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Willey Reveley - Quaderno 17 - ottobre 2021

Paestum per l’architetto Willey Reveley fu una rivelazione, trasformando il suo viaggio di formazione in Italia in un importante occasione di crescita culturale e professionale. Il suo pensiero illuminista, tipico di quel secolo, che lo spinse a sottoporre alla verifica della ragione la realtà rilevata intorno a se, lo portò ad essere il secondo dei soli due britannici a meritare il soprannome di “ateniese”. I suoi tentativi di andare oltre la conoscenza idealizzata dell’architettura greca, ed in particolare sull’evoluzione dell’ordine dorico, prefigurarono le grandi scoperte dei primi anni del XIX secolo dai suoi successori, come l’entasi, l’inclinazione all’interno delle colonne e il leggero incurvamento dello stilobate e della trabeazione.

Paestum per l’architetto Willey Reveley fu una rivelazione, trasformando il suo viaggio di formazione in Italia in un importante occasione di crescita culturale e professionale. Il suo pensiero illuminista, tipico di quel secolo, che lo spinse a sottoporre alla verifica della ragione la realtà rilevata intorno a se, lo portò ad essere il secondo dei soli due britannici a meritare il soprannome di “ateniese”. I suoi tentativi di andare oltre la conoscenza idealizzata dell’architettura greca, ed in particolare sull’evoluzione dell’ordine dorico, prefigurarono le grandi scoperte dei primi anni del XIX secolo dai suoi successori, come l’entasi, l’inclinazione all’interno delle colonne e il leggero incurvamento dello stilobate e della trabeazione.

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<strong>Willey</strong> <strong>Reveley</strong><br />

Un giovane architetto inglese<br />

a Paestum<br />

I Quaderni


<strong>Willey</strong> <strong>Reveley</strong>. Un giovane architetto inglese a Paestum<br />

Costabile Cerone<br />

<strong>Willey</strong> <strong>Reveley</strong>, un architetto inglese nato a Newton<br />

