Il Corriere di Tunisi N.199 maggio 2020
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
N°
199
[Nuova Serie] 1132 - 1135 [2127-2131]
Anno LXIV
MAGGIO 2020
I
M B
C F T
“I ”
I C T .199 M 2020
EDITORIALE
a cura di Silvia Finzi
L
a fase 2 è iniziata sia in Tunisia che in Italia.
Molti altri paesi hanno anticipato o posticipato
di pochi giorni l’inizio di una parziale riapertura
delle attività ed un allentamento delle misure di
confinamento anche se questo sapore di libertà,
pur essendo propiziatorio di libertà future, rimane
ancora troppo mirato ad alcune categorie di
età e di lavoratori per non suscitare in noi questo
sentimento di precarietà e di fragilità, frutto di un
insicuro procedere in un cammino che si colora,
di volta in volta, di oscuri presagi o di ottimistiche
speranze.
L’incapacità di prevedere l’esito delle misure proposte
ed alle quali però sarebbe, a dir poco incosciente
non attenersi, mette a dura prova il morale
dei cittadini.
La paura di una riaccelerazione dei contagi con
l’inizio della fase 2 alimenta un orizzonte mentale
in cui le nozioni di limite, di controllo, di contenimento,
di chiusura, di minaccia, di sospetto e
d’accusa vanno ben oltre il puro sentimento personale
poiché trovano nel linguaggio economico
e politico declinazioni alquanto preoccupanti.
Eppure mai come in questo momento di crisi internazionale,
parole come collaborazione, solidarietà,
apertura, fiducia sarebbero vitali per una
nostra possibile ripartenza. L’incertezza del domani,
in effetti, non deve indurre il dilagare del
sospetto nei rapporti politici, economici e culturali.
Il nazionalismo sfrenato, l’esaltazione autarchica,
la gara a chi vince per primo la corsa alla scoperta
del vaccino anti Covid-19, annebbia l’orizzonte
etico della protezione dell’umanità dalla
pandemia spostandolo ad una mera corsa al monopolio
del brevetto per utilizzarlo anche ai fini di
un vantaggio politico. Il susseguirsi di accuse
complottistiche (vedi Cina-Stati Uniti), le inutili
frizioni, in questo momento delicato per tutti,
funzionali a protagonismi politici ed elettorali, ci
danno il senso di questo “malessere della civiltà”
che da molti anni viviamo e che la pandemia ha
esposto più crudelmente di prima. Purtroppo le
piccole guerre tra partiti, tra Stati, tra grandi multinazionali,
danno la misura di quanto sia fragile il
nostro pianeta alla mercé di ulteriori scosse in un
mondo già terremotato.
Per fortuna, la comunità scientifica internazionale
continua a collaborare ed anche cinesi con statunitensi
e ciò malgrado la strategia della tensione
che i politici cercano costantemente di alimentare.
Gli europei (checché ne dicano gli antieuropeisti!)
attraverso la costituzione di un forum europeo
per la ricerca sta raccogliendo finanziamenti
per coordinare le ricerche e poter ridurre i
tempi di produzione di un vaccino. Sulla competizione
spietata e nazionalista vince di certo la collaborazione,
la fiducia e l’apertura che ne conseguono.
In Tunisia la riapertura è stata annunciata in tre
successive fasi: una prima dal 4 maggio al 14 giugno,
dalla quale dipenderanno le due fasi successive
dal 24 maggio al 4 giugno e dal 4 al 14 giugno,
con riapertura completa di tutte le attività
dal 14 giugno. Ogni fase potrà però subire modifiche
a seconda della situazione epidemiologica
riscontrata nel Paese.
Il timore di una seconda ondata della pandemia è
forte e presente in tutti i paesi che stanno sperimentando
il passaggio dal confinamento totale
ad una riapertura mirata e circoscritta.
In Tunisia l’inizio del Ramadan, le difficoltà economiche,
specie dei lavoratori giornalieri, e forse
una certa incredulità di fronte ai rischi di contagio,
hanno già provocato molte violazioni all’obbligo
di confinamento. Se l’apertura mirata sarà
controllata e non anarchica, questa senz’altro
permetterà di dare un certo respiro alla popolazione
anche se non tutti i settori potranno riprendere
le attività.
Le donne e gli anziani sono senza alcun dubbio
i più penalizzati e, come ironicamente hanno
scritto alcuni articolisti, la fase 2 è per lo più maschilista!
In Italia, la fase 2 è iniziata e tutti la guardano
con ansia per poter seguire o meno i suoi passi.
Molte le misure di controllo messe in atto per
evitare una nuova impennata nei contagi.
Per tutti, incrociamo le dita poiché da tutti dipende
il nostro io e viceversa!
Portiamo le mascherine e continuiamo anche
se a fatica rispettando le misure di distanziamento
sociale.
Buon fine di Ramadan a tutti i musulmani sperando
che con l’Aîd si possa festeggiare più
convivialmente la fine del mese di digiuno.
I C T .199 M 2020
SOMMARIO
In questo numero
Collettività 6-20
- Telefono Amico Italia, un’importante
realtà per tutti, sempre a portata di
mano...
- INPS. Informazioni sulle pensioni
all’estero ed emergenza Covid-19.
- Permessi di circolazione in Tunisia.
- Permessi di soggiorno dei cittadini
stranieri.
- Focus cittadini italiani di rientro dall’estero
e cittadini stranieri in Italia.
- Aggiornamento informazioni dal sito
viaggiare sicuri al 01 aprile 2020.
- Volare durante il Covid-19.
Consigli legali 21-22
- Matrimoni gay in Tunisia: un precedente
o un semplice errore amministrativo?
In Tunisia 23-36
- Intervista televisiva del 19/4/2020 al Capo
del Governo Elyes Fakhfakh.
- Misure del Governo tunisino per una
riapertura graduale delle attività.
- Prima trascrizione di un matrimonio
gay in Tunisia.
- CEFA Onlus in Tunisia. Fumetti contro il
Covid-19.
- Ramadan a Tunisi tra confinamento e
coprifuoco.
In Italia 37-43
- Napoli 2020. Galleria fotografica.
Maghreb e Mediterraneo 44-50
- Scienza e religione nel Mediterraneo ai
tempi del coronavirus.
Immigrazione/Emigrazione 51-53
- Sos. Agricoltura senza manodopera
in Italia. La regolarizzazione degli
immigrati potrebbe essere una
risposta.
Dossier 54-64
- Interviste in tempi di quarantena.
Conversazione con il linguista Fiorenzo
Toso, “Il tabarchino è un genovese
trapiantato”.
Economia 65-69
- CTICI comunicato.
- CTICI raccolta fondi.
- COVID-19: in arrivo stanziamenti europei
per Tunisia e altri Paesi.
- Positivi i primi tre mesi 2020 nell’esportazione
d’olio d’oliva tunisino.
Cultura 70-91
- Maria Montessori, 150° anniversario
dalla nascita.
- Raffaello: un’importante mostra a Roma
aperta e subito chiusa.
- Da dove viene il coniglietto pasquale.
- Svelato The mystery O. Amadio.
Marginalia 92-94
- Non basta dire buon compleanno. Il
buon profumo di una lettera.
Ambiente e turismo 95-98
- La Galite: Una bellezza mediterranea.
Salute e benessere 99-104
- Elenchi medici volontari per gli italiani
in Tunisia.
- Osservatorio sui mutamenti sociali
in atto - COVID19 (MSA-COVID19).
Highlights sui risultati 16/4/2020.
Libri 105-106
Cucina 107
Passatempo 108
I C T .199 M 2020
CÀ
T A I
’
...
S
tiamo vivendo un passaggio storico
davvero difficile per tutti e
per qualcuno di noi può divenire arduo
riconoscere uno spiraglio di luce
in fondo al tunnel. Alla ricerca di una
risposta, di un chiarimento o semplicemente
per distrarci e superare le
nostre ansie, insieme a noi a volte c’è
qualcuno, ma non sempre è in grado
di venirci incontro. Molto spesso,
piuttosto, c’è un qualcosa che oggigiorno
stringiamo nervosamente tra
le dita, è un cellulare o meglio uno
smartphone. Oggi questo strumento,
prima ancora che un telefono,
rappresenta un vero concentrato di
tecnologia, perennemente online e a
volte, proprio per questo, esso stesso
può divenire una fonte di ansia.
In certi momenti particolari può
mancarci la figura di un amico sincero,
empatico, a cui rivolgerci ed ecco
il motivo di questa intervista con la
quale vorremmo ricordare e raccontare
a tutti quello che è il prezioso
contributo che può arrivarci attraverso
l’etere proprio da un servizio telefonico.
Un prezioso servizio che ormai
da diversi decenni, dal tempo dei
telefoni a gettone, offre a tutti
“dall’altro capo del filo” un ascolto
attento, sincero e incondizionato,
oggi come ieri.
Ringraziamo quindi per la sua disponibilità
Monica Petra, Presidente Nazionale
di Telefono Amico Italia Onlus,
che ha gentilmente accettato di
rispondere ad alcune nostre domande,
ad un’intervista con la quale vorremmo
anche ricordare che oggi il
servizio svolto dal Telefono Amico
Italia ha superato i confini nazionali
I C T .199 M 2020
ed è disponibile anche per i nostri
connazionali che, per qualsiasi ragione,
ne avessero necessità anche trovandosi
all’estero, Tunisia inclusa naturalmente.
***
Presidente Petra, il progetto del telefono
amico, in origine, fu un’idea nata
all’inizio del Novecento negli Stati Uniti,
quando le problematiche sociali
erano talmente gravi che un gruppo
di volontari si pose l’obiettivo di contribuire
a porre un argine ad una
preoccupante recrudescenza del fenomeno
dei suicidi, i cui numeri durante
la crisi di quegli anni iniziavano ad assumere
proporzioni sempre più allarmanti.
Dopo più di un secolo, quale è
oggi l’obiettivo del telefono
amico in Italia,
quali sono le problematiche
sociali con le
quali vi confrontante
tutti i giorni e quali
vi allarmano maggiormente?
Telefono Amico Italia
è nato, come le altre
help-line, con l’obiettivo
di prevenire il
suicidio. Ancora oggi,
operiamo per
questo scopo. Con gli
anni però la prevenzione
ha assunto un
ambito di intervento
più ampio e oggi si
CÀ
definisce in termini di potenziamento
e supporto al benessere emozionale
di ciascuno. Le persone che ci
chiamano parlano soprattutto di
difficoltà relative all’area del sé, cioè
di problemi legati alla propria esistenza,
al senso del loro esistere,
agli obiettivi e alla fatica di affrontare
esperienze ed emozioni in una fase
della vita o in momenti particolari.
Il bisogno del quale sono portatori
è quello di trovare qualcuno disposto
ad ascoltarli e ad accogliere
la loro sofferenza per poi esplorare
insieme ai volontari emozioni, risorse
e opportunità per venir fuori dalle
situazioni di disagio. È un modo
per fare prevenzione partendo
I C T .199 M 2020
dall’emergere dei momenti di difficoltà
per evitare che le criticità si
traducano in crisi irreversibili.
Quante sono oggi le realtà associative
che svolgono questo prezioso servizio
di volontariato, chi sono i volontari
che si rendono disponibili per i vostri
centri gratuiti d’ascolto?
Oggi possiamo contare sull’attività
di circa 500 volontari che operano
nei nostri 20 centri sul territorio italiano.
I volontari sono persone che
hanno deciso di offrire gratuitamente
tempo e capacità di ascolto empatico,
mettendoli al servizio di chi ne
ha bisogno. Non sono necessarie
professionalità specifiche per diventare
volontari ma tutti devono seguire
i nostri corsi di formazione e
acquisire le competenze di ascolto e
di costruzione di relazioni d’aiuto
efficaci.
In passato uno degli approcci del telefono
amico teneva in particolare considerazione
le indicazioni presentate
in alcuni studi dello psicologo statunitense
Carl Rogers il quale, in estrema
sintesi, riteneva che un atteggiamento
“non direttivo” nelle relazioni fosse
la premessa per una modificazione positiva
della personalità, insomma, per
trarre beneficio dal colloquio interpersonale.
In sintesi, niente consigli ma
un ascolto empatico, sincero e autentico
che rappresenti un primo passo
verso il recupero della serenità perduta,
una condizione necessaria affinché
CÀ
ciascuno possa compiere autonomamente
e nel migliore dei modi le proprie
scelte, senza condizionamenti,
senza soluzioni preconfezionate. Oggi
è ancora valido un orientamento di
questo genere nello svolgimento del
vostro servizio che, lo ricordiamo, garantisce
l’anonimato ed è apolitico ed
aconfessionale? Qual è oggi, in linea di
massima, l’esperienza ideale e i principi
che sono alla base della vostra opera?
Le linee guida di fondo sono rimaste
le stesse. I volontari di Telefono
Amico Italia sono persone che credono
nella capacità degli esseri
umani di riconoscere e comprendere
le proprie emozioni e di individuare
le proprie risorse personali. Il valore
di riferimento è la considerazione
positiva incondizionata, l’idea
cioè che tutti noi possiamo costruire
o migliorare il nostro benessere, talvolta
avvalendoci anche dell’aiuto di
altri ma soprattutto grazie al nostro
impegno e alla nostra conoscenza di
noi stessi. In questo senso, non dare
consigli o soluzioni “standard” è un
modo per esprimere rispetto per la
specificità e la specialità di ciascuno;
il nostro modello mira a supportare
e implementare la fiducia di chi ci
chiama nella sua capacità di disegnare
e affrontare il proprio percorso di
benessere e serenità.
Esistono varie iniziative sociali che cercano
di fronteggiare la solitudine e i
I C T .199 M 2020
CÀ
disagi sociali degli italiani più in generale.
La vostra associazione ha aperto
le porte anche a chi si trova all’estero.
Sono infatti molti gli italiani che per
svariate ragioni si trovano all’estero:
studenti, imprenditori, lavoratori emigrati
e un cospicuo numero di anziani
che, per la modestia delle pensioni,
per sfuggire alla povertà in patria scelgono
di emigrare in Paesi magari meno
sviluppati ma che offrono ai bassi
redditi la possibilità di condurre una
vita decorosa. Il vostro osservatorio
potrebbe rivelarsi un osservatorio privilegiato
per inquadrare il disagio,
avete avuto modo di “tastare il polso”
rispetto a questo tipo di disagio
sociale vissuto dai concittadini residenti
all’estero? Qualche riscontro rispetto
agli italiani in Tunisia?
Il tema è interessante. Purtroppo,
non abbiamo ancora avuto modo di
esaminare questo fenomeno ma
speriamo che con il nuovo numero
che abbiamo adottato sarà più facile
contattarci anche per coloro che vivono
all’estero. Ci piacerebbe poter
dare sostegno a chiunque ne abbia
bisogno e parli l’italiano, ovunque si
trovi.
Il virus Covid-19 ha ormai aggredito
l’umanità intera e si è imposto al centro
dell’attenzione di tutti i mezzi di
comunicazione. Ci ritroviamo tutti in
mezzo ad una baraonda di notizie incerte
e contraddittorie, contenuti
confusi espressione del fin troppo assortito
panorama dei social media. La
programmazione televisiva ci propone
continui aggiornamenti e dibattiti
infuocati e allarmanti alternati ad intrattenimenti
forzatamente e standardizzati,
spesso improntati al revival
e, in questi mesi di cattività la TV
sembrerebbe essere il “salvagente”
più frequentato. E non sono pochi coloro
che, per mille ragioni, sono privi
del conforto della famiglia o degli amici
e lasciati a se stessi. Può accadere
dunque che in età avanzata e con la
I C T .199 M 2020
CÀ
complicità dell’isolamento, la televisione
diventi un po’ l’unico compagno
della giornata. Però, questo strumento,
se pure è in grado di parlarci, distrarci,
annoiarci e perfino istruirci
qualche volta, non è purtroppo in grado
di ascoltarci. Ed è proprio l’ascolto
che potrebbe confortare. Quale è per
voi il valore dell’ascolto?
Essere ascoltati e compresi vuol dire
sentirsi riconosciuti per quello che
veramente siamo. È questo l’effetto
benefico dell’ascolto, consentire a
chi si racconta di veder rispecchiato
il suo vero pensiero. In questo senso,
l’ascolto svolge la funzione di un
grande strumento di aggregazione e
socialità perché consente di uscire
dalla massa indistinta ed essere speciali,
unici. Se un altro capisce quello
che sento nel modo in cui lo sento,
se percepisco nell’altro la profonda
comprensione del mio specifico modo
di provare e vivere, mi sentirò
parte di un’alleanza, non sarò più
isolato perché avrò sperimentato la
forma migliore della socialità, quella
che passa attraverso il comprendersi
in maniera autentica.
Può riepilogarci com’è organizzato il
vostro servizio, come è possibile contattarvi
anche dalla Tunisia, in quali
giorni e in quali orari siete operativi?
Avete qualche specifica comunicazione
o raccomandazione da rivolgere a
chi risiede all’estero?
Telefono Amico Italia offre aiuto attraverso
tre canali per consentire ad
ognuno di scegliere quello che sente
più adatto alle sue esigenze. Al telefono,
chiamando il numero unico nazionale
02.2327 2327 che è un normale
numero a tariffa urbana ed è attivo
tuti i giorni dalle 10 alle 24. È inoltre
possibile contattarci al servizio
Mail@mica al quale si può
accedere dal nostro sito
(www.telefonoamico.it) in qualunque
momento, sempre. Infine, è
possibile chattare con noi attraverso
il servizio WhatsApp Amico al numero
345.0361628, tutti i giorni dalle
18 alle 21. Tutti i canali sono raggiungibili
anche dall’estero, con il prefisso
+39.
Anche in periodi di difficoltà collettiva
come quelli che stiamo vivendo,
ognuno di noi avverte il bisogno di
potersi confrontare sulle difficoltà
che avverte in maniera specifica, a
maggior ragione se ci si trova distanti,
anche geograficamente, da
cari e abitudini.
Il nostro consiglio per tutti è prendersi
cura di sé, rispettando le prescrizioni
delle autorità sanitarie ma
anche prestando attenzione al proprio
sentire e chiedendo aiuto quando
se ne sente il bisogno. In questo
senso, Telefono Amico Italia è l’interlocutore
adatto per chi vuol preservare
anche il proprio benessere
emozionale.
a cura di Cinzia Olianas
I C T .199 M 2020
D
i seguito, pubblichiamo il comunicato
che il Comites ha inviato ai
Connazionali ed ai Pensionati italiani
in Tunisia, relativamente ad un importante
messaggio emesso dall'INPS circa
la corrente campagna di accertamento
dell’esistenza in vita, connessa
all'erogazione delle pensioni all'estero
ed ai provvedimenti conseguenti all'emergenza
COVID-19.
—————-
Messaggio INPS n.1418
OGGETTO: Pagamento delle pensioni
all’estero: prima fase della campagna
di accertamento dell’esistenza in
vita riferita agli anni 2019 e 2020.
Provvedimenti conseguenti all’emergenza
sanitaria causata dal COVID-
19.
Con messaggio n.INPS Informazioni
sulle Pensioni all’estero ed Emergenza
COVID-19 3884/2019 sono state
CÀ
INPS
I ’
E COVID-19
fornite indicazioni sull’avvio da parte
di Citibank, banca attualmente incaricata
del servizio di pagamento delle
pensioni INPS all’estero, della prima
fase della campagna di accertamento
dell’esistenza in vita, riferita agli
anni 2019 e 2020, per i pensionati residenti
in Africa, Oceania ed Europa.
La prima fase dell’accertamento è
stata avviata da Citibank, a partire
dal mese di ottobre 2019, con l’invio
ai pensionati INPS residenti nelle
suddette aree geografiche, della modulistica
necessaria all’attestazione
di esistenza in vita. Le attestazioni,
debitamente compilate, sottoscritte
dal pensionato e avallate da un
"testimone accettabile" (quale un
rappresentante di un ufficio consolare
o di un'Autorità locale legittimata
a tale adempimento) dovevano esse-
I C T .199 M 2020
CÀ
re restituite alla banca entro il 13 febbraio
2020. Per i casi in cui il processo
di accertamento dell’esistenza in
vita non è stato completato entro il
suddetto termine, Citibank ha effettuato
il pagamento della sola rata
di marzo 2020 attraverso Western
Union.
La pensione può essere riscossa soltanto
personalmente dal pensionato,
il quale fornisce, così, anche la
prova dell’esistenza in vita; in questo
modo, il pagamento delle successive
rate viene effettuato secondo le consuete
modalità, a meno che non pervenga
a Citibank una esplicita richiesta
di continuare a incassare la pensione
presso Western Union. Per poter
ripristinare le precedenti modalità
di pagamento, la riscossione personale
della rata di marzo sarebbe
dovuta avvenire entro il 19 marzo
2020, termine ultimo per la predisposizione
del pagamento della rata di
aprile da parte di Citibank. In caso di
mancata riscossione personale o di
mancata produzione dell’attestazione
di esistenza in vita entro il 19 marzo
2020, il pagamento delle pensioni
sarebbe stato sospeso a partire dalla
rata di aprile 2020.
Premesso quanto sopra, Citibank, alcuni
Patronati e Uffici consolari hanno
rappresentato che spesso i pensionati
sono impossibilitati a recarsi
da “testimoni accettabili” o nelle locali
agenzie di Western Union (in alcuni
casi addirittura chiuse) per la riscossione
della rata di marzo, che costituisce
valida prova dell’esistenza
in vita. In particolare, è stato evidenziato
che, a causa del diffondersi del
contagio da COVID-19, in diversi Paesi
interessati dalla prima fase dell’accertamento
sono state imposte restrizioni
alla libertà di movimento dei
cittadini ivi residenti, specialmente
se di età avanzata, che non permettono
a costoro di completare il processo
di verifica con le consuete modalità.
Pertanto, l’Istituto, in accordo con la
Banca, ha deciso di non sospendere i
pagamenti a partire dalla prossima
rata di aprile e di includere i pensionati
che non sono riusciti a completare
il processo di verifica tra i soggetti
che saranno interessati dalla seconda
fase dell’accertamento generalizzato
dell’esistenza in vita che, come
già comunicato con messaggio n.
1249/2020, sarà avviata presumibilmente
ad agosto 2020.
Il Direttore Generale
Gabriella Di Michele
Per eventuali ulteriori informazioni è
possibile consultare sulla rete internet
il seguente link:
https://www.inps.it/
nuovoportaleinps/default.aspx?
itemdir=53554
I C T .199 M 2020
I
l Ministero degli Affari Sociali tunisino,
domenica 29 marzo 2020, ha
pubblicato un comunicato stampa
che ha annunciato che le richieste di
permessi di circolazione nel territorio
durante la pandemia di COVID-19
vanno inoltrate online sul portale
www.autorisation.gov.tn a decorrere
dal 30 marzo 2020.
Questo sistema digitale è stato istituito
in collaborazione con il Ministero
delle Tecnologie della Comunicazione
e della Transizione Digitale e il
Ministero degli interni, con l'obiettivo
di rispondere alle richieste di autorizzazione
alla circolazione per veicoli
e dipendenti di aziende, costretti a
continuare il loro lavoro, durante il
confinamento generale.
CÀ
P C T
Le risposte alle richieste delle aziende
verranno inviate
ai loro indirizzi
e-mail, mentre
le risposte
alle richieste di
singoli, dipendenti
di aziende o altri, verranno inviate
tramite SMS.
Per eventuali ulteriori aggiornamenti e
informazioni si consiglia di consultare
su internet il seguente sito web:
http://www.autorisation.gov.tn/?
clid=IwA R0Q4511yKGO-
PWW9K6yvuamWhrtZtB0mPUdB9ic-
CRarXB67qVl3McxZGEo
P S
I
l Direttore Generale dell'Osservatorio
Nazionale dell'Immigrazione
tunisino, Abderraouf Jamel, ha dichiarato
l’8 aprile che il soggiorno
degli stranieri presenti in Tunisia, il
cui visto è scaduto, sarà prolungato
fino alla fine della crisi legata alla
pandemia di COVID-19. Pertanto la
data di scadenza di tale proroga non
è stata ancora definita dalle Autorità
competenti. Tale misura si applica
anche agli autoveicoli. La stessa fonte
ha precisato che si è registrata
un'ondata di solidarietà
verso
gli stranieri e gli
africani, in particolare
per le
difficoltà inerenti
il pagamento degli affitti delle abitazioni.
I proprietari che hanno affittato
le loro case sono stati invitati ad
aiutarli, ad avere pazienza ed a sostenerli
in questo momento difficile,
date le circostanze eccezionali in cui
si trova la Tunisia.
I C T .199 M 2020
CÀ
F
C I ’
I
Per opportuna informazione ed orientamento
vi proponiamo alcune domande e
risposte recentemente commentate dal
Ministero degli Affari Esteri inerenti gli
ingressi e le uscite dal territorio italiano.
—————-
Quali regole valgono dal 28 marzo per
gli ingressi in Italia dall'estero?
Il vettore è responsabilizzato: l'autocertificazione
sui motivi del viaggio
va consegnata anche all'imbarco
e deve contenere i motivi del viaggio
in modo dettagliato (salute, lavoro,
necessità assoluta), l'indicazione del
luogo dove si trascorreranno i successivi
14 giorni di isolamento, il mezzo
proprio o privato con cui tale luogo
sarà raggiunto e un recapito telefonico
anche mobile. Per "necessità
assoluta" si intendono le ragioni indicate
nella F.A.Q. già pubblicata nel
nostro sito. Chi arriva dall'estero non
può prendere mezzi di trasporto
pubblici, ma solo mezzi privati
(quindi o qualcuno viene a prenderlo
all'aeroporto, porto o stazione oppure
l'interessato noleggia una macchina
o, nei limiti in cui è consentito,
prende un taxi o un'auto a noleggio
con conducente). "Per i transiti in aeroporto
e per le regole da seguire
per prelevare persone da aeroporti,
porti o stazioni vedere le F.A.Q. specifiche".
La quarantena deve adesso
essere fatta da chiunque entri in Italia.
Quindi anche da chi entra con
mezzo privato. Chi entra in Italia per
lavoro può ancora utilizzare la possibilità
di rimandare l'inizio della quarantena
di 72 ore (prolungabili per
altre 48), nei limiti in cui ciò sia assolutamente
necessario. Tutti quelli
che entrano dall'estero, anche con
mezzi privati, devono avvisare l'Azienda
sanitaria locale competente
per territorio. L'isolamento può essere
trascorso anche in un luogo diverso
dalla propria abitazione, scelto
dall'interessato. Se qualcuno, arrivando
in Italia, non ha luogo dove
passare quarantena o non riesce a
raggiungerlo (non possono venirlo a
I C T .199 M 2020
prendere, non trova stanza d'albergo
che lo accolga...), allora deve trascorrere
il periodo di isolamento in
luogo deciso dalla Protezione civile,
con spese a carico dell'interessato.
Sono esclusi da queste regole: lavoratori
transfrontalieri, personale sanitario,
equipaggi di trasporto passeggeri
e merci.
