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Libera - Associazione Generale Cooperative Italiane

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Aprile 2011<br />

14 Archivio Storico-Culturale<br />

La Cappella di San Gennaro<br />

Giacinto Gigante<br />

Giacinto Gigante (Napoli, 1806-1876), figlio di Gaetano Gigante<br />

e fratello di Ercole entrambi pittori, iniziò la sua attività come cartografo<br />

all’Ufficio tipografico governativo e nel frattempo apprese<br />

la tecnica ad olio dal pittore svizzero W.Huber. Frequentò poi<br />

Anton Sminck van Pitloo, che fondò la Scuola di Posillipo presso<br />

la residenza del diplomatico russo Gregory Orloff. Questa corrente<br />

pittorica si sviluppò a Napoli tra il 1820 e il 1850 annoverando<br />

ingegni artistici come Gabriele Smagiassi, Achille<br />

Vianelli (la cui sorella andò in sposa al nostro) e Raffaele Carelli.<br />

La critica lo pone alla pari di artisti del calibro di Corot, Turner,<br />

Constable e Friedrich.<br />

Anton van Pitloo aveva introdotto nella tradizione napoletana<br />

della pittura di paesaggio la novità del disegno dal vero. Gigante<br />

l’apprese prontamente distinguendosi per la padronanza dei<br />

mezzi espressivi e facendo risaltare un sentimento di intimismo<br />

lirico. La sua Natura ha angoli di luce, sole, toni che esprimono<br />

gioia e piacere della vita: la forte modernità di questa pittura<br />

anticipa le rappresentazioni di solo colore che saranno tipiche<br />

<strong>Libera</strong><br />

dell’Impressionismo. I primi lavori furono litografie, incisioni,<br />

acquarelli e mezze tempere che l’artista eseguiva su carta tinta<br />

evidenziando con la tecnica “a macchia” gli elementi del paesaggio<br />

più esposti alla luce. Nel 1828 Giacinto Gigante realizzò<br />

una serie di litografie raccolte da Raffaele <strong>Libera</strong>tore per “Il viaggio<br />

pittorico nel Regno delle Due Sicilie”, opera dedicata a “Sua<br />

Maestà il Re Francesco I”. Nello stesso viaggio, durante un’esposizione<br />

a Roma delle opere italiane di William Turner, conobbe il<br />

grande pittore inglese anticipatore dell’Impressionismo, e ne<br />

venne fortemente influenzato. Nel 1837, dopo la prematura<br />

morte per colera di van Pitloo, Gigante divenne capo e protagonista<br />

della scuola di Posillipo e artista di chiara fama, tanto che,<br />

nel 1846, si recò in Sicilia al séguito dello Zar di Russia. Qui raccolse<br />

le vedute più interessanti dell’isola in un album che dedicò<br />

alla zarina. Lo Zar gli commissionò, quindi, due dipinti a olio, La<br />

veduta di Napoli da Posillipo e La veduta di Napoli dalla Tomba<br />

di Virgilio, che suscitarono tanta meraviglia nel re Ferdinando II<br />

che il pittore fu accolto a corte come maestro di pittura dei figli<br />

del sovrano. Il successore di Ferdinando II, Francesco II, nominò il<br />

Gigante maestro di corte ma, dopo la caduta dei Borboni,<br />

temendo rappresaglie da parte dei nuovi funzionari, l’artista preferì<br />

ritirarsi nella sua Villa alla Salute, abbandonando la pittura<br />

all’aperto. Iniziò così a dipingere interni di monasteri e chiese<br />

affollati di fedeli, dove la luce del sole mette in risalto gli elementi<br />

architettonici. La sua fama arrivò anche a Vittorio Emanuele II<br />

che gli commissionò La Cappella di San Gennaro, forse l’opera<br />

più celebre. Ammalatosi e in preda a fobie ed allucinazioni, morì<br />

nel 1876 cadendo dalle scale di casa. Le sue opere sono alla<br />

Galleria d’Arte Moderna di Napoli, al Museo di San Martino,<br />

nella raccolta Lemmerman e nella Galleria del Banco di Napoli.<br />

A Roma nella Galleria d’Arte Moderna.<br />

Virna Conti<br />

cooperazione<br />

La veduta di Napoli da Posillipo<br />

Costiera sorrentina

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