2024_01_e-Construction
- HI-TECH: Bomag - CANTIERE 4.0: Leica Geosystems; Topcon - PASSIONE CANTIERE: Piobesi Escavazioni - PERISCOPIO: Tonello Servizi / Tesmec; Blend Plants / Baudino Group; Bobcat - INTERMAT 2024: Emissioni sorvegliate speciali - ELETTRIFICAZIONE: Sicuri che sia l’unica soluzione? - IMPIANTI MOBILI: Forte attenzione ai consumi - ESCAVATORI: Ruolo strategico - PALE GOMMATE: in prima linea per il carico
- HI-TECH: Bomag
- CANTIERE 4.0: Leica Geosystems; Topcon
- PASSIONE CANTIERE: Piobesi Escavazioni
- PERISCOPIO: Tonello Servizi / Tesmec; Blend Plants / Baudino Group; Bobcat
- INTERMAT 2024: Emissioni sorvegliate speciali
- ELETTRIFICAZIONE: Sicuri che sia l’unica soluzione?
- IMPIANTI MOBILI: Forte attenzione ai consumi
- ESCAVATORI: Ruolo strategico
- PALE GOMMATE: in prima linea per il carico
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VADO E TORNO EDIZIONI<br />
www.vadoetorno.com<br />
ISSN 1720-3503 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p.<br />
D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46)<br />
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Aprile <strong>2024</strong><br />
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SOCIAL:<br />
e-construction.org<br />
62<br />
44<br />
74<br />
HI-TECH<br />
6. Bomag<br />
TELESCOPICI<br />
36. Non solo per andare in alto<br />
km/h<br />
8<br />
13<br />
CANTIERE 4.0<br />
8. Leica Geosystems<br />
9. Topcon<br />
PASSIONE CANTIERE<br />
10. Piobesi Escavazioni<br />
PERISCOPIO<br />
13. Tonello Servizi / Tesmec<br />
14. Blend Plants / Baudino Group<br />
15. Bobcat<br />
INTERMAT <strong>2024</strong><br />
16. Emissioni sorvegliate speciali<br />
ELETTRIFICAZIONE<br />
20. Sicuri che sia l’unica soluzione?<br />
IMPIANTI MOBILI<br />
24. Forte attenzione ai consumi<br />
ESCAVATORI<br />
28. Ruolo strategico<br />
PALE GOMMATE<br />
32. In prima linea per il carico<br />
40. Kobelco<br />
42. Indeco<br />
44. Merlo<br />
46. Manitou<br />
48. Simex<br />
50. OMS / Sumitomo / Hanta<br />
52. Mantovanibenne<br />
54. Effer<br />
TEST<br />
56. HITACHI ZX400MC-7<br />
62. WACKER NEUSON WL95<br />
CAVA-CANTIERE<br />
68. Renault / Perino Piero<br />
70. Bell Equipment<br />
COMPONENTI<br />
72. Webasto<br />
IN PUNTA BRACCIO<br />
74. Ad ognuno la propria funzione<br />
STORIA<br />
78. Hitachi<br />
SOMMARIO<br />
3
A PASSI LENTI E INCERTI<br />
Macchine ed emissioni<br />
inquinanti. Ad INTERMAT<br />
<strong>2024</strong> faremo il punto su<br />
questo delicato tema. La<br />
kermesse parigina sarà l’occasione<br />
per capire quale sarà il reale stato<br />
dell’arte, la effettiva richiesta del<br />
mercato e le concrete possibilità che<br />
si possa continuare con un processo di<br />
elettrificazione che, oggettivamente,<br />
appare alquanto difficile.<br />
La mia non è visione ideologica ma<br />
una evidente presa d’atto che si basa<br />
su un’analisi delle attuali tecnologie a<br />
disposizione. Non è affatto un caso che<br />
in queste settimane gli stessi costruttori<br />
di automobili stiano ponendo molti dubbi<br />
facendo un vigoroso retro-front rispetto<br />
alle norme europee.<br />
Queste ultime si basano invece su una<br />
visione ideologica che imponendo “emissioni<br />
zero” allo scarico vuole imporre una<br />
tecnologia unica senza però tenere conto<br />
di tutto quello che accade prima del “tubo<br />
di scarico”. Parlo quindi di un bilancio<br />
energetico complessivo del mezzo, sia<br />
esso un veicolo stradale o altro, e di una<br />
produzione di energia elettrica che ha<br />
portato a dei veri e propri paradossi.<br />
Ne è un esempio la Germania, dove la<br />
visione talebana dei Verdi ha portato la<br />
chiusura delle centrali nucleari salvo<br />
produrre energia elettrica riattivando le<br />
centrali a carbone.<br />
Non sono contrario a prescindere all’elettrificazione.<br />
Ma occorre ragionare<br />
su come questo processo possa essere<br />
attuato. Se possibile. E come si possano<br />
invece risolvere i problemi delle emissioni<br />
in atmosfera laddove le tecnologie<br />
più evolute, di cui l’Italia è come sempre<br />
capofila, forniscano soluzioni alternative,<br />
possibili e concrete.<br />
Come il caso dell’HVO, in cui il nostro<br />
Paese è all’avanguardia con i poli produttivi<br />
di Gela e Monfalcone. Ma non<br />
solo. Ragionare su un mix energetico<br />
orientando la visione alle singole attività<br />
è la strada che qualsiasi esperto di settore<br />
indica in modo chiaro.Dalla mobilità<br />
delle persone, fino alle macchine industriali.<br />
E sempre con una visione globale<br />
che permetta di intervenire anche in zone<br />
geografiche dove le necessità energetiche<br />
saranno in fortissima crescita. Paesi che,<br />
giustamente, vogliono aumentare il proprio<br />
benessere e che hanno bisogno di più<br />
energia.<br />
Costantino Radis<br />
“Un partner di cui fidarsi”<br />
- Marco - Concessionario Kobelco<br />
EDITORIALE<br />
In Kobelco crediamo nella perfezione. Sappiamo anche<br />
che può essere raggiunta solo con gli strumenti giusti<br />
per il lavoro. Ecco perché, oltre a macchinari di alta<br />
qualità, costruiamo relazioni solide e durature con i<br />
nostri concessionari. Ascoltiamo le loro esigenze e li<br />
supportiamo con competenze affidabili, reti solide e<br />
servizi professionali. Prestando attenzione ai dettagli,<br />
cresciamo insieme verso il futuro.<br />
KOBELCO CONSTRUCTION MACHINERY EUROPE B.V.<br />
www.kobelco-europe.com<br />
4
Bomag Asphalt Pro, cantiere ottimizzato<br />
PIENO<br />
CONTROLLO<br />
Bomag Asphalt Pro permette di<br />
controllare tutto il processo operativo<br />
nel cantiere di stesa. Dalla produzione<br />
del conglomerato fino alla sua definitiva<br />
compattazione. Passando per il trasporto<br />
e la stesa tenendo sempre sotto controllo<br />
ogni minimo imprevisto e consentendo<br />
di trovare soluzioni immediate per<br />
controllare la qualità di tutto il lavoro<br />
Bomag non è solo macchine.<br />
Anzi. Stiamo parlando<br />
di un costruttore che sta<br />
sviluppando in house una lunga<br />
serie di strumenti informatizzati<br />
che consentano di aumentare al<br />
massimo la produttività all’interno<br />
del cantiere stradale.<br />
Le motivazioni sono ovvie.<br />
Controlli qualitativi stringenti,<br />
tempi di esecuzione sempre più<br />
sotto controllo, marginalità che<br />
dipendono da fattori spesso fuori<br />
controllo. Per questo motivo<br />
Bomag ha sviluppato Asphalt<br />
Pro, una app dal funzionamento<br />
intuitivo che consente di tenere<br />
sotto controllo ogni singolo<br />
aspetto del cantiere stradale.<br />
Partendo dal confezionamento<br />
dei conglomerati bituminosi<br />
nell’impianto di produzione, al<br />
trasporto su<br />
strada, alla<br />
stessa, alla<br />
compattazione<br />
finale.<br />
Ogni singola<br />
operazione,<br />
compreso il<br />
controllo della<br />
temperatura<br />
del conglomerato,<br />
è tenuta<br />
sotto controllo grazie ad una<br />
precisa e continua elaborazione<br />
dei dati che permette di trovare<br />
immediate soluzioni a problemi<br />
anche banali. Come ad esempio<br />
a ingorghi del traffico o ritardi<br />
legati a problemi nell’impianto<br />
di produzione.<br />
Smart Paving<br />
Bomag Aspahlt Pro raccoglie<br />
tutti i dati ed i parametri del<br />
cantiere in tempo reale. Le<br />
macchine e gli impianti interessati<br />
nel processo sono tutti<br />
monitorati ed il software è stato<br />
pensato per mettere in rete non<br />
solo le macchine del costruttore<br />
ma qualsiasi mezzo in qualche<br />
modo coinvolto nel cantiere.<br />
In questo modo è possibile rispettare<br />
i requisiti QSBW 4.0 e<br />
QAA 4.0. Il confronto continuo<br />
tra i valori richiesti dal cantiere<br />
per rispettare i criteri impostati<br />
ed i valori effettivi registrati al<br />
momento permette di mettere di<br />
reagire rapidamente ai problemi<br />
che potrebbero presentarsi durante<br />
lo svolgimento<br />
delle<br />
operazioni. In<br />
questo modo<br />
si evita che<br />
la finitrice rimanga<br />
ferma<br />
per mancanza<br />
di materiale<br />
da stendere.<br />
Tutti i soggetti<br />
coinvolti<br />
nel cantiere, dal responsabile dei<br />
lavori fino agli autisti, sono informati<br />
immediatamente in caso<br />
di cambiamenti di programma.<br />
Documenti sempre disponibili<br />
Tra i vantaggi di Bomag<br />
Asphalt Pro vi sono anche quelli<br />
di avere una documentazione<br />
completa e trasparente. È<br />
infatti possibile leggere tutte le<br />
informazioni di stesa tramite i<br />
sensori della finitrice.<br />
Larghezza di stesa, spessore<br />
dello strato e temperatura del<br />
conglomerato sono documentati<br />
nel tempo e collegati opzionalmente<br />
anche ai dati GPS ad alta<br />
precisione. In questo modo è<br />
possibile sapere con esattezza<br />
dove e come è stato steso il<br />
conglomerato per risalire eventualmente<br />
alla causa di problemi<br />
che potrebbero verificarsi.<br />
Asphalt Pro raccoglie quindi<br />
anche le passate di compattazione<br />
con la temperatura, il valore<br />
EVIB ed i valori di frequenza e<br />
ampiezza.<br />
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Larghezza di stesa 1.4 m- 3.2m<br />
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HI-TECH<br />
6
Leica Geosystems e il digitale integrato<br />
Topcon MC-Mobile e MC-X per le compatte<br />
ALLEANZE<br />
STRATEGICHE<br />
Leica Geosystems collabora oggi con<br />
i principali costruttori di macchine<br />
movimento terra. Questo grazie a<br />
specifici accordi che vedono il marchio<br />
svizzero, proprietà di Hexagon, proporsi<br />
sul mercato con la propria tecnologia<br />
integrata su escavatori, dozer e grader<br />
direttamente dalla fabbrica per agevolare<br />
il cliente finale nel processo di impiego<br />
CANTIERE 4.0<br />
Andare incontro al cliente<br />
semplificandogli la vita. E’<br />
questo l’obiettivo fondamentale<br />
di Leica Geosystems.<br />
La società, proprietà del Gruppo<br />
Hexagon, è sempre più presente<br />
negli accordi ufficiali che prevedono<br />
l’installazione integrata,<br />
direttamente in fabbrica, dei suoi<br />
sistemi digitali.<br />
La lista dei costruttori che hanno<br />
chiuso accordi ufficiali con Leica<br />
Geosystems è infatti sempre più<br />
lunga e corposa. L’ultimo in ordine<br />
di tempo è JCB. Il costruttore<br />
inglese e l’azienda svizzera hanno<br />
infatti previsto, per gli escavatori<br />
della Serie X, lo sviluppo congiunto<br />
della tecnologia integrata<br />
2D e 3D “Intelligrade” che gli<br />
utilizzatori potranno acquistare<br />
direttamente dalla rete JCB e<br />
che arriverà<br />
già montata<br />
in modo<br />
integrato dalla<br />
fabbrica. Il<br />
sistema prevede<br />
infatti non<br />
solo il classico<br />
funzionamento<br />
come sistema<br />
2D e 3D<br />
ma anche la<br />
modalità semiautomatica machine<br />
control. Per i clienti che scegliessero<br />
il sistema 2D in prima<br />
battuta sarà sempre possibile, sia<br />
tramite la rete JCB, sia tramite la<br />
rete Leica Geosystems, implementare<br />
al sistema 3D in after<br />
market in qualsiasi momento.<br />
Collaborazioni globali<br />
Gli accordi di questo tipo messi<br />
in campo da Leica Geosystems<br />
sono numerosi. E vanno da<br />
marchi globali come Liebherr<br />
e John Deere, fino a costruttori<br />
emergenti ma di alta qualità<br />
come Hidromek o Dressta,<br />
marchio di dozer di proprietà di<br />
LiuGong.<br />
Accordi che, come nel caso<br />
di John Deere, prevedono lo<br />
sviluppo congiunto di tecnologie<br />
digitali native per le macchine<br />
movimento terra e che<br />
comprendono tutte le differenti<br />
gamme del costruttore. Quindi<br />
non solo gli escavatori idraulici<br />
con la nuova gamma self-made<br />
in arrivo, ma anche i dozer ed<br />
i grader. Nel<br />
caso delle<br />
macchine<br />
del Cervo la<br />
collaborazione<br />
prevede<br />
uno scambio<br />
di esperienze<br />
e competenze<br />
mirate alla<br />
tecnologia<br />
integrata<br />
“SmartGrade”. Una vera e propria<br />
partnership strategica per<br />
accelerare l’uso delle tecnologie<br />
digitali sulle macchine movimento<br />
terra.<br />
Verso Oriente<br />
Leica Geosystems ha chiuso importanti<br />
collaborazioni anche con<br />
Hitachi. Il costruttore giapponese<br />
prevede infatti l’installazione in<br />
fabbrica, per chi lo volesse, dei<br />
sistemi iCON 3D. Un ulteriore<br />
plus per i clienti di entrambi i<br />
brand che possono così avere la<br />
completa e ottimale integrazione<br />
fra macchina e tecnologia.<br />
Sempre con l’obiettivo verso<br />
Oriente è strategica anche<br />
l’alleanza con Dressta. L’organizzazione<br />
della rete LiuGong<br />
sempre più presente, permette di<br />
essere un outsider dai contenuti<br />
rilevanti per quanto riguarda i<br />
dozer. Il costruttore si candida<br />
infatti come valida alternativa e<br />
la tecnologia integrata di Leica<br />
Geosystems è un plus di sicuro<br />
valore.<br />
PICCOLO È<br />
BELLO<br />
Topcon MC-X combina più tecnologie<br />
di comunicazione permettendo di<br />
personalizzare le soluzioni direttamente<br />
al flusso di lavoro della singola azienda.<br />
Con l’espansione MC-Mobile per<br />
macchine compatte le piccole imprese<br />
possono operare in modo snello e<br />
conveniente<br />
MC-Mobile è il sistema dedicato<br />
in modo specifico alle piccole<br />
e medie imprese che operano<br />
prevalentemente con le macchine<br />
compatte.<br />
Spesso il problema della diffusione<br />
della digitalizzazione nelle<br />
imprese edili è legato a diversi fattori<br />
fra cui il costo di investimento<br />
e la complessità di gestione sono<br />
tra quelli preponderanti. TopCon<br />
consente, con la soluzione compatta<br />
MC-Mobile, di avere quella<br />
snellezza operativa che le piccole<br />
aziende richiedono sempre più<br />
spesso per essere competitive.<br />
Il sistema permette infatti di effettuare<br />
i rilievi dei piccoli cantieri<br />
direttamente in situ ed in modo<br />
veloce. Eseguendo<br />
poi il tracciamento<br />
digitale in tempi<br />
rapidi così che si<br />
possa lavorare<br />
immediatamente.<br />
Si tiene quindi<br />
conto anche degli<br />
eventuali problemi<br />
e cambiamenti<br />
legati a situazioni<br />
che dipendono da<br />
fattori esterni che si<br />
possono verificare<br />
Topcon Positioning Systems<br />
mette a disposizione l’opzione<br />
di sistema satellitare<br />
di navigazione globale (GNSS)<br />
per la sua soluzione compatta<br />
di controllo macchina MC-<br />
Mobile. Si tratta di una funzione<br />
che completa il portafoglio di<br />
soluzioni compatte dell’azienda<br />
e permette agli appaltatori<br />
solo direttamente in loco. Come<br />
ad esempio sottoservizi non previsti<br />
o altri elementi che emergono<br />
in corso d’opera.<br />
Un modo di lavorare snello che<br />
coniuga il controllo diretto con la<br />
digitalizzazione. Con il vantaggio<br />
innegabile che quest’ultima<br />
fornisce in merito alla restituzione<br />
finale del lavoro effettivamente<br />
eseguito e con la possibilità di<br />
avere sempre perfettamente sotto<br />
controllo i quantitativi di materiali<br />
scavati o utilizzati.<br />
Il display e tutti gli altri componenti<br />
sono infatti progettati per<br />
essere facilmente condivisi tra<br />
più macchine all’interno di flotte<br />
di proprietà o a noleggio. Questi<br />
Il digitale snello per le piccole imprese<br />
componenti inoltre, possono essere<br />
spostati dall’asta portaprisma<br />
per le operazioni di tracciamento<br />
e controllo delle quote, alla macchina<br />
e viceversa.<br />
MC-Mobile è inoltre un sistema<br />
modulare e facile da imparare e<br />
utilizzare. Utilizza quindi un’unica<br />
interfaccia per migliorare la<br />
gestione delle risorse e consentire<br />
agli operatori di svolgere lavori<br />
che in precedenza richiedevano<br />
tre diverse figure: topografi,<br />
operatori di macchine da cantiere<br />
e addetti alla verifica del livellamento.<br />
Le soluzioni MC-Mobile di<br />
TopCon sono disponibili soluzioni<br />
per numerose marche e modelli<br />
di miniescavatori, pale cingolate<br />
compatte e minipale. Di fatto<br />
sono una perfetta combinazione<br />
delle tecnologie chiave di rilievo<br />
e machine control per aumentare<br />
l’efficienza, ridurre i tempi di<br />
attesa e il fabbisogno di personale<br />
per i cantieri di piccole e medie<br />
dimensioni.<br />
MC-Mobile fornisce quindi tutto il<br />
necessario per eseguire il tracciamento<br />
e la progettazione sul campo<br />
in modo da svolgere i lavori e<br />
verificarne i risultati in ogni fase<br />
del cantiere in modo snello.<br />
di integrare facilmente le loro<br />
macchine compatte in flotte già<br />
connesse con tecnologia GNSS.<br />
Una soluzione, dunque, pensata<br />
in modo specifico per i proprietari<br />
di minipale, pale compatte<br />
cingolate e mini escavatori che<br />
vogliano operare con sistemi<br />
digitali.<br />
Murray Lodge, vicepresidente<br />
esecutivo e direttore<br />
generale di Topcon, ha<br />
spiegato che «Inizialmente<br />
abbiamo<br />
costruito MC-Mobile<br />
pensando agli appaltatori<br />
di piccole e medie<br />
dimensioni. Lavorando<br />
con un’asta prismatica<br />
e il nostro strumento<br />
robotico 3D LN-150 gli<br />
utilizzatori misurano,<br />
progettano e costruiscono<br />
il modello di scavo<br />
facilmente sul posto<br />
con un’unica soluzione<br />
3-in-1. Ora questa nuova<br />
opzione GNSS consente ai<br />
gestori delle flotte di integrare<br />
facilmente macchine compatte in<br />
flussi di lavoro molto più ampi e<br />
complessi. Sfruttando la stessa<br />
modularità macchina-macchina<br />
e facilità d’uso che ha reso MC-<br />
Mobile uno dei nostri prodotti<br />
più venduti grazie alla piattaforma<br />
MC-X».<br />
8<br />
9
Piobesi Escavazioni al lavoro lungo il Po<br />
SPECIALISTI<br />
EFFICIENTI<br />
La piemontese Piobesi Eescavazioni è una<br />
delle aziende più importanti che opera<br />
nella regione del Nord Ovest.<br />
La tecnologia digitale di Leica Geosystems<br />
applicata agli escavatori Hidromek<br />
permette di svolgere importanti lavori con<br />
la massima precisione. Come il cantiere<br />
nel Parco Naturale del Po per sistemarne il<br />
letto dopo una piena<br />
PASSIONE CANTIERE<br />
Lavorare nei grandi cantieri<br />
fluviali non è semplice e<br />
immediato. Soprattutto alla<br />
luce delle sempre più stringenti<br />
normative che prevedono<br />
progetti estremamente accurati e<br />
precisi. La Piobesi Escavazioni,<br />
una delle più grandi e strutturate<br />
aziende che operano nel Nord<br />
Ovest, si occupa di movimento<br />
terra, demolizioni e riciclo di<br />
rifiuti da costruzione e demolizione<br />
con una propria piattaforma<br />
autorizzata. L’azienda<br />
piemontese ha la propria sede a<br />
Piobesi Torinese. Una cittadina<br />
nella zona a sud del capoluogo<br />
subalpino che si protende verso<br />
la provincia di Cuneo.<br />
La compagine infatti opera<br />
fra Piemonte, Valle d’Aosta e<br />
Liguria con una forte presenza<br />
proprio fra torinese e cuneese.<br />
L’elevata specializzazione e la<br />
dotazione di un parco macchine<br />
imponente che spazia dalle<br />
piccole macchine da cantiere<br />
fino ai grandi escavatori da<br />
demolizione consente di essere<br />
presente in opere di ogni tipo.<br />
Proprio come nei lavori fluviali<br />
dove la Piobesi Escavazioni è<br />
attiva da molto tempo.<br />
Tecnologia & macchine<br />
Questo tipo di attività, estremamente<br />
specialistica, prevede<br />
infatti di operare in modo<br />
estremamente preciso per<br />
rispondere alle prescrizioni di<br />
progetto. L’attenzione da parte<br />
delle autorità di controllo non<br />
permette infatti di compiere<br />
errori. Soprattutto quando i<br />
cantieri sono all’interno di aree<br />
protette che, però, richiedono<br />
una manutenzione ed una cura<br />
continua.<br />
L’azienda ha operato recentemente<br />
in una importante<br />
sistemazione fluviale all’interno<br />
del Parco Naturale del Po fra i<br />
comuni di Carmagnola e Carignano.<br />
Siamo nella zona pianeggiante<br />
alle porte di Torino dove<br />
il grande fiume padano inizia<br />
ad avere un letto di scorrimento<br />
importante e con portate elevate.<br />
A causa di una importante piena<br />
avvenuta lo scorso anno il corso<br />
è stato deviato in modo anomalo<br />
ed era necessario riportarlo nel<br />
suo corso storico. Un cantiere<br />
che la Piobesi Escavazioni<br />
ha affrontato impiegando un<br />
escavatore idraulico Hidromek<br />
HMK390NLC H4 dal peso<br />
operativo di circa 40 tonnellate<br />
e dotato di un impianto 3D<br />
iCON di Leica Geosystems.<br />
Un approccio tecnologico che<br />
la Piobesi Escavazioni ha fatto<br />
proprio da lungo tempo con<br />
diversi impianti installati su<br />
escavatori e dozer.<br />
In questo modo è stato possibile<br />
rispettare in modo preciso<br />
le quote di progetto con un<br />
controllo continuo delle effettive<br />
sezioni scavate per la massima<br />
tranquillità degli enti di controllo<br />
e dei progettisti.<br />
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Tesmec e Tonello Servizi<br />
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Le macchine specializzate come i trencher<br />
permettono di avere produzioni elevate<br />
in applicazioni spesso affrontate in modo<br />
convenzionale. Con un’efficienza che<br />
consente di aumentare la marginalità<br />
ed avere livelli produttivi molto alti. La<br />
scelta della Tonello Servizi di noleggiare<br />
i trencher di Tesmec va esattamente in<br />
questa direzione<br />
PERISCOPIO<br />
Tesmec è oggi uno dei maggiori<br />
costruttori mondiali di<br />
trencher. L’azienda bergamasca<br />
è infatti una specialista<br />
nel settore delle tecnologie delle<br />
comunicazioni, dell’energia,<br />
dell’automazione e del ferroviario.<br />
Tecnologie che richiedono<br />
una forte infrastrutturazione in<br />
cui i trencher svolgono un ruolo<br />
chiave a livello operativo.<br />
La gamma attuale comprende<br />
quindi macchine e attrezzature<br />
che coprono ogni nicchia applicativa<br />
dove le applicazioni di<br />
scavo e quelle di surface-miner<br />
vivono affiancate. La gamma<br />
Tesmec comprende quindi<br />
macchine a disco o a catenarie<br />
con pesi operativi che partono<br />
da 9 tonnellate e arrivano fino<br />
a 150 tonnellate. Stiamo quindi<br />
parlando di<br />
condizioni<br />
operative che<br />
spaziano dalle<br />
mini trincee<br />
fino a scavi di<br />
grande entità.<br />
La formula<br />
del noleggio<br />
è quindi oggi<br />
una grande<br />
opportunità<br />
che permette alle imprese di accedere<br />
a macchine estremamente<br />
specializzate in modo conveniente<br />
e con costi certi.<br />
La visione della Tonello Servizi<br />
Fra le aziende che si occupano<br />
di noleggio e distribuzione la<br />
Tonello Servizi è senza dubbio<br />
una di quelle maggiormente<br />
strutturate. Con sede a Oderzo,<br />
in provincia di Treviso, la Tonello<br />
Servizi fa parte del grande<br />
Gruppo Tonello che spazia<br />
dall’agricoltura, alle costruzioni<br />
edili fino all’impiantistica e al<br />
movimento terra.<br />
La visione lungimirante ha portato<br />
ad ingenti investimenti con<br />
una gamma di trencher a noleggio<br />
che spazia dalle piccole<br />
macchine a disco fino ai grandi<br />
mezzi a catena.<br />
Oggi l’offerta aziendale è<br />
composta da cinque macchine<br />
Tesmec. Si parte quindi dalle<br />
due compatte a disco 300 e<br />
400MCT RT1100 per arrivare<br />
ai tre modelli superiori Tesmec<br />
885, 950R e<br />
985. Le prime<br />
con pesi operativi<br />
di poco<br />
superiori alle<br />
10 tonnellate.<br />
Le ultime arrivano<br />
invece<br />
fino ai 37.000<br />
kg della 985<br />
per una potenza<br />
di 375<br />
cv. Si parla quindi di macchine<br />
importanti in grado di ottimizzare<br />
lo svolgimento dei cantieri<br />
di infrastrutturazione adattandosi<br />
a condizioni operative di ogni<br />
genere.<br />
La convenienza del noleggio<br />
Macchine non solo importanti,<br />
quindi, ma anche estremamente<br />
specializzate che richiedono, in<br />
caso di acquisto, investimenti<br />
mirati ed elevati. La possibilità<br />
di noleggiare macchine di questo<br />
tipo permette quindi di avere<br />
costi fissi e ottimizzare il proprio<br />
cantiere anche in base sia<br />
al tipo di terreno che si incontra,<br />
sia al tipo di situazione logistica<br />
e operativa.<br />
È quindi possibile, nello stesso<br />
cantiere, alternare tecniche<br />
differenti di scavo dove modalità<br />
convenzionali sono di fatto<br />
complementari all’impiego dei<br />
trencher. E dove questi ultimi<br />
possono essere a catena o a<br />
disco a seconda della profondità<br />
e della larghezza di scavo.<br />
13
BLEND PLANTS & BAUDINO GROUP<br />
I telescopici rotativi di Bobcat<br />
RECYCLING<br />
Gli impianti della Blend Plants sono ideali per operare<br />
nel campo del recycling grazie alla loro polivalenza<br />
e versatilità. Dai conglomerati cementizi ad RCK<br />
garantito fino a quelli bituminosi a freddo passando<br />
per quelli confezionati con aggregati riciclati. Ecco i<br />
perché della scelta di Baudino Group<br />
Blend Plants è oggi un<br />
riferimento a livello globale<br />
per gli impianti mobili per<br />
la produzione di conglomerati<br />
di vario tipo. I modelli del<br />
costruttore bresciano sono infatti<br />
presenti a livello globale sia in<br />
cantieri difficilmente accessibili,<br />
sia in situazione di forte urbanizzazione.<br />
La semplice trasportabilità,<br />
la elevata mobilità e la polivalenza<br />
operativa sono i punti di<br />
forza di queste macchine dall’elevato<br />
valore aggiunto. Spaziare<br />
dai conglomerati cementizi a<br />
resistenza garantita fino a quelli<br />
bituminosi a freddo permette<br />
agli impianti della Blend Plants<br />
alle imprese di operare in modo<br />
snello e rapido all’interno dei<br />
cantieri. Con il valore aggiunto<br />
che, all’occorrenza, molti modelli<br />
della gamma possono diventare<br />
anche comodi mezzi di trasporto<br />
di materiali granulari di vario<br />
genere. Materiali che rimangono<br />
divisi e possono essere scaricati<br />
con la massima precisione grazie<br />
ai nastri e alle celle di carico<br />
integrate nell’impianto.<br />
Occhio all’ambiente<br />
La flessibilità operativa degli<br />
impianti della Blend Plants<br />
permette di organizzare cantieri<br />
snelli ed efficienti utilizzando<br />
i materiali riciclati prodotti<br />
direttamente in situ. Un modo<br />
di ragionare che permette di ottimizzare<br />
l’efficienza operativa,<br />
di ridurre al minimo l’impatto<br />
ambientale legato ai trasporti<br />
e alla logistica, di sfruttare al<br />
meglio le risorse disponibili.<br />
Demolire, riciclare i materiali e<br />
riutilizzarli direttamente in loco<br />
è possibile grazie alla velocità di<br />
trasferimento e allestimento degli<br />
impianti della Blend Plants.<br />
Baudino Group<br />
ha investito in<br />
due impianti<br />
mobili Blend<br />
Plants Seventy<br />
che impiega sia<br />
nella propria<br />
sede operativa,<br />
sia nei diversi<br />
cantieri aziendali<br />
spostandoli<br />
all’occorrenza<br />
in modo molto<br />
rapido.<br />
GAMMA<br />
IN EVOLUZIONE<br />
Bobcat ha presentato i nuovi sollevatori<br />
telescopici rotativi che prendono origine<br />
dall’accordo quadro con Magni TH.<br />
Macchine da 5 a 8 tonnellate di capacità<br />
di carico con bracci fino a 39 metri di<br />
altezza massima. Comfort e prestazioni<br />
superiori i must dei nuovi modelli<br />
I<br />
sollevatori telescopici rappresentano<br />
uno dei mercati<br />
più interessanti ed in continuo<br />
sviluppo. Non è quindi<br />
un caso se Bobcat, nella sua<br />
strategia di crescita globale<br />
e sempre maggiore focalizzazione<br />
per le aziende che<br />
operano in campo edile, stia<br />
ampliamento la propria offerta<br />
in modo rapido ed efficiente.<br />
La presentazione dei nuovi<br />
modelli rotativi, frutto dell’accordo<br />
quadro con Magni TH,<br />
rientra in questa fondamentale<br />
dinamica commerciale.<br />
Comfort e prestazioni<br />
I nuovi modelli puntano su<br />
cabine rinnovate e su un incre-<br />
mento sostanziale delle prestazioni<br />
in termini di capacità di<br />
sollevamento. Parliamo quindi<br />
dei nuovi modelli che sono in<br />
grado di sollevare pesi da 5 ad<br />
8 tonnellate con altezze operative<br />
che vanno da 18 a 39<br />
metri di altezza massima. Vere<br />
