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PER CHI AMA VIAGGIARE
ANNO XII | NUMERO 5 | MAGGIO 2020 | www.fsitaliane.it
#RiparTiAmoItalia
LA PAROLA A SINDACI E GOVERNATORI
IL PAESE DALLA FINESTRA
GLI SCATTI DI MCCURRY E GASTEL
EDITORIALE
Photo © FS Italiane
In questa pagina e nella successiva, la campagna di FS Italiane #RiparTIAMOItalia
Chiudiamo La Freccia di maggio, che leggerete
per il secondo mese consecutivo in formato digitale,
alla vigilia della cosiddetta fase due, con il
DPCM del 26 aprile appena pubblicato e uno scenario futuro
ancora in progress. Ma noi abbiamo voluto comunque
guardare avanti e interpellare tanti sindaci e governatori
per delineare con loro uno scenario possibile, e raccogliere
idee, progetti, iniziative e auspici per l’Italia dei mesi a venire.
Che si prospettano complicati e ancora pieni di insidie,
ma anche di qualche opportunità.
Noi, come FS Italiane, abbiamo da tempo delineato alcuni
precisi obiettivi, ci siamo assunti degli impegni e condiviso
messaggi che richiamano tutti alla solidarietà e all’unità
d’intenti, con l’obiettivo #RiparTIAMOItalia, perché il Paese
possa farlo con slancio e fiducia. E affinché ciò accada ne
sarà fondamentale presupposto una mobilità efficiente,
efficace, sicura e sostenibile di persone e cose. Trenitalia,
Busitalia, il Polo Mercitalia, insieme alle altre società del
Gruppo, sono in grado di assolvere a questo compito. Tutto
questo sottende, oggi più che mai, infrastrutture moderne,
monitorate con sistemi digitali, oggetto di una costante
manutenzione che ne garantisca la resilienza nel tempo,
anche a fronte dei sempre più frequenti eventi atmosferici
estremi indotti dai cambiamenti climatici. Completare le
infrastrutture ferroviarie e stradali in corso di realizzazione,
aprire nuovi cantieri, anche per la manutenzione ordinaria e
straordinaria, e accelerare le procedure di gara in fieri significa
creare posti di lavoro diretto e indotto, con la possibilità
di sbloccare entro l’anno fino a 20 miliardi di investimenti.
Non servono parole per capire quanto sia importante.
Resta poi essenziale approntare un’offerta di servizi adeguata
ai tempi che viviamo, il che significa dare assoluta
preminenza alla safety personale con accorgimenti igienico-sanitari
e iniziative ad hoc, peraltro già avviate fin dall’inizio
della pandemia, sempre più affinate nel corso delle
settimane e ben definite nei provvedimenti governativi. Mi
riferisco agli interventi di sanificazione e igienizzazione di
tutti gli ambienti, alla fornitura e all’uso di dispositivi di profilassi
individuali e collettivi (mascherine, guanti, dispenser
di gel disinfettante), ai filtri in stazione con il monitoraggio
degli eventuali stati febbrili dei viaggiatori, alle misure di
distanziamento sociale anche a bordo dei convogli, fino
all’utilizzo di app e sistemi di controllo e prenotazione digitali.
2
Non c’è niente di semplice e di scontato in quello che ci apprestiamo
ad affrontare. Perché ogni singola iniziativa abbia
successo è necessario si inquadri in un contesto omogeneo,
che implica una regia unitaria e sia sorretta dall’impegno
individuale a rispettare norme comportamentali ormai
ben note. La diluizione degli orari di inizio e chiusura delle
attività amministrative, produttive, sociali, commerciali e,
quando sarà, scolastiche servirà per prevenire assembramenti
nei locali e sui mezzi di trasporto pubblici.
La primavera ormai nel suo pieno vigore ci spronerà a vivere
il tempo libero fuori casa quanto più en-plein-air. Ma
verranno i giorni, e auspichiamo non troppo lontani, nei
quali potremo tornare, senza troppe limitazioni, a percorrere
le sale dei nostri musei, riunirci per ascoltare un concerto,
lasciarci trasportare dalla magia di una pièce teatrale,
staccare il biglietto di un cinema, e viaggiare liberi
e spensierati su treni e pullman. Verranno. Per ora serve
senso di responsabilità, che presuppone il massimo rispetto
delle misure di prevenzione, unito a coraggio, fiducia e
ottimismo. Quello che vorremmo tanto riuscire a suscitarvi,
mentre ci leggete e seguite sui nostri canali digitali. Buon
viaggio, sempre e comunque.
3
MEDIALOGANDO
INDIPENDENZA COME
GARANZIA DI AFFIDABILITÀ
© vectorfusionart/AdobeStock
L’INFORMAZIONE
ONLINE SECONDO
FRANCO LOCATELLI,
DIRETTORE
DEL GIORNALE
DI ECONOMIA
E FINANZA
FIRSTONLINE
di Marco Mancini
marmanug
La lunga quarantena ha impresso
un’accelerazione ai
sovvertimenti gerarchici che
vive da tempo la costellazione dei
media, provocando «un grande boom
dell’informazione online». Muove da
qui il nostro dialogo con Franco Locatelli,
socio fondatore, amministratore
e direttore responsabile di
FIRSTonline.
Professionista di grande esperienza, ha
vissuto già altre rivoluzioni nel mondo
giornalistico. A quella digitale ha creduto
con tanta convinzione che, come
racconta egli stesso sulla testata, ha
cominciato a progettare un giornale
online di informazione economica e
finanziaria il giorno dopo la sua uscita,
nella primavera del 2010, dal Sole 24
Ore, dove ha trascorso più di 25 anni,
molti dei quali da capo della redazione
Finanza e Mercati.
Ai tempi del coronavirus il web stravince
sui media tradizionali?
Direi di sì. Noi di FIRSTonline ne siamo
una testimonianza. Ad aprile abbiamo
stabilito il record di visite dirette al sito,
oltre 207mila in un solo giorno. Il trend
ascensionale era già iniziato l’autunno
scorso ma è stato molto sospinto dall’emergenza
coronavirus. Tant’è vero che
a marzo abbiamo registrato il record
mensile che, in termini aggregati, ossia
sommando alle visite dirette quelle alla
nostra pagina Facebook e ai nostri contenuti
veicolati dal portale di Microsoft
Italia, vale quattro milioni e 700mila visite,
in ulteriore crescita ad aprile.
Quali le ragioni?
In queste settimane sono cambiate le
abitudini e gli stili di vita. C’è una grande
fame di notizie e di conoscenza perché
la gente ha paura, sia del coronavirus
sia della profonda recessione che ci
aspetta. Insomma si legge di più, ma
non i giornali di carta, che in questo
periodo si comprano sempre meno,
quanto le testate online che sono in
gran parte ancora gratis. E c’è più tempo,
restando a casa, per approfondire,
soffermarsi sui servizi giornalistici e valutarne
la qualità.
Che mi sembra un tema fondamentale.
Il web finora è stato ed è terreno
fertile anche per fake news, post-verità,
battaglie discutibili come quelle
dei no vax…
In una nostra recente intervista, la
professoressa Maria Carla Re, a capo
dei virologi del Policlinico Sant’Orsola
di Bologna, ha detto che l’unica cosa
positiva di questa tragedia è proprio
la sparizione dei no vax, che non hanno
più il coraggio di presentarsi dopo
le sciocchezze seminate in questi anni
anche sui social.
La verità è che le loro battaglie, come
tante bufale costruite ad arte sul web,
scaldano gli animi e fanno presa.
Però con la situazione che stiamo vivendo
la gente ha bisogno e cerca
informazione di qualità. Può anche
cadere nelle bufale una, due, tre volte
ma alla fine impara a distinguere tra le
testate affidabili, credibili e quelle che
non lo sono, e premia le più serie.
Cercandole però in una realtà dove
si trova tutto gratis, o quasi, come hai
appena detto, mentre la qualità ha un
costo e dovrebbe avere un prezzo.
Ma non è stata ancora trovata una formula
vincente in assoluto per farsela
4
pagare. Salvo pochi casi di successo
nel mondo anglosassone, come alcune
testate per lo più americane che sono
riuscite ad affermare questo principio. In
Italia siamo in una fase analoga a quella
conosciuta all’inizio dalle pay-tv, frenate
dal fatto che il pubblico, abituato ad
avere a disposizione tanti canali gratis,
non ne percepiva quei vantaggi che poi
ha piano piano imparato ad apprezzare.
Credo che accadrà così anche nell’informazione
online, si arriverà a capire
che se paghi puoi avere più qualità e un
prodotto ancora più raffinato.
Nel frattempo come se ne esce? Voi,
soprattutto, quale soluzione avete trovato?
Noi, con First, abbiamo costruito un
modello di business che si basa su due
leve, quella pubblicitaria e quella degli
abbonamenti, ma non individuali. La
pubblicità online sta crescendo perché
le aziende capiscono che costa meno,
dura di più e arriva in tutto il mondo,
mentre il giornale arriva solo dove lo
vendi. Gli abbonamenti sono corporate
e li sottoscrivono circa 40 grandi aziende.
Questo ci evita di essere colonizzati,
ci garantisce le basi per un’informazione
pluralistica insieme alle risorse per
rendere sostenibile il nostro modello
industriale che ruota su una redazione
snella, con sette giornalisti e due tecnici
(una segretaria e un webmaster),
ai quali si aggiungono molti autorevoli
collaboratori a titolo volontario. Un
ruolo speciale svolge poi il nostro
presidente, Ernesto Auci, ex direttore
del Sole 24 Ore, a cui è delegata la
gestione manageriale della società ma
che, essendo anche un grande giornalista,
scrive spesso commenti e analisi
sull'attualità economica e politica.
E chi è l’editore?
Gli editori siamo noi, una società composta
da cinque azionisti, quelli di
controllo siamo io e il presidente Auci.
Siamo tra i pochi siti d’informazione
che non hanno un grande Gruppo alle
spalle. E così non ci sono condizionamenti
esterni, né timori reverenziali per
chicchessia. La gente percepisce il valore
di questa indipendenza. In più, da
nove anni chiudiamo il nostro bilancio
in pareggio o in attivo. Credo che questo
dica tutto sulla qualità sia del nostro
modello di business sia dell’informazione
che offriamo.
Che è prevalentemente economico-finanziaria.
Di fatto siete quel che si dice
un “verticale”. E allora come spieghi il
successo di queste settimane?
È vero, non era scontato che l’emergenza
coronavirus potesse avere questi
effetti su di noi, è più un tema da
sito generalista, però noi lo abbiamo
affrontato con un’informazione selettiva,
semplice, chiara, ma soprattutto
valorizzando gli aspetti più strettamente
economici, finanziari, industriali e sociali,
e questo probabilmente è piaciuto
al pubblico.
Insomma, l’economia e la finanza evidentemente
appassionano. Ma ci sarà
anche altro all’origine di questo successo…
È che noi siamo solo impropriamente
un sito d’informazione, in realtà siamo
un web journal, che non si limita a dare
notizie in tempo reale ma offre un’informazione
di servizio, la spiegazione
delle notizie con l’indicazione delle
chiavi interpretative e di lettura dei fatti,
soprattutto quelli che più interessano
larghi strati di lettori e cittadini. E poi
approfondimenti, commenti, analisi,
interviste in esclusiva. Caso rarissimo,
perché gli altri siti in genere importano
le interviste dai giornali di carta, noi
invece le realizziamo ad hoc. Ecco, la
miscela che ho descritto rappresenta
il format di successo che ci ha portato
ai risultati di questi giorni e a essere il
quinto sito nazionale di economia e finanza,
dietro a due colossi editoriali
con decine e decine di giornalisti e due
siti di trading online.
Facciamo una riflessione più generale:
economico o politico, sportivo o di
cronaca, il buon giornalismo ha le sue
regole. Valgono anche nell’epoca attuale?
Sì, senz’altro, ma un dato certo è che
la rivoluzione digitale sta spiazzando
il giornalismo cartaceo, a meno che,
come è successo negli Stati Uniti,
quest’ultimo non si ripensi valorizzando
la qualità e accettando il concetto
“online first”, perché altrimenti il giornale
continuerà a uscire inevitabilmente
vecchio.
Valorizzare la qualità. È un obiettivo
tanto scontato quanto vago. Come lo
declina FIRSTonline?
In primo luogo con l’indipendenza di
giudizio, e il nostro assetto azionario ce
lo permette. Poi lavorando su due fattori
che hanno costituito le chiavi della
nostra ascesa: da un lato il format che
ho descritto prima, costituito da una sapiente
unione di informazione in tempo
reale, di servizio e di approfondimento,
dall’altro una forte identità basata
sull’affidabilità. Chi ci legge non deve
smarrirsi e perdere tempo per capire
se le notizie che diamo sono vere o no.
Franco Locatelli, direttore di FIRSTonline
5
MEDIALOGANDO
Sono vere! Certo, essendo in real time
possono evolversi, e noi le aggiorniamo.
Quindi c’è l’affidabilità delle notizie,
la qualità, la competenza, la fantasia,
perché i titoli, come i servizi, devono essere
creativi, devono intrigare il lettore,
attirarlo, incuriosirlo. Ma fondamentale,
direi il pilastro di un’informazione affidabile,
è l’indipendenza.
Torniamo alle specificità dell’informazione
digitale. Oltre alla velocità
e all’aggiornamento continuo ci sono
altri plus, come la multimedialità.
Che può essere declinata in molti modi:
il primo è la facilità di instaurare rapporti
diretti con il lettore. Riceviamo
molti interventi, opinioni, commenti
che pubblichiamo e ai quali qualche
volta rispondiamo, soprattutto quando
ci chiedono informazioni. Poi abbiamo
un nostro canale YouTube per i video
e stiamo facendo esperimenti per uno
sviluppo sempre maggiore del podcast,
per consentire l’ascolto dei nostri
principali servizi. Quella dell’audio-lettura
è una modalità di fruizione non ancora
molto diffusa, ma con un trend in
crescita e tutte le principali testate hanno
cominciato a muoversi in tal senso.
Questo mese FIRSTonline compie
nove anni. Come si è evoluta?
Resta l’ammiraglia del nostro Gruppo,
però nel tempo abbiamo creato altri
tre siti verticali specialistici: uno è First
Arte, dedicato principalmente al mercato
dell’arte; un altro, First&Food, parla
di enogastronomia e made in Italy in
campo agroalimentare; il terzo è First
Tutorial, che si propone di aiutare e assistere
il lettore e il cittadino di fronte
ai problemi con il fisco, la burocrazia,
le bollette, o anche a piccoli problemi
quotidiani. Che so, ti cade un telefonino
nell’acqua: lo butti o lo puoi recuperare?
E noi spieghiamo come lo si può
recuperare.
Una domanda al giornalista economico-finanziario
di lunga e comprovata
esperienza. Come lo vedi il futuro del
Paese dopo lo tsunami Covid-19?
Purtroppo vedo buio, intanto perché
c’è grande incertezza sulla possibilità
di domare il coronavirus. Gli scienziati
ci dicono che dovremo conviverci per
mesi e potremo vincerlo solamente
quando sarà trovato un vaccino, se va
bene nel 2021. Questa incertezza si riflette
non solo nella vita di tutti noi ma
anche nell’economia e nella finanza.
Non sapendo qual è il futuro prossimo,
la gente tende a non consumare
e le imprese a non investire. Il combinato
disposto di questi due elementi
fa sì che le previsioni sull’andamento
delle economie mondiali, e di quella
italiana in particolare, siano molto pesanti.
C’è la possibilità che alla fine del
primo semestre 2020 il Pil italiano abbia
un calo del 15% o anche maggiore.
La recessione, se va bene, si attesterà
a livello annuo a -6%, ma può arrivare
a -9%. Significa non solo che i redditi si
ridurranno ma che molte aziende non
riapriranno e molti posti di lavoro spariranno.
Poi bisognerà capire come sarà
la ripresa, la speranza di tutti è che la
curva sia a V, che a una caduta rapida
segua una risalita rapida, però ci sono
molti elementi che inducono a pensare
che non sarà così, almeno per un Paese
zavorrato dal debito pubblico come
l’Italia. La ripresa ci sarà ma non sarà
immediata, sarà molto lenta, quindi si
aspettano tempi difficili.
Desolante. Vorrei provare a chiudere
l’intervista con qualche nota positiva.
C’è la pur remota possibilità di dire che
non tutto il male vien per nuocere?
Ad aprile abbiamo pubblicato un
articolo di Giorgio Brunetti, professore
emerito della Bocconi, che indicava
come non tutte le attività perdano
durante il coronavirus, ci sono
filiere in grande crescita, come quella
dell’e-commerce, dei gestori delle
piattaforme tecnologiche, del digitale.
Poi in queste settimane, con lo smart
working, abbiamo fatto un esperimento
di massa, e molti hanno capito
che da remoto si può lavorare meglio.
Certo, non è applicabile a tutti i settori.
Però, me lo confermava un economista
del lavoro, non solo metterà radici,
ma migliorerà la produttività, porterà a
decisioni più rapide, renderà le riunioni
molto sobrie e veloci, aiuterà a migliorare
l’organizzazione complessiva del
lavoro. E poi c’è una speranza.
Quale?
Franco Amatori, docente alla Bocconi,
tra i più celebri storici dell’economia, in
un articolo che ha scritto per noi, ragionava
sulle possibili condizioni per un
terzo miracolo economico che, dopo
quelli del primo ’900 e del secondo dopoguerra,
permetta all’Italia di riemergere
e affermarsi.
Allora, più che sperare, lavoriamo perché
così sia. Secondo Amatori occorre
evitare «una chiusura dell’Italia su
stessa» facendo emergere «le forze
profonde […] le energie e le competenze
imprenditoriali capaci di aprire
il Paese alle dinamiche dell’economia
globale […] valorizzare l’integrazione
europea […] non aver paura dell’inevitabile
integrazione mondiale».
firstonline.info
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6
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SOMMARIO
MAGGIO 2020
IN COPERTINA
L’ITALIA DI MCCURRY
78
99
pag. 70
12
RAILWAY HEART
17
L’ITALIA CHE FA IMPRESA
53
20
GOURMET
21
GUSTA & DEGUSTA
22
WHAT’S UP
29
UN TRENO DI LIBRI
Invito alla lettura di Alberto Brandani,
che questo mese propone ai lettori della
Freccia il nuovo romanzo di Pat Barker,
Il silenzio delle ragazze
34
#IORESTOINITALIA
Sindaci e presidenti di Regione, in
prima linea di fronte all’emergenza
sanitaria, descrivono il loro impegno
nel gestire comunità e territori e i
progetti per ricostruire il futuro
96
MOM’S LIFE
Nel mese della loro Festa, sei mamme
speciali raccontano la loro giornata in casa
86
ai tempi del Covid-19
128
70
PHOTO
80
IL PAESE DEI MILLE PAESI
84
IN CAMMINO PER LA RIPRESA
88
L’ALTO ADIGE È GIOVANE
92
MADE IN ITALY A DOMICILIO
94
IL FUTURO È DONNA
102
IMPERFETTE E FELICI
112
PRIMA DI SCENDERE
115
LA FRECCIA JUNIOR
128
FUORI LUOGO
LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO
107
SCOPRI TRA LE PAGINE I PREZZI E LE PROMOZIONI TRENITALIA,
i vantaggi del programma CartaFRECCIA e le novità del Portale FRECCE
8
Tra le firme del mese
OSVALDO BEVILACQUA
Giornalista professionista, da oltre 40 anni è
autore e conduttore del programma televisivo
Sereno variabile, detentore di cinque Guinness
mondiali come Travel show di più lunga durata
e di numerosi premi. Autore e conduttore
di servizi sulla ricerca scientifica per il Tg1
Economia, ha pubblicato anche diversi libri, tra
cui Il Paese dei mille paesi per Rai Libri
ALESSANDRA IANNELLO
Giornalista e influencer di enogastroturismo,
redattrice per VdGmagazine, collabora con diversi
periodici e quotidiani nazionali. Lavora anche in
radio e televisione, trattando temi legati ai viaggi e
al patrimonio enogastronomico italiano
VALENTINA LO SURDO
Conduttrice radiotelevisiva Rai, pianista classica
con anima rock, presentatrice, speaker, attrice.
Trainer di comunicazione, da 20 anni è reporter di
viaggi all’ascolto del mondo. Le sue destinazioni
preferite? Ovunque ci sia da mettersi in cammino
I numeri
di questo numero
11
i musei veneziani
della Fondazione Muve
visitabili online
[pag. 11]
60
i milioni di euro a sostegno
dei cammini italiani
[pag. 86]
4.450
le aziende del settore
agroalimentare e della
ristorazione dirette da under 35
in Alto Adige
[pag. 88]
16mila
le firme raccolte nell’appello
all’Europa del movimento
Se non ora quando - Libere
[pag. 94]
Read also
È nato il profilo Telegram di FSNews,
la testata giornalistica digitale di
Ferrovie dello Stato che, dopo il
radicale restyling, si è arricchita di
una linea editoriale sempre più al
passo con l’attualità. Il canale social
offre news in primo piano, interviste
e sondaggi, per avvicinare sempre di
più il pubblico al mondo del trasporto
e del viaggio
MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI
DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE
ANNO XII - NUMERO 5 - MAGGIO 2020
REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA
N° 284/97 DEL 16/5/1997
CHIUSO IN REDAZIONE IL 30/04/2020
Foto e illustrazioni
Archivio Fotografico FS Italiane
FS Italiane | PHOTO
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Copertina © Steve McCurry
Tutti i diritti riservati
Se non diversamente indicato, nessuna parte della
rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa
senza il consenso espresso dell’editore
Direttore Responsabile
Responsabile Editoria
Caporedattrice
Coordinamento Editoriale
Caposervizio
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Hanno collaborato
a questo numero
PER CHI AMA VIAGGIARE
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Marco Mancini
Davide Falcetelli
Michela Gentili
Sandra Gesualdi, Cecilia Morrico,
Francesca Ventre
Silvia Del Vecchio
Gaspare Baglio
Francesca Ventre
Giovanna Di Napoli, Michele Pittalis,
Claudio Romussi
Serena Berardi, Marta Bartolozzi, Osvaldo
Bevilacqua, Alberto Brandani, Chiara Cecutti,
Viola Chandra, Fondazione FS Italiane, Giovanni
Gastel, Andrea Guolo, Alessandra Iannello,
Peppe Iannicelli, Valentina Lo Surdo, Luca Mattei,
Steve McCurry, Cristiana Meo Bizzari,
Alessandra Passeri, Enrico Procentese,
Andrea Radic, Elisabetta Reale, Gabriele Romani,
Filippo Teramo, Cecilia Sabelli, Mario Tozzi
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STEVE MCCURRY
È una delle figure più rappresentative della fotografia
contemporanea. Nato a Filadelfia nel 1950,
è stato premiato con alcuni dei riconoscimenti più
prestigiosi, tra cui la Robert Capa Gold Medal, il
National Press Photographers Award e il World
Press Photo. Ha pubblicato 19 libri e le sue opere
sono esposte nei principali musei del mondo
La carta di questa rivista proviene
da foreste ben gestite certificate FSC ® ️
e da materiali riciclati
On Web
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sfogliare su ISSUU
e su fsnews.it
9
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maggior parte dei poli museali in Italia e all’estero hanno
deciso di non privare il mondo delle loro bellezze,
nonostante le restrizioni dovute al Covid-19. Tra le mete
turistiche simbolo del Belpaese spicca Venezia con gli
11 musei della Fondazione Muve, che ha scelto di portare
il suo patrimonio nelle case di chiunque voglia godere di
questi tesori.
Migliaia di dipinti, disegni, sculture, fotografie, cimeli, oltre
agli stessi palazzi, vere e proprie opere architettoniche di
pregio. A disposizione tour virtuali ma anche approfondimenti
curati da esperti, come quello sulla Porta della Carta
a Palazzo Ducale, in piazza San Marco. Alle estremità
dell’ingresso, nelle nicchie dei pilastri, sono collocate le
personificazioni delle quattro virtù cardinali, oggi più attuali
che mai: la Prudenza, la Fortezza, la Temperanza e la
Carità. Per riflettere ed emozionarsi tra i canali o davanti al
Ponte dei Sospiri, anche se a distanza.
visitmuve.it
visitmuve visitmuve_it
11
RAILWAY heART
PHOTOSTORIES
PEOPLE
Stazione Bologna AV
Benedetta Rosini
bene883
Attese
© Alfredo Falcone
alfredo_falcone
12
LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE
DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN
CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME
A cura di Enrico Procentese
enryhills
Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it.
L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie
rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà
del mittente, priva di watermark, non superiore ai 15Mb. Le foto più emozionanti
tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri
della rubrica. Railway heArt un progetto di Digital Communication, Direzione
Centrale Comunicazione Esterna, FS Italiane.
LUOGHI
In questa pagina, la
stazione di Roma Termini
© Alfredo Falcone
alfredo_falcone
13
RAILWAY heART
IN VIAGGIO
In treno verso Firenze
© Giulia Morigoni
colorinsoffitta
Destinazione Salerno
© Angela Chierchia
angechi17
14
AT WORK
Francesca, capotreno
Frecciarossa
© Alfredo Falcone
alfredo_falcone
Giulio, capotreno
regionale
© Alfredo Falcone
alfredo_falcone
PHOTOSTORIES
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INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
L’ITALIA che fa IMPRESA
LA RICERCA
CHE PROTEGGE
VISIERE PER MEDICI E INFERMIERI STAMPATE IN 3D.
LORENZO GUASTI, INGEGNERE DELL’INDIRE,
RACCONTA IL PROGETTO DI UN GRUPPO DI MAKER FIORENTINI
di Sandra Gesualdi sandragesu sandragesu
Lorenzo Guasti, ricercatore Indire
In 15 giorni, durante l’isolamento
in casa, hanno ideato, disegnato
e assemblato un prototipo
di dispositivo protettivo sanitario
a supporto di medici e ospedali
della Toscana. Lorenzo Guasti, Luca
Bassani, Alessandro Ferrini, Loren-
zo Calistri, Gianmarco Bei e Gabriele
Pieraccini sono un gruppo di
ricercatori fiorentini dell’Istituto Nazionale
di Documentazione, Innovazione
e Ricerca Educativa (Indire), e
hanno deciso di dare un contributo,
in termini di conoscenza, durante
l’epidemia da Covid-19. Con quello
che sanno fare: analizzare, studiare
e offrire una soluzione a problemi
reali, stampando, in 3D, una nuova
visiera protettiva.
Lorenzo, come nasce questa vostra
iniziativa?
Tutto è partito su Facebook dal
gruppo 3D Print Covid-19, che mette
in rete i maker di tutta Italia. La
richiesta di queste attrezzature, da
parte di medici e infermieri, stava
crescendo e molti di loro non riuscivano
a reperirle facilmente perché,
soprattutto nella prima fase
dell’emergenza, scarseggiavano. Ci
siamo inseriti in un movimento nazionale
che in questa difficile situazione
ha voluto dare una mano.
Come si è sviluppato il progetto?
Inizialmente abbiamo studiato qualche
campione già presente sul web,
ma non è risultato soddisfacente,
poi grazie all’Indire siamo entrati in
contatto con alcuni medici anestesisti
dell’Azienda sanitaria dell’area
Toscana centro. Ci hanno fornito indicazioni
essenziali e precise grazie
alle quali abbiamo creato un nuovo
modello di visiera.
Con quali caratteristiche?
Questo dispositivo doveva soddisfare
le esigenze di chi, in prima linea,
avrebbe dovuto indossarlo anche
dieci ore al giorno. Fino a oggi
nessuno si era posto il problema di
un utilizzo così prolungato e conti-
© elenabsl/AdobeStock
17
L’ITALIA che fa IMPRESA
nuo, perché le visiere venivano usate
solo per il tempo di un intervento
o di uno screening. Ora invece gli
operatori sanitari le tengono tutto
il giorno. Così, ci siamo concentrati
sulle caratteristiche ergonomiche,
per renderle comode, leggere e disinfettabili,
oltre che sicure naturalmente.
Non è un prodotto a livello
industriale di cui si può certificare
l’uniformità dei pezzi, ma il risultato
è un prototipo di qualità, testato sia
nei materiali che nella funzionalità.
Perché vi siete impegnati su questo
tipo di protezione?
Ancora nessuno ci aveva provato.
È piuttosto semplice da realizzare,
non c’è bisogno di materiale specifico
come il tessuto filtrante delle
mascherine, ma ha un’efficacia
molto alta. Offre una difesa meccanica
contro i droplet.
Cosa occorre per realizzarla?
La visiera è composta da tre pezzi
che vanno assemblati. Prima abbiamo
valutato il materiale trasparente
che scherma il viso, una plastica
leggera come quella delle bottiglie
tagliata con il laser da una piccola
ditta. Gli altri componenti sono in
Pla (acido polilattico, ndr), un filamento
plastico, e li creiamo con le
stampanti 3D.
E poi chi la produce?
Noi ricercatori. Abbiamo messo su
una sorta di catena di montaggio e
ci siamo divisi i compiti. C’è chi ha
disegnato in digitale e chi fa il cor-
Le visiere realizzate dai maker di Indire
riere per raccogliere tutti i pezzi
necessari. Poi io, dopo cena, monto
le visiere, elastico compreso, e
i medici vengono a prendersele a
casa. Siamo stati autorizzati dalla
Protezione civile per i viaggi e manteniamo
il distanziamento sociale
durante le consegne. Le stampanti
3D sono accese giorno e notte: riusciamo
a realizzare una decina di
visiere al giorno.
