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WineCouture 11-12/2022

WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.

WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.

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NUMERO <strong>11</strong>/<strong>12</strong><br />

Anno 3 | Novembre-Dicembre <strong>2022</strong><br />

Poste Italiane SPA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI - In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi.<br />

VENTIVENTITRE<br />

ISTANTANEE E PROTAGONISTI DELL’ANNO E DEL VINO CHE VERRÀ


Tempo di chiusura d’anno con lo sguardo proteso<br />

a quello che verrà. Sullo sfondo i permanenti<br />

indicatori di crisi a dettare l’agenda. Così anche il<br />

mondo italiano del vino si trova davanti a una sfida<br />

altamente impegnativa. I dati forniti da Unione<br />

Italiana Vini evidenziano per il 2023 una riduzione<br />

del 16% dei fatturati. Anche se alcuni operatori,<br />

almeno nelle parole, manifestano un maggiore<br />

ottimismo (da intendersi come un possibile contenimento<br />

della flessione) difficilmente sarà possibile<br />

fare i conti con il segno “più”. E allora che<br />

2<br />

Il “sistema” vincente<br />

fare? Confidando che una serie di meccanismi<br />

possano essere attivati su scala macro (interventi<br />

di sostegno a livello governativo o comunitario)<br />

la ricetta quasi obbligata è riconducibile a un’espressione<br />

che per anni ha fatto tendenza, senza<br />

però trovare una piena applicazione: “fare sistema”.<br />

Già: ora, alla luce del contesto competitivo,<br />

è coinvolta tutta la filiera enoica: dalla produzione<br />

alla distribuzione, fino al consumo.<br />

Insomma, urge passare all’azione. C’è una “quadra”<br />

da trovare in termini di produzione, innanzitutto,<br />

ma ancor più di valorizzazione del territorio.<br />

“Fare sistema” significa mettere insieme le criticità<br />

e le opportunità per trovare soluzioni reali, concrete,<br />

rapide per ottenere i risultati che servono.<br />

Questi, magari nel breve, appariranno contenuti.<br />

Ma sul medio-lungo periodo potrebbero generare<br />

benefici decisamente più rilevanti. La campana è<br />

suonata. Il tempo stringe. Lo “stellone” italico rischia<br />

di non bastare più. Serve trovare il “sistema”<br />

vincente, come quello di una volta, della cara e<br />

vecchia schedina.<br />

04 Primo Piano. Un’assaggio di futuro nella<br />

Valpolicella Classica della famiglia Boscaini<br />

06 Zoom. L’identità contemporanea del Cru La<br />

Selvanella in una verticale da sogno<br />

08 Interni d’autore. Alla scoperta del nuovo<br />

volto di Casa Sartori 1898<br />

SOMMARIO<br />

10 Visioni. Ritorna lo Champagne sartoriale di<br />

Philippe Starck per Louis Roederer<br />

19 Collection. Una speciale passerella di<br />

classici e novità per il brindisi di Natale<br />

28 Champagne. Tre nuovi Blanc de Blancs<br />

per altrettante novità d’autore<br />

WINECOUTURE - winecouture.it<br />

Direttore responsabile Riccardo Colletti<br />

Direttore editoriale Luca Figini<br />

Cover editor Alice Realini<br />

Coordinamento Matteo Borré<br />

Marketing & Operations Roberta Rancati<br />

Contributors Francesca Mortaro, Andrea Silvello<br />

(founder Topchampagne), Irene Forni<br />

Art direction Inventium s.r.l.<br />

Stampa La Terra Promessa Società Cooperativa<br />

Sociale Onlus (Novara)<br />

Editore Nelson Srl<br />

Viale Murillo, 3 - 20149 Milano<br />

Telefono 02.84076<strong>12</strong>7<br />

info@nelsonsrl.com<br />

www.nelsonsrl.com<br />

Registrazione al Tribunale di Milano n. <strong>12</strong><br />

del 21 Gennaio 2020 - Nelson Srl -<br />

Iscrizione ROC n° 33940 del <strong>12</strong> Febbraio 2020<br />

Periodico bimestrale<br />

Anno 3 - Numero <strong>11</strong>-<strong>12</strong> - Novembre/Dicembre <strong>2022</strong><br />

Abbonamento Italia per 6 numeri: Euro 30,00<br />

L’editore garantisce la massima riservatezza<br />

dei dati personali in suo possesso.<br />

Tali dati saranno utilizzati per la gestione degli<br />

abbonamenti e per l’invio di informazioni<br />

commerciali. In base all’art. 13 della Legge<br />

n° 196/2003, i dati potranno essere rettificati<br />

o cancellati in qualsiasi momento scrivendo a:<br />

Nelson Srl<br />

Responsabile dati Riccardo Colletti<br />

Viale Murillo, 3<br />

20149 Milano


4<br />

PRIMO PIANO<br />

Un assaggio<br />

di futuro<br />

250 vendemmie, l’Amarone da collezione Vajo dei Masi 1997 e il primo<br />

scorcio di Monteleone21 celebrano il domani secondo la famiglia Boscaini<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

