro normativo e nuove<br />
competenze del CNVVF<br />
In Italia la normativa in materia<br />
di incendi boschivi è risultata<br />
per molti anni insufficiente e<br />
inadeguata alla gravità del fenomeno<br />
sino all’approvazione<br />
della legge 21 novembre 2000,<br />
n. 353 (Legge-quadro sugli<br />
incendi boschivi), che ha apportato<br />
importantissimi elementi<br />
di innovazione e di contrasto<br />
all’aberrante circolo vizioso<br />
degli interessi economici che<br />
sorgono intorno al fuoco tra cui<br />
quelli, affatto secondari, sintetizzati<br />
dall’ossimoro “bruciare<br />
per spegnere”. Tra gli aspetti<br />
più rilevanti stabiliti dalla legge<br />
quadro c’è il completo riordino<br />
delle competenze Stato-Regioni<br />
Fig. 4 - Superficie ha bruciata per anno; periodo 2010-2016<br />
( Fonte dati Corpo Forestale dello Stato le Regioni italiane a<br />
statuto ordinario).<br />
Fig. 5 - Numero incendi boschivi per quota sul s.l.m ogni<br />
100 km2 (Fonte dati Corpo Forestale dello Stato le Regioni<br />
italiane a statuto ordinario).<br />
Fig. 6 - Numero incendi boschivi per Regione; periodo<br />
2010-2016 (Fonte dati Corpo Forestale dello Stato le Regioni<br />
italiane a statuto ordinario).<br />
Gli incendi boschivi in Italia<br />
L’incendio boschivo è un fenomeno<br />
globale, sempre presente,<br />
comune a molti Paesi europei e<br />
in particolare a quelli del bacino<br />
del Mediterraneo dove tradicon<br />
trasferimento a queste ultime<br />
di tutte le competenze in<br />
materia di previsione, prevenzione<br />
e lotta attiva contro gli<br />
incendi boschivi, lasciando allo<br />
Stato il concorso in particolare<br />
allo spegnimento degli incendi<br />
con il supporto della flotta aerea<br />
antincendio di Stato. Ciascuna<br />
Tab. 1 - Distribuzione mensile numero incendi boschivi a livello regionale; periodo 2010-2016.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> n°4-<strong>2018</strong> 7
FOCUS<br />
Regione affronta il contrasto<br />
agli incendi boschivi secondo<br />
un’organizzazione peculiare e<br />
sulla base di norme regionali<br />
che prevedono anche la possibilità<br />
di stipulare specifiche<br />
convenzioni con enti pubblici<br />
ma anche privati come le associazioni<br />
di volontariato AIB<br />
Rispetto a questo impianto<br />
normativo che individua nelle<br />
Regioni i soggetti responsabili<br />
dello spegnimento a terra, lasciando<br />
allo Stato il concorso<br />
con la flotta aerea di Stato, la<br />
revisione normativa apportata<br />
dal decreto legislativo 19 agosto<br />
2016 n. 177 con l’assorbimento<br />
del Corpo Forestale dello Stato<br />
nell’Arma dei carabinieri, e il<br />
contestuale trasferimento al<br />
Corpo Nazionale dei Vigili del<br />
fuoco (CNVVF) delle competenze<br />
CFS in tema di lotta<br />
attiva agli incendi boschivi<br />
ha comportato il mutamento<br />
dell’interlocutore statale, oggi<br />
unicamente il CNVVF, per<br />
la estinzione degli incendi, la<br />
direzione delle operazioni di<br />
spegnimento, il coordinamento<br />
Fig. 7 - Suddivisione del territorio italiano mediante<br />
il metodo dei poligoni di Thiessen, imperniati sulla<br />
posizione delle 459 sedi territoriali VVF<br />
delle forze regionali di volontariato,<br />
la collaborazione all’interno<br />
di ciascuna Sala operativa<br />
unificata permanente (SOUP).<br />
Il concorso del CNVVF al<br />
dispositivo di antincendio boschivo<br />
delle Regioni e degli Enti<br />
parco viene regolato attraverso<br />
accordi di programma che fanno<br />
riferimento alle principali<br />
norme in materia di antincendio<br />
boschivo.<br />
Unitamente al d.lgs.177/2016<br />
la revisione del d.lgs 139/2006<br />
ha reso necessario per il<br />
CNVVF la predisposizione di<br />
un dispositivo coordinato di<br />
risposta in materia AIB con una<br />
revisione e un rafforzamento<br />
degli assetti organizzativi e funzionali<br />
con una distribuzione<br />
mirata del personale..<br />
L’attuale dislocazione sul<br />
territorio delle strutture del<br />
CNVVF è infatti studiata per<br />
il soccorso tecnico urgente alle<br />
popolazioni, con una conseguente<br />
minore prossimità alle<br />
aree boschive che, solitamente,<br />
sono contraddistinte da un basso<br />
grado di urbanizzazione.<br />
In conclusione il problema è<br />
quello di individuare, al fine di<br />
rafforzare le azioni di prevenzione<br />
e di spegnimento un nuovo<br />
assetto ottimale del dispositivo<br />
di lotta attiva AIB rafforzandolo<br />
in particolare nelle Regioni e<br />
nelle Province a maggior rischio<br />
in modo da consentire, con<br />
interventi più rapidi a elevata<br />
capacità operativa in territori<br />
impervi e con poche vie di penetrazione,<br />
l’estinzione degli<br />
incendi nelle fasi iniziali, contenendo<br />
al minimo i danni.<br />
Di estrema importanza risulta<br />
in particolare il calcolo delle<br />
risorse aggiuntive da mettere<br />
in campo ovvero la stima delle<br />
esigenze da quantificare con le<br />
Regioni competenti e da definire<br />
negli Accordi Convenzionali<br />
da stipulare.<br />
Questo calcolo è stato impostato<br />
in questo studio a partire<br />
dalle statistiche degli incendi<br />
verificatisi nel periodo 2010-<br />
2016 nei singoli ambiti di<br />
competenza territoriale delle<br />
sedi VVF in particolare a partire<br />
dagli indici di rischio e dalla<br />
capacità relativa del sistema di<br />
servizio delle sedi.<br />
Il modello e la sua<br />
applicazione<br />
Secondo la procedura adottata<br />
in questo studio, applicando il<br />
Metodo delle Code, la rete dei<br />
presidi di soccorso territoriali è<br />
modellizzata come un network<br />
di sistemi di servizio cui giungono<br />
in istanti aleatori richieste<br />
di intervento. La Teoria delle<br />
Code è in grado di descrivere<br />
processi stocastici (cd. “senza<br />
memoria” o “markoviani”) di<br />
questo tipo di sistema di servizio<br />
a mezzo di equazioni differenziali<br />
ordinarie.<br />
Per approntare il modello si<br />
sono innanzitutto definiti i territori<br />
di competenza di ciascuna<br />
sede territoriale di soccorso<br />
tecnico urgente VVF (100<br />
Comandi + 358 distaccamenti<br />
permanenti + 1 distaccamento<br />
misto). Per farlo si è suddiviso<br />
(utilizzando la piattaforma<br />
ArcGis 10.5) il territorio italiano<br />
(dominio B=boundary)<br />
mediante il metodo dei poligoni<br />
di Thiessen, imperniati sulla<br />
posizione delle sedi territoriali<br />
VVF {m J<br />
}, in k entità di discretizzazione<br />
{b k<br />
} (nodi).<br />
Un altro possibile metodo di<br />
discretizzazione delle aree di<br />
competenza delle singole sedi di<br />
servizio, qui non utilizzato per<br />
ragioni di speditezza è quello di<br />
individuarle come porzioni di<br />
territorio accessibili dalla posizione<br />
di ciascuna sede stimate<br />
in funzione della rete stradale a<br />
parità di tempo rispetto a quella<br />
da ciascuna altra sede circostante<br />
e senza sovrapposizioni (superfici<br />
isocrone).<br />
8 <strong>GEOmedia</strong><br />
<strong>GEOmedia</strong><br />
n°4-<strong>2018</strong><br />
n°5-<strong>2018</strong>
FOCUS<br />
Si è comunque riscontrato che<br />
ciscun poligono della discretizzazione<br />
secondo il metodo di<br />
Thiessen corrisponde a un’area<br />
di accessibilità isocrona media<br />
di 28-30 minuti.<br />
A ciascuna sede territoriale del<br />
CNVVF {m J<br />
} è stata quindi<br />
assegnata una quantità {U J<br />
} di<br />
unità di soccorso (partenze o<br />
squadre) (due per i comandi e<br />
le sedi classificate SD5, una per<br />
tutte le altre) pronte all’impiego<br />
in caso di necessità conseguenti<br />
a incendi boschivi localizzati<br />
nell’intorno definito dal poligono<br />
corrispondente a ciascuna<br />
sede {R J<br />
} (raggio operativo).<br />
Per la ricerca si sono utilizzati i<br />
dati relativi ai 28.806 incendi<br />
censiti dal Corpo Forestale dello<br />
Stato nel territorio delle 15 Regioni<br />
a statuto ordinario negli<br />
anni dal 2010 al 2016 (archivio<br />
AIB-FN Foglio Notizie AntIncendi<br />
Boschivi). L’archivio AIB-<br />
FN è stato realizzato per vari<br />
decenni raccogliendo i dati che,<br />
il personale Forestale intervenuto<br />
sull’incendio e responsabile<br />
delle operazioni di spegnimento<br />
compilava dettagliatamente.<br />
Si tratta di una fonte di dati<br />
ricchissima di voci e quindi rilevante<br />
con informazioni omogenee<br />
e facilmente trattabili per<br />
l’elaborazione statistica.<br />
I dati sono stati riportati al<br />
contesto dell’attuale dispositivo<br />
di soccorso VVF a seguito<br />
delle nuove funzioni assegnate<br />
dal d.lgs.177/2016 e dalla revisione<br />
del d.lgs 139/2006. Per<br />
ciascuno dei 459 nodi-poligoni<br />
del dominio di discretizzazione<br />
i dati sono stati quindi geolocalizzati<br />
su piattaforma Gis,<br />
previa loro normalizzazione<br />
ed eliminazione di quelli non<br />
trattabili perché affetti da varie<br />
incongruenze,<br />
Si sono quindi analizzate al fine<br />
di calcolare le diverse variabili<br />
aleatorie del processo le occorrenze<br />
degli incendi boschivi che<br />
Fig. 8 - Particolare della discretizzazione di una porzione del territorio dell’Italia centrale attraverso il<br />
metodo dei poligoni di Thiessen imperniati sulla posizione delle sedi operative VVF (triangoli rossi) (in<br />
rosso gli ambiti dei Comandi e in azzurro i limiti regionali)<br />
si sono presentati mediamente<br />
nel periodo considerato 2010-<br />
2016 all’interno di ciascuna<br />
area di competenza (poligono)<br />
di ciascuna sede. Il carico<br />
medio di incendi per ciascuna<br />
sede corrisponde al carico di<br />
lavoro cui la sede è chiamata a<br />
farsi carico. Sempre avvalendosi<br />
della predetta banca dati, sono<br />
stati quindi definiti: il corrispondente<br />
tempio medio di<br />
risposta {T run }, per ogni coppia<br />
J<br />
{b k<br />
;m<br />
j<br />
}, i tempi medi necessari<br />
{T dst } alle unità di soccorso<br />
jk<br />
per raggiungere nel periodo di<br />
riferimento (mese) le località<br />
dell’incendio da ciascuna sede<br />
m j<br />
e quelli di ritorno dalle località<br />
alla sede di servizio maggiorati<br />
rispetto ai precedenti<br />
del 50%, dato il mancato uso<br />
della sirena in questi tragitti,<br />
entrambi questi ultimi due stimati<br />
in base alle caratteristiche<br />
di velocità ed autonomia dei<br />
mezzi di soccorso impiegati e<br />
delle caratteristiche di ciascun<br />
arco del grafo stradale utilizzato<br />
per la modellizzazione della rete<br />
stradale; il tempo medio necessario,<br />
alle unità di soccorso per<br />
espletare un intervento localizzato<br />
nel nodo k-mo nel periodo<br />
di riferimento, {T emg }, nonchè<br />
J<br />
il tempo medio necessario alle<br />
unità di soccorso rientrate in<br />
base per ridisporsi in prontezza<br />
operativa {T chk }. Dalla somma<br />
J<br />
di questi quattro tempi si è ricavato<br />
il valore del tempo medio<br />
totale di servizio m Tser<br />
.<br />
Per la stima dei tempi necessari<br />
ai tragitti di andata e di ritorno<br />
delle unità di soccorso tra ciascuna<br />
sede operativa e le località<br />
di incendio boschivo e viceversa<br />
Fig. 9 - Incendi boschivi in Italia 2010-2016 (Fonte dati<br />
Corpo Forestale dello Stato)<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> n°4-<strong>2018</strong> 9
FOCUS<br />
Fig. 10 - Procedura di stima del tempo medio dei tragitti tra la sede operativa VVF e ciascuna località<br />
ricadente nel poligono di competenza in cui si è verificato nel periodo 2010-2016 un incendio boschivo.<br />
si è utilizzato il tool Network<br />
Analyst di Arcgis 10.5. applicato<br />
al grafo stradale della rete<br />
viaria nazionale, con riferimento<br />
ai nodi di collocazione dei<br />
presidi operativi del CNVVF.<br />
In particolare è stata utilizzata<br />
la funzione Closest facility per<br />
stimare i tempi medi dei tragitto<br />
tra la sede di servizio (facility)<br />
e ciascuno degli incendi boschivi<br />
(incidents) verificatisi nel<br />
periodo 2010-2016 e ricadenti<br />
nell’ambito di competenza.<br />
Si è resa necessaria a tale riguardo<br />
per lo studio una modellizzazione<br />
della rete stradale<br />
tramite il grafo OpenStreetMap<br />
(OSM).<br />
Con questi due strumenti si è<br />
effettuata la modellizzazione<br />
che ha adottato criteri di compromesso<br />
tra la precisione dei<br />
risultati e la minimizzazione<br />
dei costi, in termini di impiego<br />
di requisiti informativi, risorse<br />
hardware, tempo uomo e tempo<br />
macchina, necessari alla sua<br />
implementazione e pertanto si<br />
è ritenuto di non spingere verso<br />
un livello di dettaglio elevato la<br />
schematizzazione che pure non<br />
ha escluso alcun tipo degli archi<br />
della rete presente nella base di<br />
dati di OSM optando però per<br />
una valutazione prestazionale<br />
semplificata del deflusso imperniata<br />
sul tempo di percorrenza<br />
determinato dai due soli attributi<br />
concorrenti, lunghezza e<br />
velocità e rinunciando a forme<br />
funzionali delle funzioni di<br />
costo più sofisticate. Ogni arco<br />
della rete è stato quindi tipizzato<br />
in base alla classifica tecnico<br />
funzionale, ovvero in funzione<br />
del livello amministrativo e delle<br />
caratteristiche funzionali (velocità)<br />
con aggiornamento della<br />
relativa matrice. A ogni arco<br />
sono stati associati una serie di<br />
attributi tra cui il tempo di percorrenza<br />
(minutes). Per fare ciò<br />
le tabelle di attributi degli shape<br />
Fig. 11 - Particolare tabella attributi modificata della rete stradale OSM in funzione della velocità e dei<br />
tempi di percorrenza attribuiti a ogni singolo arco.<br />
files del grafo stradale sono state<br />
importate in un database di Microsoft<br />
Access e attraverso una<br />
macro si è associata la velocità<br />
massima consentita dal Codice<br />
della strada a ciascun corrispondente<br />
arco. Contestualmente<br />
si è suddivisa la lunghezza di<br />
ciascun arco per la velocità in<br />
minuti (tre cifre decimali). Successivamente<br />
le tabelle modificate<br />
sono state esportate in dbf<br />
e associate agli shape file. A partire<br />
dalla feature class lineare in<br />
formato shape che costituisce la<br />
rete è stato definito e costruito<br />
in ArcCatalog di ArcGis il network<br />
dataset e quindi attraverso<br />
la voce del menù di Network<br />
Analyst “Closest Facility” si<br />
sono calcolati individuandone<br />
i relativi percorsi (feature class<br />
lineare Route) la distanza e il<br />
tempo tra la sede VVF (facility)<br />
e ciascun incendio (incident)<br />
ricadente nel poligono di competenza.<br />
Gli incendi boschivi nel territorio<br />
sono stati caratterizzati<br />
come eventi aleatori, assumendo<br />
che:<br />
1. si distribuiscano aleatoriamente<br />
nel giorno medio<br />
secondo una legge di Poisson<br />
di parametro λ h<br />
pari alla<br />
densità media oraria locale<br />
di accadimento;<br />
2. a ciascun incendio boschivo<br />
corrisponda una<br />
richiesta di primo soccorso<br />
che giunge al sistema con<br />
un ritardo aleatorio, comunque<br />
trascurabile ai fini<br />
dello studio;<br />
3. La durata T ser<br />
delle missioni<br />
di soccorso sia aleatoria e<br />
distribuita secondo una<br />
legge esponenziale di parametro<br />
μ, inversamente<br />
proporzionale al tempo<br />
medio di durata m Tser<br />
delle<br />
missioni stesse.<br />
Nell’ambito di queste ipotesi<br />
in ciascuno dei nodi {b k<br />
} risulta<br />
10 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2018</strong> n°5-<strong>2018</strong>
FOCUS<br />
pertanto definito una successione<br />
temporale di eventi flusso<br />
{F λ } che può essere schematizzato<br />
con buona approssimazio-<br />
J<br />
ne come un flusso aleatorio elementare<br />
definito dalla legge di<br />
Poisson con un certo intervallo<br />
temporale di riferimento {λ} J<br />
.<br />
ovvero indicando con P k<br />
(m,λ)<br />
la probabilità che si verifichino<br />
nel nodo k m richieste di intervento<br />
per incendio boschivo<br />
con media l (ponendo λ=l) si ha<br />
(1)<br />
Quindi tramite la suddetta formula<br />
di Poisson (1) ponendo<br />
m=0, è stato possibile calcolare<br />
la probabilità che nel nodo<br />
k-mo NON AVVENGA AL-<br />
CUN EVENTO:<br />
e da questa, passando all’evento<br />
contrario, è stato possibile calcolare<br />
la probabilità che nel nodo<br />
k-mo si verifichi ALMENO<br />
UN EVENTO:<br />
Quest’ultima relazione) esprime,<br />
al variare di λ, la propensione<br />
statistica al verificarsi di eventiemergenze<br />
in un ambito territoriale<br />
(nodo) soggetto in media<br />
ad un numero λ di eventi/periodo.<br />
Il valore P k<br />
(λ) rappresenta<br />
dunque un “indice di pericolosità”<br />
per ogni nodo b k<br />
del dominio<br />
di discretizzazione.<br />
L’indice di pericolosità è stato<br />
stimato in base alle serie storiche<br />
locali degli eventi ed è<br />
stato assunto per quantificare<br />
il carico di lavoro potenziale<br />
delle sedi territoriali di soccorso<br />
VVF nel raggio operativo (area)<br />
di competenza (corrispondente<br />
al rispettivo poligono di Thiessen).<br />
Il valore dell’indice di<br />
pericolo può essere poi pesato<br />
e corretto a seconda delle esigenze<br />
di modellizzazione al fine<br />
di ottenere il corrispondente<br />
“indice di rischio territoriale”<br />
come prodotto della pericolosità<br />
per il danno atteso (R=P*D).<br />
Nel presente studio l’indice di<br />
rischio è stato calcolato in particolare<br />
moltiplicando la pericolosità<br />
(percentuale di incendi<br />
verificatesi in area di competenza<br />
di ciascuna sede di servizio<br />
VVF sul totale nazionale) per<br />
il danno (superfici complessive<br />
percorse dal fuoco dal fuoco in<br />
km 2 ). Per la classificazione delle<br />
sedi in base all’indice di rischio<br />
si è utilizzato il metodo Quantile.<br />
Misura statistico-probabilistica<br />
di efficienza globale della<br />
rete CNVVF in relazione ai<br />
carichi di servizio valutati su<br />
scala locale. Risultati.<br />
La risposta in termini operativi<br />
che la rete deve fornire al carico<br />
di lavoro potenziale, derivante<br />
dall’indice di rischio territoriale,<br />
tramite le risorse U J<br />
distribuite<br />
nelle varie sedi VVF m J ,<br />
ovvero<br />
il livello di servizio, funzione<br />
del numero di richieste che<br />
giungono (carico di servizio),<br />
del tempo medio di espletamento<br />
del servizio richiesto (tempo<br />
di servizio) e del numero di<br />
unità di servizio (canali) che<br />
agiscono nel sistema, può essere<br />
limitata da alcuni vincoli dati<br />
di varia natura ma determinano<br />
sempre la difficoltà se non l’impossibilità<br />
di corrispondere con<br />
la voluta efficienza ed efficacia<br />
alla domanda di prestazione richiesta.<br />
Il rapporto tra le richieste<br />
che giungono e quelle che<br />
il sistema riesce a servire in un<br />
certo lasso temporale definisce<br />
la capacità relativa di ciascuna<br />
sede.<br />
A tale riguardo ciascuna sede<br />
della rete nazionale del CNVVF<br />
è stata considerata alla stregua<br />
di un sistema di servizio ad n<br />
canali e a richieste rifiutate.<br />
Calcolata la media temporale di<br />
incendi boschivi nella zona di<br />
competenza operativa di ciascuna<br />
sede VVF (flussi di richieste)<br />
e il numero di squadre o partenze<br />
in essa operative (canali),<br />
si può calcolarne il regime limite<br />
di servizio corrispondente.<br />
A partire quindi dai parametri<br />
statistici del processo di soccorso<br />
ricavati dalle statistiche CFS<br />
2010-2016 (flusso di richieste,<br />
canali, tempo di servizio) si<br />
è utilizzata a questo punto la<br />
formula di Erlang per calcolare<br />
il regime limite di saturazione<br />
del sistema di servizio ideale<br />
corrispondente. Nella formula<br />
compare, oltre al numero n di<br />
canali attivi, la densità ridotta a<br />
di richieste, ottenuta moltiplicando<br />
la densità oraria λ h<br />
per il<br />
tempo medio di servizio m Tser.<br />
Si<br />
