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Il Corriere di Tunisi N.199 maggio 2020

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199

[Nuova Serie] 1132 - 1135 [2127-2131]

Anno LXIV

MAGGIO 2020

I

M B

C F T

“I ”



I C T .199 M 2020

EDITORIALE

a cura di Silvia Finzi

L

a fase 2 è iniziata sia in Tunisia che in Italia.

Molti altri paesi hanno anticipato o posticipato

di pochi giorni l’inizio di una parziale riapertura

delle attività ed un allentamento delle misure di

confinamento anche se questo sapore di libertà,

pur essendo propiziatorio di libertà future, rimane

ancora troppo mirato ad alcune categorie di

età e di lavoratori per non suscitare in noi questo

sentimento di precarietà e di fragilità, frutto di un

insicuro procedere in un cammino che si colora,

di volta in volta, di oscuri presagi o di ottimistiche

speranze.

L’incapacità di prevedere l’esito delle misure proposte

ed alle quali però sarebbe, a dir poco incosciente

non attenersi, mette a dura prova il morale

dei cittadini.

La paura di una riaccelerazione dei contagi con

l’inizio della fase 2 alimenta un orizzonte mentale

in cui le nozioni di limite, di controllo, di contenimento,

di chiusura, di minaccia, di sospetto e

d’accusa vanno ben oltre il puro sentimento personale

poiché trovano nel linguaggio economico

e politico declinazioni alquanto preoccupanti.

Eppure mai come in questo momento di crisi internazionale,

parole come collaborazione, solidarietà,

apertura, fiducia sarebbero vitali per una

nostra possibile ripartenza. L’incertezza del domani,

in effetti, non deve indurre il dilagare del

sospetto nei rapporti politici, economici e culturali.

Il nazionalismo sfrenato, l’esaltazione autarchica,

la gara a chi vince per primo la corsa alla scoperta

del vaccino anti Covid-19, annebbia l’orizzonte

etico della protezione dell’umanità dalla

pandemia spostandolo ad una mera corsa al monopolio

del brevetto per utilizzarlo anche ai fini di

un vantaggio politico. Il susseguirsi di accuse

complottistiche (vedi Cina-Stati Uniti), le inutili

frizioni, in questo momento delicato per tutti,

funzionali a protagonismi politici ed elettorali, ci

danno il senso di questo “malessere della civiltà”

che da molti anni viviamo e che la pandemia ha

esposto più crudelmente di prima. Purtroppo le

piccole guerre tra partiti, tra Stati, tra grandi multinazionali,

danno la misura di quanto sia fragile il

nostro pianeta alla mercé di ulteriori scosse in un

mondo già terremotato.

Per fortuna, la comunità scientifica internazionale

continua a collaborare ed anche cinesi con statunitensi

e ciò malgrado la strategia della tensione

che i politici cercano costantemente di alimentare.

Gli europei (checché ne dicano gli antieuropeisti!)

attraverso la costituzione di un forum europeo

per la ricerca sta raccogliendo finanziamenti

per coordinare le ricerche e poter ridurre i

tempi di produzione di un vaccino. Sulla competizione

spietata e nazionalista vince di certo la collaborazione,

la fiducia e l’apertura che ne conseguono.

In Tunisia la riapertura è stata annunciata in tre

successive fasi: una prima dal 4 maggio al 14 giugno,

dalla quale dipenderanno le due fasi successive

dal 24 maggio al 4 giugno e dal 4 al 14 giugno,

con riapertura completa di tutte le attività

dal 14 giugno. Ogni fase potrà però subire modifiche

a seconda della situazione epidemiologica

riscontrata nel Paese.

Il timore di una seconda ondata della pandemia è

forte e presente in tutti i paesi che stanno sperimentando

il passaggio dal confinamento totale

ad una riapertura mirata e circoscritta.

In Tunisia l’inizio del Ramadan, le difficoltà economiche,

specie dei lavoratori giornalieri, e forse

una certa incredulità di fronte ai rischi di contagio,

hanno già provocato molte violazioni all’obbligo

di confinamento. Se l’apertura mirata sarà

controllata e non anarchica, questa senz’altro

permetterà di dare un certo respiro alla popolazione

anche se non tutti i settori potranno riprendere

le attività.

Le donne e gli anziani sono senza alcun dubbio

i più penalizzati e, come ironicamente hanno

scritto alcuni articolisti, la fase 2 è per lo più maschilista!

In Italia, la fase 2 è iniziata e tutti la guardano

con ansia per poter seguire o meno i suoi passi.

Molte le misure di controllo messe in atto per

evitare una nuova impennata nei contagi.

Per tutti, incrociamo le dita poiché da tutti dipende

il nostro io e viceversa!

Portiamo le mascherine e continuiamo anche

se a fatica rispettando le misure di distanziamento

sociale.

Buon fine di Ramadan a tutti i musulmani sperando

che con l’Aîd si possa festeggiare più

convivialmente la fine del mese di digiuno.


I C T .199 M 2020

SOMMARIO

In questo numero

Collettività 6-20

- Telefono Amico Italia, un’importante

realtà per tutti, sempre a portata di

mano...

- INPS. Informazioni sulle pensioni

all’estero ed emergenza Covid-19.

- Permessi di circolazione in Tunisia.

- Permessi di soggiorno dei cittadini

stranieri.

- Focus cittadini italiani di rientro dall’estero

e cittadini stranieri in Italia.

- Aggiornamento informazioni dal sito

viaggiare sicuri al 01 aprile 2020.

- Volare durante il Covid-19.

Consigli legali 21-22

- Matrimoni gay in Tunisia: un precedente

o un semplice errore amministrativo?

In Tunisia 23-36

- Intervista televisiva del 19/4/2020 al Capo

del Governo Elyes Fakhfakh.

- Misure del Governo tunisino per una

riapertura graduale delle attività.

- Prima trascrizione di un matrimonio

gay in Tunisia.

- CEFA Onlus in Tunisia. Fumetti contro il

Covid-19.

- Ramadan a Tunisi tra confinamento e

coprifuoco.

In Italia 37-43

- Napoli 2020. Galleria fotografica.

Maghreb e Mediterraneo 44-50

- Scienza e religione nel Mediterraneo ai

tempi del coronavirus.

Immigrazione/Emigrazione 51-53

- Sos. Agricoltura senza manodopera

in Italia. La regolarizzazione degli

immigrati potrebbe essere una

risposta.

Dossier 54-64

- Interviste in tempi di quarantena.

Conversazione con il linguista Fiorenzo

Toso, “Il tabarchino è un genovese

trapiantato”.

Economia 65-69

- CTICI comunicato.

- CTICI raccolta fondi.

- COVID-19: in arrivo stanziamenti europei

per Tunisia e altri Paesi.

- Positivi i primi tre mesi 2020 nell’esportazione

d’olio d’oliva tunisino.

Cultura 70-91

- Maria Montessori, 150° anniversario

dalla nascita.

- Raffaello: un’importante mostra a Roma

aperta e subito chiusa.

- Da dove viene il coniglietto pasquale.

- Svelato The mystery O. Amadio.

Marginalia 92-94

- Non basta dire buon compleanno. Il

buon profumo di una lettera.

Ambiente e turismo 95-98

- La Galite: Una bellezza mediterranea.

Salute e benessere 99-104

- Elenchi medici volontari per gli italiani

in Tunisia.

- Osservatorio sui mutamenti sociali

in atto - COVID19 (MSA-COVID19).

Highlights sui risultati 16/4/2020.

Libri 105-106

Cucina 107

Passatempo 108



I C T .199 M 2020

T A I

...

S

tiamo vivendo un passaggio storico

davvero difficile per tutti e

per qualcuno di noi può divenire arduo

riconoscere uno spiraglio di luce

in fondo al tunnel. Alla ricerca di una

risposta, di un chiarimento o semplicemente

per distrarci e superare le

nostre ansie, insieme a noi a volte c’è

qualcuno, ma non sempre è in grado

di venirci incontro. Molto spesso,

piuttosto, c’è un qualcosa che oggigiorno

stringiamo nervosamente tra

le dita, è un cellulare o meglio uno

smartphone. Oggi questo strumento,

prima ancora che un telefono,

rappresenta un vero concentrato di

tecnologia, perennemente online e a

volte, proprio per questo, esso stesso

può divenire una fonte di ansia.

In certi momenti particolari può

mancarci la figura di un amico sincero,

empatico, a cui rivolgerci ed ecco

il motivo di questa intervista con la

quale vorremmo ricordare e raccontare

a tutti quello che è il prezioso

contributo che può arrivarci attraverso

l’etere proprio da un servizio telefonico.

Un prezioso servizio che ormai

da diversi decenni, dal tempo dei

telefoni a gettone, offre a tutti

“dall’altro capo del filo” un ascolto

attento, sincero e incondizionato,

oggi come ieri.

Ringraziamo quindi per la sua disponibilità

Monica Petra, Presidente Nazionale

di Telefono Amico Italia Onlus,

che ha gentilmente accettato di

rispondere ad alcune nostre domande,

ad un’intervista con la quale vorremmo

anche ricordare che oggi il

servizio svolto dal Telefono Amico

Italia ha superato i confini nazionali


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ed è disponibile anche per i nostri

connazionali che, per qualsiasi ragione,

ne avessero necessità anche trovandosi

all’estero, Tunisia inclusa naturalmente.

***

Presidente Petra, il progetto del telefono

amico, in origine, fu un’idea nata

all’inizio del Novecento negli Stati Uniti,

quando le problematiche sociali

erano talmente gravi che un gruppo

di volontari si pose l’obiettivo di contribuire

a porre un argine ad una

preoccupante recrudescenza del fenomeno

dei suicidi, i cui numeri durante

la crisi di quegli anni iniziavano ad assumere

proporzioni sempre più allarmanti.

Dopo più di un secolo, quale è

oggi l’obiettivo del telefono

amico in Italia,

quali sono le problematiche

sociali con le

quali vi confrontante

tutti i giorni e quali

vi allarmano maggiormente?

Telefono Amico Italia

è nato, come le altre

help-line, con l’obiettivo

di prevenire il

suicidio. Ancora oggi,

operiamo per

questo scopo. Con gli

anni però la prevenzione

ha assunto un

ambito di intervento

più ampio e oggi si

definisce in termini di potenziamento

e supporto al benessere emozionale

di ciascuno. Le persone che ci

chiamano parlano soprattutto di

difficoltà relative all’area del sé, cioè

di problemi legati alla propria esistenza,

al senso del loro esistere,

agli obiettivi e alla fatica di affrontare

esperienze ed emozioni in una fase

della vita o in momenti particolari.

Il bisogno del quale sono portatori

è quello di trovare qualcuno disposto

ad ascoltarli e ad accogliere

la loro sofferenza per poi esplorare

insieme ai volontari emozioni, risorse

e opportunità per venir fuori dalle

situazioni di disagio. È un modo

per fare prevenzione partendo


I C T .199 M 2020

dall’emergere dei momenti di difficoltà

per evitare che le criticità si

traducano in crisi irreversibili.

Quante sono oggi le realtà associative

che svolgono questo prezioso servizio

di volontariato, chi sono i volontari

che si rendono disponibili per i vostri

centri gratuiti d’ascolto?

Oggi possiamo contare sull’attività

di circa 500 volontari che operano

nei nostri 20 centri sul territorio italiano.

I volontari sono persone che

hanno deciso di offrire gratuitamente

tempo e capacità di ascolto empatico,

mettendoli al servizio di chi ne

ha bisogno. Non sono necessarie

professionalità specifiche per diventare

volontari ma tutti devono seguire

i nostri corsi di formazione e

acquisire le competenze di ascolto e

di costruzione di relazioni d’aiuto

efficaci.

In passato uno degli approcci del telefono

amico teneva in particolare considerazione

le indicazioni presentate

in alcuni studi dello psicologo statunitense

Carl Rogers il quale, in estrema

sintesi, riteneva che un atteggiamento

“non direttivo” nelle relazioni fosse

la premessa per una modificazione positiva

della personalità, insomma, per

trarre beneficio dal colloquio interpersonale.

In sintesi, niente consigli ma

un ascolto empatico, sincero e autentico

che rappresenti un primo passo

verso il recupero della serenità perduta,

una condizione necessaria affinché

ciascuno possa compiere autonomamente

e nel migliore dei modi le proprie

scelte, senza condizionamenti,

senza soluzioni preconfezionate. Oggi

è ancora valido un orientamento di

questo genere nello svolgimento del

vostro servizio che, lo ricordiamo, garantisce

l’anonimato ed è apolitico ed

aconfessionale? Qual è oggi, in linea di

massima, l’esperienza ideale e i principi

che sono alla base della vostra opera?

Le linee guida di fondo sono rimaste

le stesse. I volontari di Telefono

Amico Italia sono persone che credono

nella capacità degli esseri

umani di riconoscere e comprendere

le proprie emozioni e di individuare

le proprie risorse personali. Il valore

di riferimento è la considerazione

positiva incondizionata, l’idea

cioè che tutti noi possiamo costruire

o migliorare il nostro benessere, talvolta

avvalendoci anche dell’aiuto di

altri ma soprattutto grazie al nostro

impegno e alla nostra conoscenza di

noi stessi. In questo senso, non dare

consigli o soluzioni “standard” è un

modo per esprimere rispetto per la

specificità e la specialità di ciascuno;

il nostro modello mira a supportare

e implementare la fiducia di chi ci

chiama nella sua capacità di disegnare

e affrontare il proprio percorso di

benessere e serenità.

Esistono varie iniziative sociali che cercano

di fronteggiare la solitudine e i


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disagi sociali degli italiani più in generale.

La vostra associazione ha aperto

le porte anche a chi si trova all’estero.

Sono infatti molti gli italiani che per

svariate ragioni si trovano all’estero:

studenti, imprenditori, lavoratori emigrati

e un cospicuo numero di anziani

che, per la modestia delle pensioni,

per sfuggire alla povertà in patria scelgono

di emigrare in Paesi magari meno

sviluppati ma che offrono ai bassi

redditi la possibilità di condurre una

vita decorosa. Il vostro osservatorio

potrebbe rivelarsi un osservatorio privilegiato

per inquadrare il disagio,

avete avuto modo di “tastare il polso”

rispetto a questo tipo di disagio

sociale vissuto dai concittadini residenti

all’estero? Qualche riscontro rispetto

agli italiani in Tunisia?

Il tema è interessante. Purtroppo,

non abbiamo ancora avuto modo di

esaminare questo fenomeno ma

speriamo che con il nuovo numero

che abbiamo adottato sarà più facile

contattarci anche per coloro che vivono

all’estero. Ci piacerebbe poter

dare sostegno a chiunque ne abbia

bisogno e parli l’italiano, ovunque si

trovi.

Il virus Covid-19 ha ormai aggredito

l’umanità intera e si è imposto al centro

dell’attenzione di tutti i mezzi di

comunicazione. Ci ritroviamo tutti in

mezzo ad una baraonda di notizie incerte

e contraddittorie, contenuti

confusi espressione del fin troppo assortito

panorama dei social media. La

programmazione televisiva ci propone

continui aggiornamenti e dibattiti

infuocati e allarmanti alternati ad intrattenimenti

forzatamente e standardizzati,

spesso improntati al revival

e, in questi mesi di cattività la TV

sembrerebbe essere il “salvagente”

più frequentato. E non sono pochi coloro

che, per mille ragioni, sono privi

del conforto della famiglia o degli amici

e lasciati a se stessi. Può accadere

dunque che in età avanzata e con la


I C T .199 M 2020

complicità dell’isolamento, la televisione

diventi un po’ l’unico compagno

della giornata. Però, questo strumento,

se pure è in grado di parlarci, distrarci,

annoiarci e perfino istruirci

qualche volta, non è purtroppo in grado

di ascoltarci. Ed è proprio l’ascolto

che potrebbe confortare. Quale è per

voi il valore dell’ascolto?

Essere ascoltati e compresi vuol dire

sentirsi riconosciuti per quello che

veramente siamo. È questo l’effetto

benefico dell’ascolto, consentire a

chi si racconta di veder rispecchiato

il suo vero pensiero. In questo senso,

l’ascolto svolge la funzione di un

grande strumento di aggregazione e

socialità perché consente di uscire

dalla massa indistinta ed essere speciali,

unici. Se un altro capisce quello

che sento nel modo in cui lo sento,

se percepisco nell’altro la profonda

comprensione del mio specifico modo

di provare e vivere, mi sentirò

parte di un’alleanza, non sarò più

isolato perché avrò sperimentato la

forma migliore della socialità, quella

che passa attraverso il comprendersi

in maniera autentica.

Può riepilogarci com’è organizzato il

vostro servizio, come è possibile contattarvi

anche dalla Tunisia, in quali

giorni e in quali orari siete operativi?

Avete qualche specifica comunicazione

o raccomandazione da rivolgere a

chi risiede all’estero?

Telefono Amico Italia offre aiuto attraverso

tre canali per consentire ad

ognuno di scegliere quello che sente

più adatto alle sue esigenze. Al telefono,

chiamando il numero unico nazionale

02.2327 2327 che è un normale

numero a tariffa urbana ed è attivo

tuti i giorni dalle 10 alle 24. È inoltre

possibile contattarci al servizio

Mail@mica al quale si può

accedere dal nostro sito

(www.telefonoamico.it) in qualunque

momento, sempre. Infine, è

possibile chattare con noi attraverso

il servizio WhatsApp Amico al numero

345.0361628, tutti i giorni dalle

18 alle 21. Tutti i canali sono raggiungibili

anche dall’estero, con il prefisso

+39.

Anche in periodi di difficoltà collettiva

come quelli che stiamo vivendo,

ognuno di noi avverte il bisogno di

potersi confrontare sulle difficoltà

che avverte in maniera specifica, a

maggior ragione se ci si trova distanti,

anche geograficamente, da

cari e abitudini.

Il nostro consiglio per tutti è prendersi

cura di sé, rispettando le prescrizioni

delle autorità sanitarie ma

anche prestando attenzione al proprio

sentire e chiedendo aiuto quando

se ne sente il bisogno. In questo

senso, Telefono Amico Italia è l’interlocutore

adatto per chi vuol preservare

anche il proprio benessere

emozionale.

a cura di Cinzia Olianas


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D

i seguito, pubblichiamo il comunicato

che il Comites ha inviato ai

Connazionali ed ai Pensionati italiani

in Tunisia, relativamente ad un importante

messaggio emesso dall'INPS circa

la corrente campagna di accertamento

dell’esistenza in vita, connessa

all'erogazione delle pensioni all'estero

ed ai provvedimenti conseguenti all'emergenza

COVID-19.

—————-

Messaggio INPS n.1418

OGGETTO: Pagamento delle pensioni

all’estero: prima fase della campagna

di accertamento dell’esistenza in

vita riferita agli anni 2019 e 2020.

Provvedimenti conseguenti all’emergenza

sanitaria causata dal COVID-

19.

Con messaggio n.INPS Informazioni

sulle Pensioni all’estero ed Emergenza

COVID-19 3884/2019 sono state

INPS

I ’

E COVID-19

fornite indicazioni sull’avvio da parte

di Citibank, banca attualmente incaricata

del servizio di pagamento delle

pensioni INPS all’estero, della prima

fase della campagna di accertamento

dell’esistenza in vita, riferita agli

anni 2019 e 2020, per i pensionati residenti

in Africa, Oceania ed Europa.

La prima fase dell’accertamento è

stata avviata da Citibank, a partire

dal mese di ottobre 2019, con l’invio

ai pensionati INPS residenti nelle

suddette aree geografiche, della modulistica

necessaria all’attestazione

di esistenza in vita. Le attestazioni,

debitamente compilate, sottoscritte

dal pensionato e avallate da un

"testimone accettabile" (quale un

rappresentante di un ufficio consolare

o di un'Autorità locale legittimata

a tale adempimento) dovevano esse-


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re restituite alla banca entro il 13 febbraio

2020. Per i casi in cui il processo

di accertamento dell’esistenza in

vita non è stato completato entro il

suddetto termine, Citibank ha effettuato

il pagamento della sola rata

di marzo 2020 attraverso Western

Union.

La pensione può essere riscossa soltanto

personalmente dal pensionato,

il quale fornisce, così, anche la

prova dell’esistenza in vita; in questo

modo, il pagamento delle successive

rate viene effettuato secondo le consuete

modalità, a meno che non pervenga

a Citibank una esplicita richiesta

di continuare a incassare la pensione

presso Western Union. Per poter

ripristinare le precedenti modalità

di pagamento, la riscossione personale

della rata di marzo sarebbe

dovuta avvenire entro il 19 marzo

2020, termine ultimo per la predisposizione

del pagamento della rata di

aprile da parte di Citibank. In caso di

mancata riscossione personale o di

mancata produzione dell’attestazione

di esistenza in vita entro il 19 marzo

2020, il pagamento delle pensioni

sarebbe stato sospeso a partire dalla

rata di aprile 2020.

Premesso quanto sopra, Citibank, alcuni

Patronati e Uffici consolari hanno

rappresentato che spesso i pensionati

sono impossibilitati a recarsi

da “testimoni accettabili” o nelle locali

agenzie di Western Union (in alcuni

casi addirittura chiuse) per la riscossione

della rata di marzo, che costituisce

valida prova dell’esistenza

in vita. In particolare, è stato evidenziato

che, a causa del diffondersi del

contagio da COVID-19, in diversi Paesi

interessati dalla prima fase dell’accertamento

sono state imposte restrizioni

alla libertà di movimento dei

cittadini ivi residenti, specialmente

se di età avanzata, che non permettono

a costoro di completare il processo

di verifica con le consuete modalità.

Pertanto, l’Istituto, in accordo con la

Banca, ha deciso di non sospendere i

pagamenti a partire dalla prossima

rata di aprile e di includere i pensionati

che non sono riusciti a completare

il processo di verifica tra i soggetti

che saranno interessati dalla seconda

fase dell’accertamento generalizzato

dell’esistenza in vita che, come

già comunicato con messaggio n.

1249/2020, sarà avviata presumibilmente

ad agosto 2020.

Il Direttore Generale

Gabriella Di Michele

Per eventuali ulteriori informazioni è

possibile consultare sulla rete internet

il seguente link:

https://www.inps.it/

nuovoportaleinps/default.aspx?

itemdir=53554


I C T .199 M 2020

I

l Ministero degli Affari Sociali tunisino,

domenica 29 marzo 2020, ha

pubblicato un comunicato stampa

che ha annunciato che le richieste di

permessi di circolazione nel territorio

durante la pandemia di COVID-19

vanno inoltrate online sul portale

www.autorisation.gov.tn a decorrere

dal 30 marzo 2020.

Questo sistema digitale è stato istituito

in collaborazione con il Ministero

delle Tecnologie della Comunicazione

e della Transizione Digitale e il

Ministero degli interni, con l'obiettivo

di rispondere alle richieste di autorizzazione

alla circolazione per veicoli

e dipendenti di aziende, costretti a

continuare il loro lavoro, durante il

confinamento generale.

P C T

Le risposte alle richieste delle aziende

verranno inviate

ai loro indirizzi

e-mail, mentre

le risposte

alle richieste di

singoli, dipendenti

di aziende o altri, verranno inviate

tramite SMS.

Per eventuali ulteriori aggiornamenti e

informazioni si consiglia di consultare

su internet il seguente sito web:

http://www.autorisation.gov.tn/?

clid=IwA R0Q4511yKGO-

PWW9K6yvuamWhrtZtB0mPUdB9ic-

CRarXB67qVl3McxZGEo

P S

I

l Direttore Generale dell'Osservatorio

Nazionale dell'Immigrazione

tunisino, Abderraouf Jamel, ha dichiarato

l’8 aprile che il soggiorno

degli stranieri presenti in Tunisia, il

cui visto è scaduto, sarà prolungato

fino alla fine della crisi legata alla

pandemia di COVID-19. Pertanto la

data di scadenza di tale proroga non

è stata ancora definita dalle Autorità

competenti. Tale misura si applica

anche agli autoveicoli. La stessa fonte

ha precisato che si è registrata

un'ondata di solidarietà

verso

gli stranieri e gli

africani, in particolare

per le

difficoltà inerenti

il pagamento degli affitti delle abitazioni.

I proprietari che hanno affittato

le loro case sono stati invitati ad

aiutarli, ad avere pazienza ed a sostenerli

in questo momento difficile,

date le circostanze eccezionali in cui

si trova la Tunisia.


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F

C I ’

I

Per opportuna informazione ed orientamento

vi proponiamo alcune domande e

risposte recentemente commentate dal

Ministero degli Affari Esteri inerenti gli

ingressi e le uscite dal territorio italiano.

—————-

Quali regole valgono dal 28 marzo per

gli ingressi in Italia dall'estero?

Il vettore è responsabilizzato: l'autocertificazione

sui motivi del viaggio

va consegnata anche all'imbarco

e deve contenere i motivi del viaggio

in modo dettagliato (salute, lavoro,

necessità assoluta), l'indicazione del

luogo dove si trascorreranno i successivi

14 giorni di isolamento, il mezzo

proprio o privato con cui tale luogo

sarà raggiunto e un recapito telefonico

anche mobile. Per "necessità

assoluta" si intendono le ragioni indicate

nella F.A.Q. già pubblicata nel

nostro sito. Chi arriva dall'estero non

può prendere mezzi di trasporto

pubblici, ma solo mezzi privati

(quindi o qualcuno viene a prenderlo

all'aeroporto, porto o stazione oppure

l'interessato noleggia una macchina

o, nei limiti in cui è consentito,

prende un taxi o un'auto a noleggio

con conducente). "Per i transiti in aeroporto

e per le regole da seguire

per prelevare persone da aeroporti,

porti o stazioni vedere le F.A.Q. specifiche".

La quarantena deve adesso

essere fatta da chiunque entri in Italia.

Quindi anche da chi entra con

mezzo privato. Chi entra in Italia per

lavoro può ancora utilizzare la possibilità

di rimandare l'inizio della quarantena

di 72 ore (prolungabili per

altre 48), nei limiti in cui ciò sia assolutamente

necessario. Tutti quelli

che entrano dall'estero, anche con

mezzi privati, devono avvisare l'Azienda

sanitaria locale competente

per territorio. L'isolamento può essere

trascorso anche in un luogo diverso

dalla propria abitazione, scelto

dall'interessato. Se qualcuno, arrivando

in Italia, non ha luogo dove

passare quarantena o non riesce a

raggiungerlo (non possono venirlo a


I C T .199 M 2020

prendere, non trova stanza d'albergo

che lo accolga...), allora deve trascorrere

il periodo di isolamento in

luogo deciso dalla Protezione civile,

con spese a carico dell'interessato.

Sono esclusi da queste regole: lavoratori

transfrontalieri, personale sanitario,

equipaggi di trasporto passeggeri

e merci.

Sono un cittadino italiano all'estero o

uno straniero residente in Italia, posso

rientrare in Italia?

