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La Freccia Maggio 2020

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PER CHI AMA VIAGGIARE

ANNO XII | NUMERO 5 | MAGGIO 2020 | www.fsitaliane.it

#RiparTiAmoItalia

LA PAROLA A SINDACI E GOVERNATORI

IL PAESE DALLA FINESTRA

GLI SCATTI DI MCCURRY E GASTEL


EDITORIALE

Photo © FS Italiane

In questa pagina e nella successiva, la campagna di FS Italiane #RiparTIAMOItalia

Chiudiamo La Freccia di maggio, che leggerete

per il secondo mese consecutivo in formato digitale,

alla vigilia della cosiddetta fase due, con il

DPCM del 26 aprile appena pubblicato e uno scenario futuro

ancora in progress. Ma noi abbiamo voluto comunque

guardare avanti e interpellare tanti sindaci e governatori

per delineare con loro uno scenario possibile, e raccogliere

idee, progetti, iniziative e auspici per l’Italia dei mesi a venire.

Che si prospettano complicati e ancora pieni di insidie,

ma anche di qualche opportunità.

Noi, come FS Italiane, abbiamo da tempo delineato alcuni

precisi obiettivi, ci siamo assunti degli impegni e condiviso

messaggi che richiamano tutti alla solidarietà e all’unità

d’intenti, con l’obiettivo #RiparTIAMOItalia, perché il Paese

possa farlo con slancio e fiducia. E affinché ciò accada ne

sarà fondamentale presupposto una mobilità efficiente,

efficace, sicura e sostenibile di persone e cose. Trenitalia,

Busitalia, il Polo Mercitalia, insieme alle altre società del

Gruppo, sono in grado di assolvere a questo compito. Tutto

questo sottende, oggi più che mai, infrastrutture moderne,

monitorate con sistemi digitali, oggetto di una costante

manutenzione che ne garantisca la resilienza nel tempo,

anche a fronte dei sempre più frequenti eventi atmosferici

estremi indotti dai cambiamenti climatici. Completare le

infrastrutture ferroviarie e stradali in corso di realizzazione,

aprire nuovi cantieri, anche per la manutenzione ordinaria e

straordinaria, e accelerare le procedure di gara in fieri significa

creare posti di lavoro diretto e indotto, con la possibilità

di sbloccare entro l’anno fino a 20 miliardi di investimenti.

Non servono parole per capire quanto sia importante.

Resta poi essenziale approntare un’offerta di servizi adeguata

ai tempi che viviamo, il che significa dare assoluta

preminenza alla safety personale con accorgimenti igienico-sanitari

e iniziative ad hoc, peraltro già avviate fin dall’inizio

della pandemia, sempre più affinate nel corso delle

settimane e ben definite nei provvedimenti governativi. Mi

riferisco agli interventi di sanificazione e igienizzazione di

tutti gli ambienti, alla fornitura e all’uso di dispositivi di profilassi

individuali e collettivi (mascherine, guanti, dispenser

di gel disinfettante), ai filtri in stazione con il monitoraggio

degli eventuali stati febbrili dei viaggiatori, alle misure di

distanziamento sociale anche a bordo dei convogli, fino

all’utilizzo di app e sistemi di controllo e prenotazione digitali.

2


Non c’è niente di semplice e di scontato in quello che ci apprestiamo

ad affrontare. Perché ogni singola iniziativa abbia

successo è necessario si inquadri in un contesto omogeneo,

che implica una regia unitaria e sia sorretta dall’impegno

individuale a rispettare norme comportamentali ormai

ben note. La diluizione degli orari di inizio e chiusura delle

attività amministrative, produttive, sociali, commerciali e,

quando sarà, scolastiche servirà per prevenire assembramenti

nei locali e sui mezzi di trasporto pubblici.

La primavera ormai nel suo pieno vigore ci spronerà a vivere

il tempo libero fuori casa quanto più en-plein-air. Ma

verranno i giorni, e auspichiamo non troppo lontani, nei

quali potremo tornare, senza troppe limitazioni, a percorrere

le sale dei nostri musei, riunirci per ascoltare un concerto,

lasciarci trasportare dalla magia di una pièce teatrale,

staccare il biglietto di un cinema, e viaggiare liberi

e spensierati su treni e pullman. Verranno. Per ora serve

senso di responsabilità, che presuppone il massimo rispetto

delle misure di prevenzione, unito a coraggio, fiducia e

ottimismo. Quello che vorremmo tanto riuscire a suscitarvi,

mentre ci leggete e seguite sui nostri canali digitali. Buon

viaggio, sempre e comunque.

3


MEDIALOGANDO

INDIPENDENZA COME

GARANZIA DI AFFIDABILITÀ

© vectorfusionart/AdobeStock

L’INFORMAZIONE

ONLINE SECONDO

FRANCO LOCATELLI,

DIRETTORE

DEL GIORNALE

DI ECONOMIA

E FINANZA

FIRSTONLINE

di Marco Mancini

marmanug

La lunga quarantena ha impresso

un’accelerazione ai

sovvertimenti gerarchici che

vive da tempo la costellazione dei

media, provocando «un grande boom

dell’informazione online». Muove da

qui il nostro dialogo con Franco Locatelli,

socio fondatore, amministratore

e direttore responsabile di

FIRSTonline.

Professionista di grande esperienza, ha

vissuto già altre rivoluzioni nel mondo

giornalistico. A quella digitale ha creduto

con tanta convinzione che, come

racconta egli stesso sulla testata, ha

cominciato a progettare un giornale

online di informazione economica e

finanziaria il giorno dopo la sua uscita,

nella primavera del 2010, dal Sole 24

Ore, dove ha trascorso più di 25 anni,

molti dei quali da capo della redazione

Finanza e Mercati.

Ai tempi del coronavirus il web stravince

sui media tradizionali?

Direi di sì. Noi di FIRSTonline ne siamo

una testimonianza. Ad aprile abbiamo

stabilito il record di visite dirette al sito,

oltre 207mila in un solo giorno. Il trend

ascensionale era già iniziato l’autunno

scorso ma è stato molto sospinto dall’emergenza

coronavirus. Tant’è vero che

a marzo abbiamo registrato il record

mensile che, in termini aggregati, ossia

sommando alle visite dirette quelle alla

nostra pagina Facebook e ai nostri contenuti

veicolati dal portale di Microsoft

Italia, vale quattro milioni e 700mila visite,

in ulteriore crescita ad aprile.

Quali le ragioni?

In queste settimane sono cambiate le

abitudini e gli stili di vita. C’è una grande

fame di notizie e di conoscenza perché

la gente ha paura, sia del coronavirus

sia della profonda recessione che ci

aspetta. Insomma si legge di più, ma

non i giornali di carta, che in questo

periodo si comprano sempre meno,

quanto le testate online che sono in

gran parte ancora gratis. E c’è più tempo,

restando a casa, per approfondire,

soffermarsi sui servizi giornalistici e valutarne

la qualità.

Che mi sembra un tema fondamentale.

Il web finora è stato ed è terreno

fertile anche per fake news, post-verità,

battaglie discutibili come quelle

dei no vax…

In una nostra recente intervista, la

professoressa Maria Carla Re, a capo

dei virologi del Policlinico Sant’Orsola

di Bologna, ha detto che l’unica cosa

positiva di questa tragedia è proprio

la sparizione dei no vax, che non hanno

più il coraggio di presentarsi dopo

le sciocchezze seminate in questi anni

anche sui social.

La verità è che le loro battaglie, come

tante bufale costruite ad arte sul web,

scaldano gli animi e fanno presa.

Però con la situazione che stiamo vivendo

la gente ha bisogno e cerca

informazione di qualità. Può anche

cadere nelle bufale una, due, tre volte

ma alla fine impara a distinguere tra le

testate affidabili, credibili e quelle che

non lo sono, e premia le più serie.

Cercandole però in una realtà dove

si trova tutto gratis, o quasi, come hai

appena detto, mentre la qualità ha un

costo e dovrebbe avere un prezzo.

Ma non è stata ancora trovata una formula

vincente in assoluto per farsela

4


pagare. Salvo pochi casi di successo

nel mondo anglosassone, come alcune

testate per lo più americane che sono

riuscite ad affermare questo principio. In

Italia siamo in una fase analoga a quella

conosciuta all’inizio dalle pay-tv, frenate

dal fatto che il pubblico, abituato ad

avere a disposizione tanti canali gratis,

non ne percepiva quei vantaggi che poi

ha piano piano imparato ad apprezzare.

Credo che accadrà così anche nell’informazione

online, si arriverà a capire

che se paghi puoi avere più qualità e un

prodotto ancora più raffinato.

Nel frattempo come se ne esce? Voi,

soprattutto, quale soluzione avete trovato?

Noi, con First, abbiamo costruito un

modello di business che si basa su due

leve, quella pubblicitaria e quella degli

abbonamenti, ma non individuali. La

pubblicità online sta crescendo perché

le aziende capiscono che costa meno,

dura di più e arriva in tutto il mondo,

mentre il giornale arriva solo dove lo

vendi. Gli abbonamenti sono corporate

e li sottoscrivono circa 40 grandi aziende.

Questo ci evita di essere colonizzati,

ci garantisce le basi per un’informazione

pluralistica insieme alle risorse per

rendere sostenibile il nostro modello

industriale che ruota su una redazione

snella, con sette giornalisti e due tecnici

(una segretaria e un webmaster),

ai quali si aggiungono molti autorevoli

collaboratori a titolo volontario. Un

ruolo speciale svolge poi il nostro

presidente, Ernesto Auci, ex direttore

del Sole 24 Ore, a cui è delegata la

gestione manageriale della società ma

che, essendo anche un grande giornalista,

scrive spesso commenti e analisi

sull'attualità economica e politica.

E chi è l’editore?

Gli editori siamo noi, una società composta

da cinque azionisti, quelli di

controllo siamo io e il presidente Auci.

Siamo tra i pochi siti d’informazione

che non hanno un grande Gruppo alle

spalle. E così non ci sono condizionamenti

esterni, né timori reverenziali per

chicchessia. La gente percepisce il valore

di questa indipendenza. In più, da

nove anni chiudiamo il nostro bilancio

in pareggio o in attivo. Credo che questo

dica tutto sulla qualità sia del nostro

modello di business sia dell’informazione

che offriamo.

Che è prevalentemente economico-finanziaria.

Di fatto siete quel che si dice

un “verticale”. E allora come spieghi il

successo di queste settimane?

È vero, non era scontato che l’emergenza

coronavirus potesse avere questi

effetti su di noi, è più un tema da

sito generalista, però noi lo abbiamo

affrontato con un’informazione selettiva,

semplice, chiara, ma soprattutto

valorizzando gli aspetti più strettamente

economici, finanziari, industriali e sociali,

e questo probabilmente è piaciuto

al pubblico.

Insomma, l’economia e la finanza evidentemente

appassionano. Ma ci sarà

anche altro all’origine di questo successo…

È che noi siamo solo impropriamente

un sito d’informazione, in realtà siamo

un web journal, che non si limita a dare

notizie in tempo reale ma offre un’informazione

di servizio, la spiegazione

delle notizie con l’indicazione delle

chiavi interpretative e di lettura dei fatti,

soprattutto quelli che più interessano

larghi strati di lettori e cittadini. E poi

approfondimenti, commenti, analisi,

interviste in esclusiva. Caso rarissimo,

perché gli altri siti in genere importano

le interviste dai giornali di carta, noi

invece le realizziamo ad hoc. Ecco, la

miscela che ho descritto rappresenta

il format di successo che ci ha portato

ai risultati di questi giorni e a essere il

quinto sito nazionale di economia e finanza,

dietro a due colossi editoriali

con decine e decine di giornalisti e due

siti di trading online.

Facciamo una riflessione più generale:

economico o politico, sportivo o di

cronaca, il buon giornalismo ha le sue

regole. Valgono anche nell’epoca attuale?

Sì, senz’altro, ma un dato certo è che

la rivoluzione digitale sta spiazzando

il giornalismo cartaceo, a meno che,

come è successo negli Stati Uniti,

quest’ultimo non si ripensi valorizzando

la qualità e accettando il concetto

“online first”, perché altrimenti il giornale

continuerà a uscire inevitabilmente

vecchio.

Valorizzare la qualità. È un obiettivo

tanto scontato quanto vago. Come lo

declina FIRSTonline?

In primo luogo con l’indipendenza di

giudizio, e il nostro assetto azionario ce

lo permette. Poi lavorando su due fattori

che hanno costituito le chiavi della

nostra ascesa: da un lato il format che

ho descritto prima, costituito da una sapiente

unione di informazione in tempo

reale, di servizio e di approfondimento,

dall’altro una forte identità basata

sull’affidabilità. Chi ci legge non deve

smarrirsi e perdere tempo per capire

se le notizie che diamo sono vere o no.

Franco Locatelli, direttore di FIRSTonline

5


MEDIALOGANDO

Sono vere! Certo, essendo in real time

possono evolversi, e noi le aggiorniamo.

Quindi c’è l’affidabilità delle notizie,

la qualità, la competenza, la fantasia,

perché i titoli, come i servizi, devono essere

creativi, devono intrigare il lettore,

attirarlo, incuriosirlo. Ma fondamentale,

direi il pilastro di un’informazione affidabile,

è l’indipendenza.

Torniamo alle specificità dell’informazione

digitale. Oltre alla velocità

e all’aggiornamento continuo ci sono

altri plus, come la multimedialità.

Che può essere declinata in molti modi:

il primo è la facilità di instaurare rapporti

diretti con il lettore. Riceviamo

molti interventi, opinioni, commenti

che pubblichiamo e ai quali qualche

volta rispondiamo, soprattutto quando

ci chiedono informazioni. Poi abbiamo

un nostro canale YouTube per i video

e stiamo facendo esperimenti per uno

sviluppo sempre maggiore del podcast,

per consentire l’ascolto dei nostri

principali servizi. Quella dell’audio-lettura

è una modalità di fruizione non ancora

molto diffusa, ma con un trend in

crescita e tutte le principali testate hanno

cominciato a muoversi in tal senso.

Questo mese FIRSTonline compie

nove anni. Come si è evoluta?

Resta l’ammiraglia del nostro Gruppo,

però nel tempo abbiamo creato altri

tre siti verticali specialistici: uno è First

Arte, dedicato principalmente al mercato

dell’arte; un altro, First&Food, parla

di enogastronomia e made in Italy in

campo agroalimentare; il terzo è First

Tutorial, che si propone di aiutare e assistere

il lettore e il cittadino di fronte

ai problemi con il fisco, la burocrazia,

le bollette, o anche a piccoli problemi

quotidiani. Che so, ti cade un telefonino

nell’acqua: lo butti o lo puoi recuperare?

E noi spieghiamo come lo si può

recuperare.

Una domanda al giornalista economico-finanziario

di lunga e comprovata

esperienza. Come lo vedi il futuro del

Paese dopo lo tsunami Covid-19?

Purtroppo vedo buio, intanto perché

c’è grande incertezza sulla possibilità

di domare il coronavirus. Gli scienziati

ci dicono che dovremo conviverci per

mesi e potremo vincerlo solamente

quando sarà trovato un vaccino, se va

bene nel 2021. Questa incertezza si riflette

non solo nella vita di tutti noi ma

anche nell’economia e nella finanza.

Non sapendo qual è il futuro prossimo,

la gente tende a non consumare

e le imprese a non investire. Il combinato

disposto di questi due elementi

fa sì che le previsioni sull’andamento

delle economie mondiali, e di quella

italiana in particolare, siano molto pesanti.

C’è la possibilità che alla fine del

primo semestre 2020 il Pil italiano abbia

un calo del 15% o anche maggiore.

La recessione, se va bene, si attesterà

a livello annuo a -6%, ma può arrivare

a -9%. Significa non solo che i redditi si

ridurranno ma che molte aziende non

riapriranno e molti posti di lavoro spariranno.

Poi bisognerà capire come sarà

la ripresa, la speranza di tutti è che la

curva sia a V, che a una caduta rapida

segua una risalita rapida, però ci sono

molti elementi che inducono a pensare

che non sarà così, almeno per un Paese

zavorrato dal debito pubblico come

l’Italia. La ripresa ci sarà ma non sarà

immediata, sarà molto lenta, quindi si

aspettano tempi difficili.

Desolante. Vorrei provare a chiudere

l’intervista con qualche nota positiva.

C’è la pur remota possibilità di dire che

non tutto il male vien per nuocere?

Ad aprile abbiamo pubblicato un

articolo di Giorgio Brunetti, professore

emerito della Bocconi, che indicava

come non tutte le attività perdano

durante il coronavirus, ci sono

filiere in grande crescita, come quella

dell’e-commerce, dei gestori delle

piattaforme tecnologiche, del digitale.

Poi in queste settimane, con lo smart

working, abbiamo fatto un esperimento

di massa, e molti hanno capito

che da remoto si può lavorare meglio.

Certo, non è applicabile a tutti i settori.

Però, me lo confermava un economista

del lavoro, non solo metterà radici,

ma migliorerà la produttività, porterà a

decisioni più rapide, renderà le riunioni

molto sobrie e veloci, aiuterà a migliorare

l’organizzazione complessiva del

lavoro. E poi c’è una speranza.

Quale?

Franco Amatori, docente alla Bocconi,

tra i più celebri storici dell’economia, in

un articolo che ha scritto per noi, ragionava

sulle possibili condizioni per un

terzo miracolo economico che, dopo

quelli del primo ’900 e del secondo dopoguerra,

permetta all’Italia di riemergere

e affermarsi.

Allora, più che sperare, lavoriamo perché

così sia. Secondo Amatori occorre

evitare «una chiusura dell’Italia su

stessa» facendo emergere «le forze

profonde […] le energie e le competenze

imprenditoriali capaci di aprire

il Paese alle dinamiche dell’economia

globale […] valorizzare l’integrazione

europea […] non aver paura dell’inevitabile

integrazione mondiale».

firstonline.info

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6


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SOMMARIO

MAGGIO 2020

IN COPERTINA

L’ITALIA DI MCCURRY

78

99

pag. 70

12

RAILWAY HEART

17

L’ITALIA CHE FA IMPRESA

53

20

GOURMET

21

GUSTA & DEGUSTA

22

WHAT’S UP

29

UN TRENO DI LIBRI

Invito alla lettura di Alberto Brandani,

che questo mese propone ai lettori della

Freccia il nuovo romanzo di Pat Barker,

Il silenzio delle ragazze

34

#IORESTOINITALIA

Sindaci e presidenti di Regione, in

prima linea di fronte all’emergenza

sanitaria, descrivono il loro impegno

nel gestire comunità e territori e i

progetti per ricostruire il futuro

96

MOM’S LIFE

Nel mese della loro Festa, sei mamme

speciali raccontano la loro giornata in casa

86

ai tempi del Covid-19

128

70

PHOTO

80

IL PAESE DEI MILLE PAESI

84

IN CAMMINO PER LA RIPRESA

88

L’ALTO ADIGE È GIOVANE

92

MADE IN ITALY A DOMICILIO

94

IL FUTURO È DONNA

102

IMPERFETTE E FELICI

112

PRIMA DI SCENDERE

115

LA FRECCIA JUNIOR

128

FUORI LUOGO

LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO

107

SCOPRI TRA LE PAGINE I PREZZI E LE PROMOZIONI TRENITALIA,

i vantaggi del programma CartaFRECCIA e le novità del Portale FRECCE

8


Tra le firme del mese

OSVALDO BEVILACQUA

Giornalista professionista, da oltre 40 anni è

autore e conduttore del programma televisivo

Sereno variabile, detentore di cinque Guinness

mondiali come Travel show di più lunga durata

e di numerosi premi. Autore e conduttore

di servizi sulla ricerca scientifica per il Tg1

Economia, ha pubblicato anche diversi libri, tra

cui Il Paese dei mille paesi per Rai Libri

ALESSANDRA IANNELLO

Giornalista e influencer di enogastroturismo,

redattrice per VdGmagazine, collabora con diversi

periodici e quotidiani nazionali. Lavora anche in

radio e televisione, trattando temi legati ai viaggi e

al patrimonio enogastronomico italiano

VALENTINA LO SURDO

Conduttrice radiotelevisiva Rai, pianista classica

con anima rock, presentatrice, speaker, attrice.

Trainer di comunicazione, da 20 anni è reporter di

viaggi all’ascolto del mondo. Le sue destinazioni

preferite? Ovunque ci sia da mettersi in cammino

I numeri

di questo numero

11

i musei veneziani

della Fondazione Muve

visitabili online

[pag. 11]

60

i milioni di euro a sostegno

dei cammini italiani

[pag. 86]

4.450

le aziende del settore

agroalimentare e della

ristorazione dirette da under 35

in Alto Adige

[pag. 88]

16mila

le firme raccolte nell’appello

all’Europa del movimento

Se non ora quando - Libere

[pag. 94]

Read also

È nato il profilo Telegram di FSNews,

la testata giornalistica digitale di

Ferrovie dello Stato che, dopo il

radicale restyling, si è arricchita di

una linea editoriale sempre più al

passo con l’attualità. Il canale social

offre news in primo piano, interviste

e sondaggi, per avvicinare sempre di

più il pubblico al mondo del trasporto

e del viaggio

MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI

DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE

ANNO XII - NUMERO 5 - MAGGIO 2020

REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA

N° 284/97 DEL 16/5/1997

CHIUSO IN REDAZIONE IL 30/04/2020

Foto e illustrazioni

Archivio Fotografico FS Italiane

FS Italiane | PHOTO

AdobeStock

Copertina © Steve McCurry

Tutti i diritti riservati

Se non diversamente indicato, nessuna parte della

rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa

senza il consenso espresso dell’editore

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Responsabile Editoria

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Hanno collaborato

a questo numero

PER CHI AMA VIAGGIARE

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EDITORE

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Contatti di redazione

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Marco Mancini

Davide Falcetelli

Michela Gentili

Sandra Gesualdi, Cecilia Morrico,

Francesca Ventre

Silvia Del Vecchio

Gaspare Baglio

Francesca Ventre

Giovanna Di Napoli, Michele Pittalis,

Claudio Romussi

Serena Berardi, Marta Bartolozzi, Osvaldo

Bevilacqua, Alberto Brandani, Chiara Cecutti,

Viola Chandra, Fondazione FS Italiane, Giovanni

Gastel, Andrea Guolo, Alessandra Iannello,

Peppe Iannicelli, Valentina Lo Surdo, Luca Mattei,

Steve McCurry, Cristiana Meo Bizzari,

Alessandra Passeri, Enrico Procentese,

Andrea Radic, Elisabetta Reale, Gabriele Romani,

Filippo Teramo, Cecilia Sabelli, Mario Tozzi

REALIZZAZIONE E STAMPA

Via A. Gramsci, 19 | 81031 Aversa (CE)

Tel. 081 8906734 | info@graficanappa.com

Coordinamento Tecnico Antonio Nappa

PROGETTO CREATIVO

Team creativo Antonio Russo, Annarita Lecce, Giovanni Aiello,

Manfredi Paterniti, Massimiliano Santoli

PER LA PUBBLICITÀ SU QUESTA RIVISTA

advertisinglafreccia@fsitaliane.it | 06 4410 4428

STEVE MCCURRY

È una delle figure più rappresentative della fotografia

contemporanea. Nato a Filadelfia nel 1950,

è stato premiato con alcuni dei riconoscimenti più

prestigiosi, tra cui la Robert Capa Gold Medal, il

National Press Photographers Award e il World

Press Photo. Ha pubblicato 19 libri e le sue opere

sono esposte nei principali musei del mondo

La carta di questa rivista proviene

da foreste ben gestite certificate FSC ® ️

e da materiali riciclati

On Web

La Freccia si può

sfogliare su ISSUU

e su fsnews.it

9


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FRECCIA COVER

di Cecilia Morrico morricocecili MorriCecili

Fondazione Muve

Partner Trenitalia

© Fondazione Musei Civici Veneziani

Porta della Carta

Venezia, Palazzo Ducale

VENEZIA VIRTUAL TOUR

Io resto a casa, ma posso viaggiare online. Per questo la

maggior parte dei poli museali in Italia e all’estero hanno

deciso di non privare il mondo delle loro bellezze,

nonostante le restrizioni dovute al Covid-19. Tra le mete

turistiche simbolo del Belpaese spicca Venezia con gli

11 musei della Fondazione Muve, che ha scelto di portare

il suo patrimonio nelle case di chiunque voglia godere di

questi tesori.

Migliaia di dipinti, disegni, sculture, fotografie, cimeli, oltre

agli stessi palazzi, vere e proprie opere architettoniche di

pregio. A disposizione tour virtuali ma anche approfondimenti

curati da esperti, come quello sulla Porta della Carta

a Palazzo Ducale, in piazza San Marco. Alle estremità

dell’ingresso, nelle nicchie dei pilastri, sono collocate le

personificazioni delle quattro virtù cardinali, oggi più attuali

che mai: la Prudenza, la Fortezza, la Temperanza e la

Carità. Per riflettere ed emozionarsi tra i canali o davanti al

Ponte dei Sospiri, anche se a distanza.

visitmuve.it

visitmuve visitmuve_it

11


RAILWAY heART

PHOTOSTORIES

PEOPLE

Stazione Bologna AV

Benedetta Rosini

bene883

Attese

© Alfredo Falcone

alfredo_falcone

12


LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE

DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN

CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME

A cura di Enrico Procentese

enryhills

Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it.

L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie

rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà

del mittente, priva di watermark, non superiore ai 15Mb. Le foto più emozionanti

tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri

della rubrica. Railway heArt un progetto di Digital Communication, Direzione

Centrale Comunicazione Esterna, FS Italiane.

LUOGHI

In questa pagina, la

stazione di Roma Termini

© Alfredo Falcone

alfredo_falcone

13


RAILWAY heART

IN VIAGGIO

In treno verso Firenze

© Giulia Morigoni

colorinsoffitta

Destinazione Salerno

© Angela Chierchia

angechi17

14


AT WORK

Francesca, capotreno

Frecciarossa

© Alfredo Falcone

alfredo_falcone

Giulio, capotreno

regionale

© Alfredo Falcone

alfredo_falcone

PHOTOSTORIES

15


16

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA


L’ITALIA che fa IMPRESA

LA RICERCA

CHE PROTEGGE

VISIERE PER MEDICI E INFERMIERI STAMPATE IN 3D.

LORENZO GUASTI, INGEGNERE DELL’INDIRE,

RACCONTA IL PROGETTO DI UN GRUPPO DI MAKER FIORENTINI

di Sandra Gesualdi sandragesu sandragesu

Lorenzo Guasti, ricercatore Indire

In 15 giorni, durante l’isolamento

in casa, hanno ideato, disegnato

e assemblato un prototipo

di dispositivo protettivo sanitario

a supporto di medici e ospedali

della Toscana. Lorenzo Guasti, Luca

Bassani, Alessandro Ferrini, Loren-

zo Calistri, Gianmarco Bei e Gabriele

Pieraccini sono un gruppo di

ricercatori fiorentini dell’Istituto Nazionale

di Documentazione, Innovazione

e Ricerca Educativa (Indire), e

hanno deciso di dare un contributo,

in termini di conoscenza, durante

l’epidemia da Covid-19. Con quello

che sanno fare: analizzare, studiare

e offrire una soluzione a problemi

reali, stampando, in 3D, una nuova

visiera protettiva.

Lorenzo, come nasce questa vostra

iniziativa?

Tutto è partito su Facebook dal

gruppo 3D Print Covid-19, che mette

in rete i maker di tutta Italia. La

richiesta di queste attrezzature, da

parte di medici e infermieri, stava

crescendo e molti di loro non riuscivano

a reperirle facilmente perché,

soprattutto nella prima fase

dell’emergenza, scarseggiavano. Ci

siamo inseriti in un movimento nazionale

che in questa difficile situazione

ha voluto dare una mano.

Come si è sviluppato il progetto?

Inizialmente abbiamo studiato qualche

campione già presente sul web,

ma non è risultato soddisfacente,

poi grazie all’Indire siamo entrati in

contatto con alcuni medici anestesisti

dell’Azienda sanitaria dell’area

Toscana centro. Ci hanno fornito indicazioni

essenziali e precise grazie

alle quali abbiamo creato un nuovo

modello di visiera.

Con quali caratteristiche?

Questo dispositivo doveva soddisfare

le esigenze di chi, in prima linea,

avrebbe dovuto indossarlo anche

dieci ore al giorno. Fino a oggi

nessuno si era posto il problema di

un utilizzo così prolungato e conti-

© elenabsl/AdobeStock

17


L’ITALIA che fa IMPRESA

nuo, perché le visiere venivano usate

solo per il tempo di un intervento

o di uno screening. Ora invece gli

operatori sanitari le tengono tutto

il giorno. Così, ci siamo concentrati

sulle caratteristiche ergonomiche,

per renderle comode, leggere e disinfettabili,

oltre che sicure naturalmente.

Non è un prodotto a livello

industriale di cui si può certificare

l’uniformità dei pezzi, ma il risultato

è un prototipo di qualità, testato sia

nei materiali che nella funzionalità.

Perché vi siete impegnati su questo

tipo di protezione?

Ancora nessuno ci aveva provato.

È piuttosto semplice da realizzare,

non c’è bisogno di materiale specifico

come il tessuto filtrante delle

mascherine, ma ha un’efficacia

molto alta. Offre una difesa meccanica

contro i droplet.

Cosa occorre per realizzarla?

La visiera è composta da tre pezzi

che vanno assemblati. Prima abbiamo

valutato il materiale trasparente

che scherma il viso, una plastica

leggera come quella delle bottiglie

tagliata con il laser da una piccola

ditta. Gli altri componenti sono in

Pla (acido polilattico, ndr), un filamento

plastico, e li creiamo con le

stampanti 3D.

E poi chi la produce?