Per festeggiare un traguardo speciale è<br />

d’obbligo un vino davvero unico. E meglio<br />

non si sarebbe potuto scegliere per il<br />

brindisi che ha celebrato il 250esimo atto<br />

della straordinaria storia che lega la famiglia<br />

Boscaini e uno degli angoli più vocati della Valpolicella<br />

Classica, il Vaio dei Masi. Un vigneto diverso<br />

da tutti gli altri, come già il nome sta a indicare: ancora<br />

oggi, non a caso, denomina un brand che nel corso<br />

degli ultimi decenni è arrivato ad abbracciare prima<br />

l’Italia e poi il mondo, “esportando” la sua expertise,<br />

definita dalla tecnica dell’appassimento, ovunque sia<br />

giunto. Sono passate 250 vendemmie dal primo capitolo<br />

“ufficiale” scritto nel mondo del vino dalla famiglia<br />

Boscaini. Ed è un assaggio di futuro quello che<br />

ha caratterizzato un festeggiamento che ribadisce la<br />

centralità di una realtà e di volti che da sempre rappresentano<br />

il Veneto enoico nel mondo e sono emblema<br />

della sua tradizione più pura. A convergere in un<br />

unico appuntamento, andato in scena in Valpolicella<br />

venerdì 14 ottobre scorso, infatti, anche l’assegnazione<br />

del Premio Masi <strong>2022</strong>, resa ancora più simbolica<br />

dallo storico traguardo tagliato dalla famiglia che<br />

lo ha creato e dalla location in cui ha avuto luogo. E<br />

per brindare degnamente alla felice concomitanza di<br />

occasioni, è giunto il lancio di un’etichetta davvero<br />

unica come il neonato Vajo dei Masi 1997, esclusiva<br />

edizione limitata di un Amarone della Valpolicella<br />

Classico Doc imbottigliato dopo 25 anni dal raccolto.<br />

Dopo 250 vendemmie al Vaio dei Masi<br />

Una celebrazione in grande stile quella che ha visto protagonista<br />

l’intero team di Masi Agricola per la 250esima<br />

vendemmia della famiglia Boscaini. Sono, infatti,<br />

passati due secoli e mezzo da quando nel 1772 ha preso<br />

il via ufficialmente una storia – condivisa, tappa per<br />

tappa, nel podcast “Buon tempo! 250 anni di Masi” su<br />

Spotify – che si è tramutata nel tempo in racconto di<br />

una delle realtà simbolo del vino veneto a livello globale.<br />

Il primo seme, infatti, è germogliato proprio in<br />

quel Vaio dei Masi che ancora oggi denomina il brand.<br />

E da quella vendemmia di 250 anni fa, molti sono stati<br />

i capitoli scritti nel mondo del vino dalla famiglia Boscaini,<br />

che lungo il corso degli ultimi 40 anni ha saputo<br />

anche infondere vigore all’ambizioso progetto di valorizzazione<br />

di storiche tenute vitivinicole, aprendo alla<br />

collaborazione con i Conti Serego Alighieri, discendenti<br />

del poeta Dante, proprietari della tenuta che in<br />

Valpolicella può vantare la più lunga storia e tradizione,<br />

e con i Conti Bossi Fedrigotti, prestigiosa griffe trentina<br />

con vigneti in Rovereto, cui si aggiunge lo storico<br />

château nel cuore di Valdobbiadene di Canevel Spumanti,<br />

cantina rinomata per i suoi spumanti premium<br />

e parte del gruppo da fine 2016. Oggi, Masi Agricola si<br />

spinge con la sua produzione di vini biologici fino alla<br />

Toscana delle tenute Poderi del Bello Ovile e all’Argen-<br />

tina di Masi Tupungato: due orizzonti che raccontano<br />

perfettamente il futuro di una realtà che con la nuova<br />

sede di Monteleone21, il cui cantiere ha rappresentato<br />

la speciale location scelta per la storica celebrazione,<br />

punta a proseguire convintamente lungo il sentiero della<br />

massima sostenibilità, nelle diverse declinazioni che<br />

questo importante concetto propone.<br />

Monteleone21: un primo assaggio di futuro<br />

della Masi Wine Experience<br />

Un innovativo complesso polifunzionale. Un progetto<br />

architettonico ambizioso nel segno della sostenibilità<br />

che racconta l’heritage di Masi, ma anche la contemporaneità<br />

e rappresenta l’impegno della storica cantina<br />

verso il territorio della Valpolicella Classica.<br />

Con Monteleone21 si parla di un decisivo tassello che<br />

arricchirà, ampliandola, l’attuale cantina della realtà<br />

veronese con nuovi spazi dedicati all’attività produttiva,<br />

direzionale ed enoturistica: una nuova perla nella<br />

collana della Masi Wine Experience. La location, ancora<br />

in fase di costruzione ma di cui si comincia già a riconoscere<br />

il profilo, inaugurerà al pubblico il prossimo<br />

anno, ma è stata resa disponibile per fare da palcoscenico<br />

al grande evento di celebrazione della 250esima<br />

vendemmia della famiglia Boscaini al Vaio dei Masi.<br />

Il nuovo edificio, realizzato per due terzi in ipogeo,<br />

incarna la relazione inscindibile tra la cantina e il suo<br />

territorio. Studiato per una perfetta integrazione con il


5<br />

paesaggio della Valpolicella, ne reinterpreta in chiave<br />

contemporanea gli elementi più caratteristici. La struttura<br />

polifunzionale, infatti, ricoperta di viti e vegetazione,<br />

sarà caratterizzata da un rivestimento in pietra<br />

locale che rimanda alle “marogne”, i muretti a secco tipici<br />

della zona che sostengono i vigneti di collina.<br />

A introdurre la novità di Monteleone21 è stato l’amministratore<br />

delegato, Federico Girotto, spiegando:<br />

“Con Monteleone21 la Masi Wine Experience, il nostro<br />

progetto strategico volto a conseguire un contatto<br />

sempre più diretto con il consumatore finale, si completa<br />

di un prezioso tassello. Una vera e propria cantina<br />

aperta pensata per accogliere i visitatori in un percorso<br />

esperienziale immersivo, a partire da un fruttaio monumentale<br />

di <strong>12</strong> metri di altezza destinato all’appassimento<br />

delle uve per l’Amarone, tecnica in cui Masi<br />

ha un expertise riconosciuta a livello internazionale”.<br />

E il presidente Sandro Boscaini, “Mister Amarone”, ha<br />

tenuto a sottolineare: “A 250 anni dalla nostra prima<br />

vendemmia ci emoziona presentare Monteleone21, un<br />

progetto che racchiude in sé i più importanti valori del<br />

marchio Masi e ne rappresenta la storia, il presente e<br />

il futuro. Questo ponte ideale tra epoche diverse viene<br />

ben raffigurato dalla nuova struttura, che sarà collegata<br />

da un lungo passaggio ipogeo alla nostra storica sede e<br />

alla cantina di Gargagnago. Sarà un ideale entry gate<br />

nelle terre dell’Amarone e della Valpolicella Classica,<br />

con l’obiettivo di continuare a valorizzare il nostro territorio<br />

di origine e le sue eccellenze”.<br />

Monteleone21 è stato d’altronde concepito da ogni<br />

punto di vista in chiave di sostenibilità: dall’integrazione<br />

nel territorio all’utilizzo di fonti rinnovabili come il<br />

fotovoltaico e la geotermia, alla minimizzazione dei<br />

consumi energetici, per esempio con la cross-ventilation.<br />

Un assaggio di futuro, come detto, questo primo<br />

scorcio “rubato”, cui nella serata di festa è seguito<br />

il brindisi che ha voluto celebrare anche una speciale<br />

edizione del Premio Masi, che ha visto conferiti solo<br />

due riconoscimenti con il Premio Interazionale Grosso<br />

D’Oro Veneziano, la massima onorificenza assegnata<br />

dalla Fondazione Masi, alla Procuratoria della Basilica<br />

di San Marco a Venezia “per il suo contributo alla<br />

preservazione dei valori della Civiltà Veneta” e al Great<br />

Wine Capitals Global Network, rete delle grandi capitali<br />

del vino mondiali, “per l’attuale fondamentale contributo<br />

alla Civiltà del Vino”. E poi il clou, che ovviamente<br />

è da andare a ricercare nel calice.<br />

Vajo dei Masi 1997: un’edizione limitata di un<br />

Amarone “assoluto” da collezione<br />

Per festeggiare lo storico 250esimo atto era d’obbligo<br />

una novità che celebrasse il prestigioso traguardo. Ed è<br />

un Amarone che si può tranquillamente definire “assoluto”,<br />

per la sua impressionante freschezza nonostante<br />

gli anni che vanta alle spalle, quello uscito dalla cantina<br />

della realtà veronese. Parliamo del neonato Vajo dei<br />

Masi 1997, esclusiva edizione limitata di un Amarone<br />

della Valpolicella Classico Doc imbottigliato dopo 25<br />

anni dal raccolto. Un vino senza età, che ha lasciato<br />

dietro sé ogni possibile fattore di pesantezza per presentarsi<br />

al meglio proprio in occasione della serata di<br />

festa. Una sorpresa nel calice, che ora volge lo sguardo<br />

al domani: tutto da definire e scoprire sarà, infatti,<br />

l’orizzonte della sua curva evolutiva, che si annuncia<br />

straordinaria. Ci voleva qualcosa di veramente speciale<br />

per celebrare 250 vendemmie della famiglia Boscaini:<br />

questo Vajo dei Masi 1997 lo è.<br />

Non a caso, il nuovo Amarone è disponibile in una limited<br />

edition di 2500 magnum numerate, autografate<br />

dallo stesso presidente Sandro Boscaini. “A 250 anni<br />

dalla nostra prima vendemmia, siamo orgogliosi di presentare<br />

questo vino unico per la sua tecnica produttiva<br />

ed il risultato ottenuto dal punto di vista organolettico:<br />

la particolare lavorazione ci ha permesso di ottenere,<br />

dopo un quarto di secolo, un nettare dalla grande complessità<br />

determinata dal lungo affinamento e al tempo<br />

stesso dall’inusuale e inattesa freschezza”, ha spiegato<br />

Mister Amarone. “Riscontriamo anche una notevole<br />

omogeneità tra le diverse bottiglie, non interessate dai<br />

possibili effetti ossidativi conseguenti alla lunga permanenza<br />

in bottiglia”.<br />

Vajo dei Masi, per diversi aspetti, rappresenta l’essenza<br />

di Masi Agricola e della sua storia scritta da ben sette generazioni<br />

della famiglia Boscaini che si sono susseguite<br />

nella cura del territorio, nell’arte enologica e nella visione<br />

imprenditoriale. E non poteva che essere un Amarone,<br />

vino che ha innalzato la realtà veronese tra i grandi<br />

produttori del mondo e che l’azienda ha contribuito in<br />

maniera decisiva a rendere un’icona internazionale. Un<br />

“vino moderno dal cuore antico” che ha preso forma<br />

dall’annata 1997, riconosciuta come la migliore in Valpolicella<br />

nel secolo scorso, e ha maturato per 25 anni,<br />

con affinamento e conservazione avvenuti seguendo un<br />

metodo del tutto originale: dopo una prima fase di circa<br />

cinque anni di maturazione in legno, tra il 1997e il<br />

2002, ha atteso paziente in contenitori in acciaio a saturazione<br />

di azoto fino al momento dell’imbottigliamento,<br />

avvenuto a maggio di quest’anno. Per un’etichetta<br />

che racconta perfettamente il connubio tra il cognome<br />

Boscaini e il toponimo Vaio dei Masi, “Nectar Angelorum<br />

hominibus”, come recita il motto che impreziosisce<br />

la veste e riporta alla mente quella prima vendemmia del<br />

1772 in uno dei futuri più noti Cru di alta collina sulla<br />

cresta intervalliva tra Marano e Negrar: lo stesso che<br />

ancora oggi suggella l’eccellenza di Masi Agricola.<br />

PRIMO PIANO


6<br />

ZOOM<br />

Al cuore di un’icona<br />

del Gallo Nero<br />

La verticale che svela l’identità contemporanea del<br />

Cru La Selvanella e del suo Chianti Classico Riserva<br />

S<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

ta che beneficia della straordinaria unicità della selezione<br />

clonale di Sangiovese Grosso, mantenuta nel corso dei<br />

reimpianti che si sono susseguiti nei decenni, che colora<br />

l’intera collina estendendosi tra 330 e 600 metri s.l.m,<br />

dove la differenza dei suoli regala a ciascuna parcella di<br />

vigna un proprio carattere e un’anima. Ed è la selezione<br />

di queste microvinificazioni a creare il blend di una Riserva<br />

che racchiude in sé solo il meglio di ogni raccolto.<br />

La posizione di questo Cru contribuisce, poi, a renderlo<br />

ancora più unico in particolare per la maturazione delle<br />

uve, grazie a un’ubicazione che gli consente di godere<br />

dell’esposizione del sole lungo l’intera giornata e del<br />

Maestrale che, proveniente dal mare, in estate s’incanala<br />

lungo la valle permettendo una ventilazione continua e<br />

costante dei filari da mattino a sera. “La parte più bassa<br />

è composta da Alberese misto ad Argilla, per un terreno<br />

che si mantiene abbastanza sciolto. Una faglia di rottura<br />

la separa dalla porzione superiore della vigna, che vede<br />

invece la presenza del tipico Galestro”, spiegano a <strong>WineCouture</strong><br />

il direttore di cantina, Alessandro Zanette,<br />

e l’enologo, Francesco Bruni. “Nelle annate più asciutte<br />

ci si dirige così più verso il basso, dove l’argilla trattiene<br />

maggiormente l’acqua, nella selezione dei diversi vini<br />

che daranno forma al blend, mentre in caso opposto ci si<br />

spingerà maggiormente verso l’alto. L’obiettivo è sempre<br />

quello di riportare la massima espressione dell’anno e<br />

del vigneto, mostrando le differenze nel fil rouge dettato<br />

da una filosofia che non è cambiata nel tempo”. Una<br />

ul confine tra i territori di Greve e Radda in Chianti, si<br />

estende un Cru di poco più di 50 ettari vitati. Siamo in<br />

Località La Selvanella, volto noto del Gallo Nero che<br />

proprio in questa fattoria di 139 ettari trova una delle<br />

sue espressioni più iconiche. Una storia che racconta di<br />

un vero e proprio Monopole in Chianti Classico, nonché<br />

di scelte pioneristiche, come quella d’indicare per<br />

primi proprio il vigneto di provenienza in etichetta fin<br />

dalla prima annata 1969. Un debutto che ebbe poi luogo<br />

quattro anni dopo la vendemmia e nel 2023 celebrerà<br />

così mezzo secolo sul mercato. Un traguardo importante,<br />

quello che si appresta a tagliare La Selvanella, nome<br />

che racchiude in sé un’identità delineata attorno a una<br />

sola collina, combinazione infinita di biodiversità tra<br />

i filari e di suoli grazie ad Alberese e Galestro, un solo<br />

vitigno, il Sangiovese, un solo vino, Chianti Classico Riserva<br />

Docg. Sono passati 50 anni dalla prima comparsa<br />

di questo rosso che, vendemmia dopo vendemmia, si fa<br />

espressione trasversale del carattere di ciascuna singola<br />

annata col suo inconfondibile stile nel calice. Un’etichetfirma<br />

che parla solo ed esclusivamente dell’anima di<br />

un terroir, con le sue esposizioni e differenze di terreni,<br />

mantenendosi da sempre fedele in cantina alla scelta di<br />

tre anni di affinamento in botte grande, con aggiunta di<br />

uno ulteriore di riposo in bottiglia. Il Chianti Classico<br />

Riserva Docg La Selvanella è vino che va, dunque, oltre<br />

le mode, mantenendo poi la sua assoluta precisione nel<br />

calice anche a distanza di decenni. A dimostrarlo la costanza<br />

dei riconoscimenti ricevuti dall’etichetta lungo<br />

il corso degli anni, col primo Tre Bicchieri che rimanda<br />

al 1986, ma anche il parallelo tra i vini, che ancora oggi<br />

può essere compiuto grazie alla lungimirante scelta iniziale<br />

di conservare fin dal 1969 parte di tutte le annate.<br />

Ed è così, che in uno straordinario cammino à rebours,<br />

iniziando dal frutto della vendemmia 2018 attualmente<br />

in commercio e fino alla sorpresa di una cieca che ci ha<br />

condotto al 1973, in compagnia di Alessandro Zanette e<br />

Francesco Bruni abbiamo potuto effettuare l’esperienza<br />

di una verticale di questo grande classico. Un’occasione<br />

che ci ha consentito di ritrovarci faccia a faccia con le<br />

molteplici sfaccettature del volto di questa Riserva. Partendo<br />

dall’anima gastronomica, con i suoi tratti carnosi<br />

e di frutta matura, dell’annata 2018, cui fa da splendido<br />

contraltare una 2017 diretta, gessosa, dove la preponderante<br />

acidità detta la modernità dell’espressione di un<br />

anno che ha messo a dura prova i viticoltori a queste latitudini,<br />

ma non solo. A seguire, il frutto della vendemmia<br />

2016, che oggi si mostra in perfetto equilibrio, con<br />

tratti maggiormente verticali che non lasciano spazio a<br />

estremi, specchio della regolarità stessa dell’andamento<br />

dell’annata. Chiude il quartetto iniziale la piacevole<br />

prontezza della 2015, con le sue note di frutta sotto spirito<br />

e di macchia mediterranea. Un’annata su cui s’innesta<br />

in scia la vendemmia 2013, che paga condizioni metereologiche<br />

peggiori della 2015 e in cui al palato si avverte<br />

un’alcolicità più spiccata. Giunge poi l’ora di lasciare spazio<br />

al tempo che scorre. Ed ecco fare capolino la Riserva<br />

2006, con i suoi tratti balsamici riconoscibili fin dal<br />

naso. Un’espressione setosa di macchia mediterranea,<br />

che col passare dei minuti ricorda la 2017 per carattere,<br />

in particolare quando fa emergere gli stessi sentori di roccia<br />

bagnata. Con l’annata 2000 comincia il tempo della<br />

maturità, tra cuoio, sottobosco e muschio, mentre la<br />

chiusura nell’altro secolo regala due interpretazioni particolarmente<br />

interessanti: le vendemmie 1997 e 1993. La<br />

prima si esprime al palato con una larghezza che ricorda<br />

le specificità della 2006, ma elevate all’ennesima potenza:<br />

tra note di vaniglia, spezia e frutta sotto spirito, a colpire<br />

è la caratteristica acidità in bocca che si mantiene<br />

quale tratto identitario de La Selvanella. Con l’annata<br />

1993 si entra, infine, in un’altra dimensione, anche a livello<br />

climatico nel racconto delle vendemmie, ed è così<br />

che a predominare è il ricordo dell’essenza della buccia<br />

di arancia: un tratto che in una cieca a suggellare la verticale,<br />

si ritroverà evoluto nella Riserva 1973, grazie a una<br />

nota di frutta candita che tende al mandarino e a quella<br />

di fungo appena raccolto, che sono completate da un richiamo<br />

alla dolcezza della pastafrolla. Un racconto davvero<br />

unico di un vino da sempre contemporaneo.


8<br />

INTERNI D’AUTORE<br />

Benvenuti nella nuova<br />

Casa Sartori 1898<br />

Il presidente Andrea Sartori racconta un <strong>2022</strong> di<br />

cambiamenti, tra nuovi trend e il progetto hospitality<br />

Giungere in visita a Casa Sartori 1898<br />

oggi ha un sapore differente. Non è<br />

solo, infatti, la storia secolare della famiglia<br />

Sartori a poter essere degustata<br />

nel calice. A ogni angolo, in questa Villa,<br />

già palcoscenico di importanti esperimenti vinicoli<br />

prima che diventasse ricovero per le armi tedesche durante<br />

la Seconda Guerra Mondiale, gli aneddoti<br />

si rincorrono. C’è il vigneto “dietro<br />

casa”: quello del “brolo” che dà vita al<br />

portabandiera Corte Brà, Amarone<br />

Riserva che ha da poco iniziato la<br />

sua seconda giovinezza. Ci sono<br />

poi i ricordi di famiglia, costruiti<br />

nel tempo di quattro generazioni,<br />

dopo che il vino è tornato protagonista<br />

in questo luogo. A iniziare<br />

dal grande parco, pista prediletta<br />

delle “gare” in auto dei fratelli Sartori<br />

(Andrea e Luca) fin da giovanissimi. Ma<br />

ogni angolo parla anche di stimoli per rinnovare<br />

il rapporto con la natura, in cui ritrovare spazio<br />

per sé stessi e per ritmi che sono ormai andati perduti.<br />

Quelli del vino, innanzitutto. Ma anche quelli che portano<br />

a esplorare nuovi orizzonti: tanto si parli di mercato,<br />

quanto di nuovi progetti che proprio al centro<br />

trovano la sede di Casa Sartori 1898. Al suo presidente,<br />

Andrea Sartori, abbiamo chiesto di raccontarceli.<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

Quale bilancio si può cominciare a tracciare di<br />

quello che è stato il <strong>2022</strong> per Casa Sartori 1898?<br />

Nei numeri ci aspettiamo di chiudere in pareggio col 2021.<br />

Gli ultimi sono stati <strong>12</strong> mesi di cambiamenti, a<br />

iniziare dallo sviluppo del progetto hospitality:<br />

come mai e in che modo avete scelto di aprire le<br />

porte della vostra cantina?<br />

Riteniamo che il turismo del vino sia<br />

un’opportunità ancora in forte espansione<br />

ed evoluzione, soprattutto<br />

in Valpolicella. Stiamo dando il<br />

nostro contributo per far crescere<br />

questo settore per noi e per la<br />

nostra terra. Siamo quasi al termine<br />

del restauro della Villa, che<br />

vogliamo aprire al pubblico con<br />

una serie di eventi che sfruttino sia<br />

la casa sia il parco, per attirare in un<br />

circolo virtuoso non solo appassionati di<br />

vino, ma dando spazio anche ad altre realtà,<br />

in sintonia con la nostra filosofia come l’arte, la musica,<br />

la letteratura e la cultura in generale, e al benessere.<br />

Il consumatore cosa cerca oggi e come una realtà<br />

storica come Casa Sartori 1898 ha scelto di rispondere<br />

ai nuovi trend che si vanno delineando?<br />

Il consumatore è sempre più attento al tema della so-<br />

stenibilità. Anche noi ci stiamo muovendo in questa<br />

direzione con, ad esempio, la certificazione Equalitas,<br />

un’attenta scelta di packaging per il rispetto dell’ambiente,<br />

l’implementazione dei pannelli fotovoltaici per<br />

ridurre i consumi e la ristrutturazione del nuovo wine<br />

shop che sarà a breve certificato Carbon Neutral, energeticamente<br />

indipendente al 90% con una fornitura al<br />

100% da fonti rinnovabili. Per quanto riguarda i nuovi<br />

trend di prodotto, invece, abbiamo introdotto Fira<br />

bianco e rosso, due vini che incontrano il gusto delle<br />

nuove generazioni per profilo organolettico e aromaticità.<br />

A queste etichette abbiamo associato un progetto<br />

di sostegno all’Associazione D.i.re. (Donne in Rete<br />

contro la Violenza) che inizia adesso e proseguirà per<br />

tutto l’anno prossimo.<br />

Due vostri volti iconici per il canale Horeca, l’Amarone<br />

Reius e il Corte Brà, arrivano in questi<br />

giorni con le nuove annate: cosa aspettarsi dalle<br />

nuove uscite?<br />

Entrambe le annate di questi due Amarone, sia la 2015<br />

sia la 2016, sono giudicate di grandissimo livello dal<br />

punto di vista qualitativo e quindi ci aspettiamo un<br />

grande successo sul mercato, come anche per le nuove<br />

annate di Valpolicella e Valpolicella Ripasso. Riteniamo<br />

che i nostri Amarone abbiano sempre una bella<br />

chiarezza espressiva: non siano mai modaioli, ipermorbidi,<br />

con una bella bevibilità ed eleganza.<br />

Cosa sta affinando, invece, in cantina per il<br />

2023: quali i prossimi orizzonti di Casa Sartori<br />

1898?<br />

Stiamo lavorando su un nuovo progetto I Saltari, che per<br />

noi è molto significativo perché rappresenta l’inizio della<br />

collaborazione con Colognola ai Colli e la nostra interpretazione<br />

di terroir della Valpolicella Orientale.