Sono un cittadino italiano all'estero o
uno straniero residente in Italia, posso
rientrare in Italia?
Sì, se il rientro è un'urgenza assoluta.
È quindi, per esempio, consentito il
rientro dei cittadini italiani o degli
stranieri residenti in Italia che si trovano
all'estero in via temporanea
(per turismo, affari o altro). È ugualmente
consentito il rientro in Italia
dei cittadini italiani costretti a lasciare
definitivamente il Paese estero dove
lavoravano o studiavano (perché,
ad esempio, sono stati licenziati,
hanno perso la casa, il loro corso di
studi è stato definitivamente interrotto).
Sono una persona residente all'estero,
per raggiungere il Paese in cui vivo
abitualmente devo passare per l'Italia.
Come mi devo comportare?
Il transito attraverso l'Italia da un
Paese estero ad un altro Paese estero,
finalizzato a raggiungere - il più
rapidamente possibile e senza soste
intermedie non strettamente necessarie
- la propria abitazione, è consentito,
se vi sono ragioni di lavoro,
CÀ
salute o assoluta urgenza. Ad esempio:
- è consentito il transito aeroportuale
(ad esempio viaggio da Caracas a
Francoforte con scalo a Fiumicino),
purché non si esca dall'area aeroportuale;
- è consentito ai croceristi che sbarcano
in Italia per fine crociera di tornare
nel proprio Paese (con spese a
carico dell'armatore);
- è consentito imbarcare il proprio
mezzo privato su un traghetto (ad
esempio dalla Tunisia o dalla Grecia
per l'Italia) e proseguire verso la propria
abitazione sullo stesso mezzo
privato (ad esempio in Olanda o in
Germania). In questo caso la permanenza
in Italia non deve superare le
24 ore, prorogabili eccezionalmente
di altre 12 ore. All'imbarco su aereo/
nave diretti in Italia è necessario
compilare questa autodichiarazione
indicando chiaramente che si tratta
di un transito per raggiungere la propria
abitazione sita in un Paese diverso
dall'Italia. Durante il tragitto in Italia
è necessario esibire alle forze di
polizia che faranno i controlli l’autodichiarazione,
indicando chiaramente
la stessa ragione. Se insorgono
sintomi di Covid-19, è necessario avvisare
immediatamente l'autorità sanitaria
competente per territorio tramite
il numero di telefono appositamente
dedicato ed attendere istruzioni.
È inoltre importante che, prima
I C T .199 M 2020
CÀ
di intraprendere il viaggio, ci si informi
sulle restrizioni agli spostamenti
introdotte non solo dall'Italia, ma anche
dagli altri Paesi di inizio, di transito
e di destinazione. Durante il transito
per l'Italia si raccomanda inoltre
di mantenersi in contatto con la rappresentanza
diplomatica del proprio
Paese competente per l'Italia.
Sono in rientro con un volo proveniente
dall'estero. Posso prendere un altro
volo per altra destinazione nazionale
o internazionale?
Sì, il transito in aeroporto è consentito,
purché non si esca dall'area aeroportuale.
Lo spostamento verso la
destinazione finale deve essere sempre
giustificato da esigenze di lavoro,
salute o assoluta urgenza, come
tutti gli altri spostamenti.
Sono un cittadino straniero e mi trovo
attualmente in Italia, posso fare rientro
nel mio Paese?
Sì, se il rientro è un'urgenza assoluta,
alle medesime condizioni alle quali è
sottoposto il rientro dei cittadini italiani
dall'estero (v. faq). La temporanea
sospensione dell'attività lavorativa
o la sua continuazione in modalità
di "lavoro agile" non consentono
invece spostamenti. Per l'autocertificazione
dei motivi degli spostamenti
necessari a raggiungere la frontiera
si può usare il modulo pubblicato nel
sito del Ministero dell'interno.
Si raccomanda di verificare prima
della partenza le misure previste nel
Paese di destinazione per contrastare
la diffusione del virus.
Si consiglia inoltre di prendere contatto
con l'ambasciata del proprio
Paese in Italia.
Sono in rientro dall'estero. Posso chiedere
ad una persona di venirmi a
prendere in macchina all'aeroporto,
alla stazione ferroviaria o al porto di
arrivo?
Sì, ma è consentito ad una sola persona
convivente o coabitante nello
stesso domicilio del trasportato,
possibilmente munita di dispositivo
di protezione. Lo spostamento
in questione rientra tra le fattispecie
di "assoluta urgenza", che dovrà essere
autocertificato con il modulo
messo a disposizione dal Ministero
dell'interno, compilato in tutte le sue
parti, indicando, in particolare, il tragitto
percorso e il domicilio ove la
persona si reca. Resta fermo l'obbligo
di comunicare immediatamente il
proprio ingresso in Italia al Dipartimento
di prevenzione, per la sottoposizione
a sorveglianza sanitaria e a
isolamento fiduciario, nonché l'obbligo
di segnalare con tempestività l'eventuale
insorgenza di sintomi da
COVID-19 all'autorità sanitaria.
Modulistica per le autocertificazioni e
chiarimenti sulle domande più frequenti
sono scaricabili e consultabili presso il sito
internet del Ministero degli Affari Esteri al
seguente link:
https://www.esteri.it/mae/it/ministero/
normativaonline/decreto-iorestoacasadomande-frequenti
I C T .199 M 2020
A I
V S
01/05/2020
CÀ
1.4.2020 COVID-19:
In base alla normativa vigente, sono
VIETATI tutti i viaggi e gli spostamenti
per turismo all’estero come
sul territorio nazionale. Visita il sito
www.governo.it per consultare la
normativa in vigore. La dichiarazione
dell’OMS con cui si classifica CO-
VID-19 come “pandemia” sta comportando
l’adozione di misure restrittive
(sospensione del traffico
aereo, divieto di ingresso, respingimento
in frontiera, quarantena obbligatoria,
accertamenti
sanitari) da
parte di tutti i Paesi
del mondo, con
scarso o nessun
preavviso. SI RAC-
COMANDA DI EVI-
TARE OGNI VIAG-
GIO / SPOSTAMEN-
TO NON ESSENZIA-
LE. Il rientro in
Italia è consentito
per ragioni
di ASSOLUTA UR-
GENZA (DPCM 22
marzo 2020). Chi
rientra in Italia
dall’estero deve
compilare una specifica
AUTOCERTIFICAZIONE SUI
MOTIVI DEL VIAGGIO, non può
prendere mezzi pubblici per raggiungere
la propria residenza e deve
sottoporsi ad isolamento fiduciario
per 14 giorni. Per maggiori informazioni:
www.viaggiaresicuri.it/
approfondimento/saluteinviaggio/
coronavirus/L'Italia
24.4.2020 COVID-19 Aggiornamento:
Al fine di prevenire la diffusione dei
contagi da COVID 19, il Consiglio di
Sicurezza Nazionale tunisino ha de-
I C T .199 M 2020
cretato la proroga della quarantena
nell'intero Paese fino al 3 maggio
2020. La quarantena generale prevede
l’obbligo per tutti di restare
presso il proprio domicilio e il divieto
di uscire se non per soddisfare
esigenze essenziali o in caso di necessità,
ad esempio per fare la spesa
e per cure mediche. I settori, pubblici
e privati, esclusi dalla quarantena
sono: alimentare, sanità, giustizia,
amministrazione, energia, sicurezza,
acqua, trasporto, telecomunicazioni,
media, igiene e attività industriali
vitali. È in vigore il coprifuoco notturno
su tutto il territorio tunisino
tra le ore 20:00 e le ore 6:00 e dal 20
marzo 2020 è chiuso lo spazio aereo.
Le autorità tunisine hanno disposto
inoltre la chiusura delle
frontiere terrestri e marittime
(passeggeri) e adottato misure
restrittive all’interno del Paese
(annullamento eventi pubblici,
eventi sportivi a porte chiuse, chiusura
scuole, bar, ristoranti, divieto di
assembramenti come mercati, bagni
pubblici e feste). Per tutti i viaggiatori
in arrivo in Tunisia è obbligatoria
la permanenza domiciliare fiduciaria
per 14 giorni con sorveglianza attiva
da parte del Ministero della Salute,
l'utilizzo di dispositivi di protezione
individuali e il divieto di viaggio nei
14 giorni dell’autoisolamento. Il
mancato rispetto delle indicazioni
CÀ
delle autorità sanitarie circa la quarantena
è passibile di sanzioni penali,
dal pagamento di una multa di 120
dinari (circa 40 euro) ai sei mesi di
reclusione. Per i casi sospetti è previsto
l’isolamento sanitario e il trasferimento
in strutture ospedaliere
dedicate. Per segnalazioni di casi sospetti
è a disposizione il numero
190; per informazioni il 80101919. Alla
luce delle temporanee misure restrittive
adottate dalle Autorità tunisine
al fine di prevenire la diffusione
del Coronavirus, in particolare nei
confronti di coloro che provengono
da aree a rischio, ivi inclusa l’Italia, si
sconsigliano i viaggi turistici in Tunisia.
I C T .199 M 2020
V COVID-19
CÀ
A titolo informativo e per orientamento,
trascriviamo il contenuto di una comunicazione
che la Compagnia aerea nazionale
Alitalia ha inviato alla clientela il 22
aprile 2020.
____________
Volare ai tempi del Covid-19 richiede
alcuni accorgimenti che stiamo adottando
con il più stretto rigore per garantire
un’esperienza di volo con il
massimo comfort e sicurezza sia ai
passeggeri che al nostro Personale.
Di seguito alcune delle principali
azioni messe in campo, rispettando i
rigidi parametri di sicurezza sanitaria.
In aeroporto
In alcuni aeroporti, al fine di rispettare
le disposizioni delle Autorità Sanitarie
locali, potrà esserti misurata la
temperatura corporea prima della
partenza ed in presenza di un valore
superiore a quello stabilito dalla normativa
(solitamente 37,5 °C) potrà
esserti vietata la partenza o richiesta
una specifica certificazione medica.
La misurazione della temperatura è
prevista anche sullo scalo di destinazione
finale sul territorio italiano
e potrà avvenire tramite termoscanner.
Per mantenere il distanziamento
sociale ti invitiamo,
dove possibile, ad effettuare il
web check-in oppure ad utilizzare,
ove presenti, i chioschi del fast check
-in in aeroporto. Durante tutte le
operazioni effettuate in aeroporto
(check-in, transito, imbarco, sbarco,
ritiro dei bagagli, controlli di sicurezza,
ecc) è necessario mantenere
sempre la distanza di sicurezza di almeno
un metro. È, inoltre, consigliato
indossare una mascherina protettiva
fin dal tuo arrivo in aerostazione.
Le aree aeroportuali vengono sanificate
e igienizzate anche più volte al
giorno:
- dagli Enti Aeroportuali, per le zone
comuni;
- da parte della Compagnia, per le
aree dedicate.
L’imbarco sarà effettuato, ove possibile,
con il jet-bridge; in caso di utilizzo
della navetta, abbiamo previsto
un limite massimo di passeggeri. In
ogni caso dovrai indossare sempre la
mascherina e mantenere la distanza
interpersonale di un metro.
Al fine di garantire la massima sicurezza,
tutte le lounges Casa Alitalia
sono state temporaneamente chiu-
I C T .199 M 2020
se. Per gli aventi diritto di accesso a
Roma Fiumicino e a New York, sarà
possibile ritirare, in fase di accettazione,
un voucher consumazione da
utilizzare presso selezionati punti ristoro.
Ti ricordiamo che per tutti i voli
di ingresso in Italia, è necessario
presentare al momento dell’imbarco
e al controllo dei passaporti in arrivo,
l’autocertificazione già compilata e
in duplice copia. Scarica il modulo
previsto per i voli Alitalia.
La mancata compilazione del modulo
in tutti i campi richiesti o la presenza
di dichiarazioni non conformi, potrà
comportare il divieto di imbarco.
In volo
Abbiamo adottato, in ottemperanza
alle vigenti disposizioni delle Autorità
Sanitarie Nazionali, alcuni accorgimenti
per evitare il più possibile contatti
tra i passeggeri. In particolare:
la distanza interpersonale di almeno
un metro è garantita sui voli in ingresso
in Italia, lasciando liberi i posti
accanto; sugli altri voli la capacità
massima dell’aeromobile è comunque
ridotta in modo da agevolare
quanto possibile la distribuzione delle
persone a bordo. Se voli con la tua
famiglia potrai richiedere, in fase di
accettazione, di viaggiare accanto ai
tuoi cari; possiamo garantire la vicinanza
solo in presenza di un minore;
è obbligatorio indossare una mascherina
di protezione; nel caso in
cui ne sia sprovvisto, te ne forniremo
CÀ
una di cortesia messa a disposizione
dalla Protezione Civile;
il servizio di bordo è effettuato in formato
ridotto per ridurre al minimo il
passaggio e lo stazionamento in cabina
del personale di volo; cibo e bevande
saranno erogati con modalità
tali da consentire il mantenimento
dei più alti standard igienici, in monoporzione
sigillata. Sarà assicurata, in
ogni caso, la possibilità di richiedere
alcune tipologie di pasti speciali;
le fasi di imbarco e sbarco dall’aeromobile
dovranno avvenire in modo
ordinato, per file, mantenendo la distanza
interpersonale di un metro. Vi
preghiamo di seguire scrupolosamente
le indicazioni del nostro personale
di cabina.
Aeromobile
Tutti i nostri aeromobili vengono sanificati
con prodotti ad alto potere
igienizzante ogni giorno e, grazie ai
filtri HEPA e alla circolazione verticale,
l’aria a bordo è pura al 99.7%, come
in una sala sterile.
Assistenza e cambio volo
Se hai un volo entro il 30 giugno,
puoi modificare gratuitamente la tua
prenotazione o richiedere un voucher
valido 1 anno pari all’importo
del biglietto; hai tempo fino al 31
agosto chiamando il nostro Customer
Center. Al fine di supportare prima
le richieste più urgenti ti invitiamo
a chiamare solo se la data del tuo
volo è entro i prossimi 3 giorni .
I C T .199 M 2020
CONSIGLI LEGALI
M T:
?
I
mmaginate un film in bianco e nero,
che concentra le sue riprese sulla
figura di un giovane strillone che annuncia:
la Tunisia ha appena
“riconosciuto” per la prima volta nella
sua storia un matrimonio omosessuale.
Questa la sensazionale notizia di recente
uscita sui media non solo tunisini,
ma anche internazionali. L'associazione
“Shams per la depenalizzazione
dell'omosessualità in Tunisia” ha annunciato
venerdì 24 aprile tramite il
suo presidente Mounir Baatour che
un contratto di matrimonio tra soggetti
dello stesso sesso, che unisce
dunque un uomo di nazionalità francese
e un altro di nazionalità tunisina,
è stato ufficialmente riconosciuto in
Tunisia attraverso la sua trascrizione.
L'unione, celebrata tra i due uomini in
Francia nel lontano 2013, sarà menzionata
sul certificato di nascita del cittadino
tunisino e il contratto di matrimonio
omosessuale verrà quindi preso
in considerazione per la prima volta
dall'amministrazione pubblica tunisina.
I due novelli sposi andranno a vivere
insieme in Francia considerato
che il giovane tunisino ha di conseguenza
ottenuto un visto per
il ricongiungimento familiare. Queste
le dichiarazioni rilasciate dal presidente
dell’associazione, senza che ciò venisse
però confermato dalla PA tunisina
e che ad oggi non sono verificabili.
Anzi, la stessa ha in parte negato una
possibile trascrizione e bollato come
A. G B
fake news la notizia,
accusando Baatour di
voler strumentalizzare
la notizia in favore
della propria associazione.
In realtà, sebbene alcuni
parlamentari abbiano negato
l’accaduto, si è fatta strada, da parte
di altri, la conferma che la trascrizione
sia realmente occorsa.
Trattasi però di un chiaro errore amministrativo,
peraltro non il primo nel
suo genere e sulla stessa tematica, e
pertanto non può essere valutato in
alcun modo come un "precedente".
Non può essere preso in considerazione
nemmeno dalla magistratura Tunisina
poiché non vi è un'interpretazione
della legge da parte di un organo
giudicante che possa essere considerato
quale fondamento di decisioni simili
future, costituendo dunque un
possibile orientamento minoritario
della giurisprudenza favorevole ai
"matrimoni gay". Una simile apertura
può essere promossa solo dalla politica
che, ahimè, latita e pare essere
molto lontana da intercessioni in tal
senso. Un primo passo può essere sicuramente
l'abrogazione dell'art.230
del codice penale tunisino che sanziona
la commissione di atti sessuali tra
persone dello stesso sesso (e non
dunque il semplice esser definiti omosessuali,
sebbene de facto viene spesso
interpretata in maniera più estensi-
I C T .199 M 2020
CONSIGLI LEGALI
va - in negativo - dalle autorità tunisine).
Purtroppo, la normativa tunisina non
ha previsioni chiare ed espresse sul divieto
di matrimoni gay, sebbene, non
essendo nemmeno prevista la possibile
celebrazione, si possa facilmente desumere
che la trascrizione di un matrimonio
straniero tra persone dello stesso
sesso non possa vedere un valido ed
efficace riconoscimento nel Paese.
Il tema oggi dibattuto in Tunisia e nel
mondo si fonda su di un probabile
(sebbene ad oggi ipotetico e non pienamente
riconosciuto dalle autorità tunisine)
errore amministrativo che risulta
essere contrario ai valori costituzionali
tunisini, oltre che al buon costume
e ai principi di ordine pubblico. Sebbene
non vi sia una espressa enunciazione
normativa nella Costituzione che
preveda il matrimonio tra uomo e donna
esclusivamente, la Costituzione tunisina
fonda il suo primo articolo
(dunque il suo principio fondamentale)
nella religione musulmana escludendo
dunque applicazioni legislative interpretabili
come contrarie alla stessa.
All'art.7 della stessa si danno pieni poteri
allo Stato per proteggere la famiglia,
considerabile dunque unitamente
all'art.1 come famiglia tradizionale e
rinviando dunque alla legge ordinaria
che in materia è sorretta dal "code du
statut personnel". Questo prevede
all'art.21 la nullità delle unioni contrarie
ai principi fondamentali del matrimonio,
rimandando dunque a tutta una serie
di articoli dove si disquisisce espressamente
di matrimonio tra uomo e
donna (escludendo dunque la possibilità
di matrimoni tra soggetti dello stesso
sesso), e all'art.23 che i due sposi devono
rispondere degli obblighi previsti
nello stesso codice che statuisce appunto
di obblighi per la donna e per
l'uomo, escludendo implicitamente la
possibilità di avere coniugi dello stesso
sesso. Ulteriori norme regolamentari e
circolari ministeriali agevolano anche la
medesima e univoca interpretazione,
escludendo implicitamente matrimoni
tra soggetti dello stesso sesso. Qualora
la notizia riportata fosse vera, il matrimonio,
eventualmente riconosciuto
all'estero, verrebbe immediatamente
impugnato dal procuratore della Repubblica
Tunisina al fine di farne dichiarare
la nullità, soprattutto considerata
la sua contrarietà ai principi di buon costume
e ordine pubblico.
Purtroppo, come già sopra riportato,
un cambiamento di tal portata in Tunisia
può sorgere solamente da una chiara
volontà politica sul tema e non da un
mero errore amministrativo che può
essere facilmente cassato, o reso inapplicabile
o comunque non inteso fondante
un provvedimento storico che
permetterebbe ad altri di perseguire la
medesima strada al fine di vedersi garantiti
diritti al momento non concessi
dal Paese islamico.
Si spera comunque che il caso dell'erronea
trascrizione possa portare ad una
discussione politica interna che sfoci in
un passo avanti nella lotta contro la discriminazione
ad oggi perpetrata in
ambito LGBT.
Avv. Giorgio Bianco
Studio Giambrone Sarl
I C T .199 M 2020
I 19 2020
C G E F
Q
ui di seguito, pubblichiamo la traduzione
pervenuta dal COMITES
dell'intervista rilasciata dal Premier
tunisino Elyès Fakhfakh domenica 19
aprile 2020 alle emittenti televisive
Wataniya 1 e Hannibal TV.
——————
Il Capo del Governo Elyes Fakhfakh
ha concesso questa domenica 19
aprile 2020 un'intervista ai canali Wataniya
1 e Hannibal TV, per fornire
maggiori informazioni sulle misure
adottate dal Consiglio di sicurezza
nazionale in relazione alla lotta contro
Covid-19, e sulla durata del contenimento.
Il Capo del Governo ha detto che il
contenimento generale continuerà
fino al 3 maggio, assicurando che la
durata è stata fissata dopo una valutazione
dettagliata e accurata. Ha
IN TUNISIA
aggiunto che dal 4 maggio lo Stato
inizierà il contenimento mirato.
Tornando al coprifuoco, ha detto che
il programma è stato rivisto e sarà
ora dalle 20.00 alle 6.00 in modo che
i tunisini possano mantenere alcune
delle loro abitudini durante il mese
del Ramadan. Elyes Fakhfakh ha detto
che lo Stato è riuscito a controllare
la situazione grazie al rispetto della
reclusione. "Il 70% è toccato alla
coscienza dei cittadini, anche se notato
alcuni sforamenti e slittamenti.
Non siamo fuori dalla crisi. Se ci lasciamo
andare, la situazione può degenerare.
Ecco perché il nostro
obiettivo è quello di preservare una
curva appiattita. Anche tra due settimane,
il deconfinamento deve essere
graduale secondo diversi criteri.
Finora siamo sulla strada giusta. Capisco
perfettamente che la vita nel
contenimento è difficile, ma dobbia-
I C T .199 M 2020
mo perseverare.” Per quanto riguarda
il deconfinamento graduale e mirato,
ha indicato che sono stati effettuati
studi per determinare i settori
e le regioni che potranno
riprendere gradualmente l'attività.
"Concederemo i permessi e stabiliremo
chi è autorizzato a riprendere le
attività ed a quali condizioni. Stiamo
traendo conclusioni dalle esperienze
di tutto il mondo e stiamo cercando
di anticipare. Se continuiamo con lo
stesso spirito, possiamo farcela.”
D'altra parte, Elyes Fakhfakh ha annunciato
che il primo periodo è stato
dedicato al contenimento sanitario
totale: "Non è stato facile imporre a
10 milioni di tunisini di rimanere nelle
loro case, mentre 1,5 milioni continueranno
le loro attività fornendo
loro le condizioni di protezione necessarie.
Poi abbiamo considerato gli
aiuti sociali e le misure di sostegno
alle imprese economiche. La fase
successiva è dedicata allo studio dei
vari scenari possibili e alla preparazione
del progressivo deconfinamento",
ha detto, sottolineando che la
situazione attuale non può durare
all'infinito, soprattutto perché le ripercussioni
economiche e sociali sono
notevoli. Inoltre, ha indicato che
c'è una sincronizzazione tra il settore
pubblico e quello privato, sottolineando
che ci sarà una possibilità di
IN TUNISIA
requisizione, soprattutto per le cliniche
e gli alberghi. Tornando alla questione
dei test, Elyes Fakhfakh ha
detto che i test attualmente in uso
rilevano la presenza del virus con la
massima affidabilità: "Per i test rapidi,
il primo problema è l'affidabilità,
che a volte è del 60%, ma possiamo
utilizzarli in cluster e il Ministero della
Salute ha testato molti modelli. In
secondo luogo, non dobbiamo dimenticare
la concorrenza sul mercato
internazionale. C'è una forte domanda.
Abbiamo fatto un ordine che
è stato ritardato due volte e che sarà
consegnato intorno al 20 o 21 di questo
mese. Dobbiamo acquisire i test
rapidi perché il deconfinamento mirato
deve essere accompagnato da
uno screening di massa".
Interrogato sulle pessime condizioni
di alcuni dei centri di isolamento obbligatori,
il Capo del Governo ha detto
che lo Stato si trova in una situazione
di guerra e che è necessario accontentarsi
dei mezzi a disposizione.
"All'inizio i centri non erano ben sviluppati,
soprattutto gli ostelli universitari,
ma col passare del tempo le
cose cominciano a migliorare. E come
ho detto, in tempo di guerra non
c'è spazio per i lussi, e questo non
può in alcun modo giustificare le fughe".
Ha aggiunto che le misure di
isolamento obbligatorie sono volte a
I C T .199 M 2020
IN TUNISIA
tutelare gli interessati in primo luogo,
ma anche tutti i tunisini. "Inoltre,
abbiamo messo in atto il sistema delle
multe per chi viola le misure di
confinamento. A tal fine è stato emanato
un decreto legge. Sono previste
multe anche per chi non rispetta l'isolamento
obbligatorio. In caso di recidiva
vanno da 1.000 dinari a 5.000
in caso di recidiva".
Elyes Fakhfakh ha parlato degli incontri
relativi alle visite ufficiali di alti
funzionari statali, dicendo di aver
preso la decisione di non effettuare
più tali visite.
"Ho notato che, a prescindere dalle
misure di sicurezza adottate, ci sono
sempre degli eccessi. Le visite del Ministro
della Salute sono simboliche
come quelle del Presidente della Repubblica,
anche se io sono contrario
a questi incontri".
Il Capo del Governo ha risposto alla
polemica sulle mascherine lavabili
(mercato dato ad un deputato
dell’Assemblea Parlamentare), dicendo
che tutte queste polemiche non
avevano motivo di essere: "Il Ministro
ha fatto uno sforzo. Abbiamo bisogno
di due milioni di mascherine
per mettere in atto un deconfinamento
mirato. Che sono queste storie
che stiamo cercando di inventare?
Non siamo in una situazione ordinaria.
Con i mezzi attuali, possiamo produrre
i due milioni di mascherine solo
dopo cinque mesi. Dobbiamo smetterla
con questa burocrazia. Oggi,
come possiamo garantire il recupero
senza protezione? Ne sarò responsabile.
Non intendo rimanere prigioniero
di questa burocrazia che ci travolge.
Anche le persone più competenti
rifiutano posizioni di responsabilità a
causa di questi impedimenti. Il Ministro
ha fatto uno sforzo ed il suo dovere.
Poi c'è il sistema giudiziario, gli
organi anticorruzione che determineranno
se c'è stata corruzione. Se ci
sarà, sarò intransigente, ma dobbiamo
agire subito e trovare tutte le soluzioni
possibili, anche se ciò significa
approvare una legge che permetta
ad un deputato di vendere le mascherine
ai tunisini".
D'altra parte, Fakhfakh ha detto che
con il prolungamento del confinamento
sarà pagata una seconda tranche
di aiuti sociali.
"Pagheremo 60 dinari alle famiglie
povere durante il mese del Ramadan
e 200 dinari alle classi vulnerabili", ha
detto, sottolineando che è stata
messa in atto una soluzione di carta
virtuale simile al pagamento mobile
per evitare la congestione negli uffici
postali.