Tutto gratuitamente?
Certo, e con il progetto disponibile
online. Fino a oggi (24 aprile, ndr) il
prototipo sul sito dell’Indire è stato
scaricato da centinaia di ricercatori
che lo stanno studiando, provando
e realizzando. Un brevetto open, insomma,
perché quella dei maker è
una comunità basata sulla condivisione
del sapere.
A chi avete distribuito le visiere?
Su base regionale agli ospedali e ai
medici di base, che sono i più sforniti
e i più a rischio, a qualche Rsa e
cooperativa sociale e alla Protezione
civile.
Riscontri dai medici che le hanno
usate?
Equivalenti, come protezione, a
quelle certificate. In un momento di
emergenza in cui c’era difficoltà a
reperire il materiale ufficiale, il nostro
prodotto artigianale ha un po'
sopperito al problema. È stato un
contributo basato sulle nostre competenze
di sperimentatori e ricercatori.
Non siamo certo in concorrenza
per produrle, non è il nostro
lavoro. Ma siamo di supporto.
Cosa resterà di questa esperienza
al tempo del coronavirus?
Vorremmo che avesse una ricaduta
pedagogica, perché il nostro non è
stato altro che “un compito di realtà”.
Quando torneremo nelle scuole
con le quali collaboriamo, useremo
la visiera come esempio di problem
solving per far capire ai ragazzi che
a un problema c’è sempre una soluzione.
Previo studio e analisi, il cosiddetto
imparare lavorando. Non
abbiamo fatto nulla di speciale, se
non aver intercettato un’urgenza e
offerto una risposta concreta.
tecnologia.indire.it
IndireSocial
IndireSocial
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Vola per un long weekend nel
paradiso di Capo Verde con i
voli di Cabo Verde Airlines!
GOURMET
LO CHEF DELLA NATURA
di Alessandra Iannello - a cura di VdGmagazine
© Nico Balzani
Chef Paolo Griffa
La natura è il più grande mercato a disposizione di
tutti. Fin dalla notte dei tempi, la capacità di riconoscere
ciò che di commestibile offriva la terra e
trasformarlo in cibo gustoso è stata celebrata al pari di
un’arte sacra. In anni più recenti, poi, ha preso piede l’esotico
e l’introvabile. Ma oggi non mancano giovani chef impegnati
a riscoprire le potenzialità dell’ecosistema locale.
Tra questi Paolo Griffa, che ha guadagnato una stella
Michelin con il suo ristorante Petit Royal del Grand Hotel
Royal e Golf di Courmayeur. La giornata di Paolo è
scandita dai ritmi dettati dalla natura. L’alba lo sorprende
spesso per foreste e prati, chino a terra assieme alla sua
brigata, nell’infaticabile ricerca di radici e odori freschi.
Il pomeriggio, quando il sole è alto e la luce cruda rivela
ogni dettaglio del terreno, è il momento del foraging
estremo. Consapevole di avere a portata di mano grandi
eccellenze e mosso dal desiderio di interagire il più possibile
con il territorio, Griffa ha avviato una partnership
con l’Institut Agricole Régional di Aosta e la Fondazione
Sistema Ollignan Onlus. Durante i mesi estivi la squadra
del Petit Royal e gli studenti di questi due enti lavorano
insieme un giorno a settimana per la raccolta e la cura di
erbe, frutta e ortaggi, e per la ricerca del latte e del burro
di alpeggio migliori. Tornati in cucina poi, i prodotti vengono
lavorati: alcuni appena sbollentati o lasciati crudi
per esaltarne i sapori, altri conservati attraverso essiccamento,
fermentazioni o distillati. Così nella stagione invernale
burri, salse e oli essenziali, valorizzati da tecniche
di estrazione, pressature e marinature, portano in tavola
l’estate di montagna.
paologriffa.com
GIRELLA DI BARBABIETOLE
Ingredienti (per 6 persone)
2 barbabietole multicolor, insalata mista, formaggio fresco alle erbe, formaggio
fresco con pasta di olive nere, mandorle tostate, cracker, olio extravergine
di oliva, sale q.b.
Preparazione
Lavare bene le barbabietole, avvolgerle nella stagnola condendole con un
filo d’olio extravergine e un pizzico di sale. Cuocere in forno a 180°C per un’ora
circa. Lasciare raffreddare, poi pelare e tagliare sottilmente. Per un risultato
uniforme utilizzare un piccolo coppapasta formando dei bottoni. Condirli con
un filo d’olio a crudo e, con l’aiuto di un anello, impiattare creando un cerchio
con i bottoni di barbabietola disposti in verticale. Condire il formaggio fresco
con erbe aromatiche tritate e usarlo per farcire l’interno delle barbabietole.
Condire l’insalata unendovi le mandorle tostate tritate e metterla all’interno
del cilindro. Sformare delicatamente le barbabietole che contengono l’insalata,
adagiandovi sopra il cracker con delle barbabietole piegate a cono e
uno spuntone di formaggio fresco condito con pasta di olive nere.
© Paolo Picciotto
20
GUSTA & DEGUSTA
rubrica avrei voluto suggerire un’esperienza
gastronomica, ma potrò
ricominciare a farlo solo alla riapertura.
Nel frattempo cuochi e ristoratori
hanno deciso di rimanere vivi con il
delivery: piatti e interi menù gourmet
a domicilio. Ecco qualche consiglio
per degustare a casa una cena di livello.
Con Massimiliano Sabinot del
Vitello d’Oro a Udine, Moreno Cedroni
e il suo Aniko a Senigallia (AN)
e Luca Gambaretto del Ristorante
Maffei a Verona. A Bergamo il ristorante
Al Carroponte di Oscar Mazzoleni
consente di scegliere anche dalla
cantina, premiata da Le Guide de
L’Espresso 2019. Nel milanese ecco
Carlo Andrea Pantaleo del Milano37,
a Gorgonzola, e in centro città Eugenio
Boer con il suo Bu:r, mentre a Bologna
è Francesco Carboni di Acqua
Pazza a consegnare a casa una grana
cura di Andrea Radic
Andrea_Radic
MENÙ DELUXE A DOMICILIO
DA MILANO A LECCE, I RISTORATORI CHE RIPARTONO CON IL DELIVERY
Senza dubbio uno dei settori
più colpiti dallo stato
di emergenza che stiamo
vivendo è quello della ristorazione:
fermo, inattivo. Io stesso in questa
de cena di pesce. A Torino sono ottimi
i piatti di Stefano Sforza, chef del
ristorante Opera - Ingegno e Creatività.
A Ventimiglia (IM) spicca Diego Pani
del Marco Polo, mentre a Genova
c’è il ghiotto delivery del ristorante
20 Tre di Barbara Palazzo. Sul Lago
di Garda invece, a Salò (BS), Alberto
Bertani di QB Due Punto Zero è una
certezza. Da Telese Terme (BN), invece,
consegne in tutta Italia dal menù
del Krèsios di Giuseppe Iannotti. A
Roma si può ricevere a casa il meglio
della lievitazione grazie alle specialità
di Gabriele Bonci, un vero artista
della pizza. A Lecce, infine, a deliziarvi
è il delivery di Alex Ristorante di
Alessandra Civilla.
Cuochi e ristoratori, gente che resiste,
nonostante tutto, e merita profondo
rispetto.
CÀ MAIOL
RAFFINATO LUGANA
Il Lago di Garda è da sempre territorio
vinicolo, ma lo sforzo per
raggiungere il livello di qualità
di oggi è abbastanza recente. Una
cantina che ha saputo portare questo
percorso di finezza ed eleganza a un
felice traguardo è Cà Maiol, con i suoi
vini espressione di due zone importanti,
Lugana e Valtènesi.
Un’area molto particolare quella dei
cinque comuni che costituiscono il
Lugana, tra le sponde del lago e le
colline moreniche, dove gli enologi
di Cà Maiol hanno saputo sviluppare
il potenziale dei vitigni autoctoni e dei
terreni calcarei e argillosi. Uve che respirano
le brezze del Garda e i profumi
delle colline, come nel Lugana Molin
Dop, Trebbiano di Lugana in purezza.
Il nome è quello del vigneto, con viti
molto vecchie e terreno dallo spiccato
carattere argilloso, ricco di sali
minerali.
Vendemmia manuale, spremitura soffice,
vinificazione in acciaio e una piccola
parte che fermenta in legno. Insomma,
tutte le cure del caso per un
vino che esprime pienezza di aromi,
spiccata freschezza e un palato elegante
e rotondo con un finale sapido
e persistente.
Dal medesimo vitigno viene prodotta
anche una notevole bollicina: Lugana
Brut metodo classico, da uve selezionate,
raccolte anticipatamente e millesimate
nelle annate migliori. Trentasei
mesi di permanenza sui lieviti per
un perlage finissimo, pulito in bocca
con apprezzabili note balsamiche.
Cà Maiol S.r.l. Società Agricola
Desenzano del Garda (BS)
ordini@camaiol.it
camaiol.it
21
RITORNO AL
WHAT’S UP
A SPASSO NEL TEMPO, TRA IRONIA E SENTIMENTO.
IL COMICO MAURIZIO BATTISTA RACCONTA LO SHOW POCO
DI TANTO, DAL 14 MAGGIO SU RAI2
di Gaspare Baglio
PASSATO
gasparebaglio
Stare al telefono con Maurizio Battista è divertimento
allo stato puro. Un modo di ridere casareccio,
autentico, come lui, che non fa il personaggio ma
è una persona. E questa cosa, a lungo andare, paga. Ecco
allora che il comico approda nella prima serata di Rai2, dal
14 maggio, con il nuovo show Poco di tanto. È l’unica nuova
produzione della tv pubblica ai tempi del coronavirus, ma
anche un programma che regala una visione inedita di Battista,
dopo i recenti successi di Battistology su Comedy Central
e La sai l’ultima?-Digital Edition su Canale 5.
Come nasce Poco di tanto?
Da un’equazione. Nel senso che noi abbiamo il poco, ma di
tantissimo. A differenza di mio nonno che aveva il poco, ma
di niente. C’è qualcuno che si lamenta, certo, ma quello che
possediamo è comunque molto. Soprattutto in questo periodo
storico.
Che tipo di programma è?
Per prima cosa mi preme sottolineare lo sforzo enorme da
parte di tutti: dalla società di produzione Ballandi Multimedia
alla Rai, fino agli autori e i tecnici. Tutto è più difficile, in
questo momento, siamo blindati. Ad ogni modo, lo show si
snoda su tre prime serate durante le quali mi muovo in una
casa di 200 m 2 , costruita ad hoc, che cambia in ogni puntata:
nella prima sono in un appartamento degli anni ’60, nella
seconda l’ambientazione è dei ’70 e, infine, nella terza, spazio
agli ’80.
Il tuo ruolo?
Sono come Alberto Angela, un divulgatore. Lui racconta da
Pompei, io vado a spasso nel tempo. In ogni camera descrivo
proprio quel periodo con due ospiti a puntata, rvm, filmati
d’epoca, gag e qualche riferimento all’attualità. Il tutto messo
in piedi con ironia, nostalgia, cuore, sentimento e musica. È un
ricordo, ma di classe: qualcosa che non ha fatto mai nessuno.
Qualche anticipazione?
Il programma inizia sempre con una macchina dell’epoca. Faremo
parallelismi con ironia come, per esempio, tra l’indimenticabile
Carosello e tutte le pubblicità di oggi coi testimonial
belloni, tipo quelle dei profumi.
E gli ospiti?
Faccio qualche nome: Orietta Berti, Don Backy, Michele Zarrillo
e Gazebo.
Strutturalmente cosa avete dovuto cambiare a causa del
Covid-19?
Tutto. La casa è così grande perché hanno dovuto passarci
dentro i macchinisti, i carrelli, le camere. L’idea iniziale era di
realizzare uno sceneggiato che avesse come protagonista
una famiglia. Dopo il coronavirus abbiamo dovuto modificare
il format, anche perché l’investimento era già stato fatto. Così
ci siamo inventati questa formula light.
Qual è il tuo obiettivo con questo show?
Far capire che ne abbiamo passate tante e anche se questo
virus non ci voleva lo stiamo superando. Conoscendo quegli
anni, avendo vissuto quei momenti, vorrei far sentire quel sapore.
Riporto in modo fedele quello che ho vissuto. Ci si commuove,
si riflette e, ovviamente, si ride.
mauriziobattista.com
MaurizioBattistaOfficial Battista_M maurizio_battista
22
UNITI CONTRO IL NEMICO
PARTE CON IL SINGOLO IL NOSTRO TEMPO IL PROGETTO
DI ANNALISA MINETTI E MARIO BIONDI PER AIUTARE GLI ANZIANI
In tempi di coronavirus, si moltiplicano
le iniziative di solidarietà.
E i protagonisti dello spettacolo
sono sempre in prima linea. I big della
musica Annalisa Minetti e Mario Biondi,
insieme con il bassista Marcello Sutera,
hanno messo in piedi il progetto
Nemico invisibile. Un’idea che esisterà
finché ci sarà l’emergenza, con l’obiettivo
di aiutare l’Auser, l’Associazione
per l’invecchiamento attivo che offre
sostegno agli anziani (per donazioni
Iban IT67X0311103253 000000010815),
grazie alle somme raccolte attraverso
canzoni messe a disposizione sulle
piattaforme digitali.
L’iniziativa è partita con il brano Il nostro
tempo che, oltre a Minetti e Biondi, ha
visto la partecipazione di Dodi Battaglia,
Petra Magoni, Gaetano Curreri, Andrea
Callà e Paul Maunick.
Quando avete deciso di muovervi?
[MB] Sono in quarantena con la mia famiglia
da fine febbraio: abbiamo capito
subito la pericolosità del nemico invisibile.
[AM] Ho sentito immediatamente questa
responsabilità. Volevo mettere in
piedi un progetto musicale con una
persona dalla grande anima, che avesse
il mio stesso codice etico e morale. Il
primo nome che mi è venuto in mente è
stato quello di Mario.
Come state vivendo questo momento?
[MB] Da piccolo mi hanno insegnato
che gli impedimenti, in alcune occasioni,
possono essere di giovamento. Facciamo
di necessità virtù e impariamo da
quello che stiamo vivendo.
[AM] Mi fa paura un po’ tutto. In famiglia,
per assurdo, l’isolamento è l’aspetto
che intimorisce meno. Noi dobbiamo
pensare a chi è da solo, agli anziani, ai
disabili. Non posso non preoccuparmi,
poi, del futuro che attende le maestranze
nel nostro ambiente: gli artisti sono i
più privilegiati, ma tutte le persone che
lavorano dietro di noi?
Questo progetto come si evolverà?
[MB] Non amo vendere la pelle dell’orso
prima di averlo catturato. Il nostro
tempo è oggi, per il domani ci terremo
in contatto.
L’obiettivo è aiutare gli anziani, quindi?
[AM] I nonni rappresentano un mondo
che dà senso al tutto e ci completa. Ho
percepito quanto, per loro, l’isolamento
fosse più pericoloso. Il coronavirus
ha colpito le persone più fragili, quelle
nelle case di riposo. Ho pensato che,
in qualche modo, dovessero essere
raggiunte per non farle andare incontro
alla sindrome del disuso, non solo
fisico. L’assistenza domiciliare dà la
possibilità di intervenire, anche se da
lontano, aiutando gli anziani con attività
motoria e cure quotidiane.
La più bella sorpresa da parte dei colleghi
che hanno preso parte alla vostra
iniziativa?
[MB] La disponibilità ricevuta, al limite
del commovente.
[AM] L’entusiasmo e l’energia con cui
hanno risposto. La musica ci ha uniti,
ancora una volta.
G.B.
nemicoinvisibileofficial
Mario Biondi e Annalisa Minetti
© Alessandra Fuccillo
23
110 mila
750 mila
140 milioni € finanziati in 11 anni
4,7 milioni €
3,5 milioni €
WHAT’S UP
E LA VITA BUSSÒ
IL COMPOSITORE, PRODUTTORE E CANTAUTORE MARIO LAVEZZI
FESTEGGIA I 50 ANNI DI CARRIERA CON UN LIBRO
E UN COFANETTO DI SUCCESSI
C’è poco da fare: la storia
della musica italiana
va di pari passo con
la carriera di Mario Lavezzi, cantautore
prolifico e fortunato.
Tra le sue composizioni ci sono le
hit E la luna bussò e In alto mare
portate alla ribalta dall’ex compagna
Loredana Bertè, È tutto un attimo,
interpretata da Anna Oxa, Vita,
intonata da Lucio Dalla e Gianni
Morandi, Stella gemella di Eros Ramazzotti.
In mezzo secolo le produzioni non
si contano e la sua vita è stata così
piena di avvenimenti e coincidenze
da meritare di essere celebrata con
un libro, E la vita bussò (Morellini
Editore, pp. 136, € 14,90), e un cofa-
netto omonimo (pubblicato da Nar
International e Artist First) che contiene
58 successi scritti, prodotti o
interpretati dall’artista e un brano
inedito, Canti di sirene, firmato con
Franco Califano.
L’esistenza di Lavezzi è fatta di entusiasmi
e batoste. Gli inizi nella
storica band I Camaleonti per sostituire
Ricky Maiocchi, una gioia svanita
quando è costretto a lasciare
il gruppo per il servizio di leva. Poi
la voglia di fare musica lo spinge a
comporre un brano, Il primo giorno
di primavera, che sarà uno dei più
grandi successi dei Dik Dik e lo farà
diventare tra gli autori e produttori
più celebri del Belpaese.
Che effetti pensa avrà il Covid-19
sulla musica?
Vorrei che la fase successiva al coronavirus
portasse una spinta planetaria
a rompere i legacci col passato.
Come dopo la guerra, quando
l’umanità intera ha sprigionato, in
tutti settori, una creatività inimmaginabile.
Un’esigenza che si espresse
nell’arte figurativa, nella moda,
nel design, nel cinema e nella musica.
È stato come un nuovo Illuminismo.
In che acque naviga il mercato discografico?
La tecnologia l’ha devastato: oggi
tutta la musica è negli smartphone
e su Spotify, la scarichiamo. Non ha
quasi più senso fare un album. Quasi
nessuno ascolta un disco per intero
e lo mette nei propri dispositivi. Le
case discografiche non hanno più le
risorse economiche di una volta. Un
tempo i contratti per gli artisti erano
di sette anni o sette album. Se poi
al terzo disco non succedeva nulla,
la major poteva rescindere l’accordo.
La musica aveva la possibilità di
durare nel tempo. Oggi passa e va,
è liquida.
C’è un’artista su cui punta da produttore?
Emily Litta, una ragazza italiana
che ha una cultura non indifferente,
perché ha vissuto in Inghilterra e in
Australia. L’ho portata alla Sony, le
hanno proposto di partecipare alle
selezioni di X Factor, ma ha rifiutato
perché ha in mente un modello
britannico e sperava che la casa
discografica fosse interessata al
di là del talent. Invece non è stato
così: questi show contengono i costi
perché la promozione è già pronta.
Fortunatamente, grazie al web e
alle etichette indipendenti, sono
usciti artisti come Calcutta.
Anche lei aiuta i nuovi talenti con il
contest Campusband…
Scegliamo quattro interpreti, altrettanti
cantautori e quattro gruppi.
Diamo loro la possibilità di fare
un video e registrare un inedito. Gli
facciamo mettere un primo mattone
e, devo dire, che sono rimasto
piacevolmente sorpreso: sono tutti
davvero meritevoli.
G.B.
mariolavezzi.com/wordpress
Mario_Lavezzi
mariolavezzi
Cover del cofanetto E la vita bussò
25
WHAT’S UP
© Sant’Agostino
LA MUSICA CONTINUA
Chigiana International Festival 2019
NICOLA SANI,
DIRETTORE
ARTISTICO
DELL’ACCADEMIA
CHIGIANA, PRESENTA
IL NUOVO CICLO
DI CONCERTI IN
DIRETTA STREAMING
di Sandra Gesualdi
sandragesu sandragesu
«
Chigiana non
abbandona il suo pubblico
L’Accademia
e non smette di fare musica
in questo difficile momento». Parole di
Nicola Sani, compositore e direttore artistico
della storica accademia senese.
Cancellati gli eventi dal vivo, per le inevitabili
misure restrittive, la risposta per
non interrompere la stagione è stata l’iniziativa
Chigiana stops Covid-19. Una serie
di concerti inediti trasmessi in strea-
ming su YouTube, poi lasciati liberamente
disponibili. Tanti gli appuntamenti in
corso, che si protrarranno fino all’inizio
dell’estate.
Così, anche la storica Accademia Chigiana
è in rete.
In questi anni abbiamo investito molto
nel digitale, lavorando per convertire
tutto il nostro archivio. Questo ci ha per-
messo, durante la quarantena, di essere
pronti a rimodulare la nostra programmazione
on demand e di continuare a
essere vivi, attivi e di promuovere il nostro
festival.
La musica per tutti, prima di tutto.
Che cosa prevede il programma?
Dodici concerti inediti, che si sono tenuti
negli ultimi tre anni durante il Chigiana
International Festival, la stagione Micat
in Vertice e la rassegna Tradire, trasmessi
per la prima volta live in broadcasting.
Quali gli appuntamenti imperdibili?
Quelli del 7 e 8 maggio con Antonio Meneses,
uno dei più grandi violoncellisti,
in Bach to Brasil, che accosta le Suite del
celebre compositore alle opere di artisti
brasiliani contemporanei. Il 29 maggio
e il 5 giugno, invece, presentiamo i due
giovani finalisti del Premio Chigiana: il
pianista Arseny Tarasevich Nikolaev e
la violoncellista Ella van Poucke. Talenti
destinati ai palchi internazionali.
Che valore ha la cultura in questo momento?
Fondamentale. La musica, nello specifico,
racconta il tempo ed è importante
quando ci sembra fermo, sospeso. È una
lingua universale e fa ben comprendere
i problemi di tutti. Questo ha un significato
forte nelle difficoltà.
Quanto è importante lo spettacolo dal
vivo?
L’ascolto live è imprescindibile. Concerto
vuol dire essere una comunità che ode e
suona insieme e vicino. La riproduzione
è un binario parallelo, ma mai sostitutivo,
le soluzioni online sono eventi straordinari
di supporto. Claudio Abbado faceva
sempre registrare i suoi concerti come
momenti di qualità.
Cosa lascia il tempo del Covid-19?
Un intervallo e un suono sospeso, quello
del silenzio che avvolge tutto.
chigiana.org
AccademiaChigiana
AccademiaChigiana
chigiana
Nicola Sani
© Imeb Bourges
26
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UN TRENO DI LIBRI
Invito alla lettura di Alberto Brandani
[Presidente giuria letteraria Premio Internazionale Elba-Brignetti]
Quando Limesso, piccola
città alleata di Troia, viene
distrutta dai greci, Briseide,
figlia di un re, viene catturata
come tutte le altre donne e consegnata
come un trofeo al grande Achille.
A 19 anni diventa schiava, concubina,
infermiera, pronta a soddisfare
ogni desiderio del suo padrone. È lei
il premio di guerra di Achille il Pelide,
proprio colui che ha letteralmente
“macellato” tutta la sua famiglia.
L’epica guerra di Troia è sempre una
magnifica storia da leggere, una storia
che parla di eroi, semidei, sconfitti,
malvagità. E di donne, schiave e
regine. Qui, dove tutto comincia con
una donna e per una donna, le donne
sembrano mute, asservite. «Alle donne
si addice il silenzio», si legge nel
romanzo di Pat Barker, che si è posta
l’obiettivo di raccontarci la guerra di
Troia con gli occhi delle schiave.
L’impianto è teatrale, quasi si colgono
le quinte di scena che di momento in
momento legano la storia. È un manifesto
femminista, crudo e violento,
una perfetta sceneggiatura per un
film di Quentin Tarantino, trucido e
splatter, con ossa, budella e topi morti
a iosa che vanno avanti per pagine e
pagine. Sappiamo bene che le descrizioni
di guerra sono tremende anche
nei grandi classici, ma pure che le frasi
più celebri della letteratura si costruiscono
per sottrazione. «La sventurata
In viaggio con il Prof
IL SILENZIO DELLE RAGAZZE
IL MOVIMENTO ME TOO AL TEMPO DELLA GUERRA DI TROIA,
RACCONTATA DALLE SUE SCHIAVE MUTE. CAPACI DI GUARDARE
OGNI COSA CON ALTRI OCCHI E CON ALTRO CUORE
è forse quel che resta dopo che Manzoni
ebbe sottratto pagine e pagine?
Attraverso il racconto disincantato e
verace di Briseide, entriamo nell’accampamento
greco dove si aggirano
Agamennone, Patroclo e Ulisse. I loro
sentimenti, le loro turbe, le passioni. E
ci sembrano meno dèi e più semplicemente
uomini. Pat Barker ha cercato
di dare voce a quei soggetti della
storia che mai ne hanno avuta: le donne
mute della terribile guerra di Troia,
capaci di guardare ogni cosa con altri
occhi e altro cuore.
Eppure, riflettendo attentamente,
cogliamo che con il tempo ogni confine
nell’accampamento acheo è destinato
a sfumarsi, ogni separazione
sembra sfaldarsi fra chi condivide la
stessa condizione umana. La posizione
dei guerrieri achei è ben diversa da
quella delle schiave troiane, ma alla
fine il destino di tutti, uomini e donne,
vincitori e sconfitti, è subordinato
alla stessa logica violenta e disperata
della guerra. È in questo contesto che
può nascere e materializzarsi un sentimento
affettuoso verso il proprio rapitore
o un gesto ospitale verso il più
acerrimo nemico. Ed è qui che, al di là
delle intenzioni dell’autrice, svettano
i tre protagonisti di un romanzo che
colpisce al cuore. Di Briseide abbiamo
già detto, ma non possiamo dimenticare
il grande amore che suscita Patroclo
in lei e presso Achille: un bimbo
rispose» di manzoniana memoria non strappato alla sua famiglia per un tra-
Einaudi, pp. 352 € 18,50
gico gioco finito male. E che dire della
splendida malinconia di Achille, abbandonato
a sette anni dalla madre,
che si immerge possente nel mare
nella speranza di carpirne qualche
frase? Nell’animo dei tre protagonisti,
in particolare di Achille e Patroclo,
scende un pianto disperato che viene
recuperato come visione onirica della
vita e balsamo lenitivo delle angosce,
delle paure e malinconie di noi comuni
mortali. Sono pagine e sensazioni
che, per dirla in gergo teatrale, "valgono
il biglietto".
29
UN TRENO DI LIBRI
BRANI TRATTI DA
IL SILENZIO DELLE RAGAZZE
[...]
Lo vidi alzarsi, riempire la sua coppa e porgermene un’altra.
– Lo aspetterai alzato? – chiesi.
– Penso di sì: di solito lo faccio.
Non saprei dirvi perché Patroclo avesse tanta paura delle
notti in cui Achille andava in cerca di sua madre. So soltanto
che era così.
Il fuoco era quasi spento. Patroclo gettò un altro ciocco,
che mandò fumo per qualche istante prima che le fiamme
cominciassero a consumarlo. L’unico rumore a rompere
il silenzio era quello di un cane che si grattava il collo.
Più da lontano, appena percettibile, giungeva il mormorio
dell’acqua. Quella bonaccia innaturale non accennava a
finire, e le onde si allungavano lente sulla battigia. Avvertivo,
oltre le pareti della sala, l’esasperante immensità del
mare e del cielo. Una calda oscurità incombeva su di me,
e pensai quanto sarebbe stato facile spazzare via tutto ciò
che i miei occhi vedevano: un padiglione di legno massiccio,
un uomo e una donna seduti insieme accanto al fuoco.
– Una volta l’ho sentito parlare con lei, – dissi. – Non capivo
niente –. Tacqui, e poiché anche lui taceva aggiunsi: – Ma
gli risponde, qualche volta?
– Oh, sì.
– Sono molto affezionati l’uno all’altra?
– Difficile a dirsi. Lei se n’è andata quando Achille aveva
sette anni –. Un’altra pausa, poi: – A quanto pare, adesso
sembra più giovane del figlio.
– Sarà stato difficile abbandonare un bambino così piccolo,
– azzardai, procedendo a tentoni.
– Non saprei; forse sì. Il fatto è che lei non sopportava quel
matrimonio, non era stata lei a sceglierlo, nessuno aveva
chiesto il suo parere... Probabilmente ne era alquanto
disgustata. E ha condizionato anche... insomma, l’avrai
notato, no? Avrai avvertito in lui una certa... ripugnanza?
Eccome se l’avevo avvertita, ma non osai approfondire il
tema. Temevo che mi facesse troppe confidenze, di cui in
seguito avrebbe potuto pentirsi.
Patroclo mi sorrise. – Tu gliela rammenti, – disse.
– Io gli rammento sua madre?
– Dovresti esserne lusingata. In fin dei conti è una dea.
– Proverò.
Stava ancora sorridendo, e il sorriso metteva in evidenza il
naso fratturato. Chissà se c’era un giorno in cui, guardandosi
allo specchio, non gli veniva in mente il momento più
orribile della sua vita.