tailorbrand.it<br />

masottina.it


10<br />

Un rendez-vous sempre grandemente atteso. Che si consuma attorno a una<br />

bottiglia dall’habillage creato su misura da uno dei tratti più noti nel panorama<br />

del design internazionale. È un calice di bellezza e di bontà, quello che<br />

ritorna ad ogni uscita degli Champagne firmati Philippe Starck per Louis<br />

Roederer. Un incontro concepito a inizio millennio e che nel tempo ha rafforzato<br />

l’amicizia che unisce Frédéric Rouzaud, presidente e Ceo della realtà fondata nel<br />

1776, Jean-Baptiste Lécaillon, il suo chef de caves da quasi trent’anni, e il genio la cui<br />

mano sta dietro a veri e propri oggetti di culto nel campo del design. Con il 2015 si scrive<br />

il quarto capitolo della collaborazione tra il designer e la Maison, che riconferma la scelta<br />

di affiancare la versione in rosa al Brut Blanc. I due volti Nature di Louis Roederer, battesimo<br />

nella tipologia per il marchio e che proprio nell’anno del nuovo vintage fece l’esordio<br />

in Italia. Un percorso che nel 20<strong>12</strong> ha visto la prima produzione del Brut Nature Rosé,<br />

conservando i suoi tratti identitari. Champagne non dosati, la cui ricetta è stata perfezionata<br />

nel tempo ruotando attorno ai cardini di un’annata dalla maturazione fenolica perfetta<br />

e dell’impiego di tutte e tre le varietà principali di uve della Champagne: Pinot Noir,<br />

Chardonnay e Meunier. Così nascono le espressioni più autentiche destinate a riprodurre<br />

nel calice la bellezza fredda e i poggi argillosi rivolti a sud che riflettono il sole con forza<br />

delle terre nere di Cumières. Dieci ettari lavorati a mano, sartorialmente proprio come<br />

l’etichetta che li racconta. A prendere forma sono qui vini fragranti, viscosi, di energia<br />

capace di perdurare nel tempo. Minimalismo ed essenzialità, dove il superfluo è messo da<br />

parte e l’insieme riconnette con la natura. Un’opera che si svela con l’affinamento in vetro,<br />

strada intrapresa con il millesimo “originale” 2006, proseguita con l’annata 2009, adottata<br />

con il vintage 20<strong>12</strong> e riconfermata ancora una volta con la 2015 tenuta a battesimo, poi<br />

sottoposta alla prova suprema del calice. Tratti netti, precisi e chiari, che nell’evoluzione<br />

del progetto si sono visti incorniciati ed evidenziati, enfatizzati, con cromie detonanti,<br />

in perfetto stile Starck. Un’espressione di originalità nella libertà. E poi c’è l’espressione<br />

di un terroir che parla. “Il mio registro progettuale si basa sul gesso, il suolo bianco del<br />

Cristal”, evidenzia Jean-Baptiste Lécaillon. “Era necessario contrastarlo con qualcosa di<br />

originale. A Cumières, la natura ci ha regalato succhi diversi”. Il frutto di tre appezzamenti<br />

contigui, Les Pierreuses, Les Chèvres e Les Clos, che proprio nel 2015 si esplicitano con<br />

rigore. “Continentale e soleggiata, la 2015 è un’annata spettacolare”, riprende Lécaillon,<br />

“caratterizzata da un’estate calda, elevate temperature e un radioso finale di stagione quando<br />

la pioggia ha rallentato lo sviluppo della maturazione che al momento della raccolta si<br />

contraddistingue per una grande freschezza, acini succosi e linfa vegetale che mi ha ricordato<br />

l’annata dell’85, con un profilo aromatico intenso e molto promettente, soprattuttto<br />

per il Pinot Noir, con una materia densa, profonda e di equilibrio”. Poi i due spartiti, a iniziare<br />

dal Brut Nature Blanc: vino moderno, minerale e diretto, perfetto lettore del terreno<br />

che unisce la vibrazione data dalle argille e il carattere sapido dell’annata. Per Philippe<br />

Starck “è uno Champagne di azione, movimento, teso e vivace, radioso ed elegante. È uno<br />

Champagne dal piacere immediato”. Il Brut Nature Rosé 2015, invece, ha un carattere<br />

differente, “è come un gioco mentale, un’esperienza sensoriale e sentimentale unica dove<br />

si sorseggia anche il colore rosa, tenero e intimo, frizzante e talcato. Incanta con la sua<br />

frutta fresca che contraddistingue il terroir in cui nasce ma anche la tecnica di infusione<br />

prevista nel suo protocollo di vinificazione. L’uva più matura e succosa viene trattata con<br />

delicatezza per preservare il carattere più impulsivo di uno Champagne di corpo e anima,<br />

che unisce potenza e rettitudine totalizzante per un sorso tutto in eleganza e forza”. Un<br />

gioco di sponde, che riceve anche l’omaggio della collaborazione tra la Maison e l’artista<br />

vietnamita Duy Anh Nhan Duc, classe 1983. Un’ode all’unione che lega le produzioni<br />

Louis Roederer con gli elementi del suolo, decantata attraverso cinque installazioni capaci<br />

di fondere al loro interno gli elementi del terroir della Champagne. “L’aspetto tecnico è<br />

necessariamente importante nella creazione di un grande Champagne”, sottolinea Frédéric<br />

Rouzaud, “e lavorare con un artista come Duy Anh è un modo per andare oltre questo<br />

aspetto e riconnettersi con la bellezza del mestiere. È un ponte”. Un invito a prendersi del<br />

tempo per guardare il mondo che ci circonda con occhi nuovi, iniziando da ogni co-creazione<br />

con la natura che si esprime in ogni calice di bellezza e di bontà firmato Philippe<br />

Starck per Champagne Louis Roederer.<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

VISIONI<br />

Un calice di bellezza<br />

e di bontà<br />

Ritorna la firma Philippe Starck per Louis Roederer,<br />

con il quarto capitolo di uno Champagne sartoriale


<strong>12</strong><br />

Che significato ha per il<br />

Gruppo Zonin1821 la parola<br />

sostenibilità?<br />

La nostra filosofia aziendale mette al<br />

centro il Vino, con la V maiuscola, inteso<br />

come Cultura che si tramanda ed arricchisce da<br />

millenni grazie al passaggio generazionale e alle tradizioni<br />

locali. È un patrimonio unico, un savoir-faire d’eccellenza<br />

quello che abbiamo ereditato. E che a noi è domandato<br />

di contribuire ad interpretare e custodire per le generazioni<br />

future. Proprio in virtù di questo si comprende il<br />

motivo per il quale cura del territorio, valorizzazione delle<br />

tradizioni vinicole locali, rispetto della biodiversità, sperila<br />

Penisola, siamo una sorta di osservatorio speciale per<br />

comprendere sia l’evoluzione del settore vitivinicolo in<br />

Italia sia l’adattabilità di studi, progetti e tecnologie. Questo<br />

in relazione alle nostre necessità, ma anche alle numerose<br />

opportunità offerte dalle aziende produttrici che ci<br />

scelgono per implementare i loro studi, sperimentiamo<br />

costantemente nuove attrezzature e forniamo analisi puntuali<br />

sul funzionamento dei macchinari ai nostri fornitori<br />

tra i quali, per esempio, Scam, Manica e Tecnovict.<br />

Ma l’innovazione tecnologica quanto è valore<br />

aggiunto per lo sviluppo sostenibile?<br />

Il valore dell’innovazione tecnologica è da intendersi<br />

come opportunità per “far bene” e “meglio”. Innovazione<br />

tecnologica e sostenibilità vanno spesso di pari passo:<br />

questo non significa che tutte le innovazioni tecnologiche<br />

rendono le aziende più sostenibili, ma che alcune possono<br />

essere fondamentali per lo sviluppo sostenibile. L’innovazione<br />

tecnologica basata sull’integrazione di macchine e<br />

tecniche è importante per supportare lo sviluppo della<br />

nostra industria, da un lato garantendo prodotti sempre<br />

più “buoni” qualitativamente, dall’altro anche riducendo<br />

la complessità del lavoro in vigna e nei differenti processi<br />

di produzione. Non può però essere dimenticata l’innovazione<br />

tecnologica a sostegno del cliente: dalle nuove<br />

piattaforme digitali che danno la possibilità al consumatore<br />

di scoprire il prodotto, alle app realizzate per garantire<br />

trasparenza e affidabilità nella selezione dei vini da<br />

degustare, senza dimenticare le forme di realtà aumentata<br />

capace di “far vivere” a chi non può esserci fisicamente<br />

un’esperienza che si avvicini alle sensazioni che si vivono<br />

passeggiando tra le vigne delle tenute.<br />

NUOVI CODICI<br />

La scelta sostenibile<br />

di Zonin1821<br />

Come il Gruppo ha puntato a “far bene” e “meglio”<br />

nel <strong>2022</strong>. A tu per tu con Francesco Zonin<br />

Sostenibilità: questa la parola chiave che ha<br />

dettato ogni azione del <strong>2022</strong> del Gruppo Zonin1821.<br />

Sostenibilità declinata seguendo<br />

tutte le direttrici che un termine sempre più<br />

decisivo per le realtà del vino, e non solo, implica.<br />

Ma cosa comporta una scelta e un focus di questo<br />

tipo per chi è chiamato a proseguire un’eredità storica che<br />

rimonta per sette generazioni? Lo abbiamo domandato<br />

a Francesco Zonin, vicepresidente<br />

del Gruppo Zonin1821 e volto della<br />

settima generazione della famiglia<br />

che guida il colosso del vino che da<br />

Gambellara ha portato la propria<br />

expertise nel mondo.<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

mentazioni tecniche ma anche innovazione dei processi<br />

produttivi e sviluppo sostenibile siano elementi fondanti<br />

ed imprescindibili che esprimono il DNA della nostra<br />

azienda. Il Gruppo Zonin1821 promuove infatti uno sviluppo<br />

sostenibile in tutti i suoi aspetti: ambientale, economico<br />

e sociale. Questa tematica, che sfortunatamente<br />

troppe volte è percepita come una moda, è in realtà un asset<br />

fondamentale per lo sviluppo del settore, per<br />

il benessere della collettività e quello delle<br />

generazioni future.<br />

Per sviluppare un approccio<br />

sostenibile essere un Gruppo<br />

rappresenta un valore<br />

aggiunto?<br />

Sebbene custodi della cultura vitivinicola<br />

millenaria e delle tradizioni<br />

locali – che vogliamo continuare a<br />

rispettare – siano chiaramente le nostre<br />

tenute, l’essere Gruppo è un valore<br />

aggiunto nell’interpretazione di quella Cultura,<br />

anche qui con la C maiuscola, di cui si diceva prima. I nostri<br />

enologi ed agronomi si confrontano continuamente<br />

tra loro. E questo dibattito, che spazia da Nord a Sud ma<br />

coinvolge anche l’estero, relativo alla gestione del vigneto,<br />

alle tecniche adottate e alle innovazioni da implementare<br />

è un grande patrimonio che si autoalimenta e auto-arricchisce.<br />

Inoltre, grazie alle nostre tenute dislocate in tutta<br />

Ma come si rende partecipe il consumatore<br />

di questo impegno sostenibile?<br />

All’interno delle tenute, l’attività di produzione del vino si<br />

affianca a quella dell’ospitalità: l’importanza data all’accoglienza<br />

ha un notevole significato simbolico poiché esprime<br />

il ruolo di Zonin1821 nel promuovere l’educazione in<br />

questo settore, rispettare le diversità tipiche di ogni territorio<br />

e valorizzare i saperi locali. Uno sviluppo sostenibile<br />

non può prescindere dalla promozione della Cultura di settore.<br />

Proprio in virtù di questa visione, nella nostra storica<br />

sede di Gambellara si trova un percorso museale, aperto a<br />

tutti i visitatori, dedicato proprio alla cultura vitivinicola.<br />

Uno dei grandi temi portanti oggi in questo settore<br />

è quello del biologico: qual è la sua funzione<br />

e come si pone il Gruppo in merito a questo?<br />

Il vino biologico continua ad essere sempre di più apprezzato<br />

a livello internazionale grazie al crescente interesse dei<br />

consumatori e alla sempre maggiore attenzione dei produttori<br />

ad uno sviluppo sostenibile. Per semplificare, possiamo<br />

dire che l’agricoltura biologica è un metodo agricolo<br />

volto a produrre alimenti con sostanze e processi naturali.<br />

Ciò significa che tende ad avere un impatto ambientale limitato,<br />

in quanto incoraggia a usare l’energia e le risorse<br />

naturali in modo responsabile, coltivare la biodiversità,<br />

conservare gli equilibri ecologici regionali, migliorare la<br />

fertilità del suolo evitandone lo sfruttamento e garantire la<br />

qualità delle acque. Proprio in linea con la visione aziendale<br />

di Castello di Albola e di Rocca di Montemassi, presentata<br />

anche nel Bilancio di Sostenibilità, è cominciato nel<br />

2016 il processo di conversione al bio grazie al quale nei<br />

prossimi mesi verranno distribuiti sul mercato vini biologici<br />

che possono fare sempre più la differenza in termini<br />

ambientali, senza però rinunciare all’eccellente gusto della<br />

nostra tradizione. Dobbiamo però stare molto attenti<br />

e non far diventare il biologico un<br />

dogma assoluto o peggio un’ideologia:<br />

è necessario aprire<br />

un dialogo per comprendere<br />

le difficoltà, in determinati<br />

territori con dei climi particolarmente<br />

complessi, di<br />

produrre bio.