sono in questo modo calcolati i<br />
valori della capacità relativa Q rel<br />
di ciascuna delle sedi per diversi<br />
valori di λ e per un numero n<br />
variabile di canali attivi, in generale<br />
diversi da sede a sede.<br />
I dati sono stati calcolati con riferimento<br />
ai mesi in cui nei vari<br />
anni si sono verificati gli incendi<br />
in modo da poter calibrare<br />
l’ottimizzazione secondo archi<br />
temporali specifici e ristretti.<br />
I dati di fonte CFS (AIB-fn) per<br />
le regioni a statuto ordinario<br />
sono stati inseriti i una tabella<br />
ovvero i un foglio elettronico<br />
in cui è stata convertita la<br />
formulazione del problema di<br />
ottimizzazione. Il foglio elettronico<br />
è stata utilizzato per<br />
misurare le prestazioni del sistema<br />
di servizio delle reti delle<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> n°4-<strong>2018</strong> 11
FOCUS<br />
Fig. 12 - Indice di rischio R = pericolosità (% incendi<br />
per Comando VVF su totale nazionale) per danno<br />
(aree percorse dal fuoco in km2) (metodo di classificazione<br />
Quantile).<br />
Fig. 13 - Indice di rischio R = pericolosità (% incendi<br />
per Sede VVF su totale nazionale) per danno (aree<br />
percorse dal fuoco in km2) (metodo di classificazione<br />
Quantile).<br />
Fig. 14 - Capacità relativa del sistema di servizio<br />
delle Sedi VVF (metodo di classificazione Quantile).<br />
sedi operative territoriali VVF<br />
e per ottimizzare la distribuzione<br />
delle risorse. Le prime tre<br />
colonne (A,B,C) contengono<br />
i dati rispettivamente relativi a<br />
Regione, Provincia, Comando<br />
VVF competente di ciascuna<br />
Sede operativa territoriale VVF<br />
(colonna D) con indicata la Categoria<br />
funzionale (colonna E).<br />
Assunto il parametro l della legge<br />
di Poisson pari alla media di<br />
incendi boschivi registrata in un<br />
dato arco temporale nel territorio<br />
di competenza individuato<br />
per ciascuna sede (poligono) nel<br />
periodo 2010-2016, le colonne<br />
da F a Q riportano il numero<br />
assoluto di incendi boschivi<br />
nei singoli mesi dell’anno, la<br />
colonna R il totale incendi nel<br />
periodo 2010-2016, la colonna<br />
S la superficie totale percorsa<br />
dal fuoco in ettari nel periodo<br />
2010-2016, le colonne da T ad<br />
AE le medie mensili nei singoli<br />
mesi dell’anno e nelle colonne<br />
AF e AG rispettivamente la media<br />
eventi totale mensili per il<br />
periodo 2010-16 (λ) e la media<br />
eventi oraria per lo stesso periodo<br />
2010-16 (λ). In questo modo<br />
è stato possibile calcolare un<br />
“coefficiente di pericolosità” per<br />
singole scale spazio-temporali<br />
(mese, ora) che esprime quantitativamente<br />
la propensione al<br />
verificarsi di eventi di incendio<br />
boschivo che insiste su un dato<br />
territorio in un certo periodo<br />
dell’anno . La colonna AH<br />
contiene per ciascuna sede la<br />
Fig. 15 - Capacità relativa del sistema di servizio delle Sedi VVF (metodo di classificazione Quantile).<br />
Funzione P(La) (λ) probabilità<br />
eventi (1-Exp(-La)). E possibile<br />
identificare tale coefficiente in<br />
maniera diretta anche come<br />
“indice di rischio” con il danno<br />
della perdita del bene “bosco”. I<br />
risultati ottenuti rappresentano<br />
una misura del carico medio<br />
di incendi ovvero il carico di<br />
lavoro (commisurato al rischio<br />
territoriale) cui ciascuna sede<br />
VVF è chiamata a corrispondere<br />
con le proprie risorse (partenze)<br />
sempre occorre sottolinearlo<br />
in base ai dati statistici<br />
del fenomeno incendi boschivi<br />
e della loro durata provenienti<br />
dal disciolto Corpo Forestale<br />
dello Stato e ai dati dei tempi di<br />
raggiungimento delle località di<br />
incendio dalle sedi VVF stimati<br />
grazie al modello di rete stradale.<br />
Seguono le colonne da AI<br />
ad AO utilizzate per definire il<br />
tempo medio di servizio m Tser<br />
..<br />
Innanzitutto nella colonna AI il<br />
tempio medio di risposta {T run J }<br />
tra la segnalazione dell’incendio<br />
e l’uscita dalla sede operativa<br />
della squadra d’intervento.<br />
Essendo il lavoro riferito alle<br />
sedi VVF non si sono in questo<br />
caso usati i dati di provenienza<br />
12 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2018</strong><br />
12 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>
FOCUS<br />
CFS è si è usato sulla base delle<br />
statistiche VVF il tempo medio<br />
di 5 minuti per tutte le sedi. La<br />
colonna AJ contiene il tempo di<br />
arrivo medio stimato (sulla base<br />
del modello di rete stradale approntato<br />
per la network analysis<br />
descritto in precedenza) in minuti<br />
della squadra d’intervento,<br />
la colonna AK il tempo medio<br />
in minuti necessario alla squadra<br />
intervenuta per espletare un<br />
intervento {T emg }, la colonna<br />
AL il tempo di rientro in<br />
J<br />
sede medio stimato (sulla base<br />
del modello di rete stradale approntato<br />
per la network analysis<br />
descritto in precedenza e convenzionalmente<br />
aumentato del<br />
50% per il mancato uso della<br />
sirena sulla base delle statistiche<br />
d’intervento VVF) in minuti<br />
della squadra , la colonna AM<br />
il tempo medio necessario alla<br />
squadra rientrata in sede per<br />
ridisporsi in prontezza operativa<br />
{T chk }, Seguono le colonne<br />
J<br />
AN tempo medio di servizio in<br />
minuti (somma delle precedenti<br />
colonne da AI ad AM), AO<br />
tempo medio di servizio in ora<br />
e centesimi di ora. La colonna<br />
AP contiene i valori della densità<br />
eventi ridotta (λ) del flusso<br />
in ora e cent. di ora definita<br />
come il prodotto della densità λ h<br />
per il tempo di servizio m Tser<br />
,. I<br />
valori di λ che descrivono i flussi<br />
di richieste per ciascuna sede<br />
possono essere trattati separatamente<br />
per periodi di riferimento.<br />
A partire dalla formula di Erlang<br />
sono stati quindi calcolati<br />
nelle colonne da AQ ad AU i<br />
valori della capacità relativa Q rel<br />
di ciascuna delle sedi per diversi<br />
valori di λ e per un numero di<br />
canali attivi (partenze/squadre<br />
AIB), le variabili di decisione<br />
comprese nel range fissato da 1<br />
a 5 e assegnate alle colonne AZ-<br />
BD.<br />
L’ottimizzazione della rete delle<br />
sedi può a questo punto essere<br />
effettuata utilizzando come pesi<br />
Tab. 2 - Sedi ad aree a rischio elevato, estremo e con bassa<br />
capacità relativa di risposta.<br />
i fattori di capacità con l’obiettivo<br />
da massimizzare (funzione<br />
obiettivo) identificato con la<br />
somma delle capacità relative<br />
delle basi (cella obiettivo nella<br />
colonna BQ) e tra i vincoli<br />
quello del numero complessivo<br />
di risorse da ottimizzare (numero<br />
di squadre già disponibili<br />
nelle sedi operative incrementato<br />
da quelle previste in aggiunta<br />
in base agli accordi convenzionali)<br />
(colonna BE).<br />
Due mappe sintetizzano questi<br />
dati. La prima è relativa all’indice<br />
di rischio per ambito di<br />
competenza delle sedi VVF<br />
(Indice di rischio R = pericolosità<br />
(% incendi per sede VVF<br />
su totale nazionale per danno<br />
ovvero aree percorse dal fuoco<br />
in km 2 ) (metodo di classificazione<br />
in cinque classi Quantile)<br />
mentre la seconda è relativa alla<br />
capacità relativa del sistema di<br />
servizio delle sedi VVF (metodo<br />
di classificazione in cinque classi<br />
Quantile: estremo, elevato,<br />
medio, basso e trascurabile).<br />
Convertita la formulazione del<br />
problema di ottimizzazione<br />
in un foglio elettronico sono<br />
diversi i sistemi di calcolo automatici<br />
che possono fornire<br />
una soluzione ottima della distribuzione<br />
di risorse aggiuntive<br />
da concordare con le Regioni,<br />
tale da massimizzare la somme<br />
delle capacità relative delle sedi<br />
della rete. Tra i più elementari<br />
linguaggi di modellizzazione si<br />
è scelto quello di ottimizzazione<br />
con il risolutore inserito nel<br />
programma di foglio elettronico<br />
Microsoft Excel.<br />
E’ anche possibile basare empiricamente<br />
e visivamente la distribuzione<br />
ottimale delle risorse<br />
a partire dall’ordinamento delle<br />
capacità relative del sistema di<br />
servizio dal valore più piccolo<br />
al più grande per singoli ambiti<br />
nel foglio elettronico utilizzato<br />
oppure massimizzare l’efficienza<br />
complessiva del sistema individuandola<br />
e fissandola a priori in<br />
una soglia minima di capacità<br />
relativa per tutte le sedi.<br />
Tab. 3 – Sedi ad aree a rischio estremo<br />
con bassa capacità relativa di risposta<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> n°4-<strong>2018</strong> 13
FOCUS<br />
Conclusioni<br />
Nel caso del nostro studio<br />
l’applicazione del “metodo<br />
delle code”, procedimento dedicato<br />
di ottimizzazione nella<br />
prospettiva della Teoria delle<br />
Code, non solamente è riuscita<br />
nonostante alcuni restrizioni a<br />
modellizzare la realtà del fenomeno<br />
incendi boschivi e del suo<br />
contrasto attraverso la rete delle<br />
sedi di servizio del CNVVF in<br />
modo attendibile ma ha fornito<br />
con i suoi risultati indicazioni<br />
che confrontate con i dati della<br />
stagione AIB 2017 sono risultate<br />
del tutto soddisfacenti per lo<br />
scopo prefisso.<br />
Avrebbero permesso infatti<br />
di calibrare in maniera più<br />
adeguata la stima delle risorse<br />
da richiedere in convenzione<br />
da parte delle varie Regioni al<br />
CNVVF e la loro distribuzione,<br />
nel territorio e nei vari periodi<br />
della campagna AIB. Il dispositivo<br />
operativo prefigurato attraverso<br />
l’applicazione del metodo<br />
delle code non risulta una ipotesi<br />
irrealistica rispetto al livello<br />
fissato nella stagione AIB 2017<br />
attraverso le convenzioni<br />
A differenza di Candide-<br />
Pangloss siamo coscienti che la<br />
soluzione di ottimizzazione trovata<br />
possa non essere la migliore<br />
di quelle possibili.<br />
In ogni caso l’aderenza alla realtà<br />
del modello previsionale è<br />
correlata strettamente alla quantità<br />
e qualità delle informazioni<br />
disponibili.<br />
L’impatto dell’uso del Gis è<br />
stato rilevante in quanto ha<br />
permesso l’utilizzo pieno della<br />
dimensione spaziale dei dati per<br />
perseguire l’obiettivo dell’ottimizzazione<br />
.<br />
Va soggiunto che presso molte<br />
Direzioni Regionali VVF allo<br />
scopo di monitorare in tempo<br />
reale il fenomeno degli incendi<br />
boschivi e delle sue dinamiche<br />
sul territorio sono stati predisposti<br />
sistemi informative su<br />
piattaforma dedicate Gis AS-<br />
SET AIB che hanno riproposto<br />
la positiva esperienza maturata<br />
nel sisma del centro Italia 2016<br />
consentendo di ottimizzare<br />
l’allocazione e uso delle risorse<br />
disponibili con continue rimodulazioni<br />
e ottimizzazioni dei<br />
tempi di risposta del dispositivo<br />
e delle modalità di intervento<br />
delle squadre sul territorio.<br />
Ovvero la tecnologia sta consentendo<br />
di affiancare alla fase<br />
di pianificazione previsionale<br />
ex ante una fase di gestione in<br />
continua revisione e miglioramento.<br />
Le indicazioni di metodo per<br />
valutare il dimensionamento<br />
delle risorse possono sicuramente<br />
essere riproposte e nell’ambito<br />
di studi volti a migliorare<br />
l’efficienza dell’intera rete di<br />
soccorso tecnico urgente.<br />
NOTE<br />
1 Lo studio riprende l’impostazione teorica e il metodo (“Metodo delle<br />
code”) approntato e utilizzato da Fabrizio Di Liberto per l’ottimizzazione<br />
della dislocazione stagionale ottimale sul territorio nazionale<br />
della flotta aerea Antincendi Boschivi dello Stato: F. Di Liberto, “Lo<br />
schieramento strategico ottimale per le flotte aeree antincendi boschivi”<br />
in Silvae, anno I n. 1 (gennaio-aprile 2005), pp. 164-195.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Adacher, L. http://ad acher.dia.uniroma3.it/automazione1/TeoriaCode.pdf.<br />
Biagini, F. & M. Campanino (2006), Elementi di probabilità e statistica.<br />
Springer.<br />
Cesti, G. (1999), Antincendio boschivo, Musumeci Editore, 1999.<br />
Conti Guglia, F. (2004) Manuale Antincendio Boschivo, sito internet:<br />
www.ambientediritto.it.<br />
Di Liberto, F. (gennaio-aprile 2005) “Lo schieramento strategico ottimale<br />
per le flotte aeree antincendi boschivi” in Silvae, anno I n. 1,<br />
pp. 164-195.<br />
Kleinrock, L. (1992) Sistemi a coda : introduzione alla teoria delle<br />
code, Milano, 1992.<br />
Ventsel, E.S. (1983) Teoria delle probabilita, Edizioni Mir.<br />
Fonti Dati statistici:<br />
• Sistema Informativo della Montagna (SIM-FEI / AIBfn), (fonte:<br />
CFS)<br />
• Dati statistici Parchi Nazionali – Sito istituzionale DPN, (fonte:<br />
MATTM)<br />
• EFFIS – European Forest Fires Information System, (fonte: EFFIS-<br />
UE)<br />
Nelle mappe le aree in bianco segnalano la mancanza di dati.<br />
ABSTRACT<br />
In recent decades the literature on rescue systems has recorded a very<br />
large number of contributions that have used, while declining according<br />
to different perspectives, the Queue Theory to prepare procedures<br />
and models to understand their behavior, measure and optimize performance<br />
in terms of efficiency of the service rendered in the territory<br />
by these particular systemic structures so important from a social point<br />
of view.<br />
These are very complex structures because of the predictable and<br />
unpredictable factors of variability that intervene both in terms of the<br />
number of requests and the time necessary to satisfy them.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Incendi; tecnologie geospaziali; distribuzione risorse; ottimizzazione<br />
AUTORE<br />
Michele Fasolo<br />
michelefasolo@gmail.com<br />
14 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong><br />
14 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2018</strong>
FOCUS<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 15
REPORT<br />
Studio comparativo tra lo stato dei<br />
luoghi prima e dopo l’incendio del<br />
Vesuvio tramite analisi satellitare<br />
di Massimiliano Moraca, Antonio Pepe<br />
Un incendio di vaste proporzioni ha<br />
interessato il Vesuvio ed il Monte Somma<br />
a metà Luglio 2017, distruggendo vaste<br />
aree di vegetazione sia all’interno che<br />
all’esterno del Parco Nazionale del<br />
Vesuvio: in questo elaborato è stato<br />
effettuato uno studio comparativo tra<br />
lo stato dei luoghi prima dell’incendio<br />
e dopo l’incendio, mediante immagini<br />
satellitari multispettrali relative ai rilievi<br />
Landsat 8 del 5 maggio e del 24 luglio.<br />
Fig. 1 - RGB relativo allo stato dei luoghi al 24 luglio 2017.<br />
A<br />
metà luglio 2017 un<br />
incendio di vaste proporzioni<br />
ha interessato<br />
il Vesuvio ed il Monte Somma<br />
distruggendo vaste aree di vegetazione<br />
all’interno del Parco<br />
Nazionale del Vesuvio. Lo scopo<br />
di questo studio è ottenere una<br />
valutazione degli indici NDVI,<br />
indice utile a valutare lo stato<br />
fisiologico delle foreste e NBR,<br />
uno degli indici più utilizzati<br />
per mappare la severità di aree<br />
incendiate, in modo da stimare<br />
l’estensione dei danni provocati<br />
dall’incendio.<br />
Per questo studio sono state<br />
usate immagini satellitari<br />
multispettrali relative ai rilievi<br />
Landsat 8 del 5 maggio e del 24<br />
luglio 2017. Si è scelta la piattaforma<br />
Landsat 8 piuttosto che<br />
la Sentinel 2 nonostante i rilievi<br />
della seconda abbiano una risoluzione<br />
migliore della prima.<br />
Questa scelta è stata fatta per tre<br />
ordini di motivi:<br />
4nei mesi subito precedenti<br />
i giorni degli incendi, per i<br />
Sentinel 2, non erano disponibili<br />
dati liberamente scaricabili<br />
che non avessero copertura<br />
nuvolosa sul Vesuvio o sul<br />
Somma;<br />
4si è appositamente scelto di<br />
non effettuare operazioni di<br />
mascheramento della copertura<br />
nuvolosa per non alterare<br />
i risultati relativi a NDVI e<br />
NBR;<br />
4non si è voluto andare a<br />
ritroso nel tempo per non<br />
intercettare i danni provocati<br />
dagli incendi estivi degli anni<br />
precedenti il 2017.<br />
Abbiamo voluto fare, quindi,<br />
una fotografia del pre-post<br />
incendio usando dati quanto<br />
più vicini e confrontabili tra<br />
loro. Le immagini sono state<br />
processate usando il metodo<br />
DOS, per rimuovere i disturbi<br />
dovuti all’atmosfera terrestre, e<br />
successivamente si è proceduto<br />
ad una loro ulteriore elaborazione,<br />
con il Pan-sharpening,<br />
mirata a ridurre la risoluzione<br />
delle immagini satellitari portandola<br />
così da 30m/px a 15m/<br />
px. Il processo elaborativo è<br />
stato condotto usando esclusivamente<br />
il software open source<br />
QGIS, nella versione 2.18, ed il<br />
Semi-Automatic Classification<br />
Plug-in.<br />
Remote Sensing<br />
L’essere umano riesce ad identi-<br />
16 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>
REPORT<br />
ficare ed interpretare il territorio<br />
grazie al processo di elaborazione<br />
della luce effettuato dall’occhio.<br />
L’occhio umano è assimilabile<br />
al sensore che, montato su<br />
un satellite o su un aeromobile,<br />
analizza la luce solare e ne restituisce<br />
un input interpretato dal<br />
cervello.<br />
La luce, cioè la radiazione visibile,<br />
è una piccola parte della<br />
radiazione elettromagnetica<br />
ed insieme ad altre tipologie<br />
di radiazioni forma lo spettro<br />
elettromagnetico. Parliamo di<br />
radiazione poichè facciamo riferimento<br />
a quel processo fisico<br />
per cui l’energia è trasportata da<br />
un corpo ad un altro attraverso<br />
il vuoto, quindi non per contatto<br />
tra i corpi.<br />
Con lo spettro elettromagnetico<br />
andiamo a rappresentare su un<br />
asse le lunghezze d’onda dei vari<br />
tipi di radiazioni.<br />
Lo spettro del visibile è solo<br />
una piccolissima parte dello<br />
spettro elettromagnetico<br />
che va dai raggi Y, con lunghezza<br />
d’onda nell’ordine<br />
dell’Å(ångström), alle onde<br />
radio, con lunghezza d’onda superiore<br />
ai 100km. Per il remote<br />
sensing le regioni significative<br />
vanno dall’ultravioletto(UV) al<br />
microonde(MW).<br />
La radiazione elettromagnetica<br />
risulta quindi fondamentale per<br />
questo tipo di studi, essa risulta<br />
essere trasportata dai fotoni,<br />
secondo la teoria quantistica, e<br />
l’energia trasmessa attraverso di<br />
essi è detta energia radiante, Q.<br />
A noi interessa una grandezza<br />
ben specifica derivante dall’energia<br />
radiante e cioè il flusso<br />
di energia radiante, , che è la<br />
quantità di energia trasportata<br />
in un certo tempo:<br />
passa attraverso una certa area.<br />
Se esso fuoriesce da una fonte<br />
energetica abbiamo l’exitanza,<br />
M, misurata in:<br />
Se invece un corpo ne è colpito<br />
abbiamo l’irradianza, E,<br />
anch’essa espressa in:<br />
Una ulteriore grandezza radiometrica<br />
fondamentale per il<br />
remote sensing, anche perchè<br />
risulta essere quella effettivamente<br />
misurata dal sensore, è<br />
la radianza, L, e cioè il flusso<br />
radiante attraverso un’area ed<br />
un certo angolo di osservazione.<br />
Tale grandezza è espressa in in<br />
cui sr è lo steradiante 1 :<br />
in cui q è l’angolo di osservazione<br />
e w è la normale alla superficie<br />
osservata.<br />
Tutto i corpi che sono ad una<br />
temperatura superiore allo<br />
zero assoluto emettono energia<br />
elettromagnetica, in particolare<br />
ogni tipologia di materiale<br />
emette una propria firma<br />
spettrale(Dainelli, 2011).<br />
DOS e Pan-sharpening<br />
Nell’utilizzo dei dati da rilievo<br />
satellitare è importante andare<br />
a rimuovere gli effetti deteriorativi<br />
della qualità dell’immagine<br />
che l’atmosfera terrestre<br />
imprime su di esse. L’atmosfera<br />
Fig. 2 - Lo spettro elettromagnetico. Da “L’osservazione<br />
della Terra – Telerilevamento.”<br />
Fig. 3 - Firme spettrali di alcuni materiali.<br />
