syndicom rivista N.24
Da molto tempo ci impegniamo per i diritti dei lavoratori della logistica, delle telecomunicazioni e dei media. Le buone condizioni di lavoro sono, e sono sempre state, il risultato di successi raggiunti insieme. Entra anche tu nel nostro movimento e crea il tuo futuro insieme a noi. L''unione fa la forza!
Da molto tempo ci impegniamo per i diritti dei lavoratori della logistica, delle telecomunicazioni e dei media. Le buone condizioni di lavoro sono, e sono sempre state, il risultato di successi raggiunti insieme. Entra anche tu nel nostro movimento e crea il tuo futuro insieme a noi. L''unione fa la forza!
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syndicom
N. 24 Agosto-Settembre 2021
rivista
In cantiere
pensioni
dignitose
ed eque
Ritrovo: 13:30, Schützenmatte
syndicom.ch/18settembre
Sommario
4 Team vincenti
5 Brevi ma utili
6 Dalla parte degli altri
7 L’ospite
8 Dossier: Previdenza
16 Dalle professioni
20 Calcolatore salariale USS
22 Politica
25 Diritto e diritti
26 Idee
27 Mille parole
28 Eventi
30 Un lavoro, una vita
31 Cruciverba
32 Inter-attivi
Il miraggio del terzo, l’incertezza del secondo,
la garanzia del primo
Esistono delle garanzie per il mantenimento del
potere d’acquisto in pensione? Il legislatore si
era posto l’obiettivo del 60% dell’ultimo reddito
cumulando le rendite del primo e secondo pilastro,
ma questo è un miraggio per la maggior
parte delle categorie professionali. Ed è una
vera e propria disillusione che attende i lavoratori.
Troppo spesso la pensione non è sufficiente.
Realtà ancor più marcata per i migranti e per
chi ha salari bassi o percorsi professionali non
lineari. Una prima misura da prendere sarebbe
quella di eliminare la nozione di salario coordinato
del secondo pilastro e pagare dal primo
franco, come l’AVS! Abbiamo portato questa
rivendicazione nei consigli di fondazione delle
casse pensioni dove siamo eletti. Per ora
l’obiettivo è parzialmente raggiunto ma bisogna
essere perseveranti. syndicom si presenterà
ancora una volta con una lista competente alle
prossime elezioni del consiglio di fondazione
della CP Posta. In questo organo paritetico la
nostra opinione e i vostri bisogni hanno un peso
specifico che vogliamo continuare a mantenere
anche nella prossima legislatura. Grazie per il
vostro sostegno! Per ora nella previdenza professionale
prevalgono altri interessi che ci allontanano
dall’obiettivo. E quando si afferma
che la sicurezza passa dal terzo pilastro, la
previdenza individuale troppo spesso non ha
l’onestà di arrendersi all’evidenza che questo
terzo pilastro resta per molti una chimera.
4
8
30
Matteo Antonini, responsabile settore Logistica
4
Team vincenti
«Chi non vota, rischia di ritrovarsi
con una rendita più bassa»
Reto Clavadetscher (nuovo), responsabile
regionale recapito lettere (Servizi
logistici, Biel-Bienne): «Sono abituato
a collaborare in gruppi di lavoro e mi
impegno attivamente»
Matteo Antonini (uscente), responsabile
settore Logistica syndicom: «Desidero
contribuire a mantenere una CP
attrattiva per i lavoratori della Posta»
Daniela Wenger (uscente), specialista
immobiliare (Posta CH Rete SA, Olten):
«È proprio in un contesto difficile come
quello attuale che è importante che
qualcuno si impegni con determinazione
a favore degli interessi delle persone
assicurate»
Thomas Neuhaus (nuovo), impiegato di
aiuto alla condotta (Servizi logistici,
Thun): «È fondamentale che i lavoratori
abbiano una rappresentanza importante
nel consiglio di fondazione»
René Frey (nuovo), consulente alla
clientela (PostFinance, Horgen): «Voglio
soluzioni eque e buone per tutti gli
assicurati della CP della Posta in modo
che tutti possano mantenere il nostro
abituale standard di vita»
Testo: Matthias Loosli
Foto: Alexander Egger
«Dacci il tuo voto e noi
ti rappresenteremo nel
consiglio di fondazione
della CP Posta»
Per «noi», in questo caso, si intende
la «lista syndicom». Siamo i cinque
candidati di syndicom per le elezioni
dell’organo supremo della Cassa
pensioni della Posta (CP Posta), la
«Lista 1». Vogliamo far parte del consiglio
di fondazione, l’organo direttivo
dell’istituto previdenziale della
Posta. L’organo presso cui vengono
gestiti i fondi previdenziali di tutti i
dipendenti della Posta; una somma
che ci viene detratta mensilmente
dallo stipendio, un bel po’ di denaro.
Il nostro denaro. Ciò che vi viene deciso
influisce direttamente sull’importo
delle nostre rendite. Ed è proprio
in questa sede che dobbiamo
discutere e decidere insieme.
Siamo cinque membri di syndicom.
Quattro di noi lavorano da anni
per la Posta Svizzera. Insieme accumuliamo
oltre 130 anni di esperienza
aziendale. Abbiamo lavorato come
addetti al recapito, assistenti del servizio
dei conti correnti postali, presso
il servizio ambulante, come direttori
di uffici postali, collaboratori del
servizio esterno, impiegati della logistica,
addetti al recapito pacchi, postini
e molto altro. Conosciamo ogni
angolo più nascosto di questa grande
azienda. Ma, cosa ancora più importante,
conosciamo le preoccupazioni
e le necessità dei dipendenti della
Posta. E conosciamo anche le loro richieste
e desideri. È per loro che vogliamo
impegnarci con la massima
forza, con tattica e abilità negoziale.
Il quinto del nostro gruppo è il
nostro sindacalista per eccellenza,
Matteo Antonini. Si impegna a tempo
pieno, e ogni giorno, per il bene di
noi lavoratori della Posta. E ci completa
alla perfezione.
Pertanto quando alla fine di settembre
riceverete i documenti per le
votazioni: eleggeteci nel consiglio
di fondazione della Cassa pensioni
della Posta (CP Posta). I cinque rappresentanti
del datore di lavoro sono
tenuti a generare reddito per la compagnia.
Noi della lista «syndicom»
siamo però tenuti a difendere gli interessi
dei dipendenti della Posta.
Queste elezioni offrono la possibilità
di contribuire a determinare direttamente
la rendita. Saremmo pertanto
felici se continuaste a eleggere la
lista syndicom. Ovvero, noi.
(altre info su syndicom.ch/CPposta)
Brevi ma utili
Incontri a CH Media Print \ Prolungate le IPG COVID-19 \ Nuovo
contratto Sunrise UPC \ Privatizzare PostFinance? \ COFEM,
nuova presidente \ Il denaro non lavora, tu sì! \ Contatti
5
Incontri a CH Media Print
L’annuncio di CH Media Print AG di abbandonare
il CCL il 31 dicembre 2021 è
stato seguito da una prima riunione con
la direzione a gennaio. Un sondaggio
interno organizzato da syndicom ha
dimostrato che i dipendenti desiderano
che l’azienda torni sui suoi passi o che
negozi un CCL aziendale con syndicom.
Una seconda riunione si è tenuta a fine
giugno e un’altra seguirà alla fine di
agosto. Nel frattempo alcuni clienti del
centro di stampa hanno scritto all’azienda
per sostenere le rivendicazioni
dei lavoratori.
Prolungate le IPG COVID-19
Il Consiglio federale ha deciso di prolungare
la durata di validità delle
dis posizioni sull’indennità per perdita di
guadagno COVID-19 dal 30 giugno al
31 dicembre 2021. Il termine per le richieste
di prestazioni è ormai fissato al
31 marzo 2022. Inoltre, a partire dal
1° luglio 2021, gli importi delle future
indennità per perdita di guadagno
COVID-19 potranno essere calcolate
sulla base del reddito dell’imposizione
fiscale 2019.
Nuovo contratto Sunrise UPC
Una volta terminata la ristrutturazione,
Sunrise UPC ha lavorato in stretta collaborazione
con il sindacato per armonizzare
e far evolvere positivamente le
condizioni di lavoro consentendo di
mettere a punto il nuovo CCL che pone
l’accento sulla gestione personale del
tempo e sull’autonomia nel lavoro. I dipendenti
otterranno un nuovo contratto
da metà agosto, che entrerà in vigore
il 1° gennaio 2022. La massa salariale di
base per gli anni 2021–2022 aumenterà
complessivamente dell’1,8%.
Privatizzare PostFinance?
Il Consiglio federale ha recentemente
presentato il suo messaggio di revisione
parziale della legge sull’organizzazione
della Posta proponendo di privatizzare
integralmente PostFinance. Il
Consiglio federale mette a repentaglio
il servizio universale sul mercato postale
e compromette l’accesso vantaggioso
alle prestazioni finanziarie per
ampie fasce della popolazione. syndicom
combatterà con fermezza questo
progetto, se necessario tramite un referendum.
COFEM, nuova presidente
Dal 1° ottobre, Anna Jobin sarà la nuova
presidente della Commissione federale
dei media (COFEM), la commissione
extraparlamentare indipendente che
formula raccomandazioni sulla politica
dei media. 38 anni, ricercatrice
all’STSLab dell’Università di Losanna e
collaboratrice scientifica all’Alexander
Humboldt Institut für Internet und
Gesellschaft di Berlino, Anna Jobin si
occupa di digitalizzazione ed etica
dell’intelligenza artificiale. Competenze
importanti per affrontare le sfide del
settore.
Il denaro non lavora, tu sì!
In Svizzera, la ricchezza è creata dal
lavoro, non dai super-ricchi che lasciano
che sia il loro capitale a fruttare per
loro, senza lavorare. Per questo l’iniziativa
99% chiede che i redditi da capitale
siano tassati 1,5 volte di più che
i redditi da salari. Le entrate supplementari
verranno impiegate per ridurre
il carico fiscale sui redditi da lavoro
bassi e medi, con maggiori sussidi per
i premi delle casse malati e un servizio
pubblico forte. Sostieni l’iniziativa su
99percento.ch
Contatti
Segretariato syndicom Ticino e Moesano
via Genzana 2, 6900 Massagno
Orari: lu e gio 8.00-12.00
ma-me-ve 13.30-17.30
Tel. 058 817 19 61, Fax 058 817 19 66
mail: info@syndicom.ch
Gruppo Pensionati Ticino e Moesano
pensionati.syndicom.ch
e-mail: ernesto.fenner@bluewin.ch
Agenda
Agosto
1
Omaggio / Hommage / Omagi
2021
Locarno, Museo Casorella
Ritratti di 52 personalità femminili che
si sono battute per la creazione di una
società più libera. Fino al 1° novembre.
www.museocasorella.ch
Settembre
18
Giù le mani dalle nostre
pensioni!
Berna. Grande manifestazione
nazionale contro l’innalzamento
dell’età pensionabile per le donne.
Info: syndicom.ch/18settembre
24
CCL AutoPostale 2021
Bellinzona, Casa del Popolo
Corso sul nuovo contratto collettivo.
Gratuito per i dipendenti AutoPostale.
Informazioni presso il segretariato.
Ottobre
1
Campagna CP Posta
Campagna telefonica per sostenere i
candidati syndicom all’elezione del
Consiglio di fondazione della Cassa
Pensione della Posta. Fino al 9 ottobre.
Per info: logistik@syndicom.ch
Novembre
26-27
Congresso syndicom
Langenthal, Parkhotel & Westhalle
Info: syndicom.ch/congresso21
syndicom.ch/agenda
6 Dalla parte
Pierre-Alain Perren è responsabile di esercizio del settore ovest
degli altri
di AutoPostale. Ha partecipato alle trattative e all’elaborazione
del nuovo CCL, che verrà prossimamente ratificato dagli organi
competenti ed entrerà in vigore dal primo gennaio 2022.
1
In quanto rappresentante di AutoPostale,
come ha affrontato le trattative
del nuovo Contratto collettivo?
AutoPostale desidera mantenere la
propria attrattività per i suoi dipendenti
e per i suoi clienti. Il nuovo CCL
è un elemento importante per raggiungere
questo obiettivo. Le persone
che si sono impegnate nelle trattative
ne erano consapevoli e sapevano sin
dall’inizio che solo il dialogo e l’apertura
potevano portare al successo. Ho
percepito, da ambo le parti, una reale
volontà di trovare delle soluzioni.
2
Quali sono i requisiti richiesti al tavolo
dei negoziati?
In una trattativa di questa importanza,
ogni parte deve conoscere bene le
proprie preoccupazioni, definire le
priorità, formulare domande chiare e
argomentarle in modo comprensibile.
Ma non basta: bisogna capire la
posizione della controparte ed essere
pronti a tenerne conto nell’elaborazione
delle soluzioni comuni. Penso
tra l’altro che syndicom si sia assunto
molto bene le proprie responsabilità
e che abbia ottenuto importanti conquiste
per i suoi membri.
3
Lei incoraggia i suoi dipendenti a
iscriversi al sindacato? E l’avrebbe
fatto anche in un altro contesto?
Sono membro di diverse associazioni
e gruppi che difendono ciò che mi
stata a cuore. Incoraggio ogni persona
ad agire in piena coscienza per
difendere le proprie idee e le proprie
convinzioni. In ambito professionale,
le strutture sindacali possono essere
un mezzo per far questo, ma ne esistono
altri, ad esempio la commissione
del personale.
4
La sua tesi di laurea in storia era tra
l’altro dedicata a una tematica sindacale.
Da dove le viene questo interesse
per il ruolo delle parti sociali?
