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LE PROTESI DI CAVIGLIA DOLOROSE: LE CAUSE EXTRA ...

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le protesi Di cAVigliA Dolorose:<br />

le cAuse extrA-ArticolAri<br />

painful arthroplasty: extra-articular causes<br />

riassunto<br />

In caso di protesi di caviglia dolorosa oltre a problematiche<br />

specifiche dell’area di impianto debbono essere prese<br />

in considerazione le cause extra-articolari.<br />

Fra queste le più frequentamente responsabili del dolore<br />

sono le degenerazioni artrosiche delle articolazioni satelliti,<br />

i malallineamenti sovra e sotto segmentari e le retrazioni<br />

tendinee.<br />

Molte di queste condizioni sono presenti, sebbene latenti,<br />

preoperatoriamente e vanno riconosciute e trattate. Qualora<br />

invece penalizzino in termini di qualità del risultato<br />

un impianto ben posizionato e ben funzionante, vanno<br />

riconosciute e trattate adeguatamente.<br />

Come regola generale, la revisione chirurgica di una protesi<br />

dolorosa da cause extra-articolari rimane multifattoriale,<br />

dovendosi attuare una serie di procedure sulle parti<br />

molli e sullo scheletro, in combinazione fra loro, mirate ad<br />

eliminare le cause specifiche del dolore.<br />

parole chiave: protesi dolorosa di caviglia, cause extra-articolari<br />

introDuzione<br />

Le protesi di caviglia sono oggi largamente più utilizzate<br />

del passato nella patologia artrosica, in genere post-traumatica,<br />

della tibio-tarsica, nonché nella patologia reumatica<br />

interessante la stessa articolazione 1 .<br />

Si tratta di protesi di seconda generazione, non vincolate,<br />

a due componenti, una talare e una tibiale, con<br />

menisco mobile in polietilene ad alta densità, non cementate.<br />

In Italia i modelli più diffusi sono rappresentati dalla protesi<br />

Hintegra (New Deal SA, Lione), dalla protesi BOX(<br />

Bologna-Oxford, Finsbury, Leatherhead, Surrey, UK), dalla<br />

protesi SALTO (Tornier SAS, Saint Ismier France e dalla<br />

protesi CCI Evolution (Van Straten Medical, Argomedical,<br />

Doets, Germany).<br />

A. Volpe, D. VArotto<br />

Policlinico Abano Terme, Foot and Ankle Clinic<br />

Indirizzo per la corrispondenza:<br />

Antonio Volpe<br />

via Marco Polo 5, 35123 Padova<br />

E-mail: antonio.volpe@casacura.it<br />

Agosto2012;38(suppl.2):177-180 s177<br />

Anche queste protesi, alla pari di tutti gli impianti protesici,<br />

presentano risultati eccellenti e stabili nel tempo, nonché<br />

risultati negativi in termini di dolore e/o movimento,<br />

in percentuali assai variabili nelle casistiche, spesso non<br />

omogenee fra i vari modelli 1-3 .<br />

Quando si è davanti ad una protesi dolorosa di tibiotarsica<br />

in presenza di un impianto ben posizionato e ben<br />

allineato, sarà necessario ricercare le cause del dolore<br />

fra fattori peri-articolari ed extra-articolari.<br />

A questo proposito in un recente studio relativo alle complicanze<br />

a medio e lungo termine delle protesi di caviglia,<br />

vengono accuratamente elencate le cause di fallimento,<br />

e/o di dolore, articolari, periarticolari ed extra-articolari,<br />

nonché le possibili soluzioni terapeutiche, senza tuttavia<br />

fornire precisi dati statistici o percentuali sulla responsabilità<br />

delle une rispetto alle altre 4 .<br />

Questi dati sono resi più complicati dall’osservazione<br />

che, in molti casi, alcune cause extra-articolari potenzialmente<br />

responsabili di dolore nel distretto caviglia-piede<br />

candidato all’intervento sono non raramente presenti già<br />

preoperatoriamente, sebbene latenti dal punto di vista<br />

clinico; se non riconosciute e trattate prima, o contestualmente<br />

