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Powertrain 2023-9

EVENTI Salone di Venezia: elettrici? Repower e X-Shore 1, AS Labruna. C’è anche Bimotor SeaFuture La Spezia: all’Arsenale Militare tra innovazione e conservazione ENDOTERMICI Volvo Penta: con l’Ips 40 il salto è quantico. I 55 metri sono nel mirino Ghisellini: da dealer VM a molto di più. A Genova col 6 cilindri LP Bimotor: armati di Pems, hanno fatto le pulci allo Stage V in Laguna Yanmar: per i commerciali sfodera l’ibrido e il medium speed ALTERNATIVI AS Labruna: si fa in tre all’Energy Boat Challenge Punch Torino: Vassallo e Costa ci spiegano la gerarchia degli alternativi Ngv Powertrain: con Clino D’Epiro tra etanolo e biometano (sulla Senna) Simplifhy: perché l’idrogeno sarà utile in mare, ma anche nei porti sHYpS: Navalprogetti è capofila per lo swap dell’idrogeno RUBRICHE Editoriale; Diesel of the Year; Hi-Tech; Automotive; VeT Network; News

EVENTI
Salone di Venezia: elettrici? Repower e X-Shore 1, AS Labruna. C’è anche Bimotor
SeaFuture La Spezia: all’Arsenale Militare tra innovazione e conservazione
ENDOTERMICI
Volvo Penta: con l’Ips 40 il salto è quantico. I 55 metri sono nel mirino
Ghisellini: da dealer VM a molto di più. A Genova col 6 cilindri LP
Bimotor: armati di Pems, hanno fatto le pulci allo Stage V in Laguna
Yanmar: per i commerciali sfodera l’ibrido e il medium speed
ALTERNATIVI
AS Labruna: si fa in tre all’Energy Boat Challenge
Punch Torino: Vassallo e Costa ci spiegano la gerarchia degli alternativi
Ngv Powertrain: con Clino D’Epiro tra etanolo e biometano (sulla Senna)
Simplifhy: perché l’idrogeno sarà utile in mare, ma anche nei porti
sHYpS: Navalprogetti è capofila per lo swap dell’idrogeno
RUBRICHE
Editoriale; Diesel of the Year; Hi-Tech; Automotive; VeT Network; News

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SETTEMBRE<br />

<strong>2023</strong><br />

N° 9<br />

EURO 5,00<br />

ONDA<br />

SU ONDA<br />

VADO E TORNO EDIZIONI<br />

www.vadoetorno.com<br />

ISSN 0042 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p.<br />

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46)<br />

art. 1, comma 1, LO/MI<br />

• AS LABRUNA “SURFA”, TUTTA ELETTRICA,<br />

ANCHE A MONTECARLO<br />

• A VENEZIA UN TEST DI BIMOTOR RILANCIA<br />

LE QUOTAZIONI DEL DIESEL<br />

• PUNCH TORINO, NGV POWERTRAIN<br />

E LE VIRTÙ DEGLI ALTRI COMBUSTIBILI


Settembre <strong>2023</strong><br />

SEGUICI SUI<br />

SOCIAL:<br />

powertrainweb.it<br />

8<br />

24<br />

28 36<br />

IL SONDAGGIO<br />

DEL MESE<br />

Con l’Ips40, capace di erogare<br />

fino a 8.000 cavalli con<br />

un allestimento quadruplo,<br />

Volvo Penta ha fatto scacco<br />

matto nel diporto?<br />

Rispondi su<br />

powertrainweb.it<br />

Il sondaggio non ha valore statistico. Le rilevazioni<br />

non sono basate su un campione scientifico<br />

LE RISPOSTE DI<br />

LUGLIO-AGOSTO<br />

Al Politecnico di Milano,<br />

secondo Ferrari e Lamborghini,<br />

“il cliente ha diritto di<br />

scegliere la propulsione”.<br />

Siete d’accordo?<br />

73%<br />

sì<br />

27%<br />

no<br />

EVENTI<br />

18. Salone di Venezia:<br />

Elettrici? Repower e X-Shore 1,<br />

AS Labruna. C’è anche Bimotor<br />

21. SeaFuture La Spezia:<br />

All’Arsenale Militare tra<br />

innovazione e conservazione<br />

ENDOTERMICI<br />

24. Volvo Penta:<br />

Con l’Ips 40 il salto è quantico.<br />

I 55 metri sono nel mirino<br />

26. Ghisellini:<br />

Da dealer VM a molto di più.<br />

A Genova col 6 cilindri LP<br />

28. Bimotor:<br />

Armati di Pems, hanno fatto<br />

le pulci allo Stage V in Laguna<br />

30. Yanmar:<br />

Per i commerciali sfodera<br />

l’ibrido e il medium speed<br />

ALTERNATIVI<br />

32. AS Labruna:<br />

Si fa in tre all’Energy<br />

Boat Challenge<br />

34. Punch Torino:<br />

Vassallo e Costa ci spiegano<br />

la gerarchia degli alternativi<br />

38. Ngv <strong>Powertrain</strong>:<br />

Con Clino D’Epiro tra etanolo<br />

e biometano (sulla Senna)<br />

40. Simplifhy:<br />

Perché l’idrogeno sarà utile<br />

in mare, ma anche nei porti<br />

42. sHYpS:<br />

Navalprogetti è capofila<br />

per lo swap dell’idrogeno<br />

RUBRICHE<br />

4. Editoriale 6. Diesel of the Year<br />

10. Hi-Tech 12. Automotive<br />

44. VeT Network 50. News<br />

SOMMARIO<br />

3


MARINAIO, ATTACCA LA SPINA!<br />

Settembre, mese di riattivazioni<br />

virtuose, dal ritorno ai banchi di<br />

scuola al primo sentore di autunno<br />

nei luoghi di lavoro. Momento,<br />

dunque, anche di elaborazione del lutto<br />

dell’estate in dissolvenza, tranne che per<br />

la nautica. Il diporto si raccoglie nelle sue<br />

cappelle votive e si specchia nei riflessi<br />

dell’acqua. Un mare, un lago o un fiume<br />

sempre più filtrati dalle scie oleose. Un<br />

processo, quello dell’elettrificazione,<br />

che passa per una gimcana di ostacoli<br />

normativi, chiamate alle armi delle<br />

stanze ingegneristiche e montagne russe<br />

infrastrutturali. Perché se si trattasse<br />

solamente di incassare un pacco batterie nel<br />

(fu) vano motore, forse saremmo a cavallo,<br />

almeno nel piccolo cabotaggio. Chiedete<br />

lumi, per capirci meglio, ad AS Labruna,<br />

Fpt Industrial e Vulkan, Geminiani e<br />

Transfluid, tanto per citarne alcuni.<br />

Sentite invece cosa ha detto Andreas<br />

Karlsen, Head of Sales North Europe di<br />

Quick, specializzata nella progettazione<br />

e produzione di eliche di manovra. «Più<br />

il processo di elettrificazione prenderà<br />

piede, più si avrà bisogno di soluzioni ad<br />

alta efficienza energetica. Con un classico<br />

propulsore DC è necessario predisporre<br />

un gruppo batterie separato dedicato al<br />

thruster, mentre con un modello Qsy c’è<br />

la possibilità di integrarlo con il gruppo<br />

batterie principale dello yacht perché<br />

consuma molta meno energia».<br />

Chi di voi si ricorda di questo? “I battery<br />

pack agli ioni di litio alimentano il motore<br />

elettrico, che a sua volta guida l’elica<br />

Saildrive. I servizi di bordo, incluso il<br />

condizionamento dell’aria, possono essere<br />

alimentati direttamente dalle batterie<br />

fino ad un massimo di 12 ore”. Lo scrivemmo<br />

freschi reduci da Cannes, nel 2019, a<br />

proposito della Lucia 40, elettrificata da<br />

Volvo Penta. E per la ricarica? Su questo<br />

numero Bimotor ha evidenziato la<br />

competitività dello Stage V, anche sotto<br />

questo profilo. Quelli di e-concept, invece,<br />

hanno brevettato e-dock, concepito e messo<br />

alla prova in quell’ecosistema di “cristallo”<br />

che è la Laguna di Venezia. “La ‘colonnina’<br />

nautica si compone di due sezioni: la<br />

sezione sommitale, nella quale si concentra<br />

la dotazione tecnologica, e la sezione basale<br />

di ancoraggio al fondale. La soluzione<br />

individuata integra nella palina la<br />

tecnologia di ricarica elettrica”.<br />

EDITORIALE<br />

4


NESSUNO AMA<br />

I MOTORI COME NOI.<br />

LI ABBIAMO CREATI.<br />

Nessuno conosce il tuo motore Cummins come noi. Ecco perché hai<br />

bisogno dell’esperienza di Cummins nell’assistenza, per proteggere<br />

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Scania e tuxedo. Per il diporto<br />