Sì, se il rientro è un'urgenza assoluta.

È quindi, per esempio, consentito il

rientro dei cittadini italiani o degli

stranieri residenti in Italia che si trovano

all'estero in via temporanea

(per turismo, affari o altro). È ugualmente

consentito il rientro in Italia

dei cittadini italiani costretti a lasciare

definitivamente il Paese estero dove

lavoravano o studiavano (perché,

ad esempio, sono stati licenziati,

hanno perso la casa, il loro corso di

studi è stato definitivamente interrotto).

Sono una persona residente all'estero,

per raggiungere il Paese in cui vivo

abitualmente devo passare per l'Italia.

Come mi devo comportare?

Il transito attraverso l'Italia da un

Paese estero ad un altro Paese estero,

finalizzato a raggiungere - il più

rapidamente possibile e senza soste

intermedie non strettamente necessarie

- la propria abitazione, è consentito,

se vi sono ragioni di lavoro,

salute o assoluta urgenza. Ad esempio:

- è consentito il transito aeroportuale

(ad esempio viaggio da Caracas a

Francoforte con scalo a Fiumicino),

purché non si esca dall'area aeroportuale;

- è consentito ai croceristi che sbarcano

in Italia per fine crociera di tornare

nel proprio Paese (con spese a

carico dell'armatore);

- è consentito imbarcare il proprio

mezzo privato su un traghetto (ad

esempio dalla Tunisia o dalla Grecia

per l'Italia) e proseguire verso la propria

abitazione sullo stesso mezzo

privato (ad esempio in Olanda o in

Germania). In questo caso la permanenza

in Italia non deve superare le

24 ore, prorogabili eccezionalmente

di altre 12 ore. All'imbarco su aereo/

nave diretti in Italia è necessario

compilare questa autodichiarazione

indicando chiaramente che si tratta

di un transito per raggiungere la propria

abitazione sita in un Paese diverso

dall'Italia. Durante il tragitto in Italia

è necessario esibire alle forze di

polizia che faranno i controlli l’autodichiarazione,

indicando chiaramente

la stessa ragione. Se insorgono

sintomi di Covid-19, è necessario avvisare

immediatamente l'autorità sanitaria

competente per territorio tramite

il numero di telefono appositamente

dedicato ed attendere istruzioni.

È inoltre importante che, prima


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di intraprendere il viaggio, ci si informi

sulle restrizioni agli spostamenti

introdotte non solo dall'Italia, ma anche

dagli altri Paesi di inizio, di transito

e di destinazione. Durante il transito

per l'Italia si raccomanda inoltre

di mantenersi in contatto con la rappresentanza

diplomatica del proprio

Paese competente per l'Italia.

Sono in rientro con un volo proveniente

dall'estero. Posso prendere un altro

volo per altra destinazione nazionale

o internazionale?

Sì, il transito in aeroporto è consentito,

purché non si esca dall'area aeroportuale.

Lo spostamento verso la

destinazione finale deve essere sempre

giustificato da esigenze di lavoro,

salute o assoluta urgenza, come

tutti gli altri spostamenti.

Sono un cittadino straniero e mi trovo

attualmente in Italia, posso fare rientro

nel mio Paese?

Sì, se il rientro è un'urgenza assoluta,

alle medesime condizioni alle quali è

sottoposto il rientro dei cittadini italiani

dall'estero (v. faq). La temporanea

sospensione dell'attività lavorativa

o la sua continuazione in modalità

di "lavoro agile" non consentono

invece spostamenti. Per l'autocertificazione

dei motivi degli spostamenti

necessari a raggiungere la frontiera

si può usare il modulo pubblicato nel

sito del Ministero dell'interno.

Si raccomanda di verificare prima

della partenza le misure previste nel

Paese di destinazione per contrastare

la diffusione del virus.

Si consiglia inoltre di prendere contatto

con l'ambasciata del proprio

Paese in Italia.

Sono in rientro dall'estero. Posso chiedere

ad una persona di venirmi a

prendere in macchina all'aeroporto,

alla stazione ferroviaria o al porto di

arrivo?

Sì, ma è consentito ad una sola persona

convivente o coabitante nello

stesso domicilio del trasportato,

possibilmente munita di dispositivo

di protezione. Lo spostamento

in questione rientra tra le fattispecie

di "assoluta urgenza", che dovrà essere

autocertificato con il modulo

messo a disposizione dal Ministero

dell'interno, compilato in tutte le sue

parti, indicando, in particolare, il tragitto

percorso e il domicilio ove la

persona si reca. Resta fermo l'obbligo

di comunicare immediatamente il

proprio ingresso in Italia al Dipartimento

di prevenzione, per la sottoposizione

a sorveglianza sanitaria e a

isolamento fiduciario, nonché l'obbligo

di segnalare con tempestività l'eventuale

insorgenza di sintomi da

COVID-19 all'autorità sanitaria.

Modulistica per le autocertificazioni e

chiarimenti sulle domande più frequenti

sono scaricabili e consultabili presso il sito

internet del Ministero degli Affari Esteri al

seguente link:

https://www.esteri.it/mae/it/ministero/

normativaonline/decreto-iorestoacasadomande-frequenti


I C T .199 M 2020

A I

V S

01/05/2020

1.4.2020 COVID-19:

In base alla normativa vigente, sono

VIETATI tutti i viaggi e gli spostamenti

per turismo all’estero come

sul territorio nazionale. Visita il sito

www.governo.it per consultare la

normativa in vigore. La dichiarazione

dell’OMS con cui si classifica CO-

VID-19 come “pandemia” sta comportando

l’adozione di misure restrittive

(sospensione del traffico

aereo, divieto di ingresso, respingimento

in frontiera, quarantena obbligatoria,

accertamenti

sanitari) da

parte di tutti i Paesi

del mondo, con

scarso o nessun

preavviso. SI RAC-

COMANDA DI EVI-

TARE OGNI VIAG-

GIO / SPOSTAMEN-

TO NON ESSENZIA-

LE. Il rientro in

Italia è consentito

per ragioni

di ASSOLUTA UR-

GENZA (DPCM 22

marzo 2020). Chi

rientra in Italia

dall’estero deve

compilare una specifica

AUTOCERTIFICAZIONE SUI

MOTIVI DEL VIAGGIO, non può

prendere mezzi pubblici per raggiungere

la propria residenza e deve

sottoporsi ad isolamento fiduciario

per 14 giorni. Per maggiori informazioni:

www.viaggiaresicuri.it/

approfondimento/saluteinviaggio/

coronavirus/L'Italia

24.4.2020 COVID-19 Aggiornamento:

Al fine di prevenire la diffusione dei

contagi da COVID 19, il Consiglio di

Sicurezza Nazionale tunisino ha de-


I C T .199 M 2020

cretato la proroga della quarantena

nell'intero Paese fino al 3 maggio

2020. La quarantena generale prevede

l’obbligo per tutti di restare

presso il proprio domicilio e il divieto

di uscire se non per soddisfare

esigenze essenziali o in caso di necessità,

ad esempio per fare la spesa

e per cure mediche. I settori, pubblici

e privati, esclusi dalla quarantena

sono: alimentare, sanità, giustizia,

amministrazione, energia, sicurezza,

acqua, trasporto, telecomunicazioni,

media, igiene e attività industriali

vitali. È in vigore il coprifuoco notturno

su tutto il territorio tunisino

tra le ore 20:00 e le ore 6:00 e dal 20

marzo 2020 è chiuso lo spazio aereo.

Le autorità tunisine hanno disposto

inoltre la chiusura delle

frontiere terrestri e marittime

(passeggeri) e adottato misure

restrittive all’interno del Paese

(annullamento eventi pubblici,

eventi sportivi a porte chiuse, chiusura

scuole, bar, ristoranti, divieto di

assembramenti come mercati, bagni

pubblici e feste). Per tutti i viaggiatori

in arrivo in Tunisia è obbligatoria

la permanenza domiciliare fiduciaria

per 14 giorni con sorveglianza attiva

da parte del Ministero della Salute,

l'utilizzo di dispositivi di protezione

individuali e il divieto di viaggio nei

14 giorni dell’autoisolamento. Il

mancato rispetto delle indicazioni

delle autorità sanitarie circa la quarantena

è passibile di sanzioni penali,

dal pagamento di una multa di 120

dinari (circa 40 euro) ai sei mesi di

reclusione. Per i casi sospetti è previsto

l’isolamento sanitario e il trasferimento

in strutture ospedaliere

dedicate. Per segnalazioni di casi sospetti

è a disposizione il numero

190; per informazioni il 80101919. Alla

luce delle temporanee misure restrittive

adottate dalle Autorità tunisine

al fine di prevenire la diffusione

del Coronavirus, in particolare nei

confronti di coloro che provengono

da aree a rischio, ivi inclusa l’Italia, si

sconsigliano i viaggi turistici in Tunisia.


I C T .199 M 2020

V COVID-19

A titolo informativo e per orientamento,

trascriviamo il contenuto di una comunicazione

che la Compagnia aerea nazionale

Alitalia ha inviato alla clientela il 22

aprile 2020.

____________

Volare ai tempi del Covid-19 richiede

alcuni accorgimenti che stiamo adottando

con il più stretto rigore per garantire

un’esperienza di volo con il

massimo comfort e sicurezza sia ai

passeggeri che al nostro Personale.

Di seguito alcune delle principali

azioni messe in campo, rispettando i

rigidi parametri di sicurezza sanitaria.

In aeroporto

In alcuni aeroporti, al fine di rispettare

le disposizioni delle Autorità Sanitarie

locali, potrà esserti misurata la

temperatura corporea prima della

partenza ed in presenza di un valore

superiore a quello stabilito dalla normativa

(solitamente 37,5 °C) potrà

esserti vietata la partenza o richiesta

una specifica certificazione medica.

La misurazione della temperatura è

prevista anche sullo scalo di destinazione

finale sul territorio italiano

e potrà avvenire tramite termoscanner.

Per mantenere il distanziamento

sociale ti invitiamo,

dove possibile, ad effettuare il

web check-in oppure ad utilizzare,

ove presenti, i chioschi del fast check

-in in aeroporto. Durante tutte le

operazioni effettuate in aeroporto

(check-in, transito, imbarco, sbarco,

ritiro dei bagagli, controlli di sicurezza,

ecc) è necessario mantenere

sempre la distanza di sicurezza di almeno

un metro. È, inoltre, consigliato

indossare una mascherina protettiva

fin dal tuo arrivo in aerostazione.

Le aree aeroportuali vengono sanificate

e igienizzate anche più volte al

giorno:

- dagli Enti Aeroportuali, per le zone

comuni;

- da parte della Compagnia, per le

aree dedicate.

L’imbarco sarà effettuato, ove possibile,

con il jet-bridge; in caso di utilizzo

della navetta, abbiamo previsto

un limite massimo di passeggeri. In

ogni caso dovrai indossare sempre la

mascherina e mantenere la distanza

interpersonale di un metro.

Al fine di garantire la massima sicurezza,

tutte le lounges Casa Alitalia

sono state temporaneamente chiu-


I C T .199 M 2020

se. Per gli aventi diritto di accesso a

Roma Fiumicino e a New York, sarà

possibile ritirare, in fase di accettazione,

un voucher consumazione da

utilizzare presso selezionati punti ristoro.

Ti ricordiamo che per tutti i voli

di ingresso in Italia, è necessario

presentare al momento dell’imbarco

e al controllo dei passaporti in arrivo,

l’autocertificazione già compilata e

in duplice copia. Scarica il modulo

previsto per i voli Alitalia.

La mancata compilazione del modulo

in tutti i campi richiesti o la presenza

di dichiarazioni non conformi, potrà

comportare il divieto di imbarco.

In volo

Abbiamo adottato, in ottemperanza

alle vigenti disposizioni delle Autorità

Sanitarie Nazionali, alcuni accorgimenti

per evitare il più possibile contatti

tra i passeggeri. In particolare:

la distanza interpersonale di almeno

un metro è garantita sui voli in ingresso

in Italia, lasciando liberi i posti

accanto; sugli altri voli la capacità

massima dell’aeromobile è comunque

ridotta in modo da agevolare

quanto possibile la distribuzione delle

persone a bordo. Se voli con la tua

famiglia potrai richiedere, in fase di

accettazione, di viaggiare accanto ai

tuoi cari; possiamo garantire la vicinanza

solo in presenza di un minore;

è obbligatorio indossare una mascherina

di protezione; nel caso in

cui ne sia sprovvisto, te ne forniremo

una di cortesia messa a disposizione

dalla Protezione Civile;

il servizio di bordo è effettuato in formato

ridotto per ridurre al minimo il

passaggio e lo stazionamento in cabina

del personale di volo; cibo e bevande

saranno erogati con modalità

tali da consentire il mantenimento

dei più alti standard igienici, in monoporzione

sigillata. Sarà assicurata, in

ogni caso, la possibilità di richiedere

alcune tipologie di pasti speciali;

le fasi di imbarco e sbarco dall’aeromobile

dovranno avvenire in modo

ordinato, per file, mantenendo la distanza

interpersonale di un metro. Vi

preghiamo di seguire scrupolosamente

le indicazioni del nostro personale

di cabina.

Aeromobile

Tutti i nostri aeromobili vengono sanificati

con prodotti ad alto potere

igienizzante ogni giorno e, grazie ai

filtri HEPA e alla circolazione verticale,

l’aria a bordo è pura al 99.7%, come

in una sala sterile.

Assistenza e cambio volo

Se hai un volo entro il 30 giugno,

puoi modificare gratuitamente la tua

prenotazione o richiedere un voucher

valido 1 anno pari all’importo

del biglietto; hai tempo fino al 31

agosto chiamando il nostro Customer

Center. Al fine di supportare prima

le richieste più urgenti ti invitiamo

a chiamare solo se la data del tuo

volo è entro i prossimi 3 giorni .


I C T .199 M 2020

CONSIGLI LEGALI

M T:

?

I

mmaginate un film in bianco e nero,

che concentra le sue riprese sulla

figura di un giovane strillone che annuncia:

la Tunisia ha appena

“riconosciuto” per la prima volta nella

sua storia un matrimonio omosessuale.

Questa la sensazionale notizia di recente

uscita sui media non solo tunisini,

ma anche internazionali. L'associazione

“Shams per la depenalizzazione

dell'omosessualità in Tunisia” ha annunciato

venerdì 24 aprile tramite il

suo presidente Mounir Baatour che

un contratto di matrimonio tra soggetti

dello stesso sesso, che unisce

dunque un uomo di nazionalità francese

e un altro di nazionalità tunisina,

è stato ufficialmente riconosciuto in

Tunisia attraverso la sua trascrizione.

L'unione, celebrata tra i due uomini in

Francia nel lontano 2013, sarà menzionata

sul certificato di nascita del cittadino

tunisino e il contratto di matrimonio

omosessuale verrà quindi preso

in considerazione per la prima volta

dall'amministrazione pubblica tunisina.

I due novelli sposi andranno a vivere

insieme in Francia considerato

che il giovane tunisino ha di conseguenza

ottenuto un visto per

il ricongiungimento familiare. Queste

le dichiarazioni rilasciate dal presidente

dell’associazione, senza che ciò venisse

però confermato dalla PA tunisina

e che ad oggi non sono verificabili.

Anzi, la stessa ha in parte negato una

possibile trascrizione e bollato come

A. G B

fake news la notizia,

accusando Baatour di

voler strumentalizzare

la notizia in favore

della propria associazione.

In realtà, sebbene alcuni

parlamentari abbiano negato

l’accaduto, si è fatta strada, da parte

di altri, la conferma che la trascrizione

sia realmente occorsa.

Trattasi però di un chiaro errore amministrativo,

peraltro non il primo nel

suo genere e sulla stessa tematica, e

pertanto non può essere valutato in

alcun modo come un "precedente".

Non può essere preso in considerazione

nemmeno dalla magistratura Tunisina

poiché non vi è un'interpretazione

della legge da parte di un organo

giudicante che possa essere considerato

quale fondamento di decisioni simili

future, costituendo dunque un

possibile orientamento minoritario

della giurisprudenza favorevole ai

"matrimoni gay". Una simile apertura

può essere promossa solo dalla politica

che, ahimè, latita e pare essere

molto lontana da intercessioni in tal

senso. Un primo passo può essere sicuramente

l'abrogazione dell'art.230

del codice penale tunisino che sanziona

la commissione di atti sessuali tra

persone dello stesso sesso (e non

dunque il semplice esser definiti omosessuali,

sebbene de facto viene spesso

interpretata in maniera più estensi-


I C T .199 M 2020

CONSIGLI LEGALI

va - in negativo - dalle autorità tunisine).

Purtroppo, la normativa tunisina non

ha previsioni chiare ed espresse sul divieto

di matrimoni gay, sebbene, non

essendo nemmeno prevista la possibile

celebrazione, si possa facilmente desumere

che la trascrizione di un matrimonio

straniero tra persone dello stesso

sesso non possa vedere un valido ed

efficace riconoscimento nel Paese.

Il tema oggi dibattuto in Tunisia e nel

mondo si fonda su di un probabile

(sebbene ad oggi ipotetico e non pienamente

riconosciuto dalle autorità tunisine)

errore amministrativo che risulta

essere contrario ai valori costituzionali

tunisini, oltre che al buon costume

e ai principi di ordine pubblico. Sebbene

non vi sia una espressa enunciazione

normativa nella Costituzione che

preveda il matrimonio tra uomo e donna

esclusivamente, la Costituzione tunisina

fonda il suo primo articolo

(dunque il suo principio fondamentale)

nella religione musulmana escludendo

dunque applicazioni legislative interpretabili

come contrarie alla stessa.

All'art.7 della stessa si danno pieni poteri

allo Stato per proteggere la famiglia,

considerabile dunque unitamente

all'art.1 come famiglia tradizionale e

rinviando dunque alla legge ordinaria

che in materia è sorretta dal "code du

statut personnel". Questo prevede

all'art.21 la nullità delle unioni contrarie

ai principi fondamentali del matrimonio,

rimandando dunque a tutta una serie

di articoli dove si disquisisce espressamente

di matrimonio tra uomo e

donna (escludendo dunque la possibilità

di matrimoni tra soggetti dello stesso

sesso), e all'art.23 che i due sposi devono

rispondere degli obblighi previsti

nello stesso codice che statuisce appunto

di obblighi per la donna e per

l'uomo, escludendo implicitamente la

possibilità di avere coniugi dello stesso

sesso. Ulteriori norme regolamentari e

circolari ministeriali agevolano anche la

medesima e univoca interpretazione,

escludendo implicitamente matrimoni

tra soggetti dello stesso sesso. Qualora

la notizia riportata fosse vera, il matrimonio,

eventualmente riconosciuto

all'estero, verrebbe immediatamente

impugnato dal procuratore della Repubblica

Tunisina al fine di farne dichiarare

la nullità, soprattutto considerata

la sua contrarietà ai principi di buon costume

e ordine pubblico.

Purtroppo, come già sopra riportato,

un cambiamento di tal portata in Tunisia

può sorgere solamente da una chiara

volontà politica sul tema e non da un

mero errore amministrativo che può

essere facilmente cassato, o reso inapplicabile

o comunque non inteso fondante

un provvedimento storico che

permetterebbe ad altri di perseguire la

medesima strada al fine di vedersi garantiti

diritti al momento non concessi

dal Paese islamico.

Si spera comunque che il caso dell'erronea

trascrizione possa portare ad una

discussione politica interna che sfoci in

un passo avanti nella lotta contro la discriminazione

ad oggi perpetrata in

ambito LGBT.

Avv. Giorgio Bianco

Studio Giambrone Sarl


I C T .199 M 2020

I 19 2020

C G E F

Q

ui di seguito, pubblichiamo la traduzione

pervenuta dal COMITES

dell'intervista rilasciata dal Premier

tunisino Elyès Fakhfakh domenica 19

aprile 2020 alle emittenti televisive

Wataniya 1 e Hannibal TV.

——————

Il Capo del Governo Elyes Fakhfakh

ha concesso questa domenica 19

aprile 2020 un'intervista ai canali Wataniya

1 e Hannibal TV, per fornire

maggiori informazioni sulle misure

adottate dal Consiglio di sicurezza

nazionale in relazione alla lotta contro

Covid-19, e sulla durata del contenimento.

Il Capo del Governo ha detto che il

contenimento generale continuerà

fino al 3 maggio, assicurando che la

durata è stata fissata dopo una valutazione

dettagliata e accurata. Ha

IN TUNISIA

aggiunto che dal 4 maggio lo Stato

inizierà il contenimento mirato.

Tornando al coprifuoco, ha detto che

il programma è stato rivisto e sarà

ora dalle 20.00 alle 6.00 in modo che

i tunisini possano mantenere alcune

delle loro abitudini durante il mese

del Ramadan. Elyes Fakhfakh ha detto

che lo Stato è riuscito a controllare

la situazione grazie al rispetto della

reclusione. "Il 70% è toccato alla

coscienza dei cittadini, anche se notato

alcuni sforamenti e slittamenti.

Non siamo fuori dalla crisi. Se ci lasciamo

andare, la situazione può degenerare.

Ecco perché il nostro

obiettivo è quello di preservare una

curva appiattita. Anche tra due settimane,

il deconfinamento deve essere

graduale secondo diversi criteri.

Finora siamo sulla strada giusta. Capisco

perfettamente che la vita nel

contenimento è difficile, ma dobbia-


I C T .199 M 2020

mo perseverare.” Per quanto riguarda

il deconfinamento graduale e mirato,

ha indicato che sono stati effettuati

studi per determinare i settori

e le regioni che potranno

riprendere gradualmente l'attività.

"Concederemo i permessi e stabiliremo

chi è autorizzato a riprendere le

attività ed a quali condizioni. Stiamo

traendo conclusioni dalle esperienze

di tutto il mondo e stiamo cercando

di anticipare. Se continuiamo con lo

stesso spirito, possiamo farcela.”

D'altra parte, Elyes Fakhfakh ha annunciato

che il primo periodo è stato

dedicato al contenimento sanitario

totale: "Non è stato facile imporre a

10 milioni di tunisini di rimanere nelle

loro case, mentre 1,5 milioni continueranno

le loro attività fornendo

loro le condizioni di protezione necessarie.

Poi abbiamo considerato gli

aiuti sociali e le misure di sostegno

alle imprese economiche. La fase

successiva è dedicata allo studio dei

vari scenari possibili e alla preparazione

del progressivo deconfinamento",

ha detto, sottolineando che la

situazione attuale non può durare

all'infinito, soprattutto perché le ripercussioni

economiche e sociali sono

notevoli. Inoltre, ha indicato che

c'è una sincronizzazione tra il settore

pubblico e quello privato, sottolineando

che ci sarà una possibilità di

IN TUNISIA

requisizione, soprattutto per le cliniche

e gli alberghi. Tornando alla questione

dei test, Elyes Fakhfakh ha

detto che i test attualmente in uso

rilevano la presenza del virus con la

massima affidabilità: "Per i test rapidi,

il primo problema è l'affidabilità,

che a volte è del 60%, ma possiamo

utilizzarli in cluster e il Ministero della

Salute ha testato molti modelli. In

secondo luogo, non dobbiamo dimenticare

la concorrenza sul mercato

internazionale. C'è una forte domanda.

Abbiamo fatto un ordine che

è stato ritardato due volte e che sarà

consegnato intorno al 20 o 21 di questo

mese. Dobbiamo acquisire i test

rapidi perché il deconfinamento mirato

deve essere accompagnato da

uno screening di massa".

Interrogato sulle pessime condizioni

di alcuni dei centri di isolamento obbligatori,

il Capo del Governo ha detto

che lo Stato si trova in una situazione

di guerra e che è necessario accontentarsi

dei mezzi a disposizione.

"All'inizio i centri non erano ben sviluppati,

soprattutto gli ostelli universitari,

ma col passare del tempo le

cose cominciano a migliorare. E come

ho detto, in tempo di guerra non

c'è spazio per i lussi, e questo non

può in alcun modo giustificare le fughe".

Ha aggiunto che le misure di

isolamento obbligatorie sono volte a


I C T .199 M 2020

IN TUNISIA

tutelare gli interessati in primo luogo,

ma anche tutti i tunisini. "Inoltre,

abbiamo messo in atto il sistema delle

multe per chi viola le misure di

confinamento. A tal fine è stato emanato

un decreto legge. Sono previste

multe anche per chi non rispetta l'isolamento

obbligatorio. In caso di recidiva

vanno da 1.000 dinari a 5.000

in caso di recidiva".

Elyes Fakhfakh ha parlato degli incontri

relativi alle visite ufficiali di alti

funzionari statali, dicendo di aver

preso la decisione di non effettuare

più tali visite.

"Ho notato che, a prescindere dalle

misure di sicurezza adottate, ci sono

sempre degli eccessi. Le visite del Ministro

della Salute sono simboliche

come quelle del Presidente della Repubblica,

anche se io sono contrario

a questi incontri".

Il Capo del Governo ha risposto alla

polemica sulle mascherine lavabili

(mercato dato ad un deputato

dell’Assemblea Parlamentare), dicendo

che tutte queste polemiche non

avevano motivo di essere: "Il Ministro

ha fatto uno sforzo. Abbiamo bisogno

di due milioni di mascherine

per mettere in atto un deconfinamento

mirato. Che sono queste storie

che stiamo cercando di inventare?

Non siamo in una situazione ordinaria.

Con i mezzi attuali, possiamo produrre

i due milioni di mascherine solo

dopo cinque mesi. Dobbiamo smetterla

con questa burocrazia. Oggi,

come possiamo garantire il recupero

senza protezione? Ne sarò responsabile.

Non intendo rimanere prigioniero

di questa burocrazia che ci travolge.

Anche le persone più competenti

rifiutano posizioni di responsabilità a

causa di questi impedimenti. Il Ministro

ha fatto uno sforzo ed il suo dovere.

Poi c'è il sistema giudiziario, gli

organi anticorruzione che determineranno

se c'è stata corruzione. Se ci

sarà, sarò intransigente, ma dobbiamo

agire subito e trovare tutte le soluzioni

possibili, anche se ciò significa

approvare una legge che permetta

ad un deputato di vendere le mascherine

ai tunisini".

D'altra parte, Fakhfakh ha detto che

con il prolungamento del confinamento

sarà pagata una seconda tranche

di aiuti sociali.

"Pagheremo 60 dinari alle famiglie

povere durante il mese del Ramadan

e 200 dinari alle classi vulnerabili", ha

detto, sottolineando che è stata

messa in atto una soluzione di carta

virtuale simile al pagamento mobile

per evitare la congestione negli uffici

postali.