I sindacati sono dei luoghi di scambio
e di dialogo. È lì che nascono idee
che danno a loro volta vita a delle
azioni concrete sul campo. Questo influenza
il modo in cui la popolazione
pensa e riflette. I sindacati hanno un
ruolo importante nello sviluppo della
nostra società. Senza prendere posizione
sull’adeguatezza e correttezza
di queste idee, trovo questo processo
molto interessante.
5
AutoPostale si muove in un mercato
molto concorrenziale. Un partenariato
sociale forte come quello vissuto
con syndicom è un vantaggio oppure
uno svantaggio nei confronti della
concorrenza?
Le nostre attività sono ampiamente
sovvenzionate dai Cantoni e dalla
Confederazione. Questi organi si
aspettano che AutoPostale offra delle
condizioni di lavoro rispettose e moderne,
ma anche finanziariamente
sostenibili. Per raggiungere un tale
obiettivo, è a mio avviso indispensabile
un partenariato sociale forte.
6
Quali sfide attendono AutoPostale nei
prossimi anni?
AutoPostale intende mantenere la
propria posizione sul mercato. Nei
prossimi anni saranno appaltate numerose
linee: se vogliamo mantenerle,
dobbiamo contenere i costi, diventare
più flessibili e svolgere un ruolo
di primo piano nella svolta energetica.
Queste sfide potranno essere vinte
solo se ogni lavoratore darà il proprio
contributo nel quotidiano.
Testo: Robin Moret
Foto: Léonard Rossi
L’ospite
In Svizzera siamo orgogliosi del sistema
dei tre pilastri. Immaginiamo di poter vivere
durante la vecchiaia di tre entrate equivalenti:
una rendita AVS, una della cassa pensioni e il
patrimonio del 3° pilastro. Nella vita reale questi
pilastri non sono però uguali, ma formano una piramide
o una sorta di cappuccino. L’AVS alla base
è come un forte espresso che assicura gusto ed
energia. Ma attenzione che l’AVS non diventi un
ristretto arrancando sempre più rispetto all’evoluzione
dei prezzi e dei salari. All’espresso dell’A-
VS si aggiunge il latte della previdenza professionale.
La tazza si riempie grazie alla rendita della
cassa pensioni. Ma non in modo uguale per tutti.
Le donne non hanno molta schiuma. Le loro rendite
sono di circa il 60% più basse rispetto a quelle
degli uomini. I salari più bassi, il lavoro a tempo
parziale e le interruzioni dell’attività lavorativa
impediscono di accantonare quanto basta per
una buona rendita della cassa pensioni. Il prezzo
della mancata parità nella vita professionale viene
pagato dalle donne durante la vecchiaia con
rendite più basse. È qui che deve intervenire la
politica: le rendite delle donne devono essere
l’obiettivo primario. Anche le parti sociali sono
chiamate a intervenire. La lotta contro la disparità
salariale, la valorizzazione delle professioni
femminili e una migliore conciliabilità tra lavoro e
famiglia contribuiscono a incrementare le rendite
della cassa pensioni delle donne. Ma anche nei
consigli di fondazione delle casse pensioni le parti
sociali possono svolgere un ruolo importante
per migliorare le rendite delle donne. Chi lo desidera
può aggiungere del cacao sul cappuccino.
Ma nella previdenza privata non si tratta di ciò
che si desidera ma di ciò che si possiede. Più di
un terzo dei lavoratori non ha un 3° pilastro e
l’importo è legato alle loro possibilità finanziarie.
Per il finanziamento della maggioranza delle persone
anziane il 3° pilastro riveste poca importanza.
Durante la vecchiaia la gente vive principalmente
delle rendite. Ed è necessario rafforzarle
per garantire un buon cappuccino per tutti.
Un cappuccino,
per favore!
Dal 1° novembre 2020 Doris Bianchi è
direttrice della Cassa pensioni della
Confederazione PUBLICA. Prima era
stata collaboratrice personale del consigliere
federale Alain Berset e segretaria
dirigente dell’USS. In qualità di giurista
laureata, Doris Bianchi dispone di
eccellenti conoscenze nell’ambito del
secondo pilastro. Ha presieduto il consiglio
di fondazione dell’istituto collettore
LPP. Abita a Berna e ha due figli.
7
Dossier
10 Difendere l’AVS, anzi rafforzarla
13 Pensioni, cosa si sta muovendo
14 Come si stanno giocando il secondo pilastro
Previdenza,
fondamenta
in bilico
9
10 Dossier
Cementare l’AVS, l’unico pilastro equo
Le banche e i loro partiti attaccano l’AVS.
Inoltre, le casse pensioni versano sempre
meno denaro. Ormai la povertà durante
la vecchiaia rischia di aggravarsi. Ma
i sindacati contrattaccano con un’iniziativa
popolare e una riforma delle rendite.
Testo: Oliver Fahrni
Foto: Sandro Mahler
Cresce la rabbia. «È assurdo parlare di uno smantellamento
delle rendite [per le donne]!» ha urlato la copresidente
del PS Mattea Meyer al Consiglio nazionale lo scorso giugno.
UDC e PLR sono stati messi in guardia: «State superando
la linea rossa». Il Consiglio federale farebbe bene ad
ascoltare l’avvertimento. Si sta preparando un conflitto
esplosivo. Le donne e le persone con redditi bassi sono peraltro
già discriminate nella previdenza di vecchiaia. Ora i
partiti delle banche e dei ricchi si spingono ancora più
lontano: con la riforma «AVS21» vogliono innalzare l’età
AVS per le donne e peggiorare la situazione di metà della
società. Agiscono senza necessità perché l’AVS è finanziariamente
solida.
Non se ne parla, reagisce Patrizia Mordini, responsabile
delle pari opportunità di syndicom: «Sono furibonda. Le
donne ricevono già oggi un terzo di rendita in meno rispetto
agli uomini. Questo spalanca loro la porta verso la miseria
durante la vecchiaia, la dipendenza dagli uomini e
l’assistenza sociale». Due anni fa, mezzo milione di persone
si erano battute in occasione dello sciopero delle donne
per pari opportunità, salari equi e rendite eque. Mordini
denuncia: «Il nuovo smantellamento delle rendite è un
affronto. Calpesta il nostro diritto».
Quando la pazienza ha un limite
Alla discriminazione salariale si aggiunge un’ulteriore riduzione
delle rendite: le donne sono al limite della sopportazione.
Considerano l’«AVS21» come una sfida. Il referendum
contro l’età pensionabile di 65 anni è certo. «È
impensabile vivere ancora 80 anni con delle lacune previdenziali»
hanno constatato Mordini, la presidente Unia
Vania Alleva, Gabriela Medici dell’USS, la presidente
VPOD Katharina Prelicz-Huber e altri sindacalisti che mobilitano
un’ampia alleanza sociale («Giù le mani dalle rendite
delle donne!»). Programma: «Resistenza agguerrita
alle urne e sulla strada». Patrizia Mordini è decisa: «Troveremo
dei mezzi per farci rispettare. Facciamo sul serio!».
La lotta per una vecchiaia sicura e vivibile dopo una
vita di lavoro potrebbe diventare la prova di forza per la
Svizzera, proprio come nel 1947. La destra, le lobby delle
multinazionali e le banche tormentano l’AVS con odio e
diffamazione da quando i sindacati hanno imposto le assicurazioni
sociali con la votazione popolare del 6 luglio
1947. Da allora i borghesi non hanno osato reclamare
apertamente l’abolizione dell’AVS, ma lo smantellamento
fa parte del loro programma.
L’ultimo attacco è una provocazione che mira ad annientare
il fiore all’occhiello delle assicurazioni sociali
svizzere e persegue l’obiettivo di innalzare ad almeno 69
anni o oltre l’età pensionabile – per tutti. In tal caso sarebbe
effettivamente la fine per l’AVS. La controversia si spinge
ben oltre le rendite delle donne.
Ciò che i nemici dell’AVS odiano, sono proprio le sue
qualità: è sicura, economica, poco burocratica ed efficace.
Quasi ogni franco di contribuzione diventa un franco di
rendita. In cifre: nel 2020 l’AVS ha incassato 47,1 miliardi
di franchi e ne ha spesi 46 per rendite e prestazioni materiali.
L’utile di quasi 2 miliardi (compresi i redditi di capitali)
alimentava le riserve e il fondo AVS per futuri pagamenti
delle rendite. Le spese amministrative e di
esecuzione erano nettamente inferiori a un mezzo punto
percentuale, molto meno del costo di gestione delle casse
pensioni.
Ma l’AVS garantisce soprattutto l’equilibrio sociale,
come effettivamente ci si aspetta da un’assicurazione sociale.
Perché tutti versano le stesse percentuali salariali,
indipendentemente da quanto guadagnano. Alla fine della
vita lavorativa, la rendita mensile è limitata al massimo
a 2’390 franchi. I milionari pagano quindi per le rendite
degli altri. Un sistema equo.
Una ricchezza miliardaria ma rendite in calo
Il problema è un altro: le rendite AVS sono troppo basse.
La metà delle persone andate in pensione nel 2018 deve
sbarcare il lunario con meno di 1’772 franchi. Troppo
poco per vivere - anche se qualcuno può aggiungervi la
rendita del secondo pilastro - già solo per il caro affitti e i
premi delle casse malati. Nel frattempo, 1 pensionato su
11 e 1 pensionata su 9 devono fare richiesta di prestazioni
complementari.
La maggioranza borghese è sin dall’inizio la promotrice
di questa avarizia. L’AVS non era destinata a diventare
un’assicurazione popolare. I dirigenti di banche e assicurazioni
avevano infatti scoperto una manna di diversi miliardi:
l’«oro delle pensioni». Quello che le persone accantonano
per la vecchiaia è un affare enorme. I calcoli hanno
dimostrato che se si costringessero le persone a risparmiare
per la loro vecchiaia, nelle casse pensioni si accumulerebbero
enormi capitali. Bisognava quindi affamare
l’AVS (e con essa i pensionati).
L’ultimo aumento sostanziale delle rendite AVS risale
a mezzo secolo fa, al 1972, con l’ottava revisione dell’AVS.
Essa prometteva nientemeno che un raddoppio delle rendite.
Un caso? No. Il Consiglio federale aveva voluto così
scardinare l’iniziativa popolare del Partito del lavoro per
una pensione popolare effettivamente sufficiente per vivere.
Dibattiti vivaci che si sono protratti per mesi, che
hanno diviso anche i sindacati e il PS, avevano dimostrato
quanto popolare fosse la pensione del popolo.
Il flop del secondo pilastro
Contemporaneamente all’ottava revisione dell’AVS, il
Consiglio federale aveva modificato la Costituzione istituendo
il sistema dei 3 pilastri. La combinazione di AVS e
previdenza professionale dichiarata obbligatoria (2° pilastro)
dovrebbe rendere possibile «l’adeguata continuazione
del tenore di vita abituale». È quanto recita l’articolo
113 della Costituzione.
Per portare adeguatamente avanti il proprio tenore di
vita servirebbe circa l’80% del reddito precedente. In realtà
molti oggi non raggiungono neppure il 60%. Perché il 2°
pilastro è un flop. Le pensioni della previdenza professionale
sono da anni in calo, sebbene le detrazioni salariali
siano sempre più alte. In media, dal 2005, le rendite delle
casse pensioni hanno perso l’8%. Questa tendenza verso il
basso si sta accentuando.
Chi ha una carriera professionale non lineare, si guadagna
da vivere in maniera atipica (ad esempio attraverso
le piattaforme), lavora volontariamente o meno a tempo
parziale è totalmente sfavorito dal 2° pilastro. Problema:
queste forme di lavoro saranno sempre di più la norma.
Mentre l’AVS garantisce l’equilibrio sociale, il 2° pilastro
accentua la ripartizione dal basso verso l’alto ed
esclude intere fasce di popolazione. In questo modo un
terzo delle donne non percepisce una rendita del 2° pilastro.
Inoltre, se hanno una cassa pensioni, le loro rendite
sono in media la metà rispetto a quelle degli uomini. Questo
rispecchia la costante discriminazione salariale, la
sottoccupazione forzata e carriere professionali interrotte
(ad esempio perché il lavoro familiare necessario è tuttora
ripartito in modo diseguale tra uomo e donna).
Casse pensioni traballanti e inique, un’AVS che non
basta per vivere, una sola soluzione: il rafforzamento
dell’AVS.
Un primo passo: la tredicesima AVS
Un primo passo i sindacati lo hanno appena fatto: la loro
iniziativa popolare «Vivere meglio la pensione» rivendica
il versamento di una tredicesima rendita. Proprio come
avviene generalmente durante la vita lavorativa con la tredicesima
mensilità. Un’ulteriore rendita mette fine allo
smantellamento, compensa i costi della vita più elevati e
corregge la lacuna previdenziale delle donne. Ma soprattutto
è più affidabile della rendita della cassa pensioni.
Con questa iniziativa i sindacati spiegano chiaramente
cosa è in gioco in questa lotta intorno all’AVS: la promessa
di vivere una vecchiaia sicura dopo decenni di lavoro
salariato non è questione di beneficenza ma fa parte del
Niente panico:
l’AVS è solida
contratto sociale. La solidarietà organizzata ci tira fuori
dal «fango della misericordia» (Pestalozzi), dal dispotismo
e dalla dipendenza. Ci rende più liberi. Questo elemento
essenziale scompare generalmente nelle discussioni grottesche
sulle assicurazioni sociali e sul servizio pubblico.
