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Il Covile N° 702 - Roberto Manfredini spiega il cattoadelphismo.

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perché la carica dissolutoria di personaggi<br />

come Calasso, che aveva già pubblicato un<br />

testo horror come L’impuro folle, o di Zolla<br />

erano chiarissimi. Bastava leggere.<br />

Spiace, quindi, che fra coloro che ricordano<br />

questa bella figura scomparsa 25 anni fa<br />

nessuno abbia <strong>il</strong> coraggio di redigere un<br />

onesto b<strong>il</strong>ancio della sua esperienza culturale.<br />

Non si tratterebbe di mancanza di rispetto,<br />

ma di un atto di chiarezza, che potrebbe<br />

evitare anche oggi a molti lettori un po’ naif<br />

di essere depistati». 1<br />

È un giudizio severo, ma necessario proprio<br />

a quei lettori un po’ naif che, alla ricerca<br />

di <strong>spiega</strong>zioni, finisco per imbattersi in un<br />

memorab<strong>il</strong>e pezzo di Blondet “La storia di<br />

Orfeo” (Effedieffe, 26.6.2006). È un ricordo<br />

appassionato di Samek Lodovici (“Orfeo”)<br />

da parte di uno dei suoi migliori amici, dove<br />

tuttavia non compare neppure un accenno alla<br />

“cantonata” del f<strong>il</strong>osofo prematuramente<br />

scomparso: questa non può essere interpretata<br />

come una dimenticanza, se ricordiamo <strong>il</strong><br />

Blondet quale – coraggioso – autore de Gli<br />

adelphi della dissoluzione (saggio che ha aiutato<br />

molti di noi a diffidare della “sapienza color<br />

pastello”).<br />

A questo punto, solo Piero Vassallo avrebbe<br />

potuto indirizzare la ricerca verso la giusta<br />

direzione. Da una conversazione privata<br />

(pubblicata ovviamente con <strong>il</strong> suo permesso),<br />

è emerso un ritratto dell’epoca d’oro del<br />

“<strong>cattoadelphismo</strong>”:<br />

«Ho conosciuto (1974) Emanuele Samek<br />

Ludovici (me lo ha presentato Giovanni<br />

Cantoni) e ho stab<strong>il</strong>ito con lui un rapporto<br />

d’amicizia (fu lui a farmi collaborare con<br />

Studi Cattolici, allora diretta da mons. Livi).<br />

Emanuele, oltre che intelligentissimo era<br />

straordinariamente buono.<br />

L’abbaglio su Calasso? Credo dipenda dal<br />

successo che ebbe Elemire Zolla nel periodo<br />

1 “Samek Lodovici, combattente depistato”, 4.7.2006.<br />

| ( 3 ) |<br />

1965-1975. A Genova Zolla fu sostenuto da<br />

Sciacca, che pure non era uno sprovveduto.<br />

Quando (1967) nella rivista Renovatio osai<br />

stroncare un libro di Zolla (perché avevo<br />

scoperto – obliquamente nascosta in una citazione<br />

degli Stromata – l’apologia dell’orgia<br />

consumata da certe sette gnostiche) insorsero<br />

in massa gli intellettuali cattolici.<br />

Del resto la rivista dell’Università cattolica<br />

aveva pubblicato un’apologia di Zolla.<br />

Baget Bozzo (direttore di Renovatio) scrisse<br />

un articolo, “Le potenze di Zolla”, per manifestare<br />

<strong>il</strong> proprio stupore di fronte all’autorità<br />

esercitata da Zolla in ambiente cattolico.<br />

In seguito scoppiò <strong>il</strong> caso Campo e infine<br />

Zolla gettò la maschera, pubblicando<br />

opere porno-teologiche. In ambiente cattolico<br />

allora ci fu una corsa alla giustificazione.<br />

Si diffuse la leggenda della improvvisa<br />

follia di Zolla. Qualcuno arrivò al punto di<br />

attribuire l'involuzione di Zolla alla moglie<br />

Maria Grazia Marchianò.<br />

Quando scrisse Metamorfosi della gnosi,<br />

Emanuele frequentava assiduamente Maurizio<br />

Blondet, uomo non privo d’ingegno ma<br />

fortemente limitato dalla passione per l’esoterismo<br />

di Guénon. E vedi caso Guénon stava<br />

diventando l’Autore di Calasso. Naturalmente<br />

la mia è un’ipotesi. Ma è probab<strong>il</strong>e<br />

che Blondet abbia influenzato in qualche<br />

modo Emanuele (che non aveva, peraltro,<br />

approfondito la conoscenza del pensiero allora<br />

albeggiante di Calasso). Se avesse letto<br />

<strong>il</strong> commento a Ecce homo (Adelphi, 1968),<br />

forse. Evidentemente non lo aveva letto.<br />

Calasso era perfettamente in linea con l’avanguardia<br />

ultra-comunista (i discepoli di<br />

Benjamin e Bloch) e condivideva <strong>il</strong> programma<br />

inteso a rifare e r<strong>il</strong>anciare la rivoluzione<br />

di Marx r<strong>il</strong>anciando Nietzsche e<br />

Freud (specialmente <strong>il</strong> Freud del saggio su<br />

Mosé). <strong>Il</strong> fine era la distruzione dell’Antico<br />

Testamento: colpire l’Occidente (la fede<br />

cristiana) aggredendo l’Oriente (la fede nel<br />

Dio di Mosé). Ma Emanuele non poteva sa-<br />

4 Giugno 2012 Anno XII

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