"Un codice che sarà ricevuto al telefono

dei beneficiari permetterà loro

di ritirare il denaro anche nelle filiali


I C T .199 M 2020

bancarie. Ha inoltre indicato che l'accordo

concluso tra l'UGTT, l’Utica e il

Governo viene mantenuto garantendo

che lo Stato pagherà 200 dinari

degli stipendi degli agenti delle società

interessate e il datore di lavoro

pagherà il resto. "Detto questo, il datore

di lavoro avrà la possibilità di

stabilire i termini, contando i giorni di

ferie o prevedendo il lavoro straordinario

da svolgere successivamente, o

niente di tutto ciò". Per quanto riguarda

i settori che riprenderanno la

progressiva attività, a partire dal 3

maggio, Elyes Fakhfakh ha indicato

che il settore della trasformazione

alimentare si occuperà dell'approssimarsi

del mese di Ramadan, così come

di settori competitivi come il tessile

o i componenti automobilistici.

"D'altra parte, i mestieri, dove ci sono

solo una o due persone, potranno

riprendere la loro attività, e in questo

contesto, contiamo sulla collaborazione

delle autorità locali e dei comuni.

Ci sono anche specifiche da rispettare

e misure da adottare. Supervisioneremo

l'operazione e se ci saranno

degli slittamenti andremo a ritroso".

Elyes Fakhfakh ha anche spiegato

che, data la situazione eccezionale,

i fedeli non potranno tornare nelle

moschee durante il Ramadan e che

quest'anno il mese santo sarà diverso:

"Sono consapevole che questa

IN TUNISIA

situazione pesa sui cittadini, che le

nostre abitudini saranno cambiate,

ma la religione sostiene soprattutto

la conservazione della vita umana.

Per quanto riguarda l'anno scolastico

e universitario, il Capo del Governo

ha insistito sul fatto che non ci sarà

un anno in bianco, sottolineando che

il calendario definitivo sarà annunciato

il 29 aprile. "A priori ci sarà un ritorno

alle lezioni per gli studenti che

sosterranno un esame nazionale verso

la metà di maggio. E gli esami si

svolgeranno intorno all'inizio di luglio.

Per le università il ritorno è previsto

per la fine di maggio e gli esami

per la metà di luglio. In ogni caso, il

calendario sarà annunciato il 29 aprile

dai ministri interessati".

Infine, il Capo del Governo ha detto:

"Dobbiamo essere consapevoli degli

sforzi che abbiamo fatto. Tuttavia,

dobbiamo preservare questo spirito,

perché ci sarà il periodo del - postcoronavirus

-. Sarà un periodo di costruzione

e di riforma, che può iniziare

solo con questo spirito. Ci saranno

anche nuove opportunità che

dobbiamo cogliere perché il mondo

cambierà dopo questa crisi. Ci sono

una serie di riforme da realizzare e,

personalmente, posso impegnarmi

ad un incontro settimanale con i tunisini

televisivo per tenerli informati di

tutti gli sviluppi.”


I C T .199 M 2020

I

l 29 aprile il governo tunisino ha

esposto i dettagli del suo piano

per una graduale riapertura, che dovrebbe

entrare in vigore il 4 maggio.

Il governo promette che i vincoli per

i tunisini saranno allentati nelle

prossime settimane. A partire da lunedì

4 maggio è previsto una graduale

riapertura per settori e regioni.

"Il 70% del successo del processo

dipende da questo coinvolgimento

individuale e collettivo", ha sottolineato

il Ministro Lobna Jeribi durante

la conferenza stampa con il suo

collega del Dipartimento della Salute.

Ha anche fatto appello ai media,

alla società civile e alle autorità locali

affinché tutti siano coinvolti in

queste misure preventive.

Nelle ultime settimane, c'è stato un

rallentamento del confinamento

poiché è difficile tenere le popolazioni

indigenti in isolamento. Alcuni

cittadini hanno preferito sfidare la

legge, non per fare acquisti per il

Ramadan, ma per sopravvivere.

Gli annunci di un’imminente riapertura

contribuiranno senza dubbio a

ridurre il malcontento sociale.

Per trovare un equilibrio tra le esigenze

socio-economiche e la conservazione

della salute, il governo

IN TUNISIA

M G

ha istituito un sistema in tre fasi: fase

1 dal 4 al 24 maggio, fase 2 dal 24

maggio al 4 giugno e fase 3 dal 4 al

14 giugno.

Il Governo spera in una completa ripresa

del Paese entro il 14 giugno.

Questa strategia, ha detto Lobna Jeribi,

viene messa in atto dopo

un'ampia consultazione con tutte le

parti interessate: istituzioni, sindacati,

datori di lavoro e comitato

scientifico. "Abbiamo vinto il primo

tempo, ora dobbiamo vincere la partita",

ha detto il Ministro della Salute

Abdellatif El Mekki, che si è

soffermato a lungo sui test, sulla loro

utilità e sulla scelta di operare mirando

piuttosto che generalizzarli.

Ritiene che i pochi casi osservati in

Tunisia siano dovuti all'efficacia delle

équipe sanitarie e alla reattività


I C T .199 M 2020

del Governo, che ha chiuso le frontiere

il 18 marzo.

Il Ministro avverte, tuttavia, che il

Paese non è immune da una scossa

di assestamento della pandemia.

Un sunto delle principali misure del

Governo:

- Età:

Alcune categorie della popolazione

non sono interessate dalle misure

del 4 maggio.

Durante la prima fase, le persone di

età superiore ai 65 anni, le persone

che sono fragili o che soffrono di gravi

malattie, i bambini sotto i 15 anni e

le donne incinte rimarranno in confinamento.

- Indossare una maschera è obbligatorio

Altri gruppi della popolazione sono

tenuti a indossare maschere nei luoghi

pubblici e sul posto di lavoro, nel

rispetto della distanza sociale. E naturalmente

di tenere le mani pulite in

ogni circostanza, utilizzando sapone

dove c'è un punto d'acqua, o gel

idroalcolico se non disponibile.

Istituzioni e aziende si impegnano a

disinfettare i locali prima di riprendere

l'attività.

- Incontri proibiti

La prima fase - dal 4 al 24 maggio -

vieta tutti gli incontri. Consente la ripresa

dei lavori per il 50% della funzione

pubblica, dell'industria, del settore

dei servizi, dell'edilizia e dei lavori

pubblici , per il 50% dei piccoli

IN TUNISIA

mestieri e per il 100% delle libere professioni.

Le aziende possono riprendere,

tranne quelle che richiedono

un contatto fisico, come i parrucchieri

e i saloni di bellezza.

Il prêt-à-porter e gli ipermercati possono

riaprire solo l'11 maggio. Dopo il

24 maggio, le moschee, i caffè e i

mercati settimanali potranno riprendere.

Riprenderanno anche alcuni

eventi culturali.

- Giuramento sull’onore

Durante la prima fase, i piccoli commercianti

che riprendono la loro attività

dovranno impegnarsi, sotto giuramento,

presso le stazioni di polizia

o i Comuni, a rispettare le misure

preventive. I Comuni sono anche tra

le prime amministrazioni chiamate a

riprendere il lavoro, a fianco della

giustizia e del fisco.

- Riferimenti COVID-19

Un referente Covid-19 sarà associato

ad ogni istituzione e società pubblica.

Questi ultimi si impegnano inoltre

a disinfettare i loro locali, a garantire

il trasporto dei dipendenti, a

rispettare le specifiche per il trasporto

individuale e pubblico, nonché il

protocollo di medicina del lavoro che

sarà messo a loro disposizione. Tutto

questo è posto sotto la supervisione

del Ministero degli Affari Sociali.

- Restrizioni di spostamento

Fino al 24 maggio, il permesso di circolazione

rimane essenziale. Le condizioni

per la sua concessione sono


I C T .199 M 2020

meno rigide. Durante questo periodo,

sarà comunque vietato circolare

al di fuori dell'area residenziale per

coloro che non possono giustificare

il loro spostamento. I trasgressori rischiano

di vedersi ritirare i permessi

e i documenti di immatricolazione

dei veicoli. I taxi e i privati potranno

trasportare un solo passeggero, seduto

sul sedile posteriore.

La ripresa del trasporto pubblico è

soggetta a precise specifiche. Gli

operatori dovranno far rispettare

l'obbligo di indossare maschere e misure

a distanza, riducendo la loro capacità

del 50%.

La fine dell'anno scolastico, ad eccezione

del diploma di maturità, avrà

un impatto sui flussi di trasporto.

- Ripresa del 100% dell’attività il 14

Giugno

L'obiettivo è una ripresa dell'attività

economica al 100% entro tale data.

Durante la sua conferenza stampa,

Lobna Jeribi ha avvertito che questo

orizzonte può essere regolato in base

all'evoluzione della curva epidemica,

giorno dopo giorno.

"Ogni passo sarà valutato, e al minimo

segnale di allarme non esiteremo

a tornare al confinamento", ha detto

il Ministro.

Nessuna ripresa delle lezioni, ad eccezione

della maturità. Gli altri alunni

non seguiranno più i corsi, continuando

così le vacanze primaverili

ed estive. Il 27 maggio, gli studenti

IN TUNISIA

dell'ultimo anno inizieranno il loro

ritorno a scuola. Saranno preceduti

l'11 maggio da studenti di medicina,

odontoiatria e farmacia. Le altre università

riprendono il 1° giugno. Lo

Stato garantisce l'alloggio e i pasti

agli studenti non residenti nella città

in cui studiano.

- Esami mantenuti

La prima sessione della maturità , si

svolgerà dall'8 al 15 luglio e la sessione

d'esame dal 27 al 30 luglio.

Gli esami di ammissione universitaria

sono previsti per il mese di luglio.

Questo tempo è sufficiente per preparare

l'orientamento universitario

annunciato a settembre e l'inizio

dell'anno accademico 2020-2021 per

la prima settimana di ottobre.

- Azioni strategiche

Il Governo si impegna a fornire al

mercato tutte le attrezzature necessarie

- in particolare gel idroalcolico e

maschere - e garantisce i canali di distribuzione.

Prepara una scorta strategica

per una possibile seconda ondata

della pandemia. Il protocollo di

screening mantiene i test mirati soggetti

a valutazione da parte dei medici

e alcune migliaia di test rapidi

utilizzati in particolare ai confini terrestri.

Saranno utili anche per le popolazioni

più a rischio, come la professione

medica, e consentiranno un

maggiore monitoraggio in cluster.

Sono previsti dispositivi elettronici

per rilevare i casi positivi.


I C T .199 M 2020

IN TUNISIA

P

T

L

a Tunisia, figlia di Habib

Bourguiba rimane sempre e fortunatamente

un'eccezione.

All'avanguardia tra i paesi musulmani

ma anche europei per il riconoscimento

dell'interruzione volontaria

di gravidanza, il diritto di voto alle

donne, il divorzio, l'abolizione della

poligamia... la Tunisia ha adottato

nel 1956, anno dell'indipendenza, il

codice dello statuto personale che

sanciva la parità dei diritti tra donne

e uomini.

Dopo la rivolta del 2011, la costituzione

se pur non perfetta ma

con un carattere fortemente laico,

ha rafforzato i diritti delle donne e

delle minoranze ivi comprese le libertà

LGBT.

Ricordiamo però che gli oscurantisti

si schierano sempre contro l'abolizione

della legge coloniale del 1913,

articolo 203 del codice penale che

punisce l'omosessualità fino a tre

anni di reclusione. Ancora oggi, diversi

giovani omosessuali marciscono

vergognosamente nelle carceri

tunisine...

Ma la Tunisia continua comunque il

progresso verso uno stato di diritto

e di rafforzamento dei diritti di tutte

le minoranze presenti nel Paese.

A questo proposito, un matrimonio

gay è appena stato incluso nel certificato

di nascita di un tunisino.

Il presidente dell'associazione

Shams per la depenalizzazione

dell'omosessualità in Tunisia, l'avvocato

Mounir Baatour, dopo anni di

lotta, afferma per primo la notizia.

In effetti, un matrimonio gay conclusosi

in Francia tra un cittadino

francese e un cittadino tunisino, è

stato convalidato ed inserito nel

certificato di nascita dal Comune di

appartenenza di uno dei coniugi in

Tunisia.

Questo matrimonio, concluso in un

municipio in Francia, e notificato al

consolato tunisino della città francese,

é stato a sua volta trasmesso

e quindi trascritto al comune di nascita

del marito in Tunisia.

I due coniugi, felicemente sposati

hanno 26 e 31 anni.

Il cittadino di nazionalità tunisina ha

anche potuto ottenere il diritto al

ricongiungimento familiare.

Prof. Alfonso CAMPISI


I C T .199 M 2020

IN TUNISIA

CEFA O

T

F COVID-19

U

na campagna social di contrasto

alla diffusione del virus in

Tunisia, iniziativa che ha già totalizzato

più di un milione di accessi, è

quella fumettistica attualmente in

corso con illustrazioni realizzate da

Claudio Calia uno dei principali artisti

italiani nel panorama del graphic

journalism.

Per sensibilizzare i tunisini Cefa Onlus

ha optato per il fumetto ritenuto

infatti uno strumento capace di superare

barriere linguistiche e analfabetismo.

L’autore, già presente con Cefa a

Rabat e in quattro governatorati

della Tunisia,

nell'ambito

del

progetto

Jasmin Tunisie,

in collaborazione

con Overseas

Onlus, C C

ha interpretato

graficamente alcuni comportamenti

a rischio per la diffusione del

contagio.

Una serie di precauzioni per ridurre

il diffondersi della pandemia, dal lavarsi

le mani di frequente, all’uso di


I C T .199 M 2020

IN TUNISIA

presidi come le mascherine quando

ci si trova all’interno di luoghi pubblici.

Un grande lavoro di studio per la

realizzazione di undici efficaci vignette

che ripropongono la vita

quotidiana in Tunisia,

rispettando gli usi del

Paese e le norme imposte

dalle Autorità.

Le opere, disponibili

sul web nei presidi digitali

di Cefa Tunisia,

hanno già registrato

oltre un milione di visualizzazioni

nei primi

cinque giorni in Tunisia

e sono più di quattrocentomila

le persone

intercettate dalla campagna

social.

Un racconto bilingue

cadenzato da una doppia

pubblicazione quotidiana

nella pagina Facebook di Cefa

-Tunisia.

Chiara Angeli, la capo progetto, si è

detta molto soddisfatta dell’andamento

e ritiene che la risposta della

popolazione tunisina alle misure di

contenimento sia stata positiva con

il numero dei contagi che sembra

tutto sommato abbastanza contenuto.

Il sistema sanitario nazionale è

però assai fragile e se si abbassasse

la guardia avrebbe serissime difficoltà

ad affrontare una diffusione incontrollata.

Prevenire i contagi, con la

partecipazione attiva di tutta la popolazione,

resta dunque la misura

fondamentale per affrontare la pandemia.


I C T .199 M 2020

T

unisi, 29 aprile 2020. Scorrono

sotto la pioggia i primi giorni del

Ramadan 1441, anno attuale secondo

il calendario islamico, in una Tunisia

dove inquietudine da Covid-19 e

insicurezza per un futuro dalla sopravvivenza

economica incerta per

il Paese, si sommano alla delusione

per non poter svolgere appieno i riti,

liturgici e profani, previsti durante

il mese sacro ai musulmani.

Ricordiamo che Ramadan è il nome

del nono mese dell’anno nel calendario

lunare musulmano, nel quale,

secondo la tradizione islamica, Maometto

ricevette la rivelazione del

Corano “come guida per gli uomini

di retta direzione e salvezza” (Sura

II, v. 185).

È il mese sacro del digiuno, dedicato

alla preghiera, alla meditazione e

all’autodisciplina.

Il Ramadan è però anche un momento

di condivisione e di unione.

È usanza invitare i propri vicini e

amici a spartirsi tutti insieme il pranzo

serale, chiamato “iftar”, la rottura

del digiuno giornaliero, e a recitare

uniti in moschea la “Tarawih”, la

preghiera speciale che in questo periodo

si affianca alle solite cinque preghiere

giornaliere.

IN TUNISIA

R T

Quest’anno cade in piena emergenza

Covid19 e questo complica molto

la vita dei Tunisini (come degli oltre

1,6 miliardi di musulmani nel mondo).

Misure speciali, come il confinamento

totale diurno ed il coprifuoco notturno,

sono state decise dalle autorità

e dal 22 marzo le moschee sono

chiuse e le preghiere di gruppo sono

vietate.

A questo si aggiunge il dover rinunciare,

a causa della chiusura dei locali

pubblici, e del coprifuoco decretato

dalle ore 20 alle ore 6 del giorno

successivo, al rito del caffè bevuto

insieme agli amici, seduti attorno a

tavolini in rame battuto, come nel

cuore della Medina di Tunisi, avvolti


I C T .199 M 2020

da un’aria impregnata dal profumo

di tabacco al sapore di mela che abitualmente

sprigionava dai narguilè,

che solerti camerieri erano soliti passare

velocemente da un cliente all’altro.

Il tutto accompagnato da suoni e

canti delle animate serate ramadanesche.

Altri tempi, altre condivisioni e altre

immagini.

Ora la Medina é desolatamente vuota,

senza i suoi variopinti colori e i

suoi molteplici profumi. Vuota, come

tutte le arterie principali della Capitale,

fino alla Avenue Bourghiba, il suo

cuore pulsante nei giorni migliori.

Non ovunque sono state, e sono, rispettate

le consegne di uscire solo

per casi di necessità, come per l’acquisto

di viveri e medicinali, evitando

assembramenti e mantenendo distanze

di sicurezza. Soprattutto nei

quartieri popolari e popolosi, come

IN TUNISIA

Hay Ettadhamen, si sono viste scene

di ordinaria follia, come l’assalto indisciplinato

a camion carichi di farina o

semola, ormai introvabili nei supermercati;

o code disordinate e incontrollabili

davanti agli ingressi degli

uffici postali e dei municipi, per ritirare

i 200 dinari (circa 65 euro) di sovvenzione

per le famiglie meno abbienti,

messi a disposizione dalla Stato,

o per recuperare pacchi di viveri

di base, donati dai Comuni.

Dopo la rivoluzione dei gelsomini nel

2011 e gli attacchi terroristici degli ultimi

anni, la Tunisia stava alzando un

po’ la testa e nel 2019 aveva avuto

una significativa ripresa nell’attività

del settore turistico (oltre 9 milioni

di visitatori).

Ora la pandemia globale del Covid19

le ha improvvisamente tagliato le ali

e la Tunisia si trova tra il problema

sanitario e lo scompiglio economico.

Secondo le stime del FMI (Fondo

monetario internazionale)

l'economia

tunisina è sull'orlo

dell'abisso e si prevede

che si contrarrà

del 4,3% nel 2020 a

causa del Covid-19.

Il FMI ha dato il via

libera a un prestito

di emergenza di 745

milioni di dollari alla

Tunisia per aiutarla

ad evitare la reces-


I C T .199 M 2020

sione. Questa somma si aggiunge ai

600 milioni di euro di aiuti dall'Unione

europea (a cui si affiancano i 50

milioni di euro accordati dall’Italia). Il

finanziamento fornito sotto forma di

prestito agevolato servirà a rafforzare

la resilienza dell'economia tunisina.

In termini concreti, ciò significherà

aiutare il Paese a far fronte a un

calo significativo delle entrate, a causa

dell'impatto negativo della pandemia

sul turismo, che rappresenta

quasi il 10% della sua attività economica.

Dal canto suo il Governo sta pensando

a fasi successive al confinamento

totale ora in atto per rilanciare le attività

produttive.

In una conferenza stampa tenutasi

oggi, Lobna Jeridi, Ministra per i

grandi progetti, ha presentato le

principali direttive di una strategia

mirata di contenimento, che entrerà

in vigore il prossimo 4 maggio e che

sarà suddivisa in tre fasi fino al 14

IN TUNISIA

giugno.

La Ministra ha spiegato

che “l'indice sanitario

ha dimostrato l'efficacia

delle misure adottate,

ma che la vigilanza non

dovrebbe essere allentata.”

"Date le gravi ripercussioni

sull'economia, devono

essere fatti dei

compromessi: un delicato

equilibrio deve essere messo in

campo", ha aggiunto.

La prima fase del contenimento mirato

(dal 4 al 24 maggio) riguarderà

l’apertura del 50% di settori considerati

prioritari, settori a dimensione

sociale e settori finanziariamente minacciati,

nel caso in cui il telelavoro

sia impossibile.

Nella seconda e terza fase (dal 24

maggio al 14 giugno), si procederà

gradualmente fino all’apertura totale

dei settori menzionati, oltre alla ripresa

di sport e attività culturali, attività

ricreative e turistiche, nonché

apertura delle moschee, oltre che di

ristoranti, caffè e mercati settimanali.

La Ministra ha sottolineato la stabilità

dei numeri legati al Covid-19, ma,

come ovunque, questi sono molto

aleatori, ballerini, interpretati e interpretabili.

Ad oggi i dati ufficiali parlano di poco

meno di 1.000 contagiati con sinto-


I C T .199 M 2020

IN TUNISIA

mi, di 40 deceduti, circa 300 i guariti

e poco più di 10000 tamponi, per una

popolazione di circa 12 milioni di abitanti.

Altri numeri non ufficiali che appaiono

sui social e che vengono discussi

anche in ambienti politici dell’opposizione,

segnalano che nei registri aggiornati

della CNSS (l’istituto di previdenza

sociale tunisino) risulterebbe,

nei primi 15 giorni di aprile, un numero

in eccesso di deceduti (oltre

600) in rapporto allo stesso periodo

dell’anno precedente.

L’uomo politico, e medico, Sahbi Ben

Fraj dalla sua pagina Facebook si

chiede “perché questo surplus di

morti non sia stato accompagnato

da un aumento dei ricoveri in terapia

intensiva”; e conoscendo la mentalità

dei suoi concittadini si dà anche

una risposta, azzardando che “le famiglie

abbiano preferito nascondere

per vergogna la malattia dei genitori

o nonni, e anche per evitare una sepoltura

considerata degradante”,

perché a

causa della quarantena

che avrebbero dovuto

subire, sarebbe stato

loro impedito l’accompagnamento

in corteo

dei defunti al cimitero,

oltre che ricevere parenti

e amici a casa per

la veglia funebre e per

le condoglianze.

E in un ambiente tradizionalista come

quello popolare musulmano questo

é inaccettabile.

Nonostante le difficoltà contingenti

e le prospettive non proprio rosee a

breve e medio termine lo Stato tunisino

non ha dimenticato gli stranieri

residenti, soprattutto le categorie a

rischio, come studenti, migranti e richiedenti

asilo.

In una nota di Ansamed del 28 aprile

si legge: “Il ministero tunisino dei diritti

umani, le relazioni con gli organi

costituzionali e la società civile ha annunciato

il lancio di una piattaforma

online su www.aide-covid19.tn per

aiutare gli stranieri bloccati in Tunisia

a causa dell'emergenza coronavirus,

in situazione di difficoltà economica.”

Solidarietà e Ramadan d’altronde

vanno da sempre a braccetto.

Ferruccio Bellicini


I C T .199 M 2020

NAPOLI 2020

G

F G S

IN ITALIA


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I C T .199 M 2020

C

on la pandemia provocata dal

coronavirus, si ripropone in modo

insistente anche se con dimensioni

e sfumature diverse sulle due

sponde del Mediterraneo, l’opposizione

tra scienza e religione, un tema

ricorrente nella storia delle epidemie

da Oriente a Occidente. Senza

volerci inoltrare nell’analisi di un

argomento che richiede conoscenze

sia scientifiche che filosofiche approfondite,

basta esaminare i messaggi

trasmessi in queste settimane

dai media per capire quanto

questo antagonismo faccia ancora

presa sull’opinione pubblica

e sia potenzialmente pericoloso,

se strumentalizzato dalle ideologie

fondamentaliste.

MAGHREB E MEDITERRANEO

MEDITERRANEO: SGUARDI INCROCIATI

S M

Come hanno reagito le grandi religioni

di fronte al dilagare del contagio

e alle misure adottate per combatterlo?

In genere in modo abbastanza

omogeneo, in particolare

per quanto riguarda il confinamento

la cui applicazione è variata da

un paese all’altro, ma al quale tutti i

paesi o quasi sono ricorsi, anche i

più esitanti come la Gran Bretagna

o la Svezia, quando sono stati messi

davanti all’impennata della diffusione

della malattia. La stragrande

maggioranza dei luoghi di culto sono

stati chiusi, che siano chiese,

moschee o sinagoghe, i recalcitranti

e i colpevoli di infrazioni sono stati

multati quasi ovunque. Non è banale

questa concordia se si pensa che


I C T .199 M 2020

il confinamento, come strumento di

lotta contro l’epidemia, presuppone

il riconoscimento del carattere biologico

e non divino dell’epidemia.

Come spiega sapientemente S. Speziale,

storico specialista della storia

del contagio nella puntuale intervista

concessaci e pubblicata sul numero

precedente di questa rivista,

l’evoluzione del concetto di contagio

è stata difficile, a lungo ostacolata

dalla chiesa anticontagionista,

concetto liberato poi da tutti gli elementi

simbolici, dai miti e dai comportamenti

legati a superstizioni e

magie, nonché da una lettura strettamente

divina dei fenomeni naturali,

comprese le patologie dell’uomo.

Soltanto dopo Pasteur con la microbiologia,

spiega Speziale, si fa piazza

pulita di tutte le teorie umorali, igieniste,

ecc., che hanno ostacolato il

percorso della scienza nella lotta alle

epidemie. Se questo problema, che

a lungo ha fatto da freno alle misure

anti-contagio in Occidente, non è

stato invece così pesante in Oriente,

è dovuto al fatto che il Corano detta

legge in merito, con un hadith che

prevede il confinamento come dispositivo

di sicurezza: “se sei in una

città in cui c’è la peste non uscire,

ma se sei fuori non entrare”.

Questo non significa tuttavia che la

cultura islamica sia giunta ad una

concezione moderna della lotta contro

le epidemie: il confinamento era

MAGHREB E MEDITERRANEO

ed è rimasto un precetto religioso,

dettato dal Libro sacro dell’Islam. Infatti,

in questi giorni di coronavirus,

gli imam hanno convinto i fedeli musulmani

a rimanere lontani dalle moschee

riferendosi a questa regola coranica.

Nemmeno tutti hanno aderito.

La rinuncia alla preghiera collettiva

non è stata ovunque accettata e,

al venerdì soprattutto, si sono visti

assembramenti per le strade o sui

terrazzi delle case per la tradizionale

preghiera, contravvenendo così sia

al fondamento religioso della regola

sia al suo obiettivo scientifico, il distanziamento.

In Senegal, addirittura,

il responsabile della moschea ha

affermato: “la preghiera è un’altra

maniera di lottare contro l’epidemia”.

La stessa ritrosia si è notata nel

mondo cattolico dove sono state

chiuse le chiese e sospesi i riti religiosi

più significativi quali messe,

matrimoni e funerali ma con grande

insofferenza di una parte dei fedeli

praticanti e anche di alcuni prelati,

infastiditi dal dover sottostare a imposizioni

dettate dalle autorità civili.