e proprie efficienti e polivalenti<br />
autogrù compatte.<br />
PERISCOPIO<br />
Economia circolare<br />
Baudino Group è una delle realtà<br />
piemontesi in maggiore crescita.<br />
Le tre aziende del Gruppo sono<br />
la Baudino Trasporti, la Baudino<br />
Emilio e la Cava Belvedere. Ogni<br />
singola azienda ha una propria<br />
mission specifica con la Cava<br />
Belvedere che si occupa in modo<br />
specifico di riciclo dei rifiuti da<br />
costruzione e demolizione.<br />
Un’attività, quest’ultima, in cui<br />
le due Blend Plants Seventy<br />
entrate da poco nel parco macchine<br />
aziendale si integrano in<br />
modo ottimale con il processo di<br />
recupero dei materiali. Processo<br />
che è oggi uno dei core business<br />
aziendali anche alla luce<br />
del forte incremento dei lavori di<br />
demolizione e costruzione a cui<br />
sta assistendo il nostro paese.<br />
Ce ne parla Gabriele Baudino,<br />
terza generazione attiva<br />
nell’azienda di famiglia, e convinto<br />
sostenitore dell’economia<br />
circolare «La nostra azienda è<br />
sempre stata orientata ad una<br />
gestione efficiente dei cantieri.<br />
L’attenzione verso l’economia<br />
circolare è molto concreta e ha<br />
indirizzato tutti i nostri investimenti<br />
più recenti. Non solo gli<br />
impianti della Blend Plants ma<br />
anche il completo rinnovo di tutti<br />
gli impianti mobili per la selezione<br />
e lavorazione dei rifiuti da<br />
costruzione e demolizione. Investimenti<br />
importanti che però ci<br />
permettono di entrare in un circuito<br />
operativo virtuoso che, nel<br />
nord ovest, avrà un fortissimo<br />
impulso. Soprattutto con i grandi<br />
lavori di riqualificazione dell’Autostrada<br />
A6 Torino-Savona a cui<br />
partecipiamo attivamente. Alcuni<br />
lotti sono già in fase di esecuzione<br />
mentre altri sono in fase di<br />
partenza. Tutto il materiale verrà<br />
riutilizzato anche sotto forma di<br />
conglomerato e non impieghi<br />
non strutturali».<br />
Bobcat, i rotativi come macchine cruciali<br />
I nuovi modelli del costruttore<br />
presentano nuove cabine, accesso<br />
migliorato e più sicuro al posto<br />
guida, nuove prestazioni in termini<br />
di capacità di sollevamento.<br />
All’interno del posto guida vi è un<br />
nuovo display da 7” a 12” in grado<br />
di offrire tre diverse visualizzioni:<br />
diagramma di carico in tempo reale,<br />
diagramma di carico dinamico,<br />
vista dall’alto a 360°. Per agevolare<br />
l’accesso è ora presente un<br />
comodo pulsante sul joystick che<br />
allinea la torretta al telaio in modo<br />
automatico. L’ambiente di guida<br />
è completamente pressurizzato<br />
con filtrazione dell’aria al 100%.<br />
La visibilità, uno dei punti di forza<br />
di queste macchine, è rimasta<br />
invariata ed è stata ulteriormente<br />
migliorata con l’ausilio di<br />
nuove telecamere a 360°. Le<br />
motorizzazioni sono Volvo Penta<br />
Stage V.<br />
Bobcat sta quindi concentrando<br />
la propria attenzione non solo sui<br />
prodotti che identificano da sempre<br />
il proprio core business ma anche<br />
sui sollevatori telescopici.<br />
La presenza del marchio con i<br />
propri modelli fissi, a cui si sono<br />
affiancati i rotativi “made by Magni<br />
TH”, è infatti caratterizzata da<br />
contenuti di rilievo che nulla hanno<br />
da invidiare ai consolidati costruttori<br />
storici di queste macchine.<br />
Si tratta infatti di un mercato in<br />
crescita dove alla continua richiesta<br />
dei mercati “maturi” si affacciano<br />
nuovi mercati in cui queste<br />
macchine sono poco presenti.<br />
Per quanto riguarda i rotativi<br />
in modo particolare, i dati di<br />
vendita vedono una costante<br />
ascesa in tutto il mondo. Nel<br />
2023 sono state infatti vendute<br />
più di 4.500 macchine. Il settore<br />
è principalmente concentrato<br />
in Europa (85%), dove Italia,<br />
Germania, Francia e Benelux<br />
rappresentano il 76% del mercato.<br />
Il Nord America rappresenta il 10%<br />
del mercato mondiale, mentre il<br />
restante 5% è distribuito nel resto<br />
del mondo.<br />
14<br />
15
INTERMAT <strong>2024</strong>. Obiettivo emissioni<br />
EMISSIONI<br />
SORVEGLIATE<br />
SPECIALI<br />
Non è un caso se INTERMAT <strong>2024</strong> focalizza<br />
la propria attenzione sulla riduzione delle<br />
emissioni e sull’elettrificazione delle<br />
macchine da cantiere. La capitale francese<br />
è infatti la prima in Europa ad aver vietato<br />
l’accesso ai veicoli diesel dal 1 gennaio<br />
<strong>2024</strong>. Salvo poi rimandare il divieto a data<br />
sconosciuta. Un percorso in evoluzione,<br />
quindi, in cui si cercano soluzioni concrete<br />
INTERMAT <strong>2024</strong><br />
Intermat <strong>2024</strong> punterà il proprio obiettivo sulla decarbonizzazione.<br />
Tematica da far tremare i polsi e<br />
che coinvolge anche il mondo delle macchine da<br />
costruzione. Sarà sicuramente interessante vedere<br />
da vicino le soluzioni che i costruttori hanno pensato<br />
per andare incontro agli obiettivi imposti dal<br />
quadro normativo europeo.<br />
In realtà si sta dando molta enfasi a questi aspetti<br />
che coinvolgono soprattutto i Paesi del nord Europa.<br />
Paesi che prevedono forti incentivazioni fiscali<br />
per coloro che acquistano macchine da costruzione<br />
elettrificate per ottenere zero emissioni allo scarico.<br />
Essere a Parigi ha sicuramente un significato che<br />
aggiunge contenuti oltre a quelli puramente simbolici.<br />
La capitale francese ha infatti imposto fortissime<br />
limitazioni ai veicoli con motorizzazioni<br />
a combustione interna con un divieto assoluto di<br />
accesso a tutti i veicoli con motore diesel a partire<br />
dal 1 gennaio <strong>2024</strong>. Salvo poi rimandare il divieto<br />
a data sconosciuta. In parole povere, non si ha ancora<br />
una soluzione concreta. Anzi, le soluzioni ci<br />
sarebbero. Basterebbe non affrontare il problema<br />
in modo ideologico ma scientifico.<br />
Si rincorre l’elettrificazione<br />
La parola d’ordine è sicuramente elettrificazione.<br />
Tutti i costruttori si sono in qualche modo concentrati<br />
su queste tecnologie proponendo macchine che<br />
derivano dai modelli standard. Si tratta di percorsi<br />
di studio dove motorizzazioni a carburanti alternativi<br />
possono fare la loro parte in modo positivo.<br />
L’elettrificazione è oggi vista più come un argomento<br />
di marketing che non come la soluzione<br />
effettiva ad un problema operativo di riduzione<br />
delle emissioni. Gli obiettivi ambiziosi del settore<br />
costruzioni di ridurre le emissioni di carbonio<br />
del 40% da qui al 2030 sono sicuramente uno<br />
stimolo fondamentale per i costruttori e per le<br />
imprese che utilizzano ogni giorno le macchine<br />
da cantiere. Ma occorre capire in che contesto<br />
si andrà ad operare e in che modo raggiungere<br />
questi obiettivi. La kermesse di Parigi potrà sicuramente<br />
fornire spunti interessanti per capire<br />
quale direzione poter prendere.<br />
Il ruolo dei costruttori<br />
Dal punto di vista tecnologico ogni costruttore sta<br />
cercando di proporre soluzioni che possano portare<br />
ad un risultato concreto. Soprattutto tenendo bene a<br />
mente l’ambito operativo e l’effettivo impatto delle<br />
proprie macchine. Non è infatti un caso se alcuni<br />
grandi brand non hanno ancora proposto soluzioni<br />
elettrificate a fronte di macchine che, già nella realtà<br />
quotidiana, hanno un basso impatto in termini<br />
di emissioni. Ci sono infatti aziende che già oggi<br />
sono fortemente impegnate sul mercato con mezzi<br />
convenzionali che, alla luce dei motori di ultima<br />
generazione (molti anche funzionanti ad HVO) e<br />
del funzionamento particolarmente efficiente, hanno<br />
consumi ed emissioni ridottissime.<br />
Sarà interessante capire chi, alla luce della propria<br />
capacità di trasmettere i reali valori delle proprie<br />
macchine, riuscirà a spiegare al mercato soluzioni<br />
concrete, affidabili, meno impattanti e soprattutto<br />
fattibili. Il percorso che va verso l’effettiva transione<br />
ecologica comincia infatti da oggi. Con soluzioni<br />
concrete e utilizzabili, alla portata delle imprese,<br />
che risolvano problematiche effettive e che facciano<br />
risparmiare. Questa è la via maestra.<br />
I piccoli cantieri stradali urbani<br />
Analizzando il comparto in ottica evolutiva le attrezzature<br />
ed i cantieri stradali urbani di piccola dimensione<br />
sono quelli che hanno avuto il maggiore<br />
progresso in termini tecnologici per quanto riguarda<br />
l’abbattimento delle emissioni.<br />
Di fatto si tratta di tutti quei cantieri legati soprattutto<br />
alle manutenzioni che, effettivamente, arrecano<br />
il maggior disturbo alle persone e che, per loro<br />
natura, provocano i maggiori disagi anche a fronte<br />
delle emissioni. Non fosse altro per la presenza,<br />
spesso, di conglomerati bituminosi che per loro<br />
natura emettono calore e forti odori.<br />
Ad Intermat si farà il punto in modo specifico<br />
su questi aspetti con molti costruttori che si presentano<br />
con macchine compatte che prevedono<br />
Develon, a<br />
sinistra, arriverà<br />
ad Intermat con<br />
il miniescavatore<br />
elettrificato DX20ZE<br />
per lavori in<br />
ambienti chiusi ed<br />
in ambito urbano.<br />
La macchina è<br />
in gamma come<br />
modello di serie<br />
e si presenta<br />
come interessante<br />
soluzione sia per<br />
il noleggio, sia per<br />
le imprese che<br />
operano dove sono<br />
richieste emissioni<br />
locali pari a zero.<br />
Hitachi, sotto,<br />
propone la<br />
propria gamma di<br />
mezzi elettrificati<br />
sviluppati con<br />
KTEG ed in<br />
collaborazione con<br />
e-Deutz per quanto<br />
riguarda i sistemi<br />
di alimentazione<br />
e ricarica delle<br />
batterie.<br />
16<br />
17
Fra le tecnologie realmente a basso impatto ambientale<br />
la ART1000 di Simex, sopra, è oggi quella che, a livello<br />
di manutenzioni stradali, permette di ridurre in modo<br />
drastico non solo l’uso delle macchine ma anche<br />
l’impiego di conglomerati bituminosi grazie al riciclaggio<br />
in situ del materiale esistente con additivi biologici.<br />
Sunward, a fianco, arriva ad Intermat con un’offerta<br />
ampia di escavatori idraulici elettrificati.<br />
l’alimentazione a batteria o con sistemi che intervengono<br />
in modo diretto nel ciclo operativo.<br />
Quest’ultimo aspetto comprende non solo le macchine,<br />
ovviamente, ma anche i materiali ed i processi<br />
innovativi per ridurre al minimo l’impatto<br />
ambientale.<br />
INTERMAT <strong>2024</strong><br />
Attrezzature e tecnologie<br />
Processi e tecnologie sono infatti in prima linea per<br />
l’abbattimento delle emissioni. Da questo punto di<br />
vista è quindi fondamentale l’apporto che la tecnologia<br />
è in grado di offrire all’interno dei cantieri.<br />
Ad esempio, fra le innovazioni più interessanti da<br />
questo punto di vista vi è sicuramente la ART1000<br />
di Simex che, grazie al riciclaggio in situ di piccole<br />
superfici di pavimentazioni stradali, permette di<br />
ridurre in modo consistente l’uso delle macchine<br />
abbattendo le emissioni. Usando poi additivi biologici<br />
si ha anche un ulteriore vantaggio in termini<br />
ambientali.<br />
Il ruolo delle attrezzature e delle tecnologie, anche<br />
digitali, è quindi primario in questo fondamentale<br />
processo di ottimizzazione delle risorse.<br />
Risparmiare tempo, ridurre i cicli operativi, utilizzare<br />
meno macchine in cantiere riduce inevitabilmente<br />
le emissioni.<br />
Il tema fondamentale sarà quindi come riuscire a<br />
spiegare questi aspetti a tutti agli addett ai lavori e<br />
soprattutto come quantificare, in termini economici,<br />
questi evidenti elementi competitivi. Quantificazione<br />
che è fondamentale per capire se la direzione<br />
intrapresa è quella corretta. Sarà quindi interessante<br />
capire se Intermat riuscirà ad essere un reale megafono<br />
da questo punto di vista.<br />
Cosa che ad esempio Samoter ha saputo essere sotto<br />
molti punti di vista. Sia da quello che riguarda le<br />
tecnologie digitali, sia da quello che coinvolge l’economia<br />
di sistema basata sull’efficienza comples-<br />
siva del cantiere che si appoggia alle più evolute<br />
tecnologie di settore.<br />
Una finestra sul nord Europa<br />
Intermat sarà sicuramente una finestra sul Nord<br />
Europa mostrando le tendenze di un mercato che,<br />
grazie a politiche di forti aiuti fiscali, sembra voler<br />
intraprendere l’unica strada dell’elettrificazione<br />
come soluzione alla riduzione delle emissioni.<br />
Strada che non è tecnologicamente neutrale e che<br />
nasconde diverse insidie.<br />
La fiera di Parigi cade oltretutto in un periodo storico<br />
complesso dove, a fronte di queste dinamiche<br />
ideologiche, ci sarà la chiara verifica di inizio estate<br />
con le elezioni europee dove la realtà dovrà fare i<br />
conti con la fantasia. Ci sono già evidenti segni di<br />
scricchiolamento delle attuali norme che, come tutti<br />
ben sanno, non sono fisse e ineludibili. Basti vedere<br />
cosa è successo proprio a Parigi che, dopo aver<br />
annunciato circa una decina di anni fa l’obiettivo<br />
di chiudere completamente la città ai motori diesel,<br />
ha ora rimandato la decisione a data da destinarsi.<br />
L’ora X non è quindi nemmeno stata spostata in<br />
avanti come già successo per altre limitazioni ma<br />
si è preferito non parlarne proprio.<br />
Questo a causa delle evidenti difficoltà tecnologiche<br />
legate ad una visione che non ha tenuto conto delle<br />
effettive tecnologie alternative a disposizione.<br />
Di fatto si preferisce stare alla finestra a guardare.<br />
Una visione attendista che in realtà frena il reale<br />
progresso in termini di abbattimento delle emissioni<br />
pensando ad un’unica soluzione possibile.<br />
Una visione maggiormente organica, che tenga conto<br />
di ogni minimo aspetto, sarebbe invece auspicabile<br />
da tutti i punti di vista. Sia per gli addetti ai<br />
lavori, sia per l’ambiente e per una chiara soluzione<br />
delle problematiche che sono evidenti e sotto gli<br />
occhi di tutti.<br />
18<br />
19
FOCUS. Luci e ombre dell’elettrico<br />
SICURI CHE<br />
SIA L’UNICA<br />
SOLUZIONE?<br />
Se nelle macchine compatte è una delle possibili,<br />
concrete e attuabili alternative, l’elettrificazione<br />
non si prospetta come una strada oggettivamente<br />
percorribile su quelle di grandi dimensioni. A<br />
meno di applicazioni speciali. Anche a fronte di un<br />
ipotetico salto in avanti tecnologico delle batterie.<br />
Una scelta spesso mistificatoria a fronte di strategie<br />
di marketing dove il “green washing” conta più della<br />
sostanza e della neutralità tecnologica<br />
ELETTRIFICAZIONE<br />
Elettrico. Sembra essere la parola d’ordine e chi<br />
non segue questo mantra è considerato out.<br />
A prescindere dal fatto che sarebbe corretto<br />
parlare di elettrificazione e non di elettrico, qual<br />
è l’attuale situazione del mercato? Come possono<br />
eventualmente orientarsi le imprese che intendono<br />
lavorare con macchine ad emissioni locali zero?<br />
Occorre fare una chiara distinzione e capire esattamente<br />
quali sono le applicazioni, cosa si deve fare<br />
e dove si deve lavorare. Anche perché ci sono costruttori,<br />
come ad esempio Wacker Neuson, che da<br />
oltre dieci anni propongono macchine compatte e<br />
attrezzature ad azionamento elettrico con un ottimo<br />
riscontro del mercato. Questo grazie a tecnologie<br />
collaudate e ad una graduale e progressiva introduzione<br />
sul mercato senza mai rinunciare alle attrezzature<br />
e alle macchine convenzionali ma guidando<br />
il cliente attraverso scelte che sono poi diventate<br />
naturali. E anche con costi di investimento sostenibili<br />
da parte degli utilizzatori finali.<br />
Oltre l’ideologia<br />
Che l’obiettivo di ridurre le emissioni sia prioritario<br />
è evidente e sotto gli occhi di tutti. Ma che questo<br />
debba essere fatto con una visione non ideologica<br />
è altrettanto vero. L’approccio in modo tecnologicamente<br />
non neutro comporta infatti evidenti difficoltà<br />
che, nei fatti, trascinano in avanti l’obiettivo<br />
finale portando ad un rallentamento del processo<br />
quando, invece, si potrebbero ottenere buoni risultati<br />
fin da subito andando a migliorare una situzione<br />
oggettivamente critica. Alcuni costruttori, stanno<br />
percorrendo questa strada in modo analitico anche<br />
utilizzando tecnologie che potrebbero sembrare<br />
meno evolute ma che, nella realtà, sono alla portata<br />
delle aziende e ampiamente collaudate.<br />
Oltre a Wacker Neuson, per esempio, Merlo si è<br />
affacciata al mercato dei telescopici compatti con<br />
una macchina completamente nuova che sfrutta la<br />
tecnologia, conosciuta e impiegata da decenni, delle<br />
batterie al piombo. Un tipo di approccio che ha consentito<br />
di impiegare batterie che provengono ormai<br />
al 90% dal mercato del riciclo e che hanno un im-<br />
patto ambientale molto basso. Grazie al dispositivo<br />
di aggancio e sgancio rapido è possibile sostituirle<br />
in meno di cinque minuti garantendo cicli operativi<br />
molto lunghi.<br />
Si tratta di un approccio costruttivo che non solo ha<br />
aperto le porte di un nuovo mercato ma ha anche<br />
fatto capire ai propri clienti il potenziale operativo<br />
di un prodotto nuovo.<br />
La parola al mercato<br />
È poi comprensibile che le strategie di alcuni costruttori<br />
vogliano dare un segnale al mercato. Ma<br />
laddove la visione nega l’evidenza fisica sarà il<br />
mercato stesso ad emettere le proprie sentenze. Dichiarare<br />
tempi di durata della carica delle batterie<br />
che non siano compatibili con i dati stessi della<br />
macchina, infatti, non è sicuramente una strategia<br />
lungimirante. Volvo sta puntando molto sulle<br />
proprie macchine elettrificate con una visione che,<br />
però, appare spesso più entusiastica che realistica.<br />
Dimenticando, nel comunicare i propri dati di durata<br />
della ricarica delle batterie, che la fisica non è<br />
un’opinione e che i numeri non mentono.<br />
Se nelle macchine compatte la gestione della ricarica<br />
è però gestibile, nel bene e nel male, negli<br />
ordinari cantieri, sulle grandi macchine questo passaggio<br />
non è affatto automatico.<br />
L’EC230 Electric, a fronte di una capacità della<br />
batteria di 264 kWh per una potenza installata di<br />
picco di 160 kW e in continuo di 105 kW, difficile<br />
che riesca a mantenere un’autonomia di 4 o 5 ore (a<br />
seconda dell’impiego) come dichiarato dal costruttore.<br />
Così come risulta difficile, a patto di non avere<br />
in cantiere un carica batterie da oltre 132 kWh, che<br />
in un paio d’ore si possa effettuare la ricarica. Vero<br />
è che Volvo fornisce in opzione un caricabatterie<br />
rapido da 150 kW con interfaccia CCS2 in grado<br />
di caricare la batteria in circa 90 minuti, ma occorre,<br />
cosa non da poco, avere un’allacciamento al<br />
cantiere che sia in grado di alimentare un flusso di<br />
questo tipo. Un cantiere medio ordinario oggi ha<br />
tendenzialmente un fabbisogno di circa 30/40 kW.<br />
Stiamo parlando quindi di grandezze superiori di<br />
A sinistra, VOLVO<br />
CE sta puntando<br />
sulle macchine<br />
elettrificate con la<br />
volontà di essere<br />
presente nel<br />
compatto solo con<br />
veicoli elettrici. Fra<br />
le grandi macchine<br />
è presente<br />
l’escavatore EC230<br />
Electric dove<br />
il costruttore<br />
dichiara numeri<br />
di durata e tempi<br />
di ricarica che<br />
sono difficilmente<br />
compatibili sia con<br />
le leggi fisiche,<br />
sia con la realtà<br />
operativa dei<br />
cantieri ordinari.<br />
In basso, Wacker<br />
Neuson ha iniziato<br />
il proprio percorso<br />
di elettrificazione<br />
di attrezzature e<br />
macchine compatte<br />
nel lontano 2<strong>01</strong>3<br />
con una gestione<br />
modulare e<br />
comoda. Ad oggi<br />
è il costruttore<br />
che propone le<br />
tecnologie più<br />
collaudate del<br />
mercato con la<br />
terza generazione<br />
del miniescavatore<br />
EZ17e e della pala<br />
compatta WL20e<br />
con gestione del<br />
tutto comparabile a<br />
quella dei modelli<br />
ordinari.<br />
20<br />
21
Liugong, in alto, è uno dei costruttori che si presenta al mercato<br />
con una gamma di macchine elettrificate che comprende tipologie<br />
di ogni genere. Fra queste anche la pala gommata 856HE con<br />
alcuni esemplari operativi a Londra nell’alimentazione di un<br />
impianto di calcestruzzo cittadino. Un’applicazione che richiede<br />
un uso leggero e sporadico della macchina ed è compatibile con<br />
la durata della carica delle batterie. Merlo, a destra, è presente<br />
con il suo e-Worker con una tecnologia collaudata e pienamente<br />
compatibile con l’impiego di una macchina di questo tipo e di<br />
queste dimensioni in magazzini edili o piccoli cantieri.<br />
ELETTRIFICAZIONE<br />
circa sei volte e che sarebbero necessarie solo per<br />
poter garantire l’uso di un escavatore per i pochi<br />
giorni necessari per le opere di demolizione o movimento<br />
terra.<br />
Oltre l’esercizio di stile<br />
Occorre quindi andare oltre l’esercizio di stile e<br />
le strategie di marketing dove il “green washing”<br />
è più uno slogan che non una visione sostanziale<br />
indirizzata al cliente e alla soluzione di specifiche<br />
problematiche operative.<br />
Di fatto il mercato è divisibile in due grandi categorie<br />
dove il compatto viaggia su un binario a parte e<br />
dove l’elettrificazione può avere un senso se si basa<br />
su tecnologie “amiche” dove affidabilità, semplicità<br />
di impiego e costi di investimento accettabili sono<br />
i tre elementi di base.<br />
Le grandi macchine sono invece oggi difficilmente<br />
adattabili, se non in casi estremamente specifici,<br />
alle esigenze delle imprese comuni.<br />
LiuGong, ad esempio, è presente con una gamma<br />
elettrificata che prevede anche pale gommate di<br />
media dimensione come la 856HE da 21 tonnellate<br />
di peso operativo per una capacità benna di<br />
3,5 metri cubi. Alcuni esemplari sono operativi in<br />
un impianto di calcestruzzo di Londra in una tipica<br />
applicazione che, come risaputo, richiede un uso<br />
sporadico nel corso della giornata e quindi in linea<br />
con l’autonomia della batteria in base alla dimensione<br />
della macchina.<br />
Si tratta però di applicazioni molto specifiche dove<br />
anche le grandi macchine possono, con determinate<br />
condizioni al contorno, soddisfare i requisiti operativi<br />
richiesti. La stessa Holcim ha appena acquistato<br />
600 macchine elettrificate dalla stessa LiuGong per<br />
l’impiego nei propri stabilimenti produttivi.<br />
Una tecnologia che può avere un futuro?<br />
L’elettrificazione ha sicuramente un futuro nel<br />
mercato delle macchine movimento terra. Tutti i<br />
costruttori, soprattutto nelle macchine compatte, si<br />
stanno infatti impegnando con soluzioni già oggi<br />
operative o con dei concept molto interessanti dove<br />
si intravedono possibili scenari operativi. Come nel<br />
caso di Hitachi che, con la joint-venture EAC insieme<br />
a KTEG, propone sul mercato un mini escavatore<br />
elettrificato da 5,5 tonnellate a sua volta integrato<br />
da modelli che arrivano fino alla classe delle 15<br />
tonnellate.<br />
Bobcat ha presentato il suo Concept completamente<br />
elettrico T7X. Parliamo di elettrico e non di elettrificato<br />
perché non è una macchina idraulica azionata<br />
da un motore elettrico ma un track-loader dove<br />
tutti i movimenti sono azionati da degli attuatori<br />
elettrici. Una vera e propria nuova frontiera che<br />
potrà avere, grazie alla superiore efficienza, sviluppi<br />
interessanti. A patto che gli attuatori, grazie ad<br />
una produzione di serie con grandi numeri, possano<br />
arrivare ad un costo di costruzione accettabile. Per<br />
il modello T7X si parla oggi di circa 25.000 dollari<br />
per attuatore della Moog raggiungendo quindi il<br />
costo di circa 100.000 dollari (a Bobcat) per la sola<br />
movimentazione del braccio.<br />
Siamo ancora lontani da un impiego diffuso delle<br />
macchine movimento terra elettrificate e fintanto<br />
che non vi sarà una visione di mix tecnologico questo<br />
obiettivo si allontanerà di volta in volta.<br />
A fronte di questo potrebbe invece essere molto<br />
proficuo l’impiego di macchine con tecnologie miste,<br />
come vediamo da tempo su molto grandi macchine<br />
da miniera o su molti impianti mobili di frantumazione<br />
e vagliatura, dove motori a basso impatto<br />
ambientale ad HVO (faccio un esempio) alimentino<br />
motori elettrici che azionano impianti idraulici e<br />
powertrain. Il tutto con dei consumi molto bassi,<br />
emissioni molto basse ed un’efficienza decisamente<br />
più alta. Vedremo.<br />
E l’idrogeno?<br />
I motori ad idrogeno rappresentano oggi un’altra<br />
strategia di marketing che non un’applicazione concreta.<br />
Da un lato i motori a ciclo Diesel ben si prestano<br />
ad operare con questo carburante. Dall’altra<br />
il fabbisogno energetico per ottenere la molecola ha<br />
un bilancio negativo. Oltretutto la corretta gestione<br />
per il rifornimento è particolarmente complessa e<br />
non rappresenta una valida alternativa nemmeno<br />
per l’alimentazione delle celle a combustibile la<br />
cui efficienza, invece, supera il 95%. Stiamo alla<br />
finestra ad aspettare. Intanto una mossa concreta<br />
potrebbe essere semplicemente quella di sostituire<br />
tutti i mezzi più obsoleti.<br />
22<br />
23
IMPIANTI MOBILI. Riciciclare con efficienza<br />
FORTE<br />
ATTENZIONE<br />
AI CONSUMI<br />
Da macchine “grossolane” che non guardavano troppo<br />
per il sottile a impianti con un’altissima tecnologia che<br />
mira ad aumentare l’efficienza. Gli impianti mobili di<br />
frantumazione e vagliatura sono oggi completamente<br />
differenti rispetto a pochi anni fa. Con i costruttori che<br />
pongono grande attenzione ai consumi, alla produttività<br />
e alle soluzioni di gestione integrata<br />
IMPIANTI MOBILI<br />
Chi lavora in modo professionale nel campo del<br />
riciclaggio sa molto bene come l’impianto di<br />
frantumazione e vagliatura sia fondamentale<br />
per riuscire ad ottenere risultati che siano in linea<br />
non solo con le aspettative aziendali ma anche con<br />
i capitolati e le normative. Aspetti produttivi fondamentali<br />
che, nella estrema complessità operativa del<br />
vecchio continente, fanno la differenza.<br />
Ottimizzare i flussi, ridurre i consumi e aumentare<br />
la produttività sono sempre stati gli obiettivi<br />
principali scaturiti dalle esplicite richieste del mercato.<br />
Un percorso che tutti i principali costruttori<br />
stanno seguendo e che sta portando ottimi risultati<br />
dal punto di vista dell’efficienza aziendale. Con<br />
l’alimentazione elettrica che, finalmente, sta prendendo<br />
sempre più piede. Esattamente come succede<br />
negli impianti fissi di lavorazione degli inerti.<br />
MCCLOSKEY<br />
Il costruttore canadese, nato nel 1985, ha profonde<br />
radici anche in Europa grazie alla sede di Tyrone,<br />
in Irlanda del Nord. La gamma è composta da impianti<br />
mobili per la selezione, la frantumazione, il<br />
lavaggio e lo stoccaggio dei materiali inerti. Macchine<br />
che spaziano dai vagli sgrossatori e arrivano<br />
fino ai grandi frantoio ad urto con vagli integrati.<br />
Si tratta di macchine pensate sia per operare<br />
nelle grandi cave, sia per essere facilmente trasportate<br />
e utilizzate nei complessi cantieri urbani.<br />
Come nel caso del vaglio sgrossatore R70 che,<br />
forte di un peso operativo di 15,4 tonnellate e di<br />
dimensioni di trasporto molto compatte, consente<br />
di ottenere tre diverse categorie di materiali con<br />
produzioni importanti. Questo grazie all’High<br />
Energy Screenbox e all’alimentatore da 1.200 mm<br />
di larghezza. La sgrossatura con i finger metallici<br />
permette di lavorare anche con materiali difficili<br />
e umidi. Si tratta di una macchina estremamente<br />
agile che si rivolge al mercato crescente dei cantieri<br />
urbani di medie dimensioni grazie anche al<br />
breve tempo necessario per essere operativi. In<br />
meno di dieci minuti la macchina è infatti pronta<br />
per essere operativa grazie alle regolazioni completamente<br />
idrauliche di ogni elemento. La gamma<br />
McCloskey comprende ovviamente anche i<br />
classici frantoi a mascelle che, oggi, sono anche<br />