Underwood nel Northumberland, una contea del<br />

nord-est dell'Inghilterra, il 14 marzo <strong>17</strong>60. Formatosi<br />

alla Royal Academy of Arts (RA), un'istituzione<br />

artistica con sede a Burlington House a Londra, fu<br />

allievo di Sir William Chambers, un illustre architetto<br />

e capo del dipartimento di architettura del governo<br />

britannico. Dal <strong>17</strong>81 lavorò per due anni a servizio<br />

del professore come assistente per la costruzione del<br />

Somerset House, un imponente edificio neoclassico<br />

affacciato sul Tamigi ad est di Waterloo Bridge, progettato<br />

dallo stesso Chambers. Dopo aver svolto gli<br />

studi di architettura a Parigi ed un periodo di formazione<br />

di cinque anni in Italia, era sua abitudine suggerire<br />

agli allievi di compiere dei viaggi di studio,<br />

condizione necessaria per completare la formazione<br />

di architetto.<br />

Per questo motivo <strong>Reveley</strong>, dopo qualche delusione<br />

professionale ed incoraggiato dai consigli del suo<br />

maestro, a 24 anni decide di partire per un viaggio in<br />

Italia. Giunto a Roma nel <strong>17</strong>84 conobbe il diplomatico<br />

Sir Thomas Maynard, barone di Hesilrige, che lo<br />

raccomandò come architetto e disegnatore a Sir<br />

Richard Worsley (3), un politico britannico e noto collezionista<br />

di antichità, membro della Society of Antiques<br />

of London e della Royal Society. Worsley, per<br />

riprendersi dalla disastrosa causa di divorzio sostenuta<br />

l'anno precedente, aveva organizzato un viaggio<br />

nel sud Italia, in Grecia e nei paesi del Medio Oriente,<br />

per ricercare antichi oggetti da aggiungere alla sua<br />

collezione d'arte.<br />

Come annotato nel suo diario di viaggio, prima della<br />

partenza assunse <strong>Reveley</strong> come esecutore dei disegni<br />

degli antichi monumenti che avrebbe visitato lungo il<br />

percorso. È probabile che prima della loro partenza<br />

abbia chiesto al giovane architetto alcuni bozzetti per<br />

avere conferma delle sue capacità artistiche per la rappresentazione<br />

di paesaggi e opere architettoniche,<br />

possibilità comprovata da alcune illustrazioni allegate<br />

nel suo catalogo di viaggio riguardanti alcune vedute<br />

di città, tra cui Venezia, Padova, Tivoli e Roma (1-<br />

2), realizzati da <strong>Reveley</strong> prima del loro incontro.<br />

Organizzata la spedizione partirono da Roma il 12<br />

febbraio <strong>17</strong>85, e percorrendo la vecchia via Appia<br />

fino all'ingresso nel Regno di Napoli, giunsero a<br />

Capua e poi a Caserta dove sostarono per esaminare<br />

1<br />

2


il nuovo Palazzo reale progettato dall'architetto<br />

Luigi Vanvitelli, la cui costruzione ebbe inizio il<br />

<strong>17</strong>53. All'epoca erano in corso i lavori per<br />

l'esecuzione di alcune decorazioni ed iniziata la realizzazione<br />

del grande giardino “inglese” voluto dalla<br />

regina Maria Carolina d'Austria, moglie del re Ferdinando<br />

IV.<br />

Ripartiti, deviarono verso est per spingersi fino a<br />

Benevento e visitare l'Arco di Traiano, dove <strong>Reveley</strong><br />

dipinse il suo primo disegno, oggi conservato a Londra<br />

tra la collezione del British Museum ( 4 ). Muovendo<br />

per la strada a oriente del Vesuvio, arrivarono<br />

prima Salerno e dopo proseguendo per la via di Eboli<br />

raggiunsero Paestum alle quattro di pomeriggio del<br />

20 febbraio.<br />

Questa visita rappresentò per il giovane architetto un<br />

avvenimento importante per la sua vita professionale,<br />

un episodio che in seguito gli farà ottenere il<br />

soprannome di “ ateniese”; il primo incontro, da<br />

molto tempo atteso, con le antiche architetture greche,<br />

malgrado l'inaspettata delusione per le condizioni<br />

ambientali del luogo che abbondava “di serpenti,<br />

vipere, zanzare ed altri animali velenosi”, oltre ad<br />

essere abitato da persone poco civili e prepotenti, a<br />

volte anche pericolose per l'assenza di qualsiasi controllo<br />

da parte di agenti di pubblica sicurezza.<br />

Per giunta i due viaggiatori furono anche sfortunati<br />

per le pessime condizioni meteorologiche, tanto che<br />

furono costretti a rimanere al chiuso fino al 25 febbraio;<br />

durante il loro soggiorno le precipitazioni piovose<br />

furono così intense che il Sele straripò le sue<br />

sponde, rendendo impraticabile per più giorni<br />

l'attraversamento del fiume con la piccola imbarcazione<br />

in legno. Riusciti a rientrare a Salerno, proseguirono<br />

il viaggio verso l'adriatico, muovendo per<br />

Brindisi, Lecce e Otranto e scendere in Calabria (5)<br />

ed in Sicilia per imbarcarsi per Creta e raggiungere la<br />

penisola ellenica.<br />

Fig. 1. <strong>Willey</strong> <strong>Reveley</strong> (<strong>17</strong>60 - <strong>17</strong>99)<br />

Rovine a Roma, <strong>17</strong>85<br />

Acquarello, grafite, penna e inchiostro bruno (48,9 x<br />

30,8 cm)<br />

Paul Mellon Collection, Yale Center for British Art<br />

Fig. 2. <strong>Willey</strong> <strong>Reveley</strong> (<strong>17</strong>60 - <strong>17</strong>99)<br />

