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GEOmedia_5_2018

La prima rivista italiana di geomatica.

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Rivista bimestrale - anno XXII - Numero 5/<strong>2018</strong> - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma<br />

TERRITORIO CARTOGRAFIA<br />

GIS<br />

CATASTO<br />

3D<br />

INFORMAZIONE GEOGRAFICA<br />

FOTOGRAMMETRIA<br />

URBANISTICA<br />

GNSS<br />

BIM<br />

RILIEVO TOPOGRAFIA<br />

CAD<br />

REMOTE SENSING SPAZIO<br />

EDILIZIA<br />

WEBGIS<br />

UAV<br />

SMART CITY<br />

AMBIENTE<br />

NETWORKS<br />

LiDAR<br />

BENI CULTURALI<br />

LBS<br />

Sett/Ott <strong>2018</strong> anno XXII N°5<br />

La prima rivista italiana di geomatica e geografia intelligente<br />

Tecnologie Geospaziali per la<br />

lotta agli Incendi Boschivi<br />

ANALISI SATELLITARE<br />

DELL’INCENDIO DEL<br />

VESUVIO LUGLIO 2017<br />

SUPPORTO ALLE DECISIONI<br />

PER LA SICUREZZA A SCALA<br />

TERRITORIALE<br />

QUESTIONI SULLA<br />

SICUREZZA DEI<br />

SISTEMI GNSS


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Tutto in un unico software<br />

X-PAD Ultimate è un software modulare, facile da<br />

usare per lavori topografici e del cantiere, come rilievi,<br />

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batimetria e GIS.<br />

Il software è disponibile sulla piattaforma Android e<br />

porta le migliori tecnologie direttamente in campo<br />

nella tua mano: una completa visualizzazione 3D ed<br />

un sistema CAD per visualizzare e modificare i disegni,<br />

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campo della topografia ed una dedicata alle imprese di<br />

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©<strong>2018</strong> Hexagon AB and/or its subsidiaries<br />

and affiliates. All rights reserved.<br />

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Quintilioni di dati nel mondo del geospatial<br />

L'industria mondiale del geospatial continua a crescere e non ci sono segni al momento di una<br />

probabile recessione. Contemporaneamente cresce la quantità di dati che produciamo ogni giorno,<br />

raggiungendo numeri sbalorditivi.<br />

Ci sono 2,5 quintilioni di byte di dati creati ogni giorno, ma questo numero è destinato a crescere<br />

con l'Internet of Things (IoT). Bernard Marr su Forbes, poco tempo fa diceva che solo negli ultimi<br />

due anni è stato generato il 90% dei dati nel mondo. E i quintilioni nel gergo di Forbes dovrebbero<br />

corrispondere a 10 elevato alla 30a potenza e non alla 18a potenza, come invece si usa in Italia<br />

definendo un quintilione uguale a miliardo di miliardi. Un numero talmente grande che si stenta<br />

anche a definire in modo univoco.<br />

Oltre 3,7 miliardi di esseri umani utilizzano Internet con un tasso di crescita annuo del 7,5%. In<br />

tutto il mondo ci sono 5 miliardi di ricerche al giorno. In media, Google elabora più di 40.000<br />

ricerche ogni secondo (3,5 miliardi di ricerche al giorno). Mentre il 77% delle ricerche sono<br />

condotte su Google, sarebbe trascurato non ricordare che anche altri motori di ricerca stanno<br />

contribuendo alla nostra generazione quotidiana di dati.<br />

Per non parlare dei social, tra i quali non possiamo non notare l’impressionante crescita di<br />

Instagram di proprietà ora del grande social network Facebook (2 miliardi di utenti attivi) che ha<br />

superato i 600 milioni di utenti attivi, definiti Instagrammers, 400 milioni di persone che ogni<br />

giorno condividono su Instagram 95 milioni di foto e video.<br />

L'Internet of Things con i suoi dispositivi "intelligenti" connessi, sta esplodendo passando da 2<br />

miliardi di dispositivi nel 2006 a 200 miliardi previsti entro il 2020.<br />

Tutto il flusso dei dati è relazionato al “dove”, in un modo approssimato o preciso in funzione della<br />

situazione governata dal geospatial. Un mondo i cui attori hanno business evoluti, come abbiamo<br />

visto nell'ultima fiera INTERGEO che ha raggruppato oltre 20.000 partecipanti provenienti da<br />

oltre 100 paesi del mondo, o come ha dimostrato recentemente a Las Vegas la Trimble Dimensions<br />

<strong>2018</strong> User Conference, che con un evento di tre giorni ha riunito oltre 4.400 partecipanti. Oltre<br />

18.000 persone hanno partecipato alla recente Esri User Conference negli USA con il motto diffuso<br />

“Science of Where”.<br />

La richiesta di mappe dettagliate, aggiornate e tridimensionali di città, strade e grandi strutture è in<br />

costante crescita. Questa domanda è anche alimentata dalla continua diminuzione esponenziale del<br />

costo della raccolta di nuvole di punti raccolte da sistemi di mappatura mobile, solitamente montati<br />

su un'automobile, un furgone o altro veicolo che può viaggiare alla normale velocità del traffico<br />

su strade e autostrade. Inoltre la continua miniaturizzazione di sensori ed elettronica connessa sta<br />

portando alla costruzione di scanner laser che sono abbastanza leggeri da essere montati su sistemi<br />

aerei senza equipaggio, ma anche su zaini o aste tenute in mano per catturare stanze, corridoi e<br />

molti altri spazi interni o esterni.<br />

Oggi il rilievo, con l'acquisizione di nuvole di punti, non è più un dominio esclusivo degli<br />

specialisti della geomatica. La chiave di questa evoluzione è nei sensori affidabili e facili da usare,<br />

accompagnati da software sempre più intelligenti. Di conseguenza il ruolo dello specialista<br />

geomatico si sta spostando da operatore a consulente e sviluppatore di software.<br />

Lo spettro delle conoscenze riguarda la comprensione del nocciolo dei dati geospaziali, la loro<br />

fusione con altri dati e le esigenze di archiviazione delle grandi moli di dati.<br />

Una corretta analisi di questi dati, può servire certamente a direzionare flussi commerciali,<br />

rispondere ad esigenze della popolazione, indirizzare la necessaria pianificazione del territorio, oltre<br />

che a rispondere alla primaria esigenza di analisi per la prevenzione e la difesa della popolazione<br />

dagli eventi catastrofici.<br />

Buona lettura,<br />

Renzo Carlucci


In questo<br />

numero...<br />

FOCUS<br />

REPORT<br />

LE RUBRICHE<br />

Tecnologie<br />

geospaziali per<br />

l’ottimizzazione della<br />

DISTRIBUZIONE di<br />

risorse (squadre a terra<br />

e Dos) per la lotta agli<br />

incendi boschivi nella<br />

rete delle sedi del<br />

Corpo Nazionale dei<br />

Vigili del Fuoco<br />

di Michele Fasolo<br />

6<br />

46 AGENDA<br />

Nello sfondo vediamo Città<br />

del Messico ripresa dalla<br />

missione Sentinel-1 del<br />

programma europeo Copernicus.<br />

Questa capitale<br />

intensamente popolata e di<br />

grandi dimensioni si può riconoscere<br />

nella parte in alto a<br />

destra dell’immagine. Ospita<br />

quasi 9 milioni di abitanti,<br />

con l’area metropolitana circostante<br />

- chiamata Greater<br />

Mexico City - in cui si registra<br />

una popolazione di oltre 21<br />

milioni di individui. Questa<br />

circostanza la rende la città di<br />

lingua ispanica più grande al<br />

mondo. (Credits ESA)<br />

16<br />

Studio<br />

comparativo tra<br />

lo stato dei luoghi<br />

prima e dopo<br />

l’incendio del<br />

Vesuvio tramite<br />

analisi satellitare<br />

di Massimiliano Moraca,<br />

Antonio Pepe<br />

In copertina, la mappa di<br />

valutazione dei danni "damage<br />

grade assesment" nell'area del<br />

Vesuvio derivata da immagini<br />

satellitare GeoEye Pre-event<br />

image: GeoEye © Digital Globe,<br />

Inc. (2016) (26/04/2016 at 10:01,<br />

GSD 0.5 m, 21.8° off-nadir angle)<br />

fornita in COPERNICUS by the<br />

European Union and ESA.<br />

Post-event image: WorldView-2<br />

© Digital Globe, Inc. (2017)<br />

(16/07/2017 at 09:49, GSD 0.5<br />

m, 26.6° off-nadir angle) fornita in<br />

COPERNICUS by the European<br />

Union and ESA.<br />

30<br />

Sicurezza a scala<br />

territoriale: il ruolo<br />

degli strumenti<br />

di supporto alle<br />

decisioni<br />

di Stefano Marsella,<br />

Marcello Marzoli<br />

geomediaonline.it<br />

<strong>GEOmedia</strong>, bimestrale, è la prima rivista italiana di geomatica.<br />

Da 20 anni pubblica argomenti collegati alle tecnologie dei<br />

processi di acquisizione, analisi e interpretazione dei dati,<br />

in particolare strumentali, relativi alla superficie terrestre.<br />

In questo settore <strong>GEOmedia</strong> affronta temi culturali e tecnologici<br />

per l’operatività degli addetti ai settori dei sistemi informativi<br />

geografici e del catasto, della fotogrammetria e cartografia,<br />

della geodesia e topografia, del telerilevamento aereo e<br />

spaziale, con un approccio tecnico-scientifico e divulgativo.


INSERZIONISTI<br />

34 "...IN ERRORE<br />

PERSEVERARE"<br />

di Attilio Selvini<br />

aerRobotix 26<br />

Epsilon 41<br />

Esri Italia 37<br />

Geogrà 29<br />

3DTarget 27<br />

Geomax 2<br />

GIS3W 33<br />

Gter 24<br />

Planetek Italia 15<br />

Elaborazione di<br />

Piattaforma GIS<br />

sul fattore di<br />

Rischio alluvionale<br />

nel comprensorio<br />

del Comune di<br />

Sora (Fr)<br />

di Fabio Cuzzocrea,<br />

38<br />

Stonex 47<br />

Studio SIT 36<br />

Teorema 46<br />

Topcon 48<br />

Stefano Lucidi<br />

42<br />

Aspetti di sicurezza<br />

nell'utilizzo dei<br />

sistemi di navigazione<br />

satellitare<br />

di Mauro Leonardi<br />

28<br />

L'aerofototeca<br />

nazionale racconta…<br />

la telefotografia,<br />

prima della Grande<br />

Guerra<br />

di Elizabeth J. Shepherd<br />

ERRATA CORRIGE<br />

Nel numero precedente <strong>GEOmedia</strong> 4 <strong>2018</strong> a pag. 5 nel sommario invece<br />

di "Giovanni Nicolai” si legga “Francesca Pompilio” come autore nella<br />

rubrica l'aerofototeca nazionale racconta...<br />

una pubblicazione<br />

Science & Technology Communication<br />

Direttore<br />

RENZO CARLUCCI, direttore@rivistageomedia.it<br />

Comitato editoriale<br />

Vyron Antoniou, Fabrizio Bernardini, Mario Caporale,<br />

Luigi Colombo, Mattia Crespi, Luigi Di Prinzio, Michele<br />

Dussi, Michele Fasolo, Marco Lisi, Flavio Lupia, Luigi<br />

Mundula, Beniamino Murgante, Aldo Riggio, Mauro<br />

Salvemini, Domenico Santarsiero, Attilio Selvini,<br />

Donato Tufillaro<br />

Direttore Responsabile<br />

FULVIO BERNARDINI, fbernardini@rivistageomedia.it<br />

Redazione<br />

VALERIO CARLUCCI, GIANLUCA PITITTO,<br />

redazione@rivistageomedia.it<br />

Diffusione e Amministrazione<br />

TATIANA IASILLO, diffusione@rivistageomedia.it<br />

Comunicazione e marketing<br />

ALFONSO QUAGLIONE, marketing@rivistageomedia.it<br />

Progetto grafico e impaginazione<br />

DANIELE CARLUCCI, dcarlucci@rivistageomedia.it<br />

MediaGEO soc. coop.<br />

Via Palestro, 95 00185 Roma<br />

Tel. 06.64871209 - Fax. 06.62209510<br />

info@rivistageomedia.it<br />

ISSN 1128-8132<br />

Reg. Trib. di Roma N° 243/2003 del 14.05.03<br />

Stampa: SPADAMEDIA srl<br />

VIA DEL LAVORO 31, 00043 CIAMPINO (ROMA)<br />

Editore: mediaGEO soc. coop.<br />

Condizioni di abbonamento<br />

La quota annuale di abbonamento alla rivista Science è di € & 45,00. Technology Communication<br />

Il prezzo di ciascun fascicolo compreso nell’abbonamento è di € 9,00. Il prezzo di<br />

ciascun fascicolo arretrato è di € 12,00. I prezzi indicati si intendono Iva inclusa.<br />

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revoca, da comunicarsi in forma scritta entro il trimestre seguente alla scadenza<br />

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dell’abbonamento a nessun effetto. I fascicoli non pervenuti possono essere<br />

richiesti dall’abbonato non oltre 20 giorni dopo la ricezione del numero successivo.<br />

Gli articoli firmati impegnano solo la responsabilità dell’autore. È vietata la<br />

riproduzione anche parziale del contenuto di questo numero della Rivista in<br />

qualsiasi forma e con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico, ivi inclusi i<br />

sistemi di archiviazione e prelievo dati, senza il consenso scritto dell’editore.<br />

Rivista fondata da Domenico Santarsiero.<br />

Numero chiuso in redazione il 5 Dicembre <strong>2018</strong>.


FOCUS<br />

FOCUS<br />

Tecnologie geospaziali per<br />

l’ottimizzazione della<br />

distribuzione<br />

distribuione di risorse (squadre<br />

a terra e Dos) per la lotta agli<br />

incendi boschivi nella rete<br />

delle sedi del Corpo<br />

Nazionale dei Vigili del Fuoco<br />

di Michele Fasolo<br />

Fig. 1 - Territorio del comune di Patti (ME) percorso dal<br />

fuoco nell’incendio del 30.06.2017 (rielaborazione in falsi<br />

colori immagine Sentinel 2A del 03.08.2017 con combinazione<br />

di bande nell’infrarosso. Aree percorse dal fuoco in<br />

verde scuro).<br />

Negli ultimi decenni la<br />

letteratura sui sistemi di<br />

soccorso ha registrato<br />

un grandissimo numero<br />

di contributi che hanno<br />

utilizzato, pur declinandola<br />

secondo prospettive<br />

differenti, la Teoria delle code<br />

per approntare procedure e<br />

modelli utili a comprenderne<br />

il comportamento, misurare<br />

e ottimizzare le prestazioni<br />

in termini di efficienza del<br />

servizio reso nel territorio da<br />

queste particolari strutture<br />

sistemiche così importanti<br />

sotto il profilo sociale. Si<br />

tratta di strutture molto<br />

complesse a causa dei fattori<br />

prevedibili e imprevedibili di<br />

variabilità che vi intervengono<br />

sia a livello di numero di<br />

richieste che di tempo<br />

Il problema fondamentale<br />

che si pone nell’analisi e<br />

nella modellazione teorica è<br />

proprio il loro essere caratterizzate<br />

dall’irrompere casuale nel<br />

loro sistema di quegli eventi che<br />

determinano la loro attivazione,<br />

con la possibilità di formazione<br />

di una coda (o fila) in attesa,<br />

quando il numero di eventi diviene<br />

troppo elevato o troppo<br />

concentrato nell’unità di tempo<br />

in rapporto alle risorse operative<br />

disponibili per lo svolgimento<br />

del servizio richiesto. L’obiettivo<br />

dello studio di questi sistemi è<br />

dunque finalizzato all’analisi dei<br />

regimi di servizio per dimensionare<br />

correttamente le risorse al<br />

fine di far fronte alle richieste<br />

nella misura più efficace possibile,<br />

nel rispetto dei vincoli<br />

complessivi (quali p.e. il numero<br />

complessivo di risorse impiegabili<br />

o il livello minimo accettabile<br />

della qualità di risposta che il<br />

sistema deve poter garantire) .<br />

Sorge dunque la necessità di<br />

calcolare su base probabilistica<br />

una distribuzione ottima delle<br />

risorse tra i vari nodi della rete in<br />

modo che queste non risultino<br />

carenti laddove sarebbero previsionalmente<br />

più necessarie e,<br />

al contrario, poi effettivamente<br />

sottoutilizzate laddove alla luce<br />

delle probabili esigenze si presentino<br />

sovrabbondanti. Una distribuzione<br />

ottima basata in ogni<br />

caso su criteri oggettivi, razionali<br />

e scientifici. e supportata da consolidati<br />

modelli matematici.<br />

necessario a soddisfarle.<br />

Figg. 2,3 - Patti (ME) incendio boschivo del 30.06.2017.<br />

6 6 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> n°4-<strong>2018</strong>


FOCUS<br />

Una possibile soluzione è<br />

quella di costruire un modello<br />

matematico (analitico) di ottimizzazione,<br />

di tipo stocastico,<br />

attraverso variabili e relazioni<br />

logico–matematiche che siano<br />

corrispondenti alle relazioni del<br />

modo reale, in grado di descrivere<br />

in modo semplificato ma<br />

soddisfacente il funzionamento<br />

e i fenomeni che lo influenzano<br />

e supportare le eventuali decisioni<br />

a riguardo.<br />

La teoria delle code con l’applicazione<br />

del tipo di modello di<br />

file d’attesa (c.d. a code) risponde<br />

con risultati convincenti a<br />

tali esigenze. Consente infatti di<br />

misurare le prestazioni in termini<br />

di efficienza del servizio reso<br />

nel territorio di competenza da<br />

ciascun nodo della rete.<br />

Tra i metodi possibili si propone<br />

qui e si valuta un procedimento<br />

dedicato di ottimizzazione fondato<br />

sulla “Teoria delle Code”,<br />

formulato come problema di<br />

Programmazione Lineare, .denominato<br />

dal suo autore Fabrizio<br />

Di Liberto, “Metodo delle<br />

Code”.<br />

Il metodo è stato applicato nel<br />

contesto della lotta attiva agli<br />

incendi boschivi per affrontare<br />

il problema della dotazione<br />

operativa ottimale delle sedi del<br />

Corpo nazionale dei vigili del<br />

fuoco (CNVVF) esistenti sul<br />

territorio italiano, in termini di<br />

squadre antincendio boschivo<br />

(AIB) e di direttori delle operazioni<br />

di spegnimento (DOS), in<br />

base alle necessità di copertura<br />

operativa conseguenti alla analisi<br />

di rischio di incendio nel<br />

territorio e delle capacità di servizio<br />

delle sedi, entrambe elaborate<br />

utilizzando le statistiche del<br />

fenomeno negli ultimi anni.<br />

zionalmente è stato utilizzato<br />

dall’uomo per sfruttare l’ambiente<br />

naturale modificandolo a<br />

proprio vantaggio.<br />

Anche il territorio italiano è<br />

afflitto ogni anno da incendi<br />

devastanti che interessano decine<br />

di migliaia di ettari di zone<br />

boscate e in generale vegetate,<br />

costituendo una tra le più impegnative<br />

criticità ambientali con<br />

cui devono confrontarsi i cittadini<br />

e le istituzioni.<br />

Un’emergenza che va affrontata<br />

su più piani, da quello sociale<br />

ed economico, a quello della<br />

repressione criminale per i tantissimi<br />

eventi dolosi e le attività<br />

delle ecomafie, con il concorso<br />

sinergico di più attori istituzionali<br />

con il rafforzamento delle<br />

attività di programmazione e di<br />

prevenzione.<br />

Quadro normativo e nuove<br />

competenze del CNVVF<br />

In Italia la normativa in materia<br />

di incendi boschivi è risultata<br />

per molti anni insufficiente e<br />

inadeguata alla gravità del fenomeno<br />

sino all’approvazione<br />

della legge 21 novembre 2000,<br />

n. 353 (Legge-quadro sugli<br />

incendi boschivi), che ha apportato<br />

importantissimi elementi<br />

di innovazione e di contrasto<br />

all’aberrante circolo vizioso<br />

degli interessi economici che<br />

sorgono intorno al fuoco tra cui<br />

quelli, affatto secondari, sintetizzati<br />

dall’ossimoro “bruciare<br />

per spegnere”. Tra gli aspetti<br />

più rilevanti stabiliti dalla legge<br />

quadro c’è il completo riordino<br />

delle competenze Stato-Regioni<br />

Fig. 4 - Superficie ha bruciata per anno; periodo 2010-2016<br />

( Fonte dati Corpo Forestale dello Stato le Regioni italiane a<br />

statuto ordinario).<br />

Fig. 5 - Numero incendi boschivi per quota sul s.l.m ogni<br />

100 km2 (Fonte dati Corpo Forestale dello Stato le Regioni<br />

italiane a statuto ordinario).<br />

Fig. 6 - Numero incendi boschivi per Regione; periodo<br />

2010-2016 (Fonte dati Corpo Forestale dello Stato le Regioni<br />

italiane a statuto ordinario).<br />

Gli incendi boschivi in Italia<br />

L’incendio boschivo è un fenomeno<br />

globale, sempre presente,<br />

comune a molti Paesi europei e<br />

in particolare a quelli del bacino<br />

del Mediterraneo dove tradicon<br />

trasferimento a queste ultime<br />

di tutte le competenze in<br />

materia di previsione, prevenzione<br />

e lotta attiva contro gli<br />

incendi boschivi, lasciando allo<br />

Stato il concorso in particolare<br />

allo spegnimento degli incendi<br />

con il supporto della flotta aerea<br />

antincendio di Stato. Ciascuna<br />

Tab. 1 - Distribuzione mensile numero incendi boschivi a livello regionale; periodo 2010-2016.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> n°4-<strong>2018</strong> 7