40 anni di ininterrotta propaganda neoliberale hanno fatto
scomparire le fondamenta della pace sociale: nelle società
capitalistiche essa dipende dalle assicurazioni sociali
e da una forte funzione pubblica. Se non ho più la
prospettiva di una pensione, se vengo lasciato solo in caso
di malattia, disoccupazione e miseria o se devo corrompere
un funzionario per ottenere il passaporto, non avrei più
alcun motivo per andare a votare, lavorare sodo o rispettare
le leggi. Eppure già questo piccolo ma necessario miglioramento
di una tredicesima rendita sarà fortemente
combattuto dai partiti di destra e dalle associazioni economiche.
Come sempre, dal 1947, intoneranno il loro
eterno ritornello: i costi.
Questo è allarmismo. L’AVS è stata denigrata centinaia
di volte, anche dal Consiglio federale – come del resto l’intero
bilancio statale –, prospettando terribili scenari apocalittici.
Scenari smentiti centinaia di volte dalla realtà.
D’altro canto, se economia e governo garantiscono sufficienti
posti di lavoro, ogni assicurazione sociale risulterà
sufficientemente finanziata.
Pertanto il piano segreto della destra di portare l’età
AVS a 69 anni può essere considerato disonesto. Oggi, già
i 50enni fanno fatica a trovare un lavoro. Ciò che le statistiche
ufficiali sulla disoccupazione tacciono è che in Svizzera
regna la sottoccupazione. Molte persone che desiderano
lavorare vengono escluse dal mercato del lavoro.
L’unico effetto di un innalzamento dell’età pensionabile
sarebbe quindi che l’economia potrebbe spingere le generazioni
più vecchie nella cassa di disoccupazione e poi
nell’assistenza sociale.
L’allarmismo non funziona!
In concreto, una tredicesima rendita costerebbe 2,7 miliardi
di franchi. Questa è solo una piccola parte di ciò che
la Banca nazionale incassa in interessi negativi da tutti coloro
che depositano (devono depositare) il loro denaro
presso la stessa. Ma se si finanziasse l’AVS migliorata tramite
percentuali salariali, un polimeccanico di 50 anni co-
12 Dossier
Se l’AVS è forte,
ai giovani resta più
denaro per vivere
niugato verserebbe ad esempio 56 franchi in più per usufruire
di un’intera rendita mensile supplementare – invece,
se volesse usufruire di una tredicesima rendita tramite il
3° pilastro, dovrebbe sborsare 580 franchi al mese.
In economia non si applicano i conti della massaia. Il
presunto conflitto generazionale resta una finzione: se
rafforziamo l’AVS, i lavoratori dovranno risparmiare
meno per la vecchiaia, quindi avrebbero di più per vivere.
Un maggiore potere d’acquisto stimola l’economia...
I «baby boomer» (ovvero, i nati tra il 1946 e il 1964) sono
l’ultimo stratagemma dei sabotatori dell’AVS. Temporaneamente,
l’AVS ha effettivamente bisogno di più denaro
per finanziare il loro pensionamento. La Confederazione
vede nuovamente tutto nero: Ueli Maurer & Co. hanno calcolato
che la percentuale di contribuzione salariale supplementare
ammonterebbe al 2,4%. Un controllo dell’USS
dimostra invece che si tratta al massimo di circa l’1,8%.
Ma anche quello non sarà necessario. Con lo 0,5% di contribuzione
salariale e 350mila nuovi posti a tempo pieno,
anche i «baby boomer» sarebbero finanziati.
I principali istituti previdenziali potrebbero anche essere
alimentati in modo completamente diverso, ad esempio
con un regime fiscale più equo senza scappatoie per i
ricchi e le multinazionali, con una tassa sui robot oppure
con una micro-imposta altamente redditizia sulle transazioni
finanziarie. Tutti questi modelli porterebbero decine
di miliardi. La vera questione non è il denaro, ma la volontà
politica. È interessante constatare come i borghesi
reclamino a gran voce misure di risparmio, ma che allo
stesso tempo vogliano abolire la tassa di bollo che attualmente
frutta alle casse della Confederazione 2,4 miliardi
(vedi articolo a pag. 24).
In pensione a 85 anni
Quanto sia brutale la controversia sull’AVS, lo dimostra
una proposta dei Giovani liberali radicali. Essi intendono
collegare l’età pensionabile all’aspettativa di vita. Ovvero
all’ipotetica vita rimanente. Una vecchia argomentazione
della destra per portare l’età AVS delle donne a 74 anni,
come aveva proposto il settimanale dell’UDC «Weltwoche».
Strana idea. In tal caso i commessi potrebbero andare
in pensione a 50 anni, i lavoratori edili e i camionisti a
35, le guardie forestali subito dopo l’apprendistato. I banchieri
e altri colletti bianchi però non prima degli 85 anni...
L’iniziativa per una tredicesima mensilità AVS
it.avsx13.ch
Previdenza, il punto sulle misure attuali e sulle iniziative in corso
AVS 21, una riforma fuori dalla realtà
Nonostante le rendite delle donne siano di un terzo inferiori
rispetto a quelle degli uomini, il Parlamento ha recentemente
adottato una riforma AVS a scapito delle donne. L’innalzamento
dell’età pensionabile delle donne a 65 anni, con il conseguente
smantellamento delle rendite, non può essere accettato.
Inoltre, le varie misure proposte per la generazione di
transizione sono un affronto. Dopo una vita di lavoro, ogni
persona merita una buona rendita. Non è possibile riformare
l’AVS senza tener conto dei veri problemi. L’AVS 21, che
implicherà per le donne delle perdite annuali sulle rendite
fino a 1’200 franchi, sarà quindi combattuta alle urne e sulle
strade da syndicom e dai suoi partner (pag. 2).
Tredicesima mensilità AVS
Le rendite AVS non permettono di vivere decorosamente e non
cessano di svalutarsi. Quelle del 2° pilastro, inoltre, perdono
di valore ancora più rapidamente. L’iniziativa per una 13esima
rendita AVS, presentata a maggio 2021 da una vasta alleanza
costituita da sindacati, partiti politici, associazioni e organizzazioni
di pensionati nonché da organizzazioni femminili,
consente di rafforzare il 1° pilastro correggendo il livello troppo
basso delle rendite delle donne. La votazione popolare si
terrà probabilmente nel corso del 2022.
rendite-delle-donne.ch
LPP 21, il compromesso delle parti sociali
Come dimostra il nostro articolo a pagina 13, il 2° pilastro
deve affrontare sfide importanti, mentre la legge attuale
non rispecchia più l’evoluzione della società e del mondo del
lavoro. Ne sono emerse importanti lacune di previdenza, in
particolare per le persone dai redditi bassi e per coloro che
lavorano a tempo parziale – quindi in particolare per le donne.
Dopo intense negoziazioni, l’Unione svizzera degli imprenditori
(USI), Travail.Suisse e l’USS hanno trovato una soluzione:
il compromesso delle parti sociali (LPP 21). Con il progetto
di riforma della LPP 21, il tasso di conversione sarà abbassato
mantenendo però interamente il livello attuale delle prestazioni.
Grazie a delle misure in materia di contributi e prestazioni,
le persone assicurate che hanno salari bassi e i lavoratori
a tempo parziale, soprattutto le donne, riceveranno in futuro
una rendita più elevata. Questo è possibile grazie alla combinazione
di soli due accrediti di vecchiaia, di una deduzione
di coordinamento inferiore e di un supplemento di rendita
finanziato in modo solidale che garantisce allo stesso tempo
il livello di prestazione precedente per la generazione di transizione.
Mentre la Commissione della sicurezza sociale e della
sanità del Consiglio nazionale sta formulando le proprie raccomandazioni,
la riforma sarà discussa prossimamente dal
Parlamento in occasione della sessione autunnale che si terrà
dal 13 settembre al 1° ottobre 2021.
uss.ch/actuel/lpp-21
Dossier
1’200 miliardi dei lavoratori
sul tappeto verde
13
Il paradosso: la previdenza professionale
mette a repentaglio le nostre pensioni. Per
ristrutturare il 2° pilastro servono sindacati
forti e consiglieri di fondazione decisi.
Testo: Oliver Fahrni
È il giorno in cui si sono accese tutte le spie. Il 13 marzo
2020 le borse hanno subito un nuovo crollo. L’indice Dow
Jones aveva già perso il 12,93 per cento quando i sistemi
di sicurezza automatici avevano bloccato le contrattazioni.
La sera stessa il presidente francese Macron ha annunciato
che anche stavolta si sarebbe salvato il sistema capitalista
«costi quel che costi». Da allora le banche centrali
hanno inondato il mondo con miliardi di nuovi capitali.
L’economia – e le nostre rendite – sono attaccati alla flebo
dei poteri pubblici.
Il 13 marzo ha fatto riaffiorare ricordi di esistenze distrutte,
fallimenti delle casse pensioni e costosi risanamenti.
Nella crisi finanziaria del 2008, i pensionati statunitensi
avevano perso da soli duemila miliardi di dollari.
In Florida, una casa su due aveva affisso il cartello «Vendesi».
All’inizio del 2009 le casse pensioni svizzere hanno annunciato
un buco di (almeno) 60 miliardi di franchi.
Il nostro risparmio di vecchiaia evapora nelle speculazioni
di borsa a causa di una frode di vasta portata che i
sindacati hanno riconosciuto troppo tardi. Anziché trasformare
l’AVS in una vera pensione popolare, all’inizio
degli Anni Settanta hanno approvato il progetto di far poggiare
la previdenza di vecchiaia su 3 pilastri: un’AVS tenuta
volutamente all’osso, una previdenza professionale –
per così dire– paritetica e un risparmio privato. Al centro
c’era il secondo pilastro, obbligatorio dal 1985. Il modello
ha sedotto l’USS. Le casse pensioni, più di 15mila, esistevano
da tempo nelle aziende, associazioni professionali e
amministrazioni pubbliche. Il risparmio organizzato legalmente
avrebbe dovuto rafforzarle e riorganizzarle. La
promessa: grazie alle azioni e obbligazioni acquistate dalle
casse pensioni, le rendite avrebbero beneficiato di incrementi
di valore dell’economia. Inoltre, i sindacati pensavano
che nei consigli di fondazione avrebbero
acquistato più potere. Ad alcuni è addirittura venuta in
mente la vecchia idea della socialdemocrazia svedese che
consisteva nell’acquisire attraverso le casse pensioni il
controllo sulle aziende, ovvero sul capitalismo.
Era naïf. Il capitale ha visto prospettive molto diverse.
Aveva iniziato a liberare i mercati finanziari come primo
passo della rivoluzione neoliberale. Le contribuzioni salariali
LPP dovevano fornire alle banche e ai fondi nuovo carburante
per il loro capitalismo finanziario, una fonte abbondante
di capitale fresco.
Errori di sistema
In effetti, nel 2° pilastro si sono nel frattempo accumulati
1’200 miliardi di franchi, una cifra a 12 zeri. Questa gigantesca
montagna di denaro costituisce un problema esistenziale
per la nostra sicurezza sociale. Ecco tre motivi:
• Errore di sistema 1: le nostre future rendite sono diventate
estremamente insicure perché sono totalmente in balia
della speculazione del capitalismo finanziario. Questa
speculazione si è sempre più disaccoppiata dalla reale
I nostri risparmi per
la vecchiaia evaporano
nelle speculazioni
borsistiche dei fondi
14
Dossier
economia ed è diventata poco trasparente. Banche e fondi
emettono costantemente nuovi «prodotti finanziari» ad
alto rischio. Lo dimostrano le recenti perdite nell’ordine
di miliardi di Credit Suisse. Attualmente le casse pensioni
vivono ancora della fase di rialzo delle azioni. Tuttavia, in
piena crisi, questo rialzo viene sostenuto solo dai fondi di
salvataggio delle banche centrali. Riducendo la loro liquidità,
le borse, ovvero le casse pensioni, rischiano il crash.
• Errore di sistema 2: nel frattempo, con i loro 1’200 miliardi,
le casse pensioni contribuiscono fortemente alla
speculazione. Siccome i vecchi investimenti «assicurati»,
come ad esempio le obbligazioni della Confederazione,
non generano attualmente né interessi né rendite, le casse
pensioni impiegano denaro in investimenti ad alto rischio,
materie prime e immobili – alimentando in questo
modo tra l’altro i prezzi degli affitti. Per i consiglieri di
fondazione, il 2° pilastro comporta un conflitto di obiettivi
sistematico. Da un lato, a differenza dell’AVS, devono
realizzare rendimenti elevati per pagare le rendite, dall’altro
in questo modo compromettono il potere d’acquisto e
talvolta addirittura i posti di lavoro dei contribuenti. Questo
avviene ad esempio quando una fondazione acquista
titoli di un fondo speculativo che successivamente depreda
la stessa azienda, come fanno solitamente questi fondi.
• Errore di sistema 3: il 2° pilastro è inefficace e costoso. I
nostri contributi LPP fanno la fortuna degli azionisti di
banche e assicurazioni e di un’ampia schiera di intermediari,
consulenti, fiduciari e agenti immobiliari. Per farlo
ricorrono a centinaia di stratagemmi. Il monitoraggio delle
casse pensioni del 2021 di Swisscanto, l’istituto di previdenza
delle banche cantonali, stima che questi intermediari
finanziari si intaschino in media circa 350 franchi
per ogni assicurato all’anno. Spesso anche molto di più
perché questo riguarda solo gli emolumenti. Va meglio
solo per gli assicurati delle casse pensioni pubbliche. Il
problema è noto, ma UDC e PLR proteggono queste pratiche
vergognose: recentemente al Consiglio degli Stati
hanno respinto ancora una volta la regolamentazione delle
commissioni dei mediatori.