Rovine di Roma viste attraverso un arco, <strong>17</strong>85<br />

Acquarello, grafite, penna e inchiostro bruno (37,6 x<br />

48,9 cm)<br />

Paul Mellon Collection, Yale Center for British Art<br />

Fig. 3. Joshua Reynolds (<strong>17</strong>23 - <strong>17</strong>92)<br />

Ritratto di Sir Richard Worsley, <strong>17</strong>75-76<br />

Olio su tela (142 x 233 cm)<br />

Collezione privata, Inghilterra<br />

2<br />

3<br />

3


Giunti ad Atene il 9 maggio, continuarono il viaggio<br />

visitando Salamina, Corinto, Sparta, e le isole Cicladi<br />

(Mykonos, Delos, Naxos e Paros), arrivando a<br />

Rodi il 21 luglio per poi proseguire verso l'Egitto. Per<br />

un litigio, di cui non si conosce il motivo, da quel giorno<br />

<strong>Reveley</strong> interrompe bruscamente il suo giornale<br />

di viaggio.<br />

La rottura definitiva avvenne probabilmente a<br />

Costantinopoli nei primi mesi del <strong>17</strong>86; l'architetto a<br />

maggio di quell'anno era ritornato in Italia, sostando<br />

per la seconda volta a Paestum, come provato dalla<br />

data trascritta sul retro del disegno che riproduce il<br />

tempio di Cerere, mentre Worsley continuò il suo<br />

viaggio fino a San Pietroburgo, facendo ritorno ad<br />

aprile <strong>17</strong>87.<br />

A Paestum l'architetto realizzò degli eleganti disegni<br />

con tecnica mista (penna, grafite ed acquerello),<br />

accompagnati da note, osservazioni e misure dei<br />

monumenti, di cui soltanto quattro, su di una serie di<br />

nove vedute dedicate all'antica città e ai sui templi, ci<br />

sono pervenuti.<br />

Tutti i disegni realizzati durante il viaggio attraverso<br />

l'Italia, l'Egitto e la Grecia, che aveva tenuto per se<br />

dopo la separazione con Worsley, erano stati messi in<br />

una vendita a Londra dalla nota Casa d'aste di James<br />

Christie a maggio 1801, acquisiti a seguito<br />

dell'improvvisa morte di <strong>Reveley</strong> avvenuta il 6 luglio<br />

<strong>17</strong>99 nella sua casa di Oxford Street alla giovane età<br />

di 40 anni.<br />

Due dei quattro disegni di Paestum sono compresi in<br />

una raccolta di acquerelli realizzati dall'architetto<br />

conservata al Yale Centre for British Art presso la<br />

Yale University a New Haven, negli Stati Uniti, parte<br />

di un album acquistato nel 1960 da Paul Mellon, un<br />

collezionista d'arte tra i più importanti e raffinati<br />

mecenati del Novecento.<br />

Il primo disegno è una veduta da sud dei tre templi,<br />

con in primo piano l'estremità occidentale del tempio<br />

di Hera I (noto nel XVIII secolo come la “Basilica” in<br />

quanto si credeva fosse un edificio romano), seguito<br />

a breve distanza dal grande tempio di Hera II, che si<br />

pensava fosse dedicato a Nettuno (Poseidone), ed in<br />

lontananza il contorno del piccolo tempio di Atena, a<br />

quel tempo indicato come tempio di Cerere. ( 7)<br />

Della “Basilica”, di cui non aveva nessun dubbio<br />

sull'origine greca del monumento, osservava che<br />

l'architrave non mostrava nessun elemento caratteristico<br />

di una trabeazione di ordine dorico, ed in mancanza<br />

di reperti sparsi sul terreno non poteva essere<br />

certo dell'esistenza di un fregio dotato di gocce e triglifi.<br />

Il secondo disegno, che mostra il tempio di Nettuno<br />

da nord-est ( 6 ), è descritto da <strong>Reveley</strong> come un<br />

disegno “ preso in una camera oscura”, una delle sole<br />

due volte che ha menzionato l'uso di questo dispositi-<br />

4<br />

4


vo. La camera oscura, detta anche camera ottica, è<br />