Wines of Altitude<br />

.<br />

Above the village of Radda lies one of the highest<br />

estates in Chianti Classico, Castello di Albola.<br />

Here, award-winning expressions of ‘high-hill’<br />

Sangiovese are crafted to perfection from vineyards<br />

yielding grapes of sublime balance.


14<br />

ON AIR<br />

Il <strong>2022</strong><br />

delle enoteche italiane<br />

Primo bilancio con Andrea Terraneo, presidente di Vinarius,<br />

dell’anno che è stato per il canale<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

Voci di costo lievitate e vendite in flessione,<br />

crollo della redditività, ansia da recessione.<br />

La fine d’anno per il mondo del vino<br />

appare funestato da più di un’incognita.<br />

Eppure, i calici non sono mai stati così<br />

pieni, in particolar modo nel fuori casa. A confermarlo<br />

sono i dati di mercato condivisi dall’Osservatorio di<br />

Unione Italiana Vini e Vinitaly. I numeri parlano, infatti,<br />

di un <strong>2022</strong> in chiusura per il settore con vendite in calo<br />

dell’1% a volume (41,4 milioni di ettolitri), per un valore<br />

che però è registrato in aumento del 6%, a 14,3 miliardi<br />

di euro, grazie proprio alle performance dell’Horeca e<br />

al contributo della vendita diretta. Sul dato valoriale,<br />

tuttavia, pesano logiche inflattive che non permette di<br />

sorridere eccessivamente. Ma prima di fasciarsi la testa,<br />

è ancora tutto da vedere cosa porteranno le feste<br />

di fine anno e, soprattutto, i possibili mutamenti nei<br />

prossimi mesi dello scenario internazionale, che oggi<br />

rallenta quella che era stata una ripresa spumeggiante<br />

dopo i tempi bui della pandemia. Ma in questo contesto<br />

generale, il mondo delle enoteche come arriva al rettilineo<br />

finale di questo <strong>2022</strong>? E quali sono le richieste che<br />

il canale fa al nuovo Governo da poco insediatosi? Lo<br />

abbiamo domandato, in attesa di poter tirare una riga<br />

definitiva sul bilancio dell’anno, ad Andrea Terraneo,<br />

presidente di Vinarius, Associazione delle Enoteche Italiane<br />

che riunisce un centinaio di punti vendita sparsi<br />

in tutt’Italia e dal 1981 promuove e valorizza l’enoteca<br />

come luogo dove si esercita il commercio specializzato<br />

del vino di qualità e al tempo stesso di tutela il ruolo<br />

dell’enotecario come professionista e divulgatore del<br />

vino e del mondo che ad esso sta intorno.<br />

Quali sono stati i trend di vendita in enoteca<br />

di questo <strong>2022</strong>?<br />

È ancora presto per fornire una risposta definitiva, in<br />

particolare se parliamo dell’articolazione dei trend legata<br />

alle fasce prezzo. Ma circa le tipologie di prodotti, a livello<br />

generale si sono registrate buone performance per i vini<br />

bianchi, anche per via di un’estate molto calda, e hanno<br />

tenuto particolarmente bene i rosati, soprattutto al Sud.<br />

Qual è stata la denominazione italiana<br />

o la categoria di vino sorpresa dell’anno?<br />

In attesa anche in questo caso di riuscire a offrire una<br />

panoramica più dettagliata a seguito della volata delle<br />

feste di fine anno, si constata a livello complessivo una<br />

conferma della tendenza a un maggiore consumo degli<br />

autoctoni nei territori stessi di origine dei diversi vitigni.<br />

Cosa domandate al nuovo Governo come<br />

associazione di categoria?<br />

Al nuovo ministro Lollobrigida domandiamo quanto<br />

già avevamo sottoposto al suo predecessore Patuanelli.<br />

In primis, di essere riconosciuti come categoria in qualità<br />

di veicolatori dell’eccellenza dei prodotti agricoli<br />

made in italy. Noi enoteche, infatti, svolgiamo quotidianamente<br />

la fondamentale attività di proposta, promozione<br />

e valorizzazione delle referenze agroalimentari<br />

italiane ad Indicazione Geografica. È un importante<br />

lavoro di utilizzo e divulgazione delle eccellenze del<br />

nostro Paese, il nostro, che avviene sia attraverso i vini<br />

sia attraverso accompagnamenti gastronomici come<br />

possono essere salumi, formaggi e prodotti ortofrutticoli.<br />

Per questo motivo continuiamo a ritenere incomprensibile<br />

come un importante segmento della filiera,<br />

quale siamo noi enoteche che raggiungiamo e superiamo<br />

il 34% di approvvigionamento totale di prodotti a<br />

Indicazione Geografica, non sia stato incluso fra le attività<br />

destinatarie di benefici economici approvati dal<br />

precedente Esecutivo legati ai fondi a sostegno delle<br />

eccellenze del food & wine made in Italy. Al nuovo Governo,<br />

dunque, domandiamo di essere ascoltati maggiormente,<br />

tanto quando si parla di vino, quanto più in<br />

generale di agroalimentare italiano. E soprattutto che si<br />

prenda maggiormente in considerazione l’importante<br />

lavoro svolto capillarmente sul territorio nazionale da<br />

noi enoteche in termini di divulgazione di conoscenza<br />

e qualità dei prodotti.<br />

Guardando infine oltreconfine, chi sale<br />

e chi scende tra i vini stranieri nel <strong>2022</strong>?<br />

Anche qui in attesa del dato definitivo, si sta delineando<br />

una buona ripresa dello Champagne.


15<br />

A<br />

l cuore del nord dell’Italia, sulla punta più meridionale della Lombardia,<br />

stretto tra Piemonte, Emilia-Romagna e Liguria, c’è un territorio del vino<br />

che oggi più che mai è tornata alla ribalta, riempendo sempre più i calici di<br />

semplici appassionati e grandi intenditori: è l’Oltrepò Pavese. Scendendo<br />

per circa 60 km a sud di Milano, dopo aver oltrepassato il Po, ha inizio un’area<br />

che se ben osservata assume la forma di un grappolo d’uva, con quattro<br />

valli che si aprono a ventaglio verso il fiume, creando dolci colline, e che,<br />

in alcuni punti, salgono fino ai 1.700 metri s.l.m. fino alle pendici dell’Appennino.<br />

Una zona particolarmente vocata alla vite e ai suoi frutti. Ed è una<br />

lunga storia d’amore quella che lega l’Oltrepò Pavese al vino.<br />

Stiamo parlando, d’altronde, di una delle aree vitivinicole più estese d’Italia,<br />

a fronte di un totale di circa 13mila ettari di vigneti: la terza per estensione<br />

tra tutte le Denominazioni tricolori, dove si produce oltre il 60% dei vini<br />

della Lombardia. Ed è un racconto straordinario, quello offerto dall’Oltrepò<br />

Pavese del vino, che si sviluppa lungo il 45esimo parallelo, lo stesso dove<br />

affacciano il Piemonte, la Borgogna, la zona di Bordeaux e l’Oregon.<br />

Sulla latitudine dei grandi vini del mondo, le prime tracce della coltivazione<br />

della vite rimandano a più di 2000 anni fa: già nel 40 a.C., Strabone,<br />

documentando un suo passaggio per queste terre, parlava di “vino buono,<br />

popolo ospitale e botti in legno molto grandi”. Ma oggi sono innanzitutto<br />

il suolo e il clima a rendere grande l’Oltrepò Pavese del vino. È una biodiversità<br />

davvero unica quella che caratterizza l’area, tra zone vocate a vitigni<br />

a bacca rossa che si alternano a quelle più idonee alle produzioni di uve<br />

bianche. Merito di una conformazione che spazia dalle influenze marine<br />

del Mar Mediterraneo, che arrivano dalla Liguria, al clima più continentale<br />

della Pianura Padana. E poi la diversità dei suoli, con presenza variabile di<br />

calcare o argilla, oltre ad esposizioni ed escursioni termiche differenti.<br />

In questo grappolo di terra, da sempre, tutti i vitigni trovano ottima espressione,<br />

con un denominatore comune che vale per le uve destinate a vini più<br />

“importanti”: la terra, per sua origine ampelografica e natura geologica, garantisce<br />

lunghi e qualitativi invecchiamenti. È la storia, poi, a ricordare che<br />

nel 1884 in Oltrepò Pavese si censivano ben 225 vitigni autoctoni. Oggi<br />

sono poco più di 10 quelli di maggior diffusione, con la scelta effettuata nel<br />

corso del tempo di focalizzare l’attenzione sulle varietà di uva di maggiore<br />

qualità e che esprimono al meglio il territorio, senza dimenticare alcune<br />

tipologie storiche e uniche della zona. Prendono così forma le sei Doc e la<br />

Docg dell’Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero, che si presenta anche<br />

in rosa con il Cruasé, termine che identifica anche un brand consortile.<br />

Denominazioni che sono promosse e su cui vigila un Consorzio di Tutela<br />

fondato su base volontaria nel 1961 e che dal 1977 a livello istituzionale si<br />

fa garante della salvaguardia della lunga storia d’amore tra l’Oltrepò Pavese<br />

e il vino. Un racconto di Oltrepò Pavese Docg Metodo Classico, Buttafuoco<br />

dell’Oltrepò Pavese Doc, Bonarda dell’Oltrepò Pavese Doc, Oltrepò<br />

Pavese Pinot Grigio Doc, Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese Doc, Sangue di<br />

