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Anno 1 - N. 1 | Cuneodice

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20

Luglio 2020

Cultura

quella progressista animata

dai giovani professori Giuseppe

Manfredi e Lorenzo

Burzio e dal cattolicesimo sociale

di Italo Mario Sacco.

La divisione geografica del

voto restituì comunque la

spaccatura tra le valli montane

che avevano vissuto con

maggiore intensità la guerra

partigiana e il resto della provincia,

meno ansioso di cambiamenti.

Il voto repubblicano si impose

infatti nella fascia di

comuni compresa tra la valle

Pesio e la valle Po, con l’eccezione

dell’Infernotto.

In tutta la valle Vermenagna

(con picchi del 72,3% a Robilante

e del 72,5% a Vernante)

e in buona parte della valle

Stura (Aisone, Demonte, Gaiola,

Rittana, Roccasparvera,

Vinadio e Valloriate, quest’ultima

con un eclatante 84,8%)

prevalse lo strappo con i regnanti.

Più frastagliato il risultato in

valle Gesso dove Entracque

e Roccavione scelsero la repubblica

mentre Valdieri,

storica meta vacanziera di re

Vittorio Emanuele III e della

regina Elena, confermò seppur

di poco la sua vocazione

monarchica.

Nelle valli Maira e Grana la

repubblica sopravanzò di

parecchio la monarchia ad

Acceglio, Cartignano, San

Damiano Macra, Stroppo,

Monterosso Grana, Valgrana

e Pradleves (qui i comunisti

misero a segno il miglior

risultato nell’intera provincia,

arrivando al 47,2% cui si

sommava il 20,2% dei socialisti

del Psiup, contro il 17,4%

appena della Democrazia

Cristiana).

Anche alcuni dei principali

centri attorno a Cuneo confermarono

- seppur di misura

- l’indirizzo filorepubblicano

del capoluogo: a Borgo San

Dalmazzo il testa a testa finì

con 1599 voti contro 1528,

nella martirizzata Boves 2403

a 2337.

La repubblica vinse inoltre a

Bernezzo, Cervasca, Chiusa

Pesio e Vignolo, mentre la

monarchia ottenne la maggioranza

a Busca (con un netto

69%), Caraglio, Centallo,

Dronero e Peveragno.

Un’altra ‘isola repubblicana’

emerse nel Monregalese tra

Ceva (per soli 85 voti), Garessio,

Ormea, una parte della

val Tanaro e dell’Alta Langa.

Per il resto la monarchia dilagò

con sparute eccezioni (tra

• Vicolo Quattro Martiri nel centro storico di Cuneo

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cui Castelletto Stura, Margarita,

Manta e Verzuolo) nei

centri della pianura e in non

pochi comuni alpini, toccando

addirittura il 91,8% nella

piccola Bellino e l’85,6% a

Murello in valle Varaita.

Nettissima la prevalenza

sabauda in quasi tutte le

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Langhe e il Roero, a Marene

(77,2%) e a Racconigi

(67,2%), città natale di Umberto

II che vi era tornato

durante la campagna referendaria

e sede delle ‘Reali

Villeggiature’ fin dal tempo

di Carlo Alberto.

Andrea Cascioli

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