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Racconta Koine 2020

Racconta Koiné seconda edizione, anno 2020. La raccolta di racconti scritti dai ragazzi degli Istituti Scolastici di Monterotondo, Mentana e Fonte Nuova che hanno partecipato al progetto “L’Atelier Koiné” sul tema della Memoria. Una insieme di racconti che descrivono la memoria e le mille sfaccettature che questa parola evoca nei giovani scrittori. Il 4 Giugno 2020 si terrà la premiazione in un evento online alla partecipazione di una giuria esterna

Racconta Koiné seconda edizione, anno 2020.


La raccolta di racconti scritti dai ragazzi degli Istituti Scolastici di Monterotondo, Mentana e Fonte Nuova che hanno partecipato al progetto “L’Atelier Koiné” sul tema della Memoria.


Una insieme di racconti che descrivono la memoria e le mille sfaccettature che questa parola evoca nei giovani scrittori. Il 4 Giugno 2020 si terrà la premiazione in un evento online alla partecipazione di una giuria esterna

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SEZIONE 13

La memoria in una foto

Dì recente con la mia famiglia sono andata a vedere una mostra

fotografica. Girando fra le foto, ne ho notata una in bianco

e nero che raffigurava un ragazzo di spalle. Il ragazzo era

in una foresta e guardava una casa in lontananza. Quella foto

mi ha trasmesso malinconia ed ho cominciato a farmi mille

domande. Ad un tratto un ragazzo si è avvicinato a me, dicendomi:

‘Ti piace la foto?” Io un po’ intimidita ho risposto di sì.

Lui si è presentato: “Ciao, sono Mamadou, ho scattato questa

foto quando avevo la tua età. Quella era la mia casa. Questa

foto è per me un ricordo”. Incuriosita gli ho chiesto se ora

abitava in Italia e lui mi ha raccontato la sua storia.

“Cominciò tutto una decina di anni fa. Con la mia famiglia

abitavamo in Costa d’Avorio, vicino ad una foresta. Scoppiò

la guerra. Uomini armati fecero irruzione nel villaggio. Mia

mamma mi disse di scappare nel bosco e di aspettare. I miei

genitori furono uccisi e di loro mi rimase solo una foto. Ero solo,

smarrito. Decisi di partire, era troppo pericoloso stare lì.

Mi unii ad una famiglia per affrontare il viaggio. In Libia fummo

arrestati dalle milizie. Scoprirono la foto dei miei genitori

e la strapparono. Non mi rimaneva nulla di loro. Fu così che

capii l’importanza della fotografia che ha il potere di conservare

il passato. La fotografia è memoria. Una volta liberati, abbiamo

preso un barcone per l’Italia. Il viaggio durò una settimana,

era rischioso e mi spaventava, ma era l’unica via d’uscita.

Sbarcai in Sicilia e finii in un centro d’accoglienza per minori.

Un uomo del centro, scoprendo la mia passione, mi regalò

una macchina fotografica. Ora faccio il fotografo e a volte vado

in Africa per tenere corsi dedicati ai bambini. Tornando lì

provo malinconia, ma poi sorrido e penso “Ce l’ho fetta!”.

Questa storia mi ha molto colpito, penso rappresenti la speranza

di tutti coloro che vivono l’inferno ma combattono per

un domani migliore.

Russo Sophie 2A

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