© Alex Bailey WARNER BROS/ANSA-CD
Brad Pitt nei panni di Achille nel film Troy
30
Un assaggio di lettura
– Sai che potrei convincerlo a sposarti?
Scossi la testa. – Nessun uomo sposa la propria schiava.
– Invece è già successo.
– Potrebbe sposare la figlia di un re.
– Potrebbe, sì; ma non ne ha bisogno. Sua madre è una
dea, suo padre regna sui mirmidoni. Può fare quel che gli
pare –. Un sospiro trattenuto. – Potremmo tornare a casa
tutti insieme.
Avrei voluto rispondergli: «Tu la mia casa l’hai bruciata».
Quella notte, sdraiata su un pagliericcio accanto a Ifi, ripensai
alle parole di Patroclo. Certo, ci sono uomini che
sposano le proprie schiave, soprattutto in mancanza di
eredi legittimi, se quelle schiave gli hanno appena dato
un figlio: ma quante volte è successo? Suvvia, che pensiero
ridicolo. Ma poi mi venne in mente quel giorno sulla
spiaggia, quando avevo visto Achille appoggiarsi al suo
amico. Patroclo non esagerava: aveva senza dubbio una
grande influenza su di lui.
Davvero avresti sposato l’assassino dei tuoi fratelli?
Tanto per cominciare, non avrei avuto altra scelta. E in
ogni caso, sì, credo che l’avrei fatto. Sì. Ero una schiava,
e qualsiasi schiavo farebbe di tutto, davvero di tutto, per
smettere di essere una cosa e ridiventare una persona.
Non so come avresti potuto.
Certo che non lo sapete. Non siete mai stati schiavi.
[...]
La porta del mio sgabuzzino si spalancò. Patroclo entrò e
tentò di cingermi le spalle con un braccio, ma lo respinsi.
– Credi ancora di poterlo convincere a sposarmi? Non
fece in tempo a rispondere, perché Achille chiamò
dall’altra stanza: – Allora? È pronta?
Patroclo mi tese la mano. Io la presi come sapevo di dover
fare, e mi lasciai condurre nella sala. Gli araldi stavano
già indietreggiando. Alzai gli occhi verso Achille e,
con mia grande sorpresa, vidi che aveva le guance rigate
di lacrime. Niente singhiozzi, certo: solo due rivoli
silenziosi che non osava asciugarsi per non ammetterne
l’esistenza.
Dunque Achille piangeva, mentre mi portavano via. Lui
piangeva, non io. Sono passati anni, e ormai non ha più
importanza, ma ne sono ancora orgogliosa.
Quella notte, però, piansi anch’io.
[...]
All’improvviso Aiace balzò in piedi. Immaginai che avesse
riconosciuto qualcuno dentro il padiglione e mi voltai
nella direzione del suo sguardo, ma non c’era nessuno,
e quando riportai gli occhi su di lui lo vidi a terra. Stava
disteso lì, con le ginocchia rimboccate al petto, e frignava
come un neonato. Achille, immobile, aspettò che l’attacco
facesse il suo corso finché, finalmente, Aiace non
riprese il controllo di sé e tornò a sedersi al tavolo. Nessuno
di loro fece commenti: ripresero la partita come se
nulla fosse accaduto. Tutto l’episodio, dall’inizio alla fine,
era durato ben poco.
Anche Tecmessa era stata sul punto di alzarsi in piedi,
ma poi si era riaccomodata sulla sedia e aveva allungato
la mano verso l’ennesima noce al miele.
La statua di Patroclo e Menelao, Loggia dei Lanzi, Firenze
– Dorme poco o niente, – raccontò, – e ha degli incubi
orrendi. L’altra notte ha sognato che un ragno lo mangiava:
si è svegliato urlando, ha detto che sentiva il rumore
delle mandibole e tutto il resto. E se gli chiedo cosa c’è
che non va...
– Non te lo dice?
– Certo che no! Secondo lui dovrei stare zitta e sopportare,
e se provo a parlarne salta su a rimproverarmi che
«alle donne si addice il silenzio».
Non c’era una sola donna di mia conoscenza che non
fosse cresciuta sentendosi ripetere quella frase.
[...]
Tutto il suo amore, tutta la sua tenerezza, vanno al padre.
Achille è, per prima cosa, il figlio di Peleo, ed è così che è
noto all’esercito acheo: Pelide è da sempre il più famoso
dei suoi appellativi. Ma è soltanto la sua identità pubblica.
Quando è solo, specie in quelle mattine solitarie in
riva al mare, sa di essere, inevitabilmente, il figlio di sua
madre. Teti se n’è andata poco prima che lui compisse
sette anni, l’età in cui un bambino lascia le stanze delle
donne ed entra nel mondo degli uomini. Forse è per
questo che sente di non aver mai completato il passaggio,
anche se molti dei guerrieri che hanno combattuto al
suo fianco si stupirebbero alquanto nel sentirglielo dire.
© Gabriele Maltinti/AdobeStock
31
UN TRENO DI LIBRI
Un assaggio di lettura
Ma non lo dice, ovvio. È un difetto, una debolezza, e lui
sa come tenerla ben nascosta al mondo. Solo di notte,
mentre vaga tra il sonno e la veglia, Achille torna a immergersi
nell’oscurità salmastra del ventre di sua madre,
e il lungo errore di quella vita mortale è finalmente cancellato.
[...]
Esce sulla veranda e chiama a gran voce Alcimo, che arriva
di corsa, pallidissimo, temendo di aver fatto qualcosa
di grave, un tragico errore: aver lasciato, per esempio,
un granello di polvere sullo scudo miracoloso. Achille
versa da bere al povero ragazzo, lo fa sedere nel vestibolo
(parlargli davanti a Briseide non sarebbe gentile) e
cerca di spiegarsi. Alcimo è talmente sollevato di non
essere nei guai che fissa il suo comandante con gli occhi
fuori dalle orbite. È chiaro che non ha capito una parola.
– Se dovessi morire... – ripete Achille.
Questa parte del messaggio, almeno, sembra arrivare a
destinazione, anche se lì per lì il ragazzo non dice nulla,
si limita a scacciare le parole con le mani come se non
avesse mai sentito niente di più orribile. «Via, se riesco
Achille e Briseide
Affresco da Pompei, Casa del Poeta tragico, Mann inv. 9105
Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il
Turismo - Museo Archeologico Nazionale di Napoli
© Luigi Spina
ad accettarlo io puoi riuscirci anche tu, no?» pensa Achille,
che comincia a spazientirsi. – Se dovessi morire, – ripete.
Alcimo è sgomento. – Non ho detto che morirò; non
ho nessuna premonizione, niente del genere... – Infatti
non è una premonizione: lo sa con certezza. – Voglio solo
fare qualche progetto sensato per il futuro.
Alcimo lo guarda a bocca aperta.
– Briseide è incinta –. «Ah, questo l’ha capito», pensa
Achille vedendolo cambiare espressione. – Se dovessi
morire, voglio che tu la sposi e... – Solleva una mano. –
Se. Ho detto se. Voglio che tu la accompagni da mio padre.
Il bambino dovrà crescere in casa di mio padre. Hai
capito? – È un onore che non merito, – balbetta mogio
Alcimo.
– Ma farai ciò che ti ho detto?
– Sì.
– Lo giuri?
– Sì, certo, lo giuro –. Poi: – Lei lo sa?
Achille scuote la testa. – No, non c’è bisogno di dirglielo
adesso. È sufficiente che lo sappiamo tu e io.
Augura la buonanotte ad Alcimo e torna nelle sue stanze.
Briseide si è seduta sul letto e lo sta ancora aspettando.
Per un istante è tentato di raggiungerla, ma il suo umore
è cambiato: al calar delle ombre si è fatto piú cupo.
Perciò va a sedersi accanto al fuoco, imbraccia di nuovo
la lira e gli torna in mente la canzone che stava componendo
insieme a Patroclo prima che morisse. Aveva
avuto una parte così importante nelle loro ultime sere
insieme, che ancora adesso non è sicuro di poterla suonare.
In effetti gli bastano le prime note per sciogliersi in
lacrime. Qualche istante dopo, però, ci riprova, e questa
volta arriva alla fine. Solo che la fine non c’è. Ecco, ora
ricorda: era lì il problema, giusto? Non era mai riuscito a
finirla, quella benedetta canzone. E Patroclo non gli era
stato d’aiuto. «Non capisco cos’abbia che non va: a me
sembra perfetta così».
La suona un’altra volta, consapevole dello sguardo di
Briseide e anche – innegabilmente, intensamente consapevole
– della presenza di Patroclo, seduto sulla sedia
accanto al fuoco. Perché da qualche giorno, da quando
Achille ha ripreso a suonare la lira, Patroclo si è intenerito
e viene a trovarlo ogni sera. È davvero difficile trattenersi
dal chiedergli se la canzone gli piace, ma del resto lo sa
benissimo.
L’ha sempre saputo. «Per gli dèi dell’Olimpo, non puoi
suonare qualcosa di più allegro? Sembra un lamento funebre!»
Achille sorride al ricordo e la suona daccapo, arriva per
l’ennesima volta alla stessa, penosa sequenza di note. La
quiete dopo un temporale: gocce di pioggia che stillano
da un ramo sporgente, che cadono (plic-ploc) nel torrente
impetuoso... «Sì, sì, ma dopo?»
E all’improvviso capisce: niente. Dopo non c’è niente,
perché va bene così, la fine è quella. Lo è sempre stata,
solo che lui non era pronto a capirlo. Per esserne sicuro
(gli sembra troppo facile, troppo comodo) ricomincia
dall’inizio, la suona un’altra volta. No, è giusto: la canzone
deve finire così. Guarda Briseide. – Va bene, – le dice,
toccando le corde che ancora vibrano. – È finita.
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Lo scaffale della Freccia
LA NUOVA STAGIONE
Silvia Ballestra
Bompiani, pp. 276 € 17
Si narra che la Sibilla, adirata contro
le fate che si attardavano a ballare
il salterello con i pastori, avrebbe
scagliato loro le pietre che divennero
poi il paese di Arquata del Tronto:
pietre destinate a rotolare di nuovo,
drammaticamente, durante il
terremoto. Le sorelle Nadia e Olga si
sentono a casa proprio qui, in questa
terra che si muove, e che scendendo
dai monti Sibillini verso il mare si fa
campagna.
L’UOMO CHE SCRISSE LA BIBBIA
Marco Videtta
Neri Pozza, pp. 240 € 17
La storia di William Tyndale il
Traduttore, l’uomo che scrisse
il libro più letto nella storia
dell’Occidente: la Bibbia in
inglese. Una storia popolata
da sicari, vescovi oltranzisti,
avidi mercanti, subdoli traditori,
alchimisti e re, ambientata in
una delle epoche più turbolente,
complesse e avvincenti che
l’Europa abbia conosciuto: la
prima metà del ’500.
LE CREATURE
Massimiliano Virgilio
Rizzoli, pp. 240 € 18
La donna si fa chiamare
Leonessa. È lei a mandare avanti
una casa famiglia illegale nella
periferia napoletana, dove vivono
i figli dei clandestini che possono
permetterselo. Sta contando
delle banconote, mentre alle
sue spalle un dobermann ringhia
legato alla catena. Liu deve
lavorare fuori città e non può
tenere suo figlio con sé: paga, lo
lascia e se ne va.
ALTAN (AUTOBIOGRAFIA
NON AUTORIZZATA)
Altan e Roberto Moisio
Skira, pp. 184 € 19,50
Nato a Treviso, in piena Seconda
guerra mondiale, Altan ama disegnare
e raccontare storie illustrate fin da
piccolissimo. In questa conversazione
tira fuori dal cassetto progetti mai
visti e lavori divenuti iconici, offrendo
al lettore il suo modo di vedere il
mondo. Il libro è un’occasione per
scoprire il fumettista, papà della
celebre cagnolina Pimpa, e il suo
percorso di vita. G.B.
UNA LETTERA PER SARA
Maurizio De Giovanni
Rizzoli, pp. 304 € 19
Terzo capitolo della storia che
ha riscritto il noir al femminile.
Al centro della vicenda una
donna misteriosa, “invisibile”, con
un passato nei servizi segreti,
capace di leggere le labbra
e interpretare il linguaggio
del corpo. Questa volta
dovrà affrontare un’indagine
particolarmente pericolosa, che
scivola nella memoria collettiva e
criminale di un intero Paese. G.B.
TUTTI I RACCONTI
Bernard Malamud
Minimum Fax, pp. 1004 € 30
La produzione di racconti ha
accompagnato l’intera carriera
di questo autentico faro della
letteratura ebraico-americana.
Nonostante il successo sia
arrivato con romanzi come
L’uomo di Kiev, la critica lo ha
sempre definito un maestro
della narrazione breve. In questo
volume sono raccolti tutti i 55
gioiellini che Malamud ha scritto
tra il 1940 e il 1982. G.B.
33
#IORESTOINITALIA
VOCI D’
Le lunghe settimane della quarantena hanno fermato
il tempo, stravolto abitudini e limitato libertà che prima
apparivano scontate, arrestando processi sociali
ed economici. Le città sono state fortemente colpite. Piazze
deserte, saracinesche abbassate, vie centrali inanimate, fab-
briche chiuse. Mentre la natura si è ripresa pezzi urbani e mari
turistici.
Sindaci e presidenti di Regione si sono trovati in prima linea per
far fronte all’emergenza sanitaria, alle perdite umane e, con il
passar dei giorni, al blocco economico.
34
ITALIA
Da nord a sud, hanno descritto l’estenuante lavoro per gestire
comunità e territori al tempo del coronavirus, illustrando provvedimenti
e impegni per far ripartire il futuro.
Introdotti da Antonio Decaro, alla guida dell’Associazione Nazionale
dei Comuni Italiani e sindaco di Bari, e da Stefano Bonaccini,
a capo della Conferenza delle Regioni e delle Province
autonome e presidente dell’Emilia-Romagna, hanno tutti ribadito
la necessità di una collaborazione tra i vari livelli istituzionali.
Con una certezza condivisa: è necessario ripensare il modello
di società al quale eravamo abituati. E ripartire dall’Italia.
35
#IORESTOINITALIA
STEFANO
BONACCINI
[PRESIDENTE REGIONE
EMILIA-ROMAGNA
E CONFERENZA REGIONI
E PROVINCE AUTONOME]
di Andrea Radic Andrea_Radic andrearadic2019
«Saremo in grado di convivere con il virus, come siamo
stati capaci di rispettare le misure attuate in quarantena».
Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna e della
Conferenza delle Regioni e delle Province autonome,
punta alla concretezza e alla consapevolezza, quali cardini
della ripresa, insieme al rilancio economico e al sostegno
a famiglie e lavoratori. «A questo proposito, abbiamo già
stanziato 350 milioni», precisa.
Presidente, quali iniziative e strategie metterete in campo
per consentire la ripartenza e il ritorno a una vita sociale?
La priorità resta la salute dei cittadini. Non possiamo vanificare
i risultati ottenuti grazie soprattutto alle misure
di distanziamento sociale e all’impegno di tutti i cittadini.
L’allerta resta alta ma, nel frattempo, siamo al lavoro per
Stefano Bonaccini
la ripartenza: in attesa di un vaccino o di una cura, saremo
costretti a convivere con il virus, ma lo faremo, ne sono
convinto. Ognuno di noi si è abituato a misure di prevenzione
e igiene che ci aiuteranno anche quando saremo tornati
gradualmente alla nostra quotidianità, che vivremo comunque
in maniera diversa. Più attenta, appunto. Quanto
alla ripartenza economica, il Governo è chiamato a mettere
a punto linee guida nazionali. In Emilia-Romagna abbiamo
già definito insieme a tutte le parti sociali modalità condivise
per riaprire garantendo la sicurezza a lavoratori e lavoratrici
in alcune filiere produttive, soprattutto quelle che
guardano all’export.
Quali passi per sostenere un’economia drammaticamente
piegata dall’emergenza?
Abbiamo già deciso misure per oltre 350 milioni di euro per
il sostegno a famiglie, lavoratori, imprese, studenti e nuovi
36
«Stiamo lavorando a un piano regionale di rilancio che preveda modalità di
riapertura sicure, oltre a misure nazionali come fondi a sostegno del turismo,
accesso al credito, bonus vacanze»
© Branislav Petkovic/AdobeStock
Modena
investimenti. Oltre a prorogare bandi e scadenze e anticipare
tutti i pagamenti possibili e i trasferimenti ai Comuni,
soprattutto per nidi d’infanzia e welfare. In un momento
così difficile, la leva pubblica è cruciale, è lo strumento più
importante per una politica anticiclica che sia davvero efficace.
Per questo stiamo definendo un piano di investimenti
e opere pubbliche da diversi miliardi di euro, già finanziati.
Inoltre, serve un robusto innesto di liquidità per aiutare le
imprese a farsi trovare pronte alla ripresa: a questo scopo
abbiamo stretto accordi con l’Associazione bancaria italiana
e Confidi, il fondo regionale per il credito alle imprese.
Ma è chiaro che, più in generale, serve uno shock economico
al Paese che può venire solo da ingenti risorse nazionali
e, soprattutto, europee, senza condizioni e da restituire a
lunghissima scadenza. Su questo Mario Draghi ha perfettamente
ragione e l’Europa ha forse l’ultima occasione per
dimostrare di esistere, al di là dei vincoli di bilancio.
Il turismo è un cardine del prodotto dell’Emilia-Romagna,
come verrà sostenuto e soprattutto rilanciato?
È un settore strategico, che in cinque anni nella nostra regione
ha visto crescere il proprio Pil dall’8 a oltre il 13% e rischia
di pagare un prezzo molto alto a questa emergenza. Il
confronto con gli operatori è costante, per soluzioni condivise.
Stiamo lavorando a un piano regionale di rilancio che
preveda modalità di riapertura sicure già per la stagione in
arrivo, oltre a misure nazionali decise d’intesa con il Governo,
come fondi a sostegno del comparto, accesso al credito,
bonus vacanze, ovvero un voucher da spendere solo
in Italia. Ci adopereremo perché i turisti scelgano la nostra
terra e le nostre bellezze, grazie a soluzioni innovative.
L’emergenza ha mutato il suo rapporto con i cittadini?
La responsabilità è enorme. Come ho già detto, non pos-
37
#IORESTOINITALIA
Stefano Bonaccini visita l'ospedale da campo a Piacenza
siamo nemmeno permetterci di piangere, dovendo gestire
una situazione senza precedenti e, nello stesso tempo,
indicare soluzioni che diano una prospettiva per il dopo,
per il futuro. La crisi credo abbia dimostrato quanto sia importante
conoscere a fondo il territorio che si amministra,
per applicare tempestivamente provvedimenti difficili, ma
decisivi per rallentare il contagio. Mi riferisco all’istituzione
della zona rossa a Medicina, nel Bolognese, o alle misure
più restrittive sul distanziamento sociale e le attività economiche,
prese nelle province di Piacenza e Rimini.
Cosa resterà di questa esperienza?
Non è finita, abbiamo ancora tanto lavoro da fare. Sono
però convinto che la nostra vita conoscerà un prima e un
Medicina (BO)
© Giorgio Benvenuti/ANSA
dopo la pandemia. Abbiamo capito l’importanza di un servizio
sanitario pubblico, universalistico, che cura chiunque,
senza chiedere quanti soldi hai in tasca o da dove vieni. Almeno
questo è quanto successo qui, in Emilia-Romagna,
con la prova straordinaria data dalla nostra sanità regionale
e da chi ci lavora. Ricordiamocelo quando sarà finita e dovremo
ripartire da una cosa su tutte: investire nel sistema
sanitario nazionale.
Se dovesse interpretare con un’immagine, o un singolo
momento, quanto accaduto, quale sarebbe?
La decisione di chiudere il comune di Medicina è stata fra
le più difficili da quando sono presidente della Regione.
L’abbiamo presa di fronte ai dati medico-scientifici che indicavano
un contagio molto preoccupante, per salvaguardare
l’area metropolitana di Bologna dove abita quasi un
terzo dei cittadini dell’Emilia-Romagna. Abbiamo chiuso i
punti d’accesso la notte, senza alcun preavviso, per evitare
che le persone potessero andarsene. Non avrei mai immaginato
di trovarmi un giorno in questa situazione, ma la storia
credo ci dirà che abbiamo fatto bene. Anche grazie alla
collaborazione commovente dei cittadini di Medicina e del
loro giovane sindaco Matteo Montanari.
Non appena tornerà un po’ di serenità e i suoi impegni lo
consentiranno, dove andrà a farsi una bella passeggiata?
Intanto riabbraccerò i miei genitori senza dover avere timori.
E con la mia famiglia andremo a mangiare una pizza, tutti
insieme. Poi vorrei tornare a vedere il mio adorato volley
dal vivo, al PalaPanini di Modena, a tifare i gialloblù insieme
alle mie figlie.
regione.emilia-romagna.it | stefanobonaccini.it
stebonaccini
sbonaccini
38
#IORESTOINITALIA
ATTILIO
FONTANA
[PRESIDENTE REGIONE
LOMBARDIA]
È oramai sera inoltrata quando raggiungo telefonicamente
Attilio Fontana. Il presidente della Regione Lombardia sta
rientrando nella sua Varese, dopo un’intensa giornata dedicata
all’emergenza che stiamo vivendo e che ha colpito
questa zona in modo tragico.
Presidente, come affronteremo il domani?
La ripresa sarà particolarmente complessa, dovremo cambiare
completamente alcune nostre abitudini di vita, almeno
fino a quando non sarà disponibile un vaccino che ci tuteli
dal virus. Dovremo coordinare la sicurezza sanitaria con
la ripresa delle attività. Può sembrare semplice, ma è molto
complesso, ci vorrà tempo e impegno.
Avete ragionato sulle strategie per la ripresa economica?
Stiamo studiando diversi scenari, ascoltando e preparando
proposte, secondo il metodo di questa amministrazione.
Ovvero il confronto con tutte le parti sociali, rappresen-
Attilio Fontana
tanze produttive, associazioni di categoria, sindacati e università
della nostra regione, per trovare risposte condivise.
Vogliamo raccogliere il parere di tutti in merito ai nostri
progetti. Operativamente, convochiamo il tavolo territoriale
per lo sviluppo e i tavoli tematici, che si riuniscono per
consegnare proposte concrete. La Lombardia metterà
idee, creatività, capacità di impresa e le condividerà con il
territorio. Anche se rimarrà una proposta, perché le scelte
spettano poi al Governo e a livello regionale possiamo intervenire
solo per stringere tali decisioni.
La ripartenza avverrà in maniera omogenea in tutto il Paese?
Ritengo che non si possa fare diversamente per molte ragioni,
non ultima il fatto che esiste una tale interconnessione
fra le attività che una ripartenza disomogenea, a pezzetti,
creerebbe più confusione che benefici.
Il turismo è una voce importante in Lombardia, come lo
sosterrete?
È una voce tanto importante quanto delicata da far ripar-
40
«Resterà molto da ricostruire, ma la forza morale dimostrata in questo
periodo consentirà alla Lombardia di ricominciare a volare»
Una delle cappelle della Via Sacra del Sacro Monte di Varese
tire. Innanzitutto si tratterà di convincere la gente a fare un
viaggio, una vacanza, una visita a una città d’arte, come faceva
prima, anche se con modalità nuove, che dovranno
diventare valori acquisiti per ogni singolo cittadino. Avvieremo
iniziative per la promozione del turismo, per rilanciarlo
insieme al settore dei ristoranti e dei bar, che stanno
soffrendo in maniera drammatica.
Cosa resterà a livello sociale di questa esperienza?
La dimostrazione di una grande coesione, della riscoperta
di essere una comunità incredibilmente importante e forte.
Resterà molto da ricostruire, ma la forza morale dimostrata
in questo periodo sarà quella che consentirà alla Lombardia
di ricominciare a volare. La capacità di reagire alla
dimensione di ciò che è accaduto è la dimostrazione della
forza che i lombardi generano nei momenti di difficoltà.
Che rapporto ha con i cittadini?
Di condivisione e collaborazione, nonostante qualcuno
cerchi di gettare ombre per incrinare questo buon rapporto.
Dimostreremo la verità affinché chi ha dubbi sul nostro
operato si convinca che sono infondati. Ho apprezzato molto
anche il rispetto, direi rigoroso, verso le regole e le limitazioni
alla libertà, che ha confermato altrettanto rispetto
per le istituzioni e per i valori alla base della società civile.
Quale immagine le resterà a ricordo di tutto questo?
Il pianto di un medico ospedaliero, di grande esperienza,
che temeva di dover giungere a decidere quali pazienti
salvare e a quali rinunciare. Le iniziative poste in essere
ci hanno consentito di non arrivare mai a quel punto. Quel
momento mi ha segnato in maniera molto profonda.
Quando sarà possibile, dove andrà a farsi una bella passeggiata?
Da Campo dei Fiori al Forte di Orino, al Sacro Monte di Varese,
fermandomi in tutte le cappelle. Non so se la completerò
il primo giorno, perché i muscoli sono intorpiditi, ma in
due tappe senz’altro.
A.R.
regione.lombardia.it
fontanaufficiale FontanaPres
41
#IORESTOINITALIA
GIOVANNI
TOTI
[PRESIDENTE REGIONE LIGURIA]
«Con la chiusura totale del Paese abbiamo potuto salvare
molte persone, ora dobbiamo pensare a come ricostruire
la vita al tempo del coronavirus. Tutti ci auguriamo si
scoprano presto vaccino e cure antivirali efficaci capaci di
aiutare i nostri medici e infermieri. Ma, senza dubbio, non
possiamo pensare di salvare la popolazione dalla morte
per virus e condannarla alla morte per fame».
La posizione del presidente della Regione Liguria, Giovanni
Toti, è lucida e pragmatica anche se la voce è stanca e
carica di un senso di responsabilità continuamente bersaglio
del dolore. «Il mondo intorno a noi sta mano a mano
riaprendo, con tutte le cautele del caso: Austria, Germania,
Francia, Svizzera, il nord Europa. Non dobbiamo compiere
atti imprudenti, né azioni sconsiderate, bensì guidare il
passaggio verso un’Italia che torna a vivere e convivere con
il virus».
Quali sono i passi da compiere per ricominciare?
In Liguria abbiamo tenuto aperti i grandi cantieri, dal
ponte Morandi alle opere di difesa marittima, applican-
© maudanros/AdobeStock
Giovanni Toti
do protocolli di sicurezza che hanno funzionato, così
come i porti che hanno garantito la rete logistica e, anche
su questo, abbiamo accumulato esperienza. Ora si
tratta di seguire i consigli dei medici e applicarli alla realtà
per tornare gradualmente alla normalità, forse non
quella di prima, ma sicuramente diversa dal lockdown
totale. Molte persone sono affette da patologie per le
quali serve il movimento, penso ai diabetici, ai cardiopatici,
ai bambini affetti da autismo, per i quali uscire di
casa è una terapia.
Quali strategie servono per riavviare il turismo, perno
economico dell’Italia?
Il turismo internazionale ripartirà con più lentezza, dobbiamo
quindi puntare su quello interno che, in diverse
zone del Paese, come in Liguria, è l’ossatura del business.
Si tratterà di adattarsi alle regole, con più spazio,
più tavoli all’aria aperta, senza bloccare le attività. Nel
momento di massima emergenza sono state compiute
42
«Ricordiamoci che dopo la peste nera c’è stato il Rinascimento,
il momento forse più alto della storia dell’uomo»
Porto Venere (SP)
delle ingiustizie: perché consentire la coda all’ingresso
di un supermercato e non di un negozio che vende pizza
al taglio? Esistono mestieri che si svolgono in solitudine
come il falegname, il giardiniere, il florovivaista, il pescatore
o il piccolo imprenditore edile: vanno riavviati.
Come è stato in questo periodo il suo rapporto con i
cittadini?
Di continuo contatto, le persone hanno bisogno di dosi
massicce di informazioni: non bisogna nascondere nulla,
anche quando vi sono incertezze, meglio ammetterle,
come si fa in una buona famiglia. Il tema dell’informazione
e del saper affrontare le difficoltà, condividendo
le scelte sulla base delle informazioni conosciute, è
stato fondamentale.
Cosa resterà di questa esperienza a livello sociale?
Tanto dolore in molte famiglie. Ricordiamoci che l’umanità
ha superato nel 1300 la peste nera e il successivo
periodo ha generato il Rinascimento, il momento forse
più alto della storia dell’uomo dal punto di vista artistico
e scientifico. Mi auguro sapremo farne tesoro, anche se
vedo una certa timidezza della politica, priva del potere
di sintesi che le è proprio. Spero che dal punto di vista
dell’organizzazione sociale, della semplificazione burocratica,
dello sviluppo digitale, tutto questo ci dia una
spinta a fare di più e meglio.
Qual è l’immagine che le resterà vivida in mente?
La bardatura di quei medici e infermieri impegnati a
combattere il virus, fatta di mascherine e copri occhi.
Ne abbiamo fatto una campagna, per dire loro grazie.
Superata l’emergenza e ritrovata un poco di serenità,
dove andrà a fare la prima passeggiata?
Sul mare della nostra Liguria, magari a Porto Venere,
una tra le più belle camminate.
