Cosenza sostiene il coraggio di Mary Garret - People Life Magazine
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Adesso ve lo <strong>di</strong>co io!<br />
La Calabria negli ultimi tempi<br />
è riuscita a farsi male da sola!<br />
Altri tempi, altri ricor<strong>di</strong>. Quando <strong>Cosenza</strong><br />
aveva uomini in grado <strong>di</strong> pensare e <strong>di</strong><br />
proporre. La deputazione provinciale del<br />
capoluogo bruzio nel 1882 chiedeva al governo<br />
del regno la costruzione <strong>di</strong> alcune tratte ferro-<br />
La “littorina” delle Ferrovie<br />
Calabro Lucane <strong>Cosenza</strong> - Camigliatello<br />
viarie che avrebbero dovuto collegare non solo<br />
alcune zone della Calabria ma con una estensione<br />
del collegamento in Campania. Ci volle del<br />
tempo perché <strong>il</strong> progetto arrivasse a soluzione.<br />
Dopo la prima guerra mon<strong>di</strong>ale. Dal 1915 al<br />
1934 la rete ferroviaria costruita e entrata in funzione<br />
fu complessivamente <strong>di</strong> km 740, in Puglia,<br />
in Bas<strong>il</strong>icata e in Calabria. Interessante la Lagonegro-<br />
Spezzano Albanese <strong>di</strong> 104,745 km. La<br />
<strong>Cosenza</strong>- Catanzaro <strong>di</strong> 109,824 km. Una tratta<br />
spettacolare tra le montagne innevate d’inverno<br />
e con una stupenda vegetazione d’estate. Per non<br />
parlare della <strong>Cosenza</strong> – Camigliatello-S. Giovanni<br />
in Fiore. Ebbene i nostri amministratori sono<br />
riusciti a farle chiudere quasi tutte. E’ rimasta<br />
solo la <strong>Cosenza</strong>- Rogliano. Troppo poco per una<br />
regione che straparla <strong>di</strong> crescita e invece <strong>di</strong>strugge<br />
tutto. L’ultimo politico che amava, veramente<br />
la sua terra, Giacomo Mancini, aveva in mente<br />
<strong>di</strong> ripristinare la <strong>Cosenza</strong> – Camigliatello. Forse<br />
sarebbe riuscito nel suo intento. Ma la morte non<br />
gliene ha dato <strong>il</strong> tempo.<br />
Gianni Colistro<br />
Perché <strong>Cosenza</strong> non può sostenere le<br />
zone pedonali e i delimitatori <strong>di</strong> corsie?<br />
Lo vado ripetendo da anni e non per <strong>il</strong><br />
semplice gusto <strong>di</strong> parlare. Ma con cognizione<br />
<strong>di</strong> causa. Forse qualcuno mi<br />
chiamerà presuntuoso. Ma non è così. Sono<br />
solo un buon conoscitore della mia città, dei<br />
suoi pregi e dei suoi <strong>di</strong>fetti. <strong>Cosenza</strong> è una città<br />
piccola che non ha sbocchi. Ha solo una strada<br />
in entrata e due in uscita. Venendo dall’autostrada<br />
e dovendo raggiungere <strong>il</strong> centro ti trovi<br />
“imbottigliato” non solo nel traffico ma devi<br />
vedertela anche con le macchine che sostano<br />
in seconda e terza f<strong>il</strong>a. Se devi uscire dalla città<br />
devi percorrere via Roma che è veramente<br />
un tratto infernale. Se scegli invece <strong>di</strong> prendere<br />
via G. Mancini o la strada che costeggia <strong>il</strong><br />
Crati, in località Gergeri, ti trovi invischiato<br />
in una assurda f<strong>il</strong>a in corso Umberto per via<br />
dei delimitatori <strong>di</strong> corsia e delle macchine in<br />
sosta selvaggia. Il povero automob<strong>il</strong>ista non<br />
ha altre possib<strong>il</strong>ità. Diverso era <strong>il</strong> <strong>di</strong>scorso se<br />
la zona pedonale fosse stata limitata al tratto<br />
che andava da Piazza Kennedy a Piazza XV<br />
Marzo. Perché ci sarebbero stati più sbocchi<br />
sia per imboccare via Monte Santo che per<br />
percorrere via XXIV maggio e quin<strong>di</strong> portarsi<br />
in via Mancini. Ma l’uzzolo <strong>di</strong> creare a tutti i<br />
costi le zone pedonali ha offuscato la mente<br />
degli amministratori che non hanno inteso<br />
sentire ragioni.<br />
foto Francesco Greco<br />
Giu<strong>di</strong>cate voi guardando questa foto. è<br />
possib<strong>il</strong>e rispettare i delimitatori <strong>di</strong> corsia?