Powertrain 2023-9
EVENTI Salone di Venezia: elettrici? Repower e X-Shore 1, AS Labruna. C’è anche Bimotor SeaFuture La Spezia: all’Arsenale Militare tra innovazione e conservazione ENDOTERMICI Volvo Penta: con l’Ips 40 il salto è quantico. I 55 metri sono nel mirino Ghisellini: da dealer VM a molto di più. A Genova col 6 cilindri LP Bimotor: armati di Pems, hanno fatto le pulci allo Stage V in Laguna Yanmar: per i commerciali sfodera l’ibrido e il medium speed ALTERNATIVI AS Labruna: si fa in tre all’Energy Boat Challenge Punch Torino: Vassallo e Costa ci spiegano la gerarchia degli alternativi Ngv Powertrain: con Clino D’Epiro tra etanolo e biometano (sulla Senna) Simplifhy: perché l’idrogeno sarà utile in mare, ma anche nei porti sHYpS: Navalprogetti è capofila per lo swap dell’idrogeno RUBRICHE Editoriale; Diesel of the Year; Hi-Tech; Automotive; VeT Network; News
EVENTI
Salone di Venezia: elettrici? Repower e X-Shore 1, AS Labruna. C’è anche Bimotor
SeaFuture La Spezia: all’Arsenale Militare tra innovazione e conservazione
ENDOTERMICI
Volvo Penta: con l’Ips 40 il salto è quantico. I 55 metri sono nel mirino
Ghisellini: da dealer VM a molto di più. A Genova col 6 cilindri LP
Bimotor: armati di Pems, hanno fatto le pulci allo Stage V in Laguna
Yanmar: per i commerciali sfodera l’ibrido e il medium speed
ALTERNATIVI
AS Labruna: si fa in tre all’Energy Boat Challenge
Punch Torino: Vassallo e Costa ci spiegano la gerarchia degli alternativi
Ngv Powertrain: con Clino D’Epiro tra etanolo e biometano (sulla Senna)
Simplifhy: perché l’idrogeno sarà utile in mare, ma anche nei porti
sHYpS: Navalprogetti è capofila per lo swap dell’idrogeno
RUBRICHE
Editoriale; Diesel of the Year; Hi-Tech; Automotive; VeT Network; News
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SETTEMBRE<br />
<strong>2023</strong><br />
N° 9<br />
EURO 5,00<br />
ONDA<br />
SU ONDA<br />
VADO E TORNO EDIZIONI<br />
www.vadoetorno.com<br />
ISSN 0042 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p.<br />
D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46)<br />
art. 1, comma 1, LO/MI<br />
• AS LABRUNA “SURFA”, TUTTA ELETTRICA,<br />
ANCHE A MONTECARLO<br />
• A VENEZIA UN TEST DI BIMOTOR RILANCIA<br />
LE QUOTAZIONI DEL DIESEL<br />
• PUNCH TORINO, NGV POWERTRAIN<br />
E LE VIRTÙ DEGLI ALTRI COMBUSTIBILI
Settembre <strong>2023</strong><br />
SEGUICI SUI<br />
SOCIAL:<br />
powertrainweb.it<br />
8<br />
24<br />
28 36<br />
IL SONDAGGIO<br />
DEL MESE<br />
Con l’Ips40, capace di erogare<br />
fino a 8.000 cavalli con<br />
un allestimento quadruplo,<br />
Volvo Penta ha fatto scacco<br />
matto nel diporto?<br />
Rispondi su<br />
powertrainweb.it<br />
Il sondaggio non ha valore statistico. Le rilevazioni<br />
non sono basate su un campione scientifico<br />
LE RISPOSTE DI<br />
LUGLIO-AGOSTO<br />
Al Politecnico di Milano,<br />
secondo Ferrari e Lamborghini,<br />
“il cliente ha diritto di<br />
scegliere la propulsione”.<br />
Siete d’accordo?<br />
73%<br />
sì<br />
27%<br />
no<br />
EVENTI<br />
18. Salone di Venezia:<br />
Elettrici? Repower e X-Shore 1,<br />
AS Labruna. C’è anche Bimotor<br />
21. SeaFuture La Spezia:<br />
All’Arsenale Militare tra<br />
innovazione e conservazione<br />
ENDOTERMICI<br />
24. Volvo Penta:<br />
Con l’Ips 40 il salto è quantico.<br />
I 55 metri sono nel mirino<br />
26. Ghisellini:<br />
Da dealer VM a molto di più.<br />
A Genova col 6 cilindri LP<br />
28. Bimotor:<br />
Armati di Pems, hanno fatto<br />
le pulci allo Stage V in Laguna<br />
30. Yanmar:<br />
Per i commerciali sfodera<br />
l’ibrido e il medium speed<br />
ALTERNATIVI<br />
32. AS Labruna:<br />
Si fa in tre all’Energy<br />
Boat Challenge<br />
34. Punch Torino:<br />
Vassallo e Costa ci spiegano<br />
la gerarchia degli alternativi<br />
38. Ngv <strong>Powertrain</strong>:<br />
Con Clino D’Epiro tra etanolo<br />
e biometano (sulla Senna)<br />
40. Simplifhy:<br />
Perché l’idrogeno sarà utile<br />
in mare, ma anche nei porti<br />
42. sHYpS:<br />
Navalprogetti è capofila<br />
per lo swap dell’idrogeno<br />
RUBRICHE<br />
4. Editoriale 6. Diesel of the Year<br />
10. Hi-Tech 12. Automotive<br />
44. VeT Network 50. News<br />
SOMMARIO<br />
3
MARINAIO, ATTACCA LA SPINA!<br />
Settembre, mese di riattivazioni<br />
virtuose, dal ritorno ai banchi di<br />
scuola al primo sentore di autunno<br />
nei luoghi di lavoro. Momento,<br />
dunque, anche di elaborazione del lutto<br />
dell’estate in dissolvenza, tranne che per<br />
la nautica. Il diporto si raccoglie nelle sue<br />
cappelle votive e si specchia nei riflessi<br />
dell’acqua. Un mare, un lago o un fiume<br />
sempre più filtrati dalle scie oleose. Un<br />
processo, quello dell’elettrificazione,<br />
che passa per una gimcana di ostacoli<br />
normativi, chiamate alle armi delle<br />
stanze ingegneristiche e montagne russe<br />
infrastrutturali. Perché se si trattasse<br />
solamente di incassare un pacco batterie nel<br />
(fu) vano motore, forse saremmo a cavallo,<br />
almeno nel piccolo cabotaggio. Chiedete<br />
lumi, per capirci meglio, ad AS Labruna,<br />
Fpt Industrial e Vulkan, Geminiani e<br />
Transfluid, tanto per citarne alcuni.<br />
Sentite invece cosa ha detto Andreas<br />
Karlsen, Head of Sales North Europe di<br />
Quick, specializzata nella progettazione<br />
e produzione di eliche di manovra. «Più<br />
il processo di elettrificazione prenderà<br />
piede, più si avrà bisogno di soluzioni ad<br />
alta efficienza energetica. Con un classico<br />
propulsore DC è necessario predisporre<br />
un gruppo batterie separato dedicato al<br />
thruster, mentre con un modello Qsy c’è<br />
la possibilità di integrarlo con il gruppo<br />
batterie principale dello yacht perché<br />
consuma molta meno energia».<br />
Chi di voi si ricorda di questo? “I battery<br />
pack agli ioni di litio alimentano il motore<br />
elettrico, che a sua volta guida l’elica<br />
Saildrive. I servizi di bordo, incluso il<br />
condizionamento dell’aria, possono essere<br />
alimentati direttamente dalle batterie<br />
fino ad un massimo di 12 ore”. Lo scrivemmo<br />
freschi reduci da Cannes, nel 2019, a<br />
proposito della Lucia 40, elettrificata da<br />
Volvo Penta. E per la ricarica? Su questo<br />
numero Bimotor ha evidenziato la<br />
competitività dello Stage V, anche sotto<br />
questo profilo. Quelli di e-concept, invece,<br />
hanno brevettato e-dock, concepito e messo<br />
alla prova in quell’ecosistema di “cristallo”<br />
che è la Laguna di Venezia. “La ‘colonnina’<br />
nautica si compone di due sezioni: la<br />
sezione sommitale, nella quale si concentra<br />
la dotazione tecnologica, e la sezione basale<br />
di ancoraggio al fondale. La soluzione<br />
individuata integra nella palina la<br />
tecnologia di ricarica elettrica”.<br />
EDITORIALE<br />
4
NESSUNO AMA<br />
I MOTORI COME NOI.<br />
LI ABBIAMO CREATI.<br />
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Scania e tuxedo. Per il diporto<br />
SCRIGNO<br />
DI<br />
ALLUMINIO<br />
Plasmare uno scafo di alluminio è<br />
un’operazione tutt’altro che banale.<br />
Eppure conferisce unicità, sostenibilità<br />
in termini di processo, di taglio delle<br />
spese parassite e di riciclabilità dei<br />
materiali. Ce l’ha spiegato Francesco<br />
Ceccarelli, managing director di<br />
Tuxedo, che ci ha raccontato anche<br />
la genesi della scelta del V8 di<br />
Scania come “genio della lampada”<br />
dell’assetto propulsivo<br />
mare<br />
6<br />
Che Scania abbia confidenza con l’acqua non è<br />
una grande novità. La ricomparsa nel diporto,<br />
però, è datata solamente 2022, per quanto riguarda<br />
l’esibizione muscolare in fiera. Il Salone di<br />
Genova dell’anno scorso non ha visto traccia della<br />
versione marinizzata del Next Generation DC13.<br />
E sarà così anche quest’anno, anche se è pianificato<br />
che accada. Al momento viriamo sul decano<br />
dei motori Scania, il V8, scelto dal cantiere Tuxedo<br />
per un progetto speciale. Ce lo racconta Francesco<br />
Ceccarelli, fondatore e managing director di Tuxedo<br />
Yachting House.<br />
«Le fasi embrionali del progetto Tuxedo 54, un’imbarcazione<br />
a motore di 16,75 metri di lunghezza,<br />
hanno dato chiare indicazioni su quali fossero le<br />
anime, plurale non a caso, di questa nuova unità:<br />
accanto a un design raffinato, emerge distinta l’indole<br />
sportiva di questo scafo. Ma quale produttore<br />
di motori poteva mimare queste caratteristiche e,<br />
soprattutto, con quale architettura del propulsore?!<br />
Va ricordato che in un panorama post covid con<br />
evidenti criticità di settore, i parametri di cui tener<br />
conto devono includere aspetti tecnico-pratici fondamentali<br />
quali: la praticità di installazione senza<br />
sacrificare alloggi e meccaniche; la facilità di<br />
manutenzione; l’accessibilità della sala macchine<br />
considerando l’insieme degli impianti; il servizio<br />
di service affidabile e ben distribuito globalmente;<br />
il rispetto dei tempi di consegna, che non devono<br />
essere neanche troppo proiettati nel futuro. Infine,<br />
l’efficienza meccanico-termica, su cui mi soffermerò<br />
tra poco». Prosegue, Ceccarelli: «Cominciando<br />
a reperire informazioni all’interno del settore,<br />
il punto di svolta c’è stato quando, parlando con<br />
un tecnico del settore motoristico, spunta fuori il<br />
nome Scania. La persona in questione, con anni di<br />
consolidata esperienza sulle spalle nei campi delle<br />
competizioni, del “militare veloce” e delle unità da<br />
lavoro pesante, ci presenta questo produttore, che<br />
in ambito terrestre godeva già di una reputazione<br />
granitica, come il candidato ideale per sposare<br />
il nostro progetto e, cosa di non poco conto, con<br />
l’entusiasmo di presentarsi nel settore del diporto<br />
marino accanto a un brand come Tuxedo Yachting
House dalla lunga esperienza interna e dall’identità<br />
emergente. Da lì a poco, una volta analizzati gli<br />
aspetti tecnici e di configurazione di questi propulsori,<br />
l’interessamento è divenuto volontà di avere a<br />
bordo le unità Scania e nello specifico il leggendario<br />
V8 nella configurazione da 1.000 cavalli. Che<br />
cosa ci ha colpito di questo motore? La risposta<br />
risiede nella filosofia Scania di continuo miglioramento<br />
e sviluppo del progetto V8 con profonda<br />
serietà. Ciò ha permesso loro di fornire un prodotto<br />
estremamente testato in ogni possibile condizione di<br />
utilizzo, ne è testimone la storia del marchio, e di<br />
risultare un passo avanti sugli altri produttori. Tutto<br />
ciò si è tramutato in un motore che, a partire dal<br />
suo design estremamente razionale, garantisce al<br />
tempo stesso elevate performance di coppia e di potenza<br />
già a bassi regimi di rotazione. Inoltre, tenendo<br />
in considerazione un mercato globale, la scelta<br />
di Scania ci è parsa a maggior ragione naturale<br />
potendo contare su di un service capillare basato<br />
sull’assistenza al mondo del truck, del trasporto su<br />
strada, in virtù della componentistica largamente<br />
condivisa proprio fra marino e truck. Analizzando il<br />
progetto del Tuxedo 54, una premessa è d’obbligo, e<br />
cioè che su uno yacht di lusso la sala macchine dovrà<br />
sempre assecondare gli spazi dedicati al living<br />
(percentualmente maggiori), ponendo però la sfida<br />
di non esser costretti a “farcire” il locale motori<br />
con macchine voluminose per garantire il rispetto<br />
dei dati di progetto. Con una velocità massima di<br />
40 nodi e una crociera da 35 nodi, unitamente a un<br />
dislocamento di 22 tonnellate, il progetto Tuxedo<br />
15.88 risulta estremamente sfidante, sia dal punto<br />
di vista ingegneristico sia con riferimento alla gestione<br />
degli spazi sopra citata. Diventa così ancora<br />
più chiaro perché l’architettura del “V8”, grazie al<br />
suo compatto layout longitudinale, è stata una scelta<br />
naturale, che ci garantisce ingombri contenuti<br />
senza sacrificare le performance. L’accoppiamento<br />
all’invertitore con schema V-drive ha ulteriormente<br />
delineato il carattere di questo nuovo scafo. Questo<br />
tipo di configurazione sebbene tradizionale, è secondo<br />
noi una soluzione che consente non solo di<br />
contenere i volumi in sede di installazione (bisogna<br />
ricordare che il collegamento con l’asse porta elica<br />
è situato sotto al motore e non a poppavia come di<br />
consueto) ma, è anche figlia di una filosofia legata<br />
alla semplicità delle meccaniche in gioco, alla<br />
loro sicurezza intrinseca e, in ultima analisi, in un<br />
risparmio in termini di mantenimento complessivo<br />
nella vita dell’unità. Questi aspetti per noi essenziali<br />
caratterizzano la “sostenibilità” del progetto<br />
e sono stati presi in considerazione affinché i futuri<br />
armatori di non debbano preoccuparsi delle manutenzioni,<br />
semplicemente perché molti componenti<br />
non ne hanno bisogno, oppure hanno un service<br />
time estremamente dilatato; aspetto quest’ultimo<br />
che risulta d’aiuto all’ambiente non dovendo produrre<br />
pezzi di ricambio e rifiuti o consumare materiali».<br />
Come usa dire, non finisce qui. Ceccarelli,<br />
infatti, completa l’identikit del “motore virtuoso”:<br />
«L’altro tema considerato in sede di progetto per<br />
decidere su quale fosse il sistema migliore per spingere<br />
questa unità, è quello della transizione ecolo-<br />
Francesco<br />
Ceccarelli,<br />
fondatore e<br />
manging director<br />
di Tuxedo Yachting<br />
House. A sinistra,<br />
un rendering del<br />
Tuxedo 54.<br />
7
gica, e che si presenta anche come sfida dell’epoca<br />
odierna. Più semplicemente il nostro approccio è<br />
stato garantire il giusto compromesso tra ecosostenibilità<br />
e affidabilità, valutando cosa le attuali<br />
tecnologie avessero da proporre. Ci è parso chiaro<br />
da subito che la scelta più semplice (anche se non<br />
scontata), ma più in linea con la nostra idea di affidabilità<br />
nel tempo è stata la scelta del motore diesel<br />
Scania, per una serie di ragioni: il motore in questione<br />
ha superato tutti i test sulle emissioni, grazie<br />
anche a un sistema common rail proprietario affinato<br />
in migliaia di ore di test. Ha raggiunto livelli<br />
di efficienza che si attestano sul 50% di rendimento<br />
termico grazie a studi sui metalli e ai trattamenti<br />
termici che vanno a comporre le leghe dei vari<br />
componenti (camere di combustione in primis). Caratteristico<br />
di questo motore, è il valore di coppia<br />
sprigionata a bassi regimi (parliamo di quasi 4.000<br />
Nm a 1.600 giri), il che si tramuta in meno energia<br />
spesa e meno carburante per ottenere spinta<br />
propulsiva».<br />
Prospettive di ibridizzazione?<br />
«Attualmente le soluzioni ibride diesel-elettrico<br />
(che anche noi abbiamo valutato e che stiamo sviluppando<br />
su progetti futuri) per quanto possiamo<br />
constatare sono non pienamente mature per rappresentare<br />
una valida alternativa che possa soddisfare<br />
cantiere e armatore. Questo in ragione dell’impatto<br />
della produzione di batterie (non parlo delle normali<br />
piombo acido o Agm) e dell’annoso dilemma<br />
relativo al litio che per installazione, utilizzo, pericolosità<br />
e fine vita. Fattori che rendono questa<br />
soluzione attualmente poco vantaggiosa e sostenibile,<br />
anche considerando i periodi di fermo cantiere<br />
a cui la diportistica è soggetta. L’avvento dei<br />
carburanti sintetici (o biodiesel) risulta quindi per<br />
l’immediato futuro, la soluzione più intelligente e<br />
razionale. Oltretutto, rispetto a quanto detto sulle<br />
batterie, va considerata anche la loro ricarica in<br />
porto: da un punto di vista della rete elettrica, allo<br />
stato attuale, rappresenta un grosso ostacolo sia<br />
per quanto riguarda la produzione di energia sia<br />
la sua distribuzione. Risulta quindi evidente perché<br />
la nostra scelta sull’architettura del sistema<br />
“moto-propulsore” ha un carattere “tradizionale”<br />
che, però, considera e fa uso delle più moderne tecnologie<br />
costruttive e della componentistica più raffinata<br />
per garantire l’altissimo livello di comfort e<br />
affidabilità che ci si aspetta su uno yacht di lusso».<br />
stampi, può dare a ogni nuova costruzione il carattere<br />
di unicità e artigianalità che Tuxedo desidera<br />
trasmettere al futuro proprietario. Contestualmente,<br />
modellare alla perfezione questo nobile metallo<br />
richiede, maestranze altamente qualificate le quali<br />
rendono unico ogni nuovo scafo che diventa così,<br />
letteralmente una barca realizzata su misura per il<br />
proprio armatore. Altra caratteristica che secondo<br />
noi distingue questa tecnica costruttiva da qualsiasi<br />
altra concernente gli altri sistemi e gli altri materiali,<br />
è rappresentata dalla possibilità non solo<br />
di riparare o modificare per qualsivoglia esigenza<br />
futura lo scafo, ma anche la sostenibilità di tutto<br />
mare<br />
8<br />
Completiamo l’affresco di questa barca?<br />
«Addentrandoci nel cuore del progetto Tuxedo è<br />
necessario ricordare la sua costruzione in alluminio,<br />
un fondamentale tratto distintivo che lo rende<br />
unico nel suo genere e soprattutto se paragonato<br />
alla costruzione in composito. E qui sorge la domanda:<br />
perché scegliere l’alluminio? Beh, l’idea<br />
del completamente personalizzabile non è possibile<br />
con la vetroresina, poiché il sistema costruttivo che<br />
si utilizza in quel caso, prevede l’utilizzo di stampi<br />
con caratteristiche predeterminate e difficilmente<br />
modificabili salvo interventi molto onerosi. Da<br />
questo punto di vista la lega leggera d’alluminio<br />
presenta indubbi vantaggi poiché non richiedendo
il processo. L’assenza di stampi, oggetti in vetroresina,<br />
destinati a un numero limitato di utilizzi e<br />
quindi a perdere, e la possibilità di recuperare e<br />
riciclare questo metallo, anche negli scarti di lavorazione,<br />
sono parte della nostra filosofia di brand.<br />
Inoltre, tutto ciò contiene i costi di realizzazione<br />
eliminando di fatto le spese parassite (proprio come<br />
lo stampo e il materiale “a perdere”) che altrimenti<br />
diventano sensibili specialmente su produzioni limitate<br />
come le nostre che abbiamo scelto di seguire<br />
personalmente e a fianco dell’armatore ogni singolo<br />
progetto, indipendentemente dalle dimensioni<br />
finali della barca.<br />
Un ultimo sguardo merita essere rivolto alla parte<br />
tecnica di propulsione e manovra; sfruttando una<br />
partnership tra Scania e Xenta, l’imbarcazione non<br />
solo risulta estremamente maneggevole, ma anche<br />
sicura quando le condizioni marine si fanno gravose.<br />
Concettualmente possiamo identificare due<br />
situazioni principali, in porto e in navigazione.<br />
Per quanto riguarda il primo aspetto, il sistema<br />
Xenta mette a disposizione la funzione di dynamic<br />
positioning: attraverso un software gestisce i<br />
tempi d’intervento e il numero di giri per eliche e<br />
bow thruster, per mantenere la posizione o dirigersi<br />
esattamente dove si desidera. Inoltre, il joystick<br />
permette di gestire con massima facilità e sicurezza<br />
ogni tipo di situazione come fossimo in presenza di<br />
propulsori azimutali.<br />
Parlando di timoneria<br />
Passando poi dalla “tranquillità” del porto alla<br />
vera e propria navigazione, l’obiettivo di assicurare<br />
le massime performance in funzione delle varie<br />
condizioni di utilizzo o carico, è risultato sin da<br />
subito un imperativo e allora, attingendo ancora<br />
all’esperienza di Xenta, abbiamo implementato un<br />
kit composto da una timoneria elettroidraulica con<br />
attuatori dei timoni indipendenti e correttori d’assetto<br />
di tipo a lama “intruder”. Visti in un quadro<br />
d’insieme, questi sistemi di governo, attraverso i<br />
monitor Raymarine installati in plancia, permettono<br />
di impostare le attività dei vari ausili alla navigazione<br />
in funzione degli assetti, delle velocità, ma<br />
soprattutto delle reazioni dello scafo. Grazie a questi<br />
specifici set-up gestiti in autonomia dal software<br />
calibrato ad hoc durante le prove a mare, si ottengono<br />
altissimi livelli di sicurezza sconosciuti fino a<br />
pochi anni fa. Tutto ciò non rende l’imbarcazione<br />