A.R.
regione.liguria.it
giovatoti giovatoti GiovanniToti
43
#IORESTOINITALIA
NELLO
MUSUMECI
[PRESIDENTE REGIONE SICILIANA]
di Elisabetta Reale
Nello Musumeci
«Dobbiamo ripartire lentamente, in sicurezza, ma presto».
Guarda al futuro il presidente della Regione Siciliana, Nello
Musumeci, e prova a segnare i primi passi verso una possibile
normalità. Per fare fronte all’emergenza sanitaria da
Covid-19 ha dovuto adottare provvedimenti drastici, ammette,
«seguendo la linea della fermezza e del rigore».
Ma alla fine, aggiunge, «i numeri mi hanno dato ragione.
I siciliani sono un popolo tollerante e aduso al sacrificio».
Di questa esperienza «resta l’insegnamento di organizzare
ogni cosa per essere sempre puntuali e pronti all’evenienza,
anche la meno immaginabile», precisa il governatore.
Qual è l’immagine o l’episodio che le è rimasto più impresso
in questo periodo particolare?
Tutto quello che è accaduto in queste settimane è stato
diverso e inedito. In particolare, mi è rimasta nella mente
l’immagine dei pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva,
durante i miei sopralluoghi in alcuni ospedali dell’Isola,
e la visione triste e malinconica delle città deserte.
Sembrava di essere in un set cinematografico.
Che cosa resterà a tutti noi di questa esperienza? E come
cambierà, magari in meglio, il futuro della Regione?
Palazzo d’Orléans, sede della presidenza della Regione Siciliana, Palermo
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«Per il 2020 dovremo accontentarci di un turismo autoctono,
con incentivi che puntano a valorizzare anche le località finora
estranee agli itinerari ufficiali»
© giuseppe090/AdobeStock
Teatro Massimo
Nulla sarà più come prima. Questa epidemia, la più insidiosa
e drammatica degli ultimi cento anni, ci ha posto di fronte
alla fragilità della modernità e del progresso e ci ha fatto
capire che non tutto è sempre e comunque dovuto. Spetta
al mio governo, insieme al Governo nazionale, avviare un
Piano di ricostruzione economica e sociale che faccia ripartire
l’Isola e ridoni speranza ai rassegnati.
Com’è stato il suo rapporto con i cittadini in queste settimane
Ho dovuto adottare provvedimenti drastici, seguendo la linea
della fermezza e del rigore. La gente si è divisa in due
partiti: quello che ha condiviso la mia condotta e quello, assai
minoritario, che la riteneva superflua. Alla fine i numeri
mi hanno dato ragione.
Cosa le resta di questa difficile esperienza, come uomo e
come governatore?
È stata veramente complessa. Non avevo messo in conto
di dover gestire una fase così drammatica. Resta l’insegnamento
di organizzare ogni cosa per essere sempre pronti e
puntuali all’evenienza, anche la meno immaginabile. Serve
un Piano di previsione e prevenzione capace di neutralizzare
anche quello che solitamente non rientra nei normali
programmi di governo. I sondaggi dicono che la stragrande
maggioranza dei siciliani ha creduto nella nostra azione e
questo mi ripaga di notti insonni e di giornate vissute nella
tensione sotto il peso di una grande responsabilità.
Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare
la ripartenza nei vari settori della Regione?
Abbiamo già varato una Legge di Stabilità emergenziale
che prevede circa un miliardo di euro e stiamo lavorando
a un Piano per la ricostruzione economica e sociale e per
l’efficientamento burocratico, che presenteremo al Parlamento
a metà maggio. Dobbiamo ripartire lentamente, in
sicurezza, ma presto. I siciliani sono un popolo tollerante e
aduso al sacrificio.
Quali strategie, idee, proposte state studiando per favorire
il turismo nei mesi a venire?
Nonostante le previsioni rosee dei primi dell’anno, per il
2020 dovremo accontentarci di un turismo autoctono, che
può comunque consentire alle imprese di tornare a respirare.
Abbiamo acquistato alcuni pacchetti, che consegneremo
ai tour operator, con incentivi che puntano a valorizzare
anche le località turistiche finora estranee agli itinerari
ufficiali.
Dove vorrebbe andare e cosa non vede l’ora di fare non
appena potremo considerarci fuori dall’emergenza?
Mi pare giusto riprendere il mio ruolo a Bruxelles, all’interno
del Comitato delle Regioni, e far valere le legittime richieste
delle comunità meridionali. Mi mancano le rare, ma
intense, uscite serali con i miei collaboratori, davanti a una
pizza o a un piatto di pesce. Lo faremo presto, in rigorosa
sicurezza, ovviamente.
regione.sicilia.it | nellomusumeci.it
regionesiciliana Regione_Sicilia
nellomusumeci.page Musumeci_Staff
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#IORESTOINITALIA
ANTONIO
DECARO
[SINDACO DI BARI
E PRESIDENTE ANCI]
di Alessandra Passeri
Mentre i delfini tornano a guizzare nelle acque del porto
e le vie del centro sono deserte, Antonio Decaro,
sindaco di Bari e presidente dell’Anci - Associazione
Nazionale Comuni Italiani, lancia un augurio dalla sua
città, bella e silenziosa: «Tutti daremo valore al primo
abbraccio che potremo dare o alla stretta di mano che
ci scambieremo. Perché quel giorno arrivi presto, noi
sindaci abbiamo chiesto che le decisioni sulla ripartenza
abbiano una regia nazionale e siano omogenee su
tutto il territorio».
Qual è l’immagine o l’episodio che più le è rimasto impresso
in questo periodo particolare?
Subito dopo il provvedimento del Governo con le disposizioni
per il contenimento del contagio, mi ha sconvolto
attraversare le strade cittadine deserte. Vedere la
città completamente spenta, dopo tutti i sacrifici che
abbiamo fatto per animarla con le attività commerciali,
le attrazioni turistiche, le iniziative, la riqualificazione di
tante aree pubbliche, è stato per me un colpo al cuore.
Antonio Decaro
Ho percepito forte, in quei primi giorni, una sensazione
di impotenza e desolazione che non dimenticherò mai
nella vita. Tutte le persone della mia generazione, nate
dopo le due guerre mondiali, hanno dovuto fare i conti
per la prima volta con una forte limitazione della libertà.
Uno scenario che mi auguro di non vedere più.
Che cosa resterà a tutti noi di questa esperienza? E
come cambierà, magari in meglio, il futuro della città?
Questa situazione ci ha insegnato a dare valore alla nostra
quotidianità, fatta di tante cose, piccole e grandi. Ci
sta facendo misurare il valore di quella libertà che oggi,
di fatto, ci è negata. Così come, spero, ci insegnerà che
nessuno è invincibile, indipendentemente dalla ricchezza,
dalla classe sociale o dal luogo in cui si vive. Credo
profondamente che questa crisi sanitaria mondiale
produrrà un ripensamento collettivo sull’esistenza e la
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«Credo profondamente che questa crisi sanitaria mondiale
produrrà un ripensamento collettivo sull’esistenza e la
natura dell’individuo»
Il lungomare di Bari
natura dell’individuo. A ognuno di noi è stato chiesto di
essere responsabile della propria salute e di quella degli
altri attraverso un sacrificio personale, a cui la stragrande
maggioranza delle persone non era abituata.
Come è stato il suo rapporto con i cittadini in queste
settimane?
Io con la mia comunità ho sempre cercato di dialogare
in maniera sincera, senza nascondere niente, né la
mia preoccupazione per il pericolo che correvamo né
lo sconforto che ho provato quando mi sono commosso
attraversando via Argiro, nel centro di Bari. E neppure la
leggerezza del tempo libero trascorso a casa o la rabbia
di fronte all’inosservanza delle regole che mette a rischio
la salute di tante persone. I cittadini mi conoscono,
sanno che ho sempre cercato di condividere con loro le
decisioni che riguardano la nostra città.
Cosa le ha insegnato, come uomo e primo cittadino,
l’esperienza che stiamo vivendo?
Io sto imparando le stesse cose di tutti. Credo che daremo
valore al primo abbraccio che potremo dare o alla
stretta di mano che ci scambieremo.
Come presidente dell’Anci, cosa ritiene più urgente
fare e chiedere per tutti i Comuni italiani? Come inciderà
la crisi economica indotta dall’epidemia sui servizi
comunali erogati ai cittadini? E cosa occorrerà fare
per preservarli?
In queste settimane ho spiegato al Governo che i Comuni
funzionano come le aziende e, al pari di queste, oggi
non ricevono entrate perché sono stati sospesi i prelievi
fiscali da cittadini e imprese. Questo, però, significa che
ora non hanno la possibilità di far fronte alle cosiddette
uscite e, quindi, non riescono a erogare servizi come la
47
#IORESTOINITALIA
raccolta dei rifiuti e il trasporto pubblico urbano. Per il
momento abbiamo ricevuto dal Governo i primi tre miliardi
e l’impegno a monitorare lo stato dei bilanci comunali
nei prossimi mesi, per valutare eventuali ulteriori
esigenze.
Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare
la ripartenza nei vari settori della vita cittadina?
La ripresa deve essere gestita con la stessa attenzione
con cui è stata affrontata l’emergenza sanitaria. Sappiamo
che le pressioni per la riapertura di tanti settori
sono forti, e tutte legittime, ma dobbiamo ricordare
che il virus non scomparirà una volta finita l’emergenza
e quindi, in assenza di un vaccino, la ricaduta è dietro
l’angolo. Noi sindaci abbiamo chiesto, anche per questo,
che tutte le decisioni sulla ripartenza abbiano una regia
nazionale e siano omogenee su tutto il territorio. Non
si tratterà soltanto di decidere cosa riaprire, ma anche
come farlo.
Quali strategie, idee, proposte state studiando per favorire
il turismo nei mesi a venire?
È uno di quei settori su cui la città di Bari, insieme alla
Regione Puglia, ha investito maggiormente negli ultimi
anni. È uno dei comparti strategici per lo sviluppo del
nostro territorio e la posta in ballo è molto alta. Penso
per esempio a tutte le piccole e medie imprese che hanno
investito proprio nel turismo i risparmi di una vita. Anche
su questo fronte attendiamo delle regole condivise
su tutto il territorio nazionale, che disciplinino i comportamenti
individuali e le disposizioni collettive.
Dove vorrebbe andare e che cosa non vede l’ora di fare
non appena potremo considerarci fuori dall’emergenza?
Mi piacerebbe svegliarmi una mattina e andare a correre
sul lungomare del mio quartiere, fino a raggiungere
l'insenatura di spiaggia tra gli scogli che frequentavo da
bambino. E fare il bagno, senza nemmeno togliere la
maglietta e i pantaloncini.
comune.bari.it
antdecaro antonio_decaro
Via Sparano, centro città
48
#IORESTOINITALIA
CHIARA
APPENDINO
[SINDACA DI TORINO]
di Cecilia Morrico morricocecili MorriCecili
Chiara Appendino
© Aldo Giarelli
«Ho apprezzato ancora di più il valore della comunità.
Di quanto sia fondamentale creare un clima di collaborazione,
di rete, di unità. Perché solo così si superano le
difficoltà e si cresce insieme». Con queste parole Chiara
Appendino riassume ciò che porterà con sé dalla difficile
esperienza che sta vivendo la sua Torino. Sindaca
della città da quattro anni, non dimentica gli episodi più
duri, ma guarda al futuro per ripartire, in sicurezza, con
un piano di promozione che valorizzi il territorio e gli
eventi del capoluogo piemontese.
Qual è l’immagine che le è rimasta più impressa in
questo periodo particolare?
Sicuramente i camion dell’esercito carichi di bare, una
scena che non dimenticherò mai, come milioni di italiani,
perché ha segnato profondamente questa pandemia.
Ma, allo stesso tempo, nella tragedia si sono viste
tantissime azioni di solidarietà. Piccole cose che danno
speranza, come un cestino messo in un condominio
dove lasciare generi alimentari.
Che cosa resterà a tutti noi di questa esperienza? E
come cambierà, magari in meglio, il futuro della città?
Sicuramente abbiamo scoperto nuove abitudini, alcune
Parco del Valentino
© Marco Saracco/AdobeStock
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«Vorrei tornare a godermi la mia città:
i nostri portici, le nostre piazze, i nostri negozi»
© Diego Cottino/AdobeStock
Piazza Castello
probabilmente ce le porteremo dietro e miglioreranno
le nostre vite. Penso, banalmente, allo smart working.
Una modalità di lavoro che porta a spostarsi meno con
le automobili, a beneficio dell’ambiente. Ma gli esempi
possono essere tanti. E soprattutto abbiamo capito,
ancora una volta, quanto è straordinario e prezioso il
lavoro della nostra Sanità e di tutte le figure che garantiscono
servizi essenziali.
Come è stato il suo rapporto con i cittadini in queste
settimane?
I torinesi sono stati estremamente disciplinati. La realtà
è molto lontana da una narrazione che vuole gli italiani
restii alle regole. E per questo devo ringraziarli: il 95%
delle persone controllate durante le ultime settimane
era in regola, un ottimo risultato di cui andare orgogliosi.
Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare
la ripartenza nei vari settori della vita cittadina?
Sicuramente sarà necessario prendere ogni provvedimento
per ripartire in sicurezza. Ma anche creare le
condizioni affinché, quando sarà possibile, tutti gli strumenti
siano accordati al meglio per permettere al nostro
territorio di esprimere il suo potenziale.
Quali strategie, idee, proposte state studiando per favorire
il turismo nei mesi a venire?
Un grande piano di promozione. E dovremo valorizzare
il più possibile la straordinaria opportunità delle ATP
Finals, il torneo professionistico di tennis previsto a Torino
nel 2021.
Dove vorrebbe andare e che cosa non vede l’ora di
fare non appena potremo considerarci fuori dall’emergenza?
Vorrei tornare a godermi la mia città, come tutti i cittadini.
I nostri portici, le nostre piazze, i nostri negozi. E poi
non mancherà un pic-nic con la mia famiglia in uno dei
nostri tantissimi parchi.
chiarappendinosindaca
c_appendino
chiara_appendino
51
#IORESTOINITALIA
GIUSEPPE
SALA
[SINDACO DI MILANO]
di Michela Gentili
michelagentili
Giuseppe Sala
© Comune di Milano
La città del fare si è fermata. Bloccata in un’istantanea che
l'ha sorpresa nuda. Ma proprio in quell’impotenza, estranea
al suo Dna, ha individuato le cellule da cui generare una
nuova identità.
«Questa esperienza ci sta insegnando a non dare per scontate
tante piccole cose: abbiamo riscoperto il ruolo strategico
della scuola, dei negozi di vicinato, il sostegno della
famiglia e degli amici, la necessità del contatto con la natura»,
spiega Beppe Sala, sindaco della città meneghina.
Che nelle strade senza voce ha faticato a riconoscere il volto
di Milano.
Quale immagine le è rimasta più impressa?
Piazza del Duomo e la Galleria deserte: non siamo proprio
abituati a vederle così, senza gente, senza turisti intenti a
fotografarsi. Milano in questo momento è in stand by, vive
in un’atmosfera sospesa, in attesa di riprendere con operosità
ed entusiasmo gli impegni che normalmente animano
e affollano le sue giornate. Oggi la nostra città si racconta
attraverso le foto di medici, infermieri e operatori in prima
linea nella lotta al Covid-19, attraverso i volti dei volontari
che si sono attivati per consegnare spesa e farmaci ai cittadini
più fragili, attraverso le code composte di persone
Galleria Vittorio Emanuele II
© Blue Planet Studio/AdobeStock
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© Kavalenkava/AdobeStock
«Milano avrà ricominciato davvero a vivere quando nelle nostre
strade si tornerà a sentir parlare tutte le lingue del mondo»
Il Duomo
con la mascherina che aspettano il proprio turno davanti ai
supermercati. Sono immagini toccanti, perché raccontano
il senso di responsabilità con cui tutti stiamo affrontando
questa situazione di emergenza sanitaria.
Come cambierà il futuro della città?
La Milano post pandemia sarà più consapevole, solidale,
attenta all’ambiente. Tuttavia, il lockdown ha portato allo
scoperto anche alcune criticità del sistema sanitario, produttivo,
sociale e tecnologico dell’intero Paese, non solo
del capoluogo lombardo. La nostra città dovrà quindi studiare
e attuare politiche di sempre maggiore inclusione,
perché la crisi generata dal coronavirus sta mettendo in
ginocchio tante famiglie. E questo è un problema che va
affrontato subito.
Come è stato il suo rapporto con i cittadini in queste settimane?
Dalle istituzioni ci si aspetta di avere chiarezza e risposte,
ma non sempre nell’ultimo periodo è stato così. I milanesi
hanno dimostrato grande senso civico e responsabilità, rispettando
le restrizioni e attenendosi alle norme imposte a
livello nazionale e regionale. Ciò nonostante, per una città
dinamica come la nostra, questo clima di incertezza e sospensione
è una vera frustrazione. Ricevo molti messaggi,
lettere, e-mail dai miei concittadini. C’è chi si lamenta, chi si
sfoga, chi suggerisce soluzioni, chi si mette a disposizione.
Io leggo, ascolto e cerco di rispondere con i fatti, adeguando
i servizi alle nuove necessità, facendo un passo verso le
loro esigenze e portandole all’attenzione dei tavoli deputati
a pianificare la ripartenza.
Cosa crede le resterà di questa difficile esperienza, come
uomo e come primo cittadino?
Da un lato rimarranno ben impressi nella mia mente la serietà
e lo spirito altruistico con cui i milanesi stanno affrontando
l’emergenza, dall’altro la piena consapevolezza che
la collaborazione istituzionale e la capacità di prendere decisioni
sono i fari per un’azione politica diretta e concreta.
Quali iniziative intende attuare per agevolare la ripartenza
nei vari settori?
Sono tante le azioni allo studio. Per esempio, abbiamo riaperto
in sicurezza il cantiere della nuova metropolitana,
la M4, e quando sarà possibile ripartiremo con altri lavori
pubblici. Bisognerà ripensare il trasporto cittadino: al vaglio
della task force di Vittorio Colao c’è anche l’ipotesi che il
Governo finanzi l’acquisto di biciclette elettriche. E poi stiamo
pensando a come attivare una sorta di summer school
per aiutare le famiglie con bambini durante l’estate.
Quali strategie, idee, proposte state studiando per favorire
il turismo nei mesi a venire?
Negli ultimi anni, e soprattutto dopo l’Expo 2015, la nostra
politica nel settore si è concentrata sul fronte internazionale.
Oggi quest'idea va rivista: occorre sviluppare un turismo
di prossimità, sia sul breve sia sul lungo periodo, con
una prima fase che sappia guardare al turismo lombardo e
una seconda che rivolga lo sguardo all’intero Paese. Sono
questi i piani che dobbiamo considerare nell’elaborare un
progetto di ripartenza.
Dove vorrebbe andare e che cosa non vede l’ora di fare
non appena potremo considerarci fuori dall’emergenza?
Vorrei incontrare gli sguardi, finalmente sereni, dei milanesi,
passeggiando per le vie di una città che si appropria pian
piano di una nuova quotidianità e di una nuova normalità.
E poi vorrei andare a bere un caffè nel mio bar preferito.
Milano avrà ricominciato davvero a vivere quando…
Nelle nostre strade si tornerà a sentir parlare tutte le lingue
del mondo.
comune.milano.it
beppesalasindaco BeppeSala BeppeSala
53
#IORESTOINITALIA
LUIGI
BRUGNARO
[SINDACO DI VENEZIA]
di Luca Mattei - l.mattei@fsitaliane.it
ellemme1
Venezia è una città stremata, colpita prima dall’alluvione
di novembre 2019 e ora da un’epidemia che ha stravolto
tutto. Stremata, come il suo sindaco Luigi Brugnaro, stanco,
senza dubbio, ma sempre in prima linea per affrontare
i problemi. «C’è stato un cambiamento epocale, siamo
passati dalle folle per il Carnevale al vuoto assoluto. Ora
resistiamo, però non so quanto potremo andare avanti così.
Lanciamo un grido d’aiuto, con grande umiltà, per far fronte
a una mancanza nel bilancio di oltre 110 milioni di euro».
Qual è l’episodio che le è rimasto più impresso di questo
periodo?
Ce ne sono veramente tanti, ma tutti legati dal grande senso
di comunità che si è sviluppato naturalmente tra di noi
quando abbiamo iniziato ad avere notizia di decessi, contagi
e rischi di implosione per la struttura sanitaria. Si è diffusa
la paura nella gente, ma dando notizie positive abbiamo
evitato che si trasformasse in panico.
Com’è cambiato il rapporto con i cittadini?
Luigi Brugnaro
© Renato Greco
Il Comune è diventato ancora di più un riferimento per le
persone, per esprimere sensazioni, angosce, paure. Abbiamo
messo a disposizione un numero unico, già testato
con l’alluvione, e realizzato una Smart Control Room, una
centrale operativa per le attività quotidiane. E, grazie alle
nuove tecnologie, aggiorno la cittadinanza con dirette
ogni pomeriggio. È in questi momenti che si vede una comunità
forte, che sa reagire con compostezza, dignità e rispetto
delle regole. Abbiamo lavorato come una squadra,
con Governo, Regione, sindaci della Città metropolitana,
autorità sanitarie, forze dell’ordine, Protezione civile, commercianti,
associazioni, volontari. Relazioni che si sono
rafforzate, come accadde secoli fa con la peste. I veneziani
costruirono la Basilica della Madonna della Salute
per ringraziarla della salvezza da quella tragedia. Sono
andato anche lì, a chiedere alla Madonna di essere aiutati.
Cosa le resta di quest’esperienza?
La necessità di ripartire dai nostri limiti ma anche dall’umiltà,
dal coraggio, dai valori profondi delle persone e, in
particolare, dei giovani. Ho nel cuore un episodio, un gesto
di coraggio simbolico: tramite la mamma, sono stato
contattato da un bambino che voleva darmi i suoi risparmi,
23 euro, per donarli a medici e infermieri. Poiché c’era
il blocco per tutti, ho mandato la Polizia locale a ritirarli a
casa e li ho consegnati al direttore della Asl.
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«Stiamo immaginando una ripartenza molto local per
riscoprire le tradizioni, con un progetto per le spiagge e l’idea
di una mobilità sostenibile»
Piazza San Marco
Come cambierà il futuro della città?
Stiamo immaginando una ripartenza molto local per riscoprire
le tradizioni, con un progetto per le spiagge e l’idea
di una mobilità sostenibile. Bisogna portare la gente
a vivere di nuovo in centro e a riprendere in mano attività
lavorative legate alla tradizione e all’artigianato. Dovremo
affrontare nodi legislativi nazionali mai risolti prima,
come il finanziamento della Legge Speciale per Venezia
del 1973.
Quali iniziative intende attuare per ripartire nei vari settori
della vita cittadina?
Abbiamo rinviato tutti i pagamenti delle tasse locali per
le aziende. Credo che non sarà sufficiente, ma questo è
ciò che possiamo fare. L’obiettivo è far ripartire le filiere
produttive rimaste ferme, come quella della moda, e sostenere
le altre già attive, come quelle agroalimentari e
sanitarie. Daremo una nuova organizzazione al trasporto,
anche via mare, che non potrà essere al livello di prima:
i servizi pubblici erano sostenuti soprattutto dagli introiti
turistici.
Quali proposte state studiando per favorire il turismo?
I flussi avranno un carattere più nazionale e il Gruppo FS
Italiane saprà darci una mano con i suoi treni. Riapriremo
gradualmente i musei e cercheremo di organizzare
la Biennale del Cinema e dell’Architettura. Gli ingressi
internazionali torneranno, ma gli aerei saranno fermi
per i prossimi mesi. A Venezia il turismo ha un impatto
pesantissimo su tutta la filiera produttiva e questo è un
problema che si protrarrà a lungo. Lavoriamo con un turismo
d’élite internazionale composto da americani, arabi,
russi, persone che acquistano il made in Italy aiutando le
nostre industrie e l’export. Con una pandemia mondiale
è difficile immaginare che ritornino a breve. Spero che il
Governo accolga i provvedimenti che abbiamo chiesto,
specifici per la nostra realtà. Venezia non è una città tra
le tante, è sempre stata un termometro della qualità, del
nostro rapporto con l’industria turistica del mondo. È il
top che serve a far sì che la scelta sia l’Italia e non altre
mete. Se perdi Venezia, perdi un pezzo importante del
sistema Paese.
Cosa non vede l’ora di fare non appena fuori dall’emergenza?
Andrò a ringraziare quella Madonna a cui ho fatto una richiesta
e una promessa. Poi mi prenderò qualche giorno
di riposo con i miei bambini, che ormai vedo pochissimo.
Spero di poter andare in barca con la mia famiglia e fare
un tuffo in mezzo al mare.
comune.venezia.it | brugnarosindaco.it
BrugnaroSindaco LuigiBrugnaro luigibrugnaro
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#IORESTOINITALIA
MARCO
BUCCI
[SINDACO DI GENOVA]
di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it
Un cielo e un mare limpidi come rare volte accade, la primavera
che trionfa nei giardini e sulle colline, le spiagge e i
vicoli deserti, qualche sdraio sull’uscio di casa. Sarebbe un
paradiso se non fosse che Genova, come l’Italia tutta, mostra
a denti stretti tutta la sua bellezza nelle dure settimane
della battaglia che sta modificando brutalmente le nostre
vite. «Mi manca la colazione con i cittadini, cominciavamo
la giornata in un bar gustando una focaccia e bevendo un
caffè, confrontandoci su problemi, idee e opportunità»,
racconta il sindaco Marco Bucci.
Qual è l’immagine che le è rimasta più impressa in questo
periodo particolare?
Le strade deserte. Un’immagine forte, dura da vivere, ma
che allo stesso tempo ha dimostrato ancora una volta la
tenacia e la forza dei genovesi. Una situazione che nessuno
di noi avrebbe potuto immaginare. La nostra è una città che
vive anche di turismo e vede tutti giorni migliaia di persone
godersi il centro storico, le vie dello shopping, i palazzi
storici.
Marco Bucci
Che cosa resterà a tutti noi di questa esperienza? E come
cambierà, magari in meglio, il futuro della città?
Spesso parliamo di rivoluzione digitale e oggi abbiamo
capito quanto la nostra tecnologia sia fondamentale. Tutti
abbiamo usato con più frequenza videochiamate, e-mail,
applicazioni di messaggistica, e trasferito il nostro ufficio a
casa. Lo smart working ha dimostrato che possiamo mandare
avanti uffici, aziende e pubblica amministrazione rimanendo
nelle nostre abitazioni. Questo comporta benefici
anche dal punto di vista ambientale, perché diminuiscono
gli spostamenti con mezzi pubblici e privati a beneficio della
qualità dell’aria. E, inoltre, facilita l’assunzione di risorse
lontane dalla sede centrale.
Come si è evoluto il suo rapporto con i cittadini in queste
settimane?
È sempre stato diretto e quotidiano. Prima dell’emergenza
mi piaceva fermarmi a discutere con loro per strada e
a cadenza fissa giravo per la città per la Colazione con il
Sindaco: cominciavamo la giornata in un bar gustando la
nostra focaccia, bevendo un caffè e confrontandoci su problemi,
idee e opportunità. In questo periodo di distanziamento
sociale non è possibile, ma il nostro rapporto si è
spostato dalle vie di Genova alle vie dei social e di tutti i
56
«Rappresento una città che ancora una volta ha
dimostrato di essere forte, tenace, solidale, e di questo
vado davvero molto fiero»
Piazza De Ferrari
mezzi di comunicazione che abbiamo a disposizione. Ogni
giorno, come succedeva anche prima del coronavirus, ricevo
centinaia di e-mail, alle quali rispondo personalmente.
Sono fondamentali per capire le esigenze effettive delle
persone. Ma non vedo l’ora di tornare a confrontarmi con
loro direttamente.
Cosa le resta di questa difficile esperienza, come uomo e
primo cittadino?
La dimostrazione di rappresentare una città che ancora
una volta ha dimostrato di essere forte, tenace, solidale, e
di questo vado davvero molto fiero. Ma certamente resterà,
purtroppo, il gran numero di vittime che il Covid-19 ha fatto
in questi mesi. A loro e a tutte le famiglie va il mio pensiero
ed è anche per loro che dobbiamo lottare per tornare alla
normalità.
Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare
la ripartenza nei vari settori?
Come Comune di Genova ci siamo immediatamente attivati
per aiutare i cittadini sospendendo la Tari fino al 30
settembre e per supportare le attività commerciali bloccando
la tassa per l’occupazione del suolo pubblico. Per le
famiglie sono stati prorogati i termini per i pagamenti delle
mense scolastiche, rimodulando anche la tariffazione del
servizio, commisurandola ai giorni di effettiva apertura.
Ma si dovrà fare ancora di più e il Governo ci dovrà aiutare.
Come Anci abbiamo chiesto cinque miliardi di euro per poter
garantire liquidità ai Comuni e solidità ai bilanci. Per far
ripartire il motore dell’Italia ci vogliono scelte omogenee
per tutte le regioni e le città.
Quali strategie, idee, proposte state studiando per favorire
il turismo nei mesi a venire?