all’impianto protesico, esse possono divenire una<br />

significativa causa di dolore nella caviglia protesizzata.<br />

Analisi delle cause extra-articolari in protesi dolorose di<br />

caviglia.<br />

Le cause principali di dolore extra-articolare in caso di<br />

protesi dolorosa tibio-tarsica sono riassunte, in ordine di<br />

frequenza, nella Tab. I.<br />

pAtologiA Delle ArticolAzioni sottoAstrAgAlicA<br />

e meDio-tArsicA<br />

Sicuramente la causa più frequente di dolore extra-articolare<br />

rispetto all’impianto protesico è rappresentata dalla<br />

patologia artrosica delle articolazioni satelliti, in particolare<br />

dell’articolazione sotto-astragalica postero-laterale,<br />

meno frequentemente per artrosi dell’articolazione mediotarsica<br />

di Chopart 4 .<br />

tAb. i. Elenco delle cause più frequenti di dolore extraarticolare<br />

in caso di protesi di caviglia dolorosa<br />

Artrosi sottoastragalica<br />

Artrosi mediotarsica<br />

Disallineamento in cavo-varo del retropiede<br />

Retrazione tendinea dell’achille<br />

Sindrome da impingement sottofibulare peroneale<br />

Cedimento del tendine tibiale posteriore<br />

Fascite plantare prossimale<br />

Neurite post-chirurgica del peroniero superficiale


s178<br />

La degenerazione artrosica delle articolazioni satelliti<br />

può essere presente già preoperatoriamente, come avviene<br />

spesso in caso di quadri post-traumatici da lesione<br />

non recente, oppure rappresentare una complicanza a<br />

distanza, espressione di una biomeccanica alterata del<br />

complesso caviglia-piede.<br />

Tale patologia è altresì presente in caso di patologia artritica,<br />

sia nell’Artrite Reumatoide, che in caso di Artiti<br />

Sieronegative, in particolare nell’artropatia psoriasica.<br />

Lo studio preoperatorio delle articolazioni satelliti risulta<br />

fondamentale per prevenire la complicanza dolorosa da<br />

causa extra-articolare di un impianto di protesi, predisponendo<br />

un eventuale trattamento prima dell’impianto o<br />

contemporaneamente all’impianto.<br />

Da questo punto di vista le attuali tecniche di imaging,<br />

quali la Risonanza Magnetica nucleare e la tomografia<br />

computerizzata risultano un indispensabile supporto per<br />

la diagnosi di caviglia dolorosa, da attuare rigorosamente<br />

prima della definitiva indicazione chirurgica 4 .<br />

Appartengono al gruppo delle protesi dolorose per patologia<br />

delle articolazioni satelliti anche gli esiti chirurgici<br />

in caso di precedenti fusioni articolari, o di fusioni eseguite<br />

in contemporanea, procedure particolarmente frequenti<br />

specie nel campo della patologia artritica.<br />

Non sempre tali fusioni (artrodesi) sono totali ed indolenti,<br />

anzi spesso danneggiano l’afflusso ematico (specie dell’astragalo)<br />

con precoce subsidenza della componente talare 1 .<br />

Anche la presenza di mezzi di sintesi utilizzati per la fusione<br />

può rappresentare un elemento di fastidio e non è<br />

raro doverne programmare la rimozione.<br />

Di fatto il dolore sottoastragalico risulta la causa più frequente<br />

di protesi di caviglia dolorosa senza problemi<br />

direttamente connessi all’impianto ed un’artrodesi sottoastragalica,<br />

con innesto osseo o meno, la procedura più<br />

frequentemente eseguita per dolori extra-articolari dopo<br />

protesi di caviglia 1 .<br />

La tecnica di queste artrodesi non si differenzia dalle tecniche<br />

standard, anche se si deve tener in conto,come già<br />

detto, il rischio che l’artrodesi comprometta in parte o in<br />

toto la vascolarizzazione sottoastragalica.<br />

Qualora invece esista un disallineamento del retropiede in<br />

piatto valgo o cavo varo e non sia trattabile con tecniche<br />