autonoma, ma asseconda le esigenze di chi timona<br />
e aiuta a condurre uno scafo in sicurezza ad alte<br />
velocità e con mare formato, limitando gli aspetti<br />
negativi della variabile umana».<br />
A sinistra, in<br />
basso, una fase<br />
dell’assemblaggio<br />
del V8.<br />
9
Reinova ed E2C<br />
ECOSISTEMA<br />
MARINO<br />
Dalla mobilità su strada a quella in acqua.<br />
Dal “sollievo” ai polmoni ai benefici per<br />
l’habitat di mari e acque interne. È in<br />
questa direzione che si muove Reinova,<br />
insieme a E2C (Energy to Come). Gli<br />
sforzi congiunti porteranno alla creazione<br />
di un centro tecnologico italiano per<br />
l’elettrificazione del settore navale<br />
HI-TECH<br />
Reinova ha deciso di spingere<br />
l’elettrificazione anche per le<br />
applicazioni nautiche. Una<br />
evoluzione naturale, dopo avere<br />
coinvolto Dell’Orto ed Energica<br />
Motor Company nel progetto<br />
E-Power, orientato alla mobilità<br />
sostenibile nello stradale, e avere<br />
posto le basi per il più grande<br />
polo italiano per lo sviluppo e il<br />
riciclo di materiali provenienti<br />
da batterie a fine vita, insieme ad<br />
A&C Ecotech. I sodali di questa<br />
nuova avventura “marinara” sono<br />
quelli di E2C (Energy To Come),<br />
società del settore dell’elettronica<br />
di potenza e della conversione<br />
dell’energia.<br />
L’obiettivo è quello di creare un<br />
polo tecnologico italiano con<br />
competenze in ricerca e sviluppo,<br />
manifattura e servizi nella<br />
filiera allargata della e-mobility<br />
nel settore navale. In particolare,<br />
si vuole sviluppare un sistema<br />
infrastrutturale di ricarica per le<br />
imbarcazioni elettriche che sia<br />
sicuro, pulito ed economicamente<br />
sostenibile. Per realizzare ciò,<br />
sarà necessario integrare sistemi<br />
di prevenzione, monitoraggio e<br />
controllo che siano intelligenti.<br />
«Crediamo molto nell’elettrificazione<br />
per le imbarcazioni navali<br />
e nello sviluppo delle infrastrutture»<br />
è il commento dell’Ad di<br />
Reinova, Giuseppe Corcione.<br />
«Il nostro business plan vedeva<br />
una centralità di questo mercato<br />
partendo dallo sviluppo di soluzioni<br />
per il trasporto di persone<br />
o merci con percorsi definiti per<br />
ottimizzare i flussi e i sistemi di<br />
ricarica».<br />
Secondo la società di Soliera, in<br />
provincia di Modena, l’obiettivo<br />
è realizzare questo progetto unendo<br />
le forze e cooperando con chi<br />
ha l’esperienza e la possibilità di<br />
penetrare questo mercato, unendo<br />
anche una capacità di sviluppo,<br />
installazione e certificazione<br />
dell’intero sistema di propulsione<br />
ma anche dell’intera infrastruttura<br />
di ricarica. «La collaborazione<br />
verte su una filiera di competenze<br />
che coinvolgono la parte di ingegneria<br />
navale, l’accumulo e la<br />
propulsione, correlate fra loro da<br />
sistemi esperti che ne controllano<br />
lo stato di utilizzo», spiega Luca<br />
Balbo, Ceo di E2C, che aggiunge:<br />
«L’elettrificazione in questo<br />
progetto considera un ridotto<br />
impatto ambientale attraverso<br />
due direttrici: la progettazione<br />
ex novo delle imbarcazioni e l’adeguamento<br />
degli attuali sistemi<br />
di propulsione e generazione attraverso<br />
equipaggiamenti ibridi,<br />
come peraltro richiesto da vari<br />
enti istituzionali». Un progetto<br />
made in Italy che si inserisce<br />
nello sviluppo del mercato navale<br />
italiano e, allo stesso tempo, si<br />
serve della sua efficiente catena<br />
di approvvigionamento e della<br />
sua tradizione cantieristica. «La<br />
collaborazione strategica con<br />
E2C e in particolare con Luca<br />
Balbo ed Andrea Bortolato con<br />
la start up Green Venergy» prosegue<br />
Corcione «porterà una sinergia<br />
e una chiara focalizzazione<br />
sul design e sulla produzione<br />
di sistemi flessibili, modulari ed<br />
economicamente sostenibili. Ci<br />
vogliono idee nuove e coraggio<br />
nell’affrontare con velocità e<br />
agilità la sfida della transizione<br />
energetica. Noi vogliamo unire le<br />
forze, cooperare con chi ha medesime<br />
visioni, idee e velocità di<br />
esecuzione».<br />
10
Saim Marine<br />
QS 30-110<br />
Il thruster QS 30-110 si rivolge a barche da 5 a 8<br />
metri e completa la gamma di eliche elettriche<br />
QS Seamaster a corrente continua. La famiglia<br />
di eliche di manovra di Saim Marine prosegue<br />
così nella propria segmentazione<br />
Si scrive QS Seamaster e si<br />
legge Saim Marine. Questa<br />
stagione fieristica accoglierà<br />
l’ultimogenito della famiglia Seamaster,<br />
il QS 30-110. L’elica di<br />
manovra elettrica QS 30-110 completa<br />
la gamma delle eliche elettriche<br />
CC che comprende numerosi<br />
modelli fino alla più grande QS<br />
300-300. L’elica QS 30-110 ad<br />
elica singola ha una spinta di 30<br />
Kgf, diametro interno del tunnel<br />
di 110 mm, potenza di 1,3 kW,<br />
tensione 12 V ed è adatta per imbarcazioni<br />
da 5 a 8 metri. Come<br />
tutti i modelli della gamma QS è a<br />
comando On/Off o proporzionale.<br />
I modelli On/Off possono essere<br />
trasformati successivamente in<br />
proporzionali sia in versione analogica,<br />
sia in versione digitale con<br />
protocollo CANbus. La gamma<br />
QS Seamaster, interamente made<br />
in Italy, è una linea completa di<br />
eliche di manovra e comprende<br />
cinque tipologie: elettriche DC,<br />
AC trifase, brushless DC-AC,<br />
idrauliche, con installazione a<br />
tunnel o retraibili, On/Off e proporzionali<br />
(solo proporzionali per<br />
le brushless DC-AC ed utilizza le<br />
più avanzate tecnologie ed i materiali<br />
già collaudati. Il piede in<br />
bronzo è progettato con un profilo<br />
idrodinamico capace di ridurre al<br />
minimo le turbolenze e i rumori.<br />
Un sistema di controllo dotato<br />
di un microprocessore interviene<br />
preventivamente in caso di surriscaldamento<br />
del motore, senza interrompere<br />
improvvisamente l’uso<br />
del thruster, per garantire comunque<br />
il suo utilizzo. La protezione<br />
anodica in alluminio del gruppo<br />
è facilmente sostituibile, mentre<br />
il giunto elastico parastrappi dal<br />
design esclusivo lo preserva da<br />
shock meccanici.<br />
I thruster QS<br />
Seamaster sono<br />
stati concepiti<br />
e sviluppati da<br />
Saim con la<br />
collaborazione<br />
tecnologica di<br />
Quick.<br />
Cummins: secondo quarto<br />
Cummins ha registrato<br />
l’ennesimo record nel<br />
secondo trimestre <strong>2023</strong>.<br />
Il fatturato di 8,6 miliardi di<br />
dollari è aumentato del 31%<br />
rispetto allo stesso trimestre<br />
del 2022. Le vendite in Nord<br />
America sono cresciute del<br />
31% e quelle internazionali<br />
del 32% grazie all’ingresso di<br />
Meritor e alla forte domanda<br />
nella maggior parte dei<br />
mercati globali. Sulla base<br />
delle sue attuali previsioni,<br />
Cummins prevede un<br />
aumento del fatturato per<br />
l’intero anno <strong>2023</strong>, stimato<br />
tra il 15 e il 20%, grazie<br />
alla forte domanda nella<br />
maggior parte dei mercati,<br />
soprattutto in Nord America.<br />
L’Ebitda dovrebbe essere<br />
ancora compreso tra il 15%<br />
e il 15,7% del fatturato.<br />
Le previsioni di cui sopra<br />
includono i risultati previsti<br />
per le attività di Meritor per<br />
l’anno in corso.<br />
Abb Dynafin<br />
Dynafin è il sistema di propulsione<br />
concepito da Abb. Ispirato ai<br />
movimenti dinamici della coda di<br />
una balena, il concetto innovativo<br />
è il risultato di oltre un decennio di<br />
ricerca, sviluppo e test. La vasta<br />
esperienza e competenza combinate<br />
di Abb nel settore nautico, insieme<br />
al suo patrimonio innovativo,<br />
sono le forze trainanti alla base di<br />
questo nuovo concetto. Secondo le<br />
proiezioni di Abb, il primo prototipo<br />
sarà disponibile nel 2025. Il modulo<br />
di propulsione prevede un motore<br />
elettrico principale che alimenta una<br />
grande ruota che ruota a una velocità<br />
moderata di 30-80 giri al minuto.<br />
Le lame verticali, ciascuna controllata<br />
da un motore e un sistema di<br />
controllo individuali, si estendono<br />
dalla ruota. Il movimento combinato<br />
della ruota e delle pale genera<br />
simultaneamente forze di propulsione<br />
e sterzata, consentendo un’efficienza<br />
operativa e una precisione<br />
rivoluzionarie per le navi. Il concetto<br />
segue la comprovata filosofia<br />
progettuale di Abb nella propulsione<br />
marina della trasmissione di potenza<br />
senza ingranaggi.<br />
C’è uno studio indipendente di<br />
Abb Dynafin svolto dalla società di<br />
consulenza danese Osk-ShipTech<br />
A/S su un progetto di nave<br />
passeggeri dotato di diverse soluzioni<br />
di propulsione. Il risultato ha<br />
verificato un risparmio nel consumo<br />
di energia di propulsione fino al<br />
22% rispetto alla configurazione<br />
convenzionale della linea d’asse.<br />
Ciò può garantire risparmi significativi<br />
nel consumo di carburante e, di<br />
riflesso, ridimensionare le emissioni<br />
all’elica. Come parte di un sistema<br />
di propulsione elettrica, il concept<br />
è compatibile con le tecnologie<br />
delle batterie a emissioni zero e<br />
sdelle celle a combustibile.<br />
11
cina. Brutte notizie per i costruttori occidentali<br />
FAST DRAGON<br />
Secondo AlixPartners ci sarebbe un diverso modello di sviluppo<br />
delle nuove auto dietro il boom di esportazioni dei marchi cinesi.<br />
Il “time to market” assurge a strategia per scardinare le diffidenze residue<br />
dei consumatori occidentali. Velocizzare la fase di messa a punto di fronte<br />
alla garanzia di avere un veicolo nuovo, disponibile per la sostituzione<br />
La buona notizia, per l’automotive, è che la crisi<br />
dei semiconduttori è acqua passata. Con un<br />
incremento della produzione di chip che tra il<br />
2024 e il 2028 supererà il 50%, non c’è costruttore<br />
che potrà più giustificare i ritardi nelle consegne con<br />
la carenza di componenti elettronici. È l’unica nota<br />
positiva per il mondo dell’auto occidentale che si<br />
legge nel rapporto annuale di AlixPartners. Perché,<br />
secondo gli autorevoli consultant di New York, i due<br />
fatti salienti del <strong>2023</strong> riguardano entrambi i costruttori<br />
cinesi, tra cui Byd, Saic/MG e Link & Co che sono<br />
già presenti in Europa. Per la prima volta nella storia<br />
chiuderanno infatti l’anno con una quota superiore<br />
al 50% nel mercato nazionale ma, soprattutto, nel<br />
primo trimestre del <strong>2023</strong> si sono dimostrati i primi<br />
esportatori mondiali di auto, davanti a Giappone e<br />
Germania. O a Toyota e Volkswagen, per fare nomi<br />
e cognomi. E nulla indica che le cose debbano cambiare<br />
entro il 31 dicembre.<br />
Svolta elettrica<br />
Una superiorità legata alla maggiore esperienza in<br />
fatto di auto elettriche – 28% del mercato contro<br />
il 18% dell’Europa e il 7% degli Usa – ma che<br />
AlixPartners attribuisce anche a un diverso approccio,<br />
e meno oneroso, nello sviluppo dei modelli da<br />
parte dei costruttori cinesi, concentrati su design,<br />
schermi e software, infotainment. Ma poco interessati<br />
a investire tempo e soldi su qualità della guida,<br />
meccanica generale, rumore e vibrazioni, ambiti<br />
privilegiati dei concorrenti europei. Una visione che<br />
estremizza il sistema giapponese centrato sul “time<br />
to market” dei nuovi modelli, lasciando poi a messe<br />
a punto in produzione gli ultimi, ulteriori ritocchi<br />
per l’adattamento della piattaforma meccanica.<br />
Spesso condivisa tra un numero enorme di vetture.<br />
Nulla di nuovo, dunque, sotto il sole. Dopotutto,<br />
quando Bmw scelse di abbandonare per il MY 2019<br />
della Serie 1 il motore longitudinale e la trazione<br />
posteriore a favore della condivisione con la piattaforma<br />
a trazione anteriore della Mini, molti storsero<br />
il naso prevedendo il disastro commerciale della<br />
compatta bavarese. Che non ha mai venduto tanto<br />
come negli ultimi tre o quattro anni. Una lezione,<br />
quella dello scarsa attenzione dei clienti per la meccanica,<br />
che gli ingegneri con gli occhi a mandorla<br />
pare tengano ben presente.<br />
In entrambe le<br />
immagini vedete<br />
modelli MG.<br />
AUTOMOTIVE<br />
12
Ogni goccia Conta<br />
Scopri con il QR code i nuovi motori Scania per le<br />
appplicazioni industriali e power generation<br />
e ottieni il massimo da ogni goccia.<br />
Più efficienza, più potenza, una vita utile<br />
più lunga e fino al 7% di risparmio di carburante<br />
per un miglioramento sostanziale in termini<br />
di riduzione delle emissioni di CO 2<br />
.
UNEM. PRIMA PARTE<br />
È UN<br />
LIBRO<br />
APERTO<br />
Ci riferiamo al contributo di Unem alla<br />
riabilitazione della neutralità tecnologica,<br />
principio cardine della decarbonizzazione,<br />
sparito dal radar del legislatore europeo.<br />
Franco Dal Manso non si è limitato a<br />
rispondere alle nostre domande. Ci ha<br />
fornito un infallibile abbecedario sui Low<br />
carbon fuel e sul mondo che li circonda<br />
automotive<br />
14<br />
È<br />
trascorsa una manciata di mesi dalla presentazione<br />
del “Car CO 2<br />
Comparator” da parte<br />
di Unem (Unione energie per la mobilità). È<br />
stato in quell’occasione che il presidente, Claudio<br />
Spinaci, ha esternato: «Le politiche europee<br />
hanno trascurato la sicurezza energetica a favore<br />
di obiettivi di decarbonizzazione, più a parole che<br />
a fatti. Obiettivi che devono essere sostenuti da<br />
sostenibilità economica e sociale». Dal momento<br />
che repetita iuvant, abbiamo ripreso le parole di<br />
Spinaci per introdurre e contestualizzare l’intervento<br />
che Unem ha gentilmente confezionato per<br />
POWERTRAIN. Franco Del Manso (Rapporti<br />
internazionali, ambientali e tecnici di Unem) ha<br />
risposto in modo più che esaustivo alle nostre<br />
domande. Una narrazione dal sapore “antologico”<br />
che abbiamo pensato di spalmare anche sul prossimo<br />
numero, per non disperdere nemmeno una<br />
frazione del senso che è in grado di esprimere.<br />
Siamo partiti dalla “semantica di base”, per esplicitare<br />
cosa siano gli Lcf dal punto di vista normativo.<br />
Riavvolgiamo il nastro a quel mercoledì, 30<br />
novembre del 2022, per chiarire questa premessa.<br />
Allora emerse che il confronto tra le formule per<br />
la decarbonizzazione rende evidente come l’uso<br />
di Lcf, in combinazione con la parziale elettrificazione<br />
del parco veicoli nel trasporto leggero<br />
su strada, risulti altrettanto efficace ed efficiente<br />
nella riduzione delle emissioni rispetto all’elettrificazione<br />
spinta del comparto. La valutazione<br />
della redazione di POWERTRAIN, nell’ottica<br />
localizzata di questo numero della rivista, fortemente<br />
orientato al diporto, è che questo approccio<br />
sia applicabile anche alla nautica. Ascoltiamo la<br />
spiegazione di Franco Dal Manso.<br />
«I Low carbon fuel (Lcf) sono combustibili di<br />
origine biogenica o sintetici che sotto il profilo<br />
normativo, ai fini della loro eleggibilità per il<br />
rispetto degli obblighi, devono rispettare i criteri<br />
di sostenibilità definiti dalla Direttiva Red II che<br />
prevedono le seguenti soglie minime di risparmio<br />
di Ghg (Greenhouse gases, o gas ad effetto serra,<br />
ndr):<br />
• almeno il 50% per biocarburanti e biogas consumati<br />
nel settore dei trasporti prodotti in impianti<br />
in funzione entro il 5 ottobre 2015;<br />
• almeno il 60% per i biocarburanti e il biogas<br />
consumati nel settore dei trasporti, prodotti in<br />
impianti entrati in esercizio dal 6 ottobre 2015<br />
al 31 dicembre 2020;<br />
• almeno il 65% per biocarburanti e biogas consumati<br />
nel settore dei trasporti, prodotti in im-
Claudio Spinaci,<br />
presidente di<br />
Unem: «L’auto<br />
elettrica può<br />
rappresentare una<br />
valida alternativa<br />
in alcuni contesti,<br />
ma non può essere<br />
imposta quale<br />
unica soluzione<br />
rinnegando<br />
un principio<br />
cardine delle<br />
politiche europee,<br />
ossia quello<br />
della neutralità<br />
tecnologica. Inoltre,<br />
in questo modo<br />
mettiamo a rischio<br />
la nostra sicurezza<br />
energetica e intere<br />
filiere industriali<br />
di eccellenza con<br />
impatti sociali<br />
ed economici<br />
devastanti.<br />
Va dato atto a<br />
questo Governo<br />
di avere preso<br />
una posizione<br />
decisa a livello<br />
europeo su questo<br />
tema e permesso<br />
la riapertura di<br />
un dibattito che<br />
sembrava ormai<br />
chiuso».<br />
pianti entrati in esercizio dal 1° gennaio 2021;<br />
• almeno il 70% per i combustibili sintetici quali<br />
e-fuel, Rfnbo (Renewable fuels of non-biological<br />
origin) e Rcf (Recycled carbon fuels).<br />
Recentemente, nelle discussioni comunitarie sul<br />
Regolamento CO 2<br />
per auto e van, è stato introdotto<br />
il concetto di “carbon neutral fuel” che<br />
la Commissione UE intende riservare solo agli<br />
e-fuel, mentre l’Italia suggerisce di estendere la<br />
definizione carbon neutral a tutti i carburanti<br />
rinnovabili liquidi e gassosi (compresi i carburanti<br />
di origine biologica) che rispettano la stessa<br />
soglia minima specifica di risparmio di gas a<br />
effetto serra come segue:<br />
I “carburanti CO 2<br />
neutrali’’ sono definiti come<br />
carburanti rinnovabili liquidi e gassosi per il<br />
trasporto che rispettano una soglia minima di<br />
risparmio di Ghg di almeno il 70% rispetto al<br />
“fossil fuel comparator”, in conformità con i criteri<br />
di sostenibilità stabiliti dalla Direttiva (UE)<br />
2018 /2001 Red II promozione dell’uso dell’energia<br />
da fonti rinnovabili».<br />
L’abc dei biocombustibili<br />
Ci addentriamo nel labirinto della tassonomia dei<br />
combustibili biogenici e paraffinici (Hvo, Fame,<br />
altri combustibili biogenici, da alghe, da biomasse<br />
inerti, della zootecnia o della filiera industriale<br />
alimentare). I parametri che abbiamo individuato<br />
e proposto a Unem sono quelli di efficienza, resa<br />
termica e chimica (viscosità, punto di fiamma,<br />
residui post-combustione, efficienza energetica<br />
ecc.). Anche in questo caso, Dal Manso scandaglia<br />
a tutto tondo lo spettro di senso dei biofuel,<br />
a partire dalla loro classificazione.<br />
«I combustibili biogenici destinati alle motorizzazioni<br />
diesel si suddividono in prodotti transesterificati<br />
(Fame, Fatty acid methyl ester) e prodotti<br />
idrogenati (Hvo). Per quanto riguarda il Fame<br />
esiste un blending wall del 7% che andrebbe superato<br />
per traguardare miscelazioni sempre maggiori<br />
di biocarburanti. Tuttavia, esistono alcune<br />
problematiche:<br />
• Fluidificazione del lubrificante. Le moderne<br />
soluzioni motoristiche usano le post-iniezioni<br />
per facilitare la rigenerazione dei dispositivi di<br />
abbattimento dei gas di scarico Dpf. Con il biodiesel<br />
c’è un rischio di diluizione dell’olio.<br />
• Formazione di depositi nel sistema di iniezione:<br />
negli attuali common rail il fuel raggiunge una<br />
pressione di circa 2.000 bar e la temperatura del<br />
fuel di ritorno dagli iniettori è prossima a 140<br />
15
automotive<br />
16<br />
°C. In queste condizioni sono possibili depositi<br />
sul sistema di iniezione e incrostazioni negli<br />
iniettori che nei motori moderni rappresentano<br />
elementi particolarmente sensibili;<br />
• Filtrabilità delle miscele: con l’aumento della<br />
concentrazione del biodiesel nelle miscele distribuite<br />
si è manifestato con maggiore frequenza un<br />
fenomeno di intasamento dei filtri.<br />
Per quanto riguarda gli oli vegetali idrotrattati,<br />
cioè l’Hvo, anche noti come diesel paraffinici<br />
che rispondono alla norma EN 15940 - Xtl/Hvo,<br />
questi presentano caratteristiche migliorative rispetto<br />
al gasolio EN 590, in particolare per la<br />
densità più bassa, l’elevato numero di cetano e<br />
la sostanziale assenza di zolfo e di aromatici. Dal<br />
punto di vista ambientale, le miscele di gasolio<br />
EN 590 con questi biocarburanti fino al 20%<br />
rientrano perfettamente nella specifica EN 590,<br />