disponibili con tecnologia di alimentazione diesel/<br />
elettrica. Le opzioni disponibili, fra cui anche il<br />
lavaggio del materiale, permettono di ottenere aggregati<br />
riciclati di alta qualità abbinando fra loro<br />
impianti complementari per cicli completi di fran-<br />
tumazione e vagliatura.<br />
KLEEMAN<br />
Il marchio del Gruppo Wirtgen, di proprietà John<br />
Deere, punta da sempre al massimo contenimento<br />
dei consumi. La gamma di impianti mobili del<br />
marchio permette infatti di selezionare e frantumare<br />
materiali di vario tipo con diverse macchine<br />
funzionanti da tempo con tecnologia ibrida diesel/<br />
elettrico. Kleeman fa leva sui diversi tipi di azionamento<br />
offrendo una specifica consulenza sul tipo<br />
di applicazione, sul contesto applicativo e sulle effettive<br />
esigenze operative dell’utilizzatore finale.<br />
L’offerta si articola su frantoi a mascelle, frantoi a<br />
cono, frantoi ad urto e impianti di selezione con vagli<br />
sgrossatori e classici frantoi mobili per materiali<br />
già frantumati o materiali inerti naturali ghiaiosi.<br />
La tecnologia a funzionamento diesel/elettrico<br />
è disponibile in opzione e permette di operare solo<br />
con il motore endotermico che aziona la macchina<br />
idraulicamente oppure con alimentazione elettrica<br />
esterna e con il funzionamento delle funzioni con<br />
motori elettrici che azionano il movimento dei singoli<br />
componenti. Ad esempio nel vagli sgrossatore<br />
MSS 802 EVO il funzionamento dell’alimentatore,<br />
del vaglio e dei nastri può essere con motori elettrici<br />
o con motori idraulici a seconda del cantiere e<br />
del tipo di alimentazione e vincoli esterni.<br />
FABO<br />
Il costruttore turco ha la propria sede a Smirne con<br />
diversi stabilimenti cresciuti e ampliati nel tempo<br />
fino ad avere, attualmente, una superficie produttiva<br />
di 85.000 mq. FABO è uno dei costruttori più<br />
interessanti del mercato perché propone non solo<br />
impianti mobili ma anche impianti fissi e impianti<br />
per la produzione del calcestruzzo. Un’esperienza<br />
maturata in 21 anni di attività e che vede oggi proporre<br />
una gamma di oltre 245 diversi prodotti.<br />
Entrando nello specifico degli impianti mobili<br />
di frantumazione e vagliatura, tutte le macchine<br />
presenti in gamma dispongono solo di tecnologia<br />
Hybrid diesel/elettrico con alimentazione tramite<br />
gruppo elettrogeno di bordo o rete esterna a seconda<br />
MCCLOSKEY, in alto,<br />
è un costruttore<br />
canadese con<br />
una gamma<br />
estremamente<br />
ampia che spazia<br />
dalla sgrossatura<br />
alla frantumazione<br />
di altissima qualità<br />
con i frantoi rotativi<br />
e a cono. Passando<br />
ovviamente per la<br />
classica selezione<br />
multiclasse e la<br />
frantumazione con<br />
le mascelle. Fra<br />
le opzioni anche<br />
l’alimentazione<br />
ibrida e le<br />
macchine per la<br />
selezione dei rifiuti.<br />
KLEEMAN, in<br />
basso, è presente<br />
con vagli e<br />
frantoi mobili con<br />
tecnologie di vario<br />
tipo. La Linea<br />
PRO funziona ad<br />
alimentazione ibrida<br />
diesel/elettrico<br />
o solo elettrico.<br />
Non tutti i modelli<br />
sono disponibili<br />
con questo tipo di<br />
alimentazione.<br />
24<br />
25
FABO, in alto e a<br />
destra, è un costruttore<br />
turco che si è<br />
affacciato al mercato<br />
europeo grazie all’elevato<br />
livello qualitativo.<br />
Tutte le macchine<br />
utilizzano la tecnologia<br />
Hybrid diesel/elettrico<br />
permettendo un’elevata<br />
economia di funzionamento.<br />
KEESTRACK, in<br />
alto a destra, è uno dei<br />
riferimenti del mercato<br />
con macchine dalla<br />
tecnologia consolidata<br />
e con alimentazione<br />
diesel e ibrida in arrivo.<br />
POWERSCREEN, sotto, è<br />
un marchio di riferimento<br />
con una gamma<br />
ampia e articolata.<br />
delle specifiche necessità operative. FABO unisce<br />
quindi un’impostazione delle carpenterie pensate<br />
per operare nel difficile contesto casalingo ad un’economia<br />
di esercizio che ha una visione costante<br />
verso la riduzione massima dei consumi. La gamma<br />
comprende vagli sgrossatori, vagli convenzionali,<br />
frantoi a mascelle e ad urto. Il costruttore si sta affacciando<br />
con grande interesse al mercato europeo<br />
forte proprio di una tecnologia e di una visione qualitativa<br />
che gli permettono di essere competitivo nei<br />
confronti delle esigenze di un mercato fortemente<br />
restrittivo in termini di emissioni e di consumi. Per<br />
andare incontro ai mercati specifici, le power-unit<br />
che equipaggiano i singoli modelli possono essere<br />
motorizzate con propulsori FPT, Scania, Volvo Penta,<br />
Deutz o Caterpillar consentendo al cliente finale<br />
di rivolgersi al costruttore preferito anche in base<br />
alla rete assistenziale. La gamma si sta ampliando<br />
ora verso il basso con nuovi modelli che guardano<br />
con interesse al mercato urbano europeo.<br />
IMPIANTI MOBILI<br />
KEESTRACK<br />
Il Gruppo belga ha una forte storicità nel campo<br />
della vagliatura e, dopo l’acquisizione della OM<br />
di Ponzano Veneto, ha rafforzato in modo determinante<br />
la propria presenza nella frantumazione senza<br />
abbandonare i suoi punti di forza nella selezione dei<br />
materiali difficili tipici delle bonifiche. La gamma<br />
è una delle più complete del mercato ed il completo<br />
aggiornamento delle linee di prodotto ha portato<br />
l’arrivo della tecnologia ibrida tramite power-unit<br />
di bordo che possono, all’occorrenza, operare anche<br />
lontano dall’impianto al riparo da polvere e<br />
sollecitazioni contribuendo anche a fornire energia<br />
elettrica per più impianti.<br />
POWERSCREEN<br />
Il marchio di Tyrone, nell’Irlanda del Nord, è nato<br />
nel 1966 ed è uno dei più consolidati a livello globale.<br />
Si tratta infatti di un costruttore, facente parte<br />
del Gruppo Terex, presente a livello mondiale e che<br />
offre oggi una delle gamme più ampie e complete a<br />
livello dimensionale, applicativo e di tecnologie<br />
di alimentazione. I suoi impianti<br />
trovano applicazione nel comparto estrattivo<br />
e del riciclo. Settore, quest’ultimo,<br />
che è particolarmente sentito anche con la<br />
presenza di una gamma di vagli sgrossatori<br />
ad alto valore aggiunto come la gamma<br />
Warrior e Powertrack che uniscono elevate<br />
prestazioni produttive con modelli dalle<br />
dimensioni e dal peso operativo estremamente<br />
contenuti. Alla base dell’offerta vi<br />
è infatti il Warrior 800 che, a fronte di un<br />
peso operativo di 16.700 kg, garantisce<br />
una produzione oraria di 280 tonnellate/<br />
ora operando anche con materiali bagnati<br />
e complessi derivanti dalle bonifiche.<br />
1 a EDIZIONE<br />
Innovation <strong>Construction</strong> Tour <strong>2024</strong><br />
26
ESCAVATORI. Sempre più indispensabili<br />
RUOLO<br />
STRATEGICO<br />
Gli escavatori idraulici confermano il loro ruolo<br />
strategico nei cantieri di ogni tipo e dimensione. Con<br />
una presenza che va al di là del semplice scavo che<br />
rimane, comunque, l'attività primaria. Stiamo infatti<br />
parlando di porta attrezzi dove gli impianti ausiliari, le<br />
funzioni tecnologiche e le prestazioni idrauliche sono<br />
fondamentali e si affiancano alle doti strutturali.<br />
ESCAVATORI<br />
Sono gli indiscussi protagonisti dei cantieri. Non<br />
c'è lavoro dove non vi sia un escavatore idraulico<br />
in azione allestito dalla semplice benna<br />
fino alle attrezzature idrauliche più particolari e di<br />
nicchia. La visione di queste macchine sta fortemente<br />
cambiando anche da noi. Si stanno infatti<br />
moltiplicando le applicazioni con impianti digitali<br />
e tiltrotator di ogni genere. Lo stesso vale per<br />
gli attacchi rapidi che sono stati visti come inutili<br />
e che, finalmente, si stanno diffondendo in modo<br />
sempre più capillare. Ma l'Italia rimane ancora un<br />
fanalino di coda fra i mercati più evoluti. L'aspetto<br />
positivo è che c'è ancora un grandissimo spazio per<br />
crescere ed evolversi. Nella concretezza progettuale<br />
i costruttori di escavatori si stanno orientando verso<br />
contenuti tecnici e tecnologici che vanno in questa<br />
specifica direzione fornendo macchine che, per assurdo,<br />
non sempre sono completamente sfruttate da<br />
tutti gli utilizzatori.<br />
Alcuni costruttori si stanno affacciando anche ai<br />
modelli elettrificati di grande dimensione. Per ora<br />
ancora dedicati a specifiche esigenze operative e<br />
con dei contenuti che, oggettivamente, sembrano<br />
più indirizzati al marketing che non alle reali applicazioni<br />
diffuse.<br />
HITACHI<br />
Il costruttore giapponese è presente con una gamma<br />
cingolata e gommata fra le più complete del<br />
mercato in grado di coprire il 100% delle esigenze<br />
del mercato. Si spazia infatti dal miniescavatore da<br />
1.100 kg di peso operativo fino alle macchine da<br />
miniera con il grande EX8000-7 da 840 tonnellate.<br />
Nei gommati si parte dai midi da 10 tonnellate per<br />
arrivare a macchine da 25 tonnellate di peso operativo.<br />
Un'orizzonte di gamma che trova pochi riscontri<br />
nei competitor e che si basa su una tecnologia<br />
propria che vede oggi il costruttore presente su<br />
molteplici fronti. Dalle macchine termiche a quelle<br />
elettrificate. Dove queste ultime comprendono alcuni<br />
modelli di miniescavatori e si spingono fino<br />
all'EX135US-7 Electric. Macchine, queste ultime,<br />
sviluppate in modo specifico per il mercato europeo<br />
che, fino ad ora, è l'unico ad aver manifestato un<br />
certo interesse per questa tecnologia.<br />
Nella gamma ordinaria invece spicca l'impianto<br />
idraulico Trias III che equipaggia i modelli dallo<br />
ZX210LC-7 fino allo ZX350LC-7. Un impianto<br />
idraulico che vede tre pompe idrauliche lavorare<br />
insieme e che è arrivato oggi alla sua terza release<br />
dopo la comparsa sulla Serie 5 e la prima evoluzione<br />
della Serie 6.<br />
Si tratta di un plus che posiziona gli escavatori<br />
della Serie 7 in una classe di mercato a sé grazie<br />
all'esuberanza idraulica. Una prerogativa che,<br />
nell'impiego con le attrezzature idrauliche ad alte<br />
prestazioni, permette di avere una maggiore efficienza<br />
operativa con elevati livelli di produttività.<br />
KOBELCO<br />
L'azienda di Hiroshima è uno degli specialisti globali<br />
nel settore degli escavatori idraulici con una<br />
fortissima vocazione per le macchine da demolizione<br />
dove è presente con mezzi self-made che<br />
arrivano anche a 350 tonnellate ci peso operativo.<br />
La gamma convenzionale prevede oggi modelli<br />
cingolati che spaziano da 800 kg fino a quasi 90<br />
tonnellate. Con una fortissima presenza di modelli<br />
con architettura short-radius.<br />
Fra le più importanti novità di Kobelco vi è l'aggiornamento<br />
della gamma con l'abbandono delle<br />
motorizzazioni Hino a favore di Yanmar e Isuzu. I<br />
due nuovi partner a livello motoristico si dividono<br />
le classi di peso. Con Yanmar che fornisce la po-<br />
DEVELON. Visione di mercato<br />
Develon punta da sempre ad un<br />
elevato rapporto qualità/prezzo. Una<br />
strategia che lo ha portato nel tempo<br />
a diventare non più un comprimario<br />
ma una delle prime scelte delle<br />
imprese. L'ampliamento della gamma<br />
e lo sviluppo di nuove tecnologie<br />
proprie come l'impianto idraulico VBO<br />
lo posizionano oggi fra i marchi più<br />
interessanti del mercato in merito a<br />
presenza, completezza di gamma e<br />
presenza sul territorio con una rete<br />
capillare e qualificata.<br />
L'inglobamento nella grande famiglia<br />
Hyundai, che ha portato al cambio di<br />
brand, non ha di fatto sortito nessun<br />
effetto collaterale in termini di sviluppo<br />
del prodotto e contenuti tecnologici.<br />
Questo grazie alla tecnologia<br />
proprietaria di ogni singola gamma di<br />
prodotti. Anzi. Dando anche in prestito<br />
alcune proprie macchine come i dumper<br />
all'altro brand del Gruppo. Lo sviluppo<br />
dei prodotti e la visione di mercato che<br />
distinguono da sempre Develon hanno<br />
portato l'arrivo di nuovi prodotti come il<br />
midi escavatore gommato DX100W-7<br />
che entra in diretta competizione con<br />
storici brand di livello.<br />
La gamma del costruttore è composta<br />
oggi da 23 modelli cingolati da 14 a<br />
100 tonnellate di peso operativo con<br />
architetture convenzionali e shortradius.<br />
Macchina a cui si aggiungono<br />
7 modelli di escavatori gommati dalle<br />
10 alle 22 tonnellate di peso operativo.<br />
Un'offerta che consente ai concessionari<br />
del costruttore di posizionarsi sul<br />
mercato in modo competitivo e completo<br />
potendo contare su un portfolio che,<br />
fra macchine standard, allestimenti<br />
speciali e bracci di diverso tipo, arriva a<br />
coprire una percentuale di mercato che<br />
HITACHI è il<br />
costruttore di<br />
riferimento nel<br />
mercato degli<br />
escavatori idraulici.<br />
Con la attuale<br />
Serie 7 sono<br />
stati aumentati<br />
gli standard<br />
di ergonomia<br />
ed efficienza<br />
complessiva<br />
puntando ad<br />
una riduzione<br />
dei consumi<br />
rispetto alle serie<br />
precedenti senza<br />
penalizzare le<br />
prestazioni e con<br />
una struttura che<br />
non rinuncia alla<br />
filosofia di base del<br />
costruttore.<br />
supera il 90% della richiesta attuale.<br />
Gli investimenti effettuati anche nei<br />
nuovi centri di formazione in Francia<br />
e Germania consolida ulteriormente<br />
una presenza fortemente radicata sul<br />
territorio e che prosegue con le stesse<br />
linee guida che fino ad ora hanno<br />
guidato la crescita del marchio. L'entrata<br />
nel Gruppo Hyundai ha ulteriormente<br />
incrementato questa visione legata<br />
a mercato e prodotto che si basa su<br />
un'evoluta tecnologia di proprietà.<br />
28
A destra,<br />
l'Hidromek<br />
HMK520LCHD<br />
H4 è il modello<br />
di punta attuale<br />
della gamma del<br />
costruttore turco.<br />
Si tratta di un<br />
escavatore idraulico<br />
dal peso operativo<br />
che supera le 52<br />
tonnellate e che<br />
si candida come<br />
macchina da<br />
produzione per<br />
cave e cantieri<br />
dove sono<br />
necessari importanti<br />
movimentazioni di<br />
materiale.<br />
In alto il LiuGong<br />
915F CR è la<br />
macchina del<br />
costruttore cinese<br />
che presidia la<br />
fascia delle 15<br />
tonnellate e si<br />
presenta con dei<br />
contenuti di riliveo<br />
come i comandi<br />
elettroidraulici.<br />
In basso il Kobelco<br />
SK140SRLC-7 è uno<br />
degli short-radius<br />
più diffusi ed è<br />
uno dei riferimenti<br />
del mercato.<br />
Il costruttore<br />
giapponese è uno<br />
specialista degli<br />
escavatori con una<br />
forte connotazione<br />
mirata ai bassi<br />
consumi e<br />
all'idraulica fluida e<br />
precisa. ll'efficienza<br />
operativa e a<br />
ESCAVATORI<br />
tenza per le macchine fra le 18 e le 30 tonnellate<br />
di peso operativo e Isuzu che scende in basso con<br />
i modelli short-radius della classe 15 tonnellate e<br />
poi fa un salto verso l'alto sulle macchine dalle 35<br />
tonnellate fino al top di gamma.<br />
Cambiano i motori ma non la filosofia di base<br />
con un'idraulica pensata per ridurre i consumi e al<br />
contempo avere una controllabilità fluida e riposante.<br />
I modelli short-radius, di cui parliamo in modo<br />
approfondito in un altro articolo, si caratterizzano<br />
per l'architettura iNDr che riduce le emissioni sonore<br />
e favorisce il bilanciamento della macchina.<br />
HIDROMEK<br />
L'azienda turca sta crescendo in modo continuo<br />
e lineare sul mercato europeo grazie a macchine<br />
che si stanno distinguendo per qualità costruttiva,<br />
robustezza e accurato studio dell'ergonomia e dei<br />
contenuti tecnologici. La gamma di escavatori comprende<br />
oggi sette modelli cingolati e tre gommati.<br />
Una suddivisione dell'offerta che distingue in modo<br />
molto netto le classi di peso e presenta, nella fascia<br />
delle 15/18 tonnellate, anche il modello short-radius<br />
HMK145 LCSR che è pensato in modo specifico<br />
per il mercato europeo.<br />
All'ultimo Bauma abbiamo visto alcune gradite<br />
news come lo short-radius HMK245 SRLC di<br />
prossimo arrivo. Stesso discorso vale per i model-<br />
li midi che insistono fra le 7 e le 10 tonnellate di<br />
peso operativo. Lo sviluppo della tecnologia degli<br />
escavatori ha inoltre portato anche dei preserie, visti<br />
sempre a Bauma, dove l'architettura con braccio<br />
gru telescopico riprende in modo chiaro macchine<br />
molto diffuse in Giappone e, più in generale, nei<br />
mercati orientali.<br />
Fra le caratteristiche qualificanti di Hidromek vi<br />
sono sicuramente il design molto curato e l'ergonomia<br />
delle cabine. Provenendo da una storia di mercato<br />
dove le prime macchine sono nate nel difficile<br />
periodo dell'embargo causato dalla guerra con Cipro,<br />
Hidromek ha inoltre sviluppato una tecnologia<br />
propria dove l'accoppiamento fra motore e pompe<br />
sfrutta al massimo la coppia a disposizione per limitare<br />
al massimo i consumi ed elevare la durata dei<br />
componenti al massimo possibile. Stesso discorso<br />
vale per la struttura e le carpenterie dove la roccia<br />
della Turchia ha obbligato il costruttore a scelte di<br />
sovradimensionamento.<br />
LIUGONG<br />
L'azienda cinese è l'ultima arrivata sul territorio<br />
nazionale e si distingue, fra i costruttori del dragone,<br />
per il livello qualitativo e la tecnologia di<br />
cui sono dotate le sue macchine. Parliamo quindi<br />
di comandi elettroidraulici con un impianto sviluppato<br />
insieme a Kawasaki che è il partner ufficiale<br />
di LiuGong. Da un punto di vista del design è evidente<br />
la "mano" di Gary Major, designer che ha<br />
sviluppato tutta la nuova linea della gamma JCB<br />
e che ormai da diversi anni è a capo della progettazione<br />
LiuGong. Il centro di sviluppo prodotto<br />
è infatti collocato non solo in Cina, nella città di<br />
Liuzhou, ma anche a Londra e negli stabilimenti<br />
Macchina matura o suscettibile di un'ulteriore<br />
evoluzione?<br />
Definire l'escavatore idraulico non è così<br />
semplice come si potrebbe pensare.<br />
La continua ricerca di nuove tecnologie<br />
indirizzate soprattutto all'impiego sempre<br />
più performante e semplice delle<br />
attrezzature sta di fatto facendo vivere<br />
una seconda e dinamica primavera a<br />
queste fondamentali macchine.<br />
L'evoluzione del mercato delle demolizioni,<br />
che in Europa troverà un ulteriore<br />
e ampio sviluppo legato alla riqualificazione<br />
immobiliare e ambientale,<br />
sta inoltre portando i costruttori verso<br />
trasformazioni che raccolgano le esigenze<br />
delle imprese. Alcune aziende, come<br />
della Dressta in Polonia. Oggi il costruttore è sicuramente<br />
fra i più radicati nel vecchio continente<br />
con una mentalità che lo avvicina maggiormente<br />
ai costruttori globali coreani che non alle classiche<br />
aziende cinesi. La gamma spazia dai mini escavatori<br />
da 1,5 tonnellate per arrivare fino al 995E,<br />
macchina da cava da quasi 100 tonnellate.<br />
Esigenze in continua e rapida evoluzione<br />
Kobelco, sono presenti con macchine<br />
self-made che hanno alle spalle una<br />
storicità tecnologica che le posiziona<br />
in modo privilegiato sul mercato. Altre<br />
aziende come Hitachi sono presenti con<br />
tecnologie specifiche sviluppate insieme<br />
a partner europei come KTEG ma<br />
sempre sotto l'egida ufficiale del marchio.<br />
Elemento non da poco in termini<br />
di assistenza, garanzia, certificazione<br />
e rivendibilità. Entrambi con tecnologie<br />
di livello dove efficienza operativa,<br />
trasportabilità e risparmio di tempo sono<br />
fondamentali<br />
Altri costruttori si presentano con<br />
soluzioni ufficiali ma molto più convenzionali<br />
dove i tempi di allestimento delle<br />
macchine sono molto più lunghi e meno<br />
vantaggiosi essendo legati a tecnologie<br />
di aggancio e sgancio dei bracci<br />
sicuramente più economiche all'acquisto<br />
ma al contempo superate da un punto di<br />
vista tecnologico.<br />
Stanno inoltre arrivando anche macchine<br />
alimentate a batteria che, a dire il<br />
vero, sono spesso più degli esercizi di<br />
marketing che non effettivi modelli utilizzabili<br />
nei cantieri ordinari. E non parlo di<br />
quelli italiani ma anche di quelli del nord<br />
Europa. Stiamo comunque assistendo<br />
ad una forte rincorsa tecnologica che<br />
sarà poi come sempre selezionata dal<br />
mercato. L'unico vero e inoppugnabile<br />
giudice di qualsiasi innovazione.<br />
30<br />
31
PALE GOMMATE. Movimentazione in primis<br />
IN PRIMA<br />
LINEA PER<br />
IL CARICO<br />
Sono le regine della movimentazione.<br />
Parliamo ovviamente delle pale gommate.<br />
Macchine che stanno compiendo<br />
un’interessante evoluzione in termini di<br />
efficienza, equilibrio dinamico e varietà di<br />
powertrain. L’obiettivo è di caricare quanto<br />
più materiale possibile con il minor costo<br />
unitario con le elettrificate che puntano a<br />
specifiche nicchie di mercato<br />
PALE GOMMATE<br />
Sono le regine degli impianti di lavorazione<br />
inerti. Ma non solo. Sempre più frequenti anche<br />
nell’industria e in agricoltura, le pale gommate<br />
puntano ad abbassare il più possibile il costo<br />
unitario di movimentazione del materiale. In Italia<br />
si parla prevalentemente di grandi macchine mentre<br />
oltre frontiera si spazia verso il basso anche con i<br />
piccoli modelli dal peso operativo di poco superiore<br />
alla tonnellata. Con l’arrivo di trasmissioni CVT è<br />
aumentata in modo importante l’efficienza ma chi<br />
impiega schemi più convenzionali non è sicuramente<br />
rimasto a guardare. I consumi si sono abbassati in<br />
modo drastico e le cabine sono diventate sempre più<br />
comode con veri centri di comando digitale. L’elettrificazione<br />
ha fatto la sua comparsa anche sui<br />
grandi modelli. Soprattutto in casa dei costruttori<br />
del dragone. La Cina detiene infatti oggi il primato<br />
tecnologico in questo specifico settore e punta alle<br />
possibili nicchie di mercato.<br />
HIDROMEK<br />
Il costruttore di Ankara è conosciuto soprattutto<br />
per gli escavatori e si è affacciato su questo mercato<br />
negli ultimi anni. Attualmente la gamma turca<br />
è composta da due modelli, la HMK640 WL e la<br />
HMK635 WL, che presidiano le due classi più importanti<br />
da un punto di vista del mercato con benne<br />
di 4 e 3,5 metri cubi. A Bauma abbamo visto<br />
anche la HMK630 WL che è in fase di prossimo<br />
arrivo. Hidromek sarà presente ad Intermat con la<br />
HMK635 WL arrivata sul mercato qualche tempo<br />
dopo la sorella maggiore. Una macchina che però<br />
ha uno schema completamente differente rispetto<br />
alla sorella maggiore e che la accomuna con<br />
il modello più piccolo. Abbiamo infatti un layout<br />
macchina che posiziona oggi Hidromek tra i pochi<br />
costruttori che hanno collocato il motore in posizione<br />
arretrata e il modulo di raffreddamento dietro<br />
la cabina. A vantaggio ovviamente di un maggior<br />
carico di ribaltamento a parità di peso operativo, di<br />
minori consumi, di un miglior equilibrio dinamico<br />
e di un accesso semplificato per la manutenzione<br />
grazie ai cofani completamente apribili.<br />
DEVELON<br />
Le pale gommate del brand coreano hanno un riscontro<br />
positivo sul mercato grazie ad un’evoluzione<br />
storica molto positiva dell’apprezzata gamma<br />
Daewoo. La serie DL copre oggi il mercato fino a<br />
capacità standard delle benne di oltre 6 metri cubi<br />
con la DL580-7 che si colloca al top dell’offerta.<br />
Fra i punti di forza vi sono un comportamento dinamico<br />
ed efficiente che vede anche la presenza, sulla<br />
DL4207 CVT, di una trasmissione a variazione continua<br />
sviluppata insieme a ZF. Il costruttore ha inoltre<br />
sviluppato una tecnologia digitale per la sicurezza di<br />
altissimo livello. Come ad esempio la Transparente<br />
Bucket che permette di vedere cosa succede di fronte<br />
alla benna nel momento in cui la posizione oscura<br />
completamente la visuale anteriore. Questo avviene<br />
grazie all’impiego di un sistema di telecamere con<br />
immagini interpolate tramite software con algoritmi<br />
che sfruttano l’AI. Develon sta continuando anche lo<br />
sviluppo di questi sistemi anche per quanto riguarda<br />
la riduzione al minimo del rischio di investimento.<br />
L’altro punto di forza del costruttore è l’estrema<br />
frammentazione della gamma che presenta modelli<br />
molto ravvicinati in grado di soddisfare esigenze<br />
operative estremamente specifiche e dettagliate.<br />
LIUGONG<br />
Il costruttore cinese si è affacciato sul mercato nazionale<br />
da circa un anno. La presenza europea è<br />
però fortemente consolidata dalle forti radici nel<br />
vecchio continente date dallo stabilimento in Polonia<br />
e dal quartier generale di Londra dove si opera<br />
a livello progettuale. Ad oggi LiuGong è il primo<br />
costruttore mondiale di pale gommate. Tradizione<br />
costruttiva nata nel lontano 1966 e che ha acquisito<br />
una robusta esperienza con la ultradecennale jointventure<br />
con Caterpillar in questa specifica categoria<br />
merceologica.<br />
Hidromek è<br />
presente sul<br />
mercato con due<br />
modelli di pale<br />
gommate da 3,5<br />
e 4 metri cubi in<br />
attesa dell’arrivo<br />
alla rete vendita<br />
del terzo modello<br />
da 3 metri cubi.<br />
La HMK635 WL è<br />
l’ultima arrivata e<br />
si caratterizza per<br />
l’architettura con<br />
motore arretrato<br />
e modulo di<br />
raffreddamento<br />
collocato dietro<br />
la cabina di guida<br />
a vantaggio di<br />
equilibrio dinamico<br />
e carico di<br />
ribaltamento.<br />
Develon punta sulla<br />
tecnologia digitale<br />
di ausilio per la<br />
sicurezza dinamica<br />
mirata a diminuire il<br />
rischio specifico di<br />
investimento.<br />
32<br />
33
Sopra, LiuGong è presente con una gamma elettrificata ad alte<br />
prestazioni che sta raccogliendo consensi su diversi mercati.<br />
A destra la ZW310-7, attuale modello di punta del costruttore<br />
giapponese che punta su efficienza ed affidabilità. In basso la<br />
nuova pala gommata telescopica T80 che allarga verso l’alto<br />
la gamma di pale gommate Dieci indirizzate ad un mercato<br />
che richiede polivalenza e flessibilità. Bobcat ha recentemente<br />
aggiornate le sue pale gommate compatte con nuove funzionalità.<br />
PALE GOMMATE<br />
34<br />
Da un punto di vista tecnologico stiamo parlando<br />
di macchine dagli schemi convenzionali collaudati<br />
ma estremamente funzionali da un punto di vista<br />
dell’efficienza operativa. A lato della gamma convenzionale<br />
vi è una gamma elettrificata, in espansione,<br />
che comprende diversi modelli di pale gommate. Ad<br />
oggi è presente la 856HE con un peso operativo di<br />
21.000 kg ed una capacità della benna standard di 3,5<br />
metri cubi. Una macchina già operativa da tempo sul<br />
mercato europeo con presenze importanti soprattutto<br />
in grandi città come Londra. Anche Holcim, recentemente,<br />
ha deciso per l’acquisto di 600 unità fra<br />
pale gommate, escavatori e dumper elettrificati da<br />
LiuGong dopo la prima esperienza positiva con le<br />
prime 856HE acquistate nel 2021.<br />
HITACHI<br />
La gamma del costruttore giapponese è arrivata<br />
oggi alla Serie 7 ed è composta da quattro modelli<br />
con benne da 2 a 4,1 metri cubi di capacità. Si tratta<br />
però di un’offerta in evoluzione dove l’aggiornamento<br />
motoristico dei modelli porterà ad avere altri<br />
modelli nel portfolio aziendale. Le pale gommate<br />
del costruttore arrivano dalla duplice tradizione industriale<br />
e tecnologica di Furukawa e Kawasaki.<br />
Due costruttori assorbiti da Hitachi nel corso del<br />
tempo e che hanno fornito elementi fondamentali in<br />
termini di equilibrio dinamico, affidabilità e prestazioni.<br />
Lo schema convenzionale di queste macchine<br />
prevede il classico motore con radiatore posteriore<br />
e trasmissione Power Shift sui tre modelli maggiori<br />
e idrostatica sulla ZW160-7 che si colloca alla base<br />
della gamma. L’evoluzione del prodotto nel tempo<br />
ha portato oggi a curare in modo dettagliato l’efficienza<br />
del Power Train puntando alla riduzione dei<br />
consumi grazie ad una gestione elettronica ottimizzata<br />
di motore, trasmissione e impianto idraulico.<br />