"Un codice che sarà ricevuto al telefono
dei beneficiari permetterà loro
di ritirare il denaro anche nelle filiali
I C T .199 M 2020
bancarie. Ha inoltre indicato che l'accordo
concluso tra l'UGTT, l’Utica e il
Governo viene mantenuto garantendo
che lo Stato pagherà 200 dinari
degli stipendi degli agenti delle società
interessate e il datore di lavoro
pagherà il resto. "Detto questo, il datore
di lavoro avrà la possibilità di
stabilire i termini, contando i giorni di
ferie o prevedendo il lavoro straordinario
da svolgere successivamente, o
niente di tutto ciò". Per quanto riguarda
i settori che riprenderanno la
progressiva attività, a partire dal 3
maggio, Elyes Fakhfakh ha indicato
che il settore della trasformazione
alimentare si occuperà dell'approssimarsi
del mese di Ramadan, così come
di settori competitivi come il tessile
o i componenti automobilistici.
"D'altra parte, i mestieri, dove ci sono
solo una o due persone, potranno
riprendere la loro attività, e in questo
contesto, contiamo sulla collaborazione
delle autorità locali e dei comuni.
Ci sono anche specifiche da rispettare
e misure da adottare. Supervisioneremo
l'operazione e se ci saranno
degli slittamenti andremo a ritroso".
Elyes Fakhfakh ha anche spiegato
che, data la situazione eccezionale,
i fedeli non potranno tornare nelle
moschee durante il Ramadan e che
quest'anno il mese santo sarà diverso:
"Sono consapevole che questa
IN TUNISIA
situazione pesa sui cittadini, che le
nostre abitudini saranno cambiate,
ma la religione sostiene soprattutto
la conservazione della vita umana.
Per quanto riguarda l'anno scolastico
e universitario, il Capo del Governo
ha insistito sul fatto che non ci sarà
un anno in bianco, sottolineando che
il calendario definitivo sarà annunciato
il 29 aprile. "A priori ci sarà un ritorno
alle lezioni per gli studenti che
sosterranno un esame nazionale verso
la metà di maggio. E gli esami si
svolgeranno intorno all'inizio di luglio.
Per le università il ritorno è previsto
per la fine di maggio e gli esami
per la metà di luglio. In ogni caso, il
calendario sarà annunciato il 29 aprile
dai ministri interessati".
Infine, il Capo del Governo ha detto:
"Dobbiamo essere consapevoli degli
sforzi che abbiamo fatto. Tuttavia,
dobbiamo preservare questo spirito,
perché ci sarà il periodo del - postcoronavirus
-. Sarà un periodo di costruzione
e di riforma, che può iniziare
solo con questo spirito. Ci saranno
anche nuove opportunità che
dobbiamo cogliere perché il mondo
cambierà dopo questa crisi. Ci sono
una serie di riforme da realizzare e,
personalmente, posso impegnarmi
ad un incontro settimanale con i tunisini
televisivo per tenerli informati di
tutti gli sviluppi.”
I C T .199 M 2020
I
l 29 aprile il governo tunisino ha
esposto i dettagli del suo piano
per una graduale riapertura, che dovrebbe
entrare in vigore il 4 maggio.
Il governo promette che i vincoli per
i tunisini saranno allentati nelle
prossime settimane. A partire da lunedì
4 maggio è previsto una graduale
riapertura per settori e regioni.
"Il 70% del successo del processo
dipende da questo coinvolgimento
individuale e collettivo", ha sottolineato
il Ministro Lobna Jeribi durante
la conferenza stampa con il suo
collega del Dipartimento della Salute.
Ha anche fatto appello ai media,
alla società civile e alle autorità locali
affinché tutti siano coinvolti in
queste misure preventive.
Nelle ultime settimane, c'è stato un
rallentamento del confinamento
poiché è difficile tenere le popolazioni
indigenti in isolamento. Alcuni
cittadini hanno preferito sfidare la
legge, non per fare acquisti per il
Ramadan, ma per sopravvivere.
Gli annunci di un’imminente riapertura
contribuiranno senza dubbio a
ridurre il malcontento sociale.
Per trovare un equilibrio tra le esigenze
socio-economiche e la conservazione
della salute, il governo
IN TUNISIA
M G
ha istituito un sistema in tre fasi: fase
1 dal 4 al 24 maggio, fase 2 dal 24
maggio al 4 giugno e fase 3 dal 4 al
14 giugno.
Il Governo spera in una completa ripresa
del Paese entro il 14 giugno.
Questa strategia, ha detto Lobna Jeribi,
viene messa in atto dopo
un'ampia consultazione con tutte le
parti interessate: istituzioni, sindacati,
datori di lavoro e comitato
scientifico. "Abbiamo vinto il primo
tempo, ora dobbiamo vincere la partita",
ha detto il Ministro della Salute
Abdellatif El Mekki, che si è
soffermato a lungo sui test, sulla loro
utilità e sulla scelta di operare mirando
piuttosto che generalizzarli.
Ritiene che i pochi casi osservati in
Tunisia siano dovuti all'efficacia delle
équipe sanitarie e alla reattività
I C T .199 M 2020
del Governo, che ha chiuso le frontiere
il 18 marzo.
Il Ministro avverte, tuttavia, che il
Paese non è immune da una scossa
di assestamento della pandemia.
Un sunto delle principali misure del
Governo:
- Età:
Alcune categorie della popolazione
non sono interessate dalle misure
del 4 maggio.
Durante la prima fase, le persone di
età superiore ai 65 anni, le persone
che sono fragili o che soffrono di gravi
malattie, i bambini sotto i 15 anni e
le donne incinte rimarranno in confinamento.
- Indossare una maschera è obbligatorio
Altri gruppi della popolazione sono
tenuti a indossare maschere nei luoghi
pubblici e sul posto di lavoro, nel
rispetto della distanza sociale. E naturalmente
di tenere le mani pulite in
ogni circostanza, utilizzando sapone
dove c'è un punto d'acqua, o gel
idroalcolico se non disponibile.
Istituzioni e aziende si impegnano a
disinfettare i locali prima di riprendere
l'attività.
- Incontri proibiti
La prima fase - dal 4 al 24 maggio -
vieta tutti gli incontri. Consente la ripresa
dei lavori per il 50% della funzione
pubblica, dell'industria, del settore
dei servizi, dell'edilizia e dei lavori
pubblici , per il 50% dei piccoli
IN TUNISIA
mestieri e per il 100% delle libere professioni.
Le aziende possono riprendere,
tranne quelle che richiedono
un contatto fisico, come i parrucchieri
e i saloni di bellezza.
Il prêt-à-porter e gli ipermercati possono
riaprire solo l'11 maggio. Dopo il
24 maggio, le moschee, i caffè e i
mercati settimanali potranno riprendere.
Riprenderanno anche alcuni
eventi culturali.
- Giuramento sull’onore
Durante la prima fase, i piccoli commercianti
che riprendono la loro attività
dovranno impegnarsi, sotto giuramento,
presso le stazioni di polizia
o i Comuni, a rispettare le misure
preventive. I Comuni sono anche tra
le prime amministrazioni chiamate a
riprendere il lavoro, a fianco della
giustizia e del fisco.
- Riferimenti COVID-19
Un referente Covid-19 sarà associato
ad ogni istituzione e società pubblica.
Questi ultimi si impegnano inoltre
a disinfettare i loro locali, a garantire
il trasporto dei dipendenti, a
rispettare le specifiche per il trasporto
individuale e pubblico, nonché il
protocollo di medicina del lavoro che
sarà messo a loro disposizione. Tutto
questo è posto sotto la supervisione
del Ministero degli Affari Sociali.
- Restrizioni di spostamento
Fino al 24 maggio, il permesso di circolazione
rimane essenziale. Le condizioni
per la sua concessione sono
I C T .199 M 2020
meno rigide. Durante questo periodo,
sarà comunque vietato circolare
al di fuori dell'area residenziale per
coloro che non possono giustificare
il loro spostamento. I trasgressori rischiano
di vedersi ritirare i permessi
e i documenti di immatricolazione
dei veicoli. I taxi e i privati potranno
trasportare un solo passeggero, seduto
sul sedile posteriore.
La ripresa del trasporto pubblico è
soggetta a precise specifiche. Gli
operatori dovranno far rispettare
l'obbligo di indossare maschere e misure
a distanza, riducendo la loro capacità
del 50%.
La fine dell'anno scolastico, ad eccezione
del diploma di maturità, avrà
un impatto sui flussi di trasporto.
- Ripresa del 100% dell’attività il 14
Giugno
L'obiettivo è una ripresa dell'attività
economica al 100% entro tale data.
Durante la sua conferenza stampa,
Lobna Jeribi ha avvertito che questo
orizzonte può essere regolato in base
all'evoluzione della curva epidemica,
giorno dopo giorno.
"Ogni passo sarà valutato, e al minimo
segnale di allarme non esiteremo
a tornare al confinamento", ha detto
il Ministro.
Nessuna ripresa delle lezioni, ad eccezione
della maturità. Gli altri alunni
non seguiranno più i corsi, continuando
così le vacanze primaverili
ed estive. Il 27 maggio, gli studenti
IN TUNISIA
dell'ultimo anno inizieranno il loro
ritorno a scuola. Saranno preceduti
l'11 maggio da studenti di medicina,
odontoiatria e farmacia. Le altre università
riprendono il 1° giugno. Lo
Stato garantisce l'alloggio e i pasti
agli studenti non residenti nella città
in cui studiano.
- Esami mantenuti
La prima sessione della maturità , si
svolgerà dall'8 al 15 luglio e la sessione
d'esame dal 27 al 30 luglio.
Gli esami di ammissione universitaria
sono previsti per il mese di luglio.
Questo tempo è sufficiente per preparare
l'orientamento universitario
annunciato a settembre e l'inizio
dell'anno accademico 2020-2021 per
la prima settimana di ottobre.
- Azioni strategiche
Il Governo si impegna a fornire al
mercato tutte le attrezzature necessarie
- in particolare gel idroalcolico e
maschere - e garantisce i canali di distribuzione.
Prepara una scorta strategica
per una possibile seconda ondata
della pandemia. Il protocollo di
screening mantiene i test mirati soggetti
a valutazione da parte dei medici
e alcune migliaia di test rapidi
utilizzati in particolare ai confini terrestri.
Saranno utili anche per le popolazioni
più a rischio, come la professione
medica, e consentiranno un
maggiore monitoraggio in cluster.
Sono previsti dispositivi elettronici
per rilevare i casi positivi.
I C T .199 M 2020
IN TUNISIA
P
T
L
a Tunisia, figlia di Habib
Bourguiba rimane sempre e fortunatamente
un'eccezione.
All'avanguardia tra i paesi musulmani
ma anche europei per il riconoscimento
dell'interruzione volontaria
di gravidanza, il diritto di voto alle
donne, il divorzio, l'abolizione della
poligamia... la Tunisia ha adottato
nel 1956, anno dell'indipendenza, il
codice dello statuto personale che
sanciva la parità dei diritti tra donne
e uomini.
Dopo la rivolta del 2011, la costituzione
se pur non perfetta ma
con un carattere fortemente laico,
ha rafforzato i diritti delle donne e
delle minoranze ivi comprese le libertà
LGBT.
Ricordiamo però che gli oscurantisti
si schierano sempre contro l'abolizione
della legge coloniale del 1913,
articolo 203 del codice penale che
punisce l'omosessualità fino a tre
anni di reclusione. Ancora oggi, diversi
giovani omosessuali marciscono
vergognosamente nelle carceri
tunisine...
Ma la Tunisia continua comunque il
progresso verso uno stato di diritto
e di rafforzamento dei diritti di tutte
le minoranze presenti nel Paese.
A questo proposito, un matrimonio
gay è appena stato incluso nel certificato
di nascita di un tunisino.
Il presidente dell'associazione
Shams per la depenalizzazione
dell'omosessualità in Tunisia, l'avvocato
Mounir Baatour, dopo anni di
lotta, afferma per primo la notizia.
In effetti, un matrimonio gay conclusosi
in Francia tra un cittadino
francese e un cittadino tunisino, è
stato convalidato ed inserito nel
certificato di nascita dal Comune di
appartenenza di uno dei coniugi in
Tunisia.
Questo matrimonio, concluso in un
municipio in Francia, e notificato al
consolato tunisino della città francese,
é stato a sua volta trasmesso
e quindi trascritto al comune di nascita
del marito in Tunisia.
I due coniugi, felicemente sposati
hanno 26 e 31 anni.
Il cittadino di nazionalità tunisina ha
anche potuto ottenere il diritto al
ricongiungimento familiare.
Prof. Alfonso CAMPISI
I C T .199 M 2020
IN TUNISIA
CEFA O
T
F COVID-19
U
na campagna social di contrasto
alla diffusione del virus in
Tunisia, iniziativa che ha già totalizzato
più di un milione di accessi, è
quella fumettistica attualmente in
corso con illustrazioni realizzate da
Claudio Calia uno dei principali artisti
italiani nel panorama del graphic
journalism.
Per sensibilizzare i tunisini Cefa Onlus
ha optato per il fumetto ritenuto
infatti uno strumento capace di superare
barriere linguistiche e analfabetismo.
L’autore, già presente con Cefa a
Rabat e in quattro governatorati
della Tunisia,
nell'ambito
del
progetto
Jasmin Tunisie,
in collaborazione
con Overseas
Onlus, C C
ha interpretato
graficamente alcuni comportamenti
a rischio per la diffusione del
contagio.
Una serie di precauzioni per ridurre
il diffondersi della pandemia, dal lavarsi
le mani di frequente, all’uso di
I C T .199 M 2020
IN TUNISIA
presidi come le mascherine quando
ci si trova all’interno di luoghi pubblici.
Un grande lavoro di studio per la
realizzazione di undici efficaci vignette
che ripropongono la vita
quotidiana in Tunisia,
rispettando gli usi del
Paese e le norme imposte
dalle Autorità.
Le opere, disponibili
sul web nei presidi digitali
di Cefa Tunisia,
hanno già registrato
oltre un milione di visualizzazioni
nei primi
cinque giorni in Tunisia
e sono più di quattrocentomila
le persone
intercettate dalla campagna
social.
Un racconto bilingue
cadenzato da una doppia
pubblicazione quotidiana
nella pagina Facebook di Cefa
-Tunisia.
Chiara Angeli, la capo progetto, si è
detta molto soddisfatta dell’andamento
e ritiene che la risposta della
popolazione tunisina alle misure di
contenimento sia stata positiva con
il numero dei contagi che sembra
tutto sommato abbastanza contenuto.
Il sistema sanitario nazionale è
però assai fragile e se si abbassasse
la guardia avrebbe serissime difficoltà
ad affrontare una diffusione incontrollata.
Prevenire i contagi, con la
partecipazione attiva di tutta la popolazione,
resta dunque la misura
fondamentale per affrontare la pandemia.
I C T .199 M 2020
T
unisi, 29 aprile 2020. Scorrono
sotto la pioggia i primi giorni del
Ramadan 1441, anno attuale secondo
il calendario islamico, in una Tunisia
dove inquietudine da Covid-19 e
insicurezza per un futuro dalla sopravvivenza
economica incerta per
il Paese, si sommano alla delusione
per non poter svolgere appieno i riti,
liturgici e profani, previsti durante
il mese sacro ai musulmani.
Ricordiamo che Ramadan è il nome
del nono mese dell’anno nel calendario
lunare musulmano, nel quale,
secondo la tradizione islamica, Maometto
ricevette la rivelazione del
Corano “come guida per gli uomini
di retta direzione e salvezza” (Sura
II, v. 185).
È il mese sacro del digiuno, dedicato
alla preghiera, alla meditazione e
all’autodisciplina.
Il Ramadan è però anche un momento
di condivisione e di unione.
È usanza invitare i propri vicini e
amici a spartirsi tutti insieme il pranzo
serale, chiamato “iftar”, la rottura
del digiuno giornaliero, e a recitare
uniti in moschea la “Tarawih”, la
preghiera speciale che in questo periodo
si affianca alle solite cinque preghiere
giornaliere.
IN TUNISIA
R T
Quest’anno cade in piena emergenza
Covid19 e questo complica molto
la vita dei Tunisini (come degli oltre
1,6 miliardi di musulmani nel mondo).
Misure speciali, come il confinamento
totale diurno ed il coprifuoco notturno,
sono state decise dalle autorità
e dal 22 marzo le moschee sono
chiuse e le preghiere di gruppo sono
vietate.
A questo si aggiunge il dover rinunciare,
a causa della chiusura dei locali
pubblici, e del coprifuoco decretato
dalle ore 20 alle ore 6 del giorno
successivo, al rito del caffè bevuto
insieme agli amici, seduti attorno a
tavolini in rame battuto, come nel
cuore della Medina di Tunisi, avvolti
I C T .199 M 2020
da un’aria impregnata dal profumo
di tabacco al sapore di mela che abitualmente
sprigionava dai narguilè,
che solerti camerieri erano soliti passare
velocemente da un cliente all’altro.
Il tutto accompagnato da suoni e
canti delle animate serate ramadanesche.
Altri tempi, altre condivisioni e altre
immagini.
Ora la Medina é desolatamente vuota,
senza i suoi variopinti colori e i
suoi molteplici profumi. Vuota, come
tutte le arterie principali della Capitale,
fino alla Avenue Bourghiba, il suo
cuore pulsante nei giorni migliori.
Non ovunque sono state, e sono, rispettate
le consegne di uscire solo
per casi di necessità, come per l’acquisto
di viveri e medicinali, evitando
assembramenti e mantenendo distanze
di sicurezza. Soprattutto nei
quartieri popolari e popolosi, come
IN TUNISIA
Hay Ettadhamen, si sono viste scene
di ordinaria follia, come l’assalto indisciplinato
a camion carichi di farina o
semola, ormai introvabili nei supermercati;
o code disordinate e incontrollabili
davanti agli ingressi degli
uffici postali e dei municipi, per ritirare
i 200 dinari (circa 65 euro) di sovvenzione
per le famiglie meno abbienti,
messi a disposizione dalla Stato,
o per recuperare pacchi di viveri
di base, donati dai Comuni.
Dopo la rivoluzione dei gelsomini nel
2011 e gli attacchi terroristici degli ultimi
anni, la Tunisia stava alzando un
po’ la testa e nel 2019 aveva avuto
una significativa ripresa nell’attività
del settore turistico (oltre 9 milioni
di visitatori).
Ora la pandemia globale del Covid19
le ha improvvisamente tagliato le ali
e la Tunisia si trova tra il problema
sanitario e lo scompiglio economico.
Secondo le stime del FMI (Fondo
monetario internazionale)
l'economia
tunisina è sull'orlo
dell'abisso e si prevede
che si contrarrà
del 4,3% nel 2020 a
causa del Covid-19.
Il FMI ha dato il via
libera a un prestito
di emergenza di 745
milioni di dollari alla
Tunisia per aiutarla
ad evitare la reces-
I C T .199 M 2020
sione. Questa somma si aggiunge ai
600 milioni di euro di aiuti dall'Unione
europea (a cui si affiancano i 50
milioni di euro accordati dall’Italia). Il
finanziamento fornito sotto forma di
prestito agevolato servirà a rafforzare
la resilienza dell'economia tunisina.
In termini concreti, ciò significherà
aiutare il Paese a far fronte a un
calo significativo delle entrate, a causa
dell'impatto negativo della pandemia
sul turismo, che rappresenta
quasi il 10% della sua attività economica.
Dal canto suo il Governo sta pensando
a fasi successive al confinamento
totale ora in atto per rilanciare le attività
produttive.
In una conferenza stampa tenutasi
oggi, Lobna Jeridi, Ministra per i
grandi progetti, ha presentato le
principali direttive di una strategia
mirata di contenimento, che entrerà
in vigore il prossimo 4 maggio e che
sarà suddivisa in tre fasi fino al 14
IN TUNISIA
giugno.
La Ministra ha spiegato
che “l'indice sanitario
ha dimostrato l'efficacia
delle misure adottate,
ma che la vigilanza non
dovrebbe essere allentata.”
"Date le gravi ripercussioni
sull'economia, devono
essere fatti dei
compromessi: un delicato
equilibrio deve essere messo in
campo", ha aggiunto.
La prima fase del contenimento mirato
(dal 4 al 24 maggio) riguarderà
l’apertura del 50% di settori considerati
prioritari, settori a dimensione
sociale e settori finanziariamente minacciati,
nel caso in cui il telelavoro
sia impossibile.
Nella seconda e terza fase (dal 24
maggio al 14 giugno), si procederà
gradualmente fino all’apertura totale
dei settori menzionati, oltre alla ripresa
di sport e attività culturali, attività
ricreative e turistiche, nonché
apertura delle moschee, oltre che di
ristoranti, caffè e mercati settimanali.
La Ministra ha sottolineato la stabilità
dei numeri legati al Covid-19, ma,
come ovunque, questi sono molto
aleatori, ballerini, interpretati e interpretabili.
Ad oggi i dati ufficiali parlano di poco
meno di 1.000 contagiati con sinto-
I C T .199 M 2020
IN TUNISIA
mi, di 40 deceduti, circa 300 i guariti
e poco più di 10000 tamponi, per una
popolazione di circa 12 milioni di abitanti.
Altri numeri non ufficiali che appaiono
sui social e che vengono discussi
anche in ambienti politici dell’opposizione,
segnalano che nei registri aggiornati
della CNSS (l’istituto di previdenza
sociale tunisino) risulterebbe,
nei primi 15 giorni di aprile, un numero
in eccesso di deceduti (oltre
600) in rapporto allo stesso periodo
dell’anno precedente.
L’uomo politico, e medico, Sahbi Ben
Fraj dalla sua pagina Facebook si
chiede “perché questo surplus di
morti non sia stato accompagnato
da un aumento dei ricoveri in terapia
intensiva”; e conoscendo la mentalità
dei suoi concittadini si dà anche
una risposta, azzardando che “le famiglie
abbiano preferito nascondere
per vergogna la malattia dei genitori
o nonni, e anche per evitare una sepoltura
considerata degradante”,
perché a
causa della quarantena
che avrebbero dovuto
subire, sarebbe stato
loro impedito l’accompagnamento
in corteo
dei defunti al cimitero,
oltre che ricevere parenti
e amici a casa per
la veglia funebre e per
le condoglianze.
E in un ambiente tradizionalista come
quello popolare musulmano questo
é inaccettabile.
Nonostante le difficoltà contingenti
e le prospettive non proprio rosee a
breve e medio termine lo Stato tunisino
non ha dimenticato gli stranieri
residenti, soprattutto le categorie a
rischio, come studenti, migranti e richiedenti
asilo.
In una nota di Ansamed del 28 aprile
si legge: “Il ministero tunisino dei diritti
umani, le relazioni con gli organi
costituzionali e la società civile ha annunciato
il lancio di una piattaforma
online su www.aide-covid19.tn per
aiutare gli stranieri bloccati in Tunisia
a causa dell'emergenza coronavirus,
in situazione di difficoltà economica.”
Solidarietà e Ramadan d’altronde
vanno da sempre a braccetto.
Ferruccio Bellicini
I C T .199 M 2020
NAPOLI 2020
G
F G S
IN ITALIA
I C T .199 M 2020
IN ITALIA
I C T .199 M 2020
IN ITALIA
I C T .199 M 2020
IN ITALIA
I C T .199 M 2020
IN ITALIA
I C T .199 M 2020
IN ITALIA
I C T .199 M 2020
IN ITALIA
I C T .199 M 2020
C
on la pandemia provocata dal
coronavirus, si ripropone in modo
insistente anche se con dimensioni
e sfumature diverse sulle due
sponde del Mediterraneo, l’opposizione
tra scienza e religione, un tema
ricorrente nella storia delle epidemie
da Oriente a Occidente. Senza
volerci inoltrare nell’analisi di un
argomento che richiede conoscenze
sia scientifiche che filosofiche approfondite,
basta esaminare i messaggi
trasmessi in queste settimane
dai media per capire quanto
questo antagonismo faccia ancora
presa sull’opinione pubblica
e sia potenzialmente pericoloso,
se strumentalizzato dalle ideologie
fondamentaliste.
MAGHREB E MEDITERRANEO
MEDITERRANEO: SGUARDI INCROCIATI
S M
Come hanno reagito le grandi religioni
di fronte al dilagare del contagio
e alle misure adottate per combatterlo?
In genere in modo abbastanza
omogeneo, in particolare
per quanto riguarda il confinamento
la cui applicazione è variata da
un paese all’altro, ma al quale tutti i
paesi o quasi sono ricorsi, anche i
più esitanti come la Gran Bretagna
o la Svezia, quando sono stati messi
davanti all’impennata della diffusione
della malattia. La stragrande
maggioranza dei luoghi di culto sono
stati chiusi, che siano chiese,
moschee o sinagoghe, i recalcitranti
e i colpevoli di infrazioni sono stati
multati quasi ovunque. Non è banale
questa concordia se si pensa che
I C T .199 M 2020
il confinamento, come strumento di
lotta contro l’epidemia, presuppone
il riconoscimento del carattere biologico
e non divino dell’epidemia.
Come spiega sapientemente S. Speziale,
storico specialista della storia
del contagio nella puntuale intervista
concessaci e pubblicata sul numero
precedente di questa rivista,
l’evoluzione del concetto di contagio
è stata difficile, a lungo ostacolata
dalla chiesa anticontagionista,
concetto liberato poi da tutti gli elementi
simbolici, dai miti e dai comportamenti
legati a superstizioni e
magie, nonché da una lettura strettamente
divina dei fenomeni naturali,
comprese le patologie dell’uomo.
Soltanto dopo Pasteur con la microbiologia,
spiega Speziale, si fa piazza
pulita di tutte le teorie umorali, igieniste,
ecc., che hanno ostacolato il
percorso della scienza nella lotta alle
epidemie. Se questo problema, che
a lungo ha fatto da freno alle misure
anti-contagio in Occidente, non è
stato invece così pesante in Oriente,
è dovuto al fatto che il Corano detta
legge in merito, con un hadith che
prevede il confinamento come dispositivo
di sicurezza: “se sei in una
città in cui c’è la peste non uscire,
ma se sei fuori non entrare”.
Questo non significa tuttavia che la
cultura islamica sia giunta ad una
concezione moderna della lotta contro
le epidemie: il confinamento era
MAGHREB E MEDITERRANEO
ed è rimasto un precetto religioso,
dettato dal Libro sacro dell’Islam. Infatti,
in questi giorni di coronavirus,
gli imam hanno convinto i fedeli musulmani
a rimanere lontani dalle moschee
riferendosi a questa regola coranica.
Nemmeno tutti hanno aderito.
La rinuncia alla preghiera collettiva
non è stata ovunque accettata e,
al venerdì soprattutto, si sono visti
assembramenti per le strade o sui
terrazzi delle case per la tradizionale
preghiera, contravvenendo così sia
al fondamento religioso della regola
sia al suo obiettivo scientifico, il distanziamento.
In Senegal, addirittura,
il responsabile della moschea ha
affermato: “la preghiera è un’altra
maniera di lottare contro l’epidemia”.
La stessa ritrosia si è notata nel
mondo cattolico dove sono state
chiuse le chiese e sospesi i riti religiosi
più significativi quali messe,
matrimoni e funerali ma con grande
insofferenza di una parte dei fedeli
praticanti e anche di alcuni prelati,
infastiditi dal dover sottostare a imposizioni
dettate dalle autorità civili.