osteotomiche, l’artrodesi rappresenta una ulteriore possibilità,<br />

in genere con richiesta di innesti ossei autoplastici e di<br />

sintesi stabili. Si tratta di tecniche rese complesse e rischiose<br />

dalla presenza dell’impianto protesico, sia per il sopra accennato<br />

rischio di devascolarizzazione, sia per il sovraccarico<br />

tibio-tarsico che ne deriva, ad esempio per elevazione<br />

dell’asse del collo astragalico sul piano orizzontale.<br />

DisAllineAmento soprA e sotto protesico<br />

La seconda causa più frequente di dolore extra-articolare<br />

nelle protesi di caviglia è rappresentata dai disallinea-<br />

A. Volpe, D. VArotto<br />

menti sopra o sottoprotesici, per cause post-traumatiche<br />

(specie in esiti di fratture di gamba) oppure per motivazioni<br />

congenite (ginocchio valgo-tibia recurvata-calcagno<br />

varo ecc.), laddove il mancato trattamento, oppure la non<br />

corretta indicazione, mantiene la stessa alterazione biomeccanica<br />

che ha portato allo sviluppo della condropatia<br />

e della successiva artrosi tibio-tarsica.<br />

Benché non esistano valori assoluti di riferimento, tutti gli<br />

impianti protesici indicano come limite all’impianto di protesi<br />

tibio-tarsica un disallineamento tibio-tarsico sul piano<br />

frontale fra 10° e 20° rispetto all’asse di carico tibiale 1 .<br />

Infatti la presenza di una articolazione incongruente per<br />

disallineamento espone l’impianto ad usura asimmetrica<br />

(“edge loading”) con precoce fallimento 5 .<br />

Da questo punto di vista risulta fondamentale uno studio<br />

radiografico comparativo in carico delle due tibio-tarsiche,<br />

onde valutare correttamente gli assi di carico.<br />

Le proiezioni di Meary e di Saltzmann consentono di valutare,<br />

oltre agli assi di carico, l’allineamento del piede in<br />

carico, nonché i rapporti articolari del mortaio e eventuali<br />

differenze di lunghezza dei malleoli.<br />

In caso di protesi di caviglia ben posizionata e stabile<br />

con presenza di dolore attribuibile a disallineamento<br />

sovraprotesico (condizione che, ripetiamo, in genere è<br />

presente già preoperatoriamente) esistono varie opzioni<br />

osteotomiche:<br />

- osteotomie correttive tibiali prossimali e sovramalleolari<br />

- osteotomie peroneali in accorciamento/allungamento<br />

- osteotomia del malleolo interno<br />

Ognuna di queste tecniche trova indicazione in relazione<br />

al tipo di disallineamento, alla sede, alla morfologia dei<br />

malleoli, alla stabilità legamentosa.<br />

Se, nell’ambito di una selezione competente delle caviglie<br />

da operare, i disallineamenti sovraprotesici sono quasi<br />

sempre riconosciuti e trattati, se non sono addirittura<br />

causa di esclusione dall’indicazione a protesi, i disallineamenti<br />

sottoprotesici, in particolare un retropiede cavovaro,<br />

tendono talora a divenire sintomatici, in maniera<br />

significativa, dopo l’intervento, quasi che la tibio-tarsica<br />

protesizzata non possa fornire quel compenso che la tibio-tarsica<br />

naturale andava offrendo, pur degenerandosi<br />

progressivamente nel tempo, specie se instabile.<br />

Più raramente il disallineamento sottoprotesico è rappresentato<br />

da un piede piatto progressivamente instabile, con<br />

patologia associata del tendine tibiale posteriore e del legamento<br />

calcaneo-scafoideo-plantare (spring ligament).<br />

In questi casi trovano indicazioni le osteotomie calcaneari<br />

(devarizzante tipo Dwyer nel calcagno varo o lineare di<br />

medializzazione tipo Koutsojannis-Myerson nel retropiede<br />

valgo) onde allineare correttamente il retropiede e non<br />

esporre l’impianto all’effetto destabilizzante di un carico<br />

alterato.