Noi ricercatori. Abbiamo messo su

una sorta di catena di montaggio e

ci siamo divisi i compiti. C’è chi ha

disegnato in digitale e chi fa il cor-

Le visiere realizzate dai maker di Indire

riere per raccogliere tutti i pezzi

necessari. Poi io, dopo cena, monto

le visiere, elastico compreso, e

i medici vengono a prendersele a

casa. Siamo stati autorizzati dalla

Protezione civile per i viaggi e manteniamo

il distanziamento sociale

durante le consegne. Le stampanti

3D sono accese giorno e notte: riusciamo

a realizzare una decina di

visiere al giorno.

Tutto gratuitamente?

Certo, e con il progetto disponibile

online. Fino a oggi (24 aprile, ndr) il

prototipo sul sito dell’Indire è stato

scaricato da centinaia di ricercatori

che lo stanno studiando, provando

e realizzando. Un brevetto open, insomma,

perché quella dei maker è

una comunità basata sulla condivisione

del sapere.

A chi avete distribuito le visiere?

Su base regionale agli ospedali e ai

medici di base, che sono i più sforniti

e i più a rischio, a qualche Rsa e

cooperativa sociale e alla Protezione

civile.

Riscontri dai medici che le hanno

usate?

Equivalenti, come protezione, a

quelle certificate. In un momento di

emergenza in cui c’era difficoltà a

reperire il materiale ufficiale, il nostro

prodotto artigianale ha un po'

sopperito al problema. È stato un

contributo basato sulle nostre competenze

di sperimentatori e ricercatori.

Non siamo certo in concorrenza

per produrle, non è il nostro

lavoro. Ma siamo di supporto.

Cosa resterà di questa esperienza

al tempo del coronavirus?

Vorremmo che avesse una ricaduta

pedagogica, perché il nostro non è

stato altro che “un compito di realtà”.

Quando torneremo nelle scuole

con le quali collaboriamo, useremo

la visiera come esempio di problem

solving per far capire ai ragazzi che

a un problema c’è sempre una soluzione.

Previo studio e analisi, il cosiddetto

imparare lavorando. Non

abbiamo fatto nulla di speciale, se

non aver intercettato un’urgenza e

offerto una risposta concreta.

tecnologia.indire.it

IndireSocial

IndireSocial

18


Vola per un long weekend nel

paradiso di Capo Verde con i

voli di Cabo Verde Airlines!


GOURMET

LO CHEF DELLA NATURA

di Alessandra Iannello - a cura di VdGmagazine

© Nico Balzani

Chef Paolo Griffa

La natura è il più grande mercato a disposizione di

tutti. Fin dalla notte dei tempi, la capacità di riconoscere

ciò che di commestibile offriva la terra e

trasformarlo in cibo gustoso è stata celebrata al pari di

un’arte sacra. In anni più recenti, poi, ha preso piede l’esotico

e l’introvabile. Ma oggi non mancano giovani chef impegnati

a riscoprire le potenzialità dell’ecosistema locale.

Tra questi Paolo Griffa, che ha guadagnato una stella

Michelin con il suo ristorante Petit Royal del Grand Hotel

Royal e Golf di Courmayeur. La giornata di Paolo è

scandita dai ritmi dettati dalla natura. L’alba lo sorprende

spesso per foreste e prati, chino a terra assieme alla sua

brigata, nell’infaticabile ricerca di radici e odori freschi.

Il pomeriggio, quando il sole è alto e la luce cruda rivela

ogni dettaglio del terreno, è il momento del foraging

estremo. Consapevole di avere a portata di mano grandi

eccellenze e mosso dal desiderio di interagire il più possibile

con il territorio, Griffa ha avviato una partnership

con l’Institut Agricole Régional di Aosta e la Fondazione

Sistema Ollignan Onlus. Durante i mesi estivi la squadra

del Petit Royal e gli studenti di questi due enti lavorano

insieme un giorno a settimana per la raccolta e la cura di

erbe, frutta e ortaggi, e per la ricerca del latte e del burro

di alpeggio migliori. Tornati in cucina poi, i prodotti vengono

lavorati: alcuni appena sbollentati o lasciati crudi

per esaltarne i sapori, altri conservati attraverso essiccamento,

fermentazioni o distillati. Così nella stagione invernale

burri, salse e oli essenziali, valorizzati da tecniche

di estrazione, pressature e marinature, portano in tavola

l’estate di montagna.

paologriffa.com

GIRELLA DI BARBABIETOLE

Ingredienti (per 6 persone)

2 barbabietole multicolor, insalata mista, formaggio fresco alle erbe, formaggio

fresco con pasta di olive nere, mandorle tostate, cracker, olio extravergine

di oliva, sale q.b.

Preparazione

Lavare bene le barbabietole, avvolgerle nella stagnola condendole con un

filo d’olio extravergine e un pizzico di sale. Cuocere in forno a 180°C per un’ora

circa. Lasciare raffreddare, poi pelare e tagliare sottilmente. Per un risultato

uniforme utilizzare un piccolo coppapasta formando dei bottoni. Condirli con

un filo d’olio a crudo e, con l’aiuto di un anello, impiattare creando un cerchio

con i bottoni di barbabietola disposti in verticale. Condire il formaggio fresco

con erbe aromatiche tritate e usarlo per farcire l’interno delle barbabietole.

Condire l’insalata unendovi le mandorle tostate tritate e metterla all’interno

del cilindro. Sformare delicatamente le barbabietole che contengono l’insalata,

adagiandovi sopra il cracker con delle barbabietole piegate a cono e

uno spuntone di formaggio fresco condito con pasta di olive nere.

© Paolo Picciotto

20


GUSTA & DEGUSTA

rubrica avrei voluto suggerire un’esperienza

gastronomica, ma potrò

ricominciare a farlo solo alla riapertura.

Nel frattempo cuochi e ristoratori

hanno deciso di rimanere vivi con il

delivery: piatti e interi menù gourmet

a domicilio. Ecco qualche consiglio

per degustare a casa una cena di livello.

Con Massimiliano Sabinot del

Vitello d’Oro a Udine, Moreno Cedroni

e il suo Aniko a Senigallia (AN)

e Luca Gambaretto del Ristorante

Maffei a Verona. A Bergamo il ristorante

Al Carroponte di Oscar Mazzoleni

consente di scegliere anche dalla

cantina, premiata da Le Guide de

L’Espresso 2019. Nel milanese ecco

Carlo Andrea Pantaleo del Milano37,

a Gorgonzola, e in centro città Eugenio

Boer con il suo Bu:r, mentre a Bologna

è Francesco Carboni di Acqua

Pazza a consegnare a casa una grana

cura di Andrea Radic

Andrea_Radic

MENÙ DELUXE A DOMICILIO

DA MILANO A LECCE, I RISTORATORI CHE RIPARTONO CON IL DELIVERY

Senza dubbio uno dei settori

più colpiti dallo stato

di emergenza che stiamo

vivendo è quello della ristorazione:

fermo, inattivo. Io stesso in questa

de cena di pesce. A Torino sono ottimi

i piatti di Stefano Sforza, chef del

ristorante Opera - Ingegno e Creatività.

A Ventimiglia (IM) spicca Diego Pani

del Marco Polo, mentre a Genova

c’è il ghiotto delivery del ristorante

20 Tre di Barbara Palazzo. Sul Lago

di Garda invece, a Salò (BS), Alberto

Bertani di QB Due Punto Zero è una

certezza. Da Telese Terme (BN), invece,

consegne in tutta Italia dal menù

del Krèsios di Giuseppe Iannotti. A

Roma si può ricevere a casa il meglio

della lievitazione grazie alle specialità

di Gabriele Bonci, un vero artista

della pizza. A Lecce, infine, a deliziarvi

è il delivery di Alex Ristorante di

Alessandra Civilla.

Cuochi e ristoratori, gente che resiste,

nonostante tutto, e merita profondo

rispetto.

CÀ MAIOL

RAFFINATO LUGANA

Il Lago di Garda è da sempre territorio

vinicolo, ma lo sforzo per

raggiungere il livello di qualità

di oggi è abbastanza recente. Una

cantina che ha saputo portare questo

percorso di finezza ed eleganza a un

felice traguardo è Cà Maiol, con i suoi

vini espressione di due zone importanti,

Lugana e Valtènesi.

Un’area molto particolare quella dei

cinque comuni che costituiscono il

Lugana, tra le sponde del lago e le

colline moreniche, dove gli enologi

di Cà Maiol hanno saputo sviluppare

il potenziale dei vitigni autoctoni e dei

terreni calcarei e argillosi. Uve che respirano

le brezze del Garda e i profumi

delle colline, come nel Lugana Molin

Dop, Trebbiano di Lugana in purezza.

Il nome è quello del vigneto, con viti

molto vecchie e terreno dallo spiccato

carattere argilloso, ricco di sali

minerali.

Vendemmia manuale, spremitura soffice,

vinificazione in acciaio e una piccola

parte che fermenta in legno. Insomma,

tutte le cure del caso per un

vino che esprime pienezza di aromi,

spiccata freschezza e un palato elegante

e rotondo con un finale sapido

e persistente.

Dal medesimo vitigno viene prodotta

anche una notevole bollicina: Lugana

Brut metodo classico, da uve selezionate,

raccolte anticipatamente e millesimate

nelle annate migliori. Trentasei

mesi di permanenza sui lieviti per

un perlage finissimo, pulito in bocca

con apprezzabili note balsamiche.

Cà Maiol S.r.l. Società Agricola

Desenzano del Garda (BS)

ordini@camaiol.it

camaiol.it

21


RITORNO AL

WHAT’S UP

A SPASSO NEL TEMPO, TRA IRONIA E SENTIMENTO.

IL COMICO MAURIZIO BATTISTA RACCONTA LO SHOW POCO

DI TANTO, DAL 14 MAGGIO SU RAI2

di Gaspare Baglio

PASSATO

gasparebaglio

Stare al telefono con Maurizio Battista è divertimento

allo stato puro. Un modo di ridere casareccio,

autentico, come lui, che non fa il personaggio ma

è una persona. E questa cosa, a lungo andare, paga. Ecco

allora che il comico approda nella prima serata di Rai2, dal

14 maggio, con il nuovo show Poco di tanto. È l’unica nuova

produzione della tv pubblica ai tempi del coronavirus, ma

anche un programma che regala una visione inedita di Battista,

dopo i recenti successi di Battistology su Comedy Central

e La sai l’ultima?-Digital Edition su Canale 5.

Come nasce Poco di tanto?

Da un’equazione. Nel senso che noi abbiamo il poco, ma di

tantissimo. A differenza di mio nonno che aveva il poco, ma

di niente. C’è qualcuno che si lamenta, certo, ma quello che

possediamo è comunque molto. Soprattutto in questo periodo

storico.

Che tipo di programma è?

Per prima cosa mi preme sottolineare lo sforzo enorme da

parte di tutti: dalla società di produzione Ballandi Multimedia

alla Rai, fino agli autori e i tecnici. Tutto è più difficile, in

questo momento, siamo blindati. Ad ogni modo, lo show si

snoda su tre prime serate durante le quali mi muovo in una

casa di 200 m 2 , costruita ad hoc, che cambia in ogni puntata:

nella prima sono in un appartamento degli anni ’60, nella

seconda l’ambientazione è dei ’70 e, infine, nella terza, spazio

agli ’80.

Il tuo ruolo?

Sono come Alberto Angela, un divulgatore. Lui racconta da

Pompei, io vado a spasso nel tempo. In ogni camera descrivo

proprio quel periodo con due ospiti a puntata, rvm, filmati

d’epoca, gag e qualche riferimento all’attualità. Il tutto messo

in piedi con ironia, nostalgia, cuore, sentimento e musica. È un

ricordo, ma di classe: qualcosa che non ha fatto mai nessuno.

Qualche anticipazione?

Il programma inizia sempre con una macchina dell’epoca. Faremo

parallelismi con ironia come, per esempio, tra l’indimenticabile

Carosello e tutte le pubblicità di oggi coi testimonial

belloni, tipo quelle dei profumi.

E gli ospiti?

Faccio qualche nome: Orietta Berti, Don Backy, Michele Zarrillo

e Gazebo.

Strutturalmente cosa avete dovuto cambiare a causa del

Covid-19?

Tutto. La casa è così grande perché hanno dovuto passarci

dentro i macchinisti, i carrelli, le camere. L’idea iniziale era di

realizzare uno sceneggiato che avesse come protagonista

una famiglia. Dopo il coronavirus abbiamo dovuto modificare

il format, anche perché l’investimento era già stato fatto. Così

ci siamo inventati questa formula light.

Qual è il tuo obiettivo con questo show?

Far capire che ne abbiamo passate tante e anche se questo

virus non ci voleva lo stiamo superando. Conoscendo quegli

anni, avendo vissuto quei momenti, vorrei far sentire quel sapore.

Riporto in modo fedele quello che ho vissuto. Ci si commuove,

si riflette e, ovviamente, si ride.

mauriziobattista.com

MaurizioBattistaOfficial Battista_M maurizio_battista

22


UNITI CONTRO IL NEMICO

PARTE CON IL SINGOLO IL NOSTRO TEMPO IL PROGETTO

DI ANNALISA MINETTI E MARIO BIONDI PER AIUTARE GLI ANZIANI

In tempi di coronavirus, si moltiplicano

le iniziative di solidarietà.

E i protagonisti dello spettacolo

sono sempre in prima linea. I big della

musica Annalisa Minetti e Mario Biondi,

insieme con il bassista Marcello Sutera,

hanno messo in piedi il progetto

Nemico invisibile. Un’idea che esisterà

finché ci sarà l’emergenza, con l’obiettivo

di aiutare l’Auser, l’Associazione

per l’invecchiamento attivo che offre

sostegno agli anziani (per donazioni

Iban IT67X0311103253 000000010815),

grazie alle somme raccolte attraverso

canzoni messe a disposizione sulle

piattaforme digitali.

L’iniziativa è partita con il brano Il nostro

tempo che, oltre a Minetti e Biondi, ha

visto la partecipazione di Dodi Battaglia,

Petra Magoni, Gaetano Curreri, Andrea

Callà e Paul Maunick.

Quando avete deciso di muovervi?

[MB] Sono in quarantena con la mia famiglia

da fine febbraio: abbiamo capito

subito la pericolosità del nemico invisibile.

[AM] Ho sentito immediatamente questa

responsabilità. Volevo mettere in

piedi un progetto musicale con una

persona dalla grande anima, che avesse

il mio stesso codice etico e morale. Il

primo nome che mi è venuto in mente è

stato quello di Mario.

Come state vivendo questo momento?

[MB] Da piccolo mi hanno insegnato

che gli impedimenti, in alcune occasioni,

possono essere di giovamento. Facciamo

di necessità virtù e impariamo da

quello che stiamo vivendo.

[AM] Mi fa paura un po’ tutto. In famiglia,

per assurdo, l’isolamento è l’aspetto

che intimorisce meno. Noi dobbiamo

pensare a chi è da solo, agli anziani, ai

disabili. Non posso non preoccuparmi,

poi, del futuro che attende le maestranze

nel nostro ambiente: gli artisti sono i

più privilegiati, ma tutte le persone che

lavorano dietro di noi?

Questo progetto come si evolverà?

[MB] Non amo vendere la pelle dell’orso

prima di averlo catturato. Il nostro

tempo è oggi, per il domani ci terremo

in contatto.

L’obiettivo è aiutare gli anziani, quindi?

[AM] I nonni rappresentano un mondo

che dà senso al tutto e ci completa. Ho

percepito quanto, per loro, l’isolamento

fosse più pericoloso. Il coronavirus

ha colpito le persone più fragili, quelle

nelle case di riposo. Ho pensato che,

in qualche modo, dovessero essere

raggiunte per non farle andare incontro

alla sindrome del disuso, non solo

fisico. L’assistenza domiciliare dà la

possibilità di intervenire, anche se da

lontano, aiutando gli anziani con attività

motoria e cure quotidiane.

La più bella sorpresa da parte dei colleghi

che hanno preso parte alla vostra

iniziativa?

[MB] La disponibilità ricevuta, al limite

del commovente.

[AM] L’entusiasmo e l’energia con cui

hanno risposto. La musica ci ha uniti,

ancora una volta.

G.B.

nemicoinvisibileofficial

Mario Biondi e Annalisa Minetti

© Alessandra Fuccillo

23


110 mila

750 mila

140 milioni € finanziati in 11 anni

4,7 milioni €

3,5 milioni €


WHAT’S UP

E LA VITA BUSSÒ

IL COMPOSITORE, PRODUTTORE E CANTAUTORE MARIO LAVEZZI

FESTEGGIA I 50 ANNI DI CARRIERA CON UN LIBRO

E UN COFANETTO DI SUCCESSI

C’è poco da fare: la storia

della musica italiana

va di pari passo con

la carriera di Mario Lavezzi, cantautore

prolifico e fortunato.

Tra le sue composizioni ci sono le

hit E la luna bussò e In alto mare

portate alla ribalta dall’ex compagna

Loredana Bertè, È tutto un attimo,

interpretata da Anna Oxa, Vita,

intonata da Lucio Dalla e Gianni

Morandi, Stella gemella di Eros Ramazzotti.

In mezzo secolo le produzioni non

si contano e la sua vita è stata così

piena di avvenimenti e coincidenze

da meritare di essere celebrata con

un libro, E la vita bussò (Morellini

Editore, pp. 136, € 14,90), e un cofa-

netto omonimo (pubblicato da Nar

International e Artist First) che contiene

58 successi scritti, prodotti o

interpretati dall’artista e un brano

inedito, Canti di sirene, firmato con

Franco Califano.

L’esistenza di Lavezzi è fatta di entusiasmi

e batoste. Gli inizi nella

storica band I Camaleonti per sostituire

Ricky Maiocchi, una gioia svanita

quando è costretto a lasciare

il gruppo per il servizio di leva. Poi

la voglia di fare musica lo spinge a

comporre un brano, Il primo giorno

di primavera, che sarà uno dei più

grandi successi dei Dik Dik e lo farà

diventare tra gli autori e produttori

più celebri del Belpaese.

Che effetti pensa avrà il Covid-19

sulla musica?

Vorrei che la fase successiva al coronavirus

portasse una spinta planetaria

a rompere i legacci col passato.

Come dopo la guerra, quando

l’umanità intera ha sprigionato, in

tutti settori, una creatività inimmaginabile.

Un’esigenza che si espresse

nell’arte figurativa, nella moda,

nel design, nel cinema e nella musica.

È stato come un nuovo Illuminismo.

In che acque naviga il mercato discografico?

La tecnologia l’ha devastato: oggi

tutta la musica è negli smartphone

e su Spotify, la scarichiamo. Non ha

quasi più senso fare un album. Quasi

nessuno ascolta un disco per intero

e lo mette nei propri dispositivi. Le

case discografiche non hanno più le

risorse economiche di una volta. Un

tempo i contratti per gli artisti erano

di sette anni o sette album. Se poi

al terzo disco non succedeva nulla,

la major poteva rescindere l’accordo.

La musica aveva la possibilità di

durare nel tempo. Oggi passa e va,

è liquida.

C’è un’artista su cui punta da produttore?

Emily Litta, una ragazza italiana

che ha una cultura non indifferente,

perché ha vissuto in Inghilterra e in

Australia. L’ho portata alla Sony, le

hanno proposto di partecipare alle

selezioni di X Factor, ma ha rifiutato

perché ha in mente un modello

britannico e sperava che la casa

discografica fosse interessata al

di là del talent. Invece non è stato

così: questi show contengono i costi

perché la promozione è già pronta.

Fortunatamente, grazie al web e

alle etichette indipendenti, sono

usciti artisti come Calcutta.

Anche lei aiuta i nuovi talenti con il

contest Campusband…

Scegliamo quattro interpreti, altrettanti

cantautori e quattro gruppi.

Diamo loro la possibilità di fare

un video e registrare un inedito. Gli

facciamo mettere un primo mattone

e, devo dire, che sono rimasto

piacevolmente sorpreso: sono tutti

davvero meritevoli.

G.B.

mariolavezzi.com/wordpress

Mario_Lavezzi

mariolavezzi

Cover del cofanetto E la vita bussò

25


WHAT’S UP

© Sant’Agostino

LA MUSICA CONTINUA

Chigiana International Festival 2019

NICOLA SANI,

DIRETTORE

ARTISTICO

DELL’ACCADEMIA

CHIGIANA, PRESENTA

IL NUOVO CICLO

DI CONCERTI IN

DIRETTA STREAMING

di Sandra Gesualdi

sandragesu sandragesu

«

Chigiana non

abbandona il suo pubblico

L’Accademia

e non smette di fare musica

in questo difficile momento». Parole di

Nicola Sani, compositore e direttore artistico

della storica accademia senese.

Cancellati gli eventi dal vivo, per le inevitabili

misure restrittive, la risposta per

non interrompere la stagione è stata l’iniziativa

Chigiana stops Covid-19. Una serie

di concerti inediti trasmessi in strea-

ming su YouTube, poi lasciati liberamente

disponibili. Tanti gli appuntamenti in

corso, che si protrarranno fino all’inizio

dell’estate.

Così, anche la storica Accademia Chigiana

è in rete.

In questi anni abbiamo investito molto

nel digitale, lavorando per convertire

tutto il nostro archivio. Questo ci ha per-

messo, durante la quarantena, di essere

pronti a rimodulare la nostra programmazione

on demand e di continuare a

essere vivi, attivi e di promuovere il nostro

festival.

La musica per tutti, prima di tutto.

Che cosa prevede il programma?

Dodici concerti inediti, che si sono tenuti

negli ultimi tre anni durante il Chigiana

International Festival, la stagione Micat

in Vertice e la rassegna Tradire, trasmessi

per la prima volta live in broadcasting.

Quali gli appuntamenti imperdibili?

Quelli del 7 e 8 maggio con Antonio Meneses,

uno dei più grandi violoncellisti,

in Bach to Brasil, che accosta le Suite del

celebre compositore alle opere di artisti

brasiliani contemporanei. Il 29 maggio

e il 5 giugno, invece, presentiamo i due

giovani finalisti del Premio Chigiana: il

pianista Arseny Tarasevich Nikolaev e

la violoncellista Ella van Poucke. Talenti

destinati ai palchi internazionali.

Che valore ha la cultura in questo momento?

Fondamentale. La musica, nello specifico,

racconta il tempo ed è importante

quando ci sembra fermo, sospeso. È una

lingua universale e fa ben comprendere

i problemi di tutti. Questo ha un significato

forte nelle difficoltà.

Quanto è importante lo spettacolo dal

vivo?

L’ascolto live è imprescindibile. Concerto

vuol dire essere una comunità che ode e

suona insieme e vicino. La riproduzione

è un binario parallelo, ma mai sostitutivo,

le soluzioni online sono eventi straordinari

di supporto. Claudio Abbado faceva

sempre registrare i suoi concerti come

momenti di qualità.

Cosa lascia il tempo del Covid-19?

Un intervallo e un suono sospeso, quello

del silenzio che avvolge tutto.

chigiana.org

AccademiaChigiana

AccademiaChigiana

chigiana

Nicola Sani

© Imeb Bourges

26


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UN TRENO DI LIBRI

Invito alla lettura di Alberto Brandani

[Presidente giuria letteraria Premio Internazionale Elba-Brignetti]

Quando Limesso, piccola

città alleata di Troia, viene

distrutta dai greci, Briseide,

figlia di un re, viene catturata

come tutte le altre donne e consegnata

come un trofeo al grande Achille.

A 19 anni diventa schiava, concubina,

infermiera, pronta a soddisfare

ogni desiderio del suo padrone. È lei

il premio di guerra di Achille il Pelide,

proprio colui che ha letteralmente

“macellato” tutta la sua famiglia.

L’epica guerra di Troia è sempre una

magnifica storia da leggere, una storia

che parla di eroi, semidei, sconfitti,

malvagità. E di donne, schiave e

regine. Qui, dove tutto comincia con

una donna e per una donna, le donne

sembrano mute, asservite. «Alle donne

si addice il silenzio», si legge nel

romanzo di Pat Barker, che si è posta

l’obiettivo di raccontarci la guerra di

Troia con gli occhi delle schiave.

L’impianto è teatrale, quasi si colgono

le quinte di scena che di momento in

momento legano la storia. È un manifesto

femminista, crudo e violento,

una perfetta sceneggiatura per un

film di Quentin Tarantino, trucido e

splatter, con ossa, budella e topi morti

a iosa che vanno avanti per pagine e

pagine. Sappiamo bene che le descrizioni

di guerra sono tremende anche

nei grandi classici, ma pure che le frasi

più celebri della letteratura si costruiscono

per sottrazione. «La sventurata

In viaggio con il Prof

IL SILENZIO DELLE RAGAZZE

IL MOVIMENTO ME TOO AL TEMPO DELLA GUERRA DI TROIA,

RACCONTATA DALLE SUE SCHIAVE MUTE. CAPACI DI GUARDARE

OGNI COSA CON ALTRI OCCHI E CON ALTRO CUORE

è forse quel che resta dopo che Manzoni

ebbe sottratto pagine e pagine?

Attraverso il racconto disincantato e

verace di Briseide, entriamo nell’accampamento

greco dove si aggirano

Agamennone, Patroclo e Ulisse. I loro

sentimenti, le loro turbe, le passioni. E

ci sembrano meno dèi e più semplicemente

uomini. Pat Barker ha cercato

di dare voce a quei soggetti della

storia che mai ne hanno avuta: le donne

mute della terribile guerra di Troia,

capaci di guardare ogni cosa con altri

occhi e altro cuore.

Eppure, riflettendo attentamente,

cogliamo che con il tempo ogni confine

nell’accampamento acheo è destinato

a sfumarsi, ogni separazione

sembra sfaldarsi fra chi condivide la

stessa condizione umana. La posizione

dei guerrieri achei è ben diversa da

quella delle schiave troiane, ma alla

fine il destino di tutti, uomini e donne,

vincitori e sconfitti, è subordinato

alla stessa logica violenta e disperata

della guerra. È in questo contesto che

può nascere e materializzarsi un sentimento

affettuoso verso il proprio rapitore

o un gesto ospitale verso il più

acerrimo nemico. Ed è qui che, al di là

delle intenzioni dell’autrice, svettano

i tre protagonisti di un romanzo che

colpisce al cuore. Di Briseide abbiamo

già detto, ma non possiamo dimenticare

il grande amore che suscita Patroclo

in lei e presso Achille: un bimbo

rispose» di manzoniana memoria non strappato alla sua famiglia per un tra-

Einaudi, pp. 352 € 18,50

gico gioco finito male. E che dire della

splendida malinconia di Achille, abbandonato

a sette anni dalla madre,

che si immerge possente nel mare

nella speranza di carpirne qualche

frase? Nell’animo dei tre protagonisti,

in particolare di Achille e Patroclo,

scende un pianto disperato che viene

recuperato come visione onirica della

vita e balsamo lenitivo delle angosce,

delle paure e malinconie di noi comuni

mortali. Sono pagine e sensazioni

che, per dirla in gergo teatrale, "valgono

il biglietto".

29


UN TRENO DI LIBRI

BRANI TRATTI DA

IL SILENZIO DELLE RAGAZZE

[...]

Lo vidi alzarsi, riempire la sua coppa e porgermene un’altra.

– Lo aspetterai alzato? – chiesi.

– Penso di sì: di solito lo faccio.

Non saprei dirvi perché Patroclo avesse tanta paura delle

notti in cui Achille andava in cerca di sua madre. So soltanto

che era così.

Il fuoco era quasi spento. Patroclo gettò un altro ciocco,

che mandò fumo per qualche istante prima che le fiamme

cominciassero a consumarlo. L’unico rumore a rompere

il silenzio era quello di un cane che si grattava il collo.

Più da lontano, appena percettibile, giungeva il mormorio

dell’acqua. Quella bonaccia innaturale non accennava a

finire, e le onde si allungavano lente sulla battigia. Avvertivo,

oltre le pareti della sala, l’esasperante immensità del

mare e del cielo. Una calda oscurità incombeva su di me,

e pensai quanto sarebbe stato facile spazzare via tutto ciò

che i miei occhi vedevano: un padiglione di legno massiccio,

un uomo e una donna seduti insieme accanto al fuoco.

– Una volta l’ho sentito parlare con lei, – dissi. – Non capivo

niente –. Tacqui, e poiché anche lui taceva aggiunsi: – Ma

gli risponde, qualche volta?

– Oh, sì.

– Sono molto affezionati l’uno all’altra?

– Difficile a dirsi. Lei se n’è andata quando Achille aveva

sette anni –. Un’altra pausa, poi: – A quanto pare, adesso

sembra più giovane del figlio.

– Sarà stato difficile abbandonare un bambino così piccolo,

– azzardai, procedendo a tentoni.

– Non saprei; forse sì. Il fatto è che lei non sopportava quel

matrimonio, non era stata lei a sceglierlo, nessuno aveva

chiesto il suo parere... Probabilmente ne era alquanto

disgustata. E ha condizionato anche... insomma, l’avrai

notato, no? Avrai avvertito in lui una certa... ripugnanza?

Eccome se l’avevo avvertita, ma non osai approfondire il

tema. Temevo che mi facesse troppe confidenze, di cui in

seguito avrebbe potuto pentirsi.

Patroclo mi sorrise. – Tu gliela rammenti, – disse.

– Io gli rammento sua madre?

– Dovresti esserne lusingata. In fin dei conti è una dea.

– Proverò.

Stava ancora sorridendo, e il sorriso metteva in evidenza il

naso fratturato. Chissà se c’era un giorno in cui, guardandosi

allo specchio, non gli veniva in mente il momento più

orribile della sua vita.

© Alex Bailey WARNER BROS/ANSA-CD

Brad Pitt nei panni di Achille nel film Troy

30


Un assaggio di lettura

– Sai che potrei convincerlo a sposarti?

Scossi la testa. – Nessun uomo sposa la propria schiava.