assicurano miglioramenti alle emissioni inquinanti<br />
allo scarico e non modificano le prestazioni<br />
motoristiche dei veicoli.<br />
Anche il Cen (Comitato europeo di normazione,<br />
ndr), con una sua nota, ha precisato che mentre<br />
per il biodiesel è stato necessario elaborare una<br />
norma tecnica ad hoc per consentirne l’utilizzo<br />
corretto nel diesel, per quei prodotti che non<br />
danno origine ad alcun problema motoristico<br />
è stata sviluppata la specifica unicamente per<br />
identificare il prodotto (EN 15940) che può<br />
essere impiegato a qualunque percentuale nel<br />
diesel a condizione che la miscela finale rispetti<br />
in pieno tutti i parametri della EN 590 e della<br />
EN 16734.<br />
Per ciò che attiene ai biocarburanti, va ricordato<br />
che l’impiego diretto di bioetanolo in miscela<br />
con la benzina richiede la soluzione di una serie<br />
di problematiche tecniche per poter essere attuato.<br />
L’aumento della tensione di vapore, cui è<br />
collegato un aumento delle emissioni evaporative<br />
di composti organici volatili (Cov), impone<br />
una riformulazione della benzina destinata alla<br />
miscelazione e modifiche dei terminali per assicurare<br />
la miscelazione in linea dell’etanolo.<br />
Inoltre, la possibile separazione delle miscele<br />
in presenza di contaminazioni anche minime di<br />
acqua comporta la necessità di rendere completamente<br />
anidra l’intera rete carburanti e tutto il<br />
sistema logistico e distributivo a monte».<br />
Tassonomia<br />
Esaurita in modo puntuale e divulgativo la legenda<br />
dei biocarburanti, inseriamo l’ulteriore spiegazione<br />
che Unem ci fornisce degli addentellati<br />
funzionali ed economici.<br />
«La tassonomia intende fornire una classificazione<br />
delle attività economiche in base alla loro sostenibilità<br />
secondo determinati criteri. Le attività<br />
che rientrano in tale classificazione sono eleggibili<br />
per ricevere finanziamenti, mentre quelle<br />
non incluse rischiano di vedersi preclusa la possibilità<br />
di accesso al credito nel futuro. Il nostro<br />
settore è direttamente impattato dalla tassonomia<br />
in quanto prevede l’inclusione nella tassonomia<br />
della produzione di biogas e biocarburanti per<br />
l’utilizzo nel trasporto. È però un’inclusione<br />
Unem e l’ortodossia del<br />
Il nostro desiderio di approfondire la questione<br />
affonda le radici in questo comunicato del<br />
21 marzo <strong>2023</strong>. “In occasione della prima<br />
tappa del #ForumAutomotive <strong>2023</strong>, Unem<br />
(Unione Energie per la Mobilità) ha presentato<br />
lo studio ‘Decarbonizzare i trasporti. Più<br />
soluzioni per un obiettivo comune’, realizzato<br />
in collaborazione con il Rie di Bologna, sul<br />
contributo dei Low carbon fuel (Lcf) nel processo<br />
di decarbonizzazione del trasporto leggero, che<br />
non passa necessariamente solo per l’elettrico.<br />
Con il pacchetto ‘Fit for 55’ l’Unione Europea<br />
indica un percorso ‘obbligato’ che decreta la<br />
fine dei motori endotermici a esclusivo beneficio<br />
della trazione elettrica, escludendo di fatto<br />
alternative altrettanto valide già disponibili,<br />
tra cui i biocarburanti e, più in generale, i Low<br />
carbon fuel. Lo studio presentato oggi nasce<br />
con l’obiettivo di verificare l’esistenza di percorsi<br />
diversi rispetto a quello ‘full electric’ indicato<br />
dalla UE, ovviamente coerenti con gli obiettivi<br />
di decarbonizzazione nel settore del trasporto<br />
leggero, approfondendo le potenzialità e il<br />
ruolo di questi nuovi carburanti a basso o nullo<br />
contenuto di carbonio, lo stato dell’arte delle<br />
tecnologie, le principali caratteristiche tecniche,<br />
logistiche ed economiche, i fattori abilitanti,<br />
la disponibilità di materie prime per la loro<br />
produzione, nonché le possibilità di sviluppo
parziale in quanto non comprende i carburanti<br />
liquidi e gassosi per il trasporto di origine non<br />
biologica e i combustibili a carbone riciclato.<br />
In secondo luogo, l’utilizzo di rifiuti organici industriali<br />
è previsto per alcune attività economiche<br />
ma non per il trasporto, limitando lo sviluppo<br />
dell’economia circolare. Questa distinzione è<br />
discriminante verso il nostro settore, che sta<br />
facendo importanti sforzi a livello di<br />
investimenti (pensiamo alla conversione<br />
delle raffinerie convenzionali<br />
in bioraffinerie).<br />
Sempre con riferimento alla sezione<br />
dedicata alla produzione<br />
di biogas e biocarburanti per<br />
l’utilizzo nel trasporto, questa<br />
viene classificata come “attività<br />
di transizione” invece che come<br />
“attività sostenibile”. Ciò significa<br />
che l’esistenza di tale produzione<br />
deve essere limitata nel<br />
tempo, cioè fino al momento in<br />
cui non ci saranno alternative<br />
in grado di sostituirla completamente.<br />
Questo approccio<br />
riflette un atteggiamento<br />
ideologico della Commissione<br />
europea che vuole il passaggio<br />
totale al trasporto elettrico su<br />
strada in tempi estremamente tanto<br />
rapidi quanto irrealistici. La<br />
Commissione europea, infatti,<br />
non vuole prendere in considerazione il potenziale<br />
dei biocarburanti liquidi a basse emissioni<br />
di carbonio come tecnologia complementare<br />
all’elettrico per il trasporto su strada: un simile<br />
approccio garantirebbe neutralità tecnologica,<br />
rispetto della possibilità di scelta e di capacità<br />
di acquisto dei consumatori, utilizzo di infrastrutture<br />
già esistenti, mantenimento di filiere<br />
industriali strategiche».<br />
Gli Lcf sono complementari o antitetici all’idrogeno?<br />
«Sono assolutamente complementari. Premesso<br />
che l’idrogeno è un elemento fondamentale per<br />
la produzione dei Lcf, l’idrogeno in quanto tale<br />
come fuel per la decarbonizzazione dei trasporti<br />
può essere sviluppato in parallelo con i Lcf ed<br />
essere destinato ad applicazioni sia nel trasporto<br />
leggero che nel trasporto pesante. L’idrogeno<br />
in questi settori può essere impiegato sia direttamente<br />
nei motori a combustione interna e sia<br />
nelle fuel-cell. Quindi, la produzione e la distribuzione<br />
dell’idrogeno per la formulazione dei<br />
Low carbon fuel favorirà anche la distribuzione<br />
diretta di idrogeno nei diversi settori dei trasporti.<br />
Già oggi sono presenti sulla rete stradale alcune<br />
(molto poche al momento, ma cresceranno<br />
nel prossimo futuro) stazioni di servizio in grado<br />
di rifornire una molteplicità di fuel a partire da<br />
quelli tradizionali a quelli biogenici e a quelli<br />
sintetici e all’idrogeno».<br />
Franco Dal Manso,<br />
ingegnere,<br />
responsabile<br />
dei rapporti<br />
internazionali,<br />
ambientali e tecnici<br />
di Unem.<br />
Fit for 55<br />
in relazione agli scenari energetici attesi<br />
per il 2030. A tal fine, è stata condotta una<br />
dettagliata analisi delle opzioni percorribili con<br />
particolare riferimento alle diverse tipologie<br />
di Lcf e sulla base di queste valutazioni lo<br />
studio propone uno scenario alternativo, ma<br />
non antitetico a quello adottato da Rse, in<br />
grado di raggiungere gli obiettivi ambientali<br />
del pacchetto “Fit for 55” ma con un maggior<br />
sviluppo dei Lcf e una più realistica diffusione<br />
dei veicoli elettrici.<br />
Il confronto tra i due scenari rende evidente<br />
come l’uso di Lcf, in combinazione con la<br />
parziale elettrificazione del parco veicoli<br />
nel trasporto leggero su strada, concorra<br />
efficacemente alla riduzione delle emissioni<br />
rispetto ad uno scenario ‘full electric’.<br />
Anzi, misurando le emissioni Ghg lungo il ciclo<br />
di vita del veicolo e dei fuel e non solo allo<br />
scarico, i vantaggi tendono ad essere maggiori<br />
al crescere della componente rinnovabile nei<br />
fuel dal momento che i cicli di produzione di<br />
un veicolo elettrico e delle batterie annullano il<br />
vantaggio di non avere emissioni allo scarico.<br />
È quanto peraltro emerge da una simulazione<br />
effettuata con un nuovo strumento interattivo<br />
messo a punto dal Concawe, denominato ‘Car<br />
CO 2<br />
Comparator’, realizzato per misurare e<br />
confrontare in modo interattivo le emissioni<br />
di gas serra nel ciclo di vita delle autovetture<br />
in base a diversi parametri: powertrains, fuel<br />
utilizzati, profilo di guida, intensità carbonica<br />
nella produzione di elettricità o di fuel,<br />
condizioni ambientali. I parametri, inseriti nel<br />
modello interattivo, modulabili in funzione del<br />
confronto scelto, derivano da analisi specifiche<br />
e dalla letteratura prevalente in materia.<br />
Stando a questa simulazione, se si considera<br />
un’auto elettrica pura (Bev) e una ibrida non<br />
ricaricabile (Hev) alimentata con gasolio B7<br />
(quello attualmente commercializzato) la<br />
prima, in base all’attuale metodo di calcolo<br />
solo allo scarico non genera emissioni,<br />
mentre la seconda produce una media di<br />
154 grCO 2<br />
eq/km. Se invece si fa riferimento<br />
all’intero ciclo di vita, la prima sale a 162<br />
grCO 2<br />
eq/km, mentre la seconda a 231. Ciò<br />
porta ad un delta emissivo tra i due veicoli<br />
che da 154 scende a 69 grCO 2<br />
eq/km. Se poi<br />
il confronto avviene tra una Bev ad una Hev<br />
alimentata con Hvo (100% rinnovabile), il delta<br />
diventa addirittura negativo e da 154 scende a<br />
-60 grCO 2<br />
eq/km, che diventa -98 grCO 2<br />
eq/km<br />
se la Hev impiega un e-fuel.<br />
In sostanza, misurare le emissioni solo allo<br />
scarico significa semplicemente ignorare<br />
quote di emissioni che finiscono comunque in<br />
atmosfera e non risolvere il problema”.<br />
17
salone nautico venezia<br />
SOSTENIBILITÀ<br />
IN LAGUNA<br />
La quarta edizione della rassegna veneziana<br />
si è svolta a giugno nella magnifica cornice<br />
dell’Arsenale. Tra imbarcazioni da sogno,<br />
scafi sostenibili e convegni, la manifestazione<br />
ha raccolto un grande successo di pubblico.<br />
Sotto le luci dei riflettori, i temi più attuali:<br />
la sostenibilità e la transizione ecologica<br />
mare<br />
18<br />
Sono oltre 30.000 i visitatori che hanno affollato<br />
l’Arsenale nei cinque giorni che hanno contraddistinto<br />
la quarta edizione del Salone Nautico Venezia.<br />
Quella che un tempo era la maggiore fabbrica<br />
navale al mondo ha ospitato i giganti della nautica<br />
internazionale e spera di affermarsi come un punto di<br />
riferimento per gli appassionati della navigazione. Anche<br />
quest’anno la manifestazione è stata organizzata<br />
secondo un sistema di gestione sostenibile dell’evento<br />
e ha ricevuto la certificazione Iso 20121:2012 da<br />
parte del Rina. Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro<br />
ha dichiarato: «Il Salone Nautico è stato anche teatro<br />
del primo convegno della Fondazione Venezia Capitale<br />
Mondiale della Sostenibilità, a conferma dell’attenzione<br />
che abbiamo su questo tema fondamentale<br />
per il futuro nostro e soprattutto dei nostri giovani.<br />
Sostenibilità che si declina anche nel mare con un<br />
intero pontile dedicato alla navigazione green, che<br />
apre nuovi scenari di applicazione su scala industriale<br />
della ricerca tecnologica e con i 154 milioni di euro di<br />
investimenti del gruppo Avm/Actv per rendere sempre<br />
più green la flotta dei vaporetti».<br />
Nel settore motori, la presenza estera è ovviamente<br />
più consistente con espositori che arrivano dalla<br />
Turchia, come Sirena Yacht che ha esposto il Sirena<br />
58; dalla Bretagna, la zona della Francia con un alto<br />
tasso di cantieri il Fountaine Pajot 67. Inoltre, Sunseeker<br />
è arrivata dall’Inghilterra con quattro barche,<br />
tra cui il Superhawk 55 e il Manhattan 65. Forse il<br />
più rappresentativo dell’interesse straniero è stato<br />
il cantiere greco Omikron, che ha presentato la sua<br />
novità, varata ad Atene poche settimane prima della<br />
manifestazione e arrivata in Arsenale navigando.<br />
Il futuro della nautica da diporto<br />
Nel corso del Salone, la nautica da diporto ha avuto<br />
occasione di riflettere sul futuro ambientale ed energetico:<br />
ad esempio durante il convegno sulla transizione<br />
ecologica organizzato da Assonautica di Venezia.<br />
«Transizione e sostenibilità sono il cambiamento che<br />
i giovani, che vivono là velocità del nostro tempo,<br />
applicano quotidianamente», ha affermato ancora il<br />
sindaco Brugnaro. «Sono aspetti che devono accompagnare<br />
tutte le situazioni della nostra vita, pensiamo<br />
ad esempio alle barche e alla mobilità in modalità<br />
elettrica. Penso quindi che il Salone possa diventare<br />
il luogo dove vengono fatte delle prove a cui può far<br />
seguito la sperimentazione. E questo è un lavoro che<br />
deve vedere lavorare insieme professionisti e aziende<br />
in modo che chi arriva al Salone può scoprire i vantaggi<br />
della sostenibilità».<br />
Tra i numerosi interventi quello di Roberto Neglia,<br />
responsabile Rapporti Istituzionali di Confindustria<br />
Nautica: «L’industria della nautica da diporto italiana<br />
sta investendo, pur senza avere i vincoli previsti<br />
per l’automotive, nella transizione ecologica, confermando<br />
visione e la sua leadership mondiale. La<br />
semplificazione normativa è però fondamentale per<br />
accompagnare con realismo questo percorso, sia in<br />
termini di regolamentazioni tecniche, sia per quanto<br />
riguarda le infrastrutture della portualità. Chi può investire<br />
se non ci sono regole certe? Altro tema è quello<br />
della neutralità tecnologica rispetto agli obiettivi<br />
fissati dalle norme: nella regolamentazione dell’automotive<br />
non è stata perseguita, mentre è opportuno<br />
poter studiare e mettere a confronto tutte le migliori<br />
tecnologie per conseguire la riduzione degli impatti».<br />
Un mondo insomma che si muove tra vecchio e nuovo,<br />
dove le vecchie tecnologie possono convivere in<br />
una strategia di “convenienza” energetica.<br />
Il Salone Nautico Venezia quest’anno ha visto un aumento<br />
anche delle presenze delle imbarcazioni elettriche,<br />
a dimostrazione che la città lagunare è sempre<br />
più attenta alle propulsioni alternative. Tra le diverse
Una bella veduta<br />
d'insieme<br />
dell'Arsenale di<br />
Venezia per una<br />
edizione votata<br />
alla sostenibilità<br />
e alla transizione<br />
ecologica.<br />
In basso, la barca<br />
elettrica Futura<br />
di AS Labruna<br />
può vantare<br />
un'autonomia di<br />
ben 10 ore.<br />
barche esposte, quella di Repower, che interpreta la<br />
tradizione veneziana del motoscafo in chiave moderna:<br />
ha portato infatti al Salone il nuovo modello di<br />
barca full-electric in costruzione presso un cantiere<br />
veneziano.<br />
Non solo barche, ma anche soluzioni per la nautica<br />
elettrica con strumenti che spesso rappresentano la<br />
normale continuazione su terra di questa tecnologia.<br />
Dalla Scandinavia arriva un bel motoscafo elettrico<br />
che può accompagnare le famiglie nelle sue navigazioni<br />
costiere: si tratta di X Shore 1, sei metri e<br />
mezzo, con 50 miglia di autonomia e velocità massima<br />
fino a 30 nodi. Un’interpretazione concreta del<br />
mondo elettrico nata dall’omonima start-up svedese<br />
grazie ai fondi raccolti in crowdfunding, a dimostrazione<br />
dell’interesse sollevato dalla nautica elettrica.<br />
di collegamenti elettrici. «Noi perseguiamo l’obiettivo<br />
della transizione ecologica», afferma Massimo<br />
Labruna, Ceo dell’azienda, «con due direttive principali:<br />
neutralità tecnologica e impatto ambientale ridotto<br />
su tutta la vita utile del prodotto, non solamente<br />
durante il suo utilizzo. La tutela dell’ambiente è per<br />
noi un must, addirittura uno scopo da perseguire a<br />
livello aziendale da quando lo scorso dicembre siamo<br />
diventati società benefit».<br />
Tante soluzioni per una nautica pulita<br />
A uno dei tre pontili dell’Arsenale è attraccata Futura<br />
di AS Labruna, già vista in altre occasioni e<br />
recentemente all’Electric Boat Show di Milano. Con i<br />
suoi due motori E-Vision X-20 da 11,5 chilowatt, con<br />
motore immerso da 48V, equipaggiata da batterie al<br />
litio da 5 kWh (espandibili a 14 kWh), e due celle a<br />
idrogeno da 1 kW ciascuna, rappresenta il prodotto di<br />
punta di AS Labruna ed è capace di un’autonomia di<br />
una decina d’ore. La vera novità pensata per Venezia<br />
è invece il powerpack, un box dalle dimensioni di un<br />
termico da 20 cavalli, che contiene un elettrico da 10<br />
kW, due batterie, per un totale di 5 kWh, e 11 DC-DC<br />
converter per la ricarica delle batterie di servizio, e<br />
sistema di raffreddamento ad acqua. Non ha bisogno<br />
19
Sono diverse<br />
le soluzioni<br />
pensate ad hoc<br />
da Bimotor per<br />
la Laguna veneta,<br />
un ambiente<br />
particolarmente<br />
fragile e dalle<br />
caratteristiche<br />
uniche al mondo.<br />
Ne abbiamo<br />
approfondito alcuni<br />
aspetti a p. 28.<br />
mare<br />
20<br />
Passeggiando tra gli stand di piazzale della Campanella,<br />
dove sono raggruppati i motoristi, incontriamo Bimotor.<br />
«Rispetto agli anni precedenti» spiega Rinaldo<br />
Marengo, Sales & Purchasing General Manager,<br />
«lo stand Bimotor a Venezia rappresenta le nostre due<br />
anime nel mondo marino, quella più tradizionale per<br />
cui siamo conosciuti, ovvero Fpt Industrial con i tre<br />
motori della gamma Stage V, e poi la gamma Raywin<br />
che abbiamo presentato qualche anno fa a Genova, di<br />
cui questa volta esponiamo tutta la gamma sia poi per<br />
i motori della propulsione che per i motori ausiliari.<br />
A differenza di altre realtà, noi continuiamo ad avere<br />
i motori diesel e non abbiamo ancora esposto alcuna<br />
soluzione ibrida, anche se in realtà stiamo lavorando<br />
a un progetto con motore Fpt e trasmissione ibrida.<br />
In questa edizione del Salone di Venezia puntiamo a<br />
proporci come fornitori di servizi, dalla telematica ai<br />
servizi post-vendita, revisione motori e scambiatori,<br />
servizi sempre utili con i quali siamo partiti qualche<br />
anno fa e che ci hanno portato ad essere sempre di<br />
più un punto di riferimento. Stiamo inoltre lavorando,<br />
in vista del Salone di Genova, per diventare a tutti gli<br />
effetti distributori di gruppi elettrogeni bordo completi<br />
omologati Rina, con la possibilità di dare ulteriore<br />
servizio al cliente facendo in casa le prove Rina».<br />
Jacopo Fusaro, Engines sales presso Bimotor, aggiunge<br />
alcuni dettagli sull’importanza della presenza<br />
di Bimotor a Venezia: «Actv, l’azienda del trasporto<br />
pubblico locale di Venezia, ha intrapreso una strada<br />
di conversione ecologica e noi li stiamo supportando<br />
su più fronti: tra quest’anno e l’anno prossimo saranno<br />
costruiti 12 nuovi vaporetti e avranno a bordo<br />
dei motori Fpt C170 che forniremo noi a gasolio ma<br />
puliti, Stage V, e andranno subito in linea. È in corso<br />
inoltre un programma di rimotorizzazione per installare<br />
su altri vaporetti una propulsione ibrida. Questo<br />
ibrido funzionerà di fatto con un gruppo elettrogeno<br />
che avrà come diesel l’N67 170 sempre Stage V e<br />
l’energia elettrica prodotta farà girare il motore elettrico,<br />
alimentato quindi da un motore a gasolio e delle<br />
batterie. Questo tipo di soluzione non è un “esercizio<br />
di stile” ma sarà poi reso scalabile. Il bando infatti è<br />
per 5 imbarcazioni che andranno nel servizio pubblico<br />
di linea. Entro la fine dell’anno si dovrebbero iniziare<br />
i test in laguna. Actv come prassi, prima di mettere in<br />
linea un mezzo, fa tutta una serie di test, quindi alla<br />
prima imbarcazione ne seguiranno altre quattro. È già<br />
stato assegnato un bando per la realizzazione di altre<br />
due imbarcazioni nuove, due battelli foranei, con lo<br />
stesso tipo di propulsione. Il fatto di avere motori più<br />
compatti permette di avere le stesse prestazioni combinando<br />
la coppia del motore elettrico con il pacco<br />
batterie che permette di coprire i picchi di potenza,<br />
necessaria soprattutto per fermare il vaporetto».