FOCUS<br />

Regione affronta il contrasto<br />

agli incendi boschivi secondo<br />

un’organizzazione peculiare e<br />

sulla base di norme regionali<br />

che prevedono anche la possibilità<br />

di stipulare specifiche<br />

convenzioni con enti pubblici<br />

ma anche privati come le associazioni<br />

di volontariato AIB<br />

Rispetto a questo impianto<br />

normativo che individua nelle<br />

Regioni i soggetti responsabili<br />

dello spegnimento a terra, lasciando<br />

allo Stato il concorso<br />

con la flotta aerea di Stato, la<br />

revisione normativa apportata<br />

dal decreto legislativo 19 agosto<br />

2016 n. 177 con l’assorbimento<br />

del Corpo Forestale dello Stato<br />

nell’Arma dei carabinieri, e il<br />

contestuale trasferimento al<br />

Corpo Nazionale dei Vigili del<br />

fuoco (CNVVF) delle competenze<br />

CFS in tema di lotta<br />

attiva agli incendi boschivi<br />

ha comportato il mutamento<br />

dell’interlocutore statale, oggi<br />

unicamente il CNVVF, per<br />

la estinzione degli incendi, la<br />

direzione delle operazioni di<br />

spegnimento, il coordinamento<br />

Fig. 7 - Suddivisione del territorio italiano mediante<br />

il metodo dei poligoni di Thiessen, imperniati sulla<br />

posizione delle 459 sedi territoriali VVF<br />

delle forze regionali di volontariato,<br />

la collaborazione all’interno<br />

di ciascuna Sala operativa<br />

unificata permanente (SOUP).<br />

Il concorso del CNVVF al<br />

dispositivo di antincendio boschivo<br />

delle Regioni e degli Enti<br />

parco viene regolato attraverso<br />

accordi di programma che fanno<br />

riferimento alle principali<br />

norme in materia di antincendio<br />

boschivo.<br />

Unitamente al d.lgs.177/2016<br />

la revisione del d.lgs 139/2006<br />

ha reso necessario per il<br />

CNVVF la predisposizione di<br />

un dispositivo coordinato di<br />

risposta in materia AIB con una<br />

revisione e un rafforzamento<br />

degli assetti organizzativi e funzionali<br />

con una distribuzione<br />

mirata del personale..<br />

L’attuale dislocazione sul<br />

territorio delle strutture del<br />

CNVVF è infatti studiata per<br />

il soccorso tecnico urgente alle<br />

popolazioni, con una conseguente<br />

minore prossimità alle<br />

aree boschive che, solitamente,<br />

sono contraddistinte da un basso<br />

grado di urbanizzazione.<br />

In conclusione il problema è<br />

quello di individuare, al fine di<br />

rafforzare le azioni di prevenzione<br />

e di spegnimento un nuovo<br />

assetto ottimale del dispositivo<br />

di lotta attiva AIB rafforzandolo<br />

in particolare nelle Regioni e<br />

nelle Province a maggior rischio<br />

in modo da consentire, con<br />

interventi più rapidi a elevata<br />

capacità operativa in territori<br />

impervi e con poche vie di penetrazione,<br />

l’estinzione degli<br />

incendi nelle fasi iniziali, contenendo<br />

al minimo i danni.<br />

Di estrema importanza risulta<br />

in particolare il calcolo delle<br />

risorse aggiuntive da mettere<br />

in campo ovvero la stima delle<br />

esigenze da quantificare con le<br />

Regioni competenti e da definire<br />

negli Accordi Convenzionali<br />

da stipulare.<br />

Questo calcolo è stato impostato<br />

in questo studio a partire<br />

dalle statistiche degli incendi<br />

verificatisi nel periodo 2010-<br />

2016 nei singoli ambiti di<br />

competenza territoriale delle<br />

sedi VVF in particolare a partire<br />

dagli indici di rischio e dalla<br />

capacità relativa del sistema di<br />

servizio delle sedi.<br />

Il modello e la sua<br />

applicazione<br />

Secondo la procedura adottata<br />

in questo studio, applicando il<br />

Metodo delle Code, la rete dei<br />

presidi di soccorso territoriali è<br />

modellizzata come un network<br />

di sistemi di servizio cui giungono<br />

in istanti aleatori richieste<br />

di intervento. La Teoria delle<br />

Code è in grado di descrivere<br />

processi stocastici (cd. “senza<br />

memoria” o “markoviani”) di<br />

questo tipo di sistema di servizio<br />

a mezzo di equazioni differenziali<br />

ordinarie.<br />

Per approntare il modello si<br />

sono innanzitutto definiti i territori<br />

di competenza di ciascuna<br />

sede territoriale di soccorso<br />

tecnico urgente VVF (100<br />

Comandi + 358 distaccamenti<br />

permanenti + 1 distaccamento<br />

misto). Per farlo si è suddiviso<br />

(utilizzando la piattaforma<br />

ArcGis 10.5) il territorio italiano<br />

(dominio B=boundary)<br />

mediante il metodo dei poligoni<br />

di Thiessen, imperniati sulla<br />

posizione delle sedi territoriali<br />

VVF {m J<br />

}, in k entità di discretizzazione<br />

{b k<br />

} (nodi).<br />

Un altro possibile metodo di<br />

discretizzazione delle aree di<br />

competenza delle singole sedi di<br />

servizio, qui non utilizzato per<br />

ragioni di speditezza è quello di<br />

individuarle come porzioni di<br />

territorio accessibili dalla posizione<br />

di ciascuna sede stimate<br />

in funzione della rete stradale a<br />

parità di tempo rispetto a quella<br />

da ciascuna altra sede circostante<br />

e senza sovrapposizioni (superfici<br />

isocrone).<br />

8 <strong>GEOmedia</strong><br />

<strong>GEOmedia</strong><br />

n°4-<strong>2018</strong><br />

n°5-<strong>2018</strong>


FOCUS<br />

Si è comunque riscontrato che<br />

ciscun poligono della discretizzazione<br />

secondo il metodo di<br />

Thiessen corrisponde a un’area<br />

di accessibilità isocrona media<br />

di 28-30 minuti.<br />

A ciascuna sede territoriale del<br />

CNVVF {m J<br />

} è stata quindi<br />

assegnata una quantità {U J<br />

} di<br />

unità di soccorso (partenze o<br />

squadre) (due per i comandi e<br />

le sedi classificate SD5, una per<br />

tutte le altre) pronte all’impiego<br />

in caso di necessità conseguenti<br />

a incendi boschivi localizzati<br />

nell’intorno definito dal poligono<br />

corrispondente a ciascuna<br />

sede {R J<br />

} (raggio operativo).<br />

Per la ricerca si sono utilizzati i<br />

dati relativi ai 28.806 incendi<br />

censiti dal Corpo Forestale dello<br />

Stato nel territorio delle 15 Regioni<br />

a statuto ordinario negli<br />

anni dal 2010 al 2016 (archivio<br />

AIB-FN Foglio Notizie AntIncendi<br />

Boschivi). L’archivio AIB-<br />

FN è stato realizzato per vari<br />

decenni raccogliendo i dati che,<br />

il personale Forestale intervenuto<br />

sull’incendio e responsabile<br />

delle operazioni di spegnimento<br />

compilava dettagliatamente.<br />

Si tratta di una fonte di dati<br />

ricchissima di voci e quindi rilevante<br />

con informazioni omogenee<br />

e facilmente trattabili per<br />

l’elaborazione statistica.<br />

I dati sono stati riportati al<br />

contesto dell’attuale dispositivo<br />

di soccorso VVF a seguito<br />

delle nuove funzioni assegnate<br />

dal d.lgs.177/2016 e dalla revisione<br />

del d.lgs 139/2006. Per<br />

ciascuno dei 459 nodi-poligoni<br />

del dominio di discretizzazione<br />

i dati sono stati quindi geolocalizzati<br />

su piattaforma Gis,<br />

previa loro normalizzazione<br />

ed eliminazione di quelli non<br />

trattabili perché affetti da varie<br />

incongruenze,<br />

Si sono quindi analizzate al fine<br />

di calcolare le diverse variabili<br />

aleatorie del processo le occorrenze<br />

degli incendi boschivi che<br />

Fig. 8 - Particolare della discretizzazione di una porzione del territorio dell’Italia centrale attraverso il<br />

metodo dei poligoni di Thiessen imperniati sulla posizione delle sedi operative VVF (triangoli rossi) (in<br />

rosso gli ambiti dei Comandi e in azzurro i limiti regionali)<br />

si sono presentati mediamente<br />

nel periodo considerato 2010-<br />

2016 all’interno di ciascuna<br />

area di competenza (poligono)<br />

di ciascuna sede. Il carico<br />

medio di incendi per ciascuna<br />

sede corrisponde al carico di<br />

lavoro cui la sede è chiamata a<br />

farsi carico. Sempre avvalendosi<br />

della predetta banca dati, sono<br />

stati quindi definiti: il corrispondente<br />

tempio medio di<br />

risposta {T run }, per ogni coppia<br />

J<br />

{b k<br />

;m<br />

j<br />

}, i tempi medi necessari<br />

{T dst } alle unità di soccorso<br />

jk<br />

per raggiungere nel periodo di<br />

riferimento (mese) le località<br />

dell’incendio da ciascuna sede<br />

m j<br />

e quelli di ritorno dalle località<br />

alla sede di servizio maggiorati<br />

rispetto ai precedenti<br />

del 50%, dato il mancato uso<br />

della sirena in questi tragitti,<br />

entrambi questi ultimi due stimati<br />

in base alle caratteristiche<br />

di velocità ed autonomia dei<br />

mezzi di soccorso impiegati e<br />

delle caratteristiche di ciascun<br />

arco del grafo stradale utilizzato<br />

per la modellizzazione della rete<br />

stradale; il tempo medio necessario,<br />

alle unità di soccorso per<br />

espletare un intervento localizzato<br />

nel nodo k-mo nel periodo<br />

di riferimento, {T emg }, nonchè<br />

J<br />

il tempo medio necessario alle<br />

unità di soccorso rientrate in<br />

base per ridisporsi in prontezza<br />

operativa {T chk }. Dalla somma<br />

J<br />

di questi quattro tempi si è ricavato<br />

il valore del tempo medio<br />

totale di servizio m Tser<br />

.<br />

Per la stima dei tempi necessari<br />

ai tragitti di andata e di ritorno<br />

delle unità di soccorso tra ciascuna<br />

sede operativa e le località<br />

di incendio boschivo e viceversa<br />

Fig. 9 - Incendi boschivi in Italia 2010-2016 (Fonte dati<br />

Corpo Forestale dello Stato)<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> n°4-<strong>2018</strong> 9


FOCUS<br />

Fig. 10 - Procedura di stima del tempo medio dei tragitti tra la sede operativa VVF e ciascuna località<br />

ricadente nel poligono di competenza in cui si è verificato nel periodo 2010-2016 un incendio boschivo.<br />

si è utilizzato il tool Network<br />

Analyst di Arcgis 10.5. applicato<br />

al grafo stradale della rete<br />

viaria nazionale, con riferimento<br />

ai nodi di collocazione dei<br />

presidi operativi del CNVVF.<br />

In particolare è stata utilizzata<br />

la funzione Closest facility per<br />

stimare i tempi medi dei tragitto<br />

tra la sede di servizio (facility)<br />

e ciascuno degli incendi boschivi<br />

(incidents) verificatisi nel<br />

periodo 2010-2016 e ricadenti<br />

nell’ambito di competenza.<br />

Si è resa necessaria a tale riguardo<br />

per lo studio una modellizzazione<br />

della rete stradale<br />

tramite il grafo OpenStreetMap<br />

(OSM).<br />

Con questi due strumenti si è<br />

effettuata la modellizzazione<br />

che ha adottato criteri di compromesso<br />

tra la precisione dei<br />

risultati e la minimizzazione<br />

dei costi, in termini di impiego<br />

di requisiti informativi, risorse<br />

hardware, tempo uomo e tempo<br />

macchina, necessari alla sua<br />

implementazione e pertanto si<br />

è ritenuto di non spingere verso<br />

un livello di dettaglio elevato la<br />

schematizzazione che pure non<br />

ha escluso alcun tipo degli archi<br />

della rete presente nella base di<br />

dati di OSM optando però per<br />

una valutazione prestazionale<br />

semplificata del deflusso imperniata<br />

sul tempo di percorrenza<br />

determinato dai due soli attributi<br />

concorrenti, lunghezza e<br />

velocità e rinunciando a forme<br />

funzionali delle funzioni di<br />

costo più sofisticate. Ogni arco<br />

della rete è stato quindi tipizzato<br />

in base alla classifica tecnico<br />

funzionale, ovvero in funzione<br />

del livello amministrativo e delle<br />

caratteristiche funzionali (velocità)<br />

con aggiornamento della<br />

relativa matrice. A ogni arco<br />

sono stati associati una serie di<br />

attributi tra cui il tempo di percorrenza<br />

(minutes). Per fare ciò<br />

le tabelle di attributi degli shape<br />

Fig. 11 - Particolare tabella attributi modificata della rete stradale OSM in funzione della velocità e dei<br />

tempi di percorrenza attribuiti a ogni singolo arco.<br />

files del grafo stradale sono state<br />

importate in un database di Microsoft<br />

Access e attraverso una<br />

macro si è associata la velocità<br />

massima consentita dal Codice<br />

della strada a ciascun corrispondente<br />

arco. Contestualmente<br />

si è suddivisa la lunghezza di<br />

ciascun arco per la velocità in<br />

minuti (tre cifre decimali). Successivamente<br />

le tabelle modificate<br />

sono state esportate in dbf<br />

e associate agli shape file. A partire<br />

dalla feature class lineare in<br />

formato shape che costituisce la<br />

rete è stato definito e costruito<br />

in ArcCatalog di ArcGis il network<br />

dataset e quindi attraverso<br />

la voce del menù di Network<br />

Analyst “Closest Facility” si<br />

sono calcolati individuandone<br />

i relativi percorsi (feature class<br />

lineare Route) la distanza e il<br />

tempo tra la sede VVF (facility)<br />

e ciascun incendio (incident)<br />

ricadente nel poligono di competenza.<br />

Gli incendi boschivi nel territorio<br />

sono stati caratterizzati<br />

come eventi aleatori, assumendo<br />

che:<br />

1. si distribuiscano aleatoriamente<br />

nel giorno medio<br />

secondo una legge di Poisson<br />

di parametro λ h<br />

pari alla<br />

densità media oraria locale<br />

di accadimento;<br />

2. a ciascun incendio boschivo<br />

corrisponda una<br />

richiesta di primo soccorso<br />

che giunge al sistema con<br />

un ritardo aleatorio, comunque<br />

trascurabile ai fini<br />

dello studio;<br />

3. La durata T ser<br />

delle missioni<br />

di soccorso sia aleatoria e<br />

distribuita secondo una<br />

legge esponenziale di parametro<br />

μ, inversamente<br />

proporzionale al tempo<br />

medio di durata m Tser<br />

delle<br />

missioni stesse.<br />

Nell’ambito di queste ipotesi<br />

in ciascuno dei nodi {b k<br />

} risulta<br />

10 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2018</strong> n°5-<strong>2018</strong>


FOCUS<br />

pertanto definito una successione<br />

temporale di eventi flusso<br />

{F λ } che può essere schematizzato<br />

con buona approssimazio-<br />

J<br />

ne come un flusso aleatorio elementare<br />

definito dalla legge di<br />

Poisson con un certo intervallo<br />

temporale di riferimento {λ} J<br />

.<br />

ovvero indicando con P k<br />

(m,λ)<br />

la probabilità che si verifichino<br />

nel nodo k m richieste di intervento<br />

per incendio boschivo<br />

con media l (ponendo λ=l) si ha<br />

(1)<br />

Quindi tramite la suddetta formula<br />

di Poisson (1) ponendo<br />

m=0, è stato possibile calcolare<br />

la probabilità che nel nodo<br />

k-mo NON AVVENGA AL-<br />

CUN EVENTO:<br />

e da questa, passando all’evento<br />

contrario, è stato possibile calcolare<br />

la probabilità che nel nodo<br />

k-mo si verifichi ALMENO<br />

UN EVENTO:<br />

Quest’ultima relazione) esprime,<br />

al variare di λ, la propensione<br />

statistica al verificarsi di eventiemergenze<br />

in un ambito territoriale<br />

(nodo) soggetto in media<br />

ad un numero λ di eventi/periodo.<br />

Il valore P k<br />

(λ) rappresenta<br />

dunque un “indice di pericolosità”<br />

per ogni nodo b k<br />

del dominio<br />

di discretizzazione.<br />

L’indice di pericolosità è stato<br />

stimato in base alle serie storiche<br />

locali degli eventi ed è<br />

stato assunto per quantificare<br />

il carico di lavoro potenziale<br />

delle sedi territoriali di soccorso<br />

VVF nel raggio operativo (area)<br />

di competenza (corrispondente<br />

al rispettivo poligono di Thiessen).<br />

Il valore dell’indice di<br />

pericolo può essere poi pesato<br />

e corretto a seconda delle esigenze<br />

di modellizzazione al fine<br />

di ottenere il corrispondente<br />

“indice di rischio territoriale”<br />

come prodotto della pericolosità<br />

per il danno atteso (R=P*D).<br />

Nel presente studio l’indice di<br />

rischio è stato calcolato in particolare<br />

moltiplicando la pericolosità<br />

(percentuale di incendi<br />

verificatesi in area di competenza<br />

di ciascuna sede di servizio<br />

VVF sul totale nazionale) per<br />

il danno (superfici complessive<br />

percorse dal fuoco dal fuoco in<br />

km 2 ). Per la classificazione delle<br />

sedi in base all’indice di rischio<br />

si è utilizzato il metodo Quantile.<br />

Misura statistico-probabilistica<br />

di efficienza globale della<br />

rete CNVVF in relazione ai<br />

carichi di servizio valutati su<br />

scala locale. Risultati.<br />

La risposta in termini operativi<br />

che la rete deve fornire al carico<br />

di lavoro potenziale, derivante<br />

dall’indice di rischio territoriale,<br />

tramite le risorse U J<br />

distribuite<br />

nelle varie sedi VVF m J ,<br />

ovvero<br />

il livello di servizio, funzione<br />

del numero di richieste che<br />

giungono (carico di servizio),<br />

del tempo medio di espletamento<br />

del servizio richiesto (tempo<br />

di servizio) e del numero di<br />

unità di servizio (canali) che<br />

agiscono nel sistema, può essere<br />

limitata da alcuni vincoli dati<br />

di varia natura ma determinano<br />

sempre la difficoltà se non l’impossibilità<br />

di corrispondere con<br />

la voluta efficienza ed efficacia<br />

alla domanda di prestazione richiesta.<br />

Il rapporto tra le richieste<br />

che giungono e quelle che<br />

il sistema riesce a servire in un<br />

certo lasso temporale definisce<br />

la capacità relativa di ciascuna<br />

sede.<br />

A tale riguardo ciascuna sede<br />

della rete nazionale del CNVVF<br />

è stata considerata alla stregua<br />

di un sistema di servizio ad n<br />

canali e a richieste rifiutate.<br />

Calcolata la media temporale di<br />

incendi boschivi nella zona di<br />

competenza operativa di ciascuna<br />

sede VVF (flussi di richieste)<br />

e il numero di squadre o partenze<br />

in essa operative (canali),<br />

si può calcolarne il regime limite<br />

di servizio corrispondente.<br />

A partire quindi dai parametri<br />

statistici del processo di soccorso<br />

ricavati dalle statistiche CFS<br />

2010-2016 (flusso di richieste,<br />

canali, tempo di servizio) si<br />

è utilizzata a questo punto la<br />

formula di Erlang per calcolare<br />

il regime limite di saturazione<br />

del sistema di servizio ideale<br />

corrispondente. Nella formula<br />

compare, oltre al numero n di<br />

canali attivi, la densità ridotta a<br />

di richieste, ottenuta moltiplicando<br />

la densità oraria λ h<br />

per il<br />

tempo medio di servizio m Tser.<br />

Si<br />

sono in questo modo calcolati i<br />

valori della capacità relativa Q rel<br />

di ciascuna delle sedi per diversi<br />

valori di λ e per un numero n<br />

variabile di canali attivi, in generale<br />

diversi da sede a sede.<br />

I dati sono stati calcolati con riferimento<br />

ai mesi in cui nei vari<br />

anni si sono verificati gli incendi<br />

in modo da poter calibrare<br />

l’ottimizzazione secondo archi<br />

temporali specifici e ristretti.<br />

I dati di fonte CFS (AIB-fn) per<br />

le regioni a statuto ordinario<br />

sono stati inseriti i una tabella<br />

ovvero i un foglio elettronico<br />

in cui è stata convertita la<br />

formulazione del problema di<br />

ottimizzazione. Il foglio elettronico<br />

è stata utilizzato per<br />

misurare le prestazioni del sistema<br />

di servizio delle reti delle<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> n°4-<strong>2018</strong> 11


FOCUS<br />

Fig. 12 - Indice di rischio R = pericolosità (% incendi<br />

per Comando VVF su totale nazionale) per danno<br />

(aree percorse dal fuoco in km2) (metodo di classificazione<br />

Quantile).<br />

Fig. 13 - Indice di rischio R = pericolosità (% incendi<br />

per Sede VVF su totale nazionale) per danno (aree<br />

percorse dal fuoco in km2) (metodo di classificazione<br />

Quantile).<br />

Fig. 14 - Capacità relativa del sistema di servizio<br />

delle Sedi VVF (metodo di classificazione Quantile).<br />

sedi operative territoriali VVF<br />

e per ottimizzare la distribuzione<br />

delle risorse. Le prime tre<br />

colonne (A,B,C) contengono<br />

i dati rispettivamente relativi a<br />

Regione, Provincia, Comando<br />

VVF competente di ciascuna<br />

Sede operativa territoriale VVF<br />

(colonna D) con indicata la Categoria<br />

funzionale (colonna E).<br />

Assunto il parametro l della legge<br />

di Poisson pari alla media di<br />

incendi boschivi registrata in un<br />

dato arco temporale nel territorio<br />

di competenza individuato<br />

per ciascuna sede (poligono) nel<br />

periodo 2010-2016, le colonne<br />

da F a Q riportano il numero<br />

assoluto di incendi boschivi<br />

nei singoli mesi dell’anno, la<br />

colonna R il totale incendi nel<br />

periodo 2010-2016, la colonna<br />

S la superficie totale percorsa<br />

dal fuoco in ettari nel periodo<br />

2010-2016, le colonne da T ad<br />

AE le medie mensili nei singoli<br />

mesi dell’anno e nelle colonne<br />

AF e AG rispettivamente la media<br />

eventi totale mensili per il<br />

periodo 2010-16 (λ) e la media<br />

eventi oraria per lo stesso periodo<br />

2010-16 (λ). In questo modo<br />

è stato possibile calcolare un<br />

“coefficiente di pericolosità” per<br />

singole scale spazio-temporali<br />

(mese, ora) che esprime quantitativamente<br />

la propensione al<br />

verificarsi di eventi di incendio<br />

boschivo che insiste su un dato<br />

territorio in un certo periodo<br />

dell’anno . La colonna AH<br />

contiene per ciascuna sede la<br />

Fig. 15 - Capacità relativa del sistema di servizio delle Sedi VVF (metodo di classificazione Quantile).<br />

Funzione P(La) (λ) probabilità<br />

eventi (1-Exp(-La)). E possibile<br />

identificare tale coefficiente in<br />

maniera diretta anche come<br />

“indice di rischio” con il danno<br />

della perdita del bene “bosco”. I<br />

risultati ottenuti rappresentano<br />

una misura del carico medio<br />

di incendi ovvero il carico di<br />

lavoro (commisurato al rischio<br />

territoriale) cui ciascuna sede<br />

VVF è chiamata a corrispondere<br />

con le proprie risorse (partenze)<br />

sempre occorre sottolinearlo<br />

in base ai dati statistici<br />

del fenomeno incendi boschivi<br />

e della loro durata provenienti<br />

dal disciolto Corpo Forestale<br />

dello Stato e ai dati dei tempi di<br />

raggiungimento delle località di<br />

incendio dalle sedi VVF stimati<br />

grazie al modello di rete stradale.<br />

Seguono le colonne da AI<br />

ad AO utilizzate per definire il<br />

tempo medio di servizio m Tser<br />

..<br />

Innanzitutto nella colonna AI il<br />

tempio medio di risposta {T run J }<br />

tra la segnalazione dell’incendio<br />

e l’uscita dalla sede operativa<br />

della squadra d’intervento.<br />

Essendo il lavoro riferito alle<br />

sedi VVF non si sono in questo<br />

caso usati i dati di provenienza<br />

12 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2018</strong><br />

12 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>


FOCUS<br />

CFS è si è usato sulla base delle<br />

statistiche VVF il tempo medio<br />

di 5 minuti per tutte le sedi. La<br />

colonna AJ contiene il tempo di<br />

arrivo medio stimato (sulla base<br />

del modello di rete stradale approntato<br />

per la network analysis<br />

descritto in precedenza) in minuti<br />

della squadra d’intervento,<br />

la colonna AK il tempo medio<br />

in minuti necessario alla squadra<br />

intervenuta per espletare un<br />

intervento {T emg }, la colonna<br />

AL il tempo di rientro in<br />

J<br />

sede medio stimato (sulla base<br />

del modello di rete stradale approntato<br />

per la network analysis<br />

descritto in precedenza e convenzionalmente<br />

aumentato del<br />

50% per il mancato uso della<br />

sirena sulla base delle statistiche<br />

d’intervento VVF) in minuti<br />

della squadra , la colonna AM<br />

il tempo medio necessario alla<br />

squadra rientrata in sede per<br />

ridisporsi in prontezza operativa<br />

{T chk }, Seguono le colonne<br />

J<br />

AN tempo medio di servizio in<br />

minuti (somma delle precedenti<br />

colonne da AI ad AM), AO<br />

tempo medio di servizio in ora<br />

e centesimi di ora. La colonna<br />

AP contiene i valori della densità<br />

eventi ridotta (λ) del flusso<br />

in ora e cent. di ora definita<br />

come il prodotto della densità λ h<br />

per il tempo di servizio m Tser<br />

,. I<br />

valori di λ che descrivono i flussi<br />

di richieste per ciascuna sede<br />

possono essere trattati separatamente<br />

per periodi di riferimento.<br />

A partire dalla formula di Erlang<br />

sono stati quindi calcolati<br />

nelle colonne da AQ ad AU i<br />

valori della capacità relativa Q rel<br />

di ciascuna delle sedi per diversi<br />

valori di λ e per un numero di<br />

canali attivi (partenze/squadre<br />

AIB), le variabili di decisione<br />

comprese nel range fissato da 1<br />

a 5 e assegnate alle colonne AZ-<br />

BD.<br />

L’ottimizzazione della rete delle<br />

sedi può a questo punto essere<br />

effettuata utilizzando come pesi<br />

Tab. 2 - Sedi ad aree a rischio elevato, estremo e con bassa<br />

capacità relativa di risposta.<br />

i fattori di capacità con l’obiettivo<br />

da massimizzare (funzione<br />

obiettivo) identificato con la<br />

somma delle capacità relative<br />

delle basi (cella obiettivo nella<br />

colonna BQ) e tra i vincoli<br />

quello del numero complessivo<br />

di risorse da ottimizzare (numero<br />

di squadre già disponibili<br />

nelle sedi operative incrementato<br />

da quelle previste in aggiunta<br />

in base agli accordi convenzionali)<br />

(colonna BE).<br />

Due mappe sintetizzano questi<br />

dati. La prima è relativa all’indice<br />

di rischio per ambito di<br />

competenza delle sedi VVF<br />

(Indice di rischio R = pericolosità<br />

(% incendi per sede VVF<br />

su totale nazionale per danno<br />

ovvero aree percorse dal fuoco<br />

in km 2 ) (metodo di classificazione<br />

in cinque classi Quantile)<br />

mentre la seconda è relativa alla<br />

capacità relativa del sistema di<br />

servizio delle sedi VVF (metodo<br />

di classificazione in cinque classi<br />

Quantile: estremo, elevato,<br />

medio, basso e trascurabile).<br />

Convertita la formulazione del<br />

problema di ottimizzazione<br />

in un foglio elettronico sono<br />

diversi i sistemi di calcolo automatici<br />

che possono fornire<br />

una soluzione ottima della distribuzione<br />

di risorse aggiuntive<br />

da concordare con le Regioni,<br />

tale da massimizzare la somme<br />

delle capacità relative delle sedi<br />

della rete. Tra i più elementari<br />

linguaggi di modellizzazione si<br />

è scelto quello di ottimizzazione<br />

con il risolutore inserito nel<br />

programma di foglio elettronico<br />

Microsoft Excel.<br />

E’ anche possibile basare empiricamente<br />

e visivamente la distribuzione<br />

ottimale delle risorse<br />

a partire dall’ordinamento delle<br />

capacità relative del sistema di<br />

servizio dal valore più piccolo<br />

al più grande per singoli ambiti<br />

nel foglio elettronico utilizzato<br />

oppure massimizzare l’efficienza<br />

complessiva del sistema individuandola<br />

e fissandola a priori in<br />

una soglia minima di capacità<br />

relativa per tutte le sedi.<br />

Tab. 3 – Sedi ad aree a rischio estremo<br />

con bassa capacità relativa di risposta<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> n°4-<strong>2018</strong> 13