Hanno invece reagito con veemenza

gli ultracattolici conservatori americani

con in testa il cardinale R. Burke

e i loro accoliti italiani che hanno visto

nella subordinazione della chiesa

alle misure anti-contagio, un’altra

delle tante debolezze di cui viene accusato

Papa Francesco. Nell’insieme


I C T .199 M 2020

tuttavia, si può dire che le grandi religioni

monoteiste hanno saputo accogliere

di comune accordo le richieste

della scienza; lo comprovano le

immagini incredibili di piazza San

Pietro deserta per la rinuncia alle cerimonie

pasquali in Vaticano, come

pure la spianata davanti alla Kaaba

alla Mecca e la sospensione dei pellegrinaggi

che ogni musulmano deve

compiere secondo la legge islamica.

Come dice lo storico Franco Cardini

a questo proposito “un tempo

contro le epidemie si pregava, oggi

si chiudono le chiese”.

Ci si può chiedere se sia giusto affermare

insieme al vaticanista Marco

Politi che “mai come in questa epidemia

è apparsa così evidente l’eclissi

della religione dalla scena pubblica.

Per la prima volta dai tempi

del medio evo - continua Politi - un

grande fenomeno come la peste imperversa

e domina ogni spazio

nell’assenza totale di simboli religiosi.

Prova più lampante della secolarizzazione

e del suo spessore non

poteva esserci”.

A nostro parere, no. Significa che la

religione ha riconosciuto che l’autorità

dominante in grado di assicurare

la fine dell’epidemia è la scienza con

le sue terapie, le sue tecniche e le

sue strategie sanitarie. È il riconoscimento

dell’autonomia della scienza

in materia e non è da sotto valutare

se si pensa al passato quando, sia in

MAGHREB E MEDITERRANEO

Occidente che in Oriente, l’epidemia

era considerata “castigo di Dio” in

risposta al comportamento umano,

errato o peccaminoso.

In realtà, è forte il bisogno di riferirsi

a una forza spirituale o morale attraverso

la religione e non sono mancate

le manifestazioni in questo senso.

Basta pensare alle celebrazioni solenni

e solitarie di Papa Francesco in

piazza San Pietro deserta, dal forte

richiamo spirituale, basta pensare

alle sue visite, molto mediatizzate,

presso le due chiese romane: la basilica

di Santa Maria Maggiore per

chiedere la grazia alla Vergine, poi il

«pellegrinaggio» nella chiesa di San

Marcello per invocare «la fine della

pandemia» davanti al crocifisso che

salvò Roma dalla grande peste nel

1600, o al Paternostro mondiale recitato

in concomitanza nei vari continenti,

o al rosario lanciato dalla CEI

tramite TV2000 con oltre quattro

milioni di fedeli, non soltanto per riconquistare

lo spazio pubblico, ma

per lanciare un messaggio significativo:

“la lotta al male non è solo impegno

medico, scientifico e tecnico

ma sforzo spirituale di Speranza, di

Fratellanza” (M. Politi, 26.3.2020).

Nella stessa direzione ed evitando

ogni aspetto scaramantico va il buddismo

(attraverso le parole del responsabile

dell’Istituto Buddista Italiano,

Alberto Valente) quando sottolinea

la sacralità della vita e la re-


I C T .199 M 2020

sponsabilità dell’uomo: ”quando società

umana e ambiente sono in disarmonia

si generano disastri [...] secondo

lo spirito buddista non dobbiamo

interpretare i disastri come

punizione [...] ma soffermarci un attimo

a ricalcolare le priorità della vita”.

Tutte manifestazioni queste,

che pongono interrogativi su cosa

abbiamo fatto del mondo e, pur rispettando

la distinzione tra sfera

scientifica e religiosa, non rinunciano

ad esprimere la speranza nel richiamo

spirituale e nella responsabilità

dell’uomo verso la natura, tema

questo molto caro al Pontefice che

va ben oltre l’approccio morale: nella

sua affermazione “la Natura è in

crisi”, esprime tutta la complessità

dell’evoluzione delle società contemporanee.

Succede ancora, tuttavia, nelle frange

estremiste delle varie religioni,

che l’interpretazione del fenomeno

pandemico acquisti le dimensioni di

castigo divino. Ce ne danno dimostrazione

le reazioni dei cattolici

conservatori, acerrimi oppositori a

papa Francesco per la sua apertura

al mondo e che vedono sicuramente

nella pandemia il castigo divino per

la deriva morale dei cristiani

(divorzio, omosessualità, aborto).

È nettamente più estesa nei paesi

musulmani, l’affermazione che l’epidemia

vada letta come maledizione

di Dio contro le derive dell’uomo.

MAGHREB E MEDITERRANEO

All’inizio addirittura, quando il contagio

del coronavirus non era ancora

giunto sulla riva sud del Mediterraneo,

i movimenti fondamentalisti,

come i Fratelli Musulmani, lasciarono

che serpeggiasse l’idea di una

qualche immunità dei musulmani.

Sulla rete islamica Al Insen TV, il 5

febbraio 2020, venne spiegato ai tunisini

che la malattia era la maledizione

di Allah sui cinesi per punirli

della persecuzione degli uiguri musulmani

in Cina, accuse che si spostarono

dal terreno politico a quello

morale quando il contagio giunse

pure sulla riva sud del Mediterraneo.

Il direttore del Centro Islamico di Ginevra,

Hani Ramadan (nipote di Hassen

el Banna) non esitò ad affermare

che “il corona virus è dovuto al

fatto che gli uomini si abbandonano

apertamente alla turpitudine, come

la fornicazione o l’adulterio, il che

scatena nuove malattie ed epidemie”

(Le Point, 22.03.2020).

Fortunatamente, numerose voci autorevoli

si alzano, sulla riva sud, per

gridare il loro rifiuto di vedere così

compromesso lo spirito scientifico e

addirittura lo spirito critico, se scienza

e religione non rispettano ognuna

la propria autonomia. In realtà,

affermano due fisici docenti universitari

- Faouzia Charfi da Tunisi e Bachir

Senouci da Orano, l’autonomia

della scienza nella cultura musulmana

è ancora tutta da dimostrare e da


I C T .199 M 2020

metabolizzare. Abbiamo già ampiamente

reso conto sulle pagine

de «Il Corriere di Tunisi euromediterraneo»

(La modernité tra

Oriente e Occidente, 17.05.2017) del

coraggio e della determinazione con

cui Faouzia Charfi si batte per diffondere

il metodo scientifico e difendere

il sapere universale nel suo paese.

Con due saggi puntuali e incisivi (La

science voilée e Sacrées questions),

dopo aver ricordato la straordinaria

eredità scientifica di sette secoli di

civiltà araba con i maestri dell’algebra,

dell’astronomia, dell’ottica, della

geografia, la docente tunisina osserva

che “la scienza ha continuato

il suo cammino altrove, in Italia, nei

paesi del Nord, facendoli entrare in

una modernità intellettuale motore

di un notevole sviluppo”, laddove la

scienza si costruiva contro il dogma,

mentre nei paesi dell’islam la scienza

usciva dalle università e vi entravano

la retorica e la tradizione”. Ricorda

infatti come la rivoluzione scientifica

in Occidente sia il risultato di una

lunga battaglia e non un dato identitario.

Ci sono mancati Copernico e

Galileo - dice F. Charfi - i quali hanno

osato contraddire le sante scritture,

emanciparsi dal riferimento religioso

ed utilizzare il linguaggio matematico

anziché quello del Libro: hanno

imposto la precedenza della metodologia

sul dogma, aperto la strada

a Newton, Keplero e Einstein, alla

MAGHREB E MEDITERRANEO

scienza, allo spirito critico, allo sviluppo.

Di fronte alle aberranti prese di posizione

della maggioranza dei leaders

islamisti circa l’epidemia di

coronavirus, l’intellettuale tunisina

in una recente intervista a

«algeriecultures.com» (10.04.2020),

lancia un appello: “La scienza deve

essere autonoma e liberarsi da ogni

pressione. Non propone una Verità,

ma verità provvisorie, successive. Le

teorie scientifiche si distinguono dai

dogmi religiosi per la loro fragilità, la

loro capacità ad evolvere. Ciò che

oppone scienza e religione, è ciò che

oppone il dubbio e la certezza.” Per

questo, in tempi di pandemia, è facile

che le persone fragilizzate dalla

paura, si affidano più a certezze dogmatiche

che a incertezze scientifiche.

Corre in suo soccorso, il collega

algerino Bachir Senouci

(«algeriecultures.com», 12.04.2020),

che constata le stesse difficoltà nel

suo percorso di docente universitario,

dove osserva che la subordinazione

della scienza alla religione ha

“una conseguenza disastrosa, quella

dell’ablazione del senso critico nel

musulmano medio.”

Ambedue però mettono in guardia

gli occidentali perché ad essere determinante

non è l’appartenenza a

questa o a quella cultura, ma è la libertà

di pensiero, l’autonomia di


I C T .199 M 2020

pensiero che non è mai acquisita per

sempre. F. Charfi dà l’allarme e ricorda

all’Occidente che occorre essere

vigili, che il pericolo del fondamentalismo

è sempre presente in ogni cultura.

Si riferisce, per esempio, ai tentativi

di fare ostacolo nelle scuole

occidentali, alla teoria dell’evoluzione

di Darwin e di sostituirla con il

dogma della creazione secondo cui

tutto dipende dalla mano di Dio. Negli

USA, nel 1963, è stata creata la

Creation Research Society; nel 1990 i

neocreazionisti parlano di un Intelligent

Design, istituzioni queste potentissime

che vogliono fare del

mondo un sistema retto unicamente

dalla legge divina. Nel 2007, il Consiglio

d’Europa dovette emettere una

risoluzione (n. 1580) in merito: “Il rifiuto

di ogni scienza costituisce una

delle minacce più pericolose per i diritti

dell’uomo e del cittadino”.

Ciò non impedisce oggi, al presidente

della Fondazione Lepanto per la

difesa della civiltà cristiana, il prof.

R. de Mattei, antievoluzionista, di

vedere in Papa Bergoglio, “un elemento

di autodistruzione della Chiesa”,

un sovversivo che osa mettere

al centro il rapporto uomo-natura,

anziché soffermarsi sul potere divino.

Ma se c’è un limite che la religione

non può oltrepassare perché entra

prepotentemente nel campo della

scienza, esiste pure un limite per la

MAGHREB E MEDITERRANEO

scienza? Questo tormentato periodo

di epidemia che, cavalcando la paura

e la fragilizzazione delle persone, è

riuscito a imporre regole rigidissime

e prevaricatrici di molti diritti, in nome

della scienza trionfante, ci porta

ora ad un’ulteriore interrogativo:

non può a sua volta, la scienza diventare

dogmatica nella pretesa di

silenziare ogni altra forma di espressione?

Parafrasando il filosofo Giorgio

Agamben, ci si può chiedere con lui,

di fronte alla situazione attuale, in

cui l’indiscussa scienza ha imposto

un confinamento rigidissimo come

unica soluzione per limitare i rischi

dell’epidemia, come sia possibile

che le società abbiano senza ribellarsi

accettato “in nome di un rischio

che non era possibile precisare, …

che degli esseri umani morissero da

soli, che… i loro cadaveri fossero

bruciati senza un funerale”, che venisse

limitata in misura mai vista prima,

nemmeno durante le due guerre

mondiali, la nostra libertà di movimento,

che fossero sospesi i nostri

rapporti di amicizia e di amore, che

la chiesa abbia dimenticato il suo

ruolo di misericordia presso gli ammalati

facendosi ancella della scienza,

che i giuristi abbiano taciuto (cfr.

G. Agamben, Una domanda,

www.quodlibet.it, 13.04. 2020).

La paura e il panico, ampiamente alimentati

dal modo in cui i media e le


I C T .199 M 2020

MAGHREB E MEDITERRANEO

istituzioni hanno presentato il rischio

pandemia, hanno permesso

che “l’unità della nostra esperienza

vitale che è sempre inseparabilmente

insieme corporea e spirituale, venisse

ridotta a entità puramente biologica”

e che l’altra parte venisse sacrificata

insieme a molte libertà e diritti

fondamentali.

All’inizio di questa riflessione, ci

chiedevamo, se e come, è cambiato

il rapporto tra religione e scienza ai

tempi del coronavirus. Si può forse

riassumere così questo rapido excursus:

mentre nelle società musulmane

la scienza fatica a trovare la

sua autonomia rispetto alla religione,

nelle società occidentali del

nord, la scienza è diventata la religione

del nostro tempo; essa riduce

l’uomo a “nuda vita e la paura di

perderla, non è qualcosa che unisce

gli uomini, ma li acceca e li separa”

(G. Agamben, Chiarimenti, op.

cit. 17.03.2020).

Se dopo l’epidemia, la dimensione

sociale e umana continuerà ad essere

sacrificata insieme alla libertà,

questa esperienza pandemica non ci

avrà migliorati e non sarà servito a

nulla voler fare della scienza il motore

del mondo. Le conquiste non sono

mai scontate, vanno difese sempre,

in nome della democrazia solidale

e dello stato di diritto.

Yvonne Fracassetti e Michele Brondino

T I COVID-19

L

’Agenzia Italiana per la Cooperazione

allo Sviluppo - AICS di Tunisi riferisce in

un comunicato del 24 aprile dell’invio in

Italia di trenta medici provenienti dalle istituzioni

sanitarie nazionali della Libia. In

questo modo si aggiunge anche la Libia tra

i Paesi che hanno offerto sostegno sanitario

all’Italia contro la pandemia di COVID-

19. L’AICS ha anche dato l’annuncio dell’istituzione

di una pagina sul social network

Facebook, intitolata “Baladiyati”, nata da

una partnership tra l’AICS, l’UNDP Libya e

l’UNICEF Libya, un occasione per fornire

aggiornamenti sul progresso del programma

"Recovery, Stability and Socio-

Economic Development in Libya", in arabo

semplicemente “Baladiyati” (“la mia municipalità”).

Interamente finanziato dall’Unione

Europea a fronte di un accordo siglato

nel 2018, Baladiyati supporta l’accesso ai

servizi di base in 24 municipalità dislocate

in tutta la Libia, per l’attuazione di interventi

prioritari negli ambiti sanitario, dell’istruzione

e dell’igiene urbana. Questo il

link alla pagina

https://www.facebook.com/groups/2381305735465007/


I C T .199 M 2020

IMMIGRAZIONE / EMIGRAZIONE

S. A I

I

l 22 aprile una prima approvazione

del Consiglio Nazionale dell'Economia

e del Lavoro ad un ordine del

giorno che chiede al Governo una

manovra di emersione per combattere

la pandemia e regolarizzare braccianti

agricoli e badanti. Il persistere

della pandemia deve spingere il governo

a «varare una misura di emersione

a favore dei cittadini stranieri

soggiornanti in Italia ma privi di un

titolo di soggiorno valido». Per dotare

il settore agricolo della manodopera

necessaria, fornendo una forma

di tutela anche alla salute degli emigrati

attualmente e visto il blocco degli

stagionali. E come nelle passate

regolarizzazioni, a beneficiarne sarebbero

anche quel gran numero di

donne europee emigrate e occupate

nel settore domestico e assistenziale

alle dipendenze delle famiglie italiane.

È la richiesta del Consiglio Nazionale

dell'Economia e del Lavoro

(CNEL), organo di rilievo costituzionale

con funzione consultiva, che ha

approvato l’ordine del giorno indirizzato

a Governo e Parlamento che tiene

conto sia dell'emergenza sanitaria

che delle richieste delle organizzazioni

imprenditoriali e dei sindacati confederali.

Una regolarizzazione analoga

a quella già operata dal Governo

portoghese.

L’O.d.G., approvato all’unanimità

dall’Organismo nazionale di coordinamento

delle politiche di integrazione

degli stranieri nella seduta del 14

aprile, parte dalla constatazione che

sul territorio nazionale vivono molte

migliaia d’immigrati in condizione

giuridica incerta e irregolare. «Le stime

più diffuse propongono una cifra

di circa 600.000 persone», sostiene il

CNEL citando dati della Fondazione

ISMU. In parte si tratta di richiedenti

asilo denegati, il cui numero è in aumento

per effetto delle restrizioni legislative

in materia di asilo precisa il.

Una delle conseguenze dei cosiddetti

“decreti sicurezza” del 2018 voluti

dall'allora Ministro dell'Interno Matteo

Salvini.

Poi ci sono persone entrate regolarmente

in Italia, ma rimaste sul terri-


I C T .199 M 2020 IMMIGRAZIONE / EMIGRAZIONE

torio oltre la scadenza dei termini

del soggiorno loro consentito, i cosiddetti

over stayers. Il CNEL ricorda

che da molti paesi europei ed anche

extra-europei (oltre 50) è possibile

entrare in Italia senza obbligo di visto

per soggiorni turistici di durata

inferiore ai 90 giorni. Le persone arrivate

in Italia via mare rappresentano

dunque una netta minoranza. Viene

anche sottolineato un dato emerso

dalle leggi di regolarizzazione del

2002 e 2009 (governi Berlusconi) e

2012 (governo Monti): la maggioranza

degli stranieri regolarizzati - per lo

più donne spesso europee - lavorava

nel settore domestico-assistenziale,

alle dipendenze di famiglie italiane.

Perché oggi una legge per l'emersione

degli stranieri irregolari? Per il

CNEL i motivi sono anzitutto di natura

igienico-sanitaria. La lotta contro

la diffusione della pandemia da CO-

VID-19 risulta intralciata dalla difficoltà

di raggiungere e monitorare una

popolazione che per definizione si

trova ai margini della società, non ha

diritto di accedere a gran parte dei

servizi pubblici, tende a evitare di entrare

in contatto con le istituzioni

dello Stato. La possibilità di ricevere

cure mediche per i soggiornanti irregolari

è ristretta per legge alle sole

cure “necessarie e urgenti”. Il rischio

è anche quello di persistenza della

diffusione del contagio anche per via

di ricoveri troppo tardivi.

L'alternativa sollecitata da alcune

forze politiche - ovvero controlli a

tappeto, detenzioni amministrative

ed espulsioni di massa - per il CNEL si

scontra con numerose e già note

difficoltà: scarsa dotazione di posti

nei Centri deputati al trattenimento,

mancanza di accordi con molti paesi

di provenienza e scarsa collaborazione

dei medesimi, elevati costi delle

espulsioni per via aerea, impossibilità

o quasi di effettuare controlli nelle

abitazioni private. Le espulsioni

effettivamente messe in atto sono

state in tutto 6.514 nel 2017 e 6.820

nel 2018, secondo dati Idos 2019. E

oggi, sottolinea il CNEL, manca del


I C T .199 M 2020

tutto la possibilità di organizzare voli

di rimpatrio per la paralisi seguita alla

chiusura delle frontiere e della sospensione

dei collegamenti aerei.

Il Consiglio poi previene l'obiezione

di un possibile pull factor, cioè di un

fattore di attrazione creato da una

annunciata regolarizzazione: «Il potenziale

effetto attrattivo di una misura

di emersione nei confronti di altri

cittadini stranieri provenienti da

paesi terzi, risulta nella fase attuale

molto ridotto. Il principale canale

d’ingresso - ribadisce il Cnel - non è il

mare, ma i valichi aeroportuali e stradali,

come confermano i dati sulla

provenienza degli immigrati residenti

(poco più del 20% è di origine africana,

ma prevalentemente nordafricana,

mentre meno del 10% proviene

dalla regione sub-sahariana)».

La richiesta al governo sottolinea

che all’irregolarità del soggiorno

spesso si accompagna la precarietà

delle condizioni alloggiative. L’O.d.G.

sollecita insieme alla regolarizzazione,

anche la predisposizione di soluzioni

abitative idonee a garantire

l’accoglienza temporanea delle persone

che ne abbiano necessità».

È necessario dare una risposta alla

richiesta delle organizzazioni del settore

agricolo, per il reperimento della

manodopera necessaria a salvare

le imminenti stagioni di raccolta. I

IMMIGRAZIONE / EMIGRAZIONE

circa 18.000 ingressi per lavoro stagionale

consentiti dai decreti-flussi

degli scorsi anni, ora saranno con

ogni probabilità impossibili, o quanto

meno molto tardivi, e le ipotesi di

reclutamento di manodopera stagionale

in altri Paesi dell’UE vengono

ostacolate dai vincoli imposti alla

mobilità transfrontaliera.

La stessa mobilità interna al nostro

paese di lavoratori rimasti disoccupati,

nazionali e stranieri, si scontra

con vincoli come la segmentazione

del mercato del lavoro, il radicamento

territoriale delle persone e dei nuclei

familiari, i divieti alla mobilità dati

dalla pandemia. C’è dunque necessità

di un provvedimento di regolarizzazione

che allargherebbe il bacino

dell’offerta di lavoro disponibile e

presumibilmente interessata alle opportunità

di lavoro agricolo stagionale.

Il permesso di soggiorno è il primo

e indispensabile requisito per

l’accesso a un contratto di lavoro regolare,

alle tutele normative e previdenziali.

Senza una normativa per

l'emersione appare elevato quest’anno

il rischio non solo di carenza

di manodopera, ma anche di impiego

di manodopera in condizione di

soggiorno irregolare, ancora più

esposta ad abusi e sfruttamento e

ancora meno tutelata sotto il profilo

sanitario.


DOSSIER

I

M B

I C T .199 M 2020

C F T

“I ”

Serenissimo et potentissimo d.d. Boabdile Mahamed, regi Tunetis et totius Africe.

Quanto più consideremo l’antiqua benevolentia et reverentia che la nation nostra ha portato

e continue porta a la Maestà Vostra e a li predecessori vostri, la fama grande de le virtù

vostre e de vostri maiori, donde est seguito questo mutuo amore et desiderio di servire

l’uno l’altro quando l’occasione si è offerta tanto più se meravigliamo e dogliamo che, continuando

la amicitia e pace antiqua,…

F: A S L S P, V XXXII, R, MCMI, P. 197

C

osì il 24 gennaio 1498, il genovese

Agostino Adorno, all’epoca

governatore della Repubblica di Genova

sotto la Signoria di Ludovico il

Moro, Duca di Milano, si rivolgeva al

Re di Tunisi, per chiedere la liberazione

di un suo connazionale, Pietro

Paolo Fieschi. Come mette in evidenza

questa lettera, i rapporti tra

Genova e Tunisi, peraltro antichissimi

- già il 18 ottobre 1250 si era firmata

la prima convenzione per l’esportazione

dell’allume - erano di

grande collaborazione, stima e amicizia

reciproca; ed è per ricordare la

storia comune tra Genova e la Tunisia,

che inizio questa nuova collaborazione

con Il Corriere di Tunisi, e per


I C T .199 M 2020

cominciarla ho scelto di intervistare il

professore Fiorenzo Toso, genovese

nato ad Arenzano, cittadino onorario

di Calasetta e insegnante di linguistica

delle lingue minoritarie all’Università

di Sassari. La conversazione è avvenuta

il 14 aprile scorso, servendomi

della video-chiamata di Messenger.

- Professore, quale aneddoto della

storia tra Genova e la Tunisia ama

raccontare?

- Genova e la Tunisia hanno rapporti

strettissimi da sempre; già nel 1400,

prima dell’occupazione turca della

Tunisia, le relazioni commerciali con

Genova erano intensissime, basti

pensare che quando Vasco da Gama

va in India nel 1502, riesce a discorrere,

a parlare con gli abitanti dell’India,

perché a Calicut dove sbarca trova

dei tunisini che sapevano parlare

genovese. Quindi, Vasco da Gama

parlando genovese con i tunisini riesce

a comunicare con gli indiani: i tunisini

hanno fatto da interpreti! I genovesi

sono sempre stati presenti in

Tunisia. Poi la fondazione di Tabarca

nel 1542 ha rafforzato questi rapporti

e occorre dire un’altra cosa: nel 1738

quando i tabarchini sono stati costretti

ad andarsene e a fondare Carloforte

e Calasetta, una parte di loro

rimase lì e diede vita a una comunità

molto forte di commercianti, di mercanti,

presenti a Tunisi ed anche in

altre località come Biserta, comunità

che insieme agli ebrei livornesi rappresenterà

meglio il tramite tra la

DOSSIER

cultura europea e la cultura araba

della Tunisia. Tant’è che la comunità

tabarchina di Tunisi sfornerà delle figure

importanti nella politica del

paese. Per esempio durante il regno

di Ahmed I - un grande sovrano riformatore

della famiglia beylicale tunisina

-, il suo primo ministro era Giuseppe

Maria Raffo, genovese, tabarchino,

mercante, cristiano nonché parente

del Bey di Tunisi, per cui era

considerato una figura molto importante

della Tunisia. All’epoca esisteva

la tolleranza religiosa, e i tentativi

della Tunisia di uscire dalla sua realtà

ristretta per aprirsi verso l’Europa e

verso il mondo è dovuto a questo ceto

imprenditoriale formato da tabarchini,

da genovesi e da altre piccole

comunità mercantili, le quali giocarono

un ruolo veramente notevole per

G M R


I C T .199 M 2020

DOSSIER

la modernizzazione del paese. Bisogna

tenere conto di questo passato

storico perché se oggi la Tunisia, in

larga misura, è un paese molto aperto

e per certi versi anche all’avanguardia

nel mondo arabo maghrebino

per quanto riguarda i contatti con

l’esterno, con la cultura, ciò è dovuto

alla presenza storica di queste comunità.

- Lei si è specializzato in linguistica

delle minoranze, come nasce il suo

interesse per questa materia?

- Nasce perché io stesso mi considero

parlante di una lingua minoritaria,

se noi consideriamo per lingue minoritarie

qualunque forma di espressione

diversa da quella ufficiale dello

Stato; e il genovese non è una lingua

minoritaria meno dell’albanese della

Calabria o del tedesco dell’Alto Adige,

per cui ho sempre avuto questo

interesse, che è legato anche alla mia

curiosità più generale per le lingue

parlate. Inoltre, occorre dire che l’Italia

è un Paese che offre molto dal

punto di vista della diversità linguistica,

questione portata addirittura ad

esiti estremi. L’Italia, in un certo senso,

è un Paese di minoranze. Tutte le

regioni italiane hanno vere e proprie

minoranze di gruppi linguistici diversi

dall’italiano e poi le varie lingue regionali

che sono ognuna un’espressione

autonoma. Quindi, è un campo

molto ampio che ha sollecitato molto

il mio interesse.

- Parliamo di Arenzano, il suo paese

natale: che humus favorirà l’interesse

per lo studio del genovese, lei che

è anche un poeta che scrive in dialetto.

- In pratica già da ragazzino ad Arenzano

avevo cominciato una mia raccolta

di parole in genovese, proprio

perché ero immerso in una realtà

molto particolare e da lì è nata la voglia

di farlo diventare un mestiere.