SCRIGNO<br />

DI<br />

ALLUMINIO<br />

Plasmare uno scafo di alluminio è<br />

un’operazione tutt’altro che banale.<br />

Eppure conferisce unicità, sostenibilità<br />

in termini di processo, di taglio delle<br />

spese parassite e di riciclabilità dei<br />

materiali. Ce l’ha spiegato Francesco<br />

Ceccarelli, managing director di<br />

Tuxedo, che ci ha raccontato anche<br />

la genesi della scelta del V8 di<br />

Scania come “genio della lampada”<br />

dell’assetto propulsivo<br />

mare<br />

6<br />

Che Scania abbia confidenza con l’acqua non è<br />

una grande novità. La ricomparsa nel diporto,<br />

però, è datata solamente 2022, per quanto riguarda<br />

l’esibizione muscolare in fiera. Il Salone di<br />

Genova dell’anno scorso non ha visto traccia della<br />

versione marinizzata del Next Generation DC13.<br />

E sarà così anche quest’anno, anche se è pianificato<br />

che accada. Al momento viriamo sul decano<br />

dei motori Scania, il V8, scelto dal cantiere Tuxedo<br />

per un progetto speciale. Ce lo racconta Francesco<br />

Ceccarelli, fondatore e managing director di Tuxedo<br />

Yachting House.<br />

«Le fasi embrionali del progetto Tuxedo 54, un’imbarcazione<br />

a motore di 16,75 metri di lunghezza,<br />

hanno dato chiare indicazioni su quali fossero le<br />

anime, plurale non a caso, di questa nuova unità:<br />

accanto a un design raffinato, emerge distinta l’indole<br />

sportiva di questo scafo. Ma quale produttore<br />

di motori poteva mimare queste caratteristiche e,<br />

soprattutto, con quale architettura del propulsore?!<br />

Va ricordato che in un panorama post covid con<br />

evidenti criticità di settore, i parametri di cui tener<br />

conto devono includere aspetti tecnico-pratici fondamentali<br />

quali: la praticità di installazione senza<br />

sacrificare alloggi e meccaniche; la facilità di<br />

manutenzione; l’accessibilità della sala macchine<br />

considerando l’insieme degli impianti; il servizio<br />

di service affidabile e ben distribuito globalmente;<br />

il rispetto dei tempi di consegna, che non devono<br />

essere neanche troppo proiettati nel futuro. Infine,<br />

l’efficienza meccanico-termica, su cui mi soffermerò<br />

tra poco». Prosegue, Ceccarelli: «Cominciando<br />

a reperire informazioni all’interno del settore,<br />

il punto di svolta c’è stato quando, parlando con<br />

un tecnico del settore motoristico, spunta fuori il<br />

nome Scania. La persona in questione, con anni di<br />

consolidata esperienza sulle spalle nei campi delle<br />

competizioni, del “militare veloce” e delle unità da<br />

lavoro pesante, ci presenta questo produttore, che<br />

in ambito terrestre godeva già di una reputazione<br />

granitica, come il candidato ideale per sposare<br />

il nostro progetto e, cosa di non poco conto, con<br />

l’entusiasmo di presentarsi nel settore del diporto<br />

marino accanto a un brand come Tuxedo Yachting


House dalla lunga esperienza interna e dall’identità<br />

emergente. Da lì a poco, una volta analizzati gli<br />

aspetti tecnici e di configurazione di questi propulsori,<br />

l’interessamento è divenuto volontà di avere a<br />

bordo le unità Scania e nello specifico il leggendario<br />

V8 nella configurazione da 1.000 cavalli. Che<br />

cosa ci ha colpito di questo motore? La risposta<br />

risiede nella filosofia Scania di continuo miglioramento<br />

e sviluppo del progetto V8 con profonda<br />

serietà. Ciò ha permesso loro di fornire un prodotto<br />

estremamente testato in ogni possibile condizione di<br />

utilizzo, ne è testimone la storia del marchio, e di<br />

risultare un passo avanti sugli altri produttori. Tutto<br />

ciò si è tramutato in un motore che, a partire dal<br />

suo design estremamente razionale, garantisce al<br />

tempo stesso elevate performance di coppia e di potenza<br />

già a bassi regimi di rotazione. Inoltre, tenendo<br />

in considerazione un mercato globale, la scelta<br />

di Scania ci è parsa a maggior ragione naturale<br />

potendo contare su di un service capillare basato<br />

sull’assistenza al mondo del truck, del trasporto su<br />

strada, in virtù della componentistica largamente<br />

condivisa proprio fra marino e truck. Analizzando il<br />

progetto del Tuxedo 54, una premessa è d’obbligo, e<br />

cioè che su uno yacht di lusso la sala macchine dovrà<br />

sempre assecondare gli spazi dedicati al living<br />

(percentualmente maggiori), ponendo però la sfida<br />

di non esser costretti a “farcire” il locale motori<br />

con macchine voluminose per garantire il rispetto<br />

dei dati di progetto. Con una velocità massima di<br />

40 nodi e una crociera da 35 nodi, unitamente a un<br />

dislocamento di 22 tonnellate, il progetto Tuxedo<br />

15.88 risulta estremamente sfidante, sia dal punto<br />

di vista ingegneristico sia con riferimento alla gestione<br />

degli spazi sopra citata. Diventa così ancora<br />

più chiaro perché l’architettura del “V8”, grazie al<br />

suo compatto layout longitudinale, è stata una scelta<br />

naturale, che ci garantisce ingombri contenuti<br />

senza sacrificare le performance. L’accoppiamento<br />

all’invertitore con schema V-drive ha ulteriormente<br />

delineato il carattere di questo nuovo scafo. Questo<br />

tipo di configurazione sebbene tradizionale, è secondo<br />

noi una soluzione che consente non solo di<br />

contenere i volumi in sede di installazione (bisogna<br />

ricordare che il collegamento con l’asse porta elica<br />

è situato sotto al motore e non a poppavia come di<br />

consueto) ma, è anche figlia di una filosofia legata<br />

alla semplicità delle meccaniche in gioco, alla<br />

loro sicurezza intrinseca e, in ultima analisi, in un<br />

risparmio in termini di mantenimento complessivo<br />

nella vita dell’unità. Questi aspetti per noi essenziali<br />

caratterizzano la “sostenibilità” del progetto<br />

e sono stati presi in considerazione affinché i futuri<br />

armatori di non debbano preoccuparsi delle manutenzioni,<br />

semplicemente perché molti componenti<br />

non ne hanno bisogno, oppure hanno un service<br />

time estremamente dilatato; aspetto quest’ultimo<br />

che risulta d’aiuto all’ambiente non dovendo produrre<br />

pezzi di ricambio e rifiuti o consumare materiali».<br />

Come usa dire, non finisce qui. Ceccarelli,<br />

infatti, completa l’identikit del “motore virtuoso”:<br />

«L’altro tema considerato in sede di progetto per<br />

decidere su quale fosse il sistema migliore per spingere<br />

questa unità, è quello della transizione ecolo-<br />

Francesco<br />

Ceccarelli,<br />

fondatore e<br />

manging director<br />

di Tuxedo Yachting<br />

House. A sinistra,<br />

un rendering del<br />

Tuxedo 54.<br />

7


gica, e che si presenta anche come sfida dell’epoca<br />

odierna. Più semplicemente il nostro approccio è<br />

stato garantire il giusto compromesso tra ecosostenibilità<br />

e affidabilità, valutando cosa le attuali<br />

tecnologie avessero da proporre. Ci è parso chiaro<br />

da subito che la scelta più semplice (anche se non<br />

scontata), ma più in linea con la nostra idea di affidabilità<br />

nel tempo è stata la scelta del motore diesel<br />

Scania, per una serie di ragioni: il motore in questione<br />

ha superato tutti i test sulle emissioni, grazie<br />

anche a un sistema common rail proprietario affinato<br />

in migliaia di ore di test. Ha raggiunto livelli<br />

di efficienza che si attestano sul 50% di rendimento<br />

termico grazie a studi sui metalli e ai trattamenti<br />

termici che vanno a comporre le leghe dei vari<br />

componenti (camere di combustione in primis). Caratteristico<br />

di questo motore, è il valore di coppia<br />

sprigionata a bassi regimi (parliamo di quasi 4.000<br />

Nm a 1.600 giri), il che si tramuta in meno energia<br />

spesa e meno carburante per ottenere spinta<br />

propulsiva».<br />

Prospettive di ibridizzazione?<br />

«Attualmente le soluzioni ibride diesel-elettrico<br />

(che anche noi abbiamo valutato e che stiamo sviluppando<br />

su progetti futuri) per quanto possiamo<br />

constatare sono non pienamente mature per rappresentare<br />

una valida alternativa che possa soddisfare<br />

cantiere e armatore. Questo in ragione dell’impatto<br />

della produzione di batterie (non parlo delle normali<br />

piombo acido o Agm) e dell’annoso dilemma<br />

relativo al litio che per installazione, utilizzo, pericolosità<br />

e fine vita. Fattori che rendono questa<br />

soluzione attualmente poco vantaggiosa e sostenibile,<br />

anche considerando i periodi di fermo cantiere<br />

a cui la diportistica è soggetta. L’avvento dei<br />

carburanti sintetici (o biodiesel) risulta quindi per<br />

l’immediato futuro, la soluzione più intelligente e<br />

razionale. Oltretutto, rispetto a quanto detto sulle<br />

batterie, va considerata anche la loro ricarica in<br />

porto: da un punto di vista della rete elettrica, allo<br />

stato attuale, rappresenta un grosso ostacolo sia<br />

per quanto riguarda la produzione di energia sia<br />

la sua distribuzione. Risulta quindi evidente perché<br />

la nostra scelta sull’architettura del sistema<br />

“moto-propulsore” ha un carattere “tradizionale”<br />

che, però, considera e fa uso delle più moderne tecnologie<br />

costruttive e della componentistica più raffinata<br />

per garantire l’altissimo livello di comfort e<br />

affidabilità che ci si aspetta su uno yacht di lusso».<br />

stampi, può dare a ogni nuova costruzione il carattere<br />

di unicità e artigianalità che Tuxedo desidera<br />

trasmettere al futuro proprietario. Contestualmente,<br />

modellare alla perfezione questo nobile metallo<br />

richiede, maestranze altamente qualificate le quali<br />

rendono unico ogni nuovo scafo che diventa così,<br />

letteralmente una barca realizzata su misura per il<br />

proprio armatore. Altra caratteristica che secondo<br />

noi distingue questa tecnica costruttiva da qualsiasi<br />

altra concernente gli altri sistemi e gli altri materiali,<br />

è rappresentata dalla possibilità non solo<br />

di riparare o modificare per qualsivoglia esigenza<br />

futura lo scafo, ma anche la sostenibilità di tutto<br />

mare<br />

8<br />

Completiamo l’affresco di questa barca?<br />

«Addentrandoci nel cuore del progetto Tuxedo è<br />

necessario ricordare la sua costruzione in alluminio,<br />

un fondamentale tratto distintivo che lo rende<br />

unico nel suo genere e soprattutto se paragonato<br />

alla costruzione in composito. E qui sorge la domanda:<br />

perché scegliere l’alluminio? Beh, l’idea<br />

del completamente personalizzabile non è possibile<br />

con la vetroresina, poiché il sistema costruttivo che<br />

si utilizza in quel caso, prevede l’utilizzo di stampi<br />

con caratteristiche predeterminate e difficilmente<br />

modificabili salvo interventi molto onerosi. Da<br />

questo punto di vista la lega leggera d’alluminio<br />

presenta indubbi vantaggi poiché non richiedendo


il processo. L’assenza di stampi, oggetti in vetroresina,<br />

destinati a un numero limitato di utilizzi e<br />

quindi a perdere, e la possibilità di recuperare e<br />

riciclare questo metallo, anche negli scarti di lavorazione,<br />

sono parte della nostra filosofia di brand.<br />

Inoltre, tutto ciò contiene i costi di realizzazione<br />

eliminando di fatto le spese parassite (proprio come<br />

lo stampo e il materiale “a perdere”) che altrimenti<br />

diventano sensibili specialmente su produzioni limitate<br />

come le nostre che abbiamo scelto di seguire<br />

personalmente e a fianco dell’armatore ogni singolo<br />

progetto, indipendentemente dalle dimensioni<br />

finali della barca.<br />

Un ultimo sguardo merita essere rivolto alla parte<br />

tecnica di propulsione e manovra; sfruttando una<br />

partnership tra Scania e Xenta, l’imbarcazione non<br />

solo risulta estremamente maneggevole, ma anche<br />

sicura quando le condizioni marine si fanno gravose.<br />

Concettualmente possiamo identificare due<br />

situazioni principali, in porto e in navigazione.<br />

Per quanto riguarda il primo aspetto, il sistema<br />

Xenta mette a disposizione la funzione di dynamic<br />

positioning: attraverso un software gestisce i<br />

tempi d’intervento e il numero di giri per eliche e<br />

bow thruster, per mantenere la posizione o dirigersi<br />

esattamente dove si desidera. Inoltre, il joystick<br />

permette di gestire con massima facilità e sicurezza<br />

ogni tipo di situazione come fossimo in presenza di<br />

propulsori azimutali.<br />

Parlando di timoneria<br />

Passando poi dalla “tranquillità” del porto alla<br />

vera e propria navigazione, l’obiettivo di assicurare<br />

le massime performance in funzione delle varie<br />

condizioni di utilizzo o carico, è risultato sin da<br />

subito un imperativo e allora, attingendo ancora<br />

all’esperienza di Xenta, abbiamo implementato un<br />

kit composto da una timoneria elettroidraulica con<br />

attuatori dei timoni indipendenti e correttori d’assetto<br />

di tipo a lama “intruder”. Visti in un quadro<br />

d’insieme, questi sistemi di governo, attraverso i<br />

monitor Raymarine installati in plancia, permettono<br />

di impostare le attività dei vari ausili alla navigazione<br />

in funzione degli assetti, delle velocità, ma<br />

soprattutto delle reazioni dello scafo. Grazie a questi<br />

specifici set-up gestiti in autonomia dal software<br />

calibrato ad hoc durante le prove a mare, si ottengono<br />

altissimi livelli di sicurezza sconosciuti fino a<br />

pochi anni fa. Tutto ciò non rende l’imbarcazione<br />

autonoma, ma asseconda le esigenze di chi timona<br />

e aiuta a condurre uno scafo in sicurezza ad alte<br />

velocità e con mare formato, limitando gli aspetti<br />

negativi della variabile umana».<br />

A sinistra, in<br />

basso, una fase<br />

dell’assemblaggio<br />

del V8.<br />

9


Reinova ed E2C<br />

ECOSISTEMA<br />

MARINO<br />

Dalla mobilità su strada a quella in acqua.<br />

Dal “sollievo” ai polmoni ai benefici per<br />

l’habitat di mari e acque interne. È in<br />

questa direzione che si muove Reinova,<br />

insieme a E2C (Energy to Come). Gli<br />

sforzi congiunti porteranno alla creazione<br />

di un centro tecnologico italiano per<br />

l’elettrificazione del settore navale<br />

HI-TECH<br />

Reinova ha deciso di spingere<br />

l’elettrificazione anche per le<br />

applicazioni nautiche. Una<br />

evoluzione naturale, dopo avere<br />

coinvolto Dell’Orto ed Energica<br />

Motor Company nel progetto<br />

E-Power, orientato alla mobilità<br />

sostenibile nello stradale, e avere<br />

posto le basi per il più grande<br />

polo italiano per lo sviluppo e il<br />

riciclo di materiali provenienti<br />

da batterie a fine vita, insieme ad<br />

A&C Ecotech. I sodali di questa<br />

nuova avventura “marinara” sono<br />

quelli di E2C (Energy To Come),<br />

società del settore dell’elettronica<br />

di potenza e della conversione<br />

dell’energia.<br />

L’obiettivo è quello di creare un<br />

polo tecnologico italiano con<br />

competenze in ricerca e sviluppo,<br />

manifattura e servizi nella<br />

filiera allargata della e-mobility<br />

nel settore navale. In particolare,<br />

si vuole sviluppare un sistema<br />

infrastrutturale di ricarica per le<br />

imbarcazioni elettriche che sia<br />

sicuro, pulito ed economicamente<br />

sostenibile. Per realizzare ciò,<br />

sarà necessario integrare sistemi<br />

di prevenzione, monitoraggio e<br />

controllo che siano intelligenti.<br />

«Crediamo molto nell’elettrificazione<br />

per le imbarcazioni navali<br />

e nello sviluppo delle infrastrutture»<br />

è il commento dell’Ad di<br />

Reinova, Giuseppe Corcione.<br />

«Il nostro business plan vedeva<br />

una centralità di questo mercato<br />

partendo dallo sviluppo di soluzioni<br />

per il trasporto di persone<br />

o merci con percorsi definiti per<br />

ottimizzare i flussi e i sistemi di<br />

ricarica».<br />

Secondo la società di Soliera, in<br />

provincia di Modena, l’obiettivo<br />

è realizzare questo progetto unendo<br />

le forze e cooperando con chi<br />

ha l’esperienza e la possibilità di<br />

penetrare questo mercato, unendo<br />

anche una capacità di sviluppo,<br />

installazione e certificazione<br />

dell’intero sistema di propulsione<br />

ma anche dell’intera infrastruttura<br />

di ricarica. «La collaborazione<br />

verte su una filiera di competenze<br />

che coinvolgono la parte di ingegneria<br />

navale, l’accumulo e la<br />

propulsione, correlate fra loro da<br />

sistemi esperti che ne controllano<br />

lo stato di utilizzo», spiega Luca<br />

Balbo, Ceo di E2C, che aggiunge:<br />

«L’elettrificazione in questo<br />

progetto considera un ridotto<br />

impatto ambientale attraverso<br />

due direttrici: la progettazione<br />

ex novo delle imbarcazioni e l’adeguamento<br />

degli attuali sistemi<br />

di propulsione e generazione attraverso<br />

equipaggiamenti ibridi,<br />

come peraltro richiesto da vari<br />

enti istituzionali». Un progetto<br />

made in Italy che si inserisce<br />

nello sviluppo del mercato navale<br />

italiano e, allo stesso tempo, si<br />

serve della sua efficiente catena<br />

di approvvigionamento e della<br />

sua tradizione cantieristica. «La<br />

collaborazione strategica con<br />

E2C e in particolare con Luca<br />

Balbo ed Andrea Bortolato con<br />

la start up Green Venergy» prosegue<br />

Corcione «porterà una sinergia<br />

e una chiara focalizzazione<br />

sul design e sulla produzione<br />

di sistemi flessibili, modulari ed<br />

economicamente sostenibili. Ci<br />

vogliono idee nuove e coraggio<br />

nell’affrontare con velocità e<br />

agilità la sfida della transizione<br />

energetica. Noi vogliamo unire le<br />

forze, cooperare con chi ha medesime<br />

visioni, idee e velocità di<br />

esecuzione».<br />

10


Saim Marine<br />

QS 30-110<br />

Il thruster QS 30-110 si rivolge a barche da 5 a 8<br />

metri e completa la gamma di eliche elettriche<br />

QS Seamaster a corrente continua. La famiglia<br />

di eliche di manovra di Saim Marine prosegue<br />

così nella propria segmentazione<br />

Si scrive QS Seamaster e si<br />

legge Saim Marine. Questa<br />

stagione fieristica accoglierà<br />

l’ultimogenito della famiglia Seamaster,<br />

il QS 30-110. L’elica di<br />

manovra elettrica QS 30-110 completa<br />

la gamma delle eliche elettriche<br />

CC che comprende numerosi<br />

modelli fino alla più grande QS<br />

300-300. L’elica QS 30-110 ad<br />

elica singola ha una spinta di 30<br />

Kgf, diametro interno del tunnel<br />

di 110 mm, potenza di 1,3 kW,<br />

tensione 12 V ed è adatta per imbarcazioni<br />

da 5 a 8 metri. Come<br />

tutti i modelli della gamma QS è a<br />

comando On/Off o proporzionale.<br />

I modelli On/Off possono essere<br />

trasformati successivamente in<br />

proporzionali sia in versione analogica,<br />

sia in versione digitale con<br />

protocollo CANbus. La gamma<br />

QS Seamaster, interamente made<br />

in Italy, è una linea completa di<br />

eliche di manovra e comprende<br />

cinque tipologie: elettriche DC,<br />

AC trifase, brushless DC-AC,<br />

idrauliche, con installazione a<br />

tunnel o retraibili, On/Off e proporzionali<br />

(solo proporzionali per<br />

le brushless DC-AC ed utilizza le<br />

più avanzate tecnologie ed i materiali<br />

già collaudati. Il piede in<br />

bronzo è progettato con un profilo<br />

idrodinamico capace di ridurre al<br />

minimo le turbolenze e i rumori.<br />

Un sistema di controllo dotato<br />

di un microprocessore interviene<br />

preventivamente in caso di surriscaldamento<br />

del motore, senza interrompere<br />

improvvisamente l’uso<br />

del thruster, per garantire comunque<br />

il suo utilizzo. La protezione<br />

anodica in alluminio del gruppo<br />

è facilmente sostituibile, mentre<br />

il giunto elastico parastrappi dal<br />

design esclusivo lo preserva da<br />

shock meccanici.<br />

I thruster QS<br />

Seamaster sono<br />

stati concepiti<br />

e sviluppati da<br />

Saim con la<br />

collaborazione<br />

tecnologica di<br />

Quick.<br />

Cummins: secondo quarto<br />

Cummins ha registrato<br />

l’ennesimo record nel<br />

secondo trimestre <strong>2023</strong>.<br />

Il fatturato di 8,6 miliardi di<br />

dollari è aumentato del 31%<br />

rispetto allo stesso trimestre<br />

del 2022. Le vendite in Nord<br />

America sono cresciute del<br />

31% e quelle internazionali<br />

del 32% grazie all’ingresso di<br />

Meritor e alla forte domanda<br />

nella maggior parte dei<br />

mercati globali. Sulla base<br />

delle sue attuali previsioni,<br />

Cummins prevede un<br />

aumento del fatturato per<br />

l’intero anno <strong>2023</strong>, stimato<br />

tra il 15 e il 20%, grazie<br />

alla forte domanda nella<br />

maggior parte dei mercati,<br />

soprattutto in Nord America.<br />

L’Ebitda dovrebbe essere<br />

ancora compreso tra il 15%<br />

e il 15,7% del fatturato.<br />

Le previsioni di cui sopra<br />

includono i risultati previsti<br />

per le attività di Meritor per<br />

l’anno in corso.<br />

Abb Dynafin<br />

Dynafin è il sistema di propulsione<br />

concepito da Abb. Ispirato ai<br />

movimenti dinamici della coda di<br />

una balena, il concetto innovativo<br />

è il risultato di oltre un decennio di<br />

ricerca, sviluppo e test. La vasta<br />

esperienza e competenza combinate<br />

di Abb nel settore nautico, insieme<br />

al suo patrimonio innovativo,<br />

sono le forze trainanti alla base di<br />

questo nuovo concetto. Secondo le<br />

proiezioni di Abb, il primo prototipo<br />

sarà disponibile nel 2025. Il modulo<br />

di propulsione prevede un motore<br />

elettrico principale che alimenta una<br />

grande ruota che ruota a una velocità<br />

moderata di 30-80 giri al minuto.<br />

Le lame verticali, ciascuna controllata<br />

da un motore e un sistema di<br />

controllo individuali, si estendono<br />

dalla ruota. Il movimento combinato<br />

della ruota e delle pale genera<br />

simultaneamente forze di propulsione<br />

e sterzata, consentendo un’efficienza<br />

operativa e una precisione<br />

rivoluzionarie per le navi. Il concetto<br />

segue la comprovata filosofia<br />

progettuale di Abb nella propulsione<br />

marina della trasmissione di potenza<br />

senza ingranaggi.<br />

C’è uno studio indipendente di<br />

Abb Dynafin svolto dalla società di<br />

consulenza danese Osk-ShipTech<br />

A/S su un progetto di nave<br />

passeggeri dotato di diverse soluzioni<br />

di propulsione. Il risultato ha<br />

verificato un risparmio nel consumo<br />

di energia di propulsione fino al<br />

22% rispetto alla configurazione<br />

convenzionale della linea d’asse.<br />

Ciò può garantire risparmi significativi<br />

nel consumo di carburante e, di<br />

riflesso, ridimensionare le emissioni<br />

all’elica. Come parte di un sistema<br />

di propulsione elettrica, il concept<br />

è compatibile con le tecnologie<br />

delle batterie a emissioni zero e<br />

sdelle celle a combustibile.<br />

11


cina. Brutte notizie per i costruttori occidentali<br />

FAST DRAGON<br />

Secondo AlixPartners ci sarebbe un diverso modello di sviluppo<br />

delle nuove auto dietro il boom di esportazioni dei marchi cinesi.<br />

Il “time to market” assurge a strategia per scardinare le diffidenze residue<br />

dei consumatori occidentali. Velocizzare la fase di messa a punto di fronte<br />

alla garanzia di avere un veicolo nuovo, disponibile per la sostituzione<br />

La buona notizia, per l’automotive, è che la crisi<br />

dei semiconduttori è acqua passata. Con un<br />

incremento della produzione di chip che tra il<br />

2024 e il 2028 supererà il 50%, non c’è costruttore<br />

che potrà più giustificare i ritardi nelle consegne con<br />

la carenza di componenti elettronici. È l’unica nota<br />

positiva per il mondo dell’auto occidentale che si<br />

legge nel rapporto annuale di AlixPartners. Perché,<br />

secondo gli autorevoli consultant di New York, i due<br />

fatti salienti del <strong>2023</strong> riguardano entrambi i costruttori<br />

cinesi, tra cui Byd, Saic/MG e Link & Co che sono<br />

già presenti in Europa. Per la prima volta nella storia<br />

chiuderanno infatti l’anno con una quota superiore<br />

al 50% nel mercato nazionale ma, soprattutto, nel<br />

primo trimestre del <strong>2023</strong> si sono dimostrati i primi<br />

esportatori mondiali di auto, davanti a Giappone e<br />

Germania. O a Toyota e Volkswagen, per fare nomi<br />

e cognomi. E nulla indica che le cose debbano cambiare<br />

entro il 31 dicembre.<br />

Svolta elettrica<br />

Una superiorità legata alla maggiore esperienza in<br />

fatto di auto elettriche – 28% del mercato contro<br />

il 18% dell’Europa e il 7% degli Usa – ma che<br />

AlixPartners attribuisce anche a un diverso approccio,<br />

e meno oneroso, nello sviluppo dei modelli da<br />

parte dei costruttori cinesi, concentrati su design,<br />

schermi e software, infotainment. Ma poco interessati<br />

a investire tempo e soldi su qualità della guida,<br />

meccanica generale, rumore e vibrazioni, ambiti<br />

privilegiati dei concorrenti europei. Una visione che<br />

estremizza il sistema giapponese centrato sul “time<br />

to market” dei nuovi modelli, lasciando poi a messe<br />

a punto in produzione gli ultimi, ulteriori ritocchi<br />

per l’adattamento della piattaforma meccanica.<br />

Spesso condivisa tra un numero enorme di vetture.<br />

Nulla di nuovo, dunque, sotto il sole. Dopotutto,<br />

quando Bmw scelse di abbandonare per il MY 2019<br />

della Serie 1 il motore longitudinale e la trazione<br />

posteriore a favore della condivisione con la piattaforma<br />

a trazione anteriore della Mini, molti storsero<br />

il naso prevedendo il disastro commerciale della<br />

compatta bavarese. Che non ha mai venduto tanto<br />

come negli ultimi tre o quattro anni. Una lezione,<br />

quella dello scarsa attenzione dei clienti per la meccanica,<br />

che gli ingegneri con gli occhi a mandorla<br />

pare tengano ben presente.<br />

In entrambe le<br />

immagini vedete<br />

modelli MG.<br />

AUTOMOTIVE<br />

12


Ogni goccia Conta<br />

Scopri con il QR code i nuovi motori Scania per le<br />

appplicazioni industriali e power generation<br />

e ottieni il massimo da ogni goccia.<br />

Più efficienza, più potenza, una vita utile<br />

più lunga e fino al 7% di risparmio di carburante<br />

per un miglioramento sostanziale in termini<br />

di riduzione delle emissioni di CO 2<br />

.


