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Le_parole_che_non_ti_ho_detto

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due lettere. La curiosità è una bella cosa finché non ti prende la mano, e lei non

avrebbe permesso che succedesse.

D'altro canto, se la lettera era di Garrett... Non sapeva ancora che cosa

avrebbe fatto in quel caso. Una parte di lei sperava che non lo fosse, in modo da

non dover prendere una decisione.

Quando arrivò alla scrivania, attese di proposito prima di avvicinarsi al fax.

Accese il computer, telefonò a due medici con cui desiderava parlare

dell'articolo che stava scrivendo, e buttò giù qualche appunto su altri possibili

argomenti. Sbrigate queste incombenze, si era quasi convinta che la lettera non

sarebbe stata di Garrett.

Nell'oceano galleggiano come minimo migliaia di lettere, si disse.

Probabilmente l'ha scritta qualcun altro.

Alla fine, quando non riuscì più a scacciare il pensiero dalla mente, andò al

fax e incominciò a sfogliare il plico di messaggi. Non era stato ancora suddiviso

e c'erano diverse dozzine di pagine indirizzate ad altri. In mezzo trovò una

pagina con il suo nome, seguita da altre due. Guardandole meglio, la prima cosa

che le saltò all'occhio, come nel caso delle lettere precedenti, fu la barca a vela

disegnata nell'angolo in alto a destra. Questo messaggio era più breve dei

precedenti, e Theresa lo lesse prima ancora di tornare alla scrivania. L'ultimo

paragrafo era quello riportato dall'articolo di Arthur Shendakin.

25 settembre 1995

Cara Catheríne, è passato un mese da quando ti ho scritto, ma sembra molto

di più. Adesso la vita scorre come il paesaggio fuori del finestrino di una

macchina. Respiro, mangio e dormo come sempre, ma nella mia esistenza non

c'è un vero scopo che richieda una partecipazione attiva da parte mia. Continuo

a galleggiare sulla corrente, come i messaggi che ti scrivo. Non so dove sto

andando, né quando ci arriverò.

Nemmeno il lavoro riesce a scacciare il dolore. Vado sott'acqua per mio

piacere personale, oppure insegno ad altri come farlo, ma quando torno al

negozio mi sembra vuoto senza di te. Sbrigo il mio lavoro come ho sempre fatto,

ma ancora adesso a volte mi volto e ti chiamo senza pensarci. Mentre ti scrivo

queste righe, mi chiedo se e quando queste cose cesseranno.

Senza te fra le braccia, sento il vuoto nella mia anima. Mi ritrovo a cercare

il tuo viso nella folla: so che è impossibile, ma non posso farne a meno. La mia

ricerca è un' impresa interminabile, destinata al fallimento.

Tu e io avevamo parlato di ciò che sarebbe accaduto se le circostanze ci

avessero separati, ma non posso mantenere la promessa che ti ho fatto quella

notte. Mi spiace, amore mio, ma non ci sarà mai nessun'altra a sostituirti. Le

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