Giuda dell’Oltrepò Pavese Doc, Oltrepò Pavese Doc di cui Oltrepò Pavese<br />

Doc Barbera, Oltrepò Pavese Doc Pinot Nero (bianco, frizzante e spumante),<br />

Oltrepò Pavese Doc Riesling, che parla di una ricchezza più unica che<br />

rara. Un universo tutto da esplorare, dalla vigna alla bottiglia.<br />

Una lunga<br />

storia d’amore<br />

Viaggio lungo il 45esimo parallelo alla scoperta<br />

dell’Oltrepò Pavese del vino<br />

GIRAMONDO<br />

Photo: Consorzio Tutela Vini OP - Anglisani


16<br />

GIRAMONDO<br />

La biodiversità dell’Oltrepò Pavese del vino<br />

tra sfumature Pop e bottiglie che amano il tempo<br />

Sono tanti e diversi i volti dell’Oltrepò Pavese<br />

del vino lungo il 45esimo parallelo.<br />

All’incrocio di quattro regioni e quattro<br />

province, è una biodiversità invidiabile a<br />

consentire a questo grappolo di terra di regalare<br />

espressioni nel calice adatte a ogni occasione e<br />

contesto.<br />

Tra Valle Staffora, Valle Coppa, Valle Scuropasso e<br />

Valle Versa, le quattro valli orientate secondo la direttrice<br />

Sud – Nord che definiscono l’anima del terroir<br />

con le loro esposizioni, prendono forma produzioni<br />

che, tra sfumature Pop e bottiglie “importanti”, raccontano<br />

l’unicità nella varietà.<br />

Tra vitigni e tipologie differenti l’una dall’altra, ci si<br />

trova così a spaziare in unico territorio dai famosi spumanti<br />

Metodo Classico ai vini bianchi freschi o anche<br />

da invecchiamento, passando per i rosati, vini frizzanti,<br />

rossi giovani e quelli, invece, da dimenticare in cantina<br />

per ritrovarli un giorno nella loro piena “maturà”,<br />

per concludere con le proposte dolci. Non manca proprio<br />

nulla in Oltrepò Pavese. Una terra generosa da<br />

scoprire, assaggio dopo assaggio.<br />

La terra del Pinot Nero che ama le bollicine<br />

Quando si pensa all’Oltrepò Pavese, la mente va subito<br />

ai suoi spumanti Metodo Classico e al Pinot Nero,<br />

che proprio lungo il 45esimo parallelo individua il suo<br />

habitat naturale.<br />

Le bollicine sono infatti la punta di diamante del vino<br />

a queste latitudini, visto che stiamo parlando di uno<br />

tra i territori principali in Italia per la produzione di<br />

spumante rifermentato in bottiglia, che qui si basa soprattutto<br />

sul più nobile dei vitigni.<br />

È una lunga storia, che ancora oggi propone una qualità<br />

che non teme confronti, quella dell’Oltrepò Pavese<br />

Docg Metodo Classico. Per una narrazione che<br />

si sviluppa anche in direzione di un’interessantissima<br />

versione rosé, che solo qui è chiamata Cruasé, un<br />

marchio collettivo riservato ai soci che identifica lo<br />

spumante rosé da uve Pinot Nero. Stiamo parlando,<br />

è sempre bene rimarcarlo, della terza area produtti-<br />

EVENTO REALIZZATO CON IL COFINANZIAMENTO DEL FEASR<br />

RESPONSABILE DELL'INFORMAZIONE:<br />

CONSORZIO TUTELA VINI OLTREPÒ PAVESE<br />

AUTORITÀ DI GESTIONE DEL PROGRAMMA: REGIONE LOMBARDIA<br />

va mondiale di Pinot Nero, capace di esprimere una<br />

produzione realmente spumeggiante e oggi in ascesa<br />

con le sue 553mila bottiglie del 2021, che hanno significato<br />

un incremento del 23% sul dato dei <strong>12</strong> mesi<br />

precedenti. È questo il sintomo di una rinnovata partecipazione<br />

al progetto di qualità della Docg, il cui potenziale<br />

– è bene evidenziare anche questo – parla di<br />

numeri che si attestano attorno alle 2 milioni di bottiglie<br />

a poter aderire alla Denominazione. Un’identità<br />

spumantistica (storica), dove il fattore “Tempo” è positiva<br />

discriminante. I vini in Oltrepò Pavese, infatti,<br />

invecchiano bene.<br />

Quella che si può incontrare frequentando i “caveau” di<br />

cantine ultracentenarie, iniziando proprio dalla Docg<br />

dedicata al Metodo Classico, è una sorpresa continua.<br />

Tempo al tempo: dove ricchezza e unicità aggiungono<br />

valore alla biodiversità dell’Oltrepò Pavese. E le performance<br />

più interessanti le ottengono – guarda caso<br />

– proprio due dei vitigni internazionali qui protagonisti<br />

e molto amati nel mondo: il citato Pinot Nero, da<br />

scoprire anche nella sua anima rossa ferma, e il bianco<br />

Riesling.<br />

Tempo al tempo: Sua Maestà il Riesling<br />

Ogni valle, ogni esposizione, ogni terroir racconta nel<br />

calice una storia diversa ma comune, che si identifica<br />

poi nelle poliedriche Denominazioni di questa ricca<br />

terra del vino. E sono vere e proprie strade quelle


17<br />

su cui ci si può incamminare, iniziando da quella che<br />

conduce lungo la Valle del Riesling, che si snoda per<br />

i comuni di Calvignano, Casteggio, Montalto Pavese,<br />

Mornico Losana, Oliva Gessi e Rocca de’ Giorgi. Un<br />

percorso di valorizzazione della varietà nella zona a<br />

più alta vocazione. Per una storia più recente rispetto<br />

a quella del Pinot Nero, che si divide tra Riesling Renano<br />

e Riesling Italico che crescono in una valle ricca<br />

di gesso e di ulivi: l’habitat perfetto, lungo cui si estendono<br />

1.300 ettari di vigneti che regalano bianchi da<br />

invecchiamento dalle sfumature ogni volta sempre più<br />

sorprendenti.<br />

Photo: Consorzio Tutela Vini OP - Mdidier<br />

L’identità “Pop” dell’Oltrepò Pavese<br />

Se Sua Maestà il Riesling definisce il volto nobile<br />

dell’attesa, a raccontare l’anima Pop dell’Oltrepò Pavese<br />

del vino è la via che conduce a scoprire l’immediatezza<br />

della Bonarda, altra Doc numericamente importante<br />

per il territorio.<br />

Un’iconica espressione da uva Croatina, arrivata a<br />

contare una produzione di 15 milioni di bottiglie. Il<br />

rosso che delinea la tipicità, tanto nel suo carattere fermo<br />

quanto nella variante naturalmente mossa. Il vino<br />

della tradizione, a Denominazione dal 1970, ma che<br />

vanta nondimeno una lunga storia alle spalle, come<br />

testimonia la descrizione organolettica del 1864, fatta<br />

sul Bollettino del Comitato Agrario Vogherese pubblicato<br />

da Acerbi, che parla di un “vino di colore, amaro<br />

anziché no, di molta finezza, alcolico e aroma piccante,<br />

generoso e digestivo”.<br />

Allora come oggi, la sua facilità, in primis nella semplicità<br />

d’abbinamento, rende la Bonarda un passe-partout<br />

che ben sposa momenti di socialità e un consumo<br />

fuori dagli schemi, occasioni che gli stanno consentendo<br />

d’intercettare un pubblico di giovani sempre<br />

più numeroso. Si giunge così alle logiche conclusioni.<br />

In sintesi, se nulla manca, c’è proprio tutto in Oltrepò<br />

Pavese. E dall’antipasto al dolce è possibile gustare<br />

lentamente l’assaggio di una terra. Ma è importante<br />

seguire il filo che aiuta a non perdersi per strada: quello<br />

della biodiversità di 13mila ettari vitati, dove tutto<br />

viene bene, su colline che maliziose strizzano l’occhio<br />

al mare, verso la Liguria, prendono gli aliti ridenti<br />

dell’Emilia, dall’altra parte del confine del grappolo, e<br />

scollinano verso il Basso Piemonte.<br />

Il terroir è la chiave. E tanto di quel che sta nel calice<br />

lo si potrà comprendere già al primo sguardo a questa<br />

grande terra del vino.<br />

Una storia ancora da degustare<br />

Una pubblicazione della locale Camera di<br />

Commercio edita nel 1884 sulle condizioni<br />

economiche civili<br />

della provincia di Pavia,<br />

attesta che nelle<br />

zone di Stradella,<br />

Montù Beccaria, Broni,<br />

si contavano allora<br />

ben 59 qualità di uva,<br />

tra le quali, spiccavano<br />

la Moradella, la<br />

Pissadella, l’Ughetta<br />

di Canneto, la Rossara, il Barbisino, il Pignolo,<br />

il Besgano, l’Uva d’Oro, lo Sgorbera, il<br />

Nebbiolo, il Moscatello e il Trebbiano. Poco<br />

coltivate erano a quei tempi la Croatina (da<br />

cui il vino Bonarda) e<br />

la Malvasia: pochissimo<br />

la Barbera, la<br />

Vernaccia, l’Altrugo e<br />

il Cortese. Oggi, una<br />

nuova tendenza tra<br />

i produttori storici in<br />

Oltrepò Pavese sta<br />

conducendo a una<br />

riscoperta di alcune<br />

testimonianze del passato, come ad esempio<br />

proprio l’Uva della Cascina o la Moradella.<br />

Pionieri<br />

del Metodo Classico<br />

In Oltrepò Pavese ci sono ancora diverse<br />

cantine storiche che per prime si sono distinte<br />

quando si parla della nascita delle<br />

bollicine in Italia. Alla metà del 1800, tempi<br />

in cui il Metodo Classico tricolore strizzava<br />

l’occhio anche nel nome al suo più celebrato<br />

fratello maggiore d’Oltralpe, cominciano<br />

a saltare i primi tappi anche in Oltrepò<br />

Pavese. È il conte Carlo Giorgi di Vistarino,<br />

l’uomo che ha portato a Pavia e dintorni il<br />

Pinot Nero della Borgogna, a battezzare<br />

il primo Brut made in Italy nella tenuta di<br />

Rocca de’ Giorgi. E proprio la valle Scuropasso,<br />

zona particolarmente vocata, è considerata<br />

da sempre la casa del più nobile<br />

tra i vitigni. L’Italia delle bollicine “s’è desta”<br />

e progressivamente prende forma. A Codevilla,<br />

sempre in Oltrepò Pavese, è l’ing.<br />

Domenico Mazza con la sua azienda Montelio<br />

a introdurre in quegli anni una bottiglia<br />

specifica per lo spumante. Ma curiosando<br />

fra i primati di questo angolo di mondo del<br />

vino, si scopre anche che il primo in Italia a<br />

mettere a punto una valida scheda di degustazione<br />

fu Emilio Sernagiotto: sono gli anni<br />

’50 del 1900 quando il futuro presidente<br />

dell’Associazione enotecnici italiani, nativo<br />

di Casteggio, spiega che degustare un vino<br />

comporta indagare razionalmente, senza<br />

alcun pregiudizio, impegnando tutti i sensi<br />

di cui disponiamo per classificarne, attraverso<br />

un’analisi sistematica, pregi e difetti.<br />

GIRAMONDO


18<br />

GIRAMONDO<br />

Il futuro di una grande terra del vino.<br />

A tu per tu con Gilda Fugazza e Carlo Veronese<br />

Direttore Veronese, che cammino ha scelto d’intraprendere<br />

e sta seguendo l’Oltrepò del vino<br />

in Italia e all’estero davanti ai consumi che si<br />

rinnovano?<br />

La strada è una sola e lo sostengo da sempre: bisogna<br />

muoversi, portare il vino dove non c’è. Anzi: dove non<br />

è ancora stato promosso, ma ci sono i distributori. Per<br />

questo appena siamo usciti dal blocco delle attività causato<br />

dal Covid-19 non abbiamo voluto e potuto perdere<br />

tempo. Sono partiti diversi tour promozionali all’estero<br />

e abbiamo individuato soprattutto il mercato americano,<br />

quello giapponese e poi Germania e Svizzera come basi<br />

di partenza per farci conoscere sempre più. E in questo finale<br />

di anno, Tokyo e Stati Uniti ci hanno impegnato con<br />

una organizzazione fitta di eventi, in parallelo alle attività<br />

legate a Milano e Merano, con i due wine festival diversi e<br />

complementari fra di loro.<br />

Ma come puntate a consolidare nel 2023 il lavoro<br />

fatto per riportare la varietà dell’Oltrepò<br />

del vino nella carte dei ristoranti e sugli scaffali<br />

delle enoteche?<br />

Con le attività, con le relazioni, con i tasting event e con<br />

una presenza capillare, individuando con intelligenza<br />

mercati, segmenti, trend e opportunità che ci vengono<br />

proposte. Ma questo si fa solo muovendosi e valorizzando<br />

le Denominazioni in modo coerente, con le misure<br />

che ci vengono proposte e che intercettiamo per concretizzare<br />

la nostra promozione.<br />

Un universo variegato, quello enoico oltrepadano,<br />

che nelle tante sfumature di colori<br />

e vitigni trova unità all’interno della<br />

grande casa del Consorzio Tutela Vini<br />

Oltrepò Pavese. Fondato su base volontaria<br />

nel 1961, dal 1977 a livello istituzionale si fa garante<br />

della salvaguardia della lunga storia d’amore tra l’Oltrepò<br />

Pavese e il vino, promuovendo e vigilando<br />

sulle sue Denominazioni. Ma qual è oggi lo<br />

stato dell’arte sulle colline oltrepadane?<br />

E quale il futuro per questa grande terra<br />

del vino? Lo abbiamo domandato<br />

a Gilda Fugazza e a Carlo Veronese,<br />

rispettivamente presidente e direttore<br />

del Consorzio Tutela Vini Oltrepò<br />

Pavese.<br />

Direttore Veronese, qual è il primo<br />

bilancio che può tracciare l’Oltrepò<br />

Pavese del vino sul proprio <strong>2022</strong>?<br />

Di una generale crescita della qualità, delle attività,<br />

delle strutture e della partecipazione agli eventi che<br />

prosegue in scia a quanto fatto in questi ultimi tre<br />

anni, compresa la pandemia. Il Consorzio ha sfruttato<br />

ogni occasione di promozione e di selezione per stimolare<br />

un mondo delle Denominazioni e promuovere<br />

partecipazione, condivisione ed entusiasmo nel valorizzare<br />

un territorio magnifico che ha tutto per vince-<br />

re ed imporsi in uno scenario produttivo in continua<br />

evoluzione come quello del mondo del vino italiano.<br />

Presidente Fugazza, come intendete proseguire<br />

nel cammino per coniugare numeri e qualità in<br />

una terra generosa e vocata per tante varietà<br />

diverse tra loro?<br />

La chiave è nella parola sostenibilità. Lo ripeto<br />

senza stancarmi: si tratta di una parola che<br />

significa sostenibilità ambientale, ma<br />

anche sociale ed economica. La nostra<br />

ricchezza è concreta e attuale, ma si<br />

scontra con una realtà economica<br />

molto complessa dove abbiamo la<br />

possibilità di giocarci non una ma<br />

più partite. Chiamiamoli tre focus.<br />

Fatti di vitigni di grande potenzialità,<br />

con l’universo delle bollicine della<br />

nostra Docg che è il mondo del Pinot<br />

Nero in tutte le sue sfumature. Poi i grandi<br />

blend da uve autoctone - Croatina e Barbera, ad esempio<br />

– con Bonarda Doc o Buttafuoco Doc e il sempre<br />

più richiesto Sangue di Giuda. Infine, il mondo dei<br />

grandi Riesling Renano e Italico, dove stiamo raccogliendo<br />

già i frutti di un lavoro di crescita costante. Tre<br />

mondi complementari, dove i numeri e la qualità sono<br />

la base per una crescita parallela e gli uni non possono<br />

prescindere dall’altra.<br />

Presidente Fugazza, esiste oggi una chiave per<br />

conquistare al vino dell’Oltrepò il pubblico più<br />

giovane?<br />

Siamo convinti che il mondo del vino stia cambiando velocemente.<br />

Se da una parte il modello tradizionale non<br />

può che continuare a perseguire la strada della tradizione<br />

e dell’eccellenza secondo modelli consolidati per quanto<br />

riguarda le Doc e Docg di eccellenza, credo ci sia più che<br />

mai spazio nel nuovo mondo di quel “nuovo vino” capace<br />

d’intercettare gusti, momenti di consumo e target diversi<br />

e interessanti. Di recente, da una riflessione condivisa con<br />

il Consorzio Prosecco Doc abbiamo capito che i giovani<br />

vanno assecondati rispetto all’interesse dimostrato per il<br />

mondo del vino facile, “easy to drink” di qualità, più naturale<br />

possibile: anche nella sua impostazione comunicativa<br />

profilata, con gradazioni moderate capaci di essere una<br />

scelta giusta per ogni momento di pausa e socializzazione<br />

in cui vino e food dialogano senza troppi problemi e si<br />

abbinano facilmente. Può sembrare un discorso banale,<br />

invece non lo è in un momento in cui stiamo tutti ancora<br />

di più attenti al bere responsabile e a limitare l’abuso e<br />

l’atteggiamento molto spesso sfrenato dei giovani rispetto<br />

ai superalcolici o alla logica dello “sballo”.<br />

E quale sarà la parola chiave del 2023 per<br />

l’Oltrepò?<br />

Oltre “unione”, dico anche “la forza della sostenibilità”,<br />

che rappresenta la bellezza della nostra terra del vino<br />

pronta, ospitale, accogliente e ca rica di futuro.<br />

Una terra che sorride prima di tutto in un calice di Bonarda,<br />

di Pinot Nero, di Riesling dell’Oltrepo Pavese.