UNEM. PRIMA PARTE<br />

È UN<br />

LIBRO<br />

APERTO<br />

Ci riferiamo al contributo di Unem alla<br />

riabilitazione della neutralità tecnologica,<br />

principio cardine della decarbonizzazione,<br />

sparito dal radar del legislatore europeo.<br />

Franco Dal Manso non si è limitato a<br />

rispondere alle nostre domande. Ci ha<br />

fornito un infallibile abbecedario sui Low<br />

carbon fuel e sul mondo che li circonda<br />

automotive<br />

14<br />

È<br />

trascorsa una manciata di mesi dalla presentazione<br />

del “Car CO 2<br />

Comparator” da parte<br />

di Unem (Unione energie per la mobilità). È<br />

stato in quell’occasione che il presidente, Claudio<br />

Spinaci, ha esternato: «Le politiche europee<br />

hanno trascurato la sicurezza energetica a favore<br />

di obiettivi di decarbonizzazione, più a parole che<br />

a fatti. Obiettivi che devono essere sostenuti da<br />

sostenibilità economica e sociale». Dal momento<br />

che repetita iuvant, abbiamo ripreso le parole di<br />

Spinaci per introdurre e contestualizzare l’intervento<br />

che Unem ha gentilmente confezionato per<br />

POWERTRAIN. Franco Del Manso (Rapporti<br />

internazionali, ambientali e tecnici di Unem) ha<br />

risposto in modo più che esaustivo alle nostre<br />

domande. Una narrazione dal sapore “antologico”<br />

che abbiamo pensato di spalmare anche sul prossimo<br />

numero, per non disperdere nemmeno una<br />

frazione del senso che è in grado di esprimere.<br />

Siamo partiti dalla “semantica di base”, per esplicitare<br />

cosa siano gli Lcf dal punto di vista normativo.<br />

Riavvolgiamo il nastro a quel mercoledì, 30<br />

novembre del 2022, per chiarire questa premessa.<br />

Allora emerse che il confronto tra le formule per<br />

la decarbonizzazione rende evidente come l’uso<br />

di Lcf, in combinazione con la parziale elettrificazione<br />

del parco veicoli nel trasporto leggero<br />

su strada, risulti altrettanto efficace ed efficiente<br />

nella riduzione delle emissioni rispetto all’elettrificazione<br />

spinta del comparto. La valutazione<br />

della redazione di POWERTRAIN, nell’ottica<br />

localizzata di questo numero della rivista, fortemente<br />

orientato al diporto, è che questo approccio<br />

sia applicabile anche alla nautica. Ascoltiamo la<br />

spiegazione di Franco Dal Manso.<br />

«I Low carbon fuel (Lcf) sono combustibili di<br />

origine biogenica o sintetici che sotto il profilo<br />

normativo, ai fini della loro eleggibilità per il<br />

rispetto degli obblighi, devono rispettare i criteri<br />

di sostenibilità definiti dalla Direttiva Red II che<br />

prevedono le seguenti soglie minime di risparmio<br />

di Ghg (Greenhouse gases, o gas ad effetto serra,<br />

ndr):<br />

• almeno il 50% per biocarburanti e biogas consumati<br />

nel settore dei trasporti prodotti in impianti<br />

in funzione entro il 5 ottobre 2015;<br />

• almeno il 60% per i biocarburanti e il biogas<br />

consumati nel settore dei trasporti, prodotti in<br />

impianti entrati in esercizio dal 6 ottobre 2015<br />

al 31 dicembre 2020;<br />

• almeno il 65% per biocarburanti e biogas consumati<br />

nel settore dei trasporti, prodotti in im-


Claudio Spinaci,<br />

presidente di<br />

Unem: «L’auto<br />

elettrica può<br />

rappresentare una<br />

valida alternativa<br />

in alcuni contesti,<br />

ma non può essere<br />

imposta quale<br />

unica soluzione<br />

rinnegando<br />

un principio<br />

cardine delle<br />

politiche europee,<br />

ossia quello<br />

della neutralità<br />

tecnologica. Inoltre,<br />

in questo modo<br />

mettiamo a rischio<br />

la nostra sicurezza<br />

energetica e intere<br />

filiere industriali<br />

di eccellenza con<br />

impatti sociali<br />

ed economici<br />

devastanti.<br />

Va dato atto a<br />

questo Governo<br />

di avere preso<br />

una posizione<br />

decisa a livello<br />

europeo su questo<br />

tema e permesso<br />

la riapertura di<br />

un dibattito che<br />

sembrava ormai<br />

chiuso».<br />

pianti entrati in esercizio dal 1° gennaio 2021;<br />

• almeno il 70% per i combustibili sintetici quali<br />

e-fuel, Rfnbo (Renewable fuels of non-biological<br />

origin) e Rcf (Recycled carbon fuels).<br />

Recentemente, nelle discussioni comunitarie sul<br />

Regolamento CO 2<br />

per auto e van, è stato introdotto<br />

il concetto di “carbon neutral fuel” che<br />

la Commissione UE intende riservare solo agli<br />

e-fuel, mentre l’Italia suggerisce di estendere la<br />

definizione carbon neutral a tutti i carburanti<br />

rinnovabili liquidi e gassosi (compresi i carburanti<br />

di origine biologica) che rispettano la stessa<br />

soglia minima specifica di risparmio di gas a<br />

effetto serra come segue:<br />

I “carburanti CO 2<br />

neutrali’’ sono definiti come<br />

carburanti rinnovabili liquidi e gassosi per il<br />

trasporto che rispettano una soglia minima di<br />

risparmio di Ghg di almeno il 70% rispetto al<br />

“fossil fuel comparator”, in conformità con i criteri<br />

di sostenibilità stabiliti dalla Direttiva (UE)<br />

2018 /2001 Red II promozione dell’uso dell’energia<br />

da fonti rinnovabili».<br />

L’abc dei biocombustibili<br />

Ci addentriamo nel labirinto della tassonomia dei<br />

combustibili biogenici e paraffinici (Hvo, Fame,<br />

altri combustibili biogenici, da alghe, da biomasse<br />

inerti, della zootecnia o della filiera industriale<br />

alimentare). I parametri che abbiamo individuato<br />

e proposto a Unem sono quelli di efficienza, resa<br />

termica e chimica (viscosità, punto di fiamma,<br />

residui post-combustione, efficienza energetica<br />

ecc.). Anche in questo caso, Dal Manso scandaglia<br />

a tutto tondo lo spettro di senso dei biofuel,<br />

a partire dalla loro classificazione.<br />

«I combustibili biogenici destinati alle motorizzazioni<br />

diesel si suddividono in prodotti transesterificati<br />

(Fame, Fatty acid methyl ester) e prodotti<br />

idrogenati (Hvo). Per quanto riguarda il Fame<br />

esiste un blending wall del 7% che andrebbe superato<br />

per traguardare miscelazioni sempre maggiori<br />

di biocarburanti. Tuttavia, esistono alcune<br />

problematiche:<br />

• Fluidificazione del lubrificante. Le moderne<br />

soluzioni motoristiche usano le post-iniezioni<br />

per facilitare la rigenerazione dei dispositivi di<br />

abbattimento dei gas di scarico Dpf. Con il biodiesel<br />

c’è un rischio di diluizione dell’olio.<br />

• Formazione di depositi nel sistema di iniezione:<br />

negli attuali common rail il fuel raggiunge una<br />

pressione di circa 2.000 bar e la temperatura del<br />

fuel di ritorno dagli iniettori è prossima a 140<br />

15


automotive<br />

16<br />

°C. In queste condizioni sono possibili depositi<br />

sul sistema di iniezione e incrostazioni negli<br />

iniettori che nei motori moderni rappresentano<br />

elementi particolarmente sensibili;<br />

• Filtrabilità delle miscele: con l’aumento della<br />

concentrazione del biodiesel nelle miscele distribuite<br />

si è manifestato con maggiore frequenza un<br />

fenomeno di intasamento dei filtri.<br />

Per quanto riguarda gli oli vegetali idrotrattati,<br />

cioè l’Hvo, anche noti come diesel paraffinici<br />

che rispondono alla norma EN 15940 - Xtl/Hvo,<br />

questi presentano caratteristiche migliorative rispetto<br />

al gasolio EN 590, in particolare per la<br />

densità più bassa, l’elevato numero di cetano e<br />

la sostanziale assenza di zolfo e di aromatici. Dal<br />

punto di vista ambientale, le miscele di gasolio<br />

EN 590 con questi biocarburanti fino al 20%<br />

rientrano perfettamente nella specifica EN 590,<br />

assicurano miglioramenti alle emissioni inquinanti<br />

allo scarico e non modificano le prestazioni<br />

motoristiche dei veicoli.<br />

Anche il Cen (Comitato europeo di normazione,<br />

ndr), con una sua nota, ha precisato che mentre<br />

per il biodiesel è stato necessario elaborare una<br />

norma tecnica ad hoc per consentirne l’utilizzo<br />

corretto nel diesel, per quei prodotti che non<br />

danno origine ad alcun problema motoristico<br />

è stata sviluppata la specifica unicamente per<br />

identificare il prodotto (EN 15940) che può<br />

essere impiegato a qualunque percentuale nel<br />

diesel a condizione che la miscela finale rispetti<br />

in pieno tutti i parametri della EN 590 e della<br />

EN 16734.<br />

Per ciò che attiene ai biocarburanti, va ricordato<br />

che l’impiego diretto di bioetanolo in miscela<br />

con la benzina richiede la soluzione di una serie<br />

di problematiche tecniche per poter essere attuato.<br />

L’aumento della tensione di vapore, cui è<br />

collegato un aumento delle emissioni evaporative<br />

di composti organici volatili (Cov), impone<br />

una riformulazione della benzina destinata alla<br />

miscelazione e modifiche dei terminali per assicurare<br />

la miscelazione in linea dell’etanolo.<br />

Inoltre, la possibile separazione delle miscele<br />

in presenza di contaminazioni anche minime di<br />

acqua comporta la necessità di rendere completamente<br />

anidra l’intera rete carburanti e tutto il<br />

sistema logistico e distributivo a monte».<br />

Tassonomia<br />

Esaurita in modo puntuale e divulgativo la legenda<br />

dei biocarburanti, inseriamo l’ulteriore spiegazione<br />

che Unem ci fornisce degli addentellati<br />

funzionali ed economici.<br />

«La tassonomia intende fornire una classificazione<br />

delle attività economiche in base alla loro sostenibilità<br />

secondo determinati criteri. Le attività<br />

che rientrano in tale classificazione sono eleggibili<br />

per ricevere finanziamenti, mentre quelle<br />

non incluse rischiano di vedersi preclusa la possibilità<br />

di accesso al credito nel futuro. Il nostro<br />

settore è direttamente impattato dalla tassonomia<br />

in quanto prevede l’inclusione nella tassonomia<br />

della produzione di biogas e biocarburanti per<br />

l’utilizzo nel trasporto. È però un’inclusione<br />

Unem e l’ortodossia del<br />

Il nostro desiderio di approfondire la questione<br />

affonda le radici in questo comunicato del<br />

21 marzo <strong>2023</strong>. “In occasione della prima<br />

tappa del #ForumAutomotive <strong>2023</strong>, Unem<br />

(Unione Energie per la Mobilità) ha presentato<br />

lo studio ‘Decarbonizzare i trasporti. Più<br />

soluzioni per un obiettivo comune’, realizzato<br />

in collaborazione con il Rie di Bologna, sul<br />

contributo dei Low carbon fuel (Lcf) nel processo<br />

di decarbonizzazione del trasporto leggero, che<br />

non passa necessariamente solo per l’elettrico.<br />

Con il pacchetto ‘Fit for 55’ l’Unione Europea<br />

indica un percorso ‘obbligato’ che decreta la<br />

fine dei motori endotermici a esclusivo beneficio<br />

della trazione elettrica, escludendo di fatto<br />

alternative altrettanto valide già disponibili,<br />

tra cui i biocarburanti e, più in generale, i Low<br />

carbon fuel. Lo studio presentato oggi nasce<br />

con l’obiettivo di verificare l’esistenza di percorsi<br />

diversi rispetto a quello ‘full electric’ indicato<br />

dalla UE, ovviamente coerenti con gli obiettivi<br />

di decarbonizzazione nel settore del trasporto<br />

leggero, approfondendo le potenzialità e il<br />

ruolo di questi nuovi carburanti a basso o nullo<br />

contenuto di carbonio, lo stato dell’arte delle<br />

tecnologie, le principali caratteristiche tecniche,<br />

logistiche ed economiche, i fattori abilitanti,<br />

la disponibilità di materie prime per la loro<br />

produzione, nonché le possibilità di sviluppo


parziale in quanto non comprende i carburanti<br />

liquidi e gassosi per il trasporto di origine non<br />

biologica e i combustibili a carbone riciclato.<br />

In secondo luogo, l’utilizzo di rifiuti organici industriali<br />

è previsto per alcune attività economiche<br />

ma non per il trasporto, limitando lo sviluppo<br />

dell’economia circolare. Questa distinzione è<br />

discriminante verso il nostro settore, che sta<br />

facendo importanti sforzi a livello di<br />

investimenti (pensiamo alla conversione<br />

delle raffinerie convenzionali<br />

in bioraffinerie).<br />

Sempre con riferimento alla sezione<br />

dedicata alla produzione<br />

di biogas e biocarburanti per<br />

l’utilizzo nel trasporto, questa<br />

viene classificata come “attività<br />

di transizione” invece che come<br />

“attività sostenibile”. Ciò significa<br />

che l’esistenza di tale produzione<br />

deve essere limitata nel<br />

tempo, cioè fino al momento in<br />

cui non ci saranno alternative<br />

in grado di sostituirla completamente.<br />

Questo approccio<br />

riflette un atteggiamento<br />

ideologico della Commissione<br />

europea che vuole il passaggio<br />

totale al trasporto elettrico su<br />

strada in tempi estremamente tanto<br />

rapidi quanto irrealistici. La<br />

Commissione europea, infatti,<br />

non vuole prendere in considerazione il potenziale<br />

dei biocarburanti liquidi a basse emissioni<br />

di carbonio come tecnologia complementare<br />

all’elettrico per il trasporto su strada: un simile<br />

approccio garantirebbe neutralità tecnologica,<br />

rispetto della possibilità di scelta e di capacità<br />

di acquisto dei consumatori, utilizzo di infrastrutture<br />

già esistenti, mantenimento di filiere<br />

industriali strategiche».<br />

Gli Lcf sono complementari o antitetici all’idrogeno?<br />

«Sono assolutamente complementari. Premesso<br />

che l’idrogeno è un elemento fondamentale per<br />

la produzione dei Lcf, l’idrogeno in quanto tale<br />

come fuel per la decarbonizzazione dei trasporti<br />

può essere sviluppato in parallelo con i Lcf ed<br />

essere destinato ad applicazioni sia nel trasporto<br />

leggero che nel trasporto pesante. L’idrogeno<br />

in questi settori può essere impiegato sia direttamente<br />

nei motori a combustione interna e sia<br />

nelle fuel-cell. Quindi, la produzione e la distribuzione<br />

dell’idrogeno per la formulazione dei<br />

Low carbon fuel favorirà anche la distribuzione<br />

diretta di idrogeno nei diversi settori dei trasporti.<br />

Già oggi sono presenti sulla rete stradale alcune<br />

(molto poche al momento, ma cresceranno<br />

nel prossimo futuro) stazioni di servizio in grado<br />

di rifornire una molteplicità di fuel a partire da<br />

quelli tradizionali a quelli biogenici e a quelli<br />

sintetici e all’idrogeno».<br />

Franco Dal Manso,<br />

ingegnere,<br />

responsabile<br />

dei rapporti<br />

internazionali,<br />

ambientali e tecnici<br />

di Unem.<br />

Fit for 55<br />

in relazione agli scenari energetici attesi<br />

per il 2030. A tal fine, è stata condotta una<br />

dettagliata analisi delle opzioni percorribili con<br />

particolare riferimento alle diverse tipologie<br />

di Lcf e sulla base di queste valutazioni lo<br />

studio propone uno scenario alternativo, ma<br />

non antitetico a quello adottato da Rse, in<br />

grado di raggiungere gli obiettivi ambientali<br />

del pacchetto “Fit for 55” ma con un maggior<br />

sviluppo dei Lcf e una più realistica diffusione<br />

dei veicoli elettrici.<br />

Il confronto tra i due scenari rende evidente<br />

come l’uso di Lcf, in combinazione con la<br />

parziale elettrificazione del parco veicoli<br />

nel trasporto leggero su strada, concorra<br />

efficacemente alla riduzione delle emissioni<br />

rispetto ad uno scenario ‘full electric’.<br />

Anzi, misurando le emissioni Ghg lungo il ciclo<br />

di vita del veicolo e dei fuel e non solo allo<br />

scarico, i vantaggi tendono ad essere maggiori<br />

al crescere della componente rinnovabile nei<br />

fuel dal momento che i cicli di produzione di<br />

un veicolo elettrico e delle batterie annullano il<br />

vantaggio di non avere emissioni allo scarico.<br />

È quanto peraltro emerge da una simulazione<br />

effettuata con un nuovo strumento interattivo<br />

messo a punto dal Concawe, denominato ‘Car<br />

CO 2<br />

Comparator’, realizzato per misurare e<br />

confrontare in modo interattivo le emissioni<br />

di gas serra nel ciclo di vita delle autovetture<br />

in base a diversi parametri: powertrains, fuel<br />

utilizzati, profilo di guida, intensità carbonica<br />

nella produzione di elettricità o di fuel,<br />

condizioni ambientali. I parametri, inseriti nel<br />

modello interattivo, modulabili in funzione del<br />

confronto scelto, derivano da analisi specifiche<br />

e dalla letteratura prevalente in materia.<br />

Stando a questa simulazione, se si considera<br />

un’auto elettrica pura (Bev) e una ibrida non<br />

ricaricabile (Hev) alimentata con gasolio B7<br />

(quello attualmente commercializzato) la<br />

prima, in base all’attuale metodo di calcolo<br />

solo allo scarico non genera emissioni,<br />

mentre la seconda produce una media di<br />

154 grCO 2<br />

eq/km. Se invece si fa riferimento<br />

all’intero ciclo di vita, la prima sale a 162<br />

grCO 2<br />

eq/km, mentre la seconda a 231. Ciò<br />

porta ad un delta emissivo tra i due veicoli<br />

che da 154 scende a 69 grCO 2<br />

eq/km. Se poi<br />

il confronto avviene tra una Bev ad una Hev<br />

alimentata con Hvo (100% rinnovabile), il delta<br />

diventa addirittura negativo e da 154 scende a<br />

-60 grCO 2<br />

eq/km, che diventa -98 grCO 2<br />

eq/km<br />

se la Hev impiega un e-fuel.<br />

In sostanza, misurare le emissioni solo allo<br />

scarico significa semplicemente ignorare<br />

quote di emissioni che finiscono comunque in<br />

atmosfera e non risolvere il problema”.<br />

17


salone nautico venezia<br />

SOSTENIBILITÀ<br />

IN LAGUNA<br />

La quarta edizione della rassegna veneziana<br />

si è svolta a giugno nella magnifica cornice<br />

dell’Arsenale. Tra imbarcazioni da sogno,<br />

scafi sostenibili e convegni, la manifestazione<br />

ha raccolto un grande successo di pubblico.<br />

Sotto le luci dei riflettori, i temi più attuali:<br />

la sostenibilità e la transizione ecologica<br />

mare<br />

18<br />

Sono oltre 30.000 i visitatori che hanno affollato<br />

l’Arsenale nei cinque giorni che hanno contraddistinto<br />

la quarta edizione del Salone Nautico Venezia.<br />

Quella che un tempo era la maggiore fabbrica<br />

navale al mondo ha ospitato i giganti della nautica<br />

internazionale e spera di affermarsi come un punto di<br />

riferimento per gli appassionati della navigazione. Anche<br />

quest’anno la manifestazione è stata organizzata<br />

secondo un sistema di gestione sostenibile dell’evento<br />

e ha ricevuto la certificazione Iso 20121:2012 da<br />

parte del Rina. Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro<br />

ha dichiarato: «Il Salone Nautico è stato anche teatro<br />

del primo convegno della Fondazione Venezia Capitale<br />

Mondiale della Sostenibilità, a conferma dell’attenzione<br />

che abbiamo su questo tema fondamentale<br />

per il futuro nostro e soprattutto dei nostri giovani.<br />

Sostenibilità che si declina anche nel mare con un<br />

intero pontile dedicato alla navigazione green, che<br />

apre nuovi scenari di applicazione su scala industriale<br />

della ricerca tecnologica e con i 154 milioni di euro di<br />

investimenti del gruppo Avm/Actv per rendere sempre<br />

più green la flotta dei vaporetti».<br />

Nel settore motori, la presenza estera è ovviamente<br />

più consistente con espositori che arrivano dalla<br />

Turchia, come Sirena Yacht che ha esposto il Sirena<br />

58; dalla Bretagna, la zona della Francia con un alto<br />

tasso di cantieri il Fountaine Pajot 67. Inoltre, Sunseeker<br />

è arrivata dall’Inghilterra con quattro barche,<br />

tra cui il Superhawk 55 e il Manhattan 65. Forse il<br />

più rappresentativo dell’interesse straniero è stato<br />

il cantiere greco Omikron, che ha presentato la sua<br />

novità, varata ad Atene poche settimane prima della<br />

manifestazione e arrivata in Arsenale navigando.<br />

Il futuro della nautica da diporto<br />

Nel corso del Salone, la nautica da diporto ha avuto<br />

occasione di riflettere sul futuro ambientale ed energetico:<br />

ad esempio durante il convegno sulla transizione<br />

ecologica organizzato da Assonautica di Venezia.<br />

«Transizione e sostenibilità sono il cambiamento che<br />

i giovani, che vivono là velocità del nostro tempo,<br />

applicano quotidianamente», ha affermato ancora il<br />

sindaco Brugnaro. «Sono aspetti che devono accompagnare<br />

tutte le situazioni della nostra vita, pensiamo<br />

ad esempio alle barche e alla mobilità in modalità<br />

elettrica. Penso quindi che il Salone possa diventare<br />

il luogo dove vengono fatte delle prove a cui può far<br />

seguito la sperimentazione. E questo è un lavoro che<br />

deve vedere lavorare insieme professionisti e aziende<br />

in modo che chi arriva al Salone può scoprire i vantaggi<br />

della sostenibilità».<br />

Tra i numerosi interventi quello di Roberto Neglia,<br />

responsabile Rapporti Istituzionali di Confindustria<br />

Nautica: «L’industria della nautica da diporto italiana<br />

sta investendo, pur senza avere i vincoli previsti<br />

per l’automotive, nella transizione ecologica, confermando<br />

visione e la sua leadership mondiale. La<br />

semplificazione normativa è però fondamentale per<br />

accompagnare con realismo questo percorso, sia in<br />

termini di regolamentazioni tecniche, sia per quanto<br />

riguarda le infrastrutture della portualità. Chi può investire<br />

se non ci sono regole certe? Altro tema è quello<br />

della neutralità tecnologica rispetto agli obiettivi<br />

fissati dalle norme: nella regolamentazione dell’automotive<br />

non è stata perseguita, mentre è opportuno<br />

poter studiare e mettere a confronto tutte le migliori<br />

tecnologie per conseguire la riduzione degli impatti».<br />

Un mondo insomma che si muove tra vecchio e nuovo,<br />

dove le vecchie tecnologie possono convivere in<br />

una strategia di “convenienza” energetica.<br />

Il Salone Nautico Venezia quest’anno ha visto un aumento<br />

anche delle presenze delle imbarcazioni elettriche,<br />

a dimostrazione che la città lagunare è sempre<br />

più attenta alle propulsioni alternative. Tra le diverse


Una bella veduta<br />

d'insieme<br />

dell'Arsenale di<br />

Venezia per una<br />

edizione votata<br />

alla sostenibilità<br />

e alla transizione<br />

ecologica.<br />

In basso, la barca<br />

elettrica Futura<br />

di AS Labruna<br />

può vantare<br />

un'autonomia di<br />

ben 10 ore.<br />

barche esposte, quella di Repower, che interpreta la<br />

tradizione veneziana del motoscafo in chiave moderna:<br />

ha portato infatti al Salone il nuovo modello di<br />

barca full-electric in costruzione presso un cantiere<br />

veneziano.<br />

Non solo barche, ma anche soluzioni per la nautica<br />

elettrica con strumenti che spesso rappresentano la<br />

normale continuazione su terra di questa tecnologia.<br />

Dalla Scandinavia arriva un bel motoscafo elettrico<br />

che può accompagnare le famiglie nelle sue navigazioni<br />

costiere: si tratta di X Shore 1, sei metri e<br />

mezzo, con 50 miglia di autonomia e velocità massima<br />

fino a 30 nodi. Un’interpretazione concreta del<br />

mondo elettrico nata dall’omonima start-up svedese<br />

grazie ai fondi raccolti in crowdfunding, a dimostrazione<br />

dell’interesse sollevato dalla nautica elettrica.<br />

di collegamenti elettrici. «Noi perseguiamo l’obiettivo<br />

della transizione ecologica», afferma Massimo<br />

Labruna, Ceo dell’azienda, «con due direttive principali:<br />

neutralità tecnologica e impatto ambientale ridotto<br />

su tutta la vita utile del prodotto, non solamente<br />

durante il suo utilizzo. La tutela dell’ambiente è per<br />

noi un must, addirittura uno scopo da perseguire a<br />

livello aziendale da quando lo scorso dicembre siamo<br />

diventati società benefit».<br />

Tante soluzioni per una nautica pulita<br />

A uno dei tre pontili dell’Arsenale è attraccata Futura<br />

di AS Labruna, già vista in altre occasioni e<br />

recentemente all’Electric Boat Show di Milano. Con i<br />

suoi due motori E-Vision X-20 da 11,5 chilowatt, con<br />

motore immerso da 48V, equipaggiata da batterie al<br />

litio da 5 kWh (espandibili a 14 kWh), e due celle a<br />

idrogeno da 1 kW ciascuna, rappresenta il prodotto di<br />

punta di AS Labruna ed è capace di un’autonomia di<br />

una decina d’ore. La vera novità pensata per Venezia<br />

è invece il powerpack, un box dalle dimensioni di un<br />

termico da 20 cavalli, che contiene un elettrico da 10<br />

kW, due batterie, per un totale di 5 kWh, e 11 DC-DC<br />

converter per la ricarica delle batterie di servizio, e<br />

sistema di raffreddamento ad acqua. Non ha bisogno<br />

19


Sono diverse<br />

le soluzioni<br />

pensate ad hoc<br />

da Bimotor per<br />

la Laguna veneta,<br />

un ambiente<br />

particolarmente<br />

fragile e dalle<br />

caratteristiche<br />

uniche al mondo.<br />

Ne abbiamo<br />

approfondito alcuni<br />

aspetti a p. 28.<br />

mare<br />

20<br />

Passeggiando tra gli stand di piazzale della Campanella,<br />

dove sono raggruppati i motoristi, incontriamo Bimotor.<br />

«Rispetto agli anni precedenti» spiega Rinaldo<br />

Marengo, Sales & Purchasing General Manager,<br />

«lo stand Bimotor a Venezia rappresenta le nostre due<br />

anime nel mondo marino, quella più tradizionale per<br />

cui siamo conosciuti, ovvero Fpt Industrial con i tre<br />

motori della gamma Stage V, e poi la gamma Raywin<br />

che abbiamo presentato qualche anno fa a Genova, di<br />

cui questa volta esponiamo tutta la gamma sia poi per<br />

i motori della propulsione che per i motori ausiliari.<br />

A differenza di altre realtà, noi continuiamo ad avere<br />

i motori diesel e non abbiamo ancora esposto alcuna<br />

soluzione ibrida, anche se in realtà stiamo lavorando<br />

a un progetto con motore Fpt e trasmissione ibrida.<br />

In questa edizione del Salone di Venezia puntiamo a<br />

proporci come fornitori di servizi, dalla telematica ai<br />

servizi post-vendita, revisione motori e scambiatori,<br />

servizi sempre utili con i quali siamo partiti qualche<br />

anno fa e che ci hanno portato ad essere sempre di<br />

più un punto di riferimento. Stiamo inoltre lavorando,<br />

in vista del Salone di Genova, per diventare a tutti gli<br />

effetti distributori di gruppi elettrogeni bordo completi<br />

omologati Rina, con la possibilità di dare ulteriore<br />

servizio al cliente facendo in casa le prove Rina».<br />

Jacopo Fusaro, Engines sales presso Bimotor, aggiunge<br />

alcuni dettagli sull’importanza della presenza<br />

di Bimotor a Venezia: «Actv, l’azienda del trasporto<br />

pubblico locale di Venezia, ha intrapreso una strada<br />

di conversione ecologica e noi li stiamo supportando<br />

su più fronti: tra quest’anno e l’anno prossimo saranno<br />

costruiti 12 nuovi vaporetti e avranno a bordo<br />

dei motori Fpt C170 che forniremo noi a gasolio ma<br />

puliti, Stage V, e andranno subito in linea. È in corso<br />

inoltre un programma di rimotorizzazione per installare<br />

su altri vaporetti una propulsione ibrida. Questo<br />

ibrido funzionerà di fatto con un gruppo elettrogeno<br />

che avrà come diesel l’N67 170 sempre Stage V e<br />

l’energia elettrica prodotta farà girare il motore elettrico,<br />

alimentato quindi da un motore a gasolio e delle<br />

batterie. Questo tipo di soluzione non è un “esercizio<br />

di stile” ma sarà poi reso scalabile. Il bando infatti è<br />

per 5 imbarcazioni che andranno nel servizio pubblico<br />

di linea. Entro la fine dell’anno si dovrebbero iniziare<br />

i test in laguna. Actv come prassi, prima di mettere in<br />

linea un mezzo, fa tutta una serie di test, quindi alla<br />

prima imbarcazione ne seguiranno altre quattro. È già<br />

stato assegnato un bando per la realizzazione di altre<br />

due imbarcazioni nuove, due battelli foranei, con lo<br />

stesso tipo di propulsione. Il fatto di avere motori più<br />

compatti permette di avere le stesse prestazioni combinando<br />

la coppia del motore elettrico con il pacco<br />

batterie che permette di coprire i picchi di potenza,<br />

necessaria soprattutto per fermare il vaporetto».