FOCUS<br />

Conclusioni<br />

Nel caso del nostro studio<br />

l’applicazione del “metodo<br />

delle code”, procedimento dedicato<br />

di ottimizzazione nella<br />

prospettiva della Teoria delle<br />

Code, non solamente è riuscita<br />

nonostante alcuni restrizioni a<br />

modellizzare la realtà del fenomeno<br />

incendi boschivi e del suo<br />

contrasto attraverso la rete delle<br />

sedi di servizio del CNVVF in<br />

modo attendibile ma ha fornito<br />

con i suoi risultati indicazioni<br />

che confrontate con i dati della<br />

stagione AIB 2017 sono risultate<br />

del tutto soddisfacenti per lo<br />

scopo prefisso.<br />

Avrebbero permesso infatti<br />

di calibrare in maniera più<br />

adeguata la stima delle risorse<br />

da richiedere in convenzione<br />

da parte delle varie Regioni al<br />

CNVVF e la loro distribuzione,<br />

nel territorio e nei vari periodi<br />

della campagna AIB. Il dispositivo<br />

operativo prefigurato attraverso<br />

l’applicazione del metodo<br />

delle code non risulta una ipotesi<br />

irrealistica rispetto al livello<br />

fissato nella stagione AIB 2017<br />

attraverso le convenzioni<br />

A differenza di Candide-<br />

Pangloss siamo coscienti che la<br />

soluzione di ottimizzazione trovata<br />

possa non essere la migliore<br />

di quelle possibili.<br />

In ogni caso l’aderenza alla realtà<br />

del modello previsionale è<br />

correlata strettamente alla quantità<br />

e qualità delle informazioni<br />

disponibili.<br />

L’impatto dell’uso del Gis è<br />

stato rilevante in quanto ha<br />

permesso l’utilizzo pieno della<br />

dimensione spaziale dei dati per<br />

perseguire l’obiettivo dell’ottimizzazione<br />

.<br />

Va soggiunto che presso molte<br />

Direzioni Regionali VVF allo<br />

scopo di monitorare in tempo<br />

reale il fenomeno degli incendi<br />

boschivi e delle sue dinamiche<br />

sul territorio sono stati predisposti<br />

sistemi informative su<br />

piattaforma dedicate Gis AS-<br />

SET AIB che hanno riproposto<br />

la positiva esperienza maturata<br />

nel sisma del centro Italia 2016<br />

consentendo di ottimizzare<br />

l’allocazione e uso delle risorse<br />

disponibili con continue rimodulazioni<br />

e ottimizzazioni dei<br />

tempi di risposta del dispositivo<br />

e delle modalità di intervento<br />

delle squadre sul territorio.<br />

Ovvero la tecnologia sta consentendo<br />

di affiancare alla fase<br />

di pianificazione previsionale<br />

ex ante una fase di gestione in<br />

continua revisione e miglioramento.<br />

Le indicazioni di metodo per<br />

valutare il dimensionamento<br />

delle risorse possono sicuramente<br />

essere riproposte e nell’ambito<br />

di studi volti a migliorare<br />

l’efficienza dell’intera rete di<br />

soccorso tecnico urgente.<br />

NOTE<br />

1 Lo studio riprende l’impostazione teorica e il metodo (“Metodo delle<br />

code”) approntato e utilizzato da Fabrizio Di Liberto per l’ottimizzazione<br />

della dislocazione stagionale ottimale sul territorio nazionale<br />

della flotta aerea Antincendi Boschivi dello Stato: F. Di Liberto, “Lo<br />

schieramento strategico ottimale per le flotte aeree antincendi boschivi”<br />

in Silvae, anno I n. 1 (gennaio-aprile 2005), pp. 164-195.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Adacher, L. http://ad acher.dia.uniroma3.it/automazione1/TeoriaCode.pdf.<br />

Biagini, F. & M. Campanino (2006), Elementi di probabilità e statistica.<br />

Springer.<br />

Cesti, G. (1999), Antincendio boschivo, Musumeci Editore, 1999.<br />

Conti Guglia, F. (2004) Manuale Antincendio Boschivo, sito internet:<br />

www.ambientediritto.it.<br />

Di Liberto, F. (gennaio-aprile 2005) “Lo schieramento strategico ottimale<br />

per le flotte aeree antincendi boschivi” in Silvae, anno I n. 1,<br />

pp. 164-195.<br />

Kleinrock, L. (1992) Sistemi a coda : introduzione alla teoria delle<br />

code, Milano, 1992.<br />

Ventsel, E.S. (1983) Teoria delle probabilita, Edizioni Mir.<br />

Fonti Dati statistici:<br />

• Sistema Informativo della Montagna (SIM-FEI / AIBfn), (fonte:<br />

CFS)<br />

• Dati statistici Parchi Nazionali – Sito istituzionale DPN, (fonte:<br />

MATTM)<br />

• EFFIS – European Forest Fires Information System, (fonte: EFFIS-<br />

UE)<br />

Nelle mappe le aree in bianco segnalano la mancanza di dati.<br />

ABSTRACT<br />

In recent decades the literature on rescue systems has recorded a very<br />

large number of contributions that have used, while declining according<br />

to different perspectives, the Queue Theory to prepare procedures<br />

and models to understand their behavior, measure and optimize performance<br />

in terms of efficiency of the service rendered in the territory<br />

by these particular systemic structures so important from a social point<br />

of view.<br />

These are very complex structures because of the predictable and<br />

unpredictable factors of variability that intervene both in terms of the<br />

number of requests and the time necessary to satisfy them.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Incendi; tecnologie geospaziali; distribuzione risorse; ottimizzazione<br />

AUTORE<br />

Michele Fasolo<br />

michelefasolo@gmail.com<br />

14 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong><br />

14 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2018</strong>


FOCUS<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 15


REPORT<br />

Studio comparativo tra lo stato dei<br />

luoghi prima e dopo l’incendio del<br />

Vesuvio tramite analisi satellitare<br />

di Massimiliano Moraca, Antonio Pepe<br />

Un incendio di vaste proporzioni ha<br />

interessato il Vesuvio ed il Monte Somma<br />

a metà Luglio 2017, distruggendo vaste<br />

aree di vegetazione sia all’interno che<br />

all’esterno del Parco Nazionale del<br />

Vesuvio: in questo elaborato è stato<br />

effettuato uno studio comparativo tra<br />

lo stato dei luoghi prima dell’incendio<br />

e dopo l’incendio, mediante immagini<br />

satellitari multispettrali relative ai rilievi<br />

Landsat 8 del 5 maggio e del 24 luglio.<br />

Fig. 1 - RGB relativo allo stato dei luoghi al 24 luglio 2017.<br />

A<br />

metà luglio 2017 un<br />

incendio di vaste proporzioni<br />

ha interessato<br />

il Vesuvio ed il Monte Somma<br />

distruggendo vaste aree di vegetazione<br />

all’interno del Parco<br />

Nazionale del Vesuvio. Lo scopo<br />

di questo studio è ottenere una<br />

valutazione degli indici NDVI,<br />

indice utile a valutare lo stato<br />

fisiologico delle foreste e NBR,<br />

uno degli indici più utilizzati<br />

per mappare la severità di aree<br />

incendiate, in modo da stimare<br />

l’estensione dei danni provocati<br />

dall’incendio.<br />

Per questo studio sono state<br />

usate immagini satellitari<br />

multispettrali relative ai rilievi<br />

Landsat 8 del 5 maggio e del 24<br />

luglio 2017. Si è scelta la piattaforma<br />

Landsat 8 piuttosto che<br />

la Sentinel 2 nonostante i rilievi<br />

della seconda abbiano una risoluzione<br />

migliore della prima.<br />

Questa scelta è stata fatta per tre<br />

ordini di motivi:<br />

4nei mesi subito precedenti<br />

i giorni degli incendi, per i<br />

Sentinel 2, non erano disponibili<br />

dati liberamente scaricabili<br />

che non avessero copertura<br />

nuvolosa sul Vesuvio o sul<br />

Somma;<br />

4si è appositamente scelto di<br />

non effettuare operazioni di<br />

mascheramento della copertura<br />

nuvolosa per non alterare<br />

i risultati relativi a NDVI e<br />

NBR;<br />

4non si è voluto andare a<br />

ritroso nel tempo per non<br />

intercettare i danni provocati<br />

dagli incendi estivi degli anni<br />

precedenti il 2017.<br />

Abbiamo voluto fare, quindi,<br />

una fotografia del pre-post<br />

incendio usando dati quanto<br />

più vicini e confrontabili tra<br />

loro. Le immagini sono state<br />

processate usando il metodo<br />

DOS, per rimuovere i disturbi<br />

dovuti all’atmosfera terrestre, e<br />

successivamente si è proceduto<br />

ad una loro ulteriore elaborazione,<br />

con il Pan-sharpening,<br />

mirata a ridurre la risoluzione<br />

delle immagini satellitari portandola<br />

così da 30m/px a 15m/<br />

px. Il processo elaborativo è<br />

stato condotto usando esclusivamente<br />

il software open source<br />

QGIS, nella versione 2.18, ed il<br />

Semi-Automatic Classification<br />

Plug-in.<br />

Remote Sensing<br />

L’essere umano riesce ad identi-<br />

16 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>


REPORT<br />

ficare ed interpretare il territorio<br />

grazie al processo di elaborazione<br />

della luce effettuato dall’occhio.<br />

L’occhio umano è assimilabile<br />

al sensore che, montato su<br />

un satellite o su un aeromobile,<br />

analizza la luce solare e ne restituisce<br />

un input interpretato dal<br />

cervello.<br />

La luce, cioè la radiazione visibile,<br />

è una piccola parte della<br />

radiazione elettromagnetica<br />

ed insieme ad altre tipologie<br />

di radiazioni forma lo spettro<br />

elettromagnetico. Parliamo di<br />

radiazione poichè facciamo riferimento<br />

a quel processo fisico<br />

per cui l’energia è trasportata da<br />

un corpo ad un altro attraverso<br />

il vuoto, quindi non per contatto<br />

tra i corpi.<br />

Con lo spettro elettromagnetico<br />

andiamo a rappresentare su un<br />

asse le lunghezze d’onda dei vari<br />

tipi di radiazioni.<br />

Lo spettro del visibile è solo<br />

una piccolissima parte dello<br />

spettro elettromagnetico<br />

che va dai raggi Y, con lunghezza<br />

d’onda nell’ordine<br />

dell’Å(ångström), alle onde<br />

radio, con lunghezza d’onda superiore<br />

ai 100km. Per il remote<br />

sensing le regioni significative<br />

vanno dall’ultravioletto(UV) al<br />

microonde(MW).<br />

La radiazione elettromagnetica<br />

risulta quindi fondamentale per<br />

questo tipo di studi, essa risulta<br />

essere trasportata dai fotoni,<br />

secondo la teoria quantistica, e<br />

l’energia trasmessa attraverso di<br />

essi è detta energia radiante, Q.<br />

A noi interessa una grandezza<br />

ben specifica derivante dall’energia<br />

radiante e cioè il flusso<br />

di energia radiante, , che è la<br />

quantità di energia trasportata<br />

in un certo tempo:<br />

passa attraverso una certa area.<br />

Se esso fuoriesce da una fonte<br />

energetica abbiamo l’exitanza,<br />

M, misurata in:<br />

Se invece un corpo ne è colpito<br />

abbiamo l’irradianza, E,<br />

anch’essa espressa in:<br />

Una ulteriore grandezza radiometrica<br />

fondamentale per il<br />

remote sensing, anche perchè<br />

risulta essere quella effettivamente<br />

misurata dal sensore, è<br />

la radianza, L, e cioè il flusso<br />

radiante attraverso un’area ed<br />

un certo angolo di osservazione.<br />

Tale grandezza è espressa in in<br />

cui sr è lo steradiante 1 :<br />

in cui q è l’angolo di osservazione<br />

e w è la normale alla superficie<br />

osservata.<br />

Tutto i corpi che sono ad una<br />

temperatura superiore allo<br />

zero assoluto emettono energia<br />

elettromagnetica, in particolare<br />

ogni tipologia di materiale<br />

emette una propria firma<br />

spettrale(Dainelli, 2011).<br />

DOS e Pan-sharpening<br />

Nell’utilizzo dei dati da rilievo<br />

satellitare è importante andare<br />

a rimuovere gli effetti deteriorativi<br />

della qualità dell’immagine<br />

che l’atmosfera terrestre<br />

imprime su di esse. L’atmosfera<br />

Fig. 2 - Lo spettro elettromagnetico. Da “L’osservazione<br />

della Terra – Telerilevamento.”<br />

Fig. 3 - Firme spettrali di alcuni materiali.<br />

terrestre infatti attiva effetti<br />

di dispersione, assorbimento<br />

e riflessione della radiazione<br />

elettromagnetica. Tali effetti<br />

vanno rimossi per una corretta<br />

analisi dei dati. In questo<br />

studio è stata usato il metodo<br />

DOS - Dark Object Subtraction<br />

- ideato da Pat S. Chavez jr nel<br />

1996 (Pat S.Chaver, 1996) ed<br />

i cui algoritmi sono riportati<br />

nel plugin di QGIS “Semi-<br />

Automatic Classification Plugin”<br />

(Congedo, 2016).<br />

Il metodo DOS rimuove i pixel<br />

neri dalle immagini rendendola<br />

più nitida poichè parte dal<br />

presupposto che alcuni pixel<br />

riproducono aree che sono in<br />

completa ombra e la radiazione<br />

al satellite è dovuta all’effetto<br />

di dispersione atmosferica; ciò<br />

è combinato con il fatto che<br />

pochissimi target al suolo sono<br />

Tale flusso è espresso in Watt.<br />

E’ di rilievo considerare anche<br />

il flusso di energia radiante che<br />

Fig. 4 - Comparazione delle bande multispettrali delle missioni Landsat.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 17


REPORT<br />

di un nero intenso, è ipotizzata<br />

quindi una riflettanza 2 dell’1%.<br />

In gergo tecnico si dice che<br />

con la rimozione dei disturbi si<br />

“portano le immagini al di sotto<br />

dell’atmosfera terrestre”. Per i<br />

dati rilevati da aeromobile non<br />

è necessario utilizzare nessuna<br />

tecnica di rimozione degli effetti<br />

di disturbo dell’atmosfera<br />

terrestre.<br />

Per migliorare la qualità<br />

dell’output del nostro studio<br />

è stata usata la tecnica del<br />

Pan-Sharpening per ridurre<br />

la risoluzione delle immagini<br />

Landsat 8. Il Pan-Sharpening<br />

o Panchromatic Sharpening è<br />

una tecnica che sfrutta la banda<br />

pancromatica combinandola<br />

con le bande multispettrali<br />

andando così a ridurre la risoluzione<br />

spaziale delle bande<br />

multispettrali. Anche per i processi<br />

relativi al Pan-Sharpening<br />

è stato usato il Semi-Automatic<br />

Classification Plug-in.<br />

Landsat 8<br />

Il programma Landsat fornisce<br />

immagini satellitari della superficie<br />

terrestre da 45 anni; è<br />

ampia e varia la comunità degli<br />

utilizzatori dei dati Landsat<br />

si va dai settori del business a<br />

quelli della scienza e ricerca, il<br />

governo del territorio e la sicurezza<br />

nazionale.<br />

Il programma Landsat prevede<br />

l’acquisizione continua ed in<br />

bande multispettrali di immagini<br />

dell’intero globo terrestre,<br />

producendo il più vasto archivio<br />

di rilievi satellitari accessibile<br />

per lo più gratuitamente da<br />

chiunque.<br />

Fig. 6 - Comparazione tra bande Landsat 7 e 8 (Landsat 8 Data<br />

Users Handbook).<br />

Il programma Landsat è gestito<br />

dall’USGS - United States<br />

Geological Survey - e dalla<br />

NASA - National Aeronautics<br />

and Space Administration - e<br />

vede il lancio del primo satellite,<br />

il Landsat 1, nel 1972; l’ultimo,<br />

il Landsat 8, è stato messo<br />

in orbita nel 2013.<br />

Il Landsat 1 aveva una risoluzione<br />

al suolo di 80m/px e 4<br />

bande multispettrali; Landsat<br />

2 e 3, lanciati rispettivamente<br />

nel 1975 e nel 1978, avevano<br />

una configurazione simile al<br />

Landsat 1. Landsat 4, lanciato<br />

nel 1984 aveva una risoluzione<br />

di 30m/px e 7 bande multispettrali;<br />

Landsat 5 era una copia<br />

del 4 e fu lanciato nello stesso<br />

anno. Landsat 6 andò perso<br />

subito dopo il lancio nel 1993<br />

perchè non riuscì a marcare<br />

l’orbita. Landsat 7, lanciato nel<br />

1999, aveva 8 bande multispettrali<br />

a 30m/px di cui una pancromatica<br />

a 15m/px.<br />

Landsat 8 effettua un passaggio<br />

sullo stesso punto della superficie<br />

terrestre ogni 16 giorni, è<br />

posto su un’orbita quasi polare,<br />

elio-sincrona, circolare, ad una<br />

quota di 705 km e rileva immagini<br />

multispettrali a 11 bande.<br />

Landsat 8 monta due importanti<br />

sensori passivi 3 : OLI<br />

- Operational Land Imager - e<br />

TIRS - Thermal Infrared Sensor.<br />

L’OLI ha un telescopio a quattro<br />

specchi ed elabora immagini<br />

a 12bit rispetto agli 8bit dei<br />

sensori TM & ETM+.<br />

Raccoglie immagini in 9 bande<br />

multispettrali di cui 8 con risoluzione<br />

pari a 30m/px ed una,<br />

la banda pancromatica, a risoluzione<br />

di 15m/px.<br />

In particolare la banda pancromatica<br />

è una risoluzione<br />

minore rispetto alle altre<br />

per accentuare il contrasto<br />

tra aree vegetate ed aree senza<br />

copertura vegetale.<br />

La comparazione tra le<br />

bande del Landsat 7 e del<br />

Fig. 5 - Sensoristica a bordo del Landsat 8 (Landsat<br />

8 Data Users Handbook).<br />

Landsat 8 mettono in evidenza<br />

le differenze tra le due piattaforme<br />

presenti non solo per la<br />

differente lunghezza d’onda<br />

della sensoristica ma anche per<br />

la presenza di ulteriori bande;<br />

nello specifico la banda 1, la 9<br />

e le bande 10 ed 11 relative al<br />

TIRS.<br />

La banda 1 è stata introdotta<br />

per l’osservazione degli oceani,<br />

la banda 9 è utile invece per<br />

l’osservazione delle coperture<br />

nuvolose anche sottili.<br />

Le bande 10 ed 11, relative al<br />

sensore TIRS, sono usate per<br />

monitorare la temperatura della<br />

superficie terrestre. TIRS utilizza<br />

fotorivelatori a infrarossi<br />

quantici QWIP - Quantum<br />

Well Infrared Photodetectors - per<br />

misurare l’energia termica a<br />

infrarossi a onde lunghe (TIR) ​<br />

emessa dalla superficie terrestre.<br />

I QWIP di TIRS sono sensibili<br />

a due bande di lunghezza d’onda<br />

dell’infrarosso termico, consentendo<br />

la separazione della<br />

temperatura della superficie terrestre<br />

da quella dell’atmosfera.<br />

Dati usati e metodologia<br />

Lo studio è stato condotto secondo<br />

le seguenti fasi:<br />

18 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>


REPORT<br />

1. Individuazione del periodo<br />

di interesse;<br />

a. Raccolta dei tiles<br />

Landsat 8;<br />

b. Scrematura degli<br />

stessi finalizzata<br />

all’individuazione di<br />

due dataset riferiti ad<br />

altrettanti giorni utili<br />

ai nostri scopi;<br />

2. Pre-processamento dei<br />

dataset;<br />

a. Rimozione dei disturbi<br />

dell’atmosfera<br />

tramite DOS;<br />

b. Aumento della risoluzione<br />

del dataset tramite<br />

Pan-Sharpening;<br />

3. Post-processamento dei<br />

dataset;<br />

a. Calcolo di NDVI,<br />

NBR;<br />

b. Campionamento<br />

della temperatura al<br />

suolo;<br />

c. Intersezione tra NBR<br />

e Corine Land Cover.<br />

I dati per il nostro studio sono<br />

stati prelevati dal sito web<br />

EarthExplorer dell’USGS effettuando<br />

una prima scrematura<br />

dei tile prima del download.<br />

Successivamente con l’utilizzo<br />

congiunto di QGIS e del Semiautomatic<br />

Classification Plugin<br />

è stato applicato il metodo<br />

DOS sia al tile del 5 maggio<br />

2017 sia a quello del 24 luglio<br />

2017, metodo applicato ad<br />

ognuna delle 11 bande dei singoli<br />

tile.<br />

L’output di questo primo processo<br />

è stato rielaborato con il<br />

Pan-Sharpening per ottenere<br />

un output finale ad una risoluzione<br />

di 15m/px, dimezzando<br />

la risoluzione rispetto ai 30m/<br />

px iniziali. Per questo processo<br />

è stata combinata la banda 8,<br />

la banda pancromatica, con le<br />

bande da 2 a 7, cioè le bande<br />

multispettrali.<br />

Nell’immagine che segue è<br />

indicato il flusso di lavoro per<br />

Fig .7 - Flusso di lavoro sui dati Landsat 8.<br />

entrambe le operazioni appena<br />

indicate.<br />

Il nuovo set di bande è stato riutilizzato<br />

per la determinazione<br />

degli indici NDVI - Normalized<br />

DIfference Vegetation Index - e<br />

NBR - Normalized Burn Ratio<br />

-, indici che verranno approfonditi<br />

nel paragrafo successivo.<br />

Una delle prime analisi effettuate<br />

è stata quella relativa alla<br />

comparazione della temperatura<br />

al suolo pre e post incendio<br />

sfruttando la banda 10 TIRS.<br />

Abbiamo rilevato 5 punti di<br />

campionamento a cui abbiamo<br />

associato il dato termico pre e<br />

post incendio tramite join spaziale.<br />

L’indice NBR ci ha consentito<br />

di individuare, tramite differenza<br />

pre-post incendio, l’area del<br />

Parco Nazionale del Vesuvio in<br />

cui si sono avuti i maggiori danni;<br />

successivamente abbiamo<br />

riclassificato e vettorializzato il<br />

raster di differenza ottenuto in<br />

Fig. 8 - Bande su cui si è condotto lo studio.<br />

modo da avere una copertura<br />

di tipo poligonale e vettoriale<br />

dell’area di nostro interesse.<br />

Tale dato è stato interpolato<br />

con il vettore poligonale della<br />

CLC 2012 - Corine Land<br />

Cover -, prelevato dal sito web<br />

Copernicus, tramite operazioni<br />

di geoprocessing in modo da<br />

ottenere una correlazione tra<br />

il tipo di danno ed il tipo di<br />

copertura del suolo. Dal vettore<br />

poligonale così ottenuto sono<br />

state estratte le estensioni delle<br />

singole tipologie di suolo danneggiate.<br />

Analisi dei risultati<br />

Normalized Difference<br />

Vegetation Index<br />

Le piante sono caratterizzate da<br />

un particolare firma spettrale.<br />

Il loro comportamento nei<br />

confronti della luce è influenzato<br />

dalla attività dei pigmenti<br />

(clorofilla, carotenoidi, antociani).<br />

La clorofilla infatti ha un<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 19