seafuture. La Spezia<br />
PAROLA D’ORDINE<br />
SICUREZZA<br />
Le applicazioni militari sono<br />
un incubatore delle soluzioni<br />
tecnologiche prossime al travaso nella<br />
nautica commerciale e diportistica.<br />
Abbiamo raccolto indicazioni da Fpt<br />
Industrial, presente col distributore<br />
NavalMotorBotti, Volvo Penta e Isotta<br />
Fraschini Motori<br />
SeaFuture, La Spezia, dove, se non all’Arsenale<br />
militare marittimo? Il Salone si rivolge infatti alla<br />
blue economy e all’innovazione tecnologica, con<br />
due connotazioni dominanti: le applicazioni nautiche<br />
e gli impieghi per la difesa. Un universo raramente<br />
esplorato da POWERTRAIN, che condensa, però, risorse<br />
e specifiche esigenze, spesso anticamera dell’applicazione<br />
su flotte commerciali e, talvolta, anche per<br />
il diporto. Sul prossimo numero vi racconteremo in<br />
breve quanto emerso dal seminario sui combustibili<br />
nautici nella nautica, organizzato da Atena.<br />
Fpt Industrial<br />
In rappresentanza di Fpt Industrial c’era NavalMotorBotti.<br />
Il Sofim, per la precisione l’S30, prodotto<br />
a Foggia, è familiare a queste latitudini. La presenza<br />
dei motori Fpt è giustificata sia dal potenziale latente<br />
di questo ambiente applicativo che da quello pienamente<br />
esplicitato. Ci portano l’esempio del cantiere<br />
Effebi, con il pattugliatore Petrucci, un 44 metri costruito<br />
a seguito dell’aggiudicazione della gara indetta<br />
dalla Guardia di Finanza, cofinanziata dall’UE<br />
nell’ambito del Fondo Sicurezza Interna (noto ai più<br />
come Frontex). In questo caso NavalMotorBotti ha<br />
fornito l’entrofuoribordo per la propulsione, l’S 30<br />
accoppiato al piede della Mercury. È la prima edizione<br />
e si rivolgono soprattutto ai mezzi d’appoggio, per<br />
esempio il gommone di servizio su un pattugliatore.<br />
A proposito di ibrido, allo stand ci rispondono che<br />
«Fpt è impegnata in questo soluzione con Vulkan, e<br />
anche lo scenario della difesa potrebbe rappresentare<br />
un’occasione di impiego».<br />
Volvo Penta<br />
Ci avviciniamo allo stand Volvo Penta, dove ci aspetta<br />
Andrea Piccione, head of sales. Anche a lui chiediamo<br />
come mai si trovino da queste parti.<br />
«Perché abbiamo appena lanciato l’Ips 40 e partiremo<br />
con una serie di attività di lancio del prodotto»<br />
commenta Piccione. «Ci<br />
teniamo a informare il mercato in<br />
modo adeguato, perché questo prodotto è<br />
talmente innovativo che richiede delle spiegazioni<br />
specifiche (trovate un approfondimento su queste<br />
pagine, ndr). Non si tratta della solita linea propulsiva,<br />
ma di un’evidente evoluzione dal punto di vista<br />
meccanico. È un pod con due motori, che possono<br />
attivarsi in modalità diesel, diesel-elettrica e “full<br />
electric”, con un sistema di gestione della potenza a<br />
bordo che rappresenta la vera innovazione. Il nostro<br />
sistema sollecita nella maniera opportuna il giusto<br />
numero di motori per erogare la potenza richiesta in<br />
quel momento. Invece di far girare due, o quattro motori,<br />
si regola esattamente sul consumo energetico».<br />
Posso quindi azzardare che il principio assomiglia a<br />
quello di certi impianti di cogenerazione?<br />
«Esattamente, e questo approccio produce una serie<br />
di vantaggi. Innanzitutto, consente di far girare<br />
i motori nel loro punto di miglior consumo specifico<br />
e di ottimizzare le ore di manutenzione dei motori,<br />
perché sono utilizzati solo all’occorrenza. La<br />
ridondanza comporta ulteriore sicurezza a bordo e<br />
comfort, dal momento che si sostituiscono dei grossi<br />
motori diesel con unità da 13 litri. Noi crediamo<br />
molto nella presenza al SeaFuture, dove abbiamo<br />
sempre investito fin dalla prima edizione perché è<br />
una vetrina importante verso in mondo commerciale<br />
e militare. Quest’anno siamo presenti anche con<br />
Humphree, specialista degli accessori idrodinamici<br />
per il controllo dell’assetto della barca, anch’essa<br />
di Göteborg (l’acquisizione risale al 2016. Da allora<br />
marina militare<br />
21
THAON DI REVEL<br />
Il pattugliatore<br />
d’altura, nella<br />
foto a destra, si è<br />
prestato a ospitare<br />
il convegno di<br />
Atena. Giovanni<br />
Bruni, Coo di Isotta<br />
Fraschini, parlando<br />
del motore<br />
in gestazione<br />
all’azienda barese,<br />
ha affermato:<br />
«Il bilancio elettrico<br />
delle navi in<br />
ambito militare si è<br />
assestato intorno ai<br />
3 MW e dovrebbe<br />
salire ancora».<br />
La Thaon di Revel,<br />
il pattugliatore<br />
polivalente d’altura<br />
rientrato alla base<br />
di La Spezia il<br />
27 gennaio. È<br />
stato il suo primo<br />
impegno operativo<br />
lontano dalle acque<br />
territoriali italiane.<br />
marina militare<br />
Humphree è stata capitanata da Hannes Norrgren,<br />
fino al 1° novembre dell’anno scorso, quando sostituì<br />
Giorgio Paris a capo della BU Industrial, ndr), perché<br />
crediamo che anche in ambito militare l’integrazione<br />
abbia un valore significativo».<br />
E su quali applicazioni si rivolgerà l’Ips 40?<br />
«Si rivolgerà a un target dai 24 metri fino alle 500<br />
gross tonn, sia dislocanti che plananti, applicabile<br />
MetHydor<br />
MetHydor opera dal 2021<br />
nel campo dell’idrogeno con<br />
la missione di esplorare la<br />
tecnologia “metal hybrid”<br />
(idruri metallici) per conservare<br />
grandi quantità di idrogeno a<br />
bassa pressione e temperature<br />
ambiente. Stiamo ragionando<br />
di sistemi di stoccaggio<br />
allo stato solido, facilmente<br />
accoppiabili a elettrolizzatori<br />
fuel cell. L’idrogeno è stoccato<br />
a una pressione massima di 30<br />
bar e come input delle fuel cell<br />
abbiamo pressioni circa da 5<br />
a 20 bar. Le pressioni di gioco<br />
sono molto simili che escludono<br />
dispositivi come i compressori.<br />
Cos’è lo stoccaggio allo stato<br />
solido? Si utilizzano dei metalli<br />
in grado di assorbire idrogeno<br />
formando un composto chimico<br />
chiamato idruro metallico.<br />
È un composto reversibile,<br />
quando assorbe idrogeno si<br />
ha la formazione dell’idruro,<br />
altrimenti si scompone in<br />
metallo e idrogeno gassoso,<br />
consentendo così di operare<br />
a basse pressioni. Riguardo<br />
alle applicazioni, hanno<br />
equipaggiato due yacht.<br />
Uno è un battello ibrido,<br />
diesel-elettrico, l’altro è uno<br />
yacht che utilizza l’idrogeno<br />
a scopo ausiliario, per i<br />
servizi di hotel. È un sistema<br />
stazionario per un centro di<br />
ricerca. Sono due cabinati,<br />
uno da una cinquantina<br />
dunque a uno spettro di velocità dai 12 fino ai 40<br />
nodi. Questo target è raggiungibile, tra l’altro, in ragione<br />
del diametro molto più grande delle eliche e<br />
del rapporto di riduzione opportunamente rivisto, che<br />
ci apre le porte di un segmento dove non siamo mai<br />
stati presenti, il dislocante. Sostanzialmente i grandi<br />
vantaggi dell’Ips erano finora espressi sulle barche<br />
plananti da 18 nodi in su. La nostra presenza è fina-<br />
di metri, l’altro circa 12<br />
metri. Tendenzialmente il<br />
sistema si applica anche<br />
alla propulsione, perché le<br />
pressioni di combustione<br />
sono basse, non servono 700<br />
bar. L’analisi deve essere<br />
accurata in termini di flusso per<br />
dimensionare correttamente<br />
lo storage. L’applicazione<br />
naturale è quella la stazionaria,<br />
in ragione del peso elevato.<br />
Hanno riscontrato un forte<br />
interesse da parte della nautica<br />
proprio per il fatto che questo<br />
peso sostituire la zavorra.<br />
Nel progetto MetHydor c’è<br />
lo zampino del dipartimento<br />
di chimica dell’Università di<br />
Torino.<br />
22
potrà essere valutato su imbarcazioni militari nella<br />
taglia fino ai 50 metri».<br />
lizzata a prendere contatti con i cantieri che costruiscono<br />
navi per la Marina Militare, ai quali possiamo<br />
fornire gruppi elettrogeni. Non dimentichiamoci che<br />
Volvo produce sia gruppi a giri fissi che variabili. Abbiamo<br />
clienti che costruiscono barche di servizio, per<br />
Guardia di Finanza, Carabinieri e altri, e a bordo di<br />
grandi navi. C’è poi il mercato degli incursori, quello<br />
dei Ribs e tantissime altre applicazioni. Anche l’Ips 40<br />
Isotta Fraschini Motori<br />
Trasliamo allo stand Fincantieri. In questa cornice Isotta<br />
Fraschini si sente perfettamente a suo agio. Ce lo conferma<br />
Giovanni Bruni, direttore dello stabilimento barese.<br />
«Qui, al SeaFuture, la presenza di Isotta Fraschini<br />
nello stand Fincantieri è la conferma che la collaborazione<br />
con la casa madre nel settore militare è più solida<br />
che mai e intendiamo svilupparla ulteriormente. Abbiamo<br />
completato la fornitura dei gruppi elettrogeni per<br />
le 4 Ppa (pattugliatori polivalenti di altura) e le ultime<br />
2 Fremm (fregate europee multimissione) in agenda. I<br />
progetti in corso di sviluppo beneficeranno del nuovo<br />
motore, attualmente in fase di validazione, che entrerà<br />
in produzione nel 2026. È totalmente nuovo, con un<br />
alesaggio di 180 millimetri, che consente di allargare il<br />
range dagli attuali 2,1 MW di potenza elettrica ad oltre<br />
4 MW. Nell’ambito militare questa unità traghetterà le<br />
esigenze delle navi del futuro, il cui bilancio elettrico si<br />
è assestato intorno ai 3 MW e dovrebbe salire ancora.<br />
Lo richiede la sensoristica evoluta e anche la parte di<br />
piattaforma, in ragione della frazione elettrica, sempre<br />
più presente a bordo nave. È stato pensato inizialmente<br />
per l’alimentazione diesel ma è in corso di definizione<br />
la sua evoluzione “green”, per farlo funzionare a<br />
idrogeno. Questo passaggio rappresenta il punto di<br />
partenza e la sfida più importante tra quelle che ci<br />
attendono. Nella fase intermedia valutiamo combustibili<br />
alternativi come metanolo e Hvo. Nell’immediato<br />
Isotta Fraschini fornisce al settore della difesa motori<br />
in grado di ridurre le emissioni proprio grazie all’Hvo,<br />
che immette CO 2<br />
a ciclo chiuso. Nel medio termine<br />
stiamo valutando il metanolo, assicurando le stesse<br />
performance. Col metanolo la parte fredda del motore<br />
rimane invariata, mentre la parte alta deve essere ripensata.<br />
Stiamo dunque valutando soluzioni bifuel, con<br />
il gasolio per l’innesco dell’accensione e il metanolo<br />
come combustibile per la propulsione. È in corso una<br />
cooperazione con il Cnr di Napoli».<br />
Madex, Corea del Sud<br />
In contemporanea al<br />
SeaFuture, dall’altro lato<br />
del globo si è svolto il<br />
Madex. Dal 7 al 9 giugno,<br />
a Busan è andata in scena<br />
la tecnologia per la marina<br />
militare, in un’area del pianeta<br />
attraversata dalle tensioni<br />
intorno a Taiwan. Anche in<br />
quello scenario il Gruppo<br />
Fincantieri ha sfoderato dalla<br />
manica l’asso Isotta Fraschini<br />
Motori, oltre a Next Tech.<br />
23
volvo penta. Ips 40<br />
È DIVENTATO<br />
GRANDE<br />
E non solamente perché l’Ips ha spento la<br />
diciottesima candelina. Il sistema integrato di Volvo<br />
Penta è capace di affiancare fino a quattro motori<br />
D13, portando la capacità propulsiva a livelli ma<br />
raggiunti finora. Nel diporto, ma non solo, si candida<br />
a motorizzare imbarcazioni fino a 55 metri<br />
Con un’installazione<br />
quadrupla l’Ips<br />
di Volvo Penta<br />
è attualmente in<br />
grado di erogare<br />
fino a 5.880<br />
chilowatt, cioè ben<br />
8.000 cavalli.<br />
mare<br />
24<br />
C<br />
orreva l’anno 2005 e, quasi in sordina, Volvo<br />
Penta rivelò al mondo l’Ips (Inboard performance<br />
system). L’idea era tanto semplice<br />
concettualmente quanto funzionale alle esigenze dei<br />
cantieri nautici. Quel che si dice essere “pre-destinati”.<br />
Si è rivelata così “disruptive”, che ne sono<br />
state consegnate oltre 36.000 unità. Vi ricordiamo<br />
che l’Ips è un sistema di propulsione integrato comprensivo<br />
del motore endotermico, del piede poppiero,<br />
delle funzioni di cambio e delle eliche. Un sistema<br />
che non cesserà di conoscere implementazioni e<br />
di allargare la gamma. Il moto è trasmesso con una<br />
doppia coppia conica a U invece che a Z. Le eliche<br />
lavorano quindi in trazione anziché in spinta. Da allora,<br />
la strada percorsa è stata lunga, fino ad arrivare<br />
ai giorni nostri. L’ultima generazione di Ips entrerà<br />
in produzione seriale nel 2025. L’Ips incorpora due<br />
motori Volvo Penta D13, fino a 1.000 cavalli, abbinati<br />
a un sistema di post-trattamento che consente<br />
le omologazioni più stringenti, quali le norme Imo<br />
III, Tier 4 Final e Stage V (è il pacchetto integrato<br />
comprensivo dell’Scr).<br />
Premiata (e beata) versatilità<br />
Una delle caratteristiche principali del rinnovato<br />
Ips è la sua versatilità, essendo predisposto per<br />
accogliere diverse fonti di alimentazione. Questo<br />
significa che, oltre ai 13 litri, alimentati con combustibili<br />
da biomassa o sintetici, la piattaforma è in<br />
grado di supportare anche soluzioni completamente<br />
elettriche o ibride. Il design a doppio ingresso di<br />
potenza offre modularità e flessibilità. A seconda<br />
delle dimensioni e dei requisiti dell’imbarcazione,<br />
può essere installato in configurazione doppia, tripla<br />
o quadrupla. Ogni imbarcazione equipaggiata con<br />
l’Ips attinge quindi da 4 a 8 fonti di alimentazione,<br />
a seconda della configurazione scelta. Questa<br />
configurazione consente una maggiore ridondanza,<br />
una migliore manovrabilità e una distribuzione ottimizzata<br />
della potenza, migliorando le prestazioni<br />
complessive dell’imbarcazione. È adatta sia ai<br />
superyacht che alle imbarcazioni professionali, da<br />
25 a 55 metri e oltre, con una velocità massima<br />
compresa tra 12 e 40 nodi. Secondo i calcoli del<br />
costruttore sarà in grado di ridurre fino al 30% il<br />
consumo di carburante e le emissioni, rispetto a<br />
un’installazione tradizionale con albero entrobordo.<br />
L’Ips 40 incorpora una funzione di efficientamento<br />
che consente l’avvio e l’arresto automatico<br />
dei singoli motori in base alla potenza richiesta per<br />
ogni situazione specifica. Una funzione progettata<br />
per ottimizzare il consumo di carburante e le ore di<br />
funzionamento del motore. Avviando e arrestando<br />
automaticamente i motori in base alle necessità, il<br />
sistema è in grado di calibrare la richiesta di potenza<br />
dell’imbarcazione in qualsiasi momento. In<br />
questo modo si garantisce che i motori funzionino<br />
al carico ottimale, riducendo il consumo di carburante<br />
e minimizzando gli sprechi di energia. Inoltre,<br />
la funzionalità di start-stop automatico, sulla<br />
falsariga del dispositivo ampiamente diffuso sulle<br />
automobili, contribuisce a prolungare gli intervalli<br />
di assistenza e manutenzione dei motori.<br />
Cicli più lunghi e meno tempi morti<br />
Dal momento che i motori funzionano solo quando<br />
è necessario, le ore di funzionamento complessive<br />
si riducono. Il risultato sono intervalli più lunghi<br />
tra gli interventi programmati di manutenzione e<br />
assistenza, con la conseguente riduzione dei costi<br />
di manutenzione e dei tempi di fermo dell’imbarcazione.<br />
L’Ips ha beneficiato dell’introduzione di<br />
una serie di eliche controrotanti in bronzo, nota<br />
come R2-R14. Le eliche controrotanti lavorano in
tandem, girando in direzioni opposte per migliorare<br />
l’efficienza della propulsione e la manovrabilità.<br />
Un’altra caratteristica significativa è la capacità di<br />
gestione. La presenza di quello che a tutti gli effetti<br />
è un “all-in-one” è quindi in corso di ramificazione<br />
anche oltre la fatidica soglia degli 80 piedi, come<br />
confermato dalle parole di Johan Inden, presidente<br />
della divisione marina di Volvo Penta. «Questa nuova<br />
piattaforma Ips» commenta Inden, «ha le stesse<br />
caratteristiche prestazionali che hanno permesso<br />
di realizzare soluzioni di alto livello per innumerevoli<br />
imbarcazioni e ora offrirà un’esperienza più<br />
fluida in acqua per i segmenti dei professionisti e<br />
dei superyacht. C’è ora un gruppo completamente<br />
nuovo di armatori e professionisti della nautica che<br />
potranno beneficiare del sistema più completamente<br />
integrato sul mercato, in grado di offre davvero<br />
nuovi livelli di prestazioni, efficienza e affidabilità».<br />
Volvo Penta e Beneteau indagano l’ibrido<br />
Volvo Penta e Beneteau si<br />
sono chieste quale fosse<br />
la percezione dell’ibrido<br />
nell’ecosistema della nautica.<br />
Hanno dunque unito le forze<br />
per organizzare un evento a<br />
giugno, presso la Volvo Penta<br />
Krossholmen Test Facility<br />
di Göteborg alla presenza<br />
di media specializzati,<br />
concessionari e clienti.<br />
Il risultato è stato plebiscitario:<br />
il 72% dei partecipanti ha<br />
indicato un’alta probabilità di<br />
scegliere un sistema ibridoelettrico<br />
per il prossimo<br />
acquisto di un’imbarcazione<br />
dopo averla provata, a<br />
dimostrazione dell’attrattiva<br />
della tecnologia ibrida nel<br />
settore nautico. L’ibrido<br />
parallelo plug-in di Beneteau è<br />
dotato di una coppia di motori<br />
Volvo Penta D4-320 e di due<br />
motori elettrici da 60 chilowatt.<br />
I banchi di batterie sono in<br />
grado di immagazzinare 67<br />
kWh e un’interfaccia uomomacchina<br />
(HMI) che consente<br />
di passare senza soluzione<br />
di continuità dalle modalità<br />
elettrica, ibrida ed elettrica.<br />
La barca ha una velocità<br />
massima di 35 nodi e può<br />
navigare fino a 10 nodi in<br />
modalità elettrica.<br />
25
ghisellini. Su base VM Motori<br />
CUORE E<br />
ANIMA<br />
Sia l’uno che l’altra sono collocati nell’anatomia dell’area<br />
centese, che conosce nella VM Motori il vettore di una<br />
competenza condivisa. I fratelli Ghisellini hanno raccolto<br />
l’eredità del padre, trasformando un’officina meccanica<br />
in un integratore di sistema. Al Salone di Genova saranno<br />
presenti con gli LP, esacilindrici per le applicazioni<br />
marine. Monoblocco VM, firma e personalità Ghisellini<br />
mare<br />
26<br />
L<br />
’imperativo “think big” campeggia da Ghisellini,<br />
a Casumaro, in un’area che risponde amministrativamente<br />
al comune di Cento. L’azienda<br />
affonda le radici nel 1976, il conio è di Giuseppe<br />
Ghisellini, che si occupava di conto lavoro e assemblaggio<br />
per la VM Motori, il volano della meccanica<br />
in questa zona. Peraltro, è quasi superfluo ricordare<br />
chi ci troviamo al limitare nord-orientale del quadrante<br />
della Motor Valley (Ducati e Lamborghini si<br />
trovano letteralmente a una manciata di chilometri)<br />
e della “oleodinamic valley”. A metà del 2020, con<br />
il passaggio a Ghisellini Srl, l’orizzonte si dilata per<br />
curare proprio la parte oleodinamica. Il passaggio in<br />
corso d’opera riguarda la naturale evoluzione a integratore<br />
di sistema. Nell’organigramma, i due figli<br />
del fondatore si sono divisi i compiti: Filippo segue<br />
la parte oleodinamica, Andrea quella motoristica. Ed<br />
è proprio ad Andrea Ghisellini che chiediamo di<br />
accompagnarci nella svolta recente.<br />
«Siamo dealer VM, Yanmar e Fpt Industrial. La<br />
nostra storia si riassume nel passaggio da officina<br />
meccanica di riparazioni e vendita ricambi alla costruzione<br />
di sistemi completi, dal motore diesel al<br />
sistema idraulico, attualmente in fase di sviluppo».<br />
La vocazione di questo territorio è agricola e industriale,<br />
le applicazioni vengono di conseguenza.<br />
Eppure, la costa adriatica si trova a un’ottantina di<br />
chilometri, con i suoi sciami di barche da diporto e<br />
per la pesca. La mitilicultura è una attività diffusa<br />
dai Lidi ferraresi alla Sacca degli Scardovari. Non<br />
sorprende che Ghisellini abbia declinato le proprie<br />
competenze nelle derivazioni nautiche. Anche in<br />
considerazione della affidabilità e delle curve prestazionali<br />
delle versioni marine di VM.<br />
«La novità più recente è stata concepita per il diporto»<br />
puntualizza infatti Andrea Ghisellini. «Abbiamo<br />
sviluppato tre unità omologate Rcd2, siglate LP2.7,<br />
LP3.2CR e LP3.5CR. La base è il monoblocco da 6<br />
cilindri in linea e 4,2 litri di VM. Le sigle corrispondono<br />
alle potenze all’elica, rispettivamente 270, 320<br />
e 350 cavalli a 3.800 giri, anche complete di linea<br />
d’asse Technodrive o ZF. Con Royal Marine puntiamo<br />
a sviluppare soluzioni complete, motori LP con<br />
piede poppiero Bravo 3 di Mercury. Con Volvo Penta<br />
ci spingiamo fino alla predisposizione del pod».<br />
Perché ritenete VM Motori ancora attuale nella<br />
nautica, al di là delle affinità territoriali?<br />
«Perché il VM è ancora un motore valido! Porto<br />
l’esempio della Serie V6, con una potenza di 230<br />
cavalli. Sviluppato in collaborazione con Mercury, è<br />
conforme a Rcd2 ed Epa e sviluppa 230 o 270 cavalli,<br />
a 4.000 giri. Il 4,2 litri che porteremo al Salone di<br />
Genova ha una potenza media apprezzabile, da 250<br />
a 350 cavalli a 3.800 giri. È leggero, appena 470<br />
chili, con una coppia molto interessante. Avendolo<br />
utilizzato soprattutto nel commercial, abbiamo avuto<br />
riscontri lusinghieri sull’affidabilità (14mila ore, per<br />
alcuni motori). La stessa omologazione è prevista<br />
per le barche da lavoro. L’MR706 è omologato Rina,<br />
fino a 110 chilowatt».<br />
E se dovesse snocciolare alcune referenze?<br />
«La Wally Magic Carpet 3, col sistema idraulico<br />