Ci sarà un incremento dell’afflusso interno, avremo molti
meno arrivi dall’estero. Stiamo predisponendo protocolli
che possano garantire la fruibilità delle spiagge e degli
stabilimenti balneari in piena sicurezza. In molti sfrutteranno
la possibilità di fare le vacanze in barca, un mezzo che
garantisce maggiore sicurezza e isolamento. Siamo partiti
con largo anticipo e non ci faremo trovare impreparati.
Dove vorrebbe andare e che cosa non vede l’ora di fare
non appena potremo considerarci fuori dall’emergenza?
Sono un appassionato di vela e spero di tornare presto a
godere del vento, delle onde e dei panorami che solo Genova
e la Liguria sanno regalare.
smart.comune.genova.it
buccipergenova buccipergenova
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#IORESTOINITALIA
VIRGINIO
MEROLA
[SINDACO DI BOLOGNA]
di Gaspare Baglio gasparebaglio gasparebaglio
Photo Giorgio Bianchi
«Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po’ molli/col
seno sul piano padano ed il culo sui colli». Francesco Guccini
descriveva così il capoluogo emiliano. E la città ha mantenuto
nel tempo quel fascino bohémienne e un po’ retrò. È sempre
stata organizzata, viva, a misura di cittadino e – soprattutto –
simbolo di inclusione e avanguardia.
Lo sa bene il sindaco Virginio Merola che si prepara a ripensarne
ritmi e attività, avendo ancora negli occhi la situazione
difficile delle ultime settimane.
Qual è l’immagine che le è rimasta più impressa in questo periodo
particolare?
Quella che porterò con me risale a fine marzo, in pieno lockdown.
In tutti noi c’era la consapevolezza che i sacrifici e la responsabilità
stavano mettendo in ombra un aspetto doloroso
e allo stesso tempo importantissimo: la possibilità di non riuscire
a piangere, in maniera adeguata, i morti. Così, assieme al
cardinale Matteo Zuppi, al presidente della Comunità islamica
bolognese Yassine Lafram e al rabbino Alberto Sermoneta,
abbiamo pensato a un momento simbolico: trovarci assieme,
Virginio Merola
a mezzogiorno, in una piazza Maggiore vuota, mentre le
campane delle chiese e quella della torre civica risuonavano
nella città. Un gesto di condivisione per il dolore dei tanti
che non hanno potuto celebrare il funerale per i propri cari.
Come cambierà il futuro della città dopo questo periodo?
Mentre rispondo a questa domanda siamo nel pieno del dibattito
sulla cosiddetta fase due. Stretti tra consapevolezza
e timori, abbiamo il dovere di guardare avanti. Le città saranno
profondamente modificate dalla pandemia, dai trasporti
alle scuole, dalla fruizione della cultura al modo di stare assieme.
E poi ci sarà il lavoro: nel nostro Comune oltre duemila
dipendenti, su circa quattromila, hanno potuto svolgerlo a
distanza. Attivare questa possibilità ha richiesto uno sforzo
imponente e non dobbiamo di certo lasciarla andare con la
fine delle restrizioni.
Da questa lezione dobbiamo trarre degli insegnamenti ipotizzando,
per esempio, un’organizzazione del lavoro diversa.
Poi ci sono le politiche della mobilità e lo sviluppo dell’architettura
cittadina: nel nostro piano urbanistico generale abbiamo
previsto che la dimensione di un immobile non possa
essere inferiore a 50 m 2 . Il tema dello spazio di vita è stato
attualissimo nel lockdown.
58
«Dovremo utilizzare creatività e un approccio nuovo
perché il turismo continui a essere un settore trainante»
Piazza Maggiore
Come si è evoluto il suo rapporto con i cittadini in queste
settimane?
È stato costante, in particolare attraverso i social. Nei primi
tempi i bolognesi avevano bisogno di ogni tipo di informazione,
soprattutto quando sono iniziate le restrizioni. Alle
prese con una situazione totalmente nuova, cercavano indicazioni
certe. Come Comune abbiamo puntato sull’informazione,
realizzando anche un sito ad hoc che contiene tutte le
notizie sul coronavirus.
Cosa le resterà di questa difficile esperienza, come uomo
e primo cittadino?
Il fatto che la competenza sia, fortunatamente, tornata di
moda anche nel discorso pubblico. Abbiamo reimparato ad
affidarci alla scienza. E si tratta di un’importante occasione,
perché i politici possono dimostrare di fare il bene della comunità.
Ovviamente questo discorso, per un sindaco, è moltiplicato
all’ennesima potenza: siamo e resteremo quelli più
vicini ai cittadini.
Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare
la ripartenza nei vari settori della vita cittadina?
Abbiamo lavorato molto sulle aziende, partendo agli inizi di
aprile con un tavolo metropolitano, un’esperienza pilota che
poi anche la Regione ha esteso agli altri territori. Lavoriamo
per filiere, per applicare i contenuti del protocollo raggiunto
tra governo e parti sociali. E consentire una riapertura in sicurezza
delle imprese.
Quali strategie, idee, proposte state studiando per favorire
il turismo nei mesi a venire?
È molto difficile rispondere adesso, ma sappiamo che dovremo
utilizzare creatività e un approccio nuovo perché il
turismo continui a rappresentare un settore trainante. Non
solo per la nostra città, ma per tutta l’area metropolitana. Noi
già ci stavamo orientando per un’offerta che coprisse tutto
il nostro territorio, dall’Appennino alla pianura, privilegiando
una formula slow, molto attenta alle proposte culturali. Credo
sia una strada da intraprendere, adattandoci alle regole
di sicurezza che dovremo seguire.
Dove vorrebbe andare e che cosa non vede l’ora di fare non
appena potremo considerarci fuori dall’emergenza?
Lo abbiamo chiesto alle bambine e ai bambini delle scuole
primarie di Bologna, attraverso un concorso creativo di idee
da realizzare con un disegno. Mi ispirerò sicuramente a loro.
virginiomerolasindaco virginiomerola
59
#IORESTOINITALIA
DARIO
NARDELLA
[SINDACO DI FIRENZE]
di Sandra Gesualdi sandragesu sandragesu
Photo Alessandra Cinquemani, Comune Firenze
Piazza Santa Croce deserta sembra grande il doppio. Firenze
in quarantena è vuota, fuggiti i turisti, chiusi B&B, uffici
e negozi, è rimasta sola a crogiolarsi nella sua bellezza.
Le città sono plasmate da chi le abita e vederla inanimata
ha colpito anche il suo sindaco, Dario Nardella, che da
questa brutta esperienza – «ho riscoperto tante cose date
per scontate, quanto siamo fragili» – vuol ripartire incentivando
la vita residenziale e puntando su un turismo più
sostenibile.
Che cosa resterà a tutti noi di questo periodo? E come
cambierà, magari in meglio, il futuro della città?
La pandemia ci ha costretto a un forzato cambiamento
dei nostri stili di vita, lavoro, cura ed educazione. Siamo di
fronte a una straordinaria, seppur dolorosissima, occasione
per rigenerare il modello di città e di cultura al quale
eravamo abituati. Penso soprattutto all’ambiente e all’urbanistica:
stiamo rimodulando la mobilità per privilegiare
quella dolce della bicicletta e dei monopattini elettrici, da
Dario Nardella
incrementare, ed elaborando la riconversione, nel centro
storico, degli spazi dismessi in aree residenziali, a scapito di
quelle turistico-ricettive, settore fortemente penalizzato da
questa situazione.
Qual è l’immagine o l’episodio che le è rimasto più impresso
in questo periodo particolare?
La grande richiesta dei buoni spesa, i voucher per comprare
generi alimentari, distribuiti ad aprile. Oltre il 5% dei
fiorentini ne ha beneficiato, non solo chi già gravava in situazione
di bisogno, ma anche tante, nuove persone in
difficoltà per aver perso il lavoro, costrette a scontrarsi con
miseria e vergogna. Mi ha scritto un padre, umiliato nel dover
richiedere questo sussidio per la sua famiglia. Era un
cameriere precario, è stato tra i primi a ritrovarsi a casa per
il Covid-19.
Come è stato il suo rapporto con i cittadini in queste settimane?
Ho cercato di stare vicino ai fiorentini, pur nella necessaria
lontananza. Quando possibile, ho accompagnato la Polizia
municipale e la Protezione civile nei loro percorsi di lavoro,
di controllo, di consegna delle mascherine casa per casa,
che ho fortemente voluto gratuite per tutti. Non ho mai interrotto
il filo diretto con loro attraverso i canali social, le
e-mail e le telefonate. Abbiamo realizzato dei sondaggi per
60
«Siamo di fronte a una straordinaria,
seppur dolorosissima, occasione per
rigenerare il modello di città e cultura
al quale eravamo abituati»
Piazza Santa Croce
cogliere l’umore dei fiorentini durante il lockdown, verificarne
la consapevolezza e l’attenzione in merito ai rischi sanitari
e al rispetto delle prescrizioni.
Cosa le resta di questa difficile esperienza, come uomo e
primo cittadino?
Dolore al primo posto, per le tante, troppo vite perse. Rammarico
per non aver fatto di più, pur conscio di aver compiuto
tutto quanto era in mio potere. Il senso di impotenza di
fronte a chi ha dovuto chiudere la propria attività. Ma anche
tanta forza ricevuta dalle migliaia di volontari che hanno
speso ore e fatica per aiutare gli altri, dimostrando che l'anima
solidale di Firenze non è mai venuta meno. È questa
forza la spinta per ripartire.
Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare
la ripartenza nei vari settori della vita cittadina?
Stiamo studiando orari diversificati per uffici, negozi e scuole,
per evitare le ore di punta e il sovraffollamento dei mezzi
pubblici. Ma è necessaria una strategia unitaria che coinvolga
tutti, dalle Regioni allo Stato centrale, senza sovrapposizioni
e con compiti chiari e definiti. Pensiamo al Ponte
di Genova: se il sindaco non avesse ottenuto più poteri davvero
sarebbe stato ricostruito in così poco tempo? Andrebbero
modificate alcune regole del codice degli appalti per
le opere pubbliche rilevanti, con più semplificazione e trasparenza.
E bisognerebbe dare ai sindaci i poteri di un commissario
e la possibilità di firmare protocolli con i prefetti
per garantire controlli antimafia e anticorruzione, anche con
pene più severe per tali reati.
Quali strategie, idee, proposte state studiando per favorire
il turismo nei mesi a venire?
È uno dei comparti più colpiti dalla pandemia, insieme alla
cultura, e dal Governo ci aspettiamo un’iniezione consistente
di liquidità. Ci stiamo già confrontando con gli operatori e
le categorie di settore per creare le condizioni, appena possibile,
utili a rimettere in moto in primis il lavoro. Questo stop
è anche un’occasione per pensare a un nuovo modello di
turismo, più sostenibile e meno “cannibale” per Firenze.
Dove vorrebbe andare e che cosa non vede l’ora di fare
quando potremo tirare un sospiro di sollievo?
Ci siamo accorti delle piccole cose importanti, per troppo
tempo le abbiamo date per scontate e adesso le agogniamo.
Quando la città sarà ripartita e avremo ritrovato una
nuova serenità, mi piacerebbe ritagliarmi qualche ora per
tornare, da semplice cittadino, nei musei fiorentini. E sogno
una vacanza al mare, con mia moglie e i miei figli.
comune.fi.it
darionardella DarioNardella dario_nardella
61
#IORESTOINITALIA
VIRGINIA
RAGGI
[SINDACA DI ROMA]
Virginia Raggi
Pochi tacchi a rincorrersi per le strade. E tra i sanpietrini di
piazza Navona sono spuntati fili d’erba. La quotidianità rarefatta
della Città Eterna ha offerto nelle ultime settimane
cartoline già entrate nella storia. Ma per la sua sindaca, Virginia
Raggi, Roma non vede l’ora di riemergere dal silenzio.
«La città è viva, i suoi abitanti non si sono mai persi d’animo
e si sono rimboccati le maniche per aiutare gli altri».
Com’è stato il suo rapporto con i cittadini in questo periodo?
I romani hanno dimostrato un grande senso di responsabilità
nel seguire le regole stabilite per contenere il contagio.
Ho voluto esprimere personalmente la mia vicinanza
a operatori sanitari, agenti e volontari impegnati per dare
assistenza ai più fragili. E ho incontrato i cittadini che hanno
lanciato iniziative solidali sul territorio.
L’episodio che le è rimasto più impresso?
Uno dei momenti più toccanti l’ho vissuto con i volontari
della Protezione Civile di Roma Capitale: li ho accompagnati
mentre consegnavano la spesa a un’anziana signora
che non poteva uscire di casa. Lei ci ha ringraziato a lungo e
ci siamo commossi tutti, operatori compresi. Sono tante le
storie di solidarietà nate durante l’emergenza che ci hanno
fatto riscoprire una comunità unita. Molte le abbiamo rac-
Via dei Fori Imperiali
© Vladimir Mucibabic/Adobestock
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«Una volta finita l’emergenza, sarà bello
affacciarmi dal balcone del mio ufficio in
Campidoglio e vedere di nuovo Roma
piena di cittadini e turisti»
© zardo/Adobestock
Piazza del Campidoglio
colte sul sito del Comune, nella sezione Le belle abitudini:
se conserveremo questo spirito quando l’emergenza sarà
finita, la città sarà più forte e pronta a ripartire.
Cosa le resterà di questa difficile esperienza, come donna
e come primo cittadino?
Essere la sindaca di Roma in questo momento e avere la
possibilità di lavorare per aiutare i miei concittadini è un privilegio
da onorare con risposte rapide. Penso, per esempio,
ai buoni spesa che stiamo erogando velocemente anche
grazie a un’innovativa applicazione per smartphone.
Quali iniziative pensate di attuare per agevolare la ripartenza
nei vari settori?
Le parole d’ordine sono gradualità e prudenza. La fase due
non sarà un immediato ritorno alla normalità. Ma servono
provvedimenti che consentano alle imprese e agli esercizi
commerciali di riaprire senza l’assillo di costi insostenibili.
Intanto, abbiamo sospeso per tutto il 2020 il pagamento
della tassa di occupazione di suolo pubblico: costa al Comune
90 milioni di euro ma è fondamentale per aiutare bar
e ristoranti con spazi e tavolini all’aperto. Tra le varie proposte
sul tavolo c’è anche la creazione di una piattaforma
web per le vendite online dedicata ai piccoli commercianti.
Che strategie state studiando per favorire il turismo nei
mesi a venire?
Per ora abbiamo sospeso la tassa di soggiorno. Anche perché
il comparto alberghiero ha cominciato a subire gravi
colpi già a febbraio, quando il virus non era ancora arrivato
a Roma.
Ma sosteniamo fortemente la richiesta di misure straordinarie
a supporto del turismo. Parlo di detrazioni fiscali,
interventi economici per incentivare la ripresa, la costituzione
di un fondo speciale per i Comuni. Stiamo anche
studiando un piano per la ripartenza del settore in tutto il
Paese, in sinergia con l’Enit, dato che nell’immediato si potrà
operare solo su un turismo di prossimità.
Il primo investimento urgente?
Sulla mobilità sostenibile: metro, bus, tram, mezzi ecologici,
piste ciclabili. Durante questa emergenza abbiamo toccato
con mano quanto una riduzione del traffico – in alcune
zone anche oltre il 90% – abbia effetti benefici sulla qualità
della vita e sull’ambiente.
Che cosa farà non appena potremo considerarci fuori
dall’emergenza?
Ora tutta la mia attenzione è rivolta al presente. Quando
tutto questo finirà, sarà bello affacciarmi dal balcone del
mio ufficio in Campidoglio e guardare di nuovo Roma piena
di cittadini e turisti.
Non vede l’ora che la città torni a vivere?
Roma è viva anche ora. Anche se le vie della città sono
deserte, il cuore dei romani batte forte. Non si sono mai
persi d’animo e si sono rimboccati le maniche per aiutare
gli altri. Penso ai lavoratori che garantiscono i servizi pubblici
essenziali, ai medici, agli infermieri, ai commessi dei
supermercati, alle forze dell’ordine, ai volontari. Una città
dove tutte queste persone si sono prodigate per gli altri è
una città vivissima, che ha un patrimonio su cui costruire
un futuro migliore.
M.G.
comune.roma.it
virginia.raggi.m5sroma
virginiaraggi
virginiaraggim5s
63
#IORESTOINITALIA
LUIGI
DE MAGISTRIS
[SINDACO DI NAPOLI]
Luigi de Magistris
© Gigi Valentino
A Napoli il mare è tornato trasparente e l’aria che si respira dalle
finestre di casa è diversa, pulita, leggera. «Si sente addirittura
un forte odore di gelsomino», racconta Luigi de Magistris, primo
cittadino della città partenopea. Che parla come un fiume
in piena della sua città e non vede l’ora di tornare in mezzo alla
gente perché «quello è il posto dove deve stare un sindaco. Tra
i napoletani che, nell'emergenza coronavirus, hanno dimostrato
grande senso civico».
Sindaco, qual è l’immagine o l’episodio che le è rimasto più
impresso in questo periodo particolare?
La città deserta, senza rumori, senza persone sul lungomare,
tra i vicoli, per strada. Interi quartieri vuoti, una situazione assolutamente
contro natura per Napoli. I suoi abitanti si sono
comportati molto responsabilmente, hanno seguito i decreti
restrittivi e sono rimasti a casa.
Che cosa resterà a tutti noi di questa esperienza? E come
cambierà, magari in meglio, il futuro della città?
Abbiamo imparato che non possiamo più sostenere un modello
di sviluppo basato solo sul consumismo sfrenato, il profitto
di pochi crea diseguaglianza e sfruttamento del territorio. Per
Napoli vorrei un new deal dell’ambiente da mantenere anche
dopo l’emergenza coronavirus. Lo smog in questi giorni è assente,
la città più sostenibile. Alcuni pescatori mi hanno rac-
64
contato che mai come ora il mare è stato blu e pieno di pesci,
l’aria è pulita e si respirano profumi inaspettati, di un tempo
quasi lontano.
Come è stato il suo rapporto con i cittadini in queste settimane?
Mi è mancata moltissimo una relazione diretta con loro. Io sono
un sindaco di strada, non c’è quartiere, scuola, via o piazza in
cui non sia andato e dove non mi sia fermato a parlare con le
persone. Ho provato a sopperire con gli strumenti tecnologici,
le e-mail, i social, ma il contatto personale e le strette di mano
sono imprescindibili e insostituibili.
Cosa le resta di questa difficile esperienza, come uomo e primo
cittadino?
Mi ricorderò il vuoto, l’assenza di abbracci, carezze e fisicità nei
rapporti sociali. Mi è mancata molto l’umanità praticata e concreta.
Come sindaco, ho negli occhi tutte le situazioni difficili
che ho incontrato, la disperazione di chi ha perso il lavoro e si
è ritrovato senza un’attività economica, la crescente disuguaglianza
che questa pandemia ha provocato. Ha aumentato fragilità
e povertà. Poi, senza distinzioni tra sindaco e uomo, mi ha
colpito tutto il dolore di chi ha perso un caro o un conoscente
e di chi si è ammalato, anche se in termini numerici Napoli ha
retto bene il contagio.
Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare la
ripartenza nei vari settori della vita cittadina?
Aiuteremo le attività economiche eliminando il pagamento
delle imposte locali per il 2020 con una delibera che abbiamo
voluto chiamare Napoli riparte. Siamo l’unica grande città italiana
che ha adottato una misura simile e ne sono orgoglioso.
Quali strategie, idee, proposte state studiando per favorire il
turismo nei prossimi mesi?
La situazione non è facile, il fondo cultura era alimentato dalla
tassa di soggiorno per circa 14 milioni di euro. Ma stiamo lavorando
per l’estate e appena potremo ripartire ci sarà una sorta
di risveglio mediterraneo. I grandi eventi programmati, come il
concerto di Paul McCartney, sono stati rimandati al prossimo
anno e dovremo fare a meno del turismo internazionale. Puntiamo
su quello locale e nazionale, sarà un’estate autoctona.
Eravamo già impegnati a garantire la fruizione dei centri storici
evitando il rischio di gentrificazione e lo spopolamento da parte
dei residenti. La direzione è quella, non si torna indietro.
Incentiveremo piccoli e medi eventi sparsi per tutta la città, con
meno persone ma molte più date e appuntamenti. In ogni parco,
piazza, quartiere, chiostro, soprattutto all’aperto, ci saranno
concerti, proiezioni cinematografiche, rappresentazioni teatrali.
Napoli è la città dell’incontro e della socialità: la gente ama stare
fuori, la riempiremo di appuntamenti e cultura. Già questo
mese è confermata la storica manifestazione del Maggio dei
Monumenti, quest’anno dedicata a Giordano Bruno, in versione
virtuale e multimediale per rispettare i decreti ministeriali e
garantire la sicurezza di tutti.
Dove vorrebbe andare e che cosa non vede l’ora di fare non
appena potremo considerarci fuori dall’emergenza?
Il viaggio è l’aspetto che mi manca maggiormente, anche se da
sindaco mi sposto poco. Appena sarà possibile andrò subito
nei nostri luoghi meravigliosi che, seppur vicini, ora sembrano
lontanissimi, irraggiungibili. Le isole di Procida, Ischia, Capri, la
Costiera tutta. Desidero un tuffo in mare, lo farei anche subito
(ride, ndr).
S.G.
comune.napoli.it
demagistrisluigi demagistris demagistris
Lungomare Caracciolo
«Napoli è la città dell’incontro e della socialità:
appena potremo ripartire ci sarà una sorta di
risveglio mediterraneo»
© Velia Cammarano
65
#IORESTOINITALIA
VINCENZO
NAPOLI
[SINDACO DI SALERNO]
Salerno riparte dopo il coronavirus. Il sindaco Vincenzo Napoli
ricorda i delfini a pochi metri dalla costa, ma anche il
dolore per le piazze e le strade vuote. La città punta sull’eredità
della Scuola Medica Salernitana per ricominciare ad
accogliere i visitatori da tutto il mondo.
Qual è l’immagine o l’episodio che le è rimasto più impresso
in questo periodo particolare?
Ho vissuto la città deserta e silenziosa, di giorno e di notte,
come mai avrei potuto immaginarla. Una sera durante un
giro di perlustrazione mi sono commosso profondamente
guardando piazza Flavio Gioia, nel centro storico, a quell’ora
abitualmente piena di gente con locali, musica e allegria,
adesso immersa in un silenzio spettrale. Ho pensato alle
attività chiuse, alle persone in casa. È stato davvero duro
scuotersi dalla tristezza. Ci sono state, poi, anche esperienze
straordinarie come l’avvistamento di delfini a pochi metri
dalla costa.
Che cosa resterà a tutti noi di questa esperienza? E come
cambierà, magari in meglio, il futuro della città?
Anzitutto il dolore per le vittime e la sofferenza per gli ammalati.
Una ferita che continuerà a sanguinare. Credo che
tutti abbiano rivalutato le proprie priorità personali e sociali
scoprendo valori forse dimenticati nella frenesia della giordi
Peppe Iannicelli
Photo Massimo Pica
peppeiannicelli
Vincenzo Napoli
Solarium Santa Teresa
66
«Vogliamo puntare sulle
eccellenze che hanno fatto
conoscere Salerno in tutto
il mondo. Come la nostra
famosa Scuola Medica i cui
principi costituiscono ancora
una ricetta di lunga vita»
Duomo di Salerno
nata, quando gli impegni finivano per travolgerci. Dal punto
di vista pratico, il telelavoro sperimentato con buoni risultati
potrà ridurre in futuro gli spostamenti urbani, abbassando
i fattori d’inquinamento acustico e ambientale. La lunga
quarantena ci farà apprezzare ancora di più cose che davamo
per scontate, come una passeggiata in riva al mare o in
un parco cittadino, un caffè con gli amici, la partecipazione
a uno spettacolo o a un evento.
Come è stato il suo rapporto con i cittadini in queste settimane?
È stato sempre molto intenso. Un filo diretto quotidiano
per fornire costantemente informazioni sulle restrizioni e i
comportamenti da tenere, gli aiuti e i sostegni disponibili,
l’andamento della pandemia. Abbiamo cercato di mantenere
sempre vivo il senso comunitario, l’orgoglio dell’appartenenza,
il dovere della responsabilità, per contribuire
tutti e ciascuno a superare questa terribile prova. E abbiamo
avuto straordinarie dimostrazioni di solidarietà.
Cosa le resta di questa difficile esperienza, come uomo e
primo cittadino?
È una valutazione che potremo fare compiutamente
quando questa terribile emergenza sarà definitivamente
alle nostre spalle. Ci attende una fase difficile dopo quella
del lockdown, in cui dovremo prendere mille decisioni
per garantire la sicurezza e la ripresa economica e sociale.
Sarà durissima e ci vorrà lo stesso spirito che ha animato
la comunità durante la prima fase. Salerno ha dato prova
di disciplina nel rispetto delle restrizioni, di efficienza nella
rete dei servizi d’informazione e aiuto, di eccellenza nelle
attività di cura grazie anche al sostegno del presidente
della Regione Campania Vincenzo De Luca. La città e i suoi
abitanti hanno dato una grande prova di maturità civile.
Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare
la ripartenza nei vari settori della vita cittadina? E quali
strategie, idee, proposte state studiando per favorire il
turismo nei mesi a venire?
La ripresa sarà lunga, complessa, irta di difficoltà. Ci attendono
mesi di grande lavoro da svolgere sotto stretto controllo
sanitario. Intendiamo puntare sulle eccellenze che
hanno fatto conoscere Salerno in tutto il mondo. Siamo la
città della famosa Scuola Medica i cui principi alimentari,
ecologici e comportamentali costituiscono ancora una ricetta
di lunga vita e saranno molto richiesti dai viaggiatori
post Covid-19.
In una prima fase avremo soprattutto flussi di prossimità,
sperando che con il passare dei mesi si possa ricominciare
– grazie anche alle Frecce – ad accogliere turisti e visitatori
dal resto d’Italia e del mondo. I nostri attrattori principali
saranno sempre l’ambiente, il patrimonio storico e artistico,
l’enogastronomia e l’artigianato, la cultura e gli eventi
come Luci d’Artista. Sfrutteremo ancor di più la nostra centralità
rispetto a Paestum, Pompei, Cilento e Costa d’Amalfi.
Dove vorrebbe andare e che cosa non vede l’ora di fare
non appena potremo considerarci fuori dall’emergenza?
Vorrei andare con tutti i miei cittadini a Salifornia – così abbiamo
ribattezzato la nostra amata spiaggia di Santa Teresa
– e prendere un aperitivo mentre gustiamo le delizie
locali, ascoltando la musica del nostro Teatro Municipale
Giuseppe Verdi.
comune.salerno.it
vincenzo.napoli.735
67
#IORESTOINITALIA
GIUSEPPE
FALCOMATÀ
[SINDACO DI REGGIO CALABRIA]
di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it
È uno dei più giovani sindaci d’Italia che ha dovuto affrontare
l’emergenza causata dal Covid-19. Giuseppe Falcomatà,
37 anni, sta traendo forza dall’altruismo dei suoi concittadini
con cui vorrebbe condividere presto uno sguardo rivolto
al mare.
Qual è l’immagine o l’episodio che le è rimasto più impresso
in questo periodo particolare?
Sicuramente corso Garibaldi deserto. È la via principale
della nostra città, di solito piena di persone che passeggiano
tra le vetrine dei negozi e i bar, è il cuore pulsante delle
attività, un luogo d’incontro e di vita sociale per i reggini.
Nel vederlo senza nessuno, ho sentito fortemente la mancanza
di tutto questo.
Che cosa resterà a tutti noi di questa esperienza? E come
cambierà il futuro della città?
Rimarrà un grande senso di comunità e tanta solidarietà
che i miei concittadini hanno riscoperto in queste settimane.
Abbiamo compreso che i problemi dell’uno sono quelli
Giuseppe Falcomatà
dell’altro. Questo è l’ingrediente principale per affrontare la
fase due.
Come è stato il suo rapporto con i cittadini in queste settimane?
L’abbiamo vista andare per la città e con forza invitare
qualcuno a “passare pa casa”…
Il mio è stato un rapporto diretto, quotidiano, giornaliero, ora
per ora e minuto per minuto. È fondamentale che le informazioni
vengano dalle istituzioni e che i cittadini si rivolgano
a queste. Sono stato presente anche attraverso pochissimi
rimbrotti verso chi non rispettava le regole. Ma soprattutto
ho comunicato attraverso i social, oltre che con la presenza
lungo le strade e nei quartieri. Sono emerse tante storie poco
conosciute dentro le quali si annida una sofferenza personale
e sociale. Però, la città ha reagito con molti gesti concreti,
pronta a dare una mano a chi non ce la faceva. Ci siamo confermati
un popolo solidale e accogliente.
Cosa le resta di questa difficile esperienza, come uomo e
come primo cittadino?
Un grande senso di vuoto. Abbiamo anche imparato che non
bisogna considerare banale nulla, perché le cose che davamo
per scontate non sono certezze assolute. Siamo fragili e
deboli. Il mio è un invito a godere del quotidiano, quello che
più ci è mancato.
68
«Abbiamo compreso che i problemi dell’uno
sono quelli dell’altro. Questo è l’ingrediente
principale per affrontare la fase due»
© Aliaksandr/AdobeStock
Lungomare Falcomatà
Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare
la ripartenza nei vari settori della vita cittadina?
