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BSstadio_26 giornata_Febbraio 2024

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Corrado Orrico lo ha voluto coi tanti giovani di prospettiva<br />

che sta radunando a Brescia come Walter Bianchi,<br />

Gianluca Gaudenzi e il blocco della Carrarese. Zoratto<br />

rimane sei anni a Brescia e con Tony Pasinato effettua<br />

il doppio salto dalla C alla A. Il mister di Bolzano è per<br />

Zoratto un vero punto di riferimento tanto da somigliare<br />

più a un padre che a un allenatore. Una persona che<br />

“se ti diceva di buttarti con fiducia nel vuoto senza<br />

paracadute, lo seguivi”. Anche per Zoratto rimane un<br />

mistero la rinuncia di Pasinato alla panchina in Serie A,<br />

rinuncia alla quale il mister non<br />

ne spiegò mai i veri motivi.<br />

Zoratto vive purtroppo anche l’amara annata della<br />

retrocessione dalla serie A con in panchina Bruno<br />

Giorgi, ma non abbandona la nave e rimane altre due<br />

stagioni prima dell’addio quando si avanzano dubbi sulla<br />

sua tenuta fisica. L’allenatore Franco Varrella lo vuole<br />

ancora in rosa, ma dalla società si intuisce che l’obiettivo<br />

è valorizzare un altro straordinario talento emergente:<br />

Eugenio Corini. Conscio del fatto che rimanere in una<br />

società dove la propria presenza viene messa in dubbio<br />

ne può pregiudicare la carriera, trova l’accordo con<br />

Giambattista Pastorello che lo porta a Parma alla corte<br />

di Nevio Scala. La sua avventura in terra bresciana<br />

la chiude con 167 presenze in campionato e 6 gol,<br />

compresa una splendida doppietta al Cagliari con due<br />

azioni in fotocopia saltando avversari come birilli da<br />

metà campo fino al portiere. L’exploit gli vale una pagina<br />

sulla Gazzetta Dello Sport con tanto di vignetta. La<br />

particolarità è che tutte le volte che Zoratto è andato in<br />

gol, il Brescia ha vinto la gara.<br />

Della sua presenza a Brescia ricorda il talento di Tiziano<br />

Ascagni, uno che non amava correre senza palla, ma<br />

quando riceveva la sfera era un poeta. Nella memoria,<br />

il gol di Ascagni in semirovesciata dalla zona della<br />

panchina contro il Rimini dopo aver ricevuto palla da<br />

un fallo laterale di Maragliulo. Altro giocatore giudicato<br />

determinante era Tullio Gritti, dotato di una capacità<br />

realizzativa importante, arrivato a Brescia con Gianluca<br />

Gaudenzi. Il biondo romagnolo correva e pressava<br />

e Tullio concretizzava quel lavoro in gol. Poi, Roberto<br />

Aliboni, un portiere che a suo dire ha raccolto meno di<br />

quanto le sue qualità meritavano “sui corner mi piazzavo<br />

sul primo palo e quando vedevo che la traiettoria non era<br />

nello specchio già avanzavo verso il centrocampo perché<br />

ero sicuro che Alì faceva sua la sfera”. Di Beccalossi<br />

ricorda i brividi provati anni prima ai tempi dell’Evaristo<br />

interista in un San Siro stracolmo che scandiva il suo<br />

nome durante una semifinale Inter-Borussia nella quale<br />

il talento di San Polo sedeva in panchina per le condizioni<br />

fisiche imperfette; la domanda che Daniele si pone è<br />

“com’è che Zoratto ha giocato in Nazionale e Beccalossi<br />

no? ”Senza nulla togliere ai meriti di Zoratto crediamo<br />

che abbia ragione sul fatto che Evaristo nostro meritasse<br />

più considerazione.<br />

Riconosce la capacità di Andrea Caracciolo di aver<br />

vestito la maglia del Brescia anche fuori dal campo<br />

finendo in una confort-zone che non avrebbe trovato<br />

Brescia Napoli 0-1 1986/87<br />

11<br />

Brescia Stadio

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