terrestre infatti attiva effetti<br />
di dispersione, assorbimento<br />
e riflessione della radiazione<br />
elettromagnetica. Tali effetti<br />
vanno rimossi per una corretta<br />
analisi dei dati. In questo<br />
studio è stata usato il metodo<br />
DOS - Dark Object Subtraction<br />
- ideato da Pat S. Chavez jr nel<br />
1996 (Pat S.Chaver, 1996) ed<br />
i cui algoritmi sono riportati<br />
nel plugin di QGIS “Semi-<br />
Automatic Classification Plugin”<br />
(Congedo, 2016).<br />
Il metodo DOS rimuove i pixel<br />
neri dalle immagini rendendola<br />
più nitida poichè parte dal<br />
presupposto che alcuni pixel<br />
riproducono aree che sono in<br />
completa ombra e la radiazione<br />
al satellite è dovuta all’effetto<br />
di dispersione atmosferica; ciò<br />
è combinato con il fatto che<br />
pochissimi target al suolo sono<br />
Tale flusso è espresso in Watt.<br />
E’ di rilievo considerare anche<br />
il flusso di energia radiante che<br />
Fig. 4 - Comparazione delle bande multispettrali delle missioni Landsat.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 17
REPORT<br />
di un nero intenso, è ipotizzata<br />
quindi una riflettanza 2 dell’1%.<br />
In gergo tecnico si dice che<br />
con la rimozione dei disturbi si<br />
“portano le immagini al di sotto<br />
dell’atmosfera terrestre”. Per i<br />
dati rilevati da aeromobile non<br />
è necessario utilizzare nessuna<br />
tecnica di rimozione degli effetti<br />
di disturbo dell’atmosfera<br />
terrestre.<br />
Per migliorare la qualità<br />
dell’output del nostro studio<br />
è stata usata la tecnica del<br />
Pan-Sharpening per ridurre<br />
la risoluzione delle immagini<br />
Landsat 8. Il Pan-Sharpening<br />
o Panchromatic Sharpening è<br />
una tecnica che sfrutta la banda<br />
pancromatica combinandola<br />
con le bande multispettrali<br />
andando così a ridurre la risoluzione<br />
spaziale delle bande<br />
multispettrali. Anche per i processi<br />
relativi al Pan-Sharpening<br />
è stato usato il Semi-Automatic<br />
Classification Plug-in.<br />
Landsat 8<br />
Il programma Landsat fornisce<br />
immagini satellitari della superficie<br />
terrestre da 45 anni; è<br />
ampia e varia la comunità degli<br />
utilizzatori dei dati Landsat<br />
si va dai settori del business a<br />
quelli della scienza e ricerca, il<br />
governo del territorio e la sicurezza<br />
nazionale.<br />
Il programma Landsat prevede<br />
l’acquisizione continua ed in<br />
bande multispettrali di immagini<br />
dell’intero globo terrestre,<br />
producendo il più vasto archivio<br />
di rilievi satellitari accessibile<br />
per lo più gratuitamente da<br />
chiunque.<br />
Fig. 6 - Comparazione tra bande Landsat 7 e 8 (Landsat 8 Data<br />
Users Handbook).<br />
Il programma Landsat è gestito<br />
dall’USGS - United States<br />
Geological Survey - e dalla<br />
NASA - National Aeronautics<br />
and Space Administration - e<br />
vede il lancio del primo satellite,<br />
il Landsat 1, nel 1972; l’ultimo,<br />
il Landsat 8, è stato messo<br />
in orbita nel 2013.<br />
Il Landsat 1 aveva una risoluzione<br />
al suolo di 80m/px e 4<br />
bande multispettrali; Landsat<br />
2 e 3, lanciati rispettivamente<br />
nel 1975 e nel 1978, avevano<br />
una configurazione simile al<br />
Landsat 1. Landsat 4, lanciato<br />
nel 1984 aveva una risoluzione<br />
di 30m/px e 7 bande multispettrali;<br />
Landsat 5 era una copia<br />
del 4 e fu lanciato nello stesso<br />
anno. Landsat 6 andò perso<br />
subito dopo il lancio nel 1993<br />
perchè non riuscì a marcare<br />
l’orbita. Landsat 7, lanciato nel<br />
1999, aveva 8 bande multispettrali<br />
a 30m/px di cui una pancromatica<br />
a 15m/px.<br />
Landsat 8 effettua un passaggio<br />
sullo stesso punto della superficie<br />
terrestre ogni 16 giorni, è<br />
posto su un’orbita quasi polare,<br />
elio-sincrona, circolare, ad una<br />
quota di 705 km e rileva immagini<br />
multispettrali a 11 bande.<br />
Landsat 8 monta due importanti<br />
sensori passivi 3 : OLI<br />
- Operational Land Imager - e<br />
TIRS - Thermal Infrared Sensor.<br />
L’OLI ha un telescopio a quattro<br />
specchi ed elabora immagini<br />
a 12bit rispetto agli 8bit dei<br />
sensori TM & ETM+.<br />
Raccoglie immagini in 9 bande<br />
multispettrali di cui 8 con risoluzione<br />
pari a 30m/px ed una,<br />
la banda pancromatica, a risoluzione<br />
di 15m/px.<br />
In particolare la banda pancromatica<br />
è una risoluzione<br />
minore rispetto alle altre<br />
per accentuare il contrasto<br />
tra aree vegetate ed aree senza<br />
copertura vegetale.<br />
La comparazione tra le<br />
bande del Landsat 7 e del<br />
Fig. 5 - Sensoristica a bordo del Landsat 8 (Landsat<br />
8 Data Users Handbook).<br />
Landsat 8 mettono in evidenza<br />
le differenze tra le due piattaforme<br />
presenti non solo per la<br />
differente lunghezza d’onda<br />
della sensoristica ma anche per<br />
la presenza di ulteriori bande;<br />
nello specifico la banda 1, la 9<br />
e le bande 10 ed 11 relative al<br />
TIRS.<br />
La banda 1 è stata introdotta<br />
per l’osservazione degli oceani,<br />
la banda 9 è utile invece per<br />
l’osservazione delle coperture<br />
nuvolose anche sottili.<br />
Le bande 10 ed 11, relative al<br />
sensore TIRS, sono usate per<br />
monitorare la temperatura della<br />
superficie terrestre. TIRS utilizza<br />
fotorivelatori a infrarossi<br />
quantici QWIP - Quantum<br />
Well Infrared Photodetectors - per<br />
misurare l’energia termica a<br />
infrarossi a onde lunghe (TIR) <br />
emessa dalla superficie terrestre.<br />
I QWIP di TIRS sono sensibili<br />
a due bande di lunghezza d’onda<br />
dell’infrarosso termico, consentendo<br />
la separazione della<br />
temperatura della superficie terrestre<br />
da quella dell’atmosfera.<br />
Dati usati e metodologia<br />
Lo studio è stato condotto secondo<br />
le seguenti fasi:<br />
18 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>
REPORT<br />
1. Individuazione del periodo<br />
di interesse;<br />
a. Raccolta dei tiles<br />
Landsat 8;<br />
b. Scrematura degli<br />
stessi finalizzata<br />
all’individuazione di<br />
due dataset riferiti ad<br />
altrettanti giorni utili<br />
ai nostri scopi;<br />
2. Pre-processamento dei<br />
dataset;<br />
a. Rimozione dei disturbi<br />
dell’atmosfera<br />
tramite DOS;<br />
b. Aumento della risoluzione<br />
del dataset tramite<br />
Pan-Sharpening;<br />
3. Post-processamento dei<br />
dataset;<br />
a. Calcolo di NDVI,<br />
NBR;<br />
b. Campionamento<br />
della temperatura al<br />
suolo;<br />
c. Intersezione tra NBR<br />
e Corine Land Cover.<br />
I dati per il nostro studio sono<br />
stati prelevati dal sito web<br />
EarthExplorer dell’USGS effettuando<br />
una prima scrematura<br />
dei tile prima del download.<br />
Successivamente con l’utilizzo<br />
congiunto di QGIS e del Semiautomatic<br />
Classification Plugin<br />
è stato applicato il metodo<br />
DOS sia al tile del 5 maggio<br />
2017 sia a quello del 24 luglio<br />
2017, metodo applicato ad<br />
ognuna delle 11 bande dei singoli<br />
tile.<br />
L’output di questo primo processo<br />
è stato rielaborato con il<br />
Pan-Sharpening per ottenere<br />
un output finale ad una risoluzione<br />
di 15m/px, dimezzando<br />
la risoluzione rispetto ai 30m/<br />
px iniziali. Per questo processo<br />
è stata combinata la banda 8,<br />
la banda pancromatica, con le<br />
bande da 2 a 7, cioè le bande<br />
multispettrali.<br />
Nell’immagine che segue è<br />
indicato il flusso di lavoro per<br />
Fig .7 - Flusso di lavoro sui dati Landsat 8.<br />
entrambe le operazioni appena<br />
indicate.<br />
Il nuovo set di bande è stato riutilizzato<br />
per la determinazione<br />
degli indici NDVI - Normalized<br />
DIfference Vegetation Index - e<br />
NBR - Normalized Burn Ratio<br />
-, indici che verranno approfonditi<br />
nel paragrafo successivo.<br />
Una delle prime analisi effettuate<br />
è stata quella relativa alla<br />
comparazione della temperatura<br />
al suolo pre e post incendio<br />
sfruttando la banda 10 TIRS.<br />
Abbiamo rilevato 5 punti di<br />
campionamento a cui abbiamo<br />
associato il dato termico pre e<br />
post incendio tramite join spaziale.<br />
L’indice NBR ci ha consentito<br />
di individuare, tramite differenza<br />
pre-post incendio, l’area del<br />
Parco Nazionale del Vesuvio in<br />
cui si sono avuti i maggiori danni;<br />
successivamente abbiamo<br />
riclassificato e vettorializzato il<br />
raster di differenza ottenuto in<br />
Fig. 8 - Bande su cui si è condotto lo studio.<br />
modo da avere una copertura<br />
di tipo poligonale e vettoriale<br />
dell’area di nostro interesse.<br />
Tale dato è stato interpolato<br />
con il vettore poligonale della<br />
CLC 2012 - Corine Land<br />
Cover -, prelevato dal sito web<br />
Copernicus, tramite operazioni<br />
di geoprocessing in modo da<br />
ottenere una correlazione tra<br />
il tipo di danno ed il tipo di<br />
copertura del suolo. Dal vettore<br />
poligonale così ottenuto sono<br />
state estratte le estensioni delle<br />
singole tipologie di suolo danneggiate.<br />
Analisi dei risultati<br />
Normalized Difference<br />
Vegetation Index<br />
Le piante sono caratterizzate da<br />
un particolare firma spettrale.<br />
Il loro comportamento nei<br />
confronti della luce è influenzato<br />
dalla attività dei pigmenti<br />
(clorofilla, carotenoidi, antociani).<br />
La clorofilla infatti ha un<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 19
REPORT<br />
Fig.10 - Firma spettrale dei vegetali tra i 400 e 950 nm.<br />
picco di assorbimento nelle<br />
lunghezze d’onda del rosso visibile,<br />
mentre la struttura cellulare<br />
delle foglie tende a riflettere<br />
l’infrarosso. L’attività fotosintetica<br />
influenza quindi la quantità<br />
di luce assorbita e trasmessa<br />
che viene rilevata dal satellite.<br />
Utilizzando questo principio<br />
è possibile monitorare lo stato<br />
di salute del bosco ed eventuali<br />
problemi (stress idrico, patologie,<br />
incendi) che abbassano la<br />
quantità di fotosintesi (Weier &<br />
Herring, 2000).<br />
Per quantificare la capacità<br />
fotosintetica delle foreste viene<br />
utilizzato l’Indice di Area<br />
Fogliare (LAI, Leaf Area Index),<br />
un indice che misura la quantità<br />
di superficie fogliare fotosinteticamente<br />
attiva per unità<br />
di superficie di suolo (Bolstad,<br />
1990). Il LAI può essere misurato<br />
in capo tramite appositi<br />
sensori ottici. Calcolare il LAI<br />
in campo però risulta dispendioso<br />
se non impossibile per<br />
grandi superfici. Una valida<br />
alternativa è l’utilizzo di indici<br />
satellitari che consentono un<br />
monitoraggio duraturo nel<br />
tempo e anche per quelle aree<br />
di difficile accessibilità. Per valutare<br />
lo stato fisiologico delle<br />
foreste vesuviane è stato utilizzato<br />
l’indice di vegetazione normalizzato<br />
(NDVI - Normalized<br />
DIfference Vegetation Index),<br />
uno degli indicatori più usati<br />
per monitorare l’evolversi della<br />
vegetazione nel tempo e soprattutto<br />
un indice che in diversi<br />
ambienti può quantificare in<br />
modo ottimale l’area fogliare<br />
fotosinteticamente attiva e<br />
mostra una forte correlazione<br />
con il LAI (Quan Wang 2005)<br />
(Carlson 1997). Molti indici<br />
inoltre, essendo sviluppati<br />
nel centro-nord Europa e in<br />
America settentrionale sono<br />
calibrati per funzionare nel macro-clima<br />
temperato, risultando<br />
problematici in ambiente mediterraneo.<br />
L’NDVI è uno dei<br />
pochi indici ad avere una correlazione<br />
lineare con i dati rilevati<br />
empiricamente in campo su<br />
superfici incendiate in ambiente<br />
mediterraneo (Veraverbeke<br />
et al. 2011). L’indice è calcolato<br />
come rapporto tra differenza<br />
e somma delle bande con lunghezza<br />
d’onda nel vicino infrarosso<br />
(r nir<br />
) e rosso (r red<br />
):<br />
Fig. 9 - Assorbimento e riflessione della luce da parte dei<br />
pigmenti vegetali.<br />
Questo indice infatti, per i<br />
motivi fisiologici già descritti,<br />
ci indica innanzitutto la<br />
presenza o meno di chiome.<br />
Considerando infatti che le<br />
foglie assorbono il rosso e riflettono<br />
l’infrarosso (Fig. 10)<br />
se vi è più radiazione riflessa<br />
nel vicino infrarosso rispetto a<br />
quella nelle lunghezze d’onda<br />
del rosso, allora è probabile che<br />
in quel pixel la vegetazione sia<br />
maggiormente densa e fotosinteticamente<br />
attiva. Essendo<br />
legato anche alla capacità di<br />
fotosintesi, le variazioni del<br />
rapporto tra le due bande sono<br />
spesso utilizzate per una quantificazione<br />
di danno o stress che<br />
rifletta lo stato di salute della<br />
copertura arborea. I valori di<br />
NDVI sono compresi tra -1<br />
e 1, tende ad assumere valori<br />
tanto più positivi quanto più è<br />
presente una vegetazione fitta,<br />
con grossa presenza di clorofilla.<br />
Le foreste che si attestano ad<br />
un valore medio che oscilla tra<br />
0.7 a 0.9 a seconda del tipo di<br />
vegetazione. Valore che scende<br />
a 0.2/0.3 nel caso di formazioni<br />
ad habitus erbaceo e scende<br />
ulteriormente per le superfici<br />
prive di vegetazione.<br />
Il valore del NDVI non è costante<br />
tutto l’anno ed è strettamente<br />
legato alla fenologia<br />
della specie. Si pensi ad esempio<br />
alle specie a foglia caduca, che<br />
in inverno non hanno attività<br />
fotosintetica, in tal caso il bosco<br />
avrà un valore di NDVI bassissimo<br />
nel periodo invernale<br />
(dovuto per lo più al suolo visibile)<br />
con un rapido incremento<br />
in primavera. Successivamente<br />
l’indice tende a “saturarsi”, non<br />
rilevando cambiamenti sostanziali<br />
durante il periodo estivo.<br />
Dopo il rapido incremento<br />
primaverile i valori di NDVI<br />
raggiungono quindi un plateau<br />
e rimangono stabili fino ad un<br />
decremento autunnale. Nel<br />
monitorare quindi la variazione<br />
di NDVI di un singolo evento<br />
bisogna scegliere un intervallo<br />
di date non troppo distanti tra<br />
loro e che ricadano all’interno<br />
della fase estiva, con valori di<br />
NDVI stabili, affinchè la fenologia<br />
non influenzi i risultati e<br />
si possa isolare solamente l’effetto<br />
dell’evento dannoso, nel<br />
nostro caso un incendio.<br />
20 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>
REPORT<br />
Le immagini multispettrali del<br />
satellite Landsat 8 sono state<br />
quindi processate per il calcolo<br />
del NDVI, utilizzando nel<br />
nostro caso le bande 4 e 5 del<br />
satellite Landsat 8. Sono stati<br />
scelti due voli, uno antecedente<br />
l’incendio uno posteriore. La<br />
scelta è ricaduta sui voli del<br />
05/05/2017 e 24/07/2017. I<br />
voli sono stati scelti anche in<br />
base all’assenza di nuvolosità. La<br />
differenza del valore di NDVI<br />
è in grado di restituirci una valutazione<br />
sia quantitativa della<br />
superficie danneggiata, sia qualitativa,<br />
in base alle superficie<br />
delle chiome rimaste fotosinteticamente<br />
attive. Superfici maggiormente<br />
danneggiate avranno<br />
infatti un calo più drastico del<br />
valore di NDVI. Al variare delle<br />
condizioni della chioma e della<br />
presenza di clorofilla varierà il<br />
rapporto tra la riflessioni del<br />
rosso e dell’infrarosso, restituendoci<br />
quindi una variazione del<br />
valore di NDVI. Questo indice<br />
è stato scelto per monitorare<br />
lo stato delle foreste vesuviane<br />
per via del suo valore di sintesi<br />
delle condizioni del bosco.<br />
Delimitare la superficie bruciata<br />
(che vedremo più avanti) infatti<br />
non è sufficiente, l’NDVI<br />
ci restituisce un riassunto del<br />
danno ecologico e fisiologico<br />
subito dalle foreste, restituendoci<br />
quindi un’immagine del<br />
vero danno ambientale causato<br />
dall’incendio.<br />
Tramite una semplice differenza<br />
algebrica dei due voli otteniamo<br />
la variazione di NDVI (ΔNDVI)<br />
prima e dopo l’incendio. È<br />
possibile notare come buona<br />
parte delle foreste vesuviane<br />
abbia perso almeno 0.2 punti di<br />
NDVI, risultando quindi gravemente<br />
danneggiata. L’intera<br />
stazione Vesuviana ha subito un<br />
calo dell’NDVI medio di tutta<br />
la superficie forestale di 0.28<br />
punti. Sul versante meridionale<br />
nei comuni di Torre del Greco,<br />
Fig. 11 - Differenza di NDVI tra il 5 maggio ed il 24 luglio.<br />
Trecase e Boscotrecase, si registrano<br />
ampie superfici con<br />
una perdita di circa 0.6 punti,<br />
valori estremamente elevati che<br />
confermano una totale distruzione<br />
delle chiome arboree. La<br />
differenza di NDVI ha valori<br />
significativi anche in tutta l’area<br />
arbustiva della parte alta del<br />
vesuvio, circondante il cratere.<br />
Valori leggermente negativi visibili<br />
sporadicamente caratterizzano<br />
quelle aree che hanno visto<br />
un aumento, seppur leggerissimo,<br />
del valore di NDVI nella<br />
finestra temporale considerata.<br />
Questo rinverdimento delle<br />
chiome non danneggiate è del<br />
tutto naturale dato l’inoltrarsi<br />
della stagione vegetativa; ciò è<br />
avvenuto soprattutto sul versante<br />
Nord, quello del monte<br />
Somma dove l’incendio è stato<br />
di gran lunga meno impattante.<br />
Il Somma infatti ha visto<br />
infatti una diminuzione media<br />
dell’NDVI molto minore (una<br />
diminuzione di 0.09). Il monte<br />
Somma infatti, considerata la<br />
sua esposizione settentrionale<br />
presenta generalmente una<br />
condizione di maggiore umidità.<br />
La vegetazione inoltre è<br />
completamente differente per i<br />
due versanti: l’umidità e la lontananza<br />
dalle distruttive colate<br />
laviche hanno consentito uno<br />
evoluzione della vegetazione<br />
verso stadi più maturi. caratterizzati<br />
da specie come pioppo,<br />
ontano, acero, castagno. A differenza<br />
delle pinete dei versanti<br />
meridionali, gli habitat formati<br />
da queste specie (boschi di latifoglie<br />
decidue) presentano una<br />
minore incendiabilità e una resistenza<br />
al propagarsi del fuoco.<br />
Per i suoli agrari o nudi (privi<br />
quindi di vegetazione) invece<br />
il risultato è da considerarsi un<br />
dato non significativo poiché<br />
dovuto a diverse cause come<br />
cambio di coltura del suolo<br />
agricolo, lavorazioni stagionali<br />
o differenti condizioni di umidità<br />
del suolo.<br />
Normalized Burn Ratio<br />
L’NDVI è però incompleto per<br />
definire il danno e le superfici<br />
causate da un incendio in ambiente<br />
mediterraneo (Pereira<br />
1999). Il NBR (Normalized<br />
Burn Ratio) è uno degli indici<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 21
REPORT<br />
Fig.12 - Firma spettrale dei vegetali (verde) e delle aree incendiate (rosso).<br />
più utilizzati per mappare la<br />
severità di aree incendiate in<br />
diversi ambienti, incluso il macroclima<br />
mediterraneo (Boer<br />
2008). L’NBR nacque inizialmente<br />
come strumento per<br />
delimitare le aree incendiate, fin<br />
quando diversi studi (Key and<br />
Benson 2006) non utilizzarono<br />
il ΔNBR come indice per la severità<br />
dell’incendio. Ad oggi è<br />
largamente applicato insieme a<br />
dati di origine satellitare e per<br />
la sua affidabilità è utilizzato<br />
all’interno di FireMon, un sistema<br />
per il monitoraggio degli<br />
incendi utilizzato negli USA.<br />
Come l’NDVI anche questo<br />
indice si basa su alcune caratteristiche<br />
della firma spettrale<br />
dei vegetali. Come già detto<br />
una vegetazione in normale<br />
stato di salute e produttività<br />
mostrerà un picco di riflettanza<br />
nel campo del cosiddetto vicino<br />
infrarosso (NIR), valore invece<br />
debole all’interno dell’infrarosso<br />
ad onde corte (SWIR, Short-<br />
Wave InfraRed) (Fig. 12).<br />
A seguito di un incendio e<br />
quindi di una perdita del materiale<br />
fotosintetizzante, la<br />
riflettanza nel NIR sarà calata<br />
drasticamente. Nelle aree incendiate<br />
inoltre potremo notare<br />
un netto aumento di riflettanza<br />
nello SWIR. Il rapporto tra i<br />
valori di riflettanza nel NIR<br />
e nello SWIR ci può quindi<br />
aiutare nel delimitare le aree<br />