seafuture. La Spezia<br />

PAROLA D’ORDINE<br />

SICUREZZA<br />

Le applicazioni militari sono<br />

un incubatore delle soluzioni<br />

tecnologiche prossime al travaso nella<br />

nautica commerciale e diportistica.<br />

Abbiamo raccolto indicazioni da Fpt<br />

Industrial, presente col distributore<br />

NavalMotorBotti, Volvo Penta e Isotta<br />

Fraschini Motori<br />

SeaFuture, La Spezia, dove, se non all’Arsenale<br />

militare marittimo? Il Salone si rivolge infatti alla<br />

blue economy e all’innovazione tecnologica, con<br />

due connotazioni dominanti: le applicazioni nautiche<br />

e gli impieghi per la difesa. Un universo raramente<br />

esplorato da POWERTRAIN, che condensa, però, risorse<br />

e specifiche esigenze, spesso anticamera dell’applicazione<br />

su flotte commerciali e, talvolta, anche per<br />

il diporto. Sul prossimo numero vi racconteremo in<br />

breve quanto emerso dal seminario sui combustibili<br />

nautici nella nautica, organizzato da Atena.<br />

Fpt Industrial<br />

In rappresentanza di Fpt Industrial c’era NavalMotorBotti.<br />

Il Sofim, per la precisione l’S30, prodotto<br />

a Foggia, è familiare a queste latitudini. La presenza<br />

dei motori Fpt è giustificata sia dal potenziale latente<br />

di questo ambiente applicativo che da quello pienamente<br />

esplicitato. Ci portano l’esempio del cantiere<br />

Effebi, con il pattugliatore Petrucci, un 44 metri costruito<br />

a seguito dell’aggiudicazione della gara indetta<br />

dalla Guardia di Finanza, cofinanziata dall’UE<br />

nell’ambito del Fondo Sicurezza Interna (noto ai più<br />

come Frontex). In questo caso NavalMotorBotti ha<br />

fornito l’entrofuoribordo per la propulsione, l’S 30<br />

accoppiato al piede della Mercury. È la prima edizione<br />

e si rivolgono soprattutto ai mezzi d’appoggio, per<br />

esempio il gommone di servizio su un pattugliatore.<br />

A proposito di ibrido, allo stand ci rispondono che<br />

«Fpt è impegnata in questo soluzione con Vulkan, e<br />

anche lo scenario della difesa potrebbe rappresentare<br />

un’occasione di impiego».<br />

Volvo Penta<br />

Ci avviciniamo allo stand Volvo Penta, dove ci aspetta<br />

Andrea Piccione, head of sales. Anche a lui chiediamo<br />

come mai si trovino da queste parti.<br />

«Perché abbiamo appena lanciato l’Ips 40 e partiremo<br />

con una serie di attività di lancio del prodotto»<br />

commenta Piccione. «Ci<br />

teniamo a informare il mercato in<br />

modo adeguato, perché questo prodotto è<br />

talmente innovativo che richiede delle spiegazioni<br />

specifiche (trovate un approfondimento su queste<br />

pagine, ndr). Non si tratta della solita linea propulsiva,<br />

ma di un’evidente evoluzione dal punto di vista<br />

meccanico. È un pod con due motori, che possono<br />

attivarsi in modalità diesel, diesel-elettrica e “full<br />

electric”, con un sistema di gestione della potenza a<br />

bordo che rappresenta la vera innovazione. Il nostro<br />

sistema sollecita nella maniera opportuna il giusto<br />

numero di motori per erogare la potenza richiesta in<br />

quel momento. Invece di far girare due, o quattro motori,<br />

si regola esattamente sul consumo energetico».<br />

Posso quindi azzardare che il principio assomiglia a<br />

quello di certi impianti di cogenerazione?<br />

«Esattamente, e questo approccio produce una serie<br />

di vantaggi. Innanzitutto, consente di far girare<br />

i motori nel loro punto di miglior consumo specifico<br />

e di ottimizzare le ore di manutenzione dei motori,<br />

perché sono utilizzati solo all’occorrenza. La<br />

ridondanza comporta ulteriore sicurezza a bordo e<br />

comfort, dal momento che si sostituiscono dei grossi<br />

motori diesel con unità da 13 litri. Noi crediamo<br />

molto nella presenza al SeaFuture, dove abbiamo<br />

sempre investito fin dalla prima edizione perché è<br />

una vetrina importante verso in mondo commerciale<br />

e militare. Quest’anno siamo presenti anche con<br />

Humphree, specialista degli accessori idrodinamici<br />

per il controllo dell’assetto della barca, anch’essa<br />

di Göteborg (l’acquisizione risale al 2016. Da allora<br />

marina militare<br />

21


THAON DI REVEL<br />

Il pattugliatore<br />

d’altura, nella<br />

foto a destra, si è<br />

prestato a ospitare<br />

il convegno di<br />

Atena. Giovanni<br />

Bruni, Coo di Isotta<br />

Fraschini, parlando<br />

del motore<br />

in gestazione<br />

all’azienda barese,<br />

ha affermato:<br />

«Il bilancio elettrico<br />

delle navi in<br />

ambito militare si è<br />

assestato intorno ai<br />

3 MW e dovrebbe<br />

salire ancora».<br />

La Thaon di Revel,<br />

il pattugliatore<br />

polivalente d’altura<br />

rientrato alla base<br />

di La Spezia il<br />

27 gennaio. È<br />

stato il suo primo<br />

impegno operativo<br />

lontano dalle acque<br />

territoriali italiane.<br />

marina militare<br />

Humphree è stata capitanata da Hannes Norrgren,<br />

fino al 1° novembre dell’anno scorso, quando sostituì<br />

Giorgio Paris a capo della BU Industrial, ndr), perché<br />

crediamo che anche in ambito militare l’integrazione<br />

abbia un valore significativo».<br />

E su quali applicazioni si rivolgerà l’Ips 40?<br />

«Si rivolgerà a un target dai 24 metri fino alle 500<br />

gross tonn, sia dislocanti che plananti, applicabile<br />

MetHydor<br />

MetHydor opera dal 2021<br />

nel campo dell’idrogeno con<br />

la missione di esplorare la<br />

tecnologia “metal hybrid”<br />

(idruri metallici) per conservare<br />

grandi quantità di idrogeno a<br />

bassa pressione e temperature<br />

ambiente. Stiamo ragionando<br />

di sistemi di stoccaggio<br />

allo stato solido, facilmente<br />

accoppiabili a elettrolizzatori<br />

fuel cell. L’idrogeno è stoccato<br />

a una pressione massima di 30<br />

bar e come input delle fuel cell<br />

abbiamo pressioni circa da 5<br />

a 20 bar. Le pressioni di gioco<br />

sono molto simili che escludono<br />

dispositivi come i compressori.<br />

Cos’è lo stoccaggio allo stato<br />

solido? Si utilizzano dei metalli<br />

in grado di assorbire idrogeno<br />

formando un composto chimico<br />

chiamato idruro metallico.<br />

È un composto reversibile,<br />

quando assorbe idrogeno si<br />

ha la formazione dell’idruro,<br />

altrimenti si scompone in<br />

metallo e idrogeno gassoso,<br />

consentendo così di operare<br />

a basse pressioni. Riguardo<br />

alle applicazioni, hanno<br />

equipaggiato due yacht.<br />

Uno è un battello ibrido,<br />

diesel-elettrico, l’altro è uno<br />

yacht che utilizza l’idrogeno<br />

a scopo ausiliario, per i<br />

servizi di hotel. È un sistema<br />

stazionario per un centro di<br />

ricerca. Sono due cabinati,<br />

uno da una cinquantina<br />

dunque a uno spettro di velocità dai 12 fino ai 40<br />

nodi. Questo target è raggiungibile, tra l’altro, in ragione<br />

del diametro molto più grande delle eliche e<br />

del rapporto di riduzione opportunamente rivisto, che<br />

ci apre le porte di un segmento dove non siamo mai<br />

stati presenti, il dislocante. Sostanzialmente i grandi<br />

vantaggi dell’Ips erano finora espressi sulle barche<br />

plananti da 18 nodi in su. La nostra presenza è fina-<br />

di metri, l’altro circa 12<br />

metri. Tendenzialmente il<br />

sistema si applica anche<br />

alla propulsione, perché le<br />

pressioni di combustione<br />

sono basse, non servono 700<br />

bar. L’analisi deve essere<br />

accurata in termini di flusso per<br />

dimensionare correttamente<br />

lo storage. L’applicazione<br />

naturale è quella la stazionaria,<br />

in ragione del peso elevato.<br />

Hanno riscontrato un forte<br />

interesse da parte della nautica<br />

proprio per il fatto che questo<br />

peso sostituire la zavorra.<br />

Nel progetto MetHydor c’è<br />

lo zampino del dipartimento<br />

di chimica dell’Università di<br />

Torino.<br />

22


potrà essere valutato su imbarcazioni militari nella<br />

taglia fino ai 50 metri».<br />

lizzata a prendere contatti con i cantieri che costruiscono<br />

navi per la Marina Militare, ai quali possiamo<br />

fornire gruppi elettrogeni. Non dimentichiamoci che<br />

Volvo produce sia gruppi a giri fissi che variabili. Abbiamo<br />

clienti che costruiscono barche di servizio, per<br />

Guardia di Finanza, Carabinieri e altri, e a bordo di<br />

grandi navi. C’è poi il mercato degli incursori, quello<br />

dei Ribs e tantissime altre applicazioni. Anche l’Ips 40<br />

Isotta Fraschini Motori<br />

Trasliamo allo stand Fincantieri. In questa cornice Isotta<br />

Fraschini si sente perfettamente a suo agio. Ce lo conferma<br />

Giovanni Bruni, direttore dello stabilimento barese.<br />

«Qui, al SeaFuture, la presenza di Isotta Fraschini<br />

nello stand Fincantieri è la conferma che la collaborazione<br />

con la casa madre nel settore militare è più solida<br />

che mai e intendiamo svilupparla ulteriormente. Abbiamo<br />

completato la fornitura dei gruppi elettrogeni per<br />

le 4 Ppa (pattugliatori polivalenti di altura) e le ultime<br />

2 Fremm (fregate europee multimissione) in agenda. I<br />

progetti in corso di sviluppo beneficeranno del nuovo<br />

motore, attualmente in fase di validazione, che entrerà<br />

in produzione nel 2026. È totalmente nuovo, con un<br />

alesaggio di 180 millimetri, che consente di allargare il<br />

range dagli attuali 2,1 MW di potenza elettrica ad oltre<br />

4 MW. Nell’ambito militare questa unità traghetterà le<br />

esigenze delle navi del futuro, il cui bilancio elettrico si<br />

è assestato intorno ai 3 MW e dovrebbe salire ancora.<br />

Lo richiede la sensoristica evoluta e anche la parte di<br />

piattaforma, in ragione della frazione elettrica, sempre<br />

più presente a bordo nave. È stato pensato inizialmente<br />

per l’alimentazione diesel ma è in corso di definizione<br />

la sua evoluzione “green”, per farlo funzionare a<br />

idrogeno. Questo passaggio rappresenta il punto di<br />

partenza e la sfida più importante tra quelle che ci<br />

attendono. Nella fase intermedia valutiamo combustibili<br />

alternativi come metanolo e Hvo. Nell’immediato<br />

Isotta Fraschini fornisce al settore della difesa motori<br />

in grado di ridurre le emissioni proprio grazie all’Hvo,<br />

che immette CO 2<br />

a ciclo chiuso. Nel medio termine<br />

stiamo valutando il metanolo, assicurando le stesse<br />

performance. Col metanolo la parte fredda del motore<br />

rimane invariata, mentre la parte alta deve essere ripensata.<br />

Stiamo dunque valutando soluzioni bifuel, con<br />

il gasolio per l’innesco dell’accensione e il metanolo<br />

come combustibile per la propulsione. È in corso una<br />

cooperazione con il Cnr di Napoli».<br />

Madex, Corea del Sud<br />

In contemporanea al<br />

SeaFuture, dall’altro lato<br />

del globo si è svolto il<br />

Madex. Dal 7 al 9 giugno,<br />

a Busan è andata in scena<br />

la tecnologia per la marina<br />

militare, in un’area del pianeta<br />

attraversata dalle tensioni<br />

intorno a Taiwan. Anche in<br />

quello scenario il Gruppo<br />

Fincantieri ha sfoderato dalla<br />

manica l’asso Isotta Fraschini<br />

Motori, oltre a Next Tech.<br />

23


volvo penta. Ips 40<br />

È DIVENTATO<br />

GRANDE<br />

E non solamente perché l’Ips ha spento la<br />

diciottesima candelina. Il sistema integrato di Volvo<br />

Penta è capace di affiancare fino a quattro motori<br />

D13, portando la capacità propulsiva a livelli ma<br />

raggiunti finora. Nel diporto, ma non solo, si candida<br />

a motorizzare imbarcazioni fino a 55 metri<br />

Con un’installazione<br />

quadrupla l’Ips<br />

di Volvo Penta<br />

è attualmente in<br />

grado di erogare<br />

fino a 5.880<br />

chilowatt, cioè ben<br />

8.000 cavalli.<br />

mare<br />

24<br />

C<br />

orreva l’anno 2005 e, quasi in sordina, Volvo<br />

Penta rivelò al mondo l’Ips (Inboard performance<br />

system). L’idea era tanto semplice<br />

concettualmente quanto funzionale alle esigenze dei<br />

cantieri nautici. Quel che si dice essere “pre-destinati”.<br />

Si è rivelata così “disruptive”, che ne sono<br />

state consegnate oltre 36.000 unità. Vi ricordiamo<br />

che l’Ips è un sistema di propulsione integrato comprensivo<br />

del motore endotermico, del piede poppiero,<br />

delle funzioni di cambio e delle eliche. Un sistema<br />

che non cesserà di conoscere implementazioni e<br />

di allargare la gamma. Il moto è trasmesso con una<br />

doppia coppia conica a U invece che a Z. Le eliche<br />

lavorano quindi in trazione anziché in spinta. Da allora,<br />

la strada percorsa è stata lunga, fino ad arrivare<br />

ai giorni nostri. L’ultima generazione di Ips entrerà<br />

in produzione seriale nel 2025. L’Ips incorpora due<br />

motori Volvo Penta D13, fino a 1.000 cavalli, abbinati<br />

a un sistema di post-trattamento che consente<br />

le omologazioni più stringenti, quali le norme Imo<br />

III, Tier 4 Final e Stage V (è il pacchetto integrato<br />

comprensivo dell’Scr).<br />

Premiata (e beata) versatilità<br />

Una delle caratteristiche principali del rinnovato<br />

Ips è la sua versatilità, essendo predisposto per<br />

accogliere diverse fonti di alimentazione. Questo<br />

significa che, oltre ai 13 litri, alimentati con combustibili<br />

da biomassa o sintetici, la piattaforma è in<br />

grado di supportare anche soluzioni completamente<br />

elettriche o ibride. Il design a doppio ingresso di<br />

potenza offre modularità e flessibilità. A seconda<br />

delle dimensioni e dei requisiti dell’imbarcazione,<br />

può essere installato in configurazione doppia, tripla<br />

o quadrupla. Ogni imbarcazione equipaggiata con<br />

l’Ips attinge quindi da 4 a 8 fonti di alimentazione,<br />

a seconda della configurazione scelta. Questa<br />

configurazione consente una maggiore ridondanza,<br />

una migliore manovrabilità e una distribuzione ottimizzata<br />

della potenza, migliorando le prestazioni<br />

complessive dell’imbarcazione. È adatta sia ai<br />

superyacht che alle imbarcazioni professionali, da<br />

25 a 55 metri e oltre, con una velocità massima<br />

compresa tra 12 e 40 nodi. Secondo i calcoli del<br />

costruttore sarà in grado di ridurre fino al 30% il<br />

consumo di carburante e le emissioni, rispetto a<br />

un’installazione tradizionale con albero entrobordo.<br />

L’Ips 40 incorpora una funzione di efficientamento<br />

che consente l’avvio e l’arresto automatico<br />

dei singoli motori in base alla potenza richiesta per<br />

ogni situazione specifica. Una funzione progettata<br />

per ottimizzare il consumo di carburante e le ore di<br />

funzionamento del motore. Avviando e arrestando<br />

automaticamente i motori in base alle necessità, il<br />

sistema è in grado di calibrare la richiesta di potenza<br />

dell’imbarcazione in qualsiasi momento. In<br />

questo modo si garantisce che i motori funzionino<br />

al carico ottimale, riducendo il consumo di carburante<br />

e minimizzando gli sprechi di energia. Inoltre,<br />

la funzionalità di start-stop automatico, sulla<br />

falsariga del dispositivo ampiamente diffuso sulle<br />

automobili, contribuisce a prolungare gli intervalli<br />

di assistenza e manutenzione dei motori.<br />

Cicli più lunghi e meno tempi morti<br />

Dal momento che i motori funzionano solo quando<br />

è necessario, le ore di funzionamento complessive<br />

si riducono. Il risultato sono intervalli più lunghi<br />

tra gli interventi programmati di manutenzione e<br />

assistenza, con la conseguente riduzione dei costi<br />

di manutenzione e dei tempi di fermo dell’imbarcazione.<br />

L’Ips ha beneficiato dell’introduzione di<br />

una serie di eliche controrotanti in bronzo, nota<br />

come R2-R14. Le eliche controrotanti lavorano in


tandem, girando in direzioni opposte per migliorare<br />

l’efficienza della propulsione e la manovrabilità.<br />

Un’altra caratteristica significativa è la capacità di<br />

gestione. La presenza di quello che a tutti gli effetti<br />

è un “all-in-one” è quindi in corso di ramificazione<br />

anche oltre la fatidica soglia degli 80 piedi, come<br />

confermato dalle parole di Johan Inden, presidente<br />

della divisione marina di Volvo Penta. «Questa nuova<br />

piattaforma Ips» commenta Inden, «ha le stesse<br />

caratteristiche prestazionali che hanno permesso<br />

di realizzare soluzioni di alto livello per innumerevoli<br />

imbarcazioni e ora offrirà un’esperienza più<br />

fluida in acqua per i segmenti dei professionisti e<br />

dei superyacht. C’è ora un gruppo completamente<br />

nuovo di armatori e professionisti della nautica che<br />

potranno beneficiare del sistema più completamente<br />

integrato sul mercato, in grado di offre davvero<br />

nuovi livelli di prestazioni, efficienza e affidabilità».<br />

Volvo Penta e Beneteau indagano l’ibrido<br />

Volvo Penta e Beneteau si<br />

sono chieste quale fosse<br />

la percezione dell’ibrido<br />

nell’ecosistema della nautica.<br />

Hanno dunque unito le forze<br />

per organizzare un evento a<br />

giugno, presso la Volvo Penta<br />

Krossholmen Test Facility<br />

di Göteborg alla presenza<br />

di media specializzati,<br />

concessionari e clienti.<br />

Il risultato è stato plebiscitario:<br />

il 72% dei partecipanti ha<br />

indicato un’alta probabilità di<br />

scegliere un sistema ibridoelettrico<br />

per il prossimo<br />

acquisto di un’imbarcazione<br />

dopo averla provata, a<br />

dimostrazione dell’attrattiva<br />

della tecnologia ibrida nel<br />

settore nautico. L’ibrido<br />

parallelo plug-in di Beneteau è<br />

dotato di una coppia di motori<br />

Volvo Penta D4-320 e di due<br />

motori elettrici da 60 chilowatt.<br />

I banchi di batterie sono in<br />

grado di immagazzinare 67<br />

kWh e un’interfaccia uomomacchina<br />

(HMI) che consente<br />

di passare senza soluzione<br />

di continuità dalle modalità<br />

elettrica, ibrida ed elettrica.<br />

La barca ha una velocità<br />

massima di 35 nodi e può<br />

navigare fino a 10 nodi in<br />

modalità elettrica.<br />

25


ghisellini. Su base VM Motori<br />

CUORE E<br />

ANIMA<br />

Sia l’uno che l’altra sono collocati nell’anatomia dell’area<br />

centese, che conosce nella VM Motori il vettore di una<br />

competenza condivisa. I fratelli Ghisellini hanno raccolto<br />

l’eredità del padre, trasformando un’officina meccanica<br />

in un integratore di sistema. Al Salone di Genova saranno<br />

presenti con gli LP, esacilindrici per le applicazioni<br />

marine. Monoblocco VM, firma e personalità Ghisellini<br />

mare<br />

26<br />

L<br />

’imperativo “think big” campeggia da Ghisellini,<br />

a Casumaro, in un’area che risponde amministrativamente<br />

al comune di Cento. L’azienda<br />

affonda le radici nel 1976, il conio è di Giuseppe<br />

Ghisellini, che si occupava di conto lavoro e assemblaggio<br />

per la VM Motori, il volano della meccanica<br />

in questa zona. Peraltro, è quasi superfluo ricordare<br />

chi ci troviamo al limitare nord-orientale del quadrante<br />

della Motor Valley (Ducati e Lamborghini si<br />

trovano letteralmente a una manciata di chilometri)<br />

e della “oleodinamic valley”. A metà del 2020, con<br />

il passaggio a Ghisellini Srl, l’orizzonte si dilata per<br />

curare proprio la parte oleodinamica. Il passaggio in<br />

corso d’opera riguarda la naturale evoluzione a integratore<br />

di sistema. Nell’organigramma, i due figli<br />

del fondatore si sono divisi i compiti: Filippo segue<br />

la parte oleodinamica, Andrea quella motoristica. Ed<br />

è proprio ad Andrea Ghisellini che chiediamo di<br />

accompagnarci nella svolta recente.<br />

«Siamo dealer VM, Yanmar e Fpt Industrial. La<br />

nostra storia si riassume nel passaggio da officina<br />

meccanica di riparazioni e vendita ricambi alla costruzione<br />

di sistemi completi, dal motore diesel al<br />

sistema idraulico, attualmente in fase di sviluppo».<br />

La vocazione di questo territorio è agricola e industriale,<br />

le applicazioni vengono di conseguenza.<br />

Eppure, la costa adriatica si trova a un’ottantina di<br />

chilometri, con i suoi sciami di barche da diporto e<br />

per la pesca. La mitilicultura è una attività diffusa<br />

dai Lidi ferraresi alla Sacca degli Scardovari. Non<br />

sorprende che Ghisellini abbia declinato le proprie<br />

competenze nelle derivazioni nautiche. Anche in<br />

considerazione della affidabilità e delle curve prestazionali<br />

delle versioni marine di VM.<br />

«La novità più recente è stata concepita per il diporto»<br />

puntualizza infatti Andrea Ghisellini. «Abbiamo<br />

sviluppato tre unità omologate Rcd2, siglate LP2.7,<br />

LP3.2CR e LP3.5CR. La base è il monoblocco da 6<br />

cilindri in linea e 4,2 litri di VM. Le sigle corrispondono<br />

alle potenze all’elica, rispettivamente 270, 320<br />

e 350 cavalli a 3.800 giri, anche complete di linea<br />

d’asse Technodrive o ZF. Con Royal Marine puntiamo<br />

a sviluppare soluzioni complete, motori LP con<br />

piede poppiero Bravo 3 di Mercury. Con Volvo Penta<br />

ci spingiamo fino alla predisposizione del pod».<br />

Perché ritenete VM Motori ancora attuale nella<br />

nautica, al di là delle affinità territoriali?<br />

«Perché il VM è ancora un motore valido! Porto<br />

l’esempio della Serie V6, con una potenza di 230<br />

cavalli. Sviluppato in collaborazione con Mercury, è<br />

conforme a Rcd2 ed Epa e sviluppa 230 o 270 cavalli,<br />

a 4.000 giri. Il 4,2 litri che porteremo al Salone di<br />

Genova ha una potenza media apprezzabile, da 250<br />

a 350 cavalli a 3.800 giri. È leggero, appena 470<br />

chili, con una coppia molto interessante. Avendolo<br />

utilizzato soprattutto nel commercial, abbiamo avuto<br />

riscontri lusinghieri sull’affidabilità (14mila ore, per<br />

alcuni motori). La stessa omologazione è prevista<br />

per le barche da lavoro. L’MR706 è omologato Rina,<br />

fino a 110 chilowatt».<br />

E se dovesse snocciolare alcune referenze?<br />