uno strumento impiegato nel corso del XVIII secolo,<br />

sia per la pittura vedutista che per la restituzione grafica<br />

dei monumenti, costituito da una scatola scura<br />

nella quale i raggi di luce di un oggetto passando<br />

attraverso un piccolo buco o un set di lenti riproducono<br />

l'immagine capovolta dell'oggetto sulla lastra contenuta<br />

al suo interno. Appoggiando un foglio di carta<br />

sulla lastra si possono disegnare i contorni a matita<br />

ottenendo in questo modo una rappresentazione<br />

reale dell'oggetto inquadrato.<br />

Nelle note riferite a questo tempio riporta un'altezza<br />

delle colonne (fusto e capitello) poco più di 29 piedi<br />

(circa 9 metri), misura alquanto precisa considerando<br />

i pochi strumenti di misurazione che avrà avuto a<br />

disposizione, ma di certo rilevata con l'utilizzo di una<br />

lunga scala (forse di sei metri) come mostrato nel<br />

disegno. Per quanto potesse apprezzare l'originaria<br />

finitura del tempio in stucco bianco, ad imitazione<br />

del marmo, come ultima nota scrisse che “questo edificio<br />

era ora di una bella tinta arancione”, riferendosi<br />

al caldo colore del travertino locale, tinta rappresentata<br />

con molta chiarezza in questo suo disegno.<br />

Gli altri due acquerelli superstiti sono conservati al<br />

Victoria e Albert Museum a Londra, uno dei più<br />

importanti musei dedicati alle arti applicate, con<br />

sezioni dedicate alla pittura, scultura e architettura.<br />

Il primo mostra il tempio di Atena da sud-est 8 (il ( )<br />

catalogo dell'autore menziona due diverse vedute di<br />

questo tempio, sud-est e sud-ovest, realizzate per<br />

mostrare il diverso stato di conservazione dei due<br />

frontoni); il secondo, datato maggio <strong>17</strong>86, realizzato<br />

dunque durante la seconda visita di Revely a Paestum,<br />

mostra il lato settentrionale del tempio di Nettuno<br />

(Hera I) con le quattordici grandi colonne viste<br />

in prospetto. Il grande albero raffigurato sul bordo<br />

destro del disegno è stato aggiunto successivamente<br />

(9). Per le notizie sulla storia di Paestum aveva portato<br />

con sé un libro pubblicato a Roma l'anno precedente,<br />

“Rovine della città di Pesto, detta ancora Posidonia”<br />

di Paolo Antonio Paoli, presidente<br />

dell'Accademia Pontificia, basato sulle esplorazioni<br />

di studio condotte nel <strong>17</strong>50 sotto la supervisione del<br />

conte Felice Gazzola, generale dell'esercito del re<br />

Carlo III di Borbone.<br />

Fig. 4. <strong>Willey</strong> <strong>Reveley</strong> (<strong>17</strong>60 - <strong>17</strong>99)<br />

Arco di Traiano, Benevento, febbraio <strong>17</strong>85<br />

Acquarello, penna e inchiostro nero (47,2 x 57,9 cm)<br />

British Museum, Londra<br />

Fig. 5. <strong>Willey</strong> <strong>Reveley</strong> (<strong>17</strong>60 - <strong>17</strong>99)<br />

Veduta di Reggio Calabria, <strong>17</strong>85<br />

Acquarello (54,3 x 30,7 cm)<br />

British Museum, Londra<br />

5<br />

5


La monografia era corredata da una serie di tavole<br />

grafiche di grande pregio eseguite dai migliori artisti<br />

del tempo, tra cui le piante e i prospetti dei tre templi,<br />

una magistrale vista d'insieme e una pianta della città.<br />

Un opera che sicuramente considerava più esatta,<br />

sia per il testo che per i disegni, rispetto all'edizione<br />

londinese di “ Ruin of Paestum” di Thomas Major del<br />

<strong>17</strong>68 (già stampata a Parigi nel <strong>17</strong>64), che <strong>Reveley</strong><br />