Nella campagna antecedente la votazione del 1972, il PS
aveva promesso che il 2° pilastro avrebbe generato rendite
più elevate rispetto all’AVS e questo con contributi ridotti
dei lavoratori. È avvenuto esattamente il contrario. I lavoratori
pagano, a seconda dell’età, fino a quattro volte in più
rispetto all’AVS. Eppure le rendite delle casse pensioni diminuiscono,
e questo da più di un decennio. Questa tendenza
si sta accelerando e rende la situazione critica.
Per motivi tattici quasi nessuno esprime ciò che è evidente
a tutti i sindacalisti informati: dobbiamo uscire dal
2° pilastro e garantire che le grandi somme accumulate
rafforzino l’AVS. In un sistema politico come quello della
Svizzera si tratta di un progetto di decenni. È in corso una
dura lotta per diversi compromessi (almeno finché qualche
iniziativa popolare porterà a condizioni completamente
nuove). Il 28 maggio l’assemblea dei delegati dell’USS ha
se non altro preteso un «cambio di rotta fondamentale».
La riforma «LPP21» è un primo compromesso. Le parti
sociali lo hanno negoziato, ora la «LPP21» deve passare in
Parlamento. Punti chiave: il tasso di conversione viene abbassato.
In compenso sono stati apportati diversi miglioramenti,
tra l’altro, per i lavoratori a tempo parziale e le
donne vittime della discriminazione. Ma soprattutto tutti
i nuovi pensionati percepiranno un supplemento fisso, disaccoppiato
dal rendimento generato dalla cassa pensioni.
Un conoscitore della materia dichiara: «Un pezzo di
AVS è stato in qualche modo introdotto nel 2° pilastro».
Nel frattempo, sul tavolo ci sono diverse altre idee. Ad
esempio, il finanziamento di un fondo per la riconversione
sociale ed ecologica della Svizzera attraverso i fondi
delle casse pensioni. Oppure il trasferimento di una parte
dei 1’200 miliardi in un fondo statale...
Ma per il momento la partita si gioca nei consigli di
fondazione. Si tratta di un lavoro difficile per i rappresentanti
dei lavoratori eletti. Pertanto dovrebbero essere protetti
dal licenziamento nei CCL, se necessario anche per
legge. I sindacati hanno il dovere di fornire loro sostegno
e una formazione intensa. Poiché i rappresentanti dei lavoratori
devono avere il sangue freddo di rivendicare la totale
trasparenza su tutti gli investimenti e i costi, se necessario
presso banche, assicurazioni, fondi giganti come
«BlackRock» e consulenti finanziari potenti. Devono valutare
criticamente questi investimenti, in termini di sicurezza,
ma anche di conseguenze sociali. Devono far affermare
il loro diritto di partecipazione alle decisioni, in
particolare per quanto riguarda le dilaganti fusioni e cambiamenti
di casse pensioni. Oppure ritirare i loro investimenti
in fonti fossili dal loro portafoglio. Il 2° pilastro non
è una passeggiata.
Fotoreportage
Come illustrare l’attacco alle nostre pensioni? Come mostrare
la sproporzione fra i tre pilastri del sistema pensionistico
svizzero? La sfida non era semplice, ma è stata colta dal
fotografo luganese Sandro Mahler. Ispirandosi ai lavori
dell’artista Mark Hogancamp (la cui storia è stata raccontata
qualche anno fa nel film Benvenuti a Marwen), ha raffigurato
la scalata del parlamento borghese alle rendite AVS attraverso
figurine umane. Allo stesso modo ha illustrato la speculazione
sul secondo pilastro attraverso la roulette, in un percorso
che assomiglia al famoso Monopoli.
Dopo il diploma all’Istituto Europeo di Design a Milano,
Sandro Mahler ha frequentato il Brooks Institute of Photography,
prima di aprire il suo studio fotografico a Lugano nel
1994. Dal 2001 è anche docente di fotografia al CSIA (Centro
Scolastico Industrie Artistiche) di Lugano.
Membro di syndicom, Mahler collabora con il settimanale
Cooperazione e realizza reportage per aziende e istituzioni.
www.fotomiller.ch
Il nostro lavoro vale
delle rendite migliori
Chi ha lavorato tutta una vita merita una buona pensione. Eppure le rendite AVS
sono troppo basse e il salario differito versato delle casse pensioni è in caduta
libera. Allo stesso tempo, aumentano gli affitti e i premi delle casse malati.
Resta sempre di meno per vivere. Per le donne, il grande divario pensionistico è
particolarmente discriminante.
In pensione, meno potere d’acquisto
Evoluzione dell’AVS rispetto all’aumento delle spese sanitarie e ai
salari.
Premi casse malati
Evoluzione salariale
140 %
120 %
100 %
80 %
60 %
40 %
20 %
0 %
1996
Parità delle rendite? Un’utopia
Media AVS
Media LPP
Media AVS
2000
Fonte: UST, UFSP, UFAS & Banca Migros
Uomini (di tutte le età)
Donne (di tutte le età)
2004
Costi casa di cura per abitante
Rendite AVS
2008
2012
Importo del nuovo ammontare AVS e LPP per genere, in franchi al
mese, 2019
2016
2019
Il budget (in deficit) di un pensionato
Rendita AVS e LPP media 2018:
3449
Imposte: 266
Affitti e spese accessorie (a pers.): 1035
Premi della cassa malati: 408
Emolumenti vari: 25
di cui reddito disponibile: 1715
Cibo/bevande: 422
Abbigliamento/calzature: 59
Spese sanitarie: 216
Assicurazioni: 268
Arredamento e varie: 96
Altre spese di bilancio: 85
Telefono/Internet/posta: 89
Computer/radio e televisioni e altro: 45
Riviste/libri/abbonamenti: 42
Mezzi di trasporto: 172
Cura del corpo e altro: 65
di cui reddito disponibile restante:
156
Ristoranti/hotel: 133
Relax/cultura: 212
Regali/donazioni: 40
Media LPP
0 500 1000 1500 2000 2500
Deficit: –229
Fonte: Statistica delle nuove rendite UST Fonte: Statistica delle nuove rendite UST, HABE 2015–2017
Come funziona il 2° pilastro?
La rendita della previdenza professionale dipende da molti parametri complessi, regolamentati per legge (LPP).
Accantonamento del risparmio durante l’attività lavorativa
Consumo della disponibilità durante il pensionamento
Da 25 anni
Da 64 anni (F), 65 anni (M)
Contributo di risparmio
È assicurato obbligatoriamente
il salario annuo compreso tra
CHF 21 510 e CHF 86 040. Il
contributo minimo di risparmio,
corrisposto per metà dai datori
di lavoro e per metà dai lavo -
ratori, aumenta con l’età. Le
casse pensioni possono stabilire
un’aliquota contributiva più alta
oppure assicurare la parte sotto
e sovraobbligatoria.
Interesse accreditato
Fissato dal Consiglio federale,
il tasso d’interesse minimo LPP
definisce il tasso d’interesse
annuo della parte obbligatoria.
Questo tasso d’interesse deve
essere accreditato al capitale
rendita dell’assicurato. In calo
costante dagli anni 2000, è ora
fissato all’1 %.
Tasso di conversione
Percentuale che viene impiegata
al momento del pensionamento
per la conversione della parte
obbligatoria dell’avere di
vecchiaia in una rendita di
vecchiaia annua. Attualmente
ammonta al 6,8 %.
Tasso d’interesse tecnico
Tasso d’interesse proiettato al
quale sarà remunerato l’avere di
vecchiaia. Le casse pensioni in
cui hanno una rappresentanza
anche i lavoratori (v. pagine 4 e
16) amministrano i fondi prima e
durante il pensionamento.
Fonte: CIEPP & UFAS
16
Dalle
professioni
A chi affidare i tuoi fondi previdenziali? Alla Posta
lo deciderà l’elezione del Consiglio di fondazione
della Cassa pensioni, il prossimo ottobre.
A primavera si è visto ancora una volta
dove vengono prese le decisioni quando
si tratta delle pensioni dei dipendenti
della Posta. Chi decide è il
Consiglio di fondazione della Cassa
pensioni della Posta. A causa di problemi
strutturali (tassi bassi, oscillazioni
nei mercati finanziari), il Consiglio
di fondazione ha approvato un
pacchetto di misure che si ripercuote
direttamente sugli importi delle rendite.
In questo modo, nel 2022, viene
ad esempio ridotto il tasso d’interesse
tecnico. Un altro esempio: il tasso di
conversione per le donne viene adeguato
all’età ordinaria di pensionamento
AVS. Le misure deliberate hanno
complessivamente conseguenze
dirette sui costi. Questo significa che
devono essere finanziate. Grazie alla
forte rappresentanza di syndicom nel
Consiglio di fondazione, questo finanziamento
non avviene unilateralmente
a spese dei dipendenti della Posta
(aumentando i contributi di risparmio),
ma è soprattutto il datore di lavoro,
la Posta svizzera SA, a pagare 200
milioni di franchi per il finanziamento
reciproco. Questa è musica per le
orecchie dei dipendenti della Posta.
Questo tipo di decisioni viene preso
nei consigli di fondazione delle
casse pensioni. Quello della Posta è su
base paritetica. I dipendenti possono
ripartirsi cinque seggi, e questo avviene
ogni quattro anni tramite votazione.
E sono esattamente queste le
elezioni previste per ottobre (v. i candidati
di syndicom nel ritratto del
team a pagina 4). Può votare qualsiasi
dipendente della Posta, delle affiliate
e degli IP (purché assicurato), anche
chi non ha un passaporto svizzero!
syndicom promuoverà con grande impegno
una campagna elettorale a favore
dei suoi candidati. Vogliamo convincere
personalmente ogni membro
per telefono a votare la lista syndicom.
Dal primo al 9 ottobre si svolgeranno
campagne telefoniche nella tua regione.
Vuoi contribuire, affinché la direzione
nel Consiglio di fondazione della
CP Posta continui a prendere le
decisioni giuste per te?
Contattaci: logistik@syndicom.ch
Come eleggo i candidati
di syndicom?
1) Inserire la lista n. 01 «syndicom»
nella busta fornita in dotazione e
chiudere la busta! (Fig. 1)
2) Firmare il certificato elettorale!
(Fig. 2)
3) Inserire la busta e la tessera elettorale
nella busta di risposta ufficiale.
La busta di risposta deve pervenire
presso la CP della Posta entro e non
oltre il 29 ottobre 2021.
A ottobre, alla Posta si gioca una partita fondamentale per le pensioni dei lavoratori. (© Keystone-ATS)
Ulteriori informazioni su
syndicom.ch/CPposta
«2/3 degli addetti al recapito prestano ore straordinarie,
il 60% da una a due al giorno. Il restante anche di più» Urs Zbinden
17
Quando gli straordinari
non pagati diventano la regola
Nella logistica le ore straordinarie sono all’ordine del giorno.
Lo dimostra un sondaggio di syndicom condotto presso gli
addetti al recapito degli operatori postali privati.
Il lungo viaggio dei pacchi è iniziato: l’ultimo miglio tocca ai lavoratori più sfruttati. (© Keystone-ATS)
Le giornate di lavoro nella logistica
sono lunghe. In particolare, gli addetti
al recapito dei subappaltatori nel settore
CEP (Corriere, Espresso e Pacchi)
& Mail iniziano a lavorare la mattina
presto e rientrano al deposito tardi
la sera. Giornate lavorative di 10 ore
costituiscono la regola piuttosto che
l’eccezione. Anche se, secondo l’autorità
di regolazione, la normale settimana
lavorativa nel settore degli operatori
postali è già pari a ben 44 ore,
questa situazione crea delle ore straordinarie.
In un’economia globale sempre
più subordinata alle catene di
approvvigionamento e pertanto alla
logistica, il fenomeno del lavoro supplementare
non retribuito nell’«ultimo
miglio» (consegna dal magazzino
al cliente) si riscontra ovunque. La
pressione della concorrenza è enorme
e i costi possono essere tagliati
nell’«ultimo miglio» solo a scapito dei
lavoratori. La parte principale dei costi
deriva dal salario e nel traffico intenso
non sono ancora immaginabili
delle innovazioni tecnologiche. Ecco
perché i mandati vengono esternalizzati
a un determinato prezzo ai subappaltatori
che poi devono ricorrere al
lavoro supplementare non retribuito
per evitare che i costi della forza lavoro
superino il prezzo.
Il diritto di far valere gli straordinari
Durante le visite ai depositi di operatori
postali privati come DPD o DHL è
spesso emerso il tema delle ore straordinarie
durante i colloqui con gli addetti
al recapito. syndicom ha voluto
vederci chiaro e questa primavera ha
condotto un sondaggio sul tema. Abbiamo
chiesto agli addetti se prestano
regolarmente straordinari, se sì, quante
ore al giorno. E se queste vengono
retribuite. I risultati del sondaggio
hanno confermato la nostra impressione.
Il lavoro straordinario non retribuito
è un tema importante nel settore:
i 2/3 degli intervistati prestano
regolarmente delle ore straordinarie.
Il 60% da una a due ore al giorno, il restante
addirittura di più. Nella grande
maggioranza dei casi, ovvero il 76%,
queste non vengono retribuite.
Secondo la legge esiste però un diritto
alle ore straordinarie che devono
addirittura essere pagate con un supplemento
del 25%. L’ideale, per chi intende
far valere le proprie ore, è documentarle
tramite un’app gratuita
(disponibile sul nostro sito). syndicom
ha già fatto valere con successo le
ore straordinarie e noi supportiamo i
nostri membri nel farlo.