REPORT<br />

Fig.10 - Firma spettrale dei vegetali tra i 400 e 950 nm.<br />

picco di assorbimento nelle<br />

lunghezze d’onda del rosso visibile,<br />

mentre la struttura cellulare<br />

delle foglie tende a riflettere<br />

l’infrarosso. L’attività fotosintetica<br />

influenza quindi la quantità<br />

di luce assorbita e trasmessa<br />

che viene rilevata dal satellite.<br />

Utilizzando questo principio<br />

è possibile monitorare lo stato<br />

di salute del bosco ed eventuali<br />

problemi (stress idrico, patologie,<br />

incendi) che abbassano la<br />

quantità di fotosintesi (Weier &<br />

Herring, 2000).<br />

Per quantificare la capacità<br />

fotosintetica delle foreste viene<br />

utilizzato l’Indice di Area<br />

Fogliare (LAI, Leaf Area Index),<br />

un indice che misura la quantità<br />

di superficie fogliare fotosinteticamente<br />

attiva per unità<br />

di superficie di suolo (Bolstad,<br />

1990). Il LAI può essere misurato<br />

in capo tramite appositi<br />

sensori ottici. Calcolare il LAI<br />

in campo però risulta dispendioso<br />

se non impossibile per<br />

grandi superfici. Una valida<br />

alternativa è l’utilizzo di indici<br />

satellitari che consentono un<br />

monitoraggio duraturo nel<br />

tempo e anche per quelle aree<br />

di difficile accessibilità. Per valutare<br />

lo stato fisiologico delle<br />

foreste vesuviane è stato utilizzato<br />

l’indice di vegetazione normalizzato<br />

(NDVI - Normalized<br />

DIfference Vegetation Index),<br />

uno degli indicatori più usati<br />

per monitorare l’evolversi della<br />

vegetazione nel tempo e soprattutto<br />

un indice che in diversi<br />

ambienti può quantificare in<br />

modo ottimale l’area fogliare<br />

fotosinteticamente attiva e<br />

mostra una forte correlazione<br />

con il LAI (Quan Wang 2005)<br />

(Carlson 1997). Molti indici<br />

inoltre, essendo sviluppati<br />

nel centro-nord Europa e in<br />

America settentrionale sono<br />

calibrati per funzionare nel macro-clima<br />

temperato, risultando<br />

problematici in ambiente mediterraneo.<br />

L’NDVI è uno dei<br />

pochi indici ad avere una correlazione<br />

lineare con i dati rilevati<br />

empiricamente in campo su<br />

superfici incendiate in ambiente<br />

mediterraneo (Veraverbeke<br />

et al. 2011). L’indice è calcolato<br />

come rapporto tra differenza<br />

e somma delle bande con lunghezza<br />

d’onda nel vicino infrarosso<br />

(r nir<br />

) e rosso (r red<br />

):<br />

Fig. 9 - Assorbimento e riflessione della luce da parte dei<br />

pigmenti vegetali.<br />

Questo indice infatti, per i<br />

motivi fisiologici già descritti,<br />

ci indica innanzitutto la<br />

presenza o meno di chiome.<br />

Considerando infatti che le<br />

foglie assorbono il rosso e riflettono<br />

l’infrarosso (Fig. 10)<br />

se vi è più radiazione riflessa<br />

nel vicino infrarosso rispetto a<br />

quella nelle lunghezze d’onda<br />

del rosso, allora è probabile che<br />

in quel pixel la vegetazione sia<br />

maggiormente densa e fotosinteticamente<br />

attiva. Essendo<br />

legato anche alla capacità di<br />

fotosintesi, le variazioni del<br />

rapporto tra le due bande sono<br />

spesso utilizzate per una quantificazione<br />

di danno o stress che<br />

rifletta lo stato di salute della<br />

copertura arborea. I valori di<br />

NDVI sono compresi tra -1<br />

e 1, tende ad assumere valori<br />

tanto più positivi quanto più è<br />

presente una vegetazione fitta,<br />

con grossa presenza di clorofilla.<br />

Le foreste che si attestano ad<br />

un valore medio che oscilla tra<br />

0.7 a 0.9 a seconda del tipo di<br />

vegetazione. Valore che scende<br />

a 0.2/0.3 nel caso di formazioni<br />

ad habitus erbaceo e scende<br />

ulteriormente per le superfici<br />

prive di vegetazione.<br />

Il valore del NDVI non è costante<br />

tutto l’anno ed è strettamente<br />

legato alla fenologia<br />

della specie. Si pensi ad esempio<br />

alle specie a foglia caduca, che<br />

in inverno non hanno attività<br />

fotosintetica, in tal caso il bosco<br />

avrà un valore di NDVI bassissimo<br />

nel periodo invernale<br />

(dovuto per lo più al suolo visibile)<br />

con un rapido incremento<br />

in primavera. Successivamente<br />

l’indice tende a “saturarsi”, non<br />

rilevando cambiamenti sostanziali<br />

durante il periodo estivo.<br />

Dopo il rapido incremento<br />

primaverile i valori di NDVI<br />

raggiungono quindi un plateau<br />

e rimangono stabili fino ad un<br />

decremento autunnale. Nel<br />

monitorare quindi la variazione<br />

di NDVI di un singolo evento<br />

bisogna scegliere un intervallo<br />

di date non troppo distanti tra<br />

loro e che ricadano all’interno<br />

della fase estiva, con valori di<br />

NDVI stabili, affinchè la fenologia<br />

non influenzi i risultati e<br />

si possa isolare solamente l’effetto<br />

dell’evento dannoso, nel<br />

nostro caso un incendio.<br />

20 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>


REPORT<br />

Le immagini multispettrali del<br />

satellite Landsat 8 sono state<br />

quindi processate per il calcolo<br />

del NDVI, utilizzando nel<br />

nostro caso le bande 4 e 5 del<br />

satellite Landsat 8. Sono stati<br />

scelti due voli, uno antecedente<br />

l’incendio uno posteriore. La<br />

scelta è ricaduta sui voli del<br />

05/05/2017 e 24/07/2017. I<br />

voli sono stati scelti anche in<br />

base all’assenza di nuvolosità. La<br />

differenza del valore di NDVI<br />

è in grado di restituirci una valutazione<br />

sia quantitativa della<br />

superficie danneggiata, sia qualitativa,<br />

in base alle superficie<br />

delle chiome rimaste fotosinteticamente<br />

attive. Superfici maggiormente<br />

danneggiate avranno<br />

infatti un calo più drastico del<br />

valore di NDVI. Al variare delle<br />

condizioni della chioma e della<br />

presenza di clorofilla varierà il<br />

rapporto tra la riflessioni del<br />

rosso e dell’infrarosso, restituendoci<br />

quindi una variazione del<br />

valore di NDVI. Questo indice<br />

è stato scelto per monitorare<br />

lo stato delle foreste vesuviane<br />

per via del suo valore di sintesi<br />

delle condizioni del bosco.<br />

Delimitare la superficie bruciata<br />

(che vedremo più avanti) infatti<br />

non è sufficiente, l’NDVI<br />

ci restituisce un riassunto del<br />

danno ecologico e fisiologico<br />

subito dalle foreste, restituendoci<br />

quindi un’immagine del<br />

vero danno ambientale causato<br />

dall’incendio.<br />

Tramite una semplice differenza<br />

algebrica dei due voli otteniamo<br />

la variazione di NDVI (ΔNDVI)<br />

prima e dopo l’incendio. È<br />

possibile notare come buona<br />

parte delle foreste vesuviane<br />

abbia perso almeno 0.2 punti di<br />

NDVI, risultando quindi gravemente<br />

danneggiata. L’intera<br />

stazione Vesuviana ha subito un<br />

calo dell’NDVI medio di tutta<br />

la superficie forestale di 0.28<br />

punti. Sul versante meridionale<br />

nei comuni di Torre del Greco,<br />

Fig. 11 - Differenza di NDVI tra il 5 maggio ed il 24 luglio.<br />

Trecase e Boscotrecase, si registrano<br />

ampie superfici con<br />

una perdita di circa 0.6 punti,<br />

valori estremamente elevati che<br />

confermano una totale distruzione<br />

delle chiome arboree. La<br />

differenza di NDVI ha valori<br />

significativi anche in tutta l’area<br />

arbustiva della parte alta del<br />

vesuvio, circondante il cratere.<br />

Valori leggermente negativi visibili<br />

sporadicamente caratterizzano<br />

quelle aree che hanno visto<br />

un aumento, seppur leggerissimo,<br />

del valore di NDVI nella<br />

finestra temporale considerata.<br />

Questo rinverdimento delle<br />

chiome non danneggiate è del<br />

tutto naturale dato l’inoltrarsi<br />

della stagione vegetativa; ciò è<br />

avvenuto soprattutto sul versante<br />

Nord, quello del monte<br />

Somma dove l’incendio è stato<br />

di gran lunga meno impattante.<br />

Il Somma infatti ha visto<br />

infatti una diminuzione media<br />

dell’NDVI molto minore (una<br />

diminuzione di 0.09). Il monte<br />

Somma infatti, considerata la<br />

sua esposizione settentrionale<br />

presenta generalmente una<br />

condizione di maggiore umidità.<br />

La vegetazione inoltre è<br />

completamente differente per i<br />

due versanti: l’umidità e la lontananza<br />

dalle distruttive colate<br />

laviche hanno consentito uno<br />

evoluzione della vegetazione<br />

verso stadi più maturi. caratterizzati<br />

da specie come pioppo,<br />

ontano, acero, castagno. A differenza<br />

delle pinete dei versanti<br />

meridionali, gli habitat formati<br />

da queste specie (boschi di latifoglie<br />

decidue) presentano una<br />

minore incendiabilità e una resistenza<br />

al propagarsi del fuoco.<br />

Per i suoli agrari o nudi (privi<br />

quindi di vegetazione) invece<br />

il risultato è da considerarsi un<br />

dato non significativo poiché<br />

dovuto a diverse cause come<br />

cambio di coltura del suolo<br />

agricolo, lavorazioni stagionali<br />

o differenti condizioni di umidità<br />

del suolo.<br />

Normalized Burn Ratio<br />

L’NDVI è però incompleto per<br />

definire il danno e le superfici<br />

causate da un incendio in ambiente<br />

mediterraneo (Pereira<br />

1999). Il NBR (Normalized<br />

Burn Ratio) è uno degli indici<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 21


REPORT<br />

Fig.12 - Firma spettrale dei vegetali (verde) e delle aree incendiate (rosso).<br />

più utilizzati per mappare la<br />

severità di aree incendiate in<br />

diversi ambienti, incluso il macroclima<br />

mediterraneo (Boer<br />

2008). L’NBR nacque inizialmente<br />

come strumento per<br />

delimitare le aree incendiate, fin<br />

quando diversi studi (Key and<br />

Benson 2006) non utilizzarono<br />

il ΔNBR come indice per la severità<br />

dell’incendio. Ad oggi è<br />

largamente applicato insieme a<br />

dati di origine satellitare e per<br />

la sua affidabilità è utilizzato<br />

all’interno di FireMon, un sistema<br />

per il monitoraggio degli<br />

incendi utilizzato negli USA.<br />

Come l’NDVI anche questo<br />

indice si basa su alcune caratteristiche<br />

della firma spettrale<br />

dei vegetali. Come già detto<br />

una vegetazione in normale<br />

stato di salute e produttività<br />

mostrerà un picco di riflettanza<br />

nel campo del cosiddetto vicino<br />

infrarosso (NIR), valore invece<br />

debole all’interno dell’infrarosso<br />

ad onde corte (SWIR, Short-<br />

Wave InfraRed) (Fig. 12).<br />

A seguito di un incendio e<br />

quindi di una perdita del materiale<br />

fotosintetizzante, la<br />

riflettanza nel NIR sarà calata<br />

drasticamente. Nelle aree incendiate<br />

inoltre potremo notare<br />

un netto aumento di riflettanza<br />

nello SWIR. Il rapporto tra i<br />

valori di riflettanza nel NIR<br />

e nello SWIR ci può quindi<br />

aiutare nel delimitare le aree<br />

che hanno subito un cambiamento<br />

di copertura del suolo a<br />

causa di un incendio. In maniera<br />

molto simile a come già visto<br />

per l’NDVI l’indice si basa sul<br />

rapporto tra la differenza e la<br />

somma delle due bande considerate:<br />

Per quanto riguarda le bande<br />

da utilizzare nel presente lavoro<br />

sono state utilizzate le bande 7<br />

e 5. Il Landsat 8 possiede ben<br />

due bande nello SWIR (6 e 7)<br />

con lunghezze d’onda differenti.<br />

Le lunghezze d’onda utilizzate<br />

per lo sviluppo nell’NBR<br />

sono quelle tra i 2080 e 2350<br />

nanometri, corrispondenti<br />

per il Landsat 8 alla banda 7<br />

(Fig.6).<br />

Il ΔNBR non è altro che la<br />

variazione del valore di NBR<br />

di una determinata superficie,<br />

prima e dopo l’incendio.<br />

Dopo aver calcolato il ΔNBR<br />

è necessaria una catalogazione<br />

dei suoi valori per poterne interpretare<br />

i risultati. Una delle<br />

classificazioni più utilizzate per<br />

ΔNBR<br />

0.27 < Danni lievi o nulli<br />

tra 0.27 e 0.44<br />

tra 0.44 e 0.66<br />

l’analisi del ΔNBR è quella usata<br />

dalla USDA (United States<br />

Department of Agriculture), i<br />

cui valori soglia sono di seguito<br />

riportati nella tabella a fondo<br />

pagina.<br />

La classificazione originale prevede<br />

ulteriori differenziazioni.<br />

Alcune di esse utilizzabili in<br />

altri contesti come la delimitazione<br />

di aree incendiate ricolonizzate<br />

dalla vegetazione (valori<br />

negativi di ΔNBR). La classe<br />

“danni lievi o nulli” prevede<br />

inoltre un ulteriore divisione<br />

in “danni lievi” e “non danneggiato”.<br />

Per capire il perchè<br />

dell’accorpamento effettuato<br />

all’interno di questo studio bisogna<br />

innanzitutto considerare<br />

le differenze climatiche e vegetazionali<br />

tra l’ambiente mediterraneo<br />

e quello nord-americano.<br />

Questa classificazione dei valori<br />

NBR è infatti calibrata per funzionare<br />

principalmente nel macroclima<br />

temperato delle foreste<br />

nordamericane. Le foreste mediterranee<br />

hanno valori diversi<br />

di riflettanza, dovuti in parte<br />

alla struttura stessa della macchia<br />

mediterranea ed in parte<br />

alle strutture fogliari completamente<br />

diverse tra le latifoglie<br />

decidue americane e la macchia<br />

sempreverde mediterranea.<br />

Questo influenza ovviamente<br />

tutti gli indici vegetazionali:<br />

l’NDVI di un ginestreto (comune<br />

sul Vesuvio) può risultare<br />

inferiore anche di diversi decimi<br />

di punto rispetto ad una foresta<br />

temperata (Telesca 2005). In<br />

ambiente mediterraneo quindi<br />

la classe più bassa, quella dei<br />

danni di lieve entità risulterebbe<br />

essere per buona parte formata<br />

Intensità del danno<br />

Danni moderatamente bassi<br />

Danni moderatamente alti<br />

> 0.66 Danni severamente elevati<br />

22 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>


REPORT<br />

Fig. 13 - Entità dei danni all’interno del parco nazionale del vesuvio calcolati<br />

tramite il ΔNBR.<br />

Fig. 14 - Estratto di Corine Land Cover 2012.<br />

Fig. 15 - Distribuzione delle tipologie di danno<br />

estratte dal NBR.<br />

da falsi positivi ed ogni metodo<br />

di selezione potrebbe risultare<br />

privo di oggettività e standardizzazione,<br />

vista l’assenza di<br />

studi precedenti. Inoltre la scelta<br />

è anche di natura pratica: il<br />

presente lavoro vuole individuare<br />

le aree interessanti per futuri<br />

studi o interventi gestionali. Le<br />

aree debolmente danneggiate<br />

potrebbero ritornare alle condizioni<br />

precedenti l’incendio<br />

in poco tempo grazie alla loro<br />

resilienza. Riteniamo quindi<br />

ben più interessante limitare le<br />

aree sicuramente danneggiate,<br />

eseguende una lieve approssimazione<br />

per difetto piuttosto<br />

che per eccesso.<br />

Classificazione dei suolo interessati<br />

dall’incendio<br />

Con l’ausilio della Corine Land<br />

Cover 4 aggiornata al 2012 e tecniche<br />

di geoprocessing, è stata<br />

effettuata una comparazione<br />

con la perimetrazione delle aree<br />

incendiate al fine di stimare l’estensione<br />

del danno e le specie<br />

vegetali interessate dallo stesso.<br />

Dalla comparazione sono state<br />

escluse le aree urbane riportate<br />

nella CLC.<br />

Dall’analisi si è evidenziato che<br />

le tipologie di suolo ad aver<br />

subito il danno maggiore sono<br />

le aree a vegetazione boschiva<br />

ed arbustiva in evoluzione, seguite<br />

poi dai boschi di conifere.<br />

La presenza di danni anche in<br />

aree a rocce nude, falesie, rupi,<br />

affioramenti è dovuta alla distruzione<br />

di quel minimo di vegetazione,<br />

per lo più arbustiva,<br />

che interessava le zone.<br />

Tipo di suolo<br />

Queste aree sono per lo più localizzate<br />

sul cono del Vesuvio e<br />

sulle recenti colate laviche.<br />

Nel grafico è stata comparata<br />

l’estensione delle tipologie di<br />

suolo pre incendio e post incendio.<br />

Nella tabella a fondo pagina è<br />

riportata la stima delle estensioni,<br />

in ettari, delle tipologie di<br />

danno in funzione del tipo di<br />

suolo.<br />

Nella tabella a pagina seuente<br />

invece riportata la variazione<br />

dell’estensione delle tipologie di<br />

suolo pre e post incendio, oltre<br />

che il computo totale dei danni,<br />

in ettari.<br />

Sommando le estensioni pre e<br />

post incendio delle aree boschive,<br />

e cioè:<br />

4Aree a vegetazione boschiva<br />

ed arbustiva in evoluzione<br />

4Boschi di conifere<br />

Estensione pre<br />

incendio<br />

Estensione post<br />

incendio<br />

Estensione danni<br />

Aree a vegetazione boschiva ed arbustiva in<br />

evoluzione<br />

1.024,43 507,70 516,73<br />

Aree con vegetazione rada 90,02 56,10 33,91<br />

Aree prevalentemente occupate da colture agrarie<br />

con presenze di spazi naturali importanti<br />

1.284,80 1.256,13 28,67<br />

Boschi di conifere 698,81 249,94 448,88<br />

Boschi di latifoglie 1.605,49 1.360,67 244,82<br />

Boschi misti conifere e latifoglie 820,18 626,89 193,29<br />

Frutteti e frutti minori 766,04 738,81 27,23<br />

Rocce nude, falesie, rupi, affioramenti 255,62 205,31 50,31<br />

Sistemi colturali e particellari complessi 1.158,11 1.055,09 103,02<br />

Totale 7.703,51 6.056,65 1.646,86<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 23


TELERILEVAMENTO<br />

REPORT<br />

Tipo di suolo<br />

4Boschi di latifoglie<br />

4Boschi misti conifere e la<br />

tifoglie<br />

risulta che prima degli eventi di<br />

luglio, la macroarea bosco, aveva<br />

una estensione di 4.148,92<br />

Ha, ridotta a 2.745,21 Ha a<br />

seguito dell’incendio. Si sono<br />

persi quindi 1.403,72 Ha di<br />

boschi.<br />

Danni severamente<br />

elevati<br />

Danni<br />

moderatamente alti<br />

Danni<br />

moderatamente<br />

bassi<br />

Aree a vegetazione boschiva ed arbustiva in<br />

evoluzione<br />

57,97 180,14 278,62<br />

Aree con vegetazione rada 0,14 6,68 27,10<br />

Aree prevalentemente occupate da colture agrarie<br />

con presenze di spazi naturali importanti<br />

1,45 5,92 21,29<br />

Boschi di conifere 191,24 95,29 162,35<br />

Boschi di latifoglie 15,40 75,16 154,26<br />

Boschi misti conifere e latifoglie 37,37 47,29 108,63<br />

Frutteti e frutti minori 0,33 7,27 19,63<br />

Rocce nude, falesie, rupi, affioramenti 1,05 16,95 32,31<br />

Sistemi colturali e particellari complessi 7,13 29,63 66,26<br />

Totale 312,08 464,33 870,45<br />

Temperatura<br />

I rilievi 1 e 2 fanno riferimento<br />

ad un’area boschiva totalmente<br />

danneggiata, il 3 fa riferimento<br />

ad un’area boschiva debolmente<br />

danneggiata, mentre il 4 è in<br />

un’area boschiva non interessata<br />

dagli incendi ed il 5 è in area<br />

urbana. Come si nota dal grafico<br />

la aree boschive pre incendio<br />

avevano una temperatura abbastanza<br />

normalizzata, con 4°C<br />

di scarto; mentre la differenza<br />

di temperatura era molto più<br />

accentuata tra area boschiva ed<br />

urbana. Dopo l’incendio nelle<br />

aree boschive danneggiate si è<br />

avuto un netto aumento della<br />

temperatura che risulta essere<br />

anche più elevata di quella del<br />

punto censito in area urbana.<br />

Il confronto dei dati termici risulta<br />

essere una forzatura poiché<br />

andrebbe fatto un confronto<br />

simile mantenendo costanti le<br />

variabili al contorno con l’unica<br />

eccezione del dato relativo al<br />

suolo. Nonostante ciò abbiamo<br />

voluto effettuare lo stesso<br />

il confronto poiché si è voluto<br />

evidenziare l’effetto di mitigazione<br />

micro e mesoclimatica di<br />

un’area boschiva.<br />

Conclusioni<br />

L’obiettivo del presente studio è<br />

stato quello di comparare lo stato<br />

delle foreste vesuviane prima<br />

e dopo l’impatto del terribile<br />

incendio verificatosi nel luglio<br />

2017. La caratterizzazione ha<br />

previsto l’utilizzo di più indici<br />

satellitari applicati allo studio<br />

della vegetazione.<br />

L’NDVI, un indice basilare<br />

nello studio dell’ecologia forestale,<br />

che ci ha consentito di<br />

capire quanto sia stata alterata<br />

la funzione ecologica del bosco.<br />

L’NDVI è infatti legato all’attività<br />

fisiologica degli esemplari<br />

arborei ed un suo drastico calo<br />

vuol dire calo nella produttività<br />

legnosa, calo nella capacità di<br />

stoccare anidride carbonica,<br />

calo nella capacità di regimazione<br />

delle acque e di termoregolazione.<br />

Tale capacità del bosco è stata<br />

inoltre confermata dalla misura<br />

dell’aumento di Temperatura<br />

nelle aree private dalla vegetazione,<br />

rispetto a quelle che<br />

avevano subito lievi danni e<br />

in cui la vegetazione non era<br />

scomparsa.<br />

L’utilizzo dell’NBR, un indice<br />

che ci ha consentito di delimitare<br />

le aree incendiate e catalogarle<br />

per entità del danno. Ciò ci<br />

ha consentito di poter superare<br />

MONITORAGGIO 3D<br />

GIS E WEBGIS<br />

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24 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong><br />

GNSS<br />

FORMAZIONE<br />

RICERCA E INNOVAZIONE


REPORT<br />

Fig. 16 - Confronto tra aree interessate dagli incendi e tipologie di suolo incendiate.<br />

Fig. 17 - Estensione delle tipologie di suoli pre e post incendi.<br />

temporalmente il report di<br />

Copernicus, che perimetrava le<br />

aree fino al 16 luglio, quando<br />

l’incendio era ancora in corso.<br />

il 24 luglio, ad incendio terminato,<br />

erano 1.878 gli ettari di<br />

bosco andati persi.<br />

L’incrocio con i dati di copertura<br />

del suolo del progetto Corine<br />

Land Cover ci ha consentito di<br />

poter analizzare quali tipologie<br />

vegetazionali fossero risultate<br />

maggiormente danneggiate dal<br />

fuoco: i boschi di conifere e le<br />

aree arbustive (di macchia o<br />

in evoluzione). In ciò è riscontrabile<br />

una colpa antropica da<br />

ricercare a monte: Nei decenni<br />

passati infatti l’abbandono<br />

selvicolturale del patrimonio<br />

boschivo ha gettato le basi per<br />

questo annus horribilis a cui<br />

abbiamo assistito. Pinete di<br />

origine antropica come quelle<br />

vesuviane infatti richiederebbero<br />

un periodico diradamento<br />

nel numero di esemplari, che<br />

per motivi economici non viene<br />

più effettuato. Si assiste così ad<br />

un accumulo di necromassa, un<br />

potenziale combustibile, soprattutto<br />

nel caso<br />

di una conifera<br />

resinosa<br />

come il Pino.<br />

I rami secchi<br />

e gli alberi<br />

caduti inoltre<br />

costituiscono<br />

una via di<br />

collegamento<br />

tra il suolo<br />

e lo strato<br />

delle chiome,<br />

trasformando<br />

gli incendi di superficie in più<br />

dannosi incendi di chioma.<br />

Non a caso infatti la gran parte<br />

dell’incendio ha riguardato i boschi<br />

di conifere. Il 75% di essi<br />

è andato distrutto. Le pinete<br />

inoltre vigevano in un pessimo<br />

stato fitosanitario. Erano rese<br />

più vulnerabili da un fortissimo<br />

attacco di Cocciniglia tartaruga<br />

(Toumeyella parvicornis ), insetto<br />

alloctono ed invasivo che dal<br />

2015 è sbarcato in Campania.<br />

Nello stesso anno era stata riportata<br />

la diffusa presenza di un<br />

fungo patogeno, Diplodia africana<br />

(Cristinzio, 2015). Tutto<br />

Fig. 18 - Confronto tra rilievi pre e post incendio.<br />

ciò ha reso ancor più precaria<br />

la condizione degli esemplari di<br />

Pinus pinea locali. Seguendo la<br />

classificazione di Corine Land<br />

Cover, un’altra categoria fortemente<br />

colpita è quella della “vegetazione<br />

boschiva ed arbustiva<br />

in evoluzione” ed anche in questo<br />

possiamo scorgere gli effetti<br />

della passata azione dell’uomo.<br />

In questa categoria infatti rientrato<br />

le estesissime distese<br />

di Ginestra Etnea (Genista<br />

aetnensis) un arbusto che non<br />

appartiene alla flora vesuviana,<br />

ma fu piantato dall’uomo per<br />

stabilizzare i versanti e prevedibilmente,<br />

come molte specie<br />

aliene, ha preso il sopravvento,<br />

trasformando molte aree che<br />

una volta erano suolo nudo in<br />

una fitta vegetazione arbustiva,<br />

secca e sensibile al fuoco.<br />

Un’altra causa scatenante è stata<br />

certamente la natura del territorio:<br />

la velocità di propagazione<br />

di incendi di chioma è correlata<br />

alla pendenza del territorio,<br />

Fig. 19 - Rilievi Landsat 8 della temperatura al suolo; pre incendio (a sinistra), post incendio (a destra).<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 25