«La Wally Magic Carpet 3, col sistema idraulico<br />

Rexroth, sviluppata insieme a Cariboni. Di Wally<br />

abbiamo motorizzato anche il Tango. Ci sono pure<br />

le Sfriso dei Cantieri Nord Est e alcune applicazioni<br />

di altri cantieri».<br />

In che misura siete intervenuti sul motore?<br />

«Sulla calibrazione e sullo sviluppo di una nuova<br />

centralina, sulla tipologia di acquisizione dati e sul<br />

controllo remoto del motore. Per ottenere le omologazioni<br />

abbiamo dovuto mettere il motore alla frusta,<br />

tenendolo a banco per diversi giorni».<br />

Cosa fare per inserirsi in un mercato così affollato?<br />

«Porteremo il motore al NauticSud e a Genova, oltre<br />

a presentarlo direttamente ai cantieri della Campania,<br />

del Tirreno e della dorsale adriatica. All’estero<br />

ci affidiamo a Planet Marine, di Zagabria, oltre<br />

ad appoggiarci alla rete VM. Vediamo spazio sulle


A sinistra, gli<br />

LP, su base VM,<br />

nell’allestimento<br />

di Ghisellini.<br />

Disponibile nelle tre<br />

tarature che trovate<br />

nella tabella, si<br />

farà trovare con<br />

l’abito della festa al<br />

Salone di Genova.<br />

barche tra 7 e 14 metri. La curva della nautica è<br />

tuttora in crescita e persistono nicchie dove i grandi<br />

motoristi hanno dei ritardi».<br />

Proseguiamo sulla parte più tecnica<br />

A livello oleodinamico la preparazione della Ghisellini<br />

si applica sia a livello di sviluppo del primo<br />

impianto, sia come studio dell’impianto completo,<br />

con la personalizzazione e il controllo della pompa e<br />

del sistema idraulico. «Rexroth ci supporta in questo<br />

percorso» conclude Andrea, prima di lasciare la parola<br />

al fratello Filippo. «L’attività su cui puntiamo»<br />

attacca Filippo «è l’integrazione dei componenti con<br />

l’interfaccia elettronica (di controllo, gestione degli<br />

allarmi ecc.), con la componentistica oleodinamica,<br />

che fornisce Bosch Rexroth. La nostra missione<br />

è riuscire a correlare questi componenti; creiamo<br />

pacchetti macchina in 25-40 giorni. Abbiamo appena<br />

acquisito i primi clienti interessati al pacchetto<br />

completo, del quale garantiamo anche per il service<br />

post-vendita».<br />

QUEI TRE BRAVI RAGAZZI<br />

Marca GHISELLINI GHISELLINI GHISELLINI<br />

Modello LP 2.7 CR LP 3.2 CR LP 3.5 CR<br />

CARTA D’IDENTITÀ<br />

A x C mm - C/A 94 x 100 - 1,06 94 x 100 - 1,06 94 x 100 - 1,06<br />

N. cilindri - litri 6 - 4,16 6 - 4,16 6 - 4,16<br />

Potenza intermittente kW - rpm 198 - 3.800 235 - 3.800 257 - 3.800<br />

Pme bar 15,3 18,2 19,9<br />

Velocità lineare pistone m/s 12,7 12,7 12,7<br />

Coppia max Nm - rpm 670 - 2.400 700 - 2.600 700 - 2.600<br />

Pme a coppia max bar 20,5 21,6 21,6<br />

Riserva di coppia % 23,7 19,7 17<br />

Coppia a potenza max Nm 500 588 647<br />

% Potenza a coppia max (kW) 84,6 (167) 74,90 (176) 73,80 (190)<br />

NELLO SPECIFICO<br />

Potenza kW/litro 47,5 56,5 61,8<br />

Coppia Nm/litro 159,9 168,1 167,1<br />

Potenza areale kW/dm 2 47,60 56,49 61,78<br />

METRO E BILANCIA<br />

Peso kg 460 460 460<br />

L x W x H mm 928x758x788 928x758x788 928x758x788<br />

Ingombro m 3 0,55 0,55 0,55<br />

Massa/potenza kg/kW 2,3 2 1,8<br />

Densità globale kg/litri 110,5 110,5 110,5<br />

Densità di potenza kW/m 3 360 427,3 467,3<br />

Densità assoluta t/m 3 0,84 0,84 0,84<br />

Densità relativa litri/m 3 7,57 7,57 7,57<br />

27


imotor. Per Venezia...<br />

CI SAREBBE<br />

LO STAGE V<br />

Il condizionale è giustificato dalla congiuntura socionormativa,<br />

che ha frettolosamente rimosso<br />

i motori emissionati dal menu della dieta antinquinamento.<br />

Certo, l’elettrico sarebbe la panacea, quando applicabile,<br />

ma quelli di Bimotor hanno dimostrato, Pems alla<br />

mano, che i motori Stage V sono in grado di tagliare<br />

significativamente le emissioni allo scarico<br />

mare<br />

28<br />

Venezia, la bella addormentata stretta nella morsa<br />

di spopolamento, acqua alta e inquinamento.<br />

Sarebbe la candidata naturale all’elettrificazione,<br />

se non fosse per le problematiche intrinseche<br />

alla navigazione e alla complicata realizzazione<br />

delle stazioni di ricarica. Eppure, la soluzione ci<br />

sarebbe e quelli di Bimotor lo hanno capito. Soluzione<br />

eretica, ma reale: lo Stage V. Ci siamo fatti<br />

raccontare il test comparativo con un motore non<br />

emissionato.<br />

Filippo Brunero, Ceo di Bimotor: «L’attività che<br />

abbiamo svolto si inquadra nell’area urbana di<br />

Venezia, città che si porta dietro un ecosistema delicato,<br />

anche sotto il profilo sociale, architettonico<br />

ed economico. Qualcuno ci dovrebbe spiegare<br />

come fa un vaporetto a lavorare 14 ore al giorno<br />

in modalità “full electric”. A queste condizioni,<br />

in base ai nostri calcoli, dovrebbe portare in giro<br />

le batterie, non le persone. In un contesto così<br />

complesso perché non dimostrare che il diesel può<br />

ancora fornire il suo contributo? In quest’ottica,<br />

il 3 giugno 2022 abbiamo presentato questi dati<br />

a un convegno sulla transizione ecologica a Venezia.<br />

Abbiamo trascritto un’ora di battello, dal<br />

punto di visto del motore, in 3.600 righe di Excel,<br />

che corrispondono ad altrettanti parametri misurati.<br />

L’analisi del profilo di missione è di basilare<br />

importanza. Durante la navigazione, si è evinto<br />

che le due linee dell’Actv prese in considerazione<br />

avevano dei profili diversi. Avremmo quindi dovuto<br />

disporre di due barche altrettanto diverse! A ogni<br />

picco visibile sul grafico corrispondono una o più<br />

inversioni dell’elica. A Venezia le barche fanno un<br />

lavoro unico al mondo. L’assorbimento medio di<br />

un vaporetto nella sua missione giornaliera è di<br />

50 chilowatt, equivalente allo stoccaggio a bordo<br />

di 220 chili di gasolio oppure a 800 kWh. Quindi,<br />

in altri termini, 8 batterie della Tesla Model S,<br />

oppure il fabbisogno energetico quadrimestrale<br />

di una famiglia media italiana, di 3 o 4 persone.<br />

La ricetta ideale, secondo noi, è lo Stage V, con<br />

architettura tradizionale. Nel luglio del 2021 ci<br />

siamo assunti l’onere di una prova comparativa<br />

sulle emissioni di due mototopi, con identici peso<br />

e dislocamento, motori di pari potenza e una differente<br />

classe emissiva. L’imbarcazione Claudia<br />

è equipaggiata con un Nef 6.7 150, non emissionato,<br />

da 110 kW, assai diffuso in Laguna, per la<br />

sua affidabilità. El Nonno Kille, con un Fpt N40<br />

170 stage V, da 125 kW. Abbiamo installato un<br />

pems e ci siamo fatti un giretto per la Laguna.<br />

Da Marghera, affiancando il Ponte della Libertà,<br />

attraversando il Canal Grande, in un irreale silenzio,<br />

con la barca al minimo, fino alla Giudecca.<br />

Quel giorno era infatti in svolgimento il G20<br />

dei Ministri delle Finanze e dei Governatori delle<br />

Banche Centrali e non volava una mosca. Stessa<br />

velocità e stesse condizioni di traffico, al mattino<br />

con lo Stage V, il pomeriggio con il 6 cilindri non<br />

emissionato. Trascurando il PM10, che in queste<br />

condizioni non è isolabile per ovvie ragioni, abbiamo<br />

realizzato come le emissioni di HC e CO<br />

fossero scese in maniera significativa. L’N40-170,<br />

a parità di rating e di ciclo di missione, ha mediamente<br />

dimezzato i livelli emissivi degli ossidi di<br />

azoto, del monossido di carbonio e degli idrocarburi<br />

incombusti. Abbiamo notato che si potrebbe<br />

ulteriormente intervenire sulle emissioni di CO: al


motore mancava aria perché il vano motore è troppo<br />

chiuso. Una volta aperto il cofano, infatti, le<br />

emissioni di monossido di carbonio sono crollate.<br />

Per l’attraversamento del Canal Grande l’elettrico<br />

sarebbe perfetto, ma con qualsiasi alimentazione il<br />

motore girerebbe al minimo. A 7 nodi anche il termico<br />

assorbe pochissimo. Lo Stage V è comunque<br />

imprescindibile anche per le soluzioni ibride».<br />

Jacopo Fusaro, Engines sales: «Non esistono allo<br />

stato attuale dei mototopi elettrici. Si parla ancora<br />

di sperimentazione. Vorremmo che passasse il messaggio<br />

che un passo importante nella transizione<br />

ecologica è possibile fin da ora, come chiariscono i<br />

risultati ottenuti dal mototopo motorizzato Stage V.<br />

Rinaldo Marengo, Sales & purchasing general<br />

manager: «A chi vuole lanciarsi nelle sperimentazioni<br />

chiedo attenzione. Percepisco un’eccessiva<br />

accelerazione e la troppa velocità può dare seri<br />

problemi».<br />

Filippo Brunero: «Come recita il proverbio, “la<br />

gatta frettolosa fa i gattini ciechi”. E, poi, cosa<br />

significa fare sperimentazione sul Canal Grande?<br />

Esiste forse un posto più difficile dove farlo?<br />

Come dire, se si usa la barca un’ora al giorno, con<br />

100mila euro di batterie si fa quel che si vuole, ma<br />

se le ore sono 14...».<br />

Se la leva decisionale è determinata dalle scelte<br />

politiche, quali argomenti si possono opporre, se<br />

non quelli economici?<br />

Filippo Brunero: «Noi abbiamo contestualizzato<br />

su Venezia, dove collaboriamo con Vulkan all’ibridizzazione<br />

del vaporetto. Sostanzialmente, è una<br />

sorta di “caricabatterie”. Forniamo l’endotermico,<br />

che non serve a muovere l’elica ma a mantenere<br />

le batterie all’interno di un certo range, al fine di<br />

massimizzarne la vita utile. C’è il downsizing del<br />

motore da 8,7 a 6,7 litri, Stage V, e non è un’applicazione<br />

low cost. Questa è una risposta sostenibile<br />

per le barche da lavoro. L’ibrido seriale prevede<br />

tanta elettronica di potenza. Vulkan si è aggiudicata<br />

l’appalto per la fornitura di 1 + 5 + 5 imbarcazioni.<br />

Nel nostro ciclo il mototopo assorbe circa 10-15<br />

kW, al di fuori del Canal Grande. Se impiegato 5<br />

ore al giorno, trascurando i rendimenti, richiede<br />

pertanto 65 kW/h di potenza elettrica installata a<br />

bordo, che significa 80mila euro di batterie. Senza<br />

poi tenere conto dei tempi di ricarica».<br />

Jacopo Fusaro: «Le infrastrutture di ricarica saranno<br />

complicate da realizzare per una molteplicità<br />

di fattori, tra cui il più evidente è la marea. Sul fiume<br />

Sile, vicino a Venezia, noleggiano delle piccole<br />

barche elettriche. Anche io l’ho apprezzata, e ho<br />

anche constatato che la barca di servizio aveva un<br />

fuori bordo da due tempi, per garantire la certezza<br />

di intervento. Si parla di soluzioni collaudate contro<br />

quelli che sono al momento assomigliano spesso<br />

a esercizi di stile».<br />

Rinaldo Marengo: «Nel Nord Europa hanno investito<br />

in energie alternative, tra cui i parchi eolici.<br />

In queste condizioni avrebbe sicuramente un senso,<br />

per alcune applicazioni, in particolare se devi circolare<br />

solo ad Amsterdam».<br />

Filippo Brunero: «Che dire al sindaco di Amsterdam,<br />

se non che la sua città non vive sull’acqua,<br />

Venezia sì? In Laguna i servizi pubblici e il trasporto<br />

privato si muovono su barche. Nessuno, almeno<br />

qua, è contrario all’elettrico, e men che meno ostile,<br />

ma cosa fai, per elettrificare mototopi e vaporetti<br />

raddoppi la flotta e dimezzi la navigazione? Dipende<br />

poi da come si fanno i conti. Una cosa sono<br />

le emissioni in atmosfera da quando la ricarica è<br />

completata a quando hai finito di utilizzare il mezzo.<br />

Un’altra è se consideri l’ottica “well to wheel”;<br />

in questo caso si cambia completamente scenario».<br />

Filippo Brunero:<br />

«A Venezia le<br />

barche fanno<br />

un lavoro unico<br />

al mondo.<br />

L’assorbimento<br />

medio di un<br />

vaporetto nella sua<br />

missione giornaliera<br />

è di 50 chilowatt,<br />

equivalente allo<br />

stoccaggio a bordo<br />

di 220 chili di<br />

gasolio oppure a<br />

800 kWh. Quindi,<br />

in altri termini, 8<br />

batterie della Tesla<br />

Model S, oppure<br />

il fabbisogno<br />

energetico<br />

quadrimestrale<br />

di una famiglia<br />

media italiana,<br />

di 3 o 4 persone».<br />

29


yanmar marine. E la nautica professionale<br />

AL PASSO<br />

COI TEMPI<br />

Tenere saldo il timone con lo sguardo dritto<br />

davanti a sé. E all’orizzonte non può esserci che<br />

la diversificazione degli assetti propulsivi. Yanmar<br />

Marine ha equipaggiato una nave oceanografica<br />

norvegese con un sistema ibrido e un peschereccio,<br />

sempre in quell’area, con un 6 cilindri medium speed<br />

mare<br />

30<br />

Yanmar Marine ha la reputazione di grande<br />

lavoratrice. Che si tratti di rimorchiatori,<br />

pilotine o pescherecci, oppure di gettare il<br />

cuore oltre l’ostacolo della transizione ecologica.<br />

A proposito di quest’ultimo caso, la risposta di<br />

Yanmar, che vi esplicheremo in questa sede, si<br />

chiama ibrido. La Geologen ha la missione di<br />

scandagliare i fondali marini e dei fiordi norvegesi,<br />

per fornire dati e approfondimenti utili alla<br />

comprensione delle caratteristiche geologiche e<br />

delle risorse della regione. Durante la cerimonia<br />

che si è svolta a Trondheim, May Britt Myhr, il<br />

direttore del Geological Survey of Norway, istituto<br />

conosciuto con la sigla Ngu, ha battezzato<br />

la Geologen con acqua di mare. È quella tradizionale<br />

cerimonia marinara nota come battesimo<br />

del mare, che simboleggia l’inizio del servizio di<br />

un’imbarcazione.<br />

Ibrido con 679 kW termici e 200 elettrici<br />

La linea d’asse della nave da ricerca Geologen<br />

è composta da due motori 6Ayem-Gtws da 670<br />

chilowatt e da una serie di motori elettrici da<br />

200 kW. L’endotermico è un 6 cilindri in linea<br />

da circa 20 litri (AxC 155x180 mm). Questa<br />

combinazione di endotermici e motori elettrici<br />

fornisce la potenza necessaria per soddisfare la<br />

fase propulsiva della nave. Con questa configurazione,<br />

la Geologen è in grado di raggiungere<br />

una velocità di 20 nodi, una velocità significativa<br />

per una nave da ricerca. Oltre alla modalità di<br />

propulsione garantita dai motori a combustione<br />

interna, la Geologen dispone anche di una modalità<br />

esclusivamente elettrica. In questa modalità,<br />

la nave si affida esclusivamente ai motori elettrici<br />

da 200 chilowatt. Durante il funzionamento in<br />

modalità solo elettrica, la Geologen può mantenere<br />

una velocità di 5 nodi per una durata di 4<br />

ore. Questa caratteristica consente alla nave di<br />

operare in modo silenzioso, riducendo il rumore<br />

e le emissioni durante le operazioni di ricerca<br />

specifiche o quando deve solcare le acque del<br />

Nord per distanze brevi.<br />

Gisle Johnsen è il Direttore Generale di Martec,<br />

filiale norvegese di Kewatec Aluboats: «Credo<br />

che il sistema di propulsione sia il primo sistema<br />

ibrido composto da motori Yanmar Imo Tier III in<br />

combinazione con un’elica a passo variabile e un<br />

motore elettrico Pti (Power take in) montato sulla<br />

scatola del cambio. Il compito del cliente era<br />

quello di ideare un sistema di propulsione con<br />

vibrazioni e rumori molto ridotti a causa di tutti<br />

gli strumenti scientifici sensibili presenti a bordo.<br />

Il sistema è stato testato correttamente secondo il<br />

programma Sat (Sea acceptance test) del cantiere<br />

e della normativa, compresa una prova di quattro<br />

ore al 100% del carico. I test hanno avuto<br />

successo, tutto ha funzionato secondo i piani e<br />

non sono stati necessari ulteriori aggiustamenti<br />

o adattamenti».<br />

Rimaniamo in Norvegia ma ci trasferiamo a bordo<br />

della MS Stødig, una nave dalla lunghezza di 39<br />

metri e una larghezza di 11,5 metri. Nelle lingue<br />

scandinave “Stødig” significa “stabile”, un nome<br />

appropriato per una nave che si occupa di pesca e<br />

di operazioni offshore. La Stødig ha sostituito lo<br />

scafo originale, alienato nel 2020. L’obiettivo principale<br />

di Stødig è la caccia al pesce bianco in mare<br />

aperto nelle acque del Nord. Il nasello e il merluzzo<br />

sono le specie più note nel Sud Europa, ma la<br />

nave sarà probabilmente impegnata in attività di<br />

pesca di specie come, a parte il citato merluzzo,


A sinistra la<br />

Geologen,<br />

nave di ricerca<br />

oceanografica,<br />

operante in<br />

Norvegia, con la<br />

sala macchine in<br />

bella vista. Qui<br />

opera un sistema<br />

ibrido. Nelle foto<br />

in basso, è ritratta<br />

la MS Stødig,<br />

equipaggiata con<br />

un endotermico<br />

Yanmar Marine,<br />

il 6EY22AW.<br />

l’eglefino, il pollock e altre varietà di pesce bianco<br />

diffuse nei mari del Nord Europa, dal grande<br />

appeal commerciale. «È la nostra nuova 467, con<br />

scafo costruito nei nostri stabilimenti di Gdynia<br />

(sul Mar Baltico, ndr)», ha dichiarato l’architetto<br />

navale Kent Damgaard, direttore di Karstensens<br />

Skibsværft, «e la propulsione è affidata a<br />

uno Yanmar 6EY22AW da 1.370 cavalli a 900 giri,<br />

scelto in collaborazione con l’operatore. È un momento<br />

interessante per occuparsi di propulsione<br />

marina, poiché stiamo affrontando la realtà della<br />

transizione verde. Le soluzioni tecniche per i carburanti<br />

alternativi, anche a emissioni zero, sono<br />

effettivamente disponibili, ma le infrastrutture e la<br />

sicurezza dell’approvvigionamento lasciano molto<br />

a desiderare. Per questo motivo è stata progettata<br />

la Stødig, basata su carburanti convenzionali, ma<br />

ottimizzata a fondo. Ciò significa cercare di migliorare<br />

l’economia con incrementi percentuali.<br />

In questa occasione, abbiamo sfruttato al meglio<br />

la coppia disponibile installando un motore più<br />

piccolo e un’elica più grande».<br />

31


as labruna. A Montecarlo<br />

ENERGY BOAT<br />

CHALLENGE<br />

Alla seconda edizione, AS Labruna incassa<br />

il secondo posto di Elettra, barca allestita<br />

dall’Università di Genova con propulsione AS,<br />

tagliando il traguardo sia con Futura che con E-Vision,<br />

equipaggiata da 3 fuoribordo X20 per 9,8 chilowatt<br />

mare<br />

32<br />

Montecarlo è un rifugio dorato, incubatore di<br />

casinò e teatro del Monaco Boat Show, che<br />

quest’anno si svolgerà dal 27 al 30 settembre.<br />

La vocazione marinara del Principato non si esaurisce<br />

alla kermesse espositiva. In occasione della decima<br />

edizione dell’Energy Boat Challenge, dal 3 all’8<br />

luglio, AS Labruna ha fatto il bis. Come ci ha detto<br />

lo stesso amministratore delegato: «Lo scorso anno<br />

abbiamo partecipato all’Energy Boat Challenge per<br />

la prima volta con Futura, la barca alimentata con<br />

fuel cell ad idrogeno, classificandoci ultimi. Dalle<br />

sconfitte si impara e così ci siamo messi al lavoro per<br />

migliorarci. Il Monaco Ebt è una sfida internazionale<br />

aperta al pubblico, che accoglie studenti e professionisti<br />

provenienti da tutto il mondo per regatare in tre<br />

diverse classi: Energy, Solar e Open Sea Class. La<br />

classe Energy è dedicata a catamarani veloci autocostruiti,<br />

la classe Solar a barche alimentate totalmente<br />

ad energia solare e la Open Class è destinata<br />

a barche di serie (“CE Certified”) o prototipi (“not<br />

CE Certified”). È una competizione molto complessa,<br />

perché ci sono prove di manovrabilità, velocità,<br />

endurance e distanza a cronometro (16 Nm nel tratto<br />

Montecarlo-Ventimiglia-Montecarlo). La prova di endurance<br />

conferisce un punteggio doppio ed è la prova<br />

regina, perché consiste nel percorrere quanti più giri<br />

completi (3 Nm) in 4 ore. Il ritorno in banchina deve<br />

avvenire con le proprie batterie. Quest’anno le prove<br />

di endurance e la 16 Nm sono state fatte con mare<br />

formato e vento con raffiche fino a 40 km/h ed hanno<br />

messo a dura prova tutte le imbarcazioni».<br />

Competizioni elettriche<br />

Le competizioni dedicate alle imbarcazioni con propulsioni<br />

alternative all’endotermico stanno proliferando,<br />

come dimostra la e-Regatta di Venezia, che si disputa<br />

in occasione del Salone Nautico. Un percorso ad<br />

anello, dall’Arsenale al Canal Grande, sicuramente più<br />

suggestivo e iconico ma meno sfidante e qualificante<br />

della competizione monegasca. Labruna si è presentato<br />

a Montecarlo con due imbarcazioni, E-Vision Lab<br />

e Futura. C’era anche Elettra, in collaborazione con<br />

l’Università di Genova. I presupposti li conosciamo:<br />

trovare un punto di equilibrio tra la densità energetica<br />

dei pacchi batterie e le complicazioni accessorie,<br />

quali quelle infrastrutturali e di ricarica. Facendo un<br />

piccolo passo indietro, al Salone di Venezia del 2022,<br />

vi riportiamo uno stralcio della filosofia progettuale<br />

di Labruna, che risponde a questa esigenza: «Il principio<br />

generale che ci ispira è la massima riduzione<br />

del pacco batterie anche perché se non hai una fonte<br />

di energia a bordo devi ricaricare in banchina». Lo<br />

scorso 12 maggio, invece, in occasione dell’Electric<br />

Boat Show di Milano, Massimo Labruna ci informò<br />

di aver realizzato «un concept, in tutti i sensi,<br />

scalabile su imbarcazioni più grandi, dove la criticità<br />

deriva dalla potenza delle celle a combustibile, con<br />

un’asticella comunque alzata a 300 chilowatt, che è<br />

pur sempre una potenza di tutto rispetto. Così pensiamo<br />

di risolvere l’annoso problema dell’autonomia<br />

delle barche full-electric. L’imbarcazione è dotata di<br />

due motori elettrici, di un pacco batterie tampone e di<br />

fuel cell a idrogeno che ricaricano le batterie». Quanto<br />

premesso ci riporta al progetto E-Vision Lab, prototipo<br />

sperimentale di imbarcazione sostenibile sportiva, con<br />

motorizzazione elettrica, progettata e fabbricata «come<br />

dimostratore efficace ed efficiente». Uno scafo concepito<br />