Urs Zbinden
La app di syndicom
syndicom.ch/it/divisioni/logistica/cep-mail
Il partenariato sociale
in tribunale
David Roth è segretario centrale del settore
Logistica
Eccoci qua! Un sabato soleggiato di
fine maggio, nel grande auditorium
sulla Wankdorfstrasse, sede principale
della Posta. I rappresentanti della
Posta con i loro avvocati, le delegazioni
di syndicom e transfair con il proprio
avvocato e la commissione paritetica
di conciliazione composta da cinque
membri: il tribunale del partenariato
sociale. Partenariato sociale significa
prendere sul serio le argomentazioni
della controparte, cercare di capire le
richieste e riuscire a conciliarle con le
proprie esigenze. Spesso si riesce, ma
non sempre.
Ma che fare se l’interpretazione di
un accordo è diversa? Che fare se le
parti sociali non riescono ad accordarsi
sul corretto aumento salariale? In
ultima istanza, sia syndicom sia la
Posta possono rivolgersi a una conciliazione
esterna. Presso la Posta questo
si è verificato recentemente in due
casi: l’applicazione del piano sociale
presso RetePostale e le trattative salariali
per i dipendenti di Posta, PostFinance,
AutoPostale e IMS.
I risultati sono noti: 0,5 per cento
di aumento salariale e un incremento
degli stipendi minimi. Noi avremmo
desiderato di più, la Posta di meno.
Molto più soddisfacente il risultato
presso RetePostale: continueranno a
esserci misure d’accompagnamento
in caso di taglio dei posti di lavoro. Oltre
al piano sociale già in vigore, l’offerta
di pensionamento anticipato per
almeno due altri anni. Si sono così
concluse due lotte che duravano da
più di sei mesi.
18
Dalle
professioni
«L’azienda conduce una politica di austerità basata su
fusioni, soppressioni di testate e licenziamenti» Melina Schröter
Dialogo sociale ai minimi termini
Un anno fa, TX Group aveva annunciato un piano di risparmio di
70 milioni per i suoi media. In seguito, ha assicurato di voler avviare
un dialogo con le redazioni e i partner sociali per un piano
sociale quadro. Ma queste promesse sembrano più un’azione di
marketing che la volontà di assumersi le proprie responsabilità.
Politica di austerità e nient’altro
Nella Svizzera romanda, dove sono
stati soppressi 5 posti equivalenti a
tempo pieno, la rappresentanza del
personale e la direzione di Tamedia
sono finalmente riuscite ad accordarsi
su un piano sociale quadro di tre anni.
L’editore zurighese ha anche promesso
un congelamento dei licenziamenti.
Ma questo piano sociale approvato
dalle redazioni è stato ottenuto più
grazie alla tenacia dei rappresentanti
del personale che a una vera volontà di
dialogo sociale di un’azienda che porta
avanti una politica di austerità basata
su fusioni, soppressioni di testate e
licenziamenti.
Continuano le proteste contro
l’avidità di TX Group e del suo patron,
Pietro Supino. (© Keystone-ATS)
Ad agosto 2020, TX Group aveva annunciato
tagli per 70 milioni e la volontà
immediata di avviare nella Svizzera
tedesca e nella Svizzera romanda
delle discussioni con i partner sociali
e le redazioni per la negoziazione di un
piano sociale quadro. Ma da allora l’editore
zurighese ha condotto le rappresentanze
del personale in un lungo
processo di negoziazioni fatto di una
ventina di incontri durante i quali
ogni piccola concessione della direzione
è stata strappata con i denti. Una
volta avviata la consultazione prima
dei licenziamenti, i rappresentanti del
personale, sostenuti in particolare da
syndicom, hanno proposto numerose
alternative di risparmio al fine di ridurre
il numero di posti soppressi. Ma
come tre anni fa in occasione della
chiusura del giornale romando Le Matin,
Tamedia ha respinto tutto salvo alcune
partenze e riduzioni facoltative
dell’orario di lavoro.
A Berna, situazione scandalosa
Anche nella Svizzera tedesca diverse
alternative ai licenziamenti sono state
proposte dalla commissione del personale
di Bund e Berner Zeitung, supportate
da syndicom. Le redazioni che
hanno rifiutato a grande maggioranza
le proposte della direzione in merito al
piano sociale, si sono ormai rivolte
all’Ufficio federale di conciliazione.
Una situazione ancor più scandalosa
in quanto è già stato avviato il licenziamento
collettivo di una dozzina di dipendenti
delle due redazioni bernesi,
unite dal 1o ottobre. Nella lotta contro
il referendum finalizzato al pacchetto
di misure a favore dei media, i grandi
editori farebbero bene a rinnovare il
partenariato sociale.
Melina Schröter
Per seguire la battaglia dei quotidiani bernesi
keinehalbenSachen.ch
Sì al pacchetto di
sostegno ai media
e al maggior impegno
dei Cantoni
Stephanie Vonarburg è vicepresidente di syndicom
e responsabile settore Stampa e media elettronici
Le ultime divergenze nella promozione
dei media sono state appianate. Per
noi è importante che oltre ai media
cartacei ottengano finalmente un sostegno
finanziario anche i media online
e i settori comuni del ramo (il Consiglio
della stampa, la formazione,
l’agenzia di stampa). In una società
d’informazione democratica, ai media
viene attribuito un ruolo fondamentale:
riportare avvenimenti rilevanti,
inquadrare i fatti, analizzare in
modo critico, fare ricerche dietro le
quinte dello Stato e dell’economia. I
media indipendenti sono importantissimi
soprattutto in un momento in
cui le fake news sono in aumento.
Molti media fanno fatica dal punto
di vista economico anche perché stanno
diminuendo pubblicità e abbonamenti.
Questo si ripercuote negativamente
sulla varietà di temi e opinioni,
ma anche sui posti di lavoro e sulle
condizioni lavorative degli operatori
dei media.
Ci impegniamo pertanto per potenziare
la promozione dei media e diciamo
no al referendum lanciato dagli
ambienti di destra. Le aziende del settore
dei media farebbero bene a dimostrarsi
degne dei finanziamenti pubblici.
Devono investire nel giornalismo
indipendente e in condizioni di lavoro
decorose, anziché continuare a tagliare
posti.
Anche i Cantoni devono promuovere
il giornalismo. Ad esempio, il
Canton Berna sta creando la base legale
per una nuova promozione dei media.
Lo apprezziamo e rivendichiamo
misure dirette. Poiché a fare le spese
del disinvestimento e della soppressione
di posti in molte redazioni regionali,
sono per lo più Comuni e Cantoni.
È ora di promuovere il giornalismo
anche a livello cantonale!
«Nel settore Corriere, Espresso e Pacchi solo un contratto
collettivo forte può tutelare dal dumping salariale» Lena Allenspach
19
Subappalti, quando la catena
genera dumping e lavoro nero
Ci consegnano i pacchi. Si occupano della rete per le nostre
telefonate. Di frequente sono subappaltatori. Una pratica sempre
più diffusa nelle grandi aziende. Che spesso ha come conseguenze
un minore controllo e la violazione di condizioni contrattuali
vincolanti. Ecco cosa sapere sull’obbligo di diligenza.
In qualità di sindacato, syndicom è
specializzato nella negoziazione di
Contratti collettivi di lavoro (CCL) e
nel garantire standard minimi nel
mondo del lavoro nonché nell’ulteriore
sviluppo di migliori condizioni lavorative.
Ma queste disposizioni sono
davvero efficaci soltanto se le parti sociali
rispettano l’obbligo di diligenza.
Ovvero, se le condizioni non valgono
solo per il primo appaltatore, bensì
anche per tutta la catena di
approvvigionamento. Per garantire le
condizioni di lavoro in un intero settore,
per far sottostare tutte le aziende
alle stesse norme generali, ma anche
per individuare eventuali violazioni
alle leggi, servono Contratti collettivi
di lavoro con carattere di obbligatorietà
generale.
Obbligo di diligenza
Secondo la Segreteria di Stato dell’economia
(SECO), l’obbligo di diligenza
del primo appaltatore è composto in
linea di principio da tre elementi,
come indicato nell’ordinanza sui lavoratori
distaccati. Innanzitutto, deve
esserci la dimostrazione del rispetto
delle condizioni salariali e lavorative:
il primo appaltatore deve farsi dimostrare
in modo credibile dal subappaltatore
che quest’ultimo rispetta le
condizioni lavorative e salariali minime.
Il secondo elemento sono le disposizioni
contrattuali. L’impresa appaltante
deve farsi garantire dal
subappaltatore, attraverso contratto,
che quest’ultimo deve farsi autorizzare
un eventuale trasferimento a secondi
o terzi appaltatori. Infine, servono
misure organizzative, ad esempio la
verifica sul posto da parte del primo
appaltatore al fine di garantire il rispetto
delle condizioni.
Subappalti nei settori di syndicom
Proprio nel settore dell’infrastruttura
di rete molti compiti vengono svolti da
subappaltatori. Sebbene i primi appaltatori
siano tenuti a garantire contrattualmente
il rispetto delle leggi
svizzere, questo è di fatto solo difficilmente
controllabile. Eventuali conseguenze
sono il lavoro nero, l’assenza
di contributi previdenziali, dumping
salariale o massicce violazioni della
legge sul lavoro. Per porre rimedio a
questa situazione, nel settore dell’infrastruttura
di rete c’è un CCL con carattere
di obbligatorietà generale. Grazie
a questo contratto, la commissione
paritetica può effettuare controlli sul
posto di lavoro e applicare sanzioni in
caso di violazioni contro le misure
contrattuali obbligatorie e intervenire
presso i primi appaltatori.
Settore pacchi, osservato speciale
Uno scenario simile incombe anche
sulla Posta. Ed è proprio anche presso
il gigante giallo che un gran numero di
mandati viene affidato a terzi. Sebbene
il CCL Posta ponga una base solida
per buone condizioni di lavoro nella
logistica, nel mercato Corriere,
Espresso e Pacchi (CEP & Mail) continuano
a dominare condizioni di lavoro
precarie. Anche nel settore CEP &
Mail solo un contratto collettivo forte
può fornire una protezione contro il
dumping salariale. La Posta, nonché i
fornitori privati come DHL, DPD, e
così via, sono tenuti ad assumere il
loro obbligo di diligenza nell’assegnazione
di mandati a terzi.
Lena Allenspach
Le disposizioni della SECO
syndicom.ch/WuR0f
Grazie all’obbligatorietà generale è possibile fare controlli, come qui nel caso dell’infrastruttura di rete. (© Demir Sönmez)
20
Dalle
professioni
«L’esempio di Google dimostra quanto sia alta l’esigenza
di sindacalizzazione nel settore hi tech» Miriam Berger
Quale salario mi spetta?
Contrariamente ad altri paesi, in Svizzera non esiste un salario
minimo nazionale. Il calcolatore salariale USS costituisce un utile
indicatore per conoscere i compensi usuali di diversi settori.
23 franchi: il salario orario minimo da poco bocciato in votazione nel Canton Basilea Città (© Keystone-ATS)
Il 13 giugno scorso Basilea Città è stato
il primo Cantone della Svizzera tedesca
a decidere di introdurre per legge
un salario minimo di 21 franchi
all’ora. Gli elettori hanno sì respinto
un’iniziativa lanciata dalla sinistra e
dai sindacati per l’introduzione di un
salario minimo di 23 franchi, ma hanno
in compenso approvato la controproposta
di Governo e Parlamento.
Anche altri Cantoni dispongono di un
salario minimo. Un precursore a livello
svizzero è stato nel 2017 il Cantone
di Neuchâtel, seguito dai Cantoni Giura,
Ginevra e Ticino. I salari minimi variano
da cantone a cantone e sono
compresi tra 19 e 23 franchi per ogni
ora di lavoro, anche se ci sono delle eccezioni.
Attualmente nei comuni zurighesi
di Kloten, Winterthur e Zurigo
sono in corso corrispondenti iniziative
comunali per un salario minimo di
23 franchi. Questo è argomento di discussione
anche in altri Cantoni.
Maggiore trasparenza
I salari minimi sono un elemento importante
nella lotta contro bassi salari
e dumping salariale. Favoriscono inoltre
salari più alti e una maggiore parità
salariale tra uomini e donne. In Svizzera
circa la metà dei lavoratori è tutelata
da un contratto collettivo di lavoro
(CCL). Ma un CCL che stabilisca anche
dei salari minimi è disponibile solo
per 1,7 milioni dei complessivamente
5 milioni di lavoratori.
Un salario minimo offre un punto
di partenza per dei salari equi. Ma
come si fa a sapere quanto salario ci
spetta? Il calcolatore salariale dell’Unione
sindacale svizzera (USS) offre un
orientamento pratico poiché calcola
quanto i lavoratori guadagnano solitamente,
con quale attività e quali qualifiche.
Una banca dati affidabile
Per farlo si basa su dati affidabili di salari
usuali per il luogo e il ramo nonché,
e questa è una novità, anche sui
dati rappresentativi della rilevazione
della struttura dei salari 2018 dell’Ufficio
federale di statistica che registra
circa 2 milioni di salari di 72 rami e 36
mila aziende. Il calcolatore funziona
in modo semplicissimo: si sceglie la
professione nonché il ramo e si inseriscono
i dati relativi all’impiego, come
ad esempio la formazione conclusa
oppure il numero di anni di esperienza
professionale. Dopodiché si ottengono
i salari usuali per il corrispondente
profilo lavorativo. Inoltre, gli
utenti vengono informati su eventuali
contratti collettivi in vigore. Si intende
così supportare i dipendenti nel calcolo
individuale del salario che spetta
loro e nella preparazione di rivendicazioni
per le negoziazioni salariali.
Eva Hirschi
Il calcolatore salariale USS
www.salaire-uss.ch
Anche gli Zoogler hanno
i loro rappresentanti
Miriam Berger è segretaria centrale ICT
A giugno presso Google si sono svolte
per la seconda volta le elezioni di una
rappresentanza del personale (RP).