aveva avuto modo di consultare allo studio del professore<br />

Chambers, ma che non ha mai menzionato<br />

nei suoi appunti di viaggio.<br />

Pur apprezzando il libro del Paoli, scritto in una elegante<br />

lingua italiana, annotava le dubbie notizie<br />

riportate sulla fondazione della città e i numerosi errori<br />

nella rappresentazione grafica dei monumenti,<br />

inserendo le sue correzioni con piccoli schizzi a margine.<br />

Tra gli studiosi dell'epoca era in atto un'accesa<br />

discussione sull'origine della città, ma per Revely il<br />

problema non era stabilire l'identità greca del luogo,<br />

su cui non aveva nessun dubbio, ma piuttosto la cronologia<br />

di edificazione dei tre templi, eretti chiaramente<br />

in epoche diverse e in ogni caso dopo la fondazione<br />

della città.<br />

Per le sue numerose analisi scientifiche<br />

sull'architettura greca e l'esperienza diretta sugli antichi<br />

monumenti, acquisita durante il lungo viaggio di<br />

studio nel mediterraneo, divenne noto con<br />

l'appellativo di ateniese, “ The Athenian <strong>Reveley</strong>”, il<br />

secondo studioso in Inghilterra, alla fine del XVIII<br />

secolo, ad essere conosciuto con questo soprannome<br />

dopo il più noto James Stuart, pioniere<br />

dell'architettura neoclassica, che dopo la visita ad<br />

Atene nel <strong>17</strong>51-<strong>17</strong>53 aveva pubblicato in più volumi<br />

“ The Antiquities of Athens”, considerato il primo<br />

lavoro accurato sull'architettura greca classica.<br />

Dopo la morte di Stuart nel <strong>17</strong>88, Revely fu scelto<br />

dalla vedova come curatore del terzo volume delle<br />

Antichità di Atene pubblicato a Londra nel <strong>17</strong>94<br />

dall'editore John Nichols (11-12).<br />

6<br />

Fig. 6 . <strong>Willey</strong> <strong>Reveley</strong><br />

Tempio di Nettuno (Hera II), vista da levante<br />

(nord-est), 21-24 febbraio <strong>17</strong>85<br />

Acquerello e inchiostro (47,5 x 28,3 cm)<br />

Paul Mellon Collection, Yale Center for British Art,<br />

Yale University, Stati Uniti<br />

Il disegno è ripreso in camera oscura<br />

6


7


7<br />

Fig. 7. <strong>Willey</strong> <strong>Reveley</strong><br />

“Una vista prospettica dei tre templi di Posidonia o<br />

Paestum", 21 - 24 febbraio <strong>17</strong>85<br />

Acquerello, penna, inchiostro grigio e grafite su carta<br />

vergata (36,5 x 51,9 cm)<br />

Paul Mellon Collection, Yale Center for British Art,<br />

Yale University, Stati Uniti<br />

8


9


8<br />

Fig. 8. <strong>Willey</strong> <strong>Reveley</strong><br />

Tempio di Cerere, vista da sud-est, 21-24 febbraio<br />

<strong>17</strong>85<br />

Acquerello<br />

Victoria and Albert Museum, Londra<br />

10


11


9<br />

Fig. 9. <strong>Willey</strong> <strong>Reveley</strong> (3)<br />

Tempio di Nettuno, vista da nord, maggio <strong>17</strong>86<br />

Acquerello<br />

Victoria and Albert Museum, Londra<br />

12


13


10<br />

Fig. 10. <strong>Willey</strong> <strong>Reveley</strong> (<strong>17</strong>60 - <strong>17</strong>99)<br />