– Invece è già successo.

– Potrebbe sposare la figlia di un re.

– Potrebbe, sì; ma non ne ha bisogno. Sua madre è una

dea, suo padre regna sui mirmidoni. Può fare quel che gli

pare –. Un sospiro trattenuto. – Potremmo tornare a casa

tutti insieme.

Avrei voluto rispondergli: «Tu la mia casa l’hai bruciata».

Quella notte, sdraiata su un pagliericcio accanto a Ifi, ripensai

alle parole di Patroclo. Certo, ci sono uomini che

sposano le proprie schiave, soprattutto in mancanza di

eredi legittimi, se quelle schiave gli hanno appena dato

un figlio: ma quante volte è successo? Suvvia, che pensiero

ridicolo. Ma poi mi venne in mente quel giorno sulla

spiaggia, quando avevo visto Achille appoggiarsi al suo

amico. Patroclo non esagerava: aveva senza dubbio una

grande influenza su di lui.

Davvero avresti sposato l’assassino dei tuoi fratelli?

Tanto per cominciare, non avrei avuto altra scelta. E in

ogni caso, sì, credo che l’avrei fatto. Sì. Ero una schiava,

e qualsiasi schiavo farebbe di tutto, davvero di tutto, per

smettere di essere una cosa e ridiventare una persona.

Non so come avresti potuto.

Certo che non lo sapete. Non siete mai stati schiavi.

[...]

La porta del mio sgabuzzino si spalancò. Patroclo entrò e

tentò di cingermi le spalle con un braccio, ma lo respinsi.

– Credi ancora di poterlo convincere a sposarmi? Non

fece in tempo a rispondere, perché Achille chiamò

dall’altra stanza: – Allora? È pronta?

Patroclo mi tese la mano. Io la presi come sapevo di dover

fare, e mi lasciai condurre nella sala. Gli araldi stavano

già indietreggiando. Alzai gli occhi verso Achille e,

con mia grande sorpresa, vidi che aveva le guance rigate

di lacrime. Niente singhiozzi, certo: solo due rivoli

silenziosi che non osava asciugarsi per non ammetterne

l’esistenza.

Dunque Achille piangeva, mentre mi portavano via. Lui

piangeva, non io. Sono passati anni, e ormai non ha più

importanza, ma ne sono ancora orgogliosa.

Quella notte, però, piansi anch’io.

[...]

All’improvviso Aiace balzò in piedi. Immaginai che avesse

riconosciuto qualcuno dentro il padiglione e mi voltai

nella direzione del suo sguardo, ma non c’era nessuno,

e quando riportai gli occhi su di lui lo vidi a terra. Stava

disteso lì, con le ginocchia rimboccate al petto, e frignava

come un neonato. Achille, immobile, aspettò che l’attacco

facesse il suo corso finché, finalmente, Aiace non

riprese il controllo di sé e tornò a sedersi al tavolo. Nessuno

di loro fece commenti: ripresero la partita come se

nulla fosse accaduto. Tutto l’episodio, dall’inizio alla fine,

era durato ben poco.

Anche Tecmessa era stata sul punto di alzarsi in piedi,

ma poi si era riaccomodata sulla sedia e aveva allungato

la mano verso l’ennesima noce al miele.

La statua di Patroclo e Menelao, Loggia dei Lanzi, Firenze

– Dorme poco o niente, – raccontò, – e ha degli incubi

orrendi. L’altra notte ha sognato che un ragno lo mangiava:

si è svegliato urlando, ha detto che sentiva il rumore

delle mandibole e tutto il resto. E se gli chiedo cosa c’è

che non va...

– Non te lo dice?

– Certo che no! Secondo lui dovrei stare zitta e sopportare,

e se provo a parlarne salta su a rimproverarmi che

«alle donne si addice il silenzio».

Non c’era una sola donna di mia conoscenza che non

fosse cresciuta sentendosi ripetere quella frase.

[...]

Tutto il suo amore, tutta la sua tenerezza, vanno al padre.

Achille è, per prima cosa, il figlio di Peleo, ed è così che è

noto all’esercito acheo: Pelide è da sempre il più famoso

dei suoi appellativi. Ma è soltanto la sua identità pubblica.

Quando è solo, specie in quelle mattine solitarie in

riva al mare, sa di essere, inevitabilmente, il figlio di sua

madre. Teti se n’è andata poco prima che lui compisse

sette anni, l’età in cui un bambino lascia le stanze delle

donne ed entra nel mondo degli uomini. Forse è per

questo che sente di non aver mai completato il passaggio,

anche se molti dei guerrieri che hanno combattuto al

suo fianco si stupirebbero alquanto nel sentirglielo dire.

© Gabriele Maltinti/AdobeStock

31


UN TRENO DI LIBRI

Un assaggio di lettura

Ma non lo dice, ovvio. È un difetto, una debolezza, e lui

sa come tenerla ben nascosta al mondo. Solo di notte,

mentre vaga tra il sonno e la veglia, Achille torna a immergersi

nell’oscurità salmastra del ventre di sua madre,

e il lungo errore di quella vita mortale è finalmente cancellato.

[...]

Esce sulla veranda e chiama a gran voce Alcimo, che arriva

di corsa, pallidissimo, temendo di aver fatto qualcosa

di grave, un tragico errore: aver lasciato, per esempio,

un granello di polvere sullo scudo miracoloso. Achille

versa da bere al povero ragazzo, lo fa sedere nel vestibolo

(parlargli davanti a Briseide non sarebbe gentile) e

cerca di spiegarsi. Alcimo è talmente sollevato di non

essere nei guai che fissa il suo comandante con gli occhi

fuori dalle orbite. È chiaro che non ha capito una parola.

– Se dovessi morire... – ripete Achille.

Questa parte del messaggio, almeno, sembra arrivare a

destinazione, anche se lì per lì il ragazzo non dice nulla,

si limita a scacciare le parole con le mani come se non

avesse mai sentito niente di più orribile. «Via, se riesco

Achille e Briseide

Affresco da Pompei, Casa del Poeta tragico, Mann inv. 9105

Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il

Turismo - Museo Archeologico Nazionale di Napoli

© Luigi Spina

ad accettarlo io puoi riuscirci anche tu, no?» pensa Achille,

che comincia a spazientirsi. – Se dovessi morire, – ripete.

Alcimo è sgomento. – Non ho detto che morirò; non

ho nessuna premonizione, niente del genere... – Infatti

non è una premonizione: lo sa con certezza. – Voglio solo

fare qualche progetto sensato per il futuro.

Alcimo lo guarda a bocca aperta.

– Briseide è incinta –. «Ah, questo l’ha capito», pensa

Achille vedendolo cambiare espressione. – Se dovessi

morire, voglio che tu la sposi e... – Solleva una mano. –

Se. Ho detto se. Voglio che tu la accompagni da mio padre.

Il bambino dovrà crescere in casa di mio padre. Hai

capito? – È un onore che non merito, – balbetta mogio

Alcimo.

– Ma farai ciò che ti ho detto?

– Sì.

– Lo giuri?

– Sì, certo, lo giuro –. Poi: – Lei lo sa?

Achille scuote la testa. – No, non c’è bisogno di dirglielo

adesso. È sufficiente che lo sappiamo tu e io.

Augura la buonanotte ad Alcimo e torna nelle sue stanze.

Briseide si è seduta sul letto e lo sta ancora aspettando.

Per un istante è tentato di raggiungerla, ma il suo umore

è cambiato: al calar delle ombre si è fatto piú cupo.

Perciò va a sedersi accanto al fuoco, imbraccia di nuovo

la lira e gli torna in mente la canzone che stava componendo

insieme a Patroclo prima che morisse. Aveva

avuto una parte così importante nelle loro ultime sere

insieme, che ancora adesso non è sicuro di poterla suonare.

In effetti gli bastano le prime note per sciogliersi in

lacrime. Qualche istante dopo, però, ci riprova, e questa

volta arriva alla fine. Solo che la fine non c’è. Ecco, ora

ricorda: era lì il problema, giusto? Non era mai riuscito a

finirla, quella benedetta canzone. E Patroclo non gli era

stato d’aiuto. «Non capisco cos’abbia che non va: a me

sembra perfetta così».

La suona un’altra volta, consapevole dello sguardo di

Briseide e anche – innegabilmente, intensamente consapevole

– della presenza di Patroclo, seduto sulla sedia

accanto al fuoco. Perché da qualche giorno, da quando

Achille ha ripreso a suonare la lira, Patroclo si è intenerito

e viene a trovarlo ogni sera. È davvero difficile trattenersi

dal chiedergli se la canzone gli piace, ma del resto lo sa

benissimo.

L’ha sempre saputo. «Per gli dèi dell’Olimpo, non puoi

suonare qualcosa di più allegro? Sembra un lamento funebre!»

Achille sorride al ricordo e la suona daccapo, arriva per

l’ennesima volta alla stessa, penosa sequenza di note. La

quiete dopo un temporale: gocce di pioggia che stillano

da un ramo sporgente, che cadono (plic-ploc) nel torrente

impetuoso... «Sì, sì, ma dopo?»

E all’improvviso capisce: niente. Dopo non c’è niente,

perché va bene così, la fine è quella. Lo è sempre stata,

solo che lui non era pronto a capirlo. Per esserne sicuro

(gli sembra troppo facile, troppo comodo) ricomincia

dall’inizio, la suona un’altra volta. No, è giusto: la canzone

deve finire così. Guarda Briseide. – Va bene, – le dice,

toccando le corde che ancora vibrano. – È finita.

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Lo scaffale della Freccia

LA NUOVA STAGIONE

Silvia Ballestra

Bompiani, pp. 276 € 17

Si narra che la Sibilla, adirata contro

le fate che si attardavano a ballare

il salterello con i pastori, avrebbe

scagliato loro le pietre che divennero

poi il paese di Arquata del Tronto:

pietre destinate a rotolare di nuovo,

drammaticamente, durante il

terremoto. Le sorelle Nadia e Olga si

sentono a casa proprio qui, in questa

terra che si muove, e che scendendo

dai monti Sibillini verso il mare si fa

campagna.

L’UOMO CHE SCRISSE LA BIBBIA

Marco Videtta

Neri Pozza, pp. 240 € 17

La storia di William Tyndale il

Traduttore, l’uomo che scrisse

il libro più letto nella storia

dell’Occidente: la Bibbia in

inglese. Una storia popolata

da sicari, vescovi oltranzisti,

avidi mercanti, subdoli traditori,

alchimisti e re, ambientata in

una delle epoche più turbolente,

complesse e avvincenti che

l’Europa abbia conosciuto: la

prima metà del ’500.

LE CREATURE

Massimiliano Virgilio

Rizzoli, pp. 240 € 18

La donna si fa chiamare

Leonessa. È lei a mandare avanti

una casa famiglia illegale nella

periferia napoletana, dove vivono

i figli dei clandestini che possono

permetterselo. Sta contando

delle banconote, mentre alle

sue spalle un dobermann ringhia

legato alla catena. Liu deve

lavorare fuori città e non può

tenere suo figlio con sé: paga, lo

lascia e se ne va.

ALTAN (AUTOBIOGRAFIA

NON AUTORIZZATA)

Altan e Roberto Moisio

Skira, pp. 184 € 19,50

Nato a Treviso, in piena Seconda

guerra mondiale, Altan ama disegnare

e raccontare storie illustrate fin da

piccolissimo. In questa conversazione

tira fuori dal cassetto progetti mai

visti e lavori divenuti iconici, offrendo

al lettore il suo modo di vedere il

mondo. Il libro è un’occasione per

scoprire il fumettista, papà della

celebre cagnolina Pimpa, e il suo

percorso di vita. G.B.

UNA LETTERA PER SARA

Maurizio De Giovanni

Rizzoli, pp. 304 € 19

Terzo capitolo della storia che

ha riscritto il noir al femminile.

Al centro della vicenda una

donna misteriosa, “invisibile”, con

un passato nei servizi segreti,

capace di leggere le labbra

e interpretare il linguaggio

del corpo. Questa volta

dovrà affrontare un’indagine

particolarmente pericolosa, che

scivola nella memoria collettiva e

criminale di un intero Paese. G.B.

TUTTI I RACCONTI

Bernard Malamud

Minimum Fax, pp. 1004 € 30

La produzione di racconti ha

accompagnato l’intera carriera

di questo autentico faro della

letteratura ebraico-americana.

Nonostante il successo sia

arrivato con romanzi come

L’uomo di Kiev, la critica lo ha

sempre definito un maestro

della narrazione breve. In questo

volume sono raccolti tutti i 55

gioiellini che Malamud ha scritto

tra il 1940 e il 1982. G.B.

33


#IORESTOINITALIA

VOCI D’

Le lunghe settimane della quarantena hanno fermato

il tempo, stravolto abitudini e limitato libertà che prima

apparivano scontate, arrestando processi sociali

ed economici. Le città sono state fortemente colpite. Piazze

deserte, saracinesche abbassate, vie centrali inanimate, fab-

briche chiuse. Mentre la natura si è ripresa pezzi urbani e mari

turistici.

Sindaci e presidenti di Regione si sono trovati in prima linea per

far fronte all’emergenza sanitaria, alle perdite umane e, con il

passar dei giorni, al blocco economico.

34


ITALIA

Da nord a sud, hanno descritto l’estenuante lavoro per gestire

comunità e territori al tempo del coronavirus, illustrando provvedimenti

e impegni per far ripartire il futuro.

Introdotti da Antonio Decaro, alla guida dell’Associazione Nazionale

dei Comuni Italiani e sindaco di Bari, e da Stefano Bonaccini,

a capo della Conferenza delle Regioni e delle Province

autonome e presidente dell’Emilia-Romagna, hanno tutti ribadito

la necessità di una collaborazione tra i vari livelli istituzionali.

Con una certezza condivisa: è necessario ripensare il modello

di società al quale eravamo abituati. E ripartire dall’Italia.

35


#IORESTOINITALIA

STEFANO

BONACCINI

[PRESIDENTE REGIONE

EMILIA-ROMAGNA

E CONFERENZA REGIONI

E PROVINCE AUTONOME]

di Andrea Radic Andrea_Radic andrearadic2019

«Saremo in grado di convivere con il virus, come siamo

stati capaci di rispettare le misure attuate in quarantena».

Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna e della

Conferenza delle Regioni e delle Province autonome,

punta alla concretezza e alla consapevolezza, quali cardini

della ripresa, insieme al rilancio economico e al sostegno

a famiglie e lavoratori. «A questo proposito, abbiamo già

stanziato 350 milioni», precisa.

Presidente, quali iniziative e strategie metterete in campo

per consentire la ripartenza e il ritorno a una vita sociale?

La priorità resta la salute dei cittadini. Non possiamo vanificare

i risultati ottenuti grazie soprattutto alle misure

di distanziamento sociale e all’impegno di tutti i cittadini.

L’allerta resta alta ma, nel frattempo, siamo al lavoro per

Stefano Bonaccini

la ripartenza: in attesa di un vaccino o di una cura, saremo

costretti a convivere con il virus, ma lo faremo, ne sono

convinto. Ognuno di noi si è abituato a misure di prevenzione

e igiene che ci aiuteranno anche quando saremo tornati

gradualmente alla nostra quotidianità, che vivremo comunque

in maniera diversa. Più attenta, appunto. Quanto

alla ripartenza economica, il Governo è chiamato a mettere

a punto linee guida nazionali. In Emilia-Romagna abbiamo

già definito insieme a tutte le parti sociali modalità condivise

per riaprire garantendo la sicurezza a lavoratori e lavoratrici

in alcune filiere produttive, soprattutto quelle che

guardano all’export.

Quali passi per sostenere un’economia drammaticamente

piegata dall’emergenza?

Abbiamo già deciso misure per oltre 350 milioni di euro per

il sostegno a famiglie, lavoratori, imprese, studenti e nuovi

36


«Stiamo lavorando a un piano regionale di rilancio che preveda modalità di

riapertura sicure, oltre a misure nazionali come fondi a sostegno del turismo,

accesso al credito, bonus vacanze»

© Branislav Petkovic/AdobeStock

Modena

investimenti. Oltre a prorogare bandi e scadenze e anticipare

tutti i pagamenti possibili e i trasferimenti ai Comuni,

soprattutto per nidi d’infanzia e welfare. In un momento

così difficile, la leva pubblica è cruciale, è lo strumento più

importante per una politica anticiclica che sia davvero efficace.

Per questo stiamo definendo un piano di investimenti

e opere pubbliche da diversi miliardi di euro, già finanziati.

Inoltre, serve un robusto innesto di liquidità per aiutare le

imprese a farsi trovare pronte alla ripresa: a questo scopo

abbiamo stretto accordi con l’Associazione bancaria italiana

e Confidi, il fondo regionale per il credito alle imprese.

Ma è chiaro che, più in generale, serve uno shock economico

al Paese che può venire solo da ingenti risorse nazionali

e, soprattutto, europee, senza condizioni e da restituire a

lunghissima scadenza. Su questo Mario Draghi ha perfettamente

ragione e l’Europa ha forse l’ultima occasione per

dimostrare di esistere, al di là dei vincoli di bilancio.

Il turismo è un cardine del prodotto dell’Emilia-Romagna,

come verrà sostenuto e soprattutto rilanciato?

È un settore strategico, che in cinque anni nella nostra regione

ha visto crescere il proprio Pil dall’8 a oltre il 13% e rischia

di pagare un prezzo molto alto a questa emergenza. Il

confronto con gli operatori è costante, per soluzioni condivise.

Stiamo lavorando a un piano regionale di rilancio che

preveda modalità di riapertura sicure già per la stagione in

arrivo, oltre a misure nazionali decise d’intesa con il Governo,

come fondi a sostegno del comparto, accesso al credito,

bonus vacanze, ovvero un voucher da spendere solo

in Italia. Ci adopereremo perché i turisti scelgano la nostra

terra e le nostre bellezze, grazie a soluzioni innovative.

L’emergenza ha mutato il suo rapporto con i cittadini?

La responsabilità è enorme. Come ho già detto, non pos-

37


#IORESTOINITALIA

Stefano Bonaccini visita l'ospedale da campo a Piacenza

siamo nemmeno permetterci di piangere, dovendo gestire

una situazione senza precedenti e, nello stesso tempo,

indicare soluzioni che diano una prospettiva per il dopo,

per il futuro. La crisi credo abbia dimostrato quanto sia importante

conoscere a fondo il territorio che si amministra,

per applicare tempestivamente provvedimenti difficili, ma

decisivi per rallentare il contagio. Mi riferisco all’istituzione

della zona rossa a Medicina, nel Bolognese, o alle misure

più restrittive sul distanziamento sociale e le attività economiche,

prese nelle province di Piacenza e Rimini.

Cosa resterà di questa esperienza?

Non è finita, abbiamo ancora tanto lavoro da fare. Sono

però convinto che la nostra vita conoscerà un prima e un

Medicina (BO)

© Giorgio Benvenuti/ANSA

dopo la pandemia. Abbiamo capito l’importanza di un servizio

sanitario pubblico, universalistico, che cura chiunque,

senza chiedere quanti soldi hai in tasca o da dove vieni. Almeno

questo è quanto successo qui, in Emilia-Romagna,

con la prova straordinaria data dalla nostra sanità regionale

e da chi ci lavora. Ricordiamocelo quando sarà finita e dovremo

ripartire da una cosa su tutte: investire nel sistema

sanitario nazionale.

Se dovesse interpretare con un’immagine, o un singolo

momento, quanto accaduto, quale sarebbe?

La decisione di chiudere il comune di Medicina è stata fra

le più difficili da quando sono presidente della Regione.

L’abbiamo presa di fronte ai dati medico-scientifici che indicavano

un contagio molto preoccupante, per salvaguardare

l’area metropolitana di Bologna dove abita quasi un

terzo dei cittadini dell’Emilia-Romagna. Abbiamo chiuso i

punti d’accesso la notte, senza alcun preavviso, per evitare

che le persone potessero andarsene. Non avrei mai immaginato

di trovarmi un giorno in questa situazione, ma la storia

credo ci dirà che abbiamo fatto bene. Anche grazie alla

collaborazione commovente dei cittadini di Medicina e del

loro giovane sindaco Matteo Montanari.

Non appena tornerà un po’ di serenità e i suoi impegni lo

consentiranno, dove andrà a farsi una bella passeggiata?

Intanto riabbraccerò i miei genitori senza dover avere timori.

E con la mia famiglia andremo a mangiare una pizza, tutti

insieme. Poi vorrei tornare a vedere il mio adorato volley

dal vivo, al PalaPanini di Modena, a tifare i gialloblù insieme

alle mie figlie.

regione.emilia-romagna.it | stefanobonaccini.it

stebonaccini

sbonaccini

38


#IORESTOINITALIA

ATTILIO

FONTANA

[PRESIDENTE REGIONE

LOMBARDIA]

È oramai sera inoltrata quando raggiungo telefonicamente

Attilio Fontana. Il presidente della Regione Lombardia sta

rientrando nella sua Varese, dopo un’intensa giornata dedicata

all’emergenza che stiamo vivendo e che ha colpito

questa zona in modo tragico.

Presidente, come affronteremo il domani?

La ripresa sarà particolarmente complessa, dovremo cambiare

completamente alcune nostre abitudini di vita, almeno

fino a quando non sarà disponibile un vaccino che ci tuteli

dal virus. Dovremo coordinare la sicurezza sanitaria con

la ripresa delle attività. Può sembrare semplice, ma è molto

complesso, ci vorrà tempo e impegno.

Avete ragionato sulle strategie per la ripresa economica?

Stiamo studiando diversi scenari, ascoltando e preparando

proposte, secondo il metodo di questa amministrazione.

Ovvero il confronto con tutte le parti sociali, rappresen-

Attilio Fontana

tanze produttive, associazioni di categoria, sindacati e università

della nostra regione, per trovare risposte condivise.

Vogliamo raccogliere il parere di tutti in merito ai nostri

progetti. Operativamente, convochiamo il tavolo territoriale

per lo sviluppo e i tavoli tematici, che si riuniscono per

consegnare proposte concrete. La Lombardia metterà

idee, creatività, capacità di impresa e le condividerà con il

territorio. Anche se rimarrà una proposta, perché le scelte

spettano poi al Governo e a livello regionale possiamo intervenire

solo per stringere tali decisioni.

La ripartenza avverrà in maniera omogenea in tutto il Paese?

Ritengo che non si possa fare diversamente per molte ragioni,

non ultima il fatto che esiste una tale interconnessione

fra le attività che una ripartenza disomogenea, a pezzetti,

creerebbe più confusione che benefici.

Il turismo è una voce importante in Lombardia, come lo

sosterrete?

È una voce tanto importante quanto delicata da far ripar-

40


«Resterà molto da ricostruire, ma la forza morale dimostrata in questo

periodo consentirà alla Lombardia di ricominciare a volare»

Una delle cappelle della Via Sacra del Sacro Monte di Varese

tire. Innanzitutto si tratterà di convincere la gente a fare un

viaggio, una vacanza, una visita a una città d’arte, come faceva

prima, anche se con modalità nuove, che dovranno

diventare valori acquisiti per ogni singolo cittadino. Avvieremo

iniziative per la promozione del turismo, per rilanciarlo

insieme al settore dei ristoranti e dei bar, che stanno

soffrendo in maniera drammatica.

Cosa resterà a livello sociale di questa esperienza?

La dimostrazione di una grande coesione, della riscoperta

di essere una comunità incredibilmente importante e forte.

Resterà molto da ricostruire, ma la forza morale dimostrata

in questo periodo sarà quella che consentirà alla Lombardia

di ricominciare a volare. La capacità di reagire alla

dimensione di ciò che è accaduto è la dimostrazione della

forza che i lombardi generano nei momenti di difficoltà.

Che rapporto ha con i cittadini?

Di condivisione e collaborazione, nonostante qualcuno

cerchi di gettare ombre per incrinare questo buon rapporto.

Dimostreremo la verità affinché chi ha dubbi sul nostro

operato si convinca che sono infondati. Ho apprezzato molto

anche il rispetto, direi rigoroso, verso le regole e le limitazioni

alla libertà, che ha confermato altrettanto rispetto

per le istituzioni e per i valori alla base della società civile.

Quale immagine le resterà a ricordo di tutto questo?

Il pianto di un medico ospedaliero, di grande esperienza,

che temeva di dover giungere a decidere quali pazienti

salvare e a quali rinunciare. Le iniziative poste in essere

ci hanno consentito di non arrivare mai a quel punto. Quel

momento mi ha segnato in maniera molto profonda.

Quando sarà possibile, dove andrà a farsi una bella passeggiata?

Da Campo dei Fiori al Forte di Orino, al Sacro Monte di Varese,

fermandomi in tutte le cappelle. Non so se la completerò

il primo giorno, perché i muscoli sono intorpiditi, ma in

due tappe senz’altro.

A.R.

regione.lombardia.it

fontanaufficiale FontanaPres

41


#IORESTOINITALIA

GIOVANNI

TOTI

[PRESIDENTE REGIONE LIGURIA]

«Con la chiusura totale del Paese abbiamo potuto salvare

molte persone, ora dobbiamo pensare a come ricostruire

la vita al tempo del coronavirus. Tutti ci auguriamo si

scoprano presto vaccino e cure antivirali efficaci capaci di

aiutare i nostri medici e infermieri. Ma, senza dubbio, non

possiamo pensare di salvare la popolazione dalla morte

per virus e condannarla alla morte per fame».

La posizione del presidente della Regione Liguria, Giovanni

Toti, è lucida e pragmatica anche se la voce è stanca e

carica di un senso di responsabilità continuamente bersaglio

del dolore. «Il mondo intorno a noi sta mano a mano

riaprendo, con tutte le cautele del caso: Austria, Germania,

Francia, Svizzera, il nord Europa. Non dobbiamo compiere

atti imprudenti, né azioni sconsiderate, bensì guidare il

passaggio verso un’Italia che torna a vivere e convivere con

il virus».

Quali sono i passi da compiere per ricominciare?

In Liguria abbiamo tenuto aperti i grandi cantieri, dal

ponte Morandi alle opere di difesa marittima, applican-

© maudanros/AdobeStock

Giovanni Toti

do protocolli di sicurezza che hanno funzionato, così

come i porti che hanno garantito la rete logistica e, anche

su questo, abbiamo accumulato esperienza. Ora si

tratta di seguire i consigli dei medici e applicarli alla realtà

per tornare gradualmente alla normalità, forse non

quella di prima, ma sicuramente diversa dal lockdown

totale. Molte persone sono affette da patologie per le

quali serve il movimento, penso ai diabetici, ai cardiopatici,

ai bambini affetti da autismo, per i quali uscire di

casa è una terapia.

Quali strategie servono per riavviare il turismo, perno

economico dell’Italia?

Il turismo internazionale ripartirà con più lentezza, dobbiamo

quindi puntare su quello interno che, in diverse

zone del Paese, come in Liguria, è l’ossatura del business.

Si tratterà di adattarsi alle regole, con più spazio,

più tavoli all’aria aperta, senza bloccare le attività. Nel

momento di massima emergenza sono state compiute

42


«Ricordiamoci che dopo la peste nera c’è stato il Rinascimento,

il momento forse più alto della storia dell’uomo»

Porto Venere (SP)

delle ingiustizie: perché consentire la coda all’ingresso

di un supermercato e non di un negozio che vende pizza

al taglio? Esistono mestieri che si svolgono in solitudine

come il falegname, il giardiniere, il florovivaista, il pescatore

o il piccolo imprenditore edile: vanno riavviati.

Come è stato in questo periodo il suo rapporto con i

cittadini?

Di continuo contatto, le persone hanno bisogno di dosi

massicce di informazioni: non bisogna nascondere nulla,

anche quando vi sono incertezze, meglio ammetterle,

come si fa in una buona famiglia. Il tema dell’informazione

e del saper affrontare le difficoltà, condividendo

le scelte sulla base delle informazioni conosciute, è

stato fondamentale.

Cosa resterà di questa esperienza a livello sociale?

Tanto dolore in molte famiglie. Ricordiamoci che l’umanità

ha superato nel 1300 la peste nera e il successivo

periodo ha generato il Rinascimento, il momento forse

più alto della storia dell’uomo dal punto di vista artistico

e scientifico. Mi auguro sapremo farne tesoro, anche se

vedo una certa timidezza della politica, priva del potere

di sintesi che le è proprio. Spero che dal punto di vista

dell’organizzazione sociale, della semplificazione burocratica,

dello sviluppo digitale, tutto questo ci dia una

spinta a fare di più e meglio.

Qual è l’immagine che le resterà vivida in mente?

La bardatura di quei medici e infermieri impegnati a

combattere il virus, fatta di mascherine e copri occhi.

Ne abbiamo fatto una campagna, per dire loro grazie.

Superata l’emergenza e ritrovata un poco di serenità,

dove andrà a fare la prima passeggiata?

Sul mare della nostra Liguria, magari a Porto Venere,

una tra le più belle camminate.

A.R.

regione.liguria.it

giovatoti giovatoti GiovanniToti

43


#IORESTOINITALIA

NELLO

MUSUMECI

[PRESIDENTE REGIONE SICILIANA]

di Elisabetta Reale

Nello Musumeci

«Dobbiamo ripartire lentamente, in sicurezza, ma presto».

Guarda al futuro il presidente della Regione Siciliana, Nello

Musumeci, e prova a segnare i primi passi verso una possibile

normalità. Per fare fronte all’emergenza sanitaria da

Covid-19 ha dovuto adottare provvedimenti drastici, ammette,

«seguendo la linea della fermezza e del rigore».

Ma alla fine, aggiunge, «i numeri mi hanno dato ragione.

I siciliani sono un popolo tollerante e aduso al sacrificio».

Di questa esperienza «resta l’insegnamento di organizzare

ogni cosa per essere sempre puntuali e pronti all’evenienza,

anche la meno immaginabile», precisa il governatore.