Mantenere la partecipazione regolamentata
dei lavoratori presso Google è
di grande importanza per il settore IT
ancora piuttosto inesperto in materia.
Due anni fa, Google Svizzera si era
opposta a una RP e aveva tentato di
impedire una manifestazione interna
di syndicom in materia di partecipazione.
Ma gli Zoogler (come vengono
chiamati i dipendenti di Google a Zurigo)
si sono impuntati e l’evento ha potuto
comunque svolgersi. Gli Zoogler
si sono alla fine conquistati la loro RP.
Sindacato e rappresentanza del
personale non hanno lo stesso ruolo,
ma si completano mediante l’interazione
e solo così riescono a essere vincenti.
Da un lato la vita lavorativa dei
dipendenti, dall’altro la pluriennale
esperienza e la rete del sindacato.
La ricetta vincente è la combinazione
di impegno sul posto di lavoro e supporto
indipendente da parte del sindacato.
L’esempio di Google lo dimostra:
l’esigenza di organizzazione sindacale
nel settore tech è altrettanto acuta
come del resto in tutti gli altri settori.
Una rappresentanza del personale
è un primo passo importante nella lotta
per condizioni di lavoro migliori a
livello collettivo. Questo include anche
la vita attiva e l’organizzazione di
istituzioni a suo tempo conquistate.
In questo senso mi congratulo con tutti
i membri di syndicom presso Google
per la rielezione.
«Abbiamo studiato il modo di incoraggiare i lavoratori
a riflettere sul loro futuro senza stress né timori» Matteo Antonini
21
Pronti ad affrontare l’avvenire
syndicom, la Posta e Transfair lanciano insieme il programma
«Fit im Beruf» attraverso il quale i lavoratori possono informarsi
sulla loro situazione professionale e prepararsi alle sfide future.
Il mondo del lavoro è in costante trasformazione.
Una trasformazione che
la digitalizzazione sta accelerando
sempre più. Nascono nuove figure
professionali e scompaiono altri settori
lavorativi. Le carriere hanno pertanto
un andamento che spesso non è
lineare. Per i lavoratori, questo comporta
delle opportunità, ma anche dei
rischi. Presso la Posta Svizzera le cose
non vanno tanto diversamente. «Dato
che in futuro determinati settori sono
destinati a scomparire, alcuni posti di
lavoro sono in pericolo», afferma Matteo
Antonini, responsabile del settore
Logistica di syndicom. Insieme alla
Posta, syndicom ha sviluppato il programma
«Fit im Beruf» (Pronti per il
mondo del lavoro), che stimola i dipendenti
della Posta a confrontarsi
per tempo con la propria situazione
professionale e a organizzare al meglio
i passi per affrontare le sfide future.
E mantenere così la competitività
sul mercato del lavoro.
Ambasciatori del futuro
Molti dipendenti si sono finora occupati
troppo poco del loro sviluppo professionale,
afferma Antonini. «La maggioranza
vuole mantenere in primo
luogo il proprio posto di lavoro attuale».
Anche per questo motivo i cambiamenti
nel mercato del lavoro sono causa
di stress per molti dipendenti della
Posta. «Abbiamo considerato in che
modo poter incoraggiare i lavoratori a
riflettere senza stress e senza timori
sul loro sviluppo professionale», spiega
Antonini. La soluzione: non sono i
superiori che ti vengono a dire: «Devi
fare qualcosa», bensì i colleghi. In una
prima fase hanno partecipato al programma
«Fit im Beruf» collaboratori
esperti di diversi team. Nel Centro carriera
della Posta essi hanno analizzato
la loro situazione in maniera approfondita.
Complessivamente, ora
circolano 250 ambasciatori del futuro
che trasmettono le proprie conoscenze
ed esperienze ai loro colleghi motivandoli
a chiedersi se sono pronti per
il loro futuro professionale. Le offerte
del programma sono gratuite e a disposizione
di tutti.
Ai blocchi di partenza, per essere competitivi sul
mercato del lavoro del futuro. (© La Posta)
Non solo prevenzione
Il progetto delle parti sociali «Fit im
Beruf» è nato durante le trattative per
il nuovo CCL che è entrato in vigore
all’inizio dell’anno. syndicom aveva richiesto
non solo indennità ben definite
nel caso di licenziamenti, bensì anche
misure che impediscano in modo
proattivo che le persone debbano
ricorrere a un piano sociale. Ma «Fit im
Beruf» non funziona solo come prevenzione
delle crisi. L’offerta dà ai partecipanti
anche la libertà di crearsi in
modo autonomo il proprio futuro professionale.
Affinché il cambiamento
diventi un’opportunità.
Basil Weingartner
Il programma Pronti per il mondo del lavoro
syndicom.ch/dQqsW
Matrimonio per tutti,
sì lo voglio!
Patrizia Mordini è membro del Comitato Direttivo
e responsabile per le pari opportunità
Il 26 settembre saremo chiamati a votare
a favore del «matrimonio per tutti».
Finalmente le coppie dello stesso
sesso potranno ottenere gli stessi diritti
delle coppie eterosessuali. Oggi ci
sono differenze giuridiche, sebbene la
Costituzione dichiari chiaramente che
in Svizzera ogni persona è uguale davanti
alla legge e garantisca il diritto al
matrimonio. Pertanto, il matrimonio
dovrà essere finalmente aperto anche
alle coppie omosessuali, come avviene
già da tempo in altri paesi. In Europa,
16 Stati hanno introdotto il matrimonio
per tutti e, fuori dall’Europa, altri
12 paesi.
Ulteriori diritti riguardano l’adozione
di bambini, l’accesso alla medicina riproduttiva
e la naturalizzazione. Le
coppie di donne sposate potranno anche
avere accesso alla donazione di
sperma. I figli che crescono presso
coppie dello stesso sesso e le famiglie
arcobaleno sono oggi una realtà. La
legge non nuoce a nessuno, bensì consente
finalmente di eliminare l’attuale
disparità di trattamento per le coppie
omosessuali.
La controparte ha lanciato il referendum
e svolge una campagna contro il
matrimonio per tutti usando false argomentazioni.
È pertanto importante
conoscere i fatti e informarsi bene, ad
esempio sul sito www.matrimoniopertutti.ch
L’Unione sindacale svizzera e syndicom
approvano questi adeguamenti
legislativi attesi da tempo – finalmente
uguaglianza per tutti!
22
Politica
Unione Europea,
due pesi e due misure
Proprio mentre si dota di una direttiva per tutelare i lavoratori
all’interno dei suoi confini, l’Unione Europea pretende che
la parità di trattamento non valga invece per i lavoratori
distaccati in Svizzera. Questo è stato – anche – uno dei motivi
che hanno portato all’interruzione dei negoziati per l’accordo
quadro Svizzera-Ue.
Ne abbiamo parlato con Luca Visentini, segretario generale
della Confederazione europea dei sindacati (CES).
Testo: Federico Franchini
Foto: ETUC/CES
I sindacati si sono
trovati di fronte
a un ricatto per far
cadere le misure di
accompagnamento
Dal suo osservatorio europeo è stato
sorpreso dalla rottura dei negoziati
da parte elvetica?
Ammetto che un po’ di sorpresa c’è
stata. Non pensavo che la Svizzera
fosse così ferma nel mantenere una
posizione, quella d’interrompere il
negoziato, che considero corretta.
Una sorpresa positiva, quindi?
Sì. È stata messa fine a un negoziato
impostato in maniera sbagliata. Perché
non ho mai percepito nessuna
reale volontà da parte dell’Ue ad
aprire su alcuni punti critici, in particolare
quello sulle condizioni dei
lavoratori e delle misure d’accompagnamento.
Per questo temevo che il
Governo svizzero avrebbe accettato
questa pressione terribile che veniva
dall’Ue.
Quale è stato il ruolo del movimento
sindacale svizzero?
Non c’è dubbio che la decisione finale
del Consiglio federale sia scaturita
anche a seguito della ferma
posizione dei sindacati che, anche
con il nostro aiuto, si sono mobilitati
in maniera eccezionale per evitare
che si prendessero decisioni che sarebbero
state molto nefaste per i lavoratori.
La CES ha più volte sostenuto la posizione
intransigente dei sindacati
svizzeri sulla questione della protezione
dei salari. Perché, dal mondo
sindacale europeo era importante
questo sostegno ai colleghi elvetici?
Poiché noi riteniamo che le misure
d’accompagnamento che esistono
in Svizzera sono molto positive. Esse
difendono gli interessi dei lavoratori,
le condizioni di lavoro, salariali e
di protezione sociale e soprattutto
realizzano la parità di trattamento
tra i lavoratori in Svizzera e i lavoratori
europei che vanno a lavorare in
Svizzera. Per noi la difesa di queste
misure d’accompagnamento è stata
una sorta di battaglia simbolica per
poter riaffermare la necessità di avere
sempre e comunque parità di
trattamento e condizioni giuste di
lavoro e di protezione sociale.
Se la Svizzera non ha certo brillato
durante queste trattative (si veda la
concessione fatta da Ignazio Cassis
di mettere sul tavolo negoziale le
misure d’accompagnamento), come
valuta l’operato dell’Europa?
Siamo stati molto infastiditi dall’atteggiamento
contraddittorio e schizofrenico
dell’Ue. Un modo di fare
che non abbiamo potuto accettare.
L’Ue ha realizzato al suo interno la
revisione della direttiva sul lavoro
distaccato il cui elemento centrale è
proprio quello di affermare la parità
di trattamento salariale ed eliminare
così i fenomeni di dumping e di
concorrenza sleale al ribasso a danno
di lavoratori distaccati all’inter-
«Speriamo che dopo un po’ di riflessione si possa tornare al tavolo il prima
possibile con proposte diverse e con la capacità di far ripartire un negoziato
sulla base di premesse più positive. Nel frattempo, è assolutamente necessario
rispettare le norme che esistevano già prima»
23
no dell’Ue. Per questo trovo paradossale
che in un momento in cui
l’Europa ha applicato il principio
della parità di trattamento al suo interno,
pretende ora che questo principio
sia cancellato nell’ambito
dell’accordo con la Svizzera.
C’è ancora lo spauracchio dell’idraulico
polacco all’interno dell’Ue?
La situazione è sicuramente migliorata,
proprio grazie a questa direttiva
e anche alla creazione dell’Autorità
europea del lavoro che aiuta
molto a monitorare e a sanzionare
le violazioni. La concorrenza sleale
tra lavoratori non esiste più. Ciò
non significa che sia tutto perfetto:
ci sono ancora molte violazioni, soprattutto
in alcuni settori come
quello dei trasporti, e resta ancora
da concretizzare la parità in termini
di sicurezza sociale.
Come si spiega questo atteggiamento
contraddittorio da parte dell’Ue?
Queste contraddizioni sono dovute
al fatto che i soggetti all’interno
dell’Ue che hanno negoziato le direttive
sul lavoro distaccato e quelli
che hanno negoziato l’accordo con
la Svizzera sono soggetti diversi. Un
dossier è stato affrontato dalla divisione
occupazione e affari sociali, la
quale è molto più attenta alla tutela
dei diritti dei lavoratori. D’altra parte,
il ruolo della Direzione generale
del commercio (DG Trade) nella negoziazione
dell’accordo con la Svizzera
è stato molto negativo.
Quale è stata l’influenza del padronato
europeo sulla DG Trade?
Il mondo delle imprese ha giocato
un ruolo molto importante e assai
negativo. Ci sono state delle pressioni
fortissime da parte delle organizzazioni
imprenditoriali. Queste ultime
non hanno mai digerito la
revisione della direttiva distacchi e
La concorrenza
sleale tra lavoratori
non esiste più, ma
non tutto è perfetto
hanno tentato in tutti i modi di bloccarla.
Per fortuna non ci sono riusciti.
Hanno così voluto vendicarsi di
questa sconfitta pretendendo di potere
fare dumping salariale e sociale
almeno con la Svizzera. Inoltre, questo
tipo di negoziati avviene nelle segrete
stanze: non c’è un vero processo
di controllo democratico e tutto
viene fatto a livello di funzionari. In
questo caso quelli della DG Trade,
che sono sempre sotto l’influenza
degli imprenditori perché tendono a
tutelare gli interessi commerciali
delle imprese più di altre cose.
La rottura delle trattative per l’accordo
quadro ha però anche impedito
di estendere alcuni diritti che
avrebbero avvantaggiato i lavoratori
migranti (europei) in Svizzera. Penso
alla questione della cittadinanza
europea, uno dei punti del negoziato
tanto osteggiato dalla destra. I
sindacati non avrebbero potuto fare
qualche compromesso in più a favore
di un accordo sociale?
Abbiamo seguito i negoziati da vicino
e quello che posso dire è che i sindacati
svizzeri hanno dato prova di
grande disponibilità nell’interpretare
la modalità delle misure d’accompagnamento
per cercare di ridurre
per quanto possibile i pesi burocratici
alle imprese. Il problema è che si
sono trovati di fronte a un ricatto: in
cambio di belle misure come la cittadinanza
europea avrebbero dovuto
fare cadere le misure d’accompagnamento.
Senza contare le vendette
commerciali già ventilate. I sindacati
sono stati molto aperti, ma hanno
avuto di fronte una controparte chiusa
e con atteggiamenti ricattatori.
In questo momento di impasse, come
può contribuire il movimento sindacale
a riavvicinare Ue e Svizzera?
Ci teniamo costantemente in contatto
con i colleghi svizzeri e continuiamo
a fare pressione sulla Commissione
europea perché rivalutino
il dossier in maniera più aperta e
progressista. Stiamo ad esempio
cercando di far pressione sulla DG
Occupazione perché assuma un ruolo
più attivo e più rilevante in questa
discussione. Occorre infatti controbilanciare
l’approccio super-neoliberista
che viene portato avanti dalla
DG Trade.