che hanno subito un cambiamento<br />
di copertura del suolo a<br />
causa di un incendio. In maniera<br />
molto simile a come già visto<br />
per l’NDVI l’indice si basa sul<br />
rapporto tra la differenza e la<br />
somma delle due bande considerate:<br />
Per quanto riguarda le bande<br />
da utilizzare nel presente lavoro<br />
sono state utilizzate le bande 7<br />
e 5. Il Landsat 8 possiede ben<br />
due bande nello SWIR (6 e 7)<br />
con lunghezze d’onda differenti.<br />
Le lunghezze d’onda utilizzate<br />
per lo sviluppo nell’NBR<br />
sono quelle tra i 2080 e 2350<br />
nanometri, corrispondenti<br />
per il Landsat 8 alla banda 7<br />
(Fig.6).<br />
Il ΔNBR non è altro che la<br />
variazione del valore di NBR<br />
di una determinata superficie,<br />
prima e dopo l’incendio.<br />
Dopo aver calcolato il ΔNBR<br />
è necessaria una catalogazione<br />
dei suoi valori per poterne interpretare<br />
i risultati. Una delle<br />
classificazioni più utilizzate per<br />
ΔNBR<br />
0.27 < Danni lievi o nulli<br />
tra 0.27 e 0.44<br />
tra 0.44 e 0.66<br />
l’analisi del ΔNBR è quella usata<br />
dalla USDA (United States<br />
Department of Agriculture), i<br />
cui valori soglia sono di seguito<br />
riportati nella tabella a fondo<br />
pagina.<br />
La classificazione originale prevede<br />
ulteriori differenziazioni.<br />
Alcune di esse utilizzabili in<br />
altri contesti come la delimitazione<br />
di aree incendiate ricolonizzate<br />
dalla vegetazione (valori<br />
negativi di ΔNBR). La classe<br />
“danni lievi o nulli” prevede<br />
inoltre un ulteriore divisione<br />
in “danni lievi” e “non danneggiato”.<br />
Per capire il perchè<br />
dell’accorpamento effettuato<br />
all’interno di questo studio bisogna<br />
innanzitutto considerare<br />
le differenze climatiche e vegetazionali<br />
tra l’ambiente mediterraneo<br />
e quello nord-americano.<br />
Questa classificazione dei valori<br />
NBR è infatti calibrata per funzionare<br />
principalmente nel macroclima<br />
temperato delle foreste<br />
nordamericane. Le foreste mediterranee<br />
hanno valori diversi<br />
di riflettanza, dovuti in parte<br />
alla struttura stessa della macchia<br />
mediterranea ed in parte<br />
alle strutture fogliari completamente<br />
diverse tra le latifoglie<br />
decidue americane e la macchia<br />
sempreverde mediterranea.<br />
Questo influenza ovviamente<br />
tutti gli indici vegetazionali:<br />
l’NDVI di un ginestreto (comune<br />
sul Vesuvio) può risultare<br />
inferiore anche di diversi decimi<br />
di punto rispetto ad una foresta<br />
temperata (Telesca 2005). In<br />
ambiente mediterraneo quindi<br />
la classe più bassa, quella dei<br />
danni di lieve entità risulterebbe<br />
essere per buona parte formata<br />
Intensità del danno<br />
Danni moderatamente bassi<br />
Danni moderatamente alti<br />
> 0.66 Danni severamente elevati<br />
22 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>
REPORT<br />
Fig. 13 - Entità dei danni all’interno del parco nazionale del vesuvio calcolati<br />
tramite il ΔNBR.<br />
Fig. 14 - Estratto di Corine Land Cover 2012.<br />
Fig. 15 - Distribuzione delle tipologie di danno<br />
estratte dal NBR.<br />
da falsi positivi ed ogni metodo<br />
di selezione potrebbe risultare<br />
privo di oggettività e standardizzazione,<br />
vista l’assenza di<br />
studi precedenti. Inoltre la scelta<br />
è anche di natura pratica: il<br />
presente lavoro vuole individuare<br />
le aree interessanti per futuri<br />
studi o interventi gestionali. Le<br />
aree debolmente danneggiate<br />
potrebbero ritornare alle condizioni<br />
precedenti l’incendio<br />
in poco tempo grazie alla loro<br />
resilienza. Riteniamo quindi<br />
ben più interessante limitare le<br />
aree sicuramente danneggiate,<br />
eseguende una lieve approssimazione<br />
per difetto piuttosto<br />
che per eccesso.<br />
Classificazione dei suolo interessati<br />
dall’incendio<br />
Con l’ausilio della Corine Land<br />
Cover 4 aggiornata al 2012 e tecniche<br />
di geoprocessing, è stata<br />
effettuata una comparazione<br />
con la perimetrazione delle aree<br />
incendiate al fine di stimare l’estensione<br />
del danno e le specie<br />
vegetali interessate dallo stesso.<br />
Dalla comparazione sono state<br />
escluse le aree urbane riportate<br />
nella CLC.<br />
Dall’analisi si è evidenziato che<br />
le tipologie di suolo ad aver<br />
subito il danno maggiore sono<br />
le aree a vegetazione boschiva<br />
ed arbustiva in evoluzione, seguite<br />
poi dai boschi di conifere.<br />
La presenza di danni anche in<br />
aree a rocce nude, falesie, rupi,<br />
affioramenti è dovuta alla distruzione<br />
di quel minimo di vegetazione,<br />
per lo più arbustiva,<br />
che interessava le zone.<br />
Tipo di suolo<br />
Queste aree sono per lo più localizzate<br />
sul cono del Vesuvio e<br />
sulle recenti colate laviche.<br />
Nel grafico è stata comparata<br />
l’estensione delle tipologie di<br />
suolo pre incendio e post incendio.<br />
Nella tabella a fondo pagina è<br />
riportata la stima delle estensioni,<br />
in ettari, delle tipologie di<br />
danno in funzione del tipo di<br />
suolo.<br />
Nella tabella a pagina seuente<br />
invece riportata la variazione<br />
dell’estensione delle tipologie di<br />
suolo pre e post incendio, oltre<br />
che il computo totale dei danni,<br />
in ettari.<br />
Sommando le estensioni pre e<br />
post incendio delle aree boschive,<br />
e cioè:<br />
4Aree a vegetazione boschiva<br />
ed arbustiva in evoluzione<br />
4Boschi di conifere<br />
Estensione pre<br />
incendio<br />
Estensione post<br />
incendio<br />
Estensione danni<br />
Aree a vegetazione boschiva ed arbustiva in<br />
evoluzione<br />
1.024,43 507,70 516,73<br />
Aree con vegetazione rada 90,02 56,10 33,91<br />
Aree prevalentemente occupate da colture agrarie<br />
con presenze di spazi naturali importanti<br />
1.284,80 1.256,13 28,67<br />
Boschi di conifere 698,81 249,94 448,88<br />
Boschi di latifoglie 1.605,49 1.360,67 244,82<br />
Boschi misti conifere e latifoglie 820,18 626,89 193,29<br />
Frutteti e frutti minori 766,04 738,81 27,23<br />
Rocce nude, falesie, rupi, affioramenti 255,62 205,31 50,31<br />
Sistemi colturali e particellari complessi 1.158,11 1.055,09 103,02<br />
Totale 7.703,51 6.056,65 1.646,86<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 23
TELERILEVAMENTO<br />
REPORT<br />
Tipo di suolo<br />
4Boschi di latifoglie<br />
4Boschi misti conifere e la<br />
tifoglie<br />
risulta che prima degli eventi di<br />
luglio, la macroarea bosco, aveva<br />
una estensione di 4.148,92<br />
Ha, ridotta a 2.745,21 Ha a<br />
seguito dell’incendio. Si sono<br />
persi quindi 1.403,72 Ha di<br />
boschi.<br />
Danni severamente<br />
elevati<br />
Danni<br />
moderatamente alti<br />
Danni<br />
moderatamente<br />
bassi<br />
Aree a vegetazione boschiva ed arbustiva in<br />
evoluzione<br />
57,97 180,14 278,62<br />
Aree con vegetazione rada 0,14 6,68 27,10<br />
Aree prevalentemente occupate da colture agrarie<br />
con presenze di spazi naturali importanti<br />
1,45 5,92 21,29<br />
Boschi di conifere 191,24 95,29 162,35<br />
Boschi di latifoglie 15,40 75,16 154,26<br />
Boschi misti conifere e latifoglie 37,37 47,29 108,63<br />
Frutteti e frutti minori 0,33 7,27 19,63<br />
Rocce nude, falesie, rupi, affioramenti 1,05 16,95 32,31<br />
Sistemi colturali e particellari complessi 7,13 29,63 66,26<br />
Totale 312,08 464,33 870,45<br />
Temperatura<br />
I rilievi 1 e 2 fanno riferimento<br />
ad un’area boschiva totalmente<br />
danneggiata, il 3 fa riferimento<br />
ad un’area boschiva debolmente<br />
danneggiata, mentre il 4 è in<br />
un’area boschiva non interessata<br />
dagli incendi ed il 5 è in area<br />
urbana. Come si nota dal grafico<br />
la aree boschive pre incendio<br />
avevano una temperatura abbastanza<br />
normalizzata, con 4°C<br />
di scarto; mentre la differenza<br />
di temperatura era molto più<br />
accentuata tra area boschiva ed<br />
urbana. Dopo l’incendio nelle<br />
aree boschive danneggiate si è<br />
avuto un netto aumento della<br />
temperatura che risulta essere<br />
anche più elevata di quella del<br />
punto censito in area urbana.<br />
Il confronto dei dati termici risulta<br />
essere una forzatura poiché<br />
andrebbe fatto un confronto<br />
simile mantenendo costanti le<br />
variabili al contorno con l’unica<br />
eccezione del dato relativo al<br />
suolo. Nonostante ciò abbiamo<br />
voluto effettuare lo stesso<br />
il confronto poiché si è voluto<br />
evidenziare l’effetto di mitigazione<br />
micro e mesoclimatica di<br />
un’area boschiva.<br />
Conclusioni<br />
L’obiettivo del presente studio è<br />
stato quello di comparare lo stato<br />
delle foreste vesuviane prima<br />
e dopo l’impatto del terribile<br />
incendio verificatosi nel luglio<br />
2017. La caratterizzazione ha<br />
previsto l’utilizzo di più indici<br />
satellitari applicati allo studio<br />
della vegetazione.<br />
L’NDVI, un indice basilare<br />
nello studio dell’ecologia forestale,<br />
che ci ha consentito di<br />
capire quanto sia stata alterata<br />
la funzione ecologica del bosco.<br />
L’NDVI è infatti legato all’attività<br />
fisiologica degli esemplari<br />
arborei ed un suo drastico calo<br />
vuol dire calo nella produttività<br />
legnosa, calo nella capacità di<br />
stoccare anidride carbonica,<br />
calo nella capacità di regimazione<br />
delle acque e di termoregolazione.<br />
Tale capacità del bosco è stata<br />
inoltre confermata dalla misura<br />
dell’aumento di Temperatura<br />
nelle aree private dalla vegetazione,<br />
rispetto a quelle che<br />
avevano subito lievi danni e<br />
in cui la vegetazione non era<br />
scomparsa.<br />
L’utilizzo dell’NBR, un indice<br />
che ci ha consentito di delimitare<br />
le aree incendiate e catalogarle<br />
per entità del danno. Ciò ci<br />
ha consentito di poter superare<br />
MONITORAGGIO 3D<br />
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24 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong><br />
GNSS<br />
FORMAZIONE<br />
RICERCA E INNOVAZIONE
REPORT<br />
Fig. 16 - Confronto tra aree interessate dagli incendi e tipologie di suolo incendiate.<br />
Fig. 17 - Estensione delle tipologie di suoli pre e post incendi.<br />
temporalmente il report di<br />
Copernicus, che perimetrava le<br />
aree fino al 16 luglio, quando<br />
l’incendio era ancora in corso.<br />
il 24 luglio, ad incendio terminato,<br />
erano 1.878 gli ettari di<br />
bosco andati persi.<br />
L’incrocio con i dati di copertura<br />
del suolo del progetto Corine<br />
Land Cover ci ha consentito di<br />
poter analizzare quali tipologie<br />
vegetazionali fossero risultate<br />
maggiormente danneggiate dal<br />
fuoco: i boschi di conifere e le<br />
aree arbustive (di macchia o<br />
in evoluzione). In ciò è riscontrabile<br />
una colpa antropica da<br />
ricercare a monte: Nei decenni<br />
passati infatti l’abbandono<br />
selvicolturale del patrimonio<br />
boschivo ha gettato le basi per<br />
questo annus horribilis a cui<br />
abbiamo assistito. Pinete di<br />
origine antropica come quelle<br />
vesuviane infatti richiederebbero<br />
un periodico diradamento<br />
nel numero di esemplari, che<br />
per motivi economici non viene<br />
più effettuato. Si assiste così ad<br />
un accumulo di necromassa, un<br />
potenziale combustibile, soprattutto<br />
nel caso<br />
di una conifera<br />
resinosa<br />
come il Pino.<br />
I rami secchi<br />
e gli alberi<br />
caduti inoltre<br />
costituiscono<br />
una via di<br />
collegamento<br />
tra il suolo<br />
e lo strato<br />
delle chiome,<br />
trasformando<br />
gli incendi di superficie in più<br />
dannosi incendi di chioma.<br />
Non a caso infatti la gran parte<br />
dell’incendio ha riguardato i boschi<br />
di conifere. Il 75% di essi<br />
è andato distrutto. Le pinete<br />
inoltre vigevano in un pessimo<br />
stato fitosanitario. Erano rese<br />
più vulnerabili da un fortissimo<br />
attacco di Cocciniglia tartaruga<br />
(Toumeyella parvicornis ), insetto<br />
alloctono ed invasivo che dal<br />
2015 è sbarcato in Campania.<br />
Nello stesso anno era stata riportata<br />
la diffusa presenza di un<br />
fungo patogeno, Diplodia africana<br />
(Cristinzio, 2015). Tutto<br />
Fig. 18 - Confronto tra rilievi pre e post incendio.<br />
ciò ha reso ancor più precaria<br />
la condizione degli esemplari di<br />
Pinus pinea locali. Seguendo la<br />
classificazione di Corine Land<br />
Cover, un’altra categoria fortemente<br />
colpita è quella della “vegetazione<br />
boschiva ed arbustiva<br />
in evoluzione” ed anche in questo<br />
possiamo scorgere gli effetti<br />
della passata azione dell’uomo.<br />
In questa categoria infatti rientrato<br />
le estesissime distese<br />
di Ginestra Etnea (Genista<br />
aetnensis) un arbusto che non<br />
appartiene alla flora vesuviana,<br />
ma fu piantato dall’uomo per<br />
stabilizzare i versanti e prevedibilmente,<br />
come molte specie<br />
aliene, ha preso il sopravvento,<br />
trasformando molte aree che<br />
una volta erano suolo nudo in<br />
una fitta vegetazione arbustiva,<br />
secca e sensibile al fuoco.<br />
Un’altra causa scatenante è stata<br />
certamente la natura del territorio:<br />
la velocità di propagazione<br />
di incendi di chioma è correlata<br />
alla pendenza del territorio,<br />
Fig. 19 - Rilievi Landsat 8 della temperatura al suolo; pre incendio (a sinistra), post incendio (a destra).<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 25
REPORT<br />
che nel caso delle pendici vesuviane<br />
è elevata. La velocità<br />
ha consentito all’incendio di<br />
espandersi lungo un fronte<br />
tanto ampio quanto difficile<br />
da contrastare, facendo danni<br />
anche nei giorni successivi<br />
all’inizio degli interventi.<br />
Preponderante è stata la limitata<br />
disponibilità di mezzi<br />
da parte delle autorità: gli incendi,<br />
sia per la loro natura di<br />
incendi di chioma, sia per le la<br />
loro localizzazione, erano spesso<br />
contrastabili solo tramite<br />
mezzi aerei, di cui purtroppo<br />
disponiamo in maniera limitatissima,<br />
anche perché impegnati<br />
negli stessi giorni già in<br />
altri incendi.<br />
In conclusione lo studio vuole<br />
essere uno strumento di supporto<br />
per ulteriori approfondimenti<br />
e lavori riguardanti<br />
il Vesuvio ed uno strumento<br />
logistico fondamentale per la<br />
progettazione di interventi di<br />
recupero, aiutandone la localizzazione<br />
puntuale grazie alle<br />
analisi effettuate.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Boer, M. (2008) Mapping burned areas and burn severity patterns in SW Australian eucalypt forest using<br />
remotely-sensed changes in leaf area index.<br />
Bolstad, P.V. & Gower S.T. (1990) Estimation of leaf area index in fourteen southern Wisconsin forest stands<br />
using a portable radiometer. Tree Physiology.<br />
Carlson, T. N. & D. A. Ripley (1997) On the relation between NDVI, fractional vegetation cover, and leaf<br />
area index.<br />
Congedo, L. ” (2016) Semi-Automatic Classification Plugin User Manual.<br />
Cristinzio G. & Bosso L. (2015) Serious damage by Diplodia africana on Pinus pinea in the Vesuvius national<br />
park (Campania region, southern italy).<br />
Dainelli, N. (2011) L’osservazione della Terra – Telerilevamento.<br />
Pat S. Chaver, (1996) junior - Image-Based Atmospheric Corrections - Revisited and Improved.<br />
Pereira, J., (1999) “A comparative evaluation of NOAA-AVHRR vegetation indexes for burned surface detection<br />
and mapping”, in IEEE Transactions on Geoscience and Remote Sensing, vol. 37, pp. 217–226.<br />
Wang, Q., Adiku, S., Tenhunen J., Granier A. (2005) On the relationship of NDVI with leaf area index in<br />
a deciduous forest site.<br />
Telesca, L. & R. Lasaponara (2006) “Quantifying intra-annual persistent behavior” in Spot-Vegetation NDVI<br />
data for Mediterranean ecosystems of southern Italy<br />
Sander V., Lhermitte S. , Verstraeten W. W., Goossens R. (2011) Evaluation of pre/post-fire differenced<br />
spectral indices for assessing burn severity in a Mediterranean environment with Landsat ThematicMapper.<br />
Weier J., Herring D. (2000) Measuring Vegetation (NDVI & EVI).<br />
NOTE<br />
1 Lo steradiante è l’unità di misura del sistema internazione per l’angolo solido, ossia il corrispondente tridimensionale<br />
del radiante.<br />
2 La riflettanza, rapporto tra intensità del flusso radiante riflesso e intensità del flusso radiante incidente su un<br />
corpo. E’ la capacità di un materiale o di una superficie di riflettere parte della luce incidente su di esso.<br />
3 I sensori passivi sfruttano, per le loro analisi, la sola energia elettromagnetica proveniente dal corpo indagato<br />
mentre quelli attivi, oltre a sfruttare l’energia elettromagnetica proveniente dal corpo indagato, producono<br />
essi stessi energia utile ai fini del rilievo. I radiometri sono esempi di sensori passivi mentre i sensori radar ed<br />
i LiDAR sono esempi di sensori attivi.<br />
4 Il progetto Corine Land Cover (CLC) è nato a livello europeo specificamente per il rilevamento e il monitoraggio<br />
delle caratteristiche di copertura e uso del territorio, con particolare attenzione alle esigenze di tutela<br />
ambientale. Fonte: http://www.isprambiente.gov.it<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Landsat8; change detection; Vesuvio; wildfire; NDVI; NBR; temperatura<br />
ABSTRACT<br />
At the half of july 2017 a big wildfire destroy a large area of Vesuvio and Mount Somma in the Vesuvio National<br />
Park. In this work we have used Landsat8 multispectrals set of images to study the area before and after fire. We<br />
have used tiles of 05-05-2017 and 24-07-2017. On the set of the images we have applied the DOS for pass from<br />
TOA (Top Of the Atmosphere) to BOA (Bottom Of the Atmosphere). After this correction we have applied<br />
the Pansharpening with the aim of improving images resolution from 30m/px to 15m/px. Therefore we have<br />
estimate NDVI (Normalized Difference Vegetation Index), NBR (Normalized Burn Ratio) and temperature of<br />
the ground before and after the fire.<br />
AUTORE<br />
Massimiliano Moraca<br />
info@massimilianomoraca.it<br />
Antonio Pepe<br />
antonio.pepe.d@gmail.com<br />
Droni Idrografici polivalenti<br />
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26 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>
REPORT<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 27
AEROFOTOTECA<br />
MERCATO<br />
L'AEROFOTOTECA<br />
NAZIONALE RACCONTA…<br />
la telefotografia, prima<br />
della Grande Guerra<br />
di Elizabeth J. Shepherd<br />
«Nel campo della fotografia esisteva<br />
prima della guerra una sezione<br />
fotografica dell’Esercito,<br />
ben nota soprattutto per le opere<br />
di Tardivo in telefotografia e<br />
telefotografia aerea. Queste trovarono<br />
immediata applicazione<br />
in guerra; e fosse dal cielo, dalla<br />
terra o dal mare, gli esploratori<br />
fotografi, utilizzando il buon apparato<br />
progettato e costruito dalla<br />
Sezione [Fotografica del Genio],<br />
hanno dato un contribuito reale<br />
alla conoscenza delle posizioni<br />
nemiche. La telefotografia è stata<br />
molto usata, soprattutto nelle regioni<br />
alpine, e, quando la censura<br />
lo ha consentito, i risultati sono<br />
stati in parte pubblicati, come per<br />
esempio i panorami della guerra<br />
preparati sotto la direzione del<br />
Comando Supremo dell’Esercito».<br />
Il brano, tratto da un interessante<br />
articolo di Giorgio Abetti,<br />
The scientific mobilization in<br />
Italy for the war, pubblicato sulla<br />
rivista “Science” del 22 agosto<br />
1919, ci fornisce il primo inquadramento<br />
di un piccolo ma importante<br />
nucleo di telefotografie<br />
di grande formato conservate in<br />
Aerofototeca Nazionale.<br />
Le stampe ad albumina, montate<br />
su cartone, recano il timbro<br />
della Sezione Fotografica del 3°<br />
Genio: si tratta di un «Panorama<br />
fotografico verso Francia preso da<br />
M. Valaisan” e di tre vedute romane<br />
(la cupola di San Pietro, la<br />
Colonna Antonina, Ponte Molle)<br />
scattate tra 1898 e 1899 da Monte<br />
Fig. 2 - Sezione Fotografica del 3° Reggimento Genio, La cupola di San Pietro, 1896. AFN, ICCD.<br />