REPORT<br />

che nel caso delle pendici vesuviane<br />

è elevata. La velocità<br />

ha consentito all’incendio di<br />

espandersi lungo un fronte<br />

tanto ampio quanto difficile<br />

da contrastare, facendo danni<br />

anche nei giorni successivi<br />

all’inizio degli interventi.<br />

Preponderante è stata la limitata<br />

disponibilità di mezzi<br />

da parte delle autorità: gli incendi,<br />

sia per la loro natura di<br />

incendi di chioma, sia per le la<br />

loro localizzazione, erano spesso<br />

contrastabili solo tramite<br />

mezzi aerei, di cui purtroppo<br />

disponiamo in maniera limitatissima,<br />

anche perché impegnati<br />

negli stessi giorni già in<br />

altri incendi.<br />

In conclusione lo studio vuole<br />

essere uno strumento di supporto<br />

per ulteriori approfondimenti<br />

e lavori riguardanti<br />

il Vesuvio ed uno strumento<br />

logistico fondamentale per la<br />

progettazione di interventi di<br />

recupero, aiutandone la localizzazione<br />

puntuale grazie alle<br />

analisi effettuate.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Boer, M. (2008) Mapping burned areas and burn severity patterns in SW Australian eucalypt forest using<br />

remotely-sensed changes in leaf area index.<br />

Bolstad, P.V. & Gower S.T. (1990) Estimation of leaf area index in fourteen southern Wisconsin forest stands<br />

using a portable radiometer. Tree Physiology.<br />

Carlson, T. N. & D. A. Ripley (1997) On the relation between NDVI, fractional vegetation cover, and leaf<br />

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Congedo, L. ” (2016) Semi-Automatic Classification Plugin User Manual.<br />

Cristinzio G. & Bosso L. (2015) Serious damage by Diplodia africana on Pinus pinea in the Vesuvius national<br />

park (Campania region, southern italy).<br />

Dainelli, N. (2011) L’osservazione della Terra – Telerilevamento.<br />

Pat S. Chaver, (1996) junior - Image-Based Atmospheric Corrections - Revisited and Improved.<br />

Pereira, J., (1999) “A comparative evaluation of NOAA-AVHRR vegetation indexes for burned surface detection<br />

and mapping”, in IEEE Transactions on Geoscience and Remote Sensing, vol. 37, pp. 217–226.<br />

Wang, Q., Adiku, S., Tenhunen J., Granier A. (2005) On the relationship of NDVI with leaf area index in<br />

a deciduous forest site.<br />

Telesca, L. & R. Lasaponara (2006) “Quantifying intra-annual persistent behavior” in Spot-Vegetation NDVI<br />

data for Mediterranean ecosystems of southern Italy<br />

Sander V., Lhermitte S. , Verstraeten W. W., Goossens R. (2011) Evaluation of pre/post-fire differenced<br />

spectral indices for assessing burn severity in a Mediterranean environment with Landsat ThematicMapper.<br />

Weier J., Herring D. (2000) Measuring Vegetation (NDVI & EVI).<br />

NOTE<br />

1 Lo steradiante è l’unità di misura del sistema internazione per l’angolo solido, ossia il corrispondente tridimensionale<br />

del radiante.<br />

2 La riflettanza, rapporto tra intensità del flusso radiante riflesso e intensità del flusso radiante incidente su un<br />

corpo. E’ la capacità di un materiale o di una superficie di riflettere parte della luce incidente su di esso.<br />

3 I sensori passivi sfruttano, per le loro analisi, la sola energia elettromagnetica proveniente dal corpo indagato<br />

mentre quelli attivi, oltre a sfruttare l’energia elettromagnetica proveniente dal corpo indagato, producono<br />

essi stessi energia utile ai fini del rilievo. I radiometri sono esempi di sensori passivi mentre i sensori radar ed<br />

i LiDAR sono esempi di sensori attivi.<br />

4 Il progetto Corine Land Cover (CLC) è nato a livello europeo specificamente per il rilevamento e il monitoraggio<br />

delle caratteristiche di copertura e uso del territorio, con particolare attenzione alle esigenze di tutela<br />

ambientale. Fonte: http://www.isprambiente.gov.it<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Landsat8; change detection; Vesuvio; wildfire; NDVI; NBR; temperatura<br />

ABSTRACT<br />

At the half of july 2017 a big wildfire destroy a large area of Vesuvio and Mount Somma in the Vesuvio National<br />

Park. In this work we have used Landsat8 multispectrals set of images to study the area before and after fire. We<br />

have used tiles of 05-05-2017 and 24-07-2017. On the set of the images we have applied the DOS for pass from<br />

TOA (Top Of the Atmosphere) to BOA (Bottom Of the Atmosphere). After this correction we have applied<br />

the Pansharpening with the aim of improving images resolution from 30m/px to 15m/px. Therefore we have<br />

estimate NDVI (Normalized Difference Vegetation Index), NBR (Normalized Burn Ratio) and temperature of<br />

the ground before and after the fire.<br />

AUTORE<br />

Massimiliano Moraca<br />

info@massimilianomoraca.it<br />

Antonio Pepe<br />

antonio.pepe.d@gmail.com<br />

Droni Idrografici polivalenti<br />

• Rilievi batimetrici automatizzati<br />

• Acquisizione dati e immagini<br />

• Mappatura parametri ambientali<br />

• Ispezione fondali<br />

Dighe, laghi, cave in falda, bacini, fiumi e<br />

canali fino a 15 4 m/s. Km/h. Insensibili ai bassi ai bassi<br />

fondali e alla presenza di alghe e detriti<br />

Vendita - Noleggio - Servizi chiavi in mano,<br />

anche con strumentazione cliente<br />

26 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>


REPORT<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 27


AEROFOTOTECA<br />

MERCATO<br />

L'AEROFOTOTECA<br />

NAZIONALE RACCONTA…<br />

la telefotografia, prima<br />

della Grande Guerra<br />

di Elizabeth J. Shepherd<br />

«Nel campo della fotografia esisteva<br />

prima della guerra una sezione<br />

fotografica dell’Esercito,<br />

ben nota soprattutto per le opere<br />

di Tardivo in telefotografia e<br />

telefotografia aerea. Queste trovarono<br />

immediata applicazione<br />

in guerra; e fosse dal cielo, dalla<br />

terra o dal mare, gli esploratori<br />

fotografi, utilizzando il buon apparato<br />

progettato e costruito dalla<br />

Sezione [Fotografica del Genio],<br />

hanno dato un contribuito reale<br />

alla conoscenza delle posizioni<br />

nemiche. La telefotografia è stata<br />

molto usata, soprattutto nelle regioni<br />

alpine, e, quando la censura<br />

lo ha consentito, i risultati sono<br />

stati in parte pubblicati, come per<br />

esempio i panorami della guerra<br />

preparati sotto la direzione del<br />

Comando Supremo dell’Esercito».<br />

Il brano, tratto da un interessante<br />

articolo di Giorgio Abetti,<br />

The scientific mobilization in<br />

Italy for the war, pubblicato sulla<br />

rivista “Science” del 22 agosto<br />

1919, ci fornisce il primo inquadramento<br />

di un piccolo ma importante<br />

nucleo di telefotografie<br />

di grande formato conservate in<br />

Aerofototeca Nazionale.<br />

Le stampe ad albumina, montate<br />

su cartone, recano il timbro<br />

della Sezione Fotografica del 3°<br />

Genio: si tratta di un «Panorama<br />

fotografico verso Francia preso da<br />

M. Valaisan” e di tre vedute romane<br />

(la cupola di San Pietro, la<br />

Colonna Antonina, Ponte Molle)<br />

scattate tra 1898 e 1899 da Monte<br />

Fig. 2 - Sezione Fotografica del 3° Reggimento Genio, La cupola di San Pietro, 1896. AFN, ICCD.<br />

Mario, dove la Sezione aveva la<br />

propria sede a Villa Mellini.<br />

Dietro la realizzazione di queste<br />

immagini, così particolari,<br />

c’è l’attività di sperimentazione<br />

nel settore della fotografia<br />

“da campo” per scopi militari<br />

di Giovanni Gargiolli, direttore<br />

del Gabinetto Fotografico<br />

Nazionale, e di Cesare Tardivo<br />

della Sezione Fotografica della<br />

Brigata Specialisti del Genio.<br />

Tra il 1895 e la I Guerra<br />

Mondiale la Brigata Specialisti<br />

rappresentò un’eccellenza internazionale<br />

in materia di aeronautica<br />

e di fotografia, e non solo<br />

in campo militare. Nel 1896 fu<br />

creata, in seno alla Brigata, la<br />

Sezione Fotografica che nel 1897<br />

eseguì, al comando di Maurizio<br />

Mario Moris (1860-1944) e con<br />

il tenente Cesare Tardivo (1870-<br />

1953), il primo rilievo aerofotografico<br />

per mezzo di una macchina<br />

fotografica sospesa ad un pallone<br />

frenato, documentando un<br />

tratto del corso del Tevere. Negli<br />

anni seguenti la Sezione godrà di<br />

fama internazionale per una serie<br />

di rilievi topofotografici dal pallone:<br />

di un tratto di 50 km del<br />

Tevere (lavoro commissionato<br />

dal Genio Civile) e, in collaborazione<br />

con il Ministero della<br />

Pubblica Istruzione, di tre celebri<br />

aree archeologiche italiane:<br />

il Foro Romano (varie riprese<br />

tra 1898 e 1911, con la collaborazione<br />

di Giacomo Boni), Pompei<br />

(1910, con Vittorio Spinazzola) e<br />

Ostia (1911, con Dante Vaglieri).<br />

Tra 1906 e 1911 gli Specialisti<br />

documentarono per il Magistrato<br />

delle Acque anche Venezia e la<br />

sua laguna.<br />

Con un’accorta operazione di autopromozione,<br />

i risultati di queste<br />

riprese verranno presentati ai<br />

congressi geografici, fotografici<br />

e di fotogrammetria nazionali<br />

ed internazionali, contribuendo<br />

a creare all’Esercito italiano una<br />

reputazione all’avanguardia per<br />

progettualità e risorse.<br />

Nei primi tempi di sperimentazione<br />

l’aeronautica e la fotografia<br />

furono soprattutto in mano<br />

ai tecnici. Tra questi va indubbiamente<br />

annoverato Giovanni<br />

Gargiolli (1838-1913), il celebre<br />

fondatore del Gabinetto<br />

Fotografico Nazionale (oggi uno<br />

degli archivi ICCD), la cui formazione<br />

scientifica, matematica<br />

e ingegneristica, unita alla<br />

passione per la fotografia, ne<br />

stimolò l’attenzione agli aspetti<br />

progettuali dell’ottica fotografica.<br />

La sua attività in questo campo,<br />

inizialmente limitata alla ristretta<br />

cerchia degli addetti ai lavori e<br />

degli appassionati, arrivò alla notorietà<br />

presso il grande pubblico<br />

nel 1896, quando un articolo di<br />

Ernesto Mancini sulla popolare<br />

28 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong><br />

Fig. 1 - Sezione Fotografica del 3° Reggimento Genio,<br />

L’apparecchio telefotografico in azione sul Monte Mario,<br />

1896. AFN, ICCD.


MERCATO<br />

rivista “L’Illustrazione Italiana”<br />

dei Fratelli Treves descrisse la<br />

progettazione e la realizzazione<br />

di un teleobiettivo, impiegato per<br />

scattare foto a grande distanza da<br />

una postazione su Monte Mario,<br />

sede della Sezione Fotografica del<br />

Genio. Tardivo nel 1911 ricorderà:<br />

“fra i miei compagni di lavoro<br />

rammento con piacere: gli ingegneri<br />

Gargiolli, Letter e Sullam,<br />

che nel primo periodo contribuirono<br />

agli studi di telefotografia».<br />

Gargiolli nel 1896 e Tardivo nel<br />

1897 costruirono e misero in<br />

azione un teleobiettivo ciascuno.<br />

Con l’apparecchio Gargiolli, lungo<br />

3 metri (fig. 1), “si vedeva così<br />

bene Frascati da distinguere le<br />

persone che passeggiavano sulla<br />

piazza del paese ad una distanza<br />

di 25 chilometri. […] i lettori<br />

possono rilevare, confrontando<br />

l’immagine della cupola di San<br />

Pietro qui riprodotta, non a forte<br />

ingrandimento, con quella piccola<br />

data dall’obiettivo, eseguita<br />

ad una distanza di 2250 metri,<br />

quanto siano splendidi i risultati<br />

ottenuti; anche i particolari<br />

dell’agro romano che si vede<br />

svolgersi lontanamente dietro alla<br />

cupola, sono di una nitidezza meravigliosa»<br />

(fig. 2).<br />

Nel 1897 il teleobiettivo Steinheil<br />

applicato sull’apparecchio telefotografico<br />

“Tardivo” da 100 ingrandimenti<br />

aveva una lunghezza<br />

di soli metri 1,25 e una portata<br />

di 25-30 chilometri. Di esso il<br />

generale de la Penne lodava “una<br />

telefotografia della Colonna<br />

Antonina, eseguita con 250 ingrandimenti<br />

dalla distanza di 3<br />

km e che si presenta nelle stesse<br />

condizioni di grandezza come se<br />

fosse stata fatta alla distanza di 15<br />

m con una macchina fotografica<br />

ordinaria» (fig. 3).<br />

Ma qual’era la differenza tra gli<br />

apparecchi? Quello studiato da<br />

Tardivo “non era più, come quelli<br />

precedenti, un accoppiamento<br />

sperimentale di elementi positivi<br />

con altri negativi, ma costituiva<br />

un sistema ottico a sé, in cui le varie<br />

parti erano studiate in modo<br />

che le une concorressero alla correzione<br />

delle altre”. La maneggevolezza,<br />

e poi la guerra, dichiareranno<br />

il successo del teleobiettivo<br />

“Tardivo”, che conoscerà successive<br />

versioni perfezionate; il prototipo<br />

è ancora oggi conservato<br />

nel Museo Storico dell’Arma del<br />

Genio di Roma, mentre di quello<br />

“Gargiolli” sembrano oggi essersi<br />

perse del tutto le tracce.<br />

Fig. 3 - Sezione Fotografica del 3° Reggimento Genio, Roma,<br />

Colonna Antonina da Monte Mario, 1899. AFN, ICCD.<br />

Per approfondimenti e per la bibliografia<br />

citata: E.J. Shepherd, Giovanni Gargiolli<br />

e la telefotografia, in C. Marsicola (a c.),<br />

Il viaggio in Italia di Giovanni Gargiolli,<br />

Roma, 2014, 201-211.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Aerofototeca Nazionale; ICCD; telefotografia;<br />

teleobiettivo; Gargiolli Tardivo<br />

AUTORE<br />

Elizabeth Jane Shepherd<br />

elizabethjane.shepherd@beniculturali.it<br />

Via Indipendenza, 106<br />

46028 Sermide - Mantova - Italy<br />

Phone +39.0386.62628<br />

info@geogra.it<br />

www.geogra.it<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong> 29


REPORT<br />

Sicurezza a scala territoriale: il ruolo<br />

degli strumenti di supporto alle decisioni<br />

di Stefano Marsella, Marcello Marzoli<br />

Le problematiche da superare per<br />

affrontare situazioni di emergenza<br />

in caso di calamità naturali possono<br />

essere molteplici e, soprattutto in<br />

questi ultimi anni, richiedono specifiche<br />

competenze in diversi ambiti. In<br />

particolar modo si rendono sempre più<br />

necessarie conoscenze approfondite di<br />

tutte quelle piattaforme che possono<br />

Fig. 1 - Lo standard NFPA 1616 individua un numero molto elevato di rischi da considerare per la<br />

redazione dei piani di emergenza e di esodo di massa. In figura sono mostrati alcuni di quelli più<br />

significativi, estrapolati dall'elenco del Cap. 5.<br />

essere di supporto alle decisioni da<br />

intraprendere in situazioni di rischio:<br />

i cosiddetti DSS. Vediamo quali sono i<br />

Nella notte tra il 17 ed il<br />

18 giugno 2017 in Portogallo<br />

erano attivi 156<br />

incendi, causati da una intensa<br />

ondata di calore iniziata alcuni<br />

giorni prima. L’incendio che interessava<br />

la zona montuosa nel<br />

comune di Pedrogao Grande subì<br />

nella notte un’intensificazione<br />

rapida, che portò conseguenze<br />

drammatiche: 66 persone decedute,<br />

di cui 47 nella strada su una<br />

strada rurale, intrappolati nelle<br />

vetture o nel tentativo di fuggire a<br />

piedi 1 . 2<br />

Non sono ancora noti i motivi per<br />

cui le vittime si sono trovate dove<br />

non dovevano (mancata informazione<br />

sulle vie di fuga? informazioni<br />

sbagliate sulla percorribilità<br />

di quel tratto? omissione nel bloccare<br />

una strada divenuta pericolosa?).<br />

Queste ed altre ipotesi sono<br />

ancora oggetto di un’inchiesta, ma<br />

la considerazione che interessa in<br />

questa sede riguarda il fatto che,<br />

negli ultimi decenni, è aumentato<br />

il numero di calamità - di origine<br />

naturale o antropica - nelle quali<br />

sono morte persone che, con una<br />

migliore organizzazione del sistema<br />

di allarme e gestione dell’emergenza,<br />

si sarebbero salvati,<br />

come le 950 persone (di cui 540<br />

studenti) coinvolti il 2 settembre<br />

2014 nella frana Shanshucao in<br />

Cina. In quel caso,<br />

al primo movimento<br />

del terreno, la rete di<br />

monitoraggio e allarme<br />

rapido permise di<br />

analizzare la situazione<br />

e dare l’allarme,<br />

consentendo l’evacuazione<br />

in 5 minuti<br />

dall’edificio scolastico<br />

[Bolin et Al.].<br />

Realizzare sistemi<br />

più efficaci dei piani<br />

tradizionali e aumentare<br />

le probabilità di<br />

limiti degli attuali piani di emergenza a<br />

scala territoriale, come possono essere<br />

migliorati e il ruolo degli strumenti di<br />

supporto alle decisioni.<br />

sopravvivenza delle persone alle<br />

calamità è quindi possibile. Fatta<br />

eccezione per gli eventi improvvisi<br />

(terremoti, esplosioni), gli strumenti<br />

tecnologici disponibili permettono<br />

di sfruttare l’intervallo di<br />

tempo che intercorre tra l’inizio<br />

dell’evento e quello in cui i suoi<br />

effetti raggiungono le vittime potenziali<br />

per avvertirle del pericolo<br />

e far raggiungere loro un luogo<br />

sicuro. A questo scopo la ricerca<br />

ha già ampiamente dimostrato la<br />

fattibilità di sistemi che integrano<br />

i dati provenienti da sensori di<br />

qualsiasi tipo, informazioni su<br />

persone e infrastrutture e risultati<br />

di simulazioni di eventi ed esodo,<br />

per raggiungere il principale scopo<br />

dei piani di emergenza: mettere in<br />

sicurezza la popolazione attraverso<br />

un allarme tempestivo ed una<br />

informazione corretta su cosa fare<br />

e su come raggiungere i luoghi<br />

sicuri.<br />

30 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>


REPORT<br />

I limiti delle attuali pianificazioni<br />

dell'emergenza a scala<br />

territoriale<br />

Quando si verifica una calamità,<br />

le autorità che gestiscono i soccorsi<br />

devono rispondere a domande<br />

del tipo “un dato luogo è sicuro<br />

rispetto alla minaccia (ad esempio,<br />

un’onda di tsunami in arrivo)?”,<br />

oppure “c’è il tempo per allontanare<br />

le persone o è meglio che rimangano<br />

nelle loro case (ad esempio,<br />

in caso di incendi boschivi o<br />

di nubi tossiche)?”.<br />

La risposta che i cittadini si attendono,<br />

in ogni caso, non può<br />

essere preconfezionata: di volta<br />

in volta saranno necessari dati ed<br />

informazioni specifiche. Per quanto<br />

si voglia spingere nel dettaglio<br />

la pianificazione dell’emergenza,<br />

non si potrà mai ipotizzare in<br />

modo sufficientemente accurato<br />

il numero delle persone coinvolte<br />

e dove si trovano, come evolverà<br />

la minaccia in relazione alle<br />

condizioni meteo, come anche la<br />

maggior parte dei dati rilevanti<br />

per la valutazione degli effetti sulle<br />

persone.<br />

Molti piani di emergenza a scala<br />

territoriale sembrano realizzati in<br />

analogia a quelli che si predispongono<br />

per gli edifici, nonostante<br />

la radicale differenza che esiste tra<br />

gli scenari: nel secondo caso, sono<br />

note le informazioni su cosa fare<br />

in caso di un evento (l’incendio)<br />

ben noto, in un contesto già progettato<br />

per l’esodo, con una posizione<br />

più o meno nota delle persone,<br />

una evoluzione dell’incendio<br />

più o meno prevedibile e sistemi<br />

di rilevazione ed allarme incendio<br />

di cui i destinatari conoscono il<br />

significato.<br />

Poco di tutto questo può essere<br />

previsto a scala territoriale. Le variabili<br />

fondamentali per pianificare<br />

con accuratezza sono troppe per<br />

risolvere a priori il problema di gestire<br />

le fasi di esodo. Le infrastrutture,<br />

inoltre, raramente sono state<br />

progettate in funzione dei rischi e<br />

quasi mai in funzione dell’esodo,<br />

con numeri di persone<br />

coinvolte e rischi<br />

da prevedere molto<br />

più elevati.<br />

Una pianificazione<br />

tradizionale, che definisce<br />

a priori cosa fare<br />

durante l’emergenza<br />

e prevede quali informazioni<br />

dare alle<br />

persone coinvolte,<br />

dovrebbe considerare<br />

un numero di scenari<br />

pari ai rischi (fig. 1)<br />

moltiplicati per il numero<br />

di aree che possono<br />

essere interessate<br />

e per il numero di differenti<br />

condizioni (notte, giorno, estate,<br />

inverno, condizioni meteo ecc.),<br />

che influiscono sulla distribuzione<br />

delle persone e la disponibilità<br />

di soccorritori. I relativi piani di<br />

evacuazione per quanto accurati,<br />

non potrebbero mai essere realistici<br />

quanto quelli valutati sulla<br />

situazione esistente nello scenario<br />

dell’emergenza.<br />

Come possono essere migliorati<br />

i piani di emergenza?<br />

I piani predisposti per gestire le<br />

emergenze a livello territoriale di<br />

solito sono concepiti per procedere<br />

in modo organizzato al dispiegamento<br />

delle risorse di soccorso<br />

e di protezione civile. In questo<br />

senso, quindi, rispondono a domande<br />

del tipo: dove si collocano<br />

i campi base? quali enti vanno<br />

convocati? chi deve coordinare a<br />

livello locale? dove si stabiliscono<br />

i centri di comando e controllo? e<br />

così via.<br />

In sostanza, la pianificazione è mirata<br />

a fornire il migliore soccorso<br />

attraverso la soluzione preventiva<br />

dei problemi che gli organi di<br />

soccorso affrontano al momento<br />

dell’evento. Questo approccio, che<br />

scaturisce dalle esperienze di gestione<br />

delle calamità, è indispensabile<br />

per la gestione dei soccorsi.<br />

L’aspetto speculare che il piano<br />

di emergenza può ora compren-<br />

dere è quello delle azioni che i<br />

cittadini devono fare (o non fare)<br />

per la loro sicurezza, soprattutto<br />

nell’immediatezza della situazione.<br />

In questo senso, l’uso di piattaforme<br />

tecnologiche chiamate<br />

DSS (dall’inglese Decision Support<br />

System, cioè sistemi di aiuto alle<br />

decisioni) può servire a indirizzare<br />

nell’immediato le informazioni di<br />

sicurezza alle persone esposte ai<br />

rischi.<br />

Nel paragrafo che segue si descrivono<br />

in sintesi alcuni aspetti dei<br />

DSS usati in ambito di sicurezza<br />

territoriale. Va evidenziato che un<br />

sistema di supporto alle decisioni,<br />

per quanto accurato, è utile solo<br />

se la politica di gestione dell’emergenza<br />

prevede che:<br />

- le autorità preposte alla gestione<br />

dell’emergenza integrino nei<br />

piani di emergenza gli elementi<br />

di valutazione della situazione<br />

in tempo reale (evoluzione di<br />

un incendio, propagazione di<br />

una nube tossica, allagamento<br />

ecc.) che i DSS forniscono;<br />

- i cittadini siano adeguatamente<br />

informati sulle maggiori capacità<br />

di gestione che la piattaforma<br />

consente e sui canali e le<br />

modalità di comunicazione in<br />

emergenza.<br />

Esistono già documenti che delineano<br />

una strategia coerente<br />

in cui integrare la pianificazione<br />

dell’emergenza tradizionale con<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 31