Per questo mi sono occupato molto

presto di genovese. Perché alla fine

degli anni Settanta, io sono del '62,

c’era un momento di grande interesse

per la lingua della Liguria e si stava

redigendo il vocabolario dei vari paesi;

per Arenzano c’era qualcuno che

si prendeva l’incarico di raccogliere

la memoria attraverso le parole, ma

all’epoca anch’io cominciai a occuparmi

del mio dialetto.

Le parole del genovese sono tutte

affascinanti, così come lo sono i vocaboli

di qualsiasi lingua. Ci sono dei

termini che addirittura risultano difficili

da spiegare. Ad esempio: una parola

che a me piace tantissimo è invexendo

(si pronuncia “invegendu”),

che può voler dire di tutto. Può voler

dire uno stato di contentezza e di

grande eccitazione, a una situazione

di malessere, oppure, un momento

di confusione e al tempo stesso un’esplosione

di entusiasmo. Invexendo è

una di quelle parole che cercare di

rendere esattamente in altre lingue

potrebbe essere piuttosto difficile.

Le lingue sono tutte mutuamente

traducibili e non è vero che le parole

di una lingua non possono essere


I C T .199 M 2020

trasferite in un’altra lingua, però ci

sono quei giri di parole, quelle sfumature

che naturalmente parlano al

nostro cuore e alla nostra personalità

e invexendo è uno di quei casi.

- Lei è famoso per gli studi del tabarchino,

per omaggiarlo le hanno anche

dato la cittadinanza onoraria di

Calasetta; oggi quanti sono i tabarchini

parlanti?

- Sono circa 10 mila persone, perché

Carloforte ne ha circa 6 mila, Calasetta

2700 e poi bisogna considerare

che ci sono nuclei abbastanza compatti

di tabarchini nelle principali città

della Sardegna, a Cagliari, a Iglesias,

ecc., che tendono molto a conservare

l’uso della loro lingua anche

fuori dal territorio. Il tabarchino come

territorio dove si parla è proprio

l’Isola di San Pietro, Comune di Carlo

DOSSIER

Forte, l’Isola di Sant’Antioco, la sua

parte settentrionale che è il Comune

di Calasetta. A questo proposito è

bello ricordare che l’Isola di Sant’Antioco

è un’isola bilingue, un’isola minore

italiana ed europea, estesa su

un'area di 70 chilometri quadrati, caratterizzata

dalla presenza di due lingue

diverse: il ligure tabarchino da

una parte e il sardo dall’altra, un territorio

molto ristretto dove si trova

una diversità linguistica straordinaria

che dovrebbe essere oggetto di tutela

e di valorizzazione.

- Il tabarchino nasce a Genova?

- Il tabarchino è praticamente il genovese

trasferito in Tunisia, e poi

portato in Sardegna. Per esempio c’è

una parola araba molto amata dai tabarchini,

la parola Facussa, che è il

nome di una specie di zucchino colti-

M P L C ’

P, T, C, C N T.


I C T .199 M 2020

vato soltanto in Tunisia e nell’Isola di

San Pietro; i tabarchini lo hanno portato

in Sardegna e prende il nome

dalla parola araba Fagus.

Un’altra parola di origine tunisina

che usano a Carloforte è Cascà che è

il cuscus, però è pronunciato sotto la

forma tunisina. Nel tempo naturalmente

il tabarchino ha subito delle

modifiche, ma ha mantenuto sempre

contatti molto diretti con Genova nel

corso dei secoli, sia quando i tabarchini

erano in Tunisia, sia dopo, quando

si sono trasferiti in Sardegna. Con

il risultato che, pur essendo una lingua

ben riconoscibile nella sua originalità,

se, per esempio, parlo in genovese

con un tabarchino, ci capiamo

entrambi benissimo; non è una

lingua così arcaica e remota, è una

lingua che ha mantenuto molto le

proprie radici culturali con Genova, è

un genovese trapiantato!

- Avevo letto che il tabarchino è un

genovese di Pegli?

- Questo discorso è un pochino complesso;

una parte molto significativa,

importante, dei tabarchini, è originaria

di Pegli, ma non soltanto di Pegli,

di tutta la zona compressa tra Genova

e Savona, Pegli è diventata un po'

il luogo di riferimento; cioè, quando

si parla di Tabarca si pensa essenzialmente

a Pegli. Ma è vero che quando

sono state ricostruite le origini dei

coloni tabarchini, si è visto che i cognomi

rivelavano la provenienza: la

Liguria centrale. Tantissimi erano originari

della Val Polcevera, alcuni di

DOSSIER

C. C S

Arenzano, altri di Sampierdarena e di

Genova stessa.

Naturalmente a Tabarca - un posto

che era caratterizzato come una zona

di pesca del corallo - i genovesi sono

andati a pescare il corallo. Questo

però diventa presto un luogo di commercio,

di traffici, alle volte nemmeno

legali. Teoricamente il mondo arabo

e il mondo cristiano nel 1500 e nel

1600 vivevano grandi conflitti, ma,

poiché a Tabarca si commerciava parecchio,

è stata un polo di attrazione

di tutto il Mediterraneo. La Nazione

tabarchina, così veniva definita, era

costituita in realtà da un gruppo di

gente molto eterogenea: sicuramente

esiste la componente pegliese, però

questa origine non va esagerata,

perché è piuttosto ligure l’origine.

- Una canzone del tabarchino che sia

un emblema?

- I tabarchini hanno un’usanza particolare

che è quella di celebrare il 17

di gennaio, festa di Sant’Antonio, lo

festeggiano come se fosse un carnevale.

C’è una lunga filastrocca che

parla proprio di questo e che viene


I C T .199 M 2020

DOSSIER

molto cantata a Carloforte e Calasetta

perché gli abitanti sono molto legati

alle proprie tradizioni. Si chiama:

E disètte de zenà ed è una canzone

tra l’altro molto antica, del 1500, si

trova anche in Liguria. Quindi l’hanno

portata dalla Liguria.

- Lei è uno studioso del genovese

d’oltremare - mi riferisco al lavoro

che ha fatto per fare conoscere il

genovese in Argentina - e cito il suo

libro “Xeneizes”. Oltre a questa zona

geografica del cono sud, ha fatto

delle ricerche in altre aree geografiche?

- Nelle mie ricerche io mi sono occupato

molto del genovese fuori dalla

Liguria, che è un campo molto interessante

perché ai linguisti interessa

non soltanto come una lingua si preserva,

ma anche come si contamina.

Il caso del genovese in Sudamerica è

molto istruttivo. Ci sono molte parole

genovesi nello spagnolo dell’Argentina

che poi si sono diffuse, perché

l’Argentina è leader tra le varietà

dello spagnolo del Sudamerica e

quindi la presenza del genovese ha

avuto un’influenza linguistica piuttosto

importante. Occorre, però, ricordare

che il genovese è stato parlato

in tutti i mari del Mediterraneo e

dell’Atlantico. Io mi sono occupato

di genovese in Grecia, Spagna, Inghilterra,

nel Principato di Monaco,

in Corsica, ecc. Insomma, dove capita

di trovare un porto e dove si ha

l’occasione di parlare con i marinai, si

può stare tranquilli che qualche parola

di genovese spunta fuori. Adesso,

come ho già detto prima, mi sto

occupando di genovese in California.

- Questi genovesi della California,

come sono arrivati là?

- Da quello che sto ricostruendo, perché

è una ricerca che sto cominciando

adesso, ne sono arrivati vari tipi:

dei contadini - cioè dei coltivatori

provenienti dalla Riviera di levante,

emigrati verso la metà dell’Ottocento

- che hanno dato vita a importanti

attività di coltivazione nella Valle di

San Joaquín. Pescatori e marinai provenienti

soprattutto da Riva Trigoso

e altri genovesi, invece, sono approdati

là dal Sudamerica, perché c'è

stato un momento in cui, per la corsa

all'oro, molti genovesi dell’Argentina

si sono trasferiti in California.

Ma non per andare a cercare l’oro,

bensì per aprirvi dei negozi di alimentari

onde garantire il rifornimento

importando molto spesso prodotti

alimentari dal Cile. Infatti esisteva

tutta una rete commerciale che lungo

le coste del Pacifico garantiva in

qualche modo il sostentamento ai

cercatori d’oro. In California c’è una

comunità di genovesi abbastanza importante,

però la stiamo scoprendo

adesso, finora non è stata molto studiata.

- Lei dirige la collana Il Mediterraneo

Plurilingue, che libri ci consiglia di

leggere per conoscere il plurilinguismo

del Mediterraneo?

- Per esempio il dizionario di tabarchino,

che è presente nella collana e


I C T .199 M 2020

G (1887). L T

che consente di conoscere il lessico

di questa lingua. Consiglio anche di

leggere i libri sulla lingua maltese,

perché è molto particolare e, soprattutto,

le opere di Fernand Braudel,

che ha scritto libri molto importanti

legati alla storia di questo mare visto

come un’unità linguistica, culturale,

economica e via dicendo. I libri di

Braudel sono fondamentali.

- Le nuove tecnologie favoriscono la

conoscenza delle lingue minoritarie?

- Secondo me sì. Molto spesso la tecnologia,

o l’informatica, sono viste

come nemiche della diversità linguistica,

perché sembra che l’inglese la

faccia da padrone, che l’inglese sia la

lingua del web e che non si possa

parlare altro. Mentre, in realtà, è at-

DOSSIER

traverso strumenti informatici che

ormai è possibile trasmettere in maniera

economica queste lingue, ed

esistono moltissimi siti dedicati alle

varie lingue minoritarie. Per esempio:

sul tabarchino, ci sono molte iniziative,

registrazioni, trasferimento,

e poi c’è anche questa possibilità dei

collegamenti video che consentono

alle persone di interagire. In questo

momento, come ho già detto, mi sto

occupando dei genovesi della California:

sto preparando un progetto per

effettuare delle interviste via Skype,

ed è una cosa che altrimenti non

avrei mai potuto fare e che posso

mettere in atto proprio perché abbiamo

questa possibilità che fino a

poco tempo fa non esisteva.

- Quante sono le minoranze linguistiche

dell’Italia?

- È un discorso molto complesso; la

legislazione italiana in questa materia

- legge 482 del 15 dicembre 1989 -

ne riconosce dodici. Però è un criterio

assolutamente non valido, perché

è basato sul livello di diversità storico

culturale rispetto alla lingua nazionale

italiana, senza tenere conto di altre

implicazioni e di altri parametri.

Diciamo che queste dodici sono, per

interdirsi, la lingua albanese o arbëreshë,

la lingua catalana della Sardegna,

il tedesco dell’Alto Adige, il

greco della Calabria e del Salento, lo

sloveno, il croato del Molise, la lingua

francese e il franco provenzale,

l’occitano, il ladino, il friulano e la lingua

sarda. Sono quelle lingue che


I C T .199 M 2020

vengono considerate molto distanti

dall’italiano, alle volte perché hanno

un'origine molto diversa, come il tedesco,

nettamente distinto dall’italiano;

altre volte sono criteri legati alla

maggiore lontananza ed evoluzione

di queste lingue. Però questa legge è

molto contestata, perché non tiene

conto del patrimonio linguistico minoritario

e di tutti i dialetti che anche

per la loro particolare storia è evidente

che sono casi di minoranze linguistiche

non riconosciute. Un esempio

è il tabarchino che è una varietà

di genovese trasferita in Tunisia nel

1500, evolutasi autonomamente dal

1542 al 1738 in quel territorio e poi

importata a Carloforte e a Calasetta

dove è molto viva. In tutti i modi stiamo

cercando di convincere le istituzioni

politiche che il tabarchino è una

lingua minoritaria quanto le altre,

forse più delle altre, per il fatto che è

molto parlato, ma non c'è stato nulla

da fare, perché i criteri che sono stati

dati escludono questo tipo di minoranza

linguistica.

- Quante sono le minoranze linguistiche

del Mediterraneo?

- Questo è difficile da rispondere,

perché bisognerebbe vedere che cosa

intendiamo per minoranza. Per

esempio se noi andiamo sulla costa

spagnola, viene subito in mente la

grande realtà linguistica catalana. La

lingua catalana non è certo una lingua

minoritaria rispetto allo spagnolo,

è una signora lingua con più di 10

milioni di parlanti, considerarla una

DOSSIER

minoranza linguistica, penso sia da

ritenerlo un concetto piuttosto rischioso.

Tutte le isole, tutte le coste del Mediterraneo

sono costellate di popolazioni

a causa delle migrazioni, del verificarsi

di queste realtà molto fluide.

Per esempio, un’altra realtà minoritaria

interessante e poco nota è quella

della città di Istanbul, dove nello

stesso agglomerato urbano convivevano

tante etnie e tante lingue diverse:

c’erano armeni, c’erano greci, c’erano

genovesi, c’erano arabi. È un

po' difficile fornire dei numeri, diciamo

che è molto interessante il paesaggio

linguistico del Mediterraneo

perché è molto complesso, si trova

un po' di tutto dappertutto.

- Nel bacino del Mediterraneo, a livello

accademico, come si cura il

contatto con le minoranze linguistiche,

ci sono dei corsi particolari, degli

scambi, dei convegni?

- A livello di studiosi si lavora molto

perché sono temi molto interessanti;

c’è un progetto al quale io collaboro

per la Liguria che si chiama Atlante

linguistico Mediterraneo, dove i vari

punti del Mediterraneo vengono

confrontati per quanto riguarda le

loro lingue, naturalmente mettendo

in evidenza delle affinità: magari il

nome di un pesce è uguale in diverse

lingue proprio per via di antichi contatti,

quindi si fanno convegni, incontri,

conferenze, ci sono libri e così

via. Certo questo è ancora un ambito

molto specialistico, a occuparsi di


I C T .199 M 2020

F D A

DOSSIER

queste cose siamo noi linguisti ed è

un ambiente piuttosto ristretto di

studio. Invece, ci sono molte iniziative

più aperte a un pubblico più ampio

e più curioso, pensiamo per

esempio alla musica che unisce tantissimo.

C’è un po' la moda della musica

mediterranea che può essere di

volta in volta, il trallallero genovese,

il maluf arabo, la musica greca, la

musica catalana; c’è questa idea del

miscuglio. In fondo, Fabrizio De André

quando ha fatto Creuza de mä,

quell'album bellissimo, ha messo insieme

la lingua genovese, ma utilizzando

modalità musicali e strumenti

provenienti da tutto il Mediterraneo.

Ecco, in qualche modo è un poco

ripercorrere le antiche rotte e

mettere in collegamento, tenere in

rete tutte queste realtà. Certamente

le varie città del Mediterraneo interagiscono

diffusamente, ci sono

molti contatti e gemellaggi e cose di

questo tipo, soprattutto tra le città

portuali: i porti – sotto questo

aspetto - sono sempre stati i luoghi

migliori perché hanno favorito le

contaminazioni culturali.

- Il genovese e l’arabo, come si sono

influenzati a vicenda all’epoca degli

scambi commerciali?

- È una storia molto complessa e pone

dei problemi non indifferenti perché

il mondo arabo è estesissimo e i

genovesi sono entrati in contatto

con la lingua araba in varie occasioni:

prima con le Crociate, poi con la

presenza nel Maghreb, poi attraverso

il mondo turco che era molto influenzato

dalla cultura araba e così

via. Al tempo stesso Genova come

potenza mediterranea ha influenzato

a sua volta molte culture di matrice

araba. È difficile quantificare e dire

quanto il genovese abbia dato alle

diverse varietà di arabo; bisogna

anche tenere conto che l’arabo non

è una lingua unitaria, per cui, per

esempio l’arabo della Tunisia è diverso

da quello parlato in Egitto, in

Siria e via discorrendo.

Mentre è abbastanza facile riconoscere

le parole di origine araba presenti

nel genovese: qui è tutto molto

più semplice perché queste parole

sono facilmente riconoscibili, alcune

sono, addirittura vorrei dire,

note al grande pubblico: quasi tutti

sanno che camallo (facchino) è una

parola araba, Casana, che vuol dire

cliente, è un’altra parola araba, darsena

è una parola araba e così via.

Ne esiste sicuramente un numero

molto consistente. Teniamo anche

conto che la lingua araba ha avuto

un ruolo importante non soltanto


I C T .199 M 2020

DOSSIER

sul genovese, ma anche sullo spagnolo,

sul siciliano e naturalmente

sull’italiano; ma nel caso specifico del

genovese troviamo un certo numero

di parole che sono entrate specificamente

nel dialetto e questo è un segnale

molto importante della presenza

di questi contatti.

- Toponomastica genovese nell’Isola

di Tabarca in Tunisia?

- A Tabarca, ormai, dopo la fine di

una vicenda storica che è durata oltre

200 anni, non possediamo memorie

linguistiche e culturali: in quel luogo,

è rimasto solo il castello. Chi visita

Tabarca vede questa piccola isola

ormai legata al continente da una

specie di istmo dove è sorto un bellissimo

porto turistico. Vede, tutto

attorno a questa grande fortezza

che era il cuore della comunità genovese,

vi sono le rovine delle varie abitazioni:

purtroppo dal punto di vista

linguistico non è rimasto nulla. Comunque

gli abitanti attuali di Tabarca

sono consapevoli della presenza dei

genovesi e ci sono stati anche molti

contatti con Carloforte, con Genova

ai fini di creare dei gemellaggi, dei

contatti, ma di specificamente genovese

a Tabarca non è rimasto niente.

Chi invece va a Carloforte vede che il

cuore più tradizionale del centro storico

si chiama Casseva che è la parola

Qasba e il mare tra le due isole di

Sant’Antioco e di San Pietro viene

chiamato Bugazzu che equivale a Bogaz

(gola), una parola che si usa per

definire il Lago di Tunisi; che rappresenta

il concetto di mare chiuso, di

stagno: effettivamente si tratta di

una conformazione geografica di

questo tipo.

- Professore, sono arrivata alla fine e

vorrei chiudere quest’intervista con

una domanda che riguarda l’italiano

che si parla fuori dall’Italia, le comunità

che all’estero parlano italiano

sono tutelate abbastanza?

- Intanto anche qui bisognerebbe capire

a cosa ci riferiamo. Per esempio:

la comunità italiana di Tunisi è una

comunità storica, è un po' come

quella di Istanbul, perché sono comunità

antichissime che esistono da

secoli e che hanno una loro cultura e

una loro compattezza molto antica.

La comunità di Tunisi è formata appunto

dall’eredità di questa presenza

di ebrei livornesi e di genovesi, di

molti siciliani che sono arrivati

nell’Ottocento. Anche se molti sono

andati via, le tradizioni culturali si sono

sempre mantenute e si è anche

rafforzata e mantenuta la presenza

dell’italiano come lingua, se non parlata,

è compresa da molti tunisini.

Poi teniamo anche conto che c’è l’emigrazione

di tunisini che dall'Italia

rientrano in patria, quindi tra la lingua

italiana e la Tunisia ci sono delle

interferenze molto importanti e molto

interessanti.

Altri casi riguardano ad esempio le

emigrazioni più recenti, gli italiani

che sono andati sia in Sudamerica

nell’Ottocento sia quelli che nel Novecento

sono andati per esempio in


I C T .199 M 2020

Germania, perché molto spesso non

hanno mantenuto l’uso dell’italiano,

progressivamente l’hanno perduto e

occorre anche da dire un’altra cosa:

nel passato molti degli Italiani che

emigravano, non parlavano italiano,

ma si esprimevano nelle loro lingue

regionali, appunto il genovese in Sudamerica,

il siciliano di coloro che andavano

in Tunisia. A questo proposito

alla fine dell’Ottocento in Tunisia

esisteva un giornale scritto in siciliano,

non in italiano, perché la maggior

parte degli immigrati locali parlava

siciliano.

L’italiano all’estero è una realtà molto

sfaccettata, molto diversificata!

Lo Stato italiano non fa moltissimo

per quanto riguarda la diffusione della

propria lingua oltre i confini nazionali,

ci si preoccupa soprattutto di

tutelare quelle comunità italiane che

sono ufficialmente riconosciute come

minoritarie, per esempio in Croazia,

dove c’è una minoranza

italiana abbastanza

consistente, oppure

in Slovenia. Esistono

istituzioni come

la Società Dante Alighieri,

o altre, che si

occupano dell’insegnamento

dell’italiano

all’estero. Purtroppo, e

me lo confermano anche

gli italiani d’America

con i quali sono in

contatto, che l’italiano

non è considerato una

DOSSIER

lingua di grande importanza. È magari

una lingua molto bella da sentire,

bella per la canzone, bella perché è

legata al mondo della moda, della cucina,

ma quando si tratta di fare affari

o si tratta di avere dei ritorni economici

si passa all’inglese, piuttosto

allo spagnolo, piuttosto al tedesco e

ad altre lingue di grande circolazione

internazionale. Quindi occorrerebbe

fare dei grandi sforzi per educare alla

conservazione della nostra lingua

nelle comunità italiane all’estero e

soprattutto per divulgare l’interesse

per la cultura della lingua italiana

presso i Paesi dove magari l’Italia piace

molto, dove c’è molto turismo

verso l’Italia. Ma non se ne sente il

bisogno, da questo punto di vista gli

sforzi si fanno, ma l’italiano resta,

purtroppo, una delle lingue meno conosciute

fuori dal nostro Paese.

Nota: si ringrazia Aldo Padovano per la consulenza

delle fonti storiche.


I C T .199 M 2020

ECONOMIA


I C T .199 M 2020 ECONOMIA

IMPEGNO SOCIALE

Sempre guardando alla lotta al Covid-19, ma con un ‘attenzione particolare ai

cittadini che, a causa della quarantena e del blocco parziale delle attività, si trovano

a fare i conti con delle importanti difficoltà economiche.

Imprenditori italiani e Tunisini, mano nella mano contro il Covid-19

La CTICI ha lanciato, nelle settimane scorse, una campagna di raccolta fondi i cui

ricavati sono stati devoluti a sostegno delle famiglie più indigenti.

Per fare cio’ la CTICI si é avvalsa del sostegno di Viamobile, uno strumento di pagamento

a distanza che permette di distribuire gli aiuti economici, limitando gli

spostamenti delle persone ed i contatti fisici.

Con tale sistema, le famiglie individuate, ricevono un codice segreto ed una lista di

punti vendita nelle loro vicinanze in cui é possibile utilizzare il codice. Il commerciante

avrà l’importo della spesa accreditato direttamente sul suo telefono.

In tal modo abbiamo voluto:

Diminuire i contatti, gli spostamenti e gli assembramenti

Sostenere il tessuto economico locale

Assicurarci che ogni famiglia beneficiaria potesse utilizzare il suo bonus per i

propri bisogni specifici

I Risultati di questa azione:

1625 famiglie beneficiarie

Oltre 20 delegazioni in tutto il paese

Avv.

Jed Mrabet

Avvocato

presso la

Corte di

cassazione

NOTA SINTETICA DEI DECRETI COVID19

Una serie di decreti legge è stata

promulgata per far fronte alla crisi

legata al COVID-19, le cui principali

disposizioni sono esposte in questa

nota.

Rif: Decreto legge n°01-2020/02-

2020/02-2020/03-2020/04-2020/05-

2020

Decreto n°164/2020

1/ Pubblicazione elettronica della

Gazzetta Ufficiale: decreto legge n.

01-2020

Tutti i testi legislativi e regolamentari

sono ora pubblicati in forma

elettronica sul sito web:

www.iort.gov.tn.

Questi testi possono essere consultati e

scaricati gratuitamente. Entrano in vigore

il giorno dopo la loro pubblicazione

sul sito www.iort.gov.tn nella casella

relativa alla città di Tunisi

2/Mantenimento dei posti di lavoro: decreto

legge n. 02/2020

Il decreto legge prevede misure volte a

mantenere i posti di lavoro durante il

periodo di quarantena, per le imprese

che hanno subito una cessazione totale

o parziale delle attività. A tal fine, alcuni

articoli del Codice del lavoro sono stati

sospesi e altri sono stati modificati. Queste

misure sono cosi elencate :

- la quarantena causata da COVID-19 non

è considerata come elemento che giustifica

la risoluzione del contratto di lavoro

(CDD o CDI).

- Qualsiasi licenziamento durante questo

periodo di contenimento, senza il preventivo

parere della commissione regionale

o della commissione centrale di

controllo dei licenziamenti, è considerato

abusivo.

- Il datore di lavoro può concedere ferie

annuali ad alcuni o a tutti i dipendenti

per quello in corso.

l'anno passato o per quello in corso.

- Le ore perse a causa di un'interruzione

collettiva del lavoro in un'azienda

possono essere recuperate

entro sei mesi (invece di due mesi)

dall'interruzione del lavoro. Queste

ore di recupero non saranno maggiorate

(pagate al tasso reale).

3/ Misure di sostegno alle imprese:

decreto legge n. 04-2020

3-1 Società interessate: società affiliate

al CNSS la cui attività è temporaneamente

parzialmente o totalmente

interrotta a causa dell'attuazione

di misure del contenimento

totale.

3-2-Indennità a seguito di disoccupazione

tecnica (chomage technique):

versamento di un'indennità mensile

ai dipendenti con contratto a tempo

indeterminato o determinato pari a

200 TD, oltre a quella a carico del

datore di lavoro: in ogni caso l'indennità

concessa non deve superare

l'importo della retribuzione 020 e

successivi.

3-3-Condizioni per la concessione del

risarcimento (decreto 2020-164):

Mantenimento di tutti i dipendenti

con contratto a tempo indeterminato

e determinato.

Dipendenti iscritti al CNSS per il 4°

trimestre 2019 o il 1° trimestre 2020


I C T .199 M 2020 ECONOMIA

dichiarata al CNSS per il 4° trimestre 2019 e

per il 1° trimestre 2020. Mesi interessati :

Aprile 2020 e successivi.

3-3-Condizioni per la concessione del risarcimento

(decreto 2020-164):

Mantenimento di tutti i dipendenti con

contratto a tempo indeterminato e determinato.

Dipendenti iscritti al CNSS per il 4° trimestre

2019 o il 1° trimestre 2020

Le imprese devono dimostrare all'ispettorato

del lavoro di aver adottato almeno

una delle seguenti misure:

- aver permesso a tutti i dipendenti o ad

alcuni di essi di beneficiare del saldo annuale

di ferie retribuito.

- aver dato a tutti o a una parte dei dipendenti

il beneficio delle ferie annuali retribuite

in anticipo.

- aver preso a carico la totalità o una parte

dello stipendio durante il periodo di cessazione

temporanea totale o parziale dell'attività

dell'azienda.

3-4-Deferimento del pagamento del contributo

CNSS per il 2° trimestre:

potrebbe essere posticipato, su richiesta,

per un periodo di 3 mesi, senza applicazione

di penali per ritardi di pagamento. Secondo

il testo, il contributo dei dipendenti

del 9,18% rimane dovuto entro il termine

normale (15 luglio 2020).

3-5 Cessazione dell'applicazione di queste

misure: l'assegnazione e il pagamento di

indennità eccezionali e provvisorie cessano

nel caso in cui i dipendenti riprendano

la loro attività dopo la cessazione delle

misure di confinamento totale.