DIECI<br />
L’azienda di Reggio Emilia, conosciuta più per i<br />
suoi sollevatori telescopici, è presente anche con<br />
tre pale gommate sempre a braccio telescopico.<br />
Macchine molto interessanti e che si rivolgono<br />
soprattutto a mercati come quello tedesco e francese.<br />
In Italia queste macchine fanno più fatica ad<br />
entrare nella mentalità nonostante la loro grande<br />
polivalenza e utilità. L’arrivo del nuovo modello<br />
T80 che dispone di una portata di 3.500 kg, allarga<br />
verso l’alto la gamma composta in precedenza<br />
dalla T60 e T70. Dieci ha dotato la sua macchina<br />
di un impianto idraulico Load Sensing Flow<br />
Sharing e di funzionalità elettroniche di memorizzazione<br />
dei comandi e di ausilio alla guida che<br />
indicano chiaramente l’interesse di un mercato in<br />
forte sviluppo. La presenza dell’assale posteriore<br />
oscillante invece dell’oscillazione sull’articolazione<br />
di sterzo preferita da molti costruttori indica<br />
anche una chiara visione di sicurezza di alto livello<br />
che, in una pala gommata con braccio telescopico,<br />
è fondamentale per applicazioni in ogni ambito<br />
operativo.<br />
BOBCAT<br />
Le pale gommate della Lince si limitano ovviamente<br />
alle macchine compatte, ossia al core business<br />
aziendale. L’evoluzione del prodotto ha<br />
portato ad un aggiornamento dei modelli L75 ed<br />
L85 presentate nel 2021 e che raccolgono le novità<br />
viste sulla L95, macchina al top di gamma.<br />
L’obiettivo del costruttore è di rendere ancora più<br />
semplice e sicuro l’impiego di queste macchine<br />
che si propongono con carichi di ribaltamento da<br />
poco più di 2,5 tonnellate fino ad oltre 3,3 tonnellate.<br />
Ma non solo. La visione multifunzione di<br />
Bobcat prevede infatti la gestione ottimizzata degli<br />
accessori con la possibilità, grazie alla funzione<br />
Flex-Drive, di cambiare il règime motore in modo<br />
indipendente dall’acceleratore semplificando l’uso<br />
di frese idrauliche, spazzole o altre attrezzature da<br />
usare in movimento.<br />
35
TELESCOPICI. I tuttofare del cantiere<br />
NON SOLO<br />
PER ANDARE<br />
IN ALTO<br />
Sempre più diffusi nei cantieri edili, i<br />
sollevatori telescopici vanno ormai ben<br />
oltre le semplici macchine da sollevamento.<br />
Dei veri tuttofare che, se capiti in modo<br />
corretto, permettono di affrontare numerose<br />
applicazioni complesse e specifiche con<br />
un’efficienza molto alta. Grazie anche ad<br />
impianti idraulici pensati per attrezzature che<br />
richiedono flussi importanti<br />
TELESCOPICI<br />
Molto più che semplici macchine per sollevare.<br />
I sollevatori telescopici conquistano<br />
sempre più spazio nei cantieri di imprese<br />
di ogni genere. Tanto che moltissimi costruttori si<br />
stanno affacciando a questo mercato che, però, richiede<br />
estrema professionalità e non concede spazio<br />
all’improvvisazione. Ecco quindi che i nomi storici<br />
rilanciano in grande stile con nuovi modelli, nuove<br />
tecnologie e un’elettrificazione che, lo possiamo<br />
dire, è realmente utile.<br />
Queste macchine, infatti, operano in spazi di<br />
ogni genere, spesso al chiuso, e la richiesta di modelli<br />
che possano funzionare ad alimentazione elettrica<br />
non è affatto sporadica. Un altro aspetto fondamentale<br />
è la sempre maggiore ricerca di sicurezza e<br />
polivalenza. I sollevatori telescopici sono infatti tra<br />
i protagonisti principali nel mercato del noleggio.<br />
Avere quindi macchine sicure e semplici da usare<br />
è una delle richieste fondamentali.<br />
MERLO<br />
L’azienda di Cuneo è spesso un vero e proprio sinonimo<br />
di sollevatore telescopico. Di fatto possiamo<br />
tranquillamente affermare come sia il costruttore<br />
che ha concretamente sdoganato queste macchine<br />
nel mercato delle costruzioni con una presenza che<br />
nel tempo ha definito le classi di portata di queste<br />
macchine indirizzando il mercato.<br />
Merlo ha introdotto il concetto di modularità nelle<br />
sue gamme con un’unificazione delle cabine che,<br />
tranne per il super compatto elettrificato e-Worker,<br />
caratterizzano tutti i suoi modelli. Da quelli più piccoli<br />
fino ai grandi alta portata e ai Roto. Una scelta<br />
che ha innalzato il livello di comfort e di qualità<br />
percepita contribuendo a consolidare ancora di più<br />
un brand di valore.<br />
Fra gli ultimi modelli arrivati sul mercato il piccolo<br />
e-Worker è sicuramente uno dei modelli di maggiore<br />
successo vista la sua progettazione che ha<br />
tenuto realmente conto delle esigenze di chi lavora<br />
ogni giorno con una macchina elettrificata. Scelte<br />
tecniche condivisibili che vanno dalla particolare<br />
architettura del sistema di trazione fino all’uso delle<br />
batterie al piombo. L’impiego come PLE semovente<br />
è un valore aggiunto notevole che consente di aumentare<br />
in modo drastico la sicurezza nelle aziende.<br />
Soprattutto in campo industriale dove spesso<br />
si compiono manovre errate sollevando le persone<br />
senza seguire il dettato normativo.<br />
DIECI<br />
L’azienda di Reggio Emilia è un altro riferimento<br />
del mercato ed è uno dei nomi storici del mercato.<br />
Un costruttore che ha sempre badato alla concretezza<br />
delle sue macchine con soluzioni semplici e<br />
affidabili. Ma anche in casa Dieci abbiamo assistito<br />
ad una forte crescita tecnologica che ha investito<br />
in modo trasversale tutta la gamma. Dai rotativi<br />
Pegasus, che oggi arrivano a maxi altezze e maxi<br />
portate con il 60.35 e con il 75.25, fino ai più compatti<br />
Smart, Apollo, Dedalus, Icarus e Samson. Per<br />
arrivare agli alta portata Hercules.<br />
L’azienda si è presentata sul mercato anche con il<br />
suo primo modello elettrificato Mini Agri e-26.6<br />
che, in realtà, è declinabile anche nei cantieri edili<br />
e per il mercato industriale. Si tratta del primo<br />
esemplare che darà vita al progetto DIECI-e che<br />
nasce per conseguire tre obiettivi: economicità, innovazione<br />
e sostenibilità.<br />
MANITOU<br />
Il costruttore francese ha presentato moltissime novità<br />
negli ultimi due anni. Dai modelli super-compatti<br />
fino alle versioni elettrificate che fanno parte<br />
della gamma Oxygen. Un programma imponente<br />
che ha di fatto scardinato la stessa visione aziendale<br />
del mondo dei sollevatori telescopici.<br />
Fra i modelli più apprezzati vi sono sicuramente i<br />
rotativi MRT Vision + che, finalmente a règime sul<br />
mercato, hanno riposizionato i criteri di mercato per<br />
la valutazione di queste macchine.<br />
Le nuove funzionalità comprendono, oltre ai modelli<br />
elettrificati che dispongono anche di kit di<br />
alimentazione che li rendono di fatto dei pratici<br />
Merlo, a sinistra,<br />
è presente sul<br />
mercato con una<br />
gamma che copre<br />
ogni specifica<br />
nicchia di mercato.<br />
L’e-Worker è il<br />
primo modello<br />
completamente<br />
elettrificato e<br />
può anche essere<br />
utilizzato come<br />
PLE mobile per<br />
operazioni di<br />
manutenzione.<br />
Dieci, in basso,<br />
si presenta<br />
anch’essa con il<br />
primo modello<br />
elettrificato che<br />
nascono sulla base<br />
del collaudato ed<br />
apprezzato 26.6.<br />
36<br />
37
In alto, Wacker Neuson punta al mercato dei compatti con macchine<br />
dalle caratteristiche uniche che uniscono dimensioni ridotte con<br />
prestazioni elevate e con prestazioni idrauliche di rilievo.<br />
Manitou, a destra, sta rccogliendo grandi consensi con i suoi rotativi<br />
MRT Vision + che si presentano con caratteristiche uniche come la guida<br />
totale con radiocomando, la possibilità di essere utilizzati come PLE<br />
mobili dal cestello e con una cabina dal comfort elevatissimo.<br />
ibridi, anche la guida con radiocomando per ogni<br />
funzionalità. Compresa quella di PLE semovente<br />
con uomo a bordo. Si tratta di macchine che, nei<br />
cantieri, hanno permesso di ridurre in modo importante<br />
i tempi di esecuzione delle manovre guadagnando<br />
in efficienza e sicurezza.<br />
TELESCOPICI<br />
WACKER NEUSON<br />
Il costruttore tedesco è oggi presente sul mercato sia<br />
con il proprio brand, sia con quello di Weidemann e<br />
Kramer. Con gli ultimi modelli compatti che nascono<br />
da un crossover fra le tecnologie e le rispettive<br />
specializzazioni delle due aziende che fanno parte<br />
del gruppo. La presenza del modello compatto<br />
elettrificato TH412e, che fa parte della gamma di<br />
attrezzature e macchine di questo tipo, è un chiaro<br />
segno di vicinanza ad un mercato in sviluppo e che<br />
guarda soprattutto al compatto.<br />
Le caratteristiche dei telescopici Wacker Neuson<br />
sono tutte incentrate sull’impiego delle attrezzature<br />
per implementare l’efficienza di cantiere. Non solo<br />
andare in alto, quindi, ma utilizzare queste macchine<br />
al posto di altri mezzi meno efficienti. Sgombero<br />
neve, impiego di attrezzature idrauliche, carico dei<br />
mezzi e logistica di cantiere sono solo alcuni degli<br />
impieghi che il costruttore riserva a queste macchine.<br />
Anche in forza di prestazioni idrauliche di<br />
rilievo e di un catalogo di accessori che copre molte<br />
applicazioni specifiche. La presenza degli impianti<br />
High-Flow va proprio in questa specifica direzione.<br />
FARESIN<br />
Il costruttore veneto è presente con macchine frontali<br />
fisse anche stabilizzate per altezze superiori ai<br />
10 metri. Modelli che oggi si propongono al mercato<br />
anche in versione elettrificata dove, di fatto,<br />
rappresentano un unicum decisamente interessante.<br />
Faresin è quindi in grado di fornire dei mezzi ad<br />
emissioni locali pari a zero per operare ad altezze<br />
fino a 17 metri andando a coprire quelle nicchie di<br />
mercato dove questo tipo di macchine è sempre più<br />
richiesto. Parliamo quindi di impieghi in cantieri nei<br />
centri storici, nelle aree urbane dove le normative<br />
sono sempre più stringenti o in ambito industriale<br />
dove negli spazi chiusi o in lavorazioni particolari<br />
si richiedono macchine elettrificate.<br />
BOBCAT<br />
La Lince arriva ad Intermat con una gamma di<br />
macchine sempre più completa. Nel campo dei telescopici,<br />
alla produzione self-made di frontali fissi<br />
che nasce a Pontchateau, affianca oggi i rotativi che<br />
derivano dall’accordo quadro con Magni TH.<br />
La gamma di questo tipo di macchine, che si rivolgono<br />
sia al mercato dei noleggiatori, sia a quello<br />
delle imprese di costruzione e montaggio più strutturate,<br />
è stata recentemente rinnovata in toto.<br />
Sono stati infatti migliorati molteplici aspetti<br />
inerenti il comfort, la sicurezza di accesso e utilizzo<br />
e l’ergonomia generale. Da un punto di vista<br />
prestazionale abbiamo avuto in ulteriore incremento<br />
delle prestazioni in alcune fasce di altezze. Si arriva<br />
infatti fino a 8 tonnellate di portata con altezze<br />
massime operative che sfiorano i 40 metri. Stiamo<br />
di fatto parlando di vere e proprie piccole autogru<br />
off-road che uniscono, però, il fatto di poter essere<br />
impiegate anche come PLE. Utilizzo, quest’ultimo,<br />
che accompagnato con il JIB idraulico, consente<br />
di operare in negativo nell’ispezione dei viadotti<br />
autostradali come una sottoponte o, in altezza, a<br />
superare altezze di 50 metri.<br />
Le motorizzazioni sono Volvo Penta per avere<br />
una presenza assistenziale globale e seguono ovviamente<br />
la scelta di partnership fra il fornitore di motori<br />
e Magni TH. Con i nuovi modelli rotativi Bobcat<br />
intende rivolgersi ad un mercato specializzato<br />
ma in forte e continua crescita a livello mondiale<br />
che attualmente si concentra per l’85% in Europa<br />
ma anche in nord America è in pieno sviluppo.<br />
38<br />
39
KOBELCO. Short-radius in prima linea<br />
COMPATTI<br />
MA STRONG<br />
Kobelco è uno dei riferimenti del mercato per la<br />
cura che riserva ai propri escavatori. Con i modelli<br />
short-radius che conquistano uno spazio sempre più<br />
importante e qualificato grazie a prestazioni del tutto<br />
in linea con i modelli convenzionali. Il costruttore<br />
di Hiroshima, aggiornando la gamma, ha puntato su<br />
queste macchine polivalenti e compatte.<br />
La gamma shortradius<br />
di Kobelco<br />
è oggi una delle<br />
più complete<br />
del mercato<br />
con macchine<br />
che vanno da<br />
14 a circa 40<br />
tonnellate di peso<br />
operativo. Mezzi<br />
che coniugano<br />
compattezza con<br />
prestazioni in grado<br />
di competere<br />
con macchine<br />
convenzionali.<br />
KOBELCO<br />
Definire il livello tecnologico di un costruttore<br />
di escavatori non è oggi così immediato. Il<br />
forte crossover tecnologico fra grandi fornitori<br />
di componenti mescola infatti le carte in modo<br />
clamoroso.<br />
Sicuramente uno dei fattori che possono essere<br />
un chiaro segnale è la presenza in gamma di modelli<br />
con architettura short-radius. Si tratta infatti<br />
di escavatori che richiedono un’esperienza che non<br />
si improvvisa e che coinvolge competenze tecniche<br />
di alto livello.<br />
Si parla quindi non solo di progettare e costruire<br />
un escavatore a raggio posteriore ridotto ma di capire<br />
come organizzare il layout in modo che tutto<br />
funzioni a dovere. Le problematiche sono infatti<br />
complesse. Dal raffreddamento dei flussi idraulici<br />
e del motore, al bilanciamento dinamico della macchina,<br />
al necessario spazio per fare in modo che distributori<br />
e funzionalità di servizio trovino adeguato<br />
spazio senza penalizzare la manutenzione ordinaria<br />
e straordinaria.<br />
La tecnologia Kobelco iNDr<br />
Il costruttore di Hiroshima è oggi presente sul mercato<br />
con numerosi modelli short-radius. Dai piccoli<br />
miniescavatori fino ai grandi modelli con peso operativo<br />
che arriva a sfiorare le 40 tonnellate. E lo fa<br />
in modo non banale. Con una cura tecnologica che<br />
prevede numerosi accorgimenti tecnici di pregio.<br />
Dal diffusore dei gas di scarico al posto del classico<br />
tubo di scappamento sui miniescavatori fino alla<br />
cura per l’accesso per la manutenzione.<br />
Ma sicuramente uno degli elementi più qualificanti<br />
è la tecnologia iNDr che, comparsa ormai da<br />
circa una quindicina d’anni sui midi del costruttore,<br />
si sta evolvendo e diffondendo anche sui mini e<br />
sulle macchine più grandi.<br />
Si parla quindi di un sistema complessivo dove<br />
tutta la macchina short-radius è pensata e costruita,<br />
anche a livello strutturale, per ottimizzare ogni<br />
singolo aspetto. Dai flussi di raffreddamento, alla<br />
riduzione del rumore fino all’equilibro dinamico<br />
complessivo di tutta la macchina. Se infatti in molti<br />
si cimentano con layout short-radius con risultati<br />
molto buoni, in pochi sono riusciti ad avere un<br />
coinvolgimento complessivo di tutti i componenti<br />
della macchina in modo così completo ed efficiente.<br />
Un progetto che ha previsto ingenti investimenti<br />
che riguardano in primis la realizzazione di una<br />
struttura posteriore in fusione per avere una maggiore<br />
rigidezza strutturale. Rigidezza funzionale<br />
alla riduzione delle vibrazioni che sono una delle<br />
principali cause di emissioni sonore. Una struttura<br />
che convoglia i flussi d’aria verso l’alto in modo da<br />
ridurre la pressione sonora per coloro che lavorano<br />
intorno alla macchina. Allo stesso tempo avere questo<br />
grande elemento integrato in fusione permette<br />
di distribuire il peso in modo uniforme evitando<br />
sbilanciamenti o contrappesi eccessivi.<br />
Kobelco SK230SRLC-7, un vero tuttofare<br />
L’evoluzione della gamma del costruttore ha previsto<br />
la sostituzione dei motori Hino con quelli Yanmar.<br />
Una scelta di ragione dove i vantaggi da un<br />
punto di vista di densità di coppia e potenza sono<br />
evidenti. Fra i modelli interessati vi è stato anche il<br />
Kobelco SK230SRLC-7 ed il suo gemello diverso<br />
SK270SRLC-7.<br />
Stiamo parlando dello Yanmar 4TN107FTT tarato<br />
a 127 kW (172 cv) che azionano un impianto<br />
idraulico da 2 x 220 l/min + 1 x 40,6 l/min.<br />
Una macchina che, con il suo carro da tre metri<br />
di larghezza e la sua torretta fortemente compatta<br />
permette di svolgere lavori di precisione o, in alternativa,<br />
produzioni importanti in spazi proibitibi<br />
come, ad esempio, il carico in galleria o in sezioni<br />
obbligate. Il peso operativo di circa 24 tonnellate<br />
lo pone infatti in piena competizione con modelli<br />
convenzionali di pari peso operativo. La possibilità,<br />
inoltre, di avere anche il braccio con triplice<br />
articolazione lo posiziona in modo competitivo per<br />
il mercato italiano. Si tratta di un vero e proprio<br />
tuttofare che è in grado di affrontare sia i cantieri<br />
urbani, sia quelli ordinari. Tutto questo in modo<br />
efficiente e liberando l’operatore dai pensieri degli<br />
ingombri della torretta. Questa classe di macchine<br />
con architettura ad ingombro posteriore ridotto non<br />
è ancora pienamente entrata nel DNA delle aziende<br />
italiane nonostante gli evidenti vantaggi operativi.<br />
Gli scogli da superare sono ovviamente più mentali<br />
che concreti. Tranne forse un costo di investimento<br />
superiore rispetto alla media di una pari macchina<br />
convenzionale. Ovvio. Si tratta inoltre di mezzi che<br />
hanno un’architettura unica ma che richiedono, nel<br />
caso delle macchine sopra le 20 tonnellate di peso<br />
operativo, un mezzo di trasporto con i permessi per<br />
sforare la sagoma limite dei 2,5 metri di larghezza.<br />
Non è infatti un caso se questi escavatori trovino<br />
sempre più diffusione proprio fra le imprese più<br />
strutturate o comunque in quelle che impiegano già<br />
quotidianamente escavatori con carro da tre metri<br />
di larghezza.<br />
Kobelco SK140SRLC-7, un medio polivalente<br />
Fra i modelli di maggior successo e diffusione di<br />
Kobelco c’è sicuramente l’SK140SRLC-7 declinato<br />
in diverse versioni grazie ai bracci monoblocco,<br />
triplice articolazione e deportée. Con un peso operativo<br />
che spazia fra 15 e 18 tonnellate, a seconda<br />
dell’allestimento, è una macchina che si adatta<br />
molto bene sia a cantieri edili urbani, sia a cantieri<br />
stradali, sia ad impieghi forestali medi. Applicazione,<br />
quest’ultima, che vede l’architettura short-radius<br />
porsi in modo vantaggioso per quanto riguarda l’agilità<br />
all’interno dell’ambiente boschivo.<br />
Sulla base dell’SK140SRLC-7 prende vita anche<br />
lo specialista ED160-7 Blade Runner. Un escavatore<br />
di fatto unico sul mercato che permette di massimizzare<br />
l’efficienza in cantiere grazie alla possibilità<br />
di portare a termine piccoli spianamenti o<br />
affrontare sbancamenti e costruzioni stradali alpine.<br />
Anche in questo caso con un impiego in campo forestale<br />
che si rivela produttivo e polivalente grazie<br />
ad una forza di spinta che lo avvicina ad un dozer<br />
di pari peso.<br />
Kobelco è presente<br />
nella fascia fra<br />
le 14 e le 18<br />
tonnellate di peso<br />
operativo con<br />
un modello di<br />
grande successo.<br />
Stiamo parlando<br />
dell’SK140SRLC-7<br />
in versione<br />
monoblocco<br />
o triplice<br />
articolazione. La<br />
stessa macchina,<br />
con carro<br />
dell’SK210 e lama<br />
dozer a sei vie è<br />
disponibile nella<br />
versione ED160-<br />
7 Blade Runner.<br />
La declinazione<br />
dell’architettura<br />
short-radius è<br />
per Kobelco una<br />
vera e propria<br />
visione filosofica<br />
con i modelli<br />
SK230SLRC-7,<br />
SK270SRLC-7 ed<br />
SK380SRLC-7.<br />
Macchine che<br />
presidiano le fasce<br />
di mercato da 24,<br />
28 e 38 tonnellate<br />
di peso operativo.<br />
Un’offerta che<br />
si integra con i<br />
modelli più piccoli,<br />
con i midi e con<br />
i mini. Segno di<br />
una competenza<br />
tecnolgia di alto<br />
livello.<br />
40<br />
41
INDECO. La demolizione nel DNA<br />
DEMOLIRE<br />
A 360 GRADI<br />
Dai martelli demolitori idraulici alle cesoie. Passando<br />
per pinze primarie, frantumatori e multifunzione. Una<br />
vocazione per la demolizione che l’azienda barese<br />
ha costruito nel tempo ampliando la propria offerta<br />
con prodotti di volta in volta complementari fra loro.<br />
Questo con l’obiettivo di essere un fornitore full-liner<br />
per clienti e concessionari<br />
INDECO si presenta<br />
al mercato delle<br />
demolizioni con<br />
una gamma ampia<br />
e diversificata in<br />
grado di affrontare<br />
sia le fasi primarie<br />
che secondarie<br />
dei lavori più<br />
complessi. Oltre ai<br />
martelli, che sono<br />
il core business<br />
aziendale dal 1989,<br />
vi sono pinze,<br />
frantumatori e<br />
cesoie.<br />
INDECO<br />
La storia di Indeco è quella che caratterizza<br />
tantissime aziende famigliari italiane. Nata<br />
e cresciuta attorno ad un prodotto “core” si<br />
è poi sviluppata ampliando il proprio campo d’azione<br />
allargando la propria offerta nel principale<br />
settore di attività.<br />
Partendo quindi dai martelli demolitori idraulici<br />
è in seguito passata ad avere una gamma completa<br />
di attrezzature per la demolizione.<br />
Oggi Indeco si presenta sul mercato con cinque<br />
gamme di prodotti che coprono i diversi settori<br />
operativi del complesso mondo che ruota intorno<br />
a questa attività.<br />
Oltre ai martelli, quindi, abbiamo pinze selezionatrici,<br />
pinze multifunzione per la demolizione<br />
primaria e secondaria, frantumatori fissi e girevoli<br />
e cesoie declinate anche in versione spaccabinari.<br />
IMP, la macchina giusta al momento giusto<br />
Tra i prodotti offerti sviluppati dal costruttore italiano<br />
la serie multifunzione IMP è sicuramente<br />
uno dei più interessanti. Stiamo infatti parlando<br />
di attrezzature in grado di variare il proprio assetto<br />
operativo permettendo di passare dalla demolizione<br />
di strutture in calcestruzzo a quelle in<br />
acciaio. Senza ovviamente rinunciare alla frantumazione<br />
e alla funzione inedita Combi Cutter.<br />
Quest’ultima vuole essere un’alternativa più efficiente<br />
nella demolizione primaria di strutture in<br />
calcestruzzo armato. Rispetto alla configurazione<br />
Demolitore con ganasce strette, presenta infatti<br />
due piastre dentate intercambiabili nella parte anteriore.<br />
Posteriormente è invece dotata di lame<br />
allungate, reversibili e intercambiabili che hanno<br />
la funzione di tagliare in modo più efficiente il<br />
tondino di armatura.<br />
La configurazione Demolitore presenta invece<br />
ganasce di rottura del calcestruzzo più strette e<br />
allungate I coltelli sono più corti dando quindi la<br />
precedenza alla rottura del calcestruzzo. Si tratta<br />
di fatto di un’attrezzature primaria dedicata in<br />
modo particolare alle strutture che presentano calcestruzzo<br />
particolarmente resistente.<br />
Con la configurazione Cesoia è invece possibile<br />
passare alla demolizione primaria di strutture in<br />
acciaio. La geometria riprende alcune delle caratteristiche<br />
peculiari delle cesoie Indeco ISS. In<br />
primis le geometrie di taglio. In secondo luogo i<br />
coltelli sono realizzati con acciai speciali e sono<br />
perfettamente reversibili e intercambiabili in modo<br />
da essere sfruttati in tutti gli angoli di taglio. La<br />
punta presenta l’esclusivo duplice sistema di incisione<br />
sia superiore che inferiore che permette una<br />
più efficace progressione del taglio.<br />
Fra le caratteristiche funzionali di rilievo vi è<br />
la rotazione idraulica continua a 360°, il fulcro di<br />
rotazione unico che velocizza la sostituzione del<br />
kit di utensili, la protezione dei cilindri di azionamento<br />
e l’ingrassaggio automatico. Sia il corpo<br />
macchina che le ganasce sono realizzati in Hardox<br />
per limitare le usure legate all’impiego gravoso.<br />
Multi Grab, le pinze per la movimentazione<br />
Fra le attrezzature che hanno maggiormente faticato<br />
a prendere piede nel nostro paese vi sono sicuramente<br />
le pinze selezionatrici. Quando in realtà<br />
oltre frontiera erano spesso utilizzate addirittura<br />
più di altri attachements. La possibilità di demolire<br />
in modo selettivo e controllato è infatti entrata nella<br />
mentalità italiana abbastanza tardi e oggi questo<br />
tipo di attrezzature sta vivendo quasi una seconda<br />
giovinezza. Indeco si presenta con una gamma<br />
molto interessante che suddivide in cinque grandi<br />
famiglie con specifici campi applicativi. Le IMG S<br />
sono infatti destinate alla vagliatura del materiale,<br />
le IMG D sono indicate per la demolizione selettiva,<br />
le IMG H servono per la movimentazione, le<br />
IMG L sono indicate per il carico e infine le IMG<br />
T sono per uso forestale.<br />
La base strutturale e idraulica è comune a tutte<br />
le famiglie ed ognuna di loro è invece dotata di<br />
chele dedicate a quella specifica applicazione. Anche<br />
in questo caso l’impiego di un design innovativo,<br />
appositamente studiato per ciascuna variante di<br />
prodotto, si accompagna con l’uso di acciai speciali<br />
Hardox antiusura. Alla base di tutta la gamma vi<br />
sono robustezza, un peso ridotto, elevata capacità<br />
di carico ed una forza di presa superiore alla media.<br />
L’obiettivo è di avere attrezzature maneggevoli,<br />
compatibili con gli altri prodotti Indeco e con<br />
un sistema idraulico efficiente e tale da assicurare<br />
la massima precisione operativa con dei costi di<br />
gestione ridotti.<br />
La Serie HP, un punto di riferimento<br />
Ovviamente quando si parla di martelli demolitori<br />
non è possibile non citare la Serie HP. Il costruttore<br />
barese ha costruito la propria solida reputazione<br />
su questo prodotto che ha sempre avuto una forte<br />
connotazione innovativa.<br />
Si tratta infatti del primo martello con sistema<br />
idraulico intelligente in grado di variare automaticamente<br />
energia e frequenza del colpo in base alla<br />
durezza, e quindi alla resistenza, del materiale da<br />
demolire. La tecnologia sviluppata dal costruttore<br />
prevede infatti la presenza del distributore interno<br />
sincronizzato ed in linea con il pistone, i cuscini<br />
di olio per lo smorzamento delle vibrazioni ed<br />
il sistema idraulico con tenute dinamiche. Soluzioni<br />
che consentono la completa eliminazione<br />
delle guarnizioni nella zona della distribuzione<br />
allungando la vita utile del martello e riducendo<br />
in modo drastico i guasti. Tutti gli acciai speciali<br />
basso-legati utilizzati per la costruzione sono realizzati<br />
appositamente su una formula di Indeco che<br />
consente di aumentarne la durata e abbassare la<br />
corrosione. La carcassa è realizzata in Hardox per<br />
abbassare l’usura derivante dall’impiego pesante.<br />
Il sistema ammortizzante è duplice e consente di<br />
ridurre sensibilmente le vibrazioni trasmesse al<br />
braccio dell’escavatore.<br />
Le prestazioni permettono inoltre di avere, a<br />
parità di energia e colpi al minuto, martelli meno<br />
pesanti rispetto ai diretti competitori sollecitando<br />
meno la macchina su cui sono installati.<br />
In alto, la gamma<br />
dei multifunzione<br />
IMP di Indeco<br />
prevede quattro<br />
differenti tipi<br />
di utensili per<br />
demolizione<br />
primaria e<br />
secondaria. Le<br />
versioni specifiche<br />
per il calcestruzzo<br />
prevedono due<br />
differenti versioni<br />
Demolitore e<br />
Combi Cutter con<br />
impieghi indirizzati<br />
a calcestruzzi più<br />
e meno coriacei.<br />
La Combi Cutter,<br />
infatti, prevede<br />
una zona di<br />
frantumazione più<br />
larga e concentrata<br />
dando ampio<br />
spazio ai coltelli<br />
per il taglio dei<br />
ferri di armatura.<br />
In basso la<br />
gamma di pinze<br />
selezionatrici<br />
prevede cinque<br />
famiglie di prodotti,<br />
sulla stessa base<br />
strutturale e<br />
idraulica, con<br />
specifiche chele<br />
progettate per<br />
la vagliatura<br />
del materiale,<br />
la demolizione<br />
selettiva, il<br />
forestale e la<br />
movimentazione ed<br />
il carico.<br />
42<br />
43
MERLO. P30.7, compatto di sfondamento<br />
PICCOLO<br />
A CHI?<br />
MERLO è da sempre specialista nei sollevatori<br />
telescopici compatti. Con il nuovo P30.7 si presenta<br />
sul mercato con un modello che a fronte di ingombri<br />
estremamente contenuti non rinuncia alle prestazioni.<br />
Un polivalente che va oltre le classiche applicazioni<br />