Devono essere misure complementari a quelle indicate dal
Governo, perché nessuno si salva da solo. Una città metropolitana
non può pensare alla fase due senza il sostegno
centrale. Abbiamo già istituito un fondo di mutuo soccorso
sul quale riceviamo donazioni di privati che stanno consentendo
l’acquisto di mascherine, gel disinfettante e tute. Su
questo fondo convergeranno le rimodulazioni dei fondi del
Pon Metro e di altri finanziamenti, come fondi europei o governativi,
che vogliamo utilizzare per il rilancio, destinando
le risorse al sociale, al mondo del lavoro e al sostegno per
le imprese. Con l’approvazione del bilancio è stata istituita la
Fondazione di comunità, una sorta di ente no profit per gestire
la fase due in maniera condivisa con operatori economici e
associazioni di categoria, consentendo concretamente a un
commerciante di rialzare una saracinesca o a un giovane di
trovare lavoro o realizzare un’idea.
Quali strategie e proposte state studiando per favorire il turismo
nei prossimi mesi?
Molto dipenderà dal distanziamento sociale. Per esempio,
negli stabilimenti balneari il numero di ombrelloni sarà ridotto.
Il nostro teatro da mille posti potrà accogliere meno
persone. Saranno meno o assenti le manifestazioni all’aperto
che, grazie al clima straordinario dalla primavera a tutto l’autunno,
hanno sempre comportato entrate notevoli anche per
le strutture ricettive. Bisognerà ripensare a ogni attività turistica
e culturale in modo diverso. E trovare i modi per compensare
eventuali perdite.
Dove vorrebbe andare o che cosa non vede l’ora di fare non
appena usciti dall’emergenza?
La prima cosa sarà una passeggiata sul lungomare Falcomatà
ad abbracciare, baciare e stringere tutte le persone che
incontrerò. Noi reggini siamo molto fisici nelle manifestazioni
d’affetto, anche per strada.
Questo lungomare è intitolato a suo padre Italo, che è stato
sindaco dal 1993 al 2001. Pensa mai a un consiglio che le
avrebbe dato?
Tutti i giorni lui è un punto di riferimento. Il suo esempio è praticare
la politica con la P maiuscola, quella attenta ai bisogni
dei cittadini, a risolvere i problemi e a programmare le giuste
condizioni per lo sviluppo economico e sociale della città.
comune.reggio-calabria.it
gfalcomataufficiale g_falcomata
g_falcomata_sindaco
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PHOTO
L’ANIMA DELL’ITALIA
La luce solare colpisce una pianta sotto una finestra aperta, Todi, Umbria (2012)
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UN TRIBUTO AL NOSTRO PAESE CHE IL FAMOSO FOTOGRAFO
AMERICANO HA VOLUTO CONDIVIDERE CON LA FRECCIA
Testo e foto di Steve McCurry
Per gentile concessione di stevemccurry.com e sudest57.com
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Ragazzo e ragazza durante le celebrazioni pasquali, Sicilia (2011)
«La parte migliore dell’Italia è la gente.
Non c'è posto più amichevole sul pianeta»
[Steve McCurry]
mi ha richiamato a sé più volte di quante
ne potrei contare. Vivere bene e pienamente:
L’Italia
questa è la filosofia di vita degli italiani, e la
gioia di vivere non li ha abbandonati neppure in questo
periodo.
Negli ultimi due mesi, l’animo degli italiani ha catturato
la nostra attenzione e suscitato il nostro rispetto. Durante
la sfida mondiale al Covid-19, gli italiani hanno
mostrato altruismo e coraggio nell’affrontare una tragedia
inimmaginabile, e nessuno dubita che riusciranno
a trionfare su questa avversità.
In questo momento sono vicino a tutto il popolo italiano.
Siete nel mio cuore.
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Due donne cuciono fuori, Umbria (2012)
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Un uomo legge su una panchina, Ragusa, Sicilia (2017)
Coppia al crepuscolo, Sicilia (2017)
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#MYPOSTCARDFROMITALY
Testo di Giovanni Gastel e challenge fotografica di FeelRouge Worldwide Shows
La finestra è di per sé un’inquadratura del reale che
è di fronte a noi. Ma molto spesso dimentichiamo
di guardare al di là dei vetri, per abitudine o distrazione.
Ora, legati a casa dal virus, è tempo di riscoprire
ciò che si vede dalle nostre abitazioni. È l'idea dell'agenzia
FeelRouge Worldwide Shows, subito sposata da me e
dall’Associazione fotografi professionisti (Afip International)
che ho l'onore di presiedere, per lanciare sui social la competizione
#mypostcardfromitaly #feelrougews.
La bellezza e la normalità sfilano davanti alle nostre case
ed ecco quindi la gioia di documentarle dai balconi e dalle
finestre senza contraddire l’ordine sacrosanto di restare a
casa.
Migliaia di fotografie già arrivate testimoniano un Paese
che, in questa sospensione temporale e assenza di persone,
è sempre più metafisico. Se, come speriamo, mai più si
verificheranno condizioni simili, resterà questa vastissima
ricerca a raccontare una situazione drammatica e, insieme,
di stupefacente teatralità.
Per partecipare a quella che diventerà, un giorno, una
grande mostra collettiva è sufficiente pubblicare online, su
Facebook, Twitter o Instagram, le foto scattate da casa con
l’hashtag #mypostcardfromitaly.
Immagini che stringono in un grande abbraccio l’Italia tutta.
giovannigastel.it | feelrougews.com
Giovanni Gastel Fotografo
giovanni_gastel
giovanni_gastel
San Simpliciano
© Giovanni Gastel
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PHOTO
Blu
© Consuelo Canducci
Napoli
© Enrico Procentese enryhills
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© ciarazola
© Alessandro Le Petit
© willy
Torino
© Paolo Virdis
A rainy day
© Vera Rossi
Courtesy Galleria Antonia Jannone
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PHOTO
Milano
© Iciar Alzola
Friday night
© Simona Lomolino
© Pierluigi Signor
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Roma
© Francesca Romana Semerano
Adjustments
© Matteo Rastelli © Alessandro Gaja
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TRAVEL
LA MEMORIA
DELLA BELLEZZA
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BORGHI INCANTATI, PAESI ISOLATI, EREMI
SEGRETI. LA RICCHEZZA NASCOSTA
DELL’ITALIA È VIVA NEI RICORDI DI TUTTI.
E RIVEDERLA, DOPO L’ISOLAMENTO FORZATO,
SARÀ COME REALIZZARE UN SOGNO
di Osvaldo Bevilacqua
© Paolo Giovanni/AdobeStock
Craveggia (VB)
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TRAVEL
Èun momento inverosimile
per tutti questo, specialmente
per chi, come me, è
abituato a viaggiare, a visitare borghi,
città, parchi, isole. Una dimensione irreale
e inimmaginabile. La “clausura”,
purtroppo necessaria, in cui siamo da
settimane mi fa sentire sempre di più
la mancanza del contatto con la mia
gente, la stretta di mano, l’abbraccio,
la carezza a un bambino o a un centenario
incontrato in un borgo sperduto
della Sardegna e ben venga,
speriamo non sia ancora lontana, la
mega festa dell’abbraccio. Mi manca,
insomma, la nostra Italia!
Un Paese che, lo sappiamo, è un tesoro
inesauribile. Io ne so qualcosa. Da
40 anni e più lo attraverso in lungo e
in largo e ogni volta ci trovo qualcosa
di nuovo, qualcosa che ancora non
avevo visto. D’altronde, l’Italia non è
soltanto quella delle nostre splendide
città, di Firenze, Roma, Venezia, Palermo,
Napoli, Milano. Non è solo quella
dei tantissimi beni patrimonio Unesco
(materiali e immateriali): da Castel del
Monte (BT) ad Assisi (PG), da Piazza
Armerina (EN) alla Costiera amalfitana
(SA).
L’inestimabile ricchezza dell’Italia si
trova nei mille borghi incantati, nei paesi
nascosti, negli eremi isolati e, forse
soprattutto, in quello sterminato patrimonio
di collezioni, musei, esposizioni
sparso per la Penisola.
Un esempio, in Piemonte, è Craveggia,
con il tesoro custodito nella parrocchia
del delizioso borgo della Val Vigezzo,
in provincia di Verbano-Cusio-Ossola.
Una cittadina di 750 abitanti in uno dei
tanti bacini che compongono la Val
d’Ossola, o da essa si diramano, parte
delle comunità limitrofe del Parco
Naturale della Val Grande. Cosa ci potrebbe
essere più lontano dall’eleganza
di Parigi, dal lusso di Versailles? Eppure,
chiedete a qualcuno del paese
della settecentesca parrocchia dedicata
ai santi Giacomo e Cristoforo. Da
fuori sembra una normale chiesa valligiana
ma, una volta entrati, un soffitto
decorato in oro zecchino ci introduce
degnamente a un tesoro inaspettato.
Per vie diverse e per vari secoli si sono
conservati qui oggetti rari e magnifici
provenienti dall’aristocrazia di Francia.
Un ostensorio in oro, brillanti e ametiste
fabbricato a Parigi, e libri antichi,
arredi e paramenti tutti di fattura transalpina.
A una parete, un ciclo di dipinti
su tavole di rame viene direttamente
dalla Cappella Reale di Versailles. In
una teca c’è il drappo mortuario di Luigi
XIV, il famoso Re Sole, ricamato in
oro e argento di Gobelin. Un piviale da
parroco di campagna, in una sorta di
strano e incredibile contrappasso, è ricavato
con parti dell’abito da sposa di
Maria Antonietta, la sfortunata regina
dei francesi. Tutto frutto del lavoro e
della tradizione secolare di abili artigiani
locali chiamati alla Corte di Francia
per la loro bravura e competenza.
Dove lo trovate un posto così se non
in Italia?
A Tuscania (VT), una delle più belle
città del Lazio, c’è un piccolo Museo
archeologico, poco conosciuto: un
lungo percorso fatto di ceramiche
etrusche, sculture romane, mosaici.
Qui si trovano le tombe della famiglia
Curunas, splendidi sarcofaghi con coperchi
dalle realistiche fattezze del
defunto. Il museo ha la sua sede nel
convento francescano della chiesa di
Santa Maria del Riposo ed è dotato anche
di un fantasma etrusco che nella
notte si palesa fra le sale. Così, almeno,
sostiene qualcuno.
Uno scorcio dell’isola di Lampedusa
© Giacomo/AdobeStock
«È un’Italia da sogno quella che immaginiamo ogni giorno e che ci aiuta a tirare avanti.
Ripartiremo presto per raggiungere la meta che più ci affascina»
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Rai Libri, pp. 256 € 18
A Foligno (PG), c’è il Museo della Stampa
con la prima edizione della Divina
Commedia a caratteri mobili.
A Pietrarsa, a una ventina di minuti di
treno dalla Stazione di Napoli Centrale,
c’è il Museo Nazionale Ferroviario per
chi vuole fare un tuffo nella memoria
fra treni e vagoni noti e meno noti.
Un’isola sognata da tutti, Lampedusa
(AG), con il suo mare incontaminato, le
spiagge ancora selvagge considerate
dai giornali americani tra le più affascinanti
al mondo. Un vero paradiso
made in Italy. Insomma, un patrimonio
artistico e naturale inestimabile che ho
provato a descrivere, solo in piccola
parte, nel mio ultimo libro Il Paese dei
mille paesi.
Oggi, senza chiudere gli occhi, mi vengono
in mente persone, vie, palazzi,
chiese. Anche se bloccati nelle nostre
case, i ricordi, i libri, le foto ci aiutano
a rivedere la nostra Italia. E insieme a
questi, le tante iniziative che nelle ultime
settimane stanno provando a farci
sentire vicini i luoghi più lontani. Penso
ai musei virtuali italiani che oggi ci
permettono di passeggiare nelle sale
momentaneamente chiuse. I Musei
Vaticani, la Pinacoteca di Brera sono
ora a portata di click e le Scuderie del
Quirinale hanno addirittura deciso di
regalarci qualche capolavoro della
mostra di Raffaello purtroppo momentaneamente
sospesa.
Serve tenere viva la memoria del nostro
patrimonio, ed è bello potersi
godere l’Italia a casa propria. Aiuta a
superare i momenti difficili. Io la chiamerei
un’Italia da sogno. Quella che
immaginiamo ogni giorno, che ci aiuta
a tirare avanti. La memoria che teniamo
viva è già il futuro: una meravigliosa
speranza per il tempo che verrà. Perché
quando finalmente potremo tornare
a muoverci, tutto questo tempo
non sarà stato inutile. Ci riverseremo,
con ancora più entusiasmo, nelle nostre
città d’arte dopo averle desiderate
per così tanto tempo. Goethe, nel suo
celebre Viaggio in Italia, raccontando
della sua visita a Roma, ricordava di
aver passato tutta la vita a guardare
le immagini delle bellezze del Paese,
nei dipinti della casa paterna, nei libri
universitari, nelle copie studiate, desiderando
ardentemente una sola cosa:
vederle dal vivo. Per noi, per la prima
volta sarà così. Abbiamo dato un po’
per scontate le meraviglie di casa nostra
perché le sentivamo a portata di
mano. Dopo il forzato allontanamento,
vedere un paese, un borgo, una piazza
sarà davvero come realizzare un sogno.
Ripartiremo su un treno per raggiungere
la meta che più ci affascina. Da
sempre, da quando l’Italia è diventata
una nazione, sono i treni che ci hanno
accompagnato in ogni angolo del Paese,
facendoci godere, in tutta comodità,
la bellezza del viaggio. È questo
il futuro che immagino, un futuro che
fortunatamente appare sempre più vicino
e sempre più a portata di mano.
Perché l’Italia non può vivere senza il
suo turismo, che non è solo il rito della
Tuscania (VT)
CASA OSVALDO
La pagina Facebook di Osvaldo
Bevilacqua ospita i video di Casa
Osvaldo, realizzati per portare un
po’ di serenità nelle case degli
italiani durante l'isolamento causato
dal coronavirus, che hanno subito
incontrato grande favore fra il
pubblico del web. Tra consigli,
interviste, immagini, anche un
pezzo televisivo sullo splendido
borgo di Altamura. La bianca
cattedrale romanico-pugliese,
la rievocazione medievale e,
soprattutto, le entusiasmanti scoperte
paleontologiche e preistoriche (la
strabiliante Laguna dei dinosauri e
l’enigmatico uomo di Altamura) hanno
fatto la gioia di oltre 100mila visitatori.
Un modo per scoprire anche sul web
le meraviglie del nostro Paese.
osvaldobevilacquaofficial
vacanza, delle spiagge affollate, delle
file ai musei. Turismo non è solo un
settore economico di svariati miliardi
di euro, ma una parte essenziale della
vita del Paese, fatta di scambi, contatti,
conoscenze, amicizie. Turismo
è viaggiare e viaggiare è essenziale a
vivere. Così il futuro lo immagino su un
Frecciarossa, comodamente seduto, in
attesa di raggiungere la destinazione
che ho tanto desiderato in queste settimane.
Con in testa e nel cuore l’orgoglio
per la prova che questo Paese ha
saputo superare, rispettando le regole
e stringendosi intorno al personale
medico e infermieristico che ci ha permesso
di poter ancora sognare l’Italia
del futuro.
© Ragemax/AdobeStock
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TRAVEL
IN CAMMINO
PER LA RIPRESA
IL FUTURO DEL TURISMO È NEL MOVIMENTO SLOW, A CONTATTO
CON LA NATURA E LONTANO DAGLI ASSEMBRAMENTI
di Valentina Lo Surdo
valentina.losurdo.3 ValuLoSurdo ilmondodiabha
ilmondodiabha.it
non è ferma, anche
se stiamo a casa. Perché
L’Italia
il mondo dei cammini,
proprio in queste settimane di quarantena,
vive un periodo di prezioso
fermento. L’invito a camminare, a immergersi
nell’esperienza di una vacanza
al ritmo dei propri passi, sembra
la risposta ideale per il rilancio delle
attività turistiche. Dopo il fermo a casa,
infatti, il desiderio di movimento all’aria
aperta è tra le attività in assoluto
più desiderate dai cittadini e il turismo
di prossimità si candida a scelta
privilegiata per una ripresa graduale,
a contatto con la natura e lontano
dagli assembramenti del turismo di
massa. Un’opportunità perfettamente
in linea con l’attenzione che da anni il
ministro Dario Franceschini dedica ai
cammini italiani, che offrono un tipo di
turismo accessibile a tutte le fasce di
popolazione, sfruttando antiche vie di
pellegrinaggio e una vastissima rete
sentieristica che unisce ogni angolo
del Paese.
Di tutto questo ci offre testimonianza
Paolo Piacentini, fondatore e presidente
nazionale di FederTrek, e referente
per i cammini presso il ministero
per i Beni e le Attività culturali e per il
Turismo. «Il ritorno di Franceschini alla
guida del MiBACT, nel settembre 2019,
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© Alberto Conte ItinerAria
Lungo il Cammino di Oropa, tra le colline del Piemonte
ha portato a una rinnovata attenzione
nei confronti del viaggio lento e degli
itinerari a piedi nel nostro Paese. Già
nel suo precedente mandato, dal 2014
al 2018, aveva lavorato per conferire un
ruolo centrale alle attività slow, al punto
che il piano strategico del turismo
ancora in vigore sposa in pieno il tema
della sostenibilità sociale, economica
e ambientale, dell’accessibilità e
dell’inclusione utilizzando il viatico dei
cammini e abbracciando anche il tema
delle ciclovie e dei treni storici».
E a proposito di binari, Piacentini ricorda
che il ministro ha deliberato di dedicare
il 2020 proprio alla promozione
dei treni turistici, coinvolgendo la Fondazione
FS Italiane. «Il rilancio dei treni
storici rappresenta un tema di grande
fascino e l’intesa tra Franceschini e il
direttore generale della Fondazione
FS, Luigi Francesco Cantamessa, lascia
intravedere scenari entusiasmanti»,
afferma.
Un’altra new entry estremamente
promettente è Lorenza Bonaccorsi in
qualità di sottosegretario con delega
al Turismo: «Una figura di grande impulso,
appassionata di cammini, estremamente
dedita e competente», sottolinea
il presidente di FederTrek.
La concretezza con cui il MiBACT lavora
su questo fronte è subito chiarita
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TRAVEL
dal volume dei numeri coinvolti. «Un
aspetto fondamentale è rappresentato
dal recupero dei finanziamenti che
erano stati inclusi nella delibera Cipe
di quattro anni fa: 60 milioni di euro a
sostegno di un’importante parte dei
cammini italiani. Era il 2016, nominato
Anno nazionale dei cammini, che
vide la nascita dell’Atlante digitale dei
cammini, un ingente progetto di censimento
nazionale che sarà concluso
nei prossimi mesi».
E così, paradossalmente, proprio ora
che il Paese è fermo, il turismo lento
vive l’opportunità di recitare un ruolo
da protagonista per la ripartenza.
«Sarà una delle fonti di ripresa più
coerenti con il bisogno fisiologico di
ricominciare con un passo diverso. Il
turismo rappresenta il 13% del Pil ed
è il momento di ripensarlo a misura
dello shock economico che stiamo
vivendo. L’occasione per insistere sul
concetto di sostenibilità diffusa sul
territorio, portando visibilità anche
all’Italia minore. Cammini, dunque, ma
anche puro escursionismo e cicloturismo,
ultimamente in forte crescita»,
prosegue Piacentini.
E mentre il Governo lavora per la ripresa
di attività turistiche a misura
d’uomo, il movimento dei cammini in
Italia si sta sviluppando in modo esponenziale.
È di queste ultime settimane
la creazione della campagna #iocamminoinitalia,
un’iniziativa partita dal
basso che vede protagonisti tutti gli
operatori dei più importanti itinerari
italiani. «Il ministero è a conoscenza
di questa iniziativa, perfettamente coerente
con la scelta di Franceschini e
del nuovo direttore generale del Turismo
al MiBACT, Flaminia Santarelli,
di puntare sul turismo di prossimità e
delle aree interne».
Piacentini sta curando anche questa
fase di convergenza tra gli esperti
del viaggio a piedi e gli scenari offerti
dal MiBACT. «È una fase di ascolto e
monitoraggio su entrambi i fronti, una
delicata operazione di raccordo che
coinvolge realtà imprescindibili come
il Cai - Club alpino italiano, artefice
dell’immenso progetto Sentiero Italia,
6.880 km sull’intera Penisola, che sta
lavorando all’elaborazione del catasto
di tutta la rete escursionistica. L’obiettivo
è mappare entro il 2021 circa
100mila km di sentieristica: un presidio
nazionale d’eccellenza, che distribuisce
un indotto rilevante offrendo
spazio, per esempio, anche al sistema
d’accoglienza dei rifugi».
Italia Coast to Coast, Cannara, Umbria
«L’Italia che cammina in Italia sarà una delle fonti di ripresa più coerenti
con il bisogno fisiologico di ricominciare con un passo diverso»
© Simone Frignani
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© Alberto Conte/ItinerAria
Via Francigena nella zona di Montalcino, Toscana
Così l’Italia riparte al ritmo lento dei
propri passi: dai cammini storici come
la Via Francigena, per la quale è in
corso la procedura per il riconoscimento
Unesco, ai percorsi di prossima
apertura, come quelli previsti
nel 2021 ispirati a Dante Alighieri per
celebrare i 700 anni dalla sua morte,
comprendendo nel mezzo le dozzine
di itinerari che legano tutte le regioni
italiane e hanno superato la valutazione
degli 11 criteri messi a punto dalla
Direzione generale del Turismo, per
essere inclusi nell’Atlante digitale. E,
in attesa di rimetterci in marcia, sono
tantissime le iniziative che popolano
il web: dalle dirette quotidiane diffuse
dal gruppo Facebook Io cammino in
Italia alle trasmissioni di Radio Francigena,
la voce ufficiale dei cammini,
dal contest fotografico della Compagnia
dei cammini agli incontri di Smart
walking della Rete nazionale donne in
cammino.
«Puntiamo dunque sul turismo domestico,
sull’Italia che va in Italia, nel
pieno rispetto delle norme di distanziamento
e sanificazione. Criteri che
sono facilitati proprio nella dimensione
escursionistica a contatto con la
natura». È ottimista Piacentini: «Abbiamo
la consapevolezza che tutto
sarà diverso. Ma ne faremo l’occasione
per puntare sul turismo di qualità».
federtrek.org | beniculturali.it
Trekking alle Cinque Terre, Liguria
© Alberto Conte/ItinerAria
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TRAVEL
ALTO ADIGE
IL GUSTO È GIOVANE
DALLA COLTIVAZIONE DEI FUNGHI FINO AI RISTORANTI STELLATI,
NELLA REGIONE AUMENTANO LE IMPRESE DI UNDER 35 CHE
PUNTANO A RIVALUTARE LE SPECIALITÀ LOCALI
di Alessandra Iannello - a cura di VdGmagazine.it
Il vero tesoro di un Paese sono i
giovani. Come la linfa nuova è
vitale per il corretto sviluppo di
un albero, così le nuove generazioni
sono fondamentali affinché l’economia
di un territorio prosperi. Lo sanno
bene in Alto Adige, dove sono state
messe in campo politiche mirate a
far tornare chi aveva lasciato la regione
per studiare o cercare fortuna
altrove. Incentivo che ha portato a un
aumento significativo delle imprese
giovanili (+3,8%), tanto che ad oggi su
59.339 aziende circa 4.550 appartengono
o sono dirette da under 35. Più
Stefan Senfter e il suo Waldruhe
© Harald Wisthale
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© Andreas Kalser
Andreas Kalser e Josef Obkircher del Kirnig Bio Edelpilze
della metà fanno parte del settore
agroalimentare e della ristorazione,
prevalentemente impegnate nella riscoperta
e nel rilancio dei prodotti del
territorio.
Nell’antico maso “im Thal” di Aldino
(BZ), i produttori Andreas Kalser e Josef
Obkircher hanno recuperato un
vecchio fienile ricreando le condizioni
ideali per la coltivazione biologica di
funghi nobili altoatesini con il progetto
Kirnig. Una sfida, iniziata nel 2017,
che valorizza il passato guardando al
futuro e a uno dei mercati principali
del territorio, l’enogastronomia. Contro
ogni previsione, i due giovani hanno
lavorato duramente e oggi, oltre ai
tipici cardoncelli, producono anche i
cino-giapponesi Shiitake.
Si deve a Oskar Messner, un giovane allevatore-cuoco
del ristorante Pitzock
di Funes, il salvataggio della Villnösser
Brillenschaf, la pecora con gli occhiali.
Riconosciuta dall’Ue come razza ovina
in via d’estinzione, è fra le più antiche
d’Europa. Si hanno sue notizie già
nel ‘700, quando i contadini allevavano
il cosiddetto Pötscher, una pecora
nota per il particolare disegno attorno
agli occhi e sulle orecchie. Fino a dieci
anni fa in tutta la Val di Funes, zona
di origine della Villnösser Brillenschaf,
resistevano soltanto 150 esemplari
che oggi, grazie a Furchetta,
un’associazione di tutela che raggruppa
più di 50 contadini-allevatori,
sono oltre 700. Oskar ha ripreso ricette
antiche per la trasformazione
della carne d’agnello e ha iniziato a
produrre insaccati e specialità culinarie,
mentre i tagli freschi vengono
commercializzati in tutto l’Alto Adige
e smistati verso i ristoranti più raffinati
del territorio. Inoltre, la lana della
Villnösser Brillenschaf viene lavorata
dalle donne della Val di Funes, specializzate
nella produzione di pantofole
e berretti attraverso tradizionali
tecniche di lavorazione dell’uncinetto
e di infeltrimento della lana cardata.
Oskar Messner e la pecora con gli occhiali
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TRAVEL
Alexander Höller / Gli asparagi di Terlano a marchio Margarete
A Terlano, invece, è la produzione di
asparagi bianchi a mantenere in vita
una tradizione nata oltre un secolo
fa, grazie al lavoro di contadini locali.
Per salvaguardare questo ortaggio,
Cantina Terlano ha implementato il
marchio Margarete con un progetto
europeo guidato dal trentenne
Alexander Höller. Appongono il marchio
ai loro asparagi 15 produttori,
anche membri della Cantina, che seguono
le tecniche di coltivazione e
consumo a chilometro zero. Entro due
ore dalla raccolta, infatti, gli asparagi
vengono inviati con l’automezzo Margarete
Spargel a Cantina Terlano che,
dopo il lavaggio e il raffreddamento,
provvede alla consegna. Inoltre, tramite
il sistema digitale Margarete, viene
garantita la tracciabilità dell’intera
filiera di ogni singolo asparago.
Per le loro birre Jan Piazza, Carmelo
Li Pomi, Tobia Moroder e Diego Perathone
non solo hanno scelto un nome
ladino, la lingua parlata nel Südtirol,
ma hanno rafforzato l’appartenenza
al territorio abbinando a ognuna delle
otto tipologie un numero che corrisponde
all’altezza delle cime delle
Dolomiti Gardenesi intorno a Ortisei,
dove ha sede la loro Mönpiër de Gherdëina.
Qui sono prodotti ogni anno
circa 70mila litri di birra impiegando
solo l’acqua pura della fonte Cunfin, ai
piedi del Sassolungo, rilanciando una
tradizione birraia che in queste zone è
nata intorno all’anno Mille.
Poi c’è Thomas Ortler, che è stato
commis de cuisine a Berlino nella celebre
pasticceria Cinco by Paco Perez,
poi chef nel ristorante due stelle Michelin
Konstantin Filippou a Vienna e
due anni fa è tornato nella sua Glorenza
per realizzare il sogno più grande:
raccontare se stesso e l’amore per il
territorio attraverso i suoi piatti. Così è
nato il Flurin, di cui è chef patron. Le
sue proposte culinarie sono un ritorno
alle origini, quando niente andava
buttato e anche gli scarti venivano riproposti
in piatti che esprimevano l’inventiva
di chi era in cucina. Nel menù
del ristorante spiccano ingredienti locali
e stagionali come il pollo di Cengles
(frazione del comune di Lasa, in
Val Venosta), il graukäse, formaggio
Jan Piazza e le birre Mönpiër de Gherdëina
© Martin Corradini
grigio della Valle Aurina, e il gambero
di torrente.
Anche Stefan Senfter ha girato il mondo,
scivolando con il suo snowboard
sulle nevi delle località più cool. Oggi,
invece, si destreggia nella cucina
del Waldruhe, uno dei pochissimi ristoranti
altoatesini che vanta il sigillo
Slow Food. Situato a Sesto, in un
maso costruito più di 500 anni fa, propone
tra le specialità canederli, ravioli
Schlutzkrapfen, filetto di cervo e trota.
Ricette che Stefan cucina reinterpretando
in chiave moderna gli insegnamenti
di sua nonna.
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Il ristorante Flurin / Thomas Ortler
© Hotel Elephant Bressanone
© Hotel Elephant Bressanone
© Hannes Niederkofler
Mathias Bachmann / Proposte del ristorante Apostelstube
Ha solo 33 anni Mathias Bachmann
e vanta già una stella Michelin con il
suo Apostelstube dell’Hotel Elephant
di Bressanone. Figlio d’arte – suo
papà Helmut è uno dei cuochi più famosi
d’Italia e autore di libri di cucina
di successo – Mathias ha lavorato al
Tantris di Monaco con Hans Haas e
alla Torre del Saracino di Vico Equense
con Gennaro Esposito. All’Apostelstube,
quattro tavoli per un massimo
di 20 posti, sperimenta per pochissimi
avventori ricette realizzate con ingredienti
locali come il maialino da latte
su crema di birra scura, il fegato grasso
con grano saraceno o i fagottini di
oca su crema di nocciole e salsa di
tartufo.