Ue, debole coi
forti e viceversa
“Accordo storico”. “Risultato straordinario”.
La Commissione Europea
ha usato toni trionfalistici per
annunciare la tassa globale. All’ultimo
G20 di Venezia, le potenze mondiali
hanno stabilito che le grandi
aziende pagheranno una tassa minima
del 15% e dovranno versare le imposte
nei paesi dove vendono prodotti
e servizi. I giganti del digitale
(GAFAM, ovvero Google, Amazon,
Facebook, Apple e Microsoft) non
potranno più avere sede in Irlanda o
Lussemburgo, che hanno offerto
loro tassazioni di favore.
Un duro colpo al dumping fiscale,
quindi? Non sembra. Anche perché
questa tassa – minima – verrebbe
applicata soltanto alle aziende
con fatturato superiore a 20 miliardi
di euro e redditività superiore al 10%:
clausole che potrebbero escludere
addirittura Amazon! L’accordo storico
si sta sgonfiando, anche nella
tempistica: il piano di attuazione è
stato rimandato a ottobre. L’Unione
Europea non ha avuto la forza (e il
coraggio) di aumentare l’aliquota
minima almeno al 25%, come chiedevano
l’Oxfam e la Commissione
Indipendente per la Riforma della
Tassazione Internazionale delle Imprese
(Icrict) dell’ONU. E pensare
che, fino agli Anni Ottanta, quasi
metà del reddito delle grandi aziende
statunitensi se ne andava in tasse.
Le politiche neoliberali, secondo cui
combattere la crescita delle aziende
avrebbe indebolito l’economia, hanno
fatto il resto. Come dice lo scrittore
e attivista Cory Doctorow, “se
smetti di rafforzare le norme antitrust,
poi non puoi sorprenderti che
si creino i monopoli: è come spargere
zucchero sul pavimento e stupirsi
che si riempia di formiche”. Che
sono diventate sempre più grasse.
Come denuncia un rapporto di Pro-
Publica, le persone più ricche del
mondo pagano tasse irrisorie: Bezos
di Amazon l’1%, Elon Mask di Tesla
il 3%. Aliquote ridicole. Se all’imposta
sul reddito si sommano i contributi
sociali, nei paesi del G7 i lavoratori
arrivano a pagare il 20-30% e
spesso il 40%. Altro che il 15% concesso
ai GAFAM. (Giovanni Valerio)
Comunicato stampa del Consiglio Federale
syndicom.ch/75nHS
Il rapporto di ProPublica
syndicom.ch/ALhHp
24 Politica
Stop all’abolizione
della tassa di bollo
REFERENDUM
Nonostante le votazioni popolari perse, il
consigliere federale Ueli Maurer fa un nuovo
tentativo per favorire i ricchi e la piazza
finanziaria. Ora ci prova con l’abolizione della
tassa di bollo, una vecchissima rivendicazione
di banche e assicurazioni.
Testo: Daniel Lampart, capoeconomista USS
Finora tutti i tenta tivi in Parlamento hanno potuto essere
respinti, anche perché il progetto comporta perdite fiscali
nell’ordine di 2-3 miliardi di franchi. Il Parlamento
e il consigliere federale Maurer puntano ora su una tattica
volta a essere la meno trasparente possibile: hanno
suddiviso l’abolizione in diverse tappe nella speranza
che le singole fasi passino inosservate. L’USS ha però
avviato il referendum contro la prima tappa.
Fumo negli occhi
La prima tappa comprende l’abolizione della tassa
d’emissione sulle azioni e sul capitale proprio generando
così perdite per 200–250 milioni di franchi. La seconda
parte comprende l’abolizione della tassa di negoziazione
sulle obbligazioni e la soppressione dell’imposta preventiva
sugli interessi obbligazionari. Qui la Confederazione
calcola perdite per 200 milioni di franchi mentre l’USS
ne stima oltre 500. In una terza fase si intendono sopprimere
le altre tasse di negoziazione nonché la tassa di
bollo sulle assicurazioni generando così un buco di ulteriori
2 miliardi di franchi.
NO
ALLA FREGATURA
DELLA TASSA DI
BOLLO
Una sorta di imposta sostitutiva
Questo programma di riduzione delle tasse serve solo
alla piazza finanziaria, ai ricchi e a chi percepisce redditi
elevati. Poiché sono soprattutto le famiglie con un patrimonio
di diversi milioni di franchi a possedere comunque
grandi partecipazioni azionarie e altri titoli. I 50mila
contribuenti più ricchi della Svizzera possiedono circa
tre quarti di tutte le azioni in possesso alle famiglie svizzere.
Il valore dei titoli è nettamente superiore al loro
conto in banca. Lo dimostrano alcuni studi sulle tasse
patrimoniali condotti in diversi Cantoni. La tassa di
bollo sostituisce oggi in parte la mancante imposta sugli
utili da capitale. Se viene abolita, vengono privilegiati i
possessori di titoli. E se viene abolita l’imposta preventiva
sui rendimenti obbligazionari, gli investitori abbienti
potranno sottrarsi all’obbligo fiscale grazie al segreto
bancario. I lavoratori dovrebbero invece continuare a pagare
l’imposta preventiva sui loro conti correnti bancari.
Abolendo la tassa di bollo verrebbe privilegiato anche il
settore finanziario. Molte prestazioni di banche e assicurazioni
non sono soggette all’imposta sul valore aggiunto.
La tassa di bollo serve oggi come una specie di imposta
sostitutiva.
Perdite fiscali sottostimate
Come già avvenuto nelle precedenti riforme fiscali, la
Confederazione sottostima le perdite fiscali. Lo scorso
anno, la tassa di bollo da sola ha apportato alla Confederazione
2,42 miliardi di franchi che verrebbero meno in
caso di una totale abolizione. Nel caso dell’imposta preventiva
sulle obbligazioni vi si aggiungono perdite
nell’ordine di diverse centinaia di milioni di franchi.
Inoltre: l’abolizione della tassa sulle emissioni potrebbe
comportare perdite anche presso i Cantoni e i Comuni.
A causa della tassa sulle emissioni, le aziende dichiarano,
ad esempio al momento della fondazione, un valore
basso per gli investimenti materiali. Di conseguenza possono
ammortizzare di meno e pagano un po’ più di imposte
sugli utili. Senza la tassa sulle emissioni, per le
aziende diventa più allettante sovrastimare il valore degli
investimenti materiali con conseguenti ammortamenti
più elevati e pertanto imposte sugli utili più basse.
FIRMI IL REFERENDUM!
Riduzioni da troppo tempo
Già dalla metà degli Anni Novanta le tasse per chi guadagnava
bene e per i benestanti sono state ridotte in diverse
fasi. I Cantoni hanno ridotto fortemente le imposte
sul reddito. In molti Cantoni le tasse patrimoniali per
milionari sono state addirittura dimezzate. Nella Svizzera
centrale le aliquote si attestano oggi nel frattempo
all’1–2 per mille. La riforma dell’imposizione delle imprese
II ha ridotto le imposte per il capitale di ulteriori
1,5–2,2 miliardi di franchi all’anno. Gli oneri per i cittadini
normoreddito sono invece aumentati, soprattutto a
causa dell’aumento dei premi delle casse malati. Un’abolizione
della tassa di bollo favorirebbe ulteriormente i
ricchi.
Firma il referendum su
fregatura-no.ch
Diritto e diritti
25
Dal 1° marzo 2021 ho un nuovo impiego.
Ho appena ricevuto il corrispettivo certificato
della cassa pensioni e ho scoperto
che l’attuale cassa pensioni presenta
una sottocopertura e che, come
lavoratrice, devo compensarla versando
dei contributi più elevati. Posso fare
qualcosa? In fondo si tratta dei miei
soldi e devo pur pagare i contributi.
Inoltre la rendita AVS non è sufficiente
per coprire i costi della vita. Questo
probabilmente non cambierà neppure
con l’imminente revisione.
Risponde il servizio giuridico di syndicom
Sostanzialmente no. Ma in caso di sottocopertura il datore di
lavoro non ha normalmente alcun interesse a restare in questa
cassa pensioni, poiché deve pagare almeno la metà dei contributi
più elevati. Se il datore di lavoro decide di cambiare cassa,
potrà farlo soltanto con il consenso del personale o di una
rappresentanza dei lavoratori (art. 11 cpv. 3bis legge sulla
previdenza professionale e art. 10 legge sulla partecipazione).
In ogni caso, la scelta della cassa pensioni spetta al datore di
lavoro.
Com’è possibile che una cassa pensioni
presenti una sottocopertura? Non
esistono delle disposizioni o un’autorità
di vigilanza che prevengano investimenti
sbagliati del grande capitale che
hanno a disposizione?
Sto riflettendo se mettermi in proprio.
Posso, in qualità di persona singola,
aderire a una cassa pensioni e come
devo procedere?
Certo, ci sono le autorità di vigilanza cantonali nonché disposizioni
giuridiche su come le casse pensioni possono investire
il denaro. Si punta a strategie d’investimento sicure. Solo una
piccola parte può essere investita in investimenti più rischiosi.
Ma le disposizioni sono vincolanti solo per la parte obbligatoria
e non per quella sovraobbligatoria. Inoltre, i lavoratori
hanno un diritto di partecipazione alle strategie d’investimento.
Conformemente alla legge sulla previdenza professionale,
lavoratori e datori di lavoro eleggono quindi uno stesso
numero di rappresentanti per l’organo supremo della cassa
pensioni. Quest’ultimo stabilisce gli obiettivi e i principi della
gestione patrimoniale nonché dell’attuazione e del monitoraggio
del processo d’investimento.
Sì, a seconda del settore in cui operi, puoi aderire a una cassa
pensioni collettiva della tua associazione di categoria. Oppure
puoi assicurarti come persona singola presso la Fondazione
istituto collettore LPP. Ci sono però anche casse pensioni che
offrono soluzioni previdenziali destinate appositamente ai
lavoratori indipendenti (ad es. la cassa pensioni freelance per
i membri di syndicom). Altrimenti puoi informarti presso
l’autorità di vigilanza cantonale su quali casse pensioni assicurano
i lavoratori indipendenti e chiedere un preventivo.
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26 Rubriche
Idee
Si riparte in presenza
Il primo semestre dei corsi Helias di
quest’anno è stato singolare (e speriamo
unico), a causa delle restrizioni
legate alla situazione sanitaria.
Ciò nonostante, il bilancio è positivo,
secondo la coordinatrice Linda
Eidenbenz: «Diversi corsi sono stati
confermati e si sono potuti svolgere
online. L’arrivo della bella stagione
e l’allentamento delle restrizioni
hanno permesso di organizzare l’ultimo
corso del semestre in presenza.
Molti sono sempre disponibili su
richiesta: la lista aggiornata si può
consultare sul sito di Helias. Una
volta raggiunto il numero minimo
di soli 4 iscritti, si può concordare
con il docente la data e l’impostazione
del corso, che in alcuni casi, a seconda
degli argomenti, si può seguire
anche da casa su una piattaforma
online». A settembre, condizioni sanitarie
permettendo, si ripartirà con
le lezioni in presenza. In particolare,
con un super-corso come «Social
media: dalla A alla Z» (di cui abbiamo
parlato sullo scorso numero), sei
lezioni per muoversi con successo
sulle diverse piattaforme online.
A seguire, ai primi di ottobre, torna
l’esperta di proprietà intellettuale
Barbara Solari a trattare di copyright.
Ad affiancarla, per scoprire la
nuova legge europea per la gestione
dei dati dei clienti (GDPR), ci sarà
Andrea Tedeschi. Infine, dall’11 ottobre
l’esperto di marketing Stefano
Bosia spiegherà come trasformare
il reclamo in vantaggio (e un cliente
da insoddisfatto a fedele). Un corso
adatto a tutti quelli che lavorano a
contatto con la clientela, dagli indipendenti
al centralino. Attraverso
tecniche di ascolto attivo e di comunicazione
verbale e non, si impara a
gestire al meglio il reclamo, in un
periodo in cui il passaparola (nella
vita vera e in rete) è sempre più importante.
Giovanni Valerio
Conquiste sociali a venire
© Mario Comensoli
Prime pagine di giornali (apparsi,
tra gli altri, su «Lotta Sindacale»),
manifesti e locandine che illustrano
le scuole serali, i pre-apprendistati e
il lavoro sindacale svizzero tra gli
anni ’70 e ’90: sono alcuni dei numerosi
lavori di Mario Comensoli
esposti alla Casa del Popolo di Bellinzona.
L’artista ticinese noto per
«lavoratori in blu» (scomparso nel
1993) viene qui ricordato con una
trentina di fogli rivolti a individui e
collettività e che illustrano le diverse
componenti sociali e biografiche
della Svizzera – emigranti, emarginati,
lavoratori e lavoratrici, giovani
– i cui percorsi personali e professionali
si intrecciano e, in nome della
solidarietà, si legano tra loro.
Come legate, in una stretta di mano,
sono le tre giovani figure che appaiono
nel manifesto SPE – Scuola
professionale emigrati – del 1987:
due ragazzi e una ragazza, con un
portamento sicuro, quasi proiettati,
senza disperazione, in un futuro di
cui vogliono essere protagonisti. E il
cui protagonismo non è da temersi.
Difficile, infatti, non sentirsi spinti
a socializzare con questi giovani,
che abbozzano sorrisi, hanno bocche
belle e carnose e aspetti curati,
anche quando – come la donna vestita
di blu con la divisa di chi lavora
in fabbrica illustrata sulla pagina di
Flel nel l’aprile del 1971 – con un microfono
in mano alzano il pugno per
i diritti del lavoro, oppure se ne
stanno seduti, quasi accovacciati,
vulnerabili, vestiti con panni scuri e
troppo larghi, lo sguardo assorto.