19<br />

Dal cuore dell’Alta Valle Versa, sulle dolci colline dell’Oltrepò<br />

Pavese, arriva il 470 Pinot Nero 2017 Metodo Classico Vsq<br />

Tenuta Caseo. Il figlio di un territorio vocato per il più nobile<br />

dei vitigni, che qui ha trovato uno dei suoi habitat d’elezione<br />

all’interno di una proprietà che si estende su <strong>12</strong>0 ettari, di cui 90<br />

di vigneto. Un angolo rimasto immutato nella sua dimensione<br />

originale, dove si tramanda e si continua a scrivere una storia già<br />

iniziata prima del <strong>12</strong>00 e poi fiorita con Gian Galeazzo Visconti,<br />

primo Duca di Milano. Il “Metodo Classico” secondo la famiglia<br />

Tommasi, 100% Pinot Nero da un terreno in prevalenza argilloso<br />

con presenza di calcare attivo. Per una bollicina dalla struttura<br />

ricercata, che si fonde con una spuma fitta e fine e a un sottile e<br />

continuo perlage. Fresco come una boccata d’aria, intriga con il<br />

palato secco e la persistenza aromatica di pregio caratterizzata da<br />

gradevole acidità e piacevole mineralità. Scelta per ogni occasione,<br />

dall’aperitivo a risotti e grigliate di carne bianca e pesce, risulta<br />

eccezionale accordo con ogni tipo di frittura.<br />

SPECIALE NATALE | TOMMASI FAMILY ESTATES


20<br />

L’espressione più identitaria di una<br />

denominazione, bollicina capace di sfidare il<br />

tempo e sfatare pregiudizi. Il R .D.O. Ponente<br />

2021 Brut Conegliano Valdobbiadene<br />

Prosecco Superiore Rive di Ogliano Docg<br />

Masottina è single vineyard che racconta<br />

l’unicità di un territorio, partendo dal suo<br />

sempre più basso residuo zuccherino,<br />

passato a 4 g/l. Un Cru vocato dal profilo<br />

gastronomico, capace di farsi anche<br />

ingrediente in cucina e non solo abbinamento<br />

in tavola, sigillando in bottiglia sforzi ed<br />

eleganza della più pura viticoltura eroica.<br />

Per un palato che parla la lingua di fresche<br />

e delicate fragranze floreali, valorizzate da<br />

piacevoli sfumature minerali, e un finale lungo<br />

che chiude equilibrato con nuance di zenzero<br />

e un richiamo alle spezie.<br />

SPECIALE NATALE | UN BRINDISI “SUPERIORE”<br />

L’eccellenza del territorio e del suo frutto,<br />

uniti ad una nuova tecnica spumantistica:<br />

da questo connubio prende vita l’Asolo<br />

Prosecco Superiore Docg Brut Millesimato<br />

FM333 Montelvini. Una bollicina dallo stile<br />

inconfondibile che nasce da un unico vigneto<br />

chiamato Fontana Masorin situato sulla collina<br />

del Montello a 333 m s.l.m. Uno “spumante<br />

da mosto” che conquista con la sua assoluta<br />

fragranza, ipnotizzando con la sinuosa danza<br />

di una bolla finissima e persistente alla quale si<br />

cede appagati da un’eleganza aromatica unica.<br />

Un grande classico, sempre contemporaneo.<br />

Il Valdobbiadene Prosecco<br />

Superiore Docg Millesimato Extra Dry<br />

Val D’Oca è etichetta inconfondibile<br />

dietro cui si cela una bollicina equilibrata,<br />

sempre tesa all’eleganza. Iconico, come<br />

l’elegante bottiglia nera satinata, la prima<br />

nella storia del Prosecco nel 1991, che<br />

oggi si rinnova grazie a un restyling nella<br />

veste su cui risalta il nuovo logo. Per un<br />

frutto di uve raccolte esclusivamente a<br />

mano nei vigneti condotti nel rispetto dei<br />

principi dell’agricoltura integrata e certificati<br />

Sqnpi, che nel calice raccontano della<br />

gradevole sapidità che si somma alle note<br />

più dolci della frutta, donando sensazioni<br />

di piacevole freschezza.<br />

Un portavoce di biodiversità delle colline scoscese e generose di uno dei Grand Cru più preziosi<br />

d’Italia. Il Valdobbiadene Superiore di Cartizze Docg Brut Ruggeri rende omaggio<br />

e al contempo svela i profumi di un terroir unico che si risveglia dopo i mesi più freddi. Un<br />

inno alla vita, alla Natura e a un nuovo inizio a suggellare nel calice gli auguri nelle festività di<br />

fine anno. Per una bollicina conviviale e vivace, fragrante e aromatica, che seduce con il suo<br />

armonioso equilibrio e la sua sapidità cristallina con delicate note minerali.


21<br />

SPECIALE NATALE | COL VETORAZ<br />

Spirito della notte. Signature scintillante.<br />

Ricordo di una serata d’estate.<br />

L’Asolo Prosecco Superiore Docg Extra<br />

Brut Night Glowing di Montelvini<br />

oggi brilla ancor più di luce propria.<br />

Superiore, non solo per titolo. Vellutato, con la sua aromaticità<br />

elegante che al palato risulta avvolgente. Elegante, grazie al suo<br />

fine perlage e alla consistenza cremosa della sua spuma. Esclusivo,<br />

eccellenza figlia delle colline nelle quali è incastonata Col Vetoraz<br />

all’interno dei più pregiati 107 ettari della Denominazione. Il<br />

Valdobbiadene Superiore di Cartizze Docg Dry Col Vetoraz<br />

è massima espressione delle uve Glera da cui prende forma, col<br />

suo profumo intenso e delicato di fiori e frutta matura, il gusto<br />

pieno e dal perfetto equilibrio aromatico. La proposta ideale per<br />

accompagnare con grazia il finale di un pasto. Brindisi per ricordare<br />

momenti importanti, è perfetto abbinamento anche ai sapori della<br />

tradizione, come una semplice e irresistibile fetta di sopressa.


22<br />

Una visione differente di Valpolicella. La<br />

prima a valorizzare la Corvina Veronese<br />

scegliendo d’intraprendere una strada<br />

che non conduceva sul cammino del<br />

tradizionale metodo dell’appassimento.<br />

La Poja Corvina Veronese Igt 2016<br />

Allegrini non è solo il racconto di<br />

un monovitigno, ma soprattutto di<br />

un’intuizione: quella che nel 1979<br />

condusse Giovanni Allegrini, padre della<br />

Signora dell’Amarone, sulla sommità<br />

de La Grola. È su questo altopiano a<br />

nascere un vino che si è trasformato in<br />

icona grazie al fazzoletto di circa 3 ettari<br />

di calcareo candore, cinto da cipressi<br />

e che guarda il Garda distante una<br />

manciata di chilometri, in cui prende<br />

forma. Frutto, spezie e note balsamiche<br />

si fondono alla perfezione nel calice.<br />

Profondo e raffinato, porta con sé la<br />

consistenza della terra che gli regala i<br />

natali e la leggerezza delle brezze che<br />

giungono da lago. Per un vino profondo<br />

e raffinato, capace d’invecchiare<br />

con eleganza, in particolare col suo<br />

millesimo 2016 che si annuncia come<br />

una tra le migliori annate di sempre.<br />

Una Sicilia autentica che emerge dalla pressatura di 100% uve coltivate in<br />

biologico. La scommessa sull’anima autoctona di un vitigno reliquia, che<br />

poi affina interamente in acciaio tra i quattro e i cinque mesi. Arcodace<br />

Perricone Sicilia Doc Assuli è il simbolo di una nuova personalità<br />

della viticoltura dell’isola. Un rinascimento enologico che nel calice<br />

esprime il proprio carattere elegante. Un racconto che celebra il legame<br />

col territorio anche in etichetta, richiamo all’Orlando Furioso e alla<br />

radura magica dove la meraviglia di dischiude e l’emozione si accende.<br />

Orizzonte cje ritorna al primo sorso, dove il frutto è vivace e a venire<br />

espressa è l’eleganza e la freschezza del tannino.<br />

SPECIALE NATALE | FESTA IN ROSSO<br />

L’incontro tra una famiglia con alle spalle una secolare esperienza nel vino e 23 ettari di vigneto situati sulla cima di una collina, a 350<br />

metri di altitudine, tra la Val d’Illasi e la Val di Mezzane. Un terroir eccezionale, dove il terreno di origine argilloso e calcareo infonde<br />

una mineralità ottimale. Un luogo estremo, denominata Montevegro, che in veronese significa “incoltivabile”, ma che oggi, grazie<br />

alla lungimiranza di chi qui piantò le vigne oltre 40 anni fa, regala il Mai Dire Mai Amarone della Valpolicella Docg 2013 Pasqua.<br />

Una delle Icons della cantina, che ne racconta l’innovativo approccio nel winemaking: fatto per durare molto nel tempo, è progetto<br />

slow, che ha bisogno di riposo. Un Amarone di nuova generazione che punta ad esprimere l’identità della collina, domandando di<br />

ritrovarla ancora vibrante nel calice tra 40 anni. Un vino da collezione che propone di avventurarsi alla scoperta delle emozioni che<br />

saprà suscitare la sua curva evolutiva nel corso dell’invecchiamento.<br />

Un inno al Cabernet Franc in terra di Chianti Classico,<br />

che interpreta in bottiglia la personalità vulcanica del suo<br />

autore: Michelangelo Piccini, quinta generazione della<br />

storica famiglia del vino toscana. Pècchero Toscana<br />

Cabernet Franc Igt 2018 Fattoria di Valliano è rosso<br />

dai tratti estrosi, tanto grande da meritarsi, con la sua<br />

produzione esclusiva di sole 600 bottiglie per l’annata,<br />

un grande calice. Lo stesso che porta con sé nel nome,<br />

termine dei secoli passati ormai dimenticato che si<br />

trasforma in ricordo, omaggiando un nonno che amava<br />

gustare il vino in ampi bicchieri. Per un’interpretazione<br />

di sinuosa eleganza che non teme la prova del tempo,<br />

stupendo a ogni sorso con la sua anima dinamica ma<br />

capace di avvolgere e conquistare con la sua raffinatezza.


23<br />

SPECIALE NATALE | TEDESCHI<br />

Dopo una lunga attesa, il primo Amarone nato nel Cru delineato dai confini della tenuta Maternigo. Il risultato di molto studio, una buona dose di esperienza<br />

sul campo e la giusta intuizione, che ha condotto una generazione fino alla “terra della madre”. Così ha preso forma Maternigo Amarone della Valpolicella<br />

Docg Riserva 2016 Tedeschi. Un vino omaggio alla tradizione di un’antica tenuta ricca di storia che si sviluppa per circa 33 ettari nei comuni<br />

di Tregnago e Mezzane di Sotto, tra terreni calcari marnosi grigi e rosei e marne bianche e rosa del Cretacico. Al suo cuore, nel vigneto Barila, un’attenta<br />

zonazione e caratterizzazione dei suoli ha condotto alla selezione che oggi regala a questa Riserva la sua inconfondibile impronta aromatica, che spazia tra<br />

note di frutti rossi e sentori floreali mediterranei, fino a freschi accenni di eucalipto a esaltare le intense percezioni di spezie dolci di cannella e di chiodi<br />

di garofano. Per un vino elegante e longevo, in perfetto stile Tedeschi, che vede la luce solo nelle annate più importanti e, nella sua trama tannica vellutata,<br />

racconta dell’unione paritetica di Corvina e Corvinone completata dal giusto tocco di Rondinella.


24<br />

Un brindisi in grande, da provare in Magnum o in Jéroboam<br />

da 3 litri. Formati all’altezza di un’avventura iniziata<br />

nel 1985 con una vendemmia straordinaria per uno dei<br />

simboli nel mondo del re dei rossi toscani. Il Brunello<br />

di Montalcino Riserva Poggio all’Oro 2016 Banfi<br />

è una vera e propria perla all’interno della produzione<br />

della storica realtà della famiglia Mariani-May. Figlio di<br />

un singolo vigneto, esclusivamente nelle grandi annate<br />

(16 in totale dal battesimo), è il primo Brunello Prodotto<br />

Sostenibile Equalitas. Riserva particolarmente elegante e<br />

dalla personalità complessa, si presenta con la sua struttura<br />

raffinata in perfetto equilibrio con la parte acida, che<br />

sostiene in modo eccellente la lunga persistenza.<br />

SPECIALE NATALE | IDEE REGALO<br />

Un nuovo arrivato, che dietro a nome ed etichetta cela molto di più. Il Franciacorta Docg Blànc 2018<br />

Contadi Castaldi è Metodo Classico in cui nulla è stato lasciato al caso. È frutto di un cammino di<br />

ricerca durato 20 anni da parte della cantina del Gruppo Terra Moretti Vino. Evoluzione del Soul Satèn,<br />

è Extra Brut in cui Chardonnay e Pinot Bianco s’incontrano alla pari e che si distingue grazie al suo<br />

carattere deciso. Una nuova cuvée asciutta, pulita e lineare, dove 20 sono le selezioni di vendemmia, 37<br />

i vigneti da cui queste provengono. I numeri in etichetta, attenzione estrema al dettaglio, per arrivare al<br />

profondo di un vino che sancisce un patto con la terra: ogni anno questo algoritmo potrebbe cambiare,<br />

perché una vendemmia non è uguale ad un’altra, perché le vigne invecchiano ed esprimono nuovi<br />

paradigmi. Un sorso affascinante del quale stupisce il graffiante sviluppo verticale in un palato d’autore.<br />

Sostenibilità, senza rinunciare ad eleganza e qualità. Una proposta glamour che segue il principio del<br />

“vuoto a guadagnare”. M-Use mini-size Cantina Pizzolato è gift box in cui è racchiuso piacevolezza<br />

nel calice e impegno concreto all’utilizzo responsabile delle risorse. Al suo interno, una bottiglia M-Use<br />

mini-size, un bicchiere di vetro ricavato dagli scarti delle bottiglie stesse, uno stoppino per rigenerare una<br />

candela, una boccetta con all’interno l’essenza di mosto e dei bastoncini per i profumatori d’ambiente.<br />

Per un progetto che presta attenzione a ogni elemento della sua filiera produttiva: dall’uva sana al vino<br />

biologico, dalla bottiglia diamantata in vetro leggero al suo completo riutilizzo.<br />

Il colore delle feste, per un cofanetto capace<br />

di farsi sintesi della grande magia delle colline<br />

di Valdobbiadene, Patrimonio Unesco. Un<br />

luogo incantato dove si realizza, vendemmia dopo<br />

vendemmia, un’irripetibile sinergia di vite, territorio<br />

e saper fare. Prendono così forma irresistibili bollicine<br />

destinate a colorare ogni momento ed occasione: fresche,<br />

fragranti, si distinguono per la loro impronta floreale e<br />

fruttata. In uno spettro di emozioni e identità che parla la<br />

lingua del Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Villa<br />

Sandi, spaziando tra la versione Brut, ad accompagnare primi<br />

piatti delicati e finger food, Extra Dry, ideale per brindisi in<br />

aperitivo, e Dry, da abbinare al più dolce dei finali.