3-6 Sanzioni: qualsiasi presentazione di

dati errati da parte dell'azienda è soggetta

alla restituzione del doppio degli importi

delle indennità ricevute.

3-7 Sono esclusi: Non sono interessati da

questo provvedimento le imprese e i loro

dipendenti che hanno ottenuto l'autorizzazione

a continuare la loro attività in conformità

alle norme e alle procedure vigenti

e ai requisiti di continuità di funzionamento

dei servizi vitali nell'ambito dell'attuazione

delle misure di confinamento

totale.

I dipendenti che ricevono i bonus dal Fondo

nazionale per l'occupazione (CIVP,

CIAP, ecc.) non beneficiano della misura di

bonus 200 DT.

Continuano a ricevere il CIVP, il CIAP o altri

bonus durante il periodo di interruzione del

lavoro.

4-Contributo economico eccezionale di "un

giorno" di lavoro

4-1-Scopo:

Il contributo provvisorio ed eccezionale è

applicabile alle persone fisiche stipendiate e

alle persone fisiche e ai pensionati di nazionalità

tunisina.

Tuttavia, questo contributo non si applica

a :

- Dipendenti il cui reddito netto annuo non

supera i 5.000 dinari, previa detrazione del

10% per i dipendenti e del 25% per i pensionati

e detrazioni per stato di famiglia e spese;

- Dipendenti di nazionalità straniera.

- Dipendenti delle imprese private interessate

dalle misure sociali eccezionali e temporanee.

Secondo il decreto legge 2020-4, queste

società devono soddisfare determinate condizioni.

Oltre alle condizioni menzionate, le aziende

lese devono presentare la loro domanda

all'Ispettorato del lavoro, menzionando

l'elenco dei dipendenti interessati dal contenimento

o procedere attraverso la registrazione

sulla piattaforma elettronica. Ne consegue

che i dipendenti che beneficiano del

premio di 200 TND non saranno interessati

da questa misura.

4-2-Calcolo del contributo :

Il contributo provvisorio è fissato a una retribuzione,

stipendio o pensione di un giorno

detratti per il mese di aprile 2020.

Il contributo è calcolato sulla base del reddito

annuo netto corrispondente al salario al

netto del contributo del dipendente alla

CNSS, delle spese professionali e delle trattenute

per situazione familiare e degli oneri

previsti dall'articolo 40 del codice IRPP e IS.

Pertanto, il calcolo di questo contributo non

tiene conto di tutte le deduzioni per le agevolazioni

fiscali (CEA, interessi sul credito

edilizio, assicurazioni sulla vita...) e il calcolo

del giorno viene effettuato tenendo conto

di un mese di 30 giorni indipendentemente

dal regime orario e dal numero di giorni

lavorati; 22 giorni o 26 giorni (nota esplicativa

della DGELF del 17 aprile 2020).

Il contributo provvisorio non è deducibile

dalla base imponibile dell'imposta sul reddito

delle persone fisiche.

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I C T .199 M 2020

ECONOMIA


I C T .199 M 2020

ECONOMIA

C-19: I

T P

A

pprovata il 22 aprile dalla Commissione Europea

una proposta per lo stanziamento di

un pacchetto di Assistenza Macro Finanziaria di 3

miliardi di euro per sostenere dieci Paesi limitrofi

a contenere le ricadute economiche dovute alla

pandemia. In una informativa della Commissione

viene precisato che tale proposta si unisce alla

strategia del Team Europa, risposta solida e mirata

dell'Ue per sostenere gli sforzi dei Paesi partner

nell'affrontare la pandemia di Covid-19 e rappresenta

un'importante dimostrazione della solidarietà

dell'UE in un momento di crisi senza precedenti.

Sulla base di una valutazione preliminare

delle esigenze di finanziamento, i fondi dell'AMF,

oltre ai 600 milioni destinati alla Tunisia, saranno

così ripartiti: Albania 180 milioni, Bosnia-

Erzegovina 250 milioni, Georgia 150 milioni, Giordania

200 milioni, Kosovo 100 milioni, Repubblica

di Moldavia 100 milioni, Montenegro 60 milioni,

Macedonia del Nord 160 milioni e Ucraina 1,2 miliardi

di euro. I fondi stanziati saranno resi disponibili

per un anno sotto forma di prestiti a condizioni

particolarmente favorevoli per aiutare questi

Paesi a coprire le loro esigenze di finanziamento

immediate e urgenti.

"Insieme al

sostegno del Fondo

monetario internazionale,

i fondi possono

contribuire a

migliorare la stabilità

macroeconomica e a creare spazio per consentire

l'allocazione di risorse per proteggere i cittadini

e mitigare le conseguenze socioeconomiche

negative della pandemia di coronavirus", secondo

quanto si apprende dall’informativa. Tale strumento

sarà disponibile anche per altri Paesi ammissibili

con difficoltà nella bilancia dei pagamenti.

La solidarietà europea non deve fermarsi ai

confini della nostra Unione. Perché in questa crisi

globale, stiamo o cadiamo insieme. La Commissione

europea compie dunque un passo decisivo

per soccorrere dieci nazioni vicine impegnate a

combattere contro la pandemia. Paolo Gentiloni,

Commissario europeo per l'Economia ha chiesto

quindi al Parlamento Europeo e al Consiglio di

concordare rapidamente questo importante pacchetto.

P 2020

’ ’ ’

M

algrado la pandemia in corso, i numeri in

ingresso dell’economia legata all'esportazione

dell'olio d'oliva tunisino hanno registrato

un nuovo record. Lo rende noto l'Ufficio Nazionale

dell'Olio tunisino secondo il quale la Tunisia è

riuscita a esportare nei primi tre mesi di quest’anno

146mila tonnellate di olio d'oliva per un fatturato

di 896 milioni di dinari tunisini (all’incirca

282mln euro), in aumento rispetto alle 80mila

tonnellate per un valore di 740 milioni di dinari

dello stesso periodo del 2019. Il Presidente e

l’A.D. dell'ONH, Chokri Bayoudh, ha evidenziato

che, nonostante il rallentamento delle esportazioni

in questo periodo eccezionale, la commercializzazione

dell'olio d'oliva tunisino ha registrato

un relativo successo nel continuare la sua attività

e nel raggiungere

i mercati esteri.

Le esportazioni di

olio d'oliva hanno

raggiunto le 30mila

tonnellate dall'inizio

di novembre 2019

fino al 31 marzo di

quest'anno, in considerazione

dell'obbiettivo prefissato di oltrepassare

le 250 mila tonnellate di olio d'oliva esportate

per entrate che si stimano superiori a 2 miliardi

di dinari e, proprio grazie all’esportazione d’olio

d’oliva, ha sottolineato Bayoudh, la Tunisia ha

potuto registrare un surplus nella propria bilancia

del commercio alimentare.


I C T .199 M 2020

CULTURA

M M

150°

I

l quartiere San Lorenzo a Roma

nel 1907 era poverissimo e la scuola

aperta da Maria Montessori, in Via

dei Marsi, 58, era un caseggiato popolare.

In questa casa era stato predisposto

un locale per accogliere i

bambini normali di mamme che andavano

a lavorare. Una “maestra”

operaia doveva badare ai bambini ed

alla loro incolumità, ma l’iniziativa,

priva di ogni sistema pedagogico, risultò

presto un’impresa difficile da

gestire. Allora uno dei dirigenti del

progetto, che conosceva la Montessori,

si rivolse a lei per un aiuto valido

e consistente; la Montessori, dopo

aver visitato la casa, accettò di impegnarsi

a risolvere il caso. Nacque così

il 6 gennaio 1907 la prima “Casa dei

bambini” con un metodo educativo

che avrebbe rivoluzionato quello già

esistente, obsoleto ed empirico,

U' C

mentre il metodo

montessoriano

si basava

su una ricerca

e su un metodo

scientifico.

Due volte

candidata al

Premio Nobel

per la pace,

Maria Tecla Artemisia

Montessori nacque il 31 ago-

M M

sto 1870 a Chiaravalle (Ancona); pochi

anni dopo si trasferisce con la famiglia

a Roma, da poco capitale. Fin

dai primi anni di studio si interessa

alle materie scientifiche, si iscrive alla

Facoltà di Medicina dell’Università di

Roma e nel 1896 è la prima donna a

diventare medico. Ottiene la nomina

presso la clinica psichiatrica dell’Università,

dedicandosi al recupero dei

bambini con problemi psichici, da lei

chiamati anormali. Intorno al 1900

cominciò un lavoro di ricerca presso

il manicomio romano S. Maria della

Pietà dove, tra gli adulti malati di

mente, si trovavano bambini con

difficoltà o con turbe del comportamento.

Erano rinchiusi e trattati alla

pari degli altri, in stato di grave abbandono

affettivo. Generosa ed


I C T .199 M 2020

C

CULTURA

energica la Montessori decise di dedicarsi

al loro recupero ed ottenne,

con l’aiuto di materiali adatti, risultati

inaspettati. Con calore si batté per

i loro diritti nei congressi di quegli

anni e, al tempo stesso, cominciò a

studiare i bambini normali, per i quali

il 6 gennaio 1907 aprì appunto la prima

“casa dei bambini”, creando una

scuola armoniosa e a misura del fanciullo,

anche nell’arredamento, con i

piccoli banchi bianchi fra pareti colorate,

librerie e lavandini ad altezza di

bambino, ed introducendo nuovi materiali

di sviluppo. Nel 1924 fondò l’Opera

Nazionale Montessori per l’attuazione

e la tutela del suo metodo,

ma nel 1934, a causa degli ormai insanabili

contrasti con il regime fascista,

si trova costretta ad abbandonare

l’Italia e nel 1936 l’Opera Nazionale

verrà definitivamente chiusa dal regime.

Continuano così i suoi viaggi in

vari paesi per diffondere la sua teoria

educativa, in particolare negli Stati

Uniti; ovunque viene accolta con

grande onore. Al suo rientro in patria,

nel 1947, la Montessori si preoccupò

innanzitutto di ricostruire l’Opera.

Il 6 maggio 1952 morì in Olanda

a Noodwijk, dove si era ritirata e,

sempre in Olanda, quattordici anni fa

morì il suo unico figlio Mario, frutto

della relazione che la Montessori ebbe

con un suo giovane assistente di

psichiatria all’Università, Giuseppe

Montesano, e che fu costretta a dare

in affido per evitare lo scandalo. Maria

ogni settimana andava a trovare il

figlio, presentandosi come una zia e

successivamente lo fece iscrivere in

un collegio; ella poté prendere il figlio

a vivere con sé quando aveva

quattordici anni, dicendo che era suo

nipote. La verità fu rivelata solo nel

suo testamento. Molti ricordano il

volto di Maria Montessori stampato

sulle vecchie mille lire quando sostituì

l’immagine di Marco Polo e dove

rimase fino all’avvento dell’euro. Alla

base della pedagogia montessoriana

vi è un concetto chiamato

I


I C T .199 M 2020

“messianismo del fanciullo”, principio

fecondissimo ed ispiratore di tutto

il metodo di rinnovamento didattico;

l’adesione ad un vago messianismo

imperniato sul bambinoredentore,

sembra riecheggiare l’appello

evangelico all’infanzia spirituale,

ma ne è sostanzialmente assai diverso.

Il fanciullo è un essere particolare,

qualitativamente diverso dall’adulto,

ricco di meravigliose energie

latenti e di capacità di autosviluppo,

che lo pone, in rapporto all’adulto, in

una visione completamente diversa

da quella tradizionale. La Montessori,

cultrice di antropologia e di psicologia

oltre che di medicina, pone come

fase preliminare indispensabile

dell’opera educativa una conoscenza

scientifica dell’anima del bambino,

ma per tale conoscenza ella intende

una cognizione attenta, esatta e concreta,

che si basa su uno spirito

scientifico, ma unito ad un amore sincero

e penetrante per l’infanzia. La

concezione montessoriana del bambino

include una pars destruens ed

una pars construens: un lavoro di liberazione

da pregiudizi ed errori ed

uno sforzo per cogliere l’anima profonda

del bambino, quale veramente

è e vive al di là delle deformazioni

prodotte dall’adulto. Fondamentalmente

l’ostacolo posto dall’adulto

per il retto sviluppo del bambino è

uno solo: l’opera di repressione irragionevole,

che l’adulto esercita quasi

CULTURA

inconsapevolmente ed in buona fede

verso il bambino. L’adulto non ha

compreso le autentiche esigenze del

bambino in quanto essere diverso da

lui ed irriducibile a lui e perciò è incline

a sottomettere il bambino a sforzi,

ad adattamenti, a forme di vita

che contrastano con la sua vera natura.

L’adulto non comprende le autentiche

esigenze del bambino in

I

quanto essere diverso da lui e, perciò,

è incline a “sottometterlo” a

sforzi, ad adattamenti ed a forme di

vita che contrastano con la sua vera

natura. Tale repressione si manifesta

soprattutto nella configurazione

dell’ambiente stesso, scomodo ed

inopportuno, a cui passa il neonato

dopo essere vissuto nella morbidezza

ed uniformità dell’ambiente prenatale.

Tra le funzioni che presentano

un’importanza essenziale nella

formazione dell’essere del bambino

sta il movimento. Il movimento non

ha soltanto un riflesso sull’essere fisi-


I C T .199 M 2020

co dell’uomo, ma anche sulla

psiche. Il moto, infatti, è il

mezzo per cui tramite l’intelligenza

raggiunge gli oggetti

del mondo esterno, è il fattore

che lega lo spirito al mondo,

il mezzo concreto che

pone l’io in relazioni ben definite

con la realtà esteriore.

Lo spirito del bambino intravede

questa verità, e perciò

sente un impulso incoercibile al camminare

ed all’attività della mano. L’intralciare

questi impulsi naturali è la

causa più frequente dei capricci infantili.

Ma in fondo a tutto il dinamismo

psichico del bimbo sta una forza

dominante, l’amore: amore appassionato

delle cose e dell’ambiente, che

si manifesta nell’assorbimento attivo

fervido, tenace e minuzioso nelle cose

circostanti con cui vuole stringere

una specie di “ amicizia”, amore per

S

L

CULTURA

l’adulto che venera e tende ad agire

contro la sua natura infantile. Nel

senso di un amore sincero che il bimbo

rivela all’adulto ed è proprio in

questo senso che si è parlato di un “

messianismo del bambino” proprio

della concezione montessoriana. La

pratica attuazione della sua concezione

pedagogica ci è esposta dalla

Montessori particolarmente nel Manuale

di Pedagogia Scientifica e in La

scoperta del bambino per quanto riguarda

l’educazione prescolastica,

e in L’autoeducazione

nelle scuole elementari

per l’età scolastica.

La soluzione del problema

pratico dell’educazione

ha due aspetti, se

così possiamo riassumere

il concetto montessoriano:

1) preparare l’ambiente

adatto allo sviluppo del

bambino, e 2) rendere attiva

la vita ambientale. Al

primo aspetto si ricollega-


I C T .199 M 2020

A

no l’arredamento del locale, il lavoro

conservativo, l’organizzazione materiale,

ecc. Il secondo si esplica in due

modi: con le occupazioni materiali e

con l’uso del materiale di sviluppo.

L’ambiente deve essere adatto allo

sviluppo fisiopsichico del bambino e

consentire la libertà di scelta degli

oggetti, così che il piccolo non abbia

a sottostare all’oppressione di una

volontà superiore. Pertanto, il locale

dovrà avere uno spazio sufficiente

per consentire il libero movimento

dei bimbi. D’altra parte, è rendere

possibile una vita separata ed indipendente

che contribuisca anche

materialmente a stimolare nei singoli

gruppi una vita di famiglia: perciò,

non ampi saloni comuni, ma, se possibile,

casettine lillipuziane o almeno

stanzette separate per i vari gruppi,

il cui interno sia gaio ed accogliente,

con tavolinetti chiari, seggioline leggere,

credenzette, mensoline e vasi

CULTURA

di fiori, quadri e tendine

variamente colorate,

che formano la cornice

gioiosa del mondo dei

bambini. Ogni oggetto

dovrà avere il suo posto

fisso, così che possa dai

bambini facilmente essere

rimesso nel giusto

posto, in questo modo

l’ambiente avrà un potere

ordinativo. Gli oggetti

dovranno essere

adatti al bambino non soltanto per la

loro dimensione ed il loro peso, ma

anche per la semplicità della loro costruzione,

in modo da non stancare il

bambino o perderne l’interesse. Oltre

l’ambiente adatto ed il materiale

scientifico, molto importante è la figura

della maestra, che è detta “ direttrice”,

non insegna, ma, mostrato

inizialmente l’uso del materiale, si limita

ad assistere con calma e pazienza

l’attività infantile. Il materiale, essendo

scientifico, non può essere né

mutato né modificato. Esso è svariatissimo:

vi sono incastri, allacciature,

matassine in ogni sfumatura di colore

da ordinare secondo le sfumature

stesse, campanelli e scatolette contenenti

diverse materie per la distinzione

dei suoni e dei rumori; scatolette

di vario peso per l’acquisto del

senso barico; superfici lisce e scabre

per il tatto. Tutto è ordinato all’affinamento

ed all’educazione dei sensi,


I C T .199 M 2020

che vengono esercitati uno per uno.

Questi esercizi mirano direttamente

all’educazione scientifica dei sensi e

dell’intelligenza ed a preparare gli

apprendimenti basilari della cultura,

ossia, le tecniche del leggere, scrivere

e calcolare. Questa ultima tecnica

è stata oggetto, in modo particolare,

di diverse critiche, perché la Montessori,

quando era ricercatrice nel manicomio

romano, Santa Maria della

P

Pietà, usava questo materiale per

affinare l’uso dei sensi di bambini,

che avevano difficoltà intellettive di

apprendimento, ottenendo importanti

risultati, ma molti studiosi della

pedagogia lo trovavano inadatto per

i bambini normali. Tale materiale infatti

è stato preparato in base agli

orientamenti della psicologia sperimentale,

ai metodi già seguiti dai

medici Itard e Sèguin, per il miglioramento

dei bambini carenti intellettualmente.

Ogni esercizio è congegnato

in modo da non riuscire se non

CULTURA

è perfettamente eseguito e perciò

induce all’autocorrezione dell’errore

ed alla ripetizione dell’esercizio stesso

senza intervento della direttrice.

Molto importanti sono gli esercizi di

vita pratica, centro dell’educazione

motrice. Tali occupazioni si riferiscono

alla cura della persona e dell’ambiente.

Così, per ciò che riguarda la

persona, i piccoli imparano a vestirsi

e a spogliarsi, a lavarsi. La cura

dell’ambiente si esplica, per esempio,

nel lavare le macchie, nel pulire

gli oggetti, nel raccogliere le cose cadute

e, tra tutte la più complessa, imparare

ad apparecchiare e sparecchiare

la tavola. Accanto a tali occupazioni

casalinghe esiste la categoria

dei lavori produttivi: il giardinaggio, il

lavoro dei campi, le cure per gli animali,

la raccolta dei frutti. Tutte attività,

che i bimbi esercitano individualmente,

ma esistono anche percorsi

collettivi, come: l’esercizio del

camminare sul filo, precisamente su

una linea ellittica disegnata sul pavimento

su cui i piccoli fanno esercizi

di deambulazione mentre la maestra

suona il pianoforte e l’esercizio del

silenzio, mediante il quale acquistano

il potere di rispettare un divieto

come attraverso un gioco divertente.

La Montessori inizia il bambino di

4-5 anni all’apprendimento della

scrittura e della lettura. Alla scrittura

ella giunge con tre ordini di esercizi:

anzitutto, per fare la mano, il tratteg-


I C T .199 M 2020

CULTURA

T C B R

gio, eseguito con matite di vari colori,

di figure geometriche ottenute seguendo

il contorno di apposite formelle;

poi il tasto ad occhi bendati di

lettere dell’alfabeto, intagliate in carta

smerigliata, infine la composizione

delle parole con lettere mobili, in cui

il bambino cerca le lettere che la

maestra pronuncia fino a comporre

una data parola. La lettura segue come

verificazione dello scritto. Per

l’insegnamento concreto della numerazione,

si usano aste decimetrate e

divise in vari colori per ogni decimetro,

così ogni asta rappresenta l’idea

concreta dell’unità globale. Numerose

e non lievi sono le critiche opposte

al metodo della Montessori; la

critica si è accanita in modi vari, ma

senza fondamenti concreti, sul naturalismo

biologico, sull’atomismo psicologico

e sociale del metodo montessoriano,

sull’artificiosità del materiale

didattico, sul concetto di libertà

e di autoeducazione e sulla rigidità

meccanica e materialistica della

Montessori. E invece è errato e fallace

accusare la Montessori di promuovere

una libertà che è licenza,

poiché fa a meno di leggi e di controlli

da parte dell’educatore. La libertà

dell’educando è moralmente

limitata dalla retta coscienza, che è

eventualmente guidata e ridestata

dalla maestra e didatticamente regolata

dall’uso del materiale, il quale da

una parte limita la scelta del bambino,

ma dall’altra vuole armonizzarsi

con la vera libertà interiore, quella

che segue le supreme leggi direttive


I C T .199 M 2020

dello spirito. La grande rivoluzione

educativa della Montessori non è

stata molto compresa in Italia e quindi

anche la sua diffusione, tuttavia resta

l’energico tentativo di riportare

la scuola sul piano vero del fanciullo,

e non solo nel giardino d’infanzia,

bensì ancora nella scuola elementare

ed in quella secondaria. Si stima che

nel mondo vi siano circa 65mila

istituti Montessori e scuole Montessori.

Negli Stati Uniti il metodo

Montessori è famosissimo e si contano

oltre 4.500 istituti. Nel Regno Unito

invece siamo a quota 800, ed in

Germania oltre 1.100. Nei Paesi Bassi,

invece, un terzo delle scuole pubbliche

sono scuole montessoriane. Nel

nostro paese, invece, queste non superano

le 200. In Italia invece ad oggi

gli istituti Montessori registrati sono

137. Significa che vi è una scuola ogni

450mila abitanti, troppo poco. Al

centro Italia vi è una

buona parte di esse. Si

tratta soprattutto di

scuole materne Montessori,

mentre medie e superiori

sono ancora meno

quelle di indirizzo

montessoriano.

Mussolini appena vide

che Maria Montessori

riscosse molto successo

all’estero, cercò di riportarla

in Italia. Maria

Montessori capì che

CULTURA

Mussolini cercava di strumentalizzarla

e nel 1934 abbandonò totalmente

l’Italia salvo ritornare saltuariamente.

Alle motivazioni storico- politiche,

inoltre, si aggiunsero quelle di tipo

culturale ed economico. Per l’Italia,

che usciva sconvolta dalla guerra, un

metodo così rivoluzionario avrebbe

richiesto da parte dello Stato un’ ingente

liquidità economica, che in

quel momento lo Stato non poteva

sostenere. Nel mondo il metodo invece

continuò a crescere e si contano

centinaia di uomini di affari, capi

di Stato e persone influenti figlie del

metodo Montessori. Il numero di talenti

straordinari e fieri di mostrare la

loro esperienza Montessoriana ha

aumentato la popolarità del metodo,

ma forse in molte persone alimenta

ancora una visione collettiva del metodo

legata ad ambienti d’élite.

Adriana Capriotti

L M M N


I C T .199 M 2020

CULTURA

R: ’ R

B

reve, brevissima durata ha purtroppo

avuto per ora la grande

esposizione su Raffaello Sanzio, chiamato

già dai suoi contemporanei

“divin pittore”. Il diffondersi della

pandemia Coronavirus ha infatti

comportato anche la chiusura di mostre

e musei, provocandone la sospensione

dopo solo tre giorni dall’apertura.

La mostra ha richiesto anni

di preparazione. È stata inaugurata a

Roma nelle Scuderie del Quirinale il 5

marzo scorso, in coincidenza con il

cinquecentesimo anniversario della

morte dell’artista, avvenuta a Roma

il 6 aprile 1520, giorno di venerdì santo.

Una vasta documentazione è stata

ora messa on line, nella speranza

però che all’inizio del mese di maggio

sia possibile riaprire le sale al

pubblico, seppur con ingresso contingentato,

e forse anche prorogarla

oltre la chiusura prevista per il 2 giugno.

Originale è l’impostazione: il

percorso è infatti a ritroso, prende

cioè avvio dal monumento sepolcrale

nel Pantheon di Roma, e va indietro

nel tempo fino ad arrivare, nelle

ultime sale, alla formazione dell’artista

nella bottega del Perugino e alla

sua nascita ad Urbino nel 1483, avvenuta

anch’essa di venerdì santo. Una

scelta guidata dall’intento di mettere

in rilievo l’apporto e il lascito culturale

di Raffaello nella Roma di allora,

dominata dalle figure dei papi Giulio

II della Rovere (1503-1513) e Leone X

dei Medici (1513-1520), che intende-


I C T .199 M 2020

CULTURA

I P S

Q

L’

P M

vano attraverso la politica della restauratio

urbis, cioè della ristrutturazione

e dell’abbellimento della città,

far riacquisire alla nuova Roma cristiana

quel primato che nei tempi

passati aveva contraddistinto la Roma

dei Cesari.

L’esposizione si apre con una ricostruzione

fedele in 3D della tomba

dell’artista nel Pantheon, con l’epitaffio

che il suo amico Baldassarre

Castiglione aveva fatto incidere e

che costituisce un capolavoro di sensibilità

e amore per l’arte: «Ille hic est

Raphael timuit quo sospite vinci, rerum

magna parens et moriente mori».

(Qui giace Raffaello, da cui, quando

visse, la natura temette d'essere vinta,

ora che egli è morto, temette di

morire con lui). In questa frase si ritrova

tutta l’essenza della poetica

del Rinascimento italiano, che considera

la natura fonte principale d’ispirazione,

e la cui bellezza Raffaello

nelle sue opere, aveva addirittura superato!

La “divinità” dell’artista, pittore, architetto

e archeologo è sottolineata

anche da Giorgio Vasari che nella sua

“Vita” scritta nel 1568 afferma: “Finì

il corso della sua vita [Raffaello] il

giorno medesimo che nacque, che fu il

Venerdì Santo d’anni trentasette, l’anima

del quale è da credere che come

di sue virtù ha abbellito il mondo, così

abbia di se medesima adorno il cielo”.

Ma vediamo qual è stato il percorso

artistico di Raffaello, in ordine cronologico.

Si era formato nella bottega

del pittore umbro Perugino da cui

aveva ripreso i modi aggraziati e spirituali

delle figure inserite entro dolci

paesaggi, come nella piccola tavola

del Sogno del Cavaliere (1503-1504),

prestato alla mostra dalla National

Gallery di Londra.