espressamente per la partecipazione al più grande<br />

evento sportivo per imbarcazioni elettriche europee,<br />

l’Energy Boat Challenge. Il materiale di costruzione<br />

è composito (compensato marino e fibra di vetro) per<br />

avere uno scafo leggero e affidabile e compensare il<br />

peso aggiuntivo delle batterie elettriche, mantenendo<br />

competitività nel range 15-25 nodi per la categoria di<br />

gara richiesta. L’utilizzo prevalente di materiali su base<br />

compensato marino e rinforzi in vetroresina permette


un rapporto di peso tra i due superiore a 5. Quel che si<br />

dice “prendere due piccioni con una fava”: leggerezza<br />

e spazio a favore del pacco batterie, e riduzione della<br />

resina utilizzata, con un immediato ritorno in termini di<br />

sostenibilità ambientale. Materiali e metodi di produzione<br />

e assemblaggio sono stati studiati per contenere il<br />

peso dello scafo al di sotto dei 290 chili e garantire una<br />

rigidezza complessiva idonea all’utilizzo. Con mare<br />

calmo, una persona a bordo e 3 batterie, l’imbarcazione<br />

raggiunge 20 nodi di velocità massima. In configurazione<br />

da gara (5 batterie e 2 persone di equipaggio) e<br />

mare formato sono stati raggiunti i 15 nodi. Per consentire<br />

queste prestazioni, E-Vision Lab è equipaggiata<br />

da 3 motori fuoribordo X20 per 9.8 chilowatt, con<br />

eliche Solas 10” X 13”. Precisa Labruna: «Abbiamo<br />

sviluppato appositamente per la competizione un kit<br />

per adattare eliche di fuoribordo classici e ora il kit è<br />

in produzione) con 5 batterie Vanguard da 7 kWh, a<br />

48 V, DC-DC converter 48V-12V, batteria di servizio<br />

al litio Efoy da 110 Ah, sistema di monitoraggio e<br />

telemetria Sea 4.0». I tre professori del Politecnico<br />

di Bari con lo spin-off Shapeyard hanno progettato<br />

l’imbarcazione, costruita nel cantiere Saponaro a Monopoli.<br />

Di Elettra possiamo raccontarvi che accoglie<br />

un motore X20 da 11.5 kW con elica 10” x 10”. Qui<br />

entra in ballo l’Università di Genova, che ha scelto il<br />

motore E-Vision per gareggiare, supportati dallo staff<br />

AS per la messa a punto. Una “gara” prestazionale,<br />

quella firmata dal gruppo di lavoro pugliese, che ha<br />

consentito allo scafo di classificarsi secondo nell’endurance.<br />

«Con più tempo a disposizione» si dichiara<br />

certo Massimo Labruna «Elettra avrebbe vinto».<br />

Qui, sopra, Elettra,<br />

motorizzata da AS<br />

Labruna, sotto le<br />

cui insegne c’era<br />

E-Vision (a sinistra),<br />

in acqua insieme<br />

all’altra elettrica<br />

di AS, Futura.<br />

Sea 4.0: “prevenire è meglio che curare”<br />

La manutenzione predittiva è uno<br />

dei must veicolati dall’avvento<br />

dell’elettronica a bordo macchina. Da<br />

questa esigenza ha preso forma Sea<br />

4.0, un kit di intelligenza artificiale per<br />

il monitoraggio e la manutenzione<br />

predittiva, sviluppato per controllare e<br />

massimizzare l’efficienza del sistema di<br />

alimentazione elettrica e degli interventi<br />

di manutenzione e assistenza sulle<br />

imbarcazioni.<br />

«In pratica raccogliamo i dati relativi a<br />

motore e linea asse, li immagazziniamo<br />

e li inviamo al cloud. Non si tratta della<br />

solita consolle per la registrazione<br />

statica dei dati, Sea 4.0 quei dati li<br />

analizza e consente di mapparli e<br />

pianificare gli interventi in base alle<br />

reali condizioni di utilizzo del motore».<br />

ci disse Massimo Labruna qualche<br />

anno fa. Il kit è composto da due<br />

microcomputer, uno a bordo e uno<br />

nella sala di controllo. Il computer di<br />

bordo raccoglie in tempo reale tutti<br />

i dati di propulsione provenienti dai<br />

sensori posizionati sul powertrain<br />

(motori elettrici, controller, batterie,<br />

Obc). Vengono monitorati diversi<br />

parametri operativi, come il numero di<br />

giri dell’elica, la tensione, le correnti,<br />

le temperature, il processo di ricarica,<br />

i messaggi diagnostici. Il sistema è<br />

dotato di un Gps integrato. Un sensore<br />

di contaminazione ferromagnetica<br />

consente di identificare il sintomo<br />

e intervenire tempestivamente.<br />

Il valore aggiunto del sistema è<br />

rappresentato dagli algoritmi di<br />

autoapprendimento. Sea 4.0 utilizza<br />

la tecnologia Blockchain, un registro<br />

pubblico di convalida dei dati digitali,<br />

senza controllo centralizzato, che<br />

contiene tutte le transazioni effettuate<br />

tra gli utenti dal momento della sua<br />

creazione. Il database è condiviso,<br />

senza intermediari, in modo che ogni<br />

partecipante possa verificare la validità<br />

della catena di transazioni.<br />

33


PUNCH torino<br />

TERMICI IN<br />

MARE!<br />

Abbiamo conosciuto Alberto Vassallo al<br />

Politecnico di Milano. È lui l’autore del<br />

felice epiteto “ingegneri avanzati”. Cosa<br />

ci sia di realmente avanzato, nel senso<br />

di residuo, nelle sale macchina delle<br />

applicazioni marine, lo abbiamo chiesto<br />

a lui stesso e a Nicola Costa. Punch Torino<br />

e l’idrogeno, un serial a puntate che ci<br />

riserverà sicuramente altri colpi di scena<br />

MARE<br />

34<br />

Punch Torino procede spedita nella mappatura<br />

funzionale dei processi ingegneristici. L’obiettivo<br />

è noto ai più: promuovere la transizione<br />

energetica, anche nel diporto, senza dovere necessariamente<br />

stigmatizzare, o marginalizzare, il motore<br />

a combustione interna. Una strategia che vede<br />

nell’idrogeno il fattore chiave. Abbiamo chiesto ad<br />

Alberto Vassallo, Senior Engineering Group Manager,<br />

e Nicola Costa, Senior Program Manager &<br />

Chief Engineer, di approfondire la questione.<br />

Vassallo: «Servono neutralità tecnologica ed eclettismo<br />

per affrontare la transizione. Le procedure<br />

di “life cycle analysis” stanno diventando imprescindibili,<br />

le aziende più strutturate spingono verso<br />

un’ottica virtuosa, come un’onda in espansione. Ne<br />

è la dimostrazione la certificazione Lca, Iso 14000,<br />

che si va imponendo come standard globale per<br />

questo tipo di assessment, sia all’interno delle organizzazioni<br />

aziendali che coinvolgendo la rete di<br />

fornitori. L’orientamento non è più la definizione<br />

del solo utilizzo finale, ma dell’intera fase di costruzione<br />

e smaltimento del prodotto a fine vita, che<br />

cambia radicalmente il quadro dei prodotti a batteria,<br />

per citare il trend più in voga. Le fasi di utilizzo<br />

e di smaltimento dell’accumulatore innalzano<br />

la quantità di CO 2<br />

complessivamente emessa, dallo<br />

zero allo scarico a un valore comunque competitivo,<br />

ma sicuramente più elevato, se si valutano anche<br />

i bilanci di massa. Al primo posto, nella classifica<br />

che abbiamo stilato dei virtuosi, è insediato l’H2<br />

fuel cell da elettrolisi. Al secondo posto si trova<br />

l’Hvo, il che significa che l’endotermico è ancora<br />

competitivo. Al terzo posto a pari merito ci sono un<br />

Bev, H2 ICE, H2 FC. Tre soluzioni, di tre famiglie<br />

diverse, che si raggruppano in appena 5 grammi<br />

allo scarico. L’idrogeno è una molecola complessa<br />

e Punch, come le altre aziende del consorzio Hydrogen<br />

Europe, sta investendo nella sicurezza, nella<br />

sensoristica, nella logistica e nell’infrastruttura in<br />

generale. Analogamente, anche gli attori dello scenario<br />

elettrico investono nell’analisi dell’invecchiamento<br />

delle batterie e nel contrasto e nella diagnosi<br />

dei fenomeni di “thermal runaway” dei pacchi batterie,<br />

per incentivare la sicurezza del consumatore<br />

finale. Mi conceda una divagazione. Pensi che gli<br />

incendi di batterie nelle auto elettriche sono un decimo<br />

rispetto al tasso di incidentalità delle auto tradizionali.<br />

Quando succedono, però, sono disastrosi,<br />

perché il potenziale incendiario, o carico termico, è<br />

molto maggiore e, di conseguenza le difficoltà nello<br />

spegnerlo. Per noi è una “challenge”, dal momento<br />

che rappresenta per il consumatore finale un costo<br />

crescente, se l’equivalenza tra termico, idrogeno<br />

ed elettrico è fatta troppo al rialzo. Si penalizza il<br />

tasso di sostituzione e si limitano le vendite di auto<br />

nuove, facendo sì che il parco circolante invecchi.<br />

Punch cerca di contrastare questo rischio favorendo<br />

soluzioni come l’Hvo, che richiedono investimenti<br />

minori e permettono ai consumatori di avere<br />

soluzioni trasparenti e più accessibili. La scienza<br />

diventa progresso quando è condivisa».<br />

Costa: «Alla Punch ho la responsabilità delle applicazioni<br />

marine. In un ambito in cui il diesel è<br />

tuttora prevalente, per noi è stato importante con-


solidare le nostre competenze nella marinizzazione,<br />

non solo nel convertire il motore a idrogeno.<br />

Collaboriamo con Bukh. Abbiamo marinizzato per<br />

l’azienda danese il V8 Duramax in versione automotive.<br />

Il motore è stato sviluppato e progettato per<br />

diversi livelli di potenza (la taratura d’attacco è di<br />

221 kW e 735 Nm. Salendo si segmenta a 258 kW e<br />

830 Nm, 297/940, 332/1.070 e 368/1.170. L’alto di<br />

gamma eroga 391 chilowatt e 1.245 Newtonmetro,<br />

ndr). Le applicazioni sono le più svariate. Tra queste,<br />

cito l’interessante esempio delle barche Solas<br />

(acronimo di “Safety of life at sea”, ndr), che richiedono<br />

requisiti particolari. Per esempio, la barca<br />

deve essere lanciata da altezze notevoli. Il motore<br />

deve resistere all’impatto e funzionare anche in<br />

caso di ribaltamento della barca. Esiste addirittura<br />

un record del mondo, che è di 80 metri! Per potenze<br />

più elevate si passa al recreational, con un profilo<br />

di utilizzo diverso. La progettazione è stata fatta su<br />

Cad, tutti i componenti marini, che si tratti dell’intercooler<br />

raffreddato ad acqua di mare o dell’heat<br />

exchanger. Abbiamo stravolto il circuito di raffreddamento,<br />

modificato il circuito olio, per remotare<br />

i filtri, che sul V8 Duramax sono due, aggiunto ulteriori<br />

cooler e adottato un filtro aria tipicamente<br />

marino. Adesso utilizziamo questo know-how per<br />

ulteriori sviluppi, partendo dalle simulazioni Cad-<br />

Cae con cui valutare anche l’impatto dei componenti<br />

marini progettati. Non sono stati rilevati punti<br />

critici, nemmeno nelle temperature misurate nella<br />

testa cilindri. Per accelerare le tempistiche della<br />

costruzione dei prototipi ci siamo avvalsi di tubazioni<br />

tipiche del racing. Abbiamo messo il motore<br />

a banco e, infine, calibrato e certificato, affidandoci<br />

a Dnv. Siamo impegnati in ulteriori applicazioni, a<br />

partire dall’integrazione su barca di questi motori.<br />

Le competenze maturate nella marinizzazione si<br />

combineranno con quelle nell’idrogeno.<br />

Sono stati cambiati i collettori di scarico, raffreddati<br />

ad acqua motore, per scongiurare qualsiasi<br />

rischio di corrosione, abbiamo personalizzato<br />

le tubazioni che collegano il turbo allo scarico e<br />

all’intake, la vaschetta di espansione è montata sul<br />

motore, anche il giro cinghia è stato modificato.<br />

Ovviamente la centralina motore è stata calibrata<br />

da noi. Per il Bukh V8, reperibile sul mercato,<br />

siamo saliti di 80 cavalli rispetto alla versione<br />

automotive, e la coppia massima è cresciuta del<br />

25%, da 1.000 a 1.250 Nm. Al Salone di Genova<br />

presenteremo ulteriori sviluppi».<br />

E a chi potrebbe interessare questo progetto?<br />

Costa: «Noi ci sentiamo assolutamente pronti a<br />

raccogliere un’altra sfida di questo genere, cioè a<br />

costruire un altro motore marino alimentato a idrogeno.<br />

Manca la certezza del rifornimento del combustibile.<br />

Abbiamo registrato tanto interesse, per<br />

applicazioni commerciali e non solo, in particolare<br />

da parte di cantieri veneziani. L’idrogeno potrebbe<br />

risolvere alcuni problemi legati all’elettrificazione.<br />

Ci sono margini per agire sullo spazio a bordo e<br />

integrare le bombole di idrogeno».<br />

Cos’è possibile fare per esorcizzare l’ansietà sulla<br />

sicurezza legata a combustibili come idrogeno<br />

e ammoniaca?<br />

Il Gruppo<br />

Punch investe<br />

nell'idrogeno. Non<br />

tanto in esercizi<br />

di stile, quanto<br />

in progetti. Come<br />

commentò il Ceo<br />

di Punch Torino,<br />

Pierpaolo Antonioli,<br />

nel 2021, all'atto<br />

della fondazione:<br />

«La creazione di<br />

Punch Hydrocells<br />

rappresenta uno<br />

dei primi passi<br />

che consentiranno<br />

al gruppo di<br />

espandere il<br />

proprio business<br />

in uno dei settori<br />

più promettenti<br />

della transizione<br />

energetica, ma<br />

sarà anche uno<br />

degli elementi<br />

complementari<br />

a uno sviluppo<br />

industriale in<br />

cui Punch crede<br />

e che vedrà in<br />

futuro ulteriori<br />

rafforzamenti e<br />

diversificazioni».<br />

35


MARE<br />

36<br />

Costa: «C’è un buco normativo sulla sicurezza, che<br />

deve essere riempito, ed è quello di cui si sta discutendo.<br />

L’Imo è al lavoro per definire le regole<br />

di certificazione delle applicazioni navali a idrogeno.<br />

Al momento si ragiona a livello prototipale, ci<br />

attendiamo nell’arco di un paio d’anni un quadro<br />

normativo più completo, in grado di dirimere anche<br />

i dubbi e le ansie sulla sicurezza. Noi stessi stiamo<br />

costruendo prototipi in ottica di una ventura certificazione».<br />

Vassallo: «Tenga presente che Punch fornisce consulenza<br />

sia sui prodotti che sui servizi di ingegneria.<br />

Per esempio, una declinazione si esprime nelle<br />

tecnologie sostenibili, senza dimenticare che il V8<br />

rappresenta lo stato dell’arte anche per le emissioni<br />

del motore diesel. Su questo presupposto si<br />

salda un’attività legata all’Imo III, il cui annuncio<br />

è ancora prematuro. Siamo impegnati sulle certificazioni<br />

più stringenti, le Eca, tramite l’Hvo e il<br />

ricircolo dei gas di scarico, applicato per la prima<br />

volta nel marino. L’idrogeno e i suoi vettori<br />

energetici, il metanolo in primis, si prestano per i<br />

navigli grandi, certamente non per il diporto. Dal<br />

punto di vista della sicurezza e dell’handling sono<br />

considerati accessibili in presenza di personale specificamente<br />

formato. Alla recente assemblea degli<br />

azionisti di Rina, è emersa la volontà di assumere<br />

nei prossimi anni circa 1.600 addetti, prevalentemente<br />

ingegneri, dedicati alla certificazione e alle<br />

“best practice” degli “hydrocarbon fuel”. Si ragiona<br />

dunque di sistemi di iniezione, combustione<br />

e stoccaggio a bordo. Siamo attivi sul metanolo,<br />

come vettore energetico dell’idrogeno, una delle<br />

commodity più commerciate. Costituisce un argomento<br />

interessante, che coinvolge una molteplicità<br />

di player e presenta continui sviluppi; l’infrastruttura<br />

logistica rappresenta anche qui un nodo<br />

strategico, all’interno di una visione plurale ed<br />

eclettica dei combustibili, nei porti come in mare.<br />

Il Pnrr prevede fondi sia per il cold ironing, mi<br />

permetta di chiamarlo lo “start&stop” delle navi,<br />

che per le hydrogen valley. In alcuni casi siamo<br />

stati protagonisti, per esempio nel caso del porto<br />

di Livorno. A proposito di quest’ultimo, di recente<br />

la Moby Line ha ricevuto dal cantiere un traghetto<br />

Ro-Ro per la rotta Livorno-Olbia, predisposto per<br />

il cold ironing».<br />

Cosa vi suggerisce la tendenza nel marino, su<br />

quale tecnologia cioè scommettereste?<br />

Vassallo: «Lato tecnologia motoristica, l’ambiente<br />

dei navigli di grossa taglia non ha ancora avuto<br />

un momento di sintesi. Si usano motori flessibili. In<br />

questo momento la richiesta dei costruttori di nave<br />

è di funzionare sia con combustibile standard, come<br />

back-up, sia con combustibili low carbon, quando<br />

è richiesto oppure si riveli economico. Un esempio<br />

sono quelle navi che utilizzano il gas naturale, il<br />

metanolo, o altri combustibili (nel prossimo futuro<br />

lo stesso idrogeno) quando si riveli conveniente<br />

oppure ci si trovi in una “emission control area”<br />

A maggior ragione se il motore è dual-fuel, quei<br />

propulsori che noi chiamiamo “fuel agnostici”, in<br />

grado di accettare una pluralità di combustibili.<br />

Anche Punch riceve e soddisfa richieste in questo<br />

senso: funzionare col combustibile standard, diesel<br />

o Hvo, e con un combustibile alternativo (metanolo,<br />

idrogeno, gas naturale). Chi gestisce le compagnie<br />

crocieristiche si avvale di team di energetica che<br />

monitorano le efficienze, il carico dei singoli motori<br />

e quali di questi siano attivi, perché fa la differenza<br />

sui consumi totali. Tornando alla sua domanda, le<br />

attività di sintesi dovranno portare risultati. Gli enti<br />

certificatori e altri operatori della nautica puntano<br />

sul metanolo, per la conoscenza del combustibile<br />

e per la capacità di gestirlo in sicurezza. Su di un<br />

ipotetico podio, al secondo posto c’è l’ammoniaca,<br />

che ha sicuramente un pregio enorme. La molecola<br />

NH 3<br />

non passa per la filiera del carbonio. Infine,<br />

l’idrogeno, che sul naviglio richiede spazi ingombranti,<br />

più adatto dunque su piccole barche che su<br />

di un Ro-Ro, come dicevamo».<br />

Cosa dovrebbe cambiare in termini tecnici per


A sinistra, Alberto<br />

Vassallo, Senior<br />

Engineering Group<br />

Manager; sotto,<br />

Nicola Costa, Senior<br />

Program Manager &<br />

Chief Engineer, di<br />

Punch Torino.<br />

rendere più appetibile l’idrogeno, anche come<br />

densità energetica?<br />

Vassallo: «Ribadisco, sicuramente lo stoccaggio,<br />

in termini massici. In termini di potere calorifico,<br />

invece, l’idrogeno è il combustibile più pregevole<br />

per massa. Ha però la densità più bassa, rendendo<br />

necessaria la compressione ad alta pressione o la<br />

liquefazione, che si rivela appetibile per il naviglio<br />

che solchi lunghe distanze. Per esempio, Kawasaki<br />

Heavy Industries sta operando a quattro mani con<br />

l’Imo per i navigli che trasporteranno l’idrogeno<br />

dall’Australia al Giappone. Lavorano su dispositivi<br />

criogenici di stoccaggio, grossissimi serbatoi di<br />

idrogeno, che non avranno praticamente “boil off”,<br />

per l’eccezionale tenuta agli scambi termici. L’importazione<br />

di rinnovabili in Giappone procederà in<br />

modo sempre più sostenuto, fenomeno che avverrà<br />

in questa decade».<br />

Costa: «L’idrogeno è ben visto anche in ottica militare,<br />

per la sua producibilità in loco. Certo, confermo<br />

che lo stoccaggio è fondamentale, il livello di<br />

potere calorifico sulla massa è altissimo, la densità<br />

tutt’altro. Un’idea potrebbe essere di abbandonare<br />

la strada dei motori di derivazione, per progettarli<br />

da foglio bianco per l’idrogeno, con enormi benefici<br />

nell’efficienza. Il passaggio all’iniezione diretta<br />

è cruciale, perché anche le potenze sono molto più<br />

basse del diesel, ma in ogni caso l’iniezione di per<br />

sé non è decisiva, se applicata a un motore concepito<br />

per il funzionamento a gasolio. Il basamento di<br />

un diesel è concepito con determinati criteri, idem<br />

per la testa cilindri. Occorre ottimizzare anche altri<br />

aspetti, come il diametro dei cuscinetti di banco per<br />

ridurre gli attriti interni, e via discorrendo».<br />

37


NGV powertrain<br />

TERMICO È<br />

ALTERNATIVO<br />

Clino D’Epiro fa da portavoce delle strategie di<br />

Ngv <strong>Powertrain</strong>. Anche nella nautica la barra del<br />

timone rimane saldamente sulla valorizzazione delle<br />

potenzialità inespresse del motore endotermico.<br />

In acqua il metanolo è una carta da giocare sul<br />

tavolo “verde”. A Parigi ha convertito al biometano<br />

i battelli per il trasporto merci lungo la Senna<br />

mare<br />

38<br />

Lui, Clino D’Epiro, lo conoscete. Ngv <strong>Powertrain</strong><br />

pure. Non resta che lasciare a loro l’abbrivio di<br />

questa riflessione, che scaturisce da quanto abbiamo<br />

colto al seminario della Bovisa (pag. 32 di PO-<br />

WERTRAIN Luglio-Agosto). «Il sentiment del seminario,<br />

trasversale a tutti gli interventi, è il rammarico<br />

per un legislatore che ha imposto, per il passenger-car,<br />

una singola tecnologia, invece degli obiettivi di decarbonizzazione,<br />

lasciando all’industria la scelta e il perfezionamento<br />

delle soluzioni tecnologiche più idonee.<br />

In particolare, emerge forte la necessità di soluzioni<br />

di transizione, che possano portare alla decarbonizzazione<br />

in una tempistica che permetta all’industria di<br />

evolvere e adeguarsi, senza estinguersi».<br />

Bio-fuel ed e-fuel.<br />

«I bio-fuel e gli e-fuel in termini tecnici sono quelle<br />

soluzioni. In termini economici i bio-fuel sono già competitivi,<br />

mentre gli e-fuel potrebbero diventarlo domani<br />

se si permetterà alla filiera di svilupparsi. Citando<br />

l’intervento di Kulzer, sarebbero già disponibili e-fuel<br />

al costo di 1,5 €/lt. Non dobbiamo lasciarci ingannare<br />

dal numero, che somiglia al costo alla pompa dei fossili.<br />

La metà circa del costo alla pompa odierno è fatto di<br />

tasse. Quindi, 1,5 rappresenta circa il doppio del costo<br />

industriale dei fossili. Mentre i bio-fuel, come l’etanolo,<br />

sono disponibili a prezzi simili al costo industriale<br />

dei fossili. Quindi si potrebbe benissimo immaginare<br />

una transizione “smooth” in cui i bio-fuel potrebbero<br />

fungere da traghettatori verso gli e-fuel e magari verso<br />

soluzioni “tutto elettrico”, adatte ad alcune applicazioni,<br />

ma solo quando il mercato le promuoverà per costi<br />