25<br />

SPECIALE NATALE | VALDO<br />

Spirito della notte. Signature scintillante.<br />

Ricordo di una serata d’estate. L’Asolo<br />

Prosecco Superiore Docg Extra Brut Night<br />

Glowing di Montelvini oggi brilla ancor<br />

più di luce propria.<br />

Il secondo capitolo della dichiarazione d’amore della famiglia Bolla alle colline di Valdobbiadene. A ribadire con una nuova annata l’attaccamento alla propria<br />

terra e ai suoi preziosi frutti di chi guida con passione da quasi un secolo una realtà simbolo della Docg del Prosecco Superiore. Catturano l’attenzione al primo<br />

sguardo le 7760 le bottiglie numerate di Amor Soli Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Biologico Brut 2021 Valdo, un progetto enologico che oggi<br />

sceglie di comunicare l’impegno e il cammino intrapreso da più di 20 anni verso la massima sostenibilità arricchendosi grazie a un nuovo accessorio realizzato<br />

su misura da Resilia. Una bag green che impreziosisce, confezionata a mano dalle donne di D-Hub, associazione di promozione sociale. Un’edizione limitata<br />

realizzata interamente con materiali di recupero destinati a nuova vita. Rivisitazione dell’iconica borsa a secchiello che prende forma dalle rimanenze di magazzino<br />

per combattere lo spreco e contribuire a contrastare l’inquinamento ambientale. Per il brindisi sostenibile delicato ed elegante, che al palato si esprime<br />

in sensazioni gustative che ricordano la pietra focaia e la cipria: una bollicina che nel calice si trasforma in aperitivo di alto livello, ma si abbina perfettamente<br />

anche a gran parte dei primi piatti di pasta fresca della cucina italiana, in particolar modo di pesce.


26<br />

SPECIALE NATALE | LA SCELTA ALTERNATIVA<br />

Selezione di alcune ben specifiche parcelle, per rappresentare<br />

al meglio il carattere tipicamente graffiante della<br />

Denominazione. Il Pinot Nero che si completa con il 5% di<br />

Chardonnay, in un blend che attende poi paziente per 42<br />

mesi sui lieviti. Parcellaire Alta Langa Docg Extra Brut<br />

Metodo Classico Millesimato 2018 Enrico Serafino è<br />

bollicina senza filtri. La scelta parcellare che si perpetua,<br />

retaggio identitario fin dalla nascita del volto spumeggiante<br />

del Piemonte. E poi il dosaggio volutamente ridotto in<br />

zuccheri, che unito all’assenza di distillati elimina ogni<br />

interferenza tra il vino e il suo territorio di origine. Eccellenza<br />

in aperitivo, piacevolezza a tutto pasto.<br />

Selezione in purezza, eleganza in rosso che al palato si traduce nell’incontro<br />

tra l’apprezzabile acidità e una struttura importante. Il Vino<br />

Nobile di Montepulciano Docg Settecento Podere Casanova è<br />

omaggio in bottiglia che seduce. E nel calice ammalia riproponendo<br />

il fascino delle terre poliziane e di un incantevole microcosmo<br />

incastonato nella quiete della natura della Val di Chiana. Per un vino<br />

che regala ricordi fruttati e un assaggio che resta nella memoria sia a<br />

livello tattile sia gustativo. Un accompagnamento blasonato per primi<br />

piatti di cacciagione e al tartufo, cinghiale in umido e secondi piatti<br />

saporiti, importanti salumi e formaggi stagionati.<br />

Ambasciatore di un territorio e della “gioia di vivere al lago di Caldaro”,<br />

Kunst.Stück Kalterersee Classico Superiore Doc 2016 Cantina Kaltern<br />

è fermo immagine nel calice di un vitigno e un terroir dove l’infinito respiro<br />

della natura accarezza i pendii colorati dai vigneti. Un protagonista, pronto<br />

al suo assolo di Schiava. Combinazione di freschezza ed eleganza vellutata,<br />

dove l’entrata piena, sapida e salata si accompagna a una rotondità e persistenza<br />

senza fine. Un rosso della tradizione che si smarca dalle scelte scontate<br />

e chiama ad osare con abbinamenti inconsueti, anche azzardati come crudi e<br />

frutti di mare. Esperienza per cuore, mente e palato.<br />

Dieci anni di emozioni, conservazione e rivalutazione di un piccolo tesoro di tradizione<br />

e identità, riconosciuto e riportato alla luce. Massifitti Bianco Veronese Igt Suavia<br />

è 100% Trebbiano di Soave nato e cresciuto sui basalti del Cru Fittà, piccola, grande<br />

rivoluzione all’interno del panorama Soave. Omaggio alla terra, attraverso una varietà<br />

storica che prima nessuno aveva mai scelto di proporre in purezza. Un vino “autentico”,<br />

ottenuto da cloni delle più vecchie vigne di Trebbiano selezionate geneticamente dopo<br />

un approfondito studio, che al palato si svela nitido e verticale. La grande freschezza<br />

unita ad una struttura elegante e cremosa, il finale iodato, lo rendono passe-partout in<br />

bianco ideale in apertura e, poi, con primi a base di verdure e pesce, ma anche con crudi<br />

e sushi. La scelta “autoctona” a tavola dice: moleche fritte, polenta “Biancoperla” e schie,<br />

risi e bisi, seppie in umido alla veneziana.


27<br />

SPECIALE NATALE | ALBINELLA CANALI<br />

Spirito della notte. Signature scintillante.<br />

Ricordo di una serata d’estate. L’Asolo<br />

Prosecco Superiore Docg Extra Brut Night<br />

Glowing di Montelvini oggi brilla ancor<br />

più di luce propria.<br />

Brindisi spumeggianti dal cuore dell’Emilia del vino. Brindisi autoctoni, incarnando la tradizione o sposando l’innovazione che<br />

reinterpreta origini e radici. Le mille sfumature di Lambrusco, tra autentica classicità e una personalità nuova che ne eleva il<br />

posizionamento. Da una parte il Reggiano Doc Foglie Rosse Albinea Canali, massima espressione del proprio territorio e vigoroso<br />

protagonista della moderna osteria: l’abbinamento emiliano per eccellenza, dall’erbazzone ai salumi, dalla pasta ripiena in brodo a<br />

bolliti e arrosti. Il gioco di sponde tra passato e futuro si riflette, poi, nell’immagine del nuovo Metodo Classico Blanc Brut VSQ<br />

Albinea Canali: visione, in cui li Grechetto Gentile si unisce al Lambrusco di Sorbara, figlia del mosto fiore e di minimo 24 mesi di<br />

riposo in bottiglia sui lieviti. Vibrante ricercatezza che si fa bollicina di sicuro affidamento e capace d’immettersi nel solco di due vitigni<br />

simbolo dell’emilianità. Piacevolezza contemporanea che la trasforma nel pairing ideale per degustazioni di frutti di mare e pregiati<br />

crostacei.


28<br />

CHAMPAGNE<br />

Calici di amicizia,<br />

affari e Champagne<br />

Due nuovi Blanc de Blancs di Billecart-Salmon e Bruno<br />

Paillard raccontano speciali liason tra Francia e Italia<br />

U<br />

na fine d’anno all’insegna dello Chardonnay per lo<br />

Champagne in Italia. Con due arrivi che raccontano<br />

non soltanto delle espressioni in bianco più pure tra<br />

le bollicine più famose al mondo, ma soprattutto di<br />

storie che s’intrecciano e collaborazioni che celebrano<br />

sodalizi che sono ben più che commerciali. Rapporti<br />

che affondano le radici in profondità, proprio<br />

come la vite nei gessosi terroir di Champagne. E che<br />

testimoniano di liason a cavallo tra Francia e Italia che<br />

oggi assumono la forma di bottiglie molto speciali.<br />

La prima storia di amicizia, affari e Champagne conduce<br />

alla scoperta della release celebrativa dell’anniversario<br />

dell’incontro tra la Velier e la Maison Billecart-Salmon.<br />

Parliamo di un Blanc de Blancs Vintage 2010 creato su<br />

misura per l’occasione. Uno Champagne elegante ma di<br />

carattere, dalla consistenza decisa, tanto da avvertire la<br />

sensazione di masticarlo. Dalla bella acidità e il magnifico<br />

tocco gourmand, siamo davanti alla formula perfetta,<br />

una sorta di sezione aurea quando si parla di Blanc de<br />

Blancs. Una bollicina speciale, dunque, che racconta in<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

bottiglia e in calice 50 anni di sodalizio. “Billecart-Salmon<br />

è uno dei rari prodotti del vecchio catalogo sopravvissuti<br />

al mio ingresso in Velier”, spiega Luca Gargano,<br />

presidente di Velier, storica realtà familiare distributiva<br />

genovese che fin dalla sua nascita, nel 1947, si occupa<br />

d’importazione di distillati, liquori e vini. “Arrivando nel<br />

1983 a dirigere l’azienda, io che ero stato battezzato con<br />

una goccia di Pommery, non lo conoscevo e pensavo di<br />

sostituirlo. Cambiai idea nel visitare la cantina, un’azienda<br />

familiare d’eccezione, con un prodotto che all’epoca<br />

era svenduto. Per più di 50 anni abbiamo lavorato con tre<br />

generazioni della famiglia, passata da Jean-Roland Billecart<br />

ai suoi figli Antoine e François, e oggi a Mathieu.<br />

Prima di essere uno Champagne, Billecart è un vino,<br />

con le stesse tecniche di produzione delle origini, se non<br />

migliori; una delle ultime aziende ancora di proprietà famigliare,<br />

con un cuore e con un’anima”. È un racconto di<br />

raffinatezza, eleganza ed equilibrio quello che si ritrova<br />

anche nella cuvée tailor made celebrativa: tre termini<br />

che descrivono alla perfezione lo stile che da sempre caratterizza<br />

la Maison nata nel 1818 a Mareuil-sur-Ay, nella<br />

Marna, dal matrimonio tra Nicolas François Billecart ed<br />

Elisabeth Salmon, unione tra famiglie che ancora oggi,<br />

dopo sette generazioni, si mantiene fedele all’approccio<br />

delle origini di puntare all’eccellenza. A ribadirlo è<br />

proprio la speciale etichetta, che si distingue anche per<br />

il logo appositamente studiato per l’occasione. Una novità,<br />

quella che fa il suo esordio in questo finale di <strong>2022</strong>,<br />

che rivela tutte le specificità dello Chardonnay, figlia di<br />

alcuni tra i migliori Grand Cru per il vitigno: Chouilly,<br />

Cramant, Oiry e Oger. “La cuvée Blanc de Blancs 2010<br />

è stata selezionata dalla famiglia Billecart per celebrare<br />

l’anniversario dei 50 anni della nostra relazione”, evidenzia<br />

Mathieu Roland-Billecart, Ceo della Maison. “È<br />

composta dai migliori Grand Cru della Côte des Blancs<br />

e ha trascorso oltre 10 anni nelle nostre cantine secolari<br />

per svelare tutta l’eleganza dei grandi Champagne. In un<br />

mondo in cui le relazioni a lungo termine si fanno sempre<br />

più rare, siamo fieri del legame che abbiamo creato<br />

con la famiglia Gargano, che valorizza gli Champagne<br />

Billecart-Salmon in tutta Italia”. Con gli estimatori più<br />

attenti di Billecart-Salmon che sapranno riconoscere<br />

in questa speciale release le note proprie della Cuvée<br />

Louis Salmon, iconico Blanc de Blancs della Maison.<br />

Ma quello che celebra il sodalizio tra Velier e Billecart-Salmon<br />

non è l’unica novità “in bianco” a fare capolino<br />

in questo finale d’anno. Una non meno consolidata<br />

partnership porta in Italia un altro speciale Blanc<br />

de Blancs: è il millesimato 2013 firmato Bruno Paillard.<br />

Un’etichetta che racconta più di una storia, a iniziare<br />

da quella del rapporto che lega la Cuzziol GrandiVini,<br />

naturale evoluzione che ha preso vita nel 2015 dell’azienda<br />

creata alla fine degli anni ‘50 da Renzo Cuzziol<br />

con la moglie e focalizzata in origine sulla distribuzione<br />

di petroli e il commercio di bevande, alla Maison di<br />

Champagne nata nel 1981, che figura anche tra i soci<br />

dello storico distributore di vini fini e prodotti gastronomici.<br />

La nuova release è particolarmente significativa,<br />

in quanto unicum se rapportata agli ultimi 10 anni. “La<br />

2013, tra gli anni recenti, è stata l’unica annata fredda”,<br />

spiega Alice Paillard. “E presentare oggi questo Blanc de<br />

Blancs millesimato, dopo una vendemmia <strong>2022</strong> in cui<br />

abbiamo dovuto affrontare le conseguenze della siccità,<br />

ci costringe a riflettere profondamente sugli effetti del<br />

cambiamento climatico in Champagne in questo ultimo<br />

decennio”. Imbottigliato nella primavera 2014 e sboccato<br />

nel 2021, con 16 mesi di riposo in bottiglia<br />

dopo sette anni di affinamento<br />

sui lieviti in cantina, il Blanc de Blancs<br />

2013 Champagne Bruno Paillard<br />

è elaborato esclusivamente a partire<br />

della prima spremitura, la più pura,<br />

di Grand Cru di Chardonnay del<br />

cuore della Côte des Blancs: Le Mesnil-su-Oger<br />

e Oger, di cui 25% vinificati<br />

in barrique. Per un Extra Brut,<br />

dosato 4,5 g/l, che si esprime nel calice<br />

attraverso un’effervescenza fine<br />

e cesellata. Al palato, l’attacco è diretto,<br />

vivace e cristallino. In bocca,<br />

poi, l’elevata sapidità si distende<br />

in una trama ampia e ricca. Per<br />

un Blanc de Blancs maturo che<br />

si apre carnoso ed evolve in<br />

sfumatura di nocciola tostata<br />

dopo il primo impatto legato<br />

a una freschezza mentolata<br />

e nota di eucalipto. Un vino<br />

gioviale e vivace che non si<br />

pone limiti. Così, questo<br />

100% Chardonnay millesimato<br />

2013 si apre ed<br />

evolve perfettamente, in<br />

pieno. E come da tradizione,<br />

per illustrarlo è stata<br />

commissionata un’opera<br />

all’artista Anne Commet<br />

che pone al centro il tema<br />

“Libertà”, a raffigurare carattere<br />

e stile dell’annata e<br />

rendere ancora più speciale<br />

questa novità di cui saranno<br />

disponibili <strong>12</strong>mila<br />

bottiglie e 700 magnum.