Mario, dove la Sezione aveva la<br />
propria sede a Villa Mellini.<br />
Dietro la realizzazione di queste<br />
immagini, così particolari,<br />
c’è l’attività di sperimentazione<br />
nel settore della fotografia<br />
“da campo” per scopi militari<br />
di Giovanni Gargiolli, direttore<br />
del Gabinetto Fotografico<br />
Nazionale, e di Cesare Tardivo<br />
della Sezione Fotografica della<br />
Brigata Specialisti del Genio.<br />
Tra il 1895 e la I Guerra<br />
Mondiale la Brigata Specialisti<br />
rappresentò un’eccellenza internazionale<br />
in materia di aeronautica<br />
e di fotografia, e non solo<br />
in campo militare. Nel 1896 fu<br />
creata, in seno alla Brigata, la<br />
Sezione Fotografica che nel 1897<br />
eseguì, al comando di Maurizio<br />
Mario Moris (1860-1944) e con<br />
il tenente Cesare Tardivo (1870-<br />
1953), il primo rilievo aerofotografico<br />
per mezzo di una macchina<br />
fotografica sospesa ad un pallone<br />
frenato, documentando un<br />
tratto del corso del Tevere. Negli<br />
anni seguenti la Sezione godrà di<br />
fama internazionale per una serie<br />
di rilievi topofotografici dal pallone:<br />
di un tratto di 50 km del<br />
Tevere (lavoro commissionato<br />
dal Genio Civile) e, in collaborazione<br />
con il Ministero della<br />
Pubblica Istruzione, di tre celebri<br />
aree archeologiche italiane:<br />
il Foro Romano (varie riprese<br />
tra 1898 e 1911, con la collaborazione<br />
di Giacomo Boni), Pompei<br />
(1910, con Vittorio Spinazzola) e<br />
Ostia (1911, con Dante Vaglieri).<br />
Tra 1906 e 1911 gli Specialisti<br />
documentarono per il Magistrato<br />
delle Acque anche Venezia e la<br />
sua laguna.<br />
Con un’accorta operazione di autopromozione,<br />
i risultati di queste<br />
riprese verranno presentati ai<br />
congressi geografici, fotografici<br />
e di fotogrammetria nazionali<br />
ed internazionali, contribuendo<br />
a creare all’Esercito italiano una<br />
reputazione all’avanguardia per<br />
progettualità e risorse.<br />
Nei primi tempi di sperimentazione<br />
l’aeronautica e la fotografia<br />
furono soprattutto in mano<br />
ai tecnici. Tra questi va indubbiamente<br />
annoverato Giovanni<br />
Gargiolli (1838-1913), il celebre<br />
fondatore del Gabinetto<br />
Fotografico Nazionale (oggi uno<br />
degli archivi ICCD), la cui formazione<br />
scientifica, matematica<br />
e ingegneristica, unita alla<br />
passione per la fotografia, ne<br />
stimolò l’attenzione agli aspetti<br />
progettuali dell’ottica fotografica.<br />
La sua attività in questo campo,<br />
inizialmente limitata alla ristretta<br />
cerchia degli addetti ai lavori e<br />
degli appassionati, arrivò alla notorietà<br />
presso il grande pubblico<br />
nel 1896, quando un articolo di<br />
Ernesto Mancini sulla popolare<br />
28 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong><br />
Fig. 1 - Sezione Fotografica del 3° Reggimento Genio,<br />
L’apparecchio telefotografico in azione sul Monte Mario,<br />
1896. AFN, ICCD.
MERCATO<br />
rivista “L’Illustrazione Italiana”<br />
dei Fratelli Treves descrisse la<br />
progettazione e la realizzazione<br />
di un teleobiettivo, impiegato per<br />
scattare foto a grande distanza da<br />
una postazione su Monte Mario,<br />
sede della Sezione Fotografica del<br />
Genio. Tardivo nel 1911 ricorderà:<br />
“fra i miei compagni di lavoro<br />
rammento con piacere: gli ingegneri<br />
Gargiolli, Letter e Sullam,<br />
che nel primo periodo contribuirono<br />
agli studi di telefotografia».<br />
Gargiolli nel 1896 e Tardivo nel<br />
1897 costruirono e misero in<br />
azione un teleobiettivo ciascuno.<br />
Con l’apparecchio Gargiolli, lungo<br />
3 metri (fig. 1), “si vedeva così<br />
bene Frascati da distinguere le<br />
persone che passeggiavano sulla<br />
piazza del paese ad una distanza<br />
di 25 chilometri. […] i lettori<br />
possono rilevare, confrontando<br />
l’immagine della cupola di San<br />
Pietro qui riprodotta, non a forte<br />
ingrandimento, con quella piccola<br />
data dall’obiettivo, eseguita<br />
ad una distanza di 2250 metri,<br />
quanto siano splendidi i risultati<br />
ottenuti; anche i particolari<br />
dell’agro romano che si vede<br />
svolgersi lontanamente dietro alla<br />
cupola, sono di una nitidezza meravigliosa»<br />
(fig. 2).<br />
Nel 1897 il teleobiettivo Steinheil<br />
applicato sull’apparecchio telefotografico<br />
“Tardivo” da 100 ingrandimenti<br />
aveva una lunghezza<br />
di soli metri 1,25 e una portata<br />
di 25-30 chilometri. Di esso il<br />
generale de la Penne lodava “una<br />
telefotografia della Colonna<br />
Antonina, eseguita con 250 ingrandimenti<br />
dalla distanza di 3<br />
km e che si presenta nelle stesse<br />
condizioni di grandezza come se<br />
fosse stata fatta alla distanza di 15<br />
m con una macchina fotografica<br />
ordinaria» (fig. 3).<br />
Ma qual’era la differenza tra gli<br />
apparecchi? Quello studiato da<br />
Tardivo “non era più, come quelli<br />
precedenti, un accoppiamento<br />
sperimentale di elementi positivi<br />
con altri negativi, ma costituiva<br />
un sistema ottico a sé, in cui le varie<br />
parti erano studiate in modo<br />
che le une concorressero alla correzione<br />
delle altre”. La maneggevolezza,<br />
e poi la guerra, dichiareranno<br />
il successo del teleobiettivo<br />
“Tardivo”, che conoscerà successive<br />
versioni perfezionate; il prototipo<br />
è ancora oggi conservato<br />
nel Museo Storico dell’Arma del<br />
Genio di Roma, mentre di quello<br />
“Gargiolli” sembrano oggi essersi<br />
perse del tutto le tracce.<br />
Fig. 3 - Sezione Fotografica del 3° Reggimento Genio, Roma,<br />
Colonna Antonina da Monte Mario, 1899. AFN, ICCD.<br />
Per approfondimenti e per la bibliografia<br />
citata: E.J. Shepherd, Giovanni Gargiolli<br />
e la telefotografia, in C. Marsicola (a c.),<br />
Il viaggio in Italia di Giovanni Gargiolli,<br />
Roma, 2014, 201-211.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Aerofototeca Nazionale; ICCD; telefotografia;<br />
teleobiettivo; Gargiolli Tardivo<br />
AUTORE<br />
Elizabeth Jane Shepherd<br />
elizabethjane.shepherd@beniculturali.it<br />
Via Indipendenza, 106<br />
46028 Sermide - Mantova - Italy<br />
Phone +39.0386.62628<br />
info@geogra.it<br />
www.geogra.it<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong> 29
REPORT<br />
Sicurezza a scala territoriale: il ruolo<br />
degli strumenti di supporto alle decisioni<br />
di Stefano Marsella, Marcello Marzoli<br />
Le problematiche da superare per<br />
affrontare situazioni di emergenza<br />
in caso di calamità naturali possono<br />
essere molteplici e, soprattutto in<br />
questi ultimi anni, richiedono specifiche<br />
competenze in diversi ambiti. In<br />
particolar modo si rendono sempre più<br />
necessarie conoscenze approfondite di<br />
tutte quelle piattaforme che possono<br />
Fig. 1 - Lo standard NFPA 1616 individua un numero molto elevato di rischi da considerare per la<br />
redazione dei piani di emergenza e di esodo di massa. In figura sono mostrati alcuni di quelli più<br />
significativi, estrapolati dall'elenco del Cap. 5.<br />
essere di supporto alle decisioni da<br />
intraprendere in situazioni di rischio:<br />
i cosiddetti DSS. Vediamo quali sono i<br />
Nella notte tra il 17 ed il<br />
18 giugno 2017 in Portogallo<br />
erano attivi 156<br />
incendi, causati da una intensa<br />
ondata di calore iniziata alcuni<br />
giorni prima. L’incendio che interessava<br />
la zona montuosa nel<br />
comune di Pedrogao Grande subì<br />
nella notte un’intensificazione<br />
rapida, che portò conseguenze<br />
drammatiche: 66 persone decedute,<br />
di cui 47 nella strada su una<br />
strada rurale, intrappolati nelle<br />
vetture o nel tentativo di fuggire a<br />
piedi 1 . 2<br />
Non sono ancora noti i motivi per<br />
cui le vittime si sono trovate dove<br />
non dovevano (mancata informazione<br />
sulle vie di fuga? informazioni<br />
sbagliate sulla percorribilità<br />
di quel tratto? omissione nel bloccare<br />
una strada divenuta pericolosa?).<br />
Queste ed altre ipotesi sono<br />
ancora oggetto di un’inchiesta, ma<br />
la considerazione che interessa in<br />
questa sede riguarda il fatto che,<br />
negli ultimi decenni, è aumentato<br />
il numero di calamità - di origine<br />
naturale o antropica - nelle quali<br />
sono morte persone che, con una<br />
migliore organizzazione del sistema<br />
di allarme e gestione dell’emergenza,<br />
si sarebbero salvati,<br />
come le 950 persone (di cui 540<br />
studenti) coinvolti il 2 settembre<br />
2014 nella frana Shanshucao in<br />
Cina. In quel caso,<br />
al primo movimento<br />
del terreno, la rete di<br />
monitoraggio e allarme<br />
rapido permise di<br />
analizzare la situazione<br />
e dare l’allarme,<br />
consentendo l’evacuazione<br />
in 5 minuti<br />
dall’edificio scolastico<br />
[Bolin et Al.].<br />
Realizzare sistemi<br />
più efficaci dei piani<br />
tradizionali e aumentare<br />
le probabilità di<br />
limiti degli attuali piani di emergenza a<br />
scala territoriale, come possono essere<br />
migliorati e il ruolo degli strumenti di<br />
supporto alle decisioni.<br />
sopravvivenza delle persone alle<br />
calamità è quindi possibile. Fatta<br />
eccezione per gli eventi improvvisi<br />
(terremoti, esplosioni), gli strumenti<br />
tecnologici disponibili permettono<br />
di sfruttare l’intervallo di<br />
tempo che intercorre tra l’inizio<br />
dell’evento e quello in cui i suoi<br />
effetti raggiungono le vittime potenziali<br />
per avvertirle del pericolo<br />
e far raggiungere loro un luogo<br />
sicuro. A questo scopo la ricerca<br />
ha già ampiamente dimostrato la<br />
fattibilità di sistemi che integrano<br />
i dati provenienti da sensori di<br />
qualsiasi tipo, informazioni su<br />
persone e infrastrutture e risultati<br />
di simulazioni di eventi ed esodo,<br />
per raggiungere il principale scopo<br />
dei piani di emergenza: mettere in<br />
sicurezza la popolazione attraverso<br />
un allarme tempestivo ed una<br />
informazione corretta su cosa fare<br />
e su come raggiungere i luoghi<br />
sicuri.<br />
30 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>
REPORT<br />
I limiti delle attuali pianificazioni<br />
dell'emergenza a scala<br />
territoriale<br />
Quando si verifica una calamità,<br />
le autorità che gestiscono i soccorsi<br />
devono rispondere a domande<br />
del tipo “un dato luogo è sicuro<br />
rispetto alla minaccia (ad esempio,<br />
un’onda di tsunami in arrivo)?”,<br />
oppure “c’è il tempo per allontanare<br />
le persone o è meglio che rimangano<br />
nelle loro case (ad esempio,<br />
in caso di incendi boschivi o<br />
di nubi tossiche)?”.<br />
La risposta che i cittadini si attendono,<br />
in ogni caso, non può<br />
essere preconfezionata: di volta<br />
in volta saranno necessari dati ed<br />
informazioni specifiche. Per quanto<br />
si voglia spingere nel dettaglio<br />
la pianificazione dell’emergenza,<br />
non si potrà mai ipotizzare in<br />
modo sufficientemente accurato<br />
il numero delle persone coinvolte<br />
e dove si trovano, come evolverà<br />
la minaccia in relazione alle<br />
condizioni meteo, come anche la<br />
maggior parte dei dati rilevanti<br />
per la valutazione degli effetti sulle<br />
persone.<br />
Molti piani di emergenza a scala<br />
territoriale sembrano realizzati in<br />
analogia a quelli che si predispongono<br />
per gli edifici, nonostante<br />
la radicale differenza che esiste tra<br />
gli scenari: nel secondo caso, sono<br />
note le informazioni su cosa fare<br />
in caso di un evento (l’incendio)<br />
ben noto, in un contesto già progettato<br />
per l’esodo, con una posizione<br />
più o meno nota delle persone,<br />
una evoluzione dell’incendio<br />
più o meno prevedibile e sistemi<br />
di rilevazione ed allarme incendio<br />
di cui i destinatari conoscono il<br />
significato.<br />
Poco di tutto questo può essere<br />
previsto a scala territoriale. Le variabili<br />
fondamentali per pianificare<br />
con accuratezza sono troppe per<br />
risolvere a priori il problema di gestire<br />
le fasi di esodo. Le infrastrutture,<br />
inoltre, raramente sono state<br />
progettate in funzione dei rischi e<br />
quasi mai in funzione dell’esodo,<br />
con numeri di persone<br />
coinvolte e rischi<br />
da prevedere molto<br />
più elevati.<br />
Una pianificazione<br />
tradizionale, che definisce<br />
a priori cosa fare<br />
durante l’emergenza<br />
e prevede quali informazioni<br />
dare alle<br />
persone coinvolte,<br />
dovrebbe considerare<br />
un numero di scenari<br />
pari ai rischi (fig. 1)<br />
moltiplicati per il numero<br />
di aree che possono<br />
essere interessate<br />
e per il numero di differenti<br />
condizioni (notte, giorno, estate,<br />
inverno, condizioni meteo ecc.),<br />
che influiscono sulla distribuzione<br />
delle persone e la disponibilità<br />
di soccorritori. I relativi piani di<br />
evacuazione per quanto accurati,<br />
non potrebbero mai essere realistici<br />
quanto quelli valutati sulla<br />
situazione esistente nello scenario<br />
dell’emergenza.<br />
Come possono essere migliorati<br />
i piani di emergenza?<br />
I piani predisposti per gestire le<br />
emergenze a livello territoriale di<br />
solito sono concepiti per procedere<br />
in modo organizzato al dispiegamento<br />
delle risorse di soccorso<br />
e di protezione civile. In questo<br />
senso, quindi, rispondono a domande<br />
del tipo: dove si collocano<br />
i campi base? quali enti vanno<br />
convocati? chi deve coordinare a<br />
livello locale? dove si stabiliscono<br />
i centri di comando e controllo? e<br />
così via.<br />
In sostanza, la pianificazione è mirata<br />
a fornire il migliore soccorso<br />
attraverso la soluzione preventiva<br />
dei problemi che gli organi di<br />
soccorso affrontano al momento<br />
dell’evento. Questo approccio, che<br />
scaturisce dalle esperienze di gestione<br />
delle calamità, è indispensabile<br />
per la gestione dei soccorsi.<br />
L’aspetto speculare che il piano<br />
di emergenza può ora compren-<br />
dere è quello delle azioni che i<br />
cittadini devono fare (o non fare)<br />
per la loro sicurezza, soprattutto<br />
nell’immediatezza della situazione.<br />
In questo senso, l’uso di piattaforme<br />
tecnologiche chiamate<br />
DSS (dall’inglese Decision Support<br />
System, cioè sistemi di aiuto alle<br />
decisioni) può servire a indirizzare<br />
nell’immediato le informazioni di<br />
sicurezza alle persone esposte ai<br />
rischi.<br />
Nel paragrafo che segue si descrivono<br />
in sintesi alcuni aspetti dei<br />
DSS usati in ambito di sicurezza<br />
territoriale. Va evidenziato che un<br />
sistema di supporto alle decisioni,<br />
per quanto accurato, è utile solo<br />
se la politica di gestione dell’emergenza<br />
prevede che:<br />
- le autorità preposte alla gestione<br />
dell’emergenza integrino nei<br />
piani di emergenza gli elementi<br />
di valutazione della situazione<br />
in tempo reale (evoluzione di<br />
un incendio, propagazione di<br />
una nube tossica, allagamento<br />
ecc.) che i DSS forniscono;<br />
- i cittadini siano adeguatamente<br />
informati sulle maggiori capacità<br />
di gestione che la piattaforma<br />
consente e sui canali e le<br />
modalità di comunicazione in<br />
emergenza.<br />
Esistono già documenti che delineano<br />
una strategia coerente<br />
in cui integrare la pianificazione<br />
dell’emergenza tradizionale con<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 31
REPORT<br />
l’uso di sistemi di supporto alle<br />
decisioni, come ad esempio lo<br />
standard NFPA 1616 (Common<br />
Mass Evacuation and Sheltering) 3,<br />
che contempla l’uso delle tecnologie<br />
e chiede la valutazione del<br />
tempo di esodo per la redazione<br />
dei piani di emergenza.<br />
I DSS - Sistemi di supporto alle<br />
decisioni<br />
Un sistema di supporto alle decisioni<br />
è un sistema software “che<br />
permette di aumentare l’efficacia<br />
dell’analisi in quanto fornisce supporto<br />
a tutti coloro che devono<br />
prendere decisioni strategiche di<br />
fronte a problemi che non possono<br />
essere risolti con i modelli della<br />
ricerca operativa. La funzione<br />
principale di un DSS (dall’inglese<br />
decision support system) è quella di<br />
estrarre in poco tempo e in modo<br />
versatile le informazioni utili ai<br />
processi decisionali, provenienti<br />
da una rilevante quantità di dati”.<br />
I DSS sono usati nei settori dei<br />
servizi finanziari, del commercio,<br />
delle telecomunicazioni e della<br />
sanità con lo scopo di facilitare<br />
l’uso dei dati, fornire un ambiente<br />
interattivo, fornire supporto al<br />
processo decisionale e utilizzare in<br />
modo efficace modelli per l’analisi<br />
dei dati.<br />
Solo nel settore dell’emergenza<br />
il loro utilizzo si è fermato alla<br />
ricerca. Progetti in tale senso<br />
che hanno mostrato la fattibilità<br />
di soluzioni tecnologiche<br />
hanno riguardato anche l’Italia,<br />
come LIAISON (Location<br />
Based Services and Emergency<br />
Indoor Location Systems, EC-<br />
IST 2003), REACT (Control<br />
centres and emergency services<br />
interoperability, EC–IST 2005),<br />
SAVE-ME (Disaster mitigation<br />
and evacuation in transportation<br />
hubs, EC-SST 2008), IDIRA<br />
(Interoperability in large-scale<br />
multinational disaster, EC-SEC<br />
2010), AF3 (Advanced Forest Fire<br />
Fighting, EC-FP7-SEC-2013),<br />
TALED (Telecommunication, locAtion<br />
and reaL timE Detection Discussione<br />
of the environment, ESA-ARTES<br />
2017), IN-PREP (An INtegrated<br />
next generation PREParedness<br />
programme for improving<br />
effective inter-organisational<br />
response capacity in complex environments<br />
of disasters and causes<br />
of crises , EC-H2020- SEC-01-<br />
DRS-2016). In particolare, tali<br />
progetti hanno mostrato che i<br />
sistemi di supporto alle decisioni<br />
possono fornire in tempo reale lo<br />
stato degli eventi, e la simulazione<br />
di incendi boschivi, eventi meteorologici,<br />
onde di tsunami, inondazioni,<br />
e forniscono informazioni<br />
utilizzabili, insieme ai dati provenienti<br />
dai sensori, per prendere<br />
decisioni su cosa devono fare le<br />
persone esposte al rischio.<br />
Lo scopo del DSS è quindi includere<br />
nelle procedure di valutazione<br />
i dati in tempo reale e i risultati<br />
delle simulazioni, per migliorare<br />
in modo sostanziale la sicurezza<br />
delle persone e l’efficienza dei<br />
soccorsi. I principali strumenti<br />
utilizzabili sono:<br />
- sensoristica:<br />
- monitoraggio terrestre satellitare;<br />
- videosorveglianza (incendi<br />
boschivi, traffico, infrastrutture<br />
ecc.)<br />
- crowd sensing (posizione<br />
delle persone, eventi sismici,<br />
ecc.)<br />
- sensori specifici (sismici,<br />
idrografici, ecc.)<br />
- simulazione:<br />
- eventi atmosferici<br />
- alluvioni<br />
- incendi boschivi<br />
- onde tsunami<br />
- diffusione di agenti pericolosi<br />
in atmosfera<br />
- comunicazione in emergenza<br />
verso il pubblico:<br />
- televisione, radio<br />
- sms<br />
- reti sociali<br />
- internet<br />
Fino ad ora, valutare in modo oggettivo<br />
e con una approssimazione<br />
sufficiente i tempi necessari per<br />
mettere in salvo le persone in caso<br />
di eventi catastrofici ha costituito<br />
un ostacolo per la comunità internazionale<br />
che opera nel soccorso<br />
e nella protezione civile. Le principali<br />
criticità incontrate possono<br />
essere riassunte nei seguenti punti:<br />
• il costo e la complessità dei<br />
sistemi in grado di tenere sotto<br />
osservazione l’evoluzione<br />
dell’evento (dal momento in<br />
cui insorge per tutta la durata<br />
dell’emergenza, ad esempio,<br />
incendio boschivo, alluvione,<br />
rilascio di effluenti tossici in<br />
atmosfera), che hanno rallentato<br />
la richiesta di progettazione<br />
di sistemi integrati di<br />
supporto alle decisioni;<br />
• la capacità di valutare su una<br />
base oggettiva se il tempo di<br />
esodo è adeguato a mettere in<br />
salvo le persone. Quanto si fa<br />
normalmente nella sicurezza<br />
antincendio (il confronto<br />
tra il tempo disponibile per<br />
l’esodo e quello necessario<br />
per mettersi in salvo) solo ora<br />
inizia ad essere applicabile a<br />
scale più grandi. Il principale<br />
ostacolo è la disponibilità di<br />
applicativi di simulazione l’esodo<br />
a scala territoriale, partendo<br />
da dati aggiornati sulla<br />
posizione delle persone (ad<br />
esempio, le zone centrali delle<br />
città sono molto più affollate<br />
di giorno che di notte, le aree<br />
turistiche vedono il moltiplicarsi<br />
delle presenze nei mesi<br />
estivi, ecc.);<br />
• la difficoltà di usare canali di<br />
informazione che raggiungono<br />
tutta la popolazione.<br />
Il problema è più complesso<br />
dell’uso estemporaneo delle<br />
reti sociali. L’allarme dovrebbe<br />
raggiungere tutti i cittadini,<br />
indipendentemente dagli<br />
strumenti che utilizzano per<br />
32 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>
REPORT<br />
essere informati<br />
(tema che riguarda<br />
il digital<br />
divide presente<br />
in tutte le società).<br />
Anche in<br />
questo caso, pur<br />
tenendo conto<br />
che informare<br />
in tempo reale il<br />
cento per cento dei cittadini è<br />
un obiettivo non realistico, i<br />
sistemi ed i protocolli in grado<br />
di integrare i diversi mezzi<br />
di comunicazione (media)<br />
cominciano solo ora ad essere<br />
diffusi;<br />
• la mancanza di un protocollo<br />
unificato di scambio dati. I<br />
costi di realizzazione di una<br />
rete di sensori potrebbero essere<br />
notevolmente contenuti<br />
se il DSS potesse utilizzare<br />
dati provenienti da apparati<br />
presenti sul territorio. Il ruolo<br />
del protocollo di scambio<br />
dati è quello di consentire che<br />
sistemi diversi possano colloquiare<br />
senza modifiche per i<br />
sistemi stessi. Purtroppo, l’adesione<br />
a protocolli unificati<br />
(nel settore dell’emergenza il<br />
protocollo più usato è il CAP<br />
- Common Alerting Protocol)<br />
avviene solo su base consensuale.<br />
Conclusione<br />
La gestione dell’emergenza a scala<br />
territoriale può migliorare la sicurezza<br />
dei cittadini nelle grandi<br />
calamità avvalendosi in modo<br />
più sistematico delle tecnologie<br />
esistenti, e il coordinamento di<br />
sistemi e competenze che già esistono,<br />
ma che, per la mancata integrazione,<br />
non riescono ad essere<br />
utili quanto potrebbero. A nostro<br />
parere, vanno affrontati due ordini<br />
di problemi:<br />
- la necessità di sviluppare nuove<br />