REPORT<br />

l’uso di sistemi di supporto alle<br />

decisioni, come ad esempio lo<br />

standard NFPA 1616 (Common<br />

Mass Evacuation and Sheltering) 3,<br />

che contempla l’uso delle tecnologie<br />

e chiede la valutazione del<br />

tempo di esodo per la redazione<br />

dei piani di emergenza.<br />

I DSS - Sistemi di supporto alle<br />

decisioni<br />

Un sistema di supporto alle decisioni<br />

è un sistema software “che<br />

permette di aumentare l’efficacia<br />

dell’analisi in quanto fornisce supporto<br />

a tutti coloro che devono<br />

prendere decisioni strategiche di<br />

fronte a problemi che non possono<br />

essere risolti con i modelli della<br />

ricerca operativa. La funzione<br />

principale di un DSS (dall’inglese<br />

decision support system) è quella di<br />

estrarre in poco tempo e in modo<br />

versatile le informazioni utili ai<br />

processi decisionali, provenienti<br />

da una rilevante quantità di dati”.<br />

I DSS sono usati nei settori dei<br />

servizi finanziari, del commercio,<br />

delle telecomunicazioni e della<br />

sanità con lo scopo di facilitare<br />

l’uso dei dati, fornire un ambiente<br />

interattivo, fornire supporto al<br />

processo decisionale e utilizzare in<br />

modo efficace modelli per l’analisi<br />

dei dati.<br />

Solo nel settore dell’emergenza<br />

il loro utilizzo si è fermato alla<br />

ricerca. Progetti in tale senso<br />

che hanno mostrato la fattibilità<br />

di soluzioni tecnologiche<br />

hanno riguardato anche l’Italia,<br />

come LIAISON (Location<br />

Based Services and Emergency<br />

Indoor Location Systems, EC-<br />

IST 2003), REACT (Control<br />

centres and emergency services<br />

interoperability, EC–IST 2005),<br />

SAVE-ME (Disaster mitigation<br />

and evacuation in transportation<br />

hubs, EC-SST 2008), IDIRA<br />

(Interoperability in large-scale<br />

multinational disaster, EC-SEC<br />

2010), AF3 (Advanced Forest Fire<br />

Fighting, EC-FP7-SEC-2013),<br />

TALED (Telecommunication, locAtion<br />

and reaL timE Detection Discussione<br />

of the environment, ESA-ARTES<br />

2017), IN-PREP (An INtegrated<br />

next generation PREParedness<br />

programme for improving<br />

effective inter-organisational<br />

response capacity in complex environments<br />

of disasters and causes<br />

of crises , EC-H2020- SEC-01-<br />

DRS-2016). In particolare, tali<br />

progetti hanno mostrato che i<br />

sistemi di supporto alle decisioni<br />

possono fornire in tempo reale lo<br />

stato degli eventi, e la simulazione<br />

di incendi boschivi, eventi meteorologici,<br />

onde di tsunami, inondazioni,<br />

e forniscono informazioni<br />

utilizzabili, insieme ai dati provenienti<br />

dai sensori, per prendere<br />

decisioni su cosa devono fare le<br />

persone esposte al rischio.<br />

Lo scopo del DSS è quindi includere<br />

nelle procedure di valutazione<br />

i dati in tempo reale e i risultati<br />

delle simulazioni, per migliorare<br />

in modo sostanziale la sicurezza<br />

delle persone e l’efficienza dei<br />

soccorsi. I principali strumenti<br />

utilizzabili sono:<br />

- sensoristica:<br />

- monitoraggio terrestre satellitare;<br />

- videosorveglianza (incendi<br />

boschivi, traffico, infrastrutture<br />

ecc.)<br />

- crowd sensing (posizione<br />

delle persone, eventi sismici,<br />

ecc.)<br />

- sensori specifici (sismici,<br />

idrografici, ecc.)<br />

- simulazione:<br />

- eventi atmosferici<br />

- alluvioni<br />

- incendi boschivi<br />

- onde tsunami<br />

- diffusione di agenti pericolosi<br />

in atmosfera<br />

- comunicazione in emergenza<br />

verso il pubblico:<br />

- televisione, radio<br />

- sms<br />

- reti sociali<br />

- internet<br />

Fino ad ora, valutare in modo oggettivo<br />

e con una approssimazione<br />

sufficiente i tempi necessari per<br />

mettere in salvo le persone in caso<br />

di eventi catastrofici ha costituito<br />

un ostacolo per la comunità internazionale<br />

che opera nel soccorso<br />

e nella protezione civile. Le principali<br />

criticità incontrate possono<br />

essere riassunte nei seguenti punti:<br />

• il costo e la complessità dei<br />

sistemi in grado di tenere sotto<br />

osservazione l’evoluzione<br />

dell’evento (dal momento in<br />

cui insorge per tutta la durata<br />

dell’emergenza, ad esempio,<br />

incendio boschivo, alluvione,<br />

rilascio di effluenti tossici in<br />

atmosfera), che hanno rallentato<br />

la richiesta di progettazione<br />

di sistemi integrati di<br />

supporto alle decisioni;<br />

• la capacità di valutare su una<br />

base oggettiva se il tempo di<br />

esodo è adeguato a mettere in<br />

salvo le persone. Quanto si fa<br />

normalmente nella sicurezza<br />

antincendio (il confronto<br />

tra il tempo disponibile per<br />

l’esodo e quello necessario<br />

per mettersi in salvo) solo ora<br />

inizia ad essere applicabile a<br />

scale più grandi. Il principale<br />

ostacolo è la disponibilità di<br />

applicativi di simulazione l’esodo<br />

a scala territoriale, partendo<br />

da dati aggiornati sulla<br />

posizione delle persone (ad<br />

esempio, le zone centrali delle<br />

città sono molto più affollate<br />

di giorno che di notte, le aree<br />

turistiche vedono il moltiplicarsi<br />

delle presenze nei mesi<br />

estivi, ecc.);<br />

• la difficoltà di usare canali di<br />

informazione che raggiungono<br />

tutta la popolazione.<br />

Il problema è più complesso<br />

dell’uso estemporaneo delle<br />

reti sociali. L’allarme dovrebbe<br />

raggiungere tutti i cittadini,<br />

indipendentemente dagli<br />

strumenti che utilizzano per<br />

32 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>


REPORT<br />

essere informati<br />

(tema che riguarda<br />

il digital<br />

divide presente<br />

in tutte le società).<br />

Anche in<br />

questo caso, pur<br />

tenendo conto<br />

che informare<br />

in tempo reale il<br />

cento per cento dei cittadini è<br />

un obiettivo non realistico, i<br />

sistemi ed i protocolli in grado<br />

di integrare i diversi mezzi<br />

di comunicazione (media)<br />

cominciano solo ora ad essere<br />

diffusi;<br />

• la mancanza di un protocollo<br />

unificato di scambio dati. I<br />

costi di realizzazione di una<br />

rete di sensori potrebbero essere<br />

notevolmente contenuti<br />

se il DSS potesse utilizzare<br />

dati provenienti da apparati<br />

presenti sul territorio. Il ruolo<br />

del protocollo di scambio<br />

dati è quello di consentire che<br />

sistemi diversi possano colloquiare<br />

senza modifiche per i<br />

sistemi stessi. Purtroppo, l’adesione<br />

a protocolli unificati<br />

(nel settore dell’emergenza il<br />

protocollo più usato è il CAP<br />

- Common Alerting Protocol)<br />

avviene solo su base consensuale.<br />

Conclusione<br />

La gestione dell’emergenza a scala<br />

territoriale può migliorare la sicurezza<br />

dei cittadini nelle grandi<br />

calamità avvalendosi in modo<br />

più sistematico delle tecnologie<br />

esistenti, e il coordinamento di<br />

sistemi e competenze che già esistono,<br />

ma che, per la mancata integrazione,<br />

non riescono ad essere<br />

utili quanto potrebbero. A nostro<br />

parere, vanno affrontati due ordini<br />

di problemi:<br />

- la necessità di sviluppare nuove<br />

professionalità in grado di<br />

progettare e gestire sistemi che<br />

coinvolgono discipline tanto<br />

diverse (la gestione dell’emergenza,<br />

le tecnologie dello<br />

scambio dati, la sensoristica, le<br />

comunicazioni e la valutazione<br />

del rischio);<br />

- la necessità, da parte delle organizzazioni<br />

di protezione civile<br />

e di soccorso, di concordare<br />

l’utilizzo di uno standard di<br />

scambio dati. Questo problema<br />

è fondamentale in quanto<br />

gli applicativi che mettono a<br />

disposizione le informazioni<br />

necessarie per gestire meglio<br />

le emergenze non possono<br />

essere usati in modo efficiente<br />

senza un flusso continuo ed in<br />

tempo reale dei dati tra i sistemi<br />

degli enti coinvolti.<br />

Di conseguenza, senza un protocollo<br />

unico, non è possibile<br />

ipotizzare la realizzazione di<br />

sistemi di gestione dell’emergenza<br />

adeguati alle aspettative<br />

di sicurezza dei cittadini.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Huang, B., Zheng, W., Yu, Z., & Liu, G. (2015). A successful<br />

case of emergency landslide response - the Sept. 2,<br />

2014, Shanshucao landslide, Three Gorges Reservoir, China.<br />

Geoenvironmental Disasters, 2(1), 18. http://doi.org/10.1186/<br />

s40677-015-0026-5<br />

Decision support system - Wikipedia. (n.d.). Retrieved October<br />

8, <strong>2018</strong>, from https://it.wikipedia.org/wiki/Decision_support_system<br />

NOTE DELLA REDAZIONE<br />

1 https://en.wikipedia.org/wiki/June_2017_Portugal_<br />

wildfires<br />

2 https://www.nytimes.com/2017/06/18/world/europe/<br />

portugal-pedrogao-grande-forest-fires.html<br />

3 La National Fire Protection Association è una organizzazione<br />

statunitense che, dalla protezione antincendio,<br />

nel corso degli anni ha ampliato la sfera di interesse ai<br />

settori della sicurezza territoriale<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Incendi; rischio; emergenza; territorio; dss; sensoristica;<br />

piattaforme<br />

ABSTRACT<br />

The problems to be overcome to deal with emergency situations<br />

in case of natural disasters can be many and, especially<br />

in recent years, require specific skills in various areas. In particular,<br />

in-depth knowledge of all those platforms that can<br />

support decisions to be taken in risk situations is increasingly<br />

necessary: the so-called DSS (Decision Support Tools). Let's<br />

see which are the limits of current emergency plans on a<br />

territorial scale, how they can be improved and the role of<br />

decision support tools.<br />

AUTORE<br />

Stefano Marsella<br />

stefano.marsella@gmail.com><br />

Marcello Marzoli<br />

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<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 33


REPORT<br />

"...IN ERRORE PERSEVERARE"<br />

di Attilio Selvini<br />

L’allora Presidente della Società<br />

Italiana di Fotogrammetria e<br />

Topografia (1995-1998) ritorna su<br />

un tema a lui molto caro: le riforme<br />

sulla professione di Geometra, il<br />

proliferarsi delle Laure Triennali<br />

per i Geometri e la vergognosa<br />

eliminazione della Commissione<br />

Geodetica della Repubblica Italiana,<br />

ritenuta “Ente inutile”.<br />

Ho scomodato Sant’<br />

Agostino, perché questo<br />

titolo mi sembra il più<br />

adatto per illustrare quanto sto<br />

per scrivere. Sant’Agostino d’Ippona<br />

nei suoi Sermones afferma:<br />

“Humanum fuit errare, diabolicum<br />

est per animositatem in<br />

errore manere” (cadere nell’errore<br />

è stato proprio dell’uomo, ma<br />

è diabolico insistere nell’errore<br />

per superbia). Ma già secoli prima,<br />

Cicerone (Filippiche) aveva<br />

ammonito: “Cuiusvis hominis est<br />

errare: nullius nisi insipientis, in<br />

errore perseverare” (è cosa comune<br />

l'errare; è solo dell'ignorante<br />

perseverare nell’errore). Mi si<br />

perdonino queste dotte citazioni:<br />

gli è che l’Italia di oggi persevera<br />

negli errori d’ogni genere, avendo<br />

dimenticato la saggezza degli<br />

Antichi Padri. E veniamo al “dunque”,<br />

anche se dell’argomento<br />

mi sono già occupato non poche<br />

volte: si vedano i riferimenti bibliografici.<br />

Da più parti nascono “lauree”<br />

triennali per geometri, tra la<br />

gioia di Collegi Provinciali, il<br />

sussiego di qualche Magnifico<br />

Rettore, l’esultanza e la soddisfazione<br />

di non pochi dirigenti<br />

scolastici, tutti in vario modo<br />

compartecipi della vicenda. Ma<br />

come e con quali programmi<br />

nascono queste cosiddette “lauree”?<br />

Mi piacerebbe sapere cosa<br />

ne pensa in proposito la “FIG”,<br />

Fédération Internationale des<br />

Géomètres o anche International<br />

Federation of Surveyors ed infine<br />

Internationale Vereinigung der<br />

Vermessungsingenieure,, così come<br />

appare nelle tre lingue ufficiali<br />

questa prestigiosa Associazione<br />

mondiale (che tali erano sino al<br />

1998: oggi vale solo il “globish”,<br />

per chi non lo sapesse, termine<br />

creato da Jean-Paul Nerrière proprio<br />

in quell’anno!). Infatti i<br />

programmi perseverano nella<br />

famigerata e solo italiana “polivalenza”<br />

del geometra più meno<br />

laureato, ignorando del tutto<br />

l’ambito di lavoro degli altri colleghi<br />

europei. Decisive sono a tal<br />

proposito le indicazioni in inglese<br />

ed in tedesco sopra riportate, non<br />

solo, ma anche la consistenza numerica<br />

dei “Geometri” francesi,<br />

inglesi e tedeschi, dell’ordine di<br />

alcune migliaia per ognuno di tali<br />

Paesi, nei confronti dei centomila<br />

iscritti ai Collegi Provinciali in<br />

Italia, sintomo sicuro di sostanziale<br />

differenza professionale, rivolta<br />

in prevalenza non alla “geometria”<br />

bensì alle costruzioni di vario genere,<br />

sino alla gestione condominiale<br />

ed alla compravendita degli<br />

immobili, cose più da ragionieri<br />

che da geometri.<br />

L’annuncio eclatante, quasi da<br />

marcia trionfale verdiana, è quello<br />

del 30 ottobre 2017: “Una convenzione<br />

tra il Collegio Provinciale<br />

dei Geometri e Geometri Laureati<br />

di Reggio Emilia, l’ITS per<br />

Geometri “Angelo Secchi” e l’Università<br />

di San Marino, consente<br />

agli studenti di Reggio Emilia la<br />

partecipazione al progetto didattico<br />

per il corso di laurea triennale<br />

in “Costruzioni e gestione del<br />

territorio”, pensato per i geometri<br />

e promosso in collaborazione<br />

con UNIMORE”. Afferma il<br />

Magnifico Rettore di UNIMORE<br />

(l’Università di Modena e Reggio<br />

Emilia) che “Per la prima volta<br />

nella sua storia il Geometra entra<br />

nel mondo accademico dalla porta<br />

principale, con profilo ed esami<br />

calibrati per questa figura professionale<br />

ed un percorso di studi che<br />

ne incrementano le conoscenze e le<br />

capacità. Ciò avrà, immediate e<br />

positive ricadute sia nella propria<br />

attività lavorativa, sia nel campo<br />

della ricerca. Il corso di laurea per<br />

la sua unicità costituisce una grande<br />

occasione di svolta, per gettare le<br />

basi della professione di domani”.<br />

Mi stupisce che il Magnifico dimentichi<br />

come i laureati triennali<br />

non possano accedere ai corsi per<br />

ricercatori e nemmeno possano<br />

svolgere le mansioni di addetti<br />

alle esercitazioni: a quello scopo<br />

sono stati istituiti i “dottorati di<br />

ricerca”, gli unici che dovrebbero<br />

dare diritto al titolo universale di<br />

“dottore”, tant’è che molti di loro<br />

si fregiano, per distinguersi, dell’americano<br />

“PhD”.<br />

Peccato poi che il programma<br />

per i nuovi geometri, sia fondato<br />

su “ … Topografia, Tecnologia<br />

e materiali delle Costruzioni,<br />

Pianificazione Territoriale e<br />

Urbanistica, Progettazione<br />

Architettonica e Strutturale, Estimo<br />

e Valutazioni Immobiliari, a cui<br />

34 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>


REPORT<br />

viene abbinata la multidisciplinarità<br />

di altre materie, che spaziano<br />

dal Diritto all’Economia includendo<br />

Chimica, Inglese, Calcolo,<br />

Informatica e altro ancora. Il titolo<br />

rilasciato è Dottore in Costruzioni<br />

e Gestione del Territorio valevole<br />

in Italia e nell’Unione Europea<br />

…..” Commento: una miscela<br />

assurda fra discipline tipiche di<br />

ingegneria civile e, architettura,<br />

prese dai vecchi diplomi universitari,<br />

con la menzogna del titolo di<br />

Dottore solo italico e per nulla di<br />

nulla riconosciuto nella Unione<br />

Europea, nella quale non valgono<br />

nemmeno i nostri dottorati quinquennali,<br />

così come ho scritto e<br />

ripetuto in vari articoli. Leggiamo<br />

con disappunto che il Presidente<br />

del Collegio Provinciale dei<br />

Geometri e Geometri Laureati<br />

di Reggio Emilia Francesco<br />

Spallanzani, soddisfatto per aver<br />

messo a punto l’importante sinergia,<br />

ha detto: “Il nostro obiettivo è<br />

un’alta formazione per una figura<br />

tecnica, da sempre al passo con i<br />

tempi. Un ruolo incline alla multidisciplinarietà,<br />

che risponde al<br />

generalizzato processo innovativo<br />

messo in atto dalla digitalizzazione<br />

nel mondo delle costruzioni<br />

e dell’ambiente, con importanti<br />

riflessi nell’economia delle nostre<br />

realtà”. E dalli con la solo italiana<br />

“multidisciplinarietà”: ma dove la<br />

si trova, in ambito FIG? Mi faccia<br />

il piacere!<br />

Dal centro al nord: leggiamo<br />

poi: “Gioca d’anticipo il Collegio<br />

provinciale dei geometri di Sondrio,<br />

che con la collaborazione dell’istituto<br />

d’istruzione superiore De Simoni-<br />

Quadrio e l’università degli studi<br />

della Repubblica di San Marino ha<br />

messo in cantiere a partire dall’anno<br />

accademico <strong>2018</strong>-2019 un corso<br />

di laurea professionalizzante in<br />

Costruzioni e gestione del territorio,<br />

titolo indispensabile dal 2020 - lo<br />

prevede la normativa europea –<br />

(ma chi lo ha mai detto? La normativa<br />

prevede i corsi triennali,<br />

non il loro contenuto!) per chi<br />

intende svolgere la professione di geometra<br />

e iscriversi all’albo professionale”.<br />

Per attirare nuovi geometri,<br />

si apprende poi che “ Non sono<br />

previsti test di ingresso per accedere<br />

al corso di laurea, il cui costo annuale<br />

è di 2.000 euro suddiviso in<br />

tre rate - la prima di 800 euro, le<br />

altre due di 600 -; c’è la possibilità<br />

di iscriversi part-time con riduzione<br />

delle tasse e prolungamento<br />

della durata del corso per chi sta<br />

lavorando. A presentare ieri il corso<br />

triennale sono intervenuti nella sede<br />

del Collegio di piazzale Bertacchi il<br />

presidente Giorgio Lanzini, il segretario<br />

Marco Tognolatti, il tesoriere<br />

Giuseppe Bertussi e il consigliere<br />

Michele Tempra, insieme ad Angela<br />

Fico e Anselmo Fontana, rispettivamente<br />

docenti dell’indirizzo<br />

Costruzione ambiente e territorio<br />

(Cat – ex-geometri) del De Simoni-<br />

Quadrio e del Saraceno-Romegialli<br />

di Morbegno”.<br />

E vediamo ora la struttura di<br />

questi corsi, dal punto di vista dei<br />

programmi. Ecco quanto ne dice<br />

la proposta di decreto.<br />

Didattica - Il Corso di laurea in<br />

Costruzioni e gestione del territorio<br />

rappresenta un percorso volto a<br />

formare professionisti in grado di<br />

operare in tre principali aree:<br />

edilizia, urbanistica e ambiente -<br />

dove il Geometra Laureato si<br />

caratterizza per la molteplicità<br />

di competenze acquisite, da<br />

mettere in campo in prestazioni<br />

quali la progettazione, direzione<br />

e contabilità dei lavori, oltre che<br />

i collaudi e il coordinamento<br />

della sicurezza in tutte le fasi interessate.<br />

Ciò si estende inoltre a<br />

servizi come l’amministrazione<br />

immobiliare e la certificazione<br />

energetica.<br />

estimo e attività peritale - dove il<br />

Geometra Laureato può mettere<br />

in pratica quanto appreso durante<br />

il percorso formativo per consulenze<br />

che vanno dalla valutazione<br />

del valore di mercato degli<br />

immobili, all’assistenza tecniconormativa,<br />

indispensabile sia per<br />

i privati cittadini in vertenze di<br />

tipo giudiziale e stragiudiziale,<br />

sia per le imprese aggiudicatarie<br />

di contratti di appalto pubblico o<br />

privato.<br />

geomatica e attività catastale -<br />

dove il Geometra Laureato<br />

applica le competenze acquisite<br />

eseguendo attività come il rilievo<br />

di fabbricati e la restituzione<br />

grafica di planimetrie, oltre al<br />

tracciamento di opere infrastrutturali<br />

quali, per esempio, tracciati<br />

stradali, idraulici e ferroviari.<br />

Non è chi non veda lo squilibrio<br />

esistente fra le attività nel settore<br />

costruttivo e quello topografico:<br />

ma dov’è finito il “geometra”?<br />

dove sta la misura della Terra?<br />

Nel solo “rilievo dei fabbricati” e<br />

nella “restituzione grafica di planimetrie”,<br />

cosa da disegnatori oggi<br />

peraltro fatta da AutoCad? Non<br />

è divenuto piuttosto un “perito<br />

edile” oppure se si vuole seguire la<br />

definizione attuale, un “ingegnere<br />

edile junior”?<br />

“Ma che bella bischerata!”, avrebbe<br />

detto da buon toscano Luigi<br />

Solaini, mio venerato Maestro, se<br />

non fosse scomparso prima della<br />

nascita di queste fregnacce, Che<br />

tali siano, ne è convinto un giornale<br />

serio, come “Il Foglio”, che<br />

scrive quanto segue, in un gustoso<br />

articolo dal titolo:<br />

“La laurea per geometri vale<br />

quanto lo stuzzicadenti di<br />

Tognazzi”<br />

a firma di Antonio Gurrado in<br />

data 14 febbraio <strong>2018</strong>; eccone<br />

l’intero testo.<br />

Dall’Università di San Marino la<br />

risposta perfetta a tutti quegli italiani<br />

che bramano il pezzo di carta.<br />

Ma che non vogliono studiare. La<br />

città di Lodi vanta di essere stata la<br />

prima a istituire la laurea triennale<br />

per geometri. A seguito di un accordo<br />

con l’Università di San Marino<br />

si può infatti frequentare un corso<br />

di studi che, conseguiti centottanta<br />

crediti formativi e superati venti<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 35