Giunto a Firenze nel 1504, Raffaello

vi trova due grandi artisti con cui cerca

il dialogo: Leonardo da Vinci e Michelangelo

Buonarroti. È il periodo


I C T .199 M 2020

CULTURA

della grande ritrattistica e delle Madonne,

come la Fornarina, i ritratti di

Agnolo Doni con Maddalena Strozzi.

Di qualche anno dopo è la famosa

Velata.

Nel 1508, chiamato dal papa Giulio II

(1503-1513), Raffaello si sposta a Roma

dove già lavorano Bramante e

Michelangelo: il primo impegnato nel

progetto della nuova Basilica di S.

Pietro, il secondo intento a realizzare

la tomba dello stesso Pontefice da

porsi al centro del nuovo edificio. Alcuni

disegni concernenti il progetto

della nuova fabbrica, tra cui il famoso

piano della pergamena di Bramante

(1505-1506), sono esposti in mostra

e attirano la nostra attenzione

verso la proposta progettuale che

sarà fatta qualche anno dopo da Raffaello (1514). Michelangelo passa

quindi alla dipintura della Cappella

Sistina (1508), mentre Raffaello inizia

la realizzazione degli appartamenti

papali con la stanza della Segnatura,

cui seguiranno la Stanza di Eliodoro,

la Stanza dell’Incendio di Borgo e il

Salone di Costantino, quest’ultimo

eseguito in gran parte dai suoi allievi.

Uno degli affreschi più importanti del

ciclo è la Scuola d’Atene, esaltazione

del pensiero antico su cui si fonda

tutta la cultura rinascimentale italiana.

Il mito dell’antico trova qui il momento

di massima esaltazione, senza

I , 1504. O

, 17 17 .

L, N G

R

R

distinzione tra paganesimo e cristianesimo:

concetto che appare stupefacente

in quanto eseguito negli am-


I C T .199 M 2020

CULTURA

R A D M S,

1506. O , 63 45 . .

F, G P

E S C, 1514. O

, 236 149

., B, P N

L V, 1516. O

, 85 64 .

F, G P

bienti più intimi della residenza ponteficale.

La presenza in mostra del

cartone preparatorio della Scuola di

Atene, proveniente dalla Pinacoteca

Ambrosiana di Milano, e restaurato

nel corso di ben quattro anni dall’Opificio

delle Pietre Dure di Firenze,

permette di apprezzare ancor più il

dipinto del Vaticano. Un evento che

indubbiamente sarà ricordato nel

tempo. In mostra sono inoltre presenti

alcuni arazzi, tessuti nelle Fiandre

su disegni di Raffaello: essi dovevano

essere collocati sopra i finti

drappi nella parte inferiore delle pareti

della Cappella Sistina.

Meno nota al grande pubblico è l’attività

di Raffaello archeologo. Scopritore

e “scavatore” della Domus Aurea

sul monte Celio a Roma, si era calato

dall’alto delle volte nella residenza

dell’imperatore Nerone, credute

grotte, individuando raffinati

affreschi dai vivaci colori. Venne

quindi coniato il termine

“grottesche” che sarà usato per un

individuare un filone della pittura di

genere molto in voga nelle grandi dimore

rinascimentali.

Largo spazio è dedicato nella mostra

ai disegni dell’artista, alcuni dei quali

prestati dal Museo del Louvre: si

tratta di volti femminili e maschili ma

anche di raffinati schizzi di architettura

che ne fanno uno dei maggiori

progettisti del Rinascimento. Ispirati


I C T .199 M 2020

CULTURA

C S A, 1509.

C , 285 804 ., M, P A

ai modelli antichi, i suoi edifici si distinguono

per le dimensioni armoniche

dei vari elementi (arcate, colonne,

capitelli, cornici) e per il rapporto

con l’ambiente circostante come per

esempio Villa Madama sulle pendici

di Monte Mario.

Nel 1519, mentre era impegnato a

compilare una planimetria della Roma

antica, scrisse una lettera al Papa

Leone X, invitandolo a prendersi cura

del patrimonio della sua città.

“quanti, dico, pontefici hanno atteso

a ruinare templi antichi, statue, archi,

e altri edifici gloriosi! Quanti hanno

comportato, che solamente per pigliar

terra pozzolana si sieno scavati

dei fondamenti, onde in poco tempo

gli edifici sono venuti a terra! Quanta

calce si è fatta di statue e d’altri

ornamenti antichi! Che ardirei dire

che tutta questa Roma nuova che ora

si vede, quanto grande ch’ella si sia,

quanto bella, quanto ornata di pallàggi,

chiese e altri edifici che la scopriamo,

tutta è fabbricata di calce di marmi

antichi”.

Nasce con queste parole e con il seguito

della lettera il moderno concetto

di tutela dei beni culturali, che

attraversando i secoli, sarà recepito

nell’art.9 della nostra Costituzione:


I C T .199 M 2020

L S A, 1509-10.

A 810

C V,

S

“La Repubblica […]Tutela il paesaggio

e il patrimonio storico e artistico

della Nazione”.

L’originale della lettera e i documenti

ad essa legati sono collocati al centro

di una sala dedicata, alle cui pareti

sono esposti i ritratti dei tre protagonisti:

Raffaello, Baldassarre Castiglione

e il papa Leone X.

Un artista eclettico, dunque, di cui

questa esposizione, con oltre 100

opere e 200 di suoi contemporanei,

intende mostrare la complessità e la

versatilità artistica. Lungo è l’elenco

dei prestatori: i principali sono gli

Uffizi (50 opere di cui 40 di

Raffaello),

la Galleria

Borghese,

L L X, 1519.

D C V

CULTURA

R L X

, 1518.

O , 154 119 , F,

G U

le Gallerie

Nazionale

d’Arte Antica

di Roma,

la Pinacoteca

Nazionale

di Bologna, il Museo di Capodimonte

e il Museo Archeologico Nazionale

di Napoli, i musei Vaticani, il

Louvre, la National Gallery di Londra.

Alcuni restauri sono stati effettuati

dall’Opificio delle Pietre dure di Firenze.

Un grande sforzo organizzativo

che ha l’obiettivo di rendere un

degno omaggio ad un artista tanto

amato in tutti i tempi. È auspicabile

che dopo il graduale ritorno alla

“normalità”, la mostra possa avere il

meritato successo e venire prorogata

di qualche mese. Nel frattempo è

possibile compiere una visita virtuale

sul sito https://www.scuderiequirinale.it/

pagine/raffaello-oltre-la-mostra.

Il Presidente del Comitato scientifico

è Sylvia Ferino-Pagden. Il catalogo, a

cura di Marzia Faietti e Matteo Lafranconi

con Francesco P. Di Teodoro,

Vincenzo Farinella, è edito da Skira.

Costo: 46 euro.

Sonia Gallico


I C T .199 M 2020

CULTURA

D ?

I

n queste feste di Pasqua appena passate,

vi siete forse chiesti che origine

ha il coniglietto pasquale, e come mai

sia apparso improvvisamente in Italia

negli ultimi 15-20 anni, ad accompagnare

gli agnelli e le colombe tradizionali.

Il coniglio pasquale (in inglese Easter

Bunny, in tedesco Osterhase), molto

popolare nei paesi di lingua

tedesca e negli Stati Uniti, è

un coniglio fantastico che lascia doni

per i bambini. Ha origine nelle culture

dell'Europa occidentale, dove ha sembianze

più simili ad una lepre. La lepre,

animale particolarmente prolifico e le

cui scatenate danze amorose si possono

vedere nei prati proprio agli inizi della

primavera, era nell'antica cultura europea

un simbolo di questo periodo

dell'anno, incentrato sulla rinascita della

natura e sulla fertilità, il quale poi,

con l'avvento del cristianesimo, venne

più o meno a coincidere con la festività

della Pasqua. Nata tra i luterani tedeschi,

la "Lepre pasquale" ha inizialmente

svolto il ruolo di giudice, valutando

se i bambini erano buoni o disubbidienti

durante il periodo pasquale. Secondo

la leggenda, la creatura porta uova colorate

nel suo cestino, caramelle e anche

giocattoli ai bambini. L'usanza fu

citata per la prima volta nel De ovis paschalibus

di Georg Franck von Franckenau,

testo sulle uova di Pasqua del

1682, riferendosi ad una tradizione tedesca.

Un coniglio che porta le uova?

com’è possibile?

Pare

che le due

immagini,

nate da radici

pagane

che rappresentavano la fertilità e la rinascita,

si siano intrecciate. I pagani celebravano

il rinnovamento primaverile

della vita, nonché la dea dell'alba e della

fertilità, Eostre, che era spesso rappresentata

dalla lepre o da un uovo.

Con la diffusione del cristianesimo, le

celebrazioni intorno all'equinozio di primavera

potrebbero essersi fuse con

l'osservanza della risurrezione di Cristo,

poiché cadono nello stesso periodo.

Pare che i missionari cristiani fondessero

le tradizioni pagane con le festività

cristiane per rendere più agevole la

transizione, quindi è possibile che le celebrazioni

di Eostre e la risurrezione di

Cristo siano diventate una cosa sola.

Sebbene l'usanza del coniglietto pasquale

non sia tradizionale in Italia, negli

ultimi anni alcune case dolciarie hanno

cominciato a proporre coniglietti di

cioccolata in alternativa o abbinati alle

tradizionali uova di cioccolato.

Nel 2015 è stata anche lanciata una versione

"localizzata" della "caccia alle

uova pasquali" (popolare all'estero)

a Roma, Milano, Napoli e Torino con

protagonista un coniglio chiamato, per

l'appunto, «Pasquale».

Anna Maria Follis


I C T .199 M 2020

CULTURA

S T O. A (1)

È

marchigiano l’autore delle illustrazioni

di molti romanzi popolari

usciti in Italia fra il 1910 e la fine degli

anni ‘30.

Cronaca di un’identità ritrovata

Sono passati venticinque anni da

quando mi sono imbattuto per la prima

volta nel nome di Oreste Amadio.

Fu durante la consultazione di un numero

del periodico popolare “Fra

Crispino” (a. IV, nn.9-10, settembreottobre

1914, pag. 225) che lessi,

all’interno della rubrica “Marchigiani

illustri o benemeriti degni di essere

conosciuti”, il nome Oreste Amadio

di Montalto delle Marche (AP). Di

Amadio, “Fra Crispino” ci informava

che era un pittore autodidatta, ritrattista

molto efficace e che viveva a

Milano, dove lavorava come disegnatore

per la Società Editoriale Milanese.

Aggiungendo che, per la stessa

casa editrice, aveva illustrato con immagini

“assai belle e suggestive”

un’edizione popolare della Divina

Commedia. Per molti anni non sono

riuscito a saperne molto di più; anche

se alcuni preziosi dati anagrafici

mi erano stati forniti direttamente,

dietro mia specifica richiesta, dall’allora

(era il 1995) addetto all’ufficio

anagrafe del Comune di Montalto

delle Marche. Grazie al quale ora sapevo

che Oreste Amadio era nato il

27 marzo 1873, terzo di cinque figli,

da Agostino e Miconi Erilde; che il 30

aprile 1900 aveva sposato Laureti

Matilde, da cui aveva avuto un figlio,

Walter, nato il 3 novembre 1902. E

ancora: che Oreste, la cui professione

risultava “studente”, era emigrato

da Montalto per Sesto S. Giovanni

il 23 aprile 1910; che, infine, come comunicato

dal Consolato d’Italia in Tunisia,

Oreste Amadio era deceduto a

La Marsa (Tunisia) il 5 novembre

1948. Ma di suoi lavori, nemmeno

G. C, L D C

S. E M 1910 .


I C T .199 M 2020

CULTURA

D C, I

.XVIII, . 127-131

D C, I

. XXI, . 52-54

l’ombra. Praticamente avevo alcune

precise notizie sulla sua vita ma pochissimo

sapevo della sua produzione

artistica. Ora non ricordo la fonte,

ma sono certo che doveva essere il

2008 quando, in una pubblicazione

celebrativa dei cent’anni del

“Corriere dei Piccoli”, Amadio veniva

menzionato come narratore, pittore

e illustratore che aveva collaborato

al noto giornalino per bambini in un

numero del 1909 e in un altro del

1915. Poi più nulla fino ad un paio di

anni fa. Benché più volte in passato

avessi cliccato su internet il nome

“Oreste Amadio”, mai avevo avuto

risposte utili alla mia ricerca. Fino a

quando, in una pubblicazione dedicata

agli architetti italiani operanti in

Tunisia fra le due guerre, Oreste

Amadio veniva menzionato come ritrattista

e pittore ufficiale. Ciò che

confermava sia la sua presenza in Tunisia

che la predilezione dell’artista

per la pittura di ritratto. Non solo,

nella “pagina” di una galleria d’arte

compariva un quadretto o meglio un

tondo con una scenetta di genere

orientalista su cui spiccava a chiare

lettere la firma “O. Amadio”. È a quel

punto che capii che sulla barra del

motore di ricerca non dovevo mettere

“Oreste Amadio”, che nessuno o

pochi conoscevano, ma “O. Amadio”.

E la sorpresa fu grande e inattesa.

Scoprii che non solo aveva illu-


I C T .199 M 2020

CULTURA

A. V, B W

L

. B 1914-1920

strato con 80 disegni a piena pagina

“La Divina Commedia di Dante Alighieri

ampiamente tradotta in prosa per

uso del Popolo Italiano” di Giuseppe

Castelli (1910, 80 fascicoli, copertina

unica a colori e un’illustrazione in b\n

all’interno di ciascun fascicolo), ma

che, dello stesso autore e per conto

della stessa casa editrice di Sesto S.

Giovanni (località dove, come abbiamo

visto, l’artista si era traferito),

sempre a fascicoli, anche “Torquato

Tasso - La Gerusalemme Liberata ampiamente

tradotta in prosa, ad uso

del popolo italiano (1912 c.) e

N P G E

V

S. E M 1915-16

“L’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto

tradotto in prosa per uso del Popolo

italiano” (1913-1914). Firmate

“O. Amadio” (o siglate con abbreviazioni

o monogrammi) sono poi risultate

molte copertine a colori e numerosissime

illustrazioni in b\n per opere

letterarie a larga diffusione popolare:

libri per bambini, romanzi storici,

d’appendice e fantastici, libri gialli

e di cappa e spada, per lo più editi da

tre case editrici milanesi: la citata Società

Editoriale Milanese, la Bietti e la

Barion.

Rimane, infine, il mistero della sua


I C T .199 M 2020

CULTURA

G.D'A, M F (R ) 40

. S. E M 1911

partenza per la Tunisia, quando ormai

era più che cinquantenne e con

alle spalle una lunga attività di illustratore

affermato. Sappiamo per

certo che egli partì alla volta di Tunisi

nel 1928 (solo di recente sono venuto

a sapere che O. Amadio era stato

una prima volta in Tunisia nel 1897),

dove tenne anche uno studio nel

quartiere di Montfleury. In Tunisia,

apprezzato come ritrattista di stampo

tradizionalista, oltre a ricevere al-

C. C, L P,

. B 1920

E. S, I P,

. B 1922


I C T .199 M 2020

cuni premi, Amadio prese parte a diverse

esposizioni, tra cui a quella della

Società Operaia di Tunisi del 1929.

In un articolo del 30 aprile del 1928,

uscito sul giornale tunisino di lingua

italiana “L’Unione”, egli afferma che

da quel momento in avanti sarebbe

stato il ritratto a prevalere nella sua

pittura, “perché in esso deve rifulgere

quella scintilla divina, misteriosa che

Dio ha infuso ad ogni genere umano”.

Da questa dichiarazione, più che una

sconfessione della sua ventennale

attività di illustratore, emergere il

desiderio irrefrenabile di voler finalmente

voltar pagina, indirizzando la

sua ricerca artistica esclusivamente a

quel suo genere di pittura prediletto.

Nota:

(1) “The Mystery of O. Amadio” è l’espressione

con cui la libreria antiquaria “Ebon e

Noir” di New York si chiede chi sia il misterioso

autore di quell’edizione della Divina

Commedia redatta da G. Castelli di cui

possiede una copia.

Alcune note sulle illustrazioni dantesche

di O. Amadio

La pubblicazione a fascicoli de “La

Divina Commedia di Dante Alighieri

ampiamente tradotta in prosa per

uso del Popolo Italiano” dal Prof. Giuseppe

Castelli e illustrata da Oreste

Amadio per i tipi della Società Editoriale

Milanese nel 1910, fa seguito a

tutto un fiorire di illustrazioni del

poema dantesco che trova l’antesignano

novecentesco nella figura di

Vittorio Alinari, editore fiorentino,

mecenate e collezionista

d’arte.

Con operazioni

più spiccatamente

imprenditoriali

che culturali in

senso stretto,

in più di un’occasione,

dal

1900 al 1903,

egli è riuscito a

CULTURA

F 1928-29

raccogliere intorno al testo dantesco

gran parte dei migliori pittori e disegnatori

italiani del tempo; al di là delle

singole diversità stilistiche o scuole

di appartenenza, in una sorta di

“chiassosa varietà di maniere, stili, di

concezioni di tanti artisti riuniti insieme.”

(Romani) Sarà naturalmente la

moltitudine di quelle opere realizzate

a tema, scaturite da apposite mostre

e riprodotte fotograficamente

da Alinari in limitate edizioni di lusso

(ma circoleranno anche sotto forma

di cartoline postali), a condizionare

molti di quegli artisti che, magari con

finalità più divulgative, dunque maggiormente

interessati ad una più

stretta osservanza del testo poetico,

vorranno cimentarsi nella trasposizione

grafico-pittorica delle cantiche

dantesche (1). Gli 81 disegni (26 più 1

d’introduzione per l’Inferno, 26 per il

Purgatorio e 28 per il Paradiso) con

cui Oreste Amadio illustra “questa”

Divina Commedia contribuiscono ol-


I C T .199 M 2020

CULTURA

M. Z, I P S

( O.A) 1928-29

C. C, G

. B 1924

P. D T, R

L D P, . B

G. C. D C, B,

B C, . B


I C T .199 M 2020

CULTURA

tremodo a dare forza comunicativa

ad un lavoro, come quello del prof.

Giuseppe Castelli (Ascoli P. 1846 - Roma

1915), il cui intento primario, dichiaratamente

pedagogico, era di

tradurre le opere migliori della letteratura

italiana “in istile adatto alla

istruzione popolare.” “La Letteratura

italiana - prosegue Castelli nella presentazione

dell’opera - è ricchissima

di opere buonissime, eccellenti; ma

poche di queste sono adatte a chi ha

ricevuto un’istruzione solamente elementare.”

Nella piena consapevolezza

che se “in una traduzione spariscono

le bellezze poetiche, ma con ciò

non spariscono, anzi si rendono più

intelligibili, le bellezze dei concetti

danteschi.” Dunque, l’opera di Amadio

doveva in qualche modo uniformarsi

agli intenti programmatici

dell’opera del prof. Castelli, nonché

alle richieste di un editore che, nel

momento in cui decide di pubblicarla,

ne condivide gli ideali e le finalità.

Per questo i disegni dell’Amadio mostrano

qualcosa di più del solito

“carattere delle illustrazioni dei romanzi

popolari pubblicati a dispense

domenicali.” (Romani) Pur non negando

che in alcuni dei suoi disegni

siano evidenti i richiami a scelte compositive

già utilizzate dai più famosi

illustratori presenti nelle edizioni Alinari.

Ma nell’evidente difficoltà di dare

originalità alle “sue” visioni ultraterrene,

in particolare a quelle infernali,

qualcosa di nuovo o di moderno

sembra balenare da alcuni dei disegni

di Amadio, specie da quelli che

mettono in primo piano la violenza o

la malvagità di alcuni protagonisti,

siano essi uomini che donne, o l’aspetto

mostruoso di altre figure. In

essi, il segno realisticamente descrittivo

può caricarsi all’improvviso di

una vena drammaticamente espressiva,

fino a deformare i tratti somatici

del soggetto. Mentre l’azione dialogante

dei due protagonisti con i

dannati spesso sfocia in mera gestualità

recitativa, tanto cara, per

esempio, agli attori del cinema muto

(proprio nel 1911 esce il film

“L’Inferno”). Nell’insieme, i disegni

di Amadio mantengono una loro

coerenza stilistica, senza che svaniscano

mai del tutto nelle atmosfere

fumose e vaporose tanto care alla

pittura simbolista. I suoi disegni se

ne discostano per la forte concretezza

compositiva delle figure e dell’ambiente

circostante, qualità che l’artista

raggiunge mediante l’uso sapiente

della luce decorosamente abbagliante.

Attilio Coltorti

Nota:

(1) Più di sessanta sono stati gli artisti

che hanno illustrato, fra il 1901 e il

1903, l’edizione in tre volumi de “La

Divina Commedia illustrata da artisti

italiani”, nata dal Concorso Alinari tenutosi

a Firenze nel 1900.


I C T .199 M 2020

MARGINALIA

note di cultura mediterranea

a cura di Franca Giusti

L

’idea di ricordare il giorno della

propria nascita nasce anticamente

dall’esigenza delle amministrazioni

di censire la popolazione, specialmente

i capifamiglia ed i cittadini liberi

e di sincerarsi dell’identità di

una persona evitando confusioni, in

caso di omonimia, nella riscossione

delle imposte o in questioni di carattere

giuridico.

L’abitudine di festeggiare il genetliaco

si registra fin dal tempo degli antichi

Egizi anche se limitavano i festeggiamenti

e lo scambio di auguri solo

ed esclusivamente ai membri della

propria famiglia. Per gli Egizi l’augurio

di buon compleanno era rivolto ai

proprio cari come un buon auspicio,

serviva come protezione contro i demoni

e gli spiriti maligni, gli auguri

dovevano esser dati e mandati nel

giorno esatto del compleanno in modo

da garantire una sorta di polizza

“è a margine di una pagina d’altri che ci si annota”

[Delino Maria Rosso in www.gliannidicarta.it]

N

I

d’assicurazione di durata annuale,

fino al compleanno successivo. Con

tali premesse ecco l’importanza del

rito augurale e dell’abitudine di riservare

solo ai membri della famiglia tale

e tanta premura. Nel tempo la delicatezza

di proteggere dagli spiriti

maligni le persone che si amano si

allargò anche al di fuori della famiglia,

Greci e Romani rivolgevano gli

auguri ad aristocratici ed oligarchi, ai

1678 - I G A

G F B

I , T


I C T .199 M 2020

governatori della città e dello stato.

Un atto necessario perché la salute

di chi governava, allora come oggi,

un popolo si riflette sulle sorti del

popolo stesso, salute fisica ed anche

mentale. Ed ecco che non basta dire

buon compleanno ma si iniziò, proprio

con i Greci, a personalizzare

l’augurio e a specificare cosa si intendesse

celebrare. In senso generico,

come se si volesse augurare semplicemente

una lunga vita, di trascorrere

molti anni ancora, in questo

caso si utilizzava una formula tipo

Χρόνια Πολλά, rivolta appunto alle

persone che avessero rivestito ruoli

importanti nella comunità. Un

bell’augurio era quello che andava

MARGINALIA

oltre il mero calcolo numerico degli

anni Χρόνος passati o ancora da vivere

regalando speranza di avere ancora

non solo molti anni da vivere

ma di viverli bene l’augurio di un momento

felice, καιρός, ed ecco le formule

ελπίζω e χαρούμενα γενέθλια

e con la speranza di una lunga e buona

vita per i familiari ed i potenti,

passarono i compleanni di tutto il

Medio Evo. Nel 1802 il poeta tedesco

Johann Wolfgang von Goethe decise

di voler celebrare, con una grande

festa, il suo cinquantesimo compleanno.

L’idea di spostare il baricentro

dell’importanza dai governatori

a se stesso fu rivoluzionaria ma

necessaria. Per quanto i nobili e po-

G


I C T .199 M 2020

tenti della terra siano importanti, un

po’ di autostima non guasta Goethe

se la poteva permettere ed in oltre,

in un’epoca in cui l’età media di vita

era piuttosto bassa, cinquant’anni di

vita meritavano sicuramente qualche

brindisi. Diffusasi dapprima fra la

classe nobile, la cortesia degli auguri

piacque anche ai meno abbienti, agli

uomini di ogni classe sociale e

persino a chi era fuori dalle gerarchie.

Γενε λιακ ς era in realtà piuttosto

riferito all’oroscopo, genetliaci

erano, anticamente, definiti coloro

che compilavano gli oroscopi mentre

in seguito, in epoche più moderne, si

riferisce al ricordo di un compleanno

di un nobile ed eventualmente il ricordo

anche dopo la morte.

L’abitudine di augurare un buon

compleanno si diffuse tanto da diventare

un’occasione per organizzare

un incontro con il festeggiato,

l’occasione per vedersi e trascorrere

insieme un po’ di tempo anche se

non fosse stato possibile organizzare

l’incontro nel giorno esatto

dell’anniversario.

Un modo o una scusa per sentirsi vicino

a qualcuno che fisicamente vicino

non è e così, un tempo ci si scriveva

lunghe lettere per l’occasione.

Lettere che diventarono telefonate

con l’invenzione di Meucci. Il calendario

appeso al muro con sopra scritti

tutti gli anniversari di compleanno

da ricordare ed accanto il telefono

MARGINALIA

per approfittare dell’occasione e

sentire il festeggiato.

Una buona idea di per sé, quella del

telefono, con l’evoluzione della tecnologia

e l’arrivo dei telefoni cellulari,

però si assiste ora ad un curioso

fenomeno. La telefonata è stata sostituita

da un messaggio breve di testo

per lo più standard o peggio ancora

privo di parole che vengono sostituite

da un’immagine scaricata da

internet.

Non più lettere o biglietti di auguri

ma un’immagine ed un augurio che

per quanto possano esser belli, non

sono personali. Non più il calendario

con le ricorrenze scritte a mano ma

un promemoria che fa suonare il telefono.

Il passo successivo dell’evoluzione

tecnologica è proprio il web, i social

network e le bacheche virtuali in cui

ci si scambia gli auguri anche tra chi

non si conosce realmente. Compaiono

sugli schermi dei nostri computer

i campanellini con le notifiche di promemoria

e i post con gli auguri che

vengono affissi alla bacheca al muro

virtuale e le stesse frasi augurali

che traggono ispirazione dalle frasi

già confezionate e proposte dalla rete.

Le nuove generazioni sono in grado

di cogliere l’aspetto romantico del

web anche se i biglietti-post non profumano

come quelli di un tempo ma,

in fondo, ciò che conta è il pensiero.


I C T .199 M 2020

S

i ergono dalla distesa di acqua turchese

mediterranea, con aspetto

scontroso e variegato di rocce granitiche

dal color dell’ebano e di origine

vulcanica, con flora verde marino dalle

chiazze ambrate. Sono le piccole

isole che coprono, sia a sud che a

nord, più o meno ampi spazi del nostro

mare preferito. “Grains de beauté”

a pelo d’acqua, per dirla alla francese

con lessico studiato e lezioso. Solo

nelle acque tunisine ci sono una

sessantina di queste isole o isolotti.

