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l’identità della camera di commercio di cosenza<br />
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ancora al di sotto del potenziale. Nel 2016 i dati statistici disponibili evidenziano come in alcune aree<br />
geografiche l’occupazione sia tornata ai livelli pre-crisi anche se il tasso di disoccupazione rimane<br />
ancora elevato, soprattutto per i giovani e nelle regioni del Mezzogiorno.<br />
Dal punto di vista congiunturale, peraltro, è noto che l’occupazione segua con un certo ritardo (12-24<br />
mesi), la dinamica ciclica dell’output. Ma al di là dei profili congiunturali, esistono fenomeni strutturali<br />
che stanno alterando le caratteristiche del mercato del lavoro e che suggeriscono che vi siano fattori<br />
più profondi e complessi che agiscono. Tali fattori strutturali non sono nuovi né sconosciuti, ma sono<br />
stati esacerbati dalla grande crisi finanziaria e sono destinati a modificare radicalmente il mercato del<br />
lavoro e con esso l’intero sistema produttivo e sociale. Correndo il rischio di essere schematici, si<br />
possono riassumere questi fenomeni strutturali in tre grandi gruppi. Il primo è costituito dall’invecchiamento<br />
della popolazione che caratterizza da decenni le società avanzate. L’invecchiamento della<br />
popolazione agisce direttamente e indirettamente sul mercato del lavoro. In particolare, va sottolineata<br />
la questione del cambiamento delle competenze della forza lavoro indotto dal cambiamento demografico.<br />
Di fronte ad una crescita rilevante dell’età media della forza lavoro, i lavoratori si trovano ad<br />
aver realizzato la propria esperienza formativa molto tempo addietro e vi è il rischio concreto che le<br />
loro competenze non siano più adeguate al rapido cambiamento del tessuto economico.<br />
Questo problema è noto come skills obsolescence e pone un rilevante problema alla realizzazione di<br />
un efficace sistema di formazione professionale. Inoltre, l’invecchiamento della popolazione influenza<br />
anche direttamente la domanda di skill, ad esempio quelle legate alla cura degli anziani ed alle<br />
attività ad esse correlate (case di riposo, ospedali ecc.).<br />
Il secondo fattore è legato al processo di globalizzazione e al cambiamento che esso ha introdotto<br />
nella struttura produttiva. La divisione della catena del valore (unbundling of the value chain) resa<br />
possibile dai processi di outsourcing e offshoring ha fatto sì che la produzione di singoli beni possa<br />
essere frammentata in diverse parti o processi, ognuno dei quali può essere considerato un bene a<br />
sé stante e dunque a sua volta commercializzato. In questo modo sono divenuti commerciabili anche<br />
parti del processo di produzione che precedentemente non si pensava potessero esserlo.<br />
Il terzo fattore è probabilmente il più rilevante ed è costituito dal progresso tecnologico. Il rapido sviluppo<br />
tecnologico e l’utilizzo massiccio della ICT nel processo produttivo ha radicalmente mutato le<br />
competenze e le skill richieste ai lavoratori (Acemoglu, 1998, 2002; Autor et.al. 1998; Autor et.al.<br />
2003). Le nuove tecnologie consentono l’automazione di un crescente numero di attività che, precedentemente,<br />
venivano svolte dalle persone. Inizialmente questi meccanismi di automazione si sono<br />
concentrati su attività routinarie, sia di carattere manuale (assemblaggio, logistica ecc.) che di altra<br />
natura (attività amministrative, attività paralegali, attività di reportistica, ecc.).<br />
L’avvento dei big data, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e dell’internet delle cose (IoT) ha reso<br />
sempre più concreta la possibilità di automatizzare anche attività che sembravano troppo complesse<br />
per una macchina; si pensi, ad esempio, all’impatto che la guida autonoma avrà nel settore dei trasporti,<br />
a come i social media stanno mutando la professione del giornalista o a come gli algoritmi<br />
stanno progressivamente sostituendo molte mansioni svolte dagli analisti finanziari.<br />
Questi cambiamenti influenzano inevitabilmente anche la stessa organizzazione interna del lavoro<br />
delle imprese portando queste ultime a cambiare il cosiddetto skills-mix, privilegiando sempre più<br />
competenze trasversali e generali, quali la capacità di risolvere i problemi, la capacità comunicativa,<br />
la capacità di lavorare in autonomia, ecc.<br />
Non è facile quantificare gli impatti occupazionali della rivoluzione tecnologica. Alcuni studi paventano<br />
risultati piuttosto allarmistici stimando come potenzialmente automatizzabili circa il 50% dei lavori<br />
nei prossimi 25 anni (Frey e Osborne <strong>2017</strong>).