REPORT<br />

esami, consente di presentare una<br />

tesi e candidarsi al titolo di dottore<br />

in Costruzione, Ambiente e<br />

Territorio – certificando così di<br />

avere le stesse competenze dei diplomati<br />

nell’Istituto tecnico a indirizzo<br />

Costruzione, Ambiente e Territorio.<br />

Cioè, il diploma da geometri. I più<br />

“agé” ricorderanno quando Ugo<br />

Tognazzi interpretava un artigiano<br />

intento a levigare un tronco per<br />

ottenerne un unico e solo stuzzicadenti<br />

fatto a mano, pregiatissimo in<br />

quanto del tutto indistinguibile da<br />

uno stuzzicadenti industriale. Sono<br />

i frutti delle smanie per il pezzo di<br />

carta, che a parità di competenze<br />

fanno sembrare più affidabile un<br />

laureato rispetto a un diplomato,<br />

tendenza inarrestabile in una nazione<br />

in cui tutti vogliono essere<br />

dottori e pochi vogliono studiare.<br />

Ma è colpa anche dell’immancabile<br />

direttiva in tal senso, che per fare<br />

i geometri renderà obbligatoria la<br />

laurea a partire dal 2020, prolungando<br />

così la permanenza coatta<br />

sui banchi di persone che magari<br />

vorrebbero lavorare. È proprio come<br />

lo stuzzicadenti di Tognazzi: incrementare<br />

la fatica per ottenere lo<br />

stesso risultato di prima, però dicendo<br />

che vale di più. Senza nemmeno<br />

considerare il dilemma inestricabile<br />

di fronte a cui ci pone questa storia:<br />

o non valeva niente il diploma, o<br />

non varrà niente la laurea.”..<br />

Siamo ancora in tempo. Lo stravolgimento<br />

della professione di<br />

geometra, fenomeno solo e unicamente<br />

italiano, conta settant’anni<br />

di vita esatti: è infatti dal 1948<br />

che il numero dei diplomati cresce<br />

paurosamente, attratto dalla<br />

ricostruzione edilizia del Paese<br />

uscito sonoramente sconfitto dalla<br />

seconda guerra mondiale. Da<br />

Carlo V in poi il geometra si era<br />

solo e sempre occupato di misurare<br />

la Terra: si vedano i prodigiosi<br />

servizi forniti dai geometri per il<br />

Catasto di Carlo VI o Teresiano<br />

che dir si voglia.<br />

Il nuovo governo dice di voler<br />

tagliare tutte le cose inutili sin qui<br />

fatte e di sanare quelle malfatte.<br />

Suggeriamo due provvedimenti:<br />

Rivedere la proposta di legge sulla<br />

‘Laurea del Geometra’ che il 23<br />

marzo <strong>2018</strong>, è stata presentata,<br />

dalla Senatrice Simona Flavia<br />

Malpezzi, e che attende di essere<br />

assegnata alla commissione competente.<br />

Che se ne chieda il parere<br />

alla FIG e magari anche all’onorevole<br />

Antonio Tajani, presidente<br />

del Parlamento Europeo. Togliere<br />

il vergognoso titolo di “dottore”<br />

ai laureati triennali. Fa specie<br />

vedere, negli ospedali, graziose<br />

fanciulle col cartellino dottorale<br />

anche se medici non sono, ma<br />

semplicemente (pur brave) infermiere.<br />

Rivedere poi la vergognosa<br />

eliminazione della Commissione<br />

Geodetica della Repubblica<br />

Italiana, ritenuta “Ente inutile”,<br />

chiedendo anche qui il parere<br />

della Comunità Europea. Non è<br />

tanto, non costa nulla, ma incomincerebbe<br />

a cancellare alcune<br />

delle vergogne italiche.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

G. Bezoari, A. Selvini. Il diploma universitario per geometri:<br />

l'Italia si allinea all'Europa. Documenti, Roma, n.22/91.<br />

A. Selvini. Geometra: una professione antica svolta con nuovi<br />

strumenti ed una nuova formazione, Il Seprio, Varese, n. 2/2003<br />

A.Selvini. Qualche riflessione sulla formazione del geometra. Il<br />

Seprio, Varese, n. 2/2007.<br />

A.Selvini. Geometri o periti edili? Il Seprio, Varese, n. 4/2009.<br />

A.Selvini. Quando i geometri erano geometri. Il Seprio, Varese.<br />

N. 2/2014.<br />

A.Selvini. Quale futuro per il geometra italiano? Il Seprio, Varesae,<br />

n. 2/2016<br />

C.Monti, A. Selvini. Riflessioni su di un programma ministeriale<br />

, <strong>GEOmedia</strong>, Roma, n. 3/2013.<br />

A.Selvini. Quo usque tandem, <strong>GEOmedia</strong>, Roma, n. 4/2015<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Topografia; professione geometra; riforma<br />

ABSTRACT<br />

The ex-President of the Italian Society of Photogrammetry and<br />

Topography (1995-1998) returns to a subject really dear to<br />

him: the reforms on the profession of Surveyor, the proliferation<br />

of the Bachelors Degrees for Surveyors and the shameful<br />

elimination of the Geodesic Commission of the Italian Republic<br />

, deemed "useless institution".<br />

AUTORE<br />

Attilio Selvini<br />

attilio.selvini.polimi@gmail.com<br />

Presidente della Società Italiana di Fotogrammetria<br />

e Topografia, 1995-1998<br />

L’eccellenza dei dati geografici<br />

Toponomastica e numerazione civica<br />

A beneficio degli ambiti di utilizzo più maturi ed esigenti, per la gestione e per la pianificazione geografica e quotidiana<br />

delle reti e delle utenze, della grande e media distribuzione, della raccolta RSU, dei sistemi navigazionali e del car-sharing,<br />

per l’attività politica e per quella amministrativa. www.studiosit.it • info@studiosit.it<br />

36 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>


REPORT<br />

Soluzioni e Tecnologie<br />

Geospaziali per<br />

la Trasformazione<br />

Digitale<br />

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<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 37


REPORT<br />

Elaborazione di Piattaforma GIS sul<br />

fattore di Rischio alluvionale nel<br />

comprensorio del Comune di Sora (Fr)<br />

di Fabio Cuzzocrea, Stefano Lucidi<br />

Fig. 1 - Esempio di allerta rischio idrogeologico della Regione Lazio<br />

Esperienza congiunta<br />

tra il comando dei Vigili<br />

del Fuoco di Frosinone e<br />

l’Università degli<br />

Studi di Cassino<br />

Il supporto della cartografia digitale<br />

è oramai molto diffuso nella gestione<br />

delle informazioni ed il Corpo<br />

Nazionale dei Vigili del Fuoco, ormai<br />

da diversi anni, studia le possibili<br />

applicazioni di questa tecnologia alle<br />

attività di soccorso tecnico urgente.<br />

Questi strumenti informatici sono di<br />

notevole utilità nelle valutazioni del<br />

management in fase di allerta, allarme<br />

ed emergenza, favorendo la previsione<br />

e la valutazione degli scenari di danno<br />

da remoto. I sistemi consentono<br />

la lettura dei dati direttamente<br />

dalla cartografia digitale, dalla<br />

quale possono essere dedotte delle<br />

informazioni "nascoste", oltre a quelle<br />

già riportate in simboli nelle schermate<br />

iniziali. Inoltre, i sistemi consentono<br />

un facile confronto tra le informazioni<br />

riportate su diverse cartografie,<br />

leggibili direttamente insieme su<br />

uno stesso elaborato cartografico.<br />

Nell’articolo è illustrata l’esperienza<br />

del Comando VVF di Frosinone<br />

nello sviluppo di una piattaforma<br />

cartografica, nella quale sono stati<br />

simulati i diversi scenari di danno<br />

derivanti da un'ipotetica alluvione nel<br />

Comune di Sora.<br />

L’<br />

Italia è un paese frequentemente<br />

soggetto<br />

ad alluvioni, che provocano<br />

spesso vittime e danni ingenti.<br />

Gran parte del territorio<br />

nazionale è a rischio idrogelogico<br />

e tra le cause principali<br />

dell’aumento del rischio c’è<br />

l’antropizzazione e quindi la<br />

diffusa impermeabilizzazione<br />

del territorio.<br />

E’ possibile ridurre il danno<br />

causato da questi eventi attuando<br />

misure di tipo infrastrutturale,<br />

con interventi sia<br />

sul patrimonio sia sulle nuove<br />

strutture ed adottando dei<br />

sistemi di gestione delle emergenze<br />

integrati per il coordinamento<br />

delle attività svolte dai<br />

diversi Enti che, a vario titolo<br />

concorrono nel sistema nazionale<br />

di Protezione Civile quali<br />

i Vigili del Fuoco, i Comuni,<br />

le Autorità di Bacino, ecc.<br />

E’ del tutto evidente l’importanza<br />

nel predisporre un sistema<br />

di allertamento ed allarme<br />

all’insorgere degli eventi calamitosi<br />

ed i piani di gestione<br />

delle emergenze di tipo condiviso.<br />

In quest’ottica nel D.L. n.<br />

59 del 15.05.2012, convertito<br />

nella Legge n. 100 del<br />

12.07.2012, è stata prevista la<br />

redazione da parte degli Enti<br />

locali di piani di previsione<br />

e prevenzione dei rischi sulla<br />

base delle linee guida fornite<br />

dalla Dipartimento Nazionale<br />

della Protezione Civile.<br />

Ogni comune è, quindi, tenuto<br />

a stilare un Piano di Emergenza<br />

Comunale (P.E.C) in<br />

cui vengono riportati i fattori<br />

di rischio, le zone più esposte,<br />

l’organizzazione operativa, le<br />

funzioni di responsabilità e le<br />

altre informazioni che possono<br />

risultare utili nelle azioni di<br />

Protezione Civile.<br />

D’altra parte si è anche proceduto<br />

alla stesura di piani di<br />

previsione, con il coinvolgimento<br />

e la formazione degli<br />

Enti preposti quali sono, nel<br />

caso dei dissesti idrogeologici,<br />

i Distretti Idrografici.<br />

In tale direzione si è mosso<br />

anche il Comando Provinciale<br />

dei Vigili del Fuoco di Frosinone<br />

che ha recentemente<br />

elaborato una piattaforma GIS<br />

finalizzata alla simulazione<br />

di un evento alluvionale nel<br />

territorio del Comune di Sora,<br />

caratterizzato da un elevato<br />

fattore di rischio idraulico per<br />

la presenza del fiume Liri che<br />

attraversa un’ampia area nella<br />

quale si registra presenza di<br />

38 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>


REPORT<br />

popolazione e di insediamenti<br />

produttivi.<br />

Il lavoro è stato svolto congiuntamente<br />

tra il personale<br />

Vigile del Fuoco del Comando<br />

di Frosinone abilitato alle tecniche<br />

TAS (Topografia Applicata<br />

al Soccorso) ed il Dott.<br />

Andrea Moscone, studente<br />

della facoltà di Ingegneria<br />

dell’Università degli Studi di<br />

Cassino, che ha elaborato la<br />

tesi di laurea nell’ambito di un<br />

tirocinio effettuato presso lo<br />

stesso Comando.<br />

L’attività di tirocinio, svolta<br />

da diversi studenti della facoltà<br />

di Ingegneria, si sviluppa<br />

nell’ambito di una convenzione<br />

stipulata, ormai di alcuni<br />

anni, tra il Comando Vigili<br />

del Fuoco di Frosinone e l’Università<br />

degli Studi di Cassino.<br />

Scopo del lavoro è stato quello<br />

di organizzare, filtrare e sintetizzare<br />

su un’unica piattaforma<br />

le informazioni contenute nei<br />

piani di emergenza esistenti,<br />

per migliorare l’efficacia degli<br />

interventi di soccorso tecnico<br />

urgente.<br />

E’ stata svolta, dapprima,<br />

un’analisi della statistica degli<br />

interventi di soccorso caratteristici<br />

di un evento calamitoso<br />

di tipo alluvionale, necessaria<br />

per individuare i parametri da<br />

monitorare in fase di allerta,<br />

allarme ed emergenza.<br />

Queste informazioni sono<br />

molto utili per le figure deputate<br />

al coordinamento del<br />

soccorso (management dell’emergenza)<br />

nelle fasi di pianificazione<br />

e di gestione degli<br />

interventi, soprattutto al fine<br />

di ottimizzare i tempi di intervento.<br />

E’ stata creata una piattaforma<br />

GIS interattiva e dinamica,<br />

specifica per la simulazione<br />

dell’alluvione nel Comune di<br />

Sora, avente lo scopo di semplificare<br />

il lavoro di ricerca dei<br />

dati utili alla pianificazione di<br />

un intervento da parte dei Vigili<br />

del Fuoco.<br />

Fig. 2 - Aree a rischio alluvione del Comune di Sora<br />

Software utilizzato<br />

e metodologia<br />

Per la realizzazione della piattaforma<br />

GIS è stato utilizzato<br />

il software ArcGis, in particolare<br />

ArcMap, della società<br />

ESRI.<br />

Con l’uso di questa applicazione<br />

sono stati possibili:<br />

4l’archiviazione di geodati<br />

sono stati caricati database<br />

spaziali contenenti dataset<br />

che rappresentano le<br />

Fig. 3 - Maschera di interfaccia della piattaforma GIS<br />

informazioni relative agli<br />

elementi areali, lineari o<br />

puntuali. Si è anche avuta la<br />

necessità di creare una serie<br />

di database ex novo con relativi<br />

dataset<br />

4la geovisualizzazione<br />

attraverso i database costruiti<br />

si è generata una prima<br />

serie di cartografie tematiche<br />

complesse, organizzate<br />

in Layers, permettendo<br />

quindi la visualizzazione<br />

contemporanea di più sha-<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 39


REPORT<br />

Fig. 4 Layers del sistema GIS<br />

pefiles rendendo possibile<br />

l’editing e l’analisi dell’informazione<br />

geografica<br />

4il geoprocessing<br />

dai layer caricati/costruiti e<br />

in seguito visualizzati è stato<br />

possibile ricavare nuovi layers,<br />

e quindi nuovi datasets<br />

contenenti dati “elaborati”<br />

attraverso gli strumenti di<br />

geoprocessing<br />

Attraverso la piattaforma GIS<br />

sono state create tre cartografie<br />

tematiche relative agli altrettanti<br />

scenari di danno previsti<br />

dal Piano di Gestione delle<br />

Alluvioni.<br />

Questi scenari di rischio<br />

presentano tre diversi casi di<br />

inondazione a gravità crescente<br />

ed in particolare:<br />

4scenario A - si riferisce ad<br />

eventi abbastanza frequenti<br />

e ad un’area di inondazione<br />

limitata<br />

Fig. 5 - Esempio di modellazione<br />

3D delle aree di danno<br />

4scenario B - si riferisce ad<br />

eventi rari e ad un’area di<br />

inondazione mediamente<br />

estesa<br />

4scenario C - si riferisce ad<br />

eventi straordinari e ad<br />

un’area di inondazione massima<br />

Con la piattaforma GIS si è<br />

automatizzata la procedura di<br />

scelta della cartografia di riferimento.<br />

In particolare, inserendo nel<br />

sistema i dati relativi all’altezza<br />

di pioggia misurata nel bacino<br />

idrografico di riferimento con<br />

l’ausilio dei pluviometri, la<br />

variazione della misura della<br />

portata del fiume Liri nei<br />

diversi punti di misurazione<br />

resterà associata ad un solo<br />

scenario di danno.<br />

Dalla lettura delle cartografie<br />

digitali sarà possibile desumere<br />

le seguenti informazioni:<br />

4la stima della popolazione<br />

coinvolta<br />

4il numero di edifici civili<br />

coinvolti<br />

4la presenza di eventuali edifici<br />

strategici o sensibili<br />

4l’area e il perimetro dell’area<br />

inondata<br />

Produzione della mappa<br />

e valutazioni<br />

Il territorio analizzato è quello<br />

del Comune di Sora, appartenente<br />

al Distretto Idrografico<br />

dell’Appennino Meridionale<br />

zona del Bacino del Liri, appartenente<br />

alla XV comunità<br />

montana Valle del Liri.<br />

L’area presa in esame, che si<br />

estende per 72.12 km 2 ed<br />

ospita circa 26.247 abitanti,<br />

è frequentemente soggetta ad<br />

alluvioni ed è stata oggetto di<br />

attenti studi idraulici da parte<br />

dell’Autorità di Bacino.<br />

Il tratto da Sora ad Isola del<br />

fiume Liri rappresenta sicuramente<br />

una delle zone a<br />

maggior rischio idraulico del<br />

bacino.<br />

I fattori ed i dati presi alla base<br />

del sistema GIS sono stati:<br />

4i limiti delle aree di rischio<br />

e fasce inondabili, desunte<br />

dalla Mappa del Rischio nel<br />

Piano di Gestione delle Alluvioni<br />

4gli edifici e zone strategiche,<br />

desunti dalla P.E.C. del comune<br />

di Sora.<br />

4gli edifici, le infrastrutture<br />

di connessione e l’andamento<br />

del fiume, desunti dalla<br />

CTRN del comune di Sora<br />

4la stima della popolazione<br />

residente per zone comunali<br />

calcolata dai dati ISTAT<br />

Per quanto riguarda le fasce<br />

inondabili è stato necessario<br />

creare dei nuovi shapefiles con<br />

gli attributi; sono state poi<br />

caricate e georeferenziate le<br />

mappe del rischio e, attraverso<br />

lo strumento Draw, sono state<br />

ricavate le aree di esondazione<br />

del fiume.<br />

40 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>


REPORT<br />

I dati di input inseriti sono stati processati<br />

in ArcMap. I dati sulla popolazione, desunti<br />

dalla letteratura ISTAT e CTRN, sono stati<br />

incrociati con gli shapefiles delle fasce di inondazione<br />

per ottenere i dati relativi agli edifici<br />

ed alla popolazione ricadente all’interno delle<br />

zone di alluvione individuate.<br />

Le cartografie ottenute con questa operazione<br />

sono state caricate su dei layer distinti, sui<br />

quali sono riportati i dati caratteristici dello<br />

scenario di riferimento e le informazioni relative<br />

al numero di abitanti ed edifici coinvolti.<br />

Per ottenere altre informazioni utili all’attività<br />

di pianificazione e di soccorso, ai suddetti dati<br />

sono associati quelli relativi alla cartografia<br />

viaria per individuare la viabilità interrotta.<br />

Tutte le informazioni riportate sulla piattaforma<br />

sono caricate su dei layer che riportano<br />

informazioni omogenee (ad esempio layer<br />

“edifici”, layer “popolazione”, ecc.).<br />

I layer potranno essere letti singolarmente o<br />

sovrapposti ad altri per acquisire, in quest’ultimo<br />

caso, informazioni simultanee.<br />

Sono state, inoltre, mantenute, sempre su layers<br />

distinti, tutte le informazioni riportate sul<br />

Piano di Emergenza Comunale del Comune<br />

di Sora. La piattaforma GIS realizzata per il<br />

rischio idraulico del Comune di Sora è certamente<br />

uno strumento molto utile nella pianificazione<br />

e nella gestione delle emergenze di<br />

tipo alluvionale. E’ auspicabile detti strumenti<br />

siano realizzati e condivisi tra tutti i Comuni<br />

del territorio nazionale, estendendo i temi<br />

della piattaforma GIS ad altri fattori di rischio<br />

(sismico, incendi, ecc.) di interesse per chi<br />

opera nel sistema di Protezione Civile.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Rischio; GIS; emergenza; pianificazione; gestione; rischio idraulico;<br />

alluvione<br />

ABSTRACT<br />

The support of digital cartography is now very widespread in the management<br />

of information and the National Fire Brigade, now for several years, studies the<br />

possible applications of this technology to emergency technical rescue activities.<br />

These IT tools are very useful in management assessments during the alert, alarm<br />

and emergency phase, favoring the prediction and assessment of remote damage<br />

scenarios.<br />

The systems allow the reading of data directly from digital cartography, from<br />

which "hidden" information can be deduced, in addition to those already reported<br />

in symbols in the initial screens. Moreover, the systems allow an easy comparison<br />

between the information on different maps, which can be read directly<br />

together on the same map.<br />

The article illustrates the experience of the Frosinone VVF Command in the development<br />

of a cartographic platform, in which the different damage scenarios<br />

resulting from a hypothetical flood in the Municipality of Sora were simulated<br />

AUTORE<br />

Ing. Fabio Cuzzocrea<br />

fabio.cuzzocrea@vigilfuoco.it<br />

Comandante Provinciale Vigili del Fuoco di Frosinone<br />

Ing. Stefano Lucidi<br />

stefano.lucidi@vigilfuoco.it<br />

Funzionario Ruolo Direttivo presso il Comando Provinciale<br />

Vigili del Fuoco di Frosinone<br />

C’è vita nel nostro mondo.<br />

Realizzazione di infrastrutture<br />

dati territoriali (SDI) conformi a INSPIRE<br />

Formazione specialistica su tecnologie<br />

GIS Open Source<br />

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<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 41