e accettazione dagli utenti. Anche perché è inutile oggi<br />

dire che una vettura elettrica è pulita, perché non lo è<br />

l’energia con cui viene caricata. In Italia, che a parte<br />

la Francia e la Spagna è il paese più virtuoso, oggi<br />

come oggi il 68% dell’energia è prodotto da fossili… e<br />

di quello che resta quasi 25 punti sono da idroelettrico.<br />

Che è si rinnovabile, ma è prodotta da centrali esistenti<br />

dai tempi anteguerra e non espandibili. Noi di Ngv<br />

<strong>Powertrain</strong> siamo sul mercato europeo con un motore<br />

omologato Euro 6 Step E - Stage V per biometano. Abbiamo<br />

in cella di sviluppo il motore a bioetanolo (che<br />

è un bio-fuel), che sarà anche disponibile a metanolo,<br />

che è un e-fuel. E stiamo sviluppando la versione a<br />

idrogeno, l’e-fuel per eccellenza. Tutte le motorizzazioni<br />

in sviluppo sono single-fuel (100%) e saranno<br />

omologate in base ai requisiti più stringenti».<br />

E l’idrogeno, ripartendo da quanto detto mi ha raccontato<br />

all’HyVolution di Parigi?<br />

«La nostra posizione sul motore a idrogeno non è<br />

cambiata. Stiamo perseguendo lo sviluppo mantenendo<br />

l’idea iniziale di soluzioni che minimizzino il time-tomarket.<br />

Altri player stanno sviluppando soluzioni diverse,<br />

sicuramente molto affascinanti, motoristicamente<br />

parlando. Ma noi per vocazione serviamo clienti che<br />

sviluppano veicoli e macchinari speciali per nicchie di<br />

mercato, e, per questo, è nostro compito individuare<br />

soluzioni tecniche che mantengano bassi anche i costi<br />

di accesso alla tecnologia e le relative tempistiche. Al<br />

momento, lo stato di avanzamento è il seguente:<br />

- abbiamo definito i 3 componenti fondamentali del<br />

sistema di alimentazione, tra cui iniettori, regolatore<br />

di pressione e turbocompressore;<br />

- la messa in moto del motore è prevista a settembre<br />

<strong>2023</strong>, sempre in partnership con Fev;<br />

- ci aspettiamo una curva di apprendimento piuttosto<br />

ripida, grazie alle forti competenze di Fev e alla componentistica<br />

già validata, incluso il motore base.<br />

Siamo fiduciosi di poter rispettare l’obiettivo della<br />

fornitura dei primi prototipi entro la fine dell’anno».<br />

Ngv <strong>Powertrain</strong> e la nautica?<br />

«Il settore marino è in grande fermento. Si inizia a<br />

parlare di decarbonizzazione a fronte di una densità<br />

energetica enorme, che mette fuori gioco molte delle<br />

soluzioni che diamo ormai per assodate sul settore automotive.<br />

L’elettrificazione è in sviluppo, ma limitatamente<br />

a piccole imbarcazioni da diporto e per la sola


navigazione su corte distanze in acque interne e/o protette,<br />

come i parchi marini. Ci sono esempi di traghetti<br />

elettrici a batteria, ma è un’applicazione particolare in<br />

cui il natante effettua sempre la stessa tratta, facilmente<br />

prevedibile e di breve durata. Soprattutto, consente<br />

di realizzare ai due capolinea le necessarie infrastrutture<br />

di ricarica ad alta potenza. Quindi il focus è ancora<br />

una volta sui combustibili decarbonizzati, CO 2<br />

-free<br />

(come l’ammoniaca) o “carbon neutral” (metanolo,<br />

Hvo o altri e-fuel). Il ruolo di tecnologia traghettatrice<br />

può essere svolto dal biometano. In questo campo ci<br />

sono esempi notevoli: Ngv <strong>Powertrain</strong> collabora con<br />

un importante consorzio francese come fornitore di<br />

motori marini a biometano, in configurazione “ibrida”.<br />

Il progetto si ripropone l’obiettivo di creare le<br />

basi per la conversione a biometano della maggior<br />

parte dei battelli fluviali, trasporto merci, sulla Senna.<br />

Il fiume è molto lungo e il progetto prevede le infrastrutture<br />

di rifornimento lungo il percorso, a intervalli<br />

regolari e alimentate da biometano prodotto localmente,<br />

quasi a “chilometro 0”. Qui l’obiettivo non è solo<br />

la decarbonizzazione, ma la drastica riduzione dell’inquinamento<br />

locale e il decongestionamento del traffico<br />

urbano per la consegna delle merci. Quei battelli<br />

attraversano molte città, segnatamente Parigi, immettendo<br />

in aria quantità molto elevate di particolato ed<br />

ossidi di azoto. Questo obiettivo è raggiungibile anche<br />

solo con il metano fossile: è cosa nota che i motori a<br />

metano non emettono particolato e riducono gli ossidi<br />

di azoto anche alla metà del limite più stringente oggi<br />

presente sul mercato che è l’Euro 6 Step E. Questo<br />

rappresenta attualmente un miraggio per le applicazioni<br />

marine o fluviali, basate su motorizzazioni diesel<br />

e, normalmente, senza sistemi di abbattimento delle<br />

emissioni inquinanti. Noi di Ngv <strong>Powertrain</strong> abbiamo<br />

affrontato il problema nella maniera innovativa che da<br />

sempre ci distingue. Nello specifico stiamo trasformando<br />

a biometano un motore diesel già in configurazione<br />

marina, applicando una tecnologia proprietaria di Ngv<br />

<strong>Powertrain</strong> (patent pending), per risolvere in un colpo<br />

solo due grandi problemi delle applicazioni marine:<br />

la mancanza di spazio per il sistema di iniezione del<br />

combustibile e la necessità di mettere in sicurezza il<br />

natante da ogni possibile fuga di gas.<br />

La nostra soluzione risolve entrambi i problemi in maniera<br />

brillante, trovando lo spazio nel labirinto di tubi<br />

e scambiatori che da sempre contraddistingue l’applicazione<br />

marina e rendendo superflua la realizzazione<br />

delle tubazioni a doppia parete per la parte di circuito<br />

relativa al motore stesso, cioè quella a valle del regolatore<br />

di pressione. Contiamo di poter dare un contributo<br />

sostanziale alla decarbonizzazione nel marino.<br />

Non solo con la soluzione a metano, ma anche con<br />

la parallela soluzione a metanolo dello stesso motore.<br />

Questa versione è infatti in sviluppo come ricaduta<br />

della applicazione a bio-etanolo, e sarà anche questa<br />

pronta per fine anno. Il metanolo è uno dei principali<br />

candidati per la navigazione a lungo raggio. L’unico<br />

concorrente al momento è forse l’ammoniaca, che però<br />

richiede serbatoi in pressione e che è velenosa. Anche<br />

il metanolo è pericoloso se inalato, ma, essendo liquido<br />

a temperatura e pressione ambiente, la sua gestione<br />

è molto più semplice. Inoltre, bolle a temperature relativamente<br />

alte, oltre i 60°C. Quindi anche nei climi<br />

tropicali non crea grandi problemi».<br />

Metanolo sì, Hvo...<br />

«Sottolineiamo qui una cosa fondamentale. Se l’obiettivo<br />

fosse solamente la decarbonizzazione basterebbe<br />

l’Hvo. Ma quest’ultimo non risolve il problema<br />

dell’inquinamento locale. Che soprattutto nei porti ha<br />

assunto proporzioni drammatiche. Il nostro obiettivo,<br />

concordemente alle direttive europee, è ridurre anche<br />

l’inquinamento locale a valori trascurabili. I nostri<br />

motori sono tipicamente con combustione stechiometrica<br />

e catalizzatore a 3 vie allo scarico. Al momento<br />

non esiste soluzione diesel in grado di scendere a livelli<br />

così bassi di emissioni locali. In questo approccio, siamo<br />

confortati dai programmi in corso con l’obiettivo di<br />

portare, per esempio, energia elettrica ad alta potenza<br />

alle navi alla fonda, in modo che possano spegnere i<br />

motori, solitamente accesi per fornire energia ai servizi<br />

di bordo, quando in rada. Il nostro approccio è<br />

in linea con questo tipo di interventi, che servono a<br />

ridurre l’inquinamento locale che affligge l’aria delle<br />

città portuali. Questo, per noi di Ngv <strong>Powertrain</strong>, va<br />

di pari passo con la decarbonizzazione».<br />

Nella foto di<br />

apertura vedete<br />

il rendering della<br />

prima applicazione<br />

fluviale del motore<br />

Ngv-FP087 marino<br />

a biometano, che<br />

compare qui sopra.<br />

39


idrogeno. Simplifhy<br />

ANDARE<br />

IN PORTO<br />

È un’espressione che chiosa il felice esito di<br />

un’operazione. Anche in questo caso, e in tutti i sensi.<br />

Sergio Torriani, Ceo e fondatore di Simplifhy, ci ha<br />

raccontato il ruolo dell’idrogeno nella logistica portuale<br />

e nella nautica. Compreso il progetto H2 Ready<br />

mare<br />

40<br />

Non c’è solo l’hardware. Soprattutto in riferimento<br />

all’idrogeno, la conoscenza applicata al<br />

combustibile è un patrimonio vitale. Abbiamo<br />

consultato Sergio Torriani, Ceo di Simplifhy, in merito<br />

alle specifiche declinazioni nautiche e portuali.<br />

«Simplifhy dispone di competenze legate alle applicazioni<br />

dell’idrogeno, non agli specifici mercati<br />

e alle applicazioni industriali. Sappiamo come fare<br />

l’idrogeno, come erogarlo, trasportarlo e utilizzarlo.<br />

Mi aspetto di trovare partner che ci aiutino nei<br />

settori specifici di utilizzo. Per questo siamo entrati<br />

in contatto con operatori della logistica portuale e<br />

gli armatori, sia per piccole applicazioni diportistiche<br />

o da lavoro, come i pescherecci e i portacontainer,<br />

le grosse navi da crociera e alcune navi militari.<br />

Nel navale la spinta proviene dall’“emission<br />

trading”, che richiederà ai trasportatori investimenti<br />

pesanti, perché sarà applicata una “tassa”<br />

su chi utilizza fonti fossili. Ad oggi non esiste però<br />

una risposta univoca sul da farsi per sostituire le<br />

fonti fossili. L’idrogeno è necessariamente una delle<br />

soluzioni, non si sa ancora in quale forma. Se<br />

consideriamo quella gassosa, deve essere gestito ad<br />

alta pressione e sappiamo benissimo che i serbatoi<br />

pesanti e i gas in pressione non sono propriamente<br />

amici dei natanti. È sicuramente compatibile con<br />

un traghetto che effettua delle tratte tranquille, non<br />

rotte transoceaniche».<br />

Gli e-fuel hanno fatto irruzione nel dibattito,<br />

sull’onda delle polemiche nel Parlamento europeo.<br />

«Gli e-fuel provengono dall’idrogeno, anche il metanolo,<br />

prendendo la CO 2<br />

, oppure l’ammoniaca, che<br />

prende azoto. Hanno però due difetti. Già l’idrogeno<br />

è costoso, se devo fare un fluido sintetico, questo<br />

diventa ancora più costoso. Il secondo difetto è che<br />

questi liquidi vanno gestiti con estrema attenzione,<br />

sia per quanto riguarda la tossicità che lo stoccaggio.<br />

Una nave da crociera con un serbatoio di ammoniaca<br />

pura comporta alcuni nodi da sciogliere.<br />

In questa dinamica cerchiamo di capire e collaboriamo<br />

su alcune applicazioni marine. Quello che ci<br />

sembra alla nostra portata è l’ecosistema portuale.<br />

Ripeto, non si sa quale combustibile, se idrogeno<br />

liquido, metanolo o ammoniaca, oppure gli Lohc<br />

(Liquid organic hydrogen carrier), liquidi oleosi<br />

che trattengono idrogeno in elevata densità. Ora<br />

nei porti c’è la nafta, qui parliamo di quattro/cinque<br />

opzioni di combustibile. Da cosa si può partire?<br />

Dalla certezza che l’idrogeno nei porti servirà,<br />

al servizio di portacontainer, autobus e altri mezzi<br />

che si muovono con intensità, continuità e grandi<br />

potenze, meno adatti alla propulsione elettrica. In<br />

mare, invece, ancora non si sa quale sarà il “fuel”<br />

del futuro. Questo tema si aggancia a quello dell’elettrificazione<br />

dei porti europei. Una volta attraccate,<br />

le navi dovranno connettersi con la rete. Mi<br />

riferisco al “cold ironing”, candidato a sostituire<br />

i gruppi di bordo. Una tecnologia in predicato di<br />

essere utilizzata al container terminal della Spezia.<br />

Questo significa stanziamenti miliardari per un’infrastruttura<br />

ad altissima potenza che deve arrivare<br />

al molo in media tensione e alimentare più navi in<br />

contemporanea».<br />

Semplificare il ventaglio di combustibili, spingendo<br />

sull’idrogeno, non potrebbe agevolare la transizione<br />

delle barche verso questo combustibile?<br />

«È un tema che riguarda anche l’aeronautica, dove<br />

si guarda ai Saf, “Sustainable aviation fuel”, composti<br />

sinteticamente a partire da fonti biologiche o<br />

da idrogeno. Ci si aspetta comunque che negli aeroporti<br />

ci sarà l’idrogeno, sia per gli aerei a idrogeno<br />

liquido che per i mezzi di terra. La soluzione<br />

potrebbe riguardare la produzione di ammoniaca


verde direttamente nei porti, che, peraltro, solitamente<br />

si trovano in prossimità di plessi industriali.<br />

Oppure ricavando sia ammoniaca che idrogeno<br />

per camion e reach staker. La diportistica ha una<br />

presenza significativa dell’elettrico che non risolve<br />

però tutti i problemi, nemmeno nelle acque interne.<br />

Bisogna compattare le fuel cell e lo stoccaggio, dotarsi<br />

dell’infrastruttura e ridurre i costi».<br />

E l’idrogeno applicato all’endotermico?<br />

«La soluzione endotermica va verificata, sperimentata<br />

e potrebbe essere di facile adozione: consente di<br />

utilizzare l’infrastruttura disponibile, soprattutto per<br />

le navi, non ci sarà forse un’iniezione di idrogeno<br />

nei grandi motori a due tempi, ma di ammoniaca o<br />

altri combustibili compatibili con la combustione<br />

interna. Il tema amletico dei cantieri è come equipaggiare<br />

la sala macchine, Ats e “carbon emission”<br />

potrebbero cambiare i business case. Allora dove si<br />

va? La soluzione già pronta, che salva gli investimenti<br />

attuali, è l’ibrido. La fuel cell si caratterizza<br />

per la grande efficienza e garantisce di più su certe<br />

tipologie di emissioni, come gli NOx. Per contro,<br />

sono al momento disponibili celle con poche centinaia<br />

di chilowatt, non decine di MegaWatt. Non è<br />

quindi una soluzione attualmente percorribile. Alcuni<br />

cantieri stanno testando le fuel cell in sostituzione<br />

del cold ironing. Parliamo di idrogeno gassoso».<br />

Per avere l’idrogeno, quindi, cosa serve?<br />

«Tre elementi: ridurre i costi e individuare le tecnologie<br />

strategiche nei porti. Infine, ed è dove possiamo<br />

fornire il contributo maggiore, capire di quali<br />

infrastrutture dovrà dotarsi l’area portuale. Siamo<br />

in contatto con Magellan Circle, che ha una visione<br />

di scenario ed è in grado di sviluppare progetti<br />

per le autorità portuali e di aggregare esigenze, per<br />

renderle visibili alla UE e accedere ai finanziamenti.<br />

Le autorità portuali sono disorientate, non essendo<br />

abituate a cambiamenti così radicali che investono<br />

l’intero ecosistema e tutti i suoi attori. L’idea<br />

di H2 Ready è quella di associare le competenze<br />

sull’idrogeno e su altri combustibili di Simplifhy a<br />

quelle portuali di Magellan Circle. Noi cerchiamo<br />

di capire quale tipo di traffico c’è nei porti. Reggio<br />

Calabria e Messina, per esempio, hanno un’altissima<br />

intensità di traghetti e navi a corto raggio,<br />

prestandosi dunque all’idrogeno. Gioia Tauro, e i<br />

porti merci in generale, potrebbero invece orientarsi<br />

all’ammoniaca. Bisogna capire cosa faranno le<br />

grandi navi da crociera. Il metanolo sembrerebbe<br />

in rampa di lancio, ma anche l’idrogeno gassoso è<br />

in pole position. Un altro tema cruciale è l’esercizio<br />

di sostenibilità, sia infrastrutturale che nell’intercettare<br />

i finanziamenti attivi, oppure nel creare<br />

iniziative congiunte tra porti che condividono le<br />

stesse esigenze».<br />

«L’idrogeno trova<br />

terreno fertile<br />

nella generazione,<br />

soprattutto nei siti<br />

remoti e nei porti.<br />

Cito l’esempio<br />

di Napoli, dove<br />

non c’è una<br />

cabina primaria<br />

per distribuire la<br />

corrente. Perché<br />

non portarvi le fuel<br />

cell, e utilizzare il<br />

metano, in futuro<br />

l’idrogeno, per<br />

produrre l’energia<br />

elettrica?»<br />

H2 Ready, con Magellan Circle<br />

Ne ha parlato Torriani a fine intervista.<br />

Magellan Circle ha lanciato insieme a<br />

Simplifhy “H2 Ready”, servizio rivolto<br />

agli operatori di porti, trasporti e logistica.<br />

L’obiettivo è quello di supportare<br />

nell’ottenimento di finanziamenti<br />

europei gli attori di questo mercato<br />

che implementeranno progetti di<br />

decarbonizzazione basati sull’idrogeno.<br />

«L’Europa ha identificato come priorità<br />

fondamentale lo sviluppo dell’infrastruttura<br />

di idrogeno e per questo facilita gli<br />

investimenti in H2, sostenendone la<br />

produzione e la domanda, e potenziando<br />

la cooperazione internazionale attraverso<br />

diverse iniziative concrete già in atto.<br />

H2 Ready si inserisce in questo quadro<br />

e vuole rispondere alla richiesta dei<br />

player portuali, dei trasporti e della<br />

supply chain di essere supportati<br />

nella realizzazione di una strategia di<br />

decarbonizzazione coerente con gli<br />

obiettivi comunitari beneficiando dei cofinanziamenti<br />

disponibili» spiega Alexio<br />

Picco, Presidente & Senior Consultant di<br />

Magellan Circle.<br />

Sergio Torriani, dal canto suo, precisa<br />

che «le strategie e le soluzioni di<br />

decarbonizzazione sono una delle<br />

priorità dei sistemi portuali. Le tecnologie<br />

dell’idrogeno contribuiscono in questo<br />

settore in modo molto significativo.<br />

Un recente studio di Clean Hydrogen<br />

Partnership ha previsto che nel 2050<br />

ben il 42% della richiesta di idrogeno<br />

europea sarà allocato nelle aree portuali.<br />

Si tratta di un percorso articolato<br />

che richiede pianificazione, risorse e<br />

collaborazione europea».<br />

41


IDROGENO. CONSORZIO SHYPS<br />

SOLUZIONE<br />

SCALABILE<br />

Il progetto, il cui nome sta per “Sustainable<br />

HYdrogen powered Shipping”, è in fase di studio da<br />

un paio d’anni. Consiste nell’installazione a bordo<br />

di una nave passeggeri Viking di due container di<br />

idrogeno liquido sostituibili seguendo il concetto<br />

di “swap”. Un’idea nata per la navigazione nei fiordi<br />

norvegesi, ma che promette di essere applicabile<br />

anche a livello commerciale. Al consorzio, nato per<br />

iniziativa di Navalprogetti, partecipano aziende di<br />

primo piano, come Ricardo, Chart, Cenergy,<br />

il Lloyd’s Register e l’Università di Trieste<br />

mare<br />

42<br />

L<br />

’idea del consorzio sHYpS è nata nella primavera<br />

2021, quando la norvegese Viking ha interpellato<br />

Navalprogetti per uno studio preliminare<br />

per la propulsione delle navi a idrogeno liquido. L’esigenza<br />

impellente era di tipo commerciale perché<br />

la Norvegia dal 2026 non avrebbe più permesso la<br />

navigazione all’interno dei fiordi a navi che viaggiavano<br />

con combustibili fossili. Ne abbiamo parlato con<br />

Pierluigi Busetto, titolare di Navalprogetti.<br />

«In quegli anni avevamo un progetto europeo in corso,<br />

GasVessel, e tenevamo d’occhio le possibili call<br />

europee che potessero essere di nostro interesse. Nel<br />

2021 sono uscite delle call sullo storage dell’idrogeno<br />

e abbiamo proposto a Viking di partecipare. Durante<br />

quell’estate, con centinaia di ore di meeting a<br />

distanza, abbiamo messo insieme il consorzio. Come<br />

consulente finale per la scrittura della call avevamo<br />

scelto CiaoTech, ramo italiano di Pno Group, che<br />

ha fatto da collante tra i vari partner. Vale la pena<br />

di menzionare il fatto che noi avevamo realizzato un<br />

paio d’anni prima un progetto regionale del Friuli<br />

Venezia Giulia in cui era applicato lo stesso concetto<br />

di idrogeno liquido per la propulsione di un ferry<br />

per la laguna veneta che ci è tornato molto utile per<br />

poi cominciare sia la parte progettuale che quella<br />

commerciale di sHYpS». A settembre il consorzio<br />

presenta la proposta all’Europa e a dicembre riceve<br />

la notizia di essere stato selezionato per cominciare il<br />

progetto da giugno 2022. Le società che compongono<br />

il consorzio sono 13: oltre a Navalprogetti e Viking,<br />

c’è Chart, che si occupa della parte di idrogeno liquido,<br />

l’Università di Trieste e il suo spin-off Cenergy,<br />

Plug Power nella sua branch francese, che si chiama<br />

HyPulsion, Jeumont Electric, il porto di Bergen, Kontor17,<br />

che è una società di ship management con sede<br />

ad Amburgo, CiaoTech, Ricardo, attiva nell’automotive,<br />

e infine il ramo triestino del Lloyd’s Register.<br />

Il progetto consiste nell’installazione a bordo di due<br />

container di idrogeno liquido con tutti i relativi sistemi<br />

ausiliari che servono per la propulsione delle navi<br />

nel momento in cui viaggiano nei fiordi norvegesi.<br />

«Come Navalprogetti» spiega Busetto «abbiamo in<br />

carico tutta la parte di project management, facciamo<br />

cioè da collante tra i vari partner e con l’Europa,<br />

curiamo l’arrangement a bordo dei vari sistemi<br />

e siamo in collegamento con Fincantieri, perché il<br />

progetto prevede l’installazione a bordo di una nave<br />

Viking di un dimostratore, quindi prevede la costruzione<br />

di un tank di idrogeno liquido da 45 piedi, una<br />

Tcs-Fpr (tank connection space + fuel preparation<br />

room) per la gassificazione dell’idrogeno liquido<br />

che servirà ad alimentare un modulo di fuel cell,<br />

sviluppato da Ricardo, per fornire energia alla rete<br />

di bordo. La call europea prevede i test a bordo ma<br />

anche una fase di prova a terra nelle varie aziende<br />

e, infine, una fase di test globale sul sistema che sarà<br />

caricato a bordo che si terrà a Trieste. Una volta che<br />

il sistema sarà stato messo a punto e a terra verrà<br />

trasferito a bordo. Anche se Fincantieri non è parte<br />

del consorzio, è però il cantiere che costruisce le<br />

navi. Poiché questo impianto ha un impatto molto<br />

importante, la nave deve essere preparata ad accogliere<br />

questi sistemi anche dal punto di vista della<br />

sicurezza e dell’automazione.