a cui siamo abituati per un telescopico frontale fisso.<br />
Da sollevatore a gommata compatta<br />
I sollevatori<br />
telescopici<br />
compatti della<br />
Merlo si sono<br />
ritagliati una<br />
posizione<br />
di mercato<br />
estremamente<br />
importante<br />
grazie alle loro<br />
caratteristiche<br />
prestazionali<br />
a fronte di<br />
dimensioni molto<br />
ridotte.<br />
MERLO<br />
Quando si pensa ad un sollevatore telescopico<br />
si ha spesso in mente una macchina deputata<br />
al semplice sollevamento. In realtà chi ha<br />
“fatto il salto” e si è portata in casa un sollevatore<br />
telescopico non è più disposto a rinunciarvi. Non<br />
solo sollevamento ma movimentazione, carico dei<br />
mezzi, spostamento di materiale, impiego con forche,<br />
benne e attrezzature idrauliche di ogni tipo.<br />
I sollevatori telescopici sono l’emblema della<br />
polivalenza. Merlo lo sa molto bene ed è ben consapevole<br />
che puntare su prestazioni, comfort e compattezza<br />
sono i punti vincenti che portano ad avere<br />
macchine apprezzate dai clienti. Il nuovo P30.7,<br />
presente sul mercato dai primi mesi del <strong>2024</strong>, è il<br />
frutto di un modo di ragionare che da sempre distingue<br />
il costruttore di Cuneo. Presentato in anteprima<br />
nel 2023, vincitore del Samoter Innovation Award e<br />
premiato, in versione TF che identifica le versioni<br />
per agricoltura, con la “Novità Tecnica” ad Agrilevante,<br />
il P30.7 è il riassunto di un modo di intendere i<br />
sollevatori telescopici compatti che distingue Merlo.<br />
Piccolo a chi?<br />
Con un peso operativo di 6.450 kg a fronte di un’altezza<br />
di 2,12 metri per una larghezza di 2,00 metri<br />
è sicuramente un mezzo compatto. Ma chiamarlo<br />
“piccolo” non sarebbe corretto.<br />
La portata massima è infatti pari a 3.000 kg che<br />
si possono sollevare fino all’altezza di 5,40 metri.<br />
Quindi ampiamente sufficiente per caricare mezzi<br />
di trasporto ordinari con carichi di rilievo. Se vogliamo<br />
pensare in ottica di impresa edile possiamo<br />
dire che il P30.7 è in grado di scaricare due bancali<br />
di autobloccanti (o mattoni...o blocchi) alla volta<br />
visto il peso tabellare di 1.500 kg per ogni bancale.<br />
La massima altezza operativa è di 6,70 metri con<br />
una portata di 2.000 kg. Quindi, sempre ragionando<br />
in ottica di impresa edile, il bancale di riferimento è<br />
movimentato praticamente ovunque. Si tratta di prestazioni<br />
di rilievo che permettono quindi di avere<br />
in azienda un mezzo polivalente e performante con<br />
ingombri veramente molto ridotti. Non è infatti un<br />
segreto che Merlo curi in modo molto accurato i<br />
diagrammi di lavoro delle proprie macchine grazie<br />
ad un concetto, mai cambiato nel tempo, che porta<br />
ad avere un baricentro molto basso ed un peso distribuito<br />
in modo uniforme.<br />
Una meccanica pensata per le costruzioni<br />
Sotto i cofani non è lasciato nulla al caso. La motorizzazione<br />
è infatti un Kohler KDI2504 da 2,5 litri<br />
per 4 cilindri ed una potenza di 55,4 kW (75 cv).<br />
La conformità con lo Stage V è ottenuta con un<br />
modulo integrato a bassa manutenzione composto<br />
da DPF+DOC. Un propulsore sempre più diffuso<br />
nel mondo delle macchine da costruzione con tutti i<br />
vantaggi correlati in termini di post-vendita. Per chi<br />
invece optasse per il TF30.7, “gemello agricoltore”<br />
del P30.7, avrà un motore Deutz la cui diffusione<br />
nel mondo agri è elevatissima.<br />
L’impianto idraulico prevede le uscite ausiliarie<br />
in punta braccio a cui si possono aggiungere quelle<br />
posteriori in opzione.<br />
Decisamente interessanti le prestazioni che prevedono<br />
100 l/min alla pressione di lavoro di 250<br />
bar. Portata che consente di operare con moltissime<br />
attrezzature idrauliche come spazzole, benne miscelatrici<br />
o qualsiasi altra attrezzatura che sia utile nei<br />
cantieri edili e stradali. Ed ovviamente anche con<br />
le semplici benne per il carico di mezzi di trasporto<br />
con materiale granulare o anche semplicemente per<br />
realizzare piccoli movimenti terra.<br />
Piace inoltre la soluzione di adottare una pompa<br />
ad ingranaggi associata ad un distributore Load<br />
Sensing Flow Sharing. Uno schema equilibrato da<br />
un punto di vista dei costi e della fluidità operativa<br />
impiegato moltissimo anche dai principali costruttori<br />
di miniescavatori.<br />
ASCS, safety first<br />
L’impiego in piena sicurezza è assicurato dalle doti<br />
di equilibrio dinamico insite nel progetto del P30.7<br />
e dalla presenza del nuovo sistema elettronico di<br />
sicurezza ASCS, acronimo di Adaptive Stability<br />
Control System. Questo sistema, mutuato dalle<br />
macchine rotative, permette di monitorare in modo<br />
costante il carico evitando il ribaltamento della<br />
macchina in ogni condizione operativa.<br />
La gestione delle attrezzature avviene infatti in<br />
modo completamente integrato basandosi su tre<br />
elementi fondamentali: carico movimentato, la sua<br />
posizione e l’attrezzatura in uso. Quest’ultima è riconosciuta<br />
in modo automatico andando a settare il<br />
sistema in base ai parametri preimpostati per ogni<br />
singolo accessorio.<br />
Un esempio classico è l’uso del P30.7 con benna<br />
o con forche. Dove nel primo caso la macchina,<br />
riconoscendo che si sta lavorando con questa<br />
specifica attrezzatura, imposta i parametri in modo<br />
che il telescopico abbia un comportamento dinamico<br />
del tutto simile a quello di una pala gommata<br />
fino ad un’altezza di lavoro che sia consona con la<br />
massima sicurezza per la macchina. Diversamente,<br />
con le forche, la macchina ha un’impostazione<br />
del sistema che lo “vede” come un apparecchio di<br />
sollevamento. Questo permette di avere un mezzo<br />
sicuro, performante e produttivo in ogni condizione<br />
di lavoro aumentandone la polivalenza.<br />
Una cabina da “maxi”<br />
Merlo ha iniziato tempo fa un percorso virtuoso di<br />
unificazione delle proprie cabine. Sia in ottica di<br />
piattaforma modulare, sia con la volontà di offrire<br />
un elevato livello di comfort su qualsiasi prodotto.<br />
Il posto guida del P30.7 è infatti del tutto<br />
identico a quello dei modelli rotativi. Ovviamente<br />
con comandi specifici ma con lo stesso livello di<br />
finitura e di spazio interno. Tra i punti di forza vi<br />
sono un’ergonomia ed una climatizzazione di alto<br />
livello che permettono, nonostante il P30.7 sia una<br />
macchina compatta che si colloca sui primi gradini<br />
della gamma Merlo, di offrire un comfort del tutto<br />
simile a quello che i suoi clienti possono trovare<br />
sulle macchine di alta gamma. Una visione che ci<br />
piace e che aumenta il valore residuo di questo versatile<br />
compatto.<br />
Il Merlo P30.7<br />
è un compatto<br />
che eredita tutta<br />
l’esperienza del<br />
costruttore di<br />
Cuneo dove, a<br />
fronte di diagrammi<br />
di sollevamento<br />
molto performanti,<br />
si hanno dimensioni<br />
che permettono<br />
di operare in spazi<br />
molto ristretti.<br />
La polivalenza di<br />
questa macchina,<br />
insieme alle sue<br />
dotazioni in tema<br />
di gestione delle<br />
attrezzature e di<br />
sicurezza attiva<br />
e passiva, ne<br />
permettono un<br />
impiego sia come<br />
mezzo dedicato<br />
alla logistica,<br />
sia come pala<br />
gommata compatta.<br />
Senza dimenticarsi<br />
delle attrezzature<br />
idrauliche che<br />
spaziano dalle<br />
benne miscelatrici<br />
per arrivare a ganci,<br />
spazzatrici e benne<br />
speciali.<br />
44<br />
45
MANITOU. Skid & track-loader<br />
OLTRE I<br />
TELESCOPICI<br />
Manitou fa sul serio. Il riordino dell’offerta delle<br />
minipale gommate e cingolate ha portato il costruttore<br />
francese ad offrire con i suoi colori la rinnovata<br />
gamma Gehl a fianco della gamma da sollevamento.<br />
Macchine dalle caratteristiche uniche che puntano<br />
ad un target dove contenuti, concretezza e presenza<br />
della rete sono fondamentali<br />
Manitou punta<br />
alle imprese edili<br />
e stradali con la<br />
sua gamma di<br />
minipale gommate<br />
e cingolate che<br />
arrivano dalla<br />
gamma Gehl.<br />
Macchine offerte<br />
con i colori<br />
del marchio<br />
francese alla rete<br />
vendita ufficiale.<br />
Una decisa<br />
riorganizzazione<br />
della presenza<br />
dei diversi<br />
marchi aziendali<br />
per rafforzare<br />
ulteriormente un<br />
brand di valore.<br />
MANITOU<br />
Manitou raccoglie in toto la straordinaria<br />
eredità tecnologica del marchio Gehl e<br />
si posiziona sul mercato con le minipale<br />
gommate e cingolate con i suoi prestigiosi colori.<br />
Una scelta legata al riordino della divisione movimento<br />
terra con la definitiva scomparsa del marchio<br />
Mustang e la presenza dei due brand Gehl e<br />
Manitou distribuiti su due canali differenti e non<br />
in competizione fra loro.<br />
Una scelta logica e razionale che permette ai dealer<br />
delle macchine rosse e nere di essere presenti,<br />
con prodotti di alto livello, a fianco dei propri clienti<br />
delle imprese edili, stradali e di movimento terra.<br />
E anche di proporsi sul mercato del noleggio con<br />
un’immagine integrata e di sostanza.<br />
Una gamma che copre tutto il mercato<br />
La gamma completamente rinnovata ha puntato su<br />
contenuti tecnologici superiori senza però rinunciare<br />
alla concretezza a cui siamo abituati pensando<br />
alle macchine Gehl. Gli investimenti del costruttore<br />
portano verso una marcata diminuzione dei costi<br />
di esercizio. Tutti i nuovi modelli hanno una forza<br />
di strappo mediamente superiore del 12% rispetto<br />
alla gamma precedente. La capacità del serbatoio<br />
è aumentata del 14% dando quindi origine ad una<br />
superiore autonomia.<br />
Sono inoltre dotati di avviamento senza chiave che<br />
richiede l’attivazione tramite codice. Interessante, e<br />
siamo curiosi di toccarlo con mano, il nuovo sistema<br />
di comando con joystick pilotato e brevettato di<br />
serie. L’illuminazione a LED si associa a numerose<br />
innovazioni che facilitano la manutenzione grazie<br />
alla cabina sollevabile e ai punti di manutenzione<br />
centralizzati.<br />
Si tratta infatti di macchine con un profondo DNA<br />
“made in USA” dove i contenuti concreti sono<br />
sempre stati il vero punto di forza. Ragion per cui,<br />
storicamente, il posto guida ed il comfort sono<br />
stati messi in secondo piano. A fronte di elementi<br />
tecnici come l’elevata resistenza alle sollecitazioni<br />
idrauliche e la robustezza che permette di operare in<br />
modo produttivo con frese e attrezzature idrauliche<br />
performanti.<br />
Oggi le cose sono profondamente cambiate e a fianco<br />
di questi fondamentali contenuti tecnici ne sono<br />
stati aggiunti altri.<br />
Infatti i progettisti Manitou puntano oggi ad un<br />
comfort superiore grazie alla presenza di serie del<br />
sistema brevettato “IdealTrax”. Si tratta di un tensionamento<br />
automatico dei cingoli che da un lato ne<br />
prolunga la durata. Dall’altro, invece, permettono di<br />
aumentare il comfort grazie ad un costante e corretto<br />
tensionamento dei cingoli.<br />
La dotazione opzionale prevede LED aggiuntivi sui<br />
lati, impianto idraulico high-flow, telecamera posteriore<br />
e altri allestimenti per soddisfare le esigenze<br />
degli utilizzatori. Da chi opera su strada fino a chi,<br />
invece, lavora in agricoltura.<br />
L’attenzione per la riduzione del TCO<br />
Il costruttore francese ha inoltre puntato in modo<br />
chiaro verso un TCO più competitivo. Il costo totale<br />
di proprietà dei nuovi modelli, infatti, si è ridotto.<br />
Il modello 2750VT, ad esempio, ha un TCO di 16<br />
€ l’ora con una riduzione media del 7,2% rispetto<br />
alla gamma precedente.<br />
Con i nuovi modelli il gruppo Manitou propone<br />
inoltre al mercato un design nuovo e meno massiccio.<br />
Segno della volontà aziendale di aumentare la<br />
propria presenza nel settore con macchine nuove,<br />
più prestazionali e che vadano incontro alle esigenze<br />
degli operatori attuali.<br />
L’offerta si articola oggi su 22 modelli con capa-<br />
cità operative nominali che spaziano da 386 kg a<br />
1.497 kg. L’architettura dei bracci è sia radiale, sia<br />
verticale per andare incontro ad esigenze operative<br />
differenti. Le motorizzazioni sono Yanmar per garantire<br />
le prestazioni e l’affidabilità a cui i clienti<br />
Manitou sono abituati. Ai due estremi delle gamme<br />
abbiamo due macchine gommate.<br />
Parliamo della piccola 850R, con una larghezza di<br />
90 cm ed un peso operativo di 1.352 kg per arrivare<br />
alla 3300V NXT2 da 4.123 kg per una larghezza di<br />
lavori di 1.880 mm.<br />
In mezzo abbiamo modelli, gommati e cingolati,<br />
con impostazioni indirizzate a specifici target e<br />
soluzioni che, per chi impiega queste macchine in<br />
modo specifico con attrezzature ad alte prestazioni<br />
per lavori stradali.<br />
Di fatto il costruttore dispone oggi di una gamma<br />
che non vuole rinnegare le sue tradizioni di alte<br />
prestazioni e affidabilità costruttiva. Al contempo<br />
si propone con dei nuovi contenuti che strizzano<br />
l’occhio a chi invece rincorre le novità ad ogni costo.<br />
Il concetto chiave che non è mai abbandonato<br />
è di avere delle macchine in grado di lavorare con<br />
risultati positivi e senza dare noie a chi, in cantiere,<br />
ha delle evidenti esigenze produttive.<br />
Un settore che sta diventando strategico<br />
Nathan Ryan, responsabile della linea di minipale<br />
compatte di Manitou, ha sottolineato che «abbiamo<br />
concentrato i nostri sforzi sul miglioramento<br />
di cinque aree principali. Ossia sicurezza, comfort,<br />
produttività, semplificazione e facilità di manutenzione.<br />
Tutti i modelli sono a sollevamento verticale<br />
e offrono un design rinnovato del braccio di sollevamento.<br />
Anche la postazione di guida è stata ridisegnata,<br />
con una versione migliorata del nostro<br />
sportello pieghevole brevettato. La nuova cabina<br />
offre inoltre una delle migliori visibilità sul mercato,<br />
grazie al nuovo design dei finestrini e del<br />
tettuccio».<br />
Gli investimenti effettuati dal costruttore francese<br />
in questo specifico settore iniziano quindi a dare i<br />
risultati previsti con una visione strategica che, nel<br />
passato, è forse stata leggermente offuscata dalla<br />
ovvia attenzione verso il principale core-business<br />
aziendale rappresentato dai sollevatori telescopici.<br />
Oggi Manitou è sicuramente uno dei costruttori di<br />
macchine per le costruzioni più attivo e in fase di<br />
sviluppo di tutto il mercato. Il movimento terra è<br />
oggi uno degli asset su cui l’azienda si sta concentrando<br />
con attenzione e la nuova gamma di minipale<br />
gommate e cingolate è il segno evidente che il marchio<br />
voglia ampliare i propri orizzonti.<br />
La gamma di<br />
minipale gommate<br />
e cingolate di<br />
Manitou riprende<br />
tutte le novità dei<br />
nuovi modelli Gehl<br />
che il costruttore<br />
aveva presentato in<br />
anteprima a Bauma<br />
2022. Macchine<br />
ad elevato valore<br />
aggiunto con<br />
soluzioni di alta<br />
gamma che stanno<br />
arrivando sul<br />
mercato europeo in<br />
modo organizzato<br />
e rappresentano<br />
una seria alternativa<br />
in un mercato<br />
che ha bisogno<br />
di concretezza,<br />
affidabilità ed una<br />
presenza stabile<br />
sul mercato. I<br />
concessionari<br />
Manitou che<br />
hanno deciso di<br />
commercializzare<br />
queste macchine<br />
sono stati<br />
appositamente<br />
selezionati e<br />
avranno un<br />
canale distributivo<br />
preferenziale.<br />
46<br />
47
SIMEX. Le soluzioni per gallerie<br />
NECESSITÀ<br />
E SOLUZIONE<br />
Simex propone al mercato la nuova fresatrice<br />
per gallerie MP 1000HD. Una risposta tecnica<br />
e precisa alle sempre crescenti necessità che<br />
i lavori di adeguamento delle gallerie esistenti<br />
richiedono. Pensata per escavatori da 35 a 60<br />
tonnellate modificati per il tunnelling, dispone<br />
di un motore idraulico a pistoni in grado di<br />
sviluppare una potenza di 200 kW<br />
SIMEX ha sviluppato<br />
un’attrezzatura<br />
idraulica specifica<br />
per la scarifica e<br />
la sanificazione<br />
delle calotte<br />
delle gallerie.<br />
Un’applicazione<br />
sempre più diffusa<br />
per fare fronte<br />
alle manutenzioni<br />
necessarie di questi<br />
manufatti.<br />
SIMEX<br />
Simex è un costruttore che ha scritto pagine<br />
importanti nel mondo delle attrezzature<br />
idrauliche ad alte prestazioni. E’ quindi stato<br />
immediato, declinando il concetto di scarificatrice<br />
stradale, fornire una risposta concreta alla sempre<br />
maggiore esigenza di operare sulle calotte delle<br />
gallerie. Lavori che richiedono precisione operativa<br />
e velocità esecutiva sia per i ritmi di cantiere,<br />
sia per non danneggiare le strutture ammalorate.<br />
Strutture che vanno risanate una volta rimosso lo<br />
strato superficiale danneggiato. L’azienda di San<br />
Giovanni in Persiceto ha maturato un’esperienza<br />
di grande respiro nelle scarificatrici tale da consentirgli<br />
di affrontare applicazioni gravose in modo<br />
efficiente.<br />
MP 1000HD, 200 kW contro il calcestruzzo<br />
Il progetto della MP 1000HD nasce da un’esigenza<br />
specifica di Amplia Infrastructures per l’asportazione<br />
di superfici ammalorate sulle volte delle gallerie.<br />
Si tratta di una scarifica ad alte prestazioni in grado<br />
di affrontare lavori particolarmente gravosi. La sigla<br />
HD è infatti il classico acronimo di Heavy-Duty<br />
ed indica in modo chiaro le caratteristiche costruttive<br />
ed operative.<br />
L’attrezzatura è stata pensata per escavatori<br />
idraulici con peso operativo fra 35 e 60 tonnellate.<br />
Ovviamente macchine trasformate in modo specifico<br />
per operare in galleria.<br />
Le caratteristiche tecniche di base sono molto<br />
interessanti:<br />
- motori a pistoni in presa diretta con il tamburo<br />
in grado di fornire una potenza idraulica di 200 kW<br />
ed una forza al dente di 65 kN (6.620 kgf)<br />
- regolazione idraulica della profondità di scarifica<br />
fino a 150 mm tramite ruote laterali<br />
- regolazione idraulica indipendente fra ruota<br />
destra e ruota sinistra per realizzare agevolmente<br />
passate parallele continue<br />
- dispositivo idraulico di allineamento con la<br />
parete<br />
- rotazione idraulica a 360°<br />
- kit potenziato di nebulizzazione acqua per abbattimento<br />
polveri<br />
Una 4.000 kg con una base speciale<br />
Il peso operativo della MP 4000HD è di 4.000 kg.<br />
Per l’accoppiamento è ovviamente necessario un<br />
escavatore in grado di fornire le prestazioni idrauliche<br />
necessarie. Macchine che siano in grado di<br />
essere performanti nel lavoro sotto alla calotta della<br />
galleria. Nel caso specifico Amplia Infrastructures<br />
ha deciso per la costruzione di una macchina specifica<br />
affidata alla Laurini Costruzioni Meccaniche<br />
di Busseto (PR).<br />
Più che di un escavatore, di cui condivide il sottocarro<br />
e la torretta su ralla, si tratta di una macchina<br />
espressamente dedicata a questo impiego.<br />
La particolare geometria di lavoro, ottenuta grazie<br />
ad un braccio telescopico che ruota su ralla, consente<br />
di collocare la macchina nella mezzeria della galleria<br />
per procedere poi lungo l’asse. Il braccio è in grado<br />
di compiere un arco di rotazione di 240° che consente<br />
di scarificare la calotta in modo preciso e continuo.<br />
Operando per passate successive affiancate, la<br />
macchina procede in modo continuo lasciando una<br />
superficie perfettamente levigata.<br />
Stiamo quindi parlando di un vero e proprio<br />
porta attrezzi realizzato in modo specifico per questa<br />
applicazione e che, insieme alla MP 4000HD<br />
consente di aumentare in modo esponenziale l’efficienza<br />
operativa del cantiere realizzando un lavoro<br />
ottimamente rifinito con ritmi produttivi elevati.<br />
Nelle gallerie della A1<br />
L’applicazione della Simex MP 1000HD avviene in<br />
numerose gallerie che insistono sul tracciato autostradale<br />
della A1. Manufatti che risentono del peso<br />
dell’età e che richiedono numerosi interventi di risanamento<br />
per allungarne la vita operativa.<br />
La profondità di scarifica, insieme all’uniformità<br />
del lavoro eseguito, sono garantite dalle ruote laterali<br />
a gestione idraulica indipendente.<br />
Fondamentale è anche l’attacco inclinabile ad<br />
ammortizzazione idraulica. I controlli avvengono<br />
tutti da remoto da parte di un operatore che può<br />
quindi controllare in modo diretto l’avanzare del<br />
lavoro in posizione protetta e sicura.<br />
La geometria di lavoro consente di eseguire una<br />
scarifica ottimale partendo da terra, proseguendo sui<br />
piedritti e andando fino al culmine della calotta per<br />
poi proseguire sulla seconda metà dell’arco.<br />
La rimozione delle parti ammalorate<br />
Operando con la MP 1000HD si è constatato come<br />
le calotte di copertura presentassero diverse fessurazioni,<br />
nidi di ghiaia e profonde infiltrazioni. La possibilità<br />
di regolare con precisione ed idraulicamente<br />
la profondità di lavoro ha consentito di intervenire<br />
in modo molto puntuale a seconda del danno rilevato.<br />
La scarifica è stata quindi di 5 cm laddove<br />
il problema era solo superficiale. Si è potuto poi<br />
procedere localmente fino a 10 cm nel momento in<br />
cui il danno era invece più profondo.<br />
La possibilità di portare a termine delle operazioni<br />
di rimozione del calcestruzzo in modo così “chirurgico”<br />
ha poi consentito di rendere più efficaci gli<br />
interventi di risanamento.<br />
Infatti il ripristino successivo tiene conto del tipo di<br />
danneggiamento pregresso. Dopo la scarifica delle<br />
superfici asciutte si sono impiegate malte pensate<br />
per ridare la giusta consistenza.<br />
Laddove invece si sono presentate infiltrazioni d’acqua<br />
si è lavorato con membane drenanti. In questo<br />
modo l’umidità e l’eccesso di acqua sono state convogliate<br />
in apposite canalette per poi essere smaltite<br />
all’esterno della galleria.<br />
La MP 1000HD, partendo dal concetto base delle<br />
scarificatrici a cui siamo abituati ha portato in cantiere<br />
un modo differente e più efficiente di affrontare<br />
questi delicati e sempre più diffusi lavori in galleria.<br />
SIMEX ha spostato<br />
ancora una volta<br />
più in alto l’asticella<br />
dell’efficienza<br />
operativa in lavori<br />
complessi e<br />
delicati.<br />
La nuova MP<br />
4000HD è infatti in<br />
grado di scarificare<br />
le calotte delle<br />
gallerie in modo<br />
efficiente e<br />
performante.<br />
Pensata infatti per<br />
impieghi gravosi è<br />
in grado allo stesso<br />
tempo di operare<br />
con precisione<br />
molto elevata.<br />
Questo grazie<br />
alla regolazione<br />
idraulica della<br />
profondità di 150<br />
mm. Il dispositivo<br />
di allineamento<br />
idraulico con<br />
la parete e la<br />
possibilità di<br />
ruotare a 360°<br />
permettono<br />
di adattarsi<br />
perfettamente a<br />
qualsiasi profilo<br />
delle calotte.<br />
48<br />
49
OMS. Al di là delle “semplici” finitrici<br />
SPECIALISTI<br />
DEL PAVING<br />
L’esperienza sul campo della OMS si è concretizzata<br />
nel tempo con una struttura di riconosciuti specialisti<br />
del paving consacrata con l’importazione europea<br />
delle finitrici Sumitomo. Ma non solo. Anche le<br />
minifinitrici Hanta ed i rulli Ammann affiancati da<br />
tecnologie di gestione del processo e additivi<br />
ecologici vegetali per il riciclaggio a freddo<br />
La OMS è ormai<br />
conosciuta per il<br />
forte legame con<br />
Sumitomo con cui<br />
collabora ormai<br />
da oltre dieci<br />
anni. Un rapporto<br />
consolidato<br />
che ha portato<br />
alla gestione<br />
dell’importazione<br />
europea delle<br />
finitrici giapponesi.<br />
OMS<br />
Ci sono aziende che, sebbene piccole, sono riconosciute<br />
per la loro professionalità e competenza.<br />
Nel mondo delle costruzoni stradali<br />
la OMS della famiglia Bressan è sicuramente una di<br />
queste. Nata nel 1989, la OMS è stata a lungo legata<br />
al marchio tedesco ABG fino a quando il costruttore<br />
non è entrato nell’orbita di Volvo CE.<br />
Da allora la OMS ha iniziato un percorso virtuoso<br />
con Sumitomo che è arrivato oggi con l’ufficialità<br />
dell’importazione europea.<br />
Un cammino dove la competenza tecnica ed<br />
il posto vendita sono stati determinanti per dare<br />
supporto ai clienti ed ai concessionari europei che<br />
hanno deciso di operare con il costruttore giapponese.<br />
Ma non solo.<br />
Per chi ha necessità di lavorare in spazi ristretti<br />
sono arrivate anche le minifinitrici Hanta e la gamma<br />
di compattazione Ammann. Una filiera, quella<br />
della pavimentazione, gestita in toto anche con<br />
sistemi di controllo dei flussi operativi e additivi<br />
biologici per il riciclaggio a freddo.<br />
La visione comune con Sumitomo<br />
Il binomio OMS-Sumitomo è ormai conosciuto tra<br />
gli addetti ai lavori. Una vera e propria visione comune<br />
dove i contenuti tecnici di alto livello delle<br />
macchine giapponesi sono un valore aggiunto per le<br />
imprese. I modelli gommati e cingolati del marchio<br />
si distinguono per il banco J-Paver con caratteristiche<br />
uniche sul mercato. La prima e più evidente<br />
è la possibilità di lavorare in continuo fra 2,30 e<br />
6,00 metri senza utilizzare allargatori meccanici.<br />
Questo permette anche il trasporto della macchina<br />
nella sagoma limite di 2,50 metri di larghezza senza<br />
smontare le sponde laterali La regolazione idraulica<br />
trasversale consente di mantenere in modo corretto<br />
la planarità senza quei salti di livello che, anche se<br />
corretti in seguito con il rullo compattatore, generano<br />
comunque una differenza di densità nel conglomerato.<br />
Operazione che si effettua in pochi istanti<br />
direttamente dalla pulsantiera del banco.<br />
Fondamentale anche la precompattazione data<br />
dall’azione congiunta fra lo Strike-Off e il Mold-<br />
Board. Questo permette di limitare l’azione dei rulli<br />
compattatori che lavorano al seguito della macchina.<br />
Accorgimenti tecnici che aumentano l’efficienza<br />
complessiva, la durata del tamper e richiedono<br />
meno passaggi di compattazione. Un’ottimizzazione<br />
complessiva che prevede minori consumi della<br />
finitrice associati ad una maggiore economia di<br />
cantiere.<br />
Hanta, piccole e tecnologiche<br />
Per chi invece ha esigenze operative legate a piccoli<br />
cantieri, stesa su marciapiedi o chiusura di trincee<br />
per la posa di servizi vi sono le minifinitrici Hanta.<br />
Si tratta di macchine compatte e versatili progettate<br />
per operare su strade secondarie, marciapiedi o<br />
piazzali dove l’accesso può essere difficile per macchine<br />
più grandi. Le caratteristiche fondamentali<br />
sono le dimensioni compatte, la facilità di trasporto<br />
e la manovrabilità. Al tempo stesso offrono prestazioni<br />
affidabili e di alta qualità. I modelli disponibili<br />
sono caratterizzati da larghezza di stesa regolabile<br />
tra 0,8 e 1,4 metri oppure tra 1,4 e 3,2 metri.<br />
Una delle caratteristiche di punta delle minifinitrici<br />
Hanta è la piastra Zscreed. La sua forza<br />
operativa è quella di potersi estendere da 1,4 a 3,2<br />
m in continuo. Risulta fondamentale la comodità<br />
di poter modificare istantaneamente la larghezza di<br />
stesa durante la pavimentazione. Questo non preclu-<br />
de però l’elevata rigidità per un eccellente livello di<br />
finitura. La pedana estendibile per l’intera larghezza<br />
di 3,2 m consente inoltre all’operatore di spostarsi<br />
fino alla fine della larghezza di stesa.<br />
La qualità costruttiva rientra nei canoni classici<br />
delle macchine giapponesi con una grande cura dei<br />
dettagli e dell’affidabilità complessiva.<br />
Ammann, compattazione efficiente<br />
Nella compattazione la OMS ha invece stretto<br />
una partnership con la elvetica Ammann. Stiamo<br />
parlando in particolare dei rulli e della gamma di<br />
compattazione leggera in grado di essere un valido<br />
complemento per le imprese che operano con l’azienda<br />
lombarda e che si appoggiano al loro servizio<br />
post-vendita.<br />
Tecnologia e additivi. La strada dell’efficienza<br />
A fianco delle macchine è però fondamentale l’apporto<br />