Qual è l’immagine o l’episodio che le è rimasto più impresso

in questo periodo particolare?

Tutto quello che è accaduto in queste settimane è stato

diverso e inedito. In particolare, mi è rimasta nella mente

l’immagine dei pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva,

durante i miei sopralluoghi in alcuni ospedali dell’Isola,

e la visione triste e malinconica delle città deserte.

Sembrava di essere in un set cinematografico.

Che cosa resterà a tutti noi di questa esperienza? E come

cambierà, magari in meglio, il futuro della Regione?

Palazzo d’Orléans, sede della presidenza della Regione Siciliana, Palermo

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«Per il 2020 dovremo accontentarci di un turismo autoctono,

con incentivi che puntano a valorizzare anche le località finora

estranee agli itinerari ufficiali»

© giuseppe090/AdobeStock

Teatro Massimo

Nulla sarà più come prima. Questa epidemia, la più insidiosa

e drammatica degli ultimi cento anni, ci ha posto di fronte

alla fragilità della modernità e del progresso e ci ha fatto

capire che non tutto è sempre e comunque dovuto. Spetta

al mio governo, insieme al Governo nazionale, avviare un

Piano di ricostruzione economica e sociale che faccia ripartire

l’Isola e ridoni speranza ai rassegnati.

Com’è stato il suo rapporto con i cittadini in queste settimane

Ho dovuto adottare provvedimenti drastici, seguendo la linea

della fermezza e del rigore. La gente si è divisa in due

partiti: quello che ha condiviso la mia condotta e quello, assai

minoritario, che la riteneva superflua. Alla fine i numeri

mi hanno dato ragione.

Cosa le resta di questa difficile esperienza, come uomo e

come governatore?

È stata veramente complessa. Non avevo messo in conto

di dover gestire una fase così drammatica. Resta l’insegnamento

di organizzare ogni cosa per essere sempre pronti e

puntuali all’evenienza, anche la meno immaginabile. Serve

un Piano di previsione e prevenzione capace di neutralizzare

anche quello che solitamente non rientra nei normali

programmi di governo. I sondaggi dicono che la stragrande

maggioranza dei siciliani ha creduto nella nostra azione e

questo mi ripaga di notti insonni e di giornate vissute nella

tensione sotto il peso di una grande responsabilità.

Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare

la ripartenza nei vari settori della Regione?

Abbiamo già varato una Legge di Stabilità emergenziale

che prevede circa un miliardo di euro e stiamo lavorando

a un Piano per la ricostruzione economica e sociale e per

l’efficientamento burocratico, che presenteremo al Parlamento

a metà maggio. Dobbiamo ripartire lentamente, in

sicurezza, ma presto. I siciliani sono un popolo tollerante e

aduso al sacrificio.

Quali strategie, idee, proposte state studiando per favorire

il turismo nei mesi a venire?

Nonostante le previsioni rosee dei primi dell’anno, per il

2020 dovremo accontentarci di un turismo autoctono, che

può comunque consentire alle imprese di tornare a respirare.

Abbiamo acquistato alcuni pacchetti, che consegneremo

ai tour operator, con incentivi che puntano a valorizzare

anche le località turistiche finora estranee agli itinerari

ufficiali.

Dove vorrebbe andare e cosa non vede l’ora di fare non

appena potremo considerarci fuori dall’emergenza?

Mi pare giusto riprendere il mio ruolo a Bruxelles, all’interno

del Comitato delle Regioni, e far valere le legittime richieste

delle comunità meridionali. Mi mancano le rare, ma

intense, uscite serali con i miei collaboratori, davanti a una

pizza o a un piatto di pesce. Lo faremo presto, in rigorosa

sicurezza, ovviamente.

regione.sicilia.it | nellomusumeci.it

regionesiciliana Regione_Sicilia

nellomusumeci.page Musumeci_Staff

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#IORESTOINITALIA

ANTONIO

DECARO

[SINDACO DI BARI

E PRESIDENTE ANCI]

di Alessandra Passeri

Mentre i delfini tornano a guizzare nelle acque del porto

e le vie del centro sono deserte, Antonio Decaro,

sindaco di Bari e presidente dell’Anci - Associazione

Nazionale Comuni Italiani, lancia un augurio dalla sua

città, bella e silenziosa: «Tutti daremo valore al primo

abbraccio che potremo dare o alla stretta di mano che

ci scambieremo. Perché quel giorno arrivi presto, noi

sindaci abbiamo chiesto che le decisioni sulla ripartenza

abbiano una regia nazionale e siano omogenee su

tutto il territorio».

Qual è l’immagine o l’episodio che più le è rimasto impresso

in questo periodo particolare?

Subito dopo il provvedimento del Governo con le disposizioni

per il contenimento del contagio, mi ha sconvolto

attraversare le strade cittadine deserte. Vedere la

città completamente spenta, dopo tutti i sacrifici che

abbiamo fatto per animarla con le attività commerciali,

le attrazioni turistiche, le iniziative, la riqualificazione di

tante aree pubbliche, è stato per me un colpo al cuore.

Antonio Decaro

Ho percepito forte, in quei primi giorni, una sensazione

di impotenza e desolazione che non dimenticherò mai

nella vita. Tutte le persone della mia generazione, nate

dopo le due guerre mondiali, hanno dovuto fare i conti

per la prima volta con una forte limitazione della libertà.

Uno scenario che mi auguro di non vedere più.

Che cosa resterà a tutti noi di questa esperienza? E

come cambierà, magari in meglio, il futuro della città?

Questa situazione ci ha insegnato a dare valore alla nostra

quotidianità, fatta di tante cose, piccole e grandi. Ci

sta facendo misurare il valore di quella libertà che oggi,

di fatto, ci è negata. Così come, spero, ci insegnerà che

nessuno è invincibile, indipendentemente dalla ricchezza,

dalla classe sociale o dal luogo in cui si vive. Credo

profondamente che questa crisi sanitaria mondiale

produrrà un ripensamento collettivo sull’esistenza e la

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«Credo profondamente che questa crisi sanitaria mondiale

produrrà un ripensamento collettivo sull’esistenza e la

natura dell’individuo»

Il lungomare di Bari

natura dell’individuo. A ognuno di noi è stato chiesto di

essere responsabile della propria salute e di quella degli

altri attraverso un sacrificio personale, a cui la stragrande

maggioranza delle persone non era abituata.

Come è stato il suo rapporto con i cittadini in queste

settimane?

Io con la mia comunità ho sempre cercato di dialogare

in maniera sincera, senza nascondere niente, né la

mia preoccupazione per il pericolo che correvamo né

lo sconforto che ho provato quando mi sono commosso

attraversando via Argiro, nel centro di Bari. E neppure la

leggerezza del tempo libero trascorso a casa o la rabbia

di fronte all’inosservanza delle regole che mette a rischio

la salute di tante persone. I cittadini mi conoscono,

sanno che ho sempre cercato di condividere con loro le

decisioni che riguardano la nostra città.

Cosa le ha insegnato, come uomo e primo cittadino,

l’esperienza che stiamo vivendo?

Io sto imparando le stesse cose di tutti. Credo che daremo

valore al primo abbraccio che potremo dare o alla

stretta di mano che ci scambieremo.

Come presidente dell’Anci, cosa ritiene più urgente

fare e chiedere per tutti i Comuni italiani? Come inciderà

la crisi economica indotta dall’epidemia sui servizi

comunali erogati ai cittadini? E cosa occorrerà fare

per preservarli?

In queste settimane ho spiegato al Governo che i Comuni

funzionano come le aziende e, al pari di queste, oggi

non ricevono entrate perché sono stati sospesi i prelievi

fiscali da cittadini e imprese. Questo, però, significa che

ora non hanno la possibilità di far fronte alle cosiddette

uscite e, quindi, non riescono a erogare servizi come la

47


#IORESTOINITALIA

raccolta dei rifiuti e il trasporto pubblico urbano. Per il

momento abbiamo ricevuto dal Governo i primi tre miliardi

e l’impegno a monitorare lo stato dei bilanci comunali

nei prossimi mesi, per valutare eventuali ulteriori

esigenze.

Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare

la ripartenza nei vari settori della vita cittadina?

La ripresa deve essere gestita con la stessa attenzione

con cui è stata affrontata l’emergenza sanitaria. Sappiamo

che le pressioni per la riapertura di tanti settori

sono forti, e tutte legittime, ma dobbiamo ricordare

che il virus non scomparirà una volta finita l’emergenza

e quindi, in assenza di un vaccino, la ricaduta è dietro

l’angolo. Noi sindaci abbiamo chiesto, anche per questo,

che tutte le decisioni sulla ripartenza abbiano una regia

nazionale e siano omogenee su tutto il territorio. Non

si tratterà soltanto di decidere cosa riaprire, ma anche

come farlo.

Quali strategie, idee, proposte state studiando per favorire

il turismo nei mesi a venire?

È uno di quei settori su cui la città di Bari, insieme alla

Regione Puglia, ha investito maggiormente negli ultimi

anni. È uno dei comparti strategici per lo sviluppo del

nostro territorio e la posta in ballo è molto alta. Penso

per esempio a tutte le piccole e medie imprese che hanno

investito proprio nel turismo i risparmi di una vita. Anche

su questo fronte attendiamo delle regole condivise

su tutto il territorio nazionale, che disciplinino i comportamenti

individuali e le disposizioni collettive.

Dove vorrebbe andare e che cosa non vede l’ora di fare

non appena potremo considerarci fuori dall’emergenza?

Mi piacerebbe svegliarmi una mattina e andare a correre

sul lungomare del mio quartiere, fino a raggiungere

l'insenatura di spiaggia tra gli scogli che frequentavo da

bambino. E fare il bagno, senza nemmeno togliere la

maglietta e i pantaloncini.

comune.bari.it

antdecaro antonio_decaro

Via Sparano, centro città

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#IORESTOINITALIA

CHIARA

APPENDINO

[SINDACA DI TORINO]

di Cecilia Morrico morricocecili MorriCecili

Chiara Appendino

© Aldo Giarelli

«Ho apprezzato ancora di più il valore della comunità.

Di quanto sia fondamentale creare un clima di collaborazione,

di rete, di unità. Perché solo così si superano le

difficoltà e si cresce insieme». Con queste parole Chiara

Appendino riassume ciò che porterà con sé dalla difficile

esperienza che sta vivendo la sua Torino. Sindaca

della città da quattro anni, non dimentica gli episodi più

duri, ma guarda al futuro per ripartire, in sicurezza, con

un piano di promozione che valorizzi il territorio e gli

eventi del capoluogo piemontese.

Qual è l’immagine che le è rimasta più impressa in

questo periodo particolare?

Sicuramente i camion dell’esercito carichi di bare, una

scena che non dimenticherò mai, come milioni di italiani,

perché ha segnato profondamente questa pandemia.

Ma, allo stesso tempo, nella tragedia si sono viste

tantissime azioni di solidarietà. Piccole cose che danno

speranza, come un cestino messo in un condominio

dove lasciare generi alimentari.

Che cosa resterà a tutti noi di questa esperienza? E

come cambierà, magari in meglio, il futuro della città?

Sicuramente abbiamo scoperto nuove abitudini, alcune

Parco del Valentino

© Marco Saracco/AdobeStock

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«Vorrei tornare a godermi la mia città:

i nostri portici, le nostre piazze, i nostri negozi»

© Diego Cottino/AdobeStock

Piazza Castello

probabilmente ce le porteremo dietro e miglioreranno

le nostre vite. Penso, banalmente, allo smart working.

Una modalità di lavoro che porta a spostarsi meno con

le automobili, a beneficio dell’ambiente. Ma gli esempi

possono essere tanti. E soprattutto abbiamo capito,

ancora una volta, quanto è straordinario e prezioso il

lavoro della nostra Sanità e di tutte le figure che garantiscono

servizi essenziali.

Come è stato il suo rapporto con i cittadini in queste

settimane?

I torinesi sono stati estremamente disciplinati. La realtà

è molto lontana da una narrazione che vuole gli italiani

restii alle regole. E per questo devo ringraziarli: il 95%

delle persone controllate durante le ultime settimane

era in regola, un ottimo risultato di cui andare orgogliosi.

Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare

la ripartenza nei vari settori della vita cittadina?

Sicuramente sarà necessario prendere ogni provvedimento

per ripartire in sicurezza. Ma anche creare le

condizioni affinché, quando sarà possibile, tutti gli strumenti

siano accordati al meglio per permettere al nostro

territorio di esprimere il suo potenziale.

Quali strategie, idee, proposte state studiando per favorire

il turismo nei mesi a venire?

Un grande piano di promozione. E dovremo valorizzare

il più possibile la straordinaria opportunità delle ATP

Finals, il torneo professionistico di tennis previsto a Torino

nel 2021.

Dove vorrebbe andare e che cosa non vede l’ora di

fare non appena potremo considerarci fuori dall’emergenza?

Vorrei tornare a godermi la mia città, come tutti i cittadini.

I nostri portici, le nostre piazze, i nostri negozi. E poi

non mancherà un pic-nic con la mia famiglia in uno dei

nostri tantissimi parchi.

chiarappendinosindaca

c_appendino

chiara_appendino

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#IORESTOINITALIA

GIUSEPPE

SALA

[SINDACO DI MILANO]

di Michela Gentili

michelagentili

Giuseppe Sala

© Comune di Milano

La città del fare si è fermata. Bloccata in un’istantanea che

l'ha sorpresa nuda. Ma proprio in quell’impotenza, estranea

al suo Dna, ha individuato le cellule da cui generare una

nuova identità.

«Questa esperienza ci sta insegnando a non dare per scontate

tante piccole cose: abbiamo riscoperto il ruolo strategico

della scuola, dei negozi di vicinato, il sostegno della

famiglia e degli amici, la necessità del contatto con la natura»,

spiega Beppe Sala, sindaco della città meneghina.

Che nelle strade senza voce ha faticato a riconoscere il volto

di Milano.

Quale immagine le è rimasta più impressa?

Piazza del Duomo e la Galleria deserte: non siamo proprio

abituati a vederle così, senza gente, senza turisti intenti a

fotografarsi. Milano in questo momento è in stand by, vive

in un’atmosfera sospesa, in attesa di riprendere con operosità

ed entusiasmo gli impegni che normalmente animano

e affollano le sue giornate. Oggi la nostra città si racconta

attraverso le foto di medici, infermieri e operatori in prima

linea nella lotta al Covid-19, attraverso i volti dei volontari

che si sono attivati per consegnare spesa e farmaci ai cittadini

più fragili, attraverso le code composte di persone

Galleria Vittorio Emanuele II

© Blue Planet Studio/AdobeStock

52


© Kavalenkava/AdobeStock

«Milano avrà ricominciato davvero a vivere quando nelle nostre

strade si tornerà a sentir parlare tutte le lingue del mondo»

Il Duomo

con la mascherina che aspettano il proprio turno davanti ai

supermercati. Sono immagini toccanti, perché raccontano

il senso di responsabilità con cui tutti stiamo affrontando

questa situazione di emergenza sanitaria.

Come cambierà il futuro della città?

La Milano post pandemia sarà più consapevole, solidale,

attenta all’ambiente. Tuttavia, il lockdown ha portato allo

scoperto anche alcune criticità del sistema sanitario, produttivo,

sociale e tecnologico dell’intero Paese, non solo

del capoluogo lombardo. La nostra città dovrà quindi studiare

e attuare politiche di sempre maggiore inclusione,

perché la crisi generata dal coronavirus sta mettendo in

ginocchio tante famiglie. E questo è un problema che va

affrontato subito.

Come è stato il suo rapporto con i cittadini in queste settimane?

Dalle istituzioni ci si aspetta di avere chiarezza e risposte,

ma non sempre nell’ultimo periodo è stato così. I milanesi

hanno dimostrato grande senso civico e responsabilità, rispettando

le restrizioni e attenendosi alle norme imposte a

livello nazionale e regionale. Ciò nonostante, per una città

dinamica come la nostra, questo clima di incertezza e sospensione

è una vera frustrazione. Ricevo molti messaggi,

lettere, e-mail dai miei concittadini. C’è chi si lamenta, chi si

sfoga, chi suggerisce soluzioni, chi si mette a disposizione.

Io leggo, ascolto e cerco di rispondere con i fatti, adeguando

i servizi alle nuove necessità, facendo un passo verso le

loro esigenze e portandole all’attenzione dei tavoli deputati

a pianificare la ripartenza.

Cosa crede le resterà di questa difficile esperienza, come

uomo e come primo cittadino?

Da un lato rimarranno ben impressi nella mia mente la serietà

e lo spirito altruistico con cui i milanesi stanno affrontando

l’emergenza, dall’altro la piena consapevolezza che

la collaborazione istituzionale e la capacità di prendere decisioni

sono i fari per un’azione politica diretta e concreta.

Quali iniziative intende attuare per agevolare la ripartenza

nei vari settori?

Sono tante le azioni allo studio. Per esempio, abbiamo riaperto

in sicurezza il cantiere della nuova metropolitana,

la M4, e quando sarà possibile ripartiremo con altri lavori

pubblici. Bisognerà ripensare il trasporto cittadino: al vaglio

della task force di Vittorio Colao c’è anche l’ipotesi che il

Governo finanzi l’acquisto di biciclette elettriche. E poi stiamo

pensando a come attivare una sorta di summer school

per aiutare le famiglie con bambini durante l’estate.

Quali strategie, idee, proposte state studiando per favorire

il turismo nei mesi a venire?

Negli ultimi anni, e soprattutto dopo l’Expo 2015, la nostra

politica nel settore si è concentrata sul fronte internazionale.

Oggi quest'idea va rivista: occorre sviluppare un turismo

di prossimità, sia sul breve sia sul lungo periodo, con

una prima fase che sappia guardare al turismo lombardo e

una seconda che rivolga lo sguardo all’intero Paese. Sono

questi i piani che dobbiamo considerare nell’elaborare un

progetto di ripartenza.

Dove vorrebbe andare e che cosa non vede l’ora di fare

non appena potremo considerarci fuori dall’emergenza?

Vorrei incontrare gli sguardi, finalmente sereni, dei milanesi,

passeggiando per le vie di una città che si appropria pian

piano di una nuova quotidianità e di una nuova normalità.

E poi vorrei andare a bere un caffè nel mio bar preferito.

Milano avrà ricominciato davvero a vivere quando…

Nelle nostre strade si tornerà a sentir parlare tutte le lingue

del mondo.

comune.milano.it

beppesalasindaco BeppeSala BeppeSala

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#IORESTOINITALIA

LUIGI

BRUGNARO

[SINDACO DI VENEZIA]

di Luca Mattei - l.mattei@fsitaliane.it

ellemme1

Venezia è una città stremata, colpita prima dall’alluvione

di novembre 2019 e ora da un’epidemia che ha stravolto

tutto. Stremata, come il suo sindaco Luigi Brugnaro, stanco,

senza dubbio, ma sempre in prima linea per affrontare

i problemi. «C’è stato un cambiamento epocale, siamo

passati dalle folle per il Carnevale al vuoto assoluto. Ora

resistiamo, però non so quanto potremo andare avanti così.

Lanciamo un grido d’aiuto, con grande umiltà, per far fronte

a una mancanza nel bilancio di oltre 110 milioni di euro».

Qual è l’episodio che le è rimasto più impresso di questo

periodo?

Ce ne sono veramente tanti, ma tutti legati dal grande senso

di comunità che si è sviluppato naturalmente tra di noi

quando abbiamo iniziato ad avere notizia di decessi, contagi

e rischi di implosione per la struttura sanitaria. Si è diffusa

la paura nella gente, ma dando notizie positive abbiamo

evitato che si trasformasse in panico.

Com’è cambiato il rapporto con i cittadini?

Luigi Brugnaro

© Renato Greco

Il Comune è diventato ancora di più un riferimento per le

persone, per esprimere sensazioni, angosce, paure. Abbiamo

messo a disposizione un numero unico, già testato

con l’alluvione, e realizzato una Smart Control Room, una

centrale operativa per le attività quotidiane. E, grazie alle

nuove tecnologie, aggiorno la cittadinanza con dirette

ogni pomeriggio. È in questi momenti che si vede una comunità

forte, che sa reagire con compostezza, dignità e rispetto

delle regole. Abbiamo lavorato come una squadra,

con Governo, Regione, sindaci della Città metropolitana,

autorità sanitarie, forze dell’ordine, Protezione civile, commercianti,

associazioni, volontari. Relazioni che si sono

rafforzate, come accadde secoli fa con la peste. I veneziani

costruirono la Basilica della Madonna della Salute

per ringraziarla della salvezza da quella tragedia. Sono

andato anche lì, a chiedere alla Madonna di essere aiutati.

Cosa le resta di quest’esperienza?

La necessità di ripartire dai nostri limiti ma anche dall’umiltà,

dal coraggio, dai valori profondi delle persone e, in

particolare, dei giovani. Ho nel cuore un episodio, un gesto

di coraggio simbolico: tramite la mamma, sono stato

contattato da un bambino che voleva darmi i suoi risparmi,

23 euro, per donarli a medici e infermieri. Poiché c’era

il blocco per tutti, ho mandato la Polizia locale a ritirarli a

casa e li ho consegnati al direttore della Asl.

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«Stiamo immaginando una ripartenza molto local per

riscoprire le tradizioni, con un progetto per le spiagge e l’idea

di una mobilità sostenibile»

Piazza San Marco

Come cambierà il futuro della città?

Stiamo immaginando una ripartenza molto local per riscoprire

le tradizioni, con un progetto per le spiagge e l’idea

di una mobilità sostenibile. Bisogna portare la gente

a vivere di nuovo in centro e a riprendere in mano attività

lavorative legate alla tradizione e all’artigianato. Dovremo

affrontare nodi legislativi nazionali mai risolti prima,

come il finanziamento della Legge Speciale per Venezia

del 1973.

Quali iniziative intende attuare per ripartire nei vari settori

della vita cittadina?

Abbiamo rinviato tutti i pagamenti delle tasse locali per

le aziende. Credo che non sarà sufficiente, ma questo è

ciò che possiamo fare. L’obiettivo è far ripartire le filiere

produttive rimaste ferme, come quella della moda, e sostenere

le altre già attive, come quelle agroalimentari e

sanitarie. Daremo una nuova organizzazione al trasporto,

anche via mare, che non potrà essere al livello di prima:

i servizi pubblici erano sostenuti soprattutto dagli introiti

turistici.

Quali proposte state studiando per favorire il turismo?

I flussi avranno un carattere più nazionale e il Gruppo FS

Italiane saprà darci una mano con i suoi treni. Riapriremo

gradualmente i musei e cercheremo di organizzare

la Biennale del Cinema e dell’Architettura. Gli ingressi

internazionali torneranno, ma gli aerei saranno fermi

per i prossimi mesi. A Venezia il turismo ha un impatto

pesantissimo su tutta la filiera produttiva e questo è un

problema che si protrarrà a lungo. Lavoriamo con un turismo

d’élite internazionale composto da americani, arabi,

russi, persone che acquistano il made in Italy aiutando le

nostre industrie e l’export. Con una pandemia mondiale

è difficile immaginare che ritornino a breve. Spero che il

Governo accolga i provvedimenti che abbiamo chiesto,

specifici per la nostra realtà. Venezia non è una città tra

le tante, è sempre stata un termometro della qualità, del

nostro rapporto con l’industria turistica del mondo. È il

top che serve a far sì che la scelta sia l’Italia e non altre

mete. Se perdi Venezia, perdi un pezzo importante del

sistema Paese.

Cosa non vede l’ora di fare non appena fuori dall’emergenza?

Andrò a ringraziare quella Madonna a cui ho fatto una richiesta

e una promessa. Poi mi prenderò qualche giorno

di riposo con i miei bambini, che ormai vedo pochissimo.

Spero di poter andare in barca con la mia famiglia e fare

un tuffo in mezzo al mare.

comune.venezia.it | brugnarosindaco.it

BrugnaroSindaco LuigiBrugnaro luigibrugnaro

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#IORESTOINITALIA

MARCO

BUCCI

[SINDACO DI GENOVA]

di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it

Un cielo e un mare limpidi come rare volte accade, la primavera

che trionfa nei giardini e sulle colline, le spiagge e i

vicoli deserti, qualche sdraio sull’uscio di casa. Sarebbe un

paradiso se non fosse che Genova, come l’Italia tutta, mostra

a denti stretti tutta la sua bellezza nelle dure settimane

della battaglia che sta modificando brutalmente le nostre

vite. «Mi manca la colazione con i cittadini, cominciavamo

la giornata in un bar gustando una focaccia e bevendo un

caffè, confrontandoci su problemi, idee e opportunità»,

racconta il sindaco Marco Bucci.

Qual è l’immagine che le è rimasta più impressa in questo

periodo particolare?

Le strade deserte. Un’immagine forte, dura da vivere, ma

che allo stesso tempo ha dimostrato ancora una volta la

tenacia e la forza dei genovesi. Una situazione che nessuno

di noi avrebbe potuto immaginare. La nostra è una città che

vive anche di turismo e vede tutti giorni migliaia di persone

godersi il centro storico, le vie dello shopping, i palazzi

storici.

Marco Bucci

Che cosa resterà a tutti noi di questa esperienza? E come

cambierà, magari in meglio, il futuro della città?

Spesso parliamo di rivoluzione digitale e oggi abbiamo

capito quanto la nostra tecnologia sia fondamentale. Tutti

abbiamo usato con più frequenza videochiamate, e-mail,

applicazioni di messaggistica, e trasferito il nostro ufficio a

casa. Lo smart working ha dimostrato che possiamo mandare

avanti uffici, aziende e pubblica amministrazione rimanendo

nelle nostre abitazioni. Questo comporta benefici

anche dal punto di vista ambientale, perché diminuiscono

gli spostamenti con mezzi pubblici e privati a beneficio della

qualità dell’aria. E, inoltre, facilita l’assunzione di risorse

lontane dalla sede centrale.

Come si è evoluto il suo rapporto con i cittadini in queste

settimane?

È sempre stato diretto e quotidiano. Prima dell’emergenza

mi piaceva fermarmi a discutere con loro per strada e

a cadenza fissa giravo per la città per la Colazione con il

Sindaco: cominciavamo la giornata in un bar gustando la

nostra focaccia, bevendo un caffè e confrontandoci su problemi,

idee e opportunità. In questo periodo di distanziamento

sociale non è possibile, ma il nostro rapporto si è

spostato dalle vie di Genova alle vie dei social e di tutti i

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«Rappresento una città che ancora una volta ha

dimostrato di essere forte, tenace, solidale, e di questo

vado davvero molto fiero»

Piazza De Ferrari

mezzi di comunicazione che abbiamo a disposizione. Ogni

giorno, come succedeva anche prima del coronavirus, ricevo

centinaia di e-mail, alle quali rispondo personalmente.

Sono fondamentali per capire le esigenze effettive delle

persone. Ma non vedo l’ora di tornare a confrontarmi con

loro direttamente.

Cosa le resta di questa difficile esperienza, come uomo e

primo cittadino?

La dimostrazione di rappresentare una città che ancora

una volta ha dimostrato di essere forte, tenace, solidale, e

di questo vado davvero molto fiero. Ma certamente resterà,

purtroppo, il gran numero di vittime che il Covid-19 ha fatto

in questi mesi. A loro e a tutte le famiglie va il mio pensiero

ed è anche per loro che dobbiamo lottare per tornare alla

normalità.

Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare

la ripartenza nei vari settori?

Come Comune di Genova ci siamo immediatamente attivati

per aiutare i cittadini sospendendo la Tari fino al 30

settembre e per supportare le attività commerciali bloccando

la tassa per l’occupazione del suolo pubblico. Per le

famiglie sono stati prorogati i termini per i pagamenti delle

mense scolastiche, rimodulando anche la tariffazione del

servizio, commisurandola ai giorni di effettiva apertura.

Ma si dovrà fare ancora di più e il Governo ci dovrà aiutare.

Come Anci abbiamo chiesto cinque miliardi di euro per poter

garantire liquidità ai Comuni e solidità ai bilanci. Per far

ripartire il motore dell’Italia ci vogliono scelte omogenee

per tutte le regioni e le città.

Quali strategie, idee, proposte state studiando per favorire

il turismo nei mesi a venire?

Ci sarà un incremento dell’afflusso interno, avremo molti

meno arrivi dall’estero. Stiamo predisponendo protocolli

che possano garantire la fruibilità delle spiagge e degli

stabilimenti balneari in piena sicurezza. In molti sfrutteranno

la possibilità di fare le vacanze in barca, un mezzo che

garantisce maggiore sicurezza e isolamento. Siamo partiti

con largo anticipo e non ci faremo trovare impreparati.

Dove vorrebbe andare e che cosa non vede l’ora di fare

non appena potremo considerarci fuori dall’emergenza?

Sono un appassionato di vela e spero di tornare presto a

godere del vento, delle onde e dei panorami che solo Genova

e la Liguria sanno regalare.

smart.comune.genova.it

buccipergenova buccipergenova

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#IORESTOINITALIA

VIRGINIO

MEROLA

[SINDACO DI BOLOGNA]

di Gaspare Baglio gasparebaglio gasparebaglio

Photo Giorgio Bianchi

«Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po’ molli/col

seno sul piano padano ed il culo sui colli». Francesco Guccini

descriveva così il capoluogo emiliano. E la città ha mantenuto

nel tempo quel fascino bohémienne e un po’ retrò. È sempre

stata organizzata, viva, a misura di cittadino e – soprattutto –

simbolo di inclusione e avanguardia.

Lo sa bene il sindaco Virginio Merola che si prepara a ripensarne

ritmi e attività, avendo ancora negli occhi la situazione

difficile delle ultime settimane.

Qual è l’immagine che le è rimasta più impressa in questo periodo

particolare?

Quella che porterò con me risale a fine marzo, in pieno lockdown.