le protesi Di cAVigliA Dolorose: le cAuse extrA-ArticolAri<br />

Qualora coesista un cavismo interno con varismo secondario<br />

del retropiede è indicato associare all’osteotomia<br />

calcaneale devarizzante una osteotomia di elevazione<br />

del primo metatarsale.<br />

pAtologiA tenDineA<br />

Una ulteriore causa di protesi dolorosa da causa extra-articolare<br />

è rappresentata dalla patologia tendinea, primariamente<br />

del tendine di Achille, più raramente del tendine<br />

tibiale posteriore, del flessore lungo dell’alluce e, infine,<br />

dei tendini peronieri.<br />

La retrazione del tendine di Achille in esiti traumatici è<br />

frequente e può essere causa sia di dolore, che di limitazione<br />

funzionale. Non è raro dover eseguire un allungamento<br />

del tendine di Achille come gesto complementare<br />

dopo un impianto di protesi tibio-tarsica.<br />

Valutare clinicamente un accorciamento del tendine di<br />

Achille e la sede in cui eseguire l’allungamento non è<br />

semplice in una caviglia protesizzata a causa della potenziale<br />

retrazione capsulare fibrotica posteriore e del<br />

possibile coinvolgimento nel tessuto riparativo capsulare<br />

posteriore del tendine flessore lungo dell’alluce. Vanno<br />

inoltre escluse cause primariamente articolari della limitazione<br />

dorsiflessoria, legate all’orientamento dell’impianto<br />

protesico sul piano sagittale (es. uno slope non corretto).<br />

Tuttavia, qualora dopo l’impianto esista una limitazione<br />

funzionale attribuibile sicuramente o in gran parte al tendine<br />

di Achille, con un dolore correlato al tendine stesso,<br />

è indicato eseguire un allungamento tendineo, con varie<br />

tecniche.<br />

Mentre in corso di intervento eseguiamo, se indicato,<br />

un allungamento percutaneo, quando attuiamo un allungamento<br />

a distanza per dolore o limitazione funzionale<br />

preferiamo la tecnica di allungamento alla giunzione<br />

mio-tendinea (gastrocnemius recession) oppure alla Baumann,<br />

restando così adeguatamente lontani dalla regione<br />

operata, dosando al contempo con più precisione l’entità<br />

dell’allungamento tendineo e limitando l’atrofia secondaria<br />

del tricipite surale.<br />

Anche il tendine tibiale posteriore può andare incontro<br />

a retrazione o a fatti adesivi cicatriziali ed essere non<br />

solo responsabile di dolore, ma anche vincolare sfavorevolmente<br />

sul piano frontale la componente talare dell’impianto.<br />

In questi casi è indicato eseguire delle tecniche<br />

di allungamento a Z oppure un distacco parziale con ancoraggio<br />

scafoideo. Se tale retrazione è associata ad un<br />

impingent mediale sottomalleolare oppure a ossificazione<br />

a ponte nella medial gutter ed è necessario associare al<br />

tempo tendineo una liberazione periprotesica.<br />

Più raramente nella protesi dolorosa da patologia del tendine<br />

tibiale posteriore si tratta di un piede piatto instabile, evoluto<br />

dopo l’impianto per progressiva insufficienza tendinea.<br />

Più che la riparazione tendinea, esiste in questi casi in-<br />

s179<br />

dicazione ad intervento di osteotomia lineare di medializzazione<br />

del calcagno o, più frequentemente, ad intervento<br />

di artrodesi sottoastragalica, con innesto osseo o<br />

meno, a seconda del grado di deformità.<br />

Altra causa di dolore da causa estrinseca all’impianto protesico<br />

è rappresentata dalla patologia dei tendini peronieri;<br />

si tratta quasi sempre di patologia da impingement<br />

sottoperoneale, per riduzione anatomica dello spazio sottofibulare,<br />

in genere in caso di impianto eccessivamente<br />

affondato o per parziale subsidenza progressiva della<br />

componente talare. Anche una insufficiente liberazione<br />

dell’osteofitosi laterale , che non raramente congiunge “a<br />

ponte” apice peroneale e processo astragalico laterale,<br />

