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Turismo del Gusto Magazine - Marzo 2023

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nel 2007, fu anche oggetto d’un omaggio del collettivo di

grandi chef internazionali nel “Gelinaz! plays Scabin”.

La cucina romana irrompe nel secondo piatto, i

Bombolotti al sugo di coda (alla vaccinara, ovviamente),

a cui segue il Colombaccio 3style: crudo tiepido,

glassato, stufato. Volutamente scritto così per

evidenziare due definizioni, il “free style” che permette

l’interpretazione del colombaccio in “tre stili”

diversi. Il piatto nasce insieme ai sous chef Francesco

Polimeni e Kevin Gardini con l’intenzione di esaltare

le caratteristiche di questo volatile: tenerezza, con il

filettino del petto servito nature; gusto, con il petto

glassato arricchito da una scaloppa di foie gras e

territorio, con la coscia stufata che fa da ripieno al

classico caponèt di verza.

Pensando alla semplicità del tonno e carciofini e allo

studio sulla gestione dell’umami, Scabin ha ideato nel

2018 il Carciofo Baccarà, tonno in marinatura leggera

presentandolo all’amico Bob Noto che all’assaggio

non profferì parola, si alzò solo in piedi rimanendo

in rispettoso silenzio. Riproposto oggi, stupisce come

allora.

Si passa poi al Dinamico di rombo, cozze e fagioli.

La dinamicità del piatto – spiega Davide – passa

attraverso il crescendo del gusto. Si gioca su continui

scambi fra elementi primari, il rombo, e elementi di

complemento, come i fagioli e la cozza che, invisibile nei

legumi e sul rombo all’inizio, si presenta intera alla fine,

nella sua naturale complessità di consistenza e sapore.

Proseguendo nell’Up&Down, dopo un secondo…si

passa a un primo, Un piemontese a Tokio: plin di

cervo in consommé di seppia, squisiti, e poi ancora a

un altro primo, un ottimo Risotto al cetriolo, ostrica e

Guinness, in cui gli elementi fondanti sono la freschezza

e l’amaro. La prima è data dal profumo intenso del

cetriolo, il secondo da un gioco calibrato fra la riduzione

di Guinness e i cubetti di cetriolo parzialmente bruciati

serviti sull’ostrica.

Ed ecco il piatto che dà il nome al menù: Storione

White and Black, RAL 6001, un’idea giocata sui

contrasti fra consistenze, sapori e colori e che, grazie

a quella unica presenza di verde sul pesce bianco solo

appena lambito dal nero del carbone, racconta una

storia tutta torinese di molti anni addietro in cui, in

occasione della festa di San Giacomo, si pescavano gli

storioni nel Po.

TuttoFood

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