In tutti noi c’era la consapevolezza che i sacrifici e la responsabilità

stavano mettendo in ombra un aspetto doloroso

e allo stesso tempo importantissimo: la possibilità di non riuscire

a piangere, in maniera adeguata, i morti. Così, assieme al

cardinale Matteo Zuppi, al presidente della Comunità islamica

bolognese Yassine Lafram e al rabbino Alberto Sermoneta,

abbiamo pensato a un momento simbolico: trovarci assieme,

Virginio Merola

a mezzogiorno, in una piazza Maggiore vuota, mentre le

campane delle chiese e quella della torre civica risuonavano

nella città. Un gesto di condivisione per il dolore dei tanti

che non hanno potuto celebrare il funerale per i propri cari.

Come cambierà il futuro della città dopo questo periodo?

Mentre rispondo a questa domanda siamo nel pieno del dibattito

sulla cosiddetta fase due. Stretti tra consapevolezza

e timori, abbiamo il dovere di guardare avanti. Le città saranno

profondamente modificate dalla pandemia, dai trasporti

alle scuole, dalla fruizione della cultura al modo di stare assieme.

E poi ci sarà il lavoro: nel nostro Comune oltre duemila

dipendenti, su circa quattromila, hanno potuto svolgerlo a

distanza. Attivare questa possibilità ha richiesto uno sforzo

imponente e non dobbiamo di certo lasciarla andare con la

fine delle restrizioni.

Da questa lezione dobbiamo trarre degli insegnamenti ipotizzando,

per esempio, un’organizzazione del lavoro diversa.

Poi ci sono le politiche della mobilità e lo sviluppo dell’architettura

cittadina: nel nostro piano urbanistico generale abbiamo

previsto che la dimensione di un immobile non possa

essere inferiore a 50 m 2 . Il tema dello spazio di vita è stato

attualissimo nel lockdown.

58


«Dovremo utilizzare creatività e un approccio nuovo

perché il turismo continui a essere un settore trainante»

Piazza Maggiore

Come si è evoluto il suo rapporto con i cittadini in queste

settimane?

È stato costante, in particolare attraverso i social. Nei primi

tempi i bolognesi avevano bisogno di ogni tipo di informazione,

soprattutto quando sono iniziate le restrizioni. Alle

prese con una situazione totalmente nuova, cercavano indicazioni

certe. Come Comune abbiamo puntato sull’informazione,

realizzando anche un sito ad hoc che contiene tutte le

notizie sul coronavirus.

Cosa le resterà di questa difficile esperienza, come uomo

e primo cittadino?

Il fatto che la competenza sia, fortunatamente, tornata di

moda anche nel discorso pubblico. Abbiamo reimparato ad

affidarci alla scienza. E si tratta di un’importante occasione,

perché i politici possono dimostrare di fare il bene della comunità.

Ovviamente questo discorso, per un sindaco, è moltiplicato

all’ennesima potenza: siamo e resteremo quelli più

vicini ai cittadini.

Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare

la ripartenza nei vari settori della vita cittadina?

Abbiamo lavorato molto sulle aziende, partendo agli inizi di

aprile con un tavolo metropolitano, un’esperienza pilota che

poi anche la Regione ha esteso agli altri territori. Lavoriamo

per filiere, per applicare i contenuti del protocollo raggiunto

tra governo e parti sociali. E consentire una riapertura in sicurezza

delle imprese.

Quali strategie, idee, proposte state studiando per favorire

il turismo nei mesi a venire?

È molto difficile rispondere adesso, ma sappiamo che dovremo

utilizzare creatività e un approccio nuovo perché il

turismo continui a rappresentare un settore trainante. Non

solo per la nostra città, ma per tutta l’area metropolitana. Noi

già ci stavamo orientando per un’offerta che coprisse tutto

il nostro territorio, dall’Appennino alla pianura, privilegiando

una formula slow, molto attenta alle proposte culturali. Credo

sia una strada da intraprendere, adattandoci alle regole

di sicurezza che dovremo seguire.

Dove vorrebbe andare e che cosa non vede l’ora di fare non

appena potremo considerarci fuori dall’emergenza?

Lo abbiamo chiesto alle bambine e ai bambini delle scuole

primarie di Bologna, attraverso un concorso creativo di idee

da realizzare con un disegno. Mi ispirerò sicuramente a loro.

virginiomerolasindaco virginiomerola

59


#IORESTOINITALIA

DARIO

NARDELLA

[SINDACO DI FIRENZE]

di Sandra Gesualdi sandragesu sandragesu

Photo Alessandra Cinquemani, Comune Firenze

Piazza Santa Croce deserta sembra grande il doppio. Firenze

in quarantena è vuota, fuggiti i turisti, chiusi B&B, uffici

e negozi, è rimasta sola a crogiolarsi nella sua bellezza.

Le città sono plasmate da chi le abita e vederla inanimata

ha colpito anche il suo sindaco, Dario Nardella, che da

questa brutta esperienza – «ho riscoperto tante cose date

per scontate, quanto siamo fragili» – vuol ripartire incentivando

la vita residenziale e puntando su un turismo più

sostenibile.

Che cosa resterà a tutti noi di questo periodo? E come

cambierà, magari in meglio, il futuro della città?

La pandemia ci ha costretto a un forzato cambiamento

dei nostri stili di vita, lavoro, cura ed educazione. Siamo di

fronte a una straordinaria, seppur dolorosissima, occasione

per rigenerare il modello di città e di cultura al quale

eravamo abituati. Penso soprattutto all’ambiente e all’urbanistica:

stiamo rimodulando la mobilità per privilegiare

quella dolce della bicicletta e dei monopattini elettrici, da

Dario Nardella

incrementare, ed elaborando la riconversione, nel centro

storico, degli spazi dismessi in aree residenziali, a scapito di

quelle turistico-ricettive, settore fortemente penalizzato da

questa situazione.

Qual è l’immagine o l’episodio che le è rimasto più impresso

in questo periodo particolare?

La grande richiesta dei buoni spesa, i voucher per comprare

generi alimentari, distribuiti ad aprile. Oltre il 5% dei

fiorentini ne ha beneficiato, non solo chi già gravava in situazione

di bisogno, ma anche tante, nuove persone in

difficoltà per aver perso il lavoro, costrette a scontrarsi con

miseria e vergogna. Mi ha scritto un padre, umiliato nel dover

richiedere questo sussidio per la sua famiglia. Era un

cameriere precario, è stato tra i primi a ritrovarsi a casa per

il Covid-19.

Come è stato il suo rapporto con i cittadini in queste settimane?

Ho cercato di stare vicino ai fiorentini, pur nella necessaria

lontananza. Quando possibile, ho accompagnato la Polizia

municipale e la Protezione civile nei loro percorsi di lavoro,

di controllo, di consegna delle mascherine casa per casa,

che ho fortemente voluto gratuite per tutti. Non ho mai interrotto

il filo diretto con loro attraverso i canali social, le

e-mail e le telefonate. Abbiamo realizzato dei sondaggi per

60


«Siamo di fronte a una straordinaria,

seppur dolorosissima, occasione per

rigenerare il modello di città e cultura

al quale eravamo abituati»

Piazza Santa Croce

cogliere l’umore dei fiorentini durante il lockdown, verificarne

la consapevolezza e l’attenzione in merito ai rischi sanitari

e al rispetto delle prescrizioni.

Cosa le resta di questa difficile esperienza, come uomo e

primo cittadino?

Dolore al primo posto, per le tante, troppo vite perse. Rammarico

per non aver fatto di più, pur conscio di aver compiuto

tutto quanto era in mio potere. Il senso di impotenza di

fronte a chi ha dovuto chiudere la propria attività. Ma anche

tanta forza ricevuta dalle migliaia di volontari che hanno

speso ore e fatica per aiutare gli altri, dimostrando che l'anima

solidale di Firenze non è mai venuta meno. È questa

forza la spinta per ripartire.

Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare

la ripartenza nei vari settori della vita cittadina?

Stiamo studiando orari diversificati per uffici, negozi e scuole,

per evitare le ore di punta e il sovraffollamento dei mezzi

pubblici. Ma è necessaria una strategia unitaria che coinvolga

tutti, dalle Regioni allo Stato centrale, senza sovrapposizioni

e con compiti chiari e definiti. Pensiamo al Ponte

di Genova: se il sindaco non avesse ottenuto più poteri davvero

sarebbe stato ricostruito in così poco tempo? Andrebbero

modificate alcune regole del codice degli appalti per

le opere pubbliche rilevanti, con più semplificazione e trasparenza.

E bisognerebbe dare ai sindaci i poteri di un commissario

e la possibilità di firmare protocolli con i prefetti

per garantire controlli antimafia e anticorruzione, anche con

pene più severe per tali reati.

Quali strategie, idee, proposte state studiando per favorire

il turismo nei mesi a venire?

È uno dei comparti più colpiti dalla pandemia, insieme alla

cultura, e dal Governo ci aspettiamo un’iniezione consistente

di liquidità. Ci stiamo già confrontando con gli operatori e

le categorie di settore per creare le condizioni, appena possibile,

utili a rimettere in moto in primis il lavoro. Questo stop

è anche un’occasione per pensare a un nuovo modello di

turismo, più sostenibile e meno “cannibale” per Firenze.

Dove vorrebbe andare e che cosa non vede l’ora di fare

quando potremo tirare un sospiro di sollievo?

Ci siamo accorti delle piccole cose importanti, per troppo

tempo le abbiamo date per scontate e adesso le agogniamo.

Quando la città sarà ripartita e avremo ritrovato una

nuova serenità, mi piacerebbe ritagliarmi qualche ora per

tornare, da semplice cittadino, nei musei fiorentini. E sogno

una vacanza al mare, con mia moglie e i miei figli.

comune.fi.it

darionardella DarioNardella dario_nardella

61


#IORESTOINITALIA

VIRGINIA

RAGGI

[SINDACA DI ROMA]

Virginia Raggi

Pochi tacchi a rincorrersi per le strade. E tra i sanpietrini di

piazza Navona sono spuntati fili d’erba. La quotidianità rarefatta

della Città Eterna ha offerto nelle ultime settimane

cartoline già entrate nella storia. Ma per la sua sindaca, Virginia

Raggi, Roma non vede l’ora di riemergere dal silenzio.

«La città è viva, i suoi abitanti non si sono mai persi d’animo

e si sono rimboccati le maniche per aiutare gli altri».

Com’è stato il suo rapporto con i cittadini in questo periodo?

I romani hanno dimostrato un grande senso di responsabilità

nel seguire le regole stabilite per contenere il contagio.

Ho voluto esprimere personalmente la mia vicinanza

a operatori sanitari, agenti e volontari impegnati per dare

assistenza ai più fragili. E ho incontrato i cittadini che hanno

lanciato iniziative solidali sul territorio.

L’episodio che le è rimasto più impresso?

Uno dei momenti più toccanti l’ho vissuto con i volontari

della Protezione Civile di Roma Capitale: li ho accompagnati

mentre consegnavano la spesa a un’anziana signora

che non poteva uscire di casa. Lei ci ha ringraziato a lungo e

ci siamo commossi tutti, operatori compresi. Sono tante le

storie di solidarietà nate durante l’emergenza che ci hanno

fatto riscoprire una comunità unita. Molte le abbiamo rac-

Via dei Fori Imperiali

© Vladimir Mucibabic/Adobestock

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«Una volta finita l’emergenza, sarà bello

affacciarmi dal balcone del mio ufficio in

Campidoglio e vedere di nuovo Roma

piena di cittadini e turisti»

© zardo/Adobestock

Piazza del Campidoglio

colte sul sito del Comune, nella sezione Le belle abitudini:

se conserveremo questo spirito quando l’emergenza sarà

finita, la città sarà più forte e pronta a ripartire.

Cosa le resterà di questa difficile esperienza, come donna

e come primo cittadino?

Essere la sindaca di Roma in questo momento e avere la

possibilità di lavorare per aiutare i miei concittadini è un privilegio

da onorare con risposte rapide. Penso, per esempio,

ai buoni spesa che stiamo erogando velocemente anche

grazie a un’innovativa applicazione per smartphone.

Quali iniziative pensate di attuare per agevolare la ripartenza

nei vari settori?

Le parole d’ordine sono gradualità e prudenza. La fase due

non sarà un immediato ritorno alla normalità. Ma servono

provvedimenti che consentano alle imprese e agli esercizi

commerciali di riaprire senza l’assillo di costi insostenibili.

Intanto, abbiamo sospeso per tutto il 2020 il pagamento

della tassa di occupazione di suolo pubblico: costa al Comune

90 milioni di euro ma è fondamentale per aiutare bar

e ristoranti con spazi e tavolini all’aperto. Tra le varie proposte

sul tavolo c’è anche la creazione di una piattaforma

web per le vendite online dedicata ai piccoli commercianti.

Che strategie state studiando per favorire il turismo nei

mesi a venire?

Per ora abbiamo sospeso la tassa di soggiorno. Anche perché

il comparto alberghiero ha cominciato a subire gravi

colpi già a febbraio, quando il virus non era ancora arrivato

a Roma.

Ma sosteniamo fortemente la richiesta di misure straordinarie

a supporto del turismo. Parlo di detrazioni fiscali,

interventi economici per incentivare la ripresa, la costituzione

di un fondo speciale per i Comuni. Stiamo anche

studiando un piano per la ripartenza del settore in tutto il

Paese, in sinergia con l’Enit, dato che nell’immediato si potrà

operare solo su un turismo di prossimità.

Il primo investimento urgente?

Sulla mobilità sostenibile: metro, bus, tram, mezzi ecologici,

piste ciclabili. Durante questa emergenza abbiamo toccato

con mano quanto una riduzione del traffico – in alcune

zone anche oltre il 90% – abbia effetti benefici sulla qualità

della vita e sull’ambiente.

Che cosa farà non appena potremo considerarci fuori

dall’emergenza?

Ora tutta la mia attenzione è rivolta al presente. Quando

tutto questo finirà, sarà bello affacciarmi dal balcone del

mio ufficio in Campidoglio e guardare di nuovo Roma piena

di cittadini e turisti.

Non vede l’ora che la città torni a vivere?

Roma è viva anche ora. Anche se le vie della città sono

deserte, il cuore dei romani batte forte. Non si sono mai

persi d’animo e si sono rimboccati le maniche per aiutare

gli altri. Penso ai lavoratori che garantiscono i servizi pubblici

essenziali, ai medici, agli infermieri, ai commessi dei

supermercati, alle forze dell’ordine, ai volontari. Una città

dove tutte queste persone si sono prodigate per gli altri è

una città vivissima, che ha un patrimonio su cui costruire

un futuro migliore.

M.G.

comune.roma.it

virginia.raggi.m5sroma

virginiaraggi

virginiaraggim5s

63


#IORESTOINITALIA

LUIGI

DE MAGISTRIS

[SINDACO DI NAPOLI]

Luigi de Magistris

© Gigi Valentino

A Napoli il mare è tornato trasparente e l’aria che si respira dalle

finestre di casa è diversa, pulita, leggera. «Si sente addirittura

un forte odore di gelsomino», racconta Luigi de Magistris, primo

cittadino della città partenopea. Che parla come un fiume

in piena della sua città e non vede l’ora di tornare in mezzo alla

gente perché «quello è il posto dove deve stare un sindaco. Tra

i napoletani che, nell'emergenza coronavirus, hanno dimostrato

grande senso civico».

Sindaco, qual è l’immagine o l’episodio che le è rimasto più

impresso in questo periodo particolare?

La città deserta, senza rumori, senza persone sul lungomare,

tra i vicoli, per strada. Interi quartieri vuoti, una situazione assolutamente

contro natura per Napoli. I suoi abitanti si sono

comportati molto responsabilmente, hanno seguito i decreti

restrittivi e sono rimasti a casa.

Che cosa resterà a tutti noi di questa esperienza? E come

cambierà, magari in meglio, il futuro della città?

Abbiamo imparato che non possiamo più sostenere un modello

di sviluppo basato solo sul consumismo sfrenato, il profitto

di pochi crea diseguaglianza e sfruttamento del territorio. Per

Napoli vorrei un new deal dell’ambiente da mantenere anche

dopo l’emergenza coronavirus. Lo smog in questi giorni è assente,

la città più sostenibile. Alcuni pescatori mi hanno rac-

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contato che mai come ora il mare è stato blu e pieno di pesci,

l’aria è pulita e si respirano profumi inaspettati, di un tempo

quasi lontano.

Come è stato il suo rapporto con i cittadini in queste settimane?

Mi è mancata moltissimo una relazione diretta con loro. Io sono

un sindaco di strada, non c’è quartiere, scuola, via o piazza in

cui non sia andato e dove non mi sia fermato a parlare con le

persone. Ho provato a sopperire con gli strumenti tecnologici,

le e-mail, i social, ma il contatto personale e le strette di mano

sono imprescindibili e insostituibili.

Cosa le resta di questa difficile esperienza, come uomo e primo

cittadino?

Mi ricorderò il vuoto, l’assenza di abbracci, carezze e fisicità nei

rapporti sociali. Mi è mancata molto l’umanità praticata e concreta.

Come sindaco, ho negli occhi tutte le situazioni difficili

che ho incontrato, la disperazione di chi ha perso il lavoro e si

è ritrovato senza un’attività economica, la crescente disuguaglianza

che questa pandemia ha provocato. Ha aumentato fragilità

e povertà. Poi, senza distinzioni tra sindaco e uomo, mi ha

colpito tutto il dolore di chi ha perso un caro o un conoscente

e di chi si è ammalato, anche se in termini numerici Napoli ha

retto bene il contagio.

Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare la

ripartenza nei vari settori della vita cittadina?

Aiuteremo le attività economiche eliminando il pagamento

delle imposte locali per il 2020 con una delibera che abbiamo

voluto chiamare Napoli riparte. Siamo l’unica grande città italiana

che ha adottato una misura simile e ne sono orgoglioso.

Quali strategie, idee, proposte state studiando per favorire il

turismo nei prossimi mesi?

La situazione non è facile, il fondo cultura era alimentato dalla

tassa di soggiorno per circa 14 milioni di euro. Ma stiamo lavorando

per l’estate e appena potremo ripartire ci sarà una sorta

di risveglio mediterraneo. I grandi eventi programmati, come il

concerto di Paul McCartney, sono stati rimandati al prossimo

anno e dovremo fare a meno del turismo internazionale. Puntiamo

su quello locale e nazionale, sarà un’estate autoctona.

Eravamo già impegnati a garantire la fruizione dei centri storici

evitando il rischio di gentrificazione e lo spopolamento da parte

dei residenti. La direzione è quella, non si torna indietro.

Incentiveremo piccoli e medi eventi sparsi per tutta la città, con

meno persone ma molte più date e appuntamenti. In ogni parco,

piazza, quartiere, chiostro, soprattutto all’aperto, ci saranno

concerti, proiezioni cinematografiche, rappresentazioni teatrali.

Napoli è la città dell’incontro e della socialità: la gente ama stare

fuori, la riempiremo di appuntamenti e cultura. Già questo

mese è confermata la storica manifestazione del Maggio dei

Monumenti, quest’anno dedicata a Giordano Bruno, in versione

virtuale e multimediale per rispettare i decreti ministeriali e

garantire la sicurezza di tutti.

Dove vorrebbe andare e che cosa non vede l’ora di fare non

appena potremo considerarci fuori dall’emergenza?

Il viaggio è l’aspetto che mi manca maggiormente, anche se da

sindaco mi sposto poco. Appena sarà possibile andrò subito

nei nostri luoghi meravigliosi che, seppur vicini, ora sembrano

lontanissimi, irraggiungibili. Le isole di Procida, Ischia, Capri, la

Costiera tutta. Desidero un tuffo in mare, lo farei anche subito

(ride, ndr).

S.G.

comune.napoli.it

demagistrisluigi demagistris demagistris

Lungomare Caracciolo

«Napoli è la città dell’incontro e della socialità:

appena potremo ripartire ci sarà una sorta di

risveglio mediterraneo»

© Velia Cammarano

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#IORESTOINITALIA

VINCENZO

NAPOLI

[SINDACO DI SALERNO]

Salerno riparte dopo il coronavirus. Il sindaco Vincenzo Napoli

ricorda i delfini a pochi metri dalla costa, ma anche il

dolore per le piazze e le strade vuote. La città punta sull’eredità

della Scuola Medica Salernitana per ricominciare ad

accogliere i visitatori da tutto il mondo.

Qual è l’immagine o l’episodio che le è rimasto più impresso

in questo periodo particolare?

Ho vissuto la città deserta e silenziosa, di giorno e di notte,

come mai avrei potuto immaginarla. Una sera durante un

giro di perlustrazione mi sono commosso profondamente

guardando piazza Flavio Gioia, nel centro storico, a quell’ora

abitualmente piena di gente con locali, musica e allegria,

adesso immersa in un silenzio spettrale. Ho pensato alle

attività chiuse, alle persone in casa. È stato davvero duro

scuotersi dalla tristezza. Ci sono state, poi, anche esperienze

straordinarie come l’avvistamento di delfini a pochi metri

dalla costa.

Che cosa resterà a tutti noi di questa esperienza? E come

cambierà, magari in meglio, il futuro della città?

Anzitutto il dolore per le vittime e la sofferenza per gli ammalati.

Una ferita che continuerà a sanguinare. Credo che

tutti abbiano rivalutato le proprie priorità personali e sociali

scoprendo valori forse dimenticati nella frenesia della giordi

Peppe Iannicelli

Photo Massimo Pica

peppeiannicelli

Vincenzo Napoli

Solarium Santa Teresa

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«Vogliamo puntare sulle

eccellenze che hanno fatto

conoscere Salerno in tutto

il mondo. Come la nostra

famosa Scuola Medica i cui

principi costituiscono ancora

una ricetta di lunga vita»

Duomo di Salerno

nata, quando gli impegni finivano per travolgerci. Dal punto

di vista pratico, il telelavoro sperimentato con buoni risultati

potrà ridurre in futuro gli spostamenti urbani, abbassando

i fattori d’inquinamento acustico e ambientale. La lunga

quarantena ci farà apprezzare ancora di più cose che davamo

per scontate, come una passeggiata in riva al mare o in

un parco cittadino, un caffè con gli amici, la partecipazione

a uno spettacolo o a un evento.

Come è stato il suo rapporto con i cittadini in queste settimane?

È stato sempre molto intenso. Un filo diretto quotidiano

per fornire costantemente informazioni sulle restrizioni e i

comportamenti da tenere, gli aiuti e i sostegni disponibili,

l’andamento della pandemia. Abbiamo cercato di mantenere

sempre vivo il senso comunitario, l’orgoglio dell’appartenenza,

il dovere della responsabilità, per contribuire

tutti e ciascuno a superare questa terribile prova. E abbiamo

avuto straordinarie dimostrazioni di solidarietà.

Cosa le resta di questa difficile esperienza, come uomo e

primo cittadino?

È una valutazione che potremo fare compiutamente

quando questa terribile emergenza sarà definitivamente

alle nostre spalle. Ci attende una fase difficile dopo quella

del lockdown, in cui dovremo prendere mille decisioni

per garantire la sicurezza e la ripresa economica e sociale.

Sarà durissima e ci vorrà lo stesso spirito che ha animato

la comunità durante la prima fase. Salerno ha dato prova

di disciplina nel rispetto delle restrizioni, di efficienza nella

rete dei servizi d’informazione e aiuto, di eccellenza nelle

attività di cura grazie anche al sostegno del presidente

della Regione Campania Vincenzo De Luca. La città e i suoi

abitanti hanno dato una grande prova di maturità civile.

Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare

la ripartenza nei vari settori della vita cittadina? E quali

strategie, idee, proposte state studiando per favorire il

turismo nei mesi a venire?

La ripresa sarà lunga, complessa, irta di difficoltà. Ci attendono

mesi di grande lavoro da svolgere sotto stretto controllo

sanitario. Intendiamo puntare sulle eccellenze che

hanno fatto conoscere Salerno in tutto il mondo. Siamo la

città della famosa Scuola Medica i cui principi alimentari,

ecologici e comportamentali costituiscono ancora una ricetta

di lunga vita e saranno molto richiesti dai viaggiatori

post Covid-19.

In una prima fase avremo soprattutto flussi di prossimità,

sperando che con il passare dei mesi si possa ricominciare

– grazie anche alle Frecce – ad accogliere turisti e visitatori

dal resto d’Italia e del mondo. I nostri attrattori principali

saranno sempre l’ambiente, il patrimonio storico e artistico,

l’enogastronomia e l’artigianato, la cultura e gli eventi

come Luci d’Artista. Sfrutteremo ancor di più la nostra centralità

rispetto a Paestum, Pompei, Cilento e Costa d’Amalfi.

Dove vorrebbe andare e che cosa non vede l’ora di fare

non appena potremo considerarci fuori dall’emergenza?

Vorrei andare con tutti i miei cittadini a Salifornia – così abbiamo

ribattezzato la nostra amata spiaggia di Santa Teresa

– e prendere un aperitivo mentre gustiamo le delizie

locali, ascoltando la musica del nostro Teatro Municipale

Giuseppe Verdi.

comune.salerno.it

vincenzo.napoli.735

67


#IORESTOINITALIA

GIUSEPPE

FALCOMATÀ

[SINDACO DI REGGIO CALABRIA]

di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it

È uno dei più giovani sindaci d’Italia che ha dovuto affrontare

l’emergenza causata dal Covid-19. Giuseppe Falcomatà,

37 anni, sta traendo forza dall’altruismo dei suoi concittadini

con cui vorrebbe condividere presto uno sguardo rivolto

al mare.

Qual è l’immagine o l’episodio che le è rimasto più impresso

in questo periodo particolare?

Sicuramente corso Garibaldi deserto. È la via principale

della nostra città, di solito piena di persone che passeggiano

tra le vetrine dei negozi e i bar, è il cuore pulsante delle

attività, un luogo d’incontro e di vita sociale per i reggini.

Nel vederlo senza nessuno, ho sentito fortemente la mancanza

di tutto questo.

Che cosa resterà a tutti noi di questa esperienza? E come

cambierà il futuro della città?

Rimarrà un grande senso di comunità e tanta solidarietà

che i miei concittadini hanno riscoperto in queste settimane.

Abbiamo compreso che i problemi dell’uno sono quelli

Giuseppe Falcomatà

dell’altro. Questo è l’ingrediente principale per affrontare la

fase due.

Come è stato il suo rapporto con i cittadini in queste settimane?

L’abbiamo vista andare per la città e con forza invitare

qualcuno a “passare pa casa”…

Il mio è stato un rapporto diretto, quotidiano, giornaliero, ora

per ora e minuto per minuto. È fondamentale che le informazioni

vengano dalle istituzioni e che i cittadini si rivolgano

a queste. Sono stato presente anche attraverso pochissimi

rimbrotti verso chi non rispettava le regole. Ma soprattutto

ho comunicato attraverso i social, oltre che con la presenza

lungo le strade e nei quartieri. Sono emerse tante storie poco

conosciute dentro le quali si annida una sofferenza personale

e sociale. Però, la città ha reagito con molti gesti concreti,

pronta a dare una mano a chi non ce la faceva. Ci siamo confermati

un popolo solidale e accogliente.

Cosa le resta di questa difficile esperienza, come uomo e

come primo cittadino?

Un grande senso di vuoto. Abbiamo anche imparato che non

bisogna considerare banale nulla, perché le cose che davamo

per scontate non sono certezze assolute. Siamo fragili e

deboli. Il mio è un invito a godere del quotidiano, quello che

più ci è mancato.

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«Abbiamo compreso che i problemi dell’uno

sono quelli dell’altro. Questo è l’ingrediente

principale per affrontare la fase due»

© Aliaksandr/AdobeStock

Lungomare Falcomatà

Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare

la ripartenza nei vari settori della vita cittadina?

Devono essere misure complementari a quelle indicate dal

Governo, perché nessuno si salva da solo. Una città metropolitana

non può pensare alla fase due senza il sostegno

centrale. Abbiamo già istituito un fondo di mutuo soccorso

sul quale riceviamo donazioni di privati che stanno consentendo

l’acquisto di mascherine, gel disinfettante e tute. Su

questo fondo convergeranno le rimodulazioni dei fondi del

Pon Metro e di altri finanziamenti, come fondi europei o governativi,

che vogliamo utilizzare per il rilancio, destinando

le risorse al sociale, al mondo del lavoro e al sostegno per

le imprese. Con l’approvazione del bilancio è stata istituita la

Fondazione di comunità, una sorta di ente no profit per gestire

la fase due in maniera condivisa con operatori economici e

associazioni di categoria, consentendo concretamente a un

commerciante di rialzare una saracinesca o a un giovane di

trovare lavoro o realizzare un’idea.

Quali strategie e proposte state studiando per favorire il turismo

nei prossimi mesi?

Molto dipenderà dal distanziamento sociale. Per esempio,

negli stabilimenti balneari il numero di ombrelloni sarà ridotto.

Il nostro teatro da mille posti potrà accogliere meno

persone. Saranno meno o assenti le manifestazioni all’aperto

che, grazie al clima straordinario dalla primavera a tutto l’autunno,

hanno sempre comportato entrate notevoli anche per

le strutture ricettive. Bisognerà ripensare a ogni attività turistica

e culturale in modo diverso. E trovare i modi per compensare

eventuali perdite.

Dove vorrebbe andare o che cosa non vede l’ora di fare non

appena usciti dall’emergenza?

La prima cosa sarà una passeggiata sul lungomare Falcomatà

ad abbracciare, baciare e stringere tutte le persone che

incontrerò. Noi reggini siamo molto fisici nelle manifestazioni

d’affetto, anche per strada.

Questo lungomare è intitolato a suo padre Italo, che è stato

sindaco dal 1993 al 2001. Pensa mai a un consiglio che le

avrebbe dato?