può contribuire allo sviluppo di una patologia tendinea<br />

dolorosa dei peronieri.<br />

Nella nostra esperienza un tentativo con trattamento infiltrativo<br />

è sicuramente utile, e spesso vantaggioso, per testare<br />

la reale responsabilità dei tendini nel produrre il dolore.<br />

Qualora ci si renda conto di dover procedere chirurgicamente,<br />

anche questa questa patologia richiede un trattamento<br />

combinato, in quanto è necessario aggredire tanto<br />

la patologia tendinea quanto le ossificazioni e, talora,<br />

sostituire la componente meniscale con una di maggior<br />

spessore, per distanziare adeguatamente i malleoli dal<br />

contatto astragalico.<br />

pAtologie Delle pArti molli<br />

Un ultimo gruppo, assai meno frequente, di causa di dolore<br />

extra-articolare nelle protesi di tibio-tarsica è rappresentato<br />

da una miscellanea di patologie delle parti molli<br />

del piede e della caviglia, correlate all’impianto, ma non<br />

necessariamente dipendenti da esso.<br />

Ci riferiamo alla patologia plantare (fascite plantare con<br />

sperone o meno), alle tenosinoviti del collo piede, alla<br />

patologia inserzionale dell’achille, alle neuropatie postchirurgiche,<br />

in primis del nervo peroniero superficiale.<br />

Si tratta in genere di progressivi adattamenti nel piede<br />

per esiti traumatici a distanza, con combinazione di fatti<br />

aderenziali, atrofia muscolare distrettuale, impoverimento<br />

del pannicolo adiposo, distrofia e dunque perdita delle<br />

normali caratteristiche elastiche dei tessuti plantari.<br />

Quando il paziente inizia a riprendere una marcia migliore<br />

grazie alla protesi di caviglia si può verificare un<br />

mancato adattamento di queste strutture nella rullata fisiologica.<br />

Una attenta valutazione clinica potrà portare alla diagnosi<br />

del dolore, che, comunque, in genere non è penalizzante<br />

per l’impianto e risponde bene al trattamento non<br />

chirurgico.<br />

conclusioni<br />

La protesizzazione tibio-tarsica rappresenta oggi una<br />

valida alternativa alla chirurgia di fusione nell’artrosi


s180<br />

tibio-tarsica di grado avanzato. Uno studio recente dimostra<br />

infatti una leggera superiorità nella qualità del<br />

risultato a medio-lungo termine per la protesizzazione in<br />

confronto con la chirurgia di fusione, con complicanze<br />

praticamente simili (7% per le protesi verso il 9% delle<br />

artrodesi) 8 .<br />

Tuttavia non è ancora dimostrato se la protesizzazione<br />

tibio-tarsica riduca effettivamente il rischio di precoce degenerazione<br />

delle articolazioni satelliti, già diffusamente<br />

segnalato e ben noto per le artrodesi, sebbene qualche<br />

studio recente segnali la necessità di un minor numero<br />

di artrodesi sottoastragaliche dopo protesi tibio-tarsica<br />

rispetto a esiti di artrodesi (0,7% rispetto allo 2,8%).Si<br />

deve tuttavia segnalare che in questo studio la percen-<br />

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tuale di complicanze a 5 anni dal trattamento risultava<br />

maggiore nelle protesi di tibio-tarsica (23%) rispetto alle<br />

artrodesi (11%) 9 .<br />

La persistenza di sintomatologia dolorosa in un impianto<br />

ben eseguito e stabile è ampiamente segnalata in tutti<br />

gli studi clinici a distanza ed è proprio in questo ambito<br />

che la ricerca delle cause extra-articolari del dolore risulta<br />

fondamentale 4 7 .<br />

L’esperienza insegna come il dolore sia spesso multifattoriale,<br />

per combinazione fra patologie periprotesiche ed<br />

extra-articolari. Va dunque sottolineata la difficoltà e la<br />

complessità di molte delle procedure da attuare in questi<br />

casi; si tratta indubbiamente di una chirurgia che richiede<br />

attento studio e maturità chirurgica.<br />

termediate and long-term outcomes of total<br />

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