Anche Stefano Cavada, food blogger
da decine di migliaia di follower, dopo
aver trascorso alcuni anni a Londra e
a Parigi, è rientrato in Alto Adige per
raccontare e condividere, in particolare
su Instagram, piatti e tradizioni
del territorio. Ha iniziato con le video
ricette su YouTube e nel 2018 è sbarcato
in televisione con la prima edizione
del programma SelfieFood su La7d,
mentre lo scorso anno ha pubblicato
il suo primo libro, La mia cucina altoatesina
- 45 ricette per ogni occasione
(Athesia, pp. 143 € 19,90). Una guida
per riconoscere i prodotti di qualità
e tradurre al meglio l’Alto Adige nel
piatto.
kirning.com | pitzock.com
cantina-terlano.com
monpier-gherdeina.it | flurin.it
sexten.it | hotelelephant.com
stefanocavada.it
Stefano Cavada
© Maria Martus Photography
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TRAVEL
MADE IN ITALY
A DOMICILIO
© Yaruniv-Studio/AdobeStock
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DALLA LOMBARDIA ALLA CAMPANIA, LE RESTRIZIONI DOVUTE ALLA
PANDEMIA HANNO ACCELERATO LO SVILUPPO DELL’E-COMMERCE
PER I PICCOLI PRODUTTORI AGRICOLI
di Andrea Guolo
A
Roma c’è il Pacco salva
dispensa del contadino,
consegnato direttamente a
casa attraverso la piattaforma online
di Coldiretti. In Lombardia, la regione
più colpita dal coronavirus, oltre 250
imprese di Confagricoltura portano a
domicilio la spesa attraverso l’iniziativa
Negozi in casa tua. In provincia di
Bari, dal portale I prodotti dal campo
alla tavola di Cia - Confederazione italiana
agricoltori, è possibile ordinare
le uova della società Avicola Debernardis,
l’olio de L’Auricarro o i formaggi,
sottoli e taralli della Masseria Chinunno.
Questi sono solo tre esempi
di un movimento economico in piena
attività: quello dei piccoli produttori
che si mettono in rete, con il sostegno
delle associazioni agricole, per portare
al cliente finale alimenti tipici del
territorio, superando gli ostacoli e le
limitazioni del lockdown. Una soluzione
nata dall’emergenza ma destinata
a continuare quando lentamente si
tornerà alla normalità, perché anche
nel mondo agricolo nulla sarà più
come prima. La pandemia, in questo
caso, ha fatto da acceleratore, stimolando
aziende potenzialmente restie
al commercio elettronico a superare
l’ostacolo, aggiungendo il canale
online alla vendita diretta attraverso
spacci aziendali e mercati. Un vantaggio
per il consumatore, che acquista
la sua spesa da produttori identificabili
e direttamente responsabili della
loro qualità, ma anche per l’azienda
agricola, in termini economici e di visibilità.
«Lavoreremo sempre più su sistemi
di vendita online e consegna a domicilio,
conservando la filosofia del
chilometro zero e stimolando il consumo
delle tipicità italiane», afferma
Carmelo Troccoli, direttore di Campagna
Amica. I prodotti più richiesti,
secondo l’osservatorio di Coldiretti,
sono frutta e verdura di stagione, che
precedono farine, latte e altri ingredienti
essenziali. La vera rivelazione è
stata quella del Pacco salva dispensa,
© Coldiretti
confezionato in quattro formati: da 30
e 50 euro, bio e veg. «Inizialmente a
Roma, dove abbiamo un potenziale
massimo di 450 consegne al giorno,
abbiamo raggiunto il sold out in soli
sette minuti dall’inserimento nel sito.
Ora consegniamo tremila pacchi alla
settimana nella Capitale e duemila a
Milano, oltre non possiamo andare».
In più, tramite il sito e l’app Campagna
amica, si possono raggiungere circa
quattromila aziende in tutta Italia e
Coldiretti sta implementando il sistema
per arrivare, entro maggio, alla gestione
in automatico degli ordini. Confagricoltura
intanto si sta muovendo
sul territorio per supportare le iniziative
delle singole imprese. A Torino
è nata la campagna Arrivano i nostri,
in Toscana è stata ideata Maremma a
domicilio, con il 10% degli incassi devoluti
alla Croce Rossa, e a Salerno va
per la maggiore La spesa a casa tua,
con ortaggi di stagione, mozzarella di
bufala, formaggi di pecora e capra,
miele, limoni e marmellate. Mentre
la proposta di Cia, attraverso il nuovo
portale, non si limita ai prodotti tipici
ma arriva a comprendere i piatti preparati
dagli agrichef: «Così rafforziamo
un legame importante tra i produttori
agricoli e le famiglie italiane»,
sottolinea il presidente nazionale Dino
Scanavino.
I contadini possono contare anche
sulle app messe a punto per la spesa
a domicilio, in crescita esponenziale
soprattutto nelle grandi città, per far
arrivare ortofrutta, carni, latticini e altri
beni di prima necessità. È il caso di
Cortilia, attiva in Lombardia, Piemonte
ed Emilia-Romagna, che grazie a 200
produttori selezionati ha raddoppiato
gli ordini senza peraltro riuscire a
soddisfare tutte le richieste. Un’altra
piattaforma dedicata al cibo fresco e
tipico è L’Alveare che dice Sì, nata a
Torino e composta da gruppi di acquisto
(gli alveari, appunto) che interagiscono
con produttori iscritti al sito. C’è
poi Smart Food, che opera a Milano
e dintorni ed è specializzata in prodotti
biologici freschi e confezionati.
A Roma, infine, è arrivata Ortelia, con
un’offerta di prodotti nazionali ma con
un occhio specifico sull’agricoltura laziale.
campagnamica.it
confagricoltura.it
cia.it
93
WOMEN
Immagine ufficiale dell’appello Se non ora quando - Libere
EUROPA
IL FUTURO
È DONNA
SI PUÒ RIPARTIRE SOLO
METTENDO AL CENTRO
IL TALENTO FEMMINILE.
HA RACCOLTO 16MILA FIRME
L’APPELLO RIVOLTO ALL’UE
DA VOLTI NOTI COME CRISTINA
COMENCINI E JO SQUILLO
di Cecilia Sabelli [Movimento Se non ora quando - Libere]
Se anche ci avessero avvisato, mai avremmo creduto,
fino a prima dello scoppio della pandemia,
che un giorno in tutto il mondo ci si sarebbe fermati
e che qualcuno ci avrebbe detto: tornate nelle vostre
case e restateci fino a data da destinarsi. Trasferite lì i vostri
uffici, da lì curate i vostri malati e istruite i vostri bambini. Da
lì, preoccupatevi solo dei beni e dei bisogni primari, perché
è in gioco la salute e la sopravvivenza di tutti: ciò che
è superfluo non conta più. Invece, è successo davvero. Ed
è successo anche altro: in questo improvviso vuoto abbiamo
ritrovato il contenuto. Cioè, la soluzione per salvarci non
solo dalla vita di adesso ma anche da quella che conducevamo
prima. Tutti, ascoltando i tragici bollettini della Protezione
civile, ci siamo sentiti vulnerabili; ci siamo preoccupati
di come accudire, materialmente ed emotivamente, i
nostri cari o le persone sole e a rischio che conoscevamo;
ci siamo sentiti sconvolti dalla riorganizzazione dell’attività
lavorativa o scolastica. Tutti abbiamo provato gratitudine e
ammirazione per chi, pur di prestare servizio alla comunità,
metteva in pericolo se stesso e la propria famiglia; tutti
abbiamo accennato un sorriso alla notizia di una nuova nascita
e abbiamo rinunciato a qualcosa, qualcosa di grande,
a volte, come essere presenti dinanzi alla sofferenza o alla
morte di chi amiamo.
È così che i valori, comunemente definiti privati e storicamente
terreno dell’esperienza femminile, cioè quelli della
cura dei corpi e delle vite, anche quelle più fragili, le relazioni,
la scuola, il lavoro, la famiglia, l’economia, si sono
riscoperti valori di un’intera comunità. Ciò su cui sono fondate
e reggono, non soltanto nei momenti di crisi, le nostre
società. Non è dunque un caso che, in una scena pubblica
dominata da figure maschili poco predisposte a trovare
accordi comuni, quando si è iniziato a parlare di intervento
dell’Europa le donne per prime abbiano alzato la voce.
94
Scienziate, scrittrici tra cui Elena Ferrante e Annie Ernaux,
registe come Margarethe von Trotta, l’8 aprile hanno firmato
l’appello di Se non ora quando – Libere, per dire «basta
agli egoismi nazionali» e affermare che «è giunto il momento
di ricostruire i nostri Paesi con un grande progetto
comune che metta al centro gli esseri umani» e che faccia
sempre più assegnamento sui talenti, l’intelligenza e il cuore
delle donne.
L’appello, firmato da oltre 16mila persone, è stato recapitato
lo scorso 23 aprile ai governanti europei, insieme a un
video in cui abbiamo raccolto le richieste di donne e uomini
per chiedere iniziative forti su Europa, donne e ambiente.
Tra loro anche le seimila Sardine, movimento nato come
noi nelle piazze e voce importante della società civile.
«Il Consiglio europeo è stato un successo, i governanti hanno
deciso di muoversi insieme con un progetto di ricostruzione
finanziato in comune», spiega la regista e scrittrice
Cristina Comencini, volto dell’iniziativa. «Si apre ora lo scenario
Italia: chi e come verranno gestiti i fondi? La preoccupazione
c’è, visto che nella task force le donne sono poche
e tra gli esperti sono praticamente assenti. Vogliamo che
ora lo Stato italiano impieghi gli aiuti per le infrastrutture
connesse alla scuola e alla salute; per affrontare il dramma
della crisi demografica, problema europeo ma che nel nostro
Paese è di entità spaventosa. Vogliamo si investa sullo
stato sociale delle donne, per permettere una scelta libera
della maternità, per favorire la condivisone con gli uomini e
la possibilità per le donne di avere contemporaneamente
dei figli e una carriera». E conclude con spirito combattivo:
«Dovranno esserci anche le donne a decidere su questo,
non lo chiediamo ma lo esigiamo».
Quanto questa epidemia abbia visto loro protagoniste è
sotto gli occhi di tutti. Alle casse, in corsia, nelle farmacie,
nei laboratori, nei luoghi indispensabili alla sopravvivenza
nei giorni di quarantena: erano quelle presenti in maggioranza.
Lontane da casa, come il The New Yorker le ha
rappresentate in una delle più belle copertine di sempre,
«le donne erano a lavorare, in rapporto quotidiano con le
Cristina Comencini, volto dell'iniziativa
difficoltà di tutti noi sconvolti dalla pandemia e gli uomini
invece tutti scienziati ed esperti, tutti in televisione o nei
comitati a prendere le decisioni», fa notare la cantante
Jo Squillo, tra le primissime firmatarie dell’appello. «Sulle
donne più di tutte ha pesato questa emergenza e su di loro
peserà la crisi che ci aspetta se non approfittiamo di questa
occasione per riscrivere le regole di una vita più umana»,
prosegue. E se non sarà l’Europa a investire sulla cura delle
persone e del pianeta, chi altri del panorama internazionale
potrà farlo? Il nostro gruppo, che altre volte nella storia del
nostro Paese ha saputo individuare il momento giusto per
agire, non ha dubbi: serve un salto di civiltà, è il momento
che la cultura delle donne diventi la cultura di tutti. Per noi,
per le generazioni a venire e per chi non c’è più.
cheliberta.it
senonoraquandofanpage
© Douglas Kirkland
Se non ora quando (2011)
«Serve un salto di civiltà, è il momento che la cultura delle donne diventi la
cultura di tutti. Per noi, per le generazioni a venire e per chi non c’è più»
© Mirko Isaia
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WOMEN
MOM’S LIFE
NEL MESE DELLA LORO FESTA, SEI MAMME SPECIALI RACCONTANO
LA LORO GIORNATA AI TEMPI DEL COVID-19
ELENA
SOFIA
RICCI
[ATTRICE]
di Gaspare Baglio
gasparebaglio
Anche se la nostra chiacchierata è telefonica, esce ugualmente
tutta la simpatia di Elena Sofia Ricci, definita da
molti la regina della fiction, visto il successo di produzioni
come Che Dio ci aiuti su Rai1. Un’attrice di classe e dal talento indiscutibile
anche sul grande schermo. Non a caso, lo scorso anno ha
ricevuto il suo terzo David di Donatello per l’interpretazione di Veronica
Lario nel film Loro, di Paolo Sorrentino.
Dal cinema è tornata in tv con la serie Vivi e lascia vivere, sempre sulla
rete ammiraglia della tv pubblica, diretta da Pappi Corsicato. «Un
regista unico. Ci siamo molto divertiti, è stato un po’ come essere a
La Cage aux Folles», racconta l’attrice che sul set interpreta Laura,
«una donna ruvida, pragmatica, una mamma che non ha tempo per
smancerie. Ama i suoi figli in modo pratico, compiendo azioni apparentemente
scorrette ma necessarie. Dopo aver perso il lavoro,
mette in piedi un’attività di street food vendendo il sartù, piatto tipico
napoletano».
In futuro, ci tiene ad aggiungere, spera di vedere molti food truck
con cibi tradizionali in giro per l’Italia: «Vorrà dire che saremo usciti
da questo momento difficile. Parlo soprattutto per il mio settore, che
sarà l’ultimo a rialzarsi vista l’impossibilità per ora di lavorare rispettando
il distanziamento sociale».
Un argomento, questo, che la tocca fino alla commozione: «Lo
show business non è composto solo dalle persone sotto i riflettori.
C’è gente che lavora dietro di noi, macchinisti, elettricisti, truccatori,
sceneggiatori, sarti, registi. L’occupazione per loro è un bene di prima
necessità, un mondo che il pubblico non si immagina neppure.
Per questo ci stiamo mobilitando, nel nostro Paese alla cultura è
destinato meno dell’1% delle risorse».
La reclusione forzata l’attrice l’ha passata a occuparsi della casa.
«Fin dal primo mese la tata è andata in quarantena, e a risentirne
di più è stata la mia schiena: sia io che mio marito siamo maniaci di
ordine e pulizia». Questo periodo le ha permesso anche di trascorrere
più tempo con le figlie: «Emma, la più grande, vive questo momento
con la frustrazione di chi si sente le ali tarpate: si è laureata
a luglio, doveva spiccare il volo. Maria, la più piccola, veniva da un
mese di punizione, ne aveva combinata una un po’ grossa e poteva
uscire solamente per andare a scuola. Il castigo è finito proprio a
pochi giorni dall’inizio dell’isolamento. La magra consolazione è che
esistono i social e non si sente sola».
Per la Festa della mamma Elena Sofia Ricci è indecisa: «Bisognerebbe
chiedere alle mie figlie cos’hanno in mente di fare. Ma temo
non si ricorderanno». Una risata e il pensiero va subito a un desiderio
da condividere con le persone care. «Ne avevo tanti, di sogni. Oggi
mi accontenterei di andare nel nostro piccolo paradiso al Circeo, a
Punta Rossa. Lì ci sono i nostri amici e già sarebbe un grande dono».
elenasofiaricci.com
ElenaSofiaRicciOfficialPage
elenasofiaof
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LODOVICA
COMELLO
[CONDUTTRICE
TELEVISIVA E RADIOFONICA]
di Cecilia Morrico morricocecili MorriCecili
© Ufficio Stampa TV8
Lodovica Comello ha preso non troppo
seriamente il ruolo di mamma. La giovanissima
conduttrice tv e radio ha da poco
lanciato L’Asciugona, progetto podcast distribuito
ogni mercoledì sui principali canali digitali
(Spotify, Apple Podcast, Google Podcast) e, nella
versione video, sui suoi profili social. Un racconto
ironico e a tratti dissacrante sulla gravidanza e la
maternità. «Ho vissuto con filosofia il lockdown.
Tanto in ogni caso, con l’arrivo di un figlio, una
sorta di quarantena l’avrei dovuta fare. Quindi approfitto
della reclusione per dedicarmi a Teo con
calma, 24 ore su 24, per conoscerci e imparare
a fare la mamma fra poppate, colichette, cambi
pannolini e notti quasi insonni», spiega.
«Una cosa che ci fa sorridere è che siamo chiusi
in casa ma, allo stesso tempo, non ci sentiamo
troppo tagliati fuori dalla società. Non ci stiamo
perdendo nulla: è come se fossimo rimasti tutti
congelati nel tempo. Quando ci scongeleranno
ripartiremo da dove eravamo rimasti, solo che noi
avremo un fagottino in più».
Eppure partorire il 16 marzo, nel pieno delle ristrettezze
da Covid-19, non dev’essere stato facile.
«È stato molto strano, più che altro. Spesso mi
sono detta: “Non può essere, siamo su Scherzi a
parte". Chi potrebbe mai immaginare di portare a
termine una gravidanza nel bel mezzo di una pandemia
globale, dove anche un controllo in ospedale
può diventare una fonte di ansia interminabile?
O che nessun membro della tua famiglia né di
quella di tuo marito possa venire ad abbracciarti e
a conoscere il tuo bimbo? Senza contare i consultori
e i professionisti che normalmente ti accompagnano,
in questo periodo chiusi o irreperibili».
Uno scenario non semplice, insomma. «Ma per
fortuna ce la stiamo cavando bene: le videochiamate
con ostetriche e consulenti all’allattamento
ci aiutano quotidianamente a far fronte ai piccoli
intoppi che si presentano dopo il parto. Viva la
tecnologia».
Ma, intanto, qual è il primo desiderio da realizzare
una volta finite le restrizioni? «Obiettivo numero
uno: fargli capire che sulla Terra non ci siamo solo
noi tre. Presentargli finalmente i nonni, gli zii e i
cuginetti. Portarlo fuori casa, al parco, per fargli
assaporare un po’ di venticello sul viso e sentire
le risate dei bimbi che giocano. Ripartirei così,
dalle piccole cose. Per il resto c’è tempo». Il 10
maggio Lodovica festeggia anche la sua prima
Festa della mamma. «La passerò con mio marito
e Teo. Sicuramente brinderemo con un po’ di latte
e alle 22 rotoleremo a letto per qualche coccola.
Una festa più speciale di così!».
lodovicacomello
lodocomello
lodocomello
97
WOMEN
TANIA
CAGNOTTO
[TUFFATRICE]
Tania Cagnotto per Adidas
di Marta Bartolozzi
marbart76
Era tutto pronto, o quasi, per Tokyo
2020. Tania Cagnotto, tuffatrice
europea con il maggior numero di
podi in carriera, unica italiana ad aver vinto
una medaglia d’oro mondiale nella sua specialità,
si stava allenando in modo serrato.
E, all’obiettivo Olimpiadi, ci sarebbe arrivata
con la grinta di una grande atleta (oltre che
di una mamma). Poi è arrivata l’emergenza
sanitaria.
«Il periodo che stiamo vivendo ha cambiato
la mia routine di sportiva. Il posticipo delle
Olimpiadi è stata una scelta giusta che però
mi ha lasciata un po’ inerme. Rimettersi in
gioco, ricominciare gli allenamenti, è stata
dura».
Ma anche in questa situazione ci sono
aspetti positivi: «Come mamma, mi godo
un periodo senza stress né orari e vivo mia
figlia 24 ore al giorno. Dentro casa cerco di
coinvolgerla un po’ in tutto: pulizie, cucina,
ginnastica. A lei diverte fare quello che
faccio io». Le giornate scorrono, seppure in
isolamento, e stiamo per arrivare all’appuntamento
con la Festa della mamma, una ricorrenza
che quest’anno cade il 10 maggio.
Di nuovo, non si scoraggia: «Mi piacerebbe
poter festeggiare insieme ai nonni. Vediamo
come sarà questa fase due».
Quando potremo tornare ad abbracciarci,
qual è la prima cosa che vorrebbe fare? A
rispondere a questa domanda non è l’atleta
dalle performance eccellenti, ma una donna
che mette gli affetti al primo posto, senza
dimenticare la passione per i viaggi: «Rivedere
la famiglia, gli amici e poter attraversare
di nuovo il nostro meraviglioso Paese».
Venti medaglie d’oro agli Europei, una ai
Mondiali, un argento e un bronzo alle Olimpiadi,
tanti altri successi alle spalle: risultati
raggiunti grazie alla passione per questo
sport, ma anche alla capacità di sacrificarsi.
Gli allenamenti quotidiani le hanno insegnato
qualcosa che va oltre la competizione,
valori appresi nel corso della carriera
che spera di trasmettere a sua figlia. «La lealtà,
la perseveranza, il non arrendersi alle
prime difficoltà. Poi la pazienza e l’importanza
di avere alle spalle qualcosa di solido».
E se questa sarà una delle sfide personali
più importanti per Tania, ci auguriamo di
rivederla presto gareggiare nelle competizioni
internazionali e magari, perché no, alle
prossime Olimpiadi.
taniacagnottoweb.net
TaniaCagnottoOfficial
cagnottotania
98
BENEDETTA
Mi potresti richiamare fra cinque minuti?
Sto sfornando una torta». Chi,
se non Benedetta Parodi, avrebbe
PARODI «
potuto esordire così per la nostra intervista? Allo
scoccare del quinto minuto un sms mi informa
che è prontissima. La conduttrice tv, volto di
punta del talent culinario Bake Off Italia su Real
[GIORNALISTA E CONDUTTRICE TV]
© Loris T. Zambelli
Time, sta passando un periodo di isolamento
molto intenso: «In casa siamo in otto, abbiamo
accolto un amico 18enne di mia figlia Matilde,
in difficoltà perché i suoi genitori sono a New
York. Poi abbiamo una ragazza alla pari e la tata
Natasha – menomale che c’è! – che sta con noi
da 15 anni. Una reclusione molto movimentata,
quindi, ma almeno ci divertiamo: si fanno giochi
da tavola, si chiacchiera, si prendono aperitivi.
La mattina è dedicata agli impegni scolastici
dei ragazzi, il pomeriggio cucino sia per i social
sia per la famiglia. È come essere in pensione».
Per la Festa della mamma, Benedetta ha due
opzioni: «Se potrò uscire fuori regione vorrei
tanto andare a trovare mia madre, che vive ad
Alessandria. È una donna tostissima, trascorre
la quarantena in solitudine con energia e senso
di responsabilità. Ma mi manca e mi spiace
saperla senza compagnia: le porterei una
vagonata di roba da mangiare per pranzare
insieme», racconta. «Se invece, come credo,
saremo ancora reclusi, sarà un’ulteriore scusa
per festeggiare e tirare fuori la voglia di divertirsi.
Tra l’altro, ho preso un piccolo barbecue
che potrei mettere sul balconcino per cuocere
quattro salsicce. Ma non so se basterebbero
per tutti».
Un sorriso e si passa al sogno post emergenza,
sul quale la Bene (così la chiamano gli amici)
non ha dubbi: «Vorrei andare nella nostra casa
di campagna, in Piemonte. E fare una rimpatriata
con i miei fratelli, Cristina e Roberto, e i loro
figli. Una bella grigliata suonando la chitarra. Mi
piacerebbe tanto, poi, rivedere la Sardegna, il
mio luogo del cuore e il più amato anche dai
miei figli. Andare al mare è stata una delle risposte
più gettonate anche sui social, quando
ho domandato, a chi mi segue, cosa vorrebbero
fare una volta finito l’isolamento». Spiaggia
a parte, la super Parodi ha in ballo una novità
lavorativa importante: sarà al timone della versione
tricolore di Chef in your ear su La7, prima
di tornare sotto il tendone di Bake Off Italia. «I
format risentiranno di queste restrizioni obbligatorie.
Bisognerà mantenere naturalezza, divertimento
e gioia, con tutti gli accorgimenti del
caso».
G.B.
benedettaparodiofficial
benedettaparodi
ziabene
99
WOMEN
ALICE
MANGIONE
THE POZZOLIS FAMILY
[ATTRICE E WEB CREATOR]
© Dario Altamura
Unica nella sua simpatia, la Pozzolis family
regala sempre risate e riflessioni
sulle gioie domestiche. Alice, attrice e
web creator, e Gianmarco, volto di Zelig e di fiction
come Un passo dal cielo, con i figli Giosuè e Olivia
Tosca, sono un quartetto irresistibile che condivide
da anni la propria vita sul web. In questo periodo in
casa sfidano educatrici e pedagogisti scegliendo di
non disciplinarsi in una routine. «Ogni giorno è una
sorpresa. Può succedere di tutto», racconta Alice,
«a volte ci svegliamo alle sei di mattina e iniziamo
la giornata per poi riaddormentarci alle due e alzarci
alle 18 del pomeriggio. L’unica regola è che alle 21:30
spegniamo le luci e come dei cocoriti mandiamo a
letto i bambini, con storie della buonanotte noiosissime
per farli addormentare».
Solo dopo, lei e Gianmarco riescono a vedere un film
o a lavorare, approfittando del fatto di essere finalmente
soli. «A tal proposito, alcune sere fa, siamo
anche riusciti a organizzare un appuntamento romantico
tête-à-tête: erano le due di notte e siamo
andati sul balcone, per birra e chiacchiere da adulti.
Prima del lockdown ci concedevamo un’uscita a settimana
lasciando i piccoli con la babysitter, ora dobbiamo
reinventarci per avere intimità».
In quattro le giornate sono comunque piuttosto lunghe.
«Tentiamo di impegnarci in cose che abbiano
senso, ma a turno perdiamo interesse. Il più entusiasta
è Gianmarco, ma l’attenzione poi cala. I nostri figli
sono nella fascia sotto i sei anni, quella che più di
tutti ha risentito del periodo perché poco considerata
nei provvedimenti, anche scolastici. Facciamo
molti giochi fisici e nessun lavoretto, anche perché
io sono negata. Mentre sono circondata da amiche e
colleghe capaci di fare castelli con la pasta di pane o
cupcake alla Ernst Knam, mentre a me riescono solo
i brutti ma buoni».
Si cerca sempre di essere positivi, «anche perché
esistono situazioni davvero difficili, di persone che
abitano in sei in un bilocale. Alla fine i nostri figli stanno
bene, con i genitori a casa per loro è domenica da
due mesi e noi non facciamo che viziarli con cioccolatini
e caramelle. Appena si potrà uscire, abbiamo
promesso che andremo di nuovo tutti insieme in bici.
Noi che pedaliamo, loro sui seggiolini e uno zainetto
con i panini per andare più lontano possibile dalla
città. Prima delle restrizioni, nei weekend andavamo
sulla ciclabile tra Milano e Pavia. E per l’estate
stavamo pensando alla Riviera romagnola, da raggiungere
in treno perché viaggiamo mal volentieri in
macchina». Per la Festa della mamma, domenica 10
maggio, ha le idee chiare: «Tre ore di spa nel bagno
di casa. Voglio chiudermi lì da sola, con la musica in
sottofondo, per maschere e manicure». C.M.
thepozzolisfamily
thepozzolisfamily
The Pozzolis Family
100
CATERINA
BALIVO
[CONDUTTRICE TELEVISIVA]
© Cosimo Buccolieri
Volto del pomeriggio Rai1, una delle digital
influencer più quotate sui social network,
e mamma di Guido Alberto e Cora. In due
parole, Caterina Balivo. Generalmente è lei a condurre
interviste, oggi invece ci racconta come sta
passando le giornate tra le mura domestiche. «Per
noi adulti non è facile, figuriamoci per i bambini.
Non sono una mamma apprensiva, ma penso che
non vada sottovalutato l’impatto che questo periodo
ha sui più piccoli. Hanno due certezze, i genitori
e la scuola, e senza quest’ultima sono stati privati
di amici, insegnanti, attività e socialità importanti.
Senza contare che vedersi attraverso un computer
non è sempre facile. Mio figlio Guido Alberto,
che ha sette anni, prima del lockdown non aveva
mai utilizzato tablet o giochi tecnologici e gestire
le lezioni online all’inizio è stato snervante», spiega
la conduttrice.
Con Cora, due anni e mezzo, i primi giorni sono stati
pesanti: «Era abituata a uscire sempre subito dopo
la colazione e mi chiedeva perché ora non potevamo
più farlo. Le abbiamo detto la verità, che c’era
un virus cattivo capace di farle venire la febbre altissima.
Mentre Guido Alberto, che è più grande, ha
sentito i nostri discorsi e i telegiornali e ha giustamente
manifestato un po’ di preoccupazione per i
nonni».
La routine quotidiana è piuttosto altalenante: «La
mattina Guido Alberto ha le lezioni scolastiche e
confesso che ho scoperto di non avere molta pazienza
nel seguirlo con i compiti. E poi la gestione
di due bambini con età diverse non è facile. Ho provato
a far fare loro delle cose insieme, ma a parte la
pittura altro non si riesce».
In tutto questo, ha comunque avuto il tempo per
realizzare su Instagram il progetto My Next Book.