Tutti i giorni lui è un punto di riferimento. Il suo esempio è praticare

la politica con la P maiuscola, quella attenta ai bisogni

dei cittadini, a risolvere i problemi e a programmare le giuste

condizioni per lo sviluppo economico e sociale della città.

comune.reggio-calabria.it

gfalcomataufficiale g_falcomata

g_falcomata_sindaco

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PHOTO

L’ANIMA DELL’ITALIA

La luce solare colpisce una pianta sotto una finestra aperta, Todi, Umbria (2012)

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UN TRIBUTO AL NOSTRO PAESE CHE IL FAMOSO FOTOGRAFO

AMERICANO HA VOLUTO CONDIVIDERE CON LA FRECCIA

Testo e foto di Steve McCurry

Per gentile concessione di stevemccurry.com e sudest57.com

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PHOTO

Ragazzo e ragazza durante le celebrazioni pasquali, Sicilia (2011)

«La parte migliore dell’Italia è la gente.

Non c'è posto più amichevole sul pianeta»

[Steve McCurry]

mi ha richiamato a sé più volte di quante

ne potrei contare. Vivere bene e pienamente:

L’Italia

questa è la filosofia di vita degli italiani, e la

gioia di vivere non li ha abbandonati neppure in questo

periodo.

Negli ultimi due mesi, l’animo degli italiani ha catturato

la nostra attenzione e suscitato il nostro rispetto. Durante

la sfida mondiale al Covid-19, gli italiani hanno

mostrato altruismo e coraggio nell’affrontare una tragedia

inimmaginabile, e nessuno dubita che riusciranno

a trionfare su questa avversità.

In questo momento sono vicino a tutto il popolo italiano.

Siete nel mio cuore.

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Due donne cuciono fuori, Umbria (2012)

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Un uomo legge su una panchina, Ragusa, Sicilia (2017)

Coppia al crepuscolo, Sicilia (2017)

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#MYPOSTCARDFROMITALY

Testo di Giovanni Gastel e challenge fotografica di FeelRouge Worldwide Shows

La finestra è di per sé un’inquadratura del reale che

è di fronte a noi. Ma molto spesso dimentichiamo

di guardare al di là dei vetri, per abitudine o distrazione.

Ora, legati a casa dal virus, è tempo di riscoprire

ciò che si vede dalle nostre abitazioni. È l'idea dell'agenzia

FeelRouge Worldwide Shows, subito sposata da me e

dall’Associazione fotografi professionisti (Afip International)

che ho l'onore di presiedere, per lanciare sui social la competizione

#mypostcardfromitaly #feelrougews.

La bellezza e la normalità sfilano davanti alle nostre case

ed ecco quindi la gioia di documentarle dai balconi e dalle

finestre senza contraddire l’ordine sacrosanto di restare a

casa.

Migliaia di fotografie già arrivate testimoniano un Paese

che, in questa sospensione temporale e assenza di persone,

è sempre più metafisico. Se, come speriamo, mai più si

verificheranno condizioni simili, resterà questa vastissima

ricerca a raccontare una situazione drammatica e, insieme,

di stupefacente teatralità.

Per partecipare a quella che diventerà, un giorno, una

grande mostra collettiva è sufficiente pubblicare online, su

Facebook, Twitter o Instagram, le foto scattate da casa con

l’hashtag #mypostcardfromitaly.

Immagini che stringono in un grande abbraccio l’Italia tutta.

giovannigastel.it | feelrougews.com

Giovanni Gastel Fotografo

giovanni_gastel

giovanni_gastel

San Simpliciano

© Giovanni Gastel

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PHOTO

Blu

© Consuelo Canducci

Napoli

© Enrico Procentese enryhills

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© ciarazola

© Alessandro Le Petit

© willy

Torino

© Paolo Virdis

A rainy day

© Vera Rossi

Courtesy Galleria Antonia Jannone

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PHOTO

Milano

© Iciar Alzola

Friday night

© Simona Lomolino

© Pierluigi Signor

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Roma

© Francesca Romana Semerano

Adjustments

© Matteo Rastelli © Alessandro Gaja

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TRAVEL

LA MEMORIA

DELLA BELLEZZA

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BORGHI INCANTATI, PAESI ISOLATI, EREMI

SEGRETI. LA RICCHEZZA NASCOSTA

DELL’ITALIA È VIVA NEI RICORDI DI TUTTI.

E RIVEDERLA, DOPO L’ISOLAMENTO FORZATO,

SARÀ COME REALIZZARE UN SOGNO

di Osvaldo Bevilacqua

© Paolo Giovanni/AdobeStock

Craveggia (VB)

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TRAVEL

Èun momento inverosimile

per tutti questo, specialmente

per chi, come me, è

abituato a viaggiare, a visitare borghi,

città, parchi, isole. Una dimensione irreale

e inimmaginabile. La “clausura”,

purtroppo necessaria, in cui siamo da

settimane mi fa sentire sempre di più

la mancanza del contatto con la mia

gente, la stretta di mano, l’abbraccio,

la carezza a un bambino o a un centenario

incontrato in un borgo sperduto

della Sardegna e ben venga,

speriamo non sia ancora lontana, la

mega festa dell’abbraccio. Mi manca,

insomma, la nostra Italia!

Un Paese che, lo sappiamo, è un tesoro

inesauribile. Io ne so qualcosa. Da

40 anni e più lo attraverso in lungo e

in largo e ogni volta ci trovo qualcosa

di nuovo, qualcosa che ancora non

avevo visto. D’altronde, l’Italia non è

soltanto quella delle nostre splendide

città, di Firenze, Roma, Venezia, Palermo,

Napoli, Milano. Non è solo quella

dei tantissimi beni patrimonio Unesco

(materiali e immateriali): da Castel del

Monte (BT) ad Assisi (PG), da Piazza

Armerina (EN) alla Costiera amalfitana

(SA).

L’inestimabile ricchezza dell’Italia si

trova nei mille borghi incantati, nei paesi

nascosti, negli eremi isolati e, forse

soprattutto, in quello sterminato patrimonio

di collezioni, musei, esposizioni

sparso per la Penisola.

Un esempio, in Piemonte, è Craveggia,

con il tesoro custodito nella parrocchia

del delizioso borgo della Val Vigezzo,

in provincia di Verbano-Cusio-Ossola.

Una cittadina di 750 abitanti in uno dei

tanti bacini che compongono la Val

d’Ossola, o da essa si diramano, parte

delle comunità limitrofe del Parco

Naturale della Val Grande. Cosa ci potrebbe

essere più lontano dall’eleganza

di Parigi, dal lusso di Versailles? Eppure,

chiedete a qualcuno del paese

della settecentesca parrocchia dedicata

ai santi Giacomo e Cristoforo. Da

fuori sembra una normale chiesa valligiana

ma, una volta entrati, un soffitto

decorato in oro zecchino ci introduce

degnamente a un tesoro inaspettato.

Per vie diverse e per vari secoli si sono

conservati qui oggetti rari e magnifici

provenienti dall’aristocrazia di Francia.

Un ostensorio in oro, brillanti e ametiste

fabbricato a Parigi, e libri antichi,

arredi e paramenti tutti di fattura transalpina.

A una parete, un ciclo di dipinti

su tavole di rame viene direttamente

dalla Cappella Reale di Versailles. In

una teca c’è il drappo mortuario di Luigi

XIV, il famoso Re Sole, ricamato in

oro e argento di Gobelin. Un piviale da

parroco di campagna, in una sorta di

strano e incredibile contrappasso, è ricavato

con parti dell’abito da sposa di

Maria Antonietta, la sfortunata regina

dei francesi. Tutto frutto del lavoro e

della tradizione secolare di abili artigiani

locali chiamati alla Corte di Francia

per la loro bravura e competenza.

Dove lo trovate un posto così se non

in Italia?

A Tuscania (VT), una delle più belle

città del Lazio, c’è un piccolo Museo

archeologico, poco conosciuto: un

lungo percorso fatto di ceramiche

etrusche, sculture romane, mosaici.

Qui si trovano le tombe della famiglia

Curunas, splendidi sarcofaghi con coperchi

dalle realistiche fattezze del

defunto. Il museo ha la sua sede nel

convento francescano della chiesa di

Santa Maria del Riposo ed è dotato anche

di un fantasma etrusco che nella

notte si palesa fra le sale. Così, almeno,

sostiene qualcuno.

Uno scorcio dell’isola di Lampedusa

© Giacomo/AdobeStock

«È un’Italia da sogno quella che immaginiamo ogni giorno e che ci aiuta a tirare avanti.

Ripartiremo presto per raggiungere la meta che più ci affascina»

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Rai Libri, pp. 256 € 18

A Foligno (PG), c’è il Museo della Stampa

con la prima edizione della Divina

Commedia a caratteri mobili.

A Pietrarsa, a una ventina di minuti di

treno dalla Stazione di Napoli Centrale,

c’è il Museo Nazionale Ferroviario per

chi vuole fare un tuffo nella memoria

fra treni e vagoni noti e meno noti.

Un’isola sognata da tutti, Lampedusa

(AG), con il suo mare incontaminato, le

spiagge ancora selvagge considerate

dai giornali americani tra le più affascinanti

al mondo. Un vero paradiso

made in Italy. Insomma, un patrimonio

artistico e naturale inestimabile che ho

provato a descrivere, solo in piccola

parte, nel mio ultimo libro Il Paese dei

mille paesi.

Oggi, senza chiudere gli occhi, mi vengono

in mente persone, vie, palazzi,

chiese. Anche se bloccati nelle nostre

case, i ricordi, i libri, le foto ci aiutano

a rivedere la nostra Italia. E insieme a

questi, le tante iniziative che nelle ultime

settimane stanno provando a farci

sentire vicini i luoghi più lontani. Penso

ai musei virtuali italiani che oggi ci

permettono di passeggiare nelle sale

momentaneamente chiuse. I Musei

Vaticani, la Pinacoteca di Brera sono

ora a portata di click e le Scuderie del

Quirinale hanno addirittura deciso di

regalarci qualche capolavoro della

mostra di Raffaello purtroppo momentaneamente

sospesa.

Serve tenere viva la memoria del nostro

patrimonio, ed è bello potersi

godere l’Italia a casa propria. Aiuta a

superare i momenti difficili. Io la chiamerei

un’Italia da sogno. Quella che

immaginiamo ogni giorno, che ci aiuta

a tirare avanti. La memoria che teniamo

viva è già il futuro: una meravigliosa

speranza per il tempo che verrà. Perché

quando finalmente potremo tornare

a muoverci, tutto questo tempo

non sarà stato inutile. Ci riverseremo,

con ancora più entusiasmo, nelle nostre

città d’arte dopo averle desiderate

per così tanto tempo. Goethe, nel suo

celebre Viaggio in Italia, raccontando

della sua visita a Roma, ricordava di

aver passato tutta la vita a guardare

le immagini delle bellezze del Paese,

nei dipinti della casa paterna, nei libri

universitari, nelle copie studiate, desiderando

ardentemente una sola cosa:

vederle dal vivo. Per noi, per la prima

volta sarà così. Abbiamo dato un po’

per scontate le meraviglie di casa nostra

perché le sentivamo a portata di

mano. Dopo il forzato allontanamento,

vedere un paese, un borgo, una piazza

sarà davvero come realizzare un sogno.

Ripartiremo su un treno per raggiungere

la meta che più ci affascina. Da

sempre, da quando l’Italia è diventata

una nazione, sono i treni che ci hanno

accompagnato in ogni angolo del Paese,

facendoci godere, in tutta comodità,

la bellezza del viaggio. È questo

il futuro che immagino, un futuro che

fortunatamente appare sempre più vicino

e sempre più a portata di mano.

Perché l’Italia non può vivere senza il

suo turismo, che non è solo il rito della

Tuscania (VT)

CASA OSVALDO

La pagina Facebook di Osvaldo

Bevilacqua ospita i video di Casa

Osvaldo, realizzati per portare un

po’ di serenità nelle case degli

italiani durante l'isolamento causato

dal coronavirus, che hanno subito

incontrato grande favore fra il

pubblico del web. Tra consigli,

interviste, immagini, anche un

pezzo televisivo sullo splendido

borgo di Altamura. La bianca

cattedrale romanico-pugliese,

la rievocazione medievale e,

soprattutto, le entusiasmanti scoperte

paleontologiche e preistoriche (la

strabiliante Laguna dei dinosauri e

l’enigmatico uomo di Altamura) hanno

fatto la gioia di oltre 100mila visitatori.

Un modo per scoprire anche sul web

le meraviglie del nostro Paese.

osvaldobevilacquaofficial

vacanza, delle spiagge affollate, delle

file ai musei. Turismo non è solo un

settore economico di svariati miliardi

di euro, ma una parte essenziale della

vita del Paese, fatta di scambi, contatti,

conoscenze, amicizie. Turismo

è viaggiare e viaggiare è essenziale a

vivere. Così il futuro lo immagino su un

Frecciarossa, comodamente seduto, in

attesa di raggiungere la destinazione

che ho tanto desiderato in queste settimane.

Con in testa e nel cuore l’orgoglio

per la prova che questo Paese ha

saputo superare, rispettando le regole

e stringendosi intorno al personale

medico e infermieristico che ci ha permesso

di poter ancora sognare l’Italia

del futuro.

© Ragemax/AdobeStock

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TRAVEL

IN CAMMINO

PER LA RIPRESA

IL FUTURO DEL TURISMO È NEL MOVIMENTO SLOW, A CONTATTO

CON LA NATURA E LONTANO DAGLI ASSEMBRAMENTI

di Valentina Lo Surdo

valentina.losurdo.3 ValuLoSurdo ilmondodiabha

ilmondodiabha.it

non è ferma, anche

se stiamo a casa. Perché

L’Italia

il mondo dei cammini,

proprio in queste settimane di quarantena,

vive un periodo di prezioso

fermento. L’invito a camminare, a immergersi

nell’esperienza di una vacanza

al ritmo dei propri passi, sembra

la risposta ideale per il rilancio delle

attività turistiche. Dopo il fermo a casa,

infatti, il desiderio di movimento all’aria

aperta è tra le attività in assoluto

più desiderate dai cittadini e il turismo

di prossimità si candida a scelta

privilegiata per una ripresa graduale,

a contatto con la natura e lontano

dagli assembramenti del turismo di

massa. Un’opportunità perfettamente

in linea con l’attenzione che da anni il

ministro Dario Franceschini dedica ai

cammini italiani, che offrono un tipo di

turismo accessibile a tutte le fasce di

popolazione, sfruttando antiche vie di

pellegrinaggio e una vastissima rete

sentieristica che unisce ogni angolo

del Paese.

Di tutto questo ci offre testimonianza

Paolo Piacentini, fondatore e presidente

nazionale di FederTrek, e referente

per i cammini presso il ministero

per i Beni e le Attività culturali e per il

Turismo. «Il ritorno di Franceschini alla

guida del MiBACT, nel settembre 2019,

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© Alberto Conte ItinerAria

Lungo il Cammino di Oropa, tra le colline del Piemonte

ha portato a una rinnovata attenzione

nei confronti del viaggio lento e degli

itinerari a piedi nel nostro Paese. Già

nel suo precedente mandato, dal 2014

al 2018, aveva lavorato per conferire un

ruolo centrale alle attività slow, al punto

che il piano strategico del turismo

ancora in vigore sposa in pieno il tema

della sostenibilità sociale, economica

e ambientale, dell’accessibilità e

dell’inclusione utilizzando il viatico dei

cammini e abbracciando anche il tema

delle ciclovie e dei treni storici».

E a proposito di binari, Piacentini ricorda

che il ministro ha deliberato di dedicare

il 2020 proprio alla promozione

dei treni turistici, coinvolgendo la Fondazione

FS Italiane. «Il rilancio dei treni

storici rappresenta un tema di grande

fascino e l’intesa tra Franceschini e il

direttore generale della Fondazione

FS, Luigi Francesco Cantamessa, lascia

intravedere scenari entusiasmanti»,

afferma.

Un’altra new entry estremamente

promettente è Lorenza Bonaccorsi in

qualità di sottosegretario con delega

al Turismo: «Una figura di grande impulso,

appassionata di cammini, estremamente

dedita e competente», sottolinea

il presidente di FederTrek.

La concretezza con cui il MiBACT lavora

su questo fronte è subito chiarita

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TRAVEL

dal volume dei numeri coinvolti. «Un

aspetto fondamentale è rappresentato

dal recupero dei finanziamenti che

erano stati inclusi nella delibera Cipe

di quattro anni fa: 60 milioni di euro a

sostegno di un’importante parte dei

cammini italiani. Era il 2016, nominato

Anno nazionale dei cammini, che

vide la nascita dell’Atlante digitale dei

cammini, un ingente progetto di censimento

nazionale che sarà concluso

nei prossimi mesi».

E così, paradossalmente, proprio ora

che il Paese è fermo, il turismo lento

vive l’opportunità di recitare un ruolo

da protagonista per la ripartenza.

«Sarà una delle fonti di ripresa più

coerenti con il bisogno fisiologico di

ricominciare con un passo diverso. Il

turismo rappresenta il 13% del Pil ed

è il momento di ripensarlo a misura

dello shock economico che stiamo

vivendo. L’occasione per insistere sul

concetto di sostenibilità diffusa sul

territorio, portando visibilità anche

all’Italia minore. Cammini, dunque, ma

anche puro escursionismo e cicloturismo,

ultimamente in forte crescita»,

prosegue Piacentini.

E mentre il Governo lavora per la ripresa

di attività turistiche a misura

d’uomo, il movimento dei cammini in

Italia si sta sviluppando in modo esponenziale.

È di queste ultime settimane

la creazione della campagna #iocamminoinitalia,

un’iniziativa partita dal

basso che vede protagonisti tutti gli

operatori dei più importanti itinerari

italiani. «Il ministero è a conoscenza

di questa iniziativa, perfettamente coerente

con la scelta di Franceschini e

del nuovo direttore generale del Turismo

al MiBACT, Flaminia Santarelli,

di puntare sul turismo di prossimità e

delle aree interne».

Piacentini sta curando anche questa

fase di convergenza tra gli esperti

del viaggio a piedi e gli scenari offerti

dal MiBACT. «È una fase di ascolto e

monitoraggio su entrambi i fronti, una

delicata operazione di raccordo che

coinvolge realtà imprescindibili come

il Cai - Club alpino italiano, artefice

dell’immenso progetto Sentiero Italia,

6.880 km sull’intera Penisola, che sta

lavorando all’elaborazione del catasto

di tutta la rete escursionistica. L’obiettivo

è mappare entro il 2021 circa

100mila km di sentieristica: un presidio

nazionale d’eccellenza, che distribuisce

un indotto rilevante offrendo

spazio, per esempio, anche al sistema

d’accoglienza dei rifugi».

Italia Coast to Coast, Cannara, Umbria

«L’Italia che cammina in Italia sarà una delle fonti di ripresa più coerenti

con il bisogno fisiologico di ricominciare con un passo diverso»

© Simone Frignani

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© Alberto Conte/ItinerAria

Via Francigena nella zona di Montalcino, Toscana

Così l’Italia riparte al ritmo lento dei

propri passi: dai cammini storici come

la Via Francigena, per la quale è in

corso la procedura per il riconoscimento

Unesco, ai percorsi di prossima

apertura, come quelli previsti

nel 2021 ispirati a Dante Alighieri per

celebrare i 700 anni dalla sua morte,

comprendendo nel mezzo le dozzine

di itinerari che legano tutte le regioni

italiane e hanno superato la valutazione

degli 11 criteri messi a punto dalla

Direzione generale del Turismo, per

essere inclusi nell’Atlante digitale. E,

in attesa di rimetterci in marcia, sono

tantissime le iniziative che popolano

il web: dalle dirette quotidiane diffuse

dal gruppo Facebook Io cammino in

Italia alle trasmissioni di Radio Francigena,

la voce ufficiale dei cammini,

dal contest fotografico della Compagnia

dei cammini agli incontri di Smart

walking della Rete nazionale donne in

cammino.

«Puntiamo dunque sul turismo domestico,

sull’Italia che va in Italia, nel

pieno rispetto delle norme di distanziamento

e sanificazione. Criteri che

sono facilitati proprio nella dimensione

escursionistica a contatto con la

natura». È ottimista Piacentini: «Abbiamo

la consapevolezza che tutto

sarà diverso. Ma ne faremo l’occasione

per puntare sul turismo di qualità».

federtrek.org | beniculturali.it

Trekking alle Cinque Terre, Liguria

© Alberto Conte/ItinerAria

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TRAVEL

ALTO ADIGE

IL GUSTO È GIOVANE

DALLA COLTIVAZIONE DEI FUNGHI FINO AI RISTORANTI STELLATI,

NELLA REGIONE AUMENTANO LE IMPRESE DI UNDER 35 CHE

PUNTANO A RIVALUTARE LE SPECIALITÀ LOCALI

di Alessandra Iannello - a cura di VdGmagazine.it

Il vero tesoro di un Paese sono i

giovani. Come la linfa nuova è

vitale per il corretto sviluppo di

un albero, così le nuove generazioni

sono fondamentali affinché l’economia

di un territorio prosperi. Lo sanno

bene in Alto Adige, dove sono state

messe in campo politiche mirate a

far tornare chi aveva lasciato la regione

per studiare o cercare fortuna

altrove. Incentivo che ha portato a un

aumento significativo delle imprese

giovanili (+3,8%), tanto che ad oggi su

59.339 aziende circa 4.550 appartengono

o sono dirette da under 35. Più

Stefan Senfter e il suo Waldruhe

© Harald Wisthale

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© Andreas Kalser

Andreas Kalser e Josef Obkircher del Kirnig Bio Edelpilze

della metà fanno parte del settore

agroalimentare e della ristorazione,

prevalentemente impegnate nella riscoperta

e nel rilancio dei prodotti del

territorio.

Nell’antico maso “im Thal” di Aldino

(BZ), i produttori Andreas Kalser e Josef

Obkircher hanno recuperato un

vecchio fienile ricreando le condizioni

ideali per la coltivazione biologica di

funghi nobili altoatesini con il progetto

Kirnig. Una sfida, iniziata nel 2017,

che valorizza il passato guardando al

futuro e a uno dei mercati principali

del territorio, l’enogastronomia. Contro

ogni previsione, i due giovani hanno

lavorato duramente e oggi, oltre ai

tipici cardoncelli, producono anche i

cino-giapponesi Shiitake.

Si deve a Oskar Messner, un giovane allevatore-cuoco

del ristorante Pitzock

di Funes, il salvataggio della Villnösser

Brillenschaf, la pecora con gli occhiali.

Riconosciuta dall’Ue come razza ovina

in via d’estinzione, è fra le più antiche

d’Europa. Si hanno sue notizie già

nel ‘700, quando i contadini allevavano

il cosiddetto Pötscher, una pecora

nota per il particolare disegno attorno

agli occhi e sulle orecchie. Fino a dieci

anni fa in tutta la Val di Funes, zona

di origine della Villnösser Brillenschaf,

resistevano soltanto 150 esemplari

che oggi, grazie a Furchetta,

un’associazione di tutela che raggruppa

più di 50 contadini-allevatori,

sono oltre 700. Oskar ha ripreso ricette

antiche per la trasformazione

della carne d’agnello e ha iniziato a

produrre insaccati e specialità culinarie,

mentre i tagli freschi vengono

commercializzati in tutto l’Alto Adige

e smistati verso i ristoranti più raffinati

del territorio. Inoltre, la lana della

Villnösser Brillenschaf viene lavorata

dalle donne della Val di Funes, specializzate

nella produzione di pantofole

e berretti attraverso tradizionali

tecniche di lavorazione dell’uncinetto

e di infeltrimento della lana cardata.

Oskar Messner e la pecora con gli occhiali

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TRAVEL

Alexander Höller / Gli asparagi di Terlano a marchio Margarete

A Terlano, invece, è la produzione di

asparagi bianchi a mantenere in vita

una tradizione nata oltre un secolo

fa, grazie al lavoro di contadini locali.

Per salvaguardare questo ortaggio,

Cantina Terlano ha implementato il

marchio Margarete con un progetto

europeo guidato dal trentenne

Alexander Höller. Appongono il marchio

ai loro asparagi 15 produttori,

anche membri della Cantina, che seguono

le tecniche di coltivazione e

consumo a chilometro zero. Entro due

ore dalla raccolta, infatti, gli asparagi

vengono inviati con l’automezzo Margarete

Spargel a Cantina Terlano che,

dopo il lavaggio e il raffreddamento,

provvede alla consegna. Inoltre, tramite

il sistema digitale Margarete, viene

garantita la tracciabilità dell’intera

filiera di ogni singolo asparago.

Per le loro birre Jan Piazza, Carmelo

Li Pomi, Tobia Moroder e Diego Perathone

non solo hanno scelto un nome

ladino, la lingua parlata nel Südtirol,

ma hanno rafforzato l’appartenenza

al territorio abbinando a ognuna delle

otto tipologie un numero che corrisponde

all’altezza delle cime delle

Dolomiti Gardenesi intorno a Ortisei,

dove ha sede la loro Mönpiër de Gherdëina.

Qui sono prodotti ogni anno

circa 70mila litri di birra impiegando

solo l’acqua pura della fonte Cunfin, ai

piedi del Sassolungo, rilanciando una

tradizione birraia che in queste zone è

nata intorno all’anno Mille.

Poi c’è Thomas Ortler, che è stato

commis de cuisine a Berlino nella celebre

pasticceria Cinco by Paco Perez,

poi chef nel ristorante due stelle Michelin

Konstantin Filippou a Vienna e

due anni fa è tornato nella sua Glorenza

per realizzare il sogno più grande:

raccontare se stesso e l’amore per il

territorio attraverso i suoi piatti. Così è

nato il Flurin, di cui è chef patron. Le

sue proposte culinarie sono un ritorno

alle origini, quando niente andava

buttato e anche gli scarti venivano riproposti

in piatti che esprimevano l’inventiva

di chi era in cucina. Nel menù

del ristorante spiccano ingredienti locali

e stagionali come il pollo di Cengles

(frazione del comune di Lasa, in

Val Venosta), il graukäse, formaggio

Jan Piazza e le birre Mönpiër de Gherdëina

© Martin Corradini

grigio della Valle Aurina, e il gambero

di torrente.

Anche Stefan Senfter ha girato il mondo,

scivolando con il suo snowboard

sulle nevi delle località più cool. Oggi,

invece, si destreggia nella cucina

del Waldruhe, uno dei pochissimi ristoranti

altoatesini che vanta il sigillo

Slow Food. Situato a Sesto, in un

maso costruito più di 500 anni fa, propone

tra le specialità canederli, ravioli

Schlutzkrapfen, filetto di cervo e trota.

Ricette che Stefan cucina reinterpretando

in chiave moderna gli insegnamenti

di sua nonna.

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Il ristorante Flurin / Thomas Ortler

© Hotel Elephant Bressanone

© Hotel Elephant Bressanone

© Hannes Niederkofler

Mathias Bachmann / Proposte del ristorante Apostelstube

Ha solo 33 anni Mathias Bachmann

e vanta già una stella Michelin con il

suo Apostelstube dell’Hotel Elephant

di Bressanone. Figlio d’arte – suo

papà Helmut è uno dei cuochi più famosi

d’Italia e autore di libri di cucina

di successo – Mathias ha lavorato al

Tantris di Monaco con Hans Haas e

alla Torre del Saracino di Vico Equense

con Gennaro Esposito. All’Apostelstube,

quattro tavoli per un massimo

di 20 posti, sperimenta per pochissimi

avventori ricette realizzate con ingredienti

locali come il maialino da latte

su crema di birra scura, il fegato grasso

con grano saraceno o i fagottini di

oca su crema di nocciole e salsa di

tartufo.

Anche Stefano Cavada, food blogger

da decine di migliaia di follower, dopo

aver trascorso alcuni anni a Londra e

a Parigi, è rientrato in Alto Adige per

raccontare e condividere, in particolare

su Instagram, piatti e tradizioni

del territorio. Ha iniziato con le video

ricette su YouTube e nel 2018 è sbarcato

in televisione con la prima edizione

del programma SelfieFood su La7d,

mentre lo scorso anno ha pubblicato

il suo primo libro, La mia cucina altoatesina

- 45 ricette per ogni occasione

(Athesia, pp. 143 € 19,90). Una guida

per riconoscere i prodotti di qualità

e tradurre al meglio l’Alto Adige nel

piatto.

kirning.com | pitzock.com

cantina-terlano.com

monpier-gherdeina.it | flurin.it

sexten.it | hotelelephant.com

stefanocavada.it

Stefano Cavada

© Maria Martus Photography

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TRAVEL

MADE IN ITALY

A DOMICILIO

© Yaruniv-Studio/AdobeStock

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DALLA LOMBARDIA ALLA CAMPANIA, LE RESTRIZIONI DOVUTE ALLA

PANDEMIA HANNO ACCELERATO LO SVILUPPO DELL’E-COMMERCE

PER I PICCOLI PRODUTTORI AGRICOLI

di Andrea Guolo

A

Roma c’è il Pacco salva

dispensa del contadino,

consegnato direttamente a

casa attraverso la piattaforma online

di Coldiretti. In Lombardia, la regione

più colpita dal coronavirus, oltre 250

imprese di Confagricoltura portano a

domicilio la spesa attraverso l’iniziativa

Negozi in casa tua. In provincia di

Bari, dal portale I prodotti dal campo

alla tavola di Cia - Confederazione italiana

agricoltori, è possibile ordinare

le uova della società Avicola Debernardis,

l’olio de L’Auricarro o i formaggi,

sottoli e taralli della Masseria Chinunno.