Rexroth, sviluppata insieme a Cariboni. Di Wally<br />
abbiamo motorizzato anche il Tango. Ci sono pure<br />
le Sfriso dei Cantieri Nord Est e alcune applicazioni<br />
di altri cantieri».<br />
In che misura siete intervenuti sul motore?<br />
«Sulla calibrazione e sullo sviluppo di una nuova<br />
centralina, sulla tipologia di acquisizione dati e sul<br />
controllo remoto del motore. Per ottenere le omologazioni<br />
abbiamo dovuto mettere il motore alla frusta,<br />
tenendolo a banco per diversi giorni».<br />
Cosa fare per inserirsi in un mercato così affollato?<br />
«Porteremo il motore al NauticSud e a Genova, oltre<br />
a presentarlo direttamente ai cantieri della Campania,<br />
del Tirreno e della dorsale adriatica. All’estero<br />
ci affidiamo a Planet Marine, di Zagabria, oltre<br />
ad appoggiarci alla rete VM. Vediamo spazio sulle
A sinistra, gli<br />
LP, su base VM,<br />
nell’allestimento<br />
di Ghisellini.<br />
Disponibile nelle tre<br />
tarature che trovate<br />
nella tabella, si<br />
farà trovare con<br />
l’abito della festa al<br />
Salone di Genova.<br />
barche tra 7 e 14 metri. La curva della nautica è<br />
tuttora in crescita e persistono nicchie dove i grandi<br />
motoristi hanno dei ritardi».<br />
Proseguiamo sulla parte più tecnica<br />
A livello oleodinamico la preparazione della Ghisellini<br />
si applica sia a livello di sviluppo del primo<br />
impianto, sia come studio dell’impianto completo,<br />
con la personalizzazione e il controllo della pompa e<br />
del sistema idraulico. «Rexroth ci supporta in questo<br />
percorso» conclude Andrea, prima di lasciare la parola<br />
al fratello Filippo. «L’attività su cui puntiamo»<br />
attacca Filippo «è l’integrazione dei componenti con<br />
l’interfaccia elettronica (di controllo, gestione degli<br />
allarmi ecc.), con la componentistica oleodinamica,<br />
che fornisce Bosch Rexroth. La nostra missione<br />
è riuscire a correlare questi componenti; creiamo<br />
pacchetti macchina in 25-40 giorni. Abbiamo appena<br />
acquisito i primi clienti interessati al pacchetto<br />
completo, del quale garantiamo anche per il service<br />
post-vendita».<br />
QUEI TRE BRAVI RAGAZZI<br />
Marca GHISELLINI GHISELLINI GHISELLINI<br />
Modello LP 2.7 CR LP 3.2 CR LP 3.5 CR<br />
CARTA D’IDENTITÀ<br />
A x C mm - C/A 94 x 100 - 1,06 94 x 100 - 1,06 94 x 100 - 1,06<br />
N. cilindri - litri 6 - 4,16 6 - 4,16 6 - 4,16<br />
Potenza intermittente kW - rpm 198 - 3.800 235 - 3.800 257 - 3.800<br />
Pme bar 15,3 18,2 19,9<br />
Velocità lineare pistone m/s 12,7 12,7 12,7<br />
Coppia max Nm - rpm 670 - 2.400 700 - 2.600 700 - 2.600<br />
Pme a coppia max bar 20,5 21,6 21,6<br />
Riserva di coppia % 23,7 19,7 17<br />
Coppia a potenza max Nm 500 588 647<br />
% Potenza a coppia max (kW) 84,6 (167) 74,90 (176) 73,80 (190)<br />
NELLO SPECIFICO<br />
Potenza kW/litro 47,5 56,5 61,8<br />
Coppia Nm/litro 159,9 168,1 167,1<br />
Potenza areale kW/dm 2 47,60 56,49 61,78<br />
METRO E BILANCIA<br />
Peso kg 460 460 460<br />
L x W x H mm 928x758x788 928x758x788 928x758x788<br />
Ingombro m 3 0,55 0,55 0,55<br />
Massa/potenza kg/kW 2,3 2 1,8<br />
Densità globale kg/litri 110,5 110,5 110,5<br />
Densità di potenza kW/m 3 360 427,3 467,3<br />
Densità assoluta t/m 3 0,84 0,84 0,84<br />
Densità relativa litri/m 3 7,57 7,57 7,57<br />
27
imotor. Per Venezia...<br />
CI SAREBBE<br />
LO STAGE V<br />
Il condizionale è giustificato dalla congiuntura socionormativa,<br />
che ha frettolosamente rimosso<br />
i motori emissionati dal menu della dieta antinquinamento.<br />
Certo, l’elettrico sarebbe la panacea, quando applicabile,<br />
ma quelli di Bimotor hanno dimostrato, Pems alla<br />
mano, che i motori Stage V sono in grado di tagliare<br />
significativamente le emissioni allo scarico<br />
mare<br />
28<br />
Venezia, la bella addormentata stretta nella morsa<br />
di spopolamento, acqua alta e inquinamento.<br />
Sarebbe la candidata naturale all’elettrificazione,<br />
se non fosse per le problematiche intrinseche<br />
alla navigazione e alla complicata realizzazione<br />
delle stazioni di ricarica. Eppure, la soluzione ci<br />
sarebbe e quelli di Bimotor lo hanno capito. Soluzione<br />
eretica, ma reale: lo Stage V. Ci siamo fatti<br />
raccontare il test comparativo con un motore non<br />
emissionato.<br />
Filippo Brunero, Ceo di Bimotor: «L’attività che<br />
abbiamo svolto si inquadra nell’area urbana di<br />
Venezia, città che si porta dietro un ecosistema delicato,<br />
anche sotto il profilo sociale, architettonico<br />
ed economico. Qualcuno ci dovrebbe spiegare<br />
come fa un vaporetto a lavorare 14 ore al giorno<br />
in modalità “full electric”. A queste condizioni,<br />
in base ai nostri calcoli, dovrebbe portare in giro<br />
le batterie, non le persone. In un contesto così<br />
complesso perché non dimostrare che il diesel può<br />
ancora fornire il suo contributo? In quest’ottica,<br />
il 3 giugno 2022 abbiamo presentato questi dati<br />
a un convegno sulla transizione ecologica a Venezia.<br />
Abbiamo trascritto un’ora di battello, dal<br />
punto di visto del motore, in 3.600 righe di Excel,<br />
che corrispondono ad altrettanti parametri misurati.<br />
L’analisi del profilo di missione è di basilare<br />
importanza. Durante la navigazione, si è evinto<br />
che le due linee dell’Actv prese in considerazione<br />
avevano dei profili diversi. Avremmo quindi dovuto<br />
disporre di due barche altrettanto diverse! A ogni<br />
picco visibile sul grafico corrispondono una o più<br />
inversioni dell’elica. A Venezia le barche fanno un<br />
lavoro unico al mondo. L’assorbimento medio di<br />
un vaporetto nella sua missione giornaliera è di<br />
50 chilowatt, equivalente allo stoccaggio a bordo<br />
di 220 chili di gasolio oppure a 800 kWh. Quindi,<br />
in altri termini, 8 batterie della Tesla Model S,<br />
oppure il fabbisogno energetico quadrimestrale<br />
di una famiglia media italiana, di 3 o 4 persone.<br />
La ricetta ideale, secondo noi, è lo Stage V, con<br />
architettura tradizionale. Nel luglio del 2021 ci<br />
siamo assunti l’onere di una prova comparativa<br />
sulle emissioni di due mototopi, con identici peso<br />
e dislocamento, motori di pari potenza e una differente<br />
classe emissiva. L’imbarcazione Claudia<br />
è equipaggiata con un Nef 6.7 150, non emissionato,<br />
da 110 kW, assai diffuso in Laguna, per la<br />
sua affidabilità. El Nonno Kille, con un Fpt N40<br />
170 stage V, da 125 kW. Abbiamo installato un<br />
pems e ci siamo fatti un giretto per la Laguna.<br />
Da Marghera, affiancando il Ponte della Libertà,<br />
attraversando il Canal Grande, in un irreale silenzio,<br />
con la barca al minimo, fino alla Giudecca.<br />
Quel giorno era infatti in svolgimento il G20<br />
dei Ministri delle Finanze e dei Governatori delle<br />
Banche Centrali e non volava una mosca. Stessa<br />
velocità e stesse condizioni di traffico, al mattino<br />
con lo Stage V, il pomeriggio con il 6 cilindri non<br />
emissionato. Trascurando il PM10, che in queste<br />
condizioni non è isolabile per ovvie ragioni, abbiamo<br />
realizzato come le emissioni di HC e CO<br />
fossero scese in maniera significativa. L’N40-170,<br />
a parità di rating e di ciclo di missione, ha mediamente<br />
dimezzato i livelli emissivi degli ossidi di<br />
azoto, del monossido di carbonio e degli idrocarburi<br />
incombusti. Abbiamo notato che si potrebbe<br />
ulteriormente intervenire sulle emissioni di CO: al
motore mancava aria perché il vano motore è troppo<br />
chiuso. Una volta aperto il cofano, infatti, le<br />
emissioni di monossido di carbonio sono crollate.<br />
Per l’attraversamento del Canal Grande l’elettrico<br />
sarebbe perfetto, ma con qualsiasi alimentazione il<br />
motore girerebbe al minimo. A 7 nodi anche il termico<br />
assorbe pochissimo. Lo Stage V è comunque<br />
imprescindibile anche per le soluzioni ibride».<br />
Jacopo Fusaro, Engines sales: «Non esistono allo<br />
stato attuale dei mototopi elettrici. Si parla ancora<br />
di sperimentazione. Vorremmo che passasse il messaggio<br />
che un passo importante nella transizione<br />
ecologica è possibile fin da ora, come chiariscono i<br />
risultati ottenuti dal mototopo motorizzato Stage V.<br />
Rinaldo Marengo, Sales & purchasing general<br />
manager: «A chi vuole lanciarsi nelle sperimentazioni<br />
chiedo attenzione. Percepisco un’eccessiva<br />
accelerazione e la troppa velocità può dare seri<br />
problemi».<br />
Filippo Brunero: «Come recita il proverbio, “la<br />
gatta frettolosa fa i gattini ciechi”. E, poi, cosa<br />
significa fare sperimentazione sul Canal Grande?<br />
Esiste forse un posto più difficile dove farlo?<br />
Come dire, se si usa la barca un’ora al giorno, con<br />
100mila euro di batterie si fa quel che si vuole, ma<br />
se le ore sono 14...».<br />
Se la leva decisionale è determinata dalle scelte<br />
politiche, quali argomenti si possono opporre, se<br />
non quelli economici?<br />
Filippo Brunero: «Noi abbiamo contestualizzato<br />
su Venezia, dove collaboriamo con Vulkan all’ibridizzazione<br />
del vaporetto. Sostanzialmente, è una<br />
sorta di “caricabatterie”. Forniamo l’endotermico,<br />
che non serve a muovere l’elica ma a mantenere<br />
le batterie all’interno di un certo range, al fine di<br />
massimizzarne la vita utile. C’è il downsizing del<br />
motore da 8,7 a 6,7 litri, Stage V, e non è un’applicazione<br />
low cost. Questa è una risposta sostenibile<br />
per le barche da lavoro. L’ibrido seriale prevede<br />
tanta elettronica di potenza. Vulkan si è aggiudicata<br />
l’appalto per la fornitura di 1 + 5 + 5 imbarcazioni.<br />
Nel nostro ciclo il mototopo assorbe circa 10-15<br />
kW, al di fuori del Canal Grande. Se impiegato 5<br />
ore al giorno, trascurando i rendimenti, richiede<br />
pertanto 65 kW/h di potenza elettrica installata a<br />
bordo, che significa 80mila euro di batterie. Senza<br />
poi tenere conto dei tempi di ricarica».<br />
Jacopo Fusaro: «Le infrastrutture di ricarica saranno<br />
complicate da realizzare per una molteplicità<br />
di fattori, tra cui il più evidente è la marea. Sul fiume<br />
Sile, vicino a Venezia, noleggiano delle piccole<br />
barche elettriche. Anche io l’ho apprezzata, e ho<br />
anche constatato che la barca di servizio aveva un<br />
fuori bordo da due tempi, per garantire la certezza<br />
di intervento. Si parla di soluzioni collaudate contro<br />
quelli che sono al momento assomigliano spesso<br />
a esercizi di stile».<br />
Rinaldo Marengo: «Nel Nord Europa hanno investito<br />
in energie alternative, tra cui i parchi eolici.<br />
In queste condizioni avrebbe sicuramente un senso,<br />
per alcune applicazioni, in particolare se devi circolare<br />
solo ad Amsterdam».<br />
Filippo Brunero: «Che dire al sindaco di Amsterdam,<br />
se non che la sua città non vive sull’acqua,<br />
Venezia sì? In Laguna i servizi pubblici e il trasporto<br />
privato si muovono su barche. Nessuno, almeno<br />
qua, è contrario all’elettrico, e men che meno ostile,<br />
ma cosa fai, per elettrificare mototopi e vaporetti<br />
raddoppi la flotta e dimezzi la navigazione? Dipende<br />
poi da come si fanno i conti. Una cosa sono<br />
le emissioni in atmosfera da quando la ricarica è<br />
completata a quando hai finito di utilizzare il mezzo.<br />
Un’altra è se consideri l’ottica “well to wheel”;<br />
in questo caso si cambia completamente scenario».<br />
Filippo Brunero:<br />
«A Venezia le<br />
barche fanno<br />
un lavoro unico<br />
al mondo.<br />
L’assorbimento<br />
medio di un<br />
vaporetto nella sua<br />
missione giornaliera<br />
è di 50 chilowatt,<br />
equivalente allo<br />
stoccaggio a bordo<br />
di 220 chili di<br />
gasolio oppure a<br />
800 kWh. Quindi,<br />
in altri termini, 8<br />
batterie della Tesla<br />
Model S, oppure<br />
il fabbisogno<br />
energetico<br />
quadrimestrale<br />
di una famiglia<br />
media italiana,<br />
di 3 o 4 persone».<br />
29
yanmar marine. E la nautica professionale<br />
AL PASSO<br />
COI TEMPI<br />
Tenere saldo il timone con lo sguardo dritto<br />
davanti a sé. E all’orizzonte non può esserci che<br />
la diversificazione degli assetti propulsivi. Yanmar<br />
Marine ha equipaggiato una nave oceanografica<br />
norvegese con un sistema ibrido e un peschereccio,<br />
sempre in quell’area, con un 6 cilindri medium speed<br />
mare<br />
30<br />
Yanmar Marine ha la reputazione di grande<br />
lavoratrice. Che si tratti di rimorchiatori,<br />
pilotine o pescherecci, oppure di gettare il<br />
cuore oltre l’ostacolo della transizione ecologica.<br />
A proposito di quest’ultimo caso, la risposta di<br />
Yanmar, che vi esplicheremo in questa sede, si<br />
chiama ibrido. La Geologen ha la missione di<br />
scandagliare i fondali marini e dei fiordi norvegesi,<br />
per fornire dati e approfondimenti utili alla<br />
comprensione delle caratteristiche geologiche e<br />
delle risorse della regione. Durante la cerimonia<br />
che si è svolta a Trondheim, May Britt Myhr, il<br />
direttore del Geological Survey of Norway, istituto<br />
conosciuto con la sigla Ngu, ha battezzato<br />
la Geologen con acqua di mare. È quella tradizionale<br />
cerimonia marinara nota come battesimo<br />
del mare, che simboleggia l’inizio del servizio di<br />
un’imbarcazione.<br />
Ibrido con 679 kW termici e 200 elettrici<br />
La linea d’asse della nave da ricerca Geologen<br />
è composta da due motori 6Ayem-Gtws da 670<br />
chilowatt e da una serie di motori elettrici da<br />
200 kW. L’endotermico è un 6 cilindri in linea<br />
da circa 20 litri (AxC 155x180 mm). Questa<br />
combinazione di endotermici e motori elettrici<br />
fornisce la potenza necessaria per soddisfare la<br />
fase propulsiva della nave. Con questa configurazione,<br />
la Geologen è in grado di raggiungere<br />
una velocità di 20 nodi, una velocità significativa<br />
per una nave da ricerca. Oltre alla modalità di<br />
propulsione garantita dai motori a combustione<br />
interna, la Geologen dispone anche di una modalità<br />
esclusivamente elettrica. In questa modalità,<br />
la nave si affida esclusivamente ai motori elettrici<br />
da 200 chilowatt. Durante il funzionamento in<br />
modalità solo elettrica, la Geologen può mantenere<br />
una velocità di 5 nodi per una durata di 4<br />
ore. Questa caratteristica consente alla nave di<br />
operare in modo silenzioso, riducendo il rumore<br />
e le emissioni durante le operazioni di ricerca<br />
specifiche o quando deve solcare le acque del<br />
Nord per distanze brevi.<br />
Gisle Johnsen è il Direttore Generale di Martec,<br />
filiale norvegese di Kewatec Aluboats: «Credo<br />
che il sistema di propulsione sia il primo sistema<br />
ibrido composto da motori Yanmar Imo Tier III in<br />
combinazione con un’elica a passo variabile e un<br />
motore elettrico Pti (Power take in) montato sulla<br />
scatola del cambio. Il compito del cliente era<br />
quello di ideare un sistema di propulsione con<br />
vibrazioni e rumori molto ridotti a causa di tutti<br />
gli strumenti scientifici sensibili presenti a bordo.<br />
Il sistema è stato testato correttamente secondo il<br />
programma Sat (Sea acceptance test) del cantiere<br />
e della normativa, compresa una prova di quattro<br />
ore al 100% del carico. I test hanno avuto<br />
successo, tutto ha funzionato secondo i piani e<br />
non sono stati necessari ulteriori aggiustamenti<br />
o adattamenti».<br />
Rimaniamo in Norvegia ma ci trasferiamo a bordo<br />
della MS Stødig, una nave dalla lunghezza di 39<br />
metri e una larghezza di 11,5 metri. Nelle lingue<br />
scandinave “Stødig” significa “stabile”, un nome<br />
appropriato per una nave che si occupa di pesca e<br />
di operazioni offshore. La Stødig ha sostituito lo<br />
scafo originale, alienato nel 2020. L’obiettivo principale<br />
di Stødig è la caccia al pesce bianco in mare<br />
aperto nelle acque del Nord. Il nasello e il merluzzo<br />
sono le specie più note nel Sud Europa, ma la<br />
nave sarà probabilmente impegnata in attività di<br />
pesca di specie come, a parte il citato merluzzo,
A sinistra la<br />
Geologen,<br />
nave di ricerca<br />
oceanografica,<br />
operante in<br />
Norvegia, con la<br />
sala macchine in<br />
bella vista. Qui<br />
opera un sistema<br />
ibrido. Nelle foto<br />
in basso, è ritratta<br />
la MS Stødig,<br />
equipaggiata con<br />
un endotermico<br />
Yanmar Marine,<br />
il 6EY22AW.<br />
l’eglefino, il pollock e altre varietà di pesce bianco<br />
diffuse nei mari del Nord Europa, dal grande<br />
appeal commerciale. «È la nostra nuova 467, con<br />
scafo costruito nei nostri stabilimenti di Gdynia<br />
(sul Mar Baltico, ndr)», ha dichiarato l’architetto<br />
navale Kent Damgaard, direttore di Karstensens<br />
Skibsværft, «e la propulsione è affidata a<br />
uno Yanmar 6EY22AW da 1.370 cavalli a 900 giri,<br />
scelto in collaborazione con l’operatore. È un momento<br />
interessante per occuparsi di propulsione<br />
marina, poiché stiamo affrontando la realtà della<br />
transizione verde. Le soluzioni tecniche per i carburanti<br />
alternativi, anche a emissioni zero, sono<br />
effettivamente disponibili, ma le infrastrutture e la<br />
sicurezza dell’approvvigionamento lasciano molto<br />
a desiderare. Per questo motivo è stata progettata<br />
la Stødig, basata su carburanti convenzionali, ma<br />
ottimizzata a fondo. Ciò significa cercare di migliorare<br />
l’economia con incrementi percentuali.<br />
In questa occasione, abbiamo sfruttato al meglio<br />
la coppia disponibile installando un motore più<br />
piccolo e un’elica più grande».<br />
31
as labruna. A Montecarlo<br />
ENERGY BOAT<br />
CHALLENGE<br />
Alla seconda edizione, AS Labruna incassa<br />
il secondo posto di Elettra, barca allestita<br />
dall’Università di Genova con propulsione AS,<br />
tagliando il traguardo sia con Futura che con E-Vision,<br />
equipaggiata da 3 fuoribordo X20 per 9,8 chilowatt<br />
mare<br />
32<br />
Montecarlo è un rifugio dorato, incubatore di<br />
casinò e teatro del Monaco Boat Show, che<br />
quest’anno si svolgerà dal 27 al 30 settembre.<br />
La vocazione marinara del Principato non si esaurisce<br />
alla kermesse espositiva. In occasione della decima<br />
edizione dell’Energy Boat Challenge, dal 3 all’8<br />
luglio, AS Labruna ha fatto il bis. Come ci ha detto<br />
lo stesso amministratore delegato: «Lo scorso anno<br />
abbiamo partecipato all’Energy Boat Challenge per<br />
la prima volta con Futura, la barca alimentata con<br />
fuel cell ad idrogeno, classificandoci ultimi. Dalle<br />
sconfitte si impara e così ci siamo messi al lavoro per<br />
migliorarci. Il Monaco Ebt è una sfida internazionale<br />
aperta al pubblico, che accoglie studenti e professionisti<br />
provenienti da tutto il mondo per regatare in tre<br />
diverse classi: Energy, Solar e Open Sea Class. La<br />
classe Energy è dedicata a catamarani veloci autocostruiti,<br />
la classe Solar a barche alimentate totalmente<br />
ad energia solare e la Open Class è destinata<br />
a barche di serie (“CE Certified”) o prototipi (“not<br />
CE Certified”). È una competizione molto complessa,<br />
perché ci sono prove di manovrabilità, velocità,<br />
endurance e distanza a cronometro (16 Nm nel tratto<br />
Montecarlo-Ventimiglia-Montecarlo). La prova di endurance<br />
conferisce un punteggio doppio ed è la prova<br />
regina, perché consiste nel percorrere quanti più giri<br />
completi (3 Nm) in 4 ore. Il ritorno in banchina deve<br />
avvenire con le proprie batterie. Quest’anno le prove<br />
di endurance e la 16 Nm sono state fatte con mare<br />
formato e vento con raffiche fino a 40 km/h ed hanno<br />
messo a dura prova tutte le imbarcazioni».<br />
Competizioni elettriche<br />
Le competizioni dedicate alle imbarcazioni con propulsioni<br />
alternative all’endotermico stanno proliferando,<br />
come dimostra la e-Regatta di Venezia, che si disputa<br />
in occasione del Salone Nautico. Un percorso ad<br />
anello, dall’Arsenale al Canal Grande, sicuramente più<br />
suggestivo e iconico ma meno sfidante e qualificante<br />
della competizione monegasca. Labruna si è presentato<br />
a Montecarlo con due imbarcazioni, E-Vision Lab<br />
e Futura. C’era anche Elettra, in collaborazione con<br />
l’Università di Genova. I presupposti li conosciamo:<br />
trovare un punto di equilibrio tra la densità energetica<br />
dei pacchi batterie e le complicazioni accessorie,<br />
quali quelle infrastrutturali e di ricarica. Facendo un<br />
piccolo passo indietro, al Salone di Venezia del 2022,<br />
vi riportiamo uno stralcio della filosofia progettuale<br />
di Labruna, che risponde a questa esigenza: «Il principio<br />
generale che ci ispira è la massima riduzione<br />
del pacco batterie anche perché se non hai una fonte<br />
di energia a bordo devi ricaricare in banchina». Lo<br />
scorso 12 maggio, invece, in occasione dell’Electric<br />
Boat Show di Milano, Massimo Labruna ci informò<br />
di aver realizzato «un concept, in tutti i sensi,<br />
scalabile su imbarcazioni più grandi, dove la criticità<br />
deriva dalla potenza delle celle a combustibile, con<br />
un’asticella comunque alzata a 300 chilowatt, che è<br />
pur sempre una potenza di tutto rispetto. Così pensiamo<br />
di risolvere l’annoso problema dell’autonomia<br />
delle barche full-electric. L’imbarcazione è dotata di<br />
due motori elettrici, di un pacco batterie tampone e di<br />
fuel cell a idrogeno che ricaricano le batterie». Quanto<br />
premesso ci riporta al progetto E-Vision Lab, prototipo<br />
sperimentale di imbarcazione sostenibile sportiva, con<br />
motorizzazione elettrica, progettata e fabbricata «come<br />
dimostratore efficace ed efficiente». Uno scafo concepito<br />