professionalità in grado di<br />
progettare e gestire sistemi che<br />
coinvolgono discipline tanto<br />
diverse (la gestione dell’emergenza,<br />
le tecnologie dello<br />
scambio dati, la sensoristica, le<br />
comunicazioni e la valutazione<br />
del rischio);<br />
- la necessità, da parte delle organizzazioni<br />
di protezione civile<br />
e di soccorso, di concordare<br />
l’utilizzo di uno standard di<br />
scambio dati. Questo problema<br />
è fondamentale in quanto<br />
gli applicativi che mettono a<br />
disposizione le informazioni<br />
necessarie per gestire meglio<br />
le emergenze non possono<br />
essere usati in modo efficiente<br />
senza un flusso continuo ed in<br />
tempo reale dei dati tra i sistemi<br />
degli enti coinvolti.<br />
Di conseguenza, senza un protocollo<br />
unico, non è possibile<br />
ipotizzare la realizzazione di<br />
sistemi di gestione dell’emergenza<br />
adeguati alle aspettative<br />
di sicurezza dei cittadini.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Huang, B., Zheng, W., Yu, Z., & Liu, G. (2015). A successful<br />
case of emergency landslide response - the Sept. 2,<br />
2014, Shanshucao landslide, Three Gorges Reservoir, China.<br />
Geoenvironmental Disasters, 2(1), 18. http://doi.org/10.1186/<br />
s40677-015-0026-5<br />
Decision support system - Wikipedia. (n.d.). Retrieved October<br />
8, <strong>2018</strong>, from https://it.wikipedia.org/wiki/Decision_support_system<br />
NOTE DELLA REDAZIONE<br />
1 https://en.wikipedia.org/wiki/June_2017_Portugal_<br />
wildfires<br />
2 https://www.nytimes.com/2017/06/18/world/europe/<br />
portugal-pedrogao-grande-forest-fires.html<br />
3 La National Fire Protection Association è una organizzazione<br />
statunitense che, dalla protezione antincendio,<br />
nel corso degli anni ha ampliato la sfera di interesse ai<br />
settori della sicurezza territoriale<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Incendi; rischio; emergenza; territorio; dss; sensoristica;<br />
piattaforme<br />
ABSTRACT<br />
The problems to be overcome to deal with emergency situations<br />
in case of natural disasters can be many and, especially<br />
in recent years, require specific skills in various areas. In particular,<br />
in-depth knowledge of all those platforms that can<br />
support decisions to be taken in risk situations is increasingly<br />
necessary: the so-called DSS (Decision Support Tools). Let's<br />
see which are the limits of current emergency plans on a<br />
territorial scale, how they can be improved and the role of<br />
decision support tools.<br />
AUTORE<br />
Stefano Marsella<br />
stefano.marsella@gmail.com><br />
Marcello Marzoli<br />
marcello.marzoli@vigilfuoco.it<br />
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<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 33
REPORT<br />
"...IN ERRORE PERSEVERARE"<br />
di Attilio Selvini<br />
L’allora Presidente della Società<br />
Italiana di Fotogrammetria e<br />
Topografia (1995-1998) ritorna su<br />
un tema a lui molto caro: le riforme<br />
sulla professione di Geometra, il<br />
proliferarsi delle Laure Triennali<br />
per i Geometri e la vergognosa<br />
eliminazione della Commissione<br />
Geodetica della Repubblica Italiana,<br />
ritenuta “Ente inutile”.<br />
Ho scomodato Sant’<br />
Agostino, perché questo<br />
titolo mi sembra il più<br />
adatto per illustrare quanto sto<br />
per scrivere. Sant’Agostino d’Ippona<br />
nei suoi Sermones afferma:<br />
“Humanum fuit errare, diabolicum<br />
est per animositatem in<br />
errore manere” (cadere nell’errore<br />
è stato proprio dell’uomo, ma<br />
è diabolico insistere nell’errore<br />
per superbia). Ma già secoli prima,<br />
Cicerone (Filippiche) aveva<br />
ammonito: “Cuiusvis hominis est<br />
errare: nullius nisi insipientis, in<br />
errore perseverare” (è cosa comune<br />
l'errare; è solo dell'ignorante<br />
perseverare nell’errore). Mi si<br />
perdonino queste dotte citazioni:<br />
gli è che l’Italia di oggi persevera<br />
negli errori d’ogni genere, avendo<br />
dimenticato la saggezza degli<br />
Antichi Padri. E veniamo al “dunque”,<br />
anche se dell’argomento<br />
mi sono già occupato non poche<br />
volte: si vedano i riferimenti bibliografici.<br />
Da più parti nascono “lauree”<br />
triennali per geometri, tra la<br />
gioia di Collegi Provinciali, il<br />
sussiego di qualche Magnifico<br />
Rettore, l’esultanza e la soddisfazione<br />
di non pochi dirigenti<br />
scolastici, tutti in vario modo<br />
compartecipi della vicenda. Ma<br />
come e con quali programmi<br />
nascono queste cosiddette “lauree”?<br />
Mi piacerebbe sapere cosa<br />
ne pensa in proposito la “FIG”,<br />
Fédération Internationale des<br />
Géomètres o anche International<br />
Federation of Surveyors ed infine<br />
Internationale Vereinigung der<br />
Vermessungsingenieure,, così come<br />
appare nelle tre lingue ufficiali<br />
questa prestigiosa Associazione<br />
mondiale (che tali erano sino al<br />
1998: oggi vale solo il “globish”,<br />
per chi non lo sapesse, termine<br />
creato da Jean-Paul Nerrière proprio<br />
in quell’anno!). Infatti i<br />
programmi perseverano nella<br />
famigerata e solo italiana “polivalenza”<br />
del geometra più meno<br />
laureato, ignorando del tutto<br />
l’ambito di lavoro degli altri colleghi<br />
europei. Decisive sono a tal<br />
proposito le indicazioni in inglese<br />
ed in tedesco sopra riportate, non<br />
solo, ma anche la consistenza numerica<br />
dei “Geometri” francesi,<br />
inglesi e tedeschi, dell’ordine di<br />
alcune migliaia per ognuno di tali<br />
Paesi, nei confronti dei centomila<br />
iscritti ai Collegi Provinciali in<br />
Italia, sintomo sicuro di sostanziale<br />
differenza professionale, rivolta<br />
in prevalenza non alla “geometria”<br />
bensì alle costruzioni di vario genere,<br />
sino alla gestione condominiale<br />
ed alla compravendita degli<br />
immobili, cose più da ragionieri<br />
che da geometri.<br />
L’annuncio eclatante, quasi da<br />
marcia trionfale verdiana, è quello<br />
del 30 ottobre 2017: “Una convenzione<br />
tra il Collegio Provinciale<br />
dei Geometri e Geometri Laureati<br />
di Reggio Emilia, l’ITS per<br />
Geometri “Angelo Secchi” e l’Università<br />
di San Marino, consente<br />
agli studenti di Reggio Emilia la<br />
partecipazione al progetto didattico<br />
per il corso di laurea triennale<br />
in “Costruzioni e gestione del<br />
territorio”, pensato per i geometri<br />
e promosso in collaborazione<br />
con UNIMORE”. Afferma il<br />
Magnifico Rettore di UNIMORE<br />
(l’Università di Modena e Reggio<br />
Emilia) che “Per la prima volta<br />
nella sua storia il Geometra entra<br />
nel mondo accademico dalla porta<br />
principale, con profilo ed esami<br />
calibrati per questa figura professionale<br />
ed un percorso di studi che<br />
ne incrementano le conoscenze e le<br />
capacità. Ciò avrà, immediate e<br />
positive ricadute sia nella propria<br />
attività lavorativa, sia nel campo<br />
della ricerca. Il corso di laurea per<br />
la sua unicità costituisce una grande<br />
occasione di svolta, per gettare le<br />
basi della professione di domani”.<br />
Mi stupisce che il Magnifico dimentichi<br />
come i laureati triennali<br />
non possano accedere ai corsi per<br />
ricercatori e nemmeno possano<br />
svolgere le mansioni di addetti<br />
alle esercitazioni: a quello scopo<br />
sono stati istituiti i “dottorati di<br />
ricerca”, gli unici che dovrebbero<br />
dare diritto al titolo universale di<br />
“dottore”, tant’è che molti di loro<br />
si fregiano, per distinguersi, dell’americano<br />
“PhD”.<br />
Peccato poi che il programma<br />
per i nuovi geometri, sia fondato<br />
su “ … Topografia, Tecnologia<br />
e materiali delle Costruzioni,<br />
Pianificazione Territoriale e<br />
Urbanistica, Progettazione<br />
Architettonica e Strutturale, Estimo<br />
e Valutazioni Immobiliari, a cui<br />
34 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>
REPORT<br />
viene abbinata la multidisciplinarità<br />
di altre materie, che spaziano<br />
dal Diritto all’Economia includendo<br />
Chimica, Inglese, Calcolo,<br />
Informatica e altro ancora. Il titolo<br />
rilasciato è Dottore in Costruzioni<br />
e Gestione del Territorio valevole<br />
in Italia e nell’Unione Europea<br />
…..” Commento: una miscela<br />
assurda fra discipline tipiche di<br />
ingegneria civile e, architettura,<br />
prese dai vecchi diplomi universitari,<br />
con la menzogna del titolo di<br />
Dottore solo italico e per nulla di<br />
nulla riconosciuto nella Unione<br />
Europea, nella quale non valgono<br />
nemmeno i nostri dottorati quinquennali,<br />
così come ho scritto e<br />
ripetuto in vari articoli. Leggiamo<br />
con disappunto che il Presidente<br />
del Collegio Provinciale dei<br />
Geometri e Geometri Laureati<br />
di Reggio Emilia Francesco<br />
Spallanzani, soddisfatto per aver<br />
messo a punto l’importante sinergia,<br />
ha detto: “Il nostro obiettivo è<br />
un’alta formazione per una figura<br />
tecnica, da sempre al passo con i<br />
tempi. Un ruolo incline alla multidisciplinarietà,<br />
che risponde al<br />
generalizzato processo innovativo<br />
messo in atto dalla digitalizzazione<br />
nel mondo delle costruzioni<br />
e dell’ambiente, con importanti<br />
riflessi nell’economia delle nostre<br />
realtà”. E dalli con la solo italiana<br />
“multidisciplinarietà”: ma dove la<br />
si trova, in ambito FIG? Mi faccia<br />
il piacere!<br />
Dal centro al nord: leggiamo<br />
poi: “Gioca d’anticipo il Collegio<br />
provinciale dei geometri di Sondrio,<br />
che con la collaborazione dell’istituto<br />
d’istruzione superiore De Simoni-<br />
Quadrio e l’università degli studi<br />
della Repubblica di San Marino ha<br />
messo in cantiere a partire dall’anno<br />
accademico <strong>2018</strong>-2019 un corso<br />
di laurea professionalizzante in<br />
Costruzioni e gestione del territorio,<br />
titolo indispensabile dal 2020 - lo<br />
prevede la normativa europea –<br />
(ma chi lo ha mai detto? La normativa<br />
prevede i corsi triennali,<br />
non il loro contenuto!) per chi<br />
intende svolgere la professione di geometra<br />
e iscriversi all’albo professionale”.<br />
Per attirare nuovi geometri,<br />
si apprende poi che “ Non sono<br />
previsti test di ingresso per accedere<br />
al corso di laurea, il cui costo annuale<br />
è di 2.000 euro suddiviso in<br />
tre rate - la prima di 800 euro, le<br />
altre due di 600 -; c’è la possibilità<br />
di iscriversi part-time con riduzione<br />
delle tasse e prolungamento<br />
della durata del corso per chi sta<br />
lavorando. A presentare ieri il corso<br />
triennale sono intervenuti nella sede<br />
del Collegio di piazzale Bertacchi il<br />
presidente Giorgio Lanzini, il segretario<br />
Marco Tognolatti, il tesoriere<br />
Giuseppe Bertussi e il consigliere<br />
Michele Tempra, insieme ad Angela<br />
Fico e Anselmo Fontana, rispettivamente<br />
docenti dell’indirizzo<br />
Costruzione ambiente e territorio<br />
(Cat – ex-geometri) del De Simoni-<br />
Quadrio e del Saraceno-Romegialli<br />
di Morbegno”.<br />
E vediamo ora la struttura di<br />
questi corsi, dal punto di vista dei<br />
programmi. Ecco quanto ne dice<br />
la proposta di decreto.<br />
Didattica - Il Corso di laurea in<br />
Costruzioni e gestione del territorio<br />
rappresenta un percorso volto a<br />
formare professionisti in grado di<br />
operare in tre principali aree:<br />
edilizia, urbanistica e ambiente -<br />
dove il Geometra Laureato si<br />
caratterizza per la molteplicità<br />
di competenze acquisite, da<br />
mettere in campo in prestazioni<br />
quali la progettazione, direzione<br />
e contabilità dei lavori, oltre che<br />
i collaudi e il coordinamento<br />
della sicurezza in tutte le fasi interessate.<br />
Ciò si estende inoltre a<br />
servizi come l’amministrazione<br />
immobiliare e la certificazione<br />
energetica.<br />
estimo e attività peritale - dove il<br />
Geometra Laureato può mettere<br />
in pratica quanto appreso durante<br />
il percorso formativo per consulenze<br />
che vanno dalla valutazione<br />
del valore di mercato degli<br />
immobili, all’assistenza tecniconormativa,<br />
indispensabile sia per<br />
i privati cittadini in vertenze di<br />
tipo giudiziale e stragiudiziale,<br />
sia per le imprese aggiudicatarie<br />
di contratti di appalto pubblico o<br />
privato.<br />
geomatica e attività catastale -<br />
dove il Geometra Laureato<br />
applica le competenze acquisite<br />
eseguendo attività come il rilievo<br />
di fabbricati e la restituzione<br />
grafica di planimetrie, oltre al<br />
tracciamento di opere infrastrutturali<br />
quali, per esempio, tracciati<br />
stradali, idraulici e ferroviari.<br />
Non è chi non veda lo squilibrio<br />
esistente fra le attività nel settore<br />
costruttivo e quello topografico:<br />
ma dov’è finito il “geometra”?<br />
dove sta la misura della Terra?<br />
Nel solo “rilievo dei fabbricati” e<br />
nella “restituzione grafica di planimetrie”,<br />
cosa da disegnatori oggi<br />
peraltro fatta da AutoCad? Non<br />
è divenuto piuttosto un “perito<br />
edile” oppure se si vuole seguire la<br />
definizione attuale, un “ingegnere<br />
edile junior”?<br />
“Ma che bella bischerata!”, avrebbe<br />
detto da buon toscano Luigi<br />
Solaini, mio venerato Maestro, se<br />
non fosse scomparso prima della<br />
nascita di queste fregnacce, Che<br />
tali siano, ne è convinto un giornale<br />
serio, come “Il Foglio”, che<br />
scrive quanto segue, in un gustoso<br />
articolo dal titolo:<br />
“La laurea per geometri vale<br />
quanto lo stuzzicadenti di<br />
Tognazzi”<br />
a firma di Antonio Gurrado in<br />
data 14 febbraio <strong>2018</strong>; eccone<br />
l’intero testo.<br />
Dall’Università di San Marino la<br />
risposta perfetta a tutti quegli italiani<br />
che bramano il pezzo di carta.<br />
Ma che non vogliono studiare. La<br />
città di Lodi vanta di essere stata la<br />
prima a istituire la laurea triennale<br />
per geometri. A seguito di un accordo<br />
con l’Università di San Marino<br />
si può infatti frequentare un corso<br />
di studi che, conseguiti centottanta<br />
crediti formativi e superati venti<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 35
REPORT<br />
esami, consente di presentare una<br />
tesi e candidarsi al titolo di dottore<br />
in Costruzione, Ambiente e<br />
Territorio – certificando così di<br />
avere le stesse competenze dei diplomati<br />
nell’Istituto tecnico a indirizzo<br />
Costruzione, Ambiente e Territorio.<br />
Cioè, il diploma da geometri. I più<br />
“agé” ricorderanno quando Ugo<br />
Tognazzi interpretava un artigiano<br />
intento a levigare un tronco per<br />
ottenerne un unico e solo stuzzicadenti<br />
fatto a mano, pregiatissimo in<br />
quanto del tutto indistinguibile da<br />
uno stuzzicadenti industriale. Sono<br />
i frutti delle smanie per il pezzo di<br />
carta, che a parità di competenze<br />
fanno sembrare più affidabile un<br />
laureato rispetto a un diplomato,<br />
tendenza inarrestabile in una nazione<br />
in cui tutti vogliono essere<br />
dottori e pochi vogliono studiare.<br />
Ma è colpa anche dell’immancabile<br />
direttiva in tal senso, che per fare<br />
i geometri renderà obbligatoria la<br />
laurea a partire dal 2020, prolungando<br />
così la permanenza coatta<br />
sui banchi di persone che magari<br />
vorrebbero lavorare. È proprio come<br />
lo stuzzicadenti di Tognazzi: incrementare<br />
la fatica per ottenere lo<br />
stesso risultato di prima, però dicendo<br />
che vale di più. Senza nemmeno<br />
considerare il dilemma inestricabile<br />
di fronte a cui ci pone questa storia:<br />
o non valeva niente il diploma, o<br />
non varrà niente la laurea.”..<br />
Siamo ancora in tempo. Lo stravolgimento<br />
della professione di<br />
geometra, fenomeno solo e unicamente<br />
italiano, conta settant’anni<br />
di vita esatti: è infatti dal 1948<br />
che il numero dei diplomati cresce<br />
paurosamente, attratto dalla<br />
ricostruzione edilizia del Paese<br />
uscito sonoramente sconfitto dalla<br />
seconda guerra mondiale. Da<br />
Carlo V in poi il geometra si era<br />
solo e sempre occupato di misurare<br />
la Terra: si vedano i prodigiosi<br />
servizi forniti dai geometri per il<br />
Catasto di Carlo VI o Teresiano<br />
che dir si voglia.<br />
Il nuovo governo dice di voler<br />
tagliare tutte le cose inutili sin qui<br />
fatte e di sanare quelle malfatte.<br />
Suggeriamo due provvedimenti:<br />
Rivedere la proposta di legge sulla<br />
‘Laurea del Geometra’ che il 23<br />
marzo <strong>2018</strong>, è stata presentata,<br />
dalla Senatrice Simona Flavia<br />
Malpezzi, e che attende di essere<br />
assegnata alla commissione competente.<br />
Che se ne chieda il parere<br />
alla FIG e magari anche all’onorevole<br />
Antonio Tajani, presidente<br />
del Parlamento Europeo. Togliere<br />
il vergognoso titolo di “dottore”<br />
ai laureati triennali. Fa specie<br />
vedere, negli ospedali, graziose<br />
fanciulle col cartellino dottorale<br />
anche se medici non sono, ma<br />
semplicemente (pur brave) infermiere.<br />
Rivedere poi la vergognosa<br />
eliminazione della Commissione<br />
Geodetica della Repubblica<br />
Italiana, ritenuta “Ente inutile”,<br />
chiedendo anche qui il parere<br />
della Comunità Europea. Non è<br />
tanto, non costa nulla, ma incomincerebbe<br />
a cancellare alcune<br />
delle vergogne italiche.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
G. Bezoari, A. Selvini. Il diploma universitario per geometri:<br />
l'Italia si allinea all'Europa. Documenti, Roma, n.22/91.<br />
A. Selvini. Geometra: una professione antica svolta con nuovi<br />
strumenti ed una nuova formazione, Il Seprio, Varese, n. 2/2003<br />
A.Selvini. Qualche riflessione sulla formazione del geometra. Il<br />
Seprio, Varese, n. 2/2007.<br />
A.Selvini. Geometri o periti edili? Il Seprio, Varese, n. 4/2009.<br />
A.Selvini. Quando i geometri erano geometri. Il Seprio, Varese.<br />
N. 2/2014.<br />
A.Selvini. Quale futuro per il geometra italiano? Il Seprio, Varesae,<br />
n. 2/2016<br />
C.Monti, A. Selvini. Riflessioni su di un programma ministeriale<br />
, <strong>GEOmedia</strong>, Roma, n. 3/2013.<br />
A.Selvini. Quo usque tandem, <strong>GEOmedia</strong>, Roma, n. 4/2015<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Topografia; professione geometra; riforma<br />
ABSTRACT<br />
The ex-President of the Italian Society of Photogrammetry and<br />
Topography (1995-1998) returns to a subject really dear to<br />
him: the reforms on the profession of Surveyor, the proliferation<br />
of the Bachelors Degrees for Surveyors and the shameful<br />
elimination of the Geodesic Commission of the Italian Republic<br />
, deemed "useless institution".<br />
AUTORE<br />
Attilio Selvini<br />
attilio.selvini.polimi@gmail.com<br />
Presidente della Società Italiana di Fotogrammetria<br />
e Topografia, 1995-1998<br />
L’eccellenza dei dati geografici<br />
Toponomastica e numerazione civica<br />
A beneficio degli ambiti di utilizzo più maturi ed esigenti, per la gestione e per la pianificazione geografica e quotidiana<br />
delle reti e delle utenze, della grande e media distribuzione, della raccolta RSU, dei sistemi navigazionali e del car-sharing,<br />
per l’attività politica e per quella amministrativa. www.studiosit.it • info@studiosit.it<br />
36 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>
REPORT<br />
Soluzioni e Tecnologie<br />
Geospaziali per<br />
la Trasformazione<br />
Digitale<br />
www.esriitalia.it<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 37
REPORT<br />
Elaborazione di Piattaforma GIS sul<br />
fattore di Rischio alluvionale nel<br />
comprensorio del Comune di Sora (Fr)<br />
di Fabio Cuzzocrea, Stefano Lucidi<br />
Fig. 1 - Esempio di allerta rischio idrogeologico della Regione Lazio<br />
Esperienza congiunta<br />
tra il comando dei Vigili<br />
del Fuoco di Frosinone e<br />
l’Università degli<br />
Studi di Cassino<br />
Il supporto della cartografia digitale<br />
è oramai molto diffuso nella gestione<br />
delle informazioni ed il Corpo<br />
Nazionale dei Vigili del Fuoco, ormai<br />
da diversi anni, studia le possibili<br />
applicazioni di questa tecnologia alle<br />
attività di soccorso tecnico urgente.<br />
Questi strumenti informatici sono di<br />
notevole utilità nelle valutazioni del<br />
management in fase di allerta, allarme<br />
ed emergenza, favorendo la previsione<br />
e la valutazione degli scenari di danno<br />
da remoto. I sistemi consentono<br />
la lettura dei dati direttamente<br />
dalla cartografia digitale, dalla<br />
quale possono essere dedotte delle<br />
informazioni "nascoste", oltre a quelle<br />
già riportate in simboli nelle schermate<br />
iniziali. Inoltre, i sistemi consentono<br />
un facile confronto tra le informazioni<br />
riportate su diverse cartografie,<br />
leggibili direttamente insieme su<br />
uno stesso elaborato cartografico.<br />
Nell’articolo è illustrata l’esperienza<br />
del Comando VVF di Frosinone<br />
nello sviluppo di una piattaforma<br />
cartografica, nella quale sono stati<br />
simulati i diversi scenari di danno<br />
derivanti da un'ipotetica alluvione nel<br />
Comune di Sora.<br />
L’<br />
Italia è un paese frequentemente<br />
soggetto<br />
ad alluvioni, che provocano<br />
spesso vittime e danni ingenti.<br />
Gran parte del territorio<br />
nazionale è a rischio idrogelogico<br />
e tra le cause principali<br />
dell’aumento del rischio c’è<br />
l’antropizzazione e quindi la<br />
diffusa impermeabilizzazione<br />
del territorio.<br />
E’ possibile ridurre il danno<br />
causato da questi eventi attuando<br />
misure di tipo infrastrutturale,<br />
con interventi sia<br />
sul patrimonio sia sulle nuove<br />
strutture ed adottando dei<br />
sistemi di gestione delle emergenze<br />
integrati per il coordinamento<br />
delle attività svolte dai<br />
diversi Enti che, a vario titolo<br />
concorrono nel sistema nazionale<br />
di Protezione Civile quali<br />
i Vigili del Fuoco, i Comuni,<br />
le Autorità di Bacino, ecc.<br />
E’ del tutto evidente l’importanza<br />
nel predisporre un sistema<br />
di allertamento ed allarme<br />
all’insorgere degli eventi calamitosi<br />
ed i piani di gestione<br />
delle emergenze di tipo condiviso.<br />
In quest’ottica nel D.L. n.<br />
59 del 15.05.2012, convertito<br />
nella Legge n. 100 del<br />
12.07.2012, è stata prevista la<br />
redazione da parte degli Enti<br />
locali di piani di previsione<br />
e prevenzione dei rischi sulla<br />
base delle linee guida fornite<br />
dalla Dipartimento Nazionale<br />
della Protezione Civile.<br />
Ogni comune è, quindi, tenuto<br />
