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Bilancio Sociale 2017

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l’identità della camera di commercio di cosenza<br />

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ancora al di sotto del potenziale. Nel 2016 i dati statistici disponibili evidenziano come in alcune aree<br />

geografiche l’occupazione sia tornata ai livelli pre-crisi anche se il tasso di disoccupazione rimane<br />

ancora elevato, soprattutto per i giovani e nelle regioni del Mezzogiorno.<br />

Dal punto di vista congiunturale, peraltro, è noto che l’occupazione segua con un certo ritardo (12-24<br />

mesi), la dinamica ciclica dell’output. Ma al di là dei profili congiunturali, esistono fenomeni strutturali<br />

che stanno alterando le caratteristiche del mercato del lavoro e che suggeriscono che vi siano fattori<br />

più profondi e complessi che agiscono. Tali fattori strutturali non sono nuovi né sconosciuti, ma sono<br />

stati esacerbati dalla grande crisi finanziaria e sono destinati a modificare radicalmente il mercato del<br />

lavoro e con esso l’intero sistema produttivo e sociale. Correndo il rischio di essere schematici, si<br />

possono riassumere questi fenomeni strutturali in tre grandi gruppi. Il primo è costituito dall’invecchiamento<br />

della popolazione che caratterizza da decenni le società avanzate. L’invecchiamento della<br />

popolazione agisce direttamente e indirettamente sul mercato del lavoro. In particolare, va sottolineata<br />

la questione del cambiamento delle competenze della forza lavoro indotto dal cambiamento demografico.<br />

Di fronte ad una crescita rilevante dell’età media della forza lavoro, i lavoratori si trovano ad<br />

aver realizzato la propria esperienza formativa molto tempo addietro e vi è il rischio concreto che le<br />

loro competenze non siano più adeguate al rapido cambiamento del tessuto economico.<br />

Questo problema è noto come skills obsolescence e pone un rilevante problema alla realizzazione di<br />

un efficace sistema di formazione professionale. Inoltre, l’invecchiamento della popolazione influenza<br />

anche direttamente la domanda di skill, ad esempio quelle legate alla cura degli anziani ed alle<br />

attività ad esse correlate (case di riposo, ospedali ecc.).<br />

Il secondo fattore è legato al processo di globalizzazione e al cambiamento che esso ha introdotto<br />

nella struttura produttiva. La divisione della catena del valore (unbundling of the value chain) resa<br />

possibile dai processi di outsourcing e offshoring ha fatto sì che la produzione di singoli beni possa<br />

essere frammentata in diverse parti o processi, ognuno dei quali può essere considerato un bene a<br />

sé stante e dunque a sua volta commercializzato. In questo modo sono divenuti commerciabili anche<br />

parti del processo di produzione che precedentemente non si pensava potessero esserlo.<br />

Il terzo fattore è probabilmente il più rilevante ed è costituito dal progresso tecnologico. Il rapido sviluppo<br />

tecnologico e l’utilizzo massiccio della ICT nel processo produttivo ha radicalmente mutato le<br />

competenze e le skill richieste ai lavoratori (Acemoglu, 1998, 2002; Autor et.al. 1998; Autor et.al.<br />

2003). Le nuove tecnologie consentono l’automazione di un crescente numero di attività che, precedentemente,<br />

venivano svolte dalle persone. Inizialmente questi meccanismi di automazione si sono<br />

concentrati su attività routinarie, sia di carattere manuale (assemblaggio, logistica ecc.) che di altra<br />

natura (attività amministrative, attività paralegali, attività di reportistica, ecc.).<br />

L’avvento dei big data, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e dell’internet delle cose (IoT) ha reso<br />

sempre più concreta la possibilità di automatizzare anche attività che sembravano troppo complesse<br />

per una macchina; si pensi, ad esempio, all’impatto che la guida autonoma avrà nel settore dei trasporti,<br />

a come i social media stanno mutando la professione del giornalista o a come gli algoritmi<br />

stanno progressivamente sostituendo molte mansioni svolte dagli analisti finanziari.<br />

Questi cambiamenti influenzano inevitabilmente anche la stessa organizzazione interna del lavoro<br />

delle imprese portando queste ultime a cambiare il cosiddetto skills-mix, privilegiando sempre più<br />

competenze trasversali e generali, quali la capacità di risolvere i problemi, la capacità comunicativa,<br />

la capacità di lavorare in autonomia, ecc.<br />

Non è facile quantificare gli impatti occupazionali della rivoluzione tecnologica. Alcuni studi paventano<br />

risultati piuttosto allarmistici stimando come potenzialmente automatizzabili circa il 50% dei lavori<br />

nei prossimi 25 anni (Frey e Osborne <strong>2017</strong>).

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