REPORT<br />

Aspetti di sicurezza nell'utilizzo dei<br />

sistemi di navigazione satellitare<br />

di Mauro Leonardi<br />

Fig. 1 - Esempi di spoofer disponibili in commercio<br />

(Di Fonzo 2014).<br />

I sistemi di navigazione satellitare<br />

sono sempre più utilizzati nel settore<br />

della geomatica (dal rilevamento, alla<br />

georeferenziazione, ai sistemi per la guida<br />

dei droni). Questa penetrazione nel mercato,<br />

però, non sempre ha tenuto conto dei relativi<br />

aspetti di sicurezza e delle conseguenti<br />

minacce per l’incolumità dell’uomo.<br />

Negli ultimi anni si è assistito<br />

ad una sempre<br />

maggiore penetrazione<br />

delle tecnologie satellitari (ed in<br />

particolare di navigazione) in<br />

tutti i campi della Geomatica.<br />

Questa penetrazione, iniziata già<br />

molti anni fa, ha avuto una forte<br />

accelerazione grazie alla sempre<br />

maggiore disponibilità sul mercato<br />

di tecnologie a basso costo ed alte<br />

prestazioni. Oggi, l’uso dei sistemi<br />

di navigazione satellitare avviene<br />

sia per via diretta (ad esempio nel<br />

rilevamento topografico) sia per via<br />

indiretta (per la georeferenziazione<br />

di altri strumenti di misura come i<br />

Laser Scanner, o come strumento<br />

di navigazione per i velivoli autonomi).<br />

In questo lavoro non ci si concentrerà<br />

sulle nuove opportunità<br />

aperte dai sistemi satellitari, o sulle<br />

loro prestazioni di misura, ma su<br />

un aspetto che spesso è trascurato:<br />

la gestione della sicurezza durante<br />

il loro utilizzo.<br />

E’ importante chiarire cosa si<br />

intenderà per sicurezza. Si parla<br />

di sicurezza ogni qualvolta ci si<br />

riferisce alla salvaguardia della vita<br />

umana. Sicurezza, però, vuol dire<br />

anche capacità di proteggere qualcosa<br />

o qualcuno. Nel primo caso<br />

si usa il termine inglese safety, nel<br />

secondo si usa il termine security.<br />

Questa distinzione diviene molto<br />

chiara se si risale all’origine delle<br />

due parole: safe viene dal latino<br />

Latino “salvum”, dalla stessa radice<br />

di “salus” che significa ‘salute’;<br />

secure, viene dal latino securum,<br />

‘tranquillo, senza preoccupazioni’.<br />

Comunemente si pensa alla security<br />

come un mezzo per raggiungere<br />

la safety: il sistema di sicurezza<br />

(security) costituisce una barriera<br />

a protezione dell’incolumità<br />

personale (safety). Nelle attuali<br />

applicazioni tecnologiche questa<br />

visione è riduttiva in quanto: (a)<br />

non necessariamente un sistema di<br />

sicurezza è a protezione della salute<br />

dell’uomo (si pensi ad esempio alla<br />

cyber-security, alla protezione dei<br />

dati sensibili ecc.); (b) la security<br />

non è condizione necessaria (ne<br />

sufficiente) a garantire l’incolumità<br />

dell’uomo (si pensi, ad esempio<br />

agli incidenti, ed ai malfunzionamenti).<br />

Nelle seguito, dopo un breve<br />

introduzione sull’evoluzione dei<br />

sistemi di navigazione satellitare<br />

(chiamati genericamente Global<br />

Navigation Satellite System -<br />

GNSS) e sulle tendenze di utilizzo<br />

future, saranno analizzati i relativi<br />

rischi di sicurezza ed alcune possibili<br />

contromisure.<br />

Evoluzione dei sistemi GNSS<br />

Il primo sistema di navigazione<br />

satellitare operativo fu il sistema<br />

Transit, era utilizzato dalla Marina<br />

Statunitense per avere informazioni<br />

precise sulla posizione dei suoi<br />

sottomarini e dei missili balistici.<br />

Il Transit ha fornito un servizio di<br />

navigazione continuo fin dal 1964<br />

e, successivamente, è stato reso disponibile<br />

anche per uso civile.<br />

Durante la guerra fredda, furono<br />

sviluppati i due sistemi più noti: il<br />

GPS (Stati Uniti) ed il GLONASS<br />

(Unione Sovietica). I due sistemi,<br />

con differenti soluzioni tecniche,<br />

sfruttano lo stesso principio di<br />

funzionamento per fornire la posizione:<br />

il ricevitore misura la propria<br />

distanza da almeno 4 satelliti<br />

(contemporaneamente visibili),<br />

ricavando poi la propria posizione<br />

come il punto di intersezione di<br />

sfere aventi come centro i satelliti e<br />

come raggio la distanza misurata.<br />

Questo principio è, di fatto, diventato<br />

lo standard di riferimento<br />

per la navigazione satellitare e,<br />

dato l’abbandono per lungo tempo<br />

del sistema GLONASS, il GPS è<br />

stato l’unico sistema utilizzato in<br />

occidente.<br />

Recentemente, la situazione è<br />

molto cambiata: oltre alla piena<br />

operatività (ritrovata nel 2012) del<br />

sistema GLONASS, nuovi sistemi<br />

di navigazione satellitare sono<br />

diventati operativi ed altri sono<br />

pianificati per il futuro. Si possono<br />

qui menzionare l’europeo Galileo,<br />

dichiarato in “Initial Operational<br />

Capability a dicembre 2016, ed il<br />

cinese Beidou, che con il lancio del<br />

12 Febbraio <strong>2018</strong> ha raggiunto un<br />

totale di 22 satelliti in orbita sui 35<br />

previsti. A questi sistemi di navigazione<br />

globale si affiancano i sistemi<br />

regionali (dove per regioni si intendono<br />

scale nazionali o continentali)<br />

di posizionamento autonomo<br />

(come il NAVIC indiano) o di supporto<br />

(per il miglioramento delle<br />

prestazioni dei sistemi esistenti,<br />

42 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>


REPORT<br />

Fig. 2 - Occupazione spettrale del segnale trasmesso da un<br />

jammer in grado di disturbare contemporaneamente le bande<br />

L2, L4 e L5 del GPS.<br />

come il WAAS americano o l’E-<br />

GNOS europeo) e, infine, sistemi<br />

locali o terrestri (ad.es. il GBAS, le<br />

reti DGPS, le reti RTK ecc.) per i<br />

più disparati utilizzi (dall’atterraggio<br />

di precisione, al monitoraggio<br />

dei movimento tettonici, al rilevamento<br />

topografico).<br />

Data questa forte evoluzione, le<br />

attuali prestazioni di accuratezza<br />

sulla misura di posizione variano<br />

dai pochi metro (utilizzando i soli<br />

sistemi di navigazione satellitare)<br />

fino ai centimetri (o sotto) con<br />

l’aiuto dei sistemi di supporto (stazioni<br />

differenziali, stazioni RTK,<br />

reti RTK ecc.) e lunghi tempi di<br />

osservazione. Essendo i sistemi<br />

GNSS interoperabili, l’utilizzo<br />

contemporaneo di più costellazioni<br />

(ricevitori multi-costellazione)<br />

ha consentito, infine, anche un<br />

aumento della continuità e della<br />

disponibilità dei servizi (Galati<br />

2009).<br />

Anche il lato utente (cioè il ricevitore<br />

da esso usato) ha subito un<br />

evoluzione con la produzione di<br />

ricevitori GNSS sempre più performanti<br />

ed a basso costo. La grande<br />

diffusioni di terminali mobili<br />

multimediali (smartphone) con<br />

ricevitori GNSS integrati, ha, inoltre,<br />

aperto la strada all’uso di questi<br />

device anche nelle applicazioni<br />

professionali in cui le performance<br />

di accuratezza richieste sono elevate.<br />

Ulteriore spinta in questa<br />

direzione sarà data dalla possibilità<br />

di accedere direttamente ai dati di<br />

misura GNSS negli smartphone di<br />

ultima generazione (da Android N<br />

in poi).<br />

La diffusione pervasiva di questi<br />

terminali cambia completamente<br />

l’approccio nell’uso dei sistemi<br />

GNSS per applicazioni professionali.<br />

Il paradigma di utilizzo, che<br />

prima era basato sull’utilizzo di<br />

tecnologie ad-hoc ed ottimizzate<br />

per la specifica funzione da svolgere,<br />

sarà sempre più basato su<br />

soluzioni con hardware distribuito<br />

(sempre più apparati comunicanti<br />

tra loro) e funzioni concentrate<br />

(sempre maggiore sovrapposizione<br />

delle funzioni di elaborazione, comunicazione<br />

e navigazione).<br />

Questa redistribuzione delle “competenze”<br />

produce molti vantaggi<br />

(abbattimento dei costi, prestazione<br />

di misura elevate, dati sempre<br />

disponibili, maggiore semplicità<br />

di utilizzo ecc.) ma non bisogna<br />

dimenticare che ogni volta che si<br />

introducono nuove tecnologie o<br />

nuovi servizi se ne devono considerare<br />

anche i limiti.<br />

In particolare, oggi, per la stragrande<br />

maggioranza delle applicazioni<br />

commerciali, i ricevitori GNSS<br />

non forniscono nessuna garanzia<br />

di servizio agli utenti e, per varie<br />

ragioni, le loro prestazioni di accuratezza<br />

(seppur normalmente<br />

molto elevate rispetto al passato) si<br />

possono degradare molto e molto<br />

rapidamente (ad esempio per condizioni<br />

di propagazione del segnale<br />

anomale o per malfunzionamenti<br />

nei satelliti). Inoltre, come ogni<br />

sistema basato sulle telecomunicazioni<br />

wireless, il servizio di localizzazione<br />

può essere negate o degradato<br />

intenzionalmente utilizzando<br />

degli appositi apparati di disturbo:<br />

solitamente si parla di Jamming<br />

come l’atto di disturbare volutamente<br />

le comunicazioni radio<br />

trasmettendo sulla stessa frequenza<br />

del segnale che si vuole disturbare,<br />

o di Spoofing quando si intende<br />

la trasmissione di falsi segnali,<br />

del tutto simili a quelli nominali,<br />

contenenti informazioni fuorvianti<br />

per ingannare il ricevitore d’utente<br />

(ad esempio facendogli credere di<br />

trovarsi in posto diverso da quello<br />

in cui realmente si trova).<br />

A questi limiti, va aggiunta un<br />

considerazione generale: è sempre<br />

più frequente, nei sistemi complessi,<br />

l’uso di metodi automatici o autonomi<br />

di decisione (comunemente<br />

noti come intelligenza artificiale).<br />

Questi metodi introducono un<br />

ulteriore strato di mediazione tra<br />

le misure GNSS e l’uomo, trasformandolo,<br />

di fatto, in una componente<br />

(a volte marginale) dell’intero<br />

sistema. L’utilizzatore finale, di<br />

conseguenza, non ha ne il pieno<br />

controllo, ne la piena conoscenza<br />

di quanto sta avvenendo.<br />

Sicurezza nelle applicazioni<br />

geomatiche<br />

I suddetti limiti influiscono direttamente<br />

sulla sicurezza (safety e security),<br />

infatti: (a) essendo lo scopo<br />

principale dei sistemi di navigazione<br />

il governo dei mezzi mobili<br />

(dalle automobili, alle persone, dagli<br />

aerei ai droni), se mal governati<br />

per malfunzionamento del sistema<br />

di localizzazione, essi possono arrecare<br />

danno all’uomo (incidenti)<br />

o ai sui beni (perdite economiche);<br />

(b) attraverso l’utilizzo dei GNSS<br />

si generano dati come, ad esempio,<br />

cartografie o rilievi topografici che,<br />

se errati possono essere dannosi;<br />

(c) può essere di interesse, per un<br />

soggetto terzo, provocare malfunzionamenti<br />

o impedire il corretto<br />

(o sicuro) svolgimento delle attività<br />

in cui è previsto l’uso di apparati<br />

GNSS; (d) non è nulla la probabilità<br />

di trovarsi in condizioni avverse<br />

(ad esempio per presenza di<br />

interferenze o malfunzionamenti)<br />

che degradano le prestazioni del<br />

sistemi in uso; (e) non è nulla la<br />

probabilità di essere in presenza<br />

di una degradazione intenzionale<br />

delle prestazioni non direttamente<br />

rivolta al nostro ricevitore ma ad<br />

altri nelle vicinanze.<br />

Molti dei casi esposti sono già accaduti<br />

in passato e se ne riportano<br />

qui alcuni esempi significativi.<br />

Molto diffuso (seppur illegale) è<br />

l’utilizzo di apparati di disturbo<br />

Fig. 3 - Esempio di disturbo attraverso spoofer. La traccia blue<br />

rappresenta la sequenza di posizioni (errate) calcolate da un ricevitore<br />

(in posizione fissa) in presenza di spoofer che invia falsi<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong> 43<br />

segnali di navigazione (Jones 2017).


REPORT<br />

per inibire il funzionamento del<br />

sistema di navigazione installato<br />

a bordo del proprio veicolo (normalmente<br />

per disturbare il sistema<br />

di controllo della flotta aziendale<br />

o per disturbare il sistema GNSS<br />

installato ai fini assicurativi).<br />

Qualche anno fa si è verificato il<br />

primo provvedimento sanzionatorio<br />

a riguardo: un uomo del New<br />

Jersey è stato scoperto ad utilizzare<br />

un jammer sul proprio mezzo per<br />

impedirne la localizzazione da<br />

parte della sua azienda. Passando<br />

regolarmente nelle vicinanze<br />

dell’aeroporto di Newark ha disturbato<br />

i test per l’installazione di<br />

un sistema di navigazione nell’aeroporto<br />

stesso e, una volta scoperto,<br />

è stato licenziato e multato per<br />

circa 32.000 dollari dalla Federal<br />

Communications Commission.<br />

Cambiando ambito di applicazione,<br />

nel 2013, un team di ricercatori<br />

statunitensi ha dimostrato che<br />

era possibile mandar fuori rotta<br />

uno yacht (del valore di 80 milioni<br />

di dollari) attraverso semplici dispositivi<br />

di spoofing (Jones 2017).<br />

La questione diventa importante<br />

quando queste pratiche diventano<br />

diffuse: nel luglio 2016 è salito<br />

alla ribalta delle cronache il gioco<br />

per smartphone Pokémon Go. Il<br />

gioco utilizza il GNSS del dispositivo<br />

mobile per individuare,<br />

catturare, combattere e addestrare<br />

i Pokémon, creature virtuali, (posizionate<br />

nel mondo reale) che appaiono<br />

sullo schermo del giocatore<br />

solo quando esso si trova nelle loro<br />

vicinanze. La difficoltà di trovarsi<br />

in luoghi specifici ha fatto nascere<br />

nei giocatori la voglia di trovare<br />

una soluzione più facile: ingannare<br />

il gioco facendogli credere di trovarsi<br />

nel posto giusto al momento<br />

giusto. Molti utenti hanno, quindi,<br />

installato nel proprio device<br />

applicazioni in grado di sostituire i<br />

dati di localizzazione con dati falsi<br />

(auto-spoofing). Pokemon-Go ha<br />

cosi contribuito a far conoscere<br />

al grande (e giovane) pubblico lo<br />

spoofing dei sistemi GNSS.<br />

Ultimo evento significativo: tra<br />

il 22 e il 24 giugno 2017, alcune<br />

navi nel Mar Nero hanno riportato<br />

anomalie nel calcolo della loro<br />

posizione, risultando posizionate<br />

all’interno di un aeroporto a chilometri<br />

di distanza. E’ abbastanza<br />

probabile che i segnali GPS di<br />

quella zona siano stati falsificati da<br />

un sistema di difesa anti-drone.<br />

Molti droni commerciali hanno,<br />

infatti, regole di geofencing che ne<br />

impediscono il volo su aeroporti e<br />

altre aree ristrette: facendo credere<br />

al drone di trovarsi sopra un aeroporto<br />

lo si costringe ad eseguire<br />

l’immediato atterraggio o il ritorno<br />

al punto di lancio (Jones 2017).<br />

Quanto esposto è possibile poiché,<br />

come menzionato precedentemente,<br />

la stragrande maggioranza dei<br />

ricevitori GNSS commerciali nel<br />

mondo si basa esclusivamente sui<br />

segnali non crittografati ed aperti<br />

a tutti. In più, la diffusione delle<br />

Software Defined Radio (SDR -<br />

Ricetrasmettitori programmabili a<br />

basso costo) ha aperto la strada allo<br />

“spoofing per tutti”. Equipaggiate<br />

con software di simulazione GPS<br />

(open source!) le SDR posso trasformarsi<br />

in ottimi spoofer.<br />

Considerando quanto esposto è<br />

chiaro che la sicurezza dovrebbe<br />

essere attentamente considerata<br />

anche nelle applicazioni di<br />

Geomatica, per fare alcuni esempi:<br />

4in caso di uso di droni per ogni<br />

tipo di rilevamento: il mancato<br />

controllo del drone a causa di un<br />

errore di posizione elevato o una<br />

negazione del servizio può comportare<br />

un danno per l’uomo;<br />

l’uso di disturbatori può consentirne<br />

la cattura, l’abbattimento o<br />

il furto;<br />

4errori di misura (diretti o indiretti)<br />

possono vanificare campagne<br />

di misura anche lunghe e<br />

costose;<br />

4utenti o fruitori non collaborativi<br />

possono cercare di impedire<br />

i rilievi attraverso la negazione<br />

dei servizio di localizzazione (ad<br />

esempio nei casi di censimenti,<br />

monitoraggio di abusi edilizi<br />

etc.);<br />

Fortunatamente molte tecniche di<br />

difesa sono già note e l’argomento<br />

è continuo oggetto di ricerca da<br />

anni in tutto il mondo.<br />

Normalmente possiamo utilizzare<br />

almeno tre contromisure per mitigare<br />

i rischi di sicurezza legati all’uso<br />

di un sistema di navigazione<br />

satellitare: l’integrità, la protezione e<br />

la consapevolezza.<br />

Integrità<br />

L’integrità è la capacità di fornire<br />

opportuni allarmi agli utenti<br />

quando il sistema di navigazione<br />

non sta funzionando in modo<br />

corretto o comunque non sta rispettando<br />

le specifiche richieste.<br />

E’, quindi, la capacità di rilevare<br />

degradazioni nella accuratezza<br />

oltre una determinata soglia e di<br />

segnalarlo entro un tempo definito.<br />

In questo modo l’utente, consapevole<br />

che il sistema è degradato<br />

nelle sue prestazioni, può smettere<br />

di utilizzarlo.<br />

Possono essere utilizzate varie tecniche<br />

per fornire questo servizio;<br />

tutte quante sfruttano la ridondanza<br />

delle informazioni (provenienti<br />

dal sistema stesso o da sistemi di<br />

localizzazione terzi) per scovare il<br />

malfunzionamento.<br />

Generalmente si distinguono le<br />

seguenti categorie di algoritmi di<br />

integrità:<br />

4AIM (Autonomous Integrity<br />

Monitoring) in cui l’utente confronta<br />

più sistemi di navigazione<br />

a suo disposizione per rilevare<br />

un anomalia nei dati di posizione;<br />

4RAIM (Receiver Autonomous<br />

Integrity Monitoring) in cui<br />

l’utente sfruttando la sovrabbondanza<br />

di satelliti di navigazione<br />

in visibilità riesce a rilevare la<br />

presenza di misure anomale;<br />

4Monitoring: i segnali provenienti<br />

dai satelliti del sistema di navigazione<br />

vengono monitorati da<br />

un rete di ricevitori a terra che<br />

verificano la loro “congruità” e<br />

se necessario lanciano un allarme.<br />

Per diffondere l’allarme può<br />

essere utilizzato un data-link di<br />

tipo terrestre o di tipo satellitare.<br />

Esistono vari esempi di servizi di<br />

integrità già operativi (solitamente<br />

44 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2018</strong>


REPORT<br />

per applicazioni aeronautiche)<br />

come quelli forniti dai sistemi<br />

WAAS ed EGNOS precedentemente<br />

citati. Essi monitorano i<br />

segnali GNSS attraverso una rete<br />

di sensori a terra e diffondono su<br />

scala continentale informazioni di<br />

integrità utilizzando i satelliti geostazionari<br />

(EGNOS, ad esempio,<br />

è in grado di fornire un allarme<br />

entro 6 secondi se si verifica una<br />

degradazione dell’accuratezza superiore<br />

ai 40-50 metri).<br />

Con sistemi di tipo locale si ottengono<br />

prestazioni migliori sia<br />

per quanto riguarda il tempo di<br />

allarme che il livello di protezione<br />

(soglia di accuratezza oltre la<br />

quale esso scatta). Sempre nel<br />

settore aeronautico, sono stati<br />

introdotti e si stanno sviluppando<br />

i sistemi GBAS (Ground Based<br />

Augmentation System) pensati per<br />

essere installati presso gli aeroporti<br />

e consentire alcuni tipi di atterraggi<br />

strumentali (tipicamente con<br />

tempi di allarme inferiori al secondo<br />

e livelli di protezione sotto ai<br />

10 metri).<br />

Infine le tecniche RAIM e AIM<br />

sono già ampiamente utilizzate per<br />

la navigazione aerea in rotta senza<br />

l’ausilio di infrastrutture terrestri<br />

(Galati 2009).<br />

Molte altre tecniche sono allo studio,<br />

ad es. per sfruttare la presenza<br />

di multi-costellazioni (Gargiulo<br />

2010)(Viola 2012), e tutte, così<br />

come sono o con alcune modifiche,<br />

potrebbero essere introdotte<br />

anche nelle applicazioni di geomatica.<br />

Protezione<br />

Seppur la funzione di l’integrità<br />

consente di rilevare un malfunzionamento,<br />

da sola non è sufficiente.<br />

La presenza di un disturbo intenzionale,<br />

ad esempio, può, a volte,<br />

essere difficile da rivelare e comunque<br />

inibirebbe localmente l’uso<br />

del sistema. Lo Spoofing, inoltre,<br />

generando segnali del tutto analoghi<br />

a quelli dei satelliti, potrebbe<br />

essere completamente trasparente<br />

ai sistemi di integrità.<br />

Il ricevitore di navigazione satellitare<br />

deve essere quindi protetto da<br />

questi attacchi. Questo problema<br />

è noto fin dall’origine dei sistemi<br />

di navigazione satellitare ed infatti<br />

tutti i sistemi oggi operativi, oltre<br />

ai segnali per uso civile (e liberamente<br />

fruibile), trasmettono anche<br />

segnali ad accesso controllato, tipicamente<br />

ad uso militare, che grazie<br />

all’impiego di tecniche di crittografiche<br />

e di autenticazione sono<br />

robusti rispetto ai disturbi. Caso<br />

particolare è il sistema Galileo che<br />

prevede queste peculiarità anche<br />

per gli utenti civili (con il futuro<br />

servizio denominato Safety of Life)<br />

(Galati 2009): sarà pertanto possibile<br />

proteggersi selezionando accuratamente<br />

il servizio di navigazione<br />

più adatto alle esigenze.<br />

Anche nel caso non sia possibile<br />

utilizzare i segnali e i servizi appositamente<br />

concepiti per essere<br />

immuni ai disturbi, sono comunque<br />

disponibili delle tecniche di<br />

mitigazione. Sono note, e oggetto<br />

di ricerca, tecniche in grado di<br />

rivelare la presenza di un segnali<br />

interferenti e mitigarne gli effetti<br />

attraverso introduzione di algoritmi<br />

avanzati di Signal Processing<br />

direttamente nel ricevitore d’utente<br />

o sfruttando antenne adattative<br />

(Lo presti 2006)(Di Fonzo 2014).<br />

Consapevolezza<br />

Può sembrar banale, ma il primo<br />

passo per gestire un rischio è sempre<br />

la consapevolezza della sua<br />

esistenza e delle sue potenzialità.<br />

Introdurre la cultura della sicurezza<br />

nell’uso di apparati di navigazione<br />

satellitare anche in settori<br />

applicativi in cui non si ci si occupa<br />

direttamente del trasporto delle<br />

persone è un passo fondamentale.<br />

Fortunatamente la cultura della<br />

sicurezza è già ben presente in vasti<br />

settori della geomatica (si pensi alle<br />

norme di sicurezza nei cantieri);<br />

essa dovrebbe essere estesa anche ai<br />

nuovi strumenti basati sui GNSS.<br />

Conoscere i limiti dei propri strumenti<br />

(seppur considerati solo apparati<br />

di misura) consente già una<br />

mitigazione del rischio.<br />

Fondamentale è, quindi, incrementare<br />

le competenze di navigazione<br />

satellitare degli operatori del<br />

settore attraverso una formazione<br />

permanente. Sarà necessario, infine,<br />

sviluppare nuovi modelli e<br />

piani di sicurezza che tengano presente<br />

le specificità di questi sistemi<br />

tecnologici.<br />

Conclusioni<br />

In conclusione, seppur oggi la<br />

cultura e la gestione della sicurezza<br />

dei sistemi di navigazione satellitare<br />

non è al primo posto nei<br />

pensieri del professionista, lo potrà<br />

diventerà ben presto, così come già<br />

dimostrato in altri settori delle telecomunicazioni<br />

(si pensi ad esempio<br />

alla cyber security nelle reti<br />

di telecomunicazioni). Bisognerà,<br />

allora, farsi trovare pronti avendo<br />

ben presente i limiti dei sistemi<br />

GNSS, conoscendo le possibilità<br />

messe a disposizione dagli odierni<br />

(e futuri) sistemi di navigazione e,<br />

quando necessario, sviluppando<br />

nuove tecniche di integrità e protezione.<br />

ABSTRACT<br />

G. Galati, M. Leonardi (2009) SISTEMI DI RILEVAMENTO E<br />

NAVIGAZIONE, TexMat Libreria Universitaria<br />

M. Jones (2017) Spoofing in the Black Sea: What really happened?<br />

gpsworld.com, http://gpsworld.com/spoofing-in-the-black-seawhat-really-happened/<br />

G. Gargiulo, M. Leonardi,M. Zanzi, G. Varacalli (2010) Integrity<br />

and protection level computation for vehicular applications Proceedings<br />

of 16th Ka and broadband communications navigation<br />

and earth observation conference, Pages:2968 – 2977<br />

S. Viola, M. Mascolo, P. Madonna, L. Sfarzo, M. Leonardi (2012)<br />

Design and Implementation of a Single-Frequency L1 Multiconstellation<br />

GPS/EGNOS/GLONASS SDR Receiver with NIORAIM<br />

FDE Integrity, Proceedings of the 25th International Technical<br />

Meeting of The Satellite Division of the Institute of Navigation<br />

(ION GNSS 2012)<br />

L. Lo Presti, B. Motella, M. Leonardi (2006) A Technique of Interference<br />

Monitoring in GNSS Applications, Based on ACF and<br />

Prony Methods, Proceedings of the 19th International Technical<br />

Meeting of the Satellite Division of The Institute of Navigation<br />

(ION GNSS 2006)<br />

A. Di Fonzo, M. Leonardi; G. Galati, P. Madonna, L. Sfarzo (2014)<br />

Software-Defined-Radio techniques against jammers for in car<br />

GNSS navigation, IEEE International Workshop on Metrology for<br />

Aerospace 2014<br />

PAROLE CHIAVE<br />

GNSS; sicurezza; geomatica<br />

ABSTRACT<br />

Satellite navigation systems are more and more used in geomatics.<br />

This penetration has not always taken into account<br />

the relative safety and security aspects and the consequent<br />

threats to the humans. This work focuses on these aspects<br />

that are often overlooked in geomatics. After a brief introduction<br />

on the evolution of satellite navigation systems and<br />

on future trends, the related safety and security risks are analyzed<br />

and possible countermeasures (Integrity, Awareness,<br />

and Protection) are discussed.<br />

AUTORE<br />

Mauro Leonardi<br />

mauro.leonardi@uniroma2.it<br />

Dipartimento di Ingegneria Elettronica<br />

Università di Roma<br />

<strong>GEOmedia</strong><br />

Tor Vergata.<br />

n°5-<strong>2018</strong> 45


AGENDA<br />

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16-17 Gennaio 2019<br />

Museum Connections<br />

Paris (France)<br />

www.museumconnections.com<br />

20 - 22 Febbraio 2019<br />

FOSS4G-IT 2019<br />

Padova (Italia)<br />

www.geoforall.it/kur8a<br />

2 - 4 Aprile 2019<br />

Geospatial World Forum<br />

Amsterdam (The Netherlands)<br />

www.geoforall.it/kuqk8<br />

4 - 5 Aprile 2019<br />

Dronitaly<br />

Milano (Italia)<br />

www.dronitaly.it<br />

10-11 Aprile 2019<br />

Conferenza Esri Italia<br />

Roma (Italia)<br />

www.geoforall.it/k8c<br />

3 - 5 Maggio 2019<br />

GISTAM 2019<br />

Heraklion (Grecia)<br />

www.geoforall.it/kuf9x<br />

21 - 22 Maggio 2019<br />

GEO Business 2019<br />

Londra (UK)<br />

www.geoforall.it/kuf93<br />

22-24 Febbraio 2019<br />

Tourisma<br />

Firenze<br />

www.tourisma.it<br />

1-5 Settembre 2019<br />

27th international CIPA<br />

symposium<br />

Avila (Spagna)<br />

http://www.cipa2019.org<br />

6 - 8 Febbraio 2019<br />

11th EARSeL SIG IS<br />

Workshop<br />

Brno (Czech Republic)<br />

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