Non c’è mai spazio, nelle figure di
Comensoli, per meschinità, commiserazione
o compatimento, perché a
essere cantata è l’epica dei lavoratori
e delle lavoratrici, delle loro conquiste
sociali presenti e a venire.
Valeria Camia
Opinioni da ascoltare
© Chris Lynch/Unsplash
L’anno del contagio ha rappresentato
un incredibile acceleratore di
processi digitali che erano già in
corso da tempo. Il telelavoro, la
scuola a distanza, il commercio
online sono entrati prepotentemente
(e forzatamente) nelle nostre vite.
Ed è stato così anche per i podcast,
i file audio (ma anche video) che si
possono ascoltare quando si vuole e
che permettono a tutti di esprimersi
e di raggiungere anche un pubblico
ampio. Il 2020 ha visto l’esplosione
del fenomeno: nel mondo sono nati
più di 900mila nuovi podcast, quasi
il triplo dell’anno precedente, secondo
i dati di Chartable. Molti non
dureranno più di qualche episodio,
anche se si stima che almeno il 25%
supera la soglia dei dieci episodi. In
Svizzera ne sono sorti 500, che sono
andati ad aggiungersi al migliaio già
esistenti, occupandosi di argomenti
di tutti i tipi, dallo sport alla sessualità,
anche se dominano sempre
quelli culturali ed educativi. In Ticino,
attivissimo è il podcast di Amalia
Mirante, docente di economia
alla Supsi, che ogni settimana propone
brevi commenti all’attualità
economica e politica, oltre a brevi
«pillole» di economia. Nato da poco,
ma molto presente, è il blog «Naufraghi»,
creato per «affrontare il
mare aperto, anche agitato, anche
minaccioso di questi tempi, ma che
ci impegni in una sopravvivenza più
cosciente, più ragionata, più motivata.
E più sociale. Sì, sociale. Collettiva».
Forti della loro esperienza nella
Rsi, spesso i collaboratori di «Naufraghi»
propongono interviste e
commenti video su YouTube, che si
prestano da ascoltare come podcast
(anche perché l’elemento video non
è ancora particolarmente curato).
Una voce controcorrente in un panorama
mediatico che purtroppo si
sta sempre più uniformando.
Giovanni Valerio
Informazioni aggiornate sui corsi Helias
al sito www.helias.ch
«Comensoli e la solidarietà sindacale» in
mostra alla Casa del Popolo, Bellinzona
economiaconamalia.com
naufraghi.ch
1000 parole
La matita di Ruedi Widmer
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28 Eventi Sciopero delle donne 2021, comunque in piazza / Striscioni contro un salario
da miseria alla Posta / Giù le mani dalle pensioni delle donne, ci si prepara
alla manifestazione nazionale del 18 settembre
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1-4. A Berna, Zurigo, Losanna o Bellinzona, il 14 giugno syndicom ha ricordato che ogni giorno, a partire dalle 15.19 le donne lavorano gratis.
Due anni dopo lo storico Sciopero delle donne, ci sono stati ben pochi progressi nella parità salariale. Ma noi non molleremo. (© Marc Wegmüller)
5-6 . Accompagnata dai rappresentanti sindacali, una delegazione di dipendenti di Epsilon, azienda di proprietà della Posta, ha recentemente protestato
contro il nuovo sistema salariale che prevede un salario orario di soli 17.44 franchi. All’inizio di luglio, la Posta ha infine comunicato l’intenzione di
liquidare Epsilon per integrarla nelle sue filiali per il recapito, Presto e Direct Mail Company (DMC). (© syndicom)
7-8 . Altri 80 anni di disuguaglianza tra le pensioni di donne e uomini? Non se ne parla! A inizio giugno, i sindacati e i loro rappresentanti hanno indetto
una conferenza stampa per ricordare tutti i passi che devono essere fatti per raggiungere l’uguaglianza pensionistica tra donne e uomini. (© syndicom)
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Un lavoro,
una vita
Credo nelle battaglie per la giustizia»
Nata in Italia, in provincia di Bari,
Angela Parisi ha vissuto in Svizzera
dapprima a San Gallo (con il suo ex
marito) e in Ticino dal 2008. Ha lavorato
in una fabbrica di cioccolata, come
donna delle pulizie, portinaia, insegnante
di italiano alla scuola Migros e
in altre scuole private. È stata impiegata
della CNA (Confederazione Nazionale
dell’Artigianato) e ha fondato una
cooperativa di servizi. In Italia, con la
sorella, per 4 anni ha anche gestito
una vineria a Senigallia. Madre di 4 figli,
dal marzo 2009 lavora alla Posta.
Si è subito iscritta a syndicom e ora è
presidente della Commissione del
Personale e membro del Comitato
centrale.
Testo: Giovanni Valerio
Foto: Sandro Mahler
L’unione fa la forza
non è soltanto un
proverbio, ma la realtà
Le ingiustizie mi danno fastidio. Da
sempre. Da quando ero ragazzina.
All’ultimo anno di liceo, sono stata
espulsa dopo aver organizzato uno
sciopero e ho pure rischiato di
non essere ammessa all’esame di
maturità.
Sempre da studentessa, un’estate
ho lavorato in un piccolo laboratorio
tessile. Ce ne sono ancora oggi in
Puglia, fanno le finiture dei prodotti
delle grandi marche: ad esempio,
attaccano i bottoni o le cerniere. Le
condizioni di lavoro erano incredibili.
Queste donne, anche molto giovani,
stavano tutto il giorno sedute,
senza neppure alzare la testa, in vecchi
capannoni. D’estate, il caldo era
insopportabile: ricordo che una ragazza
aveva tutto un lato ustionato
dal sole. Dicevo loro di protestare:
se vi ribellate tutte, si potrà ottenere
qualcosa. Ma per me era più facile,
dato che dopo qualche settimana
sarei tornata a studiare. Per loro era
lavoro e avevano paura di perderlo.
Risultato? Il padrone mi ha cacciata.
E ha pure detto a mio padre che non
voleva una «anarchica e rivoluzionaria»
come me!
In fondo, sono una romantica:
credo nelle battaglie per la giustizia.
Penso di averlo ereditato da mia
mamma: «mattarella vinciguerra», la
chiamavano, per il suo carattere forte.
Dopo la morte di mio padre, ha
cresciuto me e mia sorella più giovane
di sei anni. Per dare una mano in
casa ho dovuto lasciare l’università,
dove studiavo giurisprudenza, per lavorare
a tempo pieno. Ho fatto tanti
lavori ma non ho mai avuto paura di
dire ciò che penso per difendere i
miei diritti e, di riflesso, quelli delle
mie colleghe e dei miei colleghi.
E spesso ne pago le conseguenze.
Ed è così anche alla Posta.
Mi piace fare la postina. Ho lavorato
anche allo sportello, ma preferisco
stare fuori. Anche se i tempi sono
sempre più stretti, c’è comunque un
lato umano nel contatto con le persone.
Per la consegna dei pacchi, il Covid
ha soltanto amplificato problemi
che c’erano già prima: mancanza di
personale, carichi di lavoro e talvolta
difficoltà di gestione da parte dei
team leader. Anche nei briefing quotidiani
e nelle riunioni di team, nei
quali di solito si ascolta soltanto, invece
io parlo e dico cosa non funziona,
come ad esempio le dimensioni
e i pesi dei pacchi, che negli ultimi
tempi sono aumentati, talvolta ai
limiti della legalità.
Però non è facile coinvolgere le
colleghe e i colleghi. Come le ragazze
del laboratorio tessile di quando ero
ragazzina: c’è paura. Paura di esporsi,
di perdere il posto, di essere trasferite.
Alla fine, qualcuno mi fa i
complimenti e mi dice: anch’io la
pensavo così! Ma non ho bisogno di
questo riconoscimento, ma che combattano
al mio fianco, che mi appoggino:
solo insieme possiamo vincere!
L’unione fa la forza non è solo un
proverbio, ma la realtà!
syndicom.ch/it/chisiamo/comitato-centrale
Impressum
Redazione: Robin Moret, Giovanni Valerio
Tel. 058 817 18 18, redazione@syndicom.ch
Traduzioni: Alleva Translations, Alexandrine Bieri
Correzione bozze: Petra Demarchi
Illustrazioni: Katja Leudolph
Foto senza copyright: © zVg
Layout e stampa: Stämpfli SA, Wölflistrasse 1, Berna
Stampato in Svizzera con contratto collettivo (CCL)
Notifica cambi di indirizzo: syndicom, Adressverwaltung,
Monbijoustrasse 33, CP, 3001 Berna
Tel. 058 817 18 18, Fax 058 817 18 17
Inserzioni: priska.zuercher@syndicom.ch
Abbonamenti: info@syndicom.ch
Gratis per i soci. Per gli altri: Fr. 50.– (estero: 70.–)
Editore: syndicom – sindacato dei media e della
comunicazione, Monbijoustrasse 33, CP, 3001 Berna
La rivista syndicom esce sei volte l’anno.
Il prossimo numero uscirà l’8 ottobre 2021
Chiusura redazionale: 30 agosto 2021
I termini riportati al maschile, laddove ambivalenti,
sottintendono sempre anche il genere femminile.
31
Il cruciverba di syndicom
In palio un buono Coop del valore di
40 franchi. La soluzione sarà pubblicata
sul prossimo numero insieme al nome
del vincitore.
Non è previsto alcuno scambio di corrispondenza
sul concorso. Sono escluse
le vie legali. Inviare la soluzione entro
il 30 agosto a syndicom, via Genzana 2,
6900 Massagno oppure per mail a:
info@syndicom.ch.
La soluzione del cruciverba dello scorso
numero è GENERAZIONE Z. La vincitrice è
Augusta Flora di Sonvico, alla quale va il
premio di un lingotto d’argento offerto
da Banca CLER. Congratulazioni!
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cts al litro
+41 (0)58 817 18 18 - info@syndicom.ch
32 Inter-attivi
syndicom social
Organizzazione internazionale del lavoro
@ilo19.7.2021
In tutto il mondo, tra il 2019 e il 2020 il tasso
di occupazione femminile è diminuito del 4,2%,
pari a una perdita di 54 milioni di posti di lavoro,
mentre quello maschile è diminuito del 3%,
ovvero 60 milioni. Un nuovo dossier dell’OIL
dimostra che questa disparità è destinata a
continuare anche in futuro. twitter.com/ilo
@VPOD_Schweiz11.7.2021
Prossimo#sciopero nel settore sanitario? Le nostre
colleghe e i nostri colleghi di #sspfribourg hanno già
esperienza. Finora il Consiglio di Stato ha sempre
detto no alle richieste del personale specializzato
dell’ospedale HFR, ma ha detto sì a ulteriori colloqui
alla fine di agosto.
#staytuned twitter.com/VPOD_Schweiz
Unia 3.7.2021
450 falegnami hanno oggi protestato a Zurigo.
All’inizio dell’anno è scaduto il contratto collettivo
di lavoro del settore; si profila la minaccia
del dumping salariale e del caos. Una petizione
con 2’435 firme chiede all’associazione padronale
(VSSM) di tornare al tavolo dei negoziati.
Il settore della falegnameria ha bisogno di un
CCL forte ed equo! facebook.com/UniaSchweiz
Solidar @solidar.ch20.7.2021
Furti di salari nelle fabbriche tessili
cambogiane: le scuse delle aziende di
moda non riflettono in alcun modo la
realtà. Dite alle aziende di moda di
rispettare i diritti del lavoro e pagare i
loro lavoratori! syndicom.ch/KEXWL
facebook.com/solidar.ch
Industriegewerkschaft Metall
@igmetall15.7.2021
Un recente studio islandese dimostra che
la settimana da 4 giorni rende i lavoratori
più soddisfatti e produttivi: bit.ly/2Uuy6lQ
Lo pensiamo anche noi: è questo il futuro!
bit.ly/3dXcUf8. facebook.com/igmetall
SEV @verkehrsgewerkschaft26.6.2021
NO alla privatizzazione delle pulizie delle
stazioni! Il CEO delle FFS Vincent Ducrot
ha rifiutato di ricevere personalmente la
nostra petizione, motivo per cui il SEV gli
ha fatto recapitare per posta il pacchetto
con le circa 4’000 firme raccolte,
spedito venerdì 18 giugno da Bellinzona.
facebook.com/verkehrsgewerkschaft
Public Eye @publiceye_ch26.7.2021
VPOD - USS
@vpodschweiz 11.7.2021
Alla fine dell’estate inizierai il tuo #apprendistato
nel servizio pubblico? Oppure vuoi
saperne di più sui tuoi #diritti? Allora ordina
la guida dell’USS «Je défends mes droits»
(difendo i miei diritti). Vi troverai tutte le
risposte alle tue domande. Instagram.ch/
vpodschweiz
P.S. puoi ordinarlo presso syndicom
all’indirizzo info@syndicom.ch
Centinaia di organizzazioni universitarie e della
società civile si oppongono al vertice mondiale
sull’alimentazione guidato dagli interessi delle
multinazionali #UNFSS #FoodSystems4People
#corporatecapt foodsystems4people.org
Friedrich Ebert Stiftung
@fesonline22.7.2021
Il nostro progetto «Trade Unions in Transformation
4.0» ha esaminato il modo in
cui i sindacati di 4 settori si trasformano,
si rinnovano e perseguono nuove strategie
per affrontare il capitalismo del
21° secolo. Qui le migliori pratiche del
settore dei trasporti su furgoncini.
twitter.com/FESonline