tecnologico. La OMS ha infatti sviluppato<br />
diversi dispositivi per la telemetria. Come il PPCS<br />
che, tramite una serie di sensori di bordo, monitora<br />
costantemente i parametri di lavoro delle finitrici.<br />
Li trasmette ad un server per l’utilizzo in tempo<br />
reale ed in fase di rendicontazione. I sensori a sfilo<br />
montati sulle estensioni idrauliche del banco misurano<br />
e registrano in modo continuo le larghezze<br />
di stesa. Il display con tastierino integrato mostra<br />
i dati registrati dallo strumento e i valori in tempo<br />
reale di lunghezza, larghezza di stesa, area pavimentata<br />
e velocità di avanzamento. Inserendo i dati<br />
di alimentazione della finitrice si ha il totale del<br />
materiale steso e la quantità per metro quadrato. Il<br />
server raccoglie tutte le informazioni inviate dallo<br />
strumento in tempo reale. Si controlla quindi la<br />
logistica ed il computo dei lavori eseguiti. Tutti i<br />
lavori, memorizzati e salvati, sono consultabili in<br />
qualsiasi momento. PPCS traccia e memorizza tutte<br />
le aree pavimentate tramite l’antenna GPS visualizzando<br />
tutti i tracciati su mappe integrate. Un altro<br />
dispositivo è il MatManager<br />
– Paving quality System per<br />
controllare la rendicontazione di<br />
tutti i parametri chiave dei lavori<br />
di pavimentazione stradale come<br />
richiesto nei capitolati degli Enti<br />
appaltanti.<br />
A questo sistema organico<br />
di macchine e tecnologie si affiancano<br />
anche i nuovi additivi<br />
ecologici per i conglomerati bituminosi<br />
riciclati a freddo. L’impiego<br />
è estremamente semplice<br />
ed efficace e le caratteristiche<br />
tecniche di base permettono una<br />
veloce asciugatura con tempi di<br />
riapertura al traffico estremamente<br />
veloci a favore di sicurezza<br />
ed efficienza con un impatto<br />
ambientale ridotto a 360°.<br />
Le finitrici<br />
Sumitomo e Hanta<br />
si completano in<br />
modo organico<br />
mirando a<br />
target differenti<br />
ma offrendo<br />
comunque un<br />
livello tecnologico<br />
molto elevato in<br />
due ambiti operativi<br />
differenti. Oltre<br />
ai due costruttori<br />
del Sol Levante la<br />
OMS si affida anche<br />
ad Ammann per<br />
la compattazione<br />
con la gamma di<br />
macchine leggere<br />
del costruttore<br />
svizzero. Si tratta<br />
quindi di un’offerta<br />
completa che<br />
permette alle<br />
imprese che<br />
lavorano con la<br />
OMS di avere<br />
un riferimento<br />
affidabile e<br />
professionale per il<br />
post vendita.<br />
50<br />
51
Mantovanibenne. Booster demolition<br />
DOPPIO<br />
BOOSTER<br />
Continua l’ampliamento della gamma di attrezzature<br />
dotate di moltiplicatore di pressione. Dopo il<br />
frantumatore rotante RP20-IT BB presentato nel corso<br />
dell’ultimo Samoter è in arrivo la pinza primaria<br />
CR26 BB. L’abbiamo vista a confronto con il modello<br />
convenzionale CR26 nel cantiere di Cambiago della<br />
Monaci Demolizioni<br />
MANTOVANIBENNE<br />
sta allargando la<br />
propria gamma di<br />
attrezzature dotate<br />
di moltiplicatore di<br />
pressione. Dopo<br />
il frantumatore<br />
RP10-IT BB visto a<br />
Samoter è in arrivo<br />
la primaria CR26 BB.<br />
MANTOVANIBENNE<br />
Mantovanibenne non si ferma mai e continua<br />
lo sviluppo della sua gamma di attrezzature<br />
per la demolizione. L’azienda di Mirandola,<br />
che ha appena compiuto 60 anni e vede oggi ben<br />
tre generazioni attive in azienda, basa da sempre<br />
il suo successo su ricerca e sviluppo. Un mantra<br />
che ha visto l’arrivo del moltiplicatore di pressione<br />
sulle sue attrezzature medie. Con la presentazione,<br />
all’ultimo Samoter, del frantumatore RP20-IT BB.<br />
Dopo la frantumazione secondaria, dove la velocità<br />
di esecuzione è spesso determinante in termini<br />
di efficienza e produttività, ecco arrivare il “booster”<br />
anche sulle attrezzature dedicate alla demolizione<br />
primaria. Una scelta di affiancamento alla<br />
linea convenzionale che va verso target differenti<br />
fra loro.<br />
La doppia tecnologia<br />
Abbiamo visto la nuova CR16 BB in un cantiere<br />
della Monaci Demolizioni. Azienda specializzata<br />
e cliente di riferimento del costruttore. Abbiamo<br />
parlato con Jacopo Mantovani, responsabile commerciale<br />
e marketing dell’azienda di Mirandola,<br />
di questa doppia tecnologia nella propria gamma.<br />
«Siamo consapevoli che le nostre macchine con<br />
tecnologia convenzionale” ci ha spiegato Jacopo<br />
“siano molto apprezzate e produttive. Ciò non toglie<br />
che la tecnologia dei moltiplicatori di pressione<br />
sia costruttivamente molto interessante. Così come<br />
succede con le nostre cesoie, che sono oggi presenti<br />
con due gamme affiancate, anche le attrezzature<br />
con il booster ci permetteranno di avere target diversificati.<br />
O quanto meno di consentire ai nostri<br />
clienti di scegliere in che modo operare».<br />
E continua. «In Mantovanibenne investiamo<br />
sempre in nuove soluzioni e nuove tecnologie. La<br />
nostra filosofia è di avere una crescita costante nel<br />
tempo. E la sosteniamo passo dopo passo in modo<br />
sostenibile e concreto. Non amiamo i voli pindarici<br />
e ci piace essere sul mercato con macchine che<br />
siano un vero aiuto per chi lavora in cantiere. Lo<br />
sviluppo delle attrezzature con il moltiplicatore di<br />
pressione segue ovviamente questo rigido percorso.<br />
Un iter che ci vede in campo al fianco dei nostri<br />
clienti storici per lavorare insieme a loro cogliendo<br />
suggerimenti e indicazioni operative».<br />
Le due tecnologie si confrontano<br />
La collaborazione fra Monaci Demolizioni e Mantovanibenne<br />
va oltre il semplice rapporto cliente/<br />
fornitore. Le due realtà collaborano attivamente<br />
anche nel testare sul campo le nuove attrezzature e<br />
le nuove tecnologie.<br />
Nel cantiere di Cambiago la Monaci Demolizioni<br />
è impegnata nel completo abbattimento di un fabbricato<br />
industriale per fare spazio a nuovi edifici<br />
produttivi. «Si tratta di un complesso edilizio tutto<br />
sommato recente - ci spiega Michael Monaci<br />
dell’impresa omonima - Questo significa che il calcestruzzo<br />
è di una qualità molto buona mettendo<br />
alla prova le attrezzature. E’ quindi il palcoscenico<br />
ideale per confrontare la nostra CR26R con la nuova<br />
CR26R BB».<br />
E prosegue. «Questo tipo di demolizioni saranno<br />
sempre più frequenti in futuro. La scelta di introdurre<br />
nuove tecnologie da parte di Mantovanibenne<br />
va proprio in questa direzione. Anche se dobbiamo<br />
dire con tutta onestà che fino ad ora le attrezzature<br />
con tecnologia convenzionale sono veramente<br />
efficienti e ben riuscite. La CR26R in particolare<br />
è una pinza estremamente produttiva che usiamo<br />
sia sulle macchine medie con braccio scavo, sia<br />
sulle macchine grandi con bracci per grandi altezze.<br />
Mettere la nuova CR26R BB a confronto con la<br />
CR26R convenzionale è un buon banco di prova. Si<br />
tratta infatti di una prova indicativa sia per Mantovanibenne<br />
che per noi».<br />
CR26 e CR16 BB. Gemelle diverse in azione<br />
Con un peso operativo di 2.100 kg comprensivo di<br />
attacco standard del costruttore, la CR26R si caratterizza<br />
per un’apertura massima delle chele di 1.100<br />
mm. L’altezza è di 2.100 mm e l’operatività avviene<br />
con una pressione dell’olio fra 280 e 320 bar. A fronte<br />
di portate fra 220 e 250 l/min.<br />
Si tratta di fatto di una macchina che presidia la<br />
fascia più importante del mercato e con cui Mantovanibenne<br />
ha costruito una fetta importante della<br />
propria reputazione. La rotazione è idraulica a 360°.<br />
La CR26R BB segue la stessa geometria con<br />
il telaio di base di identica impostazione. La differenza<br />
sostanziale consiste nella dimensione dei<br />
cilindri. Nel caso della CR26R abbiamo infatti<br />
un diametro, e di conseguenza un volume d’olio,<br />
superiore. La CR26R BB dispone invece di cilindri<br />
con un diametro inferiore. La ovvia differenza<br />
di prestazioni in termini di forza è colmata dalla<br />
presenza del doppio booster. Mantovanibenne ha<br />
infatti scelto di dotare ogni cilindro di un moltiplicatore<br />
integrato nella struttura stessa del cilindro.<br />
Infatti la maggiore forza di rottura, legata in<br />
modo proporzionale alla superficie di lavoro<br />
dell’olio idraulico, è data dalla presenza del moltiplicatore<br />
di pressione. Il minore volume di cilindri,<br />
e di conseguenza il minore flusso di olio idraulico,<br />
permette quindi di avere una velocità superiore e<br />
quindi una maggiore efficienza.<br />
L’apprezzata efficienza della CR26R con tecnologia<br />
convenzionale deriva da un’impostazione<br />
di base dove la geometria di lavoro, il profilo dei<br />
denti e la Speed-Valve sono elementi fondamentali.<br />
Una macchina che ha contribuito in modo determinante<br />
al successo di Mantovanibenne.<br />
La geometria a doppio perno centrale permette<br />
infatti l’apertura di 1.100 mm e al contempo<br />
aumenta la forza trasferita alle punte. La Speed-<br />
Valve, coperta da brevetto, permette di avere cicli<br />
più rapidi e proteggere l’impianto idraulico dai<br />
picchi di pressione. Il profilo dei denti è ottimizzato<br />
per mantenere a lungo la forma affilata. A<br />
richiesta sono anche disponibili chele con denti<br />
intercambiabili. Un tipo di allestimento che trova<br />
ampio consenso soprattutto sul mercato tedesco<br />
ma che penalizza leggermente le prestazioni con<br />
materiali compatti.<br />
La pinza primaria<br />
Mantovanibenne<br />
CR26 BB si<br />
affianca al modello<br />
convenzionale e<br />
allarga l’offerta<br />
del costruttore<br />
emiliano delle<br />
attrezzature dotate<br />
di moltiplicatore di<br />
pressione iniziata<br />
con il frantumatore<br />
RP20-IT BB<br />
presentato allo<br />
scorso Samoter.<br />
L’arrivo di questa<br />
tecnologia sulle<br />
attrezzature<br />
dell’azienda di<br />
Mirandola si<br />
concentra per<br />
ora sui modelli<br />
medi più diffusi<br />
da impiegare su<br />
macchine con pesi<br />
operativi dalle 25<br />
alle 35 tonnellate<br />
di peso operativo.<br />
Una scelta legata<br />
agli effettivi<br />
vantaggi che<br />
potrebbero<br />
esserci su questa<br />
taglia di macchine<br />
e attrezzature<br />
impegnate a 360°<br />
in demolizioni<br />
di ogni tipo e<br />
dimensione.<br />
52<br />
53
EFFER. La gamma iQ<br />
MISSIONE<br />
CANTIERE<br />
La gamma iQ di EFFER è pensata per massimizzare<br />
le prestazioni in ambiti complessi e difficilmente<br />
programmabili come i cantieri edili. Le soluzioni<br />
tecniche messe a punto dal costruttore sono<br />
infatti pensate per risolvere i problemi concreti di<br />
piazzamento, spazio di manovra e sollevamenti ad<br />
altezze importanti con ostacoli di ogni tipo.<br />
Le gru EFFER<br />
hanno un’ottima<br />
reputazione nel<br />
mercato delle<br />
macchine ad<br />
alte prestazioni<br />
e la gamma iQ<br />
ha ulteriormente<br />
alzato il livello<br />
delle prestazioni<br />
operative.<br />
EFFER<br />
EFFER è uno dei nomi del sollevamento che<br />
evoca prestazioni, robustezza e sollevamenti<br />
impegnativi. Il marchio è infatti uno dei costruttori<br />
che si è costruito una solida reputazione<br />
nel settore delle gru articolate per autocarro ad alte<br />
prestazioni. L’azienda emiliana fa oggi parte della<br />
Cargotec Corporation insieme a HIAB e non ha mai<br />
snaturato la propria filosofia di base. Al contrario, le<br />
sinergie tecnologiche fondamentali fra le due realtà<br />
hanno permesso di rafforzare ulteriormente le prestazioni<br />
e le potenzialità operative delle macchine<br />
del Gruppo.<br />
La gamma iQ è esattamente il frutto di queste<br />
fondamentali sinergie dove da un lato abbiamo una<br />
forte esperienza nelle alte prestazioni e dall’altro<br />
una visione globale, organizzativa e tecnologica.<br />
Elementi complementari che, fondendosi tra loro<br />
in modo organico, permettono di affacciarsi sul<br />
mercato con prodotti dall’elevato valore aggiunto.<br />
Macchine che si presentano oggi con caratteristiche<br />
sostanzialmente uniche.<br />
Safety first<br />
La sicurezza, in particolar modo nel campo del<br />
sollevamento, è molto più che fondamentale. Poter<br />
operare con elevate prestazioni in spazi spesso<br />
preclusi alle convenzionali gru da autocarro a cui<br />
siamo mentalmente abituati è uno degli obiettivi<br />
primari della gamma iQ.<br />
Il sistema alla base di questo nuovo modo di<br />
immaginare e vedere il cantiere è il sistema di controllo<br />
SPACEevo.<br />
Si tratta di una piattaforma software, aperta e<br />
moderna, che permette anche di aggiungere funzionalità<br />
nel tempo. Questo assicura alle macchine<br />
della gamma iQ una lunga vita d’uso ed un valore<br />
maggiore rispetto a macchine convenzionali.<br />
Il fatto di poter continuamente aggiornare la<br />
macchina con funzionalità di livello superiore permette<br />
di rispondere, ad esempio, ad esigenze operative<br />
molto specifiche e calate sull’utilizzatore.<br />
Un software a poco serve se non vi è un equipaggiamento<br />
hardware di livello. A bordo è quindi<br />
presente un processore dual-core con attuatori<br />
e cablaggi che permettono di lavorare in qualsiasi<br />
condizione ambientale. Anche le più estreme.<br />
È quindi possibile dare potenza alla gru quando<br />
è necessario ma, al contempo, aumentando sempre<br />
l’affidabilità e la durabilità durante ogni tipo di applicazione.<br />
Questo perché la macchina viene sfruttata<br />
in modo intelligente ed in base alla sua effettiva<br />
posizione di lavoro, alla sua stabilizzazione ed al<br />
carico che sta sollevando in quel preciso istante.<br />
CombiDrive4, il pieno controllo dei movimenti<br />
Il controllo di tutti i movimenti avviene tramite il<br />
radiocomando CombiDrive4. Si tratta di un dispositivo<br />
ad alte prestazioni che permette di avere un<br />
eccellente controllo su tutta la macchina. Infatti<br />
l’operatore riceve continue informazioni ed eventuali<br />
allarmi in caso di necessità. Ogni informazione<br />
trasmessa risulta chiara e immediata grazie ai<br />
tre grandi display a colori ottimizzati per avere la<br />
massima visibilità anche in condizioni di forte luminosità<br />
esterna.<br />
Da un punto di vista operativo, in piena sintonia<br />
con le linee progettuali della gamma iQ, è possibile<br />
eseguire dei settaggi personalizzati. Ogni operatore<br />
può quindi selezionare le configurazioni operative a<br />
lui più adatte. Questo consente di ottimizzare l’impiego<br />
della gru in ogni condizione operativa aumentando<br />
quindi il livello di sicurezza e le potenzialità<br />
applicative.<br />
Da un punto di vista operativo le batterie utilizzate<br />
per il radiocomando CombiDrive4 permettono<br />
di memorizzare queste impostazioni. Esattamente<br />
come succede nel caso di alcuni modelli di drone.<br />
L’operatore può così utilizzarle ogni volta che usa<br />
la macchina trovandosi le impostazioni personalizzate<br />
in modo immediato. Fra queste impostazioni<br />
vi sono molteplici elementi operativi fondamentali.<br />
Fra queste anche la velocità dei movimenti della<br />
macchina. Inoltre le batterie hanno un’autonomia<br />
superiore ed il sistema di feedback ad impulsi invia<br />
segnali specifici che consentono all’operatore di<br />
capire le reazioni della gru ed utilizzarla quindi in<br />
modo più sicuro, efficiente e semplice.<br />
La gamma iQ è infatti composta da gru ad alte prestazioni<br />
spesso impiegate in cantieri complessi. Il<br />
radiocomando a volte non consente di avere il pieno<br />
controllo delle reazioni della macchina. Avere quindi<br />
dei segnali che indicano le reazioni della macchine<br />
è quindi fondamentali. Da questo punto di vista<br />
sia gli operatori molto esperti che quelli con meno<br />
esperienza potranno avere dei vantaggi immediati in<br />
termini di sicurezza. La gestione dei carichi avviene<br />
infatti in piena sicurezza riducendo, fra le altre cose,<br />
la complessità delle manovre più complesse.<br />
Confirm View<br />
La nuova generazione del CombiDrive4 comprende,<br />
tra le funzionalità legate alla sicurezza operativa,<br />
l’individuazione automatica da parte della gru<br />
della posizione dell’operatore. In questo modo sono<br />
abilitati gli stabilizzatori dove si trova la persona<br />
che aziona la gru con la certezza che siano nel suo<br />
cono visivo.<br />
Dynamic Load Charts<br />
La gamma iQ comprende questo sistema che simula<br />
una stabilizzazione preventiva riducendo i tempi<br />
di piazzamento della macchina ed aumentando sia<br />
il comfort dell’operatore che usa il radiocomando,<br />
sia l’effettiva sicurezza. Una funzione che permette<br />
di controllare una fase fondamentale per la sicurezza<br />
e l’efficienza del cantiere. Evitando quindi quindi<br />
qualsiasi successiva manovra di aggiustamento.<br />
Variable Stability Logic Plus<br />
Operazione che avviene in base all’apertura effetiva<br />
degli stabilizzatori e del carico presente sul camion<br />
usando in modo dinamico il peso del carico stesso<br />
per aumentare la prestazione totale in sollevamento<br />
affidandosi sulla stabilità effettiva del veicolo in<br />
base al suo peso in quel preciso istante.<br />
La gamma iQ di<br />
EFFER si distingue<br />
per una lunga<br />
serie di soluzioni<br />
tecniche che<br />
ottimizzano le<br />
prestazioni e<br />
permettono di<br />
operare in contesti<br />
complessi come<br />
i cantieri edili.<br />
Situazioni operative<br />
dove i piazzamenti<br />
non sono sempre<br />
ottimali e dove<br />
occorre, quindi,<br />
poter comunque<br />
sfruttare al massimo<br />
le potenzialità della<br />
gru.<br />
La sezione<br />
decagonale<br />
dei bracci V10<br />
Force è uno dei<br />
cardini con cui<br />
l’ottimizzazione di<br />
peso e prestazioni<br />
secondo tutti gli<br />
assi permette<br />
di muoversi in<br />
modo agile e<br />
sicuro in spazi<br />
ristretti e difficili.<br />
Insieme all’High<br />
Speed System che<br />
controlla la velocità<br />
di sfilo permette<br />
di avere un’eleva<br />
sicurezza dinamica.<br />
54<br />
55
HITACHI ZX400MC-7, oltre la demolizione<br />
UNICO NEL<br />
SUO GENERE<br />
© E-costruction <strong>2024</strong><br />
TEST<br />
HITACHI<br />
DEMOLITION<br />
ZX400MC-7<br />
Abbiamo provato il primo<br />
escavatore da demolizione<br />
Hitachi ZX400MC-7 venduto<br />
in Italia. Una macchina unica<br />
nel suo genere grazie alla<br />
tecnologia sviluppata con<br />
KTEG nella joint-venture EAC<br />
L’escavatore da<br />
demolizione Hitachi<br />
ZX400MC-7 è il<br />
primo modello<br />
sul mercato che<br />
nasce dall’accordo<br />
ufficiale tra KTEG e<br />
Hitachi all’interno<br />
della joint-venture<br />
EAC ed è stata<br />
presentata al<br />
mercato nel corso<br />
di Bauma 2022.<br />
Il primo modello<br />
venduto in Italia<br />
è stato acquistato<br />
dalla Edil Scavi di<br />
Cuneo tramite il<br />
dealer Massucco T.<br />
l+ l-<br />
l Braccio intercambiabile in poche decine<br />
di secondi<br />
l Impianto idraulico Trias III di nuova generazione<br />
con altissima disponibilità di olio<br />
l Carro allargabile idraulicamente<br />
l Gestione intuitiva dell’attrezzatura<br />
l Ampia disponibilità di bracci per<br />
affrontare lavori di diverso tipo<br />
SCHEDA TECNICA<br />
Escavatore provato<br />
L’escavatore da demolizione<br />
Hitachi ZX400MC-7 deriva<br />
dallo ZX350LCN-7. Una<br />
macchina che si propone al<br />
mercato in modo del tutto<br />
unico grazie alla tecnologia<br />
OilQuick applicata non solo<br />
al classico attacco rapido in<br />
punta braccio ma anche per<br />
la sostituzione dei bracci da<br />
scavo e demolizione. Si tratta<br />
di una trasformazione che<br />
nasce dalle ormai conosciute<br />
e apprezzate macchine che<br />
KTEG, costola di Kiesel, importatore<br />
tedesco del marchio<br />
giapponese, ha messo a punto<br />
da molti anni ovviamente su<br />
base Hitachi. I punti di forza<br />
di queste macchine e dello<br />
ZX400MC-7 in particolare,<br />
sono la semplice trasportabilità<br />
e la elevatissima flessibilità<br />
in cantiere. Grazie all’attacco<br />
rapido dei bracci su base Oil-<br />
Quick è infatti possibile variare<br />
completamente allestimento in<br />
qualche decina di secondi.<br />
Dati tecnici<br />
Motore ISUZU 6KH1X Stage<br />
V con DOC+CSF+SCR a 6<br />
cilindri da 7,8 litri, 210 kW (285<br />
cv), 1.080 Nm @ 1.500 giri/<br />
min. Impianto idraulico Trias<br />
III da 288 x 2 l/min + 260 l/min<br />
per un totale di 836 l/min.<br />
CONSUMO* l/h 24,50<br />
AUTONOMIA 25,7 ore<br />
PREZZO EURO<br />
Non dichiarato<br />
* Consumo medio orario rilevato<br />
nell’applicazione specifica.<br />
l Il software di gestione delle connessioni<br />
sviluppato da OilQuick obbliga ad<br />
impiegare solo gli attacchi compatibili<br />
limitando a volte le portate in uscita<br />
Hitachi, quanto meno per il mercato<br />
europeo, ha rotto gli indugi.<br />
Il costruttore disponde<br />
infatti di un’idraulica da sempre apprezzata<br />
per la sua precisione ed in<br />
grado di reggere, con il Trias III, le<br />
trasformazioni e le applicazioni più<br />
impegnative. Operare quindi a grandi<br />
altezze non rappresenta un problema<br />
e posizionarsi sul mercato con macchine<br />
dall’elevato valore aggiunto può<br />
rappresentare un vantaggio competitivo.<br />
Soprattutto in un mercato, come<br />
quello italiano, dove la polivalenza e<br />
la trasportabilità della macchina sono<br />
fattori vincenti.<br />
La joint-venture EAC (European<br />
Application Center) tra il costruttore<br />
giapponese e KTEG si è quindi concretizzata<br />
con diverse nuove macchine<br />
speciali. Fra cui i modelli elettrificati<br />
e gli escavatori da demolizione<br />
ZX400MC-7 e ZX600MC-7.<br />
Fra le caratteristiche fondamentali<br />
la possibilità di cambiare i bracci in<br />
poche decine di secondi grazie alla<br />
tecnologia OilQuick declinata in grande<br />
stile. Potendo quindi avere a disposizione<br />
non solo bracci per grandi<br />
altezze ma anche diversi tipi di bracci<br />
da scavo.<br />
56<br />
57
cv!<br />
305!<br />
280!<br />
255!<br />
230!<br />
205!<br />
180!<br />
155!<br />
130!<br />
105!<br />
ISUZU 6HK1X<br />
135!<br />
123!<br />
110!<br />
98!<br />
85!<br />
73!<br />
60!<br />
48!<br />
80!<br />
35!<br />
700! 1.300! 1.900! 2.500!<br />
giri / minuto !<br />
POTENZA CV! COPPIA KGM!<br />
kgm!<br />
Il grafico, realizzato da e-<strong>Construction</strong>, è<br />
disegnato in modo che le curve di potenza<br />
e di coppia si incontrino al regime di rotazione<br />
in cui si rileva il minor consumo<br />
specifico: 150 grammi per cavallo ora a<br />
1.300 giri.<br />
MOTORE<br />
Marca e sigla<br />
ISUZU 6HK1X<br />
Alesaggio/corsa mm 115/125<br />
Cilindri/cc/valvole 4/7.790/16<br />
Potenza nominale cv/giri 285/1.900<br />
Potenza specifica cv/litro 36,58<br />
Coppia Nm(kgm)/giri 1.080(110)/1.500<br />
Riserva di coppia % 32<br />
Rapporto di compressione 16:1<br />
Aspirazione<br />
Intercooler + EGR<br />
Iniezione<br />
Common rail<br />
Massa kg 640<br />
Massa specifica kg/litri 82,15<br />
Rendimento 0,42<br />
Cons. spec. min g/cvh/giri 150/1.300<br />
Cons. spec. pot. max litri/h 71,1<br />
Cons. spec. coppia max litri/h 64,6<br />
Autonomia in pot. max ore 9,2<br />
Indice sollecitazione 10,5<br />
Emissioni<br />
Stage V<br />
INDICE DIESEL e-<strong>Construction</strong> 7<br />
Qui a fianco, il primo<br />
Hitachi ZX400MC-7<br />
venduto in Italia alla<br />
Edil Scavi di Cuneo<br />
in azione nel suo<br />
primo cantiere.<br />
Una macchina<br />
acquistata per la<br />
sua elevatissima<br />
polivalenza e la sua<br />
grande semplicità<br />
di montaggio e<br />
allestimento.<br />
L’accessibilità<br />
per i controlli e<br />
la manutenzione<br />
è semplice e<br />
rapida. Notevole<br />
la cura costruttiva<br />
dell’impianto idraulico<br />
Trias III valorizzato in<br />
questa applicazione.<br />
Demolition? No!<br />
Smart-demolition<br />
Il mercato delle demolizioni, e quindi delle<br />
macchine dedicate a questa specifica<br />
applicazione, è piena crescita. Stiamo<br />
quindi assistendo ad un’evoluzione che<br />
sta portando tutti i costruttori a lanciarsi,<br />
spesso in modo funambolico, in queste<br />
applicazioni. L’escavatore ZX400MC-7 è<br />
una macchina che si posiziona in modo<br />
estremamente intelligente in un mercato<br />
dove la polivalenza applicativa e la<br />
flessibilità di utilizzo sono i due elementi<br />
che le imprese cercano. La tecnologia<br />
OilQuick, che ha l’unico limite di obbligare<br />
ad impiegare in punta braccio degli<br />
attacchi rapidi compatibili, permette infatti<br />
di scambiare i bracci in poche decine di<br />
secondi. Con un’efficienza operativa, specie<br />
nelle demolizioni urbane, che nessuna<br />
macchina è oggi in grado di offrire in questa<br />
misura. Passare da un braccio scavo ad<br />
uno da demolizione in meno di un minuto,<br />
poter variare l’assetto della macchina in<br />
modo completamente idraulico e prepararla<br />
per il trasporto in una decina di minuti è un<br />
vantaggio competitivo enorme.<br />
La Edil Scavi di Cuneo ha scelto questa<br />
macchina per questo motivo per i numerosi<br />
cantieri di demolizione e ricostruzione in<br />
ambito urbano. Un vero e proprio<br />
Smart-demolition ad alte prestazioni.<br />
TEST<br />
LA MECCANICA<br />
Made in Japan<br />
ISUZU e Hitachi.<br />
Tanta coppia per il Trias III<br />
L<br />
'escavatore<br />
da demolizione Hitachi<br />
ZX400MC-7 è una macchina oggettivamente<br />
unica nel panorama attuale di mercato.<br />
Tutto quello che conosciamo a proposito<br />
dello ZX350LCN-7 lo troviamo anche qui, ma<br />
con un bel po’ di plus in più, che si basano in<br />
particolar modo sulle elevatissime performance<br />
dell’impianto idraulico Trias III. Impianto che si<br />
appoggia su un propulsore apprezzato e diffuso<br />
come il sei cilindri Isuzu da 7,8 litri e 285 cv<br />
di potenza.<br />
L’ultima edizione del Trias III fornisce una<br />
quantità di olio idraulico che posiziona lo<br />
ZX400MC-7 in una classe a sé. Abbiamo infatti<br />
tre pompe a portata variabile che lavorano insieme<br />
in modo intelligente e che forniscono 2 x<br />
288 l/min + 1 x 260 l/min. L’operatore ha quindi<br />
a dispozione, in totale, ben 836 l/min.<br />
Si tratta quindi di un impianto che, nelle specifiche<br />
applicazioni per la demolizione, non ha<br />
particolari problemi.<br />
Sappiamo infatti come queste macchine debbano<br />
spesso essere riviste nei loro contenuti oleodinamici<br />
per sopperire a perdite di pressione,<br />
maggiore capacità dell’impianto con i bracchi a<br />
grandi altezze e consentire prestazioni ottimali<br />
alle attrezzature. Ostacoli che il Trias III affronta<br />
senza problemi e senza dover intervenire in<br />
modo specifico.<br />
Un “viso noto” declinato Stage V<br />
Gli escavatori Hitachi sono stati sdoganati nel<br />
nostro paese dalla fortunata joint-venture con<br />
Fiat. Con gli EX abbiamo imparato anche a conoscere<br />
i motori Isuzu che, in particolar modo<br />
sull’EX355, vero e proprio “padre putativo”<br />
degli attuali ZX350NLC-7, ha lasciato ricordi<br />
positivi. Hitachi ha ovviamente proseguito su<br />
quella strada e oggi il 6HK1X equipaggia anche<br />
lo ZX400MC-7 nella sua variante da 210<br />
kW (285 cv) erogati a 1.900 giri/min. La coppia<br />
massima è pari a ben 1.080 Nm a 1.500 giri/min.<br />
L’aspirazione è aiutata da un turbocompressore a<br />
geometria variabile che aiuta ai bassi règimi ed<br />
è accoppiato ad un intercooler con EGR raffreddato.<br />
Un tipo di architettura che, per rispettare i<br />
parametri Stage V, richiede il lavoro congiunto<br />
di DOC, CSF ed SCR.<br />
Con quest’ultimo che lavora in modo leggero<br />
e con il filtro antiparticolato, grazie alla presenza<br />
dell’ossidatore (DOC) non presenta particolari<br />
problematiche gestionali.<br />
Il rapporto geometrico fra alessaggio (115<br />
millimetri) e corsa (125 millimetri) lo avvicina<br />
molto ad un superquadro. Ha quindi il vantaggio<br />
di un rendimento volumetrico molto alto senza<br />
58<br />
59
STRUTTURA DEL CARRO<br />
Il carro dello ZX400MC-7 è a carreggiata<br />
variabile idraulicamente. In pochi istanti si<br />
passa quindi dalla larghezza di trasporto di<br />
2.999 mm a quella di lavoro di 4.300 mm.<br />
Un salto notevole che permette quindi di<br />
aumentare la base d’appoggio di 1,3 metri<br />