espressamente per la partecipazione al più grande<br />
evento sportivo per imbarcazioni elettriche europee,<br />
l’Energy Boat Challenge. Il materiale di costruzione<br />
è composito (compensato marino e fibra di vetro) per<br />
avere uno scafo leggero e affidabile e compensare il<br />
peso aggiuntivo delle batterie elettriche, mantenendo<br />
competitività nel range 15-25 nodi per la categoria di<br />
gara richiesta. L’utilizzo prevalente di materiali su base<br />
compensato marino e rinforzi in vetroresina permette
un rapporto di peso tra i due superiore a 5. Quel che si<br />
dice “prendere due piccioni con una fava”: leggerezza<br />
e spazio a favore del pacco batterie, e riduzione della<br />
resina utilizzata, con un immediato ritorno in termini di<br />
sostenibilità ambientale. Materiali e metodi di produzione<br />
e assemblaggio sono stati studiati per contenere il<br />
peso dello scafo al di sotto dei 290 chili e garantire una<br />
rigidezza complessiva idonea all’utilizzo. Con mare<br />
calmo, una persona a bordo e 3 batterie, l’imbarcazione<br />
raggiunge 20 nodi di velocità massima. In configurazione<br />
da gara (5 batterie e 2 persone di equipaggio) e<br />
mare formato sono stati raggiunti i 15 nodi. Per consentire<br />
queste prestazioni, E-Vision Lab è equipaggiata<br />
da 3 motori fuoribordo X20 per 9.8 chilowatt, con<br />
eliche Solas 10” X 13”. Precisa Labruna: «Abbiamo<br />
sviluppato appositamente per la competizione un kit<br />
per adattare eliche di fuoribordo classici e ora il kit è<br />
in produzione) con 5 batterie Vanguard da 7 kWh, a<br />
48 V, DC-DC converter 48V-12V, batteria di servizio<br />
al litio Efoy da 110 Ah, sistema di monitoraggio e<br />
telemetria Sea 4.0». I tre professori del Politecnico<br />
di Bari con lo spin-off Shapeyard hanno progettato<br />
l’imbarcazione, costruita nel cantiere Saponaro a Monopoli.<br />
Di Elettra possiamo raccontarvi che accoglie<br />
un motore X20 da 11.5 kW con elica 10” x 10”. Qui<br />
entra in ballo l’Università di Genova, che ha scelto il<br />
motore E-Vision per gareggiare, supportati dallo staff<br />
AS per la messa a punto. Una “gara” prestazionale,<br />
quella firmata dal gruppo di lavoro pugliese, che ha<br />
consentito allo scafo di classificarsi secondo nell’endurance.<br />
«Con più tempo a disposizione» si dichiara<br />
certo Massimo Labruna «Elettra avrebbe vinto».<br />
Qui, sopra, Elettra,<br />
motorizzata da AS<br />
Labruna, sotto le<br />
cui insegne c’era<br />
E-Vision (a sinistra),<br />
in acqua insieme<br />
all’altra elettrica<br />
di AS, Futura.<br />
Sea 4.0: “prevenire è meglio che curare”<br />
La manutenzione predittiva è uno<br />
dei must veicolati dall’avvento<br />
dell’elettronica a bordo macchina. Da<br />
questa esigenza ha preso forma Sea<br />
4.0, un kit di intelligenza artificiale per<br />
il monitoraggio e la manutenzione<br />
predittiva, sviluppato per controllare e<br />
massimizzare l’efficienza del sistema di<br />
alimentazione elettrica e degli interventi<br />
di manutenzione e assistenza sulle<br />
imbarcazioni.<br />
«In pratica raccogliamo i dati relativi a<br />
motore e linea asse, li immagazziniamo<br />
e li inviamo al cloud. Non si tratta della<br />
solita consolle per la registrazione<br />
statica dei dati, Sea 4.0 quei dati li<br />
analizza e consente di mapparli e<br />
pianificare gli interventi in base alle<br />
reali condizioni di utilizzo del motore».<br />
ci disse Massimo Labruna qualche<br />
anno fa. Il kit è composto da due<br />
microcomputer, uno a bordo e uno<br />
nella sala di controllo. Il computer di<br />
bordo raccoglie in tempo reale tutti<br />
i dati di propulsione provenienti dai<br />
sensori posizionati sul powertrain<br />
(motori elettrici, controller, batterie,<br />
Obc). Vengono monitorati diversi<br />
parametri operativi, come il numero di<br />
giri dell’elica, la tensione, le correnti,<br />
le temperature, il processo di ricarica,<br />
i messaggi diagnostici. Il sistema è<br />
dotato di un Gps integrato. Un sensore<br />
di contaminazione ferromagnetica<br />
consente di identificare il sintomo<br />
e intervenire tempestivamente.<br />
Il valore aggiunto del sistema è<br />
rappresentato dagli algoritmi di<br />
autoapprendimento. Sea 4.0 utilizza<br />
la tecnologia Blockchain, un registro<br />
pubblico di convalida dei dati digitali,<br />
senza controllo centralizzato, che<br />
contiene tutte le transazioni effettuate<br />
tra gli utenti dal momento della sua<br />
creazione. Il database è condiviso,<br />
senza intermediari, in modo che ogni<br />
partecipante possa verificare la validità<br />
della catena di transazioni.<br />
33
PUNCH torino<br />
TERMICI IN<br />
MARE!<br />
Abbiamo conosciuto Alberto Vassallo al<br />
Politecnico di Milano. È lui l’autore del<br />
felice epiteto “ingegneri avanzati”. Cosa<br />
ci sia di realmente avanzato, nel senso<br />
di residuo, nelle sale macchina delle<br />
applicazioni marine, lo abbiamo chiesto<br />
a lui stesso e a Nicola Costa. Punch Torino<br />
e l’idrogeno, un serial a puntate che ci<br />
riserverà sicuramente altri colpi di scena<br />
MARE<br />
34<br />
Punch Torino procede spedita nella mappatura<br />
funzionale dei processi ingegneristici. L’obiettivo<br />
è noto ai più: promuovere la transizione<br />
energetica, anche nel diporto, senza dovere necessariamente<br />
stigmatizzare, o marginalizzare, il motore<br />
a combustione interna. Una strategia che vede<br />
nell’idrogeno il fattore chiave. Abbiamo chiesto ad<br />
Alberto Vassallo, Senior Engineering Group Manager,<br />
e Nicola Costa, Senior Program Manager &<br />
Chief Engineer, di approfondire la questione.<br />
Vassallo: «Servono neutralità tecnologica ed eclettismo<br />
per affrontare la transizione. Le procedure<br />
di “life cycle analysis” stanno diventando imprescindibili,<br />
le aziende più strutturate spingono verso<br />
un’ottica virtuosa, come un’onda in espansione. Ne<br />
è la dimostrazione la certificazione Lca, Iso 14000,<br />
che si va imponendo come standard globale per<br />
questo tipo di assessment, sia all’interno delle organizzazioni<br />
aziendali che coinvolgendo la rete di<br />
fornitori. L’orientamento non è più la definizione<br />
del solo utilizzo finale, ma dell’intera fase di costruzione<br />
e smaltimento del prodotto a fine vita, che<br />
cambia radicalmente il quadro dei prodotti a batteria,<br />
per citare il trend più in voga. Le fasi di utilizzo<br />
e di smaltimento dell’accumulatore innalzano<br />
la quantità di CO 2<br />
complessivamente emessa, dallo<br />
zero allo scarico a un valore comunque competitivo,<br />
ma sicuramente più elevato, se si valutano anche<br />
i bilanci di massa. Al primo posto, nella classifica<br />
che abbiamo stilato dei virtuosi, è insediato l’H2<br />
fuel cell da elettrolisi. Al secondo posto si trova<br />
l’Hvo, il che significa che l’endotermico è ancora<br />
competitivo. Al terzo posto a pari merito ci sono un<br />
Bev, H2 ICE, H2 FC. Tre soluzioni, di tre famiglie<br />
diverse, che si raggruppano in appena 5 grammi<br />
allo scarico. L’idrogeno è una molecola complessa<br />
e Punch, come le altre aziende del consorzio Hydrogen<br />
Europe, sta investendo nella sicurezza, nella<br />
sensoristica, nella logistica e nell’infrastruttura in<br />
generale. Analogamente, anche gli attori dello scenario<br />
elettrico investono nell’analisi dell’invecchiamento<br />
delle batterie e nel contrasto e nella diagnosi<br />
dei fenomeni di “thermal runaway” dei pacchi batterie,<br />
per incentivare la sicurezza del consumatore<br />
finale. Mi conceda una divagazione. Pensi che gli<br />
incendi di batterie nelle auto elettriche sono un decimo<br />
rispetto al tasso di incidentalità delle auto tradizionali.<br />
Quando succedono, però, sono disastrosi,<br />
perché il potenziale incendiario, o carico termico, è<br />
molto maggiore e, di conseguenza le difficoltà nello<br />
spegnerlo. Per noi è una “challenge”, dal momento<br />
che rappresenta per il consumatore finale un costo<br />
crescente, se l’equivalenza tra termico, idrogeno<br />
ed elettrico è fatta troppo al rialzo. Si penalizza il<br />
tasso di sostituzione e si limitano le vendite di auto<br />
nuove, facendo sì che il parco circolante invecchi.<br />
Punch cerca di contrastare questo rischio favorendo<br />
soluzioni come l’Hvo, che richiedono investimenti<br />
minori e permettono ai consumatori di avere<br />
soluzioni trasparenti e più accessibili. La scienza<br />
diventa progresso quando è condivisa».<br />
Costa: «Alla Punch ho la responsabilità delle applicazioni<br />
marine. In un ambito in cui il diesel è<br />
tuttora prevalente, per noi è stato importante con-
solidare le nostre competenze nella marinizzazione,<br />
non solo nel convertire il motore a idrogeno.<br />
Collaboriamo con Bukh. Abbiamo marinizzato per<br />
l’azienda danese il V8 Duramax in versione automotive.<br />
Il motore è stato sviluppato e progettato per<br />
diversi livelli di potenza (la taratura d’attacco è di<br />
221 kW e 735 Nm. Salendo si segmenta a 258 kW e<br />
830 Nm, 297/940, 332/1.070 e 368/1.170. L’alto di<br />
gamma eroga 391 chilowatt e 1.245 Newtonmetro,<br />
ndr). Le applicazioni sono le più svariate. Tra queste,<br />
cito l’interessante esempio delle barche Solas<br />
(acronimo di “Safety of life at sea”, ndr), che richiedono<br />
requisiti particolari. Per esempio, la barca<br />
deve essere lanciata da altezze notevoli. Il motore<br />
deve resistere all’impatto e funzionare anche in<br />
caso di ribaltamento della barca. Esiste addirittura<br />
un record del mondo, che è di 80 metri! Per potenze<br />
più elevate si passa al recreational, con un profilo<br />
di utilizzo diverso. La progettazione è stata fatta su<br />
Cad, tutti i componenti marini, che si tratti dell’intercooler<br />
raffreddato ad acqua di mare o dell’heat<br />
exchanger. Abbiamo stravolto il circuito di raffreddamento,<br />
modificato il circuito olio, per remotare<br />
i filtri, che sul V8 Duramax sono due, aggiunto ulteriori<br />
cooler e adottato un filtro aria tipicamente<br />
marino. Adesso utilizziamo questo know-how per<br />
ulteriori sviluppi, partendo dalle simulazioni Cad-<br />
Cae con cui valutare anche l’impatto dei componenti<br />
marini progettati. Non sono stati rilevati punti<br />
critici, nemmeno nelle temperature misurate nella<br />
testa cilindri. Per accelerare le tempistiche della<br />
costruzione dei prototipi ci siamo avvalsi di tubazioni<br />
tipiche del racing. Abbiamo messo il motore<br />
a banco e, infine, calibrato e certificato, affidandoci<br />
a Dnv. Siamo impegnati in ulteriori applicazioni, a<br />
partire dall’integrazione su barca di questi motori.<br />
Le competenze maturate nella marinizzazione si<br />
combineranno con quelle nell’idrogeno.<br />
Sono stati cambiati i collettori di scarico, raffreddati<br />
ad acqua motore, per scongiurare qualsiasi<br />
rischio di corrosione, abbiamo personalizzato<br />
le tubazioni che collegano il turbo allo scarico e<br />
all’intake, la vaschetta di espansione è montata sul<br />
motore, anche il giro cinghia è stato modificato.<br />
Ovviamente la centralina motore è stata calibrata<br />
da noi. Per il Bukh V8, reperibile sul mercato,<br />
siamo saliti di 80 cavalli rispetto alla versione<br />
automotive, e la coppia massima è cresciuta del<br />
25%, da 1.000 a 1.250 Nm. Al Salone di Genova<br />
presenteremo ulteriori sviluppi».<br />
E a chi potrebbe interessare questo progetto?<br />
Costa: «Noi ci sentiamo assolutamente pronti a<br />
raccogliere un’altra sfida di questo genere, cioè a<br />
costruire un altro motore marino alimentato a idrogeno.<br />
Manca la certezza del rifornimento del combustibile.<br />
Abbiamo registrato tanto interesse, per<br />
applicazioni commerciali e non solo, in particolare<br />
da parte di cantieri veneziani. L’idrogeno potrebbe<br />
risolvere alcuni problemi legati all’elettrificazione.<br />
Ci sono margini per agire sullo spazio a bordo e<br />
integrare le bombole di idrogeno».<br />
Cos’è possibile fare per esorcizzare l’ansietà sulla<br />
sicurezza legata a combustibili come idrogeno<br />
e ammoniaca?<br />
Il Gruppo<br />
Punch investe<br />
nell'idrogeno. Non<br />
tanto in esercizi<br />
di stile, quanto<br />
in progetti. Come<br />
commentò il Ceo<br />
di Punch Torino,<br />
Pierpaolo Antonioli,<br />
nel 2021, all'atto<br />
della fondazione:<br />
«La creazione di<br />
Punch Hydrocells<br />
rappresenta uno<br />
dei primi passi<br />
che consentiranno<br />
al gruppo di<br />
espandere il<br />
proprio business<br />
in uno dei settori<br />
più promettenti<br />
della transizione<br />
energetica, ma<br />
sarà anche uno<br />
degli elementi<br />
complementari<br />
a uno sviluppo<br />
industriale in<br />
cui Punch crede<br />
e che vedrà in<br />
futuro ulteriori<br />
rafforzamenti e<br />
diversificazioni».<br />
35
MARE<br />
36<br />
Costa: «C’è un buco normativo sulla sicurezza, che<br />
deve essere riempito, ed è quello di cui si sta discutendo.<br />
L’Imo è al lavoro per definire le regole<br />
di certificazione delle applicazioni navali a idrogeno.<br />
Al momento si ragiona a livello prototipale, ci<br />
attendiamo nell’arco di un paio d’anni un quadro<br />
normativo più completo, in grado di dirimere anche<br />
i dubbi e le ansie sulla sicurezza. Noi stessi stiamo<br />
costruendo prototipi in ottica di una ventura certificazione».<br />
Vassallo: «Tenga presente che Punch fornisce consulenza<br />
sia sui prodotti che sui servizi di ingegneria.<br />
Per esempio, una declinazione si esprime nelle<br />
tecnologie sostenibili, senza dimenticare che il V8<br />
rappresenta lo stato dell’arte anche per le emissioni<br />
del motore diesel. Su questo presupposto si<br />
salda un’attività legata all’Imo III, il cui annuncio<br />
è ancora prematuro. Siamo impegnati sulle certificazioni<br />
più stringenti, le Eca, tramite l’Hvo e il<br />
ricircolo dei gas di scarico, applicato per la prima<br />
volta nel marino. L’idrogeno e i suoi vettori<br />
energetici, il metanolo in primis, si prestano per i<br />
navigli grandi, certamente non per il diporto. Dal<br />
punto di vista della sicurezza e dell’handling sono<br />
considerati accessibili in presenza di personale specificamente<br />
formato. Alla recente assemblea degli<br />
azionisti di Rina, è emersa la volontà di assumere<br />
nei prossimi anni circa 1.600 addetti, prevalentemente<br />
ingegneri, dedicati alla certificazione e alle<br />
“best practice” degli “hydrocarbon fuel”. Si ragiona<br />
dunque di sistemi di iniezione, combustione<br />
e stoccaggio a bordo. Siamo attivi sul metanolo,<br />
come vettore energetico dell’idrogeno, una delle<br />
commodity più commerciate. Costituisce un argomento<br />
interessante, che coinvolge una molteplicità<br />
di player e presenta continui sviluppi; l’infrastruttura<br />
logistica rappresenta anche qui un nodo<br />
strategico, all’interno di una visione plurale ed<br />
eclettica dei combustibili, nei porti come in mare.<br />
Il Pnrr prevede fondi sia per il cold ironing, mi<br />
permetta di chiamarlo lo “start&stop” delle navi,<br />
che per le hydrogen valley. In alcuni casi siamo<br />
stati protagonisti, per esempio nel caso del porto<br />
di Livorno. A proposito di quest’ultimo, di recente<br />
la Moby Line ha ricevuto dal cantiere un traghetto<br />
Ro-Ro per la rotta Livorno-Olbia, predisposto per<br />
il cold ironing».<br />
Cosa vi suggerisce la tendenza nel marino, su<br />
quale tecnologia cioè scommettereste?<br />
Vassallo: «Lato tecnologia motoristica, l’ambiente<br />
dei navigli di grossa taglia non ha ancora avuto<br />
un momento di sintesi. Si usano motori flessibili. In<br />
questo momento la richiesta dei costruttori di nave<br />
è di funzionare sia con combustibile standard, come<br />
back-up, sia con combustibili low carbon, quando<br />
è richiesto oppure si riveli economico. Un esempio<br />
sono quelle navi che utilizzano il gas naturale, il<br />
metanolo, o altri combustibili (nel prossimo futuro<br />
lo stesso idrogeno) quando si riveli conveniente<br />
oppure ci si trovi in una “emission control area”<br />
A maggior ragione se il motore è dual-fuel, quei<br />
propulsori che noi chiamiamo “fuel agnostici”, in<br />
grado di accettare una pluralità di combustibili.<br />
Anche Punch riceve e soddisfa richieste in questo<br />
senso: funzionare col combustibile standard, diesel<br />
o Hvo, e con un combustibile alternativo (metanolo,<br />
idrogeno, gas naturale). Chi gestisce le compagnie<br />
crocieristiche si avvale di team di energetica che<br />
monitorano le efficienze, il carico dei singoli motori<br />
e quali di questi siano attivi, perché fa la differenza<br />
sui consumi totali. Tornando alla sua domanda, le<br />
attività di sintesi dovranno portare risultati. Gli enti<br />
certificatori e altri operatori della nautica puntano<br />
sul metanolo, per la conoscenza del combustibile<br />
e per la capacità di gestirlo in sicurezza. Su di un<br />
ipotetico podio, al secondo posto c’è l’ammoniaca,<br />
che ha sicuramente un pregio enorme. La molecola<br />
NH 3<br />
non passa per la filiera del carbonio. Infine,<br />
l’idrogeno, che sul naviglio richiede spazi ingombranti,<br />
più adatto dunque su piccole barche che su<br />
di un Ro-Ro, come dicevamo».<br />
Cosa dovrebbe cambiare in termini tecnici per
A sinistra, Alberto<br />
Vassallo, Senior<br />
Engineering Group<br />
Manager; sotto,<br />
Nicola Costa, Senior<br />
Program Manager &<br />
Chief Engineer, di<br />
Punch Torino.<br />
rendere più appetibile l’idrogeno, anche come<br />
densità energetica?<br />
Vassallo: «Ribadisco, sicuramente lo stoccaggio,<br />
in termini massici. In termini di potere calorifico,<br />
invece, l’idrogeno è il combustibile più pregevole<br />
per massa. Ha però la densità più bassa, rendendo<br />
necessaria la compressione ad alta pressione o la<br />
liquefazione, che si rivela appetibile per il naviglio<br />
che solchi lunghe distanze. Per esempio, Kawasaki<br />
Heavy Industries sta operando a quattro mani con<br />
l’Imo per i navigli che trasporteranno l’idrogeno<br />
dall’Australia al Giappone. Lavorano su dispositivi<br />
criogenici di stoccaggio, grossissimi serbatoi di<br />
idrogeno, che non avranno praticamente “boil off”,<br />
per l’eccezionale tenuta agli scambi termici. L’importazione<br />
di rinnovabili in Giappone procederà in<br />
modo sempre più sostenuto, fenomeno che avverrà<br />
in questa decade».<br />
Costa: «L’idrogeno è ben visto anche in ottica militare,<br />
per la sua producibilità in loco. Certo, confermo<br />
che lo stoccaggio è fondamentale, il livello di<br />
potere calorifico sulla massa è altissimo, la densità<br />
tutt’altro. Un’idea potrebbe essere di abbandonare<br />
la strada dei motori di derivazione, per progettarli<br />
da foglio bianco per l’idrogeno, con enormi benefici<br />
nell’efficienza. Il passaggio all’iniezione diretta<br />
è cruciale, perché anche le potenze sono molto più<br />
basse del diesel, ma in ogni caso l’iniezione di per<br />
sé non è decisiva, se applicata a un motore concepito<br />
per il funzionamento a gasolio. Il basamento di<br />
un diesel è concepito con determinati criteri, idem<br />
per la testa cilindri. Occorre ottimizzare anche altri<br />
aspetti, come il diametro dei cuscinetti di banco per<br />
ridurre gli attriti interni, e via discorrendo».<br />
37
NGV powertrain<br />
TERMICO È<br />
ALTERNATIVO<br />
Clino D’Epiro fa da portavoce delle strategie di<br />
Ngv <strong>Powertrain</strong>. Anche nella nautica la barra del<br />
timone rimane saldamente sulla valorizzazione delle<br />
potenzialità inespresse del motore endotermico.<br />
In acqua il metanolo è una carta da giocare sul<br />
tavolo “verde”. A Parigi ha convertito al biometano<br />
i battelli per il trasporto merci lungo la Senna<br />
mare<br />
38<br />
Lui, Clino D’Epiro, lo conoscete. Ngv <strong>Powertrain</strong><br />
pure. Non resta che lasciare a loro l’abbrivio di<br />
questa riflessione, che scaturisce da quanto abbiamo<br />
colto al seminario della Bovisa (pag. 32 di PO-<br />
WERTRAIN Luglio-Agosto). «Il sentiment del seminario,<br />
trasversale a tutti gli interventi, è il rammarico<br />
per un legislatore che ha imposto, per il passenger-car,<br />
una singola tecnologia, invece degli obiettivi di decarbonizzazione,<br />
lasciando all’industria la scelta e il perfezionamento<br />
delle soluzioni tecnologiche più idonee.<br />
In particolare, emerge forte la necessità di soluzioni<br />
di transizione, che possano portare alla decarbonizzazione<br />
in una tempistica che permetta all’industria di<br />
evolvere e adeguarsi, senza estinguersi».<br />
Bio-fuel ed e-fuel.<br />
«I bio-fuel e gli e-fuel in termini tecnici sono quelle<br />
soluzioni. In termini economici i bio-fuel sono già competitivi,<br />
mentre gli e-fuel potrebbero diventarlo domani<br />
se si permetterà alla filiera di svilupparsi. Citando<br />
l’intervento di Kulzer, sarebbero già disponibili e-fuel<br />
al costo di 1,5 €/lt. Non dobbiamo lasciarci ingannare<br />
dal numero, che somiglia al costo alla pompa dei fossili.<br />
La metà circa del costo alla pompa odierno è fatto di<br />
tasse. Quindi, 1,5 rappresenta circa il doppio del costo<br />
industriale dei fossili. Mentre i bio-fuel, come l’etanolo,<br />
sono disponibili a prezzi simili al costo industriale<br />
dei fossili. Quindi si potrebbe benissimo immaginare<br />
una transizione “smooth” in cui i bio-fuel potrebbero<br />
fungere da traghettatori verso gli e-fuel e magari verso<br />
soluzioni “tutto elettrico”, adatte ad alcune applicazioni,<br />
ma solo quando il mercato le promuoverà per costi<br />