29<br />

movimento di una vera sinfonia. Lo scrive Krug col lancio del suo ricercatissimo<br />

Clos du Mesnil. Non uno Champagne come gli altri, ma il Solista,<br />

con la S maiuscola, della storica Maison. Un unico appezzamento, un<br />

unico vitigno, un unico anno: queste le coordinate a definire i tratti di una<br />

L'ultimo<br />

bollicina figlia dello Chardonnay del vocato vigneto di 1,84 ettari, protetto<br />

da mura fin dal 1698, al cuore di Mesnil-sur-Oger, uno dei villaggi più rappresentativi in<br />

Champagne. Un Solista chiamato con questa nuova uscita a interpretare lo spartito di una<br />

delle vendemmie più celebrate degli ultimi decenni: la 2008. Il Krug Clos du Mesnil 2008<br />

si iscrive così in un ristretto club, inaugurato con la vendemmia 1979, come il 20esimo<br />

Champagne ottenuto dall’esclusivo appezzamento di Chardonnay della Maison. Una scelta,<br />

quella della Chef de Cave Julie Cavil, conseguenza di circostanze che hanno conferito<br />

alle uve dell’annata un’eleganza classica, rendendola eccezionale e instillando la promessa<br />

di rivelare tutto lo straordinario potenziale del Clos. E dopo oltre 13 anni di permanenza<br />

sui lieviti nelle cantine (uno in più per le 500 Magnum non ancora disponibili rispetto alle<br />

13.160 bottiglie in formato classico da 0,75 lt), il battesimo del neonato millesimo non ha<br />

tradito le grandi attese che, a ogni uscita, sono riservate all’etichetta. Esaltato dalla nitida<br />

purezza dello Chardonnay proveniente dal singolo appezzamento, il Krug Clos du Mesnil<br />

2008 rivela una grazia sorprendente per uno Champagne della sua “importanza” al debutto.<br />

Secco, tagliente, fa capolino con una delicata persistenza e un’acidità particolarmente<br />

elegante. Diretto, franco, sincero, si presenta in maniera totalmente differente rispetto a<br />

quel che fu Krug 2008 all’epoca dell’esordio di quest’ultimo. La bollicina del Krug Clos<br />

du Mesnil 2008 è finissima, mentre la controparte del millesimo dedicato all’annata, a <strong>12</strong><br />

mesi dall’uscita, è indomita, potente, esplosiva. Al palato, poi, il Krug 2008 è oggi citrico,<br />

possente, monumentale, espressivo. Si conferma così l’impressione avuta al debutto, di uno<br />

Champagne che invita ad attendere per diversi anni per poterne godere appieno nella sua<br />

straordinaria imponenza. Un vero fuoriclasse che oggi trova col passare dei minuti nel calice<br />

l’amalgama di una bollicina realmente spumeggiante. Il confronto tra il nuovo Krug Clos<br />

du Mesnil 2008 e il Vintage 2008 è d’obbligo, non solo per l’assonanza figlia della vendemmia<br />

che invita al parallelo nel calice, ma anche per un’esperienza di degustazione che per<br />

l’occasione si arricchisce delle note di una vera sinfonia creata per Maison Krug dal pluripremiato<br />

artista e compositore giapponese Ryuichi Sakamoto. Un’interpretazione in musica<br />

del carattere di un millesimo, questa “Suite for Krug in 2008” dedicata a tre creazioni<br />

ispirate proprio dall’annata: Krug Clos du Mesnil 2008, Krug Vintage 2008 e Krug Grande<br />

Cuvée 164ème édition. La prima nel Belpaese dell’evento globale “Seeing Sound Hearing<br />

Krug” che celebra la collaborazione è andato in scena a Milano, il 25 ottobre. Un’occasione<br />

speciale non solo perché è stato possibile degustare i tre Champagne in parallelo, ma anche<br />

perché l’esordio ufficiale in Italia di Krug Clos du Mesnil 2008 è stata l’occasione del debutto<br />

in qualità di brand manager per il marchio sul mercato italiano di Carlo Vallarino Gancia.<br />

E nel confronto tra le tre creazioni di un’unica annata, la Krug Grande Cuvée 164ème<br />

édition non ha perso occasione di mostrare tutto il suo carattere, fieramente rivendicando<br />

la propria indipendenza, emblema di quella visione coniata da Joseph Krug di uno Champagne<br />

nato per essere il migliore e dare piacere, a prescindere dal variare della stagione:<br />

l’espressione più generosa, tutti gli anni. È, infatti, la fotografia di come si propone oggi il<br />

blend di <strong>12</strong>7 vini di <strong>11</strong> annate diverse, dal 1990 al 2008. La Krug Grande Cuvée 164ème<br />

édition regala una grande espressività: carnosa, dalla magnifica amalgama e la piacevole<br />

acidità che invita a bere e ribere. E poi il bilanciamento ideale di una bollicina che oscilla<br />

in perfetto equilibrio tra finezza e cremosità. Per uno Champagne che sfida anche la curiosità,<br />

interrogando su quale sarà la sua traiettoria evolutiva nel calice nei prossimi anni<br />

e invitando a conservare da parte più di una bottiglia per futuri paralleli didattici. Quello<br />

stesso confronto tradotto in musica da Ryuichi Sakamoto, con il primo movimento a<br />

rappresentare un assolo, che riducendo al minimo l’arrangiamento richiama la purezza e<br />

la precisione di Krug Clos du Mesnil 2008, il secondo che riunisce un piccolo ensemble<br />

intorno a Krug 2008, eseguendo la musica che racconta la storia dell’annata, e nell’ultimo<br />

dei tre esprime la generosità di Krug Grande Cuvée 164ème Édition, con la pienezza<br />

dei sapori e degli aromi riprodotta da un’orchestra sinfonica al gran completo. Un modo<br />

diverso per degustare uno spartito davvero unico: l’annata della “grandeur” 2008.<br />

DI FRANCESCA MORTARO E MATTEO BORRÈ<br />

L’essenza<br />

di un assolo<br />

Krug Clos du Mesnil 2008<br />

si presenta in un parallelo d’autore<br />

CHAMPAGNE<br />

Paolo Lavezzini, Chef Il Palagio, top Krug Ambassade una stella Michelin, Carlo Vallarino Gancia, brand manager Krug,<br />

Francesca Terragni, direttore marketing & comunicazione Moët Hennessy Italia, e Olivier Krug, direttore di Maison Krug


30<br />

La cantina<br />

più bella del mondo<br />

è Antinori nel Chianti Classico<br />

Arriva dall’Alto Adige<br />

TITOLI DI CODA<br />

il migliore spumante<br />

italiano <strong>2022</strong><br />

Arriva dall’Alto Adige il migliore spumante italiano,<br />

nonché la stella nascente tra le bollicine del<br />

mondo. A decretarlo uno dei concorsi internazionali<br />

più rigorosi: lo Champagne & Sparkling<br />

Wine World Championships. L’annuale contest<br />

capitanato da Tom Stevenson, Essi Avellan MW<br />

e George Markus incorona il Metodo Classico<br />

Athesis Brut Alto Adige Doc 2018 in Magnum<br />

quale “Best Italian Sparkling Wine” e “World<br />

Champion Rising Star”. Così, per la prima volta in<br />

otto anni, la classifica italiana del mondiale delle<br />

bolle è stata scalata da uno spumante altoatesino,<br />

autentica “bollicina delle Dolomiti” e originario<br />

Metodo Classico firmato da Kettmeir nel 1992.<br />

Immersa nei vigneti di Caldaro, la storica cantina<br />

fondata nel 1919 oggi si configura sempre più<br />

come azienda all’avanguardia, capace di valorizzare<br />

i vitigni locali situati sia a valle sia in quota,<br />

producendo vini profumati, eleganti e territoriali.<br />

Pioniera della riscoperta dell’antica tradizione<br />

spumantistica di queste zone, nonché della costituzione<br />

della “via altoatesina” alle bollicine, Kettmeir<br />

si distingue oggi proprio per la produzione<br />

di Metodo Classico Alto Adige Doc. Bollicine<br />

naturalmente eleganti ed istintivamente raffinate,<br />

capaci di sprigionare già al primo assaggio un’intensa<br />

aromaticità e una piacevole freschezza. “Si<br />

parla tanto di territorio, e allora noi vogliamo che<br />

si senta da quando si mette il naso nel bicchiere”,<br />

sottolinea l’enologo Josef Romen. “Chi beve Kettmeir<br />

deve pensare: ecco l’Alto Adige”. Ogni anno<br />

apprezzate e pluripremiate<br />

dalla critica nazionale e<br />

internazionale, le bollicine<br />

Kettmeir hanno<br />

oggi arricchito il<br />

proprio palmares con<br />

il più importante dei<br />

titoli per la categoria.<br />

Un importante riconoscimento nel decimo anniversario<br />

della cantina, inaugurata proprio nell’ottobre del<br />

20<strong>12</strong>. È quello ricevuto da Antinori nel Chianti Classico<br />

che si è classificata al primo posto della World’s Best<br />

Vineyards <strong>2022</strong>. Nella graduatoria delle migliori eccellenze<br />

dell’enoturismo mondiale, la destinazione principe<br />

di Marchesi Antinori in Italia è salita sul gradino<br />

più alto del podio, classificandosi al primo posto come<br />

cantina più bella del mondo.<br />

Sagna arricchisce<br />

il proprio portfolio:<br />

tutte le novità<br />

in arrivo<br />

Nuovi ingressi in portfolio per Sagna, col distributore<br />

piemontese che presenta nuove tipologie di produzioni<br />

firmate Pierre Ferraud & Fils. “Si<br />

tratta di un importante ampliamento<br />

della gamma per arricchire la<br />

nostra offerta dei vini della Borgogna<br />

meridionale e del Beaujolais”,<br />

spiega l’amministratore delegato<br />

Massimo Sagna. Fondata nel 1882,<br />

la Maison vinifica da cinque generazioni<br />

uve provenienti da<br />

cinque diversi Domaine all’interno<br />

dei territori di Borgogna.<br />

Per i vini del Beaujolais,<br />

a essere proposto in Italia è<br />

il prestigioso Morgon Les<br />

Charmes, vino elegante e<br />

dal grande potenziale d’invecchiamento<br />

che completa<br />

la selezione dei Beaujolais<br />

Villages, mentre per la Borgogna<br />

Meridionale aggiunti<br />

diversi Pinot Noir, un cremoso<br />

e fresco Crémant de<br />

Bourgogne, spumante a base<br />

Chardonnay, e l’alternativa<br />

in bianco di un Aligoté.<br />

La regione del<br />

vino dell'anno<br />

è in Italia<br />

L’Abruzzo trionfa ai Wine Star Award, i premi di Wine Enthusiast,<br />

battendo come “Wine Region of the Year <strong>2022</strong>”<br />

le candidate Marlborough, New Zealand, Southern Oregon/Rogue<br />

Valley, Oregon, Uco Valley, Argentina e Slo<br />

Coast, California. “La regione è ricca di tradizione e intrisa<br />

di innovazione”, la motivazione del riconoscimento del<br />

magazine. “Una gemma nascosta per gli enofili più appassionati;<br />

dai suoi villaggi incontaminati ai suoi paesaggi naturali<br />

mozzafiato, pieni di cascate, fiumi e castelli storici”.<br />

Guida Michelin Italia 2023:<br />

Cannavacciuolo<br />

nuovo tre stelle<br />

Nuovo tristellato nella Guida Michelin Italia 2023: il ristorante<br />

Villa Crespi di Orta San Giulio guidato dallo chef<br />

Antonino Cannavacciuolo entra ufficialmente nel Gotha<br />

della ristorazione mondiale, dopo un percorso che ha avuto<br />

inizio nel 2003 con l’assegnazione della prima stella Michelin,<br />

seguita dalla seconda nel 2006. Arriva così a <strong>12</strong> il<br />

numero di ristoranti che “valgono il viaggio” in Italia.<br />

E ancora...<br />

“Milano Wine Week <strong>2022</strong>: il mio bilancio e cosa<br />

abbiamo in mente per il 2023”: parla Federico Gordini.<br />

Il Brunello di Montalcino si conferma il vino più<br />

conosciuto dagli italiani nel report Wine Intelligence.<br />

L’Asti e il vino italiano piangono Vittorio Vallarino<br />

Gancia. Ferrari Riserva Bruno Lunelli 2006: il<br />

secondo millesimo da collezione diventa anche un<br />

NFT. Vino in frenata nel 2023: i dati dell’Osservatorio<br />

Uiv – Vinitaly. Quali sono le migliori cantine di<br />

OperaWine 2023, a Verona il prossimo 1° aprile.<br />

Le colline di Conegliano Valdobbiadene presto<br />

Biodistretto. Tradizione Futura: Moët & Chandon<br />

torna a premiare la next generation in cucina. Barolo<br />

en primeur: tutti i record dell’asta solidale. Merano<br />

WineFestival <strong>2022</strong>: quali sono i vini premiati col The<br />

WineHunter Award Platinum.<br />

Futuro Piwi: arriva il Sant’Eu<br />

stachio Sa uvignon Nepis,<br />

vi no resistente Giusti<br />

Wine. Ruinart Sommelier<br />

Challenge Italian Edition:<br />

chi è Lorenzo Campoli, il<br />

vincitore <strong>2022</strong>.

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