in più conferendo quella necessaria stabilità<br />
operativa che è fondamentale quando si<br />
lavora a grandi altezze.<br />
BRACCI<br />
L’Hitachi ZX400MC-7 permette di avere un<br />
allestimento che prevede due bracci scavo<br />
e due bracci da demolizione. I bracci scavo<br />
possono essere di tipo fisso o con triplice<br />
articolazione idraulica. I bracci da demolizione<br />
possono arrivare a 21,5 o 24 metri di<br />
altezza massima al perno. La Edil Scavi ha<br />
optato per l’acquisto del braccio scavo fisso<br />
e per entrambi i bracci da demolizione. Volendo<br />
è possibile acquistare i diversi bracci<br />
anche in after market. E’ anche possibile<br />
impiegare in azienda più escavatori di<br />
questo tipo utilizzando i diversi bracci su<br />
diverse macchine.<br />
IMPIANTO IDRAULICO<br />
L’impianto idraulico Hitachi Trias III è oggi<br />
uno dei più performanti sul mercato. Questo<br />
consente di gestire in modo ottimale le<br />
applicazioni di demolizione dove attrezzature<br />
ad alte prestazioni ed altezze elevate<br />
sono un mix temibile per impianti idraulici<br />
non performanti. La portata complessiva<br />
di 836 l/min con tre pompe che lavorano in<br />
sinergia permette è infatti elevatissima. La<br />
presenza del terzo cilindro di sollevamento<br />
e la tecnologia OilQuick richiedono infatti<br />
un’idraulica di alto livello. Presente già nella<br />
dotazione standard dello ZX350LCN-7 da<br />
cui deriva lo ZX400MC-7.<br />
TECNOLOGIA OILQUICK<br />
La tecnologia OilQuick su cui si basa il cambio<br />
rapido sia dei bracci che delle attrezzature<br />
consente di risparmiare moltissimo tempo<br />
ottimizzando l’investimento e consentendo<br />
ad una sola macchina di affrontare cantieri<br />
dove spesso si opera con più escavatori.<br />
A lato, la cabina<br />
dello ZX400MC-7<br />
deriva da quella<br />
dello ZX350LCN-7<br />
tranne per la<br />
presenza dei<br />
monitor aggiuntivi<br />
per il controllo di<br />
attrezzature e bracci<br />
con il software<br />
OilQuick. L’ergonomia<br />
interna è stata<br />
portata ad alti livelli<br />
con la Serie 7. Tutto<br />
il modulo è tiltabile<br />
di 30° per agevolare<br />
la visibilità a grandi<br />
altezze. Subito<br />
dietro la cabina è<br />
presente l’attacco<br />
per l’impianto di<br />
abbattimento polveri.<br />
Metro e bilancia<br />
Lunghezza trasp. mm 7.600<br />
Larghezza carro mm 2.999/4.300<br />
Altezza trasp. mm 3.370<br />
Lunghezza carro mm 4.950<br />
Altezza massima dem. 1 m 21,50<br />
Altezza massima dem 2 m 24,00<br />
Peso trasp. kg 43.200<br />
Peso op. scavo kg 51.200<br />
Peso op. dem. 1 kg 53.400<br />
Peso op. dem. 2 kg 56.100<br />
Serbatoio gasolio l 630<br />
Serbatoio AdBlue l 70<br />
Serbatoio olio idraulico l 198<br />
Impianto idraulico l 340<br />
Velocità traslaz. km/h (1°-2°)<br />
5,00 - 3,20<br />
TEST<br />
però avere gli svantaggi di un minor rendimento<br />
termico e di una minore tenuta delle fasce.<br />
TRIAS III. Tre pompe viste da Hitachi<br />
Come anticipato l’impianto idraulico è il Trias<br />
III che prevede tre pompe che lavorano insieme<br />
con un’attenta gestione elettronica. L’efficienza<br />
complessiva della macchina è molto elevata<br />
anche con la presenza del terzo cilindro di sollevamento.<br />
Una scelta di alto livello che consente un’elevatissima<br />
stabilità e precisione operativa alle<br />
grandi altezze ma che non tutti gli impianti<br />
idraulici sopportano in modo equilibrato senza<br />
apportare sostanziali modifiche. Tutta la componentistica<br />
è prodotta direttamente da Hitachi con<br />
un livello di integrazione e di qualità costruttiva<br />
complessiva che si colloca ad alti livelli. Una<br />
scelta specifica che permette di avere il pieno<br />
controllo della catena del valore sui componenti<br />
tecnologici.<br />
LA CABINA<br />
Una lunga evoluzione<br />
Un posto guida in continua<br />
evoluzione<br />
Il posto guida dello ZX400MC-7 è ovviamente<br />
identico a quello della Serie 7 di Hitachi.<br />
Con i cambiamenti del caso relativi ai monitor<br />
supplementari per la gestione delle attrezzature<br />
e dei bracci con il software della OilQuick. Una<br />
cabina che non nasconde le sue origini e che<br />
deriva da un lungo percorso evolutivo iniziato<br />
con gli EX di fine anni ‘80 e che nel tempo non<br />
si è mai fermato.<br />
I passi avanti compiuti, soprattutto fra la Serie<br />
5 e la Serie 7 attuali, sono notevoli. I gruppi funzionali<br />
dei comandi non hanno quindi subito cambiamenti<br />
se non nella loro migliore accessibilità e<br />
individuazione. Tutto è molto più razionale rispetto<br />
al passato e i singoli controlli si memorizzano ora<br />
in modo più intuitivo.<br />
La cabina è ovviamente tiltabile per consentire<br />
di avere una visione ottimale quando si lavora<br />
a grandi altezze.<br />
L’angolo massimo di inclinazione è di 30°.<br />
I controlli delle attrezzature tramite i joystick<br />
avvengono con cursori proporzionali e pulsanti<br />
che permettono di avere tutto sotto pieno controllo<br />
in modo preciso e pienamente operativo.<br />
La parte superiore della cabina è completata da<br />
un tetto in cristallo antisfondamento dotato di<br />
protezioni per il sole e tergicristallo con getto<br />
d’acqua per avere sempre la massima visibilità<br />
sull’area di lavoro.<br />
Per diminuire il disagio legato alla presenza<br />
di polvere la dotazione di serie prevedeun<br />
impianto di abbattimento integrato con attacco<br />
laterale per l’alimentazione subito dietro la cabina<br />
che lo rende facilmente gestibile in fase di<br />
movimento.<br />
60<br />
61
WACKER NEUSON WL95, media decisamente strong<br />
NELLA BOTTE<br />
PICCOLA...<br />
La pala gommata<br />
WACKER<br />
NEUSON WL95<br />
ecospeedPRO<br />
delle nostra<br />
prova è della<br />
Berrone Maurizio<br />
di Garessio,<br />
località sulle Alpi<br />
Marittime ai confini<br />
tra Piemonte e<br />
Liguria. L’azienda<br />
è specializzata in<br />
sgombero neve,<br />
lavori forestali<br />
e manutenzioni<br />
stradali in territorio<br />
montani. La scelta<br />
della trasmissione<br />
ecospeed<br />
PRO permette<br />
di operare in<br />
montagna con<br />
un’efficienza<br />
operativa molto<br />
elevata.<br />
SCHEDA TECNICA<br />
Veicolo provato<br />
La pala gommata WACKER<br />
NEUSON WL95 ecospeedPRO<br />
è costruita negli<br />
stabilimenti Weidemann di<br />
Korbach, nel Land dell’Assia.<br />
Si colloca, insieme alla WL110<br />
di cui condivide la stessa<br />
base, al vertice della gamma<br />
del costruttore. Si tratta del<br />
primo progetto che ha unito le<br />
competenze ingegneristiche di<br />
Weidemann e Kramer Allrad.<br />
Tanto da trovare declinazione<br />
anche con il marchio di Pfullendorf<br />
in versione con telaio<br />
rigido e quattro ruote sterzanti.<br />
Notevoli le prestazioni della<br />
trasmissione idrostatica<br />
brevettata ecospeed PRO che<br />
nasce da una collaborazione<br />
storica di Kramer con Bosch-<br />
Rexroth<br />
Dati tecnici<br />
Motore Deutz TCD 4.1<br />
S5 Stage V, 4 cilindri da<br />
4,04 litri, 115 kW (156 cv),<br />
610 Nm. Trasmissione<br />
idrostatica ecospeedPRO<br />
a trasferimento continuo<br />
di coppia e velocità da 0 a<br />
40 km/h. Carico massimo<br />
di ribaltamento 6.529 kg<br />
(dritto) /5.748 kg (massima<br />
articolazione di sterzo). Forza<br />
di strappo 6.237 kgf.<br />
Peso operativo 10.390 kg.<br />
CONSUMO* l/h 8,5<br />
AUTONOMIA 16,4 ore<br />
PREZZO EURO<br />
Non dichiarato<br />
* Consumo medio orario rilevato<br />
nell’applicazione specifica.<br />
Quando si pensa ad una pala<br />
gommata siamo tutti abituati<br />
ad alcuni “nomi noti” che<br />
rientrano spesso in cliché già visti.<br />
Ma ci sono anche aziende che vanno<br />
a fondo sui contenuti e sulle proprie<br />
effettive necessità rivolgendosi a<br />
prodotti dall’elevato valore aggiunto.<br />
Come nel caso di Maurizio Berrone,<br />
proprietario della omonima azienda<br />
di Garessio, comune dell’alta valle<br />
Tanaro, che opera nel settore dello<br />
sgombero neve, delle manutenzioni<br />
stradali e del forestale. Impresa in<br />
cui le pale gommate hanno un ruolo<br />
importante e dove la Wacker Neuson<br />
WL95 ecospeedPRO si è ritagliata<br />
una fondamentale posizione operativa<br />
grazie alla sua compattezza a fronte di<br />
prestazioni che la posizionano in una<br />
fascia superiore. Anche grazie alla sua<br />
trasmissione idrostatica brevettata ad<br />
alte prestazioni e sviluppata insieme<br />
a Bosch-Rexroth. Una pala gommata<br />
da 10 tonnellate che strizza l’occhio<br />
ai modelli superiori e che consente di<br />
muoversi in modo agile e sicuro sui<br />
territori montani grazie ad una visibilità<br />
elevatissima e a “numeri” dove<br />
forza di strappo e carico di ribaltamento<br />
sono un riferimento.<br />
© E-costruction <strong>2024</strong><br />
TEST<br />
WACKER NEUSON<br />
WL95<br />
ecospeedPRO<br />
WACKER NEUSON eredita la grande<br />
esperienza nelle pale gommate<br />
compatte di Weidemann e Kramer<br />
Allrad. Con la WL95 ecospeedPRO<br />
le due ingegnerie si sposano alla<br />
perfezione per una macchina<br />
compatta ma con “l’anima da grande”<br />
l+ l-<br />
l Trasmissione ecospeedPRO fa la differenza<br />
l Cabina con visibilità e comfort di<br />
alto livello<br />
l Impianto idraulico ad alte prestazioni<br />
l Forza di strappo pari al 50% del<br />
peso operativo<br />
l Carico di ribaltamento macchina sterzata<br />
pari al 55% del peso operativo<br />
l Accesso per la manutenzione non<br />
semplice visti i radiatori posteriori e<br />
superiori avvolgenti<br />
62<br />
63
cv!<br />
175!<br />
160!<br />
145!<br />
130!<br />
115!<br />
100!<br />
85!<br />
70!<br />
55!<br />
TCD 4.1 S5<br />
kgm!<br />
69!<br />
66!<br />
63!<br />
60!<br />
57!<br />
54!<br />
51!<br />
48!<br />
45!<br />
40!<br />
42!<br />
700! 1.300! 1.900! 2.500!<br />
giri / minuto !<br />
POTENZA CV! COPPIA KGM!<br />
Il grafico, realizzato da e-<strong>Construction</strong>, è<br />
disegnato in modo che le curve di potenza<br />
e di coppia si incontrino al regime di rotazione<br />
in cui si rileva il minor consumo<br />
specifico: 152 grammi per cavallo ora a<br />
1.600 giri.<br />
MOTORE<br />
Marca e sigla<br />
Deutz TCD 4.1 S5<br />
Alesaggio/corsa mm 1<strong>01</strong>/126<br />
Cilindri/cc/valvole 4/7.790/16<br />
Potenza nominale cv/giri 156/2.300<br />
Potenza specifica cv/litro 38,63<br />
Coppia Nm(kgm)/giri 610/(62,1)1.600<br />
Riserva di coppia % 32<br />
Rapporto di compressione 16:1<br />
Aspirazione<br />
Intercooler<br />
Iniezione<br />
Common rail<br />
Massa kg 400<br />
Massa specifica kg/litri 99,05<br />
Rendimento 0,41<br />
Cons. spec. min g/cvh/giri 152/1.600<br />
Cons. spec. pot. max litri/h 31,1<br />
Cons. spec. coppia max litri/h 28,2<br />
Autonomia in pot. max ore 4,5<br />
Indice sollecitazione 9,8<br />
Emissioni<br />
Stage V<br />
INDICE DIESEL e-<strong>Construction</strong> 7<br />
Qui a fianco, la WL95<br />
in azione a Garessio<br />
nella sistemazione e<br />
carico di materiale per la<br />
manutenzione stradale.<br />
In basso, l’accesso per la<br />
manutenzione al motore<br />
è possibile grazie al<br />
cofano posteriore ad<br />
apertura completa. I<br />
radiatori avvolgono<br />
completamente il<br />
motore.<br />
La forza di strappo di<br />
6.237 kgf è ottenuta<br />
grazie al cinematismo<br />
con geometria TP-Link<br />
che favorisce anche<br />
la visibilità e l’agilità<br />
di manovra quando<br />
si caricano i mezzi di<br />
trasporto.<br />
Due scuole si<br />
incontrano<br />
Parlare di pale gommate compatte significa<br />
parlare di Germania. Wacker Neuson è oggi<br />
il maggiore costruttore tedesco non solo<br />
nel settore delle attrezzature e macchine<br />
da cantiere ma anche nelle pale gommate<br />
compatte. E’ infatti presente sul mercato<br />
anche con i brand Weidemann e Kramer<br />
Allrad utilizzati soprattutto in agricoltura. Le<br />
due aziende sono infatti quelle specializzate<br />
storicamente in questa tipologia di<br />
macchine con incursioni molto ben riuscite<br />
anche nei sollevatori telescopici.<br />
La WL95 si colloca al vertice della gamma<br />
insieme alla gemella WL110. Due macchine<br />
che nascono da un telaio modulare comune<br />
dove la trasmissione ecospeedPRO, nata in<br />
casa Kramer, ha trovato il proprio ottimale<br />
impiego su una macchina certamente<br />
compatta ma dalle prestazioni che insidiano<br />
una classe di peso superiore.<br />
La cabina e le prestazioni dell’impianto<br />
idraulico in grado di fornire 180 l/min<br />
per il funzionamento di attrezzature<br />
ausiliarie sono due fra gli elementi<br />
qualificanti di una macchina che si<br />
basa su contenuti di valore. L’efficienza<br />
operativa, già ampiamente sperimentata<br />
dall’impresa Berrone, si basa anche su un<br />
raffreddamento ottimale grazie ai radiatori<br />
generosi con ventole reversibili.<br />
TEST<br />
LA MECCANICA<br />
Deutz e ecospeedPRO<br />
Un motore affidabile ed un cambio<br />
che mette sotto scacco i CVT<br />
W<br />
acker<br />
Neuson ha tirato fuori dal cassetto<br />
tutta la sua esperienza e la sua sapienza<br />
tecnologica nel costruire pale gommate<br />
compatte. In realtà con la WL95 si sale di categoria<br />
e si va a combattere con i soliti noti in<br />
una fascia fino a poco fa ancora inedita per il<br />
marchio. E tutto questo avviene grazie ad un<br />
progetto dove l’esperienza di Weidemann nelle<br />
pale articolate si unisce a quella di Kramer nello<br />
sviluppo di specifici componenti. Il risultato<br />
è una piattaforma decisamente valida declinata<br />
in più marchi e versioni dove la Wacker Neuson<br />
WL95 si presenta con un collaudato motore<br />
Deutz TCD 4.1, una trasmissione idrostatica<br />
unica come la ecospeedPRO ed un cinematismo<br />
TP-Link che ne ottimizza l’efficienza in ogni<br />
situazione operativa.<br />
Elementi distintivi che l’hanno portata nel<br />
parco mezzi della Berrone Maurizio che opera<br />
sulle Alpi Marittime ed ha necessità di prestazioni<br />
di livello per potersi muovere in modo sicuro<br />
in territorio montano.<br />
Oltre le 10 tonnellate di peso operativo<br />
Le dimensioni compatte ed il design moderno e<br />
funzionale non fanno trasparire le reali potenzialità<br />
della WL95. Si tratta infatti di una pala<br />
gommata dal peso operativo di 10.390 kg che<br />
è possibile allestire con due diverse motorizzazioni.<br />
Non solo con il TCD 4.1 che equipaggia<br />
l’esemplare della prova ma anche con il TCD<br />
3.6 con meno cavalleria sotto al cofano. I 156<br />
cv della macchina provata permettono di avere<br />
una risposta molto pronta nei classici lavori<br />
aziendali. Fra cui ad esempio lo sgombero neve<br />
dove sono richiesti potenza, fluidità ed un elevato<br />
equilibrio dinamico.<br />
Dotazione di alto livello<br />
Il motore Deutz TCD 4.1 fornisce una potenza<br />
massima di 156 cv a 2.300 giri/min. Règime<br />
motore che difficilmente si raggiunge grazie alla<br />
coppia massima di 610 Nm a 1.600 giri/min. Il<br />
trattamento dei gas di scarico avviene in modo<br />
semplice tramite il modulo brevettato DIVERT.<br />
Di fatto l’uso della WL95 avviene in scioltezza<br />
e fluidità perché basta un filo di gas per avere<br />
piena risposta da parte della trasmissione. La<br />
idrostatica ecospeedPRO, frutto di un brevetto<br />
sviluppato ormai oltre dieci anni fa da Kramer,<br />
permette una trasmissione continua e progressiva<br />
della coppia in modo ininterrotto da o a<br />
40 km/h.<br />
L’impianto idraulico è un Load Sensing Flow<br />
Sharing che permette di copiere movimenti fluidi<br />
e proporzionali all’azionamento del joystick<br />
64<br />
65
TRASMISSIONE<br />
Tramissione idrostatica ecospeedPRO con<br />
variazione continua della coppia e velocità<br />
da 0 a 40 km/h. Brevettata e sviluppata<br />
insieme a Bosch-Rexroth, ha un comportamento<br />
del tutto identico ad una a variazione<br />
continua con il vantaggio di una minore<br />
complessità e minore manutenzione. Ottimizza<br />
prestazioni e consumi senza rinunciare<br />
a spinta e velocità anche in situazioni<br />
complesse come il lavoro in salita.<br />
TRAZIONE<br />
Sistema di trazione integrale con assale anteriore<br />
fisso e posteriore semiflottante con<br />
perno di articolazione e angolo di oscillazione<br />
di 24° (+12°, -12°). Riduttore a due stadi<br />
con differenziale a ripartizione di coppia.<br />
IMPIANTO IDRAULICO<br />
Impianto Load Sensing con pompa a portata<br />
variabile High Flow da 180 l/min disponibili<br />
per gli ausiliari.<br />
STERZO<br />
Telaio articolato con articolazione complessiva<br />
di 80° - 40° destra e 40° sinistra. Azionamento<br />
con cilindri a doppio effetto.<br />
FRENI<br />
Freni a disco in bagno d’olio sulle 4 ruote<br />
ad azionamento completamente idraulico<br />
montati entro bordo. Circuiti dei freni anteriore<br />
e posteriore indipendenti. Freni di<br />
stazionamento ad inserimento automatico.<br />
A lato, la cabina della<br />
WL95 è fra le più<br />
curate del mercato<br />
e strizza l’occhio alle<br />
grandi macchine.<br />
Spazio a bordo,<br />
ergonomia curata<br />
in ogni dettaglio e<br />
visibilità elevatissima<br />
in ogni direzione<br />
sono gli elementi<br />
di valore di questo<br />
poso guida. La<br />
consolle con joystck<br />
e comandi è integrata<br />
con il sedile sospeso<br />
pneumaticamente.<br />
La climatizzazione di<br />
serie dispone di flussi<br />
ottimizzati per la<br />
migliore circolazione<br />
interna..<br />
Metro e bilancia<br />
Lunghezza mm 6.470<br />
Larghezza mm 2.390<br />
Altezza mm 3.060<br />
Passo mm 2.660<br />
Altezza max. perno mm 3.820<br />
Luce da terra mm 500<br />
Angolo di sterzo gradi 40/40<br />
Carico rib. posiz. dritta kg 6.237<br />
Carico rib. max. angolaz. kg 5.748<br />
Peso operativo kg 10.390<br />
Serbatoio gasolio l 140<br />
Serbatoio AdBlue l 12<br />
Serbatoio olio idraulico l 240<br />
Olio motore l 11<br />
Liquido refrigerante motore l 28<br />
TEST<br />
multifunzione.<br />
L’impianto di servizio fornisce di serie un<br />
flusso di 150 l/min che, in opzione (scelta<br />
dall’impresa) diventano 180 l/min e permettono<br />
di azionare frese stradali e attrezzature ad alte<br />
prestazioni senza nessun problema.<br />
Il cinematismo è un TP-LINK che si rivela fra<br />
i più equilibrati e comodi per una pala gommata.<br />
Soprattutto di queste dimensioni. Ottimizza<br />
infatti le prestazioni idrauliche senza rinunciare<br />
alla comodità di non avere ingombri quando si<br />
caricano i mezzi di trasporto. Al contempo mantiene<br />
il parallelismo quando si usa la WL95 con<br />
le forche. Completa il quadro l’attacco rapido<br />
EU di serie che permette di cambiare attrezzatura<br />
in pochi istanti. Le connessioni idrauliche ausiliarie<br />
arrivano tutte in prossimità della benna e<br />
sono in posizione protetta. La cura dei dettagli<br />
prevede anche specifiche asole per le tubazioni<br />
sul cinematismo benna in modo che i tubi abbiano<br />
un percorso corretto.<br />
LA CABINA<br />
Nulla è lasciato al caso<br />
Ergonomia, visibilità e cura dei<br />
dettagli non lasciano nulla al caso<br />
W<br />
acker<br />
Neuson è conosciuto per essere<br />
uno dei costruttori che cura maggiormente<br />
il proprio design. Una “scuola”<br />
che nasce in modo particolare in casa Neuson e<br />
che è ormai nel DNA del Gruppo a partire dalla<br />
fusione delle due realtà nel 2007. La cabina della<br />
WL95 è oggi una delle più curate, funzionali e<br />
luminose del mercato.<br />
Il modulo guida composto dal sedile sospeso<br />
pneumaticamente e solidale con la consolle ed il<br />
joystick di destra consente lunghi periodi di guida<br />
con un comfort molto elevato. La superficie<br />
vetrata è fra le maggiori della categoria. La cura<br />
dei dettagli è molto alta e prevede anche il tergi-<br />
cristallo sul tettuccio trasparente. La visibilità è<br />
curata in ogni direzione anche grazie alla forma<br />
rastremata del cofano posteriore. I parametri di<br />
funzionamento della macchina sono controllabili<br />
in modo rapido tramite il display digitale da<br />
7” collocato in alto a destra. Collocazione che<br />
agevola l’uso della telecamera posteriore che si<br />
visualizza tramite lo stesso display quando si<br />
attiva la retro. La posizione in corrispondenza<br />
dell’altezza degli specchi retrovisori esterni permette<br />
con un colpo d’occhio di tenere tutto sotto<br />
controllo. Tutti gli interruttori sono individuati<br />
tramite colori che indicano la funzione specifica.<br />
La posizione razionale permette di memorizzarli<br />
in modo rapido.<br />
Non mancano ovviamente gli spazi portaoggetti<br />
collocati dietro e di fianco al sedile di<br />
guida. La porta di destra è apribile aumentando<br />
il livello di sicurezza. Luci di lavoro a LED e<br />
ventilazione con flussi ottimizzati completano il<br />
comfort generale.<br />
66<br />
67
RENAULT TRUCKS. Testimonial<br />
SCELTA DI<br />
RAGIONE<br />
La Perino Piero lavora dal 2021 con una piccola flotta<br />
composta da quattro Renault Trucks K. Un 8x4 ed un<br />
6x4 allestiti con cassone ribaltabile, un 6x4 trattore ed<br />
un 4x4 con trazione anteriore idraulica e semirimorchio<br />
Schwarzmüller con assale idraulico SAF Holland. Dopo<br />
tre anni di uso intenso in cantiere i bilanci complessivi<br />
sono decisamente positivi<br />
Renault Trucks<br />
è sempre più<br />
presente nei parchi<br />
macchine delle più<br />
importanti aziende<br />
di movimento terra<br />
come la Perino<br />
Piero grazie a<br />
contenuti di valore.<br />
CAVA-CANTIERE<br />
Un’azienda a cui piace sperimentare. All’interno<br />
della Perino Piero la proprietà non ha paraocchi<br />
ideologici nei confronti di marchi specifici.<br />
Un modo di pensare aperto alla sperimentazione<br />
che il Sig. Piero, ottantenne fondatore dell’azienda<br />
nel 1963, ha trasmesso ai figli Fabrizio e Giuliano.<br />
Ecco perché i marchi presenti in azienda, sia nelle<br />
macchine movimento terra, sia nei veicoli industriali,<br />
non sono univoci. Un’impresa dove il “monobrand”,<br />
giustamente, non fa parte del proprio modo di pensare<br />
e di essere. Sia per un equilibrio che solo la<br />
concorrenza riesce a costruire in modo corretto, sia<br />
perché il confronto tra diversi marchi è fondamentale<br />
per la salute stessa dell’impresa.<br />
Una visione aziendale che bada ai contenuti<br />
Sia Fabrizio che Giuliano Perino hanno una visione<br />
molto focalizzata sui contenuti. All’interno<br />
dell’organizzazione aziendale i trasporti non rappresentano<br />
un elemento cruciale. Infatti sono quasi<br />
totalmente appaltati all’esterno per specifica scelta<br />
imprenditoriale. «Ci appoggiamo ad una serie di<br />
aziende di trasporto specializzate - ci spiega Giuliano<br />
Perino - a seconda dei flussi di lavoro e anche<br />
del tipo di materiale da trasportare. Operiamo<br />
in modo particolare nel settore delle demolizioni<br />
e delle bonifiche e quindi spesso ci rivolgiamo ad<br />
aziende che hanno una forte verticalizzazione con<br />
autorizzazioni di trasporto che sono specifiche per<br />
determinati materiali».<br />
Questo tipo di organizzazione richiede quindi<br />
una forte flessibilità operativa nei trasporti che esce<br />
dallo specifico core business aziendale. «I nostri<br />
investimenti sono focalizzati su macchine speciali<br />
e impianti. Ma dobbiamo comunque avere in house<br />
una minima dotazione di mezzi di trasporto per<br />
curare la logistica di base. Parliamo quindi dei<br />
classici mezzi d’opera sia per il trasporto di materiali<br />
inerti convenzionali, sia per lo spostamento<br />
delle macchine movimento terra che rientrano nei<br />
pesi legali o in quelli dei mezzi d’opera. Parliamo<br />
quindi di escavatori con pesi operativi sotto le<br />
35/36 tonnellate e macchine ordinarie. Per i mezzi<br />
più grandi ci appoggiamo a chi effettua trasporti<br />
eccezionali tutti i giorni».<br />
Provare per capire<br />
La Perino Piero lavora infatti con quasi un centinaio<br />
di dipendenti ed un parco macchine che vede<br />
decine di escavatori, pale gommate, minipale, mini<br />
escavatori, sollevatori telescopici, dumper articolati<br />
e impianti mobili di frantumazione e vagliatura.<br />
«In rapporto alla effettiva dimensione aziendale<br />
il numero di veicoli industriali è molto basso. Ma<br />
proprio per questo cerchiamo una gestione snella<br />
e che non ci dia problemi. Per lungo tempo ci siamo<br />
quasi sempre affidati ad un marchio ma dopo<br />
alcune problematiche abbiamo deciso di provare<br />
a guardarci intorno trovando ottime risposte dal<br />
concessionario RE.VI Veicoli Industriali Spa. Ci ha<br />
infatti seguito in modo specifico spiegandoci i contenuti<br />
dei veicoli cava-cantiere di Renault e siamo<br />
rimasti colpiti».<br />
L’approccio con un nuovo prodotto non è mai<br />
semplice, soprattutto per un marchio a cui non ci si<br />
è mai rivolti prima. Occorre quindi che il concessionario<br />
sia propositivo da tutti i punti di vista.<br />
Continua infatti Giuliano Perino «Ci hanno seguiti<br />
con un veicolo in prova che abbiamo potuto<br />
far guidare ai nostri autisti storici. Sono rimasti<br />
tutti molto entusiasti delle capacità operative e<br />
dall’approccio molto professionale della struttura.<br />
Da lì all’acquisto dei veicoli il passo è stato breve».<br />
Allestimenti ad hoc<br />
Le esigenze aziendali spaziano in modo differenziato<br />
e occorreva anche allestire i veicoli puntando<br />
alla massima versatilità.<br />
«Sicuramente l’esperienza nel settore non ci<br />
manca ma siamo stati seguiti molto bene in ogni<br />
nostra richiesta - si spiega Giuliano Perino - La<br />
scelta è quindi caduta su un ribaltabile trilaterale<br />
6x4 con agganciamento per il rimorchio per trasportare<br />
le macchine operatrici, un veicolo 8x4 con<br />
ribaltabile posteriore per i trasporti più generici di<br />
materiali di scavo.<br />
Entrambi i cassoni sono dei Cantoni, azienda<br />
con cui lavoriamo da sempre. Il trattore 6x4 era<br />
invece destinato sia al trasporto di macchine operatrici<br />
con carrellone ribassato, sia al movimento<br />
terra con semirimochio ribaltabile posteriore. Decisamente<br />
interessante il mezzo 4x4 con trazione<br />
anteriore idraulica inseribile a comando».<br />
Una macchina strategica<br />
Questo veicolo si è rivelato strategico per la logistica<br />
quotidiana aziendale. Continua infatti Giuliano<br />
Perino «Non avevamo considerato un mezzo di questo<br />
tipo ma quando ci hanno proposto l’accoppiamento<br />
con un semirimorchio Schwarzmüller dotato<br />
di assale trazionato idraulicamente SAF Holland<br />
abbiamo iniziato a pensare in modo differente. In<br />
effetti si sta rivelando una macchina strategica in<br />
grado di muoversi, nel cantiere, come un mezzo<br />
d’opera.<br />
In certe situazioni anche meglio. Con il vantaggio<br />
del peso legale su strada e di una velocità media<br />
di percorrenza decisamente superiore. Lo abbiamo<br />
anche accoppiato con un nuovo carrellone ribassato<br />
per il trasporto delle macchine operatrici.<br />
Si muove agilmente sia in strada che in off-road<br />
disimpegnandosi nei cantieri con grande facilità».<br />
La scelta della ragione<br />
Tutti i mezzi sono stati scelti con la motorizzazione<br />
D13 TC da 480 e 520 cv ed il cambio automatizzato<br />
Optidrive con specifico programma per l’off-road.<br />
Il K in versione trattore stradale è dotato di cabina<br />
lunga per aumentarne la polivalenza ed il valore<br />
residuo. Scelte tecniche ragionate sui contenuti dei<br />
mezzi e sul loro effettivo impiego quotidiano.<br />
«Ad oggi, dopo tre anni di lavoro, il bilancio<br />
complessivo è decisamente positivo - spiega Giuliano<br />
Perino - con un livello di affidabilità altissimo e,<br />
cosa ancora più importante per noi, con una piena<br />
soddisfazione degli autisti che li usano volentieri e<br />
si sono trovati bene sia come prestazioni, sia come<br />
comfort, sia come consumi».<br />
La Perino Piero<br />
opera dal 2021<br />
con i Renault<br />
Trucks K. Dopo<br />
tre anni il bilancio<br />
complessivo è<br />
decisamente<br />
positivo grazie<br />
ad un livello di<br />
affidabilità e<br />
di prestazioni<br />
perfettamente<br />
in linea con<br />
le aspettative<br />
aziendali. L’altro<br />
aspetto positivo<br />
sono i consumi.<br />
Da un punto di<br />
vista operativo la<br />
versione trattore<br />
stradale 4x4 con<br />
trazione anteriore<br />
idraulica inseribile<br />
e semirimorchio<br />
Schwarzmüller<br />