a stilare un Piano di Emergenza<br />
Comunale (P.E.C) in<br />
cui vengono riportati i fattori<br />
di rischio, le zone più esposte,<br />
l’organizzazione operativa, le<br />
funzioni di responsabilità e le<br />
altre informazioni che possono<br />
risultare utili nelle azioni di<br />
Protezione Civile.<br />
D’altra parte si è anche proceduto<br />
alla stesura di piani di<br />
previsione, con il coinvolgimento<br />
e la formazione degli<br />
Enti preposti quali sono, nel<br />
caso dei dissesti idrogeologici,<br />
i Distretti Idrografici.<br />
In tale direzione si è mosso<br />
anche il Comando Provinciale<br />
dei Vigili del Fuoco di Frosinone<br />
che ha recentemente<br />
elaborato una piattaforma GIS<br />
finalizzata alla simulazione<br />
di un evento alluvionale nel<br />
territorio del Comune di Sora,<br />
caratterizzato da un elevato<br />
fattore di rischio idraulico per<br />
la presenza del fiume Liri che<br />
attraversa un’ampia area nella<br />
quale si registra presenza di<br />
38 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>
REPORT<br />
popolazione e di insediamenti<br />
produttivi.<br />
Il lavoro è stato svolto congiuntamente<br />
tra il personale<br />
Vigile del Fuoco del Comando<br />
di Frosinone abilitato alle tecniche<br />
TAS (Topografia Applicata<br />
al Soccorso) ed il Dott.<br />
Andrea Moscone, studente<br />
della facoltà di Ingegneria<br />
dell’Università degli Studi di<br />
Cassino, che ha elaborato la<br />
tesi di laurea nell’ambito di un<br />
tirocinio effettuato presso lo<br />
stesso Comando.<br />
L’attività di tirocinio, svolta<br />
da diversi studenti della facoltà<br />
di Ingegneria, si sviluppa<br />
nell’ambito di una convenzione<br />
stipulata, ormai di alcuni<br />
anni, tra il Comando Vigili<br />
del Fuoco di Frosinone e l’Università<br />
degli Studi di Cassino.<br />
Scopo del lavoro è stato quello<br />
di organizzare, filtrare e sintetizzare<br />
su un’unica piattaforma<br />
le informazioni contenute nei<br />
piani di emergenza esistenti,<br />
per migliorare l’efficacia degli<br />
interventi di soccorso tecnico<br />
urgente.<br />
E’ stata svolta, dapprima,<br />
un’analisi della statistica degli<br />
interventi di soccorso caratteristici<br />
di un evento calamitoso<br />
di tipo alluvionale, necessaria<br />
per individuare i parametri da<br />
monitorare in fase di allerta,<br />
allarme ed emergenza.<br />
Queste informazioni sono<br />
molto utili per le figure deputate<br />
al coordinamento del<br />
soccorso (management dell’emergenza)<br />
nelle fasi di pianificazione<br />
e di gestione degli<br />
interventi, soprattutto al fine<br />
di ottimizzare i tempi di intervento.<br />
E’ stata creata una piattaforma<br />
GIS interattiva e dinamica,<br />
specifica per la simulazione<br />
dell’alluvione nel Comune di<br />
Sora, avente lo scopo di semplificare<br />
il lavoro di ricerca dei<br />
dati utili alla pianificazione di<br />
un intervento da parte dei Vigili<br />
del Fuoco.<br />
Fig. 2 - Aree a rischio alluvione del Comune di Sora<br />
Software utilizzato<br />
e metodologia<br />
Per la realizzazione della piattaforma<br />
GIS è stato utilizzato<br />
il software ArcGis, in particolare<br />
ArcMap, della società<br />
ESRI.<br />
Con l’uso di questa applicazione<br />
sono stati possibili:<br />
4l’archiviazione di geodati<br />
sono stati caricati database<br />
spaziali contenenti dataset<br />
che rappresentano le<br />
Fig. 3 - Maschera di interfaccia della piattaforma GIS<br />
informazioni relative agli<br />
elementi areali, lineari o<br />
puntuali. Si è anche avuta la<br />
necessità di creare una serie<br />
di database ex novo con relativi<br />
dataset<br />
4la geovisualizzazione<br />
attraverso i database costruiti<br />
si è generata una prima<br />
serie di cartografie tematiche<br />
complesse, organizzate<br />
in Layers, permettendo<br />
quindi la visualizzazione<br />
contemporanea di più sha-<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 39
REPORT<br />
Fig. 4 Layers del sistema GIS<br />
pefiles rendendo possibile<br />
l’editing e l’analisi dell’informazione<br />
geografica<br />
4il geoprocessing<br />
dai layer caricati/costruiti e<br />
in seguito visualizzati è stato<br />
possibile ricavare nuovi layers,<br />
e quindi nuovi datasets<br />
contenenti dati “elaborati”<br />
attraverso gli strumenti di<br />
geoprocessing<br />
Attraverso la piattaforma GIS<br />
sono state create tre cartografie<br />
tematiche relative agli altrettanti<br />
scenari di danno previsti<br />
dal Piano di Gestione delle<br />
Alluvioni.<br />
Questi scenari di rischio<br />
presentano tre diversi casi di<br />
inondazione a gravità crescente<br />
ed in particolare:<br />
4scenario A - si riferisce ad<br />
eventi abbastanza frequenti<br />
e ad un’area di inondazione<br />
limitata<br />
Fig. 5 - Esempio di modellazione<br />
3D delle aree di danno<br />
4scenario B - si riferisce ad<br />
eventi rari e ad un’area di<br />
inondazione mediamente<br />
estesa<br />
4scenario C - si riferisce ad<br />
eventi straordinari e ad<br />
un’area di inondazione massima<br />
Con la piattaforma GIS si è<br />
automatizzata la procedura di<br />
scelta della cartografia di riferimento.<br />
In particolare, inserendo nel<br />
sistema i dati relativi all’altezza<br />
di pioggia misurata nel bacino<br />
idrografico di riferimento con<br />
l’ausilio dei pluviometri, la<br />
variazione della misura della<br />
portata del fiume Liri nei<br />
diversi punti di misurazione<br />
resterà associata ad un solo<br />
scenario di danno.<br />
Dalla lettura delle cartografie<br />
digitali sarà possibile desumere<br />
le seguenti informazioni:<br />
4la stima della popolazione<br />
coinvolta<br />
4il numero di edifici civili<br />
coinvolti<br />
4la presenza di eventuali edifici<br />
strategici o sensibili<br />
4l’area e il perimetro dell’area<br />
inondata<br />
Produzione della mappa<br />
e valutazioni<br />
Il territorio analizzato è quello<br />
del Comune di Sora, appartenente<br />
al Distretto Idrografico<br />
dell’Appennino Meridionale<br />
zona del Bacino del Liri, appartenente<br />
alla XV comunità<br />
montana Valle del Liri.<br />
L’area presa in esame, che si<br />
estende per 72.12 km 2 ed<br />
ospita circa 26.247 abitanti,<br />
è frequentemente soggetta ad<br />
alluvioni ed è stata oggetto di<br />
attenti studi idraulici da parte<br />
dell’Autorità di Bacino.<br />
Il tratto da Sora ad Isola del<br />
fiume Liri rappresenta sicuramente<br />
una delle zone a<br />
maggior rischio idraulico del<br />
bacino.<br />
I fattori ed i dati presi alla base<br />
del sistema GIS sono stati:<br />
4i limiti delle aree di rischio<br />
e fasce inondabili, desunte<br />
dalla Mappa del Rischio nel<br />
Piano di Gestione delle Alluvioni<br />
4gli edifici e zone strategiche,<br />
desunti dalla P.E.C. del comune<br />
di Sora.<br />
4gli edifici, le infrastrutture<br />
di connessione e l’andamento<br />
del fiume, desunti dalla<br />
CTRN del comune di Sora<br />
4la stima della popolazione<br />
residente per zone comunali<br />
calcolata dai dati ISTAT<br />
Per quanto riguarda le fasce<br />
inondabili è stato necessario<br />
creare dei nuovi shapefiles con<br />
gli attributi; sono state poi<br />
caricate e georeferenziate le<br />
mappe del rischio e, attraverso<br />
lo strumento Draw, sono state<br />
ricavate le aree di esondazione<br />
del fiume.<br />
40 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>
REPORT<br />
I dati di input inseriti sono stati processati<br />
in ArcMap. I dati sulla popolazione, desunti<br />
dalla letteratura ISTAT e CTRN, sono stati<br />
incrociati con gli shapefiles delle fasce di inondazione<br />
per ottenere i dati relativi agli edifici<br />
ed alla popolazione ricadente all’interno delle<br />
zone di alluvione individuate.<br />
Le cartografie ottenute con questa operazione<br />
sono state caricate su dei layer distinti, sui<br />
quali sono riportati i dati caratteristici dello<br />
scenario di riferimento e le informazioni relative<br />
al numero di abitanti ed edifici coinvolti.<br />
Per ottenere altre informazioni utili all’attività<br />
di pianificazione e di soccorso, ai suddetti dati<br />
sono associati quelli relativi alla cartografia<br />
viaria per individuare la viabilità interrotta.<br />
Tutte le informazioni riportate sulla piattaforma<br />
sono caricate su dei layer che riportano<br />
informazioni omogenee (ad esempio layer<br />
“edifici”, layer “popolazione”, ecc.).<br />
I layer potranno essere letti singolarmente o<br />
sovrapposti ad altri per acquisire, in quest’ultimo<br />
caso, informazioni simultanee.<br />
Sono state, inoltre, mantenute, sempre su layers<br />
distinti, tutte le informazioni riportate sul<br />
Piano di Emergenza Comunale del Comune<br />
di Sora. La piattaforma GIS realizzata per il<br />
rischio idraulico del Comune di Sora è certamente<br />
uno strumento molto utile nella pianificazione<br />
e nella gestione delle emergenze di<br />
tipo alluvionale. E’ auspicabile detti strumenti<br />
siano realizzati e condivisi tra tutti i Comuni<br />
del territorio nazionale, estendendo i temi<br />
della piattaforma GIS ad altri fattori di rischio<br />
(sismico, incendi, ecc.) di interesse per chi<br />
opera nel sistema di Protezione Civile.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Rischio; GIS; emergenza; pianificazione; gestione; rischio idraulico;<br />
alluvione<br />
ABSTRACT<br />
The support of digital cartography is now very widespread in the management<br />
of information and the National Fire Brigade, now for several years, studies the<br />
possible applications of this technology to emergency technical rescue activities.<br />
These IT tools are very useful in management assessments during the alert, alarm<br />
and emergency phase, favoring the prediction and assessment of remote damage<br />
scenarios.<br />
The systems allow the reading of data directly from digital cartography, from<br />
which "hidden" information can be deduced, in addition to those already reported<br />
in symbols in the initial screens. Moreover, the systems allow an easy comparison<br />
between the information on different maps, which can be read directly<br />
together on the same map.<br />
The article illustrates the experience of the Frosinone VVF Command in the development<br />
of a cartographic platform, in which the different damage scenarios<br />
resulting from a hypothetical flood in the Municipality of Sora were simulated<br />
AUTORE<br />
Ing. Fabio Cuzzocrea<br />
fabio.cuzzocrea@vigilfuoco.it<br />
Comandante Provinciale Vigili del Fuoco di Frosinone<br />
Ing. Stefano Lucidi<br />
stefano.lucidi@vigilfuoco.it<br />
Funzionario Ruolo Direttivo presso il Comando Provinciale<br />
Vigili del Fuoco di Frosinone<br />
C’è vita nel nostro mondo.<br />
Realizzazione di infrastrutture<br />
dati territoriali (SDI) conformi a INSPIRE<br />
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<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 41
REPORT<br />
Aspetti di sicurezza nell'utilizzo dei<br />
sistemi di navigazione satellitare<br />
di Mauro Leonardi<br />
Fig. 1 - Esempi di spoofer disponibili in commercio<br />
(Di Fonzo 2014).<br />
I sistemi di navigazione satellitare<br />
sono sempre più utilizzati nel settore<br />
della geomatica (dal rilevamento, alla<br />
georeferenziazione, ai sistemi per la guida<br />
dei droni). Questa penetrazione nel mercato,<br />
però, non sempre ha tenuto conto dei relativi<br />
aspetti di sicurezza e delle conseguenti<br />
minacce per l’incolumità dell’uomo.<br />
Negli ultimi anni si è assistito<br />
ad una sempre<br />
maggiore penetrazione<br />
delle tecnologie satellitari (ed in<br />
particolare di navigazione) in<br />
tutti i campi della Geomatica.<br />
Questa penetrazione, iniziata già<br />
molti anni fa, ha avuto una forte<br />
accelerazione grazie alla sempre<br />
maggiore disponibilità sul mercato<br />
di tecnologie a basso costo ed alte<br />
prestazioni. Oggi, l’uso dei sistemi<br />
di navigazione satellitare avviene<br />
sia per via diretta (ad esempio nel<br />
rilevamento topografico) sia per via<br />
indiretta (per la georeferenziazione<br />
di altri strumenti di misura come i<br />
Laser Scanner, o come strumento<br />
di navigazione per i velivoli autonomi).<br />
In questo lavoro non ci si concentrerà<br />
sulle nuove opportunità<br />
aperte dai sistemi satellitari, o sulle<br />
loro prestazioni di misura, ma su<br />
un aspetto che spesso è trascurato:<br />
la gestione della sicurezza durante<br />
il loro utilizzo.<br />
E’ importante chiarire cosa si<br />
intenderà per sicurezza. Si parla<br />
di sicurezza ogni qualvolta ci si<br />
riferisce alla salvaguardia della vita<br />
umana. Sicurezza, però, vuol dire<br />
anche capacità di proteggere qualcosa<br />
o qualcuno. Nel primo caso<br />
si usa il termine inglese safety, nel<br />
secondo si usa il termine security.<br />
Questa distinzione diviene molto<br />
chiara se si risale all’origine delle<br />
due parole: safe viene dal latino<br />
Latino “salvum”, dalla stessa radice<br />
di “salus” che significa ‘salute’;<br />
secure, viene dal latino securum,<br />
‘tranquillo, senza preoccupazioni’.<br />
Comunemente si pensa alla security<br />
come un mezzo per raggiungere<br />
la safety: il sistema di sicurezza<br />
(security) costituisce una barriera<br />
a protezione dell’incolumità<br />
personale (safety). Nelle attuali<br />
applicazioni tecnologiche questa<br />
visione è riduttiva in quanto: (a)<br />
non necessariamente un sistema di<br />
sicurezza è a protezione della salute<br />
dell’uomo (si pensi ad esempio alla<br />
cyber-security, alla protezione dei<br />
dati sensibili ecc.); (b) la security<br />
non è condizione necessaria (ne<br />
sufficiente) a garantire l’incolumità<br />
dell’uomo (si pensi, ad esempio<br />
agli incidenti, ed ai malfunzionamenti).<br />
Nelle seguito, dopo un breve<br />
introduzione sull’evoluzione dei<br />
sistemi di navigazione satellitare<br />
(chiamati genericamente Global<br />
Navigation Satellite System -<br />
GNSS) e sulle tendenze di utilizzo<br />
future, saranno analizzati i relativi<br />
rischi di sicurezza ed alcune possibili<br />
contromisure.<br />
Evoluzione dei sistemi GNSS<br />
Il primo sistema di navigazione<br />
satellitare operativo fu il sistema<br />
Transit, era utilizzato dalla Marina<br />
Statunitense per avere informazioni<br />
precise sulla posizione dei suoi<br />
sottomarini e dei missili balistici.<br />
Il Transit ha fornito un servizio di<br />
navigazione continuo fin dal 1964<br />
e, successivamente, è stato reso disponibile<br />
anche per uso civile.<br />
Durante la guerra fredda, furono<br />
sviluppati i due sistemi più noti: il<br />
GPS (Stati Uniti) ed il GLONASS<br />
(Unione Sovietica). I due sistemi,<br />
con differenti soluzioni tecniche,<br />
sfruttano lo stesso principio di<br />
funzionamento per fornire la posizione:<br />
il ricevitore misura la propria<br />
distanza da almeno 4 satelliti<br />
(contemporaneamente visibili),<br />
ricavando poi la propria posizione<br />
come il punto di intersezione di<br />
sfere aventi come centro i satelliti e<br />
come raggio la distanza misurata.<br />
Questo principio è, di fatto, diventato<br />
lo standard di riferimento<br />
per la navigazione satellitare e,<br />
dato l’abbandono per lungo tempo<br />
del sistema GLONASS, il GPS è<br />
stato l’unico sistema utilizzato in<br />
occidente.<br />
Recentemente, la situazione è<br />
molto cambiata: oltre alla piena<br />
operatività (ritrovata nel 2012) del<br />
sistema GLONASS, nuovi sistemi<br />
di navigazione satellitare sono<br />
diventati operativi ed altri sono<br />
pianificati per il futuro. Si possono<br />
qui menzionare l’europeo Galileo,<br />
dichiarato in “Initial Operational<br />
Capability a dicembre 2016, ed il<br />
cinese Beidou, che con il lancio del<br />
12 Febbraio <strong>2018</strong> ha raggiunto un<br />
totale di 22 satelliti in orbita sui 35<br />
previsti. A questi sistemi di navigazione<br />
globale si affiancano i sistemi<br />
regionali (dove per regioni si intendono<br />
scale nazionali o continentali)<br />
di posizionamento autonomo<br />
(come il NAVIC indiano) o di supporto<br />
(per il miglioramento delle<br />
prestazioni dei sistemi esistenti,<br />
42 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>
REPORT<br />
Fig. 2 - Occupazione spettrale del segnale trasmesso da un<br />
jammer in grado di disturbare contemporaneamente le bande<br />
L2, L4 e L5 del GPS.<br />
come il WAAS americano o l’E-<br />
GNOS europeo) e, infine, sistemi<br />
locali o terrestri (ad.es. il GBAS, le<br />
reti DGPS, le reti RTK ecc.) per i<br />
più disparati utilizzi (dall’atterraggio<br />
di precisione, al monitoraggio<br />
dei movimento tettonici, al rilevamento<br />
topografico).<br />
Data questa forte evoluzione, le<br />
attuali prestazioni di accuratezza<br />
sulla misura di posizione variano<br />
dai pochi metro (utilizzando i soli<br />
sistemi di navigazione satellitare)<br />
fino ai centimetri (o sotto) con<br />
l’aiuto dei sistemi di supporto (stazioni<br />
differenziali, stazioni RTK,<br />
reti RTK ecc.) e lunghi tempi di<br />
osservazione. Essendo i sistemi<br />
GNSS interoperabili, l’utilizzo<br />
contemporaneo di più costellazioni<br />
(ricevitori multi-costellazione)<br />
ha consentito, infine, anche un<br />
aumento della continuità e della<br />
disponibilità dei servizi (Galati<br />
2009).<br />
Anche il lato utente (cioè il ricevitore<br />
da esso usato) ha subito un<br />
evoluzione con la produzione di<br />
ricevitori GNSS sempre più performanti<br />
ed a basso costo. La grande<br />
diffusioni di terminali mobili<br />
multimediali (smartphone) con<br />
ricevitori GNSS integrati, ha, inoltre,<br />
aperto la strada all’uso di questi<br />
device anche nelle applicazioni<br />
professionali in cui le performance<br />
di accuratezza richieste sono elevate.<br />
Ulteriore spinta in questa<br />
direzione sarà data dalla possibilità<br />
di accedere direttamente ai dati di<br />
misura GNSS negli smartphone di<br />
ultima generazione (da Android N<br />
in poi).<br />
La diffusione pervasiva di questi<br />
terminali cambia completamente<br />
l’approccio nell’uso dei sistemi<br />
GNSS per applicazioni professionali.<br />
Il paradigma di utilizzo, che<br />
prima era basato sull’utilizzo di<br />
tecnologie ad-hoc ed ottimizzate<br />
per la specifica funzione da svolgere,<br />
sarà sempre più basato su<br />
soluzioni con hardware distribuito<br />
(sempre più apparati comunicanti<br />
tra loro) e funzioni concentrate<br />
(sempre maggiore sovrapposizione<br />
delle funzioni di elaborazione, comunicazione<br />
e navigazione).<br />
Questa redistribuzione delle “competenze”<br />
produce molti vantaggi<br />
(abbattimento dei costi, prestazione<br />
di misura elevate, dati sempre<br />
disponibili, maggiore semplicità<br />
di utilizzo ecc.) ma non bisogna<br />
dimenticare che ogni volta che si<br />
introducono nuove tecnologie o<br />
nuovi servizi se ne devono considerare<br />
anche i limiti.<br />
In particolare, oggi, per la stragrande<br />
maggioranza delle applicazioni<br />
commerciali, i ricevitori GNSS<br />
non forniscono nessuna garanzia<br />
di servizio agli utenti e, per varie<br />
ragioni, le loro prestazioni di accuratezza<br />
(seppur normalmente<br />
molto elevate rispetto al passato) si<br />
possono degradare molto e molto<br />
rapidamente (ad esempio per condizioni<br />
di propagazione del segnale<br />
anomale o per malfunzionamenti<br />
nei satelliti). Inoltre, come ogni<br />
sistema basato sulle telecomunicazioni<br />
wireless, il servizio di localizzazione<br />
può essere negate o degradato<br />
intenzionalmente utilizzando<br />
degli appositi apparati di disturbo:<br />
solitamente si parla di Jamming<br />
come l’atto di disturbare volutamente<br />
le comunicazioni radio<br />
trasmettendo sulla stessa frequenza<br />
del segnale che si vuole disturbare,<br />
o di Spoofing quando si intende<br />
la trasmissione di falsi segnali,<br />
del tutto simili a quelli nominali,<br />
contenenti informazioni fuorvianti<br />
per ingannare il ricevitore d’utente<br />
(ad esempio facendogli credere di<br />
trovarsi in posto diverso da quello<br />
in cui realmente si trova).<br />
A questi limiti, va aggiunta un<br />
considerazione generale: è sempre<br />
più frequente, nei sistemi complessi,<br />
l’uso di metodi automatici o autonomi<br />
di decisione (comunemente<br />
noti come intelligenza artificiale).<br />
Questi metodi introducono un<br />
ulteriore strato di mediazione tra<br />
le misure GNSS e l’uomo, trasformandolo,<br />
di fatto, in una componente<br />
(a volte marginale) dell’intero<br />
sistema. L’utilizzatore finale, di<br />
conseguenza, non ha ne il pieno<br />
controllo, ne la piena conoscenza<br />
di quanto sta avvenendo.<br />
Sicurezza nelle applicazioni<br />
geomatiche<br />
I suddetti limiti influiscono direttamente<br />
sulla sicurezza (safety e security),<br />
infatti: (a) essendo lo scopo<br />
principale dei sistemi di navigazione<br />
il governo dei mezzi mobili<br />
(dalle automobili, alle persone, dagli<br />
aerei ai droni), se mal governati<br />
per malfunzionamento del sistema<br />
di localizzazione, essi possono arrecare<br />
danno all’uomo (incidenti)<br />
o ai sui beni (perdite economiche);<br />
(b) attraverso l’utilizzo dei GNSS<br />
si generano dati come, ad esempio,<br />
cartografie o rilievi topografici che,<br />
se errati possono essere dannosi;<br />
(c) può essere di interesse, per un<br />
soggetto terzo, provocare malfunzionamenti<br />
o impedire il corretto<br />
(o sicuro) svolgimento delle attività<br />
in cui è previsto l’uso di apparati<br />
GNSS; (d) non è nulla la probabilità<br />
di trovarsi in condizioni avverse<br />
(ad esempio per presenza di<br />
interferenze o malfunzionamenti)<br />
che degradano le prestazioni del<br />
sistemi in uso; (e) non è nulla la<br />
probabilità di essere in presenza<br />
di una degradazione intenzionale<br />
delle prestazioni non direttamente<br />
rivolta al nostro ricevitore ma ad<br />
altri nelle vicinanze.<br />
Molti dei casi esposti sono già accaduti<br />
in passato e se ne riportano<br />
qui alcuni esempi significativi.<br />
Molto diffuso (seppur illegale) è<br />
l’utilizzo di apparati di disturbo<br />
Fig. 3 - Esempio di disturbo attraverso spoofer. La traccia blue<br />
rappresenta la sequenza di posizioni (errate) calcolate da un ricevitore<br />
(in posizione fissa) in presenza di spoofer che invia falsi<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 43<br />
segnali di navigazione (Jones 2017).