Questi sono solo tre esempi

di un movimento economico in piena

attività: quello dei piccoli produttori

che si mettono in rete, con il sostegno

delle associazioni agricole, per portare

al cliente finale alimenti tipici del

territorio, superando gli ostacoli e le

limitazioni del lockdown. Una soluzione

nata dall’emergenza ma destinata

a continuare quando lentamente si

tornerà alla normalità, perché anche

nel mondo agricolo nulla sarà più

come prima. La pandemia, in questo

caso, ha fatto da acceleratore, stimolando

aziende potenzialmente restie

al commercio elettronico a superare

l’ostacolo, aggiungendo il canale

online alla vendita diretta attraverso

spacci aziendali e mercati. Un vantaggio

per il consumatore, che acquista

la sua spesa da produttori identificabili

e direttamente responsabili della

loro qualità, ma anche per l’azienda

agricola, in termini economici e di visibilità.

«Lavoreremo sempre più su sistemi

di vendita online e consegna a domicilio,

conservando la filosofia del

chilometro zero e stimolando il consumo

delle tipicità italiane», afferma

Carmelo Troccoli, direttore di Campagna

Amica. I prodotti più richiesti,

secondo l’osservatorio di Coldiretti,

sono frutta e verdura di stagione, che

precedono farine, latte e altri ingredienti

essenziali. La vera rivelazione è

stata quella del Pacco salva dispensa,

© Coldiretti

confezionato in quattro formati: da 30

e 50 euro, bio e veg. «Inizialmente a

Roma, dove abbiamo un potenziale

massimo di 450 consegne al giorno,

abbiamo raggiunto il sold out in soli

sette minuti dall’inserimento nel sito.

Ora consegniamo tremila pacchi alla

settimana nella Capitale e duemila a

Milano, oltre non possiamo andare».

In più, tramite il sito e l’app Campagna

amica, si possono raggiungere circa

quattromila aziende in tutta Italia e

Coldiretti sta implementando il sistema

per arrivare, entro maggio, alla gestione

in automatico degli ordini. Confagricoltura

intanto si sta muovendo

sul territorio per supportare le iniziative

delle singole imprese. A Torino

è nata la campagna Arrivano i nostri,

in Toscana è stata ideata Maremma a

domicilio, con il 10% degli incassi devoluti

alla Croce Rossa, e a Salerno va

per la maggiore La spesa a casa tua,

con ortaggi di stagione, mozzarella di

bufala, formaggi di pecora e capra,

miele, limoni e marmellate. Mentre

la proposta di Cia, attraverso il nuovo

portale, non si limita ai prodotti tipici

ma arriva a comprendere i piatti preparati

dagli agrichef: «Così rafforziamo

un legame importante tra i produttori

agricoli e le famiglie italiane»,

sottolinea il presidente nazionale Dino

Scanavino.

I contadini possono contare anche

sulle app messe a punto per la spesa

a domicilio, in crescita esponenziale

soprattutto nelle grandi città, per far

arrivare ortofrutta, carni, latticini e altri

beni di prima necessità. È il caso di

Cortilia, attiva in Lombardia, Piemonte

ed Emilia-Romagna, che grazie a 200

produttori selezionati ha raddoppiato

gli ordini senza peraltro riuscire a

soddisfare tutte le richieste. Un’altra

piattaforma dedicata al cibo fresco e

tipico è L’Alveare che dice Sì, nata a

Torino e composta da gruppi di acquisto

(gli alveari, appunto) che interagiscono

con produttori iscritti al sito. C’è

poi Smart Food, che opera a Milano

e dintorni ed è specializzata in prodotti

biologici freschi e confezionati.

A Roma, infine, è arrivata Ortelia, con

un’offerta di prodotti nazionali ma con

un occhio specifico sull’agricoltura laziale.

campagnamica.it

confagricoltura.it

cia.it

93


WOMEN

Immagine ufficiale dell’appello Se non ora quando - Libere

EUROPA

IL FUTURO

È DONNA

SI PUÒ RIPARTIRE SOLO

METTENDO AL CENTRO

IL TALENTO FEMMINILE.

HA RACCOLTO 16MILA FIRME

L’APPELLO RIVOLTO ALL’UE

DA VOLTI NOTI COME CRISTINA

COMENCINI E JO SQUILLO

di Cecilia Sabelli [Movimento Se non ora quando - Libere]

Se anche ci avessero avvisato, mai avremmo creduto,

fino a prima dello scoppio della pandemia,

che un giorno in tutto il mondo ci si sarebbe fermati

e che qualcuno ci avrebbe detto: tornate nelle vostre

case e restateci fino a data da destinarsi. Trasferite lì i vostri

uffici, da lì curate i vostri malati e istruite i vostri bambini. Da

lì, preoccupatevi solo dei beni e dei bisogni primari, perché

è in gioco la salute e la sopravvivenza di tutti: ciò che

è superfluo non conta più. Invece, è successo davvero. Ed

è successo anche altro: in questo improvviso vuoto abbiamo

ritrovato il contenuto. Cioè, la soluzione per salvarci non

solo dalla vita di adesso ma anche da quella che conducevamo

prima. Tutti, ascoltando i tragici bollettini della Protezione

civile, ci siamo sentiti vulnerabili; ci siamo preoccupati

di come accudire, materialmente ed emotivamente, i

nostri cari o le persone sole e a rischio che conoscevamo;

ci siamo sentiti sconvolti dalla riorganizzazione dell’attività

lavorativa o scolastica. Tutti abbiamo provato gratitudine e

ammirazione per chi, pur di prestare servizio alla comunità,

metteva in pericolo se stesso e la propria famiglia; tutti

abbiamo accennato un sorriso alla notizia di una nuova nascita

e abbiamo rinunciato a qualcosa, qualcosa di grande,

a volte, come essere presenti dinanzi alla sofferenza o alla

morte di chi amiamo.

È così che i valori, comunemente definiti privati e storicamente

terreno dell’esperienza femminile, cioè quelli della

cura dei corpi e delle vite, anche quelle più fragili, le relazioni,

la scuola, il lavoro, la famiglia, l’economia, si sono

riscoperti valori di un’intera comunità. Ciò su cui sono fondate

e reggono, non soltanto nei momenti di crisi, le nostre

società. Non è dunque un caso che, in una scena pubblica

dominata da figure maschili poco predisposte a trovare

accordi comuni, quando si è iniziato a parlare di intervento

dell’Europa le donne per prime abbiano alzato la voce.

94


Scienziate, scrittrici tra cui Elena Ferrante e Annie Ernaux,

registe come Margarethe von Trotta, l’8 aprile hanno firmato

l’appello di Se non ora quando – Libere, per dire «basta

agli egoismi nazionali» e affermare che «è giunto il momento

di ricostruire i nostri Paesi con un grande progetto

comune che metta al centro gli esseri umani» e che faccia

sempre più assegnamento sui talenti, l’intelligenza e il cuore

delle donne.

L’appello, firmato da oltre 16mila persone, è stato recapitato

lo scorso 23 aprile ai governanti europei, insieme a un

video in cui abbiamo raccolto le richieste di donne e uomini

per chiedere iniziative forti su Europa, donne e ambiente.

Tra loro anche le seimila Sardine, movimento nato come

noi nelle piazze e voce importante della società civile.

«Il Consiglio europeo è stato un successo, i governanti hanno

deciso di muoversi insieme con un progetto di ricostruzione

finanziato in comune», spiega la regista e scrittrice

Cristina Comencini, volto dell’iniziativa. «Si apre ora lo scenario

Italia: chi e come verranno gestiti i fondi? La preoccupazione

c’è, visto che nella task force le donne sono poche

e tra gli esperti sono praticamente assenti. Vogliamo che

ora lo Stato italiano impieghi gli aiuti per le infrastrutture

connesse alla scuola e alla salute; per affrontare il dramma

della crisi demografica, problema europeo ma che nel nostro

Paese è di entità spaventosa. Vogliamo si investa sullo

stato sociale delle donne, per permettere una scelta libera

della maternità, per favorire la condivisone con gli uomini e

la possibilità per le donne di avere contemporaneamente

dei figli e una carriera». E conclude con spirito combattivo:

«Dovranno esserci anche le donne a decidere su questo,

non lo chiediamo ma lo esigiamo».

Quanto questa epidemia abbia visto loro protagoniste è

sotto gli occhi di tutti. Alle casse, in corsia, nelle farmacie,

nei laboratori, nei luoghi indispensabili alla sopravvivenza

nei giorni di quarantena: erano quelle presenti in maggioranza.

Lontane da casa, come il The New Yorker le ha

rappresentate in una delle più belle copertine di sempre,

«le donne erano a lavorare, in rapporto quotidiano con le

Cristina Comencini, volto dell'iniziativa

difficoltà di tutti noi sconvolti dalla pandemia e gli uomini

invece tutti scienziati ed esperti, tutti in televisione o nei

comitati a prendere le decisioni», fa notare la cantante

Jo Squillo, tra le primissime firmatarie dell’appello. «Sulle

donne più di tutte ha pesato questa emergenza e su di loro

peserà la crisi che ci aspetta se non approfittiamo di questa

occasione per riscrivere le regole di una vita più umana»,

prosegue. E se non sarà l’Europa a investire sulla cura delle

persone e del pianeta, chi altri del panorama internazionale

potrà farlo? Il nostro gruppo, che altre volte nella storia del

nostro Paese ha saputo individuare il momento giusto per

agire, non ha dubbi: serve un salto di civiltà, è il momento

che la cultura delle donne diventi la cultura di tutti. Per noi,

per le generazioni a venire e per chi non c’è più.

cheliberta.it

senonoraquandofanpage

© Douglas Kirkland

Se non ora quando (2011)

«Serve un salto di civiltà, è il momento che la cultura delle donne diventi la

cultura di tutti. Per noi, per le generazioni a venire e per chi non c’è più»

© Mirko Isaia

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WOMEN

MOM’S LIFE

NEL MESE DELLA LORO FESTA, SEI MAMME SPECIALI RACCONTANO

LA LORO GIORNATA AI TEMPI DEL COVID-19

ELENA

SOFIA

RICCI

[ATTRICE]

di Gaspare Baglio

gasparebaglio

Anche se la nostra chiacchierata è telefonica, esce ugualmente

tutta la simpatia di Elena Sofia Ricci, definita da

molti la regina della fiction, visto il successo di produzioni

come Che Dio ci aiuti su Rai1. Un’attrice di classe e dal talento indiscutibile

anche sul grande schermo. Non a caso, lo scorso anno ha

ricevuto il suo terzo David di Donatello per l’interpretazione di Veronica

Lario nel film Loro, di Paolo Sorrentino.

Dal cinema è tornata in tv con la serie Vivi e lascia vivere, sempre sulla

rete ammiraglia della tv pubblica, diretta da Pappi Corsicato. «Un

regista unico. Ci siamo molto divertiti, è stato un po’ come essere a

La Cage aux Folles», racconta l’attrice che sul set interpreta Laura,

«una donna ruvida, pragmatica, una mamma che non ha tempo per

smancerie. Ama i suoi figli in modo pratico, compiendo azioni apparentemente

scorrette ma necessarie. Dopo aver perso il lavoro,

mette in piedi un’attività di street food vendendo il sartù, piatto tipico

napoletano».

In futuro, ci tiene ad aggiungere, spera di vedere molti food truck

con cibi tradizionali in giro per l’Italia: «Vorrà dire che saremo usciti

da questo momento difficile. Parlo soprattutto per il mio settore, che

sarà l’ultimo a rialzarsi vista l’impossibilità per ora di lavorare rispettando

il distanziamento sociale».

Un argomento, questo, che la tocca fino alla commozione: «Lo

show business non è composto solo dalle persone sotto i riflettori.

C’è gente che lavora dietro di noi, macchinisti, elettricisti, truccatori,

sceneggiatori, sarti, registi. L’occupazione per loro è un bene di prima

necessità, un mondo che il pubblico non si immagina neppure.

Per questo ci stiamo mobilitando, nel nostro Paese alla cultura è

destinato meno dell’1% delle risorse».

La reclusione forzata l’attrice l’ha passata a occuparsi della casa.

«Fin dal primo mese la tata è andata in quarantena, e a risentirne

di più è stata la mia schiena: sia io che mio marito siamo maniaci di

ordine e pulizia». Questo periodo le ha permesso anche di trascorrere

più tempo con le figlie: «Emma, la più grande, vive questo momento

con la frustrazione di chi si sente le ali tarpate: si è laureata

a luglio, doveva spiccare il volo. Maria, la più piccola, veniva da un

mese di punizione, ne aveva combinata una un po’ grossa e poteva

uscire solamente per andare a scuola. Il castigo è finito proprio a

pochi giorni dall’inizio dell’isolamento. La magra consolazione è che

esistono i social e non si sente sola».

Per la Festa della mamma Elena Sofia Ricci è indecisa: «Bisognerebbe

chiedere alle mie figlie cos’hanno in mente di fare. Ma temo

non si ricorderanno». Una risata e il pensiero va subito a un desiderio

da condividere con le persone care. «Ne avevo tanti, di sogni. Oggi

mi accontenterei di andare nel nostro piccolo paradiso al Circeo, a

Punta Rossa. Lì ci sono i nostri amici e già sarebbe un grande dono».

elenasofiaricci.com

ElenaSofiaRicciOfficialPage

elenasofiaof

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LODOVICA

COMELLO

[CONDUTTRICE

TELEVISIVA E RADIOFONICA]

di Cecilia Morrico morricocecili MorriCecili

© Ufficio Stampa TV8

Lodovica Comello ha preso non troppo

seriamente il ruolo di mamma. La giovanissima

conduttrice tv e radio ha da poco

lanciato L’Asciugona, progetto podcast distribuito

ogni mercoledì sui principali canali digitali

(Spotify, Apple Podcast, Google Podcast) e, nella

versione video, sui suoi profili social. Un racconto

ironico e a tratti dissacrante sulla gravidanza e la

maternità. «Ho vissuto con filosofia il lockdown.

Tanto in ogni caso, con l’arrivo di un figlio, una

sorta di quarantena l’avrei dovuta fare. Quindi approfitto

della reclusione per dedicarmi a Teo con

calma, 24 ore su 24, per conoscerci e imparare

a fare la mamma fra poppate, colichette, cambi

pannolini e notti quasi insonni», spiega.

«Una cosa che ci fa sorridere è che siamo chiusi

in casa ma, allo stesso tempo, non ci sentiamo

troppo tagliati fuori dalla società. Non ci stiamo

perdendo nulla: è come se fossimo rimasti tutti

congelati nel tempo. Quando ci scongeleranno

ripartiremo da dove eravamo rimasti, solo che noi

avremo un fagottino in più».

Eppure partorire il 16 marzo, nel pieno delle ristrettezze

da Covid-19, non dev’essere stato facile.

«È stato molto strano, più che altro. Spesso mi

sono detta: “Non può essere, siamo su Scherzi a

parte". Chi potrebbe mai immaginare di portare a

termine una gravidanza nel bel mezzo di una pandemia

globale, dove anche un controllo in ospedale

può diventare una fonte di ansia interminabile?

O che nessun membro della tua famiglia né di

quella di tuo marito possa venire ad abbracciarti e

a conoscere il tuo bimbo? Senza contare i consultori

e i professionisti che normalmente ti accompagnano,

in questo periodo chiusi o irreperibili».

Uno scenario non semplice, insomma. «Ma per

fortuna ce la stiamo cavando bene: le videochiamate

con ostetriche e consulenti all’allattamento

ci aiutano quotidianamente a far fronte ai piccoli

intoppi che si presentano dopo il parto. Viva la

tecnologia».

Ma, intanto, qual è il primo desiderio da realizzare

una volta finite le restrizioni? «Obiettivo numero

uno: fargli capire che sulla Terra non ci siamo solo

noi tre. Presentargli finalmente i nonni, gli zii e i

cuginetti. Portarlo fuori casa, al parco, per fargli

assaporare un po’ di venticello sul viso e sentire

le risate dei bimbi che giocano. Ripartirei così,

dalle piccole cose. Per il resto c’è tempo». Il 10

maggio Lodovica festeggia anche la sua prima

Festa della mamma. «La passerò con mio marito

e Teo. Sicuramente brinderemo con un po’ di latte

e alle 22 rotoleremo a letto per qualche coccola.

Una festa più speciale di così!».

lodovicacomello

lodocomello

lodocomello

97


WOMEN

TANIA

CAGNOTTO

[TUFFATRICE]

Tania Cagnotto per Adidas

di Marta Bartolozzi

marbart76

Era tutto pronto, o quasi, per Tokyo

2020. Tania Cagnotto, tuffatrice

europea con il maggior numero di

podi in carriera, unica italiana ad aver vinto

una medaglia d’oro mondiale nella sua specialità,

si stava allenando in modo serrato.

E, all’obiettivo Olimpiadi, ci sarebbe arrivata

con la grinta di una grande atleta (oltre che

di una mamma). Poi è arrivata l’emergenza

sanitaria.

«Il periodo che stiamo vivendo ha cambiato

la mia routine di sportiva. Il posticipo delle

Olimpiadi è stata una scelta giusta che però

mi ha lasciata un po’ inerme. Rimettersi in

gioco, ricominciare gli allenamenti, è stata

dura».

Ma anche in questa situazione ci sono

aspetti positivi: «Come mamma, mi godo

un periodo senza stress né orari e vivo mia

figlia 24 ore al giorno. Dentro casa cerco di

coinvolgerla un po’ in tutto: pulizie, cucina,

ginnastica. A lei diverte fare quello che

faccio io». Le giornate scorrono, seppure in

isolamento, e stiamo per arrivare all’appuntamento

con la Festa della mamma, una ricorrenza

che quest’anno cade il 10 maggio.

Di nuovo, non si scoraggia: «Mi piacerebbe

poter festeggiare insieme ai nonni. Vediamo

come sarà questa fase due».

Quando potremo tornare ad abbracciarci,

qual è la prima cosa che vorrebbe fare? A

rispondere a questa domanda non è l’atleta

dalle performance eccellenti, ma una donna

che mette gli affetti al primo posto, senza

dimenticare la passione per i viaggi: «Rivedere

la famiglia, gli amici e poter attraversare

di nuovo il nostro meraviglioso Paese».

Venti medaglie d’oro agli Europei, una ai

Mondiali, un argento e un bronzo alle Olimpiadi,

tanti altri successi alle spalle: risultati

raggiunti grazie alla passione per questo

sport, ma anche alla capacità di sacrificarsi.

Gli allenamenti quotidiani le hanno insegnato

qualcosa che va oltre la competizione,

valori appresi nel corso della carriera

che spera di trasmettere a sua figlia. «La lealtà,

la perseveranza, il non arrendersi alle

prime difficoltà. Poi la pazienza e l’importanza

di avere alle spalle qualcosa di solido».

E se questa sarà una delle sfide personali

più importanti per Tania, ci auguriamo di

rivederla presto gareggiare nelle competizioni

internazionali e magari, perché no, alle

prossime Olimpiadi.

taniacagnottoweb.net

TaniaCagnottoOfficial

cagnottotania

98


BENEDETTA

Mi potresti richiamare fra cinque minuti?

Sto sfornando una torta». Chi,

se non Benedetta Parodi, avrebbe

PARODI «

potuto esordire così per la nostra intervista? Allo

scoccare del quinto minuto un sms mi informa

che è prontissima. La conduttrice tv, volto di

punta del talent culinario Bake Off Italia su Real

[GIORNALISTA E CONDUTTRICE TV]

© Loris T. Zambelli

Time, sta passando un periodo di isolamento

molto intenso: «In casa siamo in otto, abbiamo

accolto un amico 18enne di mia figlia Matilde,

in difficoltà perché i suoi genitori sono a New

York. Poi abbiamo una ragazza alla pari e la tata

Natasha – menomale che c’è! – che sta con noi

da 15 anni. Una reclusione molto movimentata,

quindi, ma almeno ci divertiamo: si fanno giochi

da tavola, si chiacchiera, si prendono aperitivi.

La mattina è dedicata agli impegni scolastici

dei ragazzi, il pomeriggio cucino sia per i social

sia per la famiglia. È come essere in pensione».

Per la Festa della mamma, Benedetta ha due

opzioni: «Se potrò uscire fuori regione vorrei

tanto andare a trovare mia madre, che vive ad

Alessandria. È una donna tostissima, trascorre

la quarantena in solitudine con energia e senso

di responsabilità. Ma mi manca e mi spiace

saperla senza compagnia: le porterei una

vagonata di roba da mangiare per pranzare

insieme», racconta. «Se invece, come credo,

saremo ancora reclusi, sarà un’ulteriore scusa

per festeggiare e tirare fuori la voglia di divertirsi.

Tra l’altro, ho preso un piccolo barbecue

che potrei mettere sul balconcino per cuocere

quattro salsicce. Ma non so se basterebbero

per tutti».

Un sorriso e si passa al sogno post emergenza,

sul quale la Bene (così la chiamano gli amici)

non ha dubbi: «Vorrei andare nella nostra casa

di campagna, in Piemonte. E fare una rimpatriata

con i miei fratelli, Cristina e Roberto, e i loro

figli. Una bella grigliata suonando la chitarra. Mi

piacerebbe tanto, poi, rivedere la Sardegna, il

mio luogo del cuore e il più amato anche dai

miei figli. Andare al mare è stata una delle risposte

più gettonate anche sui social, quando

ho domandato, a chi mi segue, cosa vorrebbero

fare una volta finito l’isolamento». Spiaggia

a parte, la super Parodi ha in ballo una novità

lavorativa importante: sarà al timone della versione

tricolore di Chef in your ear su La7, prima

di tornare sotto il tendone di Bake Off Italia. «I

format risentiranno di queste restrizioni obbligatorie.

Bisognerà mantenere naturalezza, divertimento

e gioia, con tutti gli accorgimenti del

caso».

G.B.

benedettaparodiofficial

benedettaparodi

ziabene

99


WOMEN

ALICE

MANGIONE

THE POZZOLIS FAMILY

[ATTRICE E WEB CREATOR]

© Dario Altamura

Unica nella sua simpatia, la Pozzolis family

regala sempre risate e riflessioni

sulle gioie domestiche. Alice, attrice e

web creator, e Gianmarco, volto di Zelig e di fiction

come Un passo dal cielo, con i figli Giosuè e Olivia

Tosca, sono un quartetto irresistibile che condivide

da anni la propria vita sul web. In questo periodo in

casa sfidano educatrici e pedagogisti scegliendo di

non disciplinarsi in una routine. «Ogni giorno è una

sorpresa. Può succedere di tutto», racconta Alice,

«a volte ci svegliamo alle sei di mattina e iniziamo

la giornata per poi riaddormentarci alle due e alzarci

alle 18 del pomeriggio. L’unica regola è che alle 21:30

spegniamo le luci e come dei cocoriti mandiamo a

letto i bambini, con storie della buonanotte noiosissime

per farli addormentare».

Solo dopo, lei e Gianmarco riescono a vedere un film

o a lavorare, approfittando del fatto di essere finalmente

soli. «A tal proposito, alcune sere fa, siamo

anche riusciti a organizzare un appuntamento romantico

tête-à-tête: erano le due di notte e siamo

andati sul balcone, per birra e chiacchiere da adulti.

Prima del lockdown ci concedevamo un’uscita a settimana

lasciando i piccoli con la babysitter, ora dobbiamo

reinventarci per avere intimità».

In quattro le giornate sono comunque piuttosto lunghe.

«Tentiamo di impegnarci in cose che abbiano

senso, ma a turno perdiamo interesse. Il più entusiasta

è Gianmarco, ma l’attenzione poi cala. I nostri figli

sono nella fascia sotto i sei anni, quella che più di

tutti ha risentito del periodo perché poco considerata

nei provvedimenti, anche scolastici. Facciamo

molti giochi fisici e nessun lavoretto, anche perché

io sono negata. Mentre sono circondata da amiche e

colleghe capaci di fare castelli con la pasta di pane o

cupcake alla Ernst Knam, mentre a me riescono solo

i brutti ma buoni».

Si cerca sempre di essere positivi, «anche perché

esistono situazioni davvero difficili, di persone che

abitano in sei in un bilocale. Alla fine i nostri figli stanno

bene, con i genitori a casa per loro è domenica da

due mesi e noi non facciamo che viziarli con cioccolatini

e caramelle. Appena si potrà uscire, abbiamo

promesso che andremo di nuovo tutti insieme in bici.

Noi che pedaliamo, loro sui seggiolini e uno zainetto

con i panini per andare più lontano possibile dalla

città. Prima delle restrizioni, nei weekend andavamo

sulla ciclabile tra Milano e Pavia. E per l’estate

stavamo pensando alla Riviera romagnola, da raggiungere

in treno perché viaggiamo mal volentieri in

macchina». Per la Festa della mamma, domenica 10

maggio, ha le idee chiare: «Tre ore di spa nel bagno

di casa. Voglio chiudermi lì da sola, con la musica in

sottofondo, per maschere e manicure». C.M.

thepozzolisfamily

thepozzolisfamily

The Pozzolis Family

100


CATERINA

BALIVO

[CONDUTTRICE TELEVISIVA]

© Cosimo Buccolieri

Volto del pomeriggio Rai1, una delle digital

influencer più quotate sui social network,

e mamma di Guido Alberto e Cora. In due

parole, Caterina Balivo. Generalmente è lei a condurre

interviste, oggi invece ci racconta come sta

passando le giornate tra le mura domestiche. «Per

noi adulti non è facile, figuriamoci per i bambini.

Non sono una mamma apprensiva, ma penso che

non vada sottovalutato l’impatto che questo periodo

ha sui più piccoli. Hanno due certezze, i genitori

e la scuola, e senza quest’ultima sono stati privati

di amici, insegnanti, attività e socialità importanti.

Senza contare che vedersi attraverso un computer

non è sempre facile. Mio figlio Guido Alberto,

che ha sette anni, prima del lockdown non aveva

mai utilizzato tablet o giochi tecnologici e gestire

le lezioni online all’inizio è stato snervante», spiega

la conduttrice.

Con Cora, due anni e mezzo, i primi giorni sono stati

pesanti: «Era abituata a uscire sempre subito dopo

la colazione e mi chiedeva perché ora non potevamo

più farlo. Le abbiamo detto la verità, che c’era

un virus cattivo capace di farle venire la febbre altissima.

Mentre Guido Alberto, che è più grande, ha

sentito i nostri discorsi e i telegiornali e ha giustamente

manifestato un po’ di preoccupazione per i

nonni».

La routine quotidiana è piuttosto altalenante: «La

mattina Guido Alberto ha le lezioni scolastiche e

confesso che ho scoperto di non avere molta pazienza

nel seguirlo con i compiti. E poi la gestione

di due bambini con età diverse non è facile. Ho provato

a far fare loro delle cose insieme, ma a parte la

pittura altro non si riesce».

In tutto questo, ha comunque avuto il tempo per

realizzare su Instagram il progetto My Next Book.

«È nato da un’idea avuta con mio marito (lo scrittore

Guido Maria Brera, ndr). Durante il lockdown

molte promozioni di libri sono state bloccate. Così

ho cominciato a intervistare uno scrittore al giorno

chiedendogli di raccontare in diretta su Instagram

il suo romanzo in uscita. Un’esperienza nuova ma di

successo. Molti mi hanno richiamata dicendo che

le vendite erano aumentate dopo il nostro incontro».

Ma, tornando alla vita in famiglia, come pensa

di passare la Festa della mamma? «Ho chiesto a

mio figlio una letterina, senza scuola non credo ci

saranno lavoretti ad hoc. E poi sicuramente faremo

una videochiamata con mia mamma, che è ad

Aversa, e le mie sorelle. Mi mancano tantissimo.

Appena l’emergenza sarà rientrata andremo a trovarle

e mangeremo con tutta la famiglia sul lungomare

di Napoli. Lo desidero davvero tanto». C.M.

caterinabalivoofficial

caterinabalivo

caterinabalivo

101


WOMEN

IMPERFETTE

E FELICI

COME EVITARE IL SOVRACCARICO DI ATTIVITÀ

SFATANDO IL MITO DEL MULTITASKING

di Chiara Cecutti chiaracecutti.com

chiaracecutticoachcounsellor

Avere la capacità di fare

molte cose in contemporanea

è considerata una

virtù tutta femminile che raggiunge

livelli di giocoleria ed equilibrismo

straordinari quando la vita della

donna comprende, oltre a una casa

e un lavoro da gestire, anche dei figli

da crescere. E di questa abilità

andiamo fiere e orgogliose senza

però renderci conto – forse perché

non ne siamo a conoscenza (o semplicemente

perché poter vantare

un primato così eclatante sull’uomo

è davvero troppo attraente) – delle

conseguenze negative che questo

nostro agire produce nel medio e

soprattutto nel lungo periodo.

Hoepli, pp. 170 € 16,90

Naturalmente l’entità che determina

il sovraccarico da attività è

soggettiva, ci sono persone con

una soglia molto più elevata di altre

nel reggere lo stress. Qualsiasi

essa sia, però, è bene identificare la

propria e correre ai ripari, a maggior

ragione nel momento che stiamo

vivendo, in cui ci è stato imposto di

restare in casa o uscire molto poco,

senza la possibilità di recuperare

e bilanciare le energie psichiche

cambiando aria, se non aprendo le

finestre, cosa che non varia comunque

lo scenario attorno a noi.

Quali sono, allora, i segreti per ridurre

il rischio di stress da multitasking?

In buona parte sono gli

stessi, per una situazione ordinaria

o straordinaria come quella attuale.

Lo step fondamentale è aumentare

la propria consapevolezza rispetto

alle reali motivazioni che ci portano

a fare così tante cose, invece di

delegare qualche incombenza ai

nostri compagni, responsabilizzare

i nostri figli a partire dal loro quarto

o quinto compleanno, dedicarci

alle nostre priorità anziché a tutto lo

scibile umano, prenderci un po’ di

tempo per noi stesse, preparando

una semplice omelette anziché alzarci

all’alba per cuocere le lasagne

o accettando il fatto che le presine

della cucina possono anche non essere

stirate.

Solo comprendendo perché ci sovraccarichiamo

così tanto potremo

© Elena Triolo

scegliere di cambiare i nostri comportamenti,

se non altro in nome

della salute e del buonumore che

tanto aiuta il benessere generale e

anche la vita di coppia.