e accettazione dagli utenti. Anche perché è inutile oggi<br />
dire che una vettura elettrica è pulita, perché non lo è<br />
l’energia con cui viene caricata. In Italia, che a parte<br />
la Francia e la Spagna è il paese più virtuoso, oggi<br />
come oggi il 68% dell’energia è prodotto da fossili… e<br />
di quello che resta quasi 25 punti sono da idroelettrico.<br />
Che è si rinnovabile, ma è prodotta da centrali esistenti<br />
dai tempi anteguerra e non espandibili. Noi di Ngv<br />
<strong>Powertrain</strong> siamo sul mercato europeo con un motore<br />
omologato Euro 6 Step E - Stage V per biometano. Abbiamo<br />
in cella di sviluppo il motore a bioetanolo (che<br />
è un bio-fuel), che sarà anche disponibile a metanolo,<br />
che è un e-fuel. E stiamo sviluppando la versione a<br />
idrogeno, l’e-fuel per eccellenza. Tutte le motorizzazioni<br />
in sviluppo sono single-fuel (100%) e saranno<br />
omologate in base ai requisiti più stringenti».<br />
E l’idrogeno, ripartendo da quanto detto mi ha raccontato<br />
all’HyVolution di Parigi?<br />
«La nostra posizione sul motore a idrogeno non è<br />
cambiata. Stiamo perseguendo lo sviluppo mantenendo<br />
l’idea iniziale di soluzioni che minimizzino il time-tomarket.<br />
Altri player stanno sviluppando soluzioni diverse,<br />
sicuramente molto affascinanti, motoristicamente<br />
parlando. Ma noi per vocazione serviamo clienti che<br />
sviluppano veicoli e macchinari speciali per nicchie di<br />
mercato, e, per questo, è nostro compito individuare<br />
soluzioni tecniche che mantengano bassi anche i costi<br />
di accesso alla tecnologia e le relative tempistiche. Al<br />
momento, lo stato di avanzamento è il seguente:<br />
- abbiamo definito i 3 componenti fondamentali del<br />
sistema di alimentazione, tra cui iniettori, regolatore<br />
di pressione e turbocompressore;<br />
- la messa in moto del motore è prevista a settembre<br />
<strong>2023</strong>, sempre in partnership con Fev;<br />
- ci aspettiamo una curva di apprendimento piuttosto<br />
ripida, grazie alle forti competenze di Fev e alla componentistica<br />
già validata, incluso il motore base.<br />
Siamo fiduciosi di poter rispettare l’obiettivo della<br />
fornitura dei primi prototipi entro la fine dell’anno».<br />
Ngv <strong>Powertrain</strong> e la nautica?<br />
«Il settore marino è in grande fermento. Si inizia a<br />
parlare di decarbonizzazione a fronte di una densità<br />
energetica enorme, che mette fuori gioco molte delle<br />
soluzioni che diamo ormai per assodate sul settore automotive.<br />
L’elettrificazione è in sviluppo, ma limitatamente<br />
a piccole imbarcazioni da diporto e per la sola
navigazione su corte distanze in acque interne e/o protette,<br />
come i parchi marini. Ci sono esempi di traghetti<br />
elettrici a batteria, ma è un’applicazione particolare in<br />
cui il natante effettua sempre la stessa tratta, facilmente<br />
prevedibile e di breve durata. Soprattutto, consente<br />
di realizzare ai due capolinea le necessarie infrastrutture<br />
di ricarica ad alta potenza. Quindi il focus è ancora<br />
una volta sui combustibili decarbonizzati, CO 2<br />
-free<br />
(come l’ammoniaca) o “carbon neutral” (metanolo,<br />
Hvo o altri e-fuel). Il ruolo di tecnologia traghettatrice<br />
può essere svolto dal biometano. In questo campo ci<br />
sono esempi notevoli: Ngv <strong>Powertrain</strong> collabora con<br />
un importante consorzio francese come fornitore di<br />
motori marini a biometano, in configurazione “ibrida”.<br />
Il progetto si ripropone l’obiettivo di creare le<br />
basi per la conversione a biometano della maggior<br />
parte dei battelli fluviali, trasporto merci, sulla Senna.<br />
Il fiume è molto lungo e il progetto prevede le infrastrutture<br />
di rifornimento lungo il percorso, a intervalli<br />
regolari e alimentate da biometano prodotto localmente,<br />
quasi a “chilometro 0”. Qui l’obiettivo non è solo<br />
la decarbonizzazione, ma la drastica riduzione dell’inquinamento<br />
locale e il decongestionamento del traffico<br />
urbano per la consegna delle merci. Quei battelli<br />
attraversano molte città, segnatamente Parigi, immettendo<br />
in aria quantità molto elevate di particolato ed<br />
ossidi di azoto. Questo obiettivo è raggiungibile anche<br />
solo con il metano fossile: è cosa nota che i motori a<br />
metano non emettono particolato e riducono gli ossidi<br />
di azoto anche alla metà del limite più stringente oggi<br />
presente sul mercato che è l’Euro 6 Step E. Questo<br />
rappresenta attualmente un miraggio per le applicazioni<br />
marine o fluviali, basate su motorizzazioni diesel<br />
e, normalmente, senza sistemi di abbattimento delle<br />
emissioni inquinanti. Noi di Ngv <strong>Powertrain</strong> abbiamo<br />
affrontato il problema nella maniera innovativa che da<br />
sempre ci distingue. Nello specifico stiamo trasformando<br />
a biometano un motore diesel già in configurazione<br />
marina, applicando una tecnologia proprietaria di Ngv<br />
<strong>Powertrain</strong> (patent pending), per risolvere in un colpo<br />
solo due grandi problemi delle applicazioni marine:<br />
la mancanza di spazio per il sistema di iniezione del<br />
combustibile e la necessità di mettere in sicurezza il<br />
natante da ogni possibile fuga di gas.<br />
La nostra soluzione risolve entrambi i problemi in maniera<br />
brillante, trovando lo spazio nel labirinto di tubi<br />
e scambiatori che da sempre contraddistingue l’applicazione<br />
marina e rendendo superflua la realizzazione<br />
delle tubazioni a doppia parete per la parte di circuito<br />
relativa al motore stesso, cioè quella a valle del regolatore<br />
di pressione. Contiamo di poter dare un contributo<br />
sostanziale alla decarbonizzazione nel marino.<br />
Non solo con la soluzione a metano, ma anche con<br />
la parallela soluzione a metanolo dello stesso motore.<br />
Questa versione è infatti in sviluppo come ricaduta<br />
della applicazione a bio-etanolo, e sarà anche questa<br />
pronta per fine anno. Il metanolo è uno dei principali<br />
candidati per la navigazione a lungo raggio. L’unico<br />
concorrente al momento è forse l’ammoniaca, che però<br />
richiede serbatoi in pressione e che è velenosa. Anche<br />
il metanolo è pericoloso se inalato, ma, essendo liquido<br />
a temperatura e pressione ambiente, la sua gestione<br />
è molto più semplice. Inoltre, bolle a temperature relativamente<br />
alte, oltre i 60°C. Quindi anche nei climi<br />
tropicali non crea grandi problemi».<br />
Metanolo sì, Hvo...<br />
«Sottolineiamo qui una cosa fondamentale. Se l’obiettivo<br />
fosse solamente la decarbonizzazione basterebbe<br />
l’Hvo. Ma quest’ultimo non risolve il problema<br />
dell’inquinamento locale. Che soprattutto nei porti ha<br />
assunto proporzioni drammatiche. Il nostro obiettivo,<br />
concordemente alle direttive europee, è ridurre anche<br />
l’inquinamento locale a valori trascurabili. I nostri<br />
motori sono tipicamente con combustione stechiometrica<br />
e catalizzatore a 3 vie allo scarico. Al momento<br />
non esiste soluzione diesel in grado di scendere a livelli<br />
così bassi di emissioni locali. In questo approccio, siamo<br />
confortati dai programmi in corso con l’obiettivo di<br />
portare, per esempio, energia elettrica ad alta potenza<br />
alle navi alla fonda, in modo che possano spegnere i<br />
motori, solitamente accesi per fornire energia ai servizi<br />
di bordo, quando in rada. Il nostro approccio è<br />
in linea con questo tipo di interventi, che servono a<br />
ridurre l’inquinamento locale che affligge l’aria delle<br />
città portuali. Questo, per noi di Ngv <strong>Powertrain</strong>, va<br />
di pari passo con la decarbonizzazione».<br />
Nella foto di<br />
apertura vedete<br />
il rendering della<br />
prima applicazione<br />
fluviale del motore<br />
Ngv-FP087 marino<br />
a biometano, che<br />
compare qui sopra.<br />
39
idrogeno. Simplifhy<br />
ANDARE<br />
IN PORTO<br />
È un’espressione che chiosa il felice esito di<br />
un’operazione. Anche in questo caso, e in tutti i sensi.<br />
Sergio Torriani, Ceo e fondatore di Simplifhy, ci ha<br />
raccontato il ruolo dell’idrogeno nella logistica portuale<br />
e nella nautica. Compreso il progetto H2 Ready<br />
mare<br />
40<br />
Non c’è solo l’hardware. Soprattutto in riferimento<br />
all’idrogeno, la conoscenza applicata al<br />
combustibile è un patrimonio vitale. Abbiamo<br />
consultato Sergio Torriani, Ceo di Simplifhy, in merito<br />
alle specifiche declinazioni nautiche e portuali.<br />
«Simplifhy dispone di competenze legate alle applicazioni<br />
dell’idrogeno, non agli specifici mercati<br />
e alle applicazioni industriali. Sappiamo come fare<br />
l’idrogeno, come erogarlo, trasportarlo e utilizzarlo.<br />
Mi aspetto di trovare partner che ci aiutino nei<br />
settori specifici di utilizzo. Per questo siamo entrati<br />
in contatto con operatori della logistica portuale e<br />
gli armatori, sia per piccole applicazioni diportistiche<br />
o da lavoro, come i pescherecci e i portacontainer,<br />
le grosse navi da crociera e alcune navi militari.<br />
Nel navale la spinta proviene dall’“emission<br />
trading”, che richiederà ai trasportatori investimenti<br />
pesanti, perché sarà applicata una “tassa”<br />
su chi utilizza fonti fossili. Ad oggi non esiste però<br />
una risposta univoca sul da farsi per sostituire le<br />
fonti fossili. L’idrogeno è necessariamente una delle<br />
soluzioni, non si sa ancora in quale forma. Se<br />
consideriamo quella gassosa, deve essere gestito ad<br />
alta pressione e sappiamo benissimo che i serbatoi<br />
pesanti e i gas in pressione non sono propriamente<br />
amici dei natanti. È sicuramente compatibile con<br />
un traghetto che effettua delle tratte tranquille, non<br />
rotte transoceaniche».<br />
Gli e-fuel hanno fatto irruzione nel dibattito,<br />
sull’onda delle polemiche nel Parlamento europeo.<br />
«Gli e-fuel provengono dall’idrogeno, anche il metanolo,<br />
prendendo la CO 2<br />
, oppure l’ammoniaca, che<br />
prende azoto. Hanno però due difetti. Già l’idrogeno<br />
è costoso, se devo fare un fluido sintetico, questo<br />
diventa ancora più costoso. Il secondo difetto è che<br />
questi liquidi vanno gestiti con estrema attenzione,<br />
sia per quanto riguarda la tossicità che lo stoccaggio.<br />
Una nave da crociera con un serbatoio di ammoniaca<br />
pura comporta alcuni nodi da sciogliere.<br />
In questa dinamica cerchiamo di capire e collaboriamo<br />
su alcune applicazioni marine. Quello che ci<br />
sembra alla nostra portata è l’ecosistema portuale.<br />
Ripeto, non si sa quale combustibile, se idrogeno<br />
liquido, metanolo o ammoniaca, oppure gli Lohc<br />
(Liquid organic hydrogen carrier), liquidi oleosi<br />
che trattengono idrogeno in elevata densità. Ora<br />
nei porti c’è la nafta, qui parliamo di quattro/cinque<br />
opzioni di combustibile. Da cosa si può partire?<br />
Dalla certezza che l’idrogeno nei porti servirà,<br />
al servizio di portacontainer, autobus e altri mezzi<br />
che si muovono con intensità, continuità e grandi<br />
potenze, meno adatti alla propulsione elettrica. In<br />
mare, invece, ancora non si sa quale sarà il “fuel”<br />
del futuro. Questo tema si aggancia a quello dell’elettrificazione<br />
dei porti europei. Una volta attraccate,<br />
le navi dovranno connettersi con la rete. Mi<br />
riferisco al “cold ironing”, candidato a sostituire<br />
i gruppi di bordo. Una tecnologia in predicato di<br />
essere utilizzata al container terminal della Spezia.<br />
Questo significa stanziamenti miliardari per un’infrastruttura<br />
ad altissima potenza che deve arrivare<br />
al molo in media tensione e alimentare più navi in<br />
contemporanea».<br />
Semplificare il ventaglio di combustibili, spingendo<br />
sull’idrogeno, non potrebbe agevolare la transizione<br />
delle barche verso questo combustibile?<br />
«È un tema che riguarda anche l’aeronautica, dove<br />
si guarda ai Saf, “Sustainable aviation fuel”, composti<br />
sinteticamente a partire da fonti biologiche o<br />
da idrogeno. Ci si aspetta comunque che negli aeroporti<br />
ci sarà l’idrogeno, sia per gli aerei a idrogeno<br />
liquido che per i mezzi di terra. La soluzione<br />
potrebbe riguardare la produzione di ammoniaca
verde direttamente nei porti, che, peraltro, solitamente<br />
si trovano in prossimità di plessi industriali.<br />
Oppure ricavando sia ammoniaca che idrogeno<br />
per camion e reach staker. La diportistica ha una<br />
presenza significativa dell’elettrico che non risolve<br />
però tutti i problemi, nemmeno nelle acque interne.<br />
Bisogna compattare le fuel cell e lo stoccaggio, dotarsi<br />
dell’infrastruttura e ridurre i costi».<br />
E l’idrogeno applicato all’endotermico?<br />
«La soluzione endotermica va verificata, sperimentata<br />
e potrebbe essere di facile adozione: consente di<br />
utilizzare l’infrastruttura disponibile, soprattutto per<br />
le navi, non ci sarà forse un’iniezione di idrogeno<br />
nei grandi motori a due tempi, ma di ammoniaca o<br />
altri combustibili compatibili con la combustione<br />
interna. Il tema amletico dei cantieri è come equipaggiare<br />
la sala macchine, Ats e “carbon emission”<br />
potrebbero cambiare i business case. Allora dove si<br />
va? La soluzione già pronta, che salva gli investimenti<br />
attuali, è l’ibrido. La fuel cell si caratterizza<br />
per la grande efficienza e garantisce di più su certe<br />
tipologie di emissioni, come gli NOx. Per contro,<br />
sono al momento disponibili celle con poche centinaia<br />
di chilowatt, non decine di MegaWatt. Non è<br />
quindi una soluzione attualmente percorribile. Alcuni<br />
cantieri stanno testando le fuel cell in sostituzione<br />
del cold ironing. Parliamo di idrogeno gassoso».<br />
Per avere l’idrogeno, quindi, cosa serve?<br />
«Tre elementi: ridurre i costi e individuare le tecnologie<br />
strategiche nei porti. Infine, ed è dove possiamo<br />
fornire il contributo maggiore, capire di quali<br />
infrastrutture dovrà dotarsi l’area portuale. Siamo<br />
in contatto con Magellan Circle, che ha una visione<br />
di scenario ed è in grado di sviluppare progetti<br />
per le autorità portuali e di aggregare esigenze, per<br />
renderle visibili alla UE e accedere ai finanziamenti.<br />
Le autorità portuali sono disorientate, non essendo<br />
abituate a cambiamenti così radicali che investono<br />
l’intero ecosistema e tutti i suoi attori. L’idea<br />
di H2 Ready è quella di associare le competenze<br />
sull’idrogeno e su altri combustibili di Simplifhy a<br />
quelle portuali di Magellan Circle. Noi cerchiamo<br />
di capire quale tipo di traffico c’è nei porti. Reggio<br />
Calabria e Messina, per esempio, hanno un’altissima<br />
intensità di traghetti e navi a corto raggio,<br />
prestandosi dunque all’idrogeno. Gioia Tauro, e i<br />
porti merci in generale, potrebbero invece orientarsi<br />
all’ammoniaca. Bisogna capire cosa faranno le<br />
grandi navi da crociera. Il metanolo sembrerebbe<br />
in rampa di lancio, ma anche l’idrogeno gassoso è<br />
in pole position. Un altro tema cruciale è l’esercizio<br />
di sostenibilità, sia infrastrutturale che nell’intercettare<br />
i finanziamenti attivi, oppure nel creare<br />
iniziative congiunte tra porti che condividono le<br />
stesse esigenze».<br />
«L’idrogeno trova<br />
terreno fertile<br />
nella generazione,<br />
soprattutto nei siti<br />
remoti e nei porti.<br />
Cito l’esempio<br />
di Napoli, dove<br />
non c’è una<br />
cabina primaria<br />
per distribuire la<br />
corrente. Perché<br />
non portarvi le fuel<br />
cell, e utilizzare il<br />
metano, in futuro<br />
l’idrogeno, per<br />
produrre l’energia<br />
elettrica?»<br />
H2 Ready, con Magellan Circle<br />
Ne ha parlato Torriani a fine intervista.<br />
Magellan Circle ha lanciato insieme a<br />
Simplifhy “H2 Ready”, servizio rivolto<br />
agli operatori di porti, trasporti e logistica.<br />
L’obiettivo è quello di supportare<br />
nell’ottenimento di finanziamenti<br />
europei gli attori di questo mercato<br />
che implementeranno progetti di<br />
decarbonizzazione basati sull’idrogeno.<br />
«L’Europa ha identificato come priorità<br />
fondamentale lo sviluppo dell’infrastruttura<br />
di idrogeno e per questo facilita gli<br />
investimenti in H2, sostenendone la<br />
produzione e la domanda, e potenziando<br />
la cooperazione internazionale attraverso<br />
diverse iniziative concrete già in atto.<br />
H2 Ready si inserisce in questo quadro<br />
e vuole rispondere alla richiesta dei<br />
player portuali, dei trasporti e della<br />
supply chain di essere supportati<br />
nella realizzazione di una strategia di<br />
decarbonizzazione coerente con gli<br />
obiettivi comunitari beneficiando dei cofinanziamenti<br />
disponibili» spiega Alexio<br />
Picco, Presidente & Senior Consultant di<br />
Magellan Circle.<br />
Sergio Torriani, dal canto suo, precisa<br />
che «le strategie e le soluzioni di<br />
decarbonizzazione sono una delle<br />
priorità dei sistemi portuali. Le tecnologie<br />
dell’idrogeno contribuiscono in questo<br />
settore in modo molto significativo.<br />
Un recente studio di Clean Hydrogen<br />
Partnership ha previsto che nel 2050<br />
ben il 42% della richiesta di idrogeno<br />
europea sarà allocato nelle aree portuali.<br />
Si tratta di un percorso articolato<br />
che richiede pianificazione, risorse e<br />
collaborazione europea».<br />
41
IDROGENO. CONSORZIO SHYPS<br />
SOLUZIONE<br />
SCALABILE<br />
Il progetto, il cui nome sta per “Sustainable<br />
HYdrogen powered Shipping”, è in fase di studio da<br />
un paio d’anni. Consiste nell’installazione a bordo<br />
di una nave passeggeri Viking di due container di<br />
idrogeno liquido sostituibili seguendo il concetto<br />
di “swap”. Un’idea nata per la navigazione nei fiordi<br />
norvegesi, ma che promette di essere applicabile<br />
anche a livello commerciale. Al consorzio, nato per<br />
iniziativa di Navalprogetti, partecipano aziende di<br />
primo piano, come Ricardo, Chart, Cenergy,<br />
il Lloyd’s Register e l’Università di Trieste<br />
mare<br />
42<br />
L<br />
’idea del consorzio sHYpS è nata nella primavera<br />
2021, quando la norvegese Viking ha interpellato<br />
Navalprogetti per uno studio preliminare<br />
per la propulsione delle navi a idrogeno liquido. L’esigenza<br />
impellente era di tipo commerciale perché<br />
la Norvegia dal 2026 non avrebbe più permesso la<br />
navigazione all’interno dei fiordi a navi che viaggiavano<br />
con combustibili fossili. Ne abbiamo parlato con<br />
Pierluigi Busetto, titolare di Navalprogetti.<br />
«In quegli anni avevamo un progetto europeo in corso,<br />
GasVessel, e tenevamo d’occhio le possibili call<br />
europee che potessero essere di nostro interesse. Nel<br />
2021 sono uscite delle call sullo storage dell’idrogeno<br />
e abbiamo proposto a Viking di partecipare. Durante<br />
quell’estate, con centinaia di ore di meeting a<br />
distanza, abbiamo messo insieme il consorzio. Come<br />
consulente finale per la scrittura della call avevamo<br />
scelto CiaoTech, ramo italiano di Pno Group, che<br />
ha fatto da collante tra i vari partner. Vale la pena<br />
di menzionare il fatto che noi avevamo realizzato un<br />
paio d’anni prima un progetto regionale del Friuli<br />
Venezia Giulia in cui era applicato lo stesso concetto<br />
di idrogeno liquido per la propulsione di un ferry<br />
per la laguna veneta che ci è tornato molto utile per<br />
poi cominciare sia la parte progettuale che quella<br />
commerciale di sHYpS». A settembre il consorzio<br />
presenta la proposta all’Europa e a dicembre riceve<br />
la notizia di essere stato selezionato per cominciare il<br />
progetto da giugno 2022. Le società che compongono<br />
il consorzio sono 13: oltre a Navalprogetti e Viking,<br />
c’è Chart, che si occupa della parte di idrogeno liquido,<br />
l’Università di Trieste e il suo spin-off Cenergy,<br />
Plug Power nella sua branch francese, che si chiama<br />
HyPulsion, Jeumont Electric, il porto di Bergen, Kontor17,<br />
che è una società di ship management con sede<br />
ad Amburgo, CiaoTech, Ricardo, attiva nell’automotive,<br />
e infine il ramo triestino del Lloyd’s Register.<br />
Il progetto consiste nell’installazione a bordo di due<br />
container di idrogeno liquido con tutti i relativi sistemi<br />
ausiliari che servono per la propulsione delle navi<br />
nel momento in cui viaggiano nei fiordi norvegesi.<br />
«Come Navalprogetti» spiega Busetto «abbiamo in<br />
carico tutta la parte di project management, facciamo<br />
cioè da collante tra i vari partner e con l’Europa,<br />
curiamo l’arrangement a bordo dei vari sistemi<br />
e siamo in collegamento con Fincantieri, perché il<br />
progetto prevede l’installazione a bordo di una nave<br />
Viking di un dimostratore, quindi prevede la costruzione<br />
di un tank di idrogeno liquido da 45 piedi, una<br />
Tcs-Fpr (tank connection space + fuel preparation<br />
room) per la gassificazione dell’idrogeno liquido<br />
che servirà ad alimentare un modulo di fuel cell,<br />
sviluppato da Ricardo, per fornire energia alla rete<br />
di bordo. La call europea prevede i test a bordo ma<br />
anche una fase di prova a terra nelle varie aziende<br />
e, infine, una fase di test globale sul sistema che sarà<br />
caricato a bordo che si terrà a Trieste. Una volta che<br />
il sistema sarà stato messo a punto e a terra verrà<br />
trasferito a bordo. Anche se Fincantieri non è parte<br />
del consorzio, è però il cantiere che costruisce le<br />
navi. Poiché questo impianto ha un impatto molto<br />
importante, la nave deve essere preparata ad accogliere<br />
questi sistemi anche dal punto di vista della<br />
sicurezza e dell’automazione.