REPORT<br />
per inibire il funzionamento del<br />
sistema di navigazione installato<br />
a bordo del proprio veicolo (normalmente<br />
per disturbare il sistema<br />
di controllo della flotta aziendale<br />
o per disturbare il sistema GNSS<br />
installato ai fini assicurativi).<br />
Qualche anno fa si è verificato il<br />
primo provvedimento sanzionatorio<br />
a riguardo: un uomo del New<br />
Jersey è stato scoperto ad utilizzare<br />
un jammer sul proprio mezzo per<br />
impedirne la localizzazione da<br />
parte della sua azienda. Passando<br />
regolarmente nelle vicinanze<br />
dell’aeroporto di Newark ha disturbato<br />
i test per l’installazione di<br />
un sistema di navigazione nell’aeroporto<br />
stesso e, una volta scoperto,<br />
è stato licenziato e multato per<br />
circa 32.000 dollari dalla Federal<br />
Communications Commission.<br />
Cambiando ambito di applicazione,<br />
nel 2013, un team di ricercatori<br />
statunitensi ha dimostrato che<br />
era possibile mandar fuori rotta<br />
uno yacht (del valore di 80 milioni<br />
di dollari) attraverso semplici dispositivi<br />
di spoofing (Jones 2017).<br />
La questione diventa importante<br />
quando queste pratiche diventano<br />
diffuse: nel luglio 2016 è salito<br />
alla ribalta delle cronache il gioco<br />
per smartphone Pokémon Go. Il<br />
gioco utilizza il GNSS del dispositivo<br />
mobile per individuare,<br />
catturare, combattere e addestrare<br />
i Pokémon, creature virtuali, (posizionate<br />
nel mondo reale) che appaiono<br />
sullo schermo del giocatore<br />
solo quando esso si trova nelle loro<br />
vicinanze. La difficoltà di trovarsi<br />
in luoghi specifici ha fatto nascere<br />
nei giocatori la voglia di trovare<br />
una soluzione più facile: ingannare<br />
il gioco facendogli credere di trovarsi<br />
nel posto giusto al momento<br />
giusto. Molti utenti hanno, quindi,<br />
installato nel proprio device<br />
applicazioni in grado di sostituire i<br />
dati di localizzazione con dati falsi<br />
(auto-spoofing). Pokemon-Go ha<br />
cosi contribuito a far conoscere<br />
al grande (e giovane) pubblico lo<br />
spoofing dei sistemi GNSS.<br />
Ultimo evento significativo: tra<br />
il 22 e il 24 giugno 2017, alcune<br />
navi nel Mar Nero hanno riportato<br />
anomalie nel calcolo della loro<br />
posizione, risultando posizionate<br />
all’interno di un aeroporto a chilometri<br />
di distanza. E’ abbastanza<br />
probabile che i segnali GPS di<br />
quella zona siano stati falsificati da<br />
un sistema di difesa anti-drone.<br />
Molti droni commerciali hanno,<br />
infatti, regole di geofencing che ne<br />
impediscono il volo su aeroporti e<br />
altre aree ristrette: facendo credere<br />
al drone di trovarsi sopra un aeroporto<br />
lo si costringe ad eseguire<br />
l’immediato atterraggio o il ritorno<br />
al punto di lancio (Jones 2017).<br />
Quanto esposto è possibile poiché,<br />
come menzionato precedentemente,<br />
la stragrande maggioranza dei<br />
ricevitori GNSS commerciali nel<br />
mondo si basa esclusivamente sui<br />
segnali non crittografati ed aperti<br />
a tutti. In più, la diffusione delle<br />
Software Defined Radio (SDR -<br />
Ricetrasmettitori programmabili a<br />
basso costo) ha aperto la strada allo<br />
“spoofing per tutti”. Equipaggiate<br />
con software di simulazione GPS<br />
(open source!) le SDR posso trasformarsi<br />
in ottimi spoofer.<br />
Considerando quanto esposto è<br />
chiaro che la sicurezza dovrebbe<br />
essere attentamente considerata<br />
anche nelle applicazioni di<br />
Geomatica, per fare alcuni esempi:<br />
4in caso di uso di droni per ogni<br />
tipo di rilevamento: il mancato<br />
controllo del drone a causa di un<br />
errore di posizione elevato o una<br />
negazione del servizio può comportare<br />
un danno per l’uomo;<br />
l’uso di disturbatori può consentirne<br />
la cattura, l’abbattimento o<br />
il furto;<br />
4errori di misura (diretti o indiretti)<br />
possono vanificare campagne<br />
di misura anche lunghe e<br />
costose;<br />
4utenti o fruitori non collaborativi<br />
possono cercare di impedire<br />
i rilievi attraverso la negazione<br />
dei servizio di localizzazione (ad<br />
esempio nei casi di censimenti,<br />
monitoraggio di abusi edilizi<br />
etc.);<br />
Fortunatamente molte tecniche di<br />
difesa sono già note e l’argomento<br />
è continuo oggetto di ricerca da<br />
anni in tutto il mondo.<br />
Normalmente possiamo utilizzare<br />
almeno tre contromisure per mitigare<br />
i rischi di sicurezza legati all’uso<br />
di un sistema di navigazione<br />
satellitare: l’integrità, la protezione e<br />
la consapevolezza.<br />
Integrità<br />
L’integrità è la capacità di fornire<br />
opportuni allarmi agli utenti<br />
quando il sistema di navigazione<br />
non sta funzionando in modo<br />
corretto o comunque non sta rispettando<br />
le specifiche richieste.<br />
E’, quindi, la capacità di rilevare<br />
degradazioni nella accuratezza<br />
oltre una determinata soglia e di<br />
segnalarlo entro un tempo definito.<br />
In questo modo l’utente, consapevole<br />
che il sistema è degradato<br />
nelle sue prestazioni, può smettere<br />
di utilizzarlo.<br />
Possono essere utilizzate varie tecniche<br />
per fornire questo servizio;<br />
tutte quante sfruttano la ridondanza<br />
delle informazioni (provenienti<br />
dal sistema stesso o da sistemi di<br />
localizzazione terzi) per scovare il<br />
malfunzionamento.<br />
Generalmente si distinguono le<br />
seguenti categorie di algoritmi di<br />
integrità:<br />
4AIM (Autonomous Integrity<br />
Monitoring) in cui l’utente confronta<br />
più sistemi di navigazione<br />
a suo disposizione per rilevare<br />
un anomalia nei dati di posizione;<br />
4RAIM (Receiver Autonomous<br />
Integrity Monitoring) in cui<br />
l’utente sfruttando la sovrabbondanza<br />
di satelliti di navigazione<br />
in visibilità riesce a rilevare la<br />
presenza di misure anomale;<br />
4Monitoring: i segnali provenienti<br />
dai satelliti del sistema di navigazione<br />
vengono monitorati da<br />
un rete di ricevitori a terra che<br />
verificano la loro “congruità” e<br />
se necessario lanciano un allarme.<br />
Per diffondere l’allarme può<br />
essere utilizzato un data-link di<br />
tipo terrestre o di tipo satellitare.<br />
Esistono vari esempi di servizi di<br />
integrità già operativi (solitamente<br />
44 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>
REPORT<br />
per applicazioni aeronautiche)<br />
come quelli forniti dai sistemi<br />
WAAS ed EGNOS precedentemente<br />
citati. Essi monitorano i<br />
segnali GNSS attraverso una rete<br />
di sensori a terra e diffondono su<br />
scala continentale informazioni di<br />
integrità utilizzando i satelliti geostazionari<br />
(EGNOS, ad esempio,<br />
è in grado di fornire un allarme<br />
entro 6 secondi se si verifica una<br />
degradazione dell’accuratezza superiore<br />
ai 40-50 metri).<br />
Con sistemi di tipo locale si ottengono<br />
prestazioni migliori sia<br />
per quanto riguarda il tempo di<br />
allarme che il livello di protezione<br />
(soglia di accuratezza oltre la<br />
quale esso scatta). Sempre nel<br />
settore aeronautico, sono stati<br />
introdotti e si stanno sviluppando<br />
i sistemi GBAS (Ground Based<br />
Augmentation System) pensati per<br />
essere installati presso gli aeroporti<br />
e consentire alcuni tipi di atterraggi<br />
strumentali (tipicamente con<br />
tempi di allarme inferiori al secondo<br />
e livelli di protezione sotto ai<br />
10 metri).<br />
Infine le tecniche RAIM e AIM<br />
sono già ampiamente utilizzate per<br />
la navigazione aerea in rotta senza<br />
l’ausilio di infrastrutture terrestri<br />
(Galati 2009).<br />
Molte altre tecniche sono allo studio,<br />
ad es. per sfruttare la presenza<br />
di multi-costellazioni (Gargiulo<br />
2010)(Viola 2012), e tutte, così<br />
come sono o con alcune modifiche,<br />
potrebbero essere introdotte<br />
anche nelle applicazioni di geomatica.<br />
Protezione<br />
Seppur la funzione di l’integrità<br />
consente di rilevare un malfunzionamento,<br />
da sola non è sufficiente.<br />
La presenza di un disturbo intenzionale,<br />
ad esempio, può, a volte,<br />
essere difficile da rivelare e comunque<br />
inibirebbe localmente l’uso<br />
del sistema. Lo Spoofing, inoltre,<br />
generando segnali del tutto analoghi<br />
a quelli dei satelliti, potrebbe<br />
essere completamente trasparente<br />
ai sistemi di integrità.<br />
Il ricevitore di navigazione satellitare<br />
deve essere quindi protetto da<br />
questi attacchi. Questo problema<br />
è noto fin dall’origine dei sistemi<br />
di navigazione satellitare ed infatti<br />
tutti i sistemi oggi operativi, oltre<br />
ai segnali per uso civile (e liberamente<br />
fruibile), trasmettono anche<br />
segnali ad accesso controllato, tipicamente<br />
ad uso militare, che grazie<br />
all’impiego di tecniche di crittografiche<br />
e di autenticazione sono<br />
robusti rispetto ai disturbi. Caso<br />
particolare è il sistema Galileo che<br />
prevede queste peculiarità anche<br />
per gli utenti civili (con il futuro<br />
servizio denominato Safety of Life)<br />
(Galati 2009): sarà pertanto possibile<br />
proteggersi selezionando accuratamente<br />
il servizio di navigazione<br />
più adatto alle esigenze.<br />
Anche nel caso non sia possibile<br />
utilizzare i segnali e i servizi appositamente<br />
concepiti per essere<br />
immuni ai disturbi, sono comunque<br />
disponibili delle tecniche di<br />
mitigazione. Sono note, e oggetto<br />
di ricerca, tecniche in grado di<br />
rivelare la presenza di un segnali<br />
interferenti e mitigarne gli effetti<br />
attraverso introduzione di algoritmi<br />
avanzati di Signal Processing<br />
direttamente nel ricevitore d’utente<br />
o sfruttando antenne adattative<br />
(Lo presti 2006)(Di Fonzo 2014).<br />
Consapevolezza<br />
Può sembrar banale, ma il primo<br />
passo per gestire un rischio è sempre<br />
la consapevolezza della sua<br />
esistenza e delle sue potenzialità.<br />
Introdurre la cultura della sicurezza<br />
nell’uso di apparati di navigazione<br />
satellitare anche in settori<br />
applicativi in cui non si ci si occupa<br />
direttamente del trasporto delle<br />
persone è un passo fondamentale.<br />
Fortunatamente la cultura della<br />
sicurezza è già ben presente in vasti<br />
settori della geomatica (si pensi alle<br />
norme di sicurezza nei cantieri);<br />
essa dovrebbe essere estesa anche ai<br />
nuovi strumenti basati sui GNSS.<br />
Conoscere i limiti dei propri strumenti<br />
(seppur considerati solo apparati<br />
di misura) consente già una<br />
mitigazione del rischio.<br />
Fondamentale è, quindi, incrementare<br />
le competenze di navigazione<br />
satellitare degli operatori del<br />
settore attraverso una formazione<br />
permanente. Sarà necessario, infine,<br />
sviluppare nuovi modelli e<br />
piani di sicurezza che tengano presente<br />
le specificità di questi sistemi<br />
tecnologici.<br />
Conclusioni<br />
In conclusione, seppur oggi la<br />
cultura e la gestione della sicurezza<br />
dei sistemi di navigazione satellitare<br />
non è al primo posto nei<br />
pensieri del professionista, lo potrà<br />
diventerà ben presto, così come già<br />
dimostrato in altri settori delle telecomunicazioni<br />
(si pensi ad esempio<br />
alla cyber security nelle reti<br />
di telecomunicazioni). Bisognerà,<br />
allora, farsi trovare pronti avendo<br />
ben presente i limiti dei sistemi<br />
GNSS, conoscendo le possibilità<br />
messe a disposizione dagli odierni<br />
(e futuri) sistemi di navigazione e,<br />
quando necessario, sviluppando<br />
nuove tecniche di integrità e protezione.<br />
ABSTRACT<br />
G. Galati, M. Leonardi (2009) SISTEMI DI RILEVAMENTO E<br />
NAVIGAZIONE, TexMat Libreria Universitaria<br />
M. Jones (2017) Spoofing in the Black Sea: What really happened?<br />
gpsworld.com, http://gpsworld.com/spoofing-in-the-black-seawhat-really-happened/<br />
G. Gargiulo, M. Leonardi,M. Zanzi, G. Varacalli (2010) Integrity<br />
and protection level computation for vehicular applications Proceedings<br />
of 16th Ka and broadband communications navigation<br />
and earth observation conference, Pages:2968 – 2977<br />
S. Viola, M. Mascolo, P. Madonna, L. Sfarzo, M. Leonardi (2012)<br />
Design and Implementation of a Single-Frequency L1 Multiconstellation<br />
GPS/EGNOS/GLONASS SDR Receiver with NIORAIM<br />
FDE Integrity, Proceedings of the 25th International Technical<br />
Meeting of The Satellite Division of the Institute of Navigation<br />
(ION GNSS 2012)<br />
L. Lo Presti, B. Motella, M. Leonardi (2006) A Technique of Interference<br />
Monitoring in GNSS Applications, Based on ACF and<br />
Prony Methods, Proceedings of the 19th International Technical<br />
Meeting of the Satellite Division of The Institute of Navigation<br />
(ION GNSS 2006)<br />
A. Di Fonzo, M. Leonardi; G. Galati, P. Madonna, L. Sfarzo (2014)<br />
Software-Defined-Radio techniques against jammers for in car<br />
GNSS navigation, IEEE International Workshop on Metrology for<br />
Aerospace 2014<br />
PAROLE CHIAVE<br />
GNSS; sicurezza; geomatica<br />
ABSTRACT<br />
Satellite navigation systems are more and more used in geomatics.<br />
This penetration has not always taken into account<br />
the relative safety and security aspects and the consequent<br />
threats to the humans. This work focuses on these aspects<br />
that are often overlooked in geomatics. After a brief introduction<br />
on the evolution of satellite navigation systems and<br />
on future trends, the related safety and security risks are analyzed<br />
and possible countermeasures (Integrity, Awareness,<br />
and Protection) are discussed.<br />
AUTORE<br />
Mauro Leonardi<br />
mauro.leonardi@uniroma2.it<br />
Dipartimento di Ingegneria Elettronica<br />
Università di Roma<br />
<strong>GEOmedia</strong><br />
Tor Vergata.<br />
n°5-<strong>2018</strong> 45
AGENDA<br />
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Rotterdam (The Netherlands)<br />
www.geoforall.it/ku4r6<br />
16-17 Gennaio 2019<br />
Museum Connections<br />
Paris (France)<br />
www.museumconnections.com<br />
20 - 22 Febbraio 2019<br />
FOSS4G-IT 2019<br />
Padova (Italia)<br />
www.geoforall.it/kur8a<br />
2 - 4 Aprile 2019<br />
Geospatial World Forum<br />
Amsterdam (The Netherlands)<br />
www.geoforall.it/kuqk8<br />
4 - 5 Aprile 2019<br />
Dronitaly<br />
Milano (Italia)<br />
www.dronitaly.it<br />
10-11 Aprile 2019<br />
Conferenza Esri Italia<br />
Roma (Italia)<br />
www.geoforall.it/k8c<br />
3 - 5 Maggio 2019<br />
GISTAM 2019<br />
Heraklion (Grecia)<br />
www.geoforall.it/kuf9x<br />
21 - 22 Maggio 2019<br />
GEO Business 2019<br />
Londra (UK)<br />
www.geoforall.it/kuf93<br />
22-24 Febbraio 2019<br />
Tourisma<br />
Firenze<br />
www.tourisma.it<br />
1-5 Settembre 2019<br />
27th international CIPA<br />
symposium<br />
Avila (Spagna)<br />
http://www.cipa2019.org<br />
6 - 8 Febbraio 2019<br />
11th EARSeL SIG IS<br />
Workshop<br />
Brno (Czech Republic)<br />
www.geoforall.it/k8cqr<br />
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