«È nato da un’idea avuta con mio marito (lo scrittore
Guido Maria Brera, ndr). Durante il lockdown
molte promozioni di libri sono state bloccate. Così
ho cominciato a intervistare uno scrittore al giorno
chiedendogli di raccontare in diretta su Instagram
il suo romanzo in uscita. Un’esperienza nuova ma di
successo. Molti mi hanno richiamata dicendo che
le vendite erano aumentate dopo il nostro incontro».
Ma, tornando alla vita in famiglia, come pensa
di passare la Festa della mamma? «Ho chiesto a
mio figlio una letterina, senza scuola non credo ci
saranno lavoretti ad hoc. E poi sicuramente faremo
una videochiamata con mia mamma, che è ad
Aversa, e le mie sorelle. Mi mancano tantissimo.
Appena l’emergenza sarà rientrata andremo a trovarle
e mangeremo con tutta la famiglia sul lungomare
di Napoli. Lo desidero davvero tanto». C.M.
caterinabalivoofficial
caterinabalivo
caterinabalivo
101
WOMEN
IMPERFETTE
E FELICI
COME EVITARE IL SOVRACCARICO DI ATTIVITÀ
SFATANDO IL MITO DEL MULTITASKING
di Chiara Cecutti chiaracecutti.com
chiaracecutticoachcounsellor
Avere la capacità di fare
molte cose in contemporanea
è considerata una
virtù tutta femminile che raggiunge
livelli di giocoleria ed equilibrismo
straordinari quando la vita della
donna comprende, oltre a una casa
e un lavoro da gestire, anche dei figli
da crescere. E di questa abilità
andiamo fiere e orgogliose senza
però renderci conto – forse perché
non ne siamo a conoscenza (o semplicemente
perché poter vantare
un primato così eclatante sull’uomo
è davvero troppo attraente) – delle
conseguenze negative che questo
nostro agire produce nel medio e
soprattutto nel lungo periodo.
Hoepli, pp. 170 € 16,90
Naturalmente l’entità che determina
il sovraccarico da attività è
soggettiva, ci sono persone con
una soglia molto più elevata di altre
nel reggere lo stress. Qualsiasi
essa sia, però, è bene identificare la
propria e correre ai ripari, a maggior
ragione nel momento che stiamo
vivendo, in cui ci è stato imposto di
restare in casa o uscire molto poco,
senza la possibilità di recuperare
e bilanciare le energie psichiche
cambiando aria, se non aprendo le
finestre, cosa che non varia comunque
lo scenario attorno a noi.
Quali sono, allora, i segreti per ridurre
il rischio di stress da multitasking?
In buona parte sono gli
stessi, per una situazione ordinaria
o straordinaria come quella attuale.
Lo step fondamentale è aumentare
la propria consapevolezza rispetto
alle reali motivazioni che ci portano
a fare così tante cose, invece di
delegare qualche incombenza ai
nostri compagni, responsabilizzare
i nostri figli a partire dal loro quarto
o quinto compleanno, dedicarci
alle nostre priorità anziché a tutto lo
scibile umano, prenderci un po’ di
tempo per noi stesse, preparando
una semplice omelette anziché alzarci
all’alba per cuocere le lasagne
o accettando il fatto che le presine
della cucina possono anche non essere
stirate.
Solo comprendendo perché ci sovraccarichiamo
così tanto potremo
© Elena Triolo
scegliere di cambiare i nostri comportamenti,
se non altro in nome
della salute e del buonumore che
tanto aiuta il benessere generale e
anche la vita di coppia.
Come venirne a capo? Mettendosi
a tavolino con tutta la famiglia per
concordare una suddivisione dei
compiti quotidiani, a partire dalle
cose che a ognuno piace di più – o
pesa di meno – fare, negoziandole
o sorteggiandole affinché diventino
un gioco. Infine, organizzare tempi e
luoghi che prevedano la possibilità
di ritagliarsi momenti e aree per sé,
soprattutto nel caso di spazi contenuti,
e alternare la gestione dei figli
con il proprio partner.
102
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
BUON VIAGGIO…
A NANTES!
NANTES, PLAYGROUND © F. TOMPS / LVAN
NANTES,LES MACHINES DE L’ÎLE © FRANCK TOMPS
VIVACE, CREATIVA,
DINAMICA, CULTURALE,
TURISTICA, NANTES
È UNA CITTÀ SPECIALE,
autentica e insieme visionaria (non
a caso qui è nato Jules Verne!).
Dichiarata nel 2013 capitale verde
d’Europa, con i suoi paesaggi così
diversi, un patrimonio ricco ed
eclettico, una gran varietà di
proposte culturali, la porta della
Bretagna è regolarmente in testa
alla lista delle città francesi dove
si vive meglio.
dispositivo culturale, la Città è ancora
più scombussolata del solito. Da
vedere: delle installazioni effimere
o permanenti, delle opere d’arte,
delle mostre. Da vivere: dei luoghi
conviviali, degli incontri inattesi.
Da assaporare: dei prodotti locali
coltivati negli orti del centro città.
— COME ARRIVARE
Voli diretti dall’Italia dalle principali
città: Milano, Roma, Venezia, Pisa,
Napoli ma anche Bari, Olbia, Cagliari,
Palermo.
fortezza. Essa costudisce dal
2007 il museo storico di Nantes.
Il Musée d’arts di Nantes (ex Musée
des Beaux-Arts) e le sue 900 opere
della mostra permanente che si
estendono dall’arte antica a quella
contemporanea, dalla pittura al video.
L’esigenza artistica dell’edificio
lo posiziona come il più grande
museo nell’Ovest della Francia.
104
Una città dove capita di incontrare
il Grande Elefante delle Machines
de l’île alto 12 metri che passeggia
lungo la Loira, salire su una fantastica
giostra alta 25 metri ma anche
la famosa Galerie des Machines
che inscena diversi macchinari.
Ogni estate Il Voyage à Nantes,
l’evento, sublima un percorso urbano
sensibile e poetico lungo una
linea verde di 15 km tracciata per
terra. Artisti e creatori, giardinasti
e cuochi, DJ e architetti… sono invitati
a esprimersi nello spazio pubblico.
Con 50 tappe sorprendenti,
che raggruppano l’insieme del
— DA FARE
Seguite il soleggiato percorso verde
durante l’evento «Il viaggio a Nantes»,
dal 5 luglio al 30 agosto 2020,
e lasciatevi trasportare da questa via
costellata da una 50 di tappe nel
cuore di Nantes. La capitale storica
dei duchi di Bretagna propone installazioni
di grandi artisti internazionali
all’interno di spazi pubblici; esposizioni
nei diversi siti del patrimonio
artistico, nuovi luoghi di convivialità
e angoli insoliti.
— DA NON PERDERE
A due passi dalla cattedrale e dal
quartiere medievale, le Château des
ducs de Bretagne dissimula un elegante
palazzo dietro una robusta
CHÂTEAU DES DUCS DE BRETAGNE © P. PIRON / LVAN
PER PREPARARE IL VOSTRO
VIAGGIO A NANTES, VISITATE
WWW.NANTES-TOURISME.COM
E WWW.VOYAGE-EN-BRETAGNE.COM
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L’accesso a tutti i mezzi pubblici è gratuito per
i possessori del PASS NANTES (durata di 1, 2
o 3 giorni), che permette anche l’ingresso senza
ulteriori costi ai principali musei cittadini e ad
alcune attrazioni dei dintorni nonché escursioni
gratuite sui mezzi turistici (trenino e bus).
105
PROMOZIONI
BASE
LIBERTÀ DI VIAGGIO
E CAMBI ILLIMITATI
Biglietto acquistabile fino alla
partenza del treno. Entro tale limite
sono ammessi il rimborso e
il cambio del biglietto e il cambio
della prenotazione, gratuitamente,
un numero illimitato di volte.
Dopo la partenza, il cambio della
prenotazione e del biglietto sono
consentiti una sola volta fino a
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lavoro 1 .
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acquistato entro la mezzanotte
del secondo giorno precedente
il viaggio. L’accesso ad altro treno
rispetto a quello prenotato e
il rimborso non sono consentiti.
È possibile, fino alla partenza del
treno, esclusivamente il cambio
della data e dell’ora per lo stesso
tipo di treno, livello o classe, effettuando
il cambio rispetto al corrispondente
biglietto Base intero e
pagando la relativa differenza di
prezzo. Il nuovo ticket segue le regole
del biglietto Base.
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di sabato. Si viaggia in due pagando
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Business, Premium e Standard e in
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concerti, partite, mostre e altri eventi 2 .
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a restrizioni. Il biglietto può essere
acquistato entro la mezzanotte
del secondo giorno precedente il
viaggio. Il cambio prenotazione,
l’accesso ad altro treno e il rimborso
non sono consentiti.
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classe. Gratuità prevista per i minori di
15 anni accompagnati da almeno un
maggiorenne, in gruppi composti da
2 a 5 persone 3 .
NOTE
LEGALI
1. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno e della classe/livello di servizio. Acquistabile entro le ore 24
del terzo giorno precedente la partenza del treno. Il cambio prenotazione/biglietto è soggetto a restrizioni. Il rimborso non è
consentito. Offerta non cumulabile con altre riduzioni, compresa quella prevista a favore dei ragazzi.
2. L’offerta è valida tutti i sabati ed è acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza. Posti limitati e
variabili in base al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso non consentiti. Offerta non
cumulabile con altre riduzioni.
3. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno, della classe/livello di servizio e del numero dei componenti
del gruppo. Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno. Cambio prenotazione/biglietto e
rimborso non consentiti. Offerta non cumulabile con altre riduzioni a eccezione di quella prevista a favore dei ragazzi.
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Azione, sport,
logica e tanto altro
a disposizione di
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viaggiatori
NEWS
Notizie Ansa
sui principali
fatti quotidiani
aggiornate ogni ora
SERIE E
PROGRAMMI TV
Una selezione di
serie e programmi
tv nazionali e
internazionali
CINEMA
Una selezione
di film italiani
AUDIOLIBRI
Audiolibri di
vario genere
anche per
bambini
INFO DI VIAGGIO
Informazioni in
tempo reale su
puntualità, fermate,
coincidenze
INTERNET WIFI
Connessione a
Internet tramite
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di bordo
MUSICA
Il meglio
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contemporanea
italiana e straniera
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l’inglese
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FRECCIAROSSA ETR 500
Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze | 4 livelli di servizio Executive, Business,
Premium, Standard | Posti 574 | WiFi | FRECCIAROSSA
Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIARGENTO ETR 700
Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze | 3 livelli di Servizio Business, Premium,
Standard | Posti 500 | WiFi Fast | Presa elettrica e USB al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIARGENTO ETR 600
Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 432 | WiFi
Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIAROSSA ETR 1000
Velocità max 400 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 8 carrozze
110
FRECCIARGENTO ETR 485
Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 489 | WiFi
Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIABIANCA
Velocità max 200 km/h | Velocità comm.le 200 km/h | Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 603
Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIABIANCA ETR 460
Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 479
Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 457 | WiFi Fast | Presa elettrica al posto
Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
111
PRIMA DI SCENDERE
FOTO DEL MESE
A cura di Gaspare Baglio
gasparebaglio
È bastato il gruppo Facebook Mujeres nel cinema per mettere in piedi Tutte a casa -
Donne, lavoro, relazioni ai tempi del Covid-19, il progetto di documentario partecipato
ideato da un gruppo di professioniste dello spettacolo. L’idea è raccontare il rapporto
tra donne e lavoro ai tempi del Coronavirus. Le autrici hanno lanciato la call, invitando a
partecipare alla cronaca comune attraverso la realizzazione di brevi video.
Il risultato è il personalissimo diario emotivo di chi è costretta a lavorare fuori casa,
di chi opera in smart working e di chi, invece, non può fare né l’una né l’altra cosa.
Una narrazione collettiva che, una volta terminata e resa disponibile sui social, farà
riflettere sul particolare momento storico che stiamo vivendo, costruendo un archivio di
testimonianze e un ritratto corale al femminile.
112
PRIMA DI SCENDERE
FONDAZIONE FS
STORIA DI UN
MIRACOLO
UN VIAGGIO NEL TEMPO PER RIVIVERE
IL BOOM ITALIANO DEGLI ANNI ‘60 A BORDO TRENO
© Archivio Fondazione FS Italiane
Una sfilata di moda sull’automotrice ALn 773
Il concetto di rinascita non è nuovo per il popolo italiano.
Basti ricordare gli anni a cavallo tra il 1950 e il
1960, quando la ricostruzione post bellica lascia il
passo a un periodo caratterizzato da una forte crescita e
un notevole sviluppo tecnologico: il miracolo economico
italiano.
I cittadini sono rinfrancati dall’incremento dell’occupazione
e dei consumi, in un clima di discreto ottimismo. Gli italiani
introducono nella propria quotidianità il concetto di
movimento: abbandonano le campagne e i piccoli centri
per migliorare la propria condizione economica, mescolando
così tradizioni e culture un tempo distanti. È l’Italia
che cresce e si arricchisce, in un processo che accomuna
le realtà contadine con i grandi poli industriali.
Progressiva è la diminuzione delle locomotive a vapore
in favore della trazione elettrica e Diesel, anche per uniformarsi
alle altre reti ferroviarie europee: un processo
che porta all’abolizione della terza classe, alla nascita dei
Trans Europ Express (TEE) e alla continua evoluzione degli
elettrotreni. In questi anni le competenze ingegneristiche
e ferroviarie di FS sviluppano l’ETR 220: la Sezione autonoma
Documentazione FS mostra il famoso mezzo già modificato
con l’aggiunta di una quarta vettura per raggiungere
i 150 posti a sedere e dotare il convoglio di un bar.
Nel traffico locale vengono utilizzate sempre più frequentemente
le automotrici che, grazie alla notevole potenza
unita a un peso limitato, garantiscono un viaggio confortevole
e veloce nella maggior parte dei percorsi.
L’aspetto esteriore compatto e gli interni essenziali ma
comodi hanno lasciato un ricordo indelebile nella memoria
degli italiani. L’automotrice ALn 773 si può vedere in
un cinegiornale dell’estate 1960, pubblicato sulla pagina
Facebook di Fondazione Fs Italiane: un reportage girato
nel breve viaggio di un gruppo di indossatrici e indossatori
tra Roma e Frascati. La stazione ferroviaria della cittadina
laziale diventa un set improvvisato per una vera e propria
sfilata di moda. Due minuti di filmato, raccontato anche in
un articolo di Voci della rotaia, riescono a riassumere l’essenza
dei primi anni ’60: l’ottimismo, la voglia di mondanità
e la comodità nei trasporti.
fondazionefs.it
FondazioneFsItaliane FondazioneFsItaliane
113
GIOCHI, FUMETTI E CURIOSITÀ PER PICCOLI VIAGGIATORI
SUPPLEMENTO DE LA FRECCIA | MAGGIO 2020 | www.fsitaliane.it
115
OGNI VIAGGIO È UN’AVVENTURA MERAVIGLIOSA!
LA FRECCIA Junior
SOMMARIO
Pagina 1
LEGGI: IL TRENO
DEI BAMBINI
Pagina 2
INFO: MILLE
PASSIONI
Pagina 3-11
FUMETTO: BABY DOC
COME TI SCONFIGGO IL VIRUS!
Pagina 12
GIOCA: TRIS
PERSONALIZZATO
NOVITÀ:
“In treno con Gianni Rodari”
Einaudi Ragazzi, pp.160, ¤ 15,90
Il treno dei
bambini
C’è un paese dove i bambini
hanno per loro tanti trenini,
ma treni veri, che questa stanza
per farli andare non è abbastanza,
treni lunghi da qui fin là,
che attraversano la città.
Il capostazione è un ragazzetto
appena più grande del fischietto,
il capotreno è una bambina
allegra come la sua trombettina;
sono i bambini il controllore,
il macchinista, il frenatore.
Tutti i posti sui vagoncini
sono vicini ai finestrini.
E il bigliettario sul suo sportello
ha attaccato questo cartello:
“I signori
genitori
se hanno voglia di viaggiare
debbono farsi accompagnare”.
Gianni Rodari
da “Filastrocche in cielo e in terra”
Einaudi Ragazzi, pp.160, ¤ 12
SUPPLEMENTO DE LA FRECCIA | MAGGIO 2020 | www.fsitaliane.it
è un progetto a cura di
PANINI MAGAZINES – Direttore Mercato Italia: Alex Bertani • Publishing manager: Sara Mattioli • Coordinamento editoriale: Stefania Simonini • Progetto grafico: Alessandro Gucciardo
Illustrazione di copertina e impaginazione: Luca Bertelè
Per la storia a fumetti: Baby Doc © 2020 Testi: Andrea Voglino • Disegni: Luca Bertelè • Colori: Manuela Nerolini
EDIZIONI LA FRECCIA – Direttore Responsabile: Marco Mancini • Responsabile Editoria: Davide Falcetelli • Coordinamento editoriale: Sandra Gesualdi
TRENITALIA – Sviluppo Commerciale – Divisione Passeggeri Long Haul: Fabrizio Ruggiero, Antonella Graziano
116
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Junior
Mille passioni
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SEGUITE LE MAGICHE STORIE DI SEI
AMICHE NELLA SERIE LA BANDA DELLE
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PER CHI AMA L’AVVENTURA, INVECE, GLI
EROI DEI FUMETTI DEI PAPÀ; ZAGOR,
MARTIN MYSTÈRE E NATHAN NEVER,
DIVENTANO LIBRI ILLUSTRATI PER I PIÙ
PICCOLI NELLA SERIE BONELLI KIDS
PUBBLICATA DALLA SERGIO BONELLI.
AMICIZIA TRA DIVERSI E AMORE PER
LA NATURA NEL LIBRO STORIA DI UNA
GABBIANELLA E DEL GATTO CHE LE
INSEGNÒ A VOLARE SCRITTO DA
LUIS SEPÚLVEDA E PUBBLICATO
DA SALANI EDITORE.
VIDEOGAMES
CONTINUA CON LA STAGIONE
2 - CAPITOLO 2 IL SUCCESSO
INCONTRASTATO DI FORTNITE.
NELL’ULTIMO PASS BATTAGLIA L’OSPITE
D’ONORE È NIENTE MENO CHE...
DEADPOOL! E SE VOLETE PROVARE IL
BRIVIDO DI VOLARE CON L’ARMATURA DI
TONY STARK, MARVEL’S IRON MAN VR
È IL GIOCO CHE STAVATE ASPETTANDO!
ATTESO INVECE PER SETTEMBRE IL
NUOVO GIOCO DEDICATO AI PIÙ POTENTI
EROI DELLA TERRA. FORMATE LA VOSTRA
SQUADRA E AFFRONTATE OGNI MINACCIA
IN... MARVEL’S AVENGERS!
ORLANDO CURIOSO E IL MONTE SBUFFONE
È IL PRIMO TITOLO DEDICATO A QUESTO
SIMPATICO PERSONAGGIO PUBBLICATO
DALLA BAO PUBLISHING NELLA COLLANA
BABAO DEDICATA AI PIÙ GIOVANI.
UN FANTASTICO VOLUME EDITO
DA PANINI KIDS RACCOGLIE 6
APPASSIONANTI STORIE A FUMETTI
DEI NUOVISSIMI GORMITI.
PROSEGUONO LE AVVENTURE DI ZICK
ED ELENA PATATA NEI VOLUMI INEDITI
DI MONSTER ALLERGY PUBBLICATI DA
TUNUÉ. L’ULTIMO È SCRITTO DA LICIA
TROISI, AMATA SCRITTRICE DELLA SAGA
FANTASY DEL MONDO EMERSO.
FUMETTI
LO SAPEVI CHE…?
SI È DA POCO CONCLUSA CON
SUCCESSO LA CAMPAGNA
KICKSTARTER DEL NUOVO TITOLO
PRODOTTO DA CMON, MARVEL
UNITED. CORREDATO DA SPLENDIDE
MINIATURE, IL GIOCO VI PERMETTERÀ
DI RICREARE LE PIÙ GRANDI
BATTAGLIE DEGLI AVENGERS.
SE INVECE SIETE APPASSIONATI DI
MITOLOGIA E VOLETE INDOSSARE
I PANNI DI EROI E DIVINITÀ GRECHE,
MYTHOMAKYA, PRODOTTO DA
PENDRAGON GAME STUDIO, CON
I DISEGNI DI MIRKA ANDOLFO, È
PROPRIO IL TITOLO CHE FA PER VOI!
GIOCHI DA TAVOLO
IL FILM MARY POPPINS, TRATTO DA UNA SERIE DI ROMANZI
SCRITTI DA PAMELA LYNDON TRAVERS, FU FORTEMENTE VOLUTO
DA WALT DISNEY, IN QUANTO LE SUE FIGLIE ERANO GRANDI FAN
DEI LIBRI. LA PELLICOLA DEL 1964, DEDICATA ALLA SUPER TATA
CHE CON UN PO’ DI MAGIA RISOLVE OGNI PROBLEMA, FU UN VERO
SUCCESSO PER LA DISNEY CHE CON I GUADAGNI INIZIÒ A COSTRUIRE
WALT DISNEY WORLD IN FLORIDA. ANCORA ADESSO È UNO DEI
CLASSICI DISNEY PIÙ AMATI E NEL 2018 È STATO REALIZZATO
UN SEQUEL DAL TITOLO IL RITORNO DI MARY POPPINS.
2
117
Junior
LA FRECCIA Junior
COME TI
baby doc in
TiNY TOWN, la città
dei bambini. Sembra
una giornata come
tante, e iNVECE...
SCONFIGGO
IL VIRUS!
Gambe
in spalla,
ragazzi!
Scappiamo!
Calma,
gente... che
succede
qui?
Via,
presto!
Sta
arrivando...
...È LUi...
La minaccia
di cui TUTTi
parlano...
118
3
Junior
...MOCCiKUS,
il terribile ViRUS
MOCCiCOSO!
AH!
AH! AH!
TiNY TOWN,
PRESSSTO
SSSARAi
MiA!
Aiuto...
POLiZiA!
...MOCCiKUS, iL
SUPERViRUS, vuole
conquistare
TiNY TOWN.
Ma... non
sei TU la
polizia?
4
119
Junior
LA FRECCIA Junior
NON È
VERO! io
SO come
fare!
...E NESSUNO
sa come
fermarlo!
TU sei un
SUPERMEDiCO,
BABY DOC... Ma
MOCCiKUS sembra
imbattibile!
...E
ovviamente,
GiOCO Di
SQUADRA!
No, non
lo è! Per
affrontarlo
bastano iMPE-
GNO, BUONA
VOLONTÀ...
120
5
Junior
Bisogna agire
TUTTi iNSiEME...
Muoviamoci!
Sto
decollando!
Prepara i KiT
ANTiViRUS e diffondi
il mio messaggio
su TUTTE LE
RETi!
MOCCiKUS!
Un CUGiNO
cattivissimo del
RAFFREDDORE che
si nasconde
OVUNQUE!
A tutti
i BAMBiNi
in ascolto! La
nostra comunità è
sotto l’attacco
di un ViRUS...
6
121
Junior
LA FRECCIA Junior
Accipicchia!
E adesso?
E adesso...
facciamo tutti
come dice BABY
DOC!
MOCCiKUS
potrebbe essere
dappertutto... ai
GiARDiNETTi... Sulle
MANiGLiE DELLE
PORTE o sui GiOCHi
ALL’APERTO!
Evitiamo di
toccarci NASO e
BOCCA senza PRiMA
lavarci le mani...
cerchiamo di
non USCiRE.
122
7
Junior
E se
proprio
dobbiamo...
indossiamo
sempre GUANTi e
MASCHERiNA,
così!
Tutti a
casa! AH!
AH! AH!
Guardatemi...
sembro un
SUPER-EROE
anch’io!
Videogames,
libri e fumetti,
arriviamo!
TEMPO
DOPO...
Perfetto!
Se lo affrontiamo
TUTTi iNSiEME, MOCCiKUS
ha i giorni
contati...
Grazie
agli sforzi di tutti,
il contagio si sta
fermando! MOCCiKUS iL
SUPERViRUS non trova
più nessuno da
infettare...
8
123
Junior
LA FRECCIA Junior
EHi... ma
dove sssiete,
tutti? Uscite a
giocare, dai...
SNiF!
AH! AH! AH!
Marameo!
AH!
AH! AH!
Presto
TiNY TOWN sarà
in salvo. Ma
la mia missione
non è ANCORA
finita...
Bisogna
impedire
che MOCCiKUS
si sposti
altrove!
124
9
Junior
OH! BABY
DOC! Grazie...
ma noi di TRENiTALiA
abbiamo già i nostri
kit di guanti e
mascherine!
Signora
capotreno!
SiGNORA
CAPOTRENO! Ho
un regalo
per lei!
GULP!
E non finisce
qui... come vedi i nostri
treni sono perfettamente
disinfettati, sanificati e in
perfetta efficienza e sempre
pronti a viaggiare per
l’italia in tutta
sicurezza!
ORA sì che mi
sento tranquillo...
a quanto pare la mia
missione è davvero
compiuta!
UAU!
La nostra
invece RiPRENDE
POCO A POCO
E iN SiCUREZZA...
ci vediamo sul
FRECCiAROSSA!
Ciao!
10
125
Junior
LA FRECCIA Junior
E visto che ogni
storia che si rispetti
merita un lieto fine...
yEhhH!
Andare al
parco a giocare
è un po’ come
andare a una FESTA
in MASCHERA!
Maestra, di
che cosa parla
la lezione di
oggi?
Dei mille
e uno modi
per sconfiggere
Moccikus, che
altro?
e mentre
voi vi divertite,
io perfeziono il mio
VACCiNO... presto quel
gran dispettoso di
MOCCiKUS sarà solo
un ricordo!
FINE
126
11
Junior
Tris personalizzato
ECCO UN’IDEA SEMPLICE E VELOCE PER REALIZZARE UN GIOCO
DIVERTENTE DA PORTARE SEMPRE CON TE: AL PARCO, IN SPIAGGIA,
MA ANCHE IN CASA, PER PASSARE UN PO’ DI TEMPO CON GLI AMICI.
OGNI OCCASIONE È BUONA PER UNA FANTASTICA SFIDA A TRIS.
COSA TI SERVE:
• 12 pietre piatte e rotonde
• Un sacchetto di stoffa
• Pennarelli indelebili di
vari colori
SCEGLI CON CURA 12 PIETRE PIATTE E
ROTONDE. È IMPORTANTE CHE SIANO
TUTTE PIÙ O MENO DELLA STESSA
DIMENSIONE. CON I PENNARELLI COLORATI
DISEGNA SU 6 SASSI UNA “X” E SUGLI
ALTRI 6 UNA “O”. SE PREFERISCI PUOI
USARE L’INIZIALE DEL TUO NOME E QUELLA
DEL TUO AMICO PER PERSONALIZZARLI
DI PIÙ, CAMBIARE COLORE O USARE
UN SIMBOLO CHE TI PIACE. INSOMMA,
SBIZZARRISCITI COME VUOI.
1
2
AIUTANDOTI CON UN
RIGHELLO DISEGNA
LO SCHEMA PER IL
TRIS SU UN LATO
DEL SACCHETTO.
IN QUESTO MODO
POTRAI CONSERVARE
I SASSI E AVERE LA
BASE PER GIOCARE
IN QUALSIASI
MOMENTO E IN
QUALSIASI POSTO.
CONSIGLIO:
PER REALIZZARE
IL TUO TRIS PUOI
USARE ANCHE I
TAPPI DI BOTTIGLIA
DEL LATTE
(CHE SONO PIÙ
GRANDI). DI COLORI
DIVERSI, PER
DIFFERENZIARLI,
O SEMPRE
DISEGNANDO SOPRA
LA TUA INIZIALE
O IL SIMBOLO CHE
PREFERISCI!
12
127
Junior
PRIMA DI SCENDERE
FUORI LUOGO
di Mario Tozzi mariotozziofficial mariotozziofficial OfficialTozzi
[Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]
(RI)SCOPRIRE LO STIVALE
Anoi piace orgogliosamente pensare che l’Italia
sia il Paese più bello del mondo, ma francesi
e cinesi la penseranno allo stesso modo per
i propri territori. Del resto, sono molte le nazioni a rivendicare
paesaggi unici e magnifiche opere artistiche,
oltre a una storia antica e importante. Ciascuno ha le
proprie ragioni, ma c’è qualcosa di davvero particolare
nella nostra Penisola, qualcosa che altrove è più difficile
da riscontrare: il valore del contesto. In Italia quello
che conta è il tessuto connettivo fatto di natura ancora
intatta, paesaggi straordinari e luminosa storia millenaria.
Un tessuto che tiene insieme lo Stivale, che lo ren-
de immediatamente riconoscibile e travalica le singole
città d’arte.
Una ricchezza di contesto fortunatamente impossibile
da globalizzare, grazie alla sua straordinaria varietà:
chi potrebbe immaginare che si tratti dello stesso Paese,
da Bolzano a Palermo, da Lecce a Torino? «In Italia
ogni dieci leghe cambia tutto», scriveva già Stendhal,
che lo aveva capito prima di tanti di noi. Oggi abbiamo
l’occasione per recuperare il tempo perduto e ripartire
dall’Italia, visitandola. Consapevoli che una vita intera
non basterebbe, ma che per il resto del mondo ci sarà
tempo più in là.
© anton-balazh/Adobestock
128
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