CONTAINER<br />
“SWAP”<br />
Per sostituire i<br />
container una volta<br />
vuoti, sono state<br />
previste lato mare<br />
delle aperture e un<br />
carroponte per la<br />
movimentazione.<br />
Il sistema è<br />
indipendente<br />
dall’infrastruttura<br />
portuale.<br />
L’obiettivo è di rendere questa tecnologia, adesso<br />
studiata per i fiordi norvegesi, scalabile anche per<br />
impieghi commerciali?<br />
«Uno degli obiettivi della call è di rendere la soluzione<br />
fruibile anche per altri tipi di navi. Noi siamo<br />
partiti dall’applicazione più difficile perché si tratta<br />
di una nave passeggeri che deve portare il “carico<br />
pagante” in sicurezza e allo stesso tempo effettuare<br />
operazioni in sicurezza anche nella zona portuale<br />
dove avvengono le operazioni di carico e scarico<br />
dei container. Trattandosi di una soluzione modulare,<br />
sarà possibile con adattamenti non significativi<br />
trasferire questi sistemi su altri tipi di imbarcazioni<br />
(navi con open deck tipo bulk carrier, navi portacontainer<br />
ecc.). Avevamo fatto uno studio in fase di<br />
scrittura della call e abbiamo rilevato che una significativa<br />
parte delle navi che viaggiano nelle zone<br />
Eca (Emission control area) hanno potenze installate<br />
inferiori ai 6 MW, che è proprio la taglia che<br />
noi avevamo individuato per il nostro sistema. Una<br />
notevole parte delle emissioni attualmente prodotte<br />
in queste zone potrebbe essere ridotta dall’applicazione<br />
di questo sistema. Il sistema è modulare nel<br />
senso che abbiamo appunto il container dell’idrogeno<br />
liquido, il Tcs-Fpr e poi la parte di generazione<br />
di energia elettrica, il container delle fuel cell, è<br />
facilmente trasportabile. È previsto che entrambi i<br />
container arrivino infine ad un Type Approval che<br />
consenta la loro installazione, con certe limitazioni,<br />
all’interno di qualsiasi tipo di nave».<br />
Cosa pensa invece di una soluzione come il bunkering<br />
di idrogeno?<br />
«Attualmente è una soluzione che è stata scelta in<br />
pochi casi, come il traghetto Norled MF Hydra in<br />
Norvegia o la nave Suisio Frontier, realizzata da un<br />
consorzio che comprende Kawasaki Heavy Industries,<br />
ma è ancora una soluzione molto complicata da<br />
realizzare. Abbiamo cominciato anche noi a studiare<br />
il bunkering di idrogeno, ma è molto difficile dal<br />
punto di vista normativo. Vediamo quindi la nostra<br />
soluzione come una via intermedia per far familiarizzare<br />
autorità, stakeholder, armatori e designer con<br />
l’idrogeno per i tempi in cui le normative saranno<br />
al passo con la tecnologia. In un certo senso stiamo<br />
contribuendo a scrivere queste normative in collaborazione<br />
con i registri, sollevando ad esempio problemi<br />
che il legislatore non si era posto».<br />
Si parlava prima di zero emissioni...<br />
«Chiaramente il ricorso all’idrogeno sarà sostenibile<br />
solo se l’idrogeno sarà verde, da fonti rinnovabili.<br />
Come per le batterie, dobbiamo considerare l’intero<br />
Life cycle assessment per affermare che sono a zero<br />
emissioni! Per questo ritengo che l’idrogeno sia un<br />
ottimo candidato tra i combustibili potenzialmente a<br />
impatto zero. L’Europa sta mettendo in campo molti<br />
finanziamenti, il che mostra una volontà politica<br />
di perseguire la via dell’idrogeno che però appunto<br />
deve “stare in piedi” da sola. Mancano ancora gli<br />
impianti di produzione dell’idrogeno e una logistica<br />
adeguata perché la richiesta è ancora bassa. All’interno<br />
del consorzio Plug Power si occupa appunto<br />
della logistica, e con loro stiamo cercando di studiare<br />
dei sistemi per il trasporto dell’idrogeno, che<br />
richiede attenzioni particolari.<br />
43
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TRACTOR OF THE YEAR 2024: LA SFIDA RIPARTE DA MUMBAI<br />
PROVA IN CAMPO: CASE IH PUMA 260 CVX DRIVE AFS CONNECT<br />
da TRATTORI n. 7-8/<strong>2023</strong><br />
La rivista VADO E TORNO<br />
affonda le radici nel 1962.<br />
Praticamente rappresenta<br />
l’antologia del camion dal<br />
boom economico ai nostri<br />
giorni. Le riviste AUTOBUS<br />
e TRATTORI affiancarono<br />
successivamente VADO E<br />
TORNO nella descrizione<br />
incalzante a aggiornata<br />
di quanto avviene nel<br />
trasporto persone e nella<br />
meccanizzazione agricola.<br />
Mondi che rappresentano,<br />
per noi di POWERTRAIN,<br />
gli scenari di quelle che su<br />
queste pagine chiamiamo<br />
applicazioni. Ad ogni uscita<br />
proporremo la sintesi di<br />
un articolo pubblicato sui<br />
numeri precedenti delle<br />
riviste di VADO E TORNO<br />
EDIZIONI, la nostra casa<br />
comune. Senza timore di<br />
smentita possiamo parlare<br />
di “filiera corta”: la catena<br />
cinematica e le macchine<br />
che la sostanziano.<br />
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VADO E TORNO EDIZIONI www.vadoetorno.com ISSN 0042 2096 Poste Italiane s.p.a. - SPED. IN A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />
la Cina<br />
è<br />
vicina<br />
ZEROGRADI IL CONVEGNO - I WORKSHOP - L’ESPOSIZIONE<br />
CRONACA DEL GIORNO PERFETTO ● SCOOP QUANTRON IN ITALIA<br />
YUTONG IN ARRIVO ● FREETIME RENAULT TRAFIC SPACE NOMAD<br />
PROVE RENAULT TRUCKS TRAFIC RED EDITION E T480 TC EVOLUTION<br />
DAKAR 2024 EDITION ● POLITICA CAMBIO DELLA GUARDIA<br />
LUGLIO-AGOSTO<br />
<strong>2023</strong><br />
MENSILE<br />
€ 3,00<br />
Prima immissione:<br />
5 luglio <strong>2023</strong><br />
7-8<br />
Davide fa il<br />
frigorista sulla<br />
rotta sudnord<br />
Italia e<br />
ha ereditato la<br />
passione dal<br />
padre, che lavora<br />
ancora con lui<br />
nella stessa<br />
azienda. Del T480<br />
gli piace tutto, a<br />
partire dalla linea.<br />
E grazie alla guida<br />
“moderna” ottiene<br />
prestazioni super<br />
Prova verità: Renault Trucks T480 Tc Evolution<br />
Fecevo le manovre<br />
sin da piccolo<br />
Davide Paladini ha solo<br />
33 anni ma l’esperienza<br />
sui camion è pluriventennale.<br />
Già, perché il papà Claudio<br />
camionista lo faceva salire,<br />
bambino, in cabina quando, finita<br />
scuola, scorrazzava nel piazzale<br />
dell’azienda, mio padre e gli altri<br />
autisti, mi hanno insegnato tutto.<br />
Poi, a 18 anni ho preso la patente<br />
C, quindi la KC e a vent’anni la<br />
E. La mia passione era l’autotreno.<br />
E quando mi assegnarono il<br />
bilico mi sembrò un passo indiedell’azienda.<br />
Lo stesso piazzale<br />
della Ms Logistica&trasporti<br />
per cui oggi lavorano entrambi,<br />
Davide e papà Claudio (61<br />
anni). «Su questo piazzale ho<br />
imparato a fare le manovre sin<br />
da bambino. Gabriele, il titolare<br />
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Estratto da ‘Vado e Torno’ n. 7-8, <strong>2023</strong><br />
tro. Ora che faccio la linea mi ci<br />
trovo molto bene».<br />
Se ti guidano gli Adas<br />
la resa è formidabile<br />
Oggi Davide è uno degli autisti<br />
più affidabili della Ms e gli è stato<br />
assegnato il nuovo T480 Turbo<br />
Compound di Renault Trucks che<br />
«ha una tecnologia avanzata, sia<br />
a livello di meccanica sia di elettronica.<br />
E se lo guidi, o meglio<br />
se ti fai guidare dai sistemi Adas,<br />
ha una resa formidabile sia a livello<br />
di consumi che prestazionale»,<br />
afferma Gabriele Memè,<br />
titolare della Ms, «E ho deciso<br />
di affidarlo a Davide perché è un<br />
autista appassionato e rispetta la<br />
macchina».<br />
«Percorro circa 3 mila chilometri<br />
a settimana. Prelevando frutta e<br />
verdura dai produttori locali per<br />
portarla sui mercati del Nord<br />
Italia con i semirimorchi frigo.<br />
Ma a volte agganciamo i furgonati<br />
per le consegne Amazon»,<br />
racconta Davide. «Col Renault<br />
Trucks T480 Tc Evolution è stato<br />
amore a prima vista. Linea pulita,<br />
senza fronzoli come piace a me<br />
e, alla guida, sensazioni giuste.<br />
Prestazioni, comfort e consumi<br />
sono top. Poi, le spettacolari luci<br />
a Led illuminano la strada a<br />
giorno. Per noi frigoristi è una<br />
qualità essenziale».<br />
Faccio 3,8-4 con un litro<br />
e la macchina è nuova<br />
«Di Renault in azienda ne abbiamo<br />
altri quattro. Macchine comode<br />
ed affidabili. Ma l’ultima serie<br />
sta una spanna sopra. A livello di<br />
prestazioni il motore è imbattibile»,<br />
afferma Davide, «Col Turbo<br />
Compound il motore guadagna<br />
tanta coppia e in auto. (...)<br />
Prosegue a pag. 48 di<br />
Vado e Torno Luglio-Agosto<br />
<strong>2023</strong>. Inquadra il QRcode<br />
e leggi l’articolo integrale.<br />
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VADO E TORNO EDIZIONI<br />
www.vadoetorno.com - ISSN 0042 - Poste<br />
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in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />
LUGLIO/AGOSTO N. 7/8 - <strong>2023</strong><br />
ANNO 32°- euro 5,00<br />
Estratto da ‘AUTOBUS’ n. 7-8, <strong>2023</strong><br />
IN QUESTO NUMERO<br />
TUTTE LE NEWS DAL SUMMIT UITP, LA<br />
NUOVA GAMMA ELETTRICA IVECO BUS,<br />
IN CINA DA YUTONG, LE STRATEGIE<br />
INDUSTRIALI DEGLI OEM EUROPEI, LA<br />
GUIDA AUTONOMA AL MIT<br />
Il primo<br />
della<br />
MultiClass<br />
L’offerta<br />
elettrica Iveco<br />
Bus è pronta a<br />
quadruplicarsi.<br />
Il Crossway<br />
Low Entry<br />
Elec lanciato<br />
al Summit Uitp<br />
non è l’unica<br />
news: sbarca<br />
in versione a<br />
batteria anche lo<br />
Streetway<br />
Presentazione gamma elettrica Iveco Bus<br />
Poker d’assi<br />
Il Crossway elettrico presentato al<br />
Summit Uitp è solo la ciliegina<br />
sulla torta di un aggiornamento<br />
di gamma che andrà a quadruplicare<br />
l’offerta elettrica di Iveco Bus. Ebbene<br />
sì: il segmento oggi presidiato<br />
solamente dall’E-Way (frutto di un<br />
progetto partito in casa Heuliez), si<br />
popolerà prossimamente di altri tre<br />
modelli rigorosamente a batteria.<br />
Entreranno in listino infatti il già<br />
citato Crossway Le Elec, ma anche<br />
una versione elettrica dello Streetway<br />
e l’eDaily Line in versione<br />
minibus (il corrispettivo merci è<br />
stato presentato ad Hannover l’anno<br />
scorso). Un trio di lanci di prodotto<br />
che disegna il profilo di uno sforzo<br />
a tutto tondo per la “transizione” del<br />
listino alle zero emissioni. Rimane<br />
l’incognita Euro 7: Mercedes e Man<br />
hanno dichiarato che non prevedono<br />
passi oltre l’Euro 6 per la gamma<br />
urbana. Altri costruttori, sebbene titolari<br />
di quote di mercato più contenute,<br />
hanno già imboccato la strada<br />
del solo elettrico: Vdl e Van Hool,<br />
per esempio. Da Iveco Bus finora<br />
non sono pervenute dichiarazioni<br />
specifiche.<br />
Ricapitolando: il <strong>2023</strong> di Iveco Bus<br />
prevede due novità di prodotto assolute,<br />
un lancio estremamente atteso,<br />
un aggiornamento di gamma (per<br />
quest’ultimo vedi box) che comporta<br />
significative migliorie. E le<br />
news non si fermano qui. L’azienda<br />
ha anche annunciato ulteriori investimenti.<br />
(...)<br />
Prosegue a pag. 26 di<br />
Autobus Luglio-Agosto <strong>2023</strong>.<br />
Inquadra il QR code e leggi<br />
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N.7-8 - <strong>2023</strong> ANNO 28°<br />
LUGLIO/AGOSTO<br />
Estratto da ‘TRATTORI’ n. 7-8, <strong>2023</strong><br />
VADO E TORNO EDIZIONI - www.vadoetorno.com - ISSN 1720-3503 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/ MI - EURO 3,50<br />
Il palestrato<br />
TRACTOR OF THE YEAR 2024: LA SFIDA RIPARTE DA MUMBAI<br />
PROVA IN CAMPO: CASE IH PUMA 260 CVX DRIVE AFS CONNECT<br />
Dopo un 2021 in<br />
grande spolvero,<br />
Same Deutz-<br />
Fahr bissa il<br />
successo nel<br />
2022 e, anche se<br />
calano i volumi<br />
produttivi, mette<br />
a segno il record<br />
di sempre per il<br />
fatturato, con 1,8<br />
miliardi di euro e<br />
una crescita del<br />
22 per cento<br />
Same Deutz-Fahr<br />
Un record dietro l’altro<br />
Il 2022 sarà un anno da incorniciare<br />
per il gruppo trattoristico<br />
SDF: per la prima volta<br />
nella sua storia il marchio di cui<br />
fanno parte, tra gli altri, Same,<br />
Deutz-Fahr e Lamborghini Trattori,<br />
ha infatti messo a segno un<br />
fatturato record, pari a 1.803 milioni<br />
di euro, in crescita del 22%<br />
rispetto ai 1.481 milioni di euro<br />
del 2021 e del 42% rispetto ai<br />
1.268 milioni di euro del 2019,<br />
anno pre-pandemia.<br />
Un fatturato stellare trainato dalla<br />
vendita di 40.207 trattori e mac-<br />
chine da raccolta, che conferma<br />
gli obiettivi illustrati lo scorso<br />
anno. Messo a segno nonostante<br />
il calo dei volumi, e grazie<br />
all’aumento di valore dei prodotti<br />
e dei servizi offerti. I dati approvati<br />
dal Consiglio di Sorveglianza<br />
SDF sono stati snocciolati dal<br />
top management del gruppo, guidato<br />
dal Ceo Lodovico Bussolati,<br />
nella cornice del Museo Same di<br />
Treviglio. Nonostante un contesto<br />
internazionale volatile e poco<br />
prevedibile a causa delle conseguenze<br />
del conflitto scoppiato in<br />
Ucraina (con effetti sulla gestione<br />
dell’operatività aziendale e ricadute<br />
in termini di reperimento<br />
componenti e costo dell’energia),<br />
SDF ha raggiunto il massimo<br />
storico anche per quanto riguarda<br />
l’Ebitda. Nel 2022 ha infatti<br />
toccato quota 199 milioni, pari<br />
all’11,1%, in aumento rispetto al<br />
(...)<br />
Prosegue a pag. 16 di<br />
Trattori Luglio-Agosto <strong>2023</strong>.<br />
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l’articolo integrale.<br />
49
Bimotor e il diporto di Scania<br />
È UNA BELLA<br />
CONNESSIONE<br />
Bimotor è ufficialmente l’inteprete di<br />
Scania per le applicazioni diportistiche.<br />
Boni Motori Marini rimane saldamente al<br />
timone del segmento portuale e della<br />
pesca. La rete distribituiva e di assistenza<br />
di Ciriè supporterà così la curva in<br />
espansione del grifone nel mercato italiano<br />
mare<br />
50<br />
Per agire in grande bisogna<br />
ragionare in grande. Bimotor<br />
è attrezzata per soddisfare<br />
entrambi le fasi, legittimandosi<br />
come integratore di sistema anche<br />
in ambito marino. Il tassello<br />
che si aggiunge al mosaico della<br />
famiglia Brunero è il contributo di<br />
Scania al diporto, oltre al trasporto<br />
pubblico e privato e alle imbarcazioni<br />
per il settore governativo.<br />
«Non è sufficiente motorizzare<br />
un’imbarcazione o una macchina<br />
industriale: bisogna saper orientare<br />
il cliente verso la soluzione<br />
che meglio possa soddisfare il<br />
livello prestazionale richiesto<br />
per l’applicazione. Come Bimotor,<br />
siamo lieti di integrare nella<br />
nostra gamma anche Scania, da<br />
sempre sinonimo di qualità e prestazioni,<br />
di servizio e affidabilità.<br />
Il vero punto di forza della gamma<br />
Scania, però, a nostro parere è<br />
la versatilità, che la rende adatta<br />
ad applicazioni diporto e lavoro e<br />
a impieghi tanto propulsivi quanto<br />
per servizi ausiliari», dichiara<br />
Ettore Brunero, Presidente e<br />
Amministratore Delegato di Bimotor<br />
(in basso, a sinistra).<br />
«Vi sono sia le prestazioni di un<br />
prodotto in continuo sviluppo che<br />
un’organizzazione fatta di persone,<br />
processi e molta determinazione<br />
alla base della crescita che in<br />
questi ultimi anni ha conosciuto<br />
il settore Power Solutions, per<br />
Scania globalmente e per l’Italia<br />
in particolare. Sono questi fattori<br />
fondamentali anche nel settore<br />
marino, in cui siamo convinti di<br />
avere ampi margini di crescita.<br />
Siamo davvero felici di poter realizzare<br />
questo nostro proposito<br />
con una realtà del calibro di Bimotor,<br />
con cui siamo subito entrati<br />
in sintonia», dichiara Paolo<br />
Carri, Direttore Scania Power<br />
Solutions.<br />
«L’ingresso di Bimotor nella rete<br />
di Scania Italia si accompagna<br />
alla rinnovata fiducia nella Boni<br />
Motori Marini di Cesenatico,<br />
concessionaria di riferimento per<br />
il segmento portuale e la pesca,<br />
che ha avuto negli anni un ruolo<br />
importante per lo sviluppo di Scania<br />
nel mercato marino nel nostro<br />
Paese», aggiunge Andrea Carolli,<br />
Direttore Rete di Italscania.<br />
«A noi spetta il compito di creare<br />
le condizioni affinché questo potenziale<br />
venga colto al massimo, e<br />
l’organizzazione di vendita ed assistenza<br />
è senza dubbio l’elemento<br />
attraverso cui possiamo davvero<br />
creare valore per i nostri clienti.<br />
Continueremo ad investire sulla<br />
nostra rete capillare di officine<br />
che sempre più potrà supportare<br />
i nostri sviluppi nel settore marino”,<br />
dichiara Enrique Enrich,<br />
Presidente e Amministratore<br />
Delegato di Italscania (in basso,<br />
a destra).<br />
Motori e componenti per OEM<br />
Cultura, tecnica, impieghi<br />
e mercato del motore diesel.<br />
Fondato nel 1986<br />
Direttore responsabile<br />
Maurizio Cervetto<br />
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In redazione<br />
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Fabrizio Dalle Nogare, Stefano Eliseo,<br />
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Ha collaborato<br />
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