con assale SAF<br />
Holland trazionato<br />
idraulicamente si è<br />
rivelata strategica<br />
nella gestione della<br />
logistica quotidiana<br />
sia dei materiali<br />
inerti, sia delle<br />
macchine operatrici<br />
con pesi operativi<br />
al di sotto delle 25<br />
tonnellate.<br />
68<br />
69
BELL EQUIPMENT. Dumper articolati<br />
70 ANNI E<br />
NON SENTIRLI<br />
Il costruttore sudafricano, specialista dei dumper<br />
articolati, compie 7 decenni di vita. Una storia iniziata,<br />
come tanti costruttori, dal settore dell’agricoltura. Un<br />
campo d’azione mai abbandonato a cui nel 1984 si<br />
sono affiancati i dumper articolati. Oggi declinati in<br />
versioni che spaziano dai classici 6x6 fino ai trattori e<br />
agli allestimenti per applicazioni speciali<br />
BELL EQUIPMENT<br />
punta da sempre<br />
a contenuti molto<br />
concreti dove<br />
solidità, robustezza<br />
ed economia di<br />
esercizio sono<br />
valori fondamentali<br />
per ricurre al<br />
massimo i costi di<br />
trasporto in<br />
off-road.<br />
CAVA-CANTIERE<br />
Non è da tutti compiere compleanni così importanti.<br />
Essere presenti sul mercato da 70<br />
anni è sicuramente un traguardo importante.<br />
Esserlo da azienda con una presenza globale e con<br />
prodotti così particolari lo è ancora di più.<br />
La sudafricana Bell Equipment è infatti una di quelle<br />
aziende che possono essere prese come esempio<br />
positivo quando si parla di innovazione, contenuti<br />
e visione di mercato.<br />
Conosciuta alle nostre latitudini per i suoi dumper<br />
articolati, la produzione aziendale spazia in settori<br />
molto particolari come quello delle macchine<br />
forestali. Il tutto partendo dalla costruzione di macchine<br />
agricole. Una storia quindi comune con molte<br />
altre realtà del settore dove il punto in comune fra le<br />
diverse branche aziendali è proprio la terra.<br />
I dumper, un’intuizione globale<br />
Se teniamo conto che la BELL è arrivata nel settore<br />
dei dumper nel 1984 possiamo parlare senza problemi<br />
di un’azienda tutto sommato giovane rispetto a<br />
molti altri costruttori già attivi in questa specifica<br />
nicchia di mercato dalla fine degli anni ‘60.<br />
Eppure in poco tempo l’azienda fondata nel 1954 da<br />
Irvine Bell ha saputo ritagliarsi una fetta importante<br />
di mercato.<br />
Le importanti collaborazioni sviluppate nel tempo<br />
hanno portato BELL ad essere fornitore di John<br />
Deere e di Hitachi per un lungo periodo. Collaborazioni<br />
commerciali che hanno consentito ai dumper<br />
costruiti nello stabilimento di Richards Bay di<br />
essere conosciuti in tutto il mondo.<br />
Ma soprattutto l’affidabilità riconosciuta di questi<br />
prodotti ha portato l’azienda a stabilire solidi<br />
contatti con una rete distributiva che, nel tempo,<br />
è diventata fedele ad un prodotto che si è sempre<br />
basato su tecnologie collaudate e fornitori di rilievo.<br />
Le motorizzazioni Mercedes, le catene cinematiche<br />
Allison, gli assali e i differenziali Kessler hanno<br />
fatto la differenza sia in termini di durata, sia in<br />
termini di efficienza complessiva di tutta la macchina.<br />
Il responso dei clienti che utilizzano i dumper<br />
BELL è sempre univoco: trazione ottimale su tutti<br />
i terreni, consumi molto contenuti rispetto ai diretti<br />
competitor, affidabilità elevata.<br />
Un marchio che bada al sodo<br />
Come anticipato, i dumper BELL sono stati associati<br />
a importanti collaborazioni globali. Tanto che<br />
oggi, quanto meno nel Vecchio Continente, queste<br />
macchine sono il più delle volte distribuite dalla<br />
rete Hitachi. Un rapporto che è nato nel tempo con<br />
i prodotti venduti con il classico colore arancio del<br />
brand giapponese per poi continuare con la divisa<br />
ufficiale della casa madre.<br />
Questo grazie ad una gamma che copre le esigenze<br />
di imprese e cave di ogni dimensione e dove<br />
gli allestimenti speciali sono all’ordine del giorno.<br />
Proprio grazie all’attività della BELL in settori<br />
attigui e complementari come, ad esempio, quello<br />
forestale. Campo di attività che vede i dumper<br />
sudafricani essere allestiti come dei logger per il<br />
trasporto off-road in ambito forestale.<br />
Da 18 a 60 tonnellate di portata<br />
La gamma di dumper articolati BELL è oggi composta<br />
da due modelli 6x4 da 18 e 25 tonnellate di<br />
portata, da sei modelli 6x6 che vanno dalle 15 alle<br />
50 tonnellate di portata e da due modelli 4x4 da 30<br />
e 60 tonnellate. Stiamo quindi parlando di un’offerta<br />
che va incontro ad aziende di ogni tipo con applicazioni<br />
più leggere in contesti applicativi medi,<br />
come ad esempio i classici impianti di lavorazione<br />
inerti, fino ai grandi cantieri dove il contesto operativo<br />
è caratterizzato da terreni cedevoli, impegnativi<br />
e con forti sollecitazioni sulla catena cinematica. La<br />
filosofia del costruttore è infatti di essere uno specialista<br />
del settore grazie ad un’impostazione che<br />
mette al primo posto la massima efficienza in termini<br />
di TCO per ridurre al minimo il costo di trasporto<br />
dei materiali all’interno della cava o del cantiere.<br />
Affidarsi ad uno specialista dei cambi automatici<br />
come Allison, riconosciuto leader di mercato in termini<br />
di efficienza operativa, è sicuramente una delle<br />
scelte fondamentali di BELL in termini di soluzioni<br />
tecnologiche adottate per ottimizzare il comportamento<br />
delle proprie macchine.<br />
Un powertrain che punta all’efficienza<br />
I dumper articolati sono infatti macchine sostanzialmente<br />
e concettualmente semplici dove l’efficienza<br />
operativa si ottiene con un equilibrio ideale<br />
fra motorizzazione, cambio e trasmissione a terra<br />
del movimento.<br />
Le scelte di BELL sono indirizzate verso questo<br />
chiaro obiettivo con i motori Mercedes Benz<br />
conosciuti per la loro architettura che ottimizza<br />
la combustione a favore di bassi consumi, ridotta<br />
produzione di particolato ed elevata disponibilità<br />
di coppia.<br />
I cambi automatici Allison, come anticipato,<br />
sono riconosciuti oggi per essere fra i più lineari<br />
in termini di funzionamento, passaggio di rapporti<br />
e fluidità di azionamento. Elementi nodali per ottimizzare<br />
lo sfruttamento della coppia del motore in<br />
modo da abbassare i consumi ed avere una guida<br />
che privilegi i ritmi di carico intensi senza stressare<br />
l’operatore. La coppia a terra è scaricata dagli assali<br />
Kessler coadiuvati dal differenziale interassiale che<br />
permette di distribuire la coppia in modo proporzionale.<br />
La cabina di guida<br />
Il posto guida ha una concezione convenzionale con<br />
accesso posteriore e collocazione del sedile in posizione<br />
centrale/destra. Il quadro comandi è composto<br />
da un display digitale dietro al piantone di sterzo,<br />
da una pulsantiera laterale con cui si comanda tutta<br />
la macchina. Dai comandi di base fra cui marcia<br />
avanti/indietro, al livello di rallentamento fino alle<br />
manovre di scarico. Tutto si esegue semplicemente<br />
con la mano destra e con un solo dito. Il comfort è<br />
assicurato dalle sospensioni idropneumatiche anteriori.<br />
Quelle posteriori sono le classiche cantilever<br />
che assicurano un’aderenza costante al terreno e<br />
assorbono le asperità grazie agli ancoraggi elastici.<br />
In alto l’evoluzione<br />
della gamma di<br />
dumper articolati<br />
BELL EQUIPMENT<br />
nel corso del<br />
tempo. L’azienda<br />
sudafricana compie<br />
70 anni di vita nel<br />
<strong>2024</strong> ed è presente<br />
nel mercato dei<br />
dumper articolati<br />
dal 1984.<br />
40 anni di attività<br />
in questo specifico<br />
settore che gli<br />
hanno permesso<br />
di arrivare nelle<br />
posizioni di<br />
leadership globale<br />
in un mercato dove<br />
i player importanti<br />
sicuramente non<br />
mancano.<br />
Alla base ci sono<br />
contenuti che da<br />
sempre mirano ad<br />
avere un powertrain<br />
di alto livello<br />
dove l’efficienza<br />
complessiva<br />
ha portato ad<br />
avere consumi<br />
molto contenuti<br />
in rapporto al<br />
carico trasportato<br />
ed un’affidabilità<br />
ampiamente<br />
riconosciuta.<br />
70<br />
71
WEBASTO. Elettrificare gli escavatori<br />
SCOSSA<br />
ELETTRICA<br />
WEBASTO fornisce la propria tecnologia a E.C.E,<br />
azienda del Gruppo Staad, per l’elettrificazione degli<br />
escavatori Develon. L’azienda olandese impiega infatti<br />
i Powerbox modulari e facilmente sostituibili al cui<br />
sviluppo e costruzione partecipa anche il Gruppo<br />
Tedesco con il suo stabilimento italiano di Molinella<br />
specializzato nei sistemi di raffreddamento<br />
L’elettrificazione<br />
delle macchine<br />
da costruzione<br />
si è sviluppata in<br />
modo particolare<br />
nei paesi del nord<br />
Europa dove molti<br />
governi, come<br />
quello olandese,<br />
ha previsto forti<br />
incentivi fiscali.<br />
WEBASTO<br />
Webasto è uno degli attori che sta lavorando<br />
attivamente all’elettrificazione delle macchine<br />
movimento terra. Il Gruppo ha infatti<br />
sviluppato una delle tecnologie più complesse e collaudate<br />
nel settore dell’azionamento elettrificato dei<br />
veicoli di qualsiasi genere. Pensiamo ad esempio<br />
alle automobili KIA che impiegano la tecnologia<br />
Webasto nei modelli ibridi o completamente elettrificati.<br />
Per quanto riguarda il movimento terra l’azione<br />
si concentra invece su alcune macchine specifiche<br />
grazie a collaborazioni con piccole aziende<br />
o start-up che si occupano di trasformazione di<br />
mezzi specifici.<br />
Collaborazioni che per ora si sono sviluppate soprattutto<br />
in certe aree geografiche. Infatti i mercati<br />
nord europei sono oggi fra i più recettivi e fra i più<br />
proattivi per quanto riguarda l’elettrificazione delle<br />
macchine da costruzione. A loro vantaggio una forte<br />
incentivazione fiscale che prevede, ad esempio nei<br />
Paesi Bassi, un contributo a fondo perduto pari al<br />
40% della differenza di costo fra la macchina convenzionale<br />
e la identica versione elettrificata.<br />
Molti costruttori, soprattutto tramite specialisti<br />
locali, hanno quindi deciso di trasformare macchine<br />
con propulsione diesel in mezzi elettrificati. Fra le<br />
soluzioni impiegate vi sono proprio quelle sviluppate<br />
nello stabilimento italiano di Webasto.<br />
Tecnologia made in Italy<br />
La tecnologia del costruttore è stata individuata, fra<br />
le tante disponibili sul mercato, per l’elevato valore<br />
aggiunto. Fra gli elementi strategici vi sono ad<br />
esempio la modularità del sistema e la garanzia di<br />
una sicurezza operativa che deriva da un’esperienza<br />
sul campo di alto livello. Senza contare il fondamentale<br />
supporto tecnico che un costruttore come<br />
Webasto è in grado di offrire. Supporto che si rivela<br />
prezioso per ottimizzare al massimo l’impiego delle<br />
batterie modulari tramite il V.I.B. Vehicle Interface<br />
Box. Che, di fatto, è il vero cuore del sistema. Un<br />
“cuore” che è in grado di dialogare con il veicolo<br />
tramite il BMS, ossia il sistema di gestione della<br />
batteria. Si tratta quindi di componenti costruttivi<br />
ad alto valore aggiunto.<br />
La modularità dei Powerbox<br />
Il progetto nasce in Olanda per motivazioni molto<br />
stringenti. L’inquinamento da ossidi di azoto è<br />
attualmente molto alto e il Governo olandese sta<br />
mettendo in atto delle politiche ambientali incentivando<br />
anche l’impiego di macchine movimento<br />
terra a funzionamento elettrico. Favorendo ovviamente<br />
i contesti urbani. Ma non solo.<br />
L’impiego dei nuovi escavatori elettrici sta infatti<br />
trovando largo interesse anche in applicazioni che<br />
non siano limitate al solo mondo delle costruzioni.<br />
Parliamo quindi del mondo del riciclo, degli impianti<br />
e più in generale dell’industria.<br />
Si tratta di opportunità che Staad Group, concessionario<br />
Develon, e E.C.E. Electric <strong>Construction</strong><br />
Equipment stanno cogliendo in modo proattivo ed<br />
efficace. Questo grazie ad una profonda conoscenza<br />
del settore movimento terra che li porta a comprendere<br />
le reali esigenze degli utilizzatori.<br />
E.C.E. è di fatto una “costola” della struttura distributiva<br />
che opera in modo specializzato sul mercato.<br />
L’analisi di mercato ha portato le due aziende<br />
ad operare sulla elettrificazione di alcuni modelli<br />
della gamma di escavatori Develon. In modo particolare<br />
i modelli gommati che sono quelli che non<br />
solo operano maggiormente nei centri urbani ma<br />
sono anche fra i più diffusi nei mercati del nord Europa.<br />
La collaborazione con Develon è ovviamente<br />
supportata dal fatto che il marchio sia distribuito<br />
ufficialmente da Staad Group nella parte centrale e<br />
meridionale del territorio olandese.<br />
Come anticipato, la base della trasformazione è<br />
il Powerbox che integra anche un sistema autonomo<br />
di raffreddamento per ottimizzare il funzionamento<br />
del modulo batteria.<br />
Si tratta di una tecnologia modulare che, tutto<br />
sommato, è concettualmente molto semplice. Stiamo<br />
infatti parlando di veri e propri pacchi batterie<br />
dotati dell’Active Climate Control System. Ossia<br />
un dispositivo fondamentale per il controllo della<br />
temperatura sviluppato e costruito nello stabilimento<br />
italiano Webasto di Molinella.<br />
La trasformazione ha coinvolto l’escavatore<br />
gommato DX165W-7 e il cingolato DX300LC-7<br />
trasformati nella omologa versione elettrificata<br />
identificata con la sigla “Electric”. I due escavatori<br />
utilizzano un doppio e un triplo sistema di batterie<br />
standard. La differenza consiste nello schema funzionale.<br />
Che è simile ma con ovvie<br />
differenze legate alla dimensione e<br />
alla potenza richiesta.<br />
Il concept con le batterie intercambiabili<br />
sfrutta infatti un intelligente<br />
mix di tecnologie Webasto.<br />
Il pacco intercambiabile di batterie<br />
Powerbox è stato fornito sulla base<br />
delle specifiche dettagliate di E.C.E.<br />
Ad esempio il DX165W Electric<br />
utilizza un doppio pacco di batterie<br />
da 140 kWh ciascuno per complessivi<br />
280 kWh. Mentre il DX300LC<br />
Electric ne utilizza tre da 130 kWh<br />
per un totale di 390 kWh. Una differenza<br />
necessaria per far fronte ai<br />
diversi livelli di potenza delle due<br />
macchine.<br />
L’intervento della tecnologia Webasto<br />
non si limita però ai soli moduli<br />
Powerbox. Infatti l’escavatore<br />
gommato DX165W Electric è mosso<br />
da un motore elettrico Danfoss da<br />
102 kW. Mentre invece il DX300LC<br />
Electric ne impiega uno da 145 kW.<br />
Il Gruppo fornisce quindi tutti i componenti<br />
fondamentali.<br />
Webasto è oggi<br />
uno dei principali<br />
fornitori di sistemi<br />
di alimentazione<br />
a batteria e di<br />
componenti<br />
core per quanto<br />
riguarda i veicoli<br />
elettrificati. Anche<br />
nel movimento<br />
terra. L’azienda<br />
interviene sia<br />
nell’alimentazione<br />
del mezzo con i<br />
sistemi modulari<br />
Powerbox, sia nella<br />
movimentazione<br />
con i motori<br />
elettrici che<br />
azionano le pompe<br />
idrauliche. La<br />
gestione completa<br />
dei sistemi avviene<br />
anche con la<br />
fornitura dei display<br />
di monitoraggio<br />
collocati in cabina<br />
per tenere sotto<br />
controllo potenza e<br />
carica.<br />
72<br />
73
IN PUNTA BRACCIO. Polivalenza in primis<br />
AD OGNUNO<br />
LA PROPRIA<br />
FUNZIONE<br />
Uscendo dal classico cliché delle attrezzature<br />
da demolizione, oggi il mercato delle<br />
attrezzature è in fortissima evoluzione. Le<br />
applicazioni a cui il mercato chiede soluzioni<br />
efficienti e sicure sono sempre più numerose<br />
valorizzando la funzione di porta attrezzi delle<br />
attuali macchine movimento terra. Con attacchi<br />
rapidi totalmente idraulici e tilt-rotator in forte<br />
crescita per alzare l’efficienza<br />
A sinistra, la gamma<br />
Lehnhoff spazia<br />
dagli attacchi rapidi<br />
idraulici fino alle<br />
benne. Fra i suoi<br />
prodotti anche il<br />
Powertilt Rotator<br />
che permette di<br />
avere un unico<br />
interlocutore<br />
con attrezzature<br />
perfettamente<br />
integrate per<br />
aumentare la<br />
produttività e<br />
l’efficienza dei<br />
propri cantieri.<br />
Steelwrist, in basso,<br />
è uno dei nomi<br />
di riferimento<br />
nel settore dei<br />
tilt-rotator che<br />
permettono di<br />
sfruttare al massimo<br />
la polivalenza e<br />
le potenzialità<br />
idrauliche degli<br />
escavatori.<br />
AT TREZZ ATURE<br />
Oltre i classici impieghi. Le attrezzature sono<br />
ormai non solo più delegate alla demolizione<br />
ma rivestono un compito sempre più importante<br />
a livello di efficienza aziendale, sicurezza<br />
operativa e compiti specialististici. L’Italia, come<br />
sempre, ci ha messo un po’ a capire che il valore<br />
delle macchine movimento terra, escavatori idraulici<br />
in primis, è ulteriormente esaltato proprio da<br />
allestimenti che ne mettano in rilievo le capacità<br />
idraulica e la possibilità di muoversi in ambienti<br />
complessi. Lezione che in nord Europa, in particolare<br />
la Penisola Scandinava, hanno appreso nei<br />
primi anni ‘70 con costruttori di escavatori come la<br />
Akerman che avevano dotato le proprie macchine<br />
di più pompe per soddisfare le esigenze idrauliche.<br />
Ma le cose per fortuna cambiano e si va avanti.<br />
Oggi infatti la richiesta di tilt-rotator, attacchi rapidi<br />
idraulici e attrezzature sempre più specifiche<br />
sta crescendo anche da noi. Con tante aziende che<br />
propongono soluzioni che vanno incontro a tutte<br />
le imprese.<br />
LEHNHOFF<br />
Il costruttore di Baden Baden ha mantenuto la piena<br />
autonomia di sviluppo e marchio pur essendo di<br />
proprietà di Komatsu. Compresa la rete distributiva<br />
che cammina, giustamente, su un binario parallelo<br />
a quello della rete del costruttore giapponese.<br />
L’offerta spazia dalle classiche benne, il cui livello<br />
qualitativo sia in termini di disegno, sia in termini<br />
di materiali, è riconosciuto dal mercato, fino ai<br />
Powertilt / Rotator che permettono di aumentare<br />
in modo esponenziale l’efficienza degli escavatori<br />
idraulici. Soprattutto nei cantieri stradali, di urbanizzazioni<br />
e di lavori speciali. La gamma spazia da<br />
modelli per escavatori dal peso operativo da 1 a 40<br />
tonnellate. Coprendo di fatto tutta la richiesta di<br />
mercato per quanto riguarda questi dispositivi. La<br />
visione a 360° di Lehnhoff permette di avere una<br />
completa dotazione che spazia dagli attacchi rapidi<br />
con innesti idraulici integrati fino ai denti ripper o<br />
alle pinze selezionatrici. Con gli attacchi Lehmatic<br />
che sono oggi fra i più performanti da un punto di<br />
vista dei flussi idraulici.<br />
STEELWRIST<br />
Steelwrist è il costruttore che ha dato inizio alla<br />
costruzione degli attacchi rapidi idraulici negli anni<br />
‘70 e proprio in collaborazione con Akerman. La<br />
storia aziendale ha portato ad uno sviluppo sempre<br />
più spinto della tecnologia idraulica per attacchi rapidi<br />
e attrezzature per escavatori idraulici. Portando<br />
nel tempo allo sviluppo dei primi tilt-rotator. Oggi<br />
il marchio svedese è uno dei riferimenti principali<br />
del mercato anche grazie ad alcune iniziative specifiche<br />
come il consorzio Open-S e l’acquisizione<br />
della SVAB per quanto riguarda i sistemi di controllo<br />
Open-Connect da installare sugli escavatori<br />
idraulici. Non solo “acciaio e tubi verdi”, quindi,<br />
ma anche tecnologia digitale per ottimizzare l’uso<br />
di queste attrezzature in ogni contesto e con ogni<br />
escavatore.<br />
Tra le caratteristiche tecniche di Steelwrist all’interno<br />
dei costruttori di attacchi rapidi con innesti<br />
idraulici integrati che rispondono allo standard simmetrico<br />
vi è la costruzione degli elementi di aggancio<br />
in fusione. Un accorgimento che conferisce<br />
una minore leva all’attacco, ottimizzando le forze<br />
di strappo, ed una maggiore rigidezza in caso di<br />
applicazioni pesanti con attrezzature da demolizione.<br />
Rigidezza che consente anche di preservare più<br />
a lungo la durata dei frutti. Questi ultimi, inoltre,<br />
possono essere sostituiti in modo più semplice e<br />
comodo grazie ad una costruzione che tiene conto<br />
dei tempi di manutenzione.<br />
KEMROC<br />
Il costruttore tedesco è uno specialista nelle attrezzature<br />
ad alte prestazioni per il taglio, la scarifica e<br />
lo scavo di trincee con catenarie da applicare agli<br />
escavatori idraulici. La gamma di Kemroc arriva<br />
anche a coprire settori come le scarificatrici per<br />
asfalto ma la mission aziendale si concentra soprattutto<br />
sulle attrezzature idrauliche che trovano<br />
ampia applicazione nella demolizione controllata.<br />
Alla base c’è una grande esperienza nelle tecnolo-<br />
74<br />
75
Kemroc, in<br />
alto, dispone<br />
di una gamma<br />
di attrezzature<br />
altamente<br />
performanti per<br />
la demolizione<br />
controllata, lo<br />
scavo di trincee, il<br />
taglio e la scarifica<br />
di manufatti in<br />
calcestruzzo<br />
armato.<br />
In basso, la<br />
coreana Everdigm è<br />
presente con una<br />
gamma di martelli<br />
e attrezzature da<br />
demolizione.<br />
AT TREZZ ATURE<br />
gie idrauliche ad alte prestazioni e nella costruzione<br />
accurata degli elementi strutturali fondamentali. Fra<br />
le attrezzature spiccano quelle dedicate al taglio di<br />
roccia e calcestruzzo. Stiamo parlando delle grandi<br />
ruote dentate la cui tecnologia si basa sull’impiego<br />
di due motori idraulici ad alta coppia con modelli<br />
che si accoppiano con escavatori idraulici che vanno<br />
dalle 14 alle 60 tonnellate di peso operativo. Le<br />
profondità di taglio arrivano fino ad un metro con<br />
larghezze massime fino a 40 centimetri consentendo<br />
un impiego a 360° che spazia dal classico taglio<br />
di strutture, a quello dell’impiego in cava fino allo<br />
scavo di mini trincee in terreni molto duri. La resistenza<br />
massima dei materiali deve essere minore o<br />
uguale a 120 MPa.<br />
TAETS<br />
L’azienda olandese, nata nel 1973, è oggi la specialista<br />
di riferimento per quanto riguarda gli<br />
scapitozzatori di pali trivellati. Una mission che<br />
non è nata per caso ma si è sviluppata nel tempo<br />
proprio in un mercato, quello dei Paesi Bassi, che<br />
fa uso da lungo tempo di queste tecnologie. Sia<br />
per i pali con sezioni circolari, sia per quelli con<br />
sezioni rettangolari.<br />
L’uso degli scapitozzatori permette di salvaguardare<br />
l’integrità strutturale delle armature e<br />
del calcestruzzo nelle zone di innesto di travi o<br />
solette a cima palo. L’operazione di rottura della<br />
testa del palo veniva spesso eseguita in passato<br />
con martelli idraulici che non solo trasmettevano<br />
forti vibrazioni ma non effettuavano in modo corretto<br />
la lavorazione. I capitolati sempre più stringenti<br />
hanno imposto l’uso di queste attrezzature,<br />
molto più efficienti e funzionali, anche nel nostro<br />
paese con la Timeco che, oggi, si propone anche<br />
come noleggiatore oltre che concessionario delle<br />
attrezzature della Taets.<br />
EVERDIGM<br />
Il costruttore coreano, parte del Gruppo Hyundai,<br />
si propone al mercato con una gamma di attrezzature<br />
per la demolizione primaria che spaziano<br />
dai classici martelli idraulici fino alla frantumazione.<br />
Passando per la demolizione primaria con<br />
multi processori e pinze selezionatrici. Si tratta<br />
di attrezzature con un rapporto qualità prezzo decisamente<br />
positivo grazie a tecnologie idrauliche<br />
affidabili e consolidate che permettono di avere<br />
un’elevata efficienza in cantiere con un TCO<br />
conveniente.<br />
KINSHOFER<br />
Il grande Gruppo tedesco, forte dell’acquisizione di<br />
moltissimi marchi importanti soprattutto italiani, si<br />
propone al mercato con una delle più vaste gamme<br />
di attrezzature che coprono applicazioni realmente<br />
di ogni tipo. Nel portfolio aziendale vi sono anche<br />
i Tiltrotator NOX che si distinguono per la compattezza<br />
e l’assenza di cilindri di tiltaggio. Il funzionamento<br />
è infatti affidato a motori ad alta coppia che<br />
sono in grado di orientare benna o altri accessori<br />
in modo snello e veloce. Con una gamma che può<br />
equipaggiare escavatori idraulici fino a 25 tonnellate<br />
di peso operativo, i Tiltrator NOX sono anche<br />
dotati del sistema di controllo GPS NOXPROP+<br />
che si interfaccia con tutti i più moderni sistemi 3D<br />
anche in retrofit. Una funzionalità che permette di<br />
impiegare queste attrezzature in modo ancora più<br />
efficiente e funzionale per l’esecuzione di lavori<br />
complessi. Kinshofer è ovviamente in grado di fornire<br />
tutta la filiera delle attrezzature che si integrano<br />
con il sistema.<br />
In alto gli<br />
scapitozzatori della<br />
Taets raccolgono<br />
sul campo i risultati<br />
di decenni di alta<br />
specializzazione<br />
in questa delicata<br />
applicazione.<br />
In basso i<br />
Tiltrotator NOX<br />
della Kinshofer<br />
sono fra le<br />
attrezzature<br />
più versatili<br />
e polivalenti<br />
della gamma<br />
del costruttore<br />
tedesco.<br />
Caratterizzati<br />
da ingombri<br />
ridottissimi,<br />
permettono di<br />
lavorare in trincee<br />
molto strette senza<br />
la problematica dei<br />
cilindri di tiltaggio.<br />
76<br />
77
HITACHI CONSTRUCTION MACHINERY<br />
UH081, IL PAPÀ<br />
DEGLI ATTUALI ZX<br />
Gli escavatori HITACHI affondano le<br />
proprie radici nel lontano 1965. Ma è negli<br />
anni ‘80 che arrivano in Europa e che, con<br />
la serie UH, iniziano a prendere la strada<br />
che ha poi caratterizzati i successivi EX.<br />
Con il modello UH081 che, nella sostanza,<br />
è il vero padre degli attuali escavatori del<br />
costruttore. Una macchina che ancora<br />
lavora in alcuni cantieri<br />
In pochi avrebbero scommesso<br />
che HITACHI sarebbe diventato<br />
un nome di riferimento<br />
del mercato mondiale degli<br />
escavatori idraulici. Il costruttore<br />
ha infatti debuttato in questo<br />
mercato nel 1965 con il primo<br />
modello UH03. Una macchina<br />
che, già allora, aveva una chiara<br />
visione ben diversa da quanto si<br />
vedeva alle nostre latitudini.<br />
Ma la diffusione di queste macchine<br />
fu più lenta del previsto<br />
e limitata quasi solo ad alcuni<br />
paesi del nord Europa. Gli anni<br />
‘80 furono il periodo in cui<br />
Hitachi arrivò sul nostro mercato<br />
con alcuni modelli iconici<br />
come l’UH081. Modello che<br />
occupava la fondamentale fascia<br />
di mercato delle 20 tonnellate<br />
di peso operativo con soluzioni<br />
rivoluzionarie e mai viste per<br />
l’epoca.<br />
Hitachi UH081, il papà degli EX<br />
Era infatti dotato del motore Hino<br />
EL 100, un sei cilindri aspirato<br />
da 7,86 litri che erogava 81 kW<br />
(110 cv) a soli 1.750 giri/min.<br />
Grande cilindrata e coppia per un<br />
basso numero di giri. L’impianto<br />
idraulico, sviluppato insieme a<br />
Kayaba, non trovava rivali nella<br />
fascia di peso. Era infatti equipaggiato<br />
con due pompe a portata<br />
variabile da 220 l/min ciascuna. In<br />
totale, quindi, 440 l/min per una<br />
visione prestazionale assolutamente<br />
innovativa e che distingueva, in<br />
generale, la scuola giapponese.<br />
Oltre all’impianto era fondamentale<br />
anche l’impostazione strutturale.<br />
Infatti carro, bracci e layout<br />
complessivo guidarono chiaramente<br />
i progettisti giapponesi verso<br />
soluzioni che, ancora oggi, sono<br />
alla base non solo delle macchine<br />
Hitachi ma, in generale, di tutti gli<br />
escavatori di nuova generazione.<br />
Stiamo parlando di un modo<br />
di pensare gli escavatori dove<br />
snellezza, dinamismo e velocità<br />
si affiancavano a forze di strappo<br />
e di scavo di alto livello. Il posto<br />
guida iniziava a definire elementi<br />
fondamentali a livello di comfort<br />
come la disposizione razionale dei<br />
comandi, la presenza della radio<br />
di bordo, dei parasole anteriori<br />
e laterali e la botola sul tetto per<br />
favorire visibilità e ventilazione<br />
della cabina.<br />
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e mercato delle macchine movimento terra<br />
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