Particolare del disegno del Tempio di Nettuno, vista da<br />

levante, <strong>17</strong>85 (figura 7)<br />

Fig. 11. Copertina di “The Antiquities of Athens”<br />

Le antichità di Atene misurate e delineate da James<br />

Stuart e Nicholas Revett pittori e architetti<br />

vol. III, Londra, John Nichols, <strong>17</strong>94<br />

a cura di <strong>Willey</strong> <strong>Reveley</strong><br />

Fig. 12. Tempio di Efesto (Theseion), Atene<br />

L'elevazione del fronte orientale<br />

Tavola III del volume di “The Antiquities of Athens”,<br />

<strong>17</strong>94<br />

a cura di <strong>Willey</strong> <strong>Reveley</strong><br />

11<br />

14


12<br />

Riferimenti bibliografici:<br />

<strong>Willey</strong> <strong>Reveley</strong> (<strong>17</strong>60 - <strong>17</strong>99), in Oxford Dictionary of National<br />

Biography, Oxford University Press, 2004<br />

<strong>Willey</strong> <strong>Reveley</strong>, Manuscript material for [a] Dictionary of<br />

Architecture, and of a journey through Italy, Greece, Egypt etc,<br />

RIBA, Royal Institute of British Architects<br />

The Architect, A weekly illustrated journal of art, civil<br />

engineering, and builiding, vol. XIX, London, 1878<br />

Samuel Redgrave, A Dictionary of Artists of the English School,<br />

revised ed., London, 1878<br />

Gentleman's Magazine; and Historical Chronicle, London, vol.<br />

1, 1801<br />

Sigrid de Jong, Rediscovering Architecture: Paestum in<br />

Eighteenth-Century Architectural Experience and Theory, Yale<br />

University Press, 2015<br />

Stuart, James, Revett Nicholas, The Antiquities of Athens<br />

measured and delineated by James Stuart F.R.S. and F.S.A. and<br />

Nicholas Revett Painters and Αrchitects, vol. III (edizione<br />

<strong>Willey</strong> <strong>Reveley</strong>), London, John Nichols, <strong>17</strong>94<br />

The <strong>Reveley</strong> drawing, Paul Mellon Collection of Paintings,<br />

catalogue Yale Center for British Art's, New Haven<br />

The <strong>Reveley</strong> drawing, V&A, Victoria and Albert Museum<br />

collection, London<br />

Frank Salmon , The Forgotten Athenian: Drawings by <strong>Willey</strong><br />

<strong>Reveley</strong>, in “Windows on that World”, saggi sull'arte britannica<br />

presentati da Brian Allen, stampato per “The Paul Mellon Centre<br />

for Studies in British Art”, London, 2012<br />

15


Paestum per l'architetto <strong>Willey</strong> <strong>Reveley</strong> fu<br />

una rivelazione, trasformando il suo viaggio<br />

di formazione in Italia in un importante<br />

occasione di crescita culturale e professionale.<br />

Il suo pensiero illuminista, tipico di quel<br />

secolo, che lo spinse a sottoporre alla verifica<br />

della ragione la realtà rilevata intorno a se,<br />

lo portò ad essere il secondo dei soli due<br />

britannici a meritare il soprannome di “ateniese”.<br />

I suoi tentativi di andare oltre la<br />

conoscenza idealizzata dell'architettura<br />

greca, ed in particolare sull'evoluzione<br />

dell'ordine dorico, prefigurarono le grandi<br />

scoperte dei primi anni del XIX secolo dai<br />

suoi successori, come l'entasi, l'inclinazione<br />

all'interno delle colonne e il leggero incurvamento<br />

dello stilobate e della trabeazione.<br />

collana<br />

I Quaderni dell’Arte<br />

a cura di Costabile Cerone<br />

<strong>Quaderno</strong> <strong>17</strong> - <strong>ottobre</strong> <strong>2021</strong><br />

<strong>Willey</strong> <strong>Reveley</strong><br />

Un giovane architetto inglese a Paestum. Febbraio <strong>17</strong>85<br />

Copyright: © <strong>2021</strong> PAESTUMinARTE<br />

Questo è un articolo ad accesso aperto distribuito secondo i termini della Creative Commons<br />

Licenza 3.0 Italia (CC BY-NC-ND 3.0 IT)

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