Come venirne a capo? Mettendosi

a tavolino con tutta la famiglia per

concordare una suddivisione dei

compiti quotidiani, a partire dalle

cose che a ognuno piace di più – o

pesa di meno – fare, negoziandole

o sorteggiandole affinché diventino

un gioco. Infine, organizzare tempi e

luoghi che prevedano la possibilità

di ritagliarsi momenti e aree per sé,

soprattutto nel caso di spazi contenuti,

e alternare la gestione dei figli

con il proprio partner.

102


INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

BUON VIAGGIO…

A NANTES!

NANTES, PLAYGROUND © F. TOMPS / LVAN

NANTES,LES MACHINES DE L’ÎLE © FRANCK TOMPS

VIVACE, CREATIVA,

DINAMICA, CULTURALE,

TURISTICA, NANTES

È UNA CITTÀ SPECIALE,

autentica e insieme visionaria (non

a caso qui è nato Jules Verne!).

Dichiarata nel 2013 capitale verde

d’Europa, con i suoi paesaggi così

diversi, un patrimonio ricco ed

eclettico, una gran varietà di

proposte culturali, la porta della

Bretagna è regolarmente in testa

alla lista delle città francesi dove

si vive meglio.

dispositivo culturale, la Città è ancora

più scombussolata del solito. Da

vedere: delle installazioni effimere

o permanenti, delle opere d’arte,

delle mostre. Da vivere: dei luoghi

conviviali, degli incontri inattesi.

Da assaporare: dei prodotti locali

coltivati negli orti del centro città.

— COME ARRIVARE

Voli diretti dall’Italia dalle principali

città: Milano, Roma, Venezia, Pisa,

Napoli ma anche Bari, Olbia, Cagliari,

Palermo.

fortezza. Essa costudisce dal

2007 il museo storico di Nantes.

Il Musée d’arts di Nantes (ex Musée

des Beaux-Arts) e le sue 900 opere

della mostra permanente che si

estendono dall’arte antica a quella

contemporanea, dalla pittura al video.

L’esigenza artistica dell’edificio

lo posiziona come il più grande

museo nell’Ovest della Francia.

104

Una città dove capita di incontrare

il Grande Elefante delle Machines

de l’île alto 12 metri che passeggia

lungo la Loira, salire su una fantastica

giostra alta 25 metri ma anche

la famosa Galerie des Machines

che inscena diversi macchinari.

Ogni estate Il Voyage à Nantes,

l’evento, sublima un percorso urbano

sensibile e poetico lungo una

linea verde di 15 km tracciata per

terra. Artisti e creatori, giardinasti

e cuochi, DJ e architetti… sono invitati

a esprimersi nello spazio pubblico.

Con 50 tappe sorprendenti,

che raggruppano l’insieme del

— DA FARE

Seguite il soleggiato percorso verde

durante l’evento «Il viaggio a Nantes»,

dal 5 luglio al 30 agosto 2020,

e lasciatevi trasportare da questa via

costellata da una 50 di tappe nel

cuore di Nantes. La capitale storica

dei duchi di Bretagna propone installazioni

di grandi artisti internazionali

all’interno di spazi pubblici; esposizioni

nei diversi siti del patrimonio

artistico, nuovi luoghi di convivialità

e angoli insoliti.

— DA NON PERDERE

A due passi dalla cattedrale e dal

quartiere medievale, le Château des

ducs de Bretagne dissimula un elegante

palazzo dietro una robusta

CHÂTEAU DES DUCS DE BRETAGNE © P. PIRON / LVAN

PER PREPARARE IL VOSTRO

VIAGGIO A NANTES, VISITATE

WWW.NANTES-TOURISME.COM

E WWW.VOYAGE-EN-BRETAGNE.COM

— — — — — — — — — — — — — — — — — — — — —

L’accesso a tutti i mezzi pubblici è gratuito per

i possessori del PASS NANTES (durata di 1, 2

o 3 giorni), che permette anche l’ingresso senza

ulteriori costi ai principali musei cittadini e ad

alcune attrazioni dei dintorni nonché escursioni

gratuite sui mezzi turistici (trenino e bus).


105


PROMOZIONI

BASE

LIBERTÀ DI VIAGGIO

E CAMBI ILLIMITATI

Biglietto acquistabile fino alla

partenza del treno. Entro tale limite

sono ammessi il rimborso e

il cambio del biglietto e il cambio

della prenotazione, gratuitamente,

un numero illimitato di volte.

Dopo la partenza, il cambio della

prenotazione e del biglietto sono

consentiti una sola volta fino a

un’ora successiva.

A/R IN GIORNATA

Promozione per chi parte e torna

nello stesso giorno con le Frecce

a prezzi fissi, differenziati in base

alle relazioni e alla classe o al livello

di servizio. Un modo comodo e

conveniente per gli spostamenti di

lavoro 1 .

A/R WEEKEND

Promozione per chi parte il sabato

e torna la domenica con le Frecce a

prezzi fissi, differenziati in base alle relazioni

e alla classe o al livello di servizio.

La giusta soluzione per visitare

le città d’arte nel fine settimana senza

stress e lasciando l’auto a casa 1 .

ECONOMY

CONVENIENZA E FLESSIBILITÀ

Offerta a posti limitati e soggetta

a restrizioni. Il biglietto può essere

acquistato entro la mezzanotte

del secondo giorno precedente

il viaggio. L’accesso ad altro treno

rispetto a quello prenotato e

il rimborso non sono consentiti.

È possibile, fino alla partenza del

treno, esclusivamente il cambio

della data e dell’ora per lo stesso

tipo di treno, livello o classe, effettuando

il cambio rispetto al corrispondente

biglietto Base intero e

pagando la relativa differenza di

prezzo. Il nuovo ticket segue le regole

del biglietto Base.

SPECIALE 2X1

Offerta dedicata a chi prende il treno

di sabato. Si viaggia in due pagando

un solo biglietto al prezzo Base nei livelli

Business, Premium e Standard e in

1^ e 2^ classe. Ideale per raggiungere,

in coppia, i luoghi dove si tengono

concerti, partite, mostre e altri eventi 2 .

SUPER

ECONOMY

MASSIMO RISPARMIO

Offerta a posti limitati e soggetta

a restrizioni. Il biglietto può essere

acquistato entro la mezzanotte

del secondo giorno precedente il

viaggio. Il cambio prenotazione,

l’accesso ad altro treno e il rimborso

non sono consentiti.

BIMBI GRATIS

Con Trenitalia i bambini viaggiano

gratis in Frecciarossa, Frecciargento,

Frecciabianca e Intercity nei livelli Business,

Premium e Standard e in 1^ e 2^

classe. Gratuità prevista per i minori di

15 anni accompagnati da almeno un

maggiorenne, in gruppi composti da

2 a 5 persone 3 .

NOTE

LEGALI

1. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno e della classe/livello di servizio. Acquistabile entro le ore 24

del terzo giorno precedente la partenza del treno. Il cambio prenotazione/biglietto è soggetto a restrizioni. Il rimborso non è

consentito. Offerta non cumulabile con altre riduzioni, compresa quella prevista a favore dei ragazzi.

2. L’offerta è valida tutti i sabati ed è acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza. Posti limitati e

variabili in base al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso non consentiti. Offerta non

cumulabile con altre riduzioni.

3. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno, della classe/livello di servizio e del numero dei componenti

del gruppo. Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno. Cambio prenotazione/biglietto e

rimborso non consentiti. Offerta non cumulabile con altre riduzioni a eccezione di quella prevista a favore dei ragazzi.

107


CARTAFRECCIA

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CARTAFRECCIA È SEMPLICE E GRATUITA.

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CartaFRECCIA è il programma fedeltà gratuito, dedicato ai clienti Trenitalia, che ti consente di accumulare punti

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E, dando il consenso al trattamento dei dati personali, riceverai speciali promozioni su misura per te.

108


PORTALE FRECCE

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Il portale FRECCE rende più piacevole il viaggio grazie ai numerosi servizi gratuiti disponibili a bordo dei treni

Frecciarossa e Frecciargento e nelle sale FRECCIAClub e FRECCIALounge. Per accedere basta collegarsi alla

rete WiFi, digitare www.portalefrecce.it o scaricare l’app Portale FRECCE da App Store e Google Play. Ulteriori

dettagli, info e condizioni su trenitalia.com

EDICOLA DIGITALE

QUOTIDIANI E RIVISTE NAZIONALI E INTERNAZIONALI

BAMBINI

CARTONI E PROGRAMMI PER I PICCOLI VIAGGIATORI

GLI ALTRI SERVIZI DISPONIBILI

GIOCHI

Azione, sport,

logica e tanto altro

a disposizione di

grandi e piccoli

viaggiatori

NEWS

Notizie Ansa

sui principali

fatti quotidiani

aggiornate ogni ora

SERIE E

PROGRAMMI TV

Una selezione di

serie e programmi

tv nazionali e

internazionali

CINEMA

Una selezione

di film italiani

AUDIOLIBRI

Audiolibri di

vario genere

anche per

bambini

INFO DI VIAGGIO

Informazioni in

tempo reale su

puntualità, fermate,

coincidenze

INTERNET WIFI

Connessione a

Internet tramite

WiFi

di bordo

MUSICA

Il meglio

della musica

contemporanea

italiana e straniera

CORSO DI INGLESE

Oltre 100 lezioni

per imparare

l’inglese

viaggiando

LIBRI E GUIDE

Circa 200

contenuti tra

libri ed estratti di

guide turistiche

Per assistenza contattare il numero verde Telecom Italia 800.287515 Opzione 1, attivo tutti i giorni dalle 8 alle 22

109


FLOTTA

FRECCIAROSSA

FRECCIAROSSA ETR 500

Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze | 4 livelli di servizio Executive, Business,

Premium, Standard | Posti 574 | WiFi | FRECCIAROSSA

Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIARGENTO ETR 700

Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze | 3 livelli di Servizio Business, Premium,

Standard | Posti 500 | WiFi Fast | Presa elettrica e USB al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIARGENTO ETR 600

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 432 | WiFi

Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIAROSSA ETR 1000

Velocità max 400 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 8 carrozze

110


FRECCIARGENTO ETR 485

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 489 | WiFi

Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIABIANCA

Velocità max 200 km/h | Velocità comm.le 200 km/h | Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 603

Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIABIANCA ETR 460

Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 479

Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 457 | WiFi Fast | Presa elettrica al posto

Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

111


PRIMA DI SCENDERE

FOTO DEL MESE

A cura di Gaspare Baglio

gasparebaglio

È bastato il gruppo Facebook Mujeres nel cinema per mettere in piedi Tutte a casa -

Donne, lavoro, relazioni ai tempi del Covid-19, il progetto di documentario partecipato

ideato da un gruppo di professioniste dello spettacolo. L’idea è raccontare il rapporto

tra donne e lavoro ai tempi del Coronavirus. Le autrici hanno lanciato la call, invitando a

partecipare alla cronaca comune attraverso la realizzazione di brevi video.

Il risultato è il personalissimo diario emotivo di chi è costretta a lavorare fuori casa,

di chi opera in smart working e di chi, invece, non può fare né l’una né l’altra cosa.

Una narrazione collettiva che, una volta terminata e resa disponibile sui social, farà

riflettere sul particolare momento storico che stiamo vivendo, costruendo un archivio di

testimonianze e un ritratto corale al femminile.

112


PRIMA DI SCENDERE

FONDAZIONE FS

STORIA DI UN

MIRACOLO

UN VIAGGIO NEL TEMPO PER RIVIVERE

IL BOOM ITALIANO DEGLI ANNI ‘60 A BORDO TRENO

© Archivio Fondazione FS Italiane

Una sfilata di moda sull’automotrice ALn 773

Il concetto di rinascita non è nuovo per il popolo italiano.

Basti ricordare gli anni a cavallo tra il 1950 e il

1960, quando la ricostruzione post bellica lascia il

passo a un periodo caratterizzato da una forte crescita e

un notevole sviluppo tecnologico: il miracolo economico

italiano.

I cittadini sono rinfrancati dall’incremento dell’occupazione

e dei consumi, in un clima di discreto ottimismo. Gli italiani

introducono nella propria quotidianità il concetto di

movimento: abbandonano le campagne e i piccoli centri

per migliorare la propria condizione economica, mescolando

così tradizioni e culture un tempo distanti. È l’Italia

che cresce e si arricchisce, in un processo che accomuna

le realtà contadine con i grandi poli industriali.

Progressiva è la diminuzione delle locomotive a vapore

in favore della trazione elettrica e Diesel, anche per uniformarsi

alle altre reti ferroviarie europee: un processo

che porta all’abolizione della terza classe, alla nascita dei

Trans Europ Express (TEE) e alla continua evoluzione degli

elettrotreni. In questi anni le competenze ingegneristiche

e ferroviarie di FS sviluppano l’ETR 220: la Sezione autonoma

Documentazione FS mostra il famoso mezzo già modificato

con l’aggiunta di una quarta vettura per raggiungere

i 150 posti a sedere e dotare il convoglio di un bar.

Nel traffico locale vengono utilizzate sempre più frequentemente

le automotrici che, grazie alla notevole potenza

unita a un peso limitato, garantiscono un viaggio confortevole

e veloce nella maggior parte dei percorsi.

L’aspetto esteriore compatto e gli interni essenziali ma

comodi hanno lasciato un ricordo indelebile nella memoria

degli italiani. L’automotrice ALn 773 si può vedere in

un cinegiornale dell’estate 1960, pubblicato sulla pagina

Facebook di Fondazione Fs Italiane: un reportage girato

nel breve viaggio di un gruppo di indossatrici e indossatori

tra Roma e Frascati. La stazione ferroviaria della cittadina

laziale diventa un set improvvisato per una vera e propria

sfilata di moda. Due minuti di filmato, raccontato anche in

un articolo di Voci della rotaia, riescono a riassumere l’essenza

dei primi anni ’60: l’ottimismo, la voglia di mondanità

e la comodità nei trasporti.

fondazionefs.it

FondazioneFsItaliane FondazioneFsItaliane

113


GIOCHI, FUMETTI E CURIOSITÀ PER PICCOLI VIAGGIATORI

SUPPLEMENTO DE LA FRECCIA | MAGGIO 2020 | www.fsitaliane.it

115

OGNI VIAGGIO È UN’AVVENTURA MERAVIGLIOSA!


LA FRECCIA Junior

SOMMARIO

Pagina 1

LEGGI: IL TRENO

DEI BAMBINI

Pagina 2

INFO: MILLE

PASSIONI

Pagina 3-11

FUMETTO: BABY DOC

COME TI SCONFIGGO IL VIRUS!

Pagina 12

GIOCA: TRIS

PERSONALIZZATO

NOVITÀ:

“In treno con Gianni Rodari”

Einaudi Ragazzi, pp.160, ¤ 15,90

Il treno dei

bambini

C’è un paese dove i bambini

hanno per loro tanti trenini,

ma treni veri, che questa stanza

per farli andare non è abbastanza,

treni lunghi da qui fin là,

che attraversano la città.

Il capostazione è un ragazzetto

appena più grande del fischietto,

il capotreno è una bambina

allegra come la sua trombettina;

sono i bambini il controllore,

il macchinista, il frenatore.

Tutti i posti sui vagoncini

sono vicini ai finestrini.

E il bigliettario sul suo sportello

ha attaccato questo cartello:

“I signori

genitori

se hanno voglia di viaggiare

debbono farsi accompagnare”.

Gianni Rodari

da “Filastrocche in cielo e in terra”

Einaudi Ragazzi, pp.160, ¤ 12

SUPPLEMENTO DE LA FRECCIA | MAGGIO 2020 | www.fsitaliane.it

è un progetto a cura di

PANINI MAGAZINES – Direttore Mercato Italia: Alex Bertani • Publishing manager: Sara Mattioli • Coordinamento editoriale: Stefania Simonini • Progetto grafico: Alessandro Gucciardo

Illustrazione di copertina e impaginazione: Luca Bertelè

Per la storia a fumetti: Baby Doc © 2020 Testi: Andrea Voglino • Disegni: Luca Bertelè • Colori: Manuela Nerolini

EDIZIONI LA FRECCIA – Direttore Responsabile: Marco Mancini • Responsabile Editoria: Davide Falcetelli • Coordinamento editoriale: Sandra Gesualdi

TRENITALIA – Sviluppo Commerciale – Divisione Passeggeri Long Haul: Fabrizio Ruggiero, Antonella Graziano

116

1

Junior


Mille passioni

LIBRI

SEGUITE LE MAGICHE STORIE DI SEI

AMICHE NELLA SERIE LA BANDA DELLE

RAGAZZINE EDITA DA GIUNTI JUNIOR.

PER CHI AMA L’AVVENTURA, INVECE, GLI

EROI DEI FUMETTI DEI PAPÀ; ZAGOR,

MARTIN MYSTÈRE E NATHAN NEVER,

DIVENTANO LIBRI ILLUSTRATI PER I PIÙ

PICCOLI NELLA SERIE BONELLI KIDS

PUBBLICATA DALLA SERGIO BONELLI.

AMICIZIA TRA DIVERSI E AMORE PER

LA NATURA NEL LIBRO STORIA DI UNA

GABBIANELLA E DEL GATTO CHE LE

INSEGNÒ A VOLARE SCRITTO DA

LUIS SEPÚLVEDA E PUBBLICATO

DA SALANI EDITORE.

VIDEOGAMES

CONTINUA CON LA STAGIONE

2 - CAPITOLO 2 IL SUCCESSO

INCONTRASTATO DI FORTNITE.

NELL’ULTIMO PASS BATTAGLIA L’OSPITE

D’ONORE È NIENTE MENO CHE...

DEADPOOL! E SE VOLETE PROVARE IL

BRIVIDO DI VOLARE CON L’ARMATURA DI

TONY STARK, MARVEL’S IRON MAN VR

È IL GIOCO CHE STAVATE ASPETTANDO!

ATTESO INVECE PER SETTEMBRE IL

NUOVO GIOCO DEDICATO AI PIÙ POTENTI

EROI DELLA TERRA. FORMATE LA VOSTRA

SQUADRA E AFFRONTATE OGNI MINACCIA

IN... MARVEL’S AVENGERS!

ORLANDO CURIOSO E IL MONTE SBUFFONE

È IL PRIMO TITOLO DEDICATO A QUESTO

SIMPATICO PERSONAGGIO PUBBLICATO

DALLA BAO PUBLISHING NELLA COLLANA

BABAO DEDICATA AI PIÙ GIOVANI.

UN FANTASTICO VOLUME EDITO

DA PANINI KIDS RACCOGLIE 6

APPASSIONANTI STORIE A FUMETTI

DEI NUOVISSIMI GORMITI.

PROSEGUONO LE AVVENTURE DI ZICK

ED ELENA PATATA NEI VOLUMI INEDITI

DI MONSTER ALLERGY PUBBLICATI DA

TUNUÉ. L’ULTIMO È SCRITTO DA LICIA

TROISI, AMATA SCRITTRICE DELLA SAGA

FANTASY DEL MONDO EMERSO.

FUMETTI

LO SAPEVI CHE…?

SI È DA POCO CONCLUSA CON

SUCCESSO LA CAMPAGNA

KICKSTARTER DEL NUOVO TITOLO

PRODOTTO DA CMON, MARVEL

UNITED. CORREDATO DA SPLENDIDE

MINIATURE, IL GIOCO VI PERMETTERÀ

DI RICREARE LE PIÙ GRANDI

BATTAGLIE DEGLI AVENGERS.

SE INVECE SIETE APPASSIONATI DI

MITOLOGIA E VOLETE INDOSSARE

I PANNI DI EROI E DIVINITÀ GRECHE,

MYTHOMAKYA, PRODOTTO DA

PENDRAGON GAME STUDIO, CON

I DISEGNI DI MIRKA ANDOLFO, È

PROPRIO IL TITOLO CHE FA PER VOI!

GIOCHI DA TAVOLO

IL FILM MARY POPPINS, TRATTO DA UNA SERIE DI ROMANZI

SCRITTI DA PAMELA LYNDON TRAVERS, FU FORTEMENTE VOLUTO

DA WALT DISNEY, IN QUANTO LE SUE FIGLIE ERANO GRANDI FAN

DEI LIBRI. LA PELLICOLA DEL 1964, DEDICATA ALLA SUPER TATA

CHE CON UN PO’ DI MAGIA RISOLVE OGNI PROBLEMA, FU UN VERO

SUCCESSO PER LA DISNEY CHE CON I GUADAGNI INIZIÒ A COSTRUIRE

WALT DISNEY WORLD IN FLORIDA. ANCORA ADESSO È UNO DEI

CLASSICI DISNEY PIÙ AMATI E NEL 2018 È STATO REALIZZATO

UN SEQUEL DAL TITOLO IL RITORNO DI MARY POPPINS.

2

117

Junior


LA FRECCIA Junior

COME TI

baby doc in

TiNY TOWN, la città

dei bambini. Sembra

una giornata come

tante, e iNVECE...

SCONFIGGO

IL VIRUS!

Gambe

in spalla,

ragazzi!

Scappiamo!

Calma,

gente... che

succede

qui?

Via,

presto!

Sta

arrivando...

...È LUi...

La minaccia

di cui TUTTi

parlano...

118

3

Junior


...MOCCiKUS,

il terribile ViRUS

MOCCiCOSO!

AH!

AH! AH!

TiNY TOWN,

PRESSSTO

SSSARAi

MiA!

Aiuto...

POLiZiA!

...MOCCiKUS, iL

SUPERViRUS, vuole

conquistare

TiNY TOWN.

Ma... non

sei TU la

polizia?

4

119

Junior


LA FRECCIA Junior

NON È

VERO! io

SO come

fare!

...E NESSUNO

sa come

fermarlo!

TU sei un

SUPERMEDiCO,

BABY DOC... Ma

MOCCiKUS sembra

imbattibile!

...E

ovviamente,

GiOCO Di

SQUADRA!

No, non

lo è! Per

affrontarlo

bastano iMPE-

GNO, BUONA

VOLONTÀ...

120

5

Junior


Bisogna agire

TUTTi iNSiEME...

Muoviamoci!

Sto

decollando!

Prepara i KiT

ANTiViRUS e diffondi

il mio messaggio

su TUTTE LE

RETi!

MOCCiKUS!

Un CUGiNO

cattivissimo del

RAFFREDDORE che

si nasconde

OVUNQUE!

A tutti

i BAMBiNi

in ascolto! La

nostra comunità è

sotto l’attacco

di un ViRUS...

6

121

Junior


LA FRECCIA Junior

Accipicchia!

E adesso?

E adesso...

facciamo tutti

come dice BABY

DOC!

MOCCiKUS

potrebbe essere

dappertutto... ai

GiARDiNETTi... Sulle

MANiGLiE DELLE

PORTE o sui GiOCHi

ALL’APERTO!

Evitiamo di

toccarci NASO e

BOCCA senza PRiMA

lavarci le mani...

cerchiamo di

non USCiRE.

122

7

Junior


E se

proprio

dobbiamo...

indossiamo

sempre GUANTi e

MASCHERiNA,

così!

Tutti a

casa! AH!

AH! AH!

Guardatemi...

sembro un

SUPER-EROE

anch’io!

Videogames,

libri e fumetti,

arriviamo!

TEMPO

DOPO...

Perfetto!

Se lo affrontiamo

TUTTi iNSiEME, MOCCiKUS

ha i giorni

contati...

Grazie

agli sforzi di tutti,

il contagio si sta

fermando! MOCCiKUS iL

SUPERViRUS non trova

più nessuno da

infettare...

8

123

Junior


LA FRECCIA Junior

EHi... ma

dove sssiete,

tutti? Uscite a

giocare, dai...

SNiF!

AH! AH! AH!

Marameo!

AH!

AH! AH!

Presto

TiNY TOWN sarà

in salvo. Ma

la mia missione

non è ANCORA

finita...

Bisogna

impedire

che MOCCiKUS

si sposti

altrove!

124

9

Junior


OH! BABY

DOC! Grazie...

ma noi di TRENiTALiA

abbiamo già i nostri

kit di guanti e

mascherine!

Signora

capotreno!

SiGNORA

CAPOTRENO! Ho

un regalo

per lei!

GULP!

E non finisce

qui... come vedi i nostri

treni sono perfettamente

disinfettati, sanificati e in

perfetta efficienza e sempre

pronti a viaggiare per

l’italia in tutta

sicurezza!

ORA sì che mi

sento tranquillo...

a quanto pare la mia

missione è davvero

compiuta!

UAU!

La nostra

invece RiPRENDE

POCO A POCO

E iN SiCUREZZA...

ci vediamo sul

FRECCiAROSSA!

Ciao!

10

125

Junior


LA FRECCIA Junior

E visto che ogni

storia che si rispetti

merita un lieto fine...

yEhhH!

Andare al

parco a giocare

è un po’ come

andare a una FESTA

in MASCHERA!

Maestra, di

che cosa parla

la lezione di

oggi?

Dei mille

e uno modi

per sconfiggere

Moccikus, che

altro?

e mentre

voi vi divertite,

io perfeziono il mio

VACCiNO... presto quel

gran dispettoso di

MOCCiKUS sarà solo

un ricordo!

FINE

126

11

Junior


Tris personalizzato

ECCO UN’IDEA SEMPLICE E VELOCE PER REALIZZARE UN GIOCO

DIVERTENTE DA PORTARE SEMPRE CON TE: AL PARCO, IN SPIAGGIA,

MA ANCHE IN CASA, PER PASSARE UN PO’ DI TEMPO CON GLI AMICI.

OGNI OCCASIONE È BUONA PER UNA FANTASTICA SFIDA A TRIS.

COSA TI SERVE:

• 12 pietre piatte e rotonde

• Un sacchetto di stoffa

• Pennarelli indelebili di

vari colori

SCEGLI CON CURA 12 PIETRE PIATTE E

ROTONDE. È IMPORTANTE CHE SIANO

TUTTE PIÙ O MENO DELLA STESSA

DIMENSIONE. CON I PENNARELLI COLORATI

DISEGNA SU 6 SASSI UNA “X” E SUGLI

ALTRI 6 UNA “O”. SE PREFERISCI PUOI

USARE L’INIZIALE DEL TUO NOME E QUELLA

DEL TUO AMICO PER PERSONALIZZARLI

DI PIÙ, CAMBIARE COLORE O USARE

UN SIMBOLO CHE TI PIACE. INSOMMA,

SBIZZARRISCITI COME VUOI.

1

2

AIUTANDOTI CON UN

RIGHELLO DISEGNA

LO SCHEMA PER IL

TRIS SU UN LATO

DEL SACCHETTO.

IN QUESTO MODO

POTRAI CONSERVARE

I SASSI E AVERE LA

BASE PER GIOCARE

IN QUALSIASI

MOMENTO E IN

QUALSIASI POSTO.

CONSIGLIO:

PER REALIZZARE

IL TUO TRIS PUOI

USARE ANCHE I

TAPPI DI BOTTIGLIA

DEL LATTE

(CHE SONO PIÙ

GRANDI). DI COLORI

DIVERSI, PER

DIFFERENZIARLI,

O SEMPRE

DISEGNANDO SOPRA

LA TUA INIZIALE

O IL SIMBOLO CHE

PREFERISCI!

12

127

Junior


PRIMA DI SCENDERE

FUORI LUOGO

di Mario Tozzi mariotozziofficial mariotozziofficial OfficialTozzi

[Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]

(RI)SCOPRIRE LO STIVALE

Anoi piace orgogliosamente pensare che l’Italia

sia il Paese più bello del mondo, ma francesi

e cinesi la penseranno allo stesso modo per

i propri territori. Del resto, sono molte le nazioni a rivendicare

paesaggi unici e magnifiche opere artistiche,

oltre a una storia antica e importante. Ciascuno ha le

proprie ragioni, ma c’è qualcosa di davvero particolare

nella nostra Penisola, qualcosa che altrove è più difficile

da riscontrare: il valore del contesto. In Italia quello

che conta è il tessuto connettivo fatto di natura ancora

intatta, paesaggi straordinari e luminosa storia millenaria.

Un tessuto che tiene insieme lo Stivale, che lo ren-

de immediatamente riconoscibile e travalica le singole

città d’arte.

Una ricchezza di contesto fortunatamente impossibile

da globalizzare, grazie alla sua straordinaria varietà:

chi potrebbe immaginare che si tratti dello stesso Paese,

da Bolzano a Palermo, da Lecce a Torino? «In Italia

ogni dieci leghe cambia tutto», scriveva già Stendhal,

che lo aveva capito prima di tanti di noi. Oggi abbiamo

l’occasione per recuperare il tempo perduto e ripartire

dall’Italia, visitandola. Consapevoli che una vita intera

non basterebbe, ma che per il resto del mondo ci sarà

tempo più in là.

© anton-balazh/Adobestock

128


CON NOI I BIMBI

VIAGGIANO GRATIS

Bimbi Gratis

per gruppi da 2 a 5 persone

L’offerta è a posti limitati, consente ai minori di 15 anni di viaggiare gratuitamente, mentre gli altri componenti del gruppo viaggiano al prezzo Base. Bimbi Gratis

è disponibile per viaggi sui treni Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca e Intercity, in 1° e 2° classe e nei livelli di servizio Business, Premium e Standard (sono

esclusi i treni IC Notte, regionali, il livello di servizio Executive e Salottino). Le operazioni di cambio biglietto/prenotazione e rimborso sono soggette a restrizioni.

L’offerta è acquistabile fino alle ore 24 di due giorni prima della partenza del treno scelto. Condizioni valide al 18/02/2020. Maggiori in formazioni su trenitalia.com


la solidarieta

si propaga

#liberalaricerca

Sostienici!

Fondazione Epilessia LICE Onlus

IBAN: IT 87 E 03359 01600

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Informati su:

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www.facebook.com/FondazioneEpilessiaLICE

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