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storia di Roma

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lembo di quel bosco esiste ancora. È visibile, intatto, nel centro cittadino. È una delle<br />

tante isole verdi della capitale. Gli alberi, che automobilisti e passanti guardano<br />

distrattamente, in realtà sono i diretti discendenti di quelli che formavano un bosco<br />

sacro in epoca romana.<br />

Le due donne seguono una strada ben battuta che si stacca dalla Flaminia e s‟infila<br />

in una valle interna a questo “colle”. Il bosco sacro è tutto intorno a loro. È un luogo<br />

di grande bellezza. C‟è tanto silenzio e si sentono gli uccelli. Una bella differenza con<br />

il caos di Roma. Lungo i fianchi della piccola valle, tra gli alberi, si aprono delle<br />

grotte dedicate alle Ninfe. Questi boschi sono aree intoccabili, guai a tagliare una<br />

pianta o fare la legna. Qui, le distese di alberi sono come dei templi, per i romani. E<br />

anche in zone non protette bisogna stare attenti prima di abbattere un albero: i romani<br />

pensano che sotto la corteccia delle querce, ad esempio, vivano le ninfe, le amadriadi,<br />

in stretto rapporto con la vita della pianta. Quindi, prima di abbatterla un sacerdote<br />

deve compiere dei riti per farle allontanare.<br />

Tutto il sito ruota attorno a una sorgente naturale che si trova al centro della valle,<br />

quando questa si allarga in una radura pianeggiante. Intorno le è stata costruita una<br />

grande struttura di mattoni, con una vasca principale che raccoglie l‟acqua della Polla<br />

e altre laterali dove i fedeli attingono il liquido sacro.<br />

Questa sorgente è sacra perché dedicata a una divinità dal nome particolare: Anna<br />

Perenna. Non si tratta di una persona, come il nome potrebbe far credere.<br />

È la divinità che si occupa dello scorrere dell‟anno e del suo continuo rinnovarsi.<br />

Non a caso uno degli auguri che ogni tanto sentite dire ai romani è “Annare<br />

perennereque commode”, cioè qualcosa come “Trascorrere un ottimo anno da capo a<br />

coda”, un buon auspicio pronunciato soprattutto a capodanno.<br />

Già, quand‟è il capodanno per i romani? In età imperiale è il primo gennaio,<br />

mentre in età repubblicana era alle (famose) “Idi di marzo”, cioè il 15 marzo.<br />

Vengono in migliaia a festeggiarlo qui attorno alla fonte sacra di Anna Perenna. E le<br />

scene sono impressionanti, secondo gli antichi.<br />

Il capodanno dei romani: una Woodstock dell‟antichità<br />

Allora immaginate: una lunga colonna di uomini e donne esce dalla città di Roma e<br />

viene fin qui, per banchettare, cantare, divertirsi. I tavoli vengono sistemati lungo la<br />

via Flaminia, ma quasi tutti si sdraiano sull‟erba come per un colossale picnic. Si<br />

canta, si balla e poi ci si ubriaca (alcuni brindisi risultano impossibili: una coppa di<br />

vino per ogni anno che si vuole ancora vivere…). Tutto ricorda molto un nostro<br />

capodanno. Anzi, è tirato ancora più all‟estremo: sembra davvero un‟Oktoberfest<br />

dell‟antichità.<br />

In realtà è anche di più…<br />

A sentire Ovidio la festa è molto giocosa e a chiaro sfondo erotico. Si beve e si fa<br />

sesso. Ovidio racconta che le donne, i capelli sciolti, intonano canti con espliciti<br />

riferimenti sessuali. In effetti, la festa ha un carattere d‟iniziazione e molte donne<br />

perdono la verginità in questa occasione. In un‟atmosfera vagamente alla Woodstock,<br />

le coppie si sdraiano sull‟erba o si riparano sotto tende improvvisate fatte di rami,<br />

canne e toghe. Alcuni frammenti di legno, rinvenuti dentro la vasca principale della

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