CONTAINER<br />

“SWAP”<br />

Per sostituire i<br />

container una volta<br />

vuoti, sono state<br />

previste lato mare<br />

delle aperture e un<br />

carroponte per la<br />

movimentazione.<br />

Il sistema è<br />

indipendente<br />

dall’infrastruttura<br />

portuale.<br />

L’obiettivo è di rendere questa tecnologia, adesso<br />

studiata per i fiordi norvegesi, scalabile anche per<br />

impieghi commerciali?<br />

«Uno degli obiettivi della call è di rendere la soluzione<br />

fruibile anche per altri tipi di navi. Noi siamo<br />

partiti dall’applicazione più difficile perché si tratta<br />

di una nave passeggeri che deve portare il “carico<br />

pagante” in sicurezza e allo stesso tempo effettuare<br />

operazioni in sicurezza anche nella zona portuale<br />

dove avvengono le operazioni di carico e scarico<br />

dei container. Trattandosi di una soluzione modulare,<br />

sarà possibile con adattamenti non significativi<br />

trasferire questi sistemi su altri tipi di imbarcazioni<br />

(navi con open deck tipo bulk carrier, navi portacontainer<br />

ecc.). Avevamo fatto uno studio in fase di<br />

scrittura della call e abbiamo rilevato che una significativa<br />

parte delle navi che viaggiano nelle zone<br />

Eca (Emission control area) hanno potenze installate<br />

inferiori ai 6 MW, che è proprio la taglia che<br />

noi avevamo individuato per il nostro sistema. Una<br />

notevole parte delle emissioni attualmente prodotte<br />

in queste zone potrebbe essere ridotta dall’applicazione<br />

di questo sistema. Il sistema è modulare nel<br />

senso che abbiamo appunto il container dell’idrogeno<br />

liquido, il Tcs-Fpr e poi la parte di generazione<br />

di energia elettrica, il container delle fuel cell, è<br />

facilmente trasportabile. È previsto che entrambi i<br />

container arrivino infine ad un Type Approval che<br />

consenta la loro installazione, con certe limitazioni,<br />

all’interno di qualsiasi tipo di nave».<br />

Cosa pensa invece di una soluzione come il bunkering<br />

di idrogeno?<br />

«Attualmente è una soluzione che è stata scelta in<br />

pochi casi, come il traghetto Norled MF Hydra in<br />

Norvegia o la nave Suisio Frontier, realizzata da un<br />

consorzio che comprende Kawasaki Heavy Industries,<br />

ma è ancora una soluzione molto complicata da<br />

realizzare. Abbiamo cominciato anche noi a studiare<br />

il bunkering di idrogeno, ma è molto difficile dal<br />

punto di vista normativo. Vediamo quindi la nostra<br />

soluzione come una via intermedia per far familiarizzare<br />

autorità, stakeholder, armatori e designer con<br />

l’idrogeno per i tempi in cui le normative saranno<br />

al passo con la tecnologia. In un certo senso stiamo<br />

contribuendo a scrivere queste normative in collaborazione<br />

con i registri, sollevando ad esempio problemi<br />

che il legislatore non si era posto».<br />

Si parlava prima di zero emissioni...<br />

«Chiaramente il ricorso all’idrogeno sarà sostenibile<br />

solo se l’idrogeno sarà verde, da fonti rinnovabili.<br />

Come per le batterie, dobbiamo considerare l’intero<br />

Life cycle assessment per affermare che sono a zero<br />

emissioni! Per questo ritengo che l’idrogeno sia un<br />

ottimo candidato tra i combustibili potenzialmente a<br />

impatto zero. L’Europa sta mettendo in campo molti<br />

finanziamenti, il che mostra una volontà politica<br />

di perseguire la via dell’idrogeno che però appunto<br />

deve “stare in piedi” da sola. Mancano ancora gli<br />

impianti di produzione dell’idrogeno e una logistica<br />

adeguata perché la richiesta è ancora bassa. All’interno<br />

del consorzio Plug Power si occupa appunto<br />

della logistica, e con loro stiamo cercando di studiare<br />

dei sistemi per il trasporto dell’idrogeno, che<br />

richiede attenzioni particolari.<br />

43


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TRACTOR OF THE YEAR 2024: LA SFIDA RIPARTE DA MUMBAI<br />

PROVA IN CAMPO: CASE IH PUMA 260 CVX DRIVE AFS CONNECT<br />

da TRATTORI n. 7-8/<strong>2023</strong><br />

La rivista VADO E TORNO<br />

affonda le radici nel 1962.<br />

Praticamente rappresenta<br />

l’antologia del camion dal<br />

boom economico ai nostri<br />

giorni. Le riviste AUTOBUS<br />

e TRATTORI affiancarono<br />

successivamente VADO E<br />

TORNO nella descrizione<br />

incalzante a aggiornata<br />

di quanto avviene nel<br />

trasporto persone e nella<br />

meccanizzazione agricola.<br />

Mondi che rappresentano,<br />

per noi di POWERTRAIN,<br />

gli scenari di quelle che su<br />

queste pagine chiamiamo<br />

applicazioni. Ad ogni uscita<br />

proporremo la sintesi di<br />

un articolo pubblicato sui<br />

numeri precedenti delle<br />

riviste di VADO E TORNO<br />

EDIZIONI, la nostra casa<br />

comune. Senza timore di<br />

smentita possiamo parlare<br />

di “filiera corta”: la catena<br />

cinematica e le macchine<br />

che la sostanziano.<br />

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VADO E TORNO EDIZIONI www.vadoetorno.com ISSN 0042 2096 Poste Italiane s.p.a. - SPED. IN A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />

la Cina<br />

è<br />

vicina<br />

ZEROGRADI IL CONVEGNO - I WORKSHOP - L’ESPOSIZIONE<br />

CRONACA DEL GIORNO PERFETTO ● SCOOP QUANTRON IN ITALIA<br />

YUTONG IN ARRIVO ● FREETIME RENAULT TRAFIC SPACE NOMAD<br />

PROVE RENAULT TRUCKS TRAFIC RED EDITION E T480 TC EVOLUTION<br />

DAKAR 2024 EDITION ● POLITICA CAMBIO DELLA GUARDIA<br />

LUGLIO-AGOSTO<br />

<strong>2023</strong><br />

MENSILE<br />

€ 3,00<br />

Prima immissione:<br />

5 luglio <strong>2023</strong><br />

7-8<br />

Davide fa il<br />

frigorista sulla<br />

rotta sudnord<br />

Italia e<br />

ha ereditato la<br />

passione dal<br />

padre, che lavora<br />

ancora con lui<br />

nella stessa<br />

azienda. Del T480<br />

gli piace tutto, a<br />

partire dalla linea.<br />

E grazie alla guida<br />

“moderna” ottiene<br />

prestazioni super<br />

Prova verità: Renault Trucks T480 Tc Evolution<br />

Fecevo le manovre<br />

sin da piccolo<br />

Davide Paladini ha solo<br />

33 anni ma l’esperienza<br />

sui camion è pluriventennale.<br />

Già, perché il papà Claudio<br />

camionista lo faceva salire,<br />

bambino, in cabina quando, finita<br />

scuola, scorrazzava nel piazzale<br />

dell’azienda, mio padre e gli altri<br />

autisti, mi hanno insegnato tutto.<br />

Poi, a 18 anni ho preso la patente<br />

C, quindi la KC e a vent’anni la<br />

E. La mia passione era l’autotreno.<br />

E quando mi assegnarono il<br />

bilico mi sembrò un passo indiedell’azienda.<br />

Lo stesso piazzale<br />

della Ms Logistica&trasporti<br />

per cui oggi lavorano entrambi,<br />

Davide e papà Claudio (61<br />

anni). «Su questo piazzale ho<br />

imparato a fare le manovre sin<br />

da bambino. Gabriele, il titolare<br />

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Estratto da ‘Vado e Torno’ n. 7-8, <strong>2023</strong><br />

tro. Ora che faccio la linea mi ci<br />

trovo molto bene».<br />

Se ti guidano gli Adas<br />

la resa è formidabile<br />

Oggi Davide è uno degli autisti<br />

più affidabili della Ms e gli è stato<br />

assegnato il nuovo T480 Turbo<br />

Compound di Renault Trucks che<br />

«ha una tecnologia avanzata, sia<br />

a livello di meccanica sia di elettronica.<br />

E se lo guidi, o meglio<br />

se ti fai guidare dai sistemi Adas,<br />

ha una resa formidabile sia a livello<br />

di consumi che prestazionale»,<br />

afferma Gabriele Memè,<br />

titolare della Ms, «E ho deciso<br />

di affidarlo a Davide perché è un<br />

autista appassionato e rispetta la<br />

macchina».<br />

«Percorro circa 3 mila chilometri<br />

a settimana. Prelevando frutta e<br />

verdura dai produttori locali per<br />

portarla sui mercati del Nord<br />

Italia con i semirimorchi frigo.<br />

Ma a volte agganciamo i furgonati<br />

per le consegne Amazon»,<br />

racconta Davide. «Col Renault<br />

Trucks T480 Tc Evolution è stato<br />

amore a prima vista. Linea pulita,<br />

senza fronzoli come piace a me<br />

e, alla guida, sensazioni giuste.<br />

Prestazioni, comfort e consumi<br />

sono top. Poi, le spettacolari luci<br />

a Led illuminano la strada a<br />

giorno. Per noi frigoristi è una<br />

qualità essenziale».<br />

Faccio 3,8-4 con un litro<br />

e la macchina è nuova<br />

«Di Renault in azienda ne abbiamo<br />

altri quattro. Macchine comode<br />

ed affidabili. Ma l’ultima serie<br />

sta una spanna sopra. A livello di<br />

prestazioni il motore è imbattibile»,<br />

afferma Davide, «Col Turbo<br />

Compound il motore guadagna<br />

tanta coppia e in auto. (...)<br />

Prosegue a pag. 48 di<br />

Vado e Torno Luglio-Agosto<br />

<strong>2023</strong>. Inquadra il QRcode<br />

e leggi l’articolo integrale.<br />

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VADO E TORNO EDIZIONI<br />

www.vadoetorno.com - ISSN 0042 - Poste<br />

Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. - D.L. 353/2003 (conv.<br />

in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />

LUGLIO/AGOSTO N. 7/8 - <strong>2023</strong><br />

ANNO 32°- euro 5,00<br />

Estratto da ‘AUTOBUS’ n. 7-8, <strong>2023</strong><br />

IN QUESTO NUMERO<br />

TUTTE LE NEWS DAL SUMMIT UITP, LA<br />

NUOVA GAMMA ELETTRICA IVECO BUS,<br />

IN CINA DA YUTONG, LE STRATEGIE<br />

INDUSTRIALI DEGLI OEM EUROPEI, LA<br />

GUIDA AUTONOMA AL MIT<br />

Il primo<br />

della<br />

MultiClass<br />

L’offerta<br />

elettrica Iveco<br />

Bus è pronta a<br />

quadruplicarsi.<br />

Il Crossway<br />

Low Entry<br />

Elec lanciato<br />

al Summit Uitp<br />

non è l’unica<br />

news: sbarca<br />

in versione a<br />

batteria anche lo<br />

Streetway<br />

Presentazione gamma elettrica Iveco Bus<br />

Poker d’assi<br />

Il Crossway elettrico presentato al<br />

Summit Uitp è solo la ciliegina<br />

sulla torta di un aggiornamento<br />

di gamma che andrà a quadruplicare<br />

l’offerta elettrica di Iveco Bus. Ebbene<br />

sì: il segmento oggi presidiato<br />

solamente dall’E-Way (frutto di un<br />

progetto partito in casa Heuliez), si<br />

popolerà prossimamente di altri tre<br />

modelli rigorosamente a batteria.<br />

Entreranno in listino infatti il già<br />

citato Crossway Le Elec, ma anche<br />

una versione elettrica dello Streetway<br />

e l’eDaily Line in versione<br />

minibus (il corrispettivo merci è<br />

stato presentato ad Hannover l’anno<br />

scorso). Un trio di lanci di prodotto<br />

che disegna il profilo di uno sforzo<br />

a tutto tondo per la “transizione” del<br />

listino alle zero emissioni. Rimane<br />

l’incognita Euro 7: Mercedes e Man<br />

hanno dichiarato che non prevedono<br />

passi oltre l’Euro 6 per la gamma<br />

urbana. Altri costruttori, sebbene titolari<br />

di quote di mercato più contenute,<br />

hanno già imboccato la strada<br />

del solo elettrico: Vdl e Van Hool,<br />

per esempio. Da Iveco Bus finora<br />

non sono pervenute dichiarazioni<br />

specifiche.<br />

Ricapitolando: il <strong>2023</strong> di Iveco Bus<br />

prevede due novità di prodotto assolute,<br />

un lancio estremamente atteso,<br />

un aggiornamento di gamma (per<br />

quest’ultimo vedi box) che comporta<br />

significative migliorie. E le<br />

news non si fermano qui. L’azienda<br />

ha anche annunciato ulteriori investimenti.<br />

(...)<br />

Prosegue a pag. 26 di<br />

Autobus Luglio-Agosto <strong>2023</strong>.<br />

Inquadra il QR code e leggi<br />

l’articolo integrale.<br />

48


N.7-8 - <strong>2023</strong> ANNO 28°<br />

LUGLIO/AGOSTO<br />

Estratto da ‘TRATTORI’ n. 7-8, <strong>2023</strong><br />

VADO E TORNO EDIZIONI - www.vadoetorno.com - ISSN 1720-3503 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/ MI - EURO 3,50<br />

Il palestrato<br />

TRACTOR OF THE YEAR 2024: LA SFIDA RIPARTE DA MUMBAI<br />

PROVA IN CAMPO: CASE IH PUMA 260 CVX DRIVE AFS CONNECT<br />

Dopo un 2021 in<br />

grande spolvero,<br />

Same Deutz-<br />

Fahr bissa il<br />

successo nel<br />

2022 e, anche se<br />

calano i volumi<br />

produttivi, mette<br />

a segno il record<br />

di sempre per il<br />

fatturato, con 1,8<br />

miliardi di euro e<br />

una crescita del<br />

22 per cento<br />

Same Deutz-Fahr<br />

Un record dietro l’altro<br />

Il 2022 sarà un anno da incorniciare<br />

per il gruppo trattoristico<br />

SDF: per la prima volta<br />

nella sua storia il marchio di cui<br />

fanno parte, tra gli altri, Same,<br />

Deutz-Fahr e Lamborghini Trattori,<br />

ha infatti messo a segno un<br />

fatturato record, pari a 1.803 milioni<br />

di euro, in crescita del 22%<br />

rispetto ai 1.481 milioni di euro<br />

del 2021 e del 42% rispetto ai<br />

1.268 milioni di euro del 2019,<br />

anno pre-pandemia.<br />

Un fatturato stellare trainato dalla<br />

vendita di 40.207 trattori e mac-<br />

chine da raccolta, che conferma<br />

gli obiettivi illustrati lo scorso<br />

anno. Messo a segno nonostante<br />

il calo dei volumi, e grazie<br />

all’aumento di valore dei prodotti<br />

e dei servizi offerti. I dati approvati<br />

dal Consiglio di Sorveglianza<br />

SDF sono stati snocciolati dal<br />

top management del gruppo, guidato<br />

dal Ceo Lodovico Bussolati,<br />

nella cornice del Museo Same di<br />

Treviglio. Nonostante un contesto<br />

internazionale volatile e poco<br />

prevedibile a causa delle conseguenze<br />

del conflitto scoppiato in<br />

Ucraina (con effetti sulla gestione<br />

dell’operatività aziendale e ricadute<br />

in termini di reperimento<br />

componenti e costo dell’energia),<br />

SDF ha raggiunto il massimo<br />

storico anche per quanto riguarda<br />

l’Ebitda. Nel 2022 ha infatti<br />

toccato quota 199 milioni, pari<br />

all’11,1%, in aumento rispetto al<br />

(...)<br />

Prosegue a pag. 16 di<br />

Trattori Luglio-Agosto <strong>2023</strong>.<br />

Inquadra il QRcode e leggi<br />

l’articolo integrale.<br />

49


Bimotor e il diporto di Scania<br />

È UNA BELLA<br />

CONNESSIONE<br />

Bimotor è ufficialmente l’inteprete di<br />

Scania per le applicazioni diportistiche.<br />

Boni Motori Marini rimane saldamente al<br />

timone del segmento portuale e della<br />

pesca. La rete distribituiva e di assistenza<br />

di Ciriè supporterà così la curva in<br />

espansione del grifone nel mercato italiano<br />

mare<br />

50<br />

Per agire in grande bisogna<br />

ragionare in grande. Bimotor<br />

è attrezzata per soddisfare<br />

entrambi le fasi, legittimandosi<br />

come integratore di sistema anche<br />

in ambito marino. Il tassello<br />

che si aggiunge al mosaico della<br />

famiglia Brunero è il contributo di<br />

Scania al diporto, oltre al trasporto<br />

pubblico e privato e alle imbarcazioni<br />

per il settore governativo.<br />

«Non è sufficiente motorizzare<br />

un’imbarcazione o una macchina<br />

industriale: bisogna saper orientare<br />

il cliente verso la soluzione<br />

che meglio possa soddisfare il<br />

livello prestazionale richiesto<br />

per l’applicazione. Come Bimotor,<br />

siamo lieti di integrare nella<br />

nostra gamma anche Scania, da<br />

sempre sinonimo di qualità e prestazioni,<br />

di servizio e affidabilità.<br />

Il vero punto di forza della gamma<br />

Scania, però, a nostro parere è<br />

la versatilità, che la rende adatta<br />

ad applicazioni diporto e lavoro e<br />

a impieghi tanto propulsivi quanto<br />

per servizi ausiliari», dichiara<br />

Ettore Brunero, Presidente e<br />

Amministratore Delegato di Bimotor<br />

(in basso, a sinistra).<br />

«Vi sono sia le prestazioni di un<br />

prodotto in continuo sviluppo che<br />

un’organizzazione fatta di persone,<br />

processi e molta determinazione<br />

alla base della crescita che in<br />

questi ultimi anni ha conosciuto<br />

il settore Power Solutions, per<br />

Scania globalmente e per l’Italia<br />

in particolare. Sono questi fattori<br />

fondamentali anche nel settore<br />

marino, in cui siamo convinti di<br />

avere ampi margini di crescita.<br />

Siamo davvero felici di poter realizzare<br />

questo nostro proposito<br />

con una realtà del calibro di Bimotor,<br />

con cui siamo subito entrati<br />

in sintonia», dichiara Paolo<br />

Carri, Direttore Scania Power<br />

Solutions.<br />

«L’ingresso di Bimotor nella rete<br />

di Scania Italia si accompagna<br />

alla rinnovata fiducia nella Boni<br />

Motori Marini di Cesenatico,<br />

concessionaria di riferimento per<br />

il segmento portuale e la pesca,<br />

che ha avuto negli anni un ruolo<br />

importante per lo sviluppo di Scania<br />

nel mercato marino nel nostro<br />

Paese», aggiunge Andrea Carolli,<br />

Direttore Rete di Italscania.<br />

«A noi spetta il compito di creare<br />

le condizioni affinché questo potenziale<br />

venga colto al massimo, e<br />

l’organizzazione di vendita ed assistenza<br />

è senza dubbio l’elemento<br />

attraverso cui possiamo davvero<br />

creare valore per i nostri clienti.<br />

Continueremo ad investire sulla<br />

nostra rete capillare di officine<br />

che sempre più potrà supportare<br />

i nostri sviluppi nel settore marino”,<br />

dichiara Enrique Enrich,<br />

Presidente e Amministratore<br />

Delegato di Italscania (in basso,<br />

a destra).<br />

Motori e componenti per OEM<br />

Cultura, tecnica, impieghi<br />

e mercato del motore diesel.<br />

Fondato nel 1986<br />

Direttore responsabile<br />

Maurizio Cervetto<br />

Coordinatore redazionale<br />

Fabio Butturi<br />

In redazione<br />

Stefano Agnellini, Ornella Cavalli,<br />

Fabrizio Dalle Nogare, Stefano Eliseo,<br />

Fabio Franchini, Riccardo Schiavo,<br />

Cristina Scuteri, Luca Vitali<br />

Ha collaborato<br />

Maria Grazia Gargioni<br />

Impaginazione e grafica<br />

Marco Zanusso<br />

Gestione editoriale<br />

Fabio Zammaretti<br />

Stampa<br />

Industrie Grafiche RGM srl,<br />

Rozzano (Mi)<br />

Fotolito<br />

Industrie Grafiche RGM srl,<br />

Rozzano (Mi)<br />

Autorizzazione del tribunale<br />

di Milano n.860 del 18 dicembre 1987<br />

Registro Nazionale della Stampa<br />

n. 4596 del 20/04/1994<br />

n. iscrizione R.O.C. 2880 del 30-11-2001<br />

Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. -<br />

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004<br />

n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />

VADO E TORNO<br />

EDIZIONI<br />

DIREZIONE<br />

AMMINISTRAZIONE<br />

via Brembo 27 - 20139 Milano.<br />

Tel. 02/55230950<br />

Sito internet<br />

www.vadoetorno.com<br />

PUBBLICITÀ<br />

Direzione<br />

via Brembo 27<br />

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Italia 35 euro, estero 55 euro<br />

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Vado e Torno Edizioni srl,<br />

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nell’informativa disponibile e consultabile sul sito<br />

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