Hanno invece reagito con veemenza
gli ultracattolici conservatori americani
con in testa il cardinale R. Burke
e i loro accoliti italiani che hanno visto
nella subordinazione della chiesa
alle misure anti-contagio, un’altra
delle tante debolezze di cui viene accusato
Papa Francesco. Nell’insieme
I C T .199 M 2020
tuttavia, si può dire che le grandi religioni
monoteiste hanno saputo accogliere
di comune accordo le richieste
della scienza; lo comprovano le
immagini incredibili di piazza San
Pietro deserta per la rinuncia alle cerimonie
pasquali in Vaticano, come
pure la spianata davanti alla Kaaba
alla Mecca e la sospensione dei pellegrinaggi
che ogni musulmano deve
compiere secondo la legge islamica.
Come dice lo storico Franco Cardini
a questo proposito “un tempo
contro le epidemie si pregava, oggi
si chiudono le chiese”.
Ci si può chiedere se sia giusto affermare
insieme al vaticanista Marco
Politi che “mai come in questa epidemia
è apparsa così evidente l’eclissi
della religione dalla scena pubblica.
Per la prima volta dai tempi
del medio evo - continua Politi - un
grande fenomeno come la peste imperversa
e domina ogni spazio
nell’assenza totale di simboli religiosi.
Prova più lampante della secolarizzazione
e del suo spessore non
poteva esserci”.
A nostro parere, no. Significa che la
religione ha riconosciuto che l’autorità
dominante in grado di assicurare
la fine dell’epidemia è la scienza con
le sue terapie, le sue tecniche e le
sue strategie sanitarie. È il riconoscimento
dell’autonomia della scienza
in materia e non è da sotto valutare
se si pensa al passato quando, sia in
MAGHREB E MEDITERRANEO
Occidente che in Oriente, l’epidemia
era considerata “castigo di Dio” in
risposta al comportamento umano,
errato o peccaminoso.
In realtà, è forte il bisogno di riferirsi
a una forza spirituale o morale attraverso
la religione e non sono mancate
le manifestazioni in questo senso.
Basta pensare alle celebrazioni solenni
e solitarie di Papa Francesco in
piazza San Pietro deserta, dal forte
richiamo spirituale, basta pensare
alle sue visite, molto mediatizzate,
presso le due chiese romane: la basilica
di Santa Maria Maggiore per
chiedere la grazia alla Vergine, poi il
«pellegrinaggio» nella chiesa di San
Marcello per invocare «la fine della
pandemia» davanti al crocifisso che
salvò Roma dalla grande peste nel
1600, o al Paternostro mondiale recitato
in concomitanza nei vari continenti,
o al rosario lanciato dalla CEI
tramite TV2000 con oltre quattro
milioni di fedeli, non soltanto per riconquistare
lo spazio pubblico, ma
per lanciare un messaggio significativo:
“la lotta al male non è solo impegno
medico, scientifico e tecnico
ma sforzo spirituale di Speranza, di
Fratellanza” (M. Politi, 26.3.2020).
Nella stessa direzione ed evitando
ogni aspetto scaramantico va il buddismo
(attraverso le parole del responsabile
dell’Istituto Buddista Italiano,
Alberto Valente) quando sottolinea
la sacralità della vita e la re-
I C T .199 M 2020
sponsabilità dell’uomo: ”quando società
umana e ambiente sono in disarmonia
si generano disastri [...] secondo
lo spirito buddista non dobbiamo
interpretare i disastri come
punizione [...] ma soffermarci un attimo
a ricalcolare le priorità della vita”.
Tutte manifestazioni queste,
che pongono interrogativi su cosa
abbiamo fatto del mondo e, pur rispettando
la distinzione tra sfera
scientifica e religiosa, non rinunciano
ad esprimere la speranza nel richiamo
spirituale e nella responsabilità
dell’uomo verso la natura, tema
questo molto caro al Pontefice che
va ben oltre l’approccio morale: nella
sua affermazione “la Natura è in
crisi”, esprime tutta la complessità
dell’evoluzione delle società contemporanee.
Succede ancora, tuttavia, nelle frange
estremiste delle varie religioni,
che l’interpretazione del fenomeno
pandemico acquisti le dimensioni di
castigo divino. Ce ne danno dimostrazione
le reazioni dei cattolici
conservatori, acerrimi oppositori a
papa Francesco per la sua apertura
al mondo e che vedono sicuramente
nella pandemia il castigo divino per
la deriva morale dei cristiani
(divorzio, omosessualità, aborto).
È nettamente più estesa nei paesi
musulmani, l’affermazione che l’epidemia
vada letta come maledizione
di Dio contro le derive dell’uomo.
MAGHREB E MEDITERRANEO
All’inizio addirittura, quando il contagio
del coronavirus non era ancora
giunto sulla riva sud del Mediterraneo,
i movimenti fondamentalisti,
come i Fratelli Musulmani, lasciarono
che serpeggiasse l’idea di una
qualche immunità dei musulmani.
Sulla rete islamica Al Insen TV, il 5
febbraio 2020, venne spiegato ai tunisini
che la malattia era la maledizione
di Allah sui cinesi per punirli
della persecuzione degli uiguri musulmani
in Cina, accuse che si spostarono
dal terreno politico a quello
morale quando il contagio giunse
pure sulla riva sud del Mediterraneo.
Il direttore del Centro Islamico di Ginevra,
Hani Ramadan (nipote di Hassen
el Banna) non esitò ad affermare
che “il corona virus è dovuto al
fatto che gli uomini si abbandonano
apertamente alla turpitudine, come
la fornicazione o l’adulterio, il che
scatena nuove malattie ed epidemie”
(Le Point, 22.03.2020).
Fortunatamente, numerose voci autorevoli
si alzano, sulla riva sud, per
gridare il loro rifiuto di vedere così
compromesso lo spirito scientifico e
addirittura lo spirito critico, se scienza
e religione non rispettano ognuna
la propria autonomia. In realtà,
affermano due fisici docenti universitari
- Faouzia Charfi da Tunisi e Bachir
Senouci da Orano, l’autonomia
della scienza nella cultura musulmana
è ancora tutta da dimostrare e da
I C T .199 M 2020
metabolizzare. Abbiamo già ampiamente
reso conto sulle pagine
de «Il Corriere di Tunisi euromediterraneo»
(La modernité tra
Oriente e Occidente, 17.05.2017) del
coraggio e della determinazione con
cui Faouzia Charfi si batte per diffondere
il metodo scientifico e difendere
il sapere universale nel suo paese.
Con due saggi puntuali e incisivi (La
science voilée e Sacrées questions),
dopo aver ricordato la straordinaria
eredità scientifica di sette secoli di
civiltà araba con i maestri dell’algebra,
dell’astronomia, dell’ottica, della
geografia, la docente tunisina osserva
che “la scienza ha continuato
il suo cammino altrove, in Italia, nei
paesi del Nord, facendoli entrare in
una modernità intellettuale motore
di un notevole sviluppo”, laddove la
scienza si costruiva contro il dogma,
mentre nei paesi dell’islam la scienza
usciva dalle università e vi entravano
la retorica e la tradizione”. Ricorda
infatti come la rivoluzione scientifica
in Occidente sia il risultato di una
lunga battaglia e non un dato identitario.
Ci sono mancati Copernico e
Galileo - dice F. Charfi - i quali hanno
osato contraddire le sante scritture,
emanciparsi dal riferimento religioso
ed utilizzare il linguaggio matematico
anziché quello del Libro: hanno
imposto la precedenza della metodologia
sul dogma, aperto la strada
a Newton, Keplero e Einstein, alla
MAGHREB E MEDITERRANEO
scienza, allo spirito critico, allo sviluppo.
Di fronte alle aberranti prese di posizione
della maggioranza dei leaders
islamisti circa l’epidemia di
coronavirus, l’intellettuale tunisina
in una recente intervista a
«algeriecultures.com» (10.04.2020),
lancia un appello: “La scienza deve
essere autonoma e liberarsi da ogni
pressione. Non propone una Verità,
ma verità provvisorie, successive. Le
teorie scientifiche si distinguono dai
dogmi religiosi per la loro fragilità, la
loro capacità ad evolvere. Ciò che
oppone scienza e religione, è ciò che
oppone il dubbio e la certezza.” Per
questo, in tempi di pandemia, è facile
che le persone fragilizzate dalla
paura, si affidano più a certezze dogmatiche
che a incertezze scientifiche.
Corre in suo soccorso, il collega
algerino Bachir Senouci
(«algeriecultures.com», 12.04.2020),
che constata le stesse difficoltà nel
suo percorso di docente universitario,
dove osserva che la subordinazione
della scienza alla religione ha
“una conseguenza disastrosa, quella
dell’ablazione del senso critico nel
musulmano medio.”
Ambedue però mettono in guardia
gli occidentali perché ad essere determinante
non è l’appartenenza a
questa o a quella cultura, ma è la libertà
di pensiero, l’autonomia di
I C T .199 M 2020
pensiero che non è mai acquisita per
sempre. F. Charfi dà l’allarme e ricorda
all’Occidente che occorre essere
vigili, che il pericolo del fondamentalismo
è sempre presente in ogni cultura.
Si riferisce, per esempio, ai tentativi
di fare ostacolo nelle scuole
occidentali, alla teoria dell’evoluzione
di Darwin e di sostituirla con il
dogma della creazione secondo cui
tutto dipende dalla mano di Dio. Negli
USA, nel 1963, è stata creata la
Creation Research Society; nel 1990 i
neocreazionisti parlano di un Intelligent
Design, istituzioni queste potentissime
che vogliono fare del
mondo un sistema retto unicamente
dalla legge divina. Nel 2007, il Consiglio
d’Europa dovette emettere una
risoluzione (n. 1580) in merito: “Il rifiuto
di ogni scienza costituisce una
delle minacce più pericolose per i diritti
dell’uomo e del cittadino”.
Ciò non impedisce oggi, al presidente
della Fondazione Lepanto per la
difesa della civiltà cristiana, il prof.
R. de Mattei, antievoluzionista, di
vedere in Papa Bergoglio, “un elemento
di autodistruzione della Chiesa”,
un sovversivo che osa mettere
al centro il rapporto uomo-natura,
anziché soffermarsi sul potere divino.
Ma se c’è un limite che la religione
non può oltrepassare perché entra
prepotentemente nel campo della
scienza, esiste pure un limite per la
MAGHREB E MEDITERRANEO
scienza? Questo tormentato periodo
di epidemia che, cavalcando la paura
e la fragilizzazione delle persone, è
riuscito a imporre regole rigidissime
e prevaricatrici di molti diritti, in nome
della scienza trionfante, ci porta
ora ad un’ulteriore interrogativo:
non può a sua volta, la scienza diventare
dogmatica nella pretesa di
silenziare ogni altra forma di espressione?
Parafrasando il filosofo Giorgio
Agamben, ci si può chiedere con lui,
di fronte alla situazione attuale, in
cui l’indiscussa scienza ha imposto
un confinamento rigidissimo come
unica soluzione per limitare i rischi
dell’epidemia, come sia possibile
che le società abbiano senza ribellarsi
accettato “in nome di un rischio
che non era possibile precisare, …
che degli esseri umani morissero da
soli, che… i loro cadaveri fossero
bruciati senza un funerale”, che venisse
limitata in misura mai vista prima,
nemmeno durante le due guerre
mondiali, la nostra libertà di movimento,
che fossero sospesi i nostri
rapporti di amicizia e di amore, che
la chiesa abbia dimenticato il suo
ruolo di misericordia presso gli ammalati
facendosi ancella della scienza,
che i giuristi abbiano taciuto (cfr.
G. Agamben, Una domanda,
www.quodlibet.it, 13.04. 2020).
La paura e il panico, ampiamente alimentati
dal modo in cui i media e le
I C T .199 M 2020
MAGHREB E MEDITERRANEO
istituzioni hanno presentato il rischio
pandemia, hanno permesso
che “l’unità della nostra esperienza
vitale che è sempre inseparabilmente
insieme corporea e spirituale, venisse
ridotta a entità puramente biologica”
e che l’altra parte venisse sacrificata
insieme a molte libertà e diritti
fondamentali.
All’inizio di questa riflessione, ci
chiedevamo, se e come, è cambiato
il rapporto tra religione e scienza ai
tempi del coronavirus. Si può forse
riassumere così questo rapido excursus:
mentre nelle società musulmane
la scienza fatica a trovare la
sua autonomia rispetto alla religione,
nelle società occidentali del
nord, la scienza è diventata la religione
del nostro tempo; essa riduce
l’uomo a “nuda vita e la paura di
perderla, non è qualcosa che unisce
gli uomini, ma li acceca e li separa”
(G. Agamben, Chiarimenti, op.
cit. 17.03.2020).
Se dopo l’epidemia, la dimensione
sociale e umana continuerà ad essere
sacrificata insieme alla libertà,
questa esperienza pandemica non ci
avrà migliorati e non sarà servito a
nulla voler fare della scienza il motore
del mondo. Le conquiste non sono
mai scontate, vanno difese sempre,
in nome della democrazia solidale
e dello stato di diritto.
Yvonne Fracassetti e Michele Brondino
T I COVID-19
L
’Agenzia Italiana per la Cooperazione
allo Sviluppo - AICS di Tunisi riferisce in
un comunicato del 24 aprile dell’invio in
Italia di trenta medici provenienti dalle istituzioni
sanitarie nazionali della Libia. In
questo modo si aggiunge anche la Libia tra
i Paesi che hanno offerto sostegno sanitario
all’Italia contro la pandemia di COVID-
19. L’AICS ha anche dato l’annuncio dell’istituzione
di una pagina sul social network
Facebook, intitolata “Baladiyati”, nata da
una partnership tra l’AICS, l’UNDP Libya e
l’UNICEF Libya, un occasione per fornire
aggiornamenti sul progresso del programma
"Recovery, Stability and Socio-
Economic Development in Libya", in arabo
semplicemente “Baladiyati” (“la mia municipalità”).
Interamente finanziato dall’Unione
Europea a fronte di un accordo siglato
nel 2018, Baladiyati supporta l’accesso ai
servizi di base in 24 municipalità dislocate
in tutta la Libia, per l’attuazione di interventi
prioritari negli ambiti sanitario, dell’istruzione
e dell’igiene urbana. Questo il
link alla pagina
https://www.facebook.com/groups/2381305735465007/
I C T .199 M 2020
IMMIGRAZIONE / EMIGRAZIONE
S. A I
I
l 22 aprile una prima approvazione
del Consiglio Nazionale dell'Economia
e del Lavoro ad un ordine del
giorno che chiede al Governo una
manovra di emersione per combattere
la pandemia e regolarizzare braccianti
agricoli e badanti. Il persistere
della pandemia deve spingere il governo
a «varare una misura di emersione
a favore dei cittadini stranieri
soggiornanti in Italia ma privi di un
titolo di soggiorno valido». Per dotare
il settore agricolo della manodopera
necessaria, fornendo una forma
di tutela anche alla salute degli emigrati
attualmente e visto il blocco degli
stagionali. E come nelle passate
regolarizzazioni, a beneficiarne sarebbero
anche quel gran numero di
donne europee emigrate e occupate
nel settore domestico e assistenziale
alle dipendenze delle famiglie italiane.
È la richiesta del Consiglio Nazionale
dell'Economia e del Lavoro
(CNEL), organo di rilievo costituzionale
con funzione consultiva, che ha
approvato l’ordine del giorno indirizzato
a Governo e Parlamento che tiene
conto sia dell'emergenza sanitaria
che delle richieste delle organizzazioni
imprenditoriali e dei sindacati confederali.
Una regolarizzazione analoga
a quella già operata dal Governo
portoghese.
L’O.d.G., approvato all’unanimità
dall’Organismo nazionale di coordinamento
delle politiche di integrazione
degli stranieri nella seduta del 14
aprile, parte dalla constatazione che
sul territorio nazionale vivono molte
migliaia d’immigrati in condizione
giuridica incerta e irregolare. «Le stime
più diffuse propongono una cifra
di circa 600.000 persone», sostiene il
CNEL citando dati della Fondazione
ISMU. In parte si tratta di richiedenti
asilo denegati, il cui numero è in aumento
per effetto delle restrizioni legislative
in materia di asilo precisa il.
Una delle conseguenze dei cosiddetti
“decreti sicurezza” del 2018 voluti
dall'allora Ministro dell'Interno Matteo
Salvini.
Poi ci sono persone entrate regolarmente
in Italia, ma rimaste sul terri-
I C T .199 M 2020 IMMIGRAZIONE / EMIGRAZIONE
torio oltre la scadenza dei termini
del soggiorno loro consentito, i cosiddetti
over stayers. Il CNEL ricorda
che da molti paesi europei ed anche
extra-europei (oltre 50) è possibile
entrare in Italia senza obbligo di visto
per soggiorni turistici di durata
inferiore ai 90 giorni. Le persone arrivate
in Italia via mare rappresentano
dunque una netta minoranza. Viene
anche sottolineato un dato emerso
dalle leggi di regolarizzazione del
2002 e 2009 (governi Berlusconi) e
2012 (governo Monti): la maggioranza
degli stranieri regolarizzati - per lo
più donne spesso europee - lavorava
nel settore domestico-assistenziale,
alle dipendenze di famiglie italiane.
Perché oggi una legge per l'emersione
degli stranieri irregolari? Per il
CNEL i motivi sono anzitutto di natura
igienico-sanitaria. La lotta contro
la diffusione della pandemia da CO-
VID-19 risulta intralciata dalla difficoltà
di raggiungere e monitorare una
popolazione che per definizione si
trova ai margini della società, non ha
diritto di accedere a gran parte dei
servizi pubblici, tende a evitare di entrare
in contatto con le istituzioni
dello Stato. La possibilità di ricevere
cure mediche per i soggiornanti irregolari
è ristretta per legge alle sole
cure “necessarie e urgenti”. Il rischio
è anche quello di persistenza della
diffusione del contagio anche per via
di ricoveri troppo tardivi.
L'alternativa sollecitata da alcune
forze politiche - ovvero controlli a
tappeto, detenzioni amministrative
ed espulsioni di massa - per il CNEL si
scontra con numerose e già note
difficoltà: scarsa dotazione di posti
nei Centri deputati al trattenimento,
mancanza di accordi con molti paesi
di provenienza e scarsa collaborazione
dei medesimi, elevati costi delle
espulsioni per via aerea, impossibilità
o quasi di effettuare controlli nelle
abitazioni private. Le espulsioni
effettivamente messe in atto sono
state in tutto 6.514 nel 2017 e 6.820
nel 2018, secondo dati Idos 2019. E
oggi, sottolinea il CNEL, manca del
I C T .199 M 2020
tutto la possibilità di organizzare voli
di rimpatrio per la paralisi seguita alla
chiusura delle frontiere e della sospensione
dei collegamenti aerei.
Il Consiglio poi previene l'obiezione
di un possibile pull factor, cioè di un
fattore di attrazione creato da una
annunciata regolarizzazione: «Il potenziale
effetto attrattivo di una misura
di emersione nei confronti di altri
cittadini stranieri provenienti da
paesi terzi, risulta nella fase attuale
molto ridotto. Il principale canale
d’ingresso - ribadisce il Cnel - non è il
mare, ma i valichi aeroportuali e stradali,
come confermano i dati sulla
provenienza degli immigrati residenti
(poco più del 20% è di origine africana,
ma prevalentemente nordafricana,
mentre meno del 10% proviene
dalla regione sub-sahariana)».
La richiesta al governo sottolinea
che all’irregolarità del soggiorno
spesso si accompagna la precarietà
delle condizioni alloggiative. L’O.d.G.
sollecita insieme alla regolarizzazione,
anche la predisposizione di soluzioni
abitative idonee a garantire
l’accoglienza temporanea delle persone
che ne abbiano necessità».
È necessario dare una risposta alla
richiesta delle organizzazioni del settore
agricolo, per il reperimento della
manodopera necessaria a salvare
le imminenti stagioni di raccolta. I
IMMIGRAZIONE / EMIGRAZIONE
circa 18.000 ingressi per lavoro stagionale
consentiti dai decreti-flussi
degli scorsi anni, ora saranno con
ogni probabilità impossibili, o quanto
meno molto tardivi, e le ipotesi di
reclutamento di manodopera stagionale
in altri Paesi dell’UE vengono
ostacolate dai vincoli imposti alla
mobilità transfrontaliera.
La stessa mobilità interna al nostro
paese di lavoratori rimasti disoccupati,
nazionali e stranieri, si scontra
con vincoli come la segmentazione
del mercato del lavoro, il radicamento
territoriale delle persone e dei nuclei
familiari, i divieti alla mobilità dati
dalla pandemia. C’è dunque necessità
di un provvedimento di regolarizzazione
che allargherebbe il bacino
dell’offerta di lavoro disponibile e
presumibilmente interessata alle opportunità
di lavoro agricolo stagionale.
Il permesso di soggiorno è il primo
e indispensabile requisito per
l’accesso a un contratto di lavoro regolare,
alle tutele normative e previdenziali.
Senza una normativa per
l'emersione appare elevato quest’anno
il rischio non solo di carenza
di manodopera, ma anche di impiego
di manodopera in condizione di
soggiorno irregolare, ancora più
esposta ad abusi e sfruttamento e
ancora meno tutelata sotto il profilo
sanitario.
DOSSIER
I
M B
I C T .199 M 2020
C F T
“I ”
Serenissimo et potentissimo d.d. Boabdile Mahamed, regi Tunetis et totius Africe.
Quanto più consideremo l’antiqua benevolentia et reverentia che la nation nostra ha portato
e continue porta a la Maestà Vostra e a li predecessori vostri, la fama grande de le virtù
vostre e de vostri maiori, donde est seguito questo mutuo amore et desiderio di servire
l’uno l’altro quando l’occasione si è offerta tanto più se meravigliamo e dogliamo che, continuando
la amicitia e pace antiqua,…
F: A S L S P, V XXXII, R, MCMI, P. 197
C
osì il 24 gennaio 1498, il genovese
Agostino Adorno, all’epoca
governatore della Repubblica di Genova
sotto la Signoria di Ludovico il
Moro, Duca di Milano, si rivolgeva al
Re di Tunisi, per chiedere la liberazione
di un suo connazionale, Pietro
Paolo Fieschi. Come mette in evidenza
questa lettera, i rapporti tra
Genova e Tunisi, peraltro antichissimi
- già il 18 ottobre 1250 si era firmata
la prima convenzione per l’esportazione
dell’allume - erano di
grande collaborazione, stima e amicizia
reciproca; ed è per ricordare la
storia comune tra Genova e la Tunisia,
che inizio questa nuova collaborazione
con Il Corriere di Tunisi, e per
I C T .199 M 2020
cominciarla ho scelto di intervistare il
professore Fiorenzo Toso, genovese
nato ad Arenzano, cittadino onorario
di Calasetta e insegnante di linguistica
delle lingue minoritarie all’Università
di Sassari. La conversazione è avvenuta
il 14 aprile scorso, servendomi
della video-chiamata di Messenger.
- Professore, quale aneddoto della
storia tra Genova e la Tunisia ama
raccontare?
- Genova e la Tunisia hanno rapporti
strettissimi da sempre; già nel 1400,
prima dell’occupazione turca della
Tunisia, le relazioni commerciali con
Genova erano intensissime, basti
pensare che quando Vasco da Gama
va in India nel 1502, riesce a discorrere,
a parlare con gli abitanti dell’India,
perché a Calicut dove sbarca trova
dei tunisini che sapevano parlare
genovese. Quindi, Vasco da Gama
parlando genovese con i tunisini riesce
a comunicare con gli indiani: i tunisini
hanno fatto da interpreti! I genovesi
sono sempre stati presenti in
Tunisia. Poi la fondazione di Tabarca
nel 1542 ha rafforzato questi rapporti
e occorre dire un’altra cosa: nel 1738
quando i tabarchini sono stati costretti
ad andarsene e a fondare Carloforte
e Calasetta, una parte di loro
rimase lì e diede vita a una comunità
molto forte di commercianti, di mercanti,
presenti a Tunisi ed anche in
altre località come Biserta, comunità
che insieme agli ebrei livornesi rappresenterà
meglio il tramite tra la
DOSSIER
cultura europea e la cultura araba
della Tunisia. Tant’è che la comunità
tabarchina di Tunisi sfornerà delle figure
importanti nella politica del
paese. Per esempio durante il regno
di Ahmed I - un grande sovrano riformatore
della famiglia beylicale tunisina
-, il suo primo ministro era Giuseppe
Maria Raffo, genovese, tabarchino,
mercante, cristiano nonché parente
del Bey di Tunisi, per cui era
considerato una figura molto importante
della Tunisia. All’epoca esisteva
la tolleranza religiosa, e i tentativi
della Tunisia di uscire dalla sua realtà
ristretta per aprirsi verso l’Europa e
verso il mondo è dovuto a questo ceto
imprenditoriale formato da tabarchini,
da genovesi e da altre piccole
comunità mercantili, le quali giocarono
un ruolo veramente notevole per
G M R
I C T .199 M 2020
DOSSIER
la modernizzazione del paese. Bisogna
tenere conto di questo passato
storico perché se oggi la Tunisia, in
larga misura, è un paese molto aperto
e per certi versi anche all’avanguardia
nel mondo arabo maghrebino
per quanto riguarda i contatti con
l’esterno, con la cultura, ciò è dovuto
alla presenza storica di queste comunità.
- Lei si è specializzato in linguistica
delle minoranze, come nasce il suo
interesse per questa materia?
- Nasce perché io stesso mi considero
parlante di una lingua minoritaria,
se noi consideriamo per lingue minoritarie
qualunque forma di espressione
diversa da quella ufficiale dello
Stato; e il genovese non è una lingua
minoritaria meno dell’albanese della
Calabria o del tedesco dell’Alto Adige,
per cui ho sempre avuto questo
interesse, che è legato anche alla mia
curiosità più generale per le lingue
parlate. Inoltre, occorre dire che l’Italia
è un Paese che offre molto dal
punto di vista della diversità linguistica,
questione portata addirittura ad
esiti estremi. L’Italia, in un certo senso,
è un Paese di minoranze. Tutte le
regioni italiane hanno vere e proprie
minoranze di gruppi linguistici diversi
dall’italiano e poi le varie lingue regionali
che sono ognuna un’espressione
autonoma. Quindi, è un campo
molto ampio che ha sollecitato molto
il mio interesse.
- Parliamo di Arenzano, il suo paese
natale: che humus favorirà l’interesse
per lo studio del genovese, lei che
è anche un poeta che scrive in dialetto.
- In pratica già da ragazzino ad Arenzano
avevo cominciato una mia raccolta
di parole in genovese, proprio
perché ero immerso in una realtà
molto particolare e da lì è nata la voglia
di farlo diventare un mestiere.