Una di queste, fra le più fascinose e

storicamente attive, é La Galite, l’isola

principale dell’omonimo piccolo arcipelago,

che sorge dall’acqua a forma

di tappo galleggiante. L’arcipelago é

noto per alcune sue spiagge di ciottoli,

grandi ciottoli arrotondati dagli

effetti dell'erosione e dall'agitazione

delle onde, che lambiscono permanentemente

le sue coste, come una

carezza benaugurante. In un atlante

geografico si legge:

“con un'estensione di

oltre 808 ettari, l'arcipelago

si trova al largo

della costa settentrionale

della Tunisia, a 64

km dalla città di Tabarka

e 45 km da Sidi

Michreg, il promontorio

più vicino”.

Le “Istruzioni nautiche

AMBIENTE E TURISMO

L G:

sulle coste della Tunisia”, risalenti al

1890, così descrivono l'isola: "È una

massa di terra grande, robusta e ripida,

con poche spiagge, lunga tre miglia

da nord est a sud ovest, oltre un

miglio di larghezza. Ha nella sua parte

orientale, una costrizione alla quale

corrispondono due maniglie molto

aperte: una a nord-ovest, l'altra a sud.

La parte occidentale, che è più alta, è

di 391 metri. Il lato est è dominato da

un notevole cono alto 358 metri, situato

all'estremità sud-orientale dell'isola.

La maggior parte di queste terre

cadono in mare su pendii interamente

ripidi e l'isola è difficilmente accessibile

se non dal lato nord-ovest. o meglio

dalla Baia del Sud di fronte alla quale

si trova l'ancoraggio ”(L. Manen e G.

Héraud, 1890). L'arcipelago de La Galite,

il punto più avanzato dell’Africa

verso l’Europa, é costituito, oltre che

dall'isola principale, da cinque isolotti,

ovvero Galiton, con un faro di 14 metri


I C T .199 M 2020

E L G

arroccato sulla sua cima e Fauchelle,

posti più a ovest che formano, con la

Sicilia e la Sardegna, una catena nordsud

del bacino mediterraneo, e i tre

Isolotti dei Cani, chiamati, bizzarramente,

il Gallo, la Gallina e il Pollastro.

Storia, leggende, arte e migrazioni da

nord verso sud hanno costellato il trascorrere

dei secoli de La Galite. Ma il

suo essere speciale ancora oggi é la

sua dissolvenza nell’ambiente, tra acqua

e cielo, una riserva naturale di

biologia marina. Una flora con 300

specie di piante, con nuove piantagioni

di pini d’Aleppo, rare specie marine,

come alghe brune, alghe rosse e grandi

prati di posidonia. La fauna terrestre

é ben rappresentata da rettili, insetti

e scorpioni, e da ciò che resta di

antichi greggi di pecore e capre, ormai

ovini selvatici; ma sono gli uccelli

che con la loro presenza danno lustro

all’ambiente, come il cormorano crestato

ed il gabbiano rosso, oltre al

maestoso falco di Eleonora, un elegante

rapace con un'apertura alare di

100 cm, una coda lunga, molto veloce

AMBIENTE E TURISMO

e abilmente agile quando insegue gli

uccelli anche sull'acqua. È difficile avere

la certezza di chi per primo abbia

calpestato questa piccola terra, le cui

prime tracce, ancora in fase di studio,

risalgono al neolitico, ma La Galite ha

avuto comunque un vissuto anche in

tempi lontani se é stata citata da molti

autori antichi fra i quali Plinio il Vecchio

e Tolomeo. Venendo a tempi più

recenti, nella diffusa storiografia sulle

isole mediterranee, La Galite viene

spesso definita l’isola clonata di Ponza.

Gemella, per morfologia e pezzi di

storia, a quella laziale, con i due arcipelaghi,

il tunisino e l’italiano, aventi

destini che si intersecano, segnando

cultura e sentimenti delle genti che li

abitano o li hanno abitati. A partire

dalla seconda metà dell’Ottocento cominciarono

ad apparire a La Galite i

primi coloni ponzesi dediti alla pesca.

Tra storia e leggenda, tra romanticismo,

pirateria e banditismo, si narra di

un re D’arco de La Galite, pescatore e

A D’A L G


I C T .199 M 2020

contrabbandiere, che avrebbe regnato

sulle isole dell'arcipelago praticamente

indipendente, la cui popolazione

contava solo una sessantina di persone

di origine italiana, più precisamente

napoletana. Composte da minuscole

imbarcazioni a stive forate, si

formavano piccole flottiglie per battere

le rotte Ponza- La Galite, a vela o a

remi, richiamati dai fondali molto pescosi.

In effetti, questi migranti napoletani

sarebbero stati i primi abitanti

permanenti de La Galite dove arrivarono

intorno al 1890, provenienti essenzialmente

da Ponza, raggiungendo

col tempo le 200 unità (in coabitazione

con coloni francesi). Col trascorrere

del tempo i nuovi abitanti costruirono

un villaggio che contava una

quarantina di case, la chiesa e la scuola,

alternando l’attività di pescatori a

quella di agricoltori/allevatori. Anche

Habib Bourguiba, colui che diventò il

Padre della Patria della Tunisia indipendente

soggiornò per 743 giorni,

fra il maggio 1952 il maggio 1954, a La

Galite, posto in esilio dai coloni francesi.

Fu poi trasferito in Francia ed il

H B L G

AMBIENTE E TURISMO

L H B

suo fedele amico “il cane de La Galite”

si lasciò morire d’inedia. La popolazione

poi scese gradatamente, per

dissapori atavici italo-francesi prima e

per il ripristino della legalità sull’isola

da parte della nascente Repubblica

tunisina, poi. La durezza della vita

quotidiana non più sopportabile alle

nuove generazioni, fece il resto. Nel

1995 si arrivò a soli tre residenti permanenti:

un ufficiale di marina, una

guardia nazionale e un pastore, oltre

a qualche guardia del faro di Galiton.

Ai giorni nostri sull'isola de La Galite,

con le sue sei fonti d'acqua, vivono,

poco più di una decina soldati della

marina nazionale, alcuni agenti della

guardia marina statale e alcuni pescatori

occasionali che vengono da Biserta

per pescare aragoste e pesce grosso.

Quando La Galite volge lo sguardo

al suo passato orgoglioso, semplice e

intenso, confrontandolo al suo presente

di abbandono e desolazione, il

cielo sopra di lei spesso si fa ombroso,

con nuvole che si sfregano fra loro

corrucciate, provocando piogge dal

sapore lacrimale. Ci dice Abdelmajid


I C T .199 M 2020

L G. R

P

AMBIENTE E TURISMO

I ’

T

M A D

Dabbar, storico fondatore, e Presidente,

dell’Associazione “Tunisie ecologie”

(ATE): “Nei 32 anni in cui sono andato

a La Galite e durante 19 spedizioni

scientifiche in media di tre settimane

ciascuna, l'unica volta che sono

tornato con grande tristezza e amarezza

per lo stato attuale dell'isola è

stato il mio primo viaggio di tre giorni

e due notti con un gruppo di venti

partecipanti pochi giorni dopo la rivoluzione

del 2011: tutto è stato sfigurato,

distrutto...” Effettivamente delle

visite incontrollate e spesso vandaliche

hanno provocato nel tempo un

saccheggio sia delle risorse marine

che dei beni immobili terrestri, che sono

patrimonio storico dell’isola. Abdelmajid

Dabbar, coadiuvato da Rym

Bensedrine, già responsabile del Desk

Italia dell’UTICA (la Confidustria tunisina),

e da una moltitudine di volontari,

non demorde comunque: ”Ho letto

dei nomi sulle tombe a La Galite: D'Arco,

Vitiello e Mazella: tre grandi famiglie,

di origine ponzese, che ho cercato

e trovato nel novembre 2016 nel

sud della Francia”. Insieme, nell'agosto

2017, abbiamo organizzato il primo

incontro degli ex Galittesi, con

due giorni a Biserta e tre giorni nella

stessa La Galite. Nel 2018, con i membri

di Tunisie Ecologie, abbiamo tenuto

la seconda edizione dell'incontro a

La Galite che è diventato annuale”;

poi prosegue: “e per luglio 2020 era in

preparazione un progetto di incontro

tra ex galittesi Tunisini, Italiani, Francesi

e Algerini. Speriamo di poterlo fare.”

Mantenere viva e diffonderne

l’esistenza é la sola speranza

di suscitare interesse e di sperare

che, restaurata e recuperata la

sua essenza ecologica, La Galite

possa un giorno diventare una

destinazione turistica e culturale,

senza però quel turismo di massa

che deturperebbe la sua bellezza

mediterranea. Solo allora La Galite

potrà sorridere alla sua gemella

Ponza. Ferruccio Bellicini


I C T .199 M 2020

SALUTE E BENESSERE


I C T .199 M 2020

SALUTE E BENESSERE


I C T .199 M 2020

L

’osservatorio “Mutamenti Sociali

in Atto-COVID19” (MSA-

COVID-19) è un progetto dell’Istituto

di ricerche sulla popolazione e le

politiche sociali del Consiglio Nazionale

delle Ricerche (Cnr-Irpps) realizzato

in collaborazione con l’Istituto

Nazionale di Geofisica e Vulcanologia

(INGV) e la Fondazione Movimento

Bambino ONLUS. Mediante

un sondaggio diffuso su scala nazionale,

esplora e analizza gli effetti

psico-sociali della contrazione

dell’interazione, della prolungata

convivenza e del distanziamento sociale

dovuti all’emergenza COVID-

19. I primi risultati dello studio forniscono

informazioni circa la condizione

abitativa, relazionale e lavorativa,

analizzando nello specifico le attività

quotidiane, l’uso di internet e

l’iperconnessione, la violenza domestica,

la fiducia sistemica e gli stati

psicologici. Il 73,1% dei rispondenti

ha in questo

momento

un partner,

con cui convive

per il

56,7%, a fronte

del 13% di

persone che

SALUTE E BENESSERE

O M S

A-COVID19 (MSA-COVID19)

- 16 2020

abitano sole. Circa la metà degli intervistati

vive con almeno 2 o 3 persone.

Il 49,3% è impiegato a tempo

pieno e per il 24,9% dei soggetti l’attività

lavorativa è sospesa. Tra i rimanenti

lavoratori, il 23,4% opera in

smart working e il 10,8% si reca sul

posto di lavoro. Circa 4 persone su

10 prevedono di andare incontro a

gravi perdite economiche, più di una

su 10 di perdere il lavoro o la propria

attività, e due su 10 di andare in cassa

integrazione. Il titolo di studio risulta

un importante salvagente della

tenuta lavorativa. Il rischio di non

riuscire a far fronte anche alle esigenze

alimentari nei prossimi giorni

è concreto per circa 3 persone su 10,

soprattutto nel centro e sud Italia.

Si evidenzia un’elevata quota di incertezza

per il futuro, che riguarda


I C T .199 M 2020

in particolare le donne (il 44,9% contro

il 31,1% degli uomini) e chi possiede

un titolo di studio medio-basso. Si

evidenziano condizioni di disagio

connesse all’assenza dell’interazione

sociale, l’aumento di stati depressivi,

disturbi di tipo alimentare e legati

all’abuso del digitale e dell’alcool. Sui

minori di 12 anni, il distanziamento

sta producendo un disagio dovuto al

distacco da amici e nonni

(rispettivamente 64,5% e 47,5%) e un

rilevante abuso di internet a scopo

di gioco e comunicazione

(rispettivamente 33,5% e 19,2%).

La nuova routine. Cultura e attività

stereotipate per genere

Il distanziamento sociale sta producendo

una parziale rimodulazione

dell’uso del tempo libero. Tra le principali

attività svolte in questi giorni

spicca la lettura di libri. Le scelte appaiono

però spesso prodotte dai

condizionamenti sociali e da una visione

stereotipata dei ruoli. Queste

persone ritengono che in questo periodo

sia giusto offrire agli uomini

maggiori valvole di sfogo, ad esempio

permettendo loro di uscire per la

spesa o altre esigenze, ma soprattutto

che questo momento offra alla

donna la possibilità di “riacquistare il

suo ruolo naturale di madre e moglie”

(sono d’accordo il 27% delle

donne e il 37% degli uomini). La presenza

di stereotipi, che coinvolge il

16,1% degli intervistati, è maggiore

SALUTE E BENESSERE

tra gli uomini (circa il 20% vs il 10%

delle donne), i non laureati, i credenti,

nel Mezzogiorno, tra chi ha un

orientamento politico di centrodestra

e cresce con l’età.

Il web. Virtuosi e complottisti

Gli atteggiamenti e i comportamenti

sul web possono definirsi virtuosi.

Moltissimi prestano attenzione a ciò

che leggono (80%), alle conseguenze

di ciò che scrivono (94%) e controllano

immagini e testi prima di condividerli

(88%). Pochissimi si dichiarano

favorevoli ad azioni di odio sul web

(3%), ma per il 30% è più facile esprimere

sincerità in rete che dal vivo. La

“teoria del complotto” fa però da

contraltare. Circa 4 soggetti su 10 ritengono

che il web offra ciò che i notiziari

nascondono deliberatamente,

lo pensano prevalentemente i maschi

(45% contro il 37% delle donne) e

le persone con titolo di studio medio

-basso (42% contro 32%).

Iperconnessione: dal reale nel virtuale

Rispetto all’uso dei social media si

assistendo per almeno 4 soggetti su

10 a un raddoppio del tempo di utilizzo

(fino a 60 minuti, 21,5%; da 1 a 3

ore, 42,1%; oltre 3 ore, 33,7%). Tutti,

indipendentemente dall’età, trascorrono

in questo momento più tempo

sui social: leggermente di più le donne,

chi vive nel Mezzogiorno e chi

non ha figli. A tale aumento di tempo

si evidenzia un incremento di emo-


I C T .199 M 2020

zioni e stati negativi quali rabbia, disgusto,

paura, ansia e tristezza. Parallelamente,

si evidenzia una diminuzione

di felicità e rilassamento.

L’immersione di massa nel digitale,

l’implicita legittimazione della trasposizione

del reale sul virtuale, soprattutto

in ambito didattico e ludico

per i più giovani, sta generando

un’iperconnessione che potrà divenire

un fattore patologico (è stato rilevato

tra i minori di 12 anni un abuso

di internet per gioco e comunicazione,

pari al 33,5% e al 19,2%). Circa la

metà delle persone, il 44,5%, ritiene

che la comunicazione virtuale

(social, chat ecc.) possa sostituire

quella personale (faccia a faccia).

Violenza domestica e assistita

Il 57% dei soggetti convive in questo

periodo con un partner o ex partner:

il 15% dichiara che è possibile che si

verifichi un atto di violenza psicologica

commessa dagli uomini sulle donne

e il 9% delle donne sugli uomini. Il

rischio di violenza fisica degli uomini

sulle donne è percepito dal 13% e

quella delle donne sugli uomini dal

3%. Il 5% di chi vive in coppia dichiara

che il clima è poco collaborativo, pacifico

e affettuoso, un dato in linea

con le tendenze rilevate dall’ISTAT. I

genitori dichiarano inoltre che i ragazzi

assistono alle loro liti nel 5% circa

dei casi. Infine, il 6% di chi vive con

un partner dichiara una seria preoccupazione

per la stabilità di coppia a

SALUTE E BENESSERE

causa della convivenza forzata.

Fiducia sistemica

La fiducia espressa verso sue componenti

sociali, istituzionali e collettive

indica che raccolgono il più elevato

consenso gli scienziati, la protezione

civile, le forze dell’ordine e la sanità.

I più bassi livelli vengono invece attribuiti

a politici, banche, informazioni

diffuse sui social e Unione Europea

(l’unica ad aver registrato un calo).

Discorso a parte per le singole figure

istituzionali: il presidente della Repubblica,

del Consiglio e il Papa, godono

di un’elevata quota di fiducia.

La resilienza

Rispetto alla resilienza, la capacità di

fronteggiare, resistere e reagire positivamente

a un evento stressante o

traumatico (misurata su due indicatori:

“orientato al problema” e

“focalizzato su emozioni positive”) i

dati evidenziano una capacità maggiormente

focalizzata sulle emozioni

positive (più gli uomini) e un po’ meno

orientata al compito (più le donne).

La resilienza cresce con il livello

di istruzione e l’età, la fascia 50-

69enne è la più orientata al problema.

Rispetto all’indicatore emozioni

positive, il Nord ottiene il punteggio

più alto e il Mezzogiorno il più basso.

Le emozioni primarie

Tra le emozioni primarie, le maggiormente

percepite in conseguenza del

distanziamento sociale sono tristezza,

paura, ansia e rabbia. La felicità


I C T .199 M 2020

SALUTE E BENESSERE

ottiene il punteggio più basso. Le

donne provano le stesse emozioni

degli uomini, ma con maggiore intensità.

Le emozioni mostrano un

andamento inversamente proporzionale

all’età: gli over 70 hanno un’intensità

emotiva più bassa rispetto ai

giovani fino a 29 anni. La fascia 30-49

anni prova paura con maggiore intensità.

Emozioni più accentuate risultano

nel Mezzogiorno, dato apparentemente

in contrasto con la minore

diffusione del contagio, e potrebbe

avere origine nei tratti culturali

dell’interazione sociale che a sud

si esprime di più nel senso della comunità

e nelle reti di vicinato interrotte

dal distanziamento sociale. In

merito a tristezza, paura e rabbia, i

valori maggiori si riscontrano in Calabria,

Basilicata, Campania, Molise,

Puglia e Sicilia.

Antonio Tintori, Loredana Cerbara, Giulia Ciancimino,

Rossella Palomba, Massimo Crescimbene,

Federica La Longa, Maria Rita Parsi.

Ufficio stampa CNR

Emanuele Guerrini

tel. 06.4993.2644

emanuele.guerrini@cnr.it

Responsabile:

Marco Ferrazzoli

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Valeria De Paola

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ufficio.stampa@ingv.it

INGV Comunicazione

INGV Comunicazione Social


I C T .199 M 2020

“S ”

F B

LIBRI

"Anche chi non conosce l'italiano potrà

finalmente leggere una storia che racconta

un'importante pagina del Mediterraneo

e che riguarda tutti noi". È quanto

dice la giornalista e scrittrice Francesca

Bellino a proposito dell'uscita della traduzione

in arabo in forma cartacea del

suo pluripremiato romanzo "Sul corno

del rinoceronte" del 2014. In attesa

dell'arrivo del volume nelle librerie dei

paesi di tutto il mondo arabo, il romanzo,

pubblicato da Al Mutawassit con traduzione

di Saoussen Bou Aicha e revisione

di Ahmed Somai (già traduttore de "Il

nome della Rosa" di Umberto Eco),

sarà disponibile gratuitamente in formato

elettronico, per tutto il mese di

maggio 2020, sulla rivista on line

www.ultrasawt.com, in collaborazione

con la piattaforma di libri arabi

www.abjjad.com. "Sul corno del rinoceronte"

- Premio per la narrativa Maria Teresa

di Lascia 2015 e Premio Costa d'Amalfi

Libri 2014 - è una storia di un'amicizia,

di libertà e di rivoluzione ambientata

tra un'Italia in crisi e una Tunisia in piena

trasformazione all'indomani della cacciata

del presidente Ben Ali, il 14 gennaio

2011. Le protagoniste sono Mary, una ricercatrice

di antropologia, e Meriem,

giovane donna partita da Kairouan per

seguire il suo amore italiano. Si incontrano

a Roma e diventano amiche. Una è

impaziente e spericolata, l'altra riflessiva

e cauta. Si scoprono simili, radici di una

stessa pianta, con un rinoceronte che vive

dentro di loro pronto a limitarle, manipolarle,

come il potere che condiziona

e impone la sua strada. Insieme lo

affronteranno, insieme possono batterlo.

Con questo road novel dal finale a

sorpresa, l'autrice racconta l'amicizia fra

due donne che cercano e trovano, ognuna

a suo modo, l'identità e l'affettività,

facendo emergere aspetti insoliti e curiosi

di due culture diverse. Francesca Bellino,

scrittrice, giornalista, conduttrice e

autrice radiotelevisiva. Si occupa di cultura

e transculturalità, mondo femminile

e diritti umani nell'area arabomediterranea,

con particolare attenzione

alle relazioni tra sponda sud e la

sponda nord del Mediterraneo.


I C T .199 M 2020

S

N B S

LIBRI

Il libro è un’antologia in 32 capitoletti,

tutti molto brevi, composti da due pagine

di fotografia (un fotoritratto) e due

di fumetto (quasi sempre tavole di 6 vignette

regolari). I narratori sono dei migranti,

ciascuno dei quali racconta una

storia.

L’obiettivo di Sio e Bernardi era di

«spiegare che quelli di cui i telegiornali

parlano, usando termini come

“immigrati, clandestini, rifugiati” o

semplicemente usando dei numeri, sono

in realtà esseri umani, persone».

Le interviste che Sio ha fatto, passando

una settimana a incontrare i migranti

ospiti del Centro di Solidarietà l’Ancora

(Sanremo), sono state tanto elementari

quanto “aperte”: ha chiesto loro di

raccontare un qualsiasi episodio legato

alla loro vita.

L’effetto ha generato due tipologie di

racconto.

Alcuni hanno riferito la storia del loro

viaggio fino in Italia, le motivazioni, le

tappe o i momenti salienti della loro migrazione.

Altri hanno invece offerto

aneddoti, avventure, scherzi, avvenimenti

sia ordinari che strampalati accaduti

loro in passato, durante l’infanzia o

da adulti.

Sfruttando la concisione del format in

due tavole, insieme alla sintesi e alla comicità

tipiche del suo stile, Sio ha trasformato

questi elementi in una collezione

di assurde storielle, brevi gag

umoristiche con protagonisti personaggi

buffi e surreali quanto lo sono gli abituali

protagonisti dei suoi fumetti. La

sola differenza tra questi pupazzetti irrealistici

e i giocosi eroi nonsense del

mondo di Scottecs è che, in verità, sono

travestimenti in stile-Sio di persone,

luoghi e fatti del tutto reali. La differenza

è enorme. E su un piano importante:

quello pedagogico.

In breve, Sio parla soprattutto a bambini

e ragazzini, ovvero ai lettori che più

amano e si nutrono di brevità, offrendo

una chiave per conoscere gli immaginari,

i contesti, le esperienze di alcuni migranti.

La normalizzazione del diverso attraverso

il racconto è il “messaggio” di

Storiemigranti.


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S

Ingredienti

* 300 gr di farina 00

* 1 uovo

* 130 gr di burro a temperatura ambiente

* 8 gr di lievito istantaneo per preparazioni

* 2 zucchine tagliate a pezzetti

* 200 gr di crescenza

* 100 gr di speck a fette

* sale e pepe q.b.

* olio extra vergine q.b.

Procedimento

Tagliamo a pezzetti le zucchine e mettiamole

in padella con un filo d'olio, sale e pepe.

Lasciamo cuocere con coperchio per circa 10

-15 min. In una boule uniamo farina e burro a

temperatura ambiente, in modo che sia più

morbido e lavorabile. Aggiungiamo un uovo

e il lievito istantaneo per preparazioni salate.

Iniziamo a lavorare a mano gli ingredienti

fino ad ottenere un impasto a briciole. Versiamo

2/3 del composto in una tortiera da 22

cm di diam., imburrata e infarinata e, con le

mani umide o il dorso d’un cucchiaio, creiamo

una base con bordo lungo tutto il perimetro.

Versiamo nella tortiera le zucchine

cotte e creiamo un secondo strato con crescenza

a pezzetti ricoprendo con speck. Versiamo

l'impasto a briciole rimasto e chiudiamo

la torta. Inforniamo a 180 °C per circa 30

min. e il piatto è pronto da servire.

Ingredienti

T N

* 250 gr pane raffermo

* 450 ml latte

* 30 gr burro

* 80 gr zucchero

* 80 gr uva sultanina

* q.b. pan grattato

* Una piccola presa di sale

* 50 gr farina

* Una presa di semi di finocchio

Procedimento

CUCINA

Sciogliete nel latte quasi bollente il burro,

lo zucchero e una punta di sale.

Tagliate il pane a piccoli pezzi, mettetelo

in una terrina e unite il latte.

Amalgamate e unite la farina e l’uva sultanina

fatta rinvenire in poca acqua tiepida.

Girate bene l’impasto, versatelo in una

tortiera imburrata spolverata con il pangrattato

e spargete sopra i semi di finocchio

(noi non li avevamo e non li abbiamo

messi, ma anche senza la torta è

ugualmente buona).

Cuocete a 180 °C per 50 - 55 minuti: la

torta dovrà essere asciutta e consistente.


I C T .199 M 2020

P

S C S

198

C

PASSATEMPO

Orizzontali

1. Pianta della foresta equatoriale - 6. Roditore simile al castoro - 12.

Aspettato - 14. Non cattive

15. Parola giapponese che significa saluto - 16. Sono in saldo quelli

di magazzino - 18. Grammo - 19. Centro balneare in provincia di

Ravenna - 20. Escursionisti Esteri - 21. Nota musicale - 22. Vi razzola

il pollame - 23. Prefisso per vino

24. Luogo di propagazione delle onde elettromagnetiche - 27. Ettore

regista - 29. La più piccola particella costituente un elemento

chimico - 31. Pianta tipica della zona mediterranea - 33. Le medaglie

degli atleti al primo posto - 34. Premesso indica precedenza - 36.

Simbolo chimico del molibdeno - 37. Dio del sole - 38. Insicuri, introversi

- 40. Simbolo del berillio - 41. Il compito dei portieri - 42. Fiume

svizzero - 43. Un modo di mangiare le patate - 45. Sorta dalle acque

- 47. Tisi - 48. Tipi di calli

Verticali

1. Ampie, abbondanti - 2. Percorso di pratiche - 3. Città del Ciad - 4.

Particella negativa - 5. Tavola di legno di ridotto spessore - 7. Beone

- 8. L'usa il meccanico - 9. Return On Investment - 10. Dentro, all'interno

- 11. Un tipo di spazio - 13. Un colore - 17. Associazione di donatori

di sangue - 19. Candela - 20. Ente che sovraintende ai voli - 21.

Pericoli per i pesci - 23. Gas con numero atomico due - 25. Peso lordo

meno peso netto - 26. Celestiali, paradisiaci - 28. Piante ad alto

fusto - 30. Impronta - 32. Lavoratori manuali - 33. Segue lo scritto -

35. Nome gaelico dell'Irlanda - 38. Agenzia di stampa di stato russa -

39. Il maestro Morselli - 40. Parte inferiore di un oggetto - 41. Partito

socialista italiano - 42. Arte latina - 44. Congiunzione telegrafica -

46. Iniziali di Sacchi, uomo politico

Rispettando le cifre inserite,

completate il riquadro così che

in ogni riga, colonna e quadrato

risultino tutte le cifre da 1 a 9.



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