Per questo mi sono occupato molto
presto di genovese. Perché alla fine
degli anni Settanta, io sono del '62,
c’era un momento di grande interesse
per la lingua della Liguria e si stava
redigendo il vocabolario dei vari paesi;
per Arenzano c’era qualcuno che
si prendeva l’incarico di raccogliere
la memoria attraverso le parole, ma
all’epoca anch’io cominciai a occuparmi
del mio dialetto.
Le parole del genovese sono tutte
affascinanti, così come lo sono i vocaboli
di qualsiasi lingua. Ci sono dei
termini che addirittura risultano difficili
da spiegare. Ad esempio: una parola
che a me piace tantissimo è invexendo
(si pronuncia “invegendu”),
che può voler dire di tutto. Può voler
dire uno stato di contentezza e di
grande eccitazione, a una situazione
di malessere, oppure, un momento
di confusione e al tempo stesso un’esplosione
di entusiasmo. Invexendo è
una di quelle parole che cercare di
rendere esattamente in altre lingue
potrebbe essere piuttosto difficile.
Le lingue sono tutte mutuamente
traducibili e non è vero che le parole
di una lingua non possono essere
I C T .199 M 2020
trasferite in un’altra lingua, però ci
sono quei giri di parole, quelle sfumature
che naturalmente parlano al
nostro cuore e alla nostra personalità
e invexendo è uno di quei casi.
- Lei è famoso per gli studi del tabarchino,
per omaggiarlo le hanno anche
dato la cittadinanza onoraria di
Calasetta; oggi quanti sono i tabarchini
parlanti?
- Sono circa 10 mila persone, perché
Carloforte ne ha circa 6 mila, Calasetta
2700 e poi bisogna considerare
che ci sono nuclei abbastanza compatti
di tabarchini nelle principali città
della Sardegna, a Cagliari, a Iglesias,
ecc., che tendono molto a conservare
l’uso della loro lingua anche
fuori dal territorio. Il tabarchino come
territorio dove si parla è proprio
l’Isola di San Pietro, Comune di Carlo
DOSSIER
Forte, l’Isola di Sant’Antioco, la sua
parte settentrionale che è il Comune
di Calasetta. A questo proposito è
bello ricordare che l’Isola di Sant’Antioco
è un’isola bilingue, un’isola minore
italiana ed europea, estesa su
un'area di 70 chilometri quadrati, caratterizzata
dalla presenza di due lingue
diverse: il ligure tabarchino da
una parte e il sardo dall’altra, un territorio
molto ristretto dove si trova
una diversità linguistica straordinaria
che dovrebbe essere oggetto di tutela
e di valorizzazione.
- Il tabarchino nasce a Genova?
- Il tabarchino è praticamente il genovese
trasferito in Tunisia, e poi
portato in Sardegna. Per esempio c’è
una parola araba molto amata dai tabarchini,
la parola Facussa, che è il
nome di una specie di zucchino colti-
M P L C ’
P, T, C, C N T.
I C T .199 M 2020
vato soltanto in Tunisia e nell’Isola di
San Pietro; i tabarchini lo hanno portato
in Sardegna e prende il nome
dalla parola araba Fagus.
Un’altra parola di origine tunisina
che usano a Carloforte è Cascà che è
il cuscus, però è pronunciato sotto la
forma tunisina. Nel tempo naturalmente
il tabarchino ha subito delle
modifiche, ma ha mantenuto sempre
contatti molto diretti con Genova nel
corso dei secoli, sia quando i tabarchini
erano in Tunisia, sia dopo, quando
si sono trasferiti in Sardegna. Con
il risultato che, pur essendo una lingua
ben riconoscibile nella sua originalità,
se, per esempio, parlo in genovese
con un tabarchino, ci capiamo
entrambi benissimo; non è una
lingua così arcaica e remota, è una
lingua che ha mantenuto molto le
proprie radici culturali con Genova, è
un genovese trapiantato!
- Avevo letto che il tabarchino è un
genovese di Pegli?
- Questo discorso è un pochino complesso;
una parte molto significativa,
importante, dei tabarchini, è originaria
di Pegli, ma non soltanto di Pegli,
di tutta la zona compressa tra Genova
e Savona, Pegli è diventata un po'
il luogo di riferimento; cioè, quando
si parla di Tabarca si pensa essenzialmente
a Pegli. Ma è vero che quando
sono state ricostruite le origini dei
coloni tabarchini, si è visto che i cognomi
rivelavano la provenienza: la
Liguria centrale. Tantissimi erano originari
della Val Polcevera, alcuni di
DOSSIER
C. C S
Arenzano, altri di Sampierdarena e di
Genova stessa.
Naturalmente a Tabarca - un posto
che era caratterizzato come una zona
di pesca del corallo - i genovesi sono
andati a pescare il corallo. Questo
però diventa presto un luogo di commercio,
di traffici, alle volte nemmeno
legali. Teoricamente il mondo arabo
e il mondo cristiano nel 1500 e nel
1600 vivevano grandi conflitti, ma,
poiché a Tabarca si commerciava parecchio,
è stata un polo di attrazione
di tutto il Mediterraneo. La Nazione
tabarchina, così veniva definita, era
costituita in realtà da un gruppo di
gente molto eterogenea: sicuramente
esiste la componente pegliese, però
questa origine non va esagerata,
perché è piuttosto ligure l’origine.
- Una canzone del tabarchino che sia
un emblema?
- I tabarchini hanno un’usanza particolare
che è quella di celebrare il 17
di gennaio, festa di Sant’Antonio, lo
festeggiano come se fosse un carnevale.
C’è una lunga filastrocca che
parla proprio di questo e che viene
I C T .199 M 2020
DOSSIER
molto cantata a Carloforte e Calasetta
perché gli abitanti sono molto legati
alle proprie tradizioni. Si chiama:
E disètte de zenà ed è una canzone
tra l’altro molto antica, del 1500, si
trova anche in Liguria. Quindi l’hanno
portata dalla Liguria.
- Lei è uno studioso del genovese
d’oltremare - mi riferisco al lavoro
che ha fatto per fare conoscere il
genovese in Argentina - e cito il suo
libro “Xeneizes”. Oltre a questa zona
geografica del cono sud, ha fatto
delle ricerche in altre aree geografiche?
- Nelle mie ricerche io mi sono occupato
molto del genovese fuori dalla
Liguria, che è un campo molto interessante
perché ai linguisti interessa
non soltanto come una lingua si preserva,
ma anche come si contamina.
Il caso del genovese in Sudamerica è
molto istruttivo. Ci sono molte parole
genovesi nello spagnolo dell’Argentina
che poi si sono diffuse, perché
l’Argentina è leader tra le varietà
dello spagnolo del Sudamerica e
quindi la presenza del genovese ha
avuto un’influenza linguistica piuttosto
importante. Occorre, però, ricordare
che il genovese è stato parlato
in tutti i mari del Mediterraneo e
dell’Atlantico. Io mi sono occupato
di genovese in Grecia, Spagna, Inghilterra,
nel Principato di Monaco,
in Corsica, ecc. Insomma, dove capita
di trovare un porto e dove si ha
l’occasione di parlare con i marinai, si
può stare tranquilli che qualche parola
di genovese spunta fuori. Adesso,
come ho già detto prima, mi sto
occupando di genovese in California.
- Questi genovesi della California,
come sono arrivati là?
- Da quello che sto ricostruendo, perché
è una ricerca che sto cominciando
adesso, ne sono arrivati vari tipi:
dei contadini - cioè dei coltivatori
provenienti dalla Riviera di levante,
emigrati verso la metà dell’Ottocento
- che hanno dato vita a importanti
attività di coltivazione nella Valle di
San Joaquín. Pescatori e marinai provenienti
soprattutto da Riva Trigoso
e altri genovesi, invece, sono approdati
là dal Sudamerica, perché c'è
stato un momento in cui, per la corsa
all'oro, molti genovesi dell’Argentina
si sono trasferiti in California.
Ma non per andare a cercare l’oro,
bensì per aprirvi dei negozi di alimentari
onde garantire il rifornimento
importando molto spesso prodotti
alimentari dal Cile. Infatti esisteva
tutta una rete commerciale che lungo
le coste del Pacifico garantiva in
qualche modo il sostentamento ai
cercatori d’oro. In California c’è una
comunità di genovesi abbastanza importante,
però la stiamo scoprendo
adesso, finora non è stata molto studiata.
- Lei dirige la collana Il Mediterraneo
Plurilingue, che libri ci consiglia di
leggere per conoscere il plurilinguismo
del Mediterraneo?
- Per esempio il dizionario di tabarchino,
che è presente nella collana e
I C T .199 M 2020
G (1887). L T
che consente di conoscere il lessico
di questa lingua. Consiglio anche di
leggere i libri sulla lingua maltese,
perché è molto particolare e, soprattutto,
le opere di Fernand Braudel,
che ha scritto libri molto importanti
legati alla storia di questo mare visto
come un’unità linguistica, culturale,
economica e via dicendo. I libri di
Braudel sono fondamentali.
- Le nuove tecnologie favoriscono la
conoscenza delle lingue minoritarie?
- Secondo me sì. Molto spesso la tecnologia,
o l’informatica, sono viste
come nemiche della diversità linguistica,
perché sembra che l’inglese la
faccia da padrone, che l’inglese sia la
lingua del web e che non si possa
parlare altro. Mentre, in realtà, è at-
DOSSIER
traverso strumenti informatici che
ormai è possibile trasmettere in maniera
economica queste lingue, ed
esistono moltissimi siti dedicati alle
varie lingue minoritarie. Per esempio:
sul tabarchino, ci sono molte iniziative,
registrazioni, trasferimento,
e poi c’è anche questa possibilità dei
collegamenti video che consentono
alle persone di interagire. In questo
momento, come ho già detto, mi sto
occupando dei genovesi della California:
sto preparando un progetto per
effettuare delle interviste via Skype,
ed è una cosa che altrimenti non
avrei mai potuto fare e che posso
mettere in atto proprio perché abbiamo
questa possibilità che fino a
poco tempo fa non esisteva.
- Quante sono le minoranze linguistiche
dell’Italia?
- È un discorso molto complesso; la
legislazione italiana in questa materia
- legge 482 del 15 dicembre 1989 -
ne riconosce dodici. Però è un criterio
assolutamente non valido, perché
è basato sul livello di diversità storico
culturale rispetto alla lingua nazionale
italiana, senza tenere conto di altre
implicazioni e di altri parametri.
Diciamo che queste dodici sono, per
interdirsi, la lingua albanese o arbëreshë,
la lingua catalana della Sardegna,
il tedesco dell’Alto Adige, il
greco della Calabria e del Salento, lo
sloveno, il croato del Molise, la lingua
francese e il franco provenzale,
l’occitano, il ladino, il friulano e la lingua
sarda. Sono quelle lingue che
I C T .199 M 2020
vengono considerate molto distanti
dall’italiano, alle volte perché hanno
un'origine molto diversa, come il tedesco,
nettamente distinto dall’italiano;
altre volte sono criteri legati alla
maggiore lontananza ed evoluzione
di queste lingue. Però questa legge è
molto contestata, perché non tiene
conto del patrimonio linguistico minoritario
e di tutti i dialetti che anche
per la loro particolare storia è evidente
che sono casi di minoranze linguistiche
non riconosciute. Un esempio
è il tabarchino che è una varietà
di genovese trasferita in Tunisia nel
1500, evolutasi autonomamente dal
1542 al 1738 in quel territorio e poi
importata a Carloforte e a Calasetta
dove è molto viva. In tutti i modi stiamo
cercando di convincere le istituzioni
politiche che il tabarchino è una
lingua minoritaria quanto le altre,
forse più delle altre, per il fatto che è
molto parlato, ma non c'è stato nulla
da fare, perché i criteri che sono stati
dati escludono questo tipo di minoranza
linguistica.
- Quante sono le minoranze linguistiche
del Mediterraneo?
- Questo è difficile da rispondere,
perché bisognerebbe vedere che cosa
intendiamo per minoranza. Per
esempio se noi andiamo sulla costa
spagnola, viene subito in mente la
grande realtà linguistica catalana. La
lingua catalana non è certo una lingua
minoritaria rispetto allo spagnolo,
è una signora lingua con più di 10
milioni di parlanti, considerarla una
DOSSIER
minoranza linguistica, penso sia da
ritenerlo un concetto piuttosto rischioso.
Tutte le isole, tutte le coste del Mediterraneo
sono costellate di popolazioni
a causa delle migrazioni, del verificarsi
di queste realtà molto fluide.
Per esempio, un’altra realtà minoritaria
interessante e poco nota è quella
della città di Istanbul, dove nello
stesso agglomerato urbano convivevano
tante etnie e tante lingue diverse:
c’erano armeni, c’erano greci, c’erano
genovesi, c’erano arabi. È un
po' difficile fornire dei numeri, diciamo
che è molto interessante il paesaggio
linguistico del Mediterraneo
perché è molto complesso, si trova
un po' di tutto dappertutto.
- Nel bacino del Mediterraneo, a livello
accademico, come si cura il
contatto con le minoranze linguistiche,
ci sono dei corsi particolari, degli
scambi, dei convegni?
- A livello di studiosi si lavora molto
perché sono temi molto interessanti;
c’è un progetto al quale io collaboro
per la Liguria che si chiama Atlante
linguistico Mediterraneo, dove i vari
punti del Mediterraneo vengono
confrontati per quanto riguarda le
loro lingue, naturalmente mettendo
in evidenza delle affinità: magari il
nome di un pesce è uguale in diverse
lingue proprio per via di antichi contatti,
quindi si fanno convegni, incontri,
conferenze, ci sono libri e così
via. Certo questo è ancora un ambito
molto specialistico, a occuparsi di
I C T .199 M 2020
F D A
DOSSIER
queste cose siamo noi linguisti ed è
un ambiente piuttosto ristretto di
studio. Invece, ci sono molte iniziative
più aperte a un pubblico più ampio
e più curioso, pensiamo per
esempio alla musica che unisce tantissimo.
C’è un po' la moda della musica
mediterranea che può essere di
volta in volta, il trallallero genovese,
il maluf arabo, la musica greca, la
musica catalana; c’è questa idea del
miscuglio. In fondo, Fabrizio De André
quando ha fatto Creuza de mä,
quell'album bellissimo, ha messo insieme
la lingua genovese, ma utilizzando
modalità musicali e strumenti
provenienti da tutto il Mediterraneo.
Ecco, in qualche modo è un poco
ripercorrere le antiche rotte e
mettere in collegamento, tenere in
rete tutte queste realtà. Certamente
le varie città del Mediterraneo interagiscono
diffusamente, ci sono
molti contatti e gemellaggi e cose di
questo tipo, soprattutto tra le città
portuali: i porti – sotto questo
aspetto - sono sempre stati i luoghi
migliori perché hanno favorito le
contaminazioni culturali.
- Il genovese e l’arabo, come si sono
influenzati a vicenda all’epoca degli
scambi commerciali?
- È una storia molto complessa e pone
dei problemi non indifferenti perché
il mondo arabo è estesissimo e i
genovesi sono entrati in contatto
con la lingua araba in varie occasioni:
prima con le Crociate, poi con la
presenza nel Maghreb, poi attraverso
il mondo turco che era molto influenzato
dalla cultura araba e così
via. Al tempo stesso Genova come
potenza mediterranea ha influenzato
a sua volta molte culture di matrice
araba. È difficile quantificare e dire
quanto il genovese abbia dato alle
diverse varietà di arabo; bisogna
anche tenere conto che l’arabo non
è una lingua unitaria, per cui, per
esempio l’arabo della Tunisia è diverso
da quello parlato in Egitto, in
Siria e via discorrendo.
Mentre è abbastanza facile riconoscere
le parole di origine araba presenti
nel genovese: qui è tutto molto
più semplice perché queste parole
sono facilmente riconoscibili, alcune
sono, addirittura vorrei dire,
note al grande pubblico: quasi tutti
sanno che camallo (facchino) è una
parola araba, Casana, che vuol dire
cliente, è un’altra parola araba, darsena
è una parola araba e così via.
Ne esiste sicuramente un numero
molto consistente. Teniamo anche
conto che la lingua araba ha avuto
un ruolo importante non soltanto
I C T .199 M 2020
DOSSIER
sul genovese, ma anche sullo spagnolo,
sul siciliano e naturalmente
sull’italiano; ma nel caso specifico del
genovese troviamo un certo numero
di parole che sono entrate specificamente
nel dialetto e questo è un segnale
molto importante della presenza
di questi contatti.
- Toponomastica genovese nell’Isola
di Tabarca in Tunisia?
- A Tabarca, ormai, dopo la fine di
una vicenda storica che è durata oltre
200 anni, non possediamo memorie
linguistiche e culturali: in quel luogo,
è rimasto solo il castello. Chi visita
Tabarca vede questa piccola isola
ormai legata al continente da una
specie di istmo dove è sorto un bellissimo
porto turistico. Vede, tutto
attorno a questa grande fortezza
che era il cuore della comunità genovese,
vi sono le rovine delle varie abitazioni:
purtroppo dal punto di vista
linguistico non è rimasto nulla. Comunque
gli abitanti attuali di Tabarca
sono consapevoli della presenza dei
genovesi e ci sono stati anche molti
contatti con Carloforte, con Genova
ai fini di creare dei gemellaggi, dei
contatti, ma di specificamente genovese
a Tabarca non è rimasto niente.
Chi invece va a Carloforte vede che il
cuore più tradizionale del centro storico
si chiama Casseva che è la parola
Qasba e il mare tra le due isole di
Sant’Antioco e di San Pietro viene
chiamato Bugazzu che equivale a Bogaz
(gola), una parola che si usa per
definire il Lago di Tunisi; che rappresenta
il concetto di mare chiuso, di
stagno: effettivamente si tratta di
una conformazione geografica di
questo tipo.
- Professore, sono arrivata alla fine e
vorrei chiudere quest’intervista con
una domanda che riguarda l’italiano
che si parla fuori dall’Italia, le comunità
che all’estero parlano italiano
sono tutelate abbastanza?
- Intanto anche qui bisognerebbe capire
a cosa ci riferiamo. Per esempio:
la comunità italiana di Tunisi è una
comunità storica, è un po' come
quella di Istanbul, perché sono comunità
antichissime che esistono da
secoli e che hanno una loro cultura e
una loro compattezza molto antica.
La comunità di Tunisi è formata appunto
dall’eredità di questa presenza
di ebrei livornesi e di genovesi, di
molti siciliani che sono arrivati
nell’Ottocento. Anche se molti sono
andati via, le tradizioni culturali si sono
sempre mantenute e si è anche
rafforzata e mantenuta la presenza
dell’italiano come lingua, se non parlata,
è compresa da molti tunisini.
Poi teniamo anche conto che c’è l’emigrazione
di tunisini che dall'Italia
rientrano in patria, quindi tra la lingua
italiana e la Tunisia ci sono delle
interferenze molto importanti e molto
interessanti.
Altri casi riguardano ad esempio le
emigrazioni più recenti, gli italiani
che sono andati sia in Sudamerica
nell’Ottocento sia quelli che nel Novecento
sono andati per esempio in
I C T .199 M 2020
Germania, perché molto spesso non
hanno mantenuto l’uso dell’italiano,
progressivamente l’hanno perduto e
occorre anche da dire un’altra cosa:
nel passato molti degli Italiani che
emigravano, non parlavano italiano,
ma si esprimevano nelle loro lingue
regionali, appunto il genovese in Sudamerica,
il siciliano di coloro che andavano
in Tunisia. A questo proposito
alla fine dell’Ottocento in Tunisia
esisteva un giornale scritto in siciliano,
non in italiano, perché la maggior
parte degli immigrati locali parlava
siciliano.
L’italiano all’estero è una realtà molto
sfaccettata, molto diversificata!
Lo Stato italiano non fa moltissimo
per quanto riguarda la diffusione della
propria lingua oltre i confini nazionali,
ci si preoccupa soprattutto di
tutelare quelle comunità italiane che
sono ufficialmente riconosciute come
minoritarie, per esempio in Croazia,
dove c’è una minoranza
italiana abbastanza
consistente, oppure
in Slovenia. Esistono
istituzioni come
la Società Dante Alighieri,
o altre, che si
occupano dell’insegnamento
dell’italiano
all’estero. Purtroppo, e
me lo confermano anche
gli italiani d’America
con i quali sono in
contatto, che l’italiano
non è considerato una
DOSSIER
lingua di grande importanza. È magari
una lingua molto bella da sentire,
bella per la canzone, bella perché è
legata al mondo della moda, della cucina,
ma quando si tratta di fare affari
o si tratta di avere dei ritorni economici
si passa all’inglese, piuttosto
allo spagnolo, piuttosto al tedesco e
ad altre lingue di grande circolazione
internazionale. Quindi occorrerebbe
fare dei grandi sforzi per educare alla
conservazione della nostra lingua
nelle comunità italiane all’estero e
soprattutto per divulgare l’interesse
per la cultura della lingua italiana
presso i Paesi dove magari l’Italia piace
molto, dove c’è molto turismo
verso l’Italia. Ma non se ne sente il
bisogno, da questo punto di vista gli
sforzi si fanno, ma l’italiano resta,
purtroppo, una delle lingue meno conosciute
fuori dal nostro Paese.
Nota: si ringrazia Aldo Padovano per la consulenza
delle fonti storiche.
I C T .199 M 2020
ECONOMIA
I C T .199 M 2020 ECONOMIA
IMPEGNO SOCIALE
Sempre guardando alla lotta al Covid-19, ma con un ‘attenzione particolare ai
cittadini che, a causa della quarantena e del blocco parziale delle attività, si trovano
a fare i conti con delle importanti difficoltà economiche.
Imprenditori italiani e Tunisini, mano nella mano contro il Covid-19
La CTICI ha lanciato, nelle settimane scorse, una campagna di raccolta fondi i cui
ricavati sono stati devoluti a sostegno delle famiglie più indigenti.
Per fare cio’ la CTICI si é avvalsa del sostegno di Viamobile, uno strumento di pagamento
a distanza che permette di distribuire gli aiuti economici, limitando gli
spostamenti delle persone ed i contatti fisici.
Con tale sistema, le famiglie individuate, ricevono un codice segreto ed una lista di
punti vendita nelle loro vicinanze in cui é possibile utilizzare il codice. Il commerciante
avrà l’importo della spesa accreditato direttamente sul suo telefono.
In tal modo abbiamo voluto:
Diminuire i contatti, gli spostamenti e gli assembramenti
Sostenere il tessuto economico locale
Assicurarci che ogni famiglia beneficiaria potesse utilizzare il suo bonus per i
propri bisogni specifici
I Risultati di questa azione:
1625 famiglie beneficiarie
Oltre 20 delegazioni in tutto il paese
Avv.
Jed Mrabet
Avvocato
presso la
Corte di
cassazione
NOTA SINTETICA DEI DECRETI COVID19
Una serie di decreti legge è stata
promulgata per far fronte alla crisi
legata al COVID-19, le cui principali
disposizioni sono esposte in questa
nota.
Rif: Decreto legge n°01-2020/02-
2020/02-2020/03-2020/04-2020/05-
2020
Decreto n°164/2020
1/ Pubblicazione elettronica della
Gazzetta Ufficiale: decreto legge n.
01-2020
Tutti i testi legislativi e regolamentari
sono ora pubblicati in forma
elettronica sul sito web:
www.iort.gov.tn.
Questi testi possono essere consultati e
scaricati gratuitamente. Entrano in vigore
il giorno dopo la loro pubblicazione
sul sito www.iort.gov.tn nella casella
relativa alla città di Tunisi
2/Mantenimento dei posti di lavoro: decreto
legge n. 02/2020
Il decreto legge prevede misure volte a
mantenere i posti di lavoro durante il
periodo di quarantena, per le imprese
che hanno subito una cessazione totale
o parziale delle attività. A tal fine, alcuni
articoli del Codice del lavoro sono stati
sospesi e altri sono stati modificati. Queste
misure sono cosi elencate :
- la quarantena causata da COVID-19 non
è considerata come elemento che giustifica
la risoluzione del contratto di lavoro
(CDD o CDI).
- Qualsiasi licenziamento durante questo
periodo di contenimento, senza il preventivo
parere della commissione regionale
o della commissione centrale di
controllo dei licenziamenti, è considerato
abusivo.
- Il datore di lavoro può concedere ferie
annuali ad alcuni o a tutti i dipendenti
per quello in corso.
l'anno passato o per quello in corso.
- Le ore perse a causa di un'interruzione
collettiva del lavoro in un'azienda
possono essere recuperate
entro sei mesi (invece di due mesi)
dall'interruzione del lavoro. Queste
ore di recupero non saranno maggiorate
(pagate al tasso reale).
3/ Misure di sostegno alle imprese:
decreto legge n. 04-2020
3-1 Società interessate: società affiliate
al CNSS la cui attività è temporaneamente
parzialmente o totalmente
interrotta a causa dell'attuazione
di misure del contenimento
totale.
3-2-Indennità a seguito di disoccupazione
tecnica (chomage technique):
versamento di un'indennità mensile
ai dipendenti con contratto a tempo
indeterminato o determinato pari a
200 TD, oltre a quella a carico del
datore di lavoro: in ogni caso l'indennità
concessa non deve superare
l'importo della retribuzione 020 e
successivi.
3-3-Condizioni per la concessione del
risarcimento (decreto 2020-164):
Mantenimento di tutti i dipendenti
con contratto a tempo indeterminato
e determinato.
Dipendenti iscritti al CNSS per il 4°
trimestre 2019 o il 1° trimestre 2020
I C T .199 M 2020 ECONOMIA
dichiarata al CNSS per il 4° trimestre 2019 e
per il 1° trimestre 2020. Mesi interessati :
Aprile 2020 e successivi.
3-3-Condizioni per la concessione del risarcimento
(decreto 2020-164):
Mantenimento di tutti i dipendenti con
contratto a tempo indeterminato e determinato.
Dipendenti iscritti al CNSS per il 4° trimestre
2019 o il 1° trimestre 2020
Le imprese devono dimostrare all'ispettorato
del lavoro di aver adottato almeno
una delle seguenti misure:
- aver permesso a tutti i dipendenti o ad
alcuni di essi di beneficiare del saldo annuale
di ferie retribuito.
- aver dato a tutti o a una parte dei dipendenti
il beneficio delle ferie annuali retribuite
in anticipo.
- aver preso a carico la totalità o una parte
dello stipendio durante il periodo di cessazione
temporanea totale o parziale dell'attività
dell'azienda.
3-4-Deferimento del pagamento del contributo
CNSS per il 2° trimestre:
potrebbe essere posticipato, su richiesta,
per un periodo di 3 mesi, senza applicazione
di penali per ritardi di pagamento. Secondo
il testo, il contributo dei dipendenti
del 9,18% rimane dovuto entro il termine
normale (15 luglio 2020).
3-5 Cessazione dell'applicazione di queste
misure: l'assegnazione e il pagamento di
indennità eccezionali e provvisorie cessano
nel caso in cui i dipendenti riprendano
la loro attività dopo la cessazione delle
misure di confinamento totale.
3-6 Sanzioni: qualsiasi presentazione di
dati errati da parte dell'azienda è soggetta
alla restituzione del doppio degli importi
delle indennità ricevute.
3-7 Sono esclusi: Non sono interessati da
questo provvedimento le imprese e i loro
dipendenti che hanno ottenuto l'autorizzazione
a continuare la loro attività in conformità
alle norme e alle procedure vigenti
e ai requisiti di continuità di funzionamento
dei servizi vitali nell'ambito dell'attuazione
delle misure di confinamento
totale.
I dipendenti che ricevono i bonus dal Fondo
nazionale per l'occupazione (CIVP,
CIAP, ecc.) non beneficiano della misura di
bonus 200 DT.
Continuano a ricevere il CIVP, il CIAP o altri
bonus durante il periodo di interruzione del
lavoro.
4-Contributo economico eccezionale di "un
giorno" di lavoro
4-1-Scopo:
Il contributo provvisorio ed eccezionale è
applicabile alle persone fisiche stipendiate e
alle persone fisiche e ai pensionati di nazionalità
tunisina.
Tuttavia, questo contributo non si applica
a :
- Dipendenti il cui reddito netto annuo non
supera i 5.000 dinari, previa detrazione del
10% per i dipendenti e del 25% per i pensionati
e detrazioni per stato di famiglia e spese;
- Dipendenti di nazionalità straniera.
- Dipendenti delle imprese private interessate
dalle misure sociali eccezionali e temporanee.
Secondo il decreto legge 2020-4, queste
società devono soddisfare determinate condizioni.
Oltre alle condizioni menzionate, le aziende
lese devono presentare la loro domanda
all'Ispettorato del lavoro, menzionando
l'elenco dei dipendenti interessati dal contenimento
o procedere attraverso la registrazione
sulla piattaforma elettronica. Ne consegue
che i dipendenti che beneficiano del
premio di 200 TND non saranno interessati
da questa misura.
4-2-Calcolo del contributo :
Il contributo provvisorio è fissato a una retribuzione,
stipendio o pensione di un giorno
detratti per il mese di aprile 2020.
Il contributo è calcolato sulla base del reddito
annuo netto corrispondente al salario al
netto del contributo del dipendente alla
CNSS, delle spese professionali e delle trattenute
per situazione familiare e degli oneri
previsti dall'articolo 40 del codice IRPP e IS.
Pertanto, il calcolo di questo contributo non
tiene conto di tutte le deduzioni per le agevolazioni
fiscali (CEA, interessi sul credito
edilizio, assicurazioni sulla vita...) e il calcolo
del giorno viene effettuato tenendo conto
di un mese di 30 giorni indipendentemente
dal regime orario e dal numero di giorni
lavorati; 22 giorni o 26 giorni (nota esplicativa
della DGELF del 17 aprile 2020).
Il contributo provvisorio non è deducibile
dalla base imponibile dell'imposta sul reddito
delle persone fisiche.
NOS SPONSORS
CAMERA TUNISO
ITALIANA DI COM-
MERCIO E D’INDU-
STRIA
8 rue Ibn Khaldoun, 1004
El Menzah, Tunis
TEL
+216 71 239 123 (LG)
Fax
+216 71 235 428
Site Web
www.ctici.org.tn
facebook.com/ CTICI
w.linkedin.com/in/ctici-
39339526
www.instagram.com/
ctici2019/
https://twitter.com/
CTICI1?s=07
I C T .199 M 2020
ECONOMIA
I C T .199 M 2020
ECONOMIA
C-19: I
T P
A
pprovata il 22 aprile dalla Commissione Europea
una proposta per lo stanziamento di
un pacchetto di Assistenza Macro Finanziaria di 3
miliardi di euro per sostenere dieci Paesi limitrofi
a contenere le ricadute economiche dovute alla
pandemia. In una informativa della Commissione
viene precisato che tale proposta si unisce alla
strategia del Team Europa, risposta solida e mirata
dell'Ue per sostenere gli sforzi dei Paesi partner
nell'affrontare la pandemia di Covid-19 e rappresenta
un'importante dimostrazione della solidarietà
dell'UE in un momento di crisi senza precedenti.
Sulla base di una valutazione preliminare
delle esigenze di finanziamento, i fondi dell'AMF,
oltre ai 600 milioni destinati alla Tunisia, saranno
così ripartiti: Albania 180 milioni, Bosnia-
Erzegovina 250 milioni, Georgia 150 milioni, Giordania
200 milioni, Kosovo 100 milioni, Repubblica
di Moldavia 100 milioni, Montenegro 60 milioni,
Macedonia del Nord 160 milioni e Ucraina 1,2 miliardi
di euro. I fondi stanziati saranno resi disponibili
per un anno sotto forma di prestiti a condizioni
particolarmente favorevoli per aiutare questi
Paesi a coprire le loro esigenze di finanziamento
immediate e urgenti.
"Insieme al
sostegno del Fondo
monetario internazionale,
i fondi possono
contribuire a
migliorare la stabilità
macroeconomica e a creare spazio per consentire
l'allocazione di risorse per proteggere i cittadini
e mitigare le conseguenze socioeconomiche
negative della pandemia di coronavirus", secondo
quanto si apprende dall’informativa. Tale strumento
sarà disponibile anche per altri Paesi ammissibili
con difficoltà nella bilancia dei pagamenti.
La solidarietà europea non deve fermarsi ai
confini della nostra Unione. Perché in questa crisi
globale, stiamo o cadiamo insieme. La Commissione
europea compie dunque un passo decisivo
per soccorrere dieci nazioni vicine impegnate a
combattere contro la pandemia. Paolo Gentiloni,
Commissario europeo per l'Economia ha chiesto
quindi al Parlamento Europeo e al Consiglio di
concordare rapidamente questo importante pacchetto.
P 2020
’ ’ ’
M
algrado la pandemia in corso, i numeri in
ingresso dell’economia legata all'esportazione
dell'olio d'oliva tunisino hanno registrato
un nuovo record. Lo rende noto l'Ufficio Nazionale
dell'Olio tunisino secondo il quale la Tunisia è
riuscita a esportare nei primi tre mesi di quest’anno
146mila tonnellate di olio d'oliva per un fatturato
di 896 milioni di dinari tunisini (all’incirca
282mln euro), in aumento rispetto alle 80mila
tonnellate per un valore di 740 milioni di dinari
dello stesso periodo del 2019. Il Presidente e
l’A.D. dell'ONH, Chokri Bayoudh, ha evidenziato
che, nonostante il rallentamento delle esportazioni
in questo periodo eccezionale, la commercializzazione
dell'olio d'oliva tunisino ha registrato
un relativo successo nel continuare la sua attività
e nel raggiungere
i mercati esteri.
Le esportazioni di
olio d'oliva hanno
raggiunto le 30mila
tonnellate dall'inizio
di novembre 2019
fino al 31 marzo di
quest'anno, in considerazione
dell'obbiettivo prefissato di oltrepassare
le 250 mila tonnellate di olio d'oliva esportate
per entrate che si stimano superiori a 2 miliardi
di dinari e, proprio grazie all’esportazione d’olio
d’oliva, ha sottolineato Bayoudh, la Tunisia ha
potuto registrare un surplus nella propria bilancia
del commercio alimentare.
I C T .199 M 2020
CULTURA
M M
150°
I
l quartiere San Lorenzo a Roma
nel 1907 era poverissimo e la scuola
aperta da Maria Montessori, in Via
dei Marsi, 58, era un caseggiato popolare.
In questa casa era stato predisposto
un locale per accogliere i
bambini normali di mamme che andavano
a lavorare. Una “maestra”
operaia doveva badare ai bambini ed
alla loro incolumità, ma l’iniziativa,
priva di ogni sistema pedagogico, risultò
presto un’impresa difficile da
gestire. Allora uno dei dirigenti del
progetto, che conosceva la Montessori,
si rivolse a lei per un aiuto valido
e consistente; la Montessori, dopo
aver visitato la casa, accettò di impegnarsi
a risolvere il caso. Nacque così
il 6 gennaio 1907 la prima “Casa dei
bambini” con un metodo educativo
che avrebbe rivoluzionato quello già
esistente, obsoleto ed empirico,
U' C
mentre il metodo
montessoriano
si basava
su una ricerca
e su un metodo
scientifico.
Due volte
candidata al
Premio Nobel
per la pace,
Maria Tecla Artemisia
Montessori nacque il 31 ago-
M M
sto 1870 a Chiaravalle (Ancona); pochi
anni dopo si trasferisce con la famiglia
a Roma, da poco capitale. Fin
dai primi anni di studio si interessa
alle materie scientifiche, si iscrive alla
Facoltà di Medicina dell’Università di
Roma e nel 1896 è la prima donna a
diventare medico. Ottiene la nomina
presso la clinica psichiatrica dell’Università,
dedicandosi al recupero dei
bambini con problemi psichici, da lei
chiamati anormali. Intorno al 1900
cominciò un lavoro di ricerca presso
il manicomio romano S. Maria della
Pietà dove, tra gli adulti malati di
mente, si trovavano bambini con
difficoltà o con turbe del comportamento.
Erano rinchiusi e trattati alla
pari degli altri, in stato di grave abbandono
affettivo. Generosa ed
I C T .199 M 2020
C
CULTURA
energica la Montessori decise di dedicarsi
al loro recupero ed ottenne,
con l’aiuto di materiali adatti, risultati
inaspettati. Con calore si batté per
i loro diritti nei congressi di quegli
anni e, al tempo stesso, cominciò a
studiare i bambini normali, per i quali
il 6 gennaio 1907 aprì appunto la prima
“casa dei bambini”, creando una
scuola armoniosa e a misura del fanciullo,
anche nell’arredamento, con i
piccoli banchi bianchi fra pareti colorate,
librerie e lavandini ad altezza di
bambino, ed introducendo nuovi materiali
di sviluppo. Nel 1924 fondò l’Opera
Nazionale Montessori per l’attuazione
e la tutela del suo metodo,
ma nel 1934, a causa degli ormai insanabili
contrasti con il regime fascista,
si trova costretta ad abbandonare
l’Italia e nel 1936 l’Opera Nazionale
verrà definitivamente chiusa dal regime.
Continuano così i suoi viaggi in
vari paesi per diffondere la sua teoria
educativa, in particolare negli Stati
Uniti; ovunque viene accolta con
grande onore. Al suo rientro in patria,
nel 1947, la Montessori si preoccupò
innanzitutto di ricostruire l’Opera.
Il 6 maggio 1952 morì in Olanda
a Noodwijk, dove si era ritirata e,
sempre in Olanda, quattordici anni fa
morì il suo unico figlio Mario, frutto
della relazione che la Montessori ebbe
con un suo giovane assistente di
psichiatria all’Università, Giuseppe
Montesano, e che fu costretta a dare
in affido per evitare lo scandalo. Maria
ogni settimana andava a trovare il
figlio, presentandosi come una zia e
successivamente lo fece iscrivere in
un collegio; ella poté prendere il figlio
a vivere con sé quando aveva
quattordici anni, dicendo che era suo
nipote. La verità fu rivelata solo nel
suo testamento. Molti ricordano il
volto di Maria Montessori stampato
sulle vecchie mille lire quando sostituì
l’immagine di Marco Polo e dove
rimase fino all’avvento dell’euro. Alla
base della pedagogia montessoriana
vi è un concetto chiamato
I
I C T .199 M 2020
“messianismo del fanciullo”, principio
fecondissimo ed ispiratore di tutto
il metodo di rinnovamento didattico;
l’adesione ad un vago messianismo
imperniato sul bambinoredentore,
sembra riecheggiare l’appello
evangelico all’infanzia spirituale,
ma ne è sostanzialmente assai diverso.
Il fanciullo è un essere particolare,
qualitativamente diverso dall’adulto,
ricco di meravigliose energie
latenti e di capacità di autosviluppo,
che lo pone, in rapporto all’adulto, in
una visione completamente diversa
da quella tradizionale. La Montessori,
cultrice di antropologia e di psicologia
oltre che di medicina, pone come
fase preliminare indispensabile
dell’opera educativa una conoscenza
scientifica dell’anima del bambino,
ma per tale conoscenza ella intende
una cognizione attenta, esatta e concreta,
che si basa su uno spirito
scientifico, ma unito ad un amore sincero
e penetrante per l’infanzia. La
concezione montessoriana del bambino
include una pars destruens ed
una pars construens: un lavoro di liberazione
da pregiudizi ed errori ed
uno sforzo per cogliere l’anima profonda
del bambino, quale veramente
è e vive al di là delle deformazioni
prodotte dall’adulto. Fondamentalmente
l’ostacolo posto dall’adulto
per il retto sviluppo del bambino è
uno solo: l’opera di repressione irragionevole,
che l’adulto esercita quasi
CULTURA
inconsapevolmente ed in buona fede
verso il bambino. L’adulto non ha
compreso le autentiche esigenze del
bambino in quanto essere diverso da
lui ed irriducibile a lui e perciò è incline
a sottomettere il bambino a sforzi,
ad adattamenti, a forme di vita
che contrastano con la sua vera natura.
L’adulto non comprende le autentiche
esigenze del bambino in
I
quanto essere diverso da lui e, perciò,
è incline a “sottometterlo” a
sforzi, ad adattamenti ed a forme di
vita che contrastano con la sua vera
natura. Tale repressione si manifesta
soprattutto nella configurazione
dell’ambiente stesso, scomodo ed
inopportuno, a cui passa il neonato
dopo essere vissuto nella morbidezza
ed uniformità dell’ambiente prenatale.
Tra le funzioni che presentano
un’importanza essenziale nella
formazione dell’essere del bambino
sta il movimento. Il movimento non
ha soltanto un riflesso sull’essere fisi-
I C T .199 M 2020
co dell’uomo, ma anche sulla
psiche. Il moto, infatti, è il
mezzo per cui tramite l’intelligenza
raggiunge gli oggetti
del mondo esterno, è il fattore
che lega lo spirito al mondo,
il mezzo concreto che
pone l’io in relazioni ben definite
con la realtà esteriore.
Lo spirito del bambino intravede
questa verità, e perciò
sente un impulso incoercibile al camminare
ed all’attività della mano. L’intralciare
questi impulsi naturali è la
causa più frequente dei capricci infantili.
Ma in fondo a tutto il dinamismo
psichico del bimbo sta una forza
dominante, l’amore: amore appassionato
delle cose e dell’ambiente, che
si manifesta nell’assorbimento attivo
fervido, tenace e minuzioso nelle cose
circostanti con cui vuole stringere
una specie di “ amicizia”, amore per
S
L
CULTURA
l’adulto che venera e tende ad agire
contro la sua natura infantile. Nel
senso di un amore sincero che il bimbo
rivela all’adulto ed è proprio in
questo senso che si è parlato di un “
messianismo del bambino” proprio
della concezione montessoriana. La
pratica attuazione della sua concezione
pedagogica ci è esposta dalla
Montessori particolarmente nel Manuale
di Pedagogia Scientifica e in La
scoperta del bambino per quanto riguarda
l’educazione prescolastica,
e in L’autoeducazione
nelle scuole elementari
per l’età scolastica.
La soluzione del problema
pratico dell’educazione
ha due aspetti, se
così possiamo riassumere
il concetto montessoriano:
1) preparare l’ambiente
adatto allo sviluppo del
bambino, e 2) rendere attiva
la vita ambientale. Al
primo aspetto si ricollega-
I C T .199 M 2020
A
no l’arredamento del locale, il lavoro
conservativo, l’organizzazione materiale,
ecc. Il secondo si esplica in due
modi: con le occupazioni materiali e
con l’uso del materiale di sviluppo.
L’ambiente deve essere adatto allo
sviluppo fisiopsichico del bambino e
consentire la libertà di scelta degli
oggetti, così che il piccolo non abbia
a sottostare all’oppressione di una
volontà superiore. Pertanto, il locale
dovrà avere uno spazio sufficiente
per consentire il libero movimento
dei bimbi. D’altra parte, è rendere
possibile una vita separata ed indipendente
che contribuisca anche
materialmente a stimolare nei singoli
gruppi una vita di famiglia: perciò,
non ampi saloni comuni, ma, se possibile,
casettine lillipuziane o almeno
stanzette separate per i vari gruppi,
il cui interno sia gaio ed accogliente,
con tavolinetti chiari, seggioline leggere,
credenzette, mensoline e vasi
CULTURA
di fiori, quadri e tendine
variamente colorate,
che formano la cornice
gioiosa del mondo dei
bambini. Ogni oggetto
dovrà avere il suo posto
fisso, così che possa dai
bambini facilmente essere
rimesso nel giusto
posto, in questo modo
l’ambiente avrà un potere
ordinativo. Gli oggetti
dovranno essere
adatti al bambino non soltanto per la
loro dimensione ed il loro peso, ma
anche per la semplicità della loro costruzione,
in modo da non stancare il
bambino o perderne l’interesse. Oltre
l’ambiente adatto ed il materiale
scientifico, molto importante è la figura
della maestra, che è detta “ direttrice”,
non insegna, ma, mostrato
inizialmente l’uso del materiale, si limita
ad assistere con calma e pazienza
l’attività infantile. Il materiale, essendo
scientifico, non può essere né
mutato né modificato. Esso è svariatissimo:
vi sono incastri, allacciature,
matassine in ogni sfumatura di colore
da ordinare secondo le sfumature
stesse, campanelli e scatolette contenenti
diverse materie per la distinzione
dei suoni e dei rumori; scatolette
di vario peso per l’acquisto del
senso barico; superfici lisce e scabre
per il tatto. Tutto è ordinato all’affinamento
ed all’educazione dei sensi,
I C T .199 M 2020
che vengono esercitati uno per uno.
Questi esercizi mirano direttamente
all’educazione scientifica dei sensi e
dell’intelligenza ed a preparare gli
apprendimenti basilari della cultura,
ossia, le tecniche del leggere, scrivere
e calcolare. Questa ultima tecnica
è stata oggetto, in modo particolare,
di diverse critiche, perché la Montessori,
quando era ricercatrice nel manicomio
romano, Santa Maria della
P
Pietà, usava questo materiale per
affinare l’uso dei sensi di bambini,
che avevano difficoltà intellettive di
apprendimento, ottenendo importanti
risultati, ma molti studiosi della
pedagogia lo trovavano inadatto per
i bambini normali. Tale materiale infatti
è stato preparato in base agli
orientamenti della psicologia sperimentale,
ai metodi già seguiti dai
medici Itard e Sèguin, per il miglioramento
dei bambini carenti intellettualmente.
Ogni esercizio è congegnato
in modo da non riuscire se non
CULTURA
è perfettamente eseguito e perciò
induce all’autocorrezione dell’errore
ed alla ripetizione dell’esercizio stesso
senza intervento della direttrice.
Molto importanti sono gli esercizi di
vita pratica, centro dell’educazione
motrice. Tali occupazioni si riferiscono
alla cura della persona e dell’ambiente.
Così, per ciò che riguarda la
persona, i piccoli imparano a vestirsi
e a spogliarsi, a lavarsi. La cura
dell’ambiente si esplica, per esempio,
nel lavare le macchie, nel pulire
gli oggetti, nel raccogliere le cose cadute
e, tra tutte la più complessa, imparare
ad apparecchiare e sparecchiare
la tavola. Accanto a tali occupazioni
casalinghe esiste la categoria
dei lavori produttivi: il giardinaggio, il
lavoro dei campi, le cure per gli animali,
la raccolta dei frutti. Tutte attività,
che i bimbi esercitano individualmente,
ma esistono anche percorsi
collettivi, come: l’esercizio del
camminare sul filo, precisamente su
una linea ellittica disegnata sul pavimento
su cui i piccoli fanno esercizi
di deambulazione mentre la maestra
suona il pianoforte e l’esercizio del
silenzio, mediante il quale acquistano
il potere di rispettare un divieto
come attraverso un gioco divertente.
La Montessori inizia il bambino di
4-5 anni all’apprendimento della
scrittura e della lettura. Alla scrittura
ella giunge con tre ordini di esercizi:
anzitutto, per fare la mano, il tratteg-
I C T .199 M 2020
CULTURA
T C B R
gio, eseguito con matite di vari colori,
di figure geometriche ottenute seguendo
il contorno di apposite formelle;
poi il tasto ad occhi bendati di
lettere dell’alfabeto, intagliate in carta
smerigliata, infine la composizione
delle parole con lettere mobili, in cui
il bambino cerca le lettere che la
maestra pronuncia fino a comporre
una data parola. La lettura segue come
verificazione dello scritto. Per
l’insegnamento concreto della numerazione,
si usano aste decimetrate e
divise in vari colori per ogni decimetro,
così ogni asta rappresenta l’idea
concreta dell’unità globale. Numerose
e non lievi sono le critiche opposte
al metodo della Montessori; la
critica si è accanita in modi vari, ma
senza fondamenti concreti, sul naturalismo
biologico, sull’atomismo psicologico
e sociale del metodo montessoriano,
sull’artificiosità del materiale
didattico, sul concetto di libertà
e di autoeducazione e sulla rigidità
meccanica e materialistica della
Montessori. E invece è errato e fallace
accusare la Montessori di promuovere
una libertà che è licenza,
poiché fa a meno di leggi e di controlli
da parte dell’educatore. La libertà
dell’educando è moralmente
limitata dalla retta coscienza, che è
eventualmente guidata e ridestata
dalla maestra e didatticamente regolata
dall’uso del materiale, il quale da
una parte limita la scelta del bambino,
ma dall’altra vuole armonizzarsi
con la vera libertà interiore, quella
che segue le supreme leggi direttive
I C T .199 M 2020
dello spirito. La grande rivoluzione
educativa della Montessori non è
stata molto compresa in Italia e quindi
anche la sua diffusione, tuttavia resta
l’energico tentativo di riportare
la scuola sul piano vero del fanciullo,
e non solo nel giardino d’infanzia,
bensì ancora nella scuola elementare
ed in quella secondaria. Si stima che
nel mondo vi siano circa 65mila
istituti Montessori e scuole Montessori.
Negli Stati Uniti il metodo
Montessori è famosissimo e si contano
oltre 4.500 istituti. Nel Regno Unito
invece siamo a quota 800, ed in
Germania oltre 1.100. Nei Paesi Bassi,
invece, un terzo delle scuole pubbliche
sono scuole montessoriane. Nel
nostro paese, invece, queste non superano
le 200. In Italia invece ad oggi
gli istituti Montessori registrati sono
137. Significa che vi è una scuola ogni
450mila abitanti, troppo poco. Al
centro Italia vi è una
buona parte di esse. Si
tratta soprattutto di
scuole materne Montessori,
mentre medie e superiori
sono ancora meno
quelle di indirizzo
montessoriano.
Mussolini appena vide
che Maria Montessori
riscosse molto successo
all’estero, cercò di riportarla
in Italia. Maria
Montessori capì che
CULTURA
Mussolini cercava di strumentalizzarla
e nel 1934 abbandonò totalmente
l’Italia salvo ritornare saltuariamente.
Alle motivazioni storico- politiche,
inoltre, si aggiunsero quelle di tipo
culturale ed economico. Per l’Italia,
che usciva sconvolta dalla guerra, un
metodo così rivoluzionario avrebbe
richiesto da parte dello Stato un’ ingente
liquidità economica, che in
quel momento lo Stato non poteva
sostenere. Nel mondo il metodo invece
continuò a crescere e si contano
centinaia di uomini di affari, capi
di Stato e persone influenti figlie del
metodo Montessori. Il numero di talenti
straordinari e fieri di mostrare la
loro esperienza Montessoriana ha
aumentato la popolarità del metodo,
ma forse in molte persone alimenta
ancora una visione collettiva del metodo
legata ad ambienti d’élite.
Adriana Capriotti
L M M N
I C T .199 M 2020
CULTURA
R: ’ R
B
reve, brevissima durata ha purtroppo
avuto per ora la grande
esposizione su Raffaello Sanzio, chiamato
già dai suoi contemporanei
“divin pittore”. Il diffondersi della
pandemia Coronavirus ha infatti
comportato anche la chiusura di mostre
e musei, provocandone la sospensione
dopo solo tre giorni dall’apertura.
La mostra ha richiesto anni
di preparazione. È stata inaugurata a
Roma nelle Scuderie del Quirinale il 5
marzo scorso, in coincidenza con il
cinquecentesimo anniversario della
morte dell’artista, avvenuta a Roma
il 6 aprile 1520, giorno di venerdì santo.
Una vasta documentazione è stata
ora messa on line, nella speranza
però che all’inizio del mese di maggio
sia possibile riaprire le sale al
pubblico, seppur con ingresso contingentato,
e forse anche prorogarla
oltre la chiusura prevista per il 2 giugno.
Originale è l’impostazione: il
percorso è infatti a ritroso, prende
cioè avvio dal monumento sepolcrale
nel Pantheon di Roma, e va indietro
nel tempo fino ad arrivare, nelle
ultime sale, alla formazione dell’artista
nella bottega del Perugino e alla
sua nascita ad Urbino nel 1483, avvenuta
anch’essa di venerdì santo. Una
scelta guidata dall’intento di mettere
in rilievo l’apporto e il lascito culturale
di Raffaello nella Roma di allora,
dominata dalle figure dei papi Giulio
II della Rovere (1503-1513) e Leone X
dei Medici (1513-1520), che intende-
I C T .199 M 2020
CULTURA
I P S
Q
L’
P M
vano attraverso la politica della restauratio
urbis, cioè della ristrutturazione
e dell’abbellimento della città,
far riacquisire alla nuova Roma cristiana
quel primato che nei tempi
passati aveva contraddistinto la Roma
dei Cesari.
L’esposizione si apre con una ricostruzione
fedele in 3D della tomba
dell’artista nel Pantheon, con l’epitaffio
che il suo amico Baldassarre
Castiglione aveva fatto incidere e
che costituisce un capolavoro di sensibilità
e amore per l’arte: «Ille hic est
Raphael timuit quo sospite vinci, rerum
magna parens et moriente mori».
(Qui giace Raffaello, da cui, quando
visse, la natura temette d'essere vinta,
ora che egli è morto, temette di
morire con lui). In questa frase si ritrova
tutta l’essenza della poetica
del Rinascimento italiano, che considera
la natura fonte principale d’ispirazione,
e la cui bellezza Raffaello
nelle sue opere, aveva addirittura superato!
La “divinità” dell’artista, pittore, architetto
e archeologo è sottolineata
anche da Giorgio Vasari che nella sua
“Vita” scritta nel 1568 afferma: “Finì
il corso della sua vita [Raffaello] il
giorno medesimo che nacque, che fu il
Venerdì Santo d’anni trentasette, l’anima
del quale è da credere che come
di sue virtù ha abbellito il mondo, così
abbia di se medesima adorno il cielo”.
Ma vediamo qual è stato il percorso
artistico di Raffaello, in ordine cronologico.
Si era formato nella bottega
del pittore umbro Perugino da cui
aveva ripreso i modi aggraziati e spirituali
delle figure inserite entro dolci
paesaggi, come nella piccola tavola
del Sogno del Cavaliere (1503-1504),
prestato alla mostra dalla National
Gallery di Londra.
Giunto a Firenze nel 1504, Raffaello
vi trova due grandi artisti con cui cerca
il dialogo: Leonardo da Vinci e Michelangelo
Buonarroti. È il periodo
I C T .199 M 2020
CULTURA
della grande ritrattistica e delle Madonne,
come la Fornarina, i ritratti di
Agnolo Doni con Maddalena Strozzi.
Di qualche anno dopo è la famosa
Velata.
Nel 1508, chiamato dal papa Giulio II
(1503-1513), Raffaello si sposta a Roma
dove già lavorano Bramante e
Michelangelo: il primo impegnato nel
progetto della nuova Basilica di S.
Pietro, il secondo intento a realizzare
la tomba dello stesso Pontefice da
porsi al centro del nuovo edificio. Alcuni
disegni concernenti il progetto
della nuova fabbrica, tra cui il famoso
piano della pergamena di Bramante
(1505-1506), sono esposti in mostra
e attirano la nostra attenzione
verso la proposta progettuale che
sarà fatta qualche anno dopo da Raffaello (1514). Michelangelo passa
quindi alla dipintura della Cappella
Sistina (1508), mentre Raffaello inizia
la realizzazione degli appartamenti
papali con la stanza della Segnatura,
cui seguiranno la Stanza di Eliodoro,
la Stanza dell’Incendio di Borgo e il
Salone di Costantino, quest’ultimo
eseguito in gran parte dai suoi allievi.
Uno degli affreschi più importanti del
ciclo è la Scuola d’Atene, esaltazione
del pensiero antico su cui si fonda
tutta la cultura rinascimentale italiana.
Il mito dell’antico trova qui il momento
di massima esaltazione, senza
I , 1504. O
, 17 17 .
L, N G
R
R
distinzione tra paganesimo e cristianesimo:
concetto che appare stupefacente
in quanto eseguito negli am-
I C T .199 M 2020
CULTURA
R A D M S,
1506. O , 63 45 . .
F, G P
E S C, 1514. O
, 236 149
., B, P N
L V, 1516. O
, 85 64 .
F, G P
bienti più intimi della residenza ponteficale.
La presenza in mostra del
cartone preparatorio della Scuola di
Atene, proveniente dalla Pinacoteca
Ambrosiana di Milano, e restaurato
nel corso di ben quattro anni dall’Opificio
delle Pietre Dure di Firenze,
permette di apprezzare ancor più il
dipinto del Vaticano. Un evento che
indubbiamente sarà ricordato nel
tempo. In mostra sono inoltre presenti
alcuni arazzi, tessuti nelle Fiandre
su disegni di Raffaello: essi dovevano
essere collocati sopra i finti
drappi nella parte inferiore delle pareti
della Cappella Sistina.
Meno nota al grande pubblico è l’attività
di Raffaello archeologo. Scopritore
e “scavatore” della Domus Aurea
sul monte Celio a Roma, si era calato
dall’alto delle volte nella residenza
dell’imperatore Nerone, credute
grotte, individuando raffinati
affreschi dai vivaci colori. Venne
quindi coniato il termine
“grottesche” che sarà usato per un
individuare un filone della pittura di
genere molto in voga nelle grandi dimore
rinascimentali.
Largo spazio è dedicato nella mostra
ai disegni dell’artista, alcuni dei quali
prestati dal Museo del Louvre: si
tratta di volti femminili e maschili ma
anche di raffinati schizzi di architettura
che ne fanno uno dei maggiori
progettisti del Rinascimento. Ispirati
I C T .199 M 2020
CULTURA
C S A, 1509.
C , 285 804 ., M, P A
ai modelli antichi, i suoi edifici si distinguono
per le dimensioni armoniche
dei vari elementi (arcate, colonne,
capitelli, cornici) e per il rapporto
con l’ambiente circostante come per
esempio Villa Madama sulle pendici
di Monte Mario.
Nel 1519, mentre era impegnato a
compilare una planimetria della Roma
antica, scrisse una lettera al Papa
Leone X, invitandolo a prendersi cura
del patrimonio della sua città.
“quanti, dico, pontefici hanno atteso
a ruinare templi antichi, statue, archi,
e altri edifici gloriosi! Quanti hanno
comportato, che solamente per pigliar
terra pozzolana si sieno scavati
dei fondamenti, onde in poco tempo
gli edifici sono venuti a terra! Quanta
calce si è fatta di statue e d’altri
ornamenti antichi! Che ardirei dire
che tutta questa Roma nuova che ora
si vede, quanto grande ch’ella si sia,
quanto bella, quanto ornata di pallàggi,
chiese e altri edifici che la scopriamo,
tutta è fabbricata di calce di marmi
antichi”.
Nasce con queste parole e con il seguito
della lettera il moderno concetto
di tutela dei beni culturali, che
attraversando i secoli, sarà recepito
nell’art.9 della nostra Costituzione:
I C T .199 M 2020
L S A, 1509-10.
A 810
C V,
S
“La Repubblica […]Tutela il paesaggio
e il patrimonio storico e artistico
della Nazione”.
L’originale della lettera e i documenti
ad essa legati sono collocati al centro
di una sala dedicata, alle cui pareti
sono esposti i ritratti dei tre protagonisti:
Raffaello, Baldassarre Castiglione
e il papa Leone X.
Un artista eclettico, dunque, di cui
questa esposizione, con oltre 100
opere e 200 di suoi contemporanei,
intende mostrare la complessità e la
versatilità artistica. Lungo è l’elenco
dei prestatori: i principali sono gli
Uffizi (50 opere di cui 40 di
Raffaello),
la Galleria
Borghese,
L L X, 1519.
D C V
CULTURA
R L X
, 1518.
O , 154 119 , F,
G U
le Gallerie
Nazionale
d’Arte Antica
di Roma,
la Pinacoteca
Nazionale
di Bologna, il Museo di Capodimonte
e il Museo Archeologico Nazionale
di Napoli, i musei Vaticani, il
Louvre, la National Gallery di Londra.
Alcuni restauri sono stati effettuati
dall’Opificio delle Pietre dure di Firenze.
Un grande sforzo organizzativo
che ha l’obiettivo di rendere un
degno omaggio ad un artista tanto
amato in tutti i tempi. È auspicabile
che dopo il graduale ritorno alla
“normalità”, la mostra possa avere il
meritato successo e venire prorogata
di qualche mese. Nel frattempo è
possibile compiere una visita virtuale
sul sito https://www.scuderiequirinale.it/
pagine/raffaello-oltre-la-mostra.
Il Presidente del Comitato scientifico
è Sylvia Ferino-Pagden. Il catalogo, a
cura di Marzia Faietti e Matteo Lafranconi
con Francesco P. Di Teodoro,
Vincenzo Farinella, è edito da Skira.
Costo: 46 euro.
Sonia Gallico
I C T .199 M 2020
CULTURA
D ?
I
n queste feste di Pasqua appena passate,
vi siete forse chiesti che origine
ha il coniglietto pasquale, e come mai
sia apparso improvvisamente in Italia
negli ultimi 15-20 anni, ad accompagnare
gli agnelli e le colombe tradizionali.
Il coniglio pasquale (in inglese Easter
Bunny, in tedesco Osterhase), molto
popolare nei paesi di lingua
tedesca e negli Stati Uniti, è
un coniglio fantastico che lascia doni
per i bambini. Ha origine nelle culture
dell'Europa occidentale, dove ha sembianze
più simili ad una lepre. La lepre,
animale particolarmente prolifico e le
cui scatenate danze amorose si possono
vedere nei prati proprio agli inizi della
primavera, era nell'antica cultura europea
un simbolo di questo periodo
dell'anno, incentrato sulla rinascita della
natura e sulla fertilità, il quale poi,
con l'avvento del cristianesimo, venne
più o meno a coincidere con la festività
della Pasqua. Nata tra i luterani tedeschi,
la "Lepre pasquale" ha inizialmente
svolto il ruolo di giudice, valutando
se i bambini erano buoni o disubbidienti
durante il periodo pasquale. Secondo
la leggenda, la creatura porta uova colorate
nel suo cestino, caramelle e anche
giocattoli ai bambini. L'usanza fu
citata per la prima volta nel De ovis paschalibus
di Georg Franck von Franckenau,
testo sulle uova di Pasqua del
1682, riferendosi ad una tradizione tedesca.
Un coniglio che porta le uova?
com’è possibile?
Pare
che le due
immagini,
nate da radici
pagane
che rappresentavano la fertilità e la rinascita,
si siano intrecciate. I pagani celebravano
il rinnovamento primaverile
della vita, nonché la dea dell'alba e della
fertilità, Eostre, che era spesso rappresentata
dalla lepre o da un uovo.
Con la diffusione del cristianesimo, le
celebrazioni intorno all'equinozio di primavera
potrebbero essersi fuse con
l'osservanza della risurrezione di Cristo,
poiché cadono nello stesso periodo.
Pare che i missionari cristiani fondessero
le tradizioni pagane con le festività
cristiane per rendere più agevole la
transizione, quindi è possibile che le celebrazioni
di Eostre e la risurrezione di
Cristo siano diventate una cosa sola.
Sebbene l'usanza del coniglietto pasquale
non sia tradizionale in Italia, negli
ultimi anni alcune case dolciarie hanno
cominciato a proporre coniglietti di
cioccolata in alternativa o abbinati alle
tradizionali uova di cioccolato.
Nel 2015 è stata anche lanciata una versione
"localizzata" della "caccia alle
uova pasquali" (popolare all'estero)
a Roma, Milano, Napoli e Torino con
protagonista un coniglio chiamato, per
l'appunto, «Pasquale».
Anna Maria Follis
I C T .199 M 2020
CULTURA
S T O. A (1)
È
marchigiano l’autore delle illustrazioni
di molti romanzi popolari
usciti in Italia fra il 1910 e la fine degli
anni ‘30.
Cronaca di un’identità ritrovata
Sono passati venticinque anni da
quando mi sono imbattuto per la prima
volta nel nome di Oreste Amadio.
Fu durante la consultazione di un numero
del periodico popolare “Fra
Crispino” (a. IV, nn.9-10, settembreottobre
1914, pag. 225) che lessi,
all’interno della rubrica “Marchigiani
illustri o benemeriti degni di essere
conosciuti”, il nome Oreste Amadio
di Montalto delle Marche (AP). Di
Amadio, “Fra Crispino” ci informava
che era un pittore autodidatta, ritrattista
molto efficace e che viveva a
Milano, dove lavorava come disegnatore
per la Società Editoriale Milanese.
Aggiungendo che, per la stessa
casa editrice, aveva illustrato con immagini
“assai belle e suggestive”
un’edizione popolare della Divina
Commedia. Per molti anni non sono
riuscito a saperne molto di più; anche
se alcuni preziosi dati anagrafici
mi erano stati forniti direttamente,
dietro mia specifica richiesta, dall’allora
(era il 1995) addetto all’ufficio
anagrafe del Comune di Montalto
delle Marche. Grazie al quale ora sapevo
che Oreste Amadio era nato il
27 marzo 1873, terzo di cinque figli,
da Agostino e Miconi Erilde; che il 30
aprile 1900 aveva sposato Laureti
Matilde, da cui aveva avuto un figlio,
Walter, nato il 3 novembre 1902. E
ancora: che Oreste, la cui professione
risultava “studente”, era emigrato
da Montalto per Sesto S. Giovanni
il 23 aprile 1910; che, infine, come comunicato
dal Consolato d’Italia in Tunisia,
Oreste Amadio era deceduto a
La Marsa (Tunisia) il 5 novembre
1948. Ma di suoi lavori, nemmeno
G. C, L D C
S. E M 1910 .
I C T .199 M 2020
CULTURA
D C, I
.XVIII, . 127-131
D C, I
. XXI, . 52-54
l’ombra. Praticamente avevo alcune
precise notizie sulla sua vita ma pochissimo
sapevo della sua produzione
artistica. Ora non ricordo la fonte,
ma sono certo che doveva essere il
2008 quando, in una pubblicazione
celebrativa dei cent’anni del
“Corriere dei Piccoli”, Amadio veniva
menzionato come narratore, pittore
e illustratore che aveva collaborato
al noto giornalino per bambini in un
numero del 1909 e in un altro del
1915. Poi più nulla fino ad un paio di
anni fa. Benché più volte in passato
avessi cliccato su internet il nome
“Oreste Amadio”, mai avevo avuto
risposte utili alla mia ricerca. Fino a
quando, in una pubblicazione dedicata
agli architetti italiani operanti in
Tunisia fra le due guerre, Oreste
Amadio veniva menzionato come ritrattista
e pittore ufficiale. Ciò che
confermava sia la sua presenza in Tunisia
che la predilezione dell’artista
per la pittura di ritratto. Non solo,
nella “pagina” di una galleria d’arte
compariva un quadretto o meglio un
tondo con una scenetta di genere
orientalista su cui spiccava a chiare
lettere la firma “O. Amadio”. È a quel
punto che capii che sulla barra del
motore di ricerca non dovevo mettere
“Oreste Amadio”, che nessuno o
pochi conoscevano, ma “O. Amadio”.
E la sorpresa fu grande e inattesa.
Scoprii che non solo aveva illu-
I C T .199 M 2020
CULTURA
A. V, B W
L
. B 1914-1920
strato con 80 disegni a piena pagina
“La Divina Commedia di Dante Alighieri
ampiamente tradotta in prosa per
uso del Popolo Italiano” di Giuseppe
Castelli (1910, 80 fascicoli, copertina
unica a colori e un’illustrazione in b\n
all’interno di ciascun fascicolo), ma
che, dello stesso autore e per conto
della stessa casa editrice di Sesto S.
Giovanni (località dove, come abbiamo
visto, l’artista si era traferito),
sempre a fascicoli, anche “Torquato
Tasso - La Gerusalemme Liberata ampiamente
tradotta in prosa, ad uso
del popolo italiano (1912 c.) e
N P G E
V
S. E M 1915-16
“L’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto
tradotto in prosa per uso del Popolo
italiano” (1913-1914). Firmate
“O. Amadio” (o siglate con abbreviazioni
o monogrammi) sono poi risultate
molte copertine a colori e numerosissime
illustrazioni in b\n per opere
letterarie a larga diffusione popolare:
libri per bambini, romanzi storici,
d’appendice e fantastici, libri gialli
e di cappa e spada, per lo più editi da
tre case editrici milanesi: la citata Società
Editoriale Milanese, la Bietti e la
Barion.
Rimane, infine, il mistero della sua
I C T .199 M 2020
CULTURA
G.D'A, M F (R ) 40
. S. E M 1911
partenza per la Tunisia, quando ormai
era più che cinquantenne e con
alle spalle una lunga attività di illustratore
affermato. Sappiamo per
certo che egli partì alla volta di Tunisi
nel 1928 (solo di recente sono venuto
a sapere che O. Amadio era stato
una prima volta in Tunisia nel 1897),
dove tenne anche uno studio nel
quartiere di Montfleury. In Tunisia,
apprezzato come ritrattista di stampo
tradizionalista, oltre a ricevere al-
C. C, L P,
. B 1920
E. S, I P,
. B 1922
I C T .199 M 2020
cuni premi, Amadio prese parte a diverse
esposizioni, tra cui a quella della
Società Operaia di Tunisi del 1929.
In un articolo del 30 aprile del 1928,
uscito sul giornale tunisino di lingua
italiana “L’Unione”, egli afferma che
da quel momento in avanti sarebbe
stato il ritratto a prevalere nella sua
pittura, “perché in esso deve rifulgere
quella scintilla divina, misteriosa che
Dio ha infuso ad ogni genere umano”.
Da questa dichiarazione, più che una
sconfessione della sua ventennale
attività di illustratore, emergere il
desiderio irrefrenabile di voler finalmente
voltar pagina, indirizzando la
sua ricerca artistica esclusivamente a
quel suo genere di pittura prediletto.
Nota:
(1) “The Mystery of O. Amadio” è l’espressione
con cui la libreria antiquaria “Ebon e
Noir” di New York si chiede chi sia il misterioso
autore di quell’edizione della Divina
Commedia redatta da G. Castelli di cui
possiede una copia.
Alcune note sulle illustrazioni dantesche
di O. Amadio
La pubblicazione a fascicoli de “La
Divina Commedia di Dante Alighieri
ampiamente tradotta in prosa per
uso del Popolo Italiano” dal Prof. Giuseppe
Castelli e illustrata da Oreste
Amadio per i tipi della Società Editoriale
Milanese nel 1910, fa seguito a
tutto un fiorire di illustrazioni del
poema dantesco che trova l’antesignano
novecentesco nella figura di
Vittorio Alinari, editore fiorentino,
mecenate e collezionista
d’arte.
Con operazioni
più spiccatamente
imprenditoriali
che culturali in
senso stretto,
in più di un’occasione,
dal
1900 al 1903,
egli è riuscito a
CULTURA
F 1928-29
raccogliere intorno al testo dantesco
gran parte dei migliori pittori e disegnatori
italiani del tempo; al di là delle
singole diversità stilistiche o scuole
di appartenenza, in una sorta di
“chiassosa varietà di maniere, stili, di
concezioni di tanti artisti riuniti insieme.”
(Romani) Sarà naturalmente la
moltitudine di quelle opere realizzate
a tema, scaturite da apposite mostre
e riprodotte fotograficamente
da Alinari in limitate edizioni di lusso
(ma circoleranno anche sotto forma
di cartoline postali), a condizionare
molti di quegli artisti che, magari con
finalità più divulgative, dunque maggiormente
interessati ad una più
stretta osservanza del testo poetico,
vorranno cimentarsi nella trasposizione
grafico-pittorica delle cantiche
dantesche (1). Gli 81 disegni (26 più 1
d’introduzione per l’Inferno, 26 per il
Purgatorio e 28 per il Paradiso) con
cui Oreste Amadio illustra “questa”
Divina Commedia contribuiscono ol-
I C T .199 M 2020
CULTURA
M. Z, I P S
( O.A) 1928-29
C. C, G
. B 1924
P. D T, R
L D P, . B
G. C. D C, B,
B C, . B
I C T .199 M 2020
CULTURA
tremodo a dare forza comunicativa
ad un lavoro, come quello del prof.
Giuseppe Castelli (Ascoli P. 1846 - Roma
1915), il cui intento primario, dichiaratamente
pedagogico, era di
tradurre le opere migliori della letteratura
italiana “in istile adatto alla
istruzione popolare.” “La Letteratura
italiana - prosegue Castelli nella presentazione
dell’opera - è ricchissima
di opere buonissime, eccellenti; ma
poche di queste sono adatte a chi ha
ricevuto un’istruzione solamente elementare.”
Nella piena consapevolezza
che se “in una traduzione spariscono
le bellezze poetiche, ma con ciò
non spariscono, anzi si rendono più
intelligibili, le bellezze dei concetti
danteschi.” Dunque, l’opera di Amadio
doveva in qualche modo uniformarsi
agli intenti programmatici
dell’opera del prof. Castelli, nonché
alle richieste di un editore che, nel
momento in cui decide di pubblicarla,
ne condivide gli ideali e le finalità.
Per questo i disegni dell’Amadio mostrano
qualcosa di più del solito
“carattere delle illustrazioni dei romanzi
popolari pubblicati a dispense
domenicali.” (Romani) Pur non negando
che in alcuni dei suoi disegni
siano evidenti i richiami a scelte compositive
già utilizzate dai più famosi
illustratori presenti nelle edizioni Alinari.
Ma nell’evidente difficoltà di dare
originalità alle “sue” visioni ultraterrene,
in particolare a quelle infernali,
qualcosa di nuovo o di moderno
sembra balenare da alcuni dei disegni
di Amadio, specie da quelli che
mettono in primo piano la violenza o
la malvagità di alcuni protagonisti,
siano essi uomini che donne, o l’aspetto
mostruoso di altre figure. In
essi, il segno realisticamente descrittivo
può caricarsi all’improvviso di
una vena drammaticamente espressiva,
fino a deformare i tratti somatici
del soggetto. Mentre l’azione dialogante
dei due protagonisti con i
dannati spesso sfocia in mera gestualità
recitativa, tanto cara, per
esempio, agli attori del cinema muto
(proprio nel 1911 esce il film
“L’Inferno”). Nell’insieme, i disegni
di Amadio mantengono una loro
coerenza stilistica, senza che svaniscano
mai del tutto nelle atmosfere
fumose e vaporose tanto care alla
pittura simbolista. I suoi disegni se
ne discostano per la forte concretezza
compositiva delle figure e dell’ambiente
circostante, qualità che l’artista
raggiunge mediante l’uso sapiente
della luce decorosamente abbagliante.
Attilio Coltorti
Nota:
(1) Più di sessanta sono stati gli artisti
che hanno illustrato, fra il 1901 e il
1903, l’edizione in tre volumi de “La
Divina Commedia illustrata da artisti
italiani”, nata dal Concorso Alinari tenutosi
a Firenze nel 1900.
I C T .199 M 2020
MARGINALIA
note di cultura mediterranea
a cura di Franca Giusti
L
’idea di ricordare il giorno della
propria nascita nasce anticamente
dall’esigenza delle amministrazioni
di censire la popolazione, specialmente
i capifamiglia ed i cittadini liberi
e di sincerarsi dell’identità di
una persona evitando confusioni, in
caso di omonimia, nella riscossione
delle imposte o in questioni di carattere
giuridico.
L’abitudine di festeggiare il genetliaco
si registra fin dal tempo degli antichi
Egizi anche se limitavano i festeggiamenti
e lo scambio di auguri solo
ed esclusivamente ai membri della
propria famiglia. Per gli Egizi l’augurio
di buon compleanno era rivolto ai
proprio cari come un buon auspicio,
serviva come protezione contro i demoni
e gli spiriti maligni, gli auguri
dovevano esser dati e mandati nel
giorno esatto del compleanno in modo
da garantire una sorta di polizza
“è a margine di una pagina d’altri che ci si annota”
[Delino Maria Rosso in www.gliannidicarta.it]
N
I
d’assicurazione di durata annuale,
fino al compleanno successivo. Con
tali premesse ecco l’importanza del
rito augurale e dell’abitudine di riservare
solo ai membri della famiglia tale
e tanta premura. Nel tempo la delicatezza
di proteggere dagli spiriti
maligni le persone che si amano si
allargò anche al di fuori della famiglia,
Greci e Romani rivolgevano gli
auguri ad aristocratici ed oligarchi, ai
1678 - I G A
G F B
I , T
I C T .199 M 2020
governatori della città e dello stato.
Un atto necessario perché la salute
di chi governava, allora come oggi,
un popolo si riflette sulle sorti del
popolo stesso, salute fisica ed anche
mentale. Ed ecco che non basta dire
buon compleanno ma si iniziò, proprio
con i Greci, a personalizzare
l’augurio e a specificare cosa si intendesse
celebrare. In senso generico,
come se si volesse augurare semplicemente
una lunga vita, di trascorrere
molti anni ancora, in questo
caso si utilizzava una formula tipo
Χρόνια Πολλά, rivolta appunto alle
persone che avessero rivestito ruoli
importanti nella comunità. Un
bell’augurio era quello che andava
MARGINALIA
oltre il mero calcolo numerico degli
anni Χρόνος passati o ancora da vivere
regalando speranza di avere ancora
non solo molti anni da vivere
ma di viverli bene l’augurio di un momento
felice, καιρός, ed ecco le formule
ελπίζω e χαρούμενα γενέθλια
e con la speranza di una lunga e buona
vita per i familiari ed i potenti,
passarono i compleanni di tutto il
Medio Evo. Nel 1802 il poeta tedesco
Johann Wolfgang von Goethe decise
di voler celebrare, con una grande
festa, il suo cinquantesimo compleanno.
L’idea di spostare il baricentro
dell’importanza dai governatori
a se stesso fu rivoluzionaria ma
necessaria. Per quanto i nobili e po-
G
I C T .199 M 2020
tenti della terra siano importanti, un
po’ di autostima non guasta Goethe
se la poteva permettere ed in oltre,
in un’epoca in cui l’età media di vita
era piuttosto bassa, cinquant’anni di
vita meritavano sicuramente qualche
brindisi. Diffusasi dapprima fra la
classe nobile, la cortesia degli auguri
piacque anche ai meno abbienti, agli
uomini di ogni classe sociale e
persino a chi era fuori dalle gerarchie.
Γενε λιακ ς era in realtà piuttosto
riferito all’oroscopo, genetliaci
erano, anticamente, definiti coloro
che compilavano gli oroscopi mentre
in seguito, in epoche più moderne, si
riferisce al ricordo di un compleanno
di un nobile ed eventualmente il ricordo
anche dopo la morte.
L’abitudine di augurare un buon
compleanno si diffuse tanto da diventare
un’occasione per organizzare
un incontro con il festeggiato,
l’occasione per vedersi e trascorrere
insieme un po’ di tempo anche se
non fosse stato possibile organizzare
l’incontro nel giorno esatto
dell’anniversario.
Un modo o una scusa per sentirsi vicino
a qualcuno che fisicamente vicino
non è e così, un tempo ci si scriveva
lunghe lettere per l’occasione.
Lettere che diventarono telefonate
con l’invenzione di Meucci. Il calendario
appeso al muro con sopra scritti
tutti gli anniversari di compleanno
da ricordare ed accanto il telefono
MARGINALIA
per approfittare dell’occasione e
sentire il festeggiato.
Una buona idea di per sé, quella del
telefono, con l’evoluzione della tecnologia
e l’arrivo dei telefoni cellulari,
però si assiste ora ad un curioso
fenomeno. La telefonata è stata sostituita
da un messaggio breve di testo
per lo più standard o peggio ancora
privo di parole che vengono sostituite
da un’immagine scaricata da
internet.
Non più lettere o biglietti di auguri
ma un’immagine ed un augurio che
per quanto possano esser belli, non
sono personali. Non più il calendario
con le ricorrenze scritte a mano ma
un promemoria che fa suonare il telefono.
Il passo successivo dell’evoluzione
tecnologica è proprio il web, i social
network e le bacheche virtuali in cui
ci si scambia gli auguri anche tra chi
non si conosce realmente. Compaiono
sugli schermi dei nostri computer
i campanellini con le notifiche di promemoria
e i post con gli auguri che
vengono affissi alla bacheca al muro
virtuale e le stesse frasi augurali
che traggono ispirazione dalle frasi
già confezionate e proposte dalla rete.
Le nuove generazioni sono in grado
di cogliere l’aspetto romantico del
web anche se i biglietti-post non profumano
come quelli di un tempo ma,
in fondo, ciò che conta è il pensiero.
I C T .199 M 2020
S
i ergono dalla distesa di acqua turchese
mediterranea, con aspetto
scontroso e variegato di rocce granitiche
dal color dell’ebano e di origine
vulcanica, con flora verde marino dalle
chiazze ambrate. Sono le piccole
isole che coprono, sia a sud che a
nord, più o meno ampi spazi del nostro
mare preferito. “Grains de beauté”
a pelo d’acqua, per dirla alla francese
con lessico studiato e lezioso. Solo
nelle acque tunisine ci sono una
sessantina di queste isole o isolotti.
Una di queste, fra le più fascinose e
storicamente attive, é La Galite, l’isola
principale dell’omonimo piccolo arcipelago,
che sorge dall’acqua a forma
di tappo galleggiante. L’arcipelago é
noto per alcune sue spiagge di ciottoli,
grandi ciottoli arrotondati dagli
effetti dell'erosione e dall'agitazione
delle onde, che lambiscono permanentemente
le sue coste, come una
carezza benaugurante. In un atlante
geografico si legge:
“con un'estensione di
oltre 808 ettari, l'arcipelago
si trova al largo
della costa settentrionale
della Tunisia, a 64
km dalla città di Tabarka
e 45 km da Sidi
Michreg, il promontorio
più vicino”.
Le “Istruzioni nautiche
AMBIENTE E TURISMO
L G:
sulle coste della Tunisia”, risalenti al
1890, così descrivono l'isola: "È una
massa di terra grande, robusta e ripida,
con poche spiagge, lunga tre miglia
da nord est a sud ovest, oltre un
miglio di larghezza. Ha nella sua parte
orientale, una costrizione alla quale
corrispondono due maniglie molto
aperte: una a nord-ovest, l'altra a sud.
La parte occidentale, che è più alta, è
di 391 metri. Il lato est è dominato da
un notevole cono alto 358 metri, situato
all'estremità sud-orientale dell'isola.
La maggior parte di queste terre
cadono in mare su pendii interamente
ripidi e l'isola è difficilmente accessibile
se non dal lato nord-ovest. o meglio
dalla Baia del Sud di fronte alla quale
si trova l'ancoraggio ”(L. Manen e G.
Héraud, 1890). L'arcipelago de La Galite,
il punto più avanzato dell’Africa
verso l’Europa, é costituito, oltre che
dall'isola principale, da cinque isolotti,
ovvero Galiton, con un faro di 14 metri
I C T .199 M 2020
E L G
arroccato sulla sua cima e Fauchelle,
posti più a ovest che formano, con la
Sicilia e la Sardegna, una catena nordsud
del bacino mediterraneo, e i tre
Isolotti dei Cani, chiamati, bizzarramente,
il Gallo, la Gallina e il Pollastro.
Storia, leggende, arte e migrazioni da
nord verso sud hanno costellato il trascorrere
dei secoli de La Galite. Ma il
suo essere speciale ancora oggi é la
sua dissolvenza nell’ambiente, tra acqua
e cielo, una riserva naturale di
biologia marina. Una flora con 300
specie di piante, con nuove piantagioni
di pini d’Aleppo, rare specie marine,
come alghe brune, alghe rosse e grandi
prati di posidonia. La fauna terrestre
é ben rappresentata da rettili, insetti
e scorpioni, e da ciò che resta di
antichi greggi di pecore e capre, ormai
ovini selvatici; ma sono gli uccelli
che con la loro presenza danno lustro
all’ambiente, come il cormorano crestato
ed il gabbiano rosso, oltre al
maestoso falco di Eleonora, un elegante
rapace con un'apertura alare di
100 cm, una coda lunga, molto veloce
AMBIENTE E TURISMO
e abilmente agile quando insegue gli
uccelli anche sull'acqua. È difficile avere
la certezza di chi per primo abbia
calpestato questa piccola terra, le cui
prime tracce, ancora in fase di studio,
risalgono al neolitico, ma La Galite ha
avuto comunque un vissuto anche in
tempi lontani se é stata citata da molti
autori antichi fra i quali Plinio il Vecchio
e Tolomeo. Venendo a tempi più
recenti, nella diffusa storiografia sulle
isole mediterranee, La Galite viene
spesso definita l’isola clonata di Ponza.
Gemella, per morfologia e pezzi di
storia, a quella laziale, con i due arcipelaghi,
il tunisino e l’italiano, aventi
destini che si intersecano, segnando
cultura e sentimenti delle genti che li
abitano o li hanno abitati. A partire
dalla seconda metà dell’Ottocento cominciarono
ad apparire a La Galite i
primi coloni ponzesi dediti alla pesca.
Tra storia e leggenda, tra romanticismo,
pirateria e banditismo, si narra di
un re D’arco de La Galite, pescatore e
A D’A L G
I C T .199 M 2020
contrabbandiere, che avrebbe regnato
sulle isole dell'arcipelago praticamente
indipendente, la cui popolazione
contava solo una sessantina di persone
di origine italiana, più precisamente
napoletana. Composte da minuscole
imbarcazioni a stive forate, si
formavano piccole flottiglie per battere
le rotte Ponza- La Galite, a vela o a
remi, richiamati dai fondali molto pescosi.
In effetti, questi migranti napoletani
sarebbero stati i primi abitanti
permanenti de La Galite dove arrivarono
intorno al 1890, provenienti essenzialmente
da Ponza, raggiungendo
col tempo le 200 unità (in coabitazione
con coloni francesi). Col trascorrere
del tempo i nuovi abitanti costruirono
un villaggio che contava una
quarantina di case, la chiesa e la scuola,
alternando l’attività di pescatori a
quella di agricoltori/allevatori. Anche
Habib Bourguiba, colui che diventò il
Padre della Patria della Tunisia indipendente
soggiornò per 743 giorni,
fra il maggio 1952 il maggio 1954, a La
Galite, posto in esilio dai coloni francesi.
Fu poi trasferito in Francia ed il
H B L G
AMBIENTE E TURISMO
L H B
suo fedele amico “il cane de La Galite”
si lasciò morire d’inedia. La popolazione
poi scese gradatamente, per
dissapori atavici italo-francesi prima e
per il ripristino della legalità sull’isola
da parte della nascente Repubblica
tunisina, poi. La durezza della vita
quotidiana non più sopportabile alle
nuove generazioni, fece il resto. Nel
1995 si arrivò a soli tre residenti permanenti:
un ufficiale di marina, una
guardia nazionale e un pastore, oltre
a qualche guardia del faro di Galiton.
Ai giorni nostri sull'isola de La Galite,
con le sue sei fonti d'acqua, vivono,
poco più di una decina soldati della
marina nazionale, alcuni agenti della
guardia marina statale e alcuni pescatori
occasionali che vengono da Biserta
per pescare aragoste e pesce grosso.
Quando La Galite volge lo sguardo
al suo passato orgoglioso, semplice e
intenso, confrontandolo al suo presente
di abbandono e desolazione, il
cielo sopra di lei spesso si fa ombroso,
con nuvole che si sfregano fra loro
corrucciate, provocando piogge dal
sapore lacrimale. Ci dice Abdelmajid
I C T .199 M 2020
L G. R
P
AMBIENTE E TURISMO
I ’
T
M A D
Dabbar, storico fondatore, e Presidente,
dell’Associazione “Tunisie ecologie”
(ATE): “Nei 32 anni in cui sono andato
a La Galite e durante 19 spedizioni
scientifiche in media di tre settimane
ciascuna, l'unica volta che sono
tornato con grande tristezza e amarezza
per lo stato attuale dell'isola è
stato il mio primo viaggio di tre giorni
e due notti con un gruppo di venti
partecipanti pochi giorni dopo la rivoluzione
del 2011: tutto è stato sfigurato,
distrutto...” Effettivamente delle
visite incontrollate e spesso vandaliche
hanno provocato nel tempo un
saccheggio sia delle risorse marine
che dei beni immobili terrestri, che sono
patrimonio storico dell’isola. Abdelmajid
Dabbar, coadiuvato da Rym
Bensedrine, già responsabile del Desk
Italia dell’UTICA (la Confidustria tunisina),
e da una moltitudine di volontari,
non demorde comunque: ”Ho letto
dei nomi sulle tombe a La Galite: D'Arco,
Vitiello e Mazella: tre grandi famiglie,
di origine ponzese, che ho cercato
e trovato nel novembre 2016 nel
sud della Francia”. Insieme, nell'agosto
2017, abbiamo organizzato il primo
incontro degli ex Galittesi, con
due giorni a Biserta e tre giorni nella
stessa La Galite. Nel 2018, con i membri
di Tunisie Ecologie, abbiamo tenuto
la seconda edizione dell'incontro a
La Galite che è diventato annuale”;
poi prosegue: “e per luglio 2020 era in
preparazione un progetto di incontro
tra ex galittesi Tunisini, Italiani, Francesi
e Algerini. Speriamo di poterlo fare.”
Mantenere viva e diffonderne
l’esistenza é la sola speranza
di suscitare interesse e di sperare
che, restaurata e recuperata la
sua essenza ecologica, La Galite
possa un giorno diventare una
destinazione turistica e culturale,
senza però quel turismo di massa
che deturperebbe la sua bellezza
mediterranea. Solo allora La Galite
potrà sorridere alla sua gemella
Ponza. Ferruccio Bellicini
I C T .199 M 2020
SALUTE E BENESSERE
I C T .199 M 2020
SALUTE E BENESSERE
I C T .199 M 2020
L
’osservatorio “Mutamenti Sociali
in Atto-COVID19” (MSA-
COVID-19) è un progetto dell’Istituto
di ricerche sulla popolazione e le
politiche sociali del Consiglio Nazionale
delle Ricerche (Cnr-Irpps) realizzato
in collaborazione con l’Istituto
Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
(INGV) e la Fondazione Movimento
Bambino ONLUS. Mediante
un sondaggio diffuso su scala nazionale,
esplora e analizza gli effetti
psico-sociali della contrazione
dell’interazione, della prolungata
convivenza e del distanziamento sociale
dovuti all’emergenza COVID-
19. I primi risultati dello studio forniscono
informazioni circa la condizione
abitativa, relazionale e lavorativa,
analizzando nello specifico le attività
quotidiane, l’uso di internet e
l’iperconnessione, la violenza domestica,
la fiducia sistemica e gli stati
psicologici. Il 73,1% dei rispondenti
ha in questo
momento
un partner,
con cui convive
per il
56,7%, a fronte
del 13% di
persone che
SALUTE E BENESSERE
O M S
A-COVID19 (MSA-COVID19)
- 16 2020
abitano sole. Circa la metà degli intervistati
vive con almeno 2 o 3 persone.
Il 49,3% è impiegato a tempo
pieno e per il 24,9% dei soggetti l’attività
lavorativa è sospesa. Tra i rimanenti
lavoratori, il 23,4% opera in
smart working e il 10,8% si reca sul
posto di lavoro. Circa 4 persone su
10 prevedono di andare incontro a
gravi perdite economiche, più di una
su 10 di perdere il lavoro o la propria
attività, e due su 10 di andare in cassa
integrazione. Il titolo di studio risulta
un importante salvagente della
tenuta lavorativa. Il rischio di non
riuscire a far fronte anche alle esigenze
alimentari nei prossimi giorni
è concreto per circa 3 persone su 10,
soprattutto nel centro e sud Italia.
Si evidenzia un’elevata quota di incertezza
per il futuro, che riguarda
I C T .199 M 2020
in particolare le donne (il 44,9% contro
il 31,1% degli uomini) e chi possiede
un titolo di studio medio-basso. Si
evidenziano condizioni di disagio
connesse all’assenza dell’interazione
sociale, l’aumento di stati depressivi,
disturbi di tipo alimentare e legati
all’abuso del digitale e dell’alcool. Sui
minori di 12 anni, il distanziamento
sta producendo un disagio dovuto al
distacco da amici e nonni
(rispettivamente 64,5% e 47,5%) e un
rilevante abuso di internet a scopo
di gioco e comunicazione
(rispettivamente 33,5% e 19,2%).
La nuova routine. Cultura e attività
stereotipate per genere
Il distanziamento sociale sta producendo
una parziale rimodulazione
dell’uso del tempo libero. Tra le principali
attività svolte in questi giorni
spicca la lettura di libri. Le scelte appaiono
però spesso prodotte dai
condizionamenti sociali e da una visione
stereotipata dei ruoli. Queste
persone ritengono che in questo periodo
sia giusto offrire agli uomini
maggiori valvole di sfogo, ad esempio
permettendo loro di uscire per la
spesa o altre esigenze, ma soprattutto
che questo momento offra alla
donna la possibilità di “riacquistare il
suo ruolo naturale di madre e moglie”
(sono d’accordo il 27% delle
donne e il 37% degli uomini). La presenza
di stereotipi, che coinvolge il
16,1% degli intervistati, è maggiore
SALUTE E BENESSERE
tra gli uomini (circa il 20% vs il 10%
delle donne), i non laureati, i credenti,
nel Mezzogiorno, tra chi ha un
orientamento politico di centrodestra
e cresce con l’età.
Il web. Virtuosi e complottisti
Gli atteggiamenti e i comportamenti
sul web possono definirsi virtuosi.
Moltissimi prestano attenzione a ciò
che leggono (80%), alle conseguenze
di ciò che scrivono (94%) e controllano
immagini e testi prima di condividerli
(88%). Pochissimi si dichiarano
favorevoli ad azioni di odio sul web
(3%), ma per il 30% è più facile esprimere
sincerità in rete che dal vivo. La
“teoria del complotto” fa però da
contraltare. Circa 4 soggetti su 10 ritengono
che il web offra ciò che i notiziari
nascondono deliberatamente,
lo pensano prevalentemente i maschi
(45% contro il 37% delle donne) e
le persone con titolo di studio medio
-basso (42% contro 32%).
Iperconnessione: dal reale nel virtuale
Rispetto all’uso dei social media si
assistendo per almeno 4 soggetti su
10 a un raddoppio del tempo di utilizzo
(fino a 60 minuti, 21,5%; da 1 a 3
ore, 42,1%; oltre 3 ore, 33,7%). Tutti,
indipendentemente dall’età, trascorrono
in questo momento più tempo
sui social: leggermente di più le donne,
chi vive nel Mezzogiorno e chi
non ha figli. A tale aumento di tempo
si evidenzia un incremento di emo-
I C T .199 M 2020
zioni e stati negativi quali rabbia, disgusto,
paura, ansia e tristezza. Parallelamente,
si evidenzia una diminuzione
di felicità e rilassamento.
L’immersione di massa nel digitale,
l’implicita legittimazione della trasposizione
del reale sul virtuale, soprattutto
in ambito didattico e ludico
per i più giovani, sta generando
un’iperconnessione che potrà divenire
un fattore patologico (è stato rilevato
tra i minori di 12 anni un abuso
di internet per gioco e comunicazione,
pari al 33,5% e al 19,2%). Circa la
metà delle persone, il 44,5%, ritiene
che la comunicazione virtuale
(social, chat ecc.) possa sostituire
quella personale (faccia a faccia).
Violenza domestica e assistita
Il 57% dei soggetti convive in questo
periodo con un partner o ex partner:
il 15% dichiara che è possibile che si
verifichi un atto di violenza psicologica
commessa dagli uomini sulle donne
e il 9% delle donne sugli uomini. Il
rischio di violenza fisica degli uomini
sulle donne è percepito dal 13% e
quella delle donne sugli uomini dal
3%. Il 5% di chi vive in coppia dichiara
che il clima è poco collaborativo, pacifico
e affettuoso, un dato in linea
con le tendenze rilevate dall’ISTAT. I
genitori dichiarano inoltre che i ragazzi
assistono alle loro liti nel 5% circa
dei casi. Infine, il 6% di chi vive con
un partner dichiara una seria preoccupazione
per la stabilità di coppia a
SALUTE E BENESSERE
causa della convivenza forzata.
Fiducia sistemica
La fiducia espressa verso sue componenti
sociali, istituzionali e collettive
indica che raccolgono il più elevato
consenso gli scienziati, la protezione
civile, le forze dell’ordine e la sanità.
I più bassi livelli vengono invece attribuiti
a politici, banche, informazioni
diffuse sui social e Unione Europea
(l’unica ad aver registrato un calo).
Discorso a parte per le singole figure
istituzionali: il presidente della Repubblica,
del Consiglio e il Papa, godono
di un’elevata quota di fiducia.
La resilienza
Rispetto alla resilienza, la capacità di
fronteggiare, resistere e reagire positivamente
a un evento stressante o
traumatico (misurata su due indicatori:
“orientato al problema” e
“focalizzato su emozioni positive”) i
dati evidenziano una capacità maggiormente
focalizzata sulle emozioni
positive (più gli uomini) e un po’ meno
orientata al compito (più le donne).
La resilienza cresce con il livello
di istruzione e l’età, la fascia 50-
69enne è la più orientata al problema.
Rispetto all’indicatore emozioni
positive, il Nord ottiene il punteggio
più alto e il Mezzogiorno il più basso.
Le emozioni primarie
Tra le emozioni primarie, le maggiormente
percepite in conseguenza del
distanziamento sociale sono tristezza,
paura, ansia e rabbia. La felicità
I C T .199 M 2020
SALUTE E BENESSERE
ottiene il punteggio più basso. Le
donne provano le stesse emozioni
degli uomini, ma con maggiore intensità.
Le emozioni mostrano un
andamento inversamente proporzionale
all’età: gli over 70 hanno un’intensità
emotiva più bassa rispetto ai
giovani fino a 29 anni. La fascia 30-49
anni prova paura con maggiore intensità.
Emozioni più accentuate risultano
nel Mezzogiorno, dato apparentemente
in contrasto con la minore
diffusione del contagio, e potrebbe
avere origine nei tratti culturali
dell’interazione sociale che a sud
si esprime di più nel senso della comunità
e nelle reti di vicinato interrotte
dal distanziamento sociale. In
merito a tristezza, paura e rabbia, i
valori maggiori si riscontrano in Calabria,
Basilicata, Campania, Molise,
Puglia e Sicilia.
Antonio Tintori, Loredana Cerbara, Giulia Ciancimino,
Rossella Palomba, Massimo Crescimbene,
Federica La Longa, Maria Rita Parsi.
Ufficio stampa CNR
Emanuele Guerrini
tel. 06.4993.2644
emanuele.guerrini@cnr.it
Responsabile:
Marco Ferrazzoli
cell. 333.2796719
marco.ferrazzoli@cnr.it
Ufficio Stampa INGV
Valeria De Paola
Cell. 347.097.0621
ufficio.stampa@ingv.it
INGV Comunicazione
INGV Comunicazione Social
I C T .199 M 2020
“S ”
F B
LIBRI
"Anche chi non conosce l'italiano potrà
finalmente leggere una storia che racconta
un'importante pagina del Mediterraneo
e che riguarda tutti noi". È quanto
dice la giornalista e scrittrice Francesca
Bellino a proposito dell'uscita della traduzione
in arabo in forma cartacea del
suo pluripremiato romanzo "Sul corno
del rinoceronte" del 2014. In attesa
dell'arrivo del volume nelle librerie dei
paesi di tutto il mondo arabo, il romanzo,
pubblicato da Al Mutawassit con traduzione
di Saoussen Bou Aicha e revisione
di Ahmed Somai (già traduttore de "Il
nome della Rosa" di Umberto Eco),
sarà disponibile gratuitamente in formato
elettronico, per tutto il mese di
maggio 2020, sulla rivista on line
www.ultrasawt.com, in collaborazione
con la piattaforma di libri arabi
www.abjjad.com. "Sul corno del rinoceronte"
- Premio per la narrativa Maria Teresa
di Lascia 2015 e Premio Costa d'Amalfi
Libri 2014 - è una storia di un'amicizia,
di libertà e di rivoluzione ambientata
tra un'Italia in crisi e una Tunisia in piena
trasformazione all'indomani della cacciata
del presidente Ben Ali, il 14 gennaio
2011. Le protagoniste sono Mary, una ricercatrice
di antropologia, e Meriem,
giovane donna partita da Kairouan per
seguire il suo amore italiano. Si incontrano
a Roma e diventano amiche. Una è
impaziente e spericolata, l'altra riflessiva
e cauta. Si scoprono simili, radici di una
stessa pianta, con un rinoceronte che vive
dentro di loro pronto a limitarle, manipolarle,
come il potere che condiziona
e impone la sua strada. Insieme lo
affronteranno, insieme possono batterlo.
Con questo road novel dal finale a
sorpresa, l'autrice racconta l'amicizia fra
due donne che cercano e trovano, ognuna
a suo modo, l'identità e l'affettività,
facendo emergere aspetti insoliti e curiosi
di due culture diverse. Francesca Bellino,
scrittrice, giornalista, conduttrice e
autrice radiotelevisiva. Si occupa di cultura
e transculturalità, mondo femminile
e diritti umani nell'area arabomediterranea,
con particolare attenzione
alle relazioni tra sponda sud e la
sponda nord del Mediterraneo.
I C T .199 M 2020
S
N B S
LIBRI
Il libro è un’antologia in 32 capitoletti,
tutti molto brevi, composti da due pagine
di fotografia (un fotoritratto) e due
di fumetto (quasi sempre tavole di 6 vignette
regolari). I narratori sono dei migranti,
ciascuno dei quali racconta una
storia.
L’obiettivo di Sio e Bernardi era di
«spiegare che quelli di cui i telegiornali
parlano, usando termini come
“immigrati, clandestini, rifugiati” o
semplicemente usando dei numeri, sono
in realtà esseri umani, persone».
Le interviste che Sio ha fatto, passando
una settimana a incontrare i migranti
ospiti del Centro di Solidarietà l’Ancora
(Sanremo), sono state tanto elementari
quanto “aperte”: ha chiesto loro di
raccontare un qualsiasi episodio legato
alla loro vita.
L’effetto ha generato due tipologie di
racconto.
Alcuni hanno riferito la storia del loro
viaggio fino in Italia, le motivazioni, le
tappe o i momenti salienti della loro migrazione.
Altri hanno invece offerto
aneddoti, avventure, scherzi, avvenimenti
sia ordinari che strampalati accaduti
loro in passato, durante l’infanzia o
da adulti.
Sfruttando la concisione del format in
due tavole, insieme alla sintesi e alla comicità
tipiche del suo stile, Sio ha trasformato
questi elementi in una collezione
di assurde storielle, brevi gag
umoristiche con protagonisti personaggi
buffi e surreali quanto lo sono gli abituali
protagonisti dei suoi fumetti. La
sola differenza tra questi pupazzetti irrealistici
e i giocosi eroi nonsense del
mondo di Scottecs è che, in verità, sono
travestimenti in stile-Sio di persone,
luoghi e fatti del tutto reali. La differenza
è enorme. E su un piano importante:
quello pedagogico.
In breve, Sio parla soprattutto a bambini
e ragazzini, ovvero ai lettori che più
amano e si nutrono di brevità, offrendo
una chiave per conoscere gli immaginari,
i contesti, le esperienze di alcuni migranti.
La normalizzazione del diverso attraverso
il racconto è il “messaggio” di
Storiemigranti.
I C T .199 M 2020
S
Ingredienti
* 300 gr di farina 00
* 1 uovo
* 130 gr di burro a temperatura ambiente
* 8 gr di lievito istantaneo per preparazioni
* 2 zucchine tagliate a pezzetti
* 200 gr di crescenza
* 100 gr di speck a fette
* sale e pepe q.b.
* olio extra vergine q.b.
Procedimento
Tagliamo a pezzetti le zucchine e mettiamole
in padella con un filo d'olio, sale e pepe.
Lasciamo cuocere con coperchio per circa 10
-15 min. In una boule uniamo farina e burro a
temperatura ambiente, in modo che sia più
morbido e lavorabile. Aggiungiamo un uovo
e il lievito istantaneo per preparazioni salate.
Iniziamo a lavorare a mano gli ingredienti
fino ad ottenere un impasto a briciole. Versiamo
2/3 del composto in una tortiera da 22
cm di diam., imburrata e infarinata e, con le
mani umide o il dorso d’un cucchiaio, creiamo
una base con bordo lungo tutto il perimetro.
Versiamo nella tortiera le zucchine
cotte e creiamo un secondo strato con crescenza
a pezzetti ricoprendo con speck. Versiamo
l'impasto a briciole rimasto e chiudiamo
la torta. Inforniamo a 180 °C per circa 30
min. e il piatto è pronto da servire.
Ingredienti
T N
* 250 gr pane raffermo
* 450 ml latte
* 30 gr burro
* 80 gr zucchero
* 80 gr uva sultanina
* q.b. pan grattato
* Una piccola presa di sale
* 50 gr farina
* Una presa di semi di finocchio
Procedimento
CUCINA
Sciogliete nel latte quasi bollente il burro,
lo zucchero e una punta di sale.
Tagliate il pane a piccoli pezzi, mettetelo
in una terrina e unite il latte.
Amalgamate e unite la farina e l’uva sultanina
fatta rinvenire in poca acqua tiepida.
Girate bene l’impasto, versatelo in una
tortiera imburrata spolverata con il pangrattato
e spargete sopra i semi di finocchio
(noi non li avevamo e non li abbiamo
messi, ma anche senza la torta è
ugualmente buona).
Cuocete a 180 °C per 50 - 55 minuti: la
torta dovrà essere asciutta e consistente.
I C T .199 M 2020
P
S C S
198
C
PASSATEMPO
Orizzontali
1. Pianta della foresta equatoriale - 6. Roditore simile al castoro - 12.
Aspettato - 14. Non cattive
15. Parola giapponese che significa saluto - 16. Sono in saldo quelli
di magazzino - 18. Grammo - 19. Centro balneare in provincia di
Ravenna - 20. Escursionisti Esteri - 21. Nota musicale - 22. Vi razzola
il pollame - 23. Prefisso per vino
24. Luogo di propagazione delle onde elettromagnetiche - 27. Ettore
regista - 29. La più piccola particella costituente un elemento
chimico - 31. Pianta tipica della zona mediterranea - 33. Le medaglie
degli atleti al primo posto - 34. Premesso indica precedenza - 36.
Simbolo chimico del molibdeno - 37. Dio del sole - 38. Insicuri, introversi
- 40. Simbolo del berillio - 41. Il compito dei portieri - 42. Fiume
svizzero - 43. Un modo di mangiare le patate - 45. Sorta dalle acque
- 47. Tisi - 48. Tipi di calli
Verticali
1. Ampie, abbondanti - 2. Percorso di pratiche - 3. Città del Ciad - 4.
Particella negativa - 5. Tavola di legno di ridotto spessore - 7. Beone
- 8. L'usa il meccanico - 9. Return On Investment - 10. Dentro, all'interno
- 11. Un tipo di spazio - 13. Un colore - 17. Associazione di donatori
di sangue - 19. Candela - 20. Ente che sovraintende ai voli - 21.
Pericoli per i pesci - 23. Gas con numero atomico due - 25. Peso lordo
meno peso netto - 26. Celestiali, paradisiaci - 28. Piante ad alto
fusto - 30. Impronta - 32. Lavoratori manuali - 33. Segue lo scritto -
35. Nome gaelico dell'Irlanda - 38. Agenzia di stampa di stato russa -
39. Il maestro Morselli - 40. Parte inferiore di un oggetto - 41. Partito
socialista italiano - 42. Arte latina - 44. Congiunzione telegrafica -
46. Iniziali di Sacchi, uomo politico
Rispettando le cifre inserite,
completate il riquadro così che
in ogni riga, colonna e quadrato